Piccoli alloggi e spazi di vita comuni il modello della casa di

Transcript

Piccoli alloggi e spazi di vita comuni il modello della casa di
Anno XIII n. 2 - trimestrale
Ripensare i servizi
di monsignor Carlo Vinco*
È da tempo, ormai, che stiamo rilevando
dei forti cambiamenti nell’ambito delle attività assistenziali all’anziano e nell’evoluzione dei bisogni.
Fino a pochi anni fa le case di riposo che si
erano trasformate da luoghi di accoglienza dell’anziano a centri di servizi sempre
più specializzati, avevano lunghe liste di
attesa e speso sembravano insufficienti a
rispondere alle domande e alle esigenze
sempre nuove. Oggi le liste si sono ridotte, le permanenze nelle case hanno tempi
molto più brevi, talvolta solo temporanei,
quasi sempre legati all’assistenza degli ultimi mesi di vita.
Il motivo non è dato solo dalla crisi economica, che costringe le famiglie degli
anziani a contrarre i tempi di utilizzo di
servizi, che sono spesso molto costosi, ma
anche da una veloce evoluzione della situazione dell’anziano. Si è allungata l’età
media della vita, soprattutto si è ampliato
il numero di persone che vivono molto più
a lungo di un tempo (sono più di 15mila
gli ultracentenari in Italia).
Fortunatamente oggi molte persone riescono a vivere a lungo in una casa che
spesso è di loro proprietà (a differenza di
un tempo), con l’aiuto di qualche familiare, o con l’apporto di una badante, o con
l’utilizzo di servizi pubblici essenziali
(pasto a domicilio, supporto assistenziale o infermieristico). La richiesta di accoglienza in casa di riposo è sempre più
limitata a tempi di malattia o di recupero
post-ospedaliero, o per le ultime settimane
di vita.
Le case di riposo, per questi motivi, si
sono trasformate forzatamente in luoghi
ad alta attività sanitaria e di cura, sempre più spesso con richieste di attenzioni
specialistiche. Gli standard di assistenza
si sono modificati di fatto e alle strutture
e agli operatori vien sempre più richiesta
una attività e un carico assistenziale molto più onerosi di un tempo.
Non solo, ma anche la cura a casa dell’anziano auto o parzialmente autosufficiente, ma molto avanzato nell’età, sta chiedendo un adeguamento dei servizi, cui
non sembriamo ancora preparati, che siano di prevenzione o di supporto dopo una
malattia o un ricovero ospedaliero, che
siano per mantenere un equilibrio sanitario o che siano di sicurezza e di garanzia
dell’assistenza (controllo dei servizi, controllo delle attività delle badanti).
In questi anni, a questo scopo, si sono
intensificati i servizi domiciliari anche
sviluppando progetti di formazione ai
familiari e alle badanti, grazie, spesso, al
coinvolgimento e all’attività di associazioni di familiari. Ma, di giorno in giorno, ci
stiamo accorgendo che questo non è sufficiente. L’evoluzione della situazione ci
chiede urgentemente nuovi cambiamenti
e nuove progettualità.
Nei centri residenziali per anziani c’è
bisogno di strutturare maggiormente servizi specializzati, di forte sostegno, anche
per periodi temporanei, che possano garantire una assistenza sempre più globale e, dove è possibile, una “assistenza di
recupero”, che aiuti a superare momenti
difficili, in vista di un rientro nel proprio
ambiente di vita.
Fuori dai centri residenziali, nell’attività
territoriale, c’è bisogno di sviluppare una
continua a pagina 4
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA
Giugno 2015
Piccoli alloggi e spazi di vita comuni
il modello della casa di Stoccolma
D
al 16 al 19 marzo 2015 il Consiglio di
amministrazione della Fondazione
Pia Opera Ciccarelli onlus è andato
in viaggio studio a Stoccolma, dove ha avuto modo di incontrare la realtà svedese e di
conoscerla un po’ sul piano sociale e dei servizi alla persona e di apprezzarne gli aspetti
culturali. In particolare ha conosciuto da vicino la Kattrumpstullen, una casa di riposo
per persone che necessitano di assistenza 24
ore su 24. Si tratta di una struttura moderna
con 97 appartamenti, di circa 30-40 metri
quadrati, divisi in cinque piani: tre per persone anziane non autosufficienti con malattie
somatiche e due per persone affette da demenza. Gli appartamenti sono moderni e luminosi e hanno allarmi di sicurezza, bagno e
doccia. Ogni piano ha bellissime aree comuni per pranzare e socializzare e un balcone
con vetrata. A piano terra c’è una biblioteca
e l’uscita su un grande terrazzo verde adatto
per attività all’aperto.
