Verso la COP 17 dell`UNFCCC sui CAMBIAMENTI CLIMATICI

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Verso la COP 17 dell`UNFCCC sui CAMBIAMENTI CLIMATICI
Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea
Verso la COP 17 dell’UNFCCC
sui CAMBIAMENTI CLIMATICI
Durban (SUD AFRICA)
28 novembre - 9 dicembre 2011
--La situazione al 22 novembre 2011
NOTA TEMATICA SPECIALE n. 2
(integrazione della Nota Tematica Speciale n. 1 del 10 novembre 2011)
a cura del Dottor Prina Pera Giancarlo
Bruxelles, 23 novembre 2011
Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea
Verso la COP 17 dell’UNFCCC sui Cambiamenti Climatici – a cura del Dottor Prina Pera Giancarlo
PREMESSA E INDICE
La 17ma Conferenza delle Parti o COP17 dell’UNFCCC, la Convenzione Quadro delle
Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, si svolgerà a Durban, in Sud Africa, dal 28
novembre al 9 dicembre 2011.
In questa seconda Nota si illustrano i principali avvenimenti pertinenti succedutisi nella
dozzina di giorni seguenti alla precedente Nota tematica speciale inviata al Cinsedo giovedì
10 novembre ultimo scorso. Alla nota è allegato, per l’interesse degli specialisti, il file della
sintesi della relazione speciale dell’IPCC sulla gestione dei rischi derivanti da disastri ed
eventi estremi in relazione all’adattamento ai cambiamenti climatici.
L’indice della newsletter è molto breve.
INDICE
1.
2.
3.
4.
5.
La risoluzione del Parlamento Europeo del 16 novembre 2011
Alcuni incontri internazionali preparatori dal 7 al 18 novembre 2011
La 34ma sessione dell’IPCC a Kampala (Uganda), 17-18 novembre 2011
Il WEO 2011 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, 18 novembre 2011
Il Libro bianco sui cambiamenti climatici della Cina, 22 novembre 2011
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La 17ma sessione della Conferenza delle Parti (COP 17) della Convenzione quadro delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) dovrebbe ospitare, secondo le stime
degli organizzatori, circa 30.000 partecipanti in rappresentanza di governi, organizzazioni
internazionali, enti vari e ONG, operatori di media accreditati; alla COP 15 di Copenhagen vi
erano stati 30.123 partecipanti registrati e 2.941 operatori dei media; a Cancùn alla COP 16 i
partecipanti furono oltre 12.000 e gli operatori dei media 1.270.
Per coloro che volessero seguirla più direttamente da casa o dall’ufficio, dal website
dell’UNFCCC (http://unfccc.int/2860.php.) sono attivabili molteplici strumenti informativi
(webstreaming, twitter, ecc.); per gli addetti ai lavori una eccellente fonte informativa è al
solito costituita dai reportage giornalieri dell’IISD (International Institute for Sustainable
Development, website di riferimento: http://www.iisd.ca/) che si chiudono abitualmente con la
piacevole sezione “ON THE CORRIDOR”. Il menu sul website dell’UNFCCC è il seguente:
UNFCCC resources
Conference website
Conference documents
Overview schedule
Daily Programme
Agenda and documents for the Seventeenth session of the Conference of the Parties (COP 17)
Agenda and documents for the seventh session of the Conference of the Parties serving as the meeting of the Parites to the
Kyoto Protocol (COP/MOP 7)
Agenda and documents for the Thirty-fifth session of the Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA 35)
Agenda and documents for the Thirty-fifth session of the Subsidiary Body for Implementation (SBI 35)
Agenda and documents for the Resumed fourteenth session of the Ad hoc Working Group on Long-term Cooperative Action
under
the
Convention
(AWG-LCA)
Agenda and documents for the Resumed sixteenth session of the Ad hoc Working Group on Further Commitments for Annex I
Parties under the Kyoto Protocol (AWG-KP)
Meetings archive
General resources
Host country website
Gateway to the UN System’s Work on Climate Change
Come già rilevato nella premessa della precedente Nota, a causa soprattutto della gravità della
crisi finanziaria in corso, a pochi giorni dalla COP 17 di Durban si registra uno scarso se non
quasi nullo interesse dei media, se paragonato all’attenzione spasmodica di due anni fa per la
COP 15 di Copenhagen.
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1. La risoluzione del Parlamento Europeo del 16 novembre 2011
Nella sessione plenaria del 16 novembre 2011 il Parlamento europeo ha adottato a grande
maggioranza (532 voti a favore, 76 contrari e 43 astensioni) una risoluzione sulla Conferenza
di Durban sul Cambiamento climatico (COP 17), sulla base della risoluzione adottata nella
seduta straordinaria del 26 ottobre u.s. a Strasburgo dalla Commissione ENVI del Parlamento
europeo a stragrande maggioranza (53 voti a favore, 4 contrari e 3 astensioni) derivante da un
progetto di risoluzione presentato dai principali gruppi politici.
La proposta di risoluzione è stata infatti redatta e presentata a cura di Karl-Heinz Florenz per
il gruppo PPE, con la collaborazione di Dan Jǿrgensen del gruppo S&D, di Corinne Lepade
del gruppo ALDE, di Bas Eickhout del gruppo Verdi/ALE, di Miroslav Ouzký del gruppo
ECR, di Bairbre de Brùn del gruppo GUE/NGL e di Oreste Rossi del gruppo EFD.
A Durban la delegazione del Parlamento europeo sarà composta da: Jo Leinen (S&D, DE,
Presidente della Commissione ENVI), Karl-Heinz Florenz (EPP, DE, Vice-presidente della
Commissione ENVI), Kriton Arsenis (S&D, EL), Bairbre De Brún (GUE/NGL, UK), Pilar
Del Castillo (EPP, ES), Bas Eickhout (Greens/EFA, NL), Elisabetta Gardini (EPP, IT), Dan
Jørgensen (S&D, DK), Corinne Lepage (ALDE, FR), Vladko Panayotov (ALDE, BG), Anna
Rosbach (ECR, DK), Oreste Rossi (EFD, IT), Richard Seeber (EPP, AT), Francisco Sosa
Wagner (unattached, ES) e Marita Ulvskog (S&D, SE).
Jo Leinen (Germania, S&D)
Presidente della Commissione Ambiente (ENVI)
del Parlamento Europeo (PE)
Karl-Heinz Florenz (Germania, PPE)
Vice-Presidente della Commissione Ambiente (ENVI)
del Parlamento Europeo (PE)
Segue il testo della risoluzione adottata, già anticipato al Cinsedo e distribuito giovedì 17
novembre scorso.
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Risoluzione del Parlamento europeo del 16 novembre 2011 sulla Conferenza di Durban
sul cambiamento climatico (COP 17)
Il Parlamento europeo,
– visti la convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC) e
il protocollo di Kyoto all’UNFCCC,
– visti i risultati della Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite svoltasi a
Bali nel 2007 e il piano di azione di Bali (Decisione 1/COP 13),
– visti la quindicesima Conferenza delle parti (COP15) alla UNFCCC e la quinta
Conferenza delle parti, che funge da riunione delle parti al Protocollo di Kyoto
(COP/MOP5), tenutesi a Copenaghen, in Danimarca, dal 7 al 18 dicembre 2009, e
l'accordo di Copenaghen,
– visti la 16a Conferenza delle parti (COP 16) all'UNFCCC e la 6a Conferenza delle parti
che funge da riunione delle parti al protocollo di Kyoto (COP/MOP 6), tenutesi a Cancún,
in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre 2010, e gli accordi di Cancún,
– viste la 17a Conferenza delle parti (COP 17) alla UNFCCC e la 7a Conferenza delle parti
che funge da riunione delle parti al protocollo di Kyoto (COP/MOP 7), che si terranno a
Durban, Sud Africa, dal 28 novembre al 9 dicembre 2011,
– visto il pacchetto dell'Unione europea su clima ed energia del dicembre 2008,
– vista la direttiva 2008/101/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre
2008, che modifica la direttiva 2003/87/CE al fine di includere le attività di trasporto
aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra1,
– viste le sue risoluzioni del 25 novembre 2009 sulla strategia dell'Unione europea per la
Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici2, del 10 febbraio 2010 sull'esito
della Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici (COP 15) 3 e del 25 novembre
2010 sulla Conferenza sul cambiamento climatico di Cancun4,
– vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2009 su "2050: il futuro inizia oggi –
Raccomandazioni per una futura politica integrata dell'Unione europea sul cambiamento
climatico"5,
– visti il Libro bianco della Commissione dal titolo "L'adattamento ai cambiamenti
climatici: verso un quadro d'azione europeo" (COM(2009)0147), la sua risoluzione al
riguardo del 6 maggio 20106 e la relazione speciale dell'IPCC sulle fonti rinnovabili di
energia e l'attenuazione dei cambiamenti climatici del 9 maggio 20117,
1
GU L 8 del 13.1.2009, pag. 3.
GU C 285 E del 21.10.2010, pag. 1.
3
GU C 341 E del 16.12.2010, pag. 25.
4
Testi approvati, P7_TA(2010)0442.
5
GU C 67 E del 18.3.2010, pag. 44.
6
GU C 81 E del 15.3.11, pag. 115.
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http://srren.ipcc-wg3.de/report
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– vista la sua risoluzione dell'11 maggio 2011 sul Libro verde della Commissione "La
protezione e l'informazione sulle foreste nell'UE: preparare le foreste ai cambiamenti
climatici"8,
– viste le conclusioni del Consiglio del 14 marzo 2011 sul seguito alla Conferenza di
Cancún e le conclusioni del Consiglio ECOFIN del 17 maggio 2011 sul cambiamento
climatico,
– viste le decisioni adottate in occasione della 10a Conferenza delle parti (COP 10) della
Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CBD), in particolare la decisione
della COP 10 (2010) sulla geoingegneria,
– vista la dichiarazione comune del 20 dicembre 2005 del Consiglio e dei rappresentanti dei
governi degli Stati membri, riuniti in seno al Consiglio, del Parlamento europeo e della
Commissione, sulla politica di sviluppo dell'Unione europea: "Il consenso europeo", in
particolare i punti 22, 38, 75, 76 e 1059,
– vista la relazione della commissione per l'audit ambientale della Camera dei Comuni dal
titolo "L'impatto degli aiuti esteri del Regno Unito sulla protezione ambientale e
l'adattamento al cambiamento climatico e l'attenuazione dei relativi effetti", pubblicata il
29 giugno 2011,
– vista la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, dell'8 settembre 2000, che
esplicita gli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) quali obiettivi fissati
congiuntamente dalla comunità internazionale per l'eliminazione della povertà,
– viste le conclusioni del Consiglio del 25 giugno 2009 sull'integrazione della dimensione
ambientale nella cooperazione allo sviluppo,
– vista la dichiarazione di Nairobi del 25-29 maggio 2009 sul Processo africano per
combattere il cambiamento climatico,
– viste l'interrogazione del 27 settembre 2011 al Consiglio sulla Conferenza di Durban sui
cambiamenti climatici (COP 17) (O-000216/2011 - B7-0639/2011) e l'interrogazione del
27 settembre 2011 alla Commissione sulla Conferenza di Durban sui cambiamenti
climatici (COP 17) (O-000217/2011 - B7-0640/2011),
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,
A. considerando che l'esistenza del cambiamento climatico e del suo impatto è dimostrata da
prove scientifiche inconfutabili, per cui un'azione a livello internazionale si rende
indispensabile per far fronte a una delle principali sfide del 21° secolo e oltre;
B. considerando che un accordo internazionale giuridicamente vincolante e coerente con il
principio di "responsabilità comune ma differenziata" deve continuare a costituire
l'obiettivo generale da raggiungere, riconoscendo in tal modo il ruolo guida che i paesi
sviluppati devono svolgere e l'opportuno contributo che i paesi in via di sviluppo devono
apportare;
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Testi approvati, P7_TA(2011)0226.
GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
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C. considerando che gli impegni attuali, assunti nel quadro dell'accordo di Copenaghen e
formalizzati con gli accordi di Cancún, non sono sufficienti per raggiungere l'obiettivo di
limitare a 2°C l'aumento complessivo della temperatura media annua sulla superficie del
pianeta ("l'obiettivo dei 2°C");
D. considerando che la tabella di marcia della Commissione verso un'economia competitiva a
basse emissioni di carbonio nel 2050, che stabilisce obiettivi a lungo termine, ribadisce
l'obiettivo dell'Unione europea di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'80-95%
entro il 2050, in modo da contenere entro i 2°C il riscaldamento globale prodotto dal
cambiamento climatico, concludendo comunque che l'80% della riduzione entro il 2050
deve essere conseguito all'interno dell'UE;
E. considerando che è importante fare tesoro della fiducia e della trasparenza ripristinate
durante la Conferenza COP 16 di Cancún, onde mantenere l'impulso politico necessario a
creare le premesse per il conseguimento di un accordo internazionale completo con
obiettivi concreti e corrispondenti misure politiche;
F. considerando che gli accordi di Cancún esortano i paesi sviluppati ad essere più ambiziosi
in materia di obiettivi di riduzione delle emissioni, al fine di ridurre le emissioni aggregate
di gas a effetto serra fino a un livello coerente con la scala compresa tra il 25 e il 40%
fissata dalla quarta relazione di valutazione (AR4) dell'IPCC per il 2020 rispetto ai livelli
del 1990;
G. considerando che, nei paesi sviluppati, sono necessarie riduzioni collettive delle emissioni
di gas a effetto serra che si situino nella fascia alta della scala compresa tra il 25 e il 40%
fissata per il 2020 dalla AR4 dell'IPCC rispetto ai livelli del 1990 per poter raggiungere
l'obiettivo dei 2°C con soltanto il 50% di probabilità;
H. considerando che i cambiamenti radicali avvenuti sulla scena geopolitica mondiale negli
ultimi decenni, a seguito dei quali alcuni paesi in via di sviluppo sono divenuti attori
economici e politici di primo piano, devono essere tenuti in considerazione in quanto
hanno portato a un nuovo assetto di potere e influenza ed implicano nuovi ruoli e
responsabilità;
I. considerando che i paesi europei si trovano di fronte a scelte critiche per preservare la loro
prosperità e sicurezza future e che il passaggio a un obiettivo nazionale di riduzione dei
gas a effetto serra che sia in linea con gli obiettivi climatici dell'UE può essere associato a
un'economia più sana e a un aumento dell'occupazione e dell'innovazione verdi;
J. considerando che, secondo alcune stime, le donne rappresentano il 70% della popolazione
povera a livello mondiale, effettuano due terzi delle ore di lavoro prestate ma possiedono
meno dell'1% dei beni e che, pertanto, sono meno in grado di adattarsi al cambiamento
climatico e più vulnerabili a tale fenomeno;
K. considerando che l'articolo 7 degli accordi di Cancún sottolinea che "la parità di genere e
l'effettiva partecipazione delle donne e delle popolazioni autoctone sono importanti per
agire con efficacia in tutti gli aspetti del cambiamento climatico";
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L. considerando che esistono sostanziali disparità di portata, struttura e concetto tra la
notifica delle attività LULUCF (utilizzo del suolo, cambio di destinazione d'uso del suolo
e silvicoltura) nel quadro della convenzione UNFCCC e la contabilità delle stesse attività
nel quadro del protocollo di Kyoto, e che tali disparità pregiudicano gli sforzi di
mitigazione del cambiamento climatico compiuti dalle parti;
M. considerando che la contabilizzazione delle attività di "gestione forestale", responsabile
della maggior parte delle emissioni prodotte dai settori LULUCF, è facoltativa nel quadro
del protocollo di Kyoto;
N. considerando che, stando alla Relazione sullo sviluppo mondiale 2010, il costo
incrementale complessivo dell'adattamento al cambiamento climatico e dell'attenuazione
dei relativi effetti nei paesi poveri sarà pari a un importo compreso fra i 170 e i 275
miliardi di USD all'anno da qui al 2030;
O. considerando che qualsiasi accordo sul cambiamento climatico deve tener conto dei
processi di sviluppo esistenti sia a livello internazionale (in particolare gli OSM e la
dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti) che a livello nazionale (programmi
d'azione nazionali di adattamento);
P. considerando che gli interventi dell'Unione europea dovrebbero aiutare i paesi in via di
sviluppo ad eliminare gradualmente lo sviluppo ad alto tenore di carbonio e a creare
infrastrutture a basso tenore di carbonio e che detti interventi devono inoltre sostenere lo
sviluppo economico locale, la creazione di occupazione verde e la riduzione della povertà
e non essere utilizzati per sovvenzionare le imprese europee o essere ad esse subordinati;
Q. considerando che l'attuale livello dei prestiti della Banca mondiale per sostenere la
produzione di energia fossile deve essere in linea con l'obiettivo di ridurre le emissioni di
gas a effetto serra;
R. considerando che i parlamentari, segnatamente quelli dei paesi in via di sviluppo, possono
e devono svolgere un ruolo cruciale in tale agenda, garantendo la responsabilizzazione e
l'efficacia dell'amministrazione pubblica, nonché assicurando un collegamento vitale, in
termini di conoscenza, con l'elettorato, entrambi aspetti importanti per garantire le
capacità di recupero di un paese nei confronti del cambiamento climatico;
S. considerando che i meccanismi finanziari esistenti sono complessi e frammentati; che
l'impegno a destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti pubblici allo sviluppo per conseguire gli
OSM non è stato onorato dalla maggior parte dei paesi donatori; che i meccanismi
finanziari dell'UNFCC dipendono da ricostituzioni attraverso i contributi volontari di
donatori;
T. considerando che i miglioramenti nell'ambito della gestione delle foreste costituiscono un
prerequisito fondamentale per ottenere riduzioni sostenibili della deforestazione; che i
negoziati sul clima devono riflettere i precedenti sforzi in materia di deforestazione e
degrado delle foreste, come il Piano d'azione FLEGT dell'Unione europea, volto a limitare
il disboscamento illegale, affrontando la gestione delle risorse forestali;
U. considerando che dovrebbe essere creato un sistema comune per monitorare l'intera
gamma di strumenti disponibili per finanziare misure di adattamento, al fine di garantire
un sistema di finanziamento responsabile e trasparente;
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Obiettivi fondamentali
1. esorta le parti a garantire la conclusione di un accordo internazionale vincolante completo,
equo ed ambizioso per il post-2012, ispirandosi al sistema internazionale fondato su regole
del protocollo di Kyoto in linea con l'obiettivo dei 2°C e mirando al raggiungimento del
livello di picco delle emissioni nazionali e globali di gas a effetto serra con la massima
urgenza;
2. invita i Capi di Stato e di governo del mondo intero a dare prova di vera determinazione e
leadership politica durante i negoziati e ad attribuire alla questione la massima priorità;
3. invita l'Unione europea a ribadire pubblicamente e in modo inequivocabile il suo forte
impegno a favore del protocollo di Kyoto e ad adottare tutti i provvedimenti necessari a
garantire che non si producano interruzioni tra i periodi di impegno del protocollo in
parola; invita pertanto l'Unione europea a dichiarare apertamente, prima di Durban, di
essere pronta a proseguire con il secondo periodo di impegno previsto dal protocollo di
Kyoto e a definire altresì i passi concreti per colmare il "gigatonne gap", ossia il divario
tra gli attuali livelli di ambizione e quelli necessari per contenere il surriscaldamento
globale al di sotto dei 2°C; esorta l'UE a garantire che questo divario sia identificato e
quantificato a Durban e a premere affinché vengano adottate misure per colmarlo;
4. riconosce tuttavia che, per garantire il conseguimento di un accordo internazionale equo,
ambizioso e giuridicamente vincolante per il post-2012 che consenta di raggiungere
l'obiettivo dei 2°C, sono necessari progressi comparabili nell'ambito della Convenzione;
sottolinea a tal proposito l'importanza di alleanze (subglobali) con i paesi più progressisti
quali strumento per fornire un ulteriore slancio al processo negoziale; invita la COP a
stabilire un mandato a tempo per conseguire un accordo giuridicamente vincolante nel
quadro della Convenzione da attuare quanto prima possibile e, al più tardi, entro il 2015;
ricorda, a tal proposito, che i paesi industrializzati dovrebbero ridurre entro il 2020 le
proprie emissioni del 25-40% rispetto ai livelli del 1990, mentre i paesi in via di sviluppo,
