La storia del gas a Genova

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La storia del gas a Genova
La storia del gas a Genova
Oltre un secolo e mezzo di storia, passione e competenza
ISBN 978-88-906368-0-6
9 788890 636806
Edizione fuori commercio
Produzione
e coordinamento
editoriale
Cordinamento generale
Paolo Benincasi (B&G Comunicazione)
Walter Paramonti (Genova Reti Gas)
Redazione testi
Walter Paramonti
Gianni Ercolani
Supervisione testi
Paola Verri
Progetto grafico
Davide Ape
Fotografie
Ilaria Rupil (pagina 122-141)
Daniele Ciampi (pagina 144-155)
Stampa
Tipografia Ditta Giuseppe Lang
Arti Grafiche S.r.l. - Genova
ISBN 978-88-906368-0-6
Si ringraziano
La Fondazine Amga
per tutto il materiale iconografico
e fotografico messo a disposizione,
l’arch. Michele Pittaluga
per la disponibilità e la preziosa
collaborazione fornita
Dania Marchesi, Walter Paramonti
e Carlo Torre
per le fotografie concesse
Orlando Contini, Claudio Serra
e Ugo Nuzzo (Video Voyagers)
per il materiale messo a disposizione
Famiglia Consiglieri
per la collaborazione accordata
Comando Provinciale
dei Vigili del Fuoco di Genova
per il materiale e l’assistenza fornita
Valerio Dall’Asen, Armando Bonadeo,
Giorgio Ciuchi, Giuseppe Conti,
Bruno Gaggero, Saro Leva,
Mario Maragliano, Arcangelo Menghini,
Giovanni Battista Parodi, Vittorio Sardo
per le testimonianze, le interviste
e il materiale concessi
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta,
interamente o in parte, memorizzata o inserita in un sistema di ricerca delle informazioni o trasmessa
in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo (elettronico o meccanico, in fotocopia o altro),
senza il previo consenso scritto dell’editore.
Un particolare e doveroso ringraziamento
a tutto il personale Genova Reti Gas
e Iren Acqua Gas per la disponibilità,
la pazienza e l’adesione all’iniziativa dimostrata
Si ringraziano infine tutti coloro che,
a vario titolo e competenza, singolarmente
o in rappresentanza di istituzioni,
ci hanno offerto materiali e preziosi consigli
e non sono stati qui espressamente citati
Questo libro è dedicato alla memoria di Aldo Consiglieri,
dipendente dell’azienda, deceduto il 5 luglio del 1987
durante l’operazione di pronto intervento di Borgo Incrociati a Genova
Sommario
INTRODUZIONE
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SEZIONE I
Gli eventi storici nel mondo del gas dall’inizio al 1950
Cenni storici relativi alle prime realizzazioni per l’utilizzo del gas combustibile
L’evoluzione del servizio gas in Italia
L’evoluzione del servizio gas a Genova
La distillazione del carbon fossile
La produzione del “gas di città” alle Officine Gas delle Gavette dal 1908
La “Ferrovia delle Gavette” (Binario Industriale della Val Bisagno)
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SEZIONE II
Evoluzione del servizio gas a Genova dal 1951 al 2011
Il passaggio dall’utilizzo del carbon fossile alle miscele di gas
La costruzione della nuova sede di via SS. Giacomo e Filippo (1949-1952)
La scelta del gas naturale (1954)
Il Gasdotto Campi-Gavette
La chiusura della stazione gasometrica di via Canevari (fine anni ’50)
Estendimento del servizio Gas ai comuni limitrofi (1955-66)
Il sindacato dei lavoratori dell’AMGA
Genova e la metanizzazione (1967-1972)
L’alluvione del 1970
La campagna conclusiva per la metanizzazione (1972)
Le attività sociali aziendali
Dalla produzione alla distribuzione (1973-74)
I cambiamenti di ruoli e mansioni del personale (1973-1974)
Dismissione mensa aziendale di Gavette
Il piano di sviluppo industriale
L’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme
La trasformazione organizzativa del Pronto Intervento
La tragedia di Borgo Incrociati (1987)
Le sopraggiunte esigenze di utilizzo di nuove tecnologie e materiali
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Inaugurazione stazione autotrazione
Estendimento del servizio gas alla Val Fontanabuona
L’esplosione di via Amarena (1993)
Le alluvioni nel 1992 e nel 1993
Le tecnologie No-Dig, la nascita di Saster Pipe (1995-1997)
La bonifica dei gasometri aziendali
Il 14° Convegno Internazionale No-Dig al Porto Antico (1997)
AMGA, da municipalizzata a S.p.A.
La demolizione dei gasometri di Gavette
Genova è la prima città ad inserire le fibre ottiche all’interno dei metanodotti
in esercizio (2001-2003)
La liberalizzazione del mercato del gas
Settant’anni di AMGA a Genova (2006)
Genova Reti Gas S.r.l. (2008)
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SEZIONE III
Genova Reti Gas per la sicurezza
Genova Reti gas e la sicurezza delle reti a Genova
Certificazioni
Il D+ della sicurezza per Genova Reti Gas
La sicurezza nelle condizioni di emergenza ed elevata criticità
Riduzione dei tempi di intervento per la messa in sicurezza
delle aree interessate
La collaborazione con i Vigili del Fuoco
La dotazione di strumentazione efficiente e tecnologicamente avanzata
Comunicare la sicurezza
La competenza del personale di Genova Reti Gas
L’organizzazione del lavoro
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SEZIONE IV
Volti d’azienda
Volti d’azienda
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INTRODUZIONE
La storia di AMGA e IREN e la storia di Genova sono così interconnesse da non poter raccontare l’una
senza l’altra.
La nostra società ha partecipato fin dalla sua fondazione alla vita economica della città, al suo sviluppo
urbanistico, sociale e culturale. I servizi di AMGA (oggi IREN) sono stati in molte occasioni essenziali per
aumentare la qualità della vita dei cittadini nella sfera del loro privato, per consentire loro di fruire degli
spazi collettivi della città, per dare l’occasione a tanti di intraprendere iniziative economiche.
È una storia fatta certamente di tecnica, di ricerca dell’innovazione e delle migliori tecnologie di volta in
volta disponibili nelle diverse epoche della nostra storia, ma anche e soprattutto la storia di generazioni di
genovesi che hanno messo in gioco lavoro, tempo, professionalità, passione, in alcuni casi mettendo anche
in pericolo la stessa vita, nella convinzione di dare un contributo necessario alla vita della collettività.