La struttura è gestita da una Fondazione privata che si chiama Kosmo, con lunga esperienza nelle strutture per anziani. Kosmo è
un gruppo di assistenza privato che gestisce
per conto del Comune di Stoccolma le attività di cura a Kattrumpstullen.
Kosmo significa “curare corpo e anima” perché questa è la loro filosofia di cura. La proprietà della casa di riposo è invece del Comune di Stoccolma, che si assume anche la
spesa per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Nel sistema svedese è il Comune
a gestire la domanda di servizio e ad avviare
alle strutture le persone anziane secondo
la loro necessità. L’ampia rete di attività di
sostegno domiciliare fa sì che una persona
anziana entri in residenze come questa solo
quando è gravemente non autosufficiente.
Dei 97 ospiti accolti nella Kattrumpstullen
sono 42 quelli affetti da demenza e seguiti
secondo un protocollo gestito “dall’Infermiera Silvia” : è una figura professionale sanitaria,
formata secondo il metodo del “Gentlcare”
per seguire le persone affette da demenza.
Questa infermiera guida e forma continuamente tutti gli altri operatori del nucleo in cui
sono accolte le persone affette da demenza.
La Kattrumpstullen come detto si sviluppa
su cinque piani. Quattro accolgono 21 ospiti
e un piano 13. In ogni piano i nuclei sono
da otto o da 13 ospiti. Ciascun ospite ha a
disposizione un minialloggio di circa 40 metri
quadrati., con ampio bagno per disabili, un
angolo cucina attrezzato, uno spazio salottino e il letto. Non ci sono stanze doppie,
ciascuno vive da solo come “a casa sua”.
Gli ospiti si porta i propri mobili, se li hanno, tranne il letto e la cucinetta, forniti dalla
struttura e rispondenti alle norme di sicurezza e alle necessità delle persone anziane non
autosuffcienti.
A ogni piano c’è uno spazio soggiorno/pranzo con cucina, abbastanza ampio per con-
sentire i momenti comuni di convivialità o di
incontro. Ciascuno, se lo desidera, può consumare i pasti nel suo minialloggio. La casa
non ha cucina. I pasti in monoporzione sono
forniti da Sodexo, ditta esterna di ristorazione, e serviti dal personale del nucleo. Ogni
nucleo ha inoltre una piccola lavanderia che
gli operatori usano per la cura del vestiario e
della biancheria degli ospiti.
A ogni piano c’è una stanza/ambulatorio
infermieristico e una per il ritrovo del personale e per conservare la documentazione di
ciascun ospite. Tutti i farmaci in compresse
vengono preparati all’esterno della struttura
da un sistema centralizzato e consegnati a
questa casa di Riposo ogni 15 giorni in confezioni personalizzate per ciascun ospite. Gli
altri farmaci (fiale, gocce, sciroppi) sono preparati dal personale della casa.
Durante la visita ci siamo confrontati su
aspetti e dimensioni molto pratiche:
pulizia dell’ambiente, lavanderia, ristorazione. Gli infermieri professionali si occupano
anche della parte sanitaria.
L’assistenza è definita da un piano assistenziale individuale (PAI) condiviso fin dall’ingresso con la famiglia. Al familiare viene consegnata una scheda per raccogliere le abitudini di vita della persona e che può compilare
con calma a casa nel giro di qualche giorno,
per dare una buona quantità di informazioni
al personale per garantire la continuità nella presa in carico della persona che entrerà
nella casa.
CONTENZIONE
È un progetto che rientra nel PAI per prevenire/evitare le cadute ed è molto condiviso con
la famiglia e con tutto il personale. In quel
momento su 97 ospiti avevano una persona
contenuta. Utilizzano letti abbassabili e vestiti paracadute.
