to the PDF file.

Transcript

to the PDF file.
ANTENOR QUADERNI
Direzione
Irene Favaretto, Francesca Ghedini
Comitato scientifico
Maria Stella Busana, Jacopo Bonetto, Paolo Carafa, Marie Brigitte Carre, Heimo Dolenz, Christof Flügel, Andrea Raffaele Ghiotto, Giovanni Gorini, Stefania Mattioli Pesavento, Mauro Menichetti, Athanasios Rizakis, Monica Salvadori, Daniela Scagliarini, Alain Schnapp, Gemma Sena Chiesa, Desiderio
Vaquerizo Gil, Paola Zanovello, Norbert Zimmermann
Coordinamento scientifico
Isabella Colpo, Maddalena Bassani
Segreteria redazionale
Alessandra Didonè, Giulia Salvo
Layout del testo: Riccardo Helg, Matteo Annibaletto
Il libro è stato finanziato da un Progetto di Ricerca di Ateneo (Università di Padova) dal titolo: “Dati per
la ricostruzione della pittura romana in Cisalpina: dalla schedatura informatizzata dei reperti all’analisi
degli aspetti tecnici, artistici, storici e sociali” (codice: CPDA112735/11).
Università degli Studi di Padova
Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte del Cinema e della Musica
Piazza Capitaniato, 7 – 35139 Padova
[email protected]
ISBN 978-88-6938-020-4
© Padova 2015, Padova University Press
Università degli Studi di Padova
via 8 febbraio 1848, 2 - 35122 Padova
tel. 049 8273748, fax 049 8273095
e-mail: [email protected]
www.padovauniversitypress.it
Tutti i diritti sono riservati. È vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.
In copertina: Concordia Sagittaria, Museo Civico Archeologico. Frammenti dalle Terme pubbliche (su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; riproduzione vietata).
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI
ANTENOR QUADERNI 34
TECT 1
UN PROGETTO PER LA CONOSCENZA
DELLA PITTURA PARIETALE ROMANA
NELL’ITALIA SETTENTRIONALE
a cura di M. Salvadori, D. Scagliarini
con A. Coralini, A. Didonè, R. Helg, A. Malgieri, G. Salvo
SOMMARIO
MONICA SALVADORI, DANIELA SCAGLIARINI, Gli obiettivi del Progetto TECT ....................................... 7
ALESSANDRA DIDONÈ, RICCARDO HELG, ANGELALEA MALGIERI, GIULIA SALVO, Il database TECT ....... 13
ALESSANDRA DIDONÈ, RICCARDO HELG, ANGELALEA MALGIERI, GIULIA SALVO, Glossario per la
schedatura delle decorazioni pittoriche ...................................................................................................... 21
1. Strutture architettoniche.............................................................................................................. 21
1.1 Parete....................................................................................................................................... 21
1.2 Copertura ................................................................................................................................ 22
2. Elementi tecnici ................................................................................................................................. 22
3. Sistemi decorativi......................................................................................................................... 25
3.1 Parete...................................................................................................................................... 25
3.2 Copertura ................................................................................................................................ 26
4. Decorazione ................................................................................................................................ 27
4.1 Elementi compositivi ............................................................................................................ 27
4.2 Elementi decorativi .............................................................................................................. 28
Appendice .........................................................................................................................................79
Crediti fotografici delle immagini del glossario .............................................................................. 85
BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................................................... 91
TECT 1. Un progetto per la conoscenza della pittura parietale romana nell’Italia settentrionale
GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO TECT
Monica Salvadori, Daniela Scagliarini
Guardare le cose da un punto di vista archeologico, è paragonare
quello che vediamo oggi, che è sopravvissuto, a quello che
sappiamo essere scomparso […].
(Didi-Huberman G., Scorze, Roma 2014; trad. di A. Trocchi)
PREMESSA
Tra le espressioni della produzione artistica di età romana nell’Italia settentrionale, la pittura parietale non è stata ancora oggetto di una raccolta complessiva e analitica dei materiali rinvenuti. La ricerca archeologica si scontra con i limiti imposti dallo stato di conservazione e dalla scarsa accessibilità dei reperti:
normalmente si tratta di frammenti di piccole dimensioni, sottovalutati nello studio e nella pubblicazione degli scavi archeologici, il più delle volte conservati nei magazzini delle Soprintendenze e dei Musei.
A fronte di queste difficoltà, insite nella deperibilità stessa dell’intonaco, la cui vita è strettamente legata a quella delle strutture murarie, ancora alla metà degli anni Sessanta, nel catalogo della mostra Arte
e Civiltà romana nell’Italia settentrionale dalla repubblica alla tetrarchia, A. Frova curava la sezione dedicata alla pittura e al mosaico e sottolineava la scarsità della documentazione pittorica rispetto a quella
musiva1. Le pareti intonacate, sebbene in misura parziale, si limitavano ai casi del Santuario tardo repubblicano di Brescia, della Casa di Valdonega (Verona) e della Villa di Russi (Ravenna), mentre ad un livello di conservazione frammentaria venivano citati i materiali provenienti dalla Villa di Sirmione (Brescia)
e dalla Casa di via Arena a Bergamo. Nonostante la pochezza dei dati a disposizione, a conclusione del
suo breve excursus A. Frova giungeva ad una riflessione, per certi versi ancora attuale, osservando nei sistemi parietali della Cisalpina la limitata presenza di sfondamenti illusivi e di prospettive architettoniche
a confronto di un più esplicito ricorso a larghe campiture monocrome delimitate da partiti decorativi.
Il tema, affrontato per la prima volta nella sede dell’importante mostra bolognese, viene ripreso durante gli anni Ottanta sia dallo stesso Frova, che tenta di definire un panorama più aggiornato
e sistematico dei ritrovamenti della X Regio2, sia da Guido A. Mansuelli. Quest’ultimo, pur inserendo un paragrafo dedicato alla pittura della Cisalpina nella sua monumentale opera dedicata a Roma
e al mondo romano pubblicata nella serie della “Storia Universale dell’Arte”, denunciava la difficoltà di individuare le caratteristiche dei sistemi parietali cisalpini a partire dai lacerti conservati3. Sulla
base del materiale fino allora noto, egli si chiedeva se fosse corretto pensare ad un succedersi di tipologie di sistemi decorativi secondo la stessa sequenza attestata in Italia centrale e in area campana, o se
piuttosto i modi della pittura della Cisalpina fossero da confrontare con quelli delle province transalpine. L’ipotesi era allora indimostrabile, data la lacunosità del materiale archeologico, ma è indubbio
che il contributo di G. A. Mansuelli ebbe il merito di aver posto per la prima volta tale problematica
in un’organica storia della cultura artistica del mondo romano.
1
2
3
FROVA 1964, pp. 508-513.
FROVA 1986.
MANSUELLI 1981, pp. 172-173.
TECT 1. Un progetto per la conoscenza della pittura parietale romana nell’Italia settentrionale
a cura di M. Salvadori, D. Scagliarini, Padova, 2015, pp. 7-11.
8
MONICA SALVADORI, DANIELA SCAGLIARINI
È a partire dall’ultimo decennio del XX secolo e durante questi ultimi quindici anni che la documentazione dei sistemi decorativi parietali rinvenuti in contesti dell’Italia settentrionale inizia a vedere un netto arricchimento, dovuto ad un’attenzione sempre più mirata al recupero e allo studio degli
intonaci dalla fase dello scavo al momento della ricomposizione in laboratorio4. Fra i tentativi di corpora si segnalano la tesi di dottorato di U. Schmerbeck5, che ha il merito di offrire un quadro di insieme dei ritrovamenti editi, mentre un approccio alla documentazione cisalpina inserita all’interno
dell’evoluzione generale della pittura parietale romana emerge nei capitoli ad essa dedicati nel volume
Pittura romana6. Al tema dei rapporti fra sistemi decorativi e contesti abitativi sono rivolti importanti
contributi nei due volumi dal titolo Abitare in Cisalpina7 e su questa linea si pone anche il recente intervento di sintesi inserito nel volume Atria longa patescunt8: in questa sede, partendo dalla prospettiva di analizzare esclusivamente i rivestimenti attestati nelle domus cisalpine, sono tralasciate le pur
cospicue attestazioni provenienti da ville ed edifici pubblici.
Il più recente aggiornamento dei dati si deve alla XLI Settimana di studi aquileiesi, dedicata specificamente al tema della pittura romana, nei cui atti dal titolo La pittura romana nell’Italia settentrionale e nelle regioni limitrofe trovano collocazione sia contributi di sintesi dedicati ai ritrovamenti di
ampi settori della Cisalpina sia puntualizzazioni su materiali provenienti da singoli siti9.
Nonostante il censimento del materiale pittorico continui a rilevare una cospicua quantità di resti
frammentari e spesso non chiaramente riferibili all’originario contesto di appartenenza, la loro messa
in sistema con il ristretto numero di testimonianze più estesamente conservate rende possibile delineare un orizzonte abbastanza chiaro, da cui emergono le tendenze e le mode degli apparati parietali attestati negli edifici pubblici e privati dell’Italia settentrionale.
Testimonianze riferibili alla tarda età repubblicana sono ancora poco note; tuttavia, da quanto
suggeriscono i limitati lacerti, appare chiara l’adesione a modelli centro-italici, di tradizione ellenistica, in cui la riproduzione, a stucco o dipinta, di reali strutture murarie in opera quadrata o di colonnati e strutture architettoniche è attestata in maniera evidente10. L’esempio delle pitture della domus
di Piazza Marconi a Cremona11 conferma l’applicazione di sistemi attribuibili alla fase più avanzata
del II stile e denuncia la presenza in Cisalpina di committenti di alto livello e di maestranze che recepiscono in pieno i modelli, le scelte cromatiche e il repertorio decorativo dei prestigiosi contesti residenziali urbani di età augustea.
Durante la prima e media età imperiale la documentazione cisalpina sembra preferire i paratattici
e più semplici sistemi a pannelli, sia impostati facendo ricorso al minuzioso repertorio decorativo tipico del cd. III stile, sia basati sui vivaci contrasti cromatici tra le campiture delimitate dalle fantasiose “cornici traforate” tipiche del cd. IV stile: in questi sistemi parietali, l’elemento più evidente consiste nella presenza di “interpannelli”, ovvero strette porzioni di parete che scandiscono verticalmente
la sequenza dei pannelli della zona mediana, in cui si concentra la fantasia degli elementi decorativi12.
A fronte del successo di queste soluzioni, rare sono le versioni di sistemi parietali ad architetture fantastiche, la cui realizzazione doveva prevedere l’intervento di artigiani più capaci nella fase di elaborazione del progetto decorativo13.
4
Per un quadro aggiornato dei ritrovamenti della Cisalpina, cfr. La pittura romana nell’Italia settentrionale 2012.
SCHMERBECK 1993.
6
BALDASSARRE et alii 2002, in particolare pp. 81-85, 184-191, 259-275.
7
Abitare in Cisalpina 2001, in particolare pp. 195-215, 629-651, 743-751, 763-771, 773-785.
8
SALVADORI 2012a.
9
Tra i contributi recenti che si pongono come obiettivo la ricostruzione di un quadro di insieme dei ritrovamenti pittorici della Cisalpina, cfr. MARIANI, PAGANI 2012, SALVADORI 2012b; per alcuni spunti critici a questi tentativi, cfr. MURGIA 2012.
10
Si considerino ad es. le pitture frammentarie da Rimini (RAVARA MONTEBELLI 2004); per un quadro analitico dei ritrovamenti di I stile ad Aquileia, cfr. MURGIA 2012.
11
La pubblicazione dei materiali pittorici è attualmente in corso da parte di E. Mariani; preliminarmente si veda PASSI PITCHER, MARIANI 2007.
12
Di norma, la larghezza degli “interpannelli” non supera 1/3 della larghezza dei pannelli stessi.
13
Tra questi, in particolare, si vedano gli esempi di Trieste (Domus del Colle di S. Giusto, cfr. PROVENZALE 2007, p.
313, tav. 54) e di Alba Pompeia (Domus di Vicolo Cerrato, cfr. FILIPPI 1997a, pp. 78-82; FILIPPI 1997b, pp. 138-139).
5
TECT 1. Un progetto per la conoscenza della pittura parietale romana nell’Italia settentrionale
GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO TECT
9
La diffusa presenza nella Cisalpina di testimonianze del cd. III stile (con soluzioni che esprimono
un gusto e quindi una ricerca locale) conferma che la carenza di questa fase decorativa nell’amplissimo repertorio vesuviano non corrisponda a una reale brevità e scarsità di applicazione, ma sia conseguenza del sisma del 62. Infatti i successivi restauri, oltre ovviamente ad adeguarsi allo stile del tempo, il IV, hanno privilegiato la conservazione di “reliquie” delle decorazioni di I e II stile, percepite
come “antiche”, e hanno condannato le decorazioni di III stile, percepite come “vecchie”. Insomma,
in questo caso, in cui la documentazione vesuviana, in genere prevalente, è compromessa da una vicenda specifica, è la decorazione cisalpina a restituire la giusta prospettiva storica.
Una ridotta attività di pictores imaginarii in Cisalpina sembrerebbe essere anche denunciata dal limitato inserimento, nel contesto degli apparati parietali domestici, di quadri o pannelli con scene figurate: generalmente, i sistemi delle domus evidenziano la presenza di singole figure, di piccole dimensioni,
collocate al centro dei pannelli della zona mediana o nelle predelle, avulse da un programma figurativo
di maggiore impegno. Tuttavia, la percezione di questo fenomeno sembra cambiare se osserviamo la documentazione relativa a ville ed edifici pubblici: basti solo pensare alle pitture della Villa di Sirmione, al
fregio della Villa di Torre di Pordenone, ai frammenti con scena marina dall’edificio termale di Concordia, ai pannelli dell’edificio di via Cantore a Verona, tra i quali campeggia la figura stante di Mercurio.
Aderendo a modelli decorativi ampiamente diffusi nella tarda età imperiale, a partire dalla fine
del II secolo d.C., si registra poi anche in Cisalpina una netta predilezione per le imitazioni pittoriche dell’opus sectile, in forme più o meno raffinate, a conferma del recupero di una antica tradizione –
quella delle finte superfici marmoree – la cui continuità si registra con successi alterni e con modalità
di utilizzo differenti almeno fino al termine del IV secolo d. C.
IL PROGETTO TECT: FINALITÀ E AZIONI INTRAPRESE
Sulla base di questi dati ha preso l’avvio il progetto TECT, nato dalla sinergia di un gruppo di
ricerca delle Università di Padova e Bologna, sotto la direzione di M. Salvadori e D. Scagliarini14, e
reso possibile grazie ad un finanziamento di ateneo dell’università di Padova. Il progetto, il cui nome
deriva dall’abbreviazione del termine tectorium (intonaco), si propone di creare una banca dati della documentazione pittorica rinvenuta nell’area della Cisalpina, che consenta attraverso un approccio
sistematico la gestione di testimonianze che diventano nel tempo sempre più ampie. La possibilità offerta dall’informatica di raccogliere e mettere in sistema le numerose attestazioni pittoriche rinvenute
nel territorio in esame costituisce il presupposto indispensabile per passare ad una fase interpretativa
che potrà condurre a importanti riflessioni sugli aspetti storico-artistici, sociali e culturali sottesi alle
manifestazioni della pittura parietale romana in Cisalpina.
Il progetto si pone in sintonia con TESS, la banca dati dei rivestimenti pavimentali antichi15, e con
il progetto DOMVS, finalizzato alla schedatura delle attestazioni di edilizia domestica messe in luce
in Cisalpina, i cui contributi al tema della ricostruzione delle forme dell’abitare nel mondo romano
hanno visto concreta attuazione in una serie di pubblicazioni16.
Sulla base di quanto finora noto della pittura parietale in Italia settentrionale, si prospetta che la
schedatura della totalità delle testimonianze finora messe in luce, edite e non, riferibili ad un arco cronologico compreso tra il momento della romanizzazione e l’età tardoantica (IV sec. d.C.), possa ulteriormente chiarire e meglio definire il panorama finora ricostruito.
La sinossi dei dati permetterà, a conclusione del progetto, di far emergere il livello del sapere
tecnico delle maestranze attive in Cisalpina e di comprenderne il modus operandi, sia per quanto riguarda le tipologie dei sistemi parietali adottati, sia per le caratteristiche del repertorio decorativo da
esse utilizzato. L’analisi delle testimonianze in rapporto ai contesti architettonici di provenienza per14
Il gruppo di ricerca è costituito da A. Coralini, A. Didonè, R. Helg, A. Malgieri, G. Salvo. Dopo questa prima fase
dei lavori, D. Scagliarini, avendo concluso la sua attività universitaria, uscirà dal progetto TECT, e il suo ruolo nell’unità di
Bologna sarà assunto da A. Coralini, che ha già partecipato attivamente a questa prima fase.
15
GHEDINI et alii 2007; inoltre RINALDI 2007, pp. 9-15; BUENO 2011, pp. 27-31.
16
Cfr. Atria longa patescunt 2012.
TECT 1. Un progetto per la conoscenza della pittura parietale romana nell’Italia settentrionale