Ripercorrere questa storia è anche un modo per ringraziare i tanti che hanno lavorato per costruirla, e i
tanti che ancora oggi prestano le loro capacità perché questi servizi, essenziali per la vita di tutti, possano
essere sempre a disposizione dei cittadini nella maniera più efficiente possibile.
Desidero infine dedicare questo volume in maniera particolare alla memoria di Aldo Consiglieri, tecnico
del Pronto Intervento che nel 1987 ha perso la vita nell’esercizio del suo lavoro.
Roberto Bazzano
Presidente Esecutivo Iren S.p.A.
e Amministratore Delegato
di Iren Acqua Gas
Perché questo libro?
Perché ricordare talvolta è bello...
Perché ricordare il passato serve a programmare meglio il futuro...
Perché ricordare gli anni trascorsi è un modo per parlare di tutti quelli che, con la loro opera,
hanno contribuito a scrivere la storia del gas a Genova.
Paolo Del Gaudio
Presidente di Genova Reti Gas
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Gli eventi storici
nel mondo del gas
dall’inizio al 1950
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Manifesto pubblicitario, 1933.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Gli eventi storici nel mondo del gas
dall’inizio al 1950
Cenni storici relativi alle prime realizzazioni
per l’utilizzo del gas combustibile
P
ossiamo ragionevolmente ritenere che la Cina sia stata la prima nazione al mondo a scoprire
ed utilizzare il gas naturale. I cinesi svilupparono infatti una primitiva tecnica di perforazione, mediante trivelle azionate a mano, e seppero convogliare a distanza il gas mediante
tubazioni costituite da canne di bambù. Per quanto concerne invece l’Europa l’idea di usare il gas
per l’illuminazione dovette essere preparata da alcune scoperte fondamentali in grado di far comprendere l’esistenza e la natura dei fluidi aeriformi differenti dall’aria, quali quella del gas pingue
(infiammabile), ad opera del medico, chimico e naturalista fiammingo Jean Baptiste Van Helmont
verso la fine del 1500 (pare che Van Helmont fosse il primo ad usare il termine gas per i fluidi aeriformi), e dell’idrogeno, da parte del fisico inglese Henry Cavendish nel 1766.
Grande importanza ebbero anche i notevoli progressi delle scienze chimiche e fisiche durante il
1700. Uno dei principali elementi a favore dell’utilizzo del gas fu il fatto che a partire dal medioevo
il carbone fosse divenuto un combustibile largamente utilizzato, specie nei paesi del Nord Europa
che disponevano di giacimenti di facile coltivabilità. Scarsa influenza ebbe invece, almeno all’inizio, l’industria del carbone da altoforno (carbon coke), che pure si era gradualmente affermato
come il principale combustibile per la siderurgia; stranamente, infatti, le grandi quantità di gas,
potenzialmente utile, prodotte nel processo di cokificazione non venivano recuperate.
Va in ogni caso attribuito allo scienziato italiano Alessandro Volta, il grande merito di avere scoperto per primo, nel 1776, il metano o gas naturale, o come lui lo chiamò al momento della scoperta
“aria infiammabile nativa delle paludi”.
Alessandro Volta
(1745-1827).
Nel 1776 scopre presso
Angera sul Lago Maggiore
”l’aria infiammabile nativa
delle paludi”, che altro
non è se l’attuale metano.
Nel 1784, Jean Pierre Minkelers, professore di fisica, pubblicò la sua Mémoire sur l’air inflammable
dove descriveva la produzione, dal carbone, di un gas per gonfiare i palloni. Pare inoltre che in
quegli anni egli illuminasse a gas il suo laboratorio ed è per questo considerato da alcuni come
l’inventore di tale tecnica.Verso la fine del ‘700 si ha notizia anche di diversi altri personaggi che cominciarono a sperimentare sull’illuminazione a gas, ma solo il lavoro del francese Philippe Lebon
e dell’inglese William Murdock portarono a qualche risultato pratico. Lebon tentò, senza successo,
di interessare il governo francese (per il quale lavorava) alle sue scoperte e non trovando risposta
cercò di attirare l’attenzione organizzando la prima dimostrazione pubblica di illuminazione a
gas a Parigi, nell’ottobre del 1801. In quell’occasione egli ottenne il gas da due termolampade nelle
quali distillò a secco, non del carbon fossile, ma del legno, scaldandolo ad alta temperatura in un
recipiente chiuso di lamiera di ferro. Neanche con questa dimostrazione Lebon ebbe successo; egli
morì tragicamente tre anni dopo, nel 1804, troppo presto per vedere la traccia che le sue idee e le
sue profezie sull’uso del gas lasciarono comunque nella storia.
La Francia di quegli anni (si era nel pieno dell’ascesa del dominio personale di Napoleone, che stava sconvolgendo l’Europa con i suoi eserciti e le sue idee nate dalla Rivoluzione), non si dimostrò
abbastanza recettiva verso una tecnologia che, almeno inizialmente, trovò molta più fortuna nella
pragmatica Inghilterra, dove era forse meno consolidato il sostegno statale alla scienza ed alla tecnologia, ma dove il potente motore dell’innovazione, costituito dal processo di industrializzazione,
era da tempo avviato. Murdock era un progettista meccanico presso la fabbrica inglese di caldaie
e motori a vapore Boulton-Watt. Agevolato dal potenziale tecnologico della ditta e col sostegno di
Gregory Watt, figlio di James Watt (il grande inventore il cui nome è legato al motore a vapore), che
aveva assistito a Parigi alla dimostrazione di Lebon, egli ebbe modo di compiere molti esperimenti
di produzione e purificazione del gas con diverse qualità di carbone, fornendo una dimostrazione
delle potenzialità del gas in occasione della celebrazione della pace di Amies (siglata fra Francia e
Inghilterra nel 1802), quando la fonderia della Boulton-Watt, a Soho (Birmingham), fu illuminata
William Murdock
(1754–1839).
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
da due potenti fiamme a gas. In parallelo allo sviluppo della tecnologia del gas, in quegli anni si
crearono in Inghilterra due condizioni favorevoli perché essa potesse affermarsi: la scarsità ed il
grande rincaro di prezzo dell’olio di balena e di sego (largamente usati per le lampade ad olio)
dovuto prima alla guerra americana e poi alle guerre napoleoniche, e le crescenti necessità di
illuminazione degli stabilimenti tessili, dove i proprietari cercavano di prolungare il più possibile
l’utilizzo dei telai meccanici facendoli funzionare ben oltre le ore di luce naturale. In quest’ultimi,
inoltre, gli incendi dovuti ai rudimentali ed insicuri impianti di illuminazione erano così frequenti
che le compagnie assicuratrici avevano aumentato enormemente i loro premi, ma erano ben disposte a ridurli a fronte dell’installazione di impianti che dessero maggiori garanzie di sicurezza.