PIAGHE DA DECUBITO
In quel momento avevano cinque persone
con piaghe, su 97. Utilizzano protocolli simili
al nostro, con attività di prevenzione, movimento e igiene, alimentazione attenta (c’è il
supporto di una dietista consulente esterna),
e usano materassi ad aria nel caso di alto rischio e di comparsa di lesioni.
ACCOMPAGNAMENTO ALLA MORTE
La Pia Opera Ciccarelli visita la casa di Stoccolma
STANDARD DEL PERSONALE:
In ogni nucleo di 21 ospiti nei turni del mattino e del pomeriggio ci sono sei operatori
socio-sanitari a tempo pieno (tempo pieno
significa 40 ore settimanali) e due infermieri
professionali, compreso il team leader che è
un operatore socio-sanitario e ha il compito
di organizzare il personale, il servizio del nucleo e tiene i rapporti con i familiari.
Di notte c’è un operatore socio-sanitario in
ogni nucleo e un infermiere professionale
in tutta la casa. Tutti gli operatori in servizio
gestiscono ogni tipo di servizio: assistenziale,
In questo numero
Pag. 2
Pag. 3
Pag. 4
• Il Dolce Eroico del centenario
della Grande Guerra: il progetto
per aiutare malati di Alzheimer
• La testimonianza del pasticciere
Fausto Bertolini
• La poesia della memoria
• La Compagnia Gino Franzi
porta l'arte nei centri per anziani
• "Al Ricovero", il teatro
per cambiare la vita
• Tito, Luciano e i Nonni del Lupo
musica, ballo e tanta allegria
• In Libreria
Le scelte di fine vita sono molto discusse tra
il personale medico e i familiari o con l’amministratore di sostegno. In tali circostanze
vengono molto usate le cure palliative per il
controllo del dolore. C’è anche un accompagnamento spirituale, per chi lo richiede.
RETTA
Il gestore della struttura riceve dal Comune
circa 170 euro al giorno per ospite e 190 per
le persone affette da demenza. La spesa
sostenuta dall’ospite è di circa 300 al mese,
che paga direttamente al Comune, per il
servizio ristorazione. Inoltre all’ospite può
essere chiesto di pagare alcuni servizi personalizzati. Ciò significa che ogni anziano
a Stoccolma, e in genere in Svezia, grazie a
un sano sistema fiscale e di gestione delle
risorse pubbliche, gode di servizi a domicilio
e/o in struttura di alta qualità, pagando al
massimo 400-500 euro al mese.
Come ogni viaggio studio anche questo ha
dato l’opportunità di incontrare esperienze
stimolanti per il percorso di crescita della nostra Fondazione, confermando che quanto
realizzato fino a oggi è in parallelo con le
scelte assistenziali dei Paesi del nord Europa,
certamente all’avanguardia anche sul piano
normativo e di strategia socio-politica.
ELISABETTA ELIO
DIRETTORE GENERALE
SOCIETÀ
SOCIETÀ
Pagina 2
Il progetto
Le attività
Il Dolce Eroico aiuta i malati di Alzheimer
La Compagnia Dopolavoro Gino Franzi
entra con l'arte nei centri per anziani
C
Il Dolce Eroico del centenario della Grande Guerra prodotto dal pasticciere Fausto Bertolini, nel laboratorio di Cologna Veneta, per il progetto di attività teatrali a sostegno di persone malate di Alzheimer.
A
cquistare un Dolce Eroico per aiutare persone malate di Alzheimer. Teatro, musica, arte pasticcera e
solidarietà. Sono i quattro ingredienti del Dolce Eroico del Centenario della Grande guerra, per l’Italia 1915-18,
che cade quest’anno.
MA
COME SI MISCHIANO tutti questi ingredienti? È semplice. Da un’idea della Compagnia Dopolavoro Gino Franzi,
presieduta da Stefano Modena, da dodici anni impegnata in
attività teatrali di musico-terapia nelle case di riposo, è nato
il progetto di ricordare il centenario della Grande Guerra producendo un dolce che la forma dell’elmetto in dotazione
all’esercito italiano e francese nel primo conflitto mondiale.
L’ispirazione viene da una favola del Corriere dei Piccoli del 27
dicembre 1914 (che riproduciamo qui a destra) in cui il bambino Schizzo sogna di portare la pace sul fronte occidentale,
nei giorni di Natale, facendo crescere nella terra di nessuno
un grande dolce augurale.
