Inviamo il materiale di cui abbiamo parlato nel nostro ultimo incontro

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Inviamo il materiale di cui abbiamo parlato nel nostro ultimo incontro
Inviamo il materiale di cui abbiamo parlato nel nostro ultimo incontro. Contiene testi e
consegne che voi avete già svolto in laboratorio e che si possono far provare in classe ai ragazzi,
accompagnati da alcune riflessioni sulle consegne stesse e sui laboratori che sono nati da quella
prima esperienza di E. Bing.
Quanto inviato è una sintesi, composta per il Laboratorio di scrittura di San Marino, del
materiale che, nella forma completa e con l’accompagnamento di un tutor, è utilizzato nella Facoltà
di Scien-ze della Formazione di Bologna e di Bolzano per un’attività didattica afferente ai corsi di
Laurea in Scienze della formazione primaria e di educatore sociale.
LABORATORIO DI SCRITTURA ESPRESSIVA
(FASCICOLO A CURA DI A. CHIANTERA, E. COCEVER, V.
MARTINI,
L. MERENDA, D. PRATA)
PRIMO ITINERARIO
Per sgranchirsi un po’
- La scrittura automatica
Tempo: 10 minuti
Scrivi, seguendo l’ordine alfabetico, dalla A alla Z, due-tre-quattro parole (nomi, verbi,
anche coniugati, aggettivi, avverbi, brevi frasi) per ogni lettera, senza fermarti e senza
pensare. Vietato tornare indietro ed aggiungere, concesso saltare delle lettere se non
viene in mente niente di interessante.
Esempio:
Albero, alto, banana, basso, cannocchiale,cicogna, dado, delfino, estuario,farfalla,
fagioli, ginestra, hotel, Hanson, iris, istrice, lucertola, limone, mucca, mela, naso, nave,
ostrica, oca, papà, paparazzi, quarto, quadro, Simone, Sicilia, Taylor, Ugo, valigia,
Zaire, zombi.
- Gli acrostici1
Tempo: 10-15 minuti
Scrivi una parola in verticale (si può partire dal proprio nome o da parole che ci
piacciono più delle altre) e a partire da ciascuna lettera componi altre parole.
Esempio:
M entre
U mberto
S uona
1
Cfr. Ersilia Zamponi, I Draghi Locopei , Einaudi, 1986 pag. 44.
F ragile
A natroccolo
B eve
Io
C ambio
A ria
In
O steria
- Il tautogramma2
Tempo: 15-20 minuti
Scegli due nomi e un verbo che comincino con la stessa lettera dell’alfabeto. Scrivi una
breve storia usando esclusivamente queste tre parole e altre che abbiano la medesima
iniziale (gli articoli e le preposizioni si possono usare liberamente).
Esempio:
SECCHIO – STELLE – SEMINARE
Le stelle stasera seminano segreti. Sorvolano gli stagni e sussurrano serenate ai salici.
Una strega silenziosa, specchiandosi nel secchio, scopre i segreti. Si spegne sulla
superficie dello stagno lo spavento della sera.
- Il mesostico3
Tempo: 10-15 minuti
Scegli una parola (o una breve frase) e scrivila verticalmente in stampatello. Inserisci
quindi – su righe orizzontali – ciascuna lettera in una parola o in una frase, così che ne
risulti un testo collegato in qualche modo alla parola iniziale.
Esempi
an
a
p
rad
ar
g
inn
C
L
A
U
D
I
O
he
tri
paveri
nano
ui
ochi
centi
c
pa
ma
g
il m
- Il binomio fantastico4
Tempo: 15-20 minuti
Scrivi su pezzettini di carta alcuni nomi e su altri alcuni verbi.
2
Cfr. Ersilia Zamponi, I Draghi Locopei , Einaudi, 1986 pag. 39.
Ivi, pag. 46.
4
G. Rodari, Grammatica della Fantasia, Einaudi, Torino, 1973, pag. 7.
3
A
D
D
I
O
ro
re mi dispiace
evo
rare
ndo
Estrai a caso un nome e un verbo, che diventano l’ossatura della breve storia da
inventare, perché essi devono obbligatoriamente essere inseriti nel testo che devi
scrivere.
- Le antiregole5
Tempo: 15-20 minuti
Per produrre antiregole bisogna naturalmente rovesciare le regole classiche,
soprattutto quelle che soffocano i desideri più profondi. Scrivere antiregole significa
dunque immaginarsi mondi im/possibili dove il desiderio si armonizzi …
Puoi scegliere o inventare tu i terreni da indagare
- scrivere le antiregole del condominio (seguendo passo passo l’autentico
regolamento condominiale);
- le antiregole per diventare studenti modello
- le antiregole per i rapporti con la propria famiglia
- le antiregole per stressarsi
- le antiregole per divertirsi
- le antiregole per farsi dei nemici o degli amici
- le antiregole per alimentarsi
- le antiregole per diventare ricchi
- Le cose impossibili o gli “adyanata”6
Tempo: 15-20 minuti
Un adyanaton è una enunciazione che evoca situazioni, condizioni o stati del mondo
che non possono darsi per le leggi della fisica, della logica e della verosimiglianza.
Scrivi brevi testi rendendo possibili le cose impossibili. Gioca con le tue utopie, con i
tuoi desideri: giocare un po’ con la propria follia alleggerisce e ci dà respiro.