Forni a storte
per la produzione del gas
nello stabilimento
di Brick Lane (Londra, 1821).
Murdock realizzò così nel 1806 il primo impianto di illuminazione a gas per il cotonificio Philips
and Lee di Manchester, alimentandolo con sei storte (forni) di ghisa, nelle quali veniva introdotta
una carica di circa 750 Kg di carbone. Il gas proveniente dal rudimentale impianto alimentava
alcune centinaia di lampade, sparse in tutto lo stabilimento e anche nella casa del proprietario.
Gli impianti di Murdock furono presto superati in qualità da quelli costruiti da un ex-dipendente
della Boulton-Watt, Samuel Clegg, che li dotò di un depuratore a calce con il quale si eliminavano
molte delle impurità del gas grezzo, fonti di inconvenienti, quali intasamento e corrosione delle
tubazioni, e di cattivi odori. Piccoli impianti indipendenti di stabilimento o di palazzo cominciarono così ad avere una certa diffusione.
Frederic Albert Winsor ebbe però la giusta intuizione riguardo al fatto che i consumatori avrebbero
dovuto essere riforniti da un impianto centralizzato di grandi dimensioni, mediante tubazioni, allo
scopo di fornire alle nostre strade ed alle nostre case luce e calore… come sono attualmente fornite di acqua.
Winsor trovò i finanziamenti per fondare a Londra nel 1806 la National Light and Heat Company e
nel giugno 1807 iniziò un esperimento di illuminazione pubblica in una piccola zona del centro
della città. Con il nuovo nome di Gas Light and Coke Company la società ebbe poi nel 1812 una
larga concessione che le permise di espandere abbastanza rapidamente la sua rete di condotte,
portandola ad oltre 40 km alla fine del 1815.
Frederick Albert Winsor
(1763-1830).
Forti di queste esperienze realizzate a Londra ed in altre grandi città, per tutta la prima metà
dell’ottocento gli inglesi (seguiti a ruota dai francesi) mantennero la leadership in Europa come
progettisti e costruttori di impianti per la produzione del gas, favorendone la diffusione in tutto il
continente, a partire dai paesi ricchi di carbone, come Francia, Belgio e Germania.
Lo stesso Winsor si trasferì a Parigi, iniziando nel 1819 l’illuminazione a gas di alcune zone centrali della città. Le vignette del tempo mostrano che a Parigi (ma era successo lo stesso a Londra)
i cittadini ebbero a lamentarsi dei disagi provocati dalla posa dei tubi del gas, ma a lavori finiti in
genere si sprecarono le lodi per la nuova meraviglia.
La tecnologia del gas approdò rapidamente anche negli Stati Uniti, dove Baltimora fu la prima
città ad avere, nel 1817, un impianto di illuminazione pubblica, seguita nel 1822-23 da Boston e
New York. Come si evince facilmente da documenti dell’epoca la produzione del gas, al tempo,
non privilegiava tanto il suo impiego quale sorgente termica, quanto piuttosto la capacità di fornire
una buona intensità luminosa della fiamma.
Nel 1855 Robert Bunsen riuscì a perfezionare uno speciale bruciatore, inventato da Michael Faraday, capace di fornire una fiamma molto calorica.
Il principio di funzionamento, applicato da questo ricercatore, si basa sul realizzare, prima della
fiamma, la miscelazione con una quantità di ossigeno pari a quella necessaria per l’ossidazione
completa di tutto l’idrogeno ed il carbonio presenti nel gas. La quantità di aria aspirata dipende
dalla pressione del gas ed è regolata da fori calibrabili posti nella parte inferiore di un cilindro me-
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Officine del gas alla Villette, Parigi, 1820 ca. (da Figuier L., Il gas e le sue applicazioni, Milano 1888).
“A Peep at the Gas-lights
in Pall Mall”, una caricatura
umoristica delle reazioni
all’installazione
della nuova invenzione
dell’illuminazione
stradale a gas
a Pall-Mall, Londra.
Incisione di Rowlandson,
1809 (da un disegno
di Woodward)
GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
tallico cavo e verticale, alla cui estremità superiore è presente la fiamma ed al cui interno avviene
l’erogazione del gas; siamo in presenza del prototipo dei moderni bruciatori di gas.
L’utilizzo di bruciatori di questo tipo ha permesso lo sfruttamento calorico intensivo del gas e, a
decorrere dalla metà del secolo, lo sviluppo del suo impiego come sorgente termica.
Accanto alla classica applicazione domestica per la cottura dei cibi, iniziarono infatti in questo
periodo le applicazioni in particolari industrie che necessitano di una sorgente di calore costante,
quali vetrerie, forni alimentari, ecc.
Verso la fine del secolo e nei primi anni del ‘900, apparvero sul mercato i primi scaldacqua e le
prime stufe a gas perfezionate. Queste ultime erano sostanzialmente di due diverse tipologie:
ad irraggiamento ed a circolazione d’aria. Nelle prime il gas riscalda gli elementi di materiale refrattario che, una volta incandescenti, irradiano calore verso l’ambiente circostante, mentre nelle
seconde il gas brucia all’interno, l’aria entra dalla parte inferiore e, riscaldata, si riversa all’esterno
dalla parte superiore.
Tali apparecchi, una volta superata la naturale diffidenza correlata all’uso del gas combustibile
quale fluido di alimentazione, incontrarono larghi consensi tra la popolazione e nel corso degli
anni, grazie anche ad importanti campagne di sensibilizzazione che ne evidenziavano la sicurezza di funzionamento e la convenienza economica, ed a contributi ed agevolazioni di pagamento
erogati mediante le aziende distributrici, divennero di comune utilizzo nell’ambito del singolo
nucleo famigliare.
Sopra, stufa portatile a gas,
1920 circa.
A destra, disegno tecnico
di un forno a storte
per la produzione del gas
in un’incisione
di fine ottocento.
In tutta Europa si diffuse rapidamente l’utilizzo del gas in vari settori di impiego, quali illuminazione a gas, processi industriali di trasformazione delle materie prime e convenzionali per uso
civile, motori di veicoli a gas, fino ad arrivare ai giorni nostri, con l’avvento delle macchine per la
climatizzazione ed il condizionamento degli ambienti mediante pompe di calore e per la produzione combinata di energia elettrica e calore (cogenerazione).