EBBENE, DA UN INPUT dell’imprenditore Giovanni Rana dato
a Stefano Modena, il pasticciere di Cologna Veneta Fausto
Bertolini ha creato il Dolce Eroico del centenario della Gran
Guerra. E dalla vendita di questo dolce è partita una raccolta di fondi con l’obiettivo di finanziare in alcuni Centri per
anziani, fra cui quelli dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli,
percorsi di musico-teatro-terapia per malati di Alzheimer.
Stefano Modena, presidente della Compagnia teatrale Gino
Franzi, spiega il progetto. «La Prima guerra mondiale è stata
una grande tragedia che ha sconvolto l’Europa nel suo, forse, migliore, periodo di prosperità e di pace», dice. «Tuttavia
nel centenario non possiamo dimenticarla per tanti motivi:
ha condizionato tutta la storia del ‘900. Quasi tutte le famiglie italiane, con i nonni o i genitori sono state coinvolte.
Come unico effetto positivo ha finalmente unificato l’Italia
dal punto di vista sociale e linguistico, ponendo accanto in
trincea soldati che fino ad allora parlavano lingue diverse.
Bisogna, dunque, ricordarla».
MA
RICORDARLA COME? «La Compagnia dopolavoro Gino
Franzi, impegnata da sempre a intrattenere gli anziani con
spettacoli ispirati dalla nostra memoria storica», spiega ancora Modena, «per stimolare negli ospiti il ricordo del vissuto
giovanile, ha pensato che questa Grande guerra possa diventare per quattro anni uno strumento fondamentale in tal
senso per la sua carica emotiva. Se adeguatamente utilizzato l’argomento può costituire una base per percorsi di musico-teatroterapia, che già si sono dimostrati molto efficaci
come terapia non farmacologica della malattia di Alzheimer
e della demenza senile».
Assumendo, poi, il presupposto che questi percorsi terapeutici risultano più efficaci quanto più sono continuativi nel
tempo e testati scientificamente e godono di alte professionalità, la Compagnia, puntualizza il presidente, «ha pensato di trovare un mezzo di raccolta fondi che garantisca il
Pagina 3
reperimento delle risorse necessarie». Da qui l’idea di creare
e vendere il Dolce Eroico, «che vuole essere la dimostrazione di come un simbolo di guerra può essere trasformato in
un messaggio di pace e di solidarietà sociale. Acquistate,
dunque, il Dolce Eroico», conclude Modena, «per aiutare a
migliorare la qualità di vita dei malati di Alzheimer e il loro
familiari e per affermare il principio che la memoria fa bene
alla memoria».
LA TESTIMONIANZA
U
n giorno si è presentato da me in pasticceria a Cologna
Veneta Stefano Modena, mandato da Giovanni Rana,
con un elmetto di alluminio della Prima guerra mondiale. Mi
disse che mettendo quell’elmetto al forno aveva preparato
con gli amici un dolce e che di questo dolce aveva brevettato
il nome, “Eroico” e la forma, quella, appunto, dell’elmetto. Mi
proponeva di produrre su sua concessione un dolce fatto in
quel modo.
Subito ho pensato che Stefano non avesse le idee molto
chiare e, soprattutto, non capisse a quali difficoltà si andava incontro. Ascoltandolo però e capendo il fine del suo
progetto, da un lato scientifico-terapeutico e dall’altro umanitario, mi ha coinvolto emotivamente. Essendo io di carattere un duellante non ho potuto e voluto sottrarmi. Ed ecco
l’elmetto, l’arma difensiva che stranamente più dei cannoni
o dei fucili rappresenta l’immane conflitto del 15-18.
Quest’oggetto, così simile a una casseruola, ha dato poi forma e sostanza a un dolce che sa di Storia, che nel suo bruno
ricorda il pane nero e il rancio misero dei nostri soldati, per
sprigionare poi tutta la sua fragranza, che trasforma il ricordo di ieri nella commemorazione di oggi.
Naturalmente il tempo a disposizione per elaborare il dolce era molto ristretto, ma sacrificando alcune notti e impegnando diversi giorni, siamo riusciti entro il 24 maggio, come
richiedeva il generale Stefano, a realizzare un prodotto più
che accettabile, che, con il tempo, sicuramente potrà essere
migliorato. A questo punto serve la collaborazione di tutti i
cittadini per dare forma e sviluppo al progetto, visto che una
parte del ricavato servirà ad aiutare i malati di Alzheimer e i
loro familiari.