Esempi
Questo ruscello risale alla sua sorgente
Un bue sta su un campanile
Il sangue cola da questa roccia
Un aspide si accoppia con un orsa
In cima ad una vecchia torre
Un serpente sbrana un avvoltoio
Il fuoco brucia dentro il ghiaccio 7
Addormentato mi desto:
non guardo gli oggetti, e gli oggetti mi guardano;
5
S. Brugnolo - G. Mozzi “Ricettario di scrittura creativa” – Zanichelli , pagg. 131-132
S. Brugnolo - G. Mozzi “Ricettario di scrittura creativa” – Zanichelli , pagg. 136-137.
7
Thèophil de Vian, da G. Cocchiera, Il mondo alla rovescia, Boringhieri,1962, pag. 122.
6
non mi muovo, e il terreno sotto i miei piedi si muove,
Vado alla finestra e vengo aperto.
Alzatomi giaccio:
non spalanco gli occhi, ma gli occhi mi spalancano,
Non tendo l’orecchio ai rumori, ma i rumori mi ascoltano;
vado alla porta e la maniglia mi abbassa.
Le saracinesche vengono alzate, e si fa notte,
e per inspirare un po’ di aria mi tuffo sott’acqua:
cammino sul pavimento e affondo fino ai calcagni.8
Per ragionare
Quante volte nel nostro percorso scolastico ci è stato chiesto di scrivere, quanta fatica
abbiamo fatto per pescare e mettere sulla pagina bianca delle idee, spesso non
proprio vicine a quello che in realtà pensavamo.
Ma, probabilmente, quello che più ci ha condizionato era il giudizio espresso
dell’insegnante: la sua valutazione finale in penna rossa, sulla forma, i contenuti, i
giudizi sibillini che non riuscivamo a capire e che spesso ci facevano sentire inadeguati
alla richiesta.
Il rapporto difficile con la scrittura viene da lontano spesso nasce già in prima
elementare.
Non è più il tempo delle aste, ma ancora oggi nelle classi iniziali, la scelta
metodologica prevalente è quella analitica: prima si insegna la tecnica, le letterine che
si combinano in sillabe e questo per lungo tempo, poi, se tutto va bene, si arriva alla
scrittura “personale”. Ma intanto la motivazione si è abbassata, la naturale voglia di
raccontare e di esprimersi si
è dispersa e la scrittura diventa e resterà
prevalentemente una materia da imparare, ricca di regole, di schemi e modelli, di
prestazioni.
Eppure dentro continua a premere il bisogno di raccontare a noi e agli altri la nostra
storia, teniamo delle piccole scritture segrete che diventano, nel corso del tempo, dei
riferimenti preziosi per il nostro progetto di vita.
E la scrittura, con la s piccola, quella lontana dalla S di scuola, si prende presto la sua
rivincita: gli SMS, i blog, le e-mail, le chat-line. Sono produzioni scritte abbondanti, con
sintassi diverse ma che ci restituiscono uno dei tanti possibili sensi concreti della
scrittura.
L’esperienza dei nostri laboratori, intrecciata tra pratica quotidiana a scuola e ricerca
teorica, ci suggerisce una serie di considerazioni:
- scrivere è un diritto universale inalienabile, che offre grandi possibilità e risorse a
ciascuno;
- la scrittura è uno strumento potente ed economico, alla portata di tutti;
8
Peter Handke, Il mondo interno dell’esterno dell’interno, Feltrinelli, 1980, pag. 38.
- esistono molte dimensioni possibili della scrittura: le più coinvolgenti sono legate al
racconto della propria vita (dimensione autobiografica), al bisogno, anche
inconsapevole, di far uscire i nostri bisogni (dimensione proiettiva), al piacere di
giocare e di creare con le parole;
- la scrittura ha bisogno, in una fase iniziale, di essere liberata da eventuali
esperienze negative precedenti, attraverso una pratica personale di scrittura che si
alimenti in un clima costante di non giudizio, di libertà e di gioco (questo può avvenire
più facilmente dentro una situazione di piccolo gruppo).
Negli ultimi anni sono nate molte scuole di scrittura, con metodologie ed obiettivi
diversi e questo significativo sviluppo dimostra quanto è grande il bisogno di
riconquistare una propria dimensione di piacere e di libertà con la propria scrittura.
Ma non si arriva magicamente o per buona volontà a liberare la propria scrittura.
E’ un po’ come imparare a nuotare: è un po’ difficile riuscire, se hai provato paura
quando eri piccolo. All’inizio bisogna stare in acque un po’ basse, accoglienti, dove
puoi anche giocare. Hai bisogno di qualcuno che per un po’ ti sostenga perché tu
possa imparare a fidarti di te stesso.
Intanto è importante che tu scopra la gioia nel lasciarsi andare piano piano: le acque
della scrittura possono essere un po’ torbide, all’inizio, ma già ricche di scoperte.
Le proposte di questo primo itinerario ti hanno consentito di sperimentare la possibile
“leggerezza” dello scrivere, forse ti hanno fatto sorridere, sorprenderti un po’, magari
divertirti.
Beniamino Sidoti, autore del testo Giochi con le storie9 scrive nel suo prologo:
Muscoli. La scrittura è un muscolo. La narrazione è un muscolo. E’ più di uno
slogan, è una metafora, piena e produttiva. Anzitutto: la scrittura viene dal
nostro corpo, non solo dalla nostra testa. Scrivere è un’attività, un’azione, prima
di un pensiero o di una teoria.
Poi: come tutti i muscoli, quando non lo si usa tende ad atrofizzarsi, per
raccontare storie bisogna tenersi in allenamento. Quindi, non solo scrivere
romanzi, ma anche fare esercizi; i giochi sono anche altrettanti esercizi di
storie, una piccola palestra per mantenere il giusto tono muscolare.