Il commercio mondiale del gas naturale, in graduale e costante incremento, è attualmente stimato
in oltre 2500 miliardi di metri cubi l’anno, mentre le riserve note attualmente disponibili ammontano a circa 156.000 miliardi di metri cubi, sufficienti, al ritmo attuale di consumo, a garantire
approvvigionamento energetico per i prossimi 62 anni.
La domanda complessiva di gas naturale in Italia, per l’anno 2010, si è attestata sul valore di oltre
82 miliardi di metri cubi, circa il 3% del totale complessivo.
L’evoluzione del servizio gas in Italia
La storia del gas è ricca di interessanti spunti per tante città italiane, e vale perciò la pena citarne
almeno le principali.
Milano
Nella città di Milano le prime iniziative di produzione ed utilizzo del gas illuminante furono opera
di privati, in particolare del conte Lambertenghi, grande appassionato di fisica.
Silvio Pellico fu incaricato di tradurre in italiano il Trattato pratico sopra il gas illuminante del tecnico inglese F. W. Accum, che fu pubblicato a Milano nel 1817. L’anno successivo palazzo Porro fu
illuminato con un’apparecchiatura acquistata direttamente in Inghilterra da Frederic Winsor, un
imprenditore che aveva fatto fortuna a Londra offrendo il primo servizio pubblico di illuminazione
a gas in Europa. Non abbiamo documenti di come fosse esattamente fatta questa apparecchiatura,
ma è probabile che avesse un aspetto non molto diverso da quello di una delle illustrazioni del
trattato di Accum.
Forno di distillazione
del carbone, gasometro
e depuratore del gas.
Dal “Trattato pratico
sopra il gas illuminante”
F. W. Accum.
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
Dopo altri tentativi bisognerà arrivare quasi alla metà del secolo prima di avere a Milano uno sviluppo consistente dell’illuminazione pubblica a gas, con una lunga preparazione nel corso della
quale non mancarono le proposte, ma ci fu opposizione al gas, sia da parte dell’amministrazione
austriaca, sia da parte dell’establishment tecnico-scientifico, compresa l’emissione di timorosi regolamenti, “contro i pericoli terribili della fabbricazione e dell’uso del gas illuminante, nel caso che siffatto
genere di notturna illuminazione avesse ad essere introdotta anche in questa provincia”.
Dopo un ennesimo rifiuto fatto ad una richiesta di concessione, avanzata nel 1842 dal conte
Caccia, finalmente nel giugno 1843 l’Amministrazione Comunale concesse alla società dell’ingegnere Guillard di Parigi l’appalto per l’illuminazione pubblica a gas, con la facoltà di costruire
lo stabilimento di produzione, compreso un gasometro da 1850 metri cubi, in una zona all’esterno dalle mura spagnole, dove stavano sorgendo abitazioni popolari, magazzini commerciali
e le prime fabbriche.
Esempio di un “becco”
di illuminazione a gas,
fine ottocento circa.
La prima rete di distribuzione del gas comprendeva circa 15 km di tubazioni interrate, mentre
erano 377 i “becchi” di illuminazione a gas, posti a 40-60 metri l’uno dall’altro. Nelle officine il
gas poteva essere prodotto in ben 48 forni, sia con carbon fossile di importazione, sia dagli scisti
bituminosi provenienti dalla zona di Besano (Varese) per la cui estrazione Guillard aveva già da
qualche anno una concessione.
Dalla data di inaugurazione dell’impianto, il 31 luglio 1845, a gestire i nuovi lampioni a gas pensarono i lampedée. Se vogliamo immaginarci come fossero fatti i forni di distillazione del carbone,
possiamo osservare come, non moltissimi anni fa, ancora si presentavano gli impianti in abbandono delle officine del gas di Mortara (PV), costruite verso fine ‘800 con tecnologia similare: sono
ben riconoscibili le bocche di carico delle storte ed i tubi di uscita del gas, di disegno assai simile
a quelle in uso nell’800.
Operaio al lavoro
ai forni orizzontali
(rivista “Le Génie Civile,
16 aprile 1904).
Ritornando agli inizi dell’illuminazione pubblica a gas, è interessante riportare che il servizio
veniva pagato dal Comune; una discreta cifra per quei tempi: 4,66 centesimi di lira per ora e per
fiamma. Nonostante questo la società dell’ingenier Guillard non rendeva abbastanza così che il
servizio, già nel 1846, passò di mano venendo rilevato dal sig. J. B. Roux che mutò la ragione sociale
della compagnia in Roux & C. Il Comune stipulò nel 1851 una convenzione a prezzi un po’ più
favorevoli con questa compagnia, che gestiva un impianto anche a Bologna, ma che si dimostrò
anch’essa poco durevole. Di lì a qualche anno le subentrò una più solida società, con impianti ed
interessi in molte città europee, la Union des Gaz di Parigi, che dal 1859 in avanti mantenne il monopolio, dimostrandosi capace di destreggiarsi bene anche fra le variazioni e gli sconvolgimenti del
quadro politico, a partire da quell’anno in cui si combatté la Seconda Guerra d’Indipendenza, i cui
esiti avrebbero portato nel 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia. Ai privati, residenti lungo le
strade del centro era data la facoltà di allacciarsi alla stessa rete che alimentava i lampioni. Le tariffe
per i privati erano peraltro assai più care, così che per molti anni l’illuminazione a gas rimase fuori
della portata dei ceti medi, affermandosi però largamente negli esercizi commerciali e produttivi.
Una ventina di anni dopo l’inizio del servizio, verso il 1867, la rete di illuminazione stradale a
gas era abbastanza completa anche nelle zone più periferiche e si era anche diffuso l’uso privato,
essendo ormai in servizio circa 30.000 “becchi”(così si chiamavano le utenze). Nel periodo cruciale
per la nascita dell’Italia moderna, quello che va dalla Prima Guerra d’Indipendenza (1848), alla
presa di Porta Pia (1870), i progressi del gas furono, comunque, non solo milanesi, e l’introduzione
e l’estensione dei servizi di illuminazione a gas coinvolse un buon numero di città di tutto il paese.
Le società del gas italiane erano comunque in buona parte in mano a capitali stranieri, francesi,
inglesi e belgi. La Union des Gaz era in particolare una vera e propria multinazionale.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Contatore a liquido (acqua)
per la misura del gas
Continent Brunt sistema duplex
invariabile anno 1914.
Sopra, lampada a gas
da muro.
A destra, pirometro,
strumento usato per
la misurare la temperatura
all’interno di un forno acceso
senza dover ricorrere
a termometri.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Torino
Nel 1837 fu fondata a Torino, col concorso di capitali piemontesi e lionesi, una delle prime compagnie italiane per l’illuminazione a gas; la società costruì il suo impianto a Porta Nuova.