Il Dolce Eroico parte da San Giovanni Lupatoto, con Giovanni Rana e la Pia Opera Ciccarelli, per viaggiare, speriamo, nel
mondo.
Un ringraziamento particolare va a Valerio Bigano, Franco
Spaliviero e Lorenza Roverato, che si sono attivati per la realizzazione e la riuscita del progetto
FAUSTO BERTOLINI Pasticciere
LA STORIA
DEL DOLCE EROICO
DELLA MEMORIA
Disse il nonno al nipotino
Che muoveva un soldatino
Or ti voglio raccontare
Una storia singolare
Quando ero giovinetto
Son partito con l’elmetto
Perché la più grande guerra
Incendiò tutta la terra
Giunto al fronte in modo audace
Li' cercai di metter pace
Mi svegliai di buon mattino
Come suole far l'alpino
Andai senza tema alcuno
Nella terra di nessuno
Ed usando il mio elmetto
Impastai un dolce perfetto
Poi con la lievitazione
Feci un grande panettone
Che occupava totalmente
Quello spazio incandescente
A cotal grande magia
Tacque ogni artiglieria
E davvero entusiasmati
Arrivarono i soldati
Che cantando allegramente
S’abbracciarono lealmente
Disse il nipotino al nonno
Che iniziava a prender sonno
Ma perché mi vuoi narrare
Ciò che è da dimenticare
E non mi racconti invece
Una favola felice?
Desto disse allora il nonno
Liberandosi dal sonno
Bella o brutta sia la storia
Fa del bene alla memoria
Ciò che poi nella discordia
Serve a riportar concordia
Per l’impegno ardito e stoico
Va davver chiamato “Eroico”
ommedie musicali, concerti, cabaret e tanta, tanta
passione. Così la Compagnia Dopolavoro Gino Franzi (www.ginofranzi.org) proporrà le attività di musicoteatro-terapia per malati di Alzheimer nei Centri per anziani
fra cui quelli della Fondazione Pia Opera Ciccarelli. L’attività
è finanziata grazie alla raccolta fondi per la vendita del Dolce
Eroico del Centario dlela Grande Guerra (di cui riferiamo nella
pagina a sinistra).
Il progetto consiste in una fase di sperimentazione su
un gruppo omogeneo di 12 pazienti affetti da Malattia di
Alzheimer medio-lieve, per un periodo di sei mesi con cadenza settimanale di spettacoli di genere diverso, secondo le seguenti tipologie, come illustra la Compagnia stessa guidata
dal presidente Stefano Modena:
• Commedia musicale nel repertorio del teatro di varietà
del primo ‘900
• Commedia dialettale
• Concerti di musica degli anni ’20, ’30, ‘40
• Cabaret
• Commedia con riferimenti storici
• Mimo
Verranno utilizzati strumenti di valutazione cognitiva, comportamentale e di abilità funzionali prima dell'inizio del programma di riabilitazione ed al termine. Nello specifico:
Batteria di test neuropsicologici (M.M.S.E.: Memoria verbale e procedurale) all’inizio del percorso riabilitativo; questa
batteria sarà somministrata anche alla fine dell’esperienza
al gruppo come verifica della buona riuscita delle attività di
riabilitazione.
N.P.I. (Neuropsychiatric Inventory Questionnarie): questionario da somministrare al caregiver per indagare gli aspetti
comportamentali del malato
NELLA
SECONDA FASE ci sarà un congresso per la presentazione e la valutazione dei risultati con pubblicazione degli atti.
Come risulta dal programma del progetto, esso consiste
nel mettere in opera attività riconosciute come congrue a:
Favorire la socializzazione
Offrire un aiuto ed un sostegno alla persona e alle famiglie
Promuovere nuovi modelli culturali di assistenza
Determinare la riduzione dei comportamenti disfunzionali.