Non ci sono le istruzioni per scrivere un romanzo di successo, ma per vedere
allo specchio i propri muscoli scrittori e narratori prendere forma e tono.
Ancora: non si inizia a correre di scatto, non si entra in campo partendo come
un razzo. Altrimenti i muscoli protestano, si bloccano poco dopo, si riempiono di
acido lattico o si contraggono in dolorosi crampi. C’è una fase preliminare, detta
di riscaldamento: una metafora (neanche troppo) per dire “non si parte a
freddo”.
Neanche con le storie si parte a freddo: sia che le si racconti sia che le si
inventino, conviene iniziare piano piano, riscaldando; con esercizi più semplici, o
con formule evocative…”
Queste osservazioni ci aiutano a capire meglio lo sfondo operativo di queste prime
proposte di de-condizionamento (meglio di allenamento) della scrittura.
Vale la pena ora commentarne alcune per riflettere un po’ sul senso dei vari testi che
sei stato invitato a produrre.
9
Casa ed. La Meridiana, Molfetta (BA), 2001
La scrittura automatica comporta che si scriva più velocemente di quanto si pensa:
una gara di velocità alla scoperta dei nostri mondi interiori.
Scrivere così rapidamente e così a caso porta a travolgere la ragione, il buon senso, la
forma, la grammatica e soprattutto il significato.
Questa attività aiuta a superare i blocchi di scrittura e la paura del foglio bianco; a
godere da spettatore della propria creatività, accogliendo le associazioni e i
collegamenti inattesi come benedizioni; a ‘riscaldarsi’in vista di una scrittura più
impegnativa; ad acquistare fiducia nella possibilità di scrivere.
La scrittura automatica mostra subito a tutti quanto ognuno abbia un vocabolario
personale, un modo diverso di creare nessi( per senso logico, per musicalità, per rima
o per ritmo…).
C’è anche la possibilità, in una seconda fase, di riprendere la lista, cercando di creare
degli accoppiamenti arbitrari fra le parole scritte, ed eventualmente anche delle brevi
frasi, sempre senza pensare. Non è importante il significato (anzi, va travolto): le parole
non vanno scelte, ma devono saltare agli occhi da sole: conviene costringersi a usare
parole fra loro vicine nella lista (ripercorrendola in ordine alfabetico). Molte parole della
lista potranno non produrre alcuna frase e non verranno utilizzate: allo stesso modo si
possono aggiungere i verbi, aggiustare le concordanze.
Esempio (scritto a partire dal testo-esempio di pag. 1):
Ero nell’hotel insieme a Simone e papà e guardavo un quadro.
Mi trovavo nell’estuario siciliano e guardavo le farfalle, gli iris e le ginestre
Nell’Hotel ho visto Ronaldo che mangiava i fagioli.
Guardava con il cannocchiale la cicogna.
In definitiva chi usa la scrittura automatica non si chiede perché si scrive, non cerca
affannosamente una buona idea: scrive e basta. Oltre a questo, cerca dentro di sé
anche quelle storie nascoste non immediatamente disponibili a livello cosciente.
Nella composizione di un acrostico, come per la scrittura automatica, va utilizzata una
certa velocità. C’è una
maggiore ricerca di relazioni di significato, ma la
raccomandazione è quella di non pensarci troppo.
Queste possono essere legate fra loro. Se si diventa un po’ esperti, si può cercare di
costruire una relazione di significato tra la parola iniziale e il testo successivo
rielaborato.
Ci possono essere molte varianti. Per esempio, nel doppio acrostico si scrive una
parola in verticale all’inizio e l’altra parallela alla metà del foglio.
Si cercano relazioni possibili tra i testi suggeriti dalle lettere delle due parole
Esempio:
GIORNO e SERATA
G
I
O
R
N
O
iocava sempre nello
ncontrando esseri straordinari
gni tanto si lasciava andare
ideva, allora, di quella gioia
on gli pesava più
ra poteva attendere, tranquillo:
S pazio siderale
E legantemente vestiti.
R icordando i colori della sua infanzia.
A ntica, leggera, spumeggiante.
T anto l’affannosa quotidianità.
A veva potuto respirare la dolcezza
della sera.
Con il mesostico, che rappresenta una variante dell’acrostico, è possibile scrivere un
messaggio, dentro il quale ce ne sia - seminascosto – un altro.
Questo modo di procedere, è molto interessante perché impedisce lo sviluppo lineare
del pensiero. Lo perturba e lo costringe ad utilizzare delle parole che non
necessariamente gli convengono. La scelta delle parole che si possono costruire sulle
lettere è molto limitata. E questo ci costringe ad intraprendere un cammino al quale
spontaneamente non avremmo pensato. In altre parole, ci sono dei paradigmi che ci
fanno deviare le cose.10
Anche con la proposta del binomio fantastico siamo nella fase di preparazione, di
scoperta e di sorpresa.
L’importante è disincrostare le nostre scritture, con alcune tecniche di approccio adatte
a questo scopo: cambiamenti di punti di vista, nonsense, rovesciamenti, collegamenti
insoliti, sempre in un clima di libertà.
Un maestro in questo senso è stato Gianni Rodari, con la sua “Grammatica della
fantasia”, che ha aiutato moltissimi insegnanti e bambini a sviluppare tecniche di
scrittura creativa.