Nel 1851 nacque una seconda iniziativa, ad opera dei fratelli Albarelli, titolari di una fabbrica di
fiammiferi, con la costruzione di un impianto in Borgo Dora. Le due società si fusero nel 1856,
prendendo il nome di Società Gas Luce, e coordinando i rispettivi impianti e reti di distribuzione.
Una terza officina fu realizzata nel 1862 in località Vanchiglia, da un gruppo di “grandi consumatori”, in prevalenza gestori o proprietari di locali pubblici, che fondarono la cooperativa Società
Consumatori Gas Luce. La perdita di monopolio per la produzione del gas a Torino costrinse la
Società Gas Luce a cercare nuove fonti di introiti in altre città, Bergamo, Cremona e Palermo, dove
vennero acquisite officine esistenti; la ragione sociale cambiò divenendo Società Italiana per il Gas.
Per sessant’anni le due società del gas di Torino lavorarono in concorrenza, ma nel 1925 si fusero;
la neonata ITALGAS divenne la holding finanziaria di un gruppo che si espanse notevolmente,
acquisendo i pacchetti azionari delle società del gas di varie città italiane, quali Roma, Venezia,
Firenze e Savona. La crisi internazionale del 1929 mise a dura prova questo piccolo impero industriale, che però si risollevò rapidamente dopo il 1934, sotto la guida di Alfredo Frassati (già
proprietario del quotidiano La Stampa).
Con la scoperta, nel 1944, di un significativo giacimento nazionale di metano a Caviaga, vicino a
Lodi, e con la metanizzazione di questa città nel 1951, ITALGAS divenne anche protagonista del
processo di metanizzazione del paese, al quale avrebbe dato un fondamentale contributo specie
dopo il 1967, quando fu assorbita dalla SNAM.
Densimetro di Schilling,
strumento per la misurazione
della densità del gas.
Firenze
Già nel 1839 la società francese Cottin-Jumel-Montgolfier-Bodin aveva ottenuto del granduca Leopoldo II la concessione per l’illuminazione a gas della città di Firenze, ma fu solo nel 1844 che le
venne assegnato un terreno per la costruzione degli impianti. Era situato sulla riva meridionale
dell’Arno, fuori dalla porta San Frediano, in una posizione comoda per l’arrivo dei barconi che da
Livorno avrebbero portato il carbone inglese necessario ai forni. L’anno dopo fu siglato il contratto
definitivo per il servizio di illuminazione, ma la società ebbe vita difficile e fu presto soppiantata, nel 1847, da un’altra compagnia francese, la Société Civile Lyonnaise, che avrebbe mantenuto
l’esclusiva della fornitura del gas a Firenze fino al 1929. A questa data, in coerenza con i dettami
autarchici fascisti, alla società francese subentrò la STAG, del gruppo ITALGAS, che nel 1933
trasferì la produzione del gas nei nuovi impianti da essa costruiti nella zona periferica di Rifredi.
Qui esisteva uno dei pochi esemplari italiani di gasometro del tipo a secco: si trattava di un grosso
serbatoio cilindrico verticale, chiuso alle due estremità, dotato all’interno di un pistone mobile,
che faceva tenuta tramite una guarnizione periferica di gomma, ingrassata e premuta contro le
pareti tramite contrappesi.
Venezia
A Venezia l’illuminazione a gas fu inizialmente sperimentata, nel 1839, nel Liceo di Santa Caterina.
L’iniziativa industriale fu qualche anno dopo assunta dalla società lionese Société d’Eclairage au Gas
de la Ville de Venise, che non ebbe inizialmente vita facile, riuscendo però gradualmente ad affermarsi, tanto che dopo il 1887, in un’aspra contesa con la società Edison di illuminazione elettrica,
riuscì a mantenere l’esclusiva per l’illuminazione pubblica della città. Anche a Venezia, durante il
periodo fascista, dal 1924, alla società francese subentrò l’ITALGAS.
Napoli
Le prime tracce del gas a Napoli sono del 1817, quando il re Ferdinando I concede a tal Pietro
Andevel di Montpellier un “privilegio”per l’illuminazione a gas; non si hanno però testimonianze
che il privilegio sia stato poi messo in atto.
Primi lampioni a gas
Napoli, piazza Monteoliveto
1890-1900 circa.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
Gruppo di operai presso
le batterie di produzione
del gas di Gavette,
questa tipologia di impianti
era diffusa presso tutte
le città europee. 1930 circa.
Dopo un primo esperimento di illuminazione del portico di S. Francesco nel settembre 1837, nel
dicembre 1838 il re Ferdinando II firma un appalto a favore della società Deorgess & Co., che nel
1840 inaugura una officina del gas in vico Cupa, Contrada di Chiaia. L’appalto per il gas, a seguito
di molte lamentele sulla qualità del servizio, passò di mano nel 1862 alla Compagnia Napoletana
d’Illuminazione e Scaldamento col Gas, che costruì un nuovo stabilimento nella zona dell’Arenaccia, lungo il fiume Sebeto. Questa società ha continuato ininterrottamente la sua attività per
più di un secolo, passando solo nel 1982 nel gruppo ITALGAS.
Roma
A Roma il gas arrivò qualche anno dopo rispetto ad altre città italiane, ed a seguito dell’elezione
del papa Pio IX, durante il cui pontificato i fratelli francesi Trouvé ebbero nel 1847 la prima concessione, che rimase però inutilizzata.
La costruzione della prima officina del gas, detta “dei Cerchi” (dalla via in cui sorgeva) avvenne
solo nel 1853 ad opera della Società Anglo-Romana per l’Illuminazione a Gas della Città di Roma,
alla cui costituzione diede un fondamentale contributo l’inglese Sir James Shepherd. Nel 1871 fu
inaugurata una nuova officina, sulla via Flaminia, detta “del Popolo”, la cui produzione permise
alla Anglo-Romana di mantenere la concessione e di incrementare fortemente gli utilizzi sia degli
usi domestici sia industriali del gas.
Nel 1910 il nuovo stabilimento di San Paolo sostituì completamente i due precedenti, con l’aggiunta di una stazione gasometrica al quartiere Fomentano.
Anche a Roma il periodo fascista coincise con l’uscita del capitale straniero ed il passaggio di mano
alla Società Romana Gas, che nel 1929 fu acquisita dall’ITALGAS.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
Palermo
Un primo, sporadico, esperimento di illuminazione a gas fu fatto a Palermo nel luglio del 1845,
al Foro Borbonico, accendendo 44 fanali, ma la prima officina del gas fu impiantata solo nel 1861
nell’area di via Tiro a Segno, su iniziativa della società Fiaver, che ebbe in gestione l’illuminazione
pubblica a gas. L’attività fu rilevata nel 1898 dalla Società Italiana per il Gaz, che costruì nuovi impianti, ma fu a sua volta assorbita, nel 1906 dalla nuova Azienda Municipale del Gas. Fino agli anni
’30 gran parte dell’attività della A.M.G. fu assorbita dalla illuminazione pubblica, che a Palermo
cominciò a passare all’elettricità solo dopo il 1928.
Dopo la seconda guerra mondiale l’utilizzo privato del gas, che aveva subito un incremento negli anni ’30, subì la concorrenza del gas liquido in bombole, che essendo un sottoprodotto delle
numerose raffinerie di petrolio presenti in Sicilia veniva venduto a prezzi molto bassi. Nel 1958
fu abbandonata la produzione del gas dal carbone per passare all’uso di derivati del petrolio. Dal
1988 la A.M.G. ha progressivamente esteso la metanizzazione, chiudendo definitivamente gli
storici impianti di via del Tiro a Segno.
Savona
Savona, città più piccola delle precedenti, stipulò la prima convenzione per l’illuminazione a gas
solo nel 1865, con la società francese G. Chevillet & Co.
La città merita comunque una menzione in quanto il suo porto divenne il più importante punto di
transito per l’importazione del carbone in Italia. Non a caso nella vicina Vado Ligure fu impiantato un
importante stabilimento per la produzione del carbon coke, rimasto in attività fino al 1972. Inoltre,
per superare il problema dei ridotti spazi di deposito costieri, fu costruito un imponente impianto
funiviario industriale che dal porto di Savona consentiva il trasporto del carbone per 18 km verso
l’interno, fino alla piana di San Giuseppe di Cairo. In questa zona dopo il 1910 sorsero una seconda
cokeria ed un grande stabilimento chimico, che sfruttava l’energia e i prodotti derivati dal carbone.
In basso a sinistra,
regolatori di pressione
nel dopoguerra.
A destra, incisione di fine
ottocento nella quale viene
visualizzata l’operazione
di giunzione di tubazioni
in ghisa grigia con la tecnica
“canapa e pimbo”.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Il primo atto ufficiale
tra il Comune
e la Società appaltatrice.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
L’evoluzione del servizio gas a Genova
La nascente industria del gas si stava sviluppando rapidamente in tutta Europa e, all’inizio del
1838, Genova esaminò una prima offerta della Compagnia del Gas di Lione per la gestione
del servizio di illuminazione a gas della città, ma la domanda non fu allora accettata, al fine
di poter in seguito meglio profittare dell’esperienza. Altre ne seguirono nel 1842 e nel 1843,
ma anch’esse furono respinte.
La Società di Illuminazione a Gas stipulò, il 25 settembre 1844, il primo contratto per il servizio dei
pubblici fanali e costruì una nuova Officina nella via Canevari; la posa delle tubazioni ebbe inizio
l’anno successivo limitatamente ad una ristretta zona centrale.
Nel 1846 apparvero a Genova i primi fanali pubblici a gas in sostituzione di quelli ad olio.
Solo attorno alla metà del secolo, superati i timori e le diffidenze che accompagnano tutte le grandi
innovazioni, il gas cominciò ad essere utilizzato anche dai privati: l’industria del gas ebbe allora il
suo effettivo inizio. Nel 1852 venne sostituito anche il lampadario del Teatro “Carlo Felice”, con
altro di bronzo dorato per l’impiego a gas, da 144 fiamme; nelle serate di gala il teatro era illuminato
con ben 340 fiamme a gas.
La necessità di una seconda Officina si manifesta presto e la Società acquista nel 1853 un terreno
a Sampierdarena, in cui costruisce un nuovo ed efficiente impianto di produzione.
Nel 1854, con quattro fanali, venne timidamente avviata l’illuminazione a gas anche nel porto
cittadino, mentre i fanali pubblici a gas nella città erano già arrivati a 244 unità.
Primi lampioni a gas
in via XII Ottobre, Genova.
La compagnia francese Union des Gaz di Parigi, società particolarmente intraprendente e che vedremo successivamente rilevare la gestione del servizio anche nella città di Milano, il 21 marzo
del 1857, subentrando alla precedente Società di Illuminazione a Gas stipulò con l’Amministrazione
Comunale un contratto, che le assicurava il diritto esclusivo di stabilire e conservare sotto le vie e le
piazze pubbliche dei tubi conduttori del gas destinato all’illuminazione della Città. Tale accordo, della
durata di 67 anni, pur con gli adattamenti e le modifiche suggeriti dall’evolversi delle circostanze,
continuerà a regolare la concessione fino all’assunzione diretta del servizio da parte del Comune.
La nuova industria, il cui prodotto si andava affermando in particolar modo come importante fonte di
calore, ebbe uno sviluppo molto rapido anche a Genova, tale da indurre la società francese, nel 1903,
ad acquisire il terreno occorrente per costruire una nuova grande Officina nella Val Bisagno, in località
Gavette; nell’anno 1908 tale importante opera fu portata a compimento, soppiantando quella di via
Canevari che per qualche decennio ancora continuerà a fungere da stazione gasometrica.
L’aumento degli impianti di produzione posizionati in aree periferiche della città fece nascere l’esigenza di un collegamento tra gli stessi, al fine di compensare vicendevolmente le punte dei consumi
e consentirne un’agevole manutenzione. Furono perciò costruite nuove condotte allo scopo di
collegare tra loro gli impianti, seguendo l’andamento costiero della città e delle due valli principali,
assumendo la fisionomia di un pi greco rovesciato ad immagine della morfologia della città stessa.
I consumi di gas risultavano intanto in costante aumento: partendo dal primo dato certo dell’anno
1893 di circa 8 milioni di metri cubi, si passò ai 15 milioni di metri cubi del 1902. Nel 1910 i consumi
raggiunsero i 21 milioni di metri cubi e nel 1918 si erano già raggiunti 27 milioni di metri cubi, con
una popolazione residente di circa 310.000 abitanti.
Nel frattempo cominciò a maturare l’idea dell’istituto della Municipalizzazione dei Pubblici Servizi, organicamente disciplinato dalla Legge n. 103 del 20 marzo 1903, e il Comune fu indotto a
mettere allo studio la convenienza del riscatto del Servizio Gas e della sua diretta assunzione. La
relativa pratica, arrestatasi a causa della prima guerra mondiale del 1915-1918, trovò la sua definizione nell’aprile del 1922, allorquando la Civica Amministrazione affrontò la consensuale rescis-
Impiegati dell’ufficio
di via Lomellini, Genova 1921.