Stefano Modena, presidente della compagnia Dopolavoro Gino Franzi
"Al Ricovero" si gioca a fare il teatro
D
ieci persone una sera si incontrano nella soffitta di
un teatro. Cominciano a scambiarsi qualche battuta, occhi incuriositi e sorrisi incerti, tra il divertito e
l’imbarazzato. Tra loro, qualcuno è più stanco e arriva di corsa, ha appena finito il turno di lavoro. Qualcun altro invece
è puntualissimo, ma non ha proprio idea di cosa è venuto a
fare lì. Da subito c’è chi si mostra più impacciato e silenzioso
e chi invece ostenta una certa sicurezza e trabocca di parole.
Le attività teatrali del progetto "Al Ricovero" organizzate alla Pia Opera
Insomma, ci scopriamo tutti molto diversi, ma cominciamo a
trovarci così, assieme, per costruire una storia, a partire dalle
nostre storie. Perché, da quel primo incontro, di una sera di
gennaio, inizia per noi un corso-laboratorio di propedeutica al teatro, voluto dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli e
curato dallo scrittore-regista Marco Pomari. Noi, quelli più
o meno timidi o loquaci, siamo operatori della Fondazione,
coinvolti tutti un po’ per gioco in questo progetto, a cui nei
mesi ci siamo appassionati e a cui abbiamo affidato tanta
passione.
Ma il teatro, per dirla come gli esperti, è proprio gioco, un
gioco molto serio, in cui, a chi recita, viene chiesto continuamente di spostarsi tra realtà e finzione, tra il mondo interno, personale, del singolo,e quello esterno, oggettivo, di
tutti. E in questo gioco, pur attenendoci alla parte assegnata
dall’autore, si è comunque liberi di essere creativi e di improvvisare o rivivere momenti della quotidianità in un’ottica
nuova e diversa, scoprendo così molto altro di sé e dei compagni di scena. In tal modo, il testo scritto non può che essere arricchito, così come l’esperienza di
ogni partecipante e di tutto il gruppo
nell’insieme.
Questo è quello che abbiamo potuto
sperimentare nelle sere “Al Ricovero”,
che oltre a dare il titolo al nostro spettacolo, è stato anche lo scenario perfetto per farci misurare con un mestiere
che, benché alcuni interpretino ormai
da anni (quello dell’operatore in casa
di riposo), fortunatamente non finisce
mai di sorprendere e di emozionare. Sia
nella realtà delle relazioni con gli anziani veri (quelli che incontriamo ogni
giorno in casa di riposo), sia, abbiamo
scoperto, nella fantasia che si muove
su un palco, in cui degli anziani, stravaganti, ma in fondo autentici, abbiamo
provato a raccontarli noi. Ed è così che
nel corso del primo atto un vecchietto marpione, insieme a una vecchietta
festaiola, a una sorda, a un’altra arrabbiata, a una poetessa con l’Alzheimer
e a una nonna saggia, danno filo da torcere all’operatrice,
all’infermiera e alla direttrice di un inverosimile ricovero, da
cui i sei anziani, tutti ex operatori di casa di riposo, architettano con grande complicità di scappare. Questi personaggi
li abbiamo costruiti assieme, nel corpo, nella voce, nei movimenti e nei dialoghi, affidandoci al regista, ma mettendoci
poi del nostro, perché questo è il teatro, pur fatto da principianti.
E sul palco, il 7 maggio al cinema Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto, ci siamo avvicendati e rincorsi, a suon di battute, di risate, di dimenticanze e di improvvisazioni, finché
al grido “Scapemo” di tutti, la rocambolesca fuga dei nostri
personaggi non si è compiuta e il primo atto è andato così
a concludersi.
Poi nuovamente sul palco, fermi insieme, un attimo di silenzio per raccogliere l’attenzione e i pensieri di tutti, i nostri e
quelli degli spettatori e poi a ciascuno una storia da leggere,
che ha parlato di una saluto, di una addio, di una perdita.
Perché in casa di riposo c’è vita, c’è rumore, c’è relazione,
Sul palco sono rimaste
sei sedie vuote e un leggio
ma anche tanti ricordi
suggestioni, sorrisi
e qualche lacrima
c’è sentimento, (talvolta anche chi medita veramente una
fuga!), ma c’è anche la morte, che fa parte della stessa vita.
E sulla vita e sul lutto abbiamo meditato e ci siamo confidati, raccontandoci come accompagniamo alla fine, come ci
congediamo e come ci separiamo dai nostri anziani, chi dai
propri cari, ciascuno a modo proprio. E di questo l’autore ha
scritto e noi abbiamo letto. E a spettacolo concluso, abbiamo poi lasciato il nostro posto “Al Ricovero”.
