nell`armadio - Storia In Rete
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ANNIVERSARI CREPE DI UN MITO VELTRONIANO Quelloscheletro nell’armadio diBob Kennedy Dietro la facciata del buonismo cara al futuro leader del Partito Democratico quale fu il ruolo di Robert Francis Kennedy, fratello di JKF, nella tragica morte di Marilyn Monroe nell’agosto di 45 anni fa? Un suicidio che non convince, una donna bellissima trattata «come un pezzo di carne», relazioni compromettenti per il ministro della Giustizia. Un segreto tenuto nascosto (ma nemmeno troppo bene) per oltre quarant’anni che ora rischia d’essere svelato dalla recente declassificazione di scottanti carte dell’FBI: Fu complotto? di Armando Russo Nonostante siano trascorsi 45 anni dalla sua scomparsa, ancora oggi il mondo s’interroga (è si può star certi che s’interrogherà a lungo) sulle circostanze della sua morte. La versione ufficiale, quella che frettolosamente concluse che l’attrice si era suicidata ingerendo dei barbiturici, non ha mai convinto troppo e così fiumi d’inchiostro sono corsi intorno alle presunte verità celate dietro questa versione ritenuta di comodo. In questa sede non si pretende certo di effettuare rivelazioni sensazionalistiche su ciò che accadde realmente in quella afosa notte tra il 4 e il 5 agosto 1962 al 12305 della Fifth Helena Drive di Brentwood, contea di Los Angeles, bensì si persegue solo l’obiettivo di fornire un resoconto delle numerose ipotesi circa i fatti che avrebbero (il condizionale è d’obbligo) avuto luogo e delle circostanze che li avrebbero generati, lasciando al lettore la libertà di giudicare sulla consistenza degli indizi, preavvisandolo che Marilyn Monroe e Bob Kennedy, una coppia legata da una oscura relazione. Qui sopra, una capsula di Nembutal, il barbiturico che avrebbe ucciso l’attrice STORIA IN RETE | 28 Luglio\Agosto 2007 «L os Angeles, 5 agosto. MARILYN MONROE, la popolare attrice è morta poco prima dell’alba. E’ stata trovata esanime dalla cameriera... il coroner incaricato delle indagini ha lasciato intendere che con molta probabilità si tratta di suicidio». (Comunicato Ansa del 5 agosto 1962, ore 15.01). Così, attraverso questo scarno bollettino, il mondo apprendeva la morte di una delle più grandi stelle hollywoodiane di tutti i tempi. La bambina sfortunata (il cui vero nome era Norma Jeane Baker), nata il 1° giugno 1926 nel reparto dell’ospedale di Los Angeles riservato agli indigenti, figlia di padre ignoto e di una madre che avrebbe trascorso la maggior parte della vita in manicomio, la ragazza desiderosa di diventare un nome nel firmamento del grande schermo di Hollywood, la diva capricciosa che era stata l’incubo di produttori e registi e infine, la donna sfortunata che mai era riuscita a trovare il grande amore, pervicacemente ma invano cercato, pluridivorziata e aspirante suicida in più occasioni, si accomiatava per sempre dalla scena della vita, lasciando una traccia indelebile nella storia del cinema. Luglio\Agosto 2007 | 29 STORIA IN RETE