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
sione delle convenzioni in essere ed il conseguente acquisto degli impianti dalla società francese
per il prezzo a corpo di 14 milioni di lire, deliberando successivamente l’assunzione diretta del
servizio da gestire in economia.
Il 20 maggio 1923 il corpo elettorale genovese fu chiamato ad esprimersi attraverso un referendum
circa l’assunzione diretta del servizio da parte del Comune: il risultato confermò la delibera comunale con una percentuale del 62% dei votanti. Nel 1927 fu completata la realizzazione di una
linea ferroviaria di raccordo tra l’Officina del gas delle Gavette, la più grande in servizio in quel
momento, e lo scalo merci di Terralba collegato alla rete ferroviaria nazionale.
Fine ottocento,
esempi di ricevute
del pagamento
del consumo di gas,
rilasciate dal letturista
che in quel periodo
svolgeva anche la funzione
di esattore.
Incorporati i Comuni di Nervi e Quarto nel 1933 ed i Comuni di Rivarolo, S. Quirico, Pontedecimo
e Bolzaneto nel 1935, il Comune della Grande Genova, nell’anno 1936, sospende la gestione in
economia e costituisce l’Azienda Municipalizzata Gas ed Acqua, nelle forme prescritte dalla Legge
sull’assunzione dei pubblici servizi.
La pubblica illuminazione a gas viene gradualmente soppiantata da quella elettrica e l’ultimo fanale
è spento nel 1937. Nel gennaio dello stesso anno, chiusa la vecchia Officina di Sampierdarena, il
servizio di produzione viene accentrato alle Gavette, ove invece nell’ottobre dell’anno precedente
era entrata in servizio una moderna ed efficiente batteria di forni a camere inclinate, che doveva rappresentare l’inizio di un radicale ammodernamento di tutto il macchinario di produzione. L’Azienda
Municipalizzata Gas ed Acqua era particolarmente florida in questo periodo storico e ciò attirava
l’attenzione dell’industria privata, che fece più di un tentativo per cercare di impadronirsene.
Nel 1938, con la nascita a Cornigliano di un grande impianto siderurgico a ciclo integrale, l’Azienda fu costretta a subire un contratto di fornitura esclusiva, nei limiti delle proprie occorrenze
cittadine, del gas prodotto dalla cokeria annessa al nuovo complesso. A tale atto avrebbe dovuto
conseguire l’arresto totale del programma di ampliamento ed aggiornamento dell’Officina delle
Gavette; l’Azienda doveva dismettere il ruolo di produttore limitando la propria attività alla sola
distribuzione. Tuttavia l’avvento della seconda guerra mondiale porterà al rinvio dell’attuazione di
tale contratto di fornitura, che venne successivamente e consensualmente risolto prima ancora di
aver avuto un qualche principio di attuazione.
La nuova azienda speciale municipalizzata, nel 1940, faceva registrare un consumo di gas di oltre
60 milioni di metri cubi e gli utenti raggiunsero la rispettabile cifra di circa 115.000, a fronte di una
popolazione residente di 675.000 abitanti.
Purtroppo la seconda guerra mondiale arrestò questa crescita e provocò gravi danni agli impianti
ed alla rete di distribuzione: vennero distrutti due gasometri da 20.000 mc a Sampierdarena, ripetutamente colpiti quello da 10.000 mc e quello, ancora in costruzione, da 100.000 mc a Cornigliano,
numerose le tubazioni colpite, distrutte e/o gravemente danneggiate moltissime colonne montanti
degli edifici. Sulla base delle tristi esperienze vissute nell’area urbana genovese, venne anche pubblicata, a cura dell’ing. A. Bignotti, una memoria indicante i comportamenti da adottare al fine di
minimizzare i rischi derivanti dalle devastanti azioni di bombardamento delle flotte nemiche.
Manuale con le istruzioni
per poter fronteggiare
gli eventi conseguenti
ai bombardamenti nemici.
Anche i tecnici che operavano
sugli impianti di produzione
e distribuzione del gas
dovevano avere chiare
disposizioni per poter ridurre
i danni agli impianti
e la propria incolumità.
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Nell’ottobre del 1942 fu incendiata e completamente distrutta la Sede centrale di via David Chiossone, con la conseguente distruzione di parte importante dell’archivio; nel marzo del 1945, mancata ogni possibilità di approvvigionamento del carbone fossile, la produzione del gas fu del tutto
sospesa ed i forni vengono spenti. Fortunatamente, già nel mese di novembre dello stesso anno,
con i primi arrivi di carbone fossile, il servizio poté essere ripristinato, seppure in forma ridotta e,
gradatamente, nell’anno 1947 la produzione del gas raggiunse nuovamente il suo ritmo normale.
Nel 1948 i consumi di gas raggiunsero i 79 milioni di metri cubi, con oltre 123.000 utenti.
Il forte incremento dei consumi conseguente alla ricostruzione ed alle mutate esigenze di vita
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Veduta dell’Officina
delle Gavette con cumuli
di carbon fossile
in primo piano.
Sopra,
depliant pubblicitario
degli anni trenta.
A destra distruzione
e macerie nell’Officina
di via Fiumara
a Sampierdarena.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
della popolazione rese necessaria, nel corso degli anni, la costruzione di nuove e potenziate reti di
collegamento tra gli impianti di produzione.
Per la costruzione di tali nuove grandi condotte, in considerazione delle difficoltà di attraversamento del centro cittadino pesantemente interessato dai lavori di ricostruzione edilizi e di altri
sottoservizi, si ritenne opportuno seguire un percorso alternativo attraverso le alture che costituiscono lo spartiacque tra le due vallate dei torrenti Bisagno e Polcevera. Nel 1954 fu pertanto
realizzato un primo gasdotto in acciaio del diametro di 300 mm e successivamente, nel 1961, un
secondo gasdotto del diametro di 400 mm che segue il percorso del precedente; queste opere
costituiscono il collegamento Campi - Gavette, stazioni di produzione del gas.
Sopra a sinistra:
l’ingresso di Gavette
come si presentava
negli anni trenta.