Sul palco sono rimaste sei sedie vuote e un leggio, ma credo
insieme anche tanti ricordi, suggestioni, sorrisi e forse anche
qualche lacrima, le emozioni nostre, di noi operatori e insieme dei nostri personaggi e pure quelle di chi ci ha guardato.
Questo è stato il percorso fatto insieme, impegnativo e non
privo di incertezze sulla riuscita finale, ma sicuramente per
tutti esperienza nuova e davvero molto intensa. E chissà che
su quelle sedie e davanti a quel leggio non possiamo incontrarci nuovamente e incontrare tutti quelli che hanno voglia
di passare una sera con noi nel nostro singolare, ma senza
dubbio coinvolgente ricovero.
CECILIA TOBALDO
PSICOLOGA FONDAZIONE PIA OPERA CICCARELLI
VITA DELL’ENTE
Luciano, Tito e i Nonni del Lupo
portano musica e tanta allegria
A
l Centro residenziale Monsignor Ciccarelli i mercoledì pomeriggio sono
dedicati alla musica, al ballo, al canto. Ci si ritrova nel giardino d’inverno e in un
clima disteso e piacevole si rievocano vecchie canzoni, associate a ricordi, conoscenze, esperienze di vita. È un bel modo per
stare insieme, si è insomma tutti più allegri.
Sono presenti molti ospiti del Centro con caratteristiche diverse, ma che la musica accomuna. Assieme a loro ci sono molti familiari.
Questi momenti di spettacolo sono possibili
grazie alla presenza di affezionati volontari che ci allietano con i loro intrattenimenti
e che con l’occasione vogliamo ringraziare.
Sono Luciano Adometti, da molti anni sempre presente due volte al mese accompagnandoci con le sue melodie. Ci intrattiene,
proponendo le sue canzoni e suonando
strumenti musicali. La sua musicalità è dolce e la sua grande disponibilità è attenta a
cogliere le preferenze e le richieste che gli
vengono fatte.
Percorsi socioeducativi
di Federica Taddia
Questo libro propone una serie di laboratori di animazione da realizzare con gli ospiti delle strutture
residenziali per la terza età. Si tratta di percorsi di
diverso taglio – autobiografico, artistico creativo,
teatrale, musicale, sensoriale, pet-therapy, clown terapia – le cui finalità sono indirizzate a coinvolgere
gli ospiti che presentano varie esigenze, problematiche e capacità residue, per sviluppare l’espressività
individuale o di gruppo.
La descrizione dei laboratori è preceduta da una
parte teorica, che approfondisce gli approcci, le metodologie e gli interventi messi in campo per rispondere ai bisogni della terza età nei contesti residenziali e non solo.
Tito Capeto, che allieta gli ospiti delle residenze della Pia Opera con musica e brani della tradizione
LA FIGURA DELL'ANIMATORE
NELLE STRUTTURE
PER ANZIANI
Autori e curatori
Roberto Franchini
Contributi
Federico Astengo, Francesco Florenzano,
Arja Ketola-gonzaga, Micaela Mio, Umberto
Tortorolo
Collana
Politiche e servizi sociali
Luciano Adometti, al clarinetto, sempre presente con le sue canzoni e la sua simpatia contagiosa
ALTRI MOMENTI di intrattenimento musicale
sono anche i laboratori realizzati come da
Pea (Progetto educativo-assistenziale) del
Centro residenziale Monsignor Ciccarelli.
In alcune residenze, infatti, pure con il filo
conduttore della musica si svolge il laboratorio di “Visioni musicali”, attuato grazie
alla disponibilità di due volontari, Luciano
Peretti e Gaetano Zanella, accomunati dalla passione per la musica e per l’arte. Ogni
seduta musicale ha un tema specifico: parti
importanti di opere, balletti, brani famosi di
un cantante. I conduttori volontari portano
tutta la strumentazione necessaria per l’incontro di gruppo e il repertorio che viene di
volta in volta proposto incontra l’interesse
e l’attenzione dei presenti, che rispondono
con apprezzamenti e applausi.
Un grande grazie a tutti.