collettivamente, dovrebbero conseguire uno scostamento sostanziale dal tasso di crescita
delle emissioni attualmente previsto, con una riduzione dell'ordine del 15-30% entro il
2020;
5. esorta tutti i partner internazionali a colmare il "gigatonne gap" esistente tra i dati
scientifici e gli attuali impegni delle parti, a proporre impegni ed azioni di riduzione delle
emissioni più ambiziosi rispetto a quelli contenuti nell'accordo di Copenaghen, basandosi
sul principio di una "responsabilità comune ma differenziata", e ad affrontare le emissioni
prodotte dai trasporti aerei e marittimi internazionali e dagli idrofluorocarburi (HFC),
onde garantire la coerenza con l'obiettivo dei 2°C; osserva che un importante passo verso
la sensibilizzazione delle parti e l'ottenimento di impegni più ambiziosi consiste nel
comunicare dettagliatamente alle parti la situazione alla quale condurranno gli attuali
impegni e gli ulteriori provvedimenti che dovranno essere adottati;
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6. sottolinea l'importanza di conseguire progressi in occasione della Conferenza di Durban
per quanto riguarda l'ulteriore attuazione degli accordi di Cancún, la definizione della data
di picco massimo per le emissioni globali e un obiettivo globale di riduzione delle stesse
per il 2050, l'indicazione di un percorso chiaro verso il 2050 che comprenda obiettivi
intermedi di riduzione delle emissioni globali, l'adozione di strumenti strategici volti a
garantire che gli obiettivi siano onorati e la soluzione della questione generale riguardante
la forma che gli impegni dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo dovranno
assumere in futuro; ribadisce che, secondo le prove scientifiche presentate dall'IPCC, per
rispettare l'obiettivo dei 2ºC occorre che le emissioni globali di gas a effetto serra
raggiungano il livello di picco al più tardi entro il 2015 e che entro il 2050 si riducano di
almeno il 50% rispetto ai livelli del 1990, per poi continuare a diminuire;
7. invita la Conferenza di Durban a definire un processo volto a valutare l'adeguatezza degli
impegni di riduzione delle emissioni in funzione dell'anno di picco, dell'obiettivo di
riduzione per il 2050 e dell'obiettivo dei 2°C;
8. si compiace della tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di
carbonio nel 2050 che stabilisce obiettivi a lungo termine e riconferma l'obiettivo
dell'Unione europea di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell'80-95% entro il 2050
in modo da contenere entro i 2°C il riscaldamento globale prodotto dal cambiamento
climatico; prende atto della conclusione secondo la quale l'80% della riduzione entro il
2050 dovrà essere conseguito all'interno dell'Unione europea e che una riduzione lineare
sarebbe ragionevole dal punto di vista economico;
9. ribadisce che le emissioni cumulative sono determinanti per il sistema climatico; rileva
che, anche rispettando gli obiettivi del 2050 seguendo il percorso definito nella tabella di
marcia della Commissione, l'UE sarebbe comunque responsabile, a livello di emissioni di
gas a effetto serra, di una quota pro capite quasi doppia rispetto a quella del bilancio
globale del carbonio compatibile con l'obiettivo dei 2°C e che ritardare le riduzioni delle
emissioni comporta un notevole aumento della quota cumulativa;
10. accoglie con favore le ultime comunicazioni della Commissione e le sue analisi sulle
modalità per raggiungere un obiettivo di protezione del clima del 30%; sostiene il punto di
vista indicato in detti documenti secondo il quale, indipendentemente dall'esito dei
negoziati internazionali, un obiettivo di protezione climatica superiore al 20% è
nell'interesse dell'UE stessa, dato che implicherebbe contemporaneamente la creazione di
occupazione verde e uno stimolo a crescita e sicurezza;
11. esorta l'UE e gli Stati membri, sulla base di aspettative realistiche del probabile esito della
COP 17, a concludere il maggior numero possibile di accordi parziali, in settori come la
scienza, il trasferimento della tecnologia e LULUCF, al fine di mantenere uno sviluppo
generalmente positivo dei negoziati, offrendo quindi certezze sulle politiche e i negoziati
futuri in materia di cambiamento climatico;
12. invita l'Unione europea e gli Stati membri a sviluppare un principio di "giustizia
climatica"; insiste sul fatto che la maggiore ingiustizia si verificherebbe se l'UE non
affrontasse il cambiamento climatico, dal momento che a risentirne sarebbero in
particolare i poveri nei paesi poveri;
13. rammenta che i paesi poveri sono i più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento
climatico e dispongono di meno mezzi per adattarsi;
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14. sottolinea che le risposte al cambiamento climatico esercitano un impatto sulla parità di
genere a tutti i livelli e che, al fine di garantire soluzioni vantaggiose per tutti ed evitare di
aggravare le disparità, le considerazioni di genere dovrebbero essere integrate nelle
politiche climatiche, in linea con gli accordi globali sull'integrazione della dimensione di
genere e con la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro
le donne;
Strategia dell'UE
15. sottolinea che è necessario che l'UE imposti una diplomazia del clima più ampia e più
efficace condotta da tutte le sue istituzioni prima della conferenza di Durban (in
particolare per riguarda le relazioni UE-Africa), nel tentativo di assumere un profilo più
netto in materia di politica climatica, dando un nuovo impulso ai negoziati internazionali
sul clima e incoraggiando i partner in tutto il mondo a introdurre riduzioni vincolanti delle
emissioni e adeguate misure di mitigazione del cambiamento climatico e di adeguamento,
con particolare riferimento alla proposta dell'UE concernente la decarbonizzazione totale
entro il 2050;
16. invita l'Unione europea ad assumere un ruolo guida e a premere per una politica climatica
ambiziosa che riduca il cambiamento climatico, per mostrare i vantaggi di una siffatta
politica e incoraggiare gli altri paesi a fare altrettanto;
17. ribadisce che, in tale contesto, è importante che l'Unione europea, quale attore di primo
piano, parli con una "sola voce" nel cercare un accordo internazionale ambizioso e dia
prova di grande ambizione in occasione dei negoziati della COP 17 e rimanga unita a tale
riguardo;
18. mette in evidenza la posizione unica dell'Unione europea in quanto entità sovrannazionale
che, per rendere i suoi metodi di lavoro più efficaci, ha cessato di decidere all'unanimità
per passare alla maggioranza qualificata, una scelta questa che potrebbe rappresentare la
via da seguire in futuro anche per l'UNFCCC;
19. sottolinea che, al fine di rilanciare e influenzare i futuri negoziati, occorre concentrarsi
maggiormente sul fatto che la lotta al cambiamento climatico offre anche opportunità
economiche e un percorso verso società più efficienti dal punto di vista delle risorse in
generale;
20. è del parere che lo sviluppo delle capacità, nella sua accezione generale e non soltanto in
riferimento al trasferimento delle tecnologie, sia di importanza fondamentale e necessiti di
un approccio integrato e di un'architettura istituzionale più snella che favoriscano le
sinergie e il coordinamento;
21. sottolinea l'importanza d'integrare in modo sistematico la parità di genere come
problematica trasversale nella struttura gestionale e negli orientamenti operativi del fondo
per il clima;
22. sottolinea che è essenziale prevedere una partecipazione equilibrata sotto il profilo del
genere al processo decisionale in modo che sia applicata a tutte le fasi e a tutti gli aspetti
del finanziamento; esorta l'UE ad adoperarsi per raggiungere una rappresentanza
femminile di almeno il 40% in tutti gli organismi pertinenti;
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23. sottolinea che, se l'UE si dimostrasse restia a procedere con il secondo periodo di impegno
del protocollo di Kyoto, i paesi in via di sviluppo riceverebbero un messaggio
estremamente negativo;
Fondare la conferenza di Durban sugli accordi di Cancún
24. accoglie con favore il successo ottenuto alla COP 16 del 2010 con il raggiungimento degli
accordi di Cancún, che hanno riconosciuto il problema globale e urgente rappresentato dal
cambiamento climatico e hanno stabilito gli obiettivi e i modi per farvi fronte,
ripristinando nel contempo la fiducia nel processo dell'UNFCCC quale strumento per
trovare una risposta globale al cambiamento climatico; chiede a tutti i partecipanti di
preservare l'atmosfera positiva dei negoziati di Cancún e si attende che la Conferenza di
Durban compia ulteriori progressi verso il proseguimento e il rafforzamento del regime
multilaterale per il clima basato su norme;
25. sottolinea in particolare che gli accordi di Cancún hanno riconosciuto l'obiettivo dei 2°C
(compresa la necessità di prendere in considerazione, nel quadro della prima revisione e
sulla base delle migliori conoscenze scientifiche disponibili, un eventuale rafforzamento
dell'obiettivo globale a lungo termine in rapporto ad un aumento della temperatura media
globale di 1,5°C) e che è stato avviato un processo volto a stabilire la data di picco
massimo delle emissioni globali, un obiettivo di riduzione delle stesse per il 2050 e misure
politiche atte a garantire che gli obiettivi prefissati vengano raggiunti;
26. esorta le parti a sfruttare la Conferenza di Durban per rendere operativi i necessari
meccanismi concordati, quali il Fondo verde per il clima e il comitato per l'adeguamento,
e a concentrarsi sullo sviluppo del meccanismo tecnologico (compreso il Centro e la rete
delle tecnologie in materia di clima) e sul registro per catalogare le azioni di mitigazione
dei paesi in via di sviluppo che cercano di ottenere un sostegno internazionale nonché ad
affrontare le principali questioni in sospeso e compiere progressi sulla questione della
forma giuridica del futuro quadro per il periodo post 2012, compreso uno scadenzario per
garantire un accordo su tale quadro;
27. sottolinea la necessità di esplicare ulteriori sforzi alla Conferenza di Durban per
sviluppare le disposizioni relative alla trasparenza per quanto riguarda gli impegni e le
azioni e di stabilire un chiaro programma di lavoro in tale settore comprendente sistemi di
misurazione, rendicontazione e verifica;
28. prende atto delle lacune tuttora esistenti negli approcci settoriali e non basati sul mercato e
mette in evidenza la particolare necessità di trattare il tema della produzione e dell'uso
degli idrofluorocarburi (HFC) nel quadro del protocollo di Montreal; osserva che è
necessario un approccio globale internazionale alle emissioni antropiche diverse dal CO2
che incidono sul clima, non da ultimo in quanto il costo della riduzione di tali emissioni è
inferiore rispetto a quello delle riduzioni previste nel settore del carbonio, anche tenendo
conto dell'attuale prezzo del carbonio; chiede una riforma dei meccanismi di progetto,
quali il meccanismo per lo sviluppo pulito (CDM) e l'attuazione congiunta (JI), evitando
l'immobilizzazione in infrastrutture ad elevato utilizzo di carbonio attraverso il ricorso
improprio a meccanismi flessibili che comporterebbe un aumento dei costi generali degli
sforzi atti a realizzare l'obiettivo della decarbonizzazione, mediante l'introduzione di
norme qualitative rigorose da applicare ai progetti in modo da garantire il rispetto dei
diritti umani e ulteriori riduzioni affidabili, verificabili e reali delle emissioni e sostenere
inoltre lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo; appoggia parimenti il punto di
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vista della Commissione, secondo cui sarebbe opportuno concordare, per il periodo
successivo al 2012, meccanismi settoriali per i paesi in via di sviluppo economicamente
più avanzati, mentre i paesi meno sviluppati continuerebbero a usufruire di un CDM di
elevata qualità; chiede nuovi meccanismi di compensazione settoriali internazionali per
garantire l'integrità ambientale e incorporare i vantaggi climatici oltre il margine del 1530% previsto dallo status quo;
29. chiede che l'efficacia ambientale degli obiettivi di riduzione delle emissioni di cui
all'allegato I costituisca il principio guida dell'approccio dell'UE per quanto concerne le
norme contabili internazionali in materia di gestione forestale, i meccanismi flessibili e la
possibilità di tenere conto di tutti i risultati superiori agli obiettivi durante il primo periodo
di impegno del Protocollo di Kyoto in relazione agli obiettivi post 2012;
30. riconosce l'importanza di un adattamento proattivo alle conseguenze inevitabili del
cambiamento climatico, in particolare nelle regioni del mondo più colpite da esso, e
soprattutto della tutela delle fasce più vulnerabili della società; chiede pertanto che si
raggiunga a Durban un accordo che comporti forti impegni politici e finanziari per
assistere i paesi in via di sviluppo nel potenziamento delle capacità;
Finanziamento
31. rammenta che i paesi sviluppati si sono impegnati a erogare risorse nuove e supplementari
provenienti da fonti pubbliche e private per almeno 30 miliardi di dollari nel periodo
2010-2012 e successivamente per 100 miliardi di dollari l'anno entro il 2020, prestando
particolare attenzione ai paesi vulnerabili e a quelli meno avanzati; invita la Commissione
e gli Stati membri a onorare i propri impegni, a garantire che le risorse per l'adattamento e
la mitigazione vadano ad aggiungersi all'obiettivo di un APS pari allo 0,7% e a precisare
quale percentuale degli impegni proverrà da fondi pubblici; sottolinea inoltre la necessità
di mobilitare risorse sia nazionali che internazionali provenienti da tutte le fonti possibili
per contribuire al raggiungimento di tale obiettivo e per individuare un percorso da seguire
per delineare misure aggiuntive di riduzione delle emissioni nel periodo dal 2013 al 2020;
invita altresì la conferenza delle parti a definire un quadro per i finanziamenti per il clima
durante il periodo intermedio dal 2013 al 2020; sottolinea altresì la necessità che tali
finanziamenti siano concessi sulla base di regole leali, trasparenti e non discriminatorie e
che siano accompagnati da un efficace potenziamento delle capacità, dalla riduzione delle
barriere tariffarie e non tariffarie sui beni, servizi e investimenti ambientali, dal concreto
sostegno alle infrastrutture a basse emissioni e da regole ben definite e affidabili;
32. sottolinea la necessità di una varietà di fonti, e invita le parti a vagliare ulteriori fonti di
finanziamento a lungo termine che metteranno a disposizione flussi finanziari nuovi,
supplementari, adeguati e prevedibili;
33. invita l'UE e i suoi Stati membri a garantire una comunicazione esauriente e trasparente
sull'attuazione dei finanziamenti "ad attivazione rapida", nonché a sostenere l'attuazione
tempestiva delle azioni di mitigazione e adattamento nei paesi in via di sviluppo e
sottolinea la necessità di evitare divari sul piano dei finanziamenti dopo il 2012 (al
termine del periodo di finanziamento "ad attivazione rapida") e ad adoperarsi per
individuare un percorso da seguire per aumentare progressivamente, dal 2013 al 2020, i
fondi stanziati per il clima;
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34. sottolinea l'importanza di statistiche affidabili sulle emissioni, con dati comparabili e
relazioni di valutazione periodiche;
35. invita la Conferenza di Durban a intraprendere misure concrete per l'attuazione degli
accordi di Cancún in materia di finanziamento a lungo termine, comprese le fonti e
l'incremento grazie ai finanziamenti rapidi a partire dal 2013, chiede, a tale proposito, il
ricorso a fonti di finanziamento innovative e l'introduzione di una tassa sulle transazioni
finanziarie a livello internazionale e che gli introiti siano utilizzati in particolare per
sostenere le azioni legate al clima nei paesi in via di sviluppo, in linea con gli obiettivi
stabiliti nel quadro della UNFCCC;
36. invita le parti a rendere pienamente operativo il Fondo verde per il clima in occasione
della Conferenza di Durban e a svilupparlo in modo da garantire che il nuovo fondo sia in
grado di sostenere i percorsi evolutivi di sviluppo a bassa emissione di carbonio e
resistenti al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo;
37. invita la conferenza delle parti a specificare ulteriormente il principio delle risorse "nuove
e supplementari";
38. sottolinea l'importanza della prevedibilità e della continuità nel finanziamento per il clima;
chiede una piena trasparenza e misure adeguate per garantire l'aumento graduale dei
finanziamenti destinati al clima tra il 2013 e il 2020; chiede, a questo proposito, che si
ponga fine alla doppia contabilizzazione;
39. esorta la Commissione a definire quanto prima le modalità e gli strumenti per promuovere
e facilitare il coinvolgimento del settore privato a contribuire al finanziamento ai paesi in
via di sviluppo;
40. invita la Commissione a fare in modo che non siano rimessi in discussione gli accordi
definiti in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sulla protezione dei
diritti di proprietà intellettuale, che sono uno strumento fondamentale per incoraggiare il
coinvolgimento del settore privato nella diffusione di nuove tecnologie;
41. ricorda che gli attuali flussi finanziari per il clima destinati ai paesi in via di sviluppo,
benché in aumento, coprono solo una minima parte (meno del 5%) degli importi stimati di
cui i paesi in via di sviluppo avrebbero bisogno nel corso di vari decenni;
42. insiste sulla necessità che a Durban sia creata un'architettura finanziaria coerente per il
cambiamento climatico, innanzitutto per garantire che non vi sia un deficit di
finanziamento dopo il 2012; sottolinea che, in tale contesto, sono necessarie nuove risorse
(ad esempio, una tassa sulle transazioni finanziarie, l'emissione di diritti speciali di
prelievo, prelievi a carico della navigazione marittima/aerea, ecc.) e meccanismi di
erogazione efficaci;
43. auspica la creazione di un meccanismo di controllo della conformità, che assicuri un
rispetto più efficace degli impegni assunti in materia di riduzione dei gas a effetto serra,
finanziamenti, tecnologie e sviluppo delle capacità;
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44. invita i donatori a impegnarsi a stabilire l'importo dei fondi per la ricostituzione del Fondo
mondiale per l'ambiente e, in tale contesto, a continuare ad attribuire un'elevata priorità ai
paesi africani e a destinare risorse finanziarie sulla base delle esigenze e delle priorità dei
paesi;
45. invita la Commissione e gli Stati membri dell'Unione europea ad instaurare collegamenti
migliori fra gli OSM e il cambiamento climatico includendo l'impatto di detti
cambiamenti e l'adattamento ad essi in progetti e programmi per conseguire gli OSM, in
tutte le strategie più ampie per ridurre la povertà e nelle politiche di sviluppo; esorta la
Commissione, a tale proposito, a migliorare il suo strumento di comunicazione delle
informazioni finanziarie, per facilitare l'analisi finanziaria degli impegni dell'Unione
europea in materia di clima e accrescere l'integrazione delle questioni climatiche nelle
politiche di sviluppo;
46. ricorda che solo il finanziamento pubblico è di fondamentale importanza per raggiungere
le comunità più vulnerabili, che lottano per adattarsi al cambiamento climatico, e per
aiutare i paesi poveri ad adottare strategie di sviluppo sostenibile; sottolinea inoltre che la
Commissione e i governi degli Stati membri devono garantire che questo finanziamento
sia complementare agli obiettivi in materia di aiuti esistenti, in linea con l'articolo 4 della
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico; invita la
Commissione a fornire, in linea con il Piano d'azione di Bali del dicembre 2007, i criteri
dei "finanziamenti di misure ulteriori per contrastare il cambiamento climatico" in modo
misurabile, rendicontabile e verificabile;
47. ricorda che il principio "chi inquina paga", benché volto a contribuire alla riduzione
dell'inquinamento, incontra ancora difficoltà di attuazione nei paesi in via di sviluppo;
insiste pertanto sulla necessità che i finanziamenti delle misure per contrastare il
cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo affrontino tale questione in modo più
dettagliato;
48. invita la Banca mondiale ad assicurare che il suo portafoglio sia intelligente sotto il profilo