In questa attività è importante lo stimolo iniziale, che può svolgere la funzione di un
sasso gettato in uno stagno; come scrive Rodari
“Una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di
profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella
sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un
movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio”.
Si tratta dunque di provocare e far nascere una storia attraverso l’accostamento
insolito di due termini, normalmente estranei tra loro. La scelta a caso costringe la
mente a compiere operazioni fantastiche, ad esplorare terreni di nuovi e possibili (o
impossibili) significati.
Scrive ancora Rodari a proposito del binomio fantastico cane – armadio:
“Se un bambino scriveva, in vista di tutti, la parola cane, questa parola era già
una parola speciale, pronta a far parte di una sorpresa, a inseguirsi in un
avvenimento imprevedibile. Quel “cane” non era un quadrupede qualunque, era
già un personaggio avventuroso, disponibile,fantastico. Girata la lavagna si
leggeva, poniamo, la parola “armadio”. Una risata la salutava… Ora, un armadio
in sé, non fa né ridere, né piangere. È una presenza inerte, una banalità. Ma,
quell’armadio, facendo coppia con un cane, era tutta un’altra cosa. Era una
scoperta, un’invenzione, uno stimolo eccitante” 11.
10
11
Paul Le Bohec, Ah ! Vous ècrivez ensemble!, Documentes de L’Educateur, n. 10, 1983, pag. 21.
G. Rodari, La grammatica della Fantasia, Einaudi, Torino, 1973; le citazioni sono alle pagine 7 e 11.
SECONDO ITINERARIO
Questo itinerario, nel quale ti proponiamo di scrivere della tua esperienza personale, è
guidato da Elisabeth Bing. Le proposte che contiene hanno anch’esse lo scopo di
trasformare la scrittura da esercizio di noia a esercizio di passione nel quale trasferire la
propria vita.
Le consegne di scrittura che trovi in questo itinerario sono introdotte da un testo: leggilo
con attenzione e solo successivamente leggi la consegna e scrivi.
Scrivi di getto; se non ti viene richiesto diversamente, prova a stare nel tempo stabilito,
senza curarti di dare un “tono letterario” alla tua produzione: non è questo che ti viene
richiesto/proposto.
Per scrivere
1. Mi piace non mi piace
Mi piace l'insalata, la cannella, il formaggio, i condimenti, le paste di mandorle,
l'odore del fieno tagliato (mi piacerebbe che un "naso" fabbricasse un profumo
simile), le rose, le peonie, la lavanda, lo champagne, le posizioni leggere in
politica, Glenn Gould, la birra freddissima, i cuscini piatti, il pane tostato, i sigari
Avana, Haendel, le passeggiate moderate, le pere, le pesche bianche o di
vigna, le ciliege, i colori, gli orologi, le penne stilografiche, le piume per scrivere,
le portate intermedie, il sale crudo, i romanzi realistici, il piano, il caffè, Pollock,
Fourier, Ejzenstein, i treni, il vino Médoc, il Bouzy, avere degli spiccioli, Bouvard
e Pécuchet, camminare coi sandali di sera nelle stradine del Sud-Ovest, la
curva dell'Adour vista dalla casa del dottor L., i Marx Brothers, il serrano alle
sette del mattino mentre si esce da Salamanca, ecc.
Non mi piace I cagnolini lulù bianchi, le donne coi calzoni, i gerani, le fragole, il
clavicembalo, Mirò, le tautologie, i cartoni animati, Arthur Rubinstein, le ville, i
pomeriggi, Satie, Bartok, Vivaldi, telefonare, i cori dei bambini, i concerti di
Chopin, le bransles della Borgogna, le danze rinascimentali, l'organo, M.A.
Charpentier, le sue trombe e i suoi timbali, il politico-sessuale, le scene, le
iniziative, la fedeltà, la spontaneità, le serate con gente che non conoscono, ecc.
Mi piace, non mi piace: il che non ha nessuna importanza per nessuno; il che,
apparentemente, non ha senso. E però tutto questo vuol dire: il mio corpo non è
lo stesso del vostro (Da: R. Barthes, “ Barthes di Roland Barthes”)
CONSEGNA
Scrivi un elenco delle cose che ti piacciono e non ti piacciono iniziando con l'enunciazione
"mi piace" e ripetendola nel corso del testo. Se sei in difficoltà, riparti dalla enunciazione
"mi piace" "non mi piace"...
Puoi indicare tutto ciò che vuoi: persone, oggetti, libri, azioni, ecc.
Concediti 10 minuti
Ovviamente le cose che ti verranno in mente in questi 10 minuti non sono “assolute”: in
un altro momento o con più tempo a disposizione te ne verrebbero in mente altre.
2. Se fossi
Se fossi l'acqua
farei delle onde
mi berrebbero
sarei bianca
sarei un'acqua naturale
avrei dei pesci rossi
farei andare le barche
avrei dei fiori rosa
avrei degli squali con i denti a sega
avrei un castello sul fondo
avrei degli uomini-rana
avrei delle pietre brillanti
avrei dei vestiti grigi
(Pascal, Atelier di scrittura Montrouge 1978)
Se fossi il vento
manderei via le nuvole
spegnerei il sole
farei un vento verde
farei muovere le foglie
farei volare via gli uccelli
sarei un vento freddo
farei un uragano
farei addormentare le foglie
sorveglierei le nuvole
sorveglierei foglie e fiori
farei muovere la terra
farei piovere
sarei un lampo
(...)
(Philippe, atelier di scrittura Montrouge 1978)
CONSEGNA
Scegli un elemento della natura (mare, acqua, terra, nuvola, neve, sole, fuoco..) e scrivi
cosa faresti, vedresti, cosa ti piacerebbe, che tipo saresti, ecc..se fossi quell'elemento
naturale; inizia la scrittura con “Se fossi…”
Concediti 15 minuti.
…………………………………………………………………………………………………..
Per ragionare
La pratica di lavoro sulla scrittura che ispira le consegne che hai realizzato
ha preso avvio dall'incontro con una persona, Elisabeth Bing ( vedi scheda
bibliografica) difficile da definire professionalmente: un po' insegnante, un po'
scrittrice, un po' critica letteraria, a partire da un'esperienza di insegnamento
di molti anni fa ha immaginato e messo a punto percorsi di scrittura che
rispondono alle intenzioni espresse fin qui.
Gianluca Storchi12 fa questa sintesi dell’esperienza:
“...Ho Nuotato fino alla riga, di Elisabeth Bing, è il bel resoconto di un'esperienza, umana e
professionale ad un tempo. L'autrice vi racconta in forma appassionata, lontanissima dalle
usuali trattazioni di stampo accademico, la sua avventura di docente atipica in un istituto
medico - pedagogico per bambini e ragazzi caratteriali; avventura al centro della quale la
pratica della scrittura ha occupato una posizione di rilievo. Ciò che colpisce la Bing fin dai
primi momenti della sua attività presso l'Istituto è l'evidente contrasto fra la vita e gli scritti
dei suoi giovani allievi. Questi mostrano profondo nelle loro persone il segno di esistenze
lacerate e di disagi irrisolti. Eppure nulla di tutto ciò passa nei loro testi. Quello che il viso e
i comportamenti tradiscono è contraddetto e come negato da una scrittura convenzionale,
tutta legata ad un'immagine dell'infanzia quale luogo di innocenza e incontaminato
stupore.
Attraverso questa scrittura stereotipata, l'istituzione scolastica ha richiesto a quei giovani
esseri -potenziali elementi di disturbo- di mostrarsi carini, cioè di adeguarsi alle aspettative
degli adulti per confermare la loro immagine di un mondo infantile rassicurante ed innocuo.
In questo modo però, constata amaramente la Bing, l'espressione di vitali esistenze è
stata precocemente censurata e sulla pagina non è rimasto che il posto per la descrizione
di un eterno sbocciare di primavere, di prati che rinverdiscono, di animaletti bisognosi di
cure. I ragazzi di cui la Bing ci parla hanno dunque subito la scrittura come una dolorosa
costrizione, un compito ingrato da svolgere senza provare alcun piacere. Dai loro testi
l'espressione di un moto veramente vitale è assente, bandita la pulsione del desiderio. La
necessità di dover aderire a modelli precostituiti nei contenuti li porta ad utilizzare in modo
meccanico trite metafore; le regole della grammatica e della sintassi sono un terribile
spauracchio che intorpidisce il pensiero e blocca la scrittura. Dice la Bing: "La loro
scrittura, irrigidita dalla preoccupazione ossessiva dell'errore era esangue. Lo stesso atto
materiale del prendere in mano la penna per lasciare tracce visibili sul foglio, si trasforma
in uno sforzo immane, fonte di doloroso malessere. Dinanzi alla pagina bianca i volti
impallidiscono, i corpi assumono posizioni innaturali, le mani si contraggono in spasmi di
fatica."
La Bing avvia allora un lavoro di decondizionamento volto a liberare quella scrittura dalla
rigida adesione ai contenuti e alle norme della tradizione. L'obiettivo è dare spazio, in
esse, alla pulsione del desiderio e farne l'espressione dell'io di chi scrive. Questo processo
di decondizionamento non può prescindere, secondo la Bing, da un atteggiamento di
originaria ed incondizionata apertura nei confronti dei testi prodotti. Per quanto sdolcinati e
banali, spesso sgrammaticati e a volte addirittura illeggibili, costituiscono infatti il frutto di
uno sforzo e rappresentano il modo in cui i loro autori, sebbene secondo canoni
convenzionali, sono riusciti ad affermare la loro esistenza sulla pagina. La Bing accoglie
pertanto tali testi come un regalo prezioso e li fa oggetto di attenzioni e di cura. A lungo li
studia, con note di incoraggiamento e rassicurazione li arricchisce, aggiunge indicazioni di
lavoro, li legge ad alta voce in classe per coinvolgere ogni dato autore e il gruppo intiero in
un lavoro di approfondimento e analisi. Ciascuno è invitato a difendere il proprio testo e le
parole adoperate. Il perché di ogni scelta deve essere spiegato. "Battetevi con i vostri
12
Le considerazioni di Storchi sono tratte da E. Cocever - A. Chiantera (a cura di ), Scrivere l’esperienza in
educazione, CLUEB, 1996, pp. 82-88.
testi" dice la Bing ai suoi alunni "prendete le vostra parole ad una ad una e misurateci i
pugni. Se il testo non vi somiglia, lavorateci sopra, che sia prima di tutto "voi", questo è il
primo voi impacciato, abbiamo cominciato un viaggio per trovare tra queste battaglie e
queste macerie, sulle piazze fumanti, il vostro linguaggio".
Per favorire questo riflettersi della vita sulla pagina la Bing fa ai suoi allievi precise
proposte. Di fronte al cosiddetto testo libero, infatti, il bambino si perde e finisce per
cadere inevitabilmente vittima degli schemi tradizionali, si tratta invece, secondo la Bing di
trovare valide alternative.
La consegna "Mi piace - non piace" costituisce il primo tentativo di scrittura collegata ad
un centro di interesse reale. Attraverso testi in cui vengono a trovarsi variamente
combinati il piacevole e lo spiacevole per sé, la corrente del desiderio viene innescata. Un
palpito vitale è messo in moto.13
L'esercizio del "nominato" è un'altra proposta con la quale costruire un legame diretto tra
vita e scrittura. Nominare significa per la Bing liberarsi dalla prigione delle frasi
convenzionali e dall'indigestione di parole preconfezionate. Vuol dire osservare e
descrivere gli oggetti del mondo, dare un nome a ciò che si sente e si vede in uno spazio
limitato. Nella selvaggia campagna della Provenza, dove la Bing li conduce, i ragazzi
cominciano a sperimentare un nuovo modo di scrivere e di osservare: smettono l'abito
vecchio delle parole inerti, slegate dalla realtà, per vestirsi di parole nuove e più vive,
espressione di un ritrovato contatto con le cose del mondo. "I bambini "dice la Bing
"conobbero presto il piacere di essere semplicemente tuffati in questo esterno fino ad
allora muto(chiuso) e che si apriva in un dire instancabile"14.
Una volta ritrovato il contatto con la realtà esterna si tratta di recuperare quello con il
mondo dell'io. Dalla scrittura del visibile si passa così a quella dell'invisibile: inizia il viaggio
verso l'interno, verso le impronte della memoria, l'infanzia e il mito.
La proposta di scrittura è fornita, questa volta, dai racconti mitologici; oppure dai testi di
Rimbaud, Mallarmè, Artaud; Borges, ed altri ancora. La Bing ne legge in classe frammenti
e l'animo degli ascoltatori è rapito. Il pregiudizio che all'infanzia si addica solo ciò che è
grazioso è definitivamente infranto. Quei bambini feriti, in particolare, riescono ad
avvicinarsi meglio a ciò che è complesso ed intenso.
Il racconto di Dedalo e del labirinto da lui progettato, ad esempio, diventa l'occasione per
scrivere sui propri labirinti interiori. E' l'inconscio che qui viene sollecitato, precisa la Bing.
Parlando del proprio labirinto interiore i bambini parlano in realtà di sé nell'intimo:
13
E’ un testo breve legato al momento: quando si lavora in gruppo capita regolarmente che ascoltando la
lettura dei testi dei compagni si scoprano tante altre affermazioni che si potrebbero aggiungere al proprio
testo. Si può anche utilizzare questa consegna riferendola ad un ambito circoscritto della propria esperienza:
noi l’abbiamo usto in laboratori tematici legati alla casa, alla scrittura, alla relazione con gli altri, al lavoro. Si
può anche usarla riportando al presente un particolare momento della propria vita: per esempio si può
ritornare alla propria infanzia e scrivere, mantenendo il tempo presente, il “mi piace non mi piace” di allora.
14
Nel realizzare questa consegna ci si accorge che si può decidere quale livello di precisione e di articolazione
raggiungere nella descrizione, da uno “sguardo” frettoloso, sommario, ad uno attento, curioso, ad uno meticoloso,
analitico, quasi “microscopico”. Praticamente non c’è limite alla ricchezza che si può trovare in uno “spazio
delimitato”.
attraverso la scrittura esprimono e allo stesso modo padroneggiano il loro mondo interno.
La loro adesione alla proposta è in questo caso immediata ed entusiastica. più e più volte
chiedono di ripetere la scrittura sul tema del "Labirinto". Ad essa si danno in modo totale
ed incondizionato e vivono sulla pagina il piacere di incontrare infine se stessi e le proprie
emozioni. Precisa la Bing:
"Qualcosa di reale era in gioco nei loro testi. Implicati quasi fisicamente
correvano, scrivendo il pericolo di morte, e questo piacere erotizzava le loro
penne, liberava il piacere. Essi avevano perso il gusto del simulacro. Non
credevano più alla menzogna di scrivere un testo per riempire lo spazio del
compito. Implicati fino a questo punto, i bambini scrissero di se stessi sulla
pagina e spesso vi urlarono".
Quello che emerge nell'esperienza della Bing è un uso pedagogico della scrittura
emozionale: (...) La scrittura emozionale pare favorire un più stretto contatto con la realtà.
Con l'esercizio del "nominato", ad esempio, la realtà acquista spessore e si dà alla
percezione con forza dirompente. Nominare gli oggetti del mondo sulla pagina significa
farli esistere davvero, osservarli come se li si osservasse per la prima volta, aderire ad
essi in modo nuovo. La realtà sembra dunque cominciare ad esistere per noi in senso
pieno solo quando cominciamo, attraverso l'atto dello scrivere , a nominarla. Lo scrivere
può quindi essere inteso come un atto di attribuzione di realtà alle cose. Nello stesso
tempo si configura come una forma rinnovata di sguardo ad esse rivolto. Rispetto a questo
secondo punto, però, un possibile fraintendimento va subito chiarito. La scrittura, cioè, non
si limita a registrare un cambiamento del nostro modo di guardare che si attui
anteriormente all'atto scrittorio e da questo indipendente. Al contrario, è proprio tale atto
che favorisce l'acquisizione di un nuovo sguardo e di una nuova attenzione. Questa
osservazione, rintracciabile qua e là fra le righe, è dalla Bing soltanto suggerita. Ciò non
deve sorprendere perché "...Ho nuotato fino alla riga" non è un saggio teoretico, ma il
racconto di una personale esperienza, racconto nel quale le considerazioni più generali
che l'autrice via via inserisce si offrono più con il carattere di semplici spunti da
approfondire che non come vere e proprie conclusioni criticamente elaborate.
Un'altra importante funzione che la scrittura emozionale assolve è quella espressiva. Essa
consente la manifestazione dell'io di chi scrive e viene avvertita da chi lo pratica come
attività liberatoria e piacevole. rende possibile, è vero, anche la comunicazione di
contenuti; oppure favorisce un processo di conoscenza di sé. Non sono questi, però, gli
aspetti sui quali la Bing prevalentemente insiste. La scrittura emozionale è soprattutto
scrittura vivente, con la quale amplificare il battito del proprio cuore o creare una eco al
ritmo del proprio respiro. Grazie ad essa è la persona nella sua interezza che si mostra.
Ciò che essa produce è una salutare "ginnastica dell'essere" nelle sue molteplici
sfaccettature". La scrittura emozionale favorisce anche la crescita e l'evoluzione dell'io.
Ciò che per suo tramite può attuarsi è una vera e propria costruzione della persona. Certo,
la scrittura da sola non basta a garantire il compiersi di un'impresa così delicata e
complessa quale è quella relativa alla formazione di un essere; ma è altrettanto certo che
l'apporto fornito dalla scrittura si muove proprio in questa direzione. E' però da escludere
che quando la Bing parla di "costruzione della persona" abbia in mente la greca paidèia o
l'humanitas dei latini. Manca, nel suo discorso, ogni riferimento all'idea-presente nella
cultura classica- di una formazione integrale dell'uomo quale realizzazione, nel singolo,
dell'autentica natura umana, vero e proprio ideale normativo mai pienamente incarnato da
nessun individuo concreto. Diverso è il terreno sul quale la Bing si muove, sebbene alcuni
punti di contatto con la paidèia classica possano forse esser individuati: ad esempio
l'intendere la costruzione della persona come processo, uno sforzo compiuto dall'individuo
su di sé; oppure la convinzione che attraverso tale sforzo sia possibile pervenire ad una
forma di esistenza più completa ed autentica.
E' l'orizzonte globale nel quale la Bing si muove ad essere diverso, perché la pedagogia
ha un fondamento non metafisico, ma psicologico. Ciò significa che la costruzione della
persona non si risolve nell'adeguamento del singolo ad un principio trascendente, ma in
una originale ricerca che ciascuno deve compiere per trovare un'armonia la cui misura è
tutta interiore e personale. "La deambulazione della penna sulla pagina" dice la Bing "è
vagabondaggio del bambino alla ricerca di sé". Ricerca che è per ciascuno diversa e che
comporta una varietà di destini: ma che si risolve in un rafforzamento dell'io, al quale la
scrittura regala- favorendo un miglior equilibrio fra le sue spinte interne e la loro
espressione- una forma di più pacificata esistenza. Un'altra importante funzione della
scrittura emozionale è quella terapeutica. Essa si evidenzia, in particolare, nelle proposte
di scrittura sui temi del labirinto o dello smarrimento nel deserto, nella tormenta, ecc.
Scrivendo sul proprio labirinto interiore il bambino compie un viaggio nella profondità del
proprio io e si mette in ascolto delle proprie emozioni. Fantasmi, sogni, ricordi, paure
d'ogni genere trovano così modo di esprimersi e attraverso il setaccio della scrittura
vengono sottoposte ad un lavoro di elaborazione.
Scrivere delle proprie paure, dice la Bing, significa esorcizzarle, esercitare su di esse un
controllo. La paura non detta è infatti una paura che cresce a dismisura e che,
autoalimentandosi, silenziosamente distrugge dall'interno l'io che la trattiene. E'
incontrollabile perché invisibile. Una volta scritta su un foglio acquista invece una sua
fisionomia. Materializzandosi, da un lato si rende visibile, cioè più suscettibile di controllo;
dall'altro acquista sulla carta una specie di esistenza autonoma che ne consente
l'osservazione a distanza. Pare proprio questo il punto sul quale la Bing insiste in modo
particolare; l'efficacia terapeutica della scrittura consisterebbe soprattutto nell'opportunità
che ci offre di creare un intervallo fra noi e le nostre paure. Essa quindi non ci guarisce
liberandoci definitivamente da esse, ma cura, lenisce le ferite allontanando quel sale che
le renderebbe più dolenti. Trasforma i terribili mostri interni in mostri di carta ed inchiostro,
meno temibili perché visibili e separati da noi. Dice la Bing. "Il mostro, là, dentro il
quaderno o puntato al muro con gli spilli, cominciava a diventare diverso, si allontanava,
esorcizzava il terrore che l'aveva fatto nascere": si esprime qui quella che la Bing chiama
la "virtù terapeutica dell'oggetto finito". E' però necessario precisare che tale virtù
terapeutica si collega non tanto alla scrittura quanto piuttosto al lavoro sulla scrittura.
Attraverso di esso l'autore ingaggia un vero e proprio corpo a corpo con le parole fino a
farle diventare, ordinate nel testo, l'espressione viva del proprio mondo interno.
Un ultimo accenno, infine, va dedicato al rapporto piacere/scrittura. La
scrittura emozionale, suggerisce la Bing, consente di liberare le paure del
nostro mondo interno, ed è soprattutto per questo che diventa per noi fonte di
un piacere che nasce da una pena risolta.
UN MODO DI LAVORARE SULLA SCRITTURA
Dalla sua primaria esperienza con i ragazzi della Provenza, Elisabeth Bing ha
messo a punto un percorso di animazione di ateliers di scrittura per bambini
ed adulti. Attorno a lei si è raccolto un gruppo di collaboratori e collaboratrici
che perseguono una ricerca personale sulla scrittura e conducono laboratori
di scrittura
Gli atelier di scrittura che a nostra volta abbiamo progettato ispirandoci a
quelli di Elisabeth Bing, e conduciamo, prevedono i seguenti ingredienti:
- un gruppo di persone motivate a rendere più piacevole e/o più efficace il
proprio scrivere. La motivazione può essere molteplice: sbloccare la paura di
fronte al foglio bianco, scrivere in maniera più rispondente ai propri stati
d'animo, fare delle scritture professionali che raccontino effettivamente quello
che si fa e si pensa e si vive con gli altri ecc.;
- un conduttore dell'atelier;
- un luogo e un calendario di incontri;
- un quaderno e una penna per ogni partecipante;
- una serie di letture “animatrici” proposte dal conduttore che riportano diversi
stili e diversi contenuti;
- un tempo di lettura del brano di volta in volta scelto;
- un tempo silenzioso di scrittura individuale;
- un tempo di lettura in cui ad alta voce ognuno legge il proprio testo.
Gli atelier che conduciamo si svolgono di solito in 3 o 4 incontri di 2 h e 30
l'uno. Nel corso di un incontro il conduttore propone 3, 4 attività, a seconda
della lunghezza del brano, della complessità della lettura proposta e del
numero dei partecipanti.
L'atelier inizia direttamente con l'attività di scrittura e solo nell'ultimo incontro
si usano una o due ore per discutere l'esperienza fatta.
Il ruolo del conduttore è, evidentemente, fondamentale per regolare il lavoro e
le vicende anche emotive del gruppo.
Ecco come descrive un atelier di oggi una delle partecipanti al nostro
gruppo:15
"L'esperienza insegna che ogni volta che si parli e si scriva di scrittura si deve
fare i conti con un'idea diffusa e radicata: la scrittura è un dono: c'è chi l'ha
(avuto) e chi no. Il metodo Bing pur non negando la metafora, rovescia il
15
Il brano, scritto da A. Chiantera, è tratto dal testo, già citato, curato da lei e da E. Cocever (pp.93 e segg.)
rapporto nel senso che fa sì che "chi scrive si doni la scrittura" o anche "si doni
alla scrittura".
Per arrivare a questa (duplice) meta la strada è sin dall'inizio semplice e
necessita di poche indicazioni. L'occorrente è il seguente: un gruppo di circa
dieci persone che sappiano leggere e scrivere, una conduttrice, un tavolo su cui
scrivere, carta e penna, alcuni libri ben scelti. Tutto parte, di nuovo, da un dono.
Chi conduce offre la lettura di un brano più o meno breve, scelto da un libro per
motivi diversi: per la struttura, il contenuto, il modo di trattare l'oggetto
presentato, il genere letterario, le modalità di scrittura che l'ha generato,
originato (individuale, collettivo, ...) Da questa lettura fatta con agio, ma una
volta sola, nasce la proposta di scrittura: un elemento del brano letto (collocabile
in uno dei livelli su indicati) diventa lo spunto per la scrittura del gruppo. Una
scrittura che dovrà fare sue due regole fondamentali: il rispetto della consegna e
il rispetto del tempo (10, 30 minuti) dato al gruppo per realizzare individualmente
il lavoro.
Cosa succede in questo lasso di tempo? Non c'è stata analisi critica del testo
letto e non c'è tempo per impostare criticamente il testo da scrivere. Dunque,
semplicemente, si scrive.La consegna e il testo –apparenti violatori di libertà
espressive individuali- diventano il filo che scandaglia in maniera imprevista le
scelte (cose di cui scrivere, di parole con cui scrivere) e la bussola che orienta
verso la via di casa e che fa dire “fine” al viaggio intrapreso. Per iniziare un
nuovo viaggio, quello della lettura al gruppo : ogni autore legge agli altri il
proprio scritto , offrendosi alla conoscenza altrui e moltiplicando il dono iniziale.
Una nuova lettura ed una nuova consegna avvicineranno ancora di più alla meta
finale. Perché il cammino dell’atelier si snoda alternando momenti di lettura (di
brani propri o altrui) a momenti di scrittura, avendo come guida la persona che
conduce e come solidali compagni di viaggio gli altri membri dell’atelier
Fondamentale diventa allora, all'interno di questo rapporto fra chi conduce, chi
scrive ed il gruppo, la condivisione di un atto di fiducia nel metodo e in chi lo
propone, negli altri ed in sé. E se la consegna ti permette di attivarti senza tener
conto dei tuoi gusti e/o delle tue attitudini, il limite di tempo ti attiva senza tener
conto delle tue esigenze e/o delle tue abitudini. E' misura ed argine, è guida e
contenitore è il limite, questo si, concreto, misurabile, uguale per tutti.
La meta da raggiungere -una scrittura prodotta in tempo limitato e in aderenza
ad una consegna -sposta così l’attenzione del “non sapere cosa scrivere” al
“come scrivere ciò che è stato richiesto”. La consegna paradossalmente, rende
liberi dal proprio limite non chiedendo di superarlo: implicitamente essa dice che
il limite è già superato che se viene affidata è perché si è già in grado di
scrivere. E le attese non restano mai deluse.