Luciano Peretti e Gaetano Zanella all'opera
(segue dalla prima pagina)
Cambiamenti, questi, che naturalmente vanno
confrontati (oggi ben più di quanto abbiamo
fatto in tempi passati) con la razionalizzazione
delle possibilità economiche sia dei singoli, sia
dell’intervento pubblico.
Il nostro Ente si sta molto interrogando su que-
Di fronte alla complessità è necessario intervenire
con risposte complesse. La vecchiaia, intesa come
polipatologia, è di per sé una questione complessa.
A questo primo livello di complessità si aggiunge il
concetto di salute così come l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'ha disegnato: essa non è semplicemente assenza di malattia (sarebbe allora una
questione relativamente semplice) ma uno stato di
completo benessere, fisico, psichico e relazionale.
Le risposte tradizionali al problema salute dell'anziano non corrispondono a questa duplice complessità, focalizzando i loro interventi sul semplice binomio malattia-guarigione. La creazione di una nuova
figura professionale, l'animatore per anziani, apre
un sentiero, alla ricerca di un modello di assistenza
integrata e multidimensionale.
Il volume percorre questo sentiero a partire dal luogo dove si origina, e cioè dall'esperienza e dalle postulazioni che essa pone. Ne viene fuori un percorso
unitario, che ha come naturale esito la predisposizione di una didattica dell'animazione.
Il libro risulta così utile sia ai formatori che ai dirigenti e agli operatori dei servizi, senza impedirsi
una ricaduta anche sul piano della ricerca applicata
al servizio sociale.
I Nonni del Lupo si esibiscono alla Pia Opera
Ripensare i servizi alle persone anziane: idee e progetti a confronto
(...) assistenza più ampia, che comprenda anche
attenzione ai luoghi dell’accoglienza e dell’abitazione, alle potenzialità relazionali, alla facilitazione della gestione della assistenza sanitaria.
In libreria
LABORATORI DI ANIMAZIONE
PER LA TERZA ETÀ
CI SONO POI I NONNI DEL LUPO, un gruppo di signori e signore di San Giovanni Lupatoto legati dall’amore per la musica, il
canto popolare, il cabaret, l’arte, la cultura.
Ci vengono a trovare una volta al mese e ci
dilettano con una irrefrenabile e coinvolgente simpatia che rapisce l’attenzione di tutti.
Ci dicono sempre che “quello che danno”
ritorna loro moltiplicato dall’entusiasmo che
leggono nei volti dei presenti. Che bello il
contagio della reciprocità!
Tito Capeto si propone poi con eleganza,
allietandoci con musica e canti su basi musicali. Alterna i brani eseguiti a momenti in
cui si esibisce in balli con vera maestria e cercando di coinvolgere i presenti.
EDUCATORI PROFESSIONALI
Pagina 4
ste problematiche e sulla evoluzione dei servizi
che il futuro può richiedere. Una commissione
di esperti (che ringraziamo per la disponibilità
e la partecipazione) sta da tempo analizzando
la situazione, sta elaborando dati, sta confrontando esperienze, sta valutando la sostenibilità
di progetti.
A loro chiediamo di sostenerci nella lettura della realtà che cambia, convinti, come ci è stato
insegnato da chi ci ha preceduto in Pia Opera
Ciccarelli, che la buona professionalità non è
solo rispondere bene ai bisogni di oggi, ma è
anche capire quali saranno i bisogni di domani.
Guardare al futuro, dunque.
Saper guardare al futuro, è l’augurio che facciamo a noi stessi. Un futuro che vorremmo
sempre poter intuire e accogliere con creatività
e speranza.
Monsignor Carlo Vinco
*Presidente della Fondazione
Per informazioni sulle nostre pubblicazioni:
Domenico Marte: tel. 045.8296149
Elisabetta Elio: tel. 045.8296145
Anno XIII - numero 2 - Giugno 2015
Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
Reg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003
Editore e Proprietario
Fondazione Pia Opera Ciccarelli Onlus
Redazione e Amministrazione
Vicolo Ospedale, 1 - San Giovanni Lupatoto
Tel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111
www.piaoperaciccarelli.org
Direttore responsabile
Enrico Giardini
Grafica e impaginazione
Studiopoletto srl - San Giovanni Lupatoto
Stampa
Tipolitografia Artigiana snc
Via Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto