Non è questa la sede per elencare tutte le novità

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Non è questa la sede per elencare tutte le novità
L' Idomeneo
Non è questa la sede per elencare tutte le novità emerse sulla presenza dei Teutonici nel Salento. Vorremmo ricordare soltanto che dai documenti riportati da Sauerland risulta che i Teutonici nel 1221 avevano istituito una vera e propria signoria a Mesagne. Alcuni di essi indicano nella datazione non soltanto l'anno del regno di Federico II ma anche quello del loro "dominatus". Così, per esempio, un documento del 5 dicembre 1223, è emanato "in castello Mezanii, dominatus sacre domus hospitalis S. Marie Theotonicorum anno tercio"40. Un altro, del 5 ottobre 1223,
fu emanato "in sala castelli Mezanii quod (!) astante capellam ipsius castelli', cioè in una sala del castello mesagnese adiacente alla cappella.
Quest'ultima indicazione è di grande interesse, perchè testimonia l'esistenza di una cappella nel castello svevo di Mesagne, finora ignorata".
Inoltre si apprende che nel 1222/1223 a Mesagne resiedeva un "praeceptor", cioè un commendatore, e questo fa presumere che l'Ordine avesse
inizialmente l'intenzione di istituirvi una commenda o casa teutonica,
guidata da un proprio commendatore, come lo era, per esempio, quella di
Brindisi. In un secondo momento (1223) l'insediamento mesagnese
sembra essere stato "declassato" a sede di un castellano, dipendente dal
precettore di Brindisi. Alcuni anni dopo, nel 1229, il castello fu riacquistato da Federico II che compensò l'Ordine con entrate finanziarie in
Terra Santa. L'Ordine mantenne comunque possedimenti a Mesagne, come risulta da un documento del 1248, di cui è riportato un breve cenno
nel codice brindisino. Coco ne modificò arbitrariamente la data in 1348,
perché in esso è menzionata la regina Giovanna, identificata da lui con
Giovanna I (1343-1382). Un regesto, riportato da Sauerland, dimostra
però chiaramente che il documento fu emanato nel 1248 nel cinquantesimo anno del regno di Federico II; invece della "regina Giovanna" si par-
Id., Federico II, l'Ordine, doc. nr. 10. Per Mesagne come demanio regio v. recentemente
Jean-Marie Martin, Le domaine royal de Mesagne aux Me et XIIIe siècles, in Autori vari, Cavalieri alla conquista del Sud. Studi sull'Italia normanna in memoria di Léon-Robert Ménager,
a cura di E. Cuozzo e J.-M. Martin, Centro europeo di studi normanni Ariano Irpino, Collana di
Fonti e Studi 4, Roma-Bari 1998, pp. 401-421.
4 1 Houben, Federico II, l'Ordine, doc. nr. 9.
42 Potrebbe essere stata una cappella simile a quella di Torre Alemanna, i cui affreschi sono
stati studiati recentemente: Simona Manacorda, Torre Alemanna. Un ciclo pittorico medioevale in Capitanata, Cerignola 1997.
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la nel documento dell'"imperatrice Costanza"".
Se in quest'ultimo caso il regesto riportato nel codice brindisino risulta corretto soltanto nella data, mentre contiene un errore di non poco
conto nel nome della regina, va però detto che il materiale documentario ritrovato a Vienna conferma spesso l'attendibilità delle notizie contenute nel manoscritto brindisino. Ciò diventa evidente nel caso della
donazione di beni a Santa Sabina (oggi Torre S. Sabina) presso Ostuni,
fatta nel febbraio 1221 da Roberto, conte di Lecce, e da sua moglie Cecilia. La notizia, contenuta nel manoscritto e menzionata da Coco", è
molto breve: "1221 Febr. Il conte e la contessa di Lecce donano alla
chiesa di S. M(ari)a de' Teutonici tutti li beni esistenti nell'appartenenze di S. Sabina territ(ori)o d'Ostuni. Febr. 1221. Ind(izione). 9.
Reg(nando) Federico. n.° 12. 6. 39'45 •
Quindi non si apprende nulla di preciso sui beni donati. Nell'Archivio Centrale dell'Ordine Teutonico si conserva però un regesto latino,
redatto da Sauerland, sulla base della pergamena originale dell'Archivio di Stato di Napoli, serie archivistica "Monasteri soppressi", torno
settimo, n. 645. Dato che l'originale è andato distrutto nel 1943, il regesto di Sauerland diventa prezioso nonostante che lo studioso tedesco
sicuramente incorse in non pochi fraintendimenti nella lettura di termini onomastici salentini a lui poco consueti. Inoltre lo stesso Sauerland
trascrisse un regesto italiano dello stesso documento, riportato in un inventario archivistico napoletano dell' 800, poi andato disperso. Riportiamo qui le due versioni del documento tramandateci da Sauerland',
perchè si tratta di notizie fondamentali per la conoscenza dei beni dei
Teutonici a Ostuni:
"1221 Februar (Ind. IX) Ostuni. Robertus comes Licii una cum domina Cecilia comitissa Licii sua consorte presentibus Taddeo Hostu-
43' Houben, Federico 11, l'Ordine, doc. nr. 13.
"- Coco, I Cavalieri Teutonici, p. 29: "Nell'indice dei privilegi e scritture dell'Abbazia di S.
Leonardo di Puglia sono notate parecchie donazioni. L'esempio fu dato dalla Contessa e dal
Conte Roberto Visconti di Lecce che donarono nel febbraio 1221 alla Chiesa di S. Maria dei
Teutonici tutti i loro beni esistenti in territorio di Ostuni, in pertinenza di S. Sabina".
45' Brindisi, Biblioteca pubblica arcivescovile "Annibale De Leo", ms. n. B 61 fol. 64v.
46 Vienna, Deutschordenszentralarchiv, Findbuch 177 (Apulien I), fol. 63-64. Il doc. è edito ora in Houben, Zur Geschichte, doc. nr. 3, pp. 67-69.
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nensi episcopo, Ypolito de Arriano, Goffrido de Alatro militibus et baronibus sociis suis et iudicibus Hostunensibus donai pro salute domini
Frederici imperatoris et pro remedio peccatorum meorum ecclesie
et hospitali Theotonicorum de Brundisio hospitale, turrim et curtem et
quicquid habet in Flumine, curtes etiam et Lamam Fontane, ubi est ortus, que omnia sunt in pertinenciis S. Sabine, boves viginti octo, pecora octoginta et campum seminatum totum, ubicumque boves (!) S. Sabine seminaverunt, et domum, que Fuji Carelle, casile lohannis Bovis
cum fovea et quantum ipsi pertinet in flumine piscium cum petia terrarum ibidem adiacenti ad litus maris CUM ipse
libre et petiam fontane de fico cum quanto ipsi pertinet in aliis terris ibidem adiacentibus,
peciam laniolucci cum tarpeto et olivis, que fuerunt iudicis Grisanti,
olivas et terras, que fuerunt Nicolai de Leucio, terras Pantaleonis cum
olivis et piris, que sunt sub ipsius cultura de Chitiro, terras et olivas,
que fuerunt Segelegayte, que sunt ad locum Pallarum cum omnibus olivis, quas ibi inseruit Bisantius de Englesio, terras, quas habuit Bartholomeus de Liano ad Curighenati, terras, quas habuit idem Bartholomeus ad Curem veteranam, et vineale, quod habuit iam dictus Bartholomeus in Ballerio, terras, quas habuit ad Crapareiam et totas terras Carelle, quas habuit in Sessano, et teiTam, quam tenuit ibi Iohannes Pretealis frater Paulcare, et vineale, quod est in loco Sessani. quod fuit predicti sire Pantaleonis. Pergamene t. 7 nr. 645".
"1221. nel mese di Febbraio. Ind. IX. Anno XXIV di Federico Re di
Sicilia. Donazione fatta da Roberto Conte di Licio nell'anno vigesimo
del suo Contado (!), e dalla Contessa Donna Cecilia conjugi a favore
della Chiesa di S. Maria de Teotonici di Brindisi, di un ospedale, diritto
et Corte con tutto ciò, che possedeva detto Roberto Conte di Licio nel
fiume, con lama fontana, dove eravi un orto nelle pertinenzi di S. Sabina, con le robbe, seminati, e con una Casa la quale fù di Carella ed il Casile di Giovanni Bovo con una fossa, e con quanto a se spettava nel fiume de pesci, con una pezza di terre ivi adiacente fino al lido del mare,
con lo stesso lido, e la pezza della fontana de Ficca con tutto ciò, che a
se spettava nelle altre terre ivi adiacenti, la pezza di Lamelluccio col
trappeto ed olive, le quali furono del Giudice Grisanti, purche però nel
detto trappeto si macinassero soltanto le olive appartinenti alla predetta
Chiesa; similmente le olive e le terre, che furono di Nicola di Leucia, e
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l'altre di Pantaleone nella cultura de Chicito, le altre che furono di Segelegaesse al luogo de' passi d'olive, le terre, che avea Bartolomeo de Liano a Curigherato, le terre dello stesso Bartolomeo in Ballenio, le terre,
che avea ad Craparream, e tutte le terre, ch'ebbe Carella in Sassano, e le
terre, che tenne Colà Giovanni Pichel fratello di Pauleare, il vignale nel
luogo di Sessano, che fù del predetto Pantaleone con le diloro entrate ed
uscite, e tutto per la salute di Frederico Re di Sicilia, e per rimedio de'
suoi peccati. Cart(ulario) S. Leonardo A. f. 116; B. f. 139 nr. 251".
Non ci soffermiamo qui sull'individuazione dei beni donati. Notiamo soltanto che l'anno del comitato indicato nel regesto italiano ("contado" è ovviamente un errore dovuto ad una svista o del redattore del
regesto o di Sauerland), cioè il ventesimo, è errato, perché sappiamo
che il conte Roberto di Biccari è già attestato in carica nel dicembre
1194. Sembra quindi più corretta l'anno del comitato ("anno comitatus nostri XXVII") tramandatoci da Winkelmann (1878), che cita la
pergamena originale in una nota senza però dire nulla sul suo contenute. La donazione fatta dal conte di Lecce all'Ordine Teutonico fu confermata nel maggio 1230 da Federico IP'.
Parlando dei possedimenti dei Teutonici ad Ostuni, Coco riporta una
notizia da un inedito "Saggio storico su Ostuni", redatto nel 1810, dal
canonico ostunese Giuseppe Melles, dove si scrive con riferimento alla
pergamena n. 55 dell'Archivio Capitolare: "Nel 1226 sussisteva un
Ospedale di S. Maria dei Teutonici in cui allora stava Fr. Ludovico, quale Ospedale era nella Chiesa di S. Sabina, che il Vescovo Taddeo II l'aveva concesso con l'annua prestazione di una libra d'incenso'''. La per-
Cfr. Cosimo Damiano Poso, Lecce normanna e sveva. Dalla signoria feudale alla contea, in "Annali del Dipartimento di Scienze Storiche, Filosofiche e Geografiche. Università degli Studi di Lecce", n. 9-12, 1992/93-1995/96 (= Scritti in onore di Domenico Novembre), pp.
39-64, qui pp. 53 sgg.; Id., Ostuni nel Medioevo. Lo sviluppo urbano dall'XI alla metà del XIII
secolo. Le pergamene più antiche dell'Archivio Capitolare di Ostuni (1137-1241), Università
degli Studi di Lecce, Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e Sociali, Saggi e Ricerche, ser. 2, 9, Galatina 1997, pp. 33 sgg.
Eduard Winkelmann, Philipp von Schwaben und Otto IV von Braunschweig, 2, Jahrbticher der Deutschen Geschichte, Lipsia 1878, p. 30 nota 1.
49. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica, 3, p. 196: "secundum quod in instrumentis comitís Roberti de Licio de terris Sancte Sabine eidem domui factis expressius continetur". Il doc.
viene riportato anche da Coco, I Cavalieri Teutonici, appendice doc. n. 4 pp. 84-86.
5()' Ivi p. 39.
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gamena citata da Melles è in seguito andata dispersa. Ne esiste però notizia in un repertorio del 1736 dello stesso Archivio: "In anno 1226, a 7
marzo. 'strumento di concordia tra Taddeo Vescovo di Ostuni e fra Ludovico priore di S. Maria Theutonicorum, sopra le differenze di un orto,
case e forno vicino la Chiesa di S. Sabina, concessa dal vescovo per l'Ospedale con la soluttione mancia di una libbra d'incenso. Istrumento per
Notar Angelo di Brindisi'''. Dato che i regesti, riportati nel citato repertorio settecentesco, non sono sempre precisi, non è escluso che nella
pergamena originale invece di "priore" fosse scritto "preceptore"; se così fosse, sarebbe possibile identificare il menzionato fra Ludovico con
l'omonimo precettore regionale della Puglia, attestato a partire dal
122552. Comunque sia, è infondata la notizia, riportata da Heinrich W.
Schulz e da Coco, secondo cui Ludovico, indicato come priore teutonico a Ostuni, sarebbe stato fratello del vescovo Taddeo di Ostuni".
Non è (trii il caso di seguire le vicende dei possedimenti dei Teutonici ad Ostuni nel '400, perchè questo argomento è già stato trattato da
Coco-". Va invece segnalato, che in un documento ostunese del 1275,
edito, pochi anni fa da don Luigi Roma, si parla, a proposito dell'ubicazione di beni situati "in loco Lame gulluli", di un prato dei cavalieri
teutonici ("juxta pratrumr] theotonicorum equitum")55.
Ancora del tutto oscure sono le origini della presenza dell'Ordine
Teutonico a Lecce. Nelle "Rationes decimarum" del 1310 è menzionata a Lecce una "domus S. Marie theotonicorum". L'esigua cifra (4,5
tarì), con cui fu tassata, dimostra che si trattava di una istituzione eccle-
s'• Luigi Roma, Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Ostuni (1099-1455) Martina
Franca 1991, p. 8 n. 14.
". Prima attestazione di Ludovico come precettore regionale dell'Ordine Teutonico in Puglia: Fontes rerum Bernensium. Bern's Geschichtsquellen, 2, 1877. p. 69 sg. n. 57.
Heinrich W. Schulz, Denkindler dei- Kunst des Mittelalters in Unteritalien.l. Dresda 1860,
p. 90 nota 2. Primaldo Coco, Collectoria Terrae Idranti 1325. Taranto 1926. p. 42. Per Taddeo. attestato dal 1220 al 1226, v. Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im stcafflschen Kiinigreich Sizilien.1: Prosopographische Grundlegung. Bistilmer und Bischófe des Kiinigreichs 1194 - 1266,
2: Apulien und Kalabrien, Miinstersche Mittelalter-Schriften 10/I, 2, Miinchen 1975. p. 685.
54 Coco, I Cavalieri Teutonici, pp. 40 sgg.; qui p. 40 Coco parla di sue "ulteriori ricerche,
praticate nell'Archivio di Stato di Napoli" da cui egli avrebbe "potuto rintraccare parecchi diplomi ed istrumenti". Ma in verità egli si basa esclusivamente sui documenti editi da Camobreco (v. sopra nota 3).
55. Roma, Le pergamene, n. 74 pp. 86-89, qui p. 87.
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siastica di modeste dimensioni".
Stretti legami con i cavalieri teutonici aveva Raimondo, detto anche
Raimondello, del Balzo Orsini (t 1406), che verso il 1375/82, prima di
sposare nel 1385 l'ereditiera della contea di Lecce, Maria d'Enghien,
aveva fatto un viaggio in Prussia e partecipato a una "crociata" in Lituania. Ciò risulta da una lettera, inviata il 3 maggio 1403 dal procuratore dell'Ordine presso la Sede Apostolica al gran maestro, residente in
Prussia". Vi si parla di "Raynaldus de Ursinis" come il principe più importante dell'Italia meridionale dopo il re di Napoli e di un suo viaggio,
fatto in passato, in Prussia e del fatto che "aveva ricevuto la cavalleria
in Lituania". Su di lui si dice poi che era "un confratello", che portava
sempre al collo la croce dell'Ordine e che aveva la fama di essere un signore pio e un protettore dello stesso58. Raimondo aveva infatti ottenuto nel 1399 il principato di Taranto, e da allora egli poteva essere considerato "il maggiore signore che fosse stato mai nel Regno di Napoli",
perché l'insieme dei suoi domini costituiva "quasi un altro regno"59.
Non sappiamo se Maria d'Enghien condivise la predilezione del marito per il predetto Ordine. Deceduto nel 1406 Raimondo, ella sposò nel
1407 Ladislao di Durazzo, re di Napoli (1386-1414), e, alla morte di
questi, fece di Lecce per più di un trentennio, cioè fino alla sua morte
Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV Apulia - Lucania - Calabria, a cura di
D. Vendola, Studi e testi 84, Città del Vaticano 1939, p. 103 n. 1424. Per un confronto si vedano le cifre con cui furone valutate altre chiese e monasteri leccesi: cfr. Hubert Houben, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa, in Autori Vari, Storia di Lecce. Dai Bizontini agli Aragonesi, a cura di B. Vetere, Roma-Bari 1993, pp. 395-417, qui p. 411.
57' Cfr. Werner Paravicini, Die Preufienreisen des europiiischen Adels, Beihefte der Francia 17/1, Sigmaringen 1989, p. 107 sg. con nota 421.
5'. Per i laici associati come "familiari" (o confratelli) all'Ordine Teutonico cfr. Gerard
Die Familiaren des Deutschen Ordens, Quellen und Studien zur Geschichte des Deutschen
Ordens 13, Marburg 1980; qui p. 62 su Raimondo.
Carmela Massaro, Territorio, società e potere, in Storia di Lecce. Dai Bi;Tantini agli Aragonesi, pp. 251-343, qui p. 285 citando A. Di Costanza, Storia del Regno di Napoli, Napoli
1839, p. 230. Precedentemente, nel 1380, il principato di Taranto era stato assegnato ad Ottone
di Brunswich-Grubenhagen, il quale aveva sposato nel 1376 la regina Giovanna: v. Giovanni
Antonucci, Ottone di Brunswich, principe di Taranto, in "Rinascenza Salentina", n. 8, 1940,
pp. 57-70; nella sua gioventù, Ottone, costretto da suo padre, Enrico 11 di Brunswich-Grubenhagen, era diventato membro dell'Ordine Teutonico, ma nel 1351, dopo la morte del padre,
era uscito dall'Ordine: v. Werner Paravicini, Fiirstliche Ritterschaft: Otto ron BraunschweigGruhenhagen, in "Braunschweiger Wissenschaftliche Gesellschaft. Jahrbuch 1994", 1995, p‘p.
97-138, qui p. 102 sg.
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1: Idomeneo
(1446) la "piccola capitale di una regina vedova'''. Nel cosiddetto "codice di Maria d'Enghien", redatto all'inizio del '400, viene menzionata
la chiesa di S. Maria "de li Alamagni" a proposito dell'obbligo alla manutenzione delle mura della città'.
Mentre per gli insediamenti dei Teutonici a Lecce il problema più
grande è costituito dall'esiguo numero dei documenti tramandatici, per
quelli di S. Maria al Bagno, sul quale Coco aveva richiamato l'attenzione, i regesti inediti di Sauerland dell'Archivio Centrale dell'Ordine Teutonico, forniscono qualche ulteriore elemento. A differenza dei documenti editi da Camobreco e dai regesti del manoscritto brindisino, citati
da Coco, in cui si parla soltanto di una lite tra l'Ordine Teutonico e il vescovo di Nardò, nei regesti tramandatici da Sauerland viene specificato
che la chiesa di S. Maria al Bagno appartenne ad un insediamento dei
Teutonici - a volte si parla di "monastero", a volte di "chiesa" - intitolato al S. Spirito. Per esempio: "1402 Agosto 10. Ind(izione) X. Anno XVI
[!] di Ladislao. Processo della Chiesa e beni di S. Maria de Balneo in
pertinenze di Nardo con decreto a favor del monastero di S. Spirito de'
Teotonici con citazione: Si quis haberet etc. contra detentorem quendam
F. Robertum di notar Giovanni Grasso di Nardo monaco di detta chiesa
e ministro detentore. Per Berardo Speciale di Nardo notajo"".
Inoltre, il breve di Giovanni XXII, menzionato in un documento del
60- Giancarlo Andenna, Fiscalità e sviluppo socio-economico nell'Universitas" di Lecce
dall'età angioina all'ini:io del dominio aragonese, in Storia di Lecce. Dai Bi:antini agli Aragonesi, pp. 197-250, qui p. 229. Cfr. anche Alessandro Cutolo, Maria d'Englzien, Biblioteca di
Coltura Meridionale 5, Napoli 1929, 2. ed. Galatina 1977. Lo zio di Maria. Luigi d'Enghien.
conte di Conversano, faceva parte di un Ordine cavalleresco detto l'Ordine della Nave ("Ordre
de la Ner), fondato il 1° dicembre 1381 dal re di Napoli, Carlo III d'Angiò-Durazzo. i cui
membri erano in contatto con l'Ordine Teutonico: v. Paravicini, Die Preufienreisen. p. 108 sg.
6' Il Codice di Maria d'Enghien, a cura di M. Pastore. p. 61: un tratto delle mura deve essere mantenuto dalle chiese della Trinità, di S. Niceta, di S. Maria "de li Alamagni" e di S. Maria "de Fogiari" (senza indicazione dell'anno a cui risale questa norma). G.C. Infantino, Lecce
Sacra, Lecce 1633, p. 179 scrive su "S. Maria del Foggiano detta Mater Domini": "Questa cappella, come appare da detta Visita di detto Monsignor Tolomei, fu Commenda degli Alemanni,
dove il Commendatore faceva celebrare due Messe la settimana. Un tempo fu beneficiato di
questa Cappella l' Abbate Vincenzo Guarino". Cfr. anche L. G. De Simone, Lecce ed i suoi 1110numenti descritti e illustrati, 1: La città, Lecce 1874, p. 350 e Nicola Vacca, Appendice al I volume della "Lecce e i suoi monumenti", 1964, p. 601
62. Vienna, Deutschordenszentralarchiv, Findbuch 178 (Apulien H), foglio non numerato. Il regesto deriva dal "Cart(ulario) S. Leonardo A f. 366; B f. 549". Cfr. Coco, I Cavalieri Teutonici, p. 59.
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12 giugno 1404, citato da Coco, può essere identificato con un documento del 1331, riportato da Sauerland: "1331 Marzo 14. Ind(izione)
XIV. Sentenza definitiva nella causa del vescovo di Nardò e suo capitulo col monastero di S. Spirito, colla quale si determina, che la possessione di S. Maria de Balneo con tutti li suoi dritti esse auferendum abbati et capitulo et conventui supradicto et transferendum magno preceptori et fratribus Teotonicis"63.
In contraddizione con questi documenti sta il fatto che ancora nel
1384 è attestato un abate ("basiliano") di S. Maria al Bagno, nominato
dal papa'. Emerge quindi la necessità di ulteriori studi sull'insediamento dei Teutonici a Nardò" e sulla vicenda di S. Maria al Bagno.
Infine vorremmo fare soltanto un accenno alle informazioni risultanti dai rendiconti delle entrate e uscite relative al periodo tra il
1432/33 e il 1445/46, trascritti nel 1448 in occasione della visita del baliaggio di Puglia. Per il Salento è interessante la parte relativa alla casa
teutonica di Brindisi. Essa aveva entrate da beni ubicati a Oria, Nardò,
San Pacrazio, Ostuni, Lecce, Ugento, Gallipoli e Mesagne. Tra le uscite troviamo nel 1432/33 una piccola somma (8 tarì) destinata "ai tedeschi a Lecce", di cui si è già detto, e, inoltre un'altra di importo minore,
2,5 tarì, destinata "dem tabemar zu Turckarello"', cioè al taverniere di
Torchiarolo. Da quest'ultima indicazione dobbiamo dedurre che l'Ordine gestiva in questa località una taverna67, di cui però nei bilanci degli
63 Vienna, Deutschordenszentralarchiv, Findbuch 178 (Apulien II), foglio non numerato. Il regesto deriva dal "Cart(ulario) S. Leonardo A f. 349; B f. 505". Cfr. Coco, I Cavalieri Teutonici, p. 59.
64 Cfr. Poso, Insediamenti monastici italo-greci, p. 53.
65 Da un elenco dei membri dell'Ordine Teutonico, datato da Forstreuter, Der Deutsche Orden,
p. 213 sg. al 1435-40 circa, risulta la presenza di un sacerdote dell'Ordine a Nardò ("Nordoy capella unus presbiter"), mentre a Brindisi c'erano due fratelli dell'Ordine ("BrundusIiuml capella
fratres duo"), di cui probabilmente uno sacerdote e l'altro forse cavaliere. L'elenco viene ora però
datato intorno al 14()0 ("um 1400) da Friedrich Benninghoven, Die Zahl und Standortverteilwig
der Briider des Deutschen Ordens in den Balleien wn 1400, in "PreuBenland", n. 26 (1988) pp. 120. Verso il 1451 a Brindisi erano presenti un fratello cavaliere e un fratello sacerdote dell'Ordine,
mentre Nardò non è più menzionata (ivi p. 13).
66. Vienna, Deutschordenszentralarchiv, Abt. Welschland, Karton 124/1, fol. 201r. L'edizione
dell'intera visita (ivi fol. 65r-209r) viene preparata dai prof. Marian Biskup e Irena Janosz-Biskupowa (Tortuí, Polonia), che ringrazio per avermi messo a disposizione la loro trascrizione del testo.
Ho comunque consultato anche l'originale durante un mio soggiorno a Vienna nell'aprile 1997.
67 Per taverne gestite dall'Ordine Teutonico cfr. lido Arnold, Weinbau und Weinhandel des
Deutschen Ordens im Mittelalter, in Zur Wirtschaftsentwicklung des Deutschen Ordens im Mit-
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anni successivi non si trova più notizia; lo stesso vale per la spesa destinata "den Deutschen zu Letzsen".
Non possiamo soffermarci in questa sede ad un'analisi del bilancio
della casa di Brindisi, che per essere significativa dovrebbe riguardare
anche le altre commende pugliesi, e considerare in maniera adeguata i
trasferimenti di somme dal bilancio di una casa ad un'altra. Nel
1440/41, per esempio, tra le uscite di S. Leonardo di Siponto si trova la
notevole somma di settanta ducati destinata alla chiesa di Nardò ("Item
I XX ducaten von der kirchen wegen von Nardo, die verczert und verkrigt sein worden etc.")". Si trattava ovviamente di una spesa eccezionale che superava le possibilità economiche della casa di Brindisi le cui
entrate nel 1440/41 erano soltanto di poco più di quarantatré ducati69.
Nel 1443/44 nel bilancio della commenda di Brindisi risulta una spesa
di cinque ducati, quattro tarì e diciassette grani "fur die kirchen de
sancta Katherina, die daselbs verpawet semi"", cioè "per la chiesa di
Santa Caterina, i quali (soldi) sono stati usati per l'edilizia". La località
in cui si trovava questa chiesa non è specificata, ma si dovrebbe trattare di Nardò, dove nel 1413 è menzionata una chiesa intitolata S. Caterina degli Alamanni'.
Per alcuni problemi ancora da risolvere, come la localizzazione dell'insediamento teutonico a S. Maria al Bagno - secondo i documenti vicino al mare e con un proprio cimitero - , un aiuto valido potrebbe venire da scavi archeologici. Ciò vale anche per la casa dei Teutonici a
Brindisi, della quale facevano parte una chiesa, un ospedale-ospizio e
un cimitero. Secondo lo storico brindisino Giovanni Maria Moricino.
telalter, a cura di Id.. Quellen und Studien zur Geschichte des Deutschen Ordens 38, Marburg
1989, pp. 71-102, qui pp. 85 sgg.
68 Vienna, Deutschordenszentralarchiv, Abt. Welschland, Karton 124/1. fol. 82v. Il significato della frase non è del tutto chiaro: "70 ducati per la chiesa di Nardò, i quali sono stati consumati e spesi per la guerra (?)':. Ho inteso "verkrigt" come derivato da "krieg" (guerra). Ivi fol.
83r si parla "della guerra che c'era nel paese" ("von des krieges wegen der im lande was-).
Ivi fol. 205v. Per un confronto: nel 1440/41 le entrate della casa di S. Leonardo di Siponto erano di 3522 ducati (ivi fol. 82r), quelle di Cornet() (Corleto, Torre Alemanna) di 1721 ducati (ivi fol. 126v), quelle di Barletta di 59 ducati (ivi fol. 166v), quelle di Bari di 51 ducati (ivi
fol. 191v).
'° Ivi fol. 207v.
'' V. sopra nota 27.
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Hubert Houben
che scrive all'inizio del '600, al tempo della sua fanciullezza, cioè nella seconda metà del '500, se ne vedevano "i vestigi [...] sul principio
della piazza grande d'attorno al castello grande, sulla riva alta che mira
il destro corno del porto'. La chiesa dei Teutonici sarebbe quindi stata
ad oriente del castello svevo, cioè tra il castello e la chiesa di S. Paolo.
Da un documento relativo alla ristrutturazione del castello, intrapresa
da Carlo I d'Angiò nel 1277, risulta però che la chiesa dei Teutonici si
trovava ad occidente del castello: "et debet eciam fieri alia porta in predicto castro videlicet in balio ipsius ex parte domus S. Marie Theotonicorum prope maiorem portam ipsius
Tutte queste notizie evidenziano che sulla presenza dei cavalieri teutonici nel Salento, richiamata all'attenzione degli studiosi nel 1925 da
Coco, rimane ancora molto da indagare.
" "Sino al tempo della fanciullezza nostra se ne son veduti i vestigi, durandoci il nome di
S. Maria degli Alemanni; il luogo dove fu è ora sul principio della piazza grande d'attorno al
castello grande, sulla riva alta che mira il destro corno del porto". Citato da Coco, I Cavalieri
Teutonici, p. 23.
Ecluard Sthamer, Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs 11. und
Karls I. von Anjou, 2: Apulien und Basilicata, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien,
ErOnzungsband 3, Lipsia 1926, rist. Tuhinga 1997, n. 828 p. 92. Per l'ubicazione della "porta
maior" del castello svevo mi permetto di rinviare a Hubert Houhen, Il castello di Brindisi nell'età di Federico!! e Carlo I d'Angio, in "Archivio Storico Pugliese", n. 50, 1997, pp. 69-88.
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L'Ordine Teutonico nel Salento (Commenda di Brindisi)
Torre S. Sabina
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