Sopra a destra:
gruppo di operai di fronte
ai forni di Gavette,
(presumibilmente intorno
agli anni quaranta)
La distillazione del carbon fossile
Il gas si otteneva attraverso la distillazione, processo che consiste nel riscaldare fuori dal contatto
dell’aria la materia prima. Per la fabbricazione del gas veniva generalmente distillato il litantrace,
ovvero carbone fossile, del tipo grasso a lunga fiamma, derivato dalla carbonizzazione di masse
legnose in data lontana. Il litantrace si presenta nero, lucente, friabile e bruciando produce fumo
denso, mentre i vari pezzi tendono a saldarsi fra loro; si distingue in magro, cioè povero di bitume,
e grasso, viceversa ricco di bitume.
In casi eccezionali, come durante la Prima Guerra Mondiale, vennero utilizzati anche altri prodotti,
quali il legno e la torba.
Riscaldato progressivamente fino a raggiungere i 900-1000°C, il fossile cede prima l’umidità che
contiene (vapore acqueo) successivamente le sostanze volatili di più elevato potere calorifero
(idrocarburi), quindi quelle meno ricche, fino a ridursi ad una massa spugnosa, il coke, utilizzato
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Disegno tecnico
di un generatore di vapore
per il riscaldamento domestico e nell’industria siderurgica. Il coke è di aspetto spugnoso, leggero,
resistente alla compressione, di colore grigio, brucia senza fiamma né fumo e si accende con l’aiuto
di una sorgente termica (es. legna). Ha elevato potere calorifico. Essendo state eliminate, con il
processo della distillazione, tutte le sostanze volatili, il coke risulta mediamente composto dal 88%
in carbonio e dal 12% in ceneri.
In laboratorio tale operazione può essere effettuata in alambicchi, mentre nelle officine del gas si
utilizzavano appositi forni di distillazione. I forni sono detti a storta o a camera a seconda della
loro forma e capacità. Le camere possono essere orizzontali, verticali o inclinate ed il loro riscaldamento, che deve essere il più possibile uniforme, è assicurato dalle sostanze volatili prodotte
da appositi focolari sottostanti al forno (gasogeni), che opportunamente unite ad aria, bruciano in
canali che lambiscono le storte o le camere.
All’uscita dal forno di distillazione il gas contiene sostanze, come il catrame, l’ammoniaca, l’idrogeno solforato e la naftalina, che vanno eliminate, in quanto si depositerebbero nelle tubazioni
e sarebbero dannose per l’utenza. Il gas pertanto deve essere depurato, attraverso vari processi,
prima di essere immesso nei gasometri.
Tipicamente, appena uscito dalla storta ad una temperatura di circa 400°C, il gas subisce un primo
raffreddamento, passando per gorgogliamento nel bariletto, un recipiente che contiene acqua alla
temperatura di circa 50-70°C, in cui viene separata la parte più pesante del catrame e buona parte
dell’ammoniaca sotto forma di acqua ammoniacale.
Un secondo raffreddamento viene ottenuto tramite i condensatori, apparecchi in cui il gas passa in un
fascio di tubi che trasmettono il calore ricevuto all’aria circostante, oppure all’acqua in cui i tubi stessi
sono immersi. Così viene migliorata la depurazione del gas dal catrame e dall’acqua ammoniacale.
Per depurarlo dalle ultime goccioline di catrame, il gas infine viene fatto passare nel separatore
Pelouze, un apparecchio a campana composta di due pareti bucherellate, in cui il gas si filtra. Le
particelle di catrame trasportate dal gas si raccolgono sul fondo dell’apparecchio. In tempi recenti
tale apparecchio è sostituito dal più moderno separatore elettrostatico ad alta tensione (30.00075.000 V), in cui le vescicole di catrame e le polveri in sospensione si elettrizzano e precipitano
entro un apposito raccoglitore metallico collegato al polo positivo.
La depurazione chimica consiste nel far passare il gas attraverso sostanze che abbiano la proprietà
di formare nuovi composti con i prodotti che si vogliono eliminare. Il gas deve essere depurato
principalmente dallo zolfo, che si presenta sotto forma di idrogeno solforato. Il gas viene pertanto
immesso in grandi casse di lamiera in cui si dispongono dei graticci di legno che reggono una
massa depurante costituita da ossidi di ferro. Quando l’ossido di ferro a contatto con l’idrogeno
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
solforato si trasforma in solfuro di ferro, non si avrà più alcuna reazione e la massa dovrà essere
rigenerata o sostituita.
Dopo essere stato depurato, prima di essere distribuito, il gas veniva immagazzinato nei gasometri, poiché la produzione avveniva in maniera regolare lungo tutto l’arco della giornata, mentre il
consumo da parte degli utenti è molto variabile a seconda delle ore. Il gasometro funziona quale
“polmone” per adeguare la portata del gas in uscita alle necessità del consumo.
Il gasometro a guardia idraulica si compone di una vasca, in ferro o cemento armato, piena d’acqua e di una campana metallica completamente immersa in essa. Il gas viene inviato sotto la
campana e con la sua pressione ne determina il sollevamento. Affinché la campana emergendo
non sia soggetta a sbandamenti, è munita di carrucole che scorrono su guide fisse in metallo. Per
evitare la costruzione di vasche di eccessive dimensioni per grandi capacità, sono stati costruiti i
gasometri telescopici, costituiti da una campana e da tronchi cilindrici di lamiera esterni ad essa,
che si agganciano alla campana e successivamente l’uno all’altro man mano che questa sale e si
sganciano quando scende. La tenuta del gas è realizzata idraulicamente in corrispondenza della
giunzione dei vari elementi.
Il gasometro a secco è invece costituito da un serbatoio cilindrico o prismatico verticale, chiuso
inferiormente da un fondo metallico a tenuta e coperto superiormente da un tetto leggero fisso.
All’interno del serbatoio scorre verticalmente un diaframma grande quanto la sezione del gasometro, opportunamente guidato da una serie di rulli e provvisto di un sistema costituito da una
guarnizione in gomma a tenuta di gas.
Nei serbatoi cilindrici, tipo Klönne, la guarnizione in gomma è ingrassata e premuta contro la
parete per mezzo di contrappesi regolabili.
Nei serbatoi a sezione poligonale, tipo M.A.N., la tenuta è effettuata da una lamiera strisciante
sulla parete e collegata al pistone con un grembiale flessibile; nella fessura tra lamiera e parete
scorre, dall’alto al basso, olio di catrame pompato in continuo dalla base del gasometro ai serbatoi
collocati sul tetto. L’altezza piezometrica dell’olio di catrame deve evidentemente essere superiore
alla pressione del gas ed il funzionamento di questo gasometro è per conseguenza vincolato alla
disponibilità continua di energia elettrica per alimentare le numerose pompe (anche fino a