climatico;
49. rileva che occorre garantire l'equilibrio di genere in tutti gli organi decisionali che
intervengono nei finanziamenti per il clima, compresi il Consiglio d'amministrazione del
Fondo verde per il clima e gli eventuali organi subordinati per i singoli comparti di
finanziamento; sottolinea che gli esponenti della società civile, compresi i rappresentanti
della parità di genere e le organizzazioni femminili, dovrebbero avere la possibilità di
partecipare attivamente ai lavori del consiglio di amministrazione del GCF e di tutti i suoi
organi subordinati;
50. evidenzia che le disuguaglianze di genere nell'accesso alle risorse, compreso il credito,
l'estensione dei servizi, l'informazione e la tecnologia, devono essere tenute presenti al
momento di sviluppare le attività di mitigazione; sottolinea che gli sforzi di adeguamento
dovrebbero sistematicamente ed efficacemente riguardare le conseguenze specifiche in
base al genere del cambiamento climatico nei settori energetico, idrico, della sicurezza
alimentare, dell'agricoltura e della pesca, della biodiversità e dei servizi ecosistemici, della
salute, dell'industria, degli insediamenti umani, della gestione delle catastrofi nonché dei
conflitti e della sicurezza;
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Evoluzione verso un'economia e un'industria sostenibili
51. sottolinea che molti paesi si stanno muovendo velocemente verso una nuova economia
verde, per vari motivi, tra cui la protezione del clima, la scarsità e l'efficienza delle risorse,
la sicurezza energetica, l'innovazione e la competitività; prende atto, ad esempio, della
portata dei programmi di investimento dedicati alla transizione energetica in paesi come
Stati Uniti, Cina e Corea del Sud; invita la Commissione ad analizzare tali programmi,
compresi i loro livelli di ambizione e di valutare il rischio di una perdita di leadership
dell'UE;
52. accoglie con favore queste iniziative internazionali e ribadisce che un'azione coordinata a
livello internazionale contribuisce ad affrontare le preoccupazioni riguardo alla
rilocalizzazione delle emissioni di carbonio dei settori in questione, in particolare quelli ad
elevata intensità energetica; chiede un accordo volto a garantire parità di condizioni a
livello internazionale per industrie ad alta intensità di carbonio;
53. è preoccupato che la crisi finanziaria e di bilancio che ha colpito la maggior parte delle
economie industrializzate abbia ridotto il livello di attenzione dei governi riguardo ai
negoziati internazionali sul clima a Durban; ritiene che l'Unione europea non debba
lesinare gli sforzi per trasformare la propria economia, ad esempio per evitare la perdita di
posti di lavoro, in particolare la perdita di posti di lavoro verdi, e che l'UE debba
convincere i partner a livello mondiale che le riduzioni delle emissioni sono fattibili senza
perdite a livello di competitività e posti di lavoro, soprattutto se ciò viene realizzato in
modo collettivo;
54. sottolinea la necessità di sviluppare e attuare con urgenza una strategia olistica delle
materie prime e delle risorse, anche per quanto riguarda la loro efficienza in tutti i settori
dell'economia, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, al fine di conseguire
una crescita economica sostenibile a lungo termine, e invita l'UE e i suoi Stati membri a
dare il buon esempio in tal senso; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere
i paesi in via di sviluppo a livello sia nazionale sia locale, mettendo a disposizione
competenze in materia di attività mineraria sostenibile, di miglioramento dell'efficienza
delle risorse e di riutilizzo e riciclaggio;
55. è del parere che gli approcci settoriali abbinati alla fissazione di un tetto alle emissioni a
livello di sistema economico nei paesi industrializzati possano contribuire a conciliare gli
interventi sul clima con la competitività e la crescita economica; sottolinea l'importanza di
adottare un approccio settoriale orizzontale di tipo olistico per le emissioni industriali
quale valore aggiunto per i negoziati internazionali e gli obiettivi europei in materia di
CO2; auspica che tale approccio possa inoltre far parte di un quadro internazionale post2012 riguardante gli interventi a favore del clima;
56. pone in rilievo il ruolo del CDM nel processo di riduzione delle emissioni e di
accelerazione del trasferimento di tecnologia da parte dell'industria europea; rammenta
che il CDM deve essere riformato onde richiedere l'introduzione di rigorosi standard
qualitativi che garantiscano l'elevato livello dei progetti con ulteriori riduzioni affidabili,
verificabili e reali delle emissioni, favorendo inoltre lo sviluppo sostenibile in tali paesi;
ritiene che in futuro il CDM dovrebbe essere limitato ai paesi meno avanzati;
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57. ribadisce che un mercato mondiale del carbonio potrebbe costituire una solida base per
ottenere sia riduzioni di emissioni sostanziali che pari condizioni concorrenziali nel
settore; invita l'Unione europea e i suoi partner a trovare, nell'immediato futuro, il modo
più efficace per promuovere collegamenti tra il regime ETS dell'UE e altri regimi di
scambio, al fine di puntare alla creazione di un mercato mondiale del carbonio,
assicurando una maggiore varietà di opzioni di riduzione, un incremento delle dimensioni
del mercato e della liquidità, la trasparenza e, in ultima analisi, una più efficiente
ripartizione delle risorse;
Ricerca e tecnologia
58. plaude all'accordo concluso a Cancún sul quadro di adattamento di Cancún volto a
rafforzare le azioni in materia di adattamento al cambiamento climatico, nonché sulla
creazione di un meccanismo tecnologico, che prevede un comitato esecutivo tecnologico e
un centro e una rete di tecnologia del clima, per migliorare lo sviluppo tecnologico e il
trasferimento di tecnologie, stabilendo il giusto equilibrio tra l'adattamento e la
mitigazione e i diritti di proprietà intellettuale al fine di rendere questo strumento
pienamente operativo;
59. sottolinea che lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative sono la chiave per
lottare contro il cambiamento climatico e, allo stesso tempo, convincere i partner dell'UE
in tutto il mondo che è possibile ridurre le emissioni senza perdere competitività e posti di
lavoro; chiede un impegno internazionale per aumentare gli investimenti destinati alla
R&S in tecnologie innovative nei settori corrispondenti; ritiene essenziale che l'Europa dia
l'esempio aumentando considerevolmente la spesa nella ricerca sulle tecnologie industriali
ed energetiche che rispettino il clima e siano efficienti dal punto di vista energetico, e che
l'Europa sviluppi una stretta cooperazione scientifica in questo campo con partner
internazionali, quali i paesi BRIC e gli Stati Uniti;
60. ritiene che l'innovazione sia fondamentale al fine di mantenere il riscaldamento globale al
di sotto di 2° C e rileva che vi sono modi diversi di incoraggiare l'innovazione; invita la
Commissione a valutare i diversi meccanismi che permettono di ricompensare le imprese
più dinamiche a seconda della loro capacità di promuovere l'innovazione e trasferire e
applicare le tecnologie a livello globale;
61. sottolinea l'importanza di una più stretta cooperazione tra l'Europa e i paesi meno
sviluppati; invita pertanto la Commissione a presentare in tempo, prima della Conferenza
di Durban, idee volte a creare programmi comuni di ricerca sulle fonti di energia
alternative e sul modo in cui l'UE può incoraggiare la cooperazione tra i diversi settori
industriali dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa;
62. sollecita la creazione di un quadro istituzionale che consenta di affrontare tutti gli aspetti
dello sviluppo e del trasferimento di tecnologie, ponendo in particolare l'accento sulle
tecnologie adeguate (TA), concepite con speciale attenzione per gli aspetti ambientali,
etici, culturali, sociali, politici ed economici della comunità cui sono destinate; chiede la
creazione di pool di brevetti grazie ai quali brevetti detenuti da entità diverse, come
aziende, università o istituti di ricerca, vengano messi a disposizione di altri in un pool
comune per la produzione o l'ulteriore sviluppo della ricerca; chiede il riconoscimento del
diritto dei paesi in via di sviluppo di utilizzare appieno tutte le flessibilità offerte
dall'accordo TRIPS;
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63. rileva l'enorme potenziale di energia rinnovabile presente in molti paesi in via di sviluppo;
invita l'Unione europea e i suoi Stati membri ad attuare progetti riguardanti l'energia
rinnovabile nei paesi in via di sviluppo e a mettere a disposizione tecnologia, competenze
e investimenti;
64. reputa che, per affrontare tale questione in modo adeguato, sia necessaria una ricerca sulle
migrazioni come conseguenza del cambiamento climatico;
Energia, efficienza energetica ed efficienza delle risorse
65. si rammarica che il potenziale di risparmio energetico non sia adeguatamente utilizzato a
livello internazionale e nell'UE; sottolinea che il risparmio energetico permette la
creazione di posti di lavoro, risparmi a livello economico e sicurezza energetica,
competitività e riduzione delle emissioni; invita l'UE ad accordare maggiore attenzione
alla questione del risparmio energetico in sede di negoziati internazionali, sia nei dibattiti
sul trasferimento di tecnologie, sia nei dibattiti sui programmi di sviluppo per i paesi in
via di sviluppo o sull'assistenza finanziaria;
66. ritiene estremamente importante, ai fini dei negoziati sul clima, che i paesi industrializzati
rispettino gli impegni finanziari assunti a Copenaghen e Cancún; chiede un'attuazione
rapida e coordinata a livello internazionale dell'obiettivo definito al G20 di Pittsburgh di
eliminare gradualmente a medio termine le sovvenzioni inefficienti concesse ai
combustibili fossili, il che rappresenterebbe un contributo importante alla protezione del
clima e sarebbe particolarmente pertinente nell'attuale contesto di deficit pubblico elevato
in numerosi paesi;
67. richiama l'attenzione sul fatto che, in tutto il mondo, circa 2 miliardi di persone
continuano a non avere accesso a un'energia sostenibile e a prezzi abbordabili; sottolinea
la necessità di affrontare il problema della povertà energetica in conformità degli obiettivi
della politica climatica; rileva che sono già disponibili tecnologie energetiche che
rispondono sia alle esigenze della tutela dell'ambiente a livello mondiale che alle necessità
di sviluppo locali;
68. ritiene che l'Europa dovrebbe sostenere gli sforzi del Sudafrica per aiutare i paesi africani
a trovare partner e finanziamenti per gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle
tecnologie verdi;
Destinazione dei suoli, cambiamento della destinazione dei suoli e silvicoltura (LULUCF)
69. chiede che a Durban si raggiunga un accordo su norme rigorose in materia di LULUCF,
che rafforzino le ambizioni delle parti all'allegato I, siano finalizzate a ridurre le emissioni
imputabili alla silvicoltura e alla destinazione dei suoli, impongano alle parti all'allegato I
di giustificare qualsiasi aumento delle emissioni dovute alle attività LULUCF e siano
coerenti con gli attuali impegni delle parti a proteggere e potenziare i pozzi e serbatoi di
gas a effetto serra, onde garantire l'integrità ambientale del contributo alla riduzione delle
emissioni dato dal settore in questione; oltre a una sana contabilizzazione LULUCF,
chiede che siano definite misure strategiche atte a riconoscere il valore del contenuto di
carbonio nei prodotti di legno tagliato;
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70. ritiene che le comunicazioni del LULUCF debbano essere riferite a un determinato
periodo/anno di base e applicate all'interno di entrambi i percorsi del protocollo di Kyoto e
della convenzione;
71. chiede, a tale proposito, l'introduzione obbligatoria delle emissioni (eliminazioni e
rilascio) provenienti dalla gestione forestale nell'allegato I degli impegni delle parti in
materia di riduzione del LULUCF dopo il 2012;
72. chiede alla Commissione, agli Stati membri e a tutte le parti di lavorare presso l'Organo
sussidiario di consulenza scientifica e tecnologica e gli altri organismi internazionali per
stabilire una nuova definizione delle foreste, fondata sul bioma, stabilita dalle Nazioni
Unite, che rispecchi le grandi differenze in materia di biodiversità nonché i valori di
carbonio dei diversi biomi e, al contempo, operi una chiara distinzione tra le foreste native
e quelle dominate da monocolture di alberi e da specie non native;
73. prende atto con preoccupazione dell'ipotesi, alla base del metodo di calcolo
dell'UNFCCC, secondo cui la biomassa utilizzata a fini energetici non causa un aumento
delle emissioni di gas serra; chiede l'istituzione di nuove norme contabili più solide che
rivelino il reale potenziale in termini di risparmio di gas serra della bioenergia;
74. sostiene la creazione di un fondo che ricompensi o fornisca incentivi per la riduzione delle
emissioni tramite pratiche di gestione del territorio sostenibili, compresa la conservazione
delle foreste, la loro gestione sostenibile, misure volte a prevenire la deforestazione e a
favorire il rimboschimento e l'agricoltura sostenibile;
75. rammenta che, per ridurre le emissioni imputabili alla deforestazione e al degrado
forestale, è necessario discostarsi da un processo limitato di quantificazione dei flussi di
carbonio delle foreste a favore di un approccio più ampio, che comprenda l'individuazione
delle cause dirette e all'origine della deforestazione, sulla base di un processo di
consultazione simile a quello dell'accordo di partenariato volontario;
Riduzione delle emissioni prodotte dalla deforestazione e dal degrado delle foreste
76. riconosce la necessità di certezza normativa in un meccanismo a lungo termine di
finanziamento REDD+; esorta la conferenza delle parti a definire un meccanismo per
mobilitare ulteriori finanziamenti a favore di REDD+ provenienti da fonti pubbliche e
private;
77. sottolinea la necessità di adottare ulteriori azioni, in occasione della COP 17, per attuare
REDD+ (riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale)
e per colmare le eventuali lacune in tale settore, in particolare per quanto riguarda i
finanziamenti a lungo termine e sistemi solidi e trasparenti di monitoraggio forestale,
specie nell'ambito della consultazione efficace delle parti e delle comunità autoctone e
locali;
78. sottolinea che la concezione del meccanismo REDD+ dovrebbe assicurare benefici
significativi per la biodiversità e i servizi ecosistemici vitali che vadano oltre la
mitigazione dei cambiamenti climatici e dovrebbe contribuire a rafforzare i diritti e a
migliorare il sostentamento delle popolazioni che dipendono dalle foreste, in particolare
delle comunità autoctone e locali;
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79. è del parere che il meccanismo di finanziamento REDD dovrebbe basarsi su criteri di
efficienza, compresa la gestione delle risorse forestali e prendere in considerazione gli
obiettivi del piano strategico per la biodiversità 2011, convenuti nel quadro della COP 10
della Convezione sulla diversità biologica a Nagoya;
80. sottolinea la necessità di accelerare i finanziamenti pubblici per le azioni REDD+ basate
sulle prestazioni, al fine di premiare la riduzione della deforestazione in linea con i valori
nazionali di riferimento onde arrestare la deforestazione tropicale lorda entro il 2020 al più
tardi;
81. deplora il fatto che i finanziamenti REDD siano basati su una definizione talmente ampia
di foreste da comprendere piantagioni monospecie di specie non indigene; ritiene che tale
definizione possa fornire un incentivo perverso a dirottare i finanziamenti dalla necessaria
protezione delle foreste vecchie e antiche verso nuove piantagioni commerciali e
dall'innovazione;
82. chiede inoltre all'Unione europea di assicurare che lo strumento REDD+ includa
meccanismi di salvaguardia volti a garantire il rispetto dei diritti delle popolazioni che
abitano nelle foreste e l'efficacia delle iniziative per porre un freno alla perdita di
patrimonio boschivo; insiste in particolare sul fatto che REDD+ non dovrebbe
pregiudicare i progressi finora conseguiti grazie a FLEGT (Applicazione delle normative,
la governance e il commercio nel settore forestale), soprattutto per quanto riguarda la
gestione delle risorse forestali e il riconoscimento dei diritti consuetudinari delle piccole
proprietà fondiarie;
Trasporti marittimi e aviazione internazionale
83. accoglie con favore i recenti progressi compiuti nell'ambito dell'Organizzazione marittima
internazionale (IMO) relativamente all'introduzione di misure obbligatorie di efficienza
energetica per i trasporti marittimi internazionali, ma osserva che tale provvedimento deve
essere considerato soltanto un primo passo; esorta pertanto l'UE a proporre obiettivi
ambiziosi di riduzione delle emissioni nei trasporti marittimi, onde incoraggiare l'IMO a
realizzare ulteriori progressi e ad attuare le misure necessarie ai fini di riduzioni globali
vincolanti delle emissioni attribuibili ai trasporti marittimi nel quadro dell'UNFCCC;
84. desidera sottolineare che, a causa dell'incremento del traffico marittimo, le emissioni dei
trasporti marittimi aumenteranno nonostante tali misure, in quanto si applicano solo alle
navi nuove; ritiene pertanto che, a questo proposito, occorra dare rilievo agli approcci
alternativi (ad esempio la fissazione del prezzo del carbonio, ulteriori misure basate sulla
tecnologia anche per le navi esistenti);
85. invita l'UE a garantire che si tenga conto dell'impatto totale dell'aviazione in un accordo
internazionale che preveda obiettivi vincolanti di riduzione per il settore aereo e sollecita
tutti gli attori a fare in modo che tali obiettivi siano sostenuti da strutture preposte
all'applicazione; ritiene che la risoluzione di detto problema sia divenuta una questione
sempre più urgente e sostiene l'inclusione dell'aviazione nel sistema europeo di scambio
delle quote di emissione;
86. riconosce il principio di una "responsabilità comune, ma differenziata" e raccomanda
l'introduzione di strumenti internazionali con obiettivi globali di riduzione delle emissioni
volti a ridurre l'impatto climatico dei trasporti aerei e marittimi internazionali;
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Delegazione del Parlamento europeo
87. ritiene che la delegazione UE svolga un ruolo essenziale nei negoziati sul cambiamento
climatico e reputa quindi inaccettabile che i deputati al Parlamento europeo non abbiano
potuto partecipare alle riunioni di coordinamento dell'UE durante le precedenti conferenze
delle parti; si attende che quanto meno i presidenti della delegazione del Parlamento
europeo possano assistere alle riunioni di coordinamento dell'UE a Durban;
88. osserva che, in conformità dell'accordo quadro concluso tra la Commissione e il
Parlamento nel novembre 2010, la Commissione è tenuta a facilitare la partecipazione dei
deputati al Parlamento, in qualità di osservatori, alle delegazioni dell'Unione responsabili
di negoziare gli accordi multilaterali; ricorda che, in base al trattato di Lisbona (articolo
218 TFUE), il Parlamento europeo deve dare la propria approvazione agli accordi tra
l'Unione e i paesi terzi o le organizzazioni internazionali;
89. ribadisce l'obbligo delle parti all'UNFCCC di incoraggiare la più ampia partecipazione
possibile al processo dell'UNFCCC, anche per le organizzazioni non governative; chiede
che ai negoziati della COP 17 partecipi il Forum internazionale delle popolazioni
indigene, in quanto si tratta di popolazioni particolarmente interessate dai cambiamenti
climatici in sé e dall'adattamento a detti cambiamenti;
o
o
o
90. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla
Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al Segretariato dell'UNFCC,
con la richiesta che sia fatta circolare a tutte le parti contraenti che non sono membri
dell'UE.
Durban, skyline
Durban, il Centro Congressi
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2. Alcuni incontri internazionali preparatori per Durban dal 7 al 18
novembre 2011
Nel corso delle ultime due settimane o poco meno si sono svolti alcuni importanti incontri
preparatori internazionali per Durban.
A Santiago del Cile vi è stata il 7-8 novembre 2011 una riunione del Dialogo di Cartagena, il
Cartagena Dialogue for Progressive Action, uno spazio informale di discussione sulle
politiche per contrastare i cambiamenti climatici, cui partecipano una trentina di paesi di vari
continenti; per l’UE vi partecipano: Belgio, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e
Commissione europea. Al termine dell’incontro, ove sono stati approfonditi in particolare gli
aspetti giuridici dell’accordo, vi sono state conclusioni a cura della presidenza cilena.
A Madrid il 10-11 novembre 2011 si è svolto - organizzato dalla Spagna, dal Messico e dal
Sud Africa – un incontro di esperti incentrato su scenari e opzioni di una possibile forma
giuridica degli accordi e sull’interpretazione del principio delle responsabilità comuni ma
differenziate; l’incontro, giudicato uno dei migliori di carattere informale degli ultimi dieci
anni dalla Commissione europea, si è concluso senza dichiarazioni formali.
A Washington si è svolto il 17-18 novembre 2011 un incontro del MEF (Major Economies
Forum) per il Clima e Energia, che ha consentito anche proficui contatti bilaterali dell’UE con
Cina, India e altri paesi.
Negli stessi due giorni si è svolto a Varsavia un seminario preparatorio nell’ambito del
Partenariato Orientale (Eastern Partnership, inaugurato a Praga il 7 maggio 2009, che sviluppa
i rapporti fra la UE e sei paesi dell’Europa orientale: Ucraina, Bielorussia, Azerbeijan,
Moldavia, Armenia e Georgia), dove si è registrata una attiva posizione dell’Ucraina.
Nelle ultime due settimane il Servizio esterno dell’Unione Europea (EEAS, European
External Action Service), costituito dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ha
operato una ampia demarche (incontri diplomatici nelle capitali scelte per comprendere
l’opinione su un determinato tema o processo negoziale) verso 53 paesi extra-UE.
Nei prossimi giorni un vertice molto importante dell’Unione Europea con gli USA si svolgerà
a Washington il 28 novembre p.v., il giorno dell’inizio della COP 17 di Durban.

E’ improvvisamente mancato nei giorni scorsi a Bonn un negoziatore di lungo corso in
materia di cambiamenti climatici, Mamo KONATE, nato nel 1950, direttore nazionale della
meteorologia del Malì e presidente o chair del Consiglio scientifico e tecnologico (SBSTA,
Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice), importante organismo sussidiario
dell’UNFCCC. Le esequie di Mamo Konate si sono svolte a Boulkassoumbougou (Bamako)
sabato 19 novembre scorso.
Mamo KONATE
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3. La 34ma sessione dell’IPCC (Kampala, Uganda, 17-18 novembre 2011)
Il panel o commissione intergovernativa sui cambiamenti climatici (IPCC) fu istituita nel
1988 dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) e dal Programma per l’Ambiente
delle Nazioni Unite (UNEP). Il suo scopo è la valutazione di informazioni scientifiche,
tecniche e socioeconomiche rilevanti per comprendere i rischi connessi alle attività umane che
influiscono sui cambiamenti climatici, i loro impatti potenziali e le opzioni per l’adattamento
e la mitigazione.
L’IPCC non deve fare nuove ricerche ne monitorare dati relativi al clima, ma effettuare
valutazioni sulla base della letteratura scientifica e tecnica pubblicata e revisionata (peer
reviewed).
L’IPCC ha attivato tre gruppi di lavoro (WG):
- WGI: si occupa degli aspetti scientifici del sistema del clima e dei cambiamenti climatici;
- WGII: si occupa della vulnerabilità dei sistemi naturali e socioeconomici ai cambiamenti
climatici, degli impatti dei cambiamenti climatici e delle opzioni di adattamento;
- WGIII: si occupa delle opzioni per limitare le emissioni di gas ad effetto serra e della
mitigazione dei cambiamenti climatici
La 34ma sessione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si è tenuta a
Kampala, in Uganda, il 14-19 novembre 2011, con il seguente programma dei lavori:
relazione speciale sulla gestione dei rischi estremi e di disastri per anticipare l’adattamento ai
cambiamenti climatici; preparazione della quinta relazione di valutazione (AR5); revisione
dei processi e delle procedure IPCC; procedure finanziarie, variazioni del programma di
lavoro e di bilancio, ecc.
Il Panel ha adottato nuove procedure per la preparazione, la revisione, l’accettazione,
l’adozione, l’approvazione e la pubblicazione dei rapporti dell’IPCC (a seguito dei problemi e
delle critiche che erano sopravvenuti nel 2009 prima e a margine della COP 15 di
Copenhagen) così come le nuove procedure per evitare i conflitti di interesse.
Il Panel ha anche formalmente accettato la sintesi per i decisori politici (SPM=Sumamry for
Policy Makers) della relazione speciale sulla gestione dei rischi derivanti da disastri ed eventi
estremi in relazione all’adattamento al cambiamento climatico (SRX=Special Report on
Managing the Risks of Estreme Events and Disasters to Advance Climate Change
Adaptation), approvato dai gruppi di lavoro I e II nella loro riunione del 14-17 novembre
2011.
Per chi fosse interessato a consultare il summary report finale da parte dell’IISD
(International Institute for the Sustainable Development) lo trova all’indirizzo web:
http://www.iisd.ca/download/pdf/enb12522e.pdf. La documentazione dei lavori e altre
informazioni
al
website
dell’IPCC:
http://www.ipcc.ch/scripts/_session_template.php?page=_34ipcc.htm.
La sintesi della relazione speciale citata precedentemente e accettata al 34mo IPCC viene
allegata in forma elettronica e con altra documentazione può essere consultata sul website del
IPCC all’indirizzo http://ipcc-wg2.gov/SREX/.
Secondo tale relazione speciale che analizza la vulnerabilità dei differenti paesi ai rischi legati
al cambiamento climatico, l’umanità dovrebbe già organizzarsi per fare fronte al moltiplicarsi
e alla maggiore intensità, attesa per i prossimi decenni, di eventi estremi come i cicloni e le
piogge torrenziali nei paesi tropicali, la siccità in aumento nel 21° secolo, l’avanzare
dell’erosione dei suoli e le inondazioni, lo scioglimento dei ghiacciai, ecc. Si tratta di
avvertimenti gravi che, come ha dichiarato il Commissario europeo per l’Azione per il Clima,
Connie Hedegaard, dovrebbero spingere molti governi ad abbandonare rapidamente, a partire
da Durban, la inazione attuale.
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4.
La pubblicazione del WEO 2011 da parte dell’Agenzia internazionale
dell’Energia, il 18 novembre 2011
L’Agenzia internazionale dell’Energia (AIE o IEA, International Energy Agency) ha
pubblicato l’annuale World Energy Outlook (WEO), di cui riportiamo la sintesi nella versione
in lingua italiana, dove fra l’altro a pagina 4 si sottolinea che “Non possiamo permetterci
ulteriori ritardi nell’implementare le azioni necessarie a contrastare il cambiamento
climatico se vogliamo che l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale
nel lungo termine entro i 2°C venga raggiunto ad un costo ragionevole”.
Maggiori informazioni e documentazione, comprese le modalità di acquisto del testo
completo del WEO 2011 all’indirizzo web: http://www.iea.org/weo/.
SINTESI
“Se non cambiamo presto direzione, finiremo esattamente dove siamo diretti”
Sono pochi i segnali che indicano che il necessario ed urgente cambiamento di direzione
dei trend energetici globali è effettivamente in corso. Nonostante a partire dal 2009 la
ripresa dell’economia mondiale sia stata disomogenea e le future prospettive economiche
restino incerte, nel 2010 la domanda globale di energia primaria è tornata a crescere di un
significativo 5%, spingendo le emissioni di CO2 ad un nuovo massimo. I sussidi che
incoraggiano consumi superflui di combustibili fossili hanno superato i 400 miliardi di
dollari. Il numero di persone senza accesso all’elettricità rimane inaccettabilmente alto a 1,3
miliardi, circa il 20% della popolazione mondiale. Nonostante molti paesi abbiano dato
priorità al miglioramento dell’efficienza energetica, l’intensità energetica mondiale è
peggiorata per il secondo anno consecutivo. In un contesto così poco promettente, eventi
quali l’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi e le rivolte che
hanno interessato diverse zone dell’area Medio Oriente e Nord Africa (MENA) hanno
sollevato dubbi sull’affidabilità delle forniture energetiche; al contempo, le preoccupazioni
legate alla crisi dei debiti sovrani e all’integrità finanziaria degli Stati coinvolti hanno
allontanato l’attenzione dei governi dalla politica energetica e limitato i loro strumenti di
intervento, segnale tutt’altro che incoraggiante per il conseguimento degli obiettivi climatici
concordati a livello globale.
Il presente Outlook, attraverso una rigorosa analisi quantitativa dei trend energetici e
climatici, esamina le minacce e le opportunità che il sistema energetico mondiale si trova
ad affrontare. L’analisi presenta tre scenari globali e molteplici casi di studio. Lo scenario
principale proposto in questa edizione del WEO è lo Scenario Nuove Politiche, in cui si
ipotizza che i recenti impegni assunti dai governi e le relative politiche vengano implementati
solo moderatamente - anche nel caso in cui non siano ancora state definite le relative misure
di attuazione. Il confronto con i risultati cui perviene lo Scenario Politiche Attuali, in cui si
assume l’assenza di modifiche rispetto alle politiche in vigore a metà 2011, evidenzia il
valore delle politiche e dei programmi considerati nello scenario principale. Da un altro
punto di vista, è interessante anche il confronto con lo Scenario 450, che descrive un
percorso energetico coerente con l’obiettivo internazionale di limitare l’aumento a lungo
termine della temperatura media globale entro i due gradi Celsius (2°C) oltre i livelli preindustriali. La grande diversità dei risultati che emergono da questi tre scenari sottolinea il
ruolo critico dei governi nel delineare il nostro futuro energetico, tramite la definizione di
obiettivi e l’implementazione delle politiche necessarie al loro conseguimento.
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L’incertezza del breve termine incide poco sulle prospettive di lungo termine
Nonostante l’incertezza che caratterizza le prospettive di crescita economica nel breve
termine, nello Scenario Nuove Politiche la domanda di energia cresce in modo sostenuto,
aumentando di un terzo tra il 2010 e il 2035. Le ipotesi di un aumento della popolazione
mondiale di 1,7 miliardi di persone e di una crescita media annua dell’economia globale del
3,5% generano una domanda sempre più elevata di servizi energetici e di mobilità. Un tasso
di crescita del PIL mondiale inferiore, nel breve termine, a quello ipotizzato nel presente
Outlook inciderebbe solo marginalmente sui trend di lungo periodo.
Le dinamiche dei mercati energetici sono sempre più determinate dai paesi non-OCSE. Nel
periodo compreso tra il 2010 e il 2035, i paesi non-OCSE sono responsabili del 90% della
crescita demografica, del 70% dell’aumento dell’attività economica e rappresentano oltre il
90% dell’incremento previsto della domanda globale di energia. La Cina consolida la sua
posizione di primo consumatore mondiale di energia: nel 2035 la sua domanda energetica
supererà del 70% circa quella degli Stati Uniti, il secondo maggior consumatore, anche se a
quell’orizzonte temporale il consumo di energia pro-capite della Cina sarà ancora meno
della metà di quello statunitense. India, Indonesia, Brasile e Medio Oriente sperimenteranno
tassi di crescita della domanda di energia ancora più sostenuti della Cina.
Globalmente, nel periodo 2011-2035, gli investimenti richiesti in infrastrutture per l’offerta
di energia ammontano a 38.000 miliardi di dollari (in dollari 2010). Circa i due terzi del
totale si concentrano nei paesi non-OCSE. Petrolio e gas contano complessivamente per
quasi 20.000 miliardi di dollari, in quanto nel medio-lungo termine aumentano sia il bisogno
di investimenti per l’upstream che i costi associati all’attività mineraria. Il settore elettrico
assorbe gran parte dell’ammontare residuo, con oltre il 40% degli investimenti del comparto
destinato alle reti di trasmissione e distribuzione.
L’era dei combustibili fossili è tutt’altro che terminata, ma il loro dominio diminuisce. Il
consumo di tutte le fonti fossili aumenta, ma la loro percentuale sulla domanda globale di
energia primaria diminuisce leggermente scivolando dall’81% nel 2010 al 75% nel 2035; in
questo orizzonte, il gas naturale è il solo combustibile fossile che aumenta la sua quota nel
mix energetico mondiale. Nel settore elettrico, le tecnologie rinnovabili, in primis
idroelettrico ed eolico, rappresentano il 50% della nuova capacità installata e volta a
soddisfare la crescita della domanda.
Sono stati fatti alcuni progressi, ma la porta dei 2°C sta per chiudersi
Non possiamo permetterci ulteriori ritardi nell’implementare le azioni necessarie a
contrastare il cambiamento climatico se vogliamo che l’obiettivo di limitare l’aumento della
temperatura media globale nel lungo termine entro i 2°C, analizzato nello Scenario 450,
venga raggiunto ad un costo ragionevole. Nello Scenario Nuove Politiche, il mondo si muove
verso un livello di emissioni coerente con un innalzamento della temperatura mondiale nel
lungo termine superiore ai 3,5°C. In assenza di queste nuove politiche, ci avvieremo lungo un
percorso ancora più pericoloso che porterebbe ad un incremento di 6°C o addirittura
superiore.
Quattro quinti delle emissioni totali di CO2 legate all’energia consentite nello Scenario 450
all’orizzonte 2035 sono già allocate dallo stock di capitale esistente (centrali elettriche,
edifici, stabilimenti industriali, ecc.). Se entro il 2017 non verrà implementata una nuova e
decisa azione, le infrastrutture connesse al settore energetico esistenti in quel momento
produrranno l’intero volume di emissioni di CO2 consentito nello Scenario 450 al 2035. In
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questa ipotesi, non rimarrebbe alcuno spazio di inserimento per centrali elettriche,
stabilimenti industriali ed altre infrastrutture di nuova costruzione a meno che non siano a
zero emissioni di anidride carbonica, il che sarebbe estremamente costoso. Ritardare l’azione
è un finto risparmio: per ogni dollaro di investimento evitato nel settore elettrico prima del
2020, sarà necessario investire 4,3 dollari in più negli anni successivi al fine di
controbilanciare l’aumento delle emissioni.
Le nuove misure di efficienza energetica apportano un contributo sostanziale ma è
necessario fare molto di più. Nello Scenario Nuove Politiche, l’efficienza energetica aumenta
durante il periodo di proiezione e mostra un tasso di crescita doppio rispetto a quello
osservato negli ultimi 25 anni grazie a standard più severi in tutti i settori e alla parziale
eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Nello Scenario 450, è necessario raggiungere un
miglioramento ancora più significativo in quanto la maggiore efficienza energetica incide per
la metà della riduzione addizionale di emissioni prevista in questo scenario. Il principale
contributo al conseguimento degli obiettivi climatici e di sicurezza energetica proviene
dall’energia che non consumiamo.
L’aumento della domanda del settore trasporti e dei costi dell’upstream
riconfermano la fine del petrolio a buon mercato
Nel breve termine, le pressioni al rialzo che interessano i mercati petroliferi possono venire
attenuate da una crescita economica più lenta del previsto e dall’atteso ritorno sul mercato
del greggio libico; ciò nonostante, le dinamiche di lungo periodo lato domanda e lato
offerta continuano a sostenere i prezzi. Nello Scenario Nuove Politiche, si stima che il prezzo
medio dell’import del greggio nei paesi membri dell’Agenzia Internazionale dell’Energia
(AIE) rimanga alto, avvicinandosi a 120 dollari al barile in dollari 2010 (oltre 210 dollari al
barile in termini nominali) nel 2035. Tuttavia, è probabile che nel breve termine la volatilità
dei prezzi continui ad essere elevata.
Il previsto incremento netto della domanda petrolifera proviene interamente dal settore
trasporti delle economie emergenti, in quanto la crescita economica di questi paesi sostiene
la domanda di mobilità di persone e merci. Il consumo di petrolio (biocarburanti esclusi)
aumenta da 87 milioni di barili al giorno (mb/g) nel 2010 a 99 mb/g nel 2035. In quello
stesso anno, il numero totale di autoveicoli raddoppia fino ad avvicinarsi a 1,7 miliardi. Nel
2020, le vendite nei mercati non-OCSE superano quelle OCSE, con il baricentro della
produzione automobilistica che già prima del 2015 si sposta verso i mercati emergenti. Il
consumo di petrolio aumenta nonostante in diverse regioni si registrino impressionanti
miglioramenti di efficienza volti ad ottimizzare il consumo di carburante: è il caso
dell’Europa principalmente per i veicoli per il trasporto passeggeri e degli Stati Uniti per i
veicoli pesanti dedicati al trasporto merci. Emergeranno tecnologie motoristiche alternative
che consumano petrolio in modo molto più efficiente o che non lo utilizzano affatto, come i
veicoli elettrici, ma ci vorrà tempo prima che riescano a diffondersi su scala commerciale e
penetrino i mercati. Date le limitate possibilità di sostituzione dei prodotti petroliferi con
carburanti alternativi, la concentrazione della domanda di petrolio nel settore trasporti la
rende meno elastica a variazioni dei prezzi (soprattutto laddove i prodotti petroliferi sono
sussidiati).
Durante il periodo di previsione, il costo di produzione del petrolio aumenta in quanto le
compagnie petrolifere sono costrette ad orientarsi verso fonti più costose e di difficile
estrazione per rimpiazzare la capacità utilizzata e soddisfare la crescente domanda. La
produzione di greggio convenzionale – principale componente dell’offerta petrolifera – si
mantiene sui livelli correnti prima di diminuire leggermente a circa 68 mb/g nel 2035. Per
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compensare il declino produttivo dei giacimenti esistenti, è necessario aggiungere 47 mb/g di
nuova capacità, il doppio dell’attuale produzione di tutti i paesi OPEC del Medio Oriente.
Una quota crescente dell’output deriva dalle frazioni liquide del gas naturale (oltre 18 mb/g
nel 2035) e da fonti non convenzionali (10 mb/g). Il maggior incremento della produzione
petrolifera proviene dall’Iraq, seguito da Arabia Saudita, Brasile, Kazakhstan e Canada.
Grazie ai 1.400 miliardi di dollari in sussidi elargiti durante il periodo di proiezione
considerato, la produzione di biocarburanti aumenta di tre volte superando i 4 mb/g.
Le importazioni di petrolio degli Stati Uniti, oggi il primo importatore mondiale,
diminuiscono grazie alla maggiore efficienza che riduce i consumi e allo sviluppo di nuove
fonti quali il tight oil (greggio estratto da giacimenti a bassa permeabilità); tuttavia, la
crescente dipendenza dalle importazioni in altre parti del mondo aumenta le
preoccupazioni legate al loro costo e alla sicurezza degli approvvigionamenti. Nel 2035, i
quattro quinti del petrolio consumato nell’aggregato di paesi Asia non-OCSE sono importati,
contro un livello di poco superiore al 50% nel 2010. A livello mondiale, cresce la dipendenza
da un numero relativamente esiguo di paesi produttori, per lo più concentrati nell’area
MENA, il che implica il ricorso a rotte di trasporto vulnerabili. Durante il periodo di
proiezione, la maggior produzione proveniente da questa regione rappresenta, a livello
aggregato, oltre il 90% della crescita attesa dell’offerta petrolifera mondiale; la quota OPEC
sulla produzione totale arriva così a superare il 50% nel 2035.
Un calo degli investimenti per l’upstream nell’area MENA potrebbe avere conseguenze di
vasta portata per i mercati energetici mondiali. Una situazione di questo tipo potrebbe
originarsi da una molteplicità di fattori, tra cui la percezione dei maggiori rischi associati
agli investimenti, deliberate politiche governative volte a rallentare lo sviluppo di nuova
capacità produttiva o le limitate disponibilità finanziarie nazionali da destinare all’upstream
dato che la priorità viene accordata ad altri programmi pubblici. Se tra il 2011 e il 2015 gli
investimenti nell’area MENA saranno inferiori di un terzo rispetto ai 100 miliardi di dollari
all’anno richiesti nello Scenario Nuove Politiche, i consumatori potrebbero dover affrontare
nel breve termine un sostanziale aumento dei prezzi del petrolio a 150 dollari al barile(in
dollari 2010).
Il futuro del gas naturale: verso un’età d’oro
Le prospettive del gas naturale appaiono molto meno incerte: vi sono fattori, lato offerta e
lato domanda, che sembrano indicare un futuro roseo, si potrebbe addirittura parlare di
un’età d’oro del gas. Il nostro Outlook rafforza le conclusioni cui si era giunti nello Rapporto
Speciale del WEO pubblicato a giugno 2011: il consumo di gas aumenta in tutti e tre gli
scenari, nonostante i diversi scenari di politica energetica presi in considerazione. Nello
Scenario Nuove Politiche, la domanda di gas si avvicina, sin quasi a raggiungerla, a quella
di carbone; l’80% dell’incremento atteso proviene dai paesi non-OCSE. In Cina, le politiche
volte a promuovere la diversificazione energetica incentivano una forte espansione del
consumo di gas, soddisfatto attraverso una maggior produzione domestica, un aumento del
commercio di Gas Naturale Liquefatto (GNL) e importazioni tramite la rete di gasdotti che
attraversa l’Eurasia. Durante il periodo di previsione considerato, il commercio mondiale
dgas raddoppia e la Cina è responsabile di oltre un terzo di questo incremento. Nel 2035 la
Russia si conferma il principale produttore di gas e fornisce il maggior contributo alla
crescita dell’offerta mondiale di questa fonte, seguita da Cina, Qatar, Stati Uniti e Australia.
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A tutt’oggi, il gas non convenzionale rappresenta il 50% della quantità totale stimata delle
risorse di gas ed è geograficamente molto più diffuso rispetto a quello convenzionale, il che
ha positive implicazioni in termini di sicurezza energetica. Lungo il periodo di proiezione, la
quota di gas non convenzionale sulla produzione complessiva di gas aumenta sino a
rappresentare un quinto del totale, nonostante la velocità di sviluppo vari significativamente
da regione a regione. La crescita della produzione dipenderà anche da come l’industria del
gas risponderà alle sfide ambientali che interessano la fase di estrazione: in sostanza, un’età
d’oro del gas richiederà standard di produzione di pari livello. Il gas naturale è la più pulita
tra le fonti fossili ma il suo maggiore consumo (senza il supporto di tecnologie di stoccaggio
e cattura dell’anidride carbonica - CCS) non sarà di per sé sufficiente ad indirizzare il
mondo lungo un percorso di emissioni coerente con l’obiettivo di limitare l’aumento della
temperatura media mondiale entro i 2°C.
Le energie rinnovabili vanno acquisendo un ruolo sempre più significativo
La quota delle fonti rinnovabili, idroelettrico escluso, nella generazione elettrica mondiale
cresce dal 3% nel 2009 al 15% nel 2035, sostenuta da sussidi annuali che aumentano di
quasi 5 volte a 180 miliardi di dollari. Cina ed Unione Europea guidano l’espansione di
queste fonti, contribuendo al 50% circa della crescita. Anche se il costo medio dei sussidi per
unità di output è atteso diminuire, per tutto il periodo di previsione la maggior parte delle
rinnovabili richiede il mantenimento degli incentivi per essere competitiva nei mercati
elettrici. Il costoso ricorso a misure di supporto trova giustificazione nei benefici a lungo
termine in termini di sicurezza energetica e di protezione ambientale che le rinnovabili
apportano. Produrre più elettricità da fonti rinnovabili, talvolta anche in località isolate,
richiede investimenti addizionali in reti di trasmissione per un ammontare pari al 10%
dell’investimento complessivo relativo alla trasmissione di elettricità: nell’Unione Europea,
per raggiungere questo obiettivo è necessario destinare alle reti di trasmissione il 25%
dell’investimento totale. Il contributo della fonte idroelettrica alla produzione mondiale di
elettricità rimane costante a circa il 15%, con Cina, India e Brasile che coprono quasi la
metà dei 680 gigawatts (GW) di nuova capacità.
Il futuro del carbone: incerto o di espansione?
Nello scorso decennio, il carbone ha rappresentato quasi il 50% dell’incremento della
domanda mondiale di energia. Se questo trend si modificherà e quanto velocemente sono
due dei più importanti interrogativi che interessano il futuro del sistema energetico
mondiale. L’assenza di modifiche rispetto alle politiche attualmente in vigore comporterebbe
un aumento del consumo di carbone del 65% nel 2035, superando il petrolio come
combustibile preponderante nel mix complessivo di fonti primarie di energia. Nello Scenario
Nuove Politiche, invece, il prossimo decennio è caratterizzato da un incremento della
domanda globale di carbone, ma successivamente tale crescita rallenta stabilizzandosi ad un
livello superiore del 25% a quello del 2009. La realizzazione dello Scenario 450 prevedeche
il consumo di carbone raggiunga il picco prima del 2020 per poi declinare. Nei tre scenari
considerati nel presente Outlook, il range di previsioni relative alla domanda di carbone nel
2035 è ampio quasi quanto la sua domanda mondiale del 2009. Le scelte politiche e
tecnologiche volte a contrastare il cambiamento climatico hanno implicazioni determinanti
sull’evoluzione di questa fonte.
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Il consumo di carbone della Cina rappresenta quasi la metà della domanda mondiale di
questa fonte e il Piano Quinquennale di Pechino per il periodo 2011-2015, che punta a
ridurre l’intensità energetica e carbonica dell’economia cinese, costituirà un fattore
determinante per i mercati mondiali del carbone. Nel 2009, l’affermazione della Cina quale
importatore netto di carbone ha causato un aumento dei prezzi di questo combustibile fossile
e ha generato nuovi investimenti nei paesi esportatori, tra cui Australia, Indonesia, Russia e
Mongolia. Nello Scenario Nuove Politiche, il principale mercato di sbocco per il commercio
di carbone continua a spostarsi dall’Atlantico al Pacifico, ma l’entità e la direzione dei flussi
di commercio internazionali sono molto incerte, soprattutto dopo il 2020. Basterebbe solo
una piccola variazione della domanda o della produzione della Cina perché questa torni ad
essere un esportatore netto, trovandosi quindi in competizione con quei paesi che oggi stanno
realizzando investimenti per soddisfare i suoi fabbisogni. Nello Scenario Nuove Politiche,
l’India raddoppia il suo consumo di carbone; nel decennio 2020-2030 supera gli Stati Uniti
come secondo maggior consumatore di carbone e diventa il primo importatore mondiale.
Un’ampia diffusione sia di più efficienti centrali elettriche a carbone che di sistemi di
cattura e stoccaggio della CO2 potrebbe migliorare le prospettive di lungo termine del
carbone, ma ci sono ancora considerevoli ostacoli da superare. Se l’efficienza media di tutti
gli impianti a carbone fosse 5 punti percentuali più alta di quanto previsto nello Scenario
Nuove Politiche per il 2035, una così accelerata sostituzione delle tecnologie di combustione
meno efficienti ridurrebbe sia le emissioni di CO2 del settore elettrico dell’8% sia
l’inquinamento atmosferico locale. Optare per nuove centrali tecnologicamente più efficienti
richiede investimenti addizionali relativamente contenuti, mentre migliorare il livello di
efficienza degli impianti esistenti comporta un costo molto più elevato. Nello Scenario Nuove
Politiche, i sistemi di CCS assumono rilevanza solo verso la fine del periodo di previsione.
Nello Scenario 450, invece, la tecnologia CCS è una delle principali opzioni di abbattimento
delle emissioni, incidendo per circa un quinto della riduzione addizionale richiesta in questo
Scenario. Se nel decennio 2020-2030 i sistemi di CCS non raggiungessero un’ampia
diffusione, le altre tecnologie low-carbon dovrebbero compiere uno sforzo straordinario per
produrre minori emissioni, in linea con il conseguimento degli obiettivi climatici mondiali.
Ripensamenti sull’uso di energia nucleare avrebbero conseguenze di vasta
portata
L’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha sollevato molti interrogativi
circa il futuro ruolo dell’energia nucleare, anche se in paesi come Cina, India, Russia e
Corea, che stanno guidano l’espansione di questa fonte, le politiche in materia non sono
state modificate. Nello Scenario Nuove Politiche, la produzione di energia nucleare aumenta
di oltre il 70% durante il periodo di previsione, leggermente meno di quanto previsto lo
scorso anno. Tuttavia, il presente Outlook propone anche un “Low Nuclear Case” in cui
vengono esaminate le possibili conseguenze di una più consistente uscita da questa fonte: in
questo scenario si assume che nessun nuovo reattore venga costruito nell’area OCSE, che i
paesi non-OCSE costruiscano solo la metà dei nuovi impianti previsti nello Scenario Nuove
Politiche e che la vita residua degli impianti esistenti venga ridotta. Oltre a creare nuove
opportunità per le fonti rinnovabili, un futuro low-nuclear come quello delineato
comporterebbe anche un aumento della domanda di combustibili fossili: l’incremento del
consumo mondiale di carbone equivarrebbe, in volume, a due volte il livello corrente delle
esportazioni di carbone dell’Australia; la maggior richiesta di gas corrisponderebbe, invece,
ai due terzi delle attuali esportazioni di gas della Russia.
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Queste dinamiche eserciterebbero un’ulteriore pressione al rialzo sui prezzi energetici,
solleverebbero nuove preoccupazioni in materia di sicurezza energetica e renderebbero più
difficile e costoso combattere il cambiamento climatico. Le conseguenze sarebbero
particolarmente gravi per quei paesi con limitate risorse energetiche disponibili sul loro
territorio e che avevano pianificato di ricorrere in modo relativamente consistente
all’energia nucleare. Uno scenario di questo tipo renderebbe anche molto più complicato per
le economie emergenti soddisfare la loro domanda di elettricità, interessata da una rapida
crescita.
Il mondo ha bisogno dell’energia russa, e la Russia ha bisogno di ridurre i
suoi consumi
Nei decenni a venire, la Russia confermerà il suo ruolo di pietra miliare nel panorama
energetico mondiale grazie all’immense risorse di cui dispone. Le prospettive di crescita
della domanda e dei prezzi internazionali delle fonti fossili sembrano garantire alla Russia un
futuro roseo; tuttavia, le difficoltà che il paese si trova ad affrontare sono, sotto diversi punti
di vista, non meno impressionanti della consistenza delle sue risorse. I principali giacimenti
di petrolio e gas della Russia attualmente in produzione, situati nella Siberia Occidentale,
entreranno in fase di declino; occorrerà quindi sviluppare nuovi e più costosi campi, sia nelle
aree di produzione tradizionali quali la Siberia Occidentale stessa che in nuove aree di
frontiera come la Siberia Orientale e l’Artico. Per incentivare adeguatamente gli investimenti
sarà necessario adottare un regime fiscale flessibile. La produzione petrolifera si stabilizzerà
sui 10,5 mb/g prima di avviarsi verso un lento declino che la porterà a 9,7 mb/g nel 2035;
entro quello stesso anno, la produzione di gas aumenta del 35% a 860 miliardi di metri cubi
(m3), con la penisola di Yamal che diventerà il nuovo baricentro dell’offerta russa di gas.
Il cambiamento nella geografia di produzione di idrocarburi in Russia si riflettera’ in una
nuova geografia delle esportazioni. La maggioranza delle esportazioni russe continuerà ad
essere diretta ad ovest, verso i tradizionali mercati dell’Europa; tuttavia, l’attenzione per i
mercati asiatici crescerà sensibilmente. Ne consegue una maggior diversificazione degli
introiti derivanti dall’export russo: il contributo della Cina al totale delle entrate della Russia
provenienti dalle esportazioni di combustibili fossili aumenta dal 2% nel 2010 al 20% nel
2035, mentre nello stesso periodo la quota dell’Unione Europea scende dal 61% a meno del
50%.
La Russia punta a creare un’economia più efficiente e meno dipendente da petrolio e gas,
ma deve accelerare l’attuazione dei cambiamenti necessari. Se la Russia migliorasse
l’efficienza energetica in ogni settore portandola a livelli equiparabili a quelli dei paesi
OCSE, potrebbe risparmiare quasi un terzo del suo consumo annuo di energia primaria, una
quantità prossima a quella consumata in un anno dal Regno Unito. I potenziali risparmi sui
consumi di gas, pari a 180 miliardi di m3, si avvicinerebbero al volume delle esportazioni
nette della Russia rilevato nel 2010. Nuove politiche di efficienza energetica e continue
revisioni dei prezzi di gas ed elettricità apportano qualche miglioramento, ma secondo la
nostra analisi costituiscono solo una parte del potenziale. Una più rapida implementazione
delle misure di miglioramento dell’efficienza, unita a riforme del mercato energetico,
velocizzerebbe la modernizzazione dell’economia russa e, di conseguenza, allevierebbe la
dipendenza del paese dalla volatilità dei prezzi internazionali delle commodity.
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L’accesso universale all’energia è conseguibile ad un costo ragionevole
Nel 2009, stimiamo che siano stati investiti a livello mondiale circa 9 miliardi di dollari per
consentire un primo accesso a forme moderne di energia; tuttavia, se l’obiettivo finale è
quello di pervenire all’accesso universale entro il 2030 sarà necessario investire oltre 5
volte questo ammontare per ogni anno del periodo considerato, vale a dire 48 miliardi di
dollari l’anno. Consentire l’accesso universale all’energia entro il 2030 è un obiettivo
riconosciuto come prioritario dal Segretario Generale delle Nazioni Unite. A tutt’oggi, 1,3
miliardi di persone non hanno accesso all’elettricità e 2,7 miliardi si affidano ancora all’uso
della biomassa tradizionale per cucinare. Affinché tutti possano accedere ai servizi energetici
moderni è necessario sostenere, fino al 2030, una spesa aggiuntiva pari al 3% circa degli
investimenti energetici totali. Senza questo maggior investimento, la situazione mondiale al
2030 cambierebbe di poco rispetto ad oggi e nell’Africa sub-sahariana si rileverebbe
addirittura un peggioramento. Alcune politiche in vigore, volte ad aiutare la parte più povera
della popolazione, hanno mancato il loro obiettivo. Nel 2010, solo l’8% dei sussidi al
consumo di combustibili fossili ha interessato il 20% più povero della popolazione.
A livello internazionale, l’attenzione alla questione dell’accesso universale all’energia
stanno aumentando. Le Nazioni Unite hanno definito il 2012 come l“Anno Internazionale
dell’Energia Sostenibile per Tutti” e il vertice Rio+20 rappresenta un’importante
opportunità per muoversi in questa direzione. Affinché tutti possano accedere a forme
moderne di energia sono necessarie più risorse finanziarie, provenienti da diverse fonti ed
erogate secondo diverse modalità, con soluzioni pensate ad hoc in base alle problematiche, ai
rischi e ai ritorni di ciascuna tipologia di progetto. Sarà il settore privato a dover
implementare la maggior parte degli investimenti aggiuntivi richiesti, ma questo non accadrà
a meno che i governi nazionali non si dotino di solidi sistemi normativi e di governance e non
investano nello sviluppo di competenze. Il settore pubblico, qui inteso includere anche gli
aiuti internazionali, dovrà usare tutti i mezzi a sua disposizione , per incentivare il settore
privato ad investire laddove la convenienza sarebbe altrimenti marginale. L’accesso
universale entro il 2030 comporterebbe un aumento della domanda mondiale di combustibili
fossili e delle correlate emissioni di CO2 pari a meno dell’1%, una crescita trascurabile in
rapporto al contributo che ne deriverebbe allo sviluppo e al benessere dell’umanità.
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5.
Il Libro bianco sui cambiamenti climatici della Cina, 22 novembre
2011
Stamane, prima della chiusura di questa Nota, abbiamo trovato una notizia di agenzia che
annunciava la presentazione da parte dell’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato della
Repubblica Popolare Cinese di un libro bianco sulle politiche e sulle azioni per affrontare il
cambiamento climatico (“China’s Policies and Actions for Addressing Climate Change”); il
testo che abbiamo scaricato è riportato di seguito. In particolare, al Capitolo VIII sono
delineate le posizioni negoziali fondamentali della Cina per la COP 17 di Durban.
China's Policies and Actions for Addressing Climate Change
Information Office of the State Council
The People's Republic of China
November 2011, Beijing
Contents
Foreword
I. Mitigating Climate Change
II. Adapting to Climate Change
III. Enhancing Basic Capability
IV. Participation of the Whole Society
V. Participation in International Negotiations
VI. Strengthening International Cooperation
VII. Objectives, Policies and Actions during the 12th Five-Year Plan Period
VIII. China's Basic Position in International Climate Change Negotiations
Concluding Remarks
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Foreword
Climate change is a global issue of common concern to the international community. In recent years,
worldwide heat waves, droughts, floods and other extreme climate events have occurred frequently,
making the impact of climate change increasingly prominent. It has become a main world trend that all
countries join hands to respond to climate change and promote green and low-carbon development.
China is the world's largest developing country, with a large population, insufficient energy resources,
complex climate and fragile eco-environment. It has not yet completed the historical task of
industrialization and urbanization and its development is unbalanced. China's per-capita GDP in 2010 was
only a little more than RMB29,000. By the UN standard for poverty, China still has a poverty-stricken
population of over 100 million, thus it faces an extremely arduous task in developing its economy,
eliminating poverty and improving the people's livelihood. In the meantime, China is one of the countries
most vulnerable to the adverse effects of climate change. Climate change generates many negative
effects on China's economic and social development, posing a major challenge to the country's
sustainable development.
The Chinese government constantly sets great store by the issue of climate change and has included
addressing climate change into its mid- and long-term planning for economic and social development as
a major issue concerning its overall economic and social development. In 2006, China set forth the
compulsive goal of reducing its per-unit GDP energy consumption in 2010 by 20 percent from that of
2005. In 2007, China became the first developing country to formulate and implement a national
program to address climate change. In 2009, China put forward the goal of action to reduce the per-unit
GDP greenhouse gas emission in 2020 by 40-45 percent as compared to that of 2005.
To accomplish the above goals, China adopted a range of major policy measures to mitigate and adapt to
climate change during the Eleventh Five-Year Plan (2006-2010) period, and has achieved remarkable
results. The Outline of the Twelfth Five-Year Plan for National Economic and Social Development released
in 2011 established the policy orientation of promoting green and low-carbon development, and
expressly set out the objectives and tasks of addressing climate change for the next five years. China
has been playing a constructive role in international negotiations on climate change, actively pushing
forward the negotiation process, thereby making a significant contribution to addressing global climate
change. This white paper is hereby issued to enable the international community to fully understand
China's policies and actions for addressing climate change, and the positive results achieved in this
regard during the Eleventh Five-Year Plan period, as well as China's overall arrangements to address
climate change and its related negotiating position during the Twelfth Five-Year Plan period (2011-2015).
I. Mitigating Climate Change
During the Eleventh Five-Year Plan period, China accelerated the transformation of its economic
development mode, and achieved remarkable results in controlling greenhouse gas emission by
promoting industrial restructuring, energy restructuring and energy conservation, improving energy
efficiency, and increasing carbon sink.
1. Optimizing Industrial Structure
Reforming and upgrading traditional industries. China has formulated and released plans for
restructuring and rejuvenating ten major industries, including automobiles, and iron and steel, revised
the Guideline Catalogue for Industrial Restructuring, and issued the Opinions on Curbing Overcapacity
and Redundant Construction in Some Industries and Guiding the Sound Development of Industries.
China has raised the market entry threshold for high-energy-consuming industries, conducted energy
conservation evaluation and examination of fixed asset investment projects, enhanced technology
transformation and upgrading in traditional industries, promoted corporate merger and restructuring,
adjusted export tax rebate policies, imposed export duties on coal, some nonferrous metals, steel billets
and chemical fertilizers, and restrained the export of high-energy-consuming, high-emission and highresource-consuming products. Efforts have been made to accelerate the pace of eliminating backward
production capacity. By implementing the policy of "replacing small thermal power generating units with
larger ones," China shut down small thermal power generating units with a total generating capacity of
76.82 million kw, and eliminated backward steel production capacity to the tune of 72 million tons; iron
production capacity, 120 million tons; cement production capacity, 370 million tons; coke production
capacity, 107 million tons; paper production capacity, 11.3 million tons; and glass production capacity,
45 million cases. The proportion of thermal power generating units with a generation capacity above
300,000 kw each in China's thermal power installed capacity increased from 47 percent in 2005 to 71
percent in 2010; the proportion of large iron production blast furnaces with an capacity above 1,000 cu
m each increased from 48 percent to 61 percent; and the proportion of the output of large aluminum
electrolysis prebaking tanks increased from 80 percent to above 90 percent. The industry concentration
in the iron, steel, cement, nonferrous metals, machinery and automobile sectors among other key
industries was remarkably improved, while energy consumption in major industries was dramatically
reduced. From 2005 to 2010, coal consumption in thermal power supply dropped 10 percent from 370 to
333 g/kwh; comprehensive energy consumption per ton of steel decreased 12.8 percent from 694 to 605
kg of standard coal; that in cement production, down by 24.6 percent; that of ethylene production, down
by 11.6 percent; and that of synthetic ammonia production, 14.3 percent.
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Fostering and strengthening strategic and newly emerging industries. China has issued the Decision on
Accelerating the Fostering and Development of Strategic and Newly Emerging Industries, which defines
the overall principles, key tasks and policy measures for fostering and developing strategic and newly
emerging industries. The Chinese government has selected key fields of these industries, implemented a
number of major projects and built a range of related programs. China has accelerated the pace of
building a national innovation system, implemented knowledge- and technology-innovation projects, and
intensified efforts on tackling key technological problems. The government has initiated a venture capital
investment program in newly emerging industries, established 20 venture capital investment funds, and
supported the growth of innovative enterprises in energy conservation, environmental protection, new
energy development and other sectors in strategic new industries. In 2010, the output value of China's
high-tech manufacturing industries reached RMB7.6 trillion, ranking the second in the world, and more
than twice the figure for 2005.
Accelerating the development of the service industry. China has formulated and implemented the
Opinions Concerning Accelerating the Development of the Service Industry, Opinions on the
Implementation of Some Policies and Measures for Accelerating the Development of the Service Industry,
and other important documents, vigorously promoting the development of production- and life-related
service trades. The government has also issued the Guidelines for Accelerating the Development of Hightech Service Industry. From 2005 to 2010, the added value of China's service sector increased 11.9
percent per year on average, with an average annual growth rate of 0.7 of a percentage point higher
than that of GDP, and with its proportion in GDP rising from 40.3 percent to 43 percent.
2. Energy Conservation
Enhancing target responsibility assessment. China has resolved and assigned responsibilities to fulfill set
targets in energy conservation, and established a statistical monitoring and evaluation system to
regularly evaluate the completion of energy conservation targets and the implementation of energy
conservation measures by 31 provincial governments and 1,000 key enterprises. In 2010, China
launched special supervision over energy conservation and emission reduction in 18 key regions. Strict
target responsibility evaluation and accountability contributed to achieving the national energy
conservation targets.
Promoting energy conservation in key fields. The Chinese government has carried out ten key energy
conservation projects, including upgrading of industrial boilers and kilns, combined heat and power
generation, electromechanical system energy conservation and residual heat and pressure utilization,
conducted energy conservation in 1,000 enterprises, enhanced energy conservation management of key
energy-consuming enterprises, and promoted energy audit and energy efficiency benchmarking
activities. It has launched the low-carbon transportation action for automobiles, ships, roads and harbors
in 1,000 enterprises, vigorously developed urban public transport. It has also improved the
implementation rate of mandatory energy conservation standards of new buildings, quickened the energy
conservation transformation of existing buildings, promoted the use of renewable energy resources in
buildings, and conducted energy conservation transformation of government office buildings. By the end
of 2010, the implementation rate of mandatory energy efficiency standards for new urban buildings
reached 99.5 percent in the design stage and 95.4 percent in the construction stage. During the Eleventh
Five-Year Plan period, the accumulated total energy-efficient floor space constructed was 4.857 billion sq
m, with energy-saving capacity of 46 million tons of standard coal. The government has taken energy
conservation actions in the retail sector by restraining the production, marketing and use of plastic
shopping bags, and curbing over-packaging.
Promoting energy-saving technology and products. China has released a total of 115 state key energyefficient technology promotion catalogues in three batches, and specially promoted seven energyefficient technologies in the iron and steel, building material and chemical industries. The government
has launched a project to promote energy-efficient products for the benefit of the people, and promoted
high-efficiency illumination products and air-conditioners, energy-efficient motors and other energyefficient products by way of government subsidies. The central treasury has appropriated subsidies to
support the production of and promote the use of some 360 million high-efficiency illumination products,
30 million high-efficiency air conditioners and one million energy-efficient motor vehicles, which have
realized an annual energy-saving capacity of 20 billion kwh. China has carried out energy conservation
and new-energy vehicle demonstration and promotion, and taken the lead in using mixed-power
vehicles, electric vehicles and fuel cell vehicles. The government has established a preferential
procurement system for energy-efficient products, released a government procurement list of energyefficient products, and ordered mandatory procurement of nine kinds of energy-efficient products,
including air-conditioners, computers and illumination products. During the Eleventh Five-Year Plan
period, a large variety of high-efficiency energy technologies were widely applied, including lowtemperature waste heat power generation, new type cathode aluminum reduction cells, high-voltage
frequency conversion, rare earth permanent magnet motors and plasma oil-less ignition. Meanwhile, the
market share of high-efficiency illumination products reached 67 percent, and that of high-efficiency airconditioners, 70 percent.
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Developing a circular economy. National "city mine" demonstration bases have been built to promote the
concentrated, circular and high-added-value utilization of obsolete electromechanical equipment, waste
household appliances, plastic and rubber, and other waste resources in key cities, and efforts are being
made to promote the comprehensive utilization of major industrial solid waste. During the Eleventh FiveYear Plan period, China comprehensively utilized about one billion tons of fly ash, 1.1 billion tons of coal
slag, and 500 million tons of metallurgical slag. The central government funded the industrialization of
remanufacturing projects. By the end of 2010, China had formed a remanufacturing capacity of
automobile engines, gearboxes, steering engines and electric generators, totaling 250,000 pieces (sets).
Promoting energy conservation market mechanism. The government is proactively pushing forward
energy management through contract management, power demand side management, voluntary energy
conservation agreements and other market mechanisms. In 2010, China issued the Opinions on
Accelerating the Implementation of Contract Energy Management and Promoting the Development of the
Energy Conservation Service Industry, increased financial support, adopted policy of taxation support
and improved related accounting systems and financial services to strengthen support for the energy
conservation service industry. From 2005 to 2010, the number of energy conservation service companies
increased from 80 to over 800, the number of employees in this sector increased from 16,000 to
180,000, the industry scale was enlarged from RMB4.7 billion-worth to RMB84 billion-worth, and the
annual energy-saving capacity rose from some 600,000 to more than 13 million tons of standard coal.
Improving related standards. The government has improved the energy-efficient design standards for
residential buildings in three climate zones (freezing cold and cold, hot in summer and cold in winter, and
hot in summer and warm in winter); improved energy-efficient design standards for public buildings and
the code of acceptance inspection of energy-efficient building construction; issued 27 mandatory national
standards for energy consumption quotas of high energy-consuming products and 19 mandatory national
energy efficiency standards for major terminal energy-using products; formulated 15 national standards
for the discharge of major pollutants; promulgated 71 environmental labeling standards; and released an
energy efficiency labeling product catalogue.
Incentive policies. China has quickened the reform of the energy pricing mechanism, reformed the taxes
and fees of refined petroleum products, adopted a differential electricity pricing policy for high-energyconsuming industries, imposed electricity pricing penalties on products with super-high energy
consumption, and promoted the metered charging of heat supply by actual consumption of each
household. The government has earmarked special funds for energy conservation and emission
reduction. During the Eleventh Five-Year Plan period, the central treasury invested an accumulative total
of RMB225 billion to support energy-efficient technology upgrading and the popularization of energyefficient products, forming an energy conservation capacity of 340 million tons of standard coal. The
government meanwhile has been steadily pushing forward the reform of the resource taxation system,
improving the export tax rebate system, adjusting the policy on vehicle purchase, and vehicle and vessel
tax, using preferential taxation policies to promote energy and water conservation, the comprehensive
utilization of resources, and the import of energy-efficient and low-carbon products.
Through the efforts of all sectors, China accomplished its energy conservation goals listed in the Eleventh
Five-Year Plan. China's energy consumption per unit of GDP dropped 19.1 percent from that of 2005
accumulatively, or a reduction of 1.46 billion tons of carbon dioxide emissions. During the same period,
China's national economy expanded at an average annual rate of 11.2 percent, while its energy
consumption grew only 6.6 percent annually on average. The energy consumption elasticity coefficient
dropped from 1.04 in the Tenth Five-Year Plan period (2001-2005) to 0.59, which eased the
contradiction between energy supply and demand.
3. Developing Low-carbon Energy
Accelerating the development of natural gas and other clean resources. The government is vigorously
developing natural gas, encouraging the development and utilization of coal-bed methane, shale gas and
other unconventional oil and gas resources, and has enacted a number of policies in this regard, such as
financial subsidies, preferential taxation, connecting generated power to grid and electricity price
subsidies. China has formulated and implemented an overall plan of management and utilization of coal
mine methane, and is forcefully pushing forward the clean utilization of coal, guiding and encouraging
the utilization of coal mine methane and the development of ground coal-bed methane. Natural gas
production increased from 49.3 billion cu m in 2005 to 94.8 billion cu m in 2010, an average annual
increase of 14 percent. In that period, China's natural gas consumption accounted for 4.3 percent of its
total energy consumption, and the extraction of coal-bed methane reached 30.55 billion cu m, with the
amount utilized reaching 11.45 billion cu m, equivalent to a reduction of 170 million tons of carbon
dioxide emissions.
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Proactively developing and utilizing non-fossil energy. China has enhanced the development and
utilization of hydropower, nuclear energy and other low-carbon energy sources through policy guidance
and fund input. By the end of 2010, China's installed hydropower capacity had reached 213 million kw,
doubling the figure for 2005; and installed nuclear power capacity had reached 10.82 million kw, with
another 30.97 million kw under construction. China supports the development of wind power, solar
power, geothermal, biomass energy and other new types of renewable energy. It has improved the
pricing policy for on-grid power generated by wind, and launched the "Golden Sun Demonstration
Project" to promote the franchise bidding for large-scale photovoltaic power stations. It has improved the
pricing policy for power generated by agricultural and forestry biomass energy, increased financial
support for the development of biomass energy and enhanced methane development in rural areas.
China's installed wind power capacity grew from 1.26 million kw in 2005 to 31.07 million kw in 2010, and
installed photovoltaic power capacity increased from less than 100,000 kw in 2005 to 600,000 kw; the
number of solar water heaters in use reached 168 million sq m; and installed biomass energy capacity
was about 5 million kw. With an annual utilization of methane of about 14 billion cu m, the total number
of methane users in China reached 40 million households; utilized ethanol bio-fuel was 1.8 million tons;
and the contribution made by all types of biomass energy totaled 15 million tons of standard coal.
4. Controlling Non-energy-related Greenhouse Gas Emission
The government has enhanced control over greenhouse gas emission in industrial and agricultural
production, waste disposal and other fields. China has applied the raw material substitution technology
such as replacing limestone with carbide slag in the cement clinker production process, applied the
technique of producing cement with blast furnace slag and fly ash as added mixed materials, applied
secondary- and tertiary-stage treatment to address the discharge of nitrous oxide during the nitric acid
production process, applied catalytic decomposition and thermal oxidative decomposition to address the
discharge of nitrous oxide during the adipic acid production process, and thermal oxidative
decomposition to capture and remove HFC-23. China has quickened transformation in the mode of
animal husbandry production, and reduced the emission of methane and nitrous oxide in cropland, and
poultry and livestock farming. The government has launched the soil organic matter advancement
subsidy project, and promoted returning straw to farmland, green manure growing, adding organic
fertilizer and other technologies to an accumulated total area of about 30 million mu (a Chinese unit of
area equal to 1/15 of a hectare). The government has improved urban waste disposal standards,
adopted a household garbage charging system, promoted advanced waste incineration technology, and
formulated incentive policies for landfill gas recovery. China also carries out research and demonstration
for carbon capture, utilization and sequestration technologies. Statistics showed that by the end of 2010
China's nitrous oxide emission in industrial production generally remained at the level of 2005, and the
growth of methane emission was basically brought under control.
5. Increasing Carbon Sink
Increasing forest carbon sink. China is continuously carrying out ecological protection projects, such as
the key shelterbelt construction project in northwest, northeast and north China and along the Yangtze
River, and projects to return farmland to forest, natural forest protection project, the program to control
sandstorms in the Beijing and Tianjin area. It has carried out a pilot afforestation project with an aim to
expand carbon sinks, enhanced sustainable forest management, and increased the forest stock volume.
The central finance has raised the standard for afforestation investment subsidy from RMB100 to 200 per
mu, and established the China Green Carbon Fund. Currently, China's man-made forest reserve has
reached 62 million ha; its national forest coverage has reached 195 million ha, with the forest coverage
rate rising from 18.21 percent in 2005 to 20.36 percent in 2010, with a forest stock volume of 13.721
billion cu m. China's total carbon storage in forest vegetation has reached 7.811 billion tons.
Improving farmland and grassland carbon sinks. China is implementing the systems to promote grasslivestock balance, prohibiting or temporarily banning pasturing in certain areas, and regionally rotating
pasturing, so as to control the livestock-carrying capacity of pastures and curb pasture degeneration. It
is expanding the project of returning grazing land to grassland, strengthening the construction of manmade forage meadows and irrigated pastures, enhancing the prevention and control of grassland natural
disasters, and increasing the grassland coverage rate and grassland carbon sinks. By 2010, protective
farming technology had been applied to an area of 64.75 million mu; the no-tillage mechanical seeding
area had reached 167 million mu; and mechanically-crushed straw had been returned to farmland in a
total area of 428 million mu.
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6. Promoting Low-carbon Development in Localities
Promoting low-carbon pilot projects in selected provinces and cities. In 2010, China launched a national
"low-carbon province and low-carbon city" experimental project. The first batch of selected localities
included five provinces, namely, Guangdong, Hubei, Liaoning, Shaanxi and Yunnan, and eight cities,
namely, Tianjin, Chongqing, Hangzhou, Xiamen, Shenzhen, Guiyang, Nanchang and Baoding. Currently,
all the pilot provinces and cities have established leading work teams, formulated implementation
schemes, and promulgated their respective goals for carbon intensity reduction in the Twelfth Five-Year
Plan period -- and 2020. They have also vigorously promoted the transformation of the local economic
development mode, took major actions to advance the construction of key low-carbon development
projects, and vigorously developed low-carbon industries to promote green and low-carbon development.
Actively drawing on low-carbon development experience. To build a "culture-enriched, technologyempowered and environmentally-friendly Beijing," Beijing, the capital city of China, has accelerated the
development of the green, low-carbon and circular economy, vigorously developed strategic newly
emerging industries and modern service industries, quickened the low-carbon transformation of existing
buildings and transport systems, and advocated low-carbon consumption and a low-carbon lifestyle.
Shanghai has sped up the pace of optimizing its energy structure, launched low-carbon development
pilot projects in Hongqiao CBD and Chongming Island, implemented the concept of low-carbon
development in the design, construction and operation of the Shanghai World Expo Park, and carried out
"voluntary emission reduction activities to achieve a low-carbon World Expo." Jiangsu Province has
selected four cities, ten industrial parks and ten enterprises for pilot experiments in developing a lowcarbon economy.
II. Adapting to Climate Change
During the 11th Five-Year Plan period, China strengthened scientific research in and impact evaluation of
climate change, improved relevant laws and policies, and enhanced the capability of key sectors to adapt
to climate change, so as to reduce the negative impact of climate change on economic and social
development and people's lives.
1. Agriculture
China strives to consolidate farmland and water conservancy infrastructure, raise the overall production
capacity of agriculture, encourage large-scale construction of standard farmland with stable yields
despite drought or flood, support major irrigation areas to continue building supporting and big irrigation
and drainage pump stations, expand the irrigation area, improve the irrigation efficiency and spread
water-conservation technology, and carry out agricultural water pricing reform and pilot waterconservation renovations of farmland ditches, and enhance the nation's capacity to resist disasters. It
has built and improved agricultural meteorological monitoring and early-warning systems. China also
carries out research into and cultivates stress-resistant varieties of seeds with high yield potential and
high quality and resistance to drought, waterlogging, high temperature, diseases and pests, and expands
the growing areas of super strains of crops. It has further increased subsidies for superior strains of
crops, and accelerated integration of the cultivation, reproduction and spreading of such superior strains.
Currently, more than 95 percent of the farmland nationwide is sown with superior strains of major crops,
which contributes 40 percent to the grain output increase.
2. Water Resources
China has formulated National Comprehensive Plan for Water Resources, Seven Major River Basins' Flood
Control Plan, National Mountain Torrent Disaster Prevention and Control Plan, National Plan to Guarantee
the Safe Supply of Drinking Water to Urban Dwellers, and National Plan for the Eco-protection of Major
Rivers and Lakes. It has strengthened river basin management and water resources allocation, and
organized and implemented the work of diverting water from the Yellow River to Tianjin and Hebei
Province, from the Qiantang River to Lake Taihu at time of urgent need, and ecological water re-charge
to the Heihe and Tarim rivers. It has quickened the implementation of the strictest water resources
control, and improved the policy system concerning the development, utilization, conservation and
protection of water resources. It has started constructing a batch of water-shed flood control projects,
while accelerating the pace of some key water conservancy projects and major water resource projects.
It has tightened soil erosion control, and has completed the comprehensive improvement of 230,000 sq
km of land suffering from water and soil erosion. It has completed the reinforcement of large and
medium-sized reservoirs as well as key small ones in danger. More efforts have been made to guarantee
the safe supply of drinking water to 210 million rural residents, meeting the relevant target set in the UN
Millennium Development Goals six years in advance.
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3. Marine Resources
China has strengthened the construction of a marine meteorological observation network. With such a
network in place, the country has been able to observe the key climate factors in its offshore regions and
some oceans, and basically built up a typical monitoring system in the eco-sensitive marine areas,
thereby effectively enhancing its ability to monitor the sea-air carbon dioxide exchange flux. China has
started redefining the national and provincial marine functional zoning, has started marine ecosystem
restoration projects in the coastal areas and on key islands, and launched eco-restoration demonstration
projects such as cultivating and replanting mangroves, protecting coral reefs by way of relocation, and
returning coastal wetlands to beaches. The observation and early warning work related to storm surge,
sea wave, tsunami, sea ice and other marine disasters have effectively reduced the casualties and
property losses caused by such marine disasters. Observation, investigation and evaluation have been
conducted of sea level rise, coastal erosion, seawater intrusion and saline tide, and the datum tide marks
of 94 tidal gauging stations have been re-verified. Through comprehensive offshore investigation and
evaluation, it has obtained systematic knowledge of the distribution, both spatially and temporally, of
marine disasters. In addition, annual gazettes have been released on marine conditions, sea levels and
marine disasters to provide information for preventing and combating various marine disasters.
4. Public Health
China has worked out and promulgated the National Health Emergency Response Plan against Natural
Disasters (Trial) which has clearly defined the health-related goals and principles in case of floods and
droughts, meteorological and biological disasters, and other natural disasters, established the natural
disaster emergency response work system, the levels and measures of such response, and formulated
emergency response work plans against different types of natural disasters. The Emergency Response
Plan against High-temperature Heat-stroke (Trial) and National Environment and Health Action Plan
(2007-2015) have also been enacted. Researches have been carried out in the monitoring of the quality
of drinking water, the impact of air pollution on health, infectious diseases caused by climatic factors, the
impacts of climate change on vector-borne parasitic diseases and water-borne communicable diseases,
and other diseases caused by impacts of climate change on environment, so as to provide technical
support for the formulation of policies and measures to adapt to climate change.
5. Meteorology
The meteorological departments have released and implemented the Weather Research Plan (20092014), Climate Research Plan (2009-2014), Applied Meteorology Research Plan (2009-2014) and
Comprehensive Meteorological Observation Research Plan (2009-2014), and distributed the China
Implementation Plan of the Climate Observation Systems, in an effort to promote the observation, preevaluation and evaluation of climate change. China has set up the first-generation operational system
based on a dynamical climate model for short-term climate prediction, developed the new-generation
dynamical climate model system, and conducted various evaluations regarding the impact of climate
change on the safety of national grain supply, water supply, ecology and human health.
III. Enhancing Basic Capability
To build up its basic capability in this regard, during the 11th Five-Year Plan period China continued to
improve relevant legislation, management system and working mechanism for addressing concerning
climate change, strengthened statistical and calculation research and institutional construction, raised
the level of scientific research and policy study, and further strengthened relevant education and
training.
1. Formulating Relevant Laws and Regulations and Important Policies
Improving relevant laws and regulations. China has formulated or amended the Renewable Energy Law,
Circular Economy Promotion Law, Energy Conservation Law, Clean Production Promotion Law, Water and
Soil Conservation Law and Islands Protection Law, promulgated the Regulations on Civil Buildings Energy
Conservation, Regulations on Public Organizations Energy Conservation and Regulations on Drought
Control, and issued the Interim Measures for Energy Conservation Evaluation and Review of Fixed Assets
Investment, Measures for Energy Conservation Supervision of High-Energy-Consuming Special
Equipment and Interim Measures for Supervision of Energy Conservation and Emission Reduction of
National Enterprises. It has also conducted pre-legislation study on climate change.
Formulating and implementing China's National Climate Change Program. This Program defines the
guiding principles, main fields and key tasks concerning the work of addressing climate change. As
required by this document, 31 provinces, autonomous regions and municipalities directly under the
central government have all worked out their own programs to address climate change, and have put
them into practice. The work to address climate change has been gradually incorporated into the plans of
economic and social development of each locality, and placed on the priority agendas of local
governments. Relevant departments have also worked out action plans and working programs in such
fields as marine resources, meteorology and environmental protection.
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Promulgating a series of important policy documents. China has promulgated the Mid- and Long-term
Plan for the Development of Renewable Energy, Mid- and Long-term Plan for the Development of Nuclear
Energy, the 11th Five-Year Plan for Renewable Energy Development, Decision on Energy Conservation
Work, Opinions on Accelerating the Development of Circular Economy and other important documents.
The Comprehensive Working Plan for Energy Conservation and Emission Reduction in the 11th Five-Year
Plan Period, released in 2007, stated the goals, key fields, and policy measures regarding energy
conservation and emission reduction, and played a significant role in promoting energy conservation and
emission reduction work in the period 2006-2010.
2. Improving Management Systems and Working Mechanism
China has built and constantly improved its management system and working mechanism to address
climate change, which features the unified leadership of the National Leading Group to Address Climate
Change, administration by the National Development and Reform Commission (NDRC), division of work
with separate responsibilities among relevant departments and wide participation of various localities and
industries. In 2007, the National Leading Group to Address Climate Change was set up, with premier of
the State Council as its head and 20 ministers as its members. The NDRC was assigned the specific work
by the leading group, and in 2008 the NDRC set up a department to coordinate and supervise the
relevant work. Following that, relevant government departments established functional organs and
working mechanisms to address climate change work in their own fields. To coordinate the inter-ministry
work, a liaison office was set up within the framework of the National Leading Group to Address Climate
Change in 2010, and the National Panel on Climate Change was adjusted and strengthened to ensure
scientific decision-making. All provinces, autonomous regions and municipalities directly under the
central government have established their own leading groups and working organs to address climate
change, and some sub-provincial or prefectural cities have also set up offices to address climate change.
Relevant departments under the State Council have founded supportive organs such as the National
Center for Climate Strategy and International Cooperation of China, and the Research Center for Climate
Change, and some universities and scientific institutions have opened their own climate change research
organizations.
3. Enhancing Statistical and Accounting Capabilities
Improving energy and related statistical systems. China has issued the Implementation Plan and
Methods for Statistical Monitoring and Reviewing of Energy Conservation and Emission Reduction, further
improved the energy-consumption accounting calculation system, and worked out ten new energy
statistical systems, which basically cover energy consumption by all sectors of society. The various
localities have improved their energy statistical setups and personnel placement to spur statistical work
in this field. All provinces, autonomous regions and municipalities directly under the central government
have set up energy statistics organizations, and key energy consumption units have boosted their energy
statistical and accounting work. A reporting system has been in place for key energy consumption units
to report their energy utilization, and standardize their submission of such reports. Technical guidance
for forest carbon sink metering and monitoring has been formulated to promote the construction of such
metering and monitoring systems.
Reinforcing greenhouse gas emission accounting. In the wake of its submission of the Initial National
Communication on Climate Change of the People's Republic of China to United Nations Framework
Convention on Climate Change (UNFCCC) at the tenth session of the Conference of the Parties in 2004,
China organized the compilation of a greenhouse gas emission list and the second national
communication report in 2005. It has built a national databank of greenhouse gas lists, issued the
Guidance for Compiling Provincial Greenhouse Gas Emission Lists (Trial), and started the compilation
work at provincial level and held a series of training courses in this regard.
4. Fueling Support from Scientific and Policy Research
Augmenting fundamental research. China has compiled its first and second National Evaluation Reports
on Climate Change. It has conducted research into the relations between climatic change and
environment quality, coordinated control of greenhouse gas and pollutants, climate change and the water
cycle mechanism, and climate change and forestry response measures. It has built a data set on climate
change trend, and released a data set on Asian climate change prediction. It has opened several special
laboratories in sea-air interaction and climate change, and has conducted large amounts of work in
fundamental research.
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Promoting climate-friendly technological R&D. With the support of the National Hi-tech R&D Program
("863 Program") and the National Key Technologies R&D Program, China has started R&D into clean and
efficient utilization of energies, energy-saving technology and equipment in certain key industries, key
energy-saving technology and materials for buildings, key technology and equipment of clean production
for key industries, and pattern of a low-carbon economic development and integrated application of key
technologies, and has made significant progress with a number of invention patents of its own
intellectual property rights. China also pushes forward the R&D of technology for the development and
application of renewable and new energies, and key technology for the smart grids. It has made
evaluations of the practice of using greenhouse gas as a resource to enhance the petroleum recovery
ratio, and of the capacity of underground storage and storage of carbon dioxide in underground saline
water, and has carried out R&D in the preparation and sifting of new, safe and efficient absorption
materials. Included in the National Key Technologies R&D Program through the 11th Five-Year Plan are
special programs to study the impacts caused by and adaption to climate change and corresponding key
technologies to address them, and to demonstrate the technologies used to adapt to climate change in
typical fragile zones. In terms of carbon emission monitoring, China has begun its research in Orbiting
Carbon Observatory. With the support of the "863 Program" and the National Key Technologies R&D
Program, China has started to research in and demonstrate carbon capture and emission reduction
technologies applied in major agricultural and forestry ecosystems, and key technologies in forestry ecoconstruction, and research into the technologies for monitoring, early warning and addressing major
agriculture-related climatic disasters. It has carried out evaluation and applied research into technologies
of energy conservation and emission reduction for key industries, which is a project of the National Key
Technologies R&D Program. By 2010, the country had built 288 state engineering research
(technological) centers and 91 state engineering laboratories.
Strengthening strategy and policy study. Centering on the major tasks in addressing climate change
during the 12th Five-Year Plan period, China is studying a long-term strategy to cope with the issue of
climate change, a strategy of low-carbon development, and a national overall strategy to address climate
change and carbon trading mechanism, as well as relevant laws and regulations at home and abroad
related to climate change. It has started a special scientific action, with a total investment of 110 million
yuan, to deal with climate change, and begun studying major strategies and technical issues to promote
its own green development.
5. Strengthening Education and Training
Gradually including climate change into the national education system. Education on environmental
protection and climate change has been given more attention in secondary schools and universities, and
relevant courses, teaching and research bases have been set up. All these have played an important role
in fostering professionals in this regard.
More training on climate change for officials. Collective studies, lectures and reports have been organized
to help officials enhance their awareness of climate change and scientific management. The training
classes organized by relevant departments under the central government cover such subjects as climate
change, sustainable development and environmental management, capability building of provincial
decision-makers in charge of climate change work, capability building of local officials in charge of clean
development mechanism, climate-change-adaptation capability building, and capability building of
provincial greenhouse gas lists compilation. Local governments have also organized various training
courses on climate change.
IV. Participation of the Whole Society
China proactively publicizes relevant scientific knowledge in addressing climate change, enhances public
awareness of low-carbon development, gives full play to the initiatives of non-governmental
organizations, the media and other outlets, and uses various channels and measures to guide the whole
society to participate in actions addressing climate change.
1. Proactive Government Guidance
Since 2008, China has published an annual report titled "China's Policies and Actions for Addressing
Climate Change" to give comprehensive introductions to China's policies and progress in addressing
climate change. It organizes an "energy-saving publicity week" every year to publicize knowledge of
energy conservation and emission reduction, and knowledge of climate change among the people. It also
proactively popularizes the scientific knowledge of climate change on World Environment Day, World
Meteorological Day, the Earth Day, World Oceans Day, World Car-free Day, National Day of Disaster
Prevention and Reduction, National Day of Science Popularization and other theme days. The local
governments of Beijing, Tianjin, Guiyang and other cities have held large international seminars, forums
and exhibitions on climate change, energy conservation and environmental protection to enhance
exchanges on low-carbon development with other countries and public awareness on addressing climate
change, energy conservation and low-carbon development. The government also has given full play to
the roles of newspapers, radios, televisions, magazines and other traditional media as well as the
Internet, mobile phones and other new media to strengthen publicity and education on addressing
climate change, energy conservation and low-carbon development.
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2. Proactive Actions by Non-governmental Organizations
The China Society of Territorial Economics has opened low-carbon territory experimental areas, the AllChina Environment Federation and China Tourism Association have carried out the nation's first lowcarbon tourism experiments at 48 tourist resorts, and the China Iron and Steel Industry Association and
All-China Federation of Trade Unions have organized benchmarking contests on energy conservation and
consumption of large-scale energy-consuming steel production equipment. The China Energy
Conservation Association and other organizations have held summit media forums on climate change and
low-carbon economic development. The China National Coal Association, China Nonferrous Metals
Association, China Petroleum and Chemical Industry Association, China Building Materials Federation,
China Electricity Council and other organizations have also played important roles in the planning of
industry energy conservation, formulation and implementation of energy conservation standards,
promotion of energy conservation technology, energy consumption statistics, and energy conservation
publicity and training, information and inquiry, and related areas. Some non-profit organizations have
also held publicity and education campaigns to boost public awareness on addressing climate change.`
3. Vigorous Media Publicity
The Chinese media organs constantly strengthen publicity and news coverage on climate change, energy
conservation and low-carbon development. The media have compiled and published a series of
introductory and publicity picture books on climate change and the prevention of meteorological
disasters, produced films and TV series, including Facing Climate Change, Warming Earth, Focusing on
Climate Change, and Same Hot, Same Cool, the World Over, actively introducing China's policies, actions
and achievements in addressing climate change, advocating a low-carbon lifestyle, increasing the public's
knowledge and understanding of climate change and presenting China's efforts and achievements in
combating climate change.
4. Public Participation
The Chinese public proactively responds to climate change with action: taking their own shopping bags,
using both sides of paper, limiting the temperature of air-conditioners, refusing to use disposable
chopsticks, purchasing energy-saving products, choosing low-carbon means of transport, preferring lowcarbon food, leading low-carbon lifestyles and practicing low-carbon life and consumption in every aspect
of daily life, including clothing, food, residence and travel. People all around China actively participate in
the Earth Hour program and turn off their lights on the last Saturday of March each year to express their
mutual aspiration for the protection of the global climate. The 1,000-youth environment-friendly
ambassador program and other activities are held to publicize the concept of environmental protection,
advocate a low-carbon lifestyle and practice green consumption at state organs, schools, communities,
barracks, enterprises, parks and public squares. In some big and medium-sized cities, a low-carbon life
has become a trend sought after by people who pursue a simple and low-carbon lifestyle. Shanghai,
Chongqing, Tianjin and other cities have carried out the "Cool China -- National Low-carbon Action" to
survey and analyze family carbon emissions. Harbin and other cities have initiated energy-saving and
emission-reduction programs in communities, mobilizing families, schools, businesses and services, and
state organs in communities to take part in energy conservation and emission reduction. Universities,
high schools and primary schools all around the country have actively publicized the low-carbon lifestyle
and environmental protection, and the goal of building a "green campus" set by some universities has
aroused wide-spread attention.
V. Participation in International Negotiations
The Chinese government attaches great importance to the issue of global climate change. With a high
sense of responsibility, it has proactively and constructively participated in international negotiations to
address climate change, strengthened multi-level negotiations and dialogues with other countries in the
area of climate change, striving to promote consensus among all parties on the issue of climate change
and make positive contributions to building a fair and reasonable international mechanism for addressing
climate change.
1. Proactive Participation in International Negotiations within the UN Framework
China adheres to the double-track negotiation mechanism defined in the UNFCCC and the Kyoto Protocol,
abides by the principles of signatory leadership, openness and transparency, extensive participation and
consensus through consultations, gives active play to the main channel of international climate change
negotiations within the UN framework, sticks to the principle of "common but differentiated
responsibility," proactively and constructively participates in negotiations, strengthens communication
and exchanges with various parties, and promotes consensus among all parties.
In 2007, China proactively and constructively attended the United Nations climate change talks in Bali,
Indonesia, and made a substantial contribution to the development of the Bali Road Map. China's three
suggestions at the talks -- that the emission-reduction goals of developed countries shall be negotiated
and decided before the end of 2009 at the latest, that fund and technology transfer for developing
nations be provided as stipulated in the UNFCCC and Kyoto Protocol -- and other advice received
extensive acknowledgement, and were finally adopted and included in the road map.
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In 2009, China proactively participated in the Copenhagen Climate Change Conference, and played a key
role in breaking the negotiation deadlock and promoting consensus among all parties. The Chinese
government delivered a statement titled "Implementation of the Bali Road Map -- China's Position at the
Copenhagen Climate Change Conference," in which the Chinese government put forward China's
principles, goals and position on the conference, including further strengthening the comprehensive,
effective and continuous implementation of the UNFCCC and quantifying emission-reduction targets for
developed countries for the second commitment period. At the meeting of state leaders, Chinese Premier
Wen Jiabao called on all parties to reach a consensus, strengthen cooperation and jointly promote global
cooperation to address the climate change problem. During the conference, Premier Wen had intensive
consultations with various state leaders, and promoted the adoption of the Copenhagen Accord, making
outstanding contributions to the promotion of international talks on climate change.
In 2010, China took an active part in the negotiations and consultations at the Cancun Conference,
adhered to the principles of maintaining openness and transparency, extensive participation and
consensus through consultations, proposed constructive plans on various issues and made important
contributions to help the conference achieve practical results and put the talks back on track. During the
negotiations on issues with greater disparity in particular, such as the long-term global goal, the second
commitment period of the Kyoto Protocol, the system of "international consultation and analysis" to
reduce the burden on developing countries and reach the emission-reduction goals of developed
countries, China actively communicated and coordinated with the engaged parties, candidly exchanged
in-depth opinions with all parties at all levels, enhanced mutual understanding and converged political
impetus. Before the Cancun Conference was summoned, China enhanced exchanges and coordination
with developing countries through the "G77 and China" and the "BASIC" (Brazil, South Africa, India and
China) mechanisms, and strengthened dialogue with developed countries through various channels for
the preparation of the conference. China also maintained close communication and exchanges with the
host nation, Mexico, and provided beneficial suggestions and full support. In October 2010, prior to the
opening of the Cancun Conference, China hosted a UN climate change meeting in Tianjin, which laid the
basis for the Cancun Conference to achieve positive results.
2. Proactive Participation in Relevant International Dialogues and Exchanges
Promoting negotiations with exchanges of high-level visits and important meetings. At the G20 Summit,
dialogue meetings of state leaders of the G8 and developing countries, Major Economies Meeting on
Energy Safety and Climate Change, APEC meetings and other important multi-lateral diplomatic
occasions, Chinese President Hu Jintao made important speeches to promote consensus in the
international community to address the climate change issue, and jointly promote global cooperation to
address the climate change process. On September 22, 2009, President Hu attended the United Nations
Summit on Climate Change, and delivered a speech titled "Join Hands to Address Climate Change," in
which he set forth China's goals, position and opinions on addressing climate change, and expressed
China's wish for strengthening international cooperation. At the East Asia Summit, EU-China Business
Summit, Asia-Europe Meeting and other important international conferences, Chinese Premier Wen
Jiabao repeatedly stated China's position and actions adopted on issues including the deepening of
international cooperation and exchanges to address climate change and the development of a green
economy, calling for further international cooperation on climate change technology and management,
and deepening mutual understanding among the involved parties.
Proactively participating in relevant international processes on climate change talks. China took part in
the informal ministerial-level consultation meeting held by the host nation of the UN Climate Change
Conference, the energy and climate forum of major economy leaders, the ministerial-level dialogue
meeting on climate change in Petersburg, the ministerial-level meeting on climate change of small island
states, the ministerial-level dialogue meeting of climate technology mechanism, the high-level
consultation team meeting on climate change financing of the general secretary of the UN, meetings of
the International Civil Aviation Organization, the International Maritime Organization and the Global
Agricultural Greenhouse Gas Research Alliance, and many other international consultation and
exchanges. China proactively participated in the activities of the Intergovernmental Panel on Climate
Change and its working groups, and Chinese scientists took part in the drafting of each assessment
report.
Strengthening consultation and dialogue with various countries. China is strengthening ministerial-level
consultation with the United States, the European Union, Denmark, Japan and other developed countries
and regions; and enhancing communication with other developing countries, promoting the
establishment of a consultation mechanism among the BASIC countries, and coordinating and promoting
the process of climate change talks by adopting the "BASIC plus" framework. It is also beefing up
communication with the African countries, the least-developed nations and small island states. China
National Panel on Climate Change actively holds academic exchanges and dialogues with relevant think
tanks of other nations to promote international cooperation in the scientific research in climate change,
technology transfer, public education, information sharing and other areas.
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VI. Strengthening International Cooperation
China proactively participates in and promotes practical cooperation with governments, international
organizations and institutions based on the principles of "mutual benefit and win-win cooperation, being
practical and effective," and is playing a positive and constructive role in promoting cooperation of the
global community in addressing climate change. In March 2010, China issued the Interim Measures on
the Administration of External Cooperation to Address Climate Change, which further standardized and
promoted international cooperation on climate change.
1. Expanding cooperation with international organizations
China strengthens communication and exchanges, resource sharing and practical cooperation with
relevant international organizations and institutions, and has signed a series of cooperative research
agreements and implemented a batch of research projects on the scientific study, mitigation, adaptation,
policies and measures to respond to climate change, including project cooperation with the United
Nations Development Program, World Bank and European Investment Bank; carbon capture, utilization
and sequestration cooperation with the Asian Development Bank, Carbon Sequestration Leadership
Forum and Global Carbon Capture and Sequestration Research Institute; cooperation on the assessment
of China' s technological needs with the Global Environment Facility; and cooperation with the Energy
Foundation on the greenhouse gas inventory preparation capability, research into related policies and
technical road maps, and legislation concerning climate change. China proactively joins relevant
international scientific cooperation programs, such as the World Climate Research Program within the
framework of the Earth System Science Partnership, International Geosphere-Biosphere Program,
International Human Dimensions Program, Intergovernmental Group on Earth Observation Satellites,
Global Climate Observation System and other programs, and the results of relevant researches have
provided a useful reference to China in formulating its policies to address climate change.
2. Strengthening practical cooperation with developed countries
China has established a dialogue and cooperation mechanism on climate change with the United States,
European Union, Italy, Germany, Norway, Britain, France, Australia, Canada, Japan and other countries
and regions, and has signed relevant joint communiques, memorandums of understanding and
cooperation agreements with climate change as the focus of cooperation. China has promoted
cooperation on energy conservation and environmental protection with Japan; carried out joint research
on the three prioritized areas of building energy conservation, clean coal/carbon capture and
sequestration, and clean energy automobiles with the United States; boosted scientific cooperation on
electric vehicles with Germany; and pursued cooperation on the geological sequestration of carbon
dioxide with Australia, cooperation on clean energy/carbon capture and sequestration technology with
Italy, cooperation on building energy conservation and quality with the European Union, cooperation on
green buildings and ecological urban development with Britain, cooperation on the adoption of modern
wooden structures to address climate change with Canada, and cooperation on urban and rural
sustainable development with Sweden.
3. Deepening practical cooperation with developing countries
China has signed relevant joint communiques, memorandums of understanding and cooperation
agreements with South Africa, India, Brazil, Republic of Korea and other countries, established a
cooperation mechanism on climate change, strengthened cooperation on meteorological satellite
monitoring, new energy development and utilization and other areas, and aided the construction of 200
clean energy and environmental protection projects in developing countries. China is strengthening its
cooperation on science and technology, and has implemented 100 China-Africa joint scientific and
technical research demonstration projects. It also bolsters agricultural cooperation and aids the
construction of agricultural demonstration centers. It has dispatched agricultural technical experts,
trained agricultural technical personnel and improved Africa's ability to realize food security. It attaches
importance to cooperation in human resource development, and has carried out 85 foreign aid training
programs. China held a training session on clean development mechanism and renewable energy
resources in Djibouti in December 2008; held a seminar on addressing climate change for officials of
developing countries in Beijing in June 2009; opened an advanced seminar on climate and climate
change in developing countries for officials and scholars from African nations in Beijing in July the same
year; and arranged a total of 19 international seminars addressing climate change and clean energy in
2010, which offered training to 548 officials and professionals of the recipient countries. China has also
offered support and assistance to small island states in the South Pacific, the Caribbean and other
regions, and aided the construction of over 130 projects in the island countries of the Pacific, providing
assistance within its ability to developing countries to improve their capability to mitigate and adapt to
climate change.
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4. Proactively carrying out cooperation on clean development mechanism projects
In order to promote the orderly implementation of clean development mechanism (CDM) projects, China
formulated and promulgated the Measures on the Operation and Management of Clean Development
Mechanism Projects in 2005, which was amended in 2010 to increase the efficiency of CDM program
development and validation and verification. China vigorously carries out relevant capacity building to
improve its capacity to promote CDM project development, and organizes experts to calculate baseline
emission factors for power grids each year which are timely published and shared by others. By July
2011, China had approved 3,154 CDM projects, mainly focusing on new energy and renewable energy,
energy conservation and the enhancement of energy efficiency, methane recycling and reutilization and
other areas. A total of 1,560 Chinese projects have been successfully registered with the United Nations
Clean Development Mechanism Executive Board, accounting for 45.67 percent of the world's total
registered programs, and their estimated certified emission reduction (CER) has reached an annual
issuance volume of 328 million tons of carbon dioxide equivalent, accounting for 63.84 percent of the
world's total, providing valuable support for the implementation of the Kyoto Protocol.
VII. Objectives, Policies and Actions during the 12th Five-Year Plan Period
During the 12th Five-Year Plan period, China will take addressing global climate change as an important
task in its economic and social development. With scientific development as the theme and accelerating
the transformation of the country' s economic development pattern as the main focus, China will foster
the concept of green and low-carbon development, and take addressing climate change as an important
strategy for its economic and social development as well as an important opportunity for economic
restructuring and the transformation of its economic development pattern. It will adhere to the new road
of industrialization, rationally control total energy consumption, take various measures such as
comprehensively optimizing the industrial structure and energy mix, practicing energy conservation and
raising energy efficiency, and increasing the capacity of carbon sinks to , effectively control greenhouse
gas emissions, improve the capacity to cope with climate change, conduct extensive international
cooperation on climate change, and promote sustainable economic and social development.
1. Main Objectives
Before the Copenhagen Climate Change Conference was held in 2009, the Chinese government had
announced the objective of reducing greenhouse gas emissions per-unit GDP by 40-45 percent by 2020
as compared with that in 2005, and had it included as a compulsory indicator in its medium- and longterm program for national economic and social development. In March 2011, the Outline of the 12th
Five-Year Plan for National Economic and Social Development of the People' s Republic of China adopted
by the National People's Congress stated the following compulsive objectives to address climate change
during the 12th Five-Year Plan period: By 2015, carbon dioxide emission per-unit GDP would be reduced
by 17 percent and energy consumption per-unit GDP by 16 percent as compared with that in 2010; the
proportion of consumption of non-fossil energy to the consumption of primary energy would be increased
to 11.4 percent; and the acreage of new forests would increase by 12.5 million ha, with the forest
coverage rate raised to 21.66 percent and the forest growing stock increased by 600 million cu m. This
fully demonstrates Chinese government' s determination to promote low-carbon development and
address climate change.
2. Policies and Actions
Centering on the aforesaid objectives, China will cope with climate change in the following 11 major
aspects during the 12th Five-Year Plan period:
First, strengthening the legal system building and strategic planning. In accordance with the
requirements set in the Resolution of the Standing Committee of the National People' s Congress on
Making Active Responses to Climate Change, China will study and enact special laws in addressing
climate change, and revise relevant laws, regulations, rules and standards in line with the requirements
of the work on climate change. China will also conduct research in low-carbon development strategy and
study of the overall strategy to adapt to climate change, put forward China' s road map for technological
development to respond to climate change and control greenhouse gas emission, and compile the
National Plan to Address Climate Change (2011-2020) to guide the work in the coming ten years.
Second, accelerating economic restructuring. Through policy readjustment and institutional innovation,
China will promote industrial upgrading and optimization, and accelerate the transformation of the
economic development pattern. It will limit the excessively rapid expansion of energy-hungry and highemission industries, accelerate the pace of eliminating backward production capacity, vigorously develop
modern services, foster newly emerging industries with strategic significance, and speed up R&D of lowcarbon technology and product promotion, with a view to gradually establishing energy, industry,
transportation and construction systems featuring low-carbon development.
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Third, optimizing energy mix and developing clean energy. China will rationally control its total energy
consumption, formulate energy development plans, and define the total consumption control target and
the mechanism to share out the tasks and responsibilities. It will accelerate the development of clean
coal technology, push forward the production and use of clean coal, promote the rapid growth of natural
gas output, speed up the development and utilization of such unconventional oil-gas resources as coalbed gas and shale gas, safely and efficiently develop nuclear energy, and accelerate the development of
renewable water, wind, solar, geothermal and biomass energy in accordance with local conditions.
Fourth, continuing to implement key energy-conservation projects. China will carry out various energy-conservation renovation, including the remodeling of boiler and kiln systems, motor system energy
saving, energy system optimization, utilization of residual heat and pressure, economical use and
substitution of oil, energy conservation in buildings and green lighting. It will also carry out key energyconservation projects such as demonstration projects in the industrialization of energy-saving
technology, energy-saving product promotion, popularization of energy performance contracting and
energy-saving capacity building, promote energy conservation in the key fields and sectors of industry,
construction and transport, and endeavor to raise overall energy efficiency.
Fifth, vigorously developing a circular economy. China will continue to coordinate low-carbon
development strategies, and other resources- and environment-related policies, support technological
R&D, demonstration and popularization, and capacity building for the development of a circular economy,
and make efforts to increase the productivity of resources. China will compile an overall national circular
economic development plan, intensify demonstration pilot projects, speed up the establishment of an
evaluation index and statistical systems that can reflect the development of the circular economy, and
make key enterprises, industrial parks and cities ecology friendly through application of recycling
technologies and the market mechanism.
Sixth, steadily launching low-carbon pilot projects. China will organize provinces, autonomous regions
and municipalities chosen to undertake pilot projects to compile low-carbon development plans, actively
explore low-carbon development modes with local characteristics, take the lead in formulating policies,
systems and mechanisms conducive to low-carbon development, and speed up the establishment of
industrial systems and consumption patterns characterized by low-carbon development. China will also
organize low-carbon pilot projects in industrial parks, communities and commerce.
Seventh, gradually establishing a carbon emissions trading market. China will, drawing on the experience
of the international carbon emissions trading market while taking into consideration its actual conditions,
gradually promote the establishment of a carbon emissions trading market. The country will further
reform the price formation mechanism of carbon emissions trading by standardizing voluntary trading in
emission reduction and discharge rights, gradually establish trans-provincial and trans-regional emissions
trading systems, so as to give full play to the fundamental role of the market mechanism in optimizing
the allocation of resources, and realize the objective of controlling greenhouse gas emission at minimum
cost.
Eighth, enhancing the capacity of carbon sinks. China will vigorously promote afforestation, continue to
carry out ecological protection projects, such as the key shelterbelt construction project in Northwest,
Northeast and North China and along the Yangtze River, and projects to return farmland to forest,
natural forest conservation project, the program to control sandstorms in the Beijing and Tianjin area,
and the comprehensive treatment program of rocky desertification in the karst areas. China will also
make extensive efforts to promote afforestation in the urban areas and speed up the building of forest
eco-barriers for the cities. At the same time, it will conduct pilot projects in carbon sink afforestation and
promote the healthy and orderly development of forest carbon sinks. It will continue to carry out projects
such as protective farming and turning grazing area back to grassland, and increase the areas of
farmland and grassland carbon sinks.
Ninth, enhancing the capacity of adaptation to climate change. China will attach great importance to
capability building in addressing extreme climate events, and enhancing the capacity to respond to
climate change in the key fields of farming, forestry, water resources and public health, as well as in the
coastal and eco-fragile areas. It will study and formulate policies and measures allowing agriculture and
forestry to respond to climate change, and guaranteeing food and ecological safety. It will rationally tap
and optimize the allocation of water resources, and strengthen various water-saving policies and
measures. It will enhance monitoring and protection of marine and coastal ecosystems, and increase the
coastal areas' capacity to resist marine disasters. It will improve the emergency-response system,
starting mechanism and multi-disaster early warning mechanism to tackle extreme meteorological
disasters.
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Tenth, continuously strengthening capacity building. China will establish a basic statistical system for
monitoring greenhouse gas emissions, and intensify statistical work on renewable resources, and
resource supply and consumption. It will strengthen scientific and technological support, promote
independent R&D of key low-carbon technologies, and expand low-carbon technology demonstration and
popularization. It will further improve systems and mechanisms conducive to the development of human
resources to cope with climate change, and constantly improve their quality. It will also extensively
publicizes knowledge necessary to respond to climate change and advocate low-carbon consumption
through the mass media.
Eleventh, carrying out all-directional international cooperation on climate change. China will continue to
strengthen dialogues and exchanges with developed countries, initiate South-South cooperation on
climate change in an all-round way, conduct capacity building and training in response to climate change,
carry out technological cooperation programs to adapt to climate change, and organize energy-saving
and water-saving activities as well as publicize and give out new-energy products and facilities. It will
provide practical support to other developing countries in coping with climate change, and gradually build
up a comprehensive system of foreign exchanges and cooperation under the guidance of a general plan,
with the support of special funds and a contingent of professionals and with effective coverage of
mitigation of and adaptation to climate change, as well as technology transfer and capacity building in
addressing climate change.
In 2011, the Chinese government released the Comprehensive Work Plan for Energy Conservation and
Emission Reduction during the 12th Five-Year Plan period and the Work Plan for Greenhouse Gas
Emission Control during the 12th Five-Year Plan period, making an overall arrangement for energy
conservation, emission reduction and greenhouse gas emission control during that period.
VIII. China's Basic Position in International Climate Change Negotiations
China has taken an active part in international climate change negotiations, playing a constructive role.
It insists on the double-track negotiation mechanism of the UNFCCC and the Kyoto Protocol and upholds
the principle of "common but differentiated responsibilities" in promoting the progress of international
climate change negotiations. A UN climate change conference is scheduled for late November to early
December, 2011 in the South African city of Durban. China maintains that the Durban climate change
conference should put into effect the consensus reached at the 2010 Cancun Climate Change
Conference, determine the arrangements of relevant mechanisms, continue with the negotiations on
issues left unresolved at the Cancun Conference, and strive for positive results on the basis of consensus
already reached.
1. China's Principled Stand in International Climate Change Negotiations
China adheres to the following principled stand in its efforts to promote progress at the Durban climate
change conference in accordance with the Bali Road Map:
First, China upholds the basic framework of the UNFCCC and Kyoto Protocol, and strictly follows the Bali
Road Map. The UNFCCC and Kyoto Protocol are the basic framework and legal foundation of international
cooperation for addressing climate change. They represent the international consensus reached as well
as the basis and guide to action in implementing the Bali Road Map. The Bali Road Map requires that the
UNFCCC and Kyoto Protocol are comprehensively, effectively and continuously implemented, and the
developed countries should undertake to achieve substantial emission reduction targets for the second
commitment period under the Kyoto Protocol, and corresponding arrangements are made regarding
mitigation of and adaption to climate change, as well as technology transfer and funding in this regard.
Second, China sticks to the principle of "common but differentiated responsibilities." Developed countries
should be responsible for their accumulative emissions during their 200-odd years of industrialization,
which is the main reason for the current global warming, and they should naturally take the lead in
shouldering the historical responsibilities to substantially reduce emissions. With regard to capabilities,
developed countries have substantial economic strength and advanced low-carbon technologies, while
developing countries lack the financial strength and technologies to address climate change, and face
multiple arduous tasks of developing their economies, fighting poverty and addressing climate change.
Therefore, developed countries should, on the one hand, take the lead in reducing emissions
substantially, and, on the other, provide financial support and transfer technologies to developing
countries. The developing countries, while developing their economies and fighting poverty, should
actively adopt measures to adapt to and mitigate climate change in accordance with their actual
situations.
Third, China holds fast to the principle of sustainable development. The present development should not
compromise the development capacity of future generations. Instead, it is necessary to take into overall
consideration economic development, poverty alleviation and climate protection within the framework of
sustainable development, actively promote green and low-carbon development, and strive for a win-win
situation in both socio-economic development and response to climate change.
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Fifth, China upholds the principle that the United Nations leads climate change negotiations as well as the
decision-making mechanism of reaching unanimity through consultation. China does not object to
informal or small-scale consultations on urgent issues outside the negotiations on the UNFCCC and Kyoto
Protocol which are conducive to the negotiation progress, but these consultations should be supplements
to rather than substitutes for the negotiation process of the UNFCCC and Kyoto Protocol. The principle of
"reaching unanimity through consultation" is an important part of the spirit of the UN Charter. It
conforms to the general and long-term interests of the United Nations, and plays a significant role in
strengthening democracy, authority and legality of decision making. Therefore, it is imperative to uphold
the decision-making mechanism of "reaching unanimity through consultation," and raise work efficiency
through appropriate means under the premise of guaranteeing an open and transparent negotiation
process with wide participation.
2. Prospects of the Durban Conference
China maintains that the Durban climate change conference should yield tangible results in three
aspects:
First, clarifying absolute quantities for developed countries' substantial emission reduction in the second
commitment period under the Kyoto Protocol. The Kyoto Protocol, the first commitment period of which
is due to expire by the end of 2012, is one of the double tracks of Bali Road Map negotiation mechanism.
The emission-reduction plan for developed countries in the second commitment period under the Kyoto
Protocol should be made clear as soon as possible so as not to leave a space between the two
commitment periods under the Kyoto Protocol, as is required by the Cancun Accord. This task, the most
urgent at Durban, is vital to the conference's success.
Second, defining the emission reduction commitment under the UNFCCC for developed countries outside
the protocol, which should be comparable with that of developed countries inside the protocol. Since
developed countries inside the Kyoto Protocol have assumed their shares of emission reduction,
developed countries out-side the protocol should also assume comparable emission reduction
commitments under the UNFCCC, in accordance with the Bali Road Map. The commitment should be
comparable in terms of the nature and scope of emission reduction, and the compliance mechanism. In
such circumstances, developing countries should also actively reduce their emissions within the
framework of sustainable development with funds and technological support from developed countries.
Many developing countries have put forward their climate change mitigation plans by 2020. In
accordance with the principle of "common but differentiated responsibilities," after developed countries
assume their law-binding emission reduction targets under the UNFCCC and the second commitment
period of the Kyoto Protocol, developing countries' similar targets should also be clarified in the form of
law, and their efforts for emission reduction should also be recognized.
Third, specifying mechanisms and arrangements for adaptation, funding, technological transfer and
capacity building, as well as measures to make the differences of emission reduction responsibilities
transparent, measurable, reportable and verifiable between developed and developing countries. Most
developing countries have taken active measures within their capacity to cope with climate change, and
made important contributions. However, the international community still needs to provide effective
support in a funds and technological transfer to developing countries. The latter will not be able to
effectively carry out actions to mitigate and adapt to climate change without an effective mechanism,
new, additional and abundant funds or technological transfer. The Cancun Accord specified the
"measurable, reportable and verifiable" mechanisms and the principle of transparency. China maintains
that specific arrangements should be made at the Durban conference regarding developed countries'
emission reduction commitments, their support to developing countries in funds, technological transfer
and capacity building, various "measurable, reportable and verifiable" responsibilities between
developing and developed countries, as well as "international negotiation and analysis" of developing
countries' voluntary climate change mitigation. The arrangements should also fully embody the principle
of "common but differentiated responsibilities" between developing and developed countries.
Concluding Remarks
China is clearly aware of the challenges brought about by climate change while advancing its
modernization and urbanization. As a responsible and major developing country, China will take into
account its basic national conditions and development stage, unswervingly ad-here to the path of
sustainable development, and make greater contributions to the cause of addressing global climate
change.
China will continue to promote international negotiations on climate change, take an active part in UN
climate change conferences, and support the coming Durban climate change conference to achieve
comprehensive and balanced results in implementing the Bali Road Map, and make reasonable, fair and
effective arrangements for the full, effective and continuous implementation of the UNFCCC and Kyoto
Protocol. China is willing to work with the international community to ensure the success of the Durban
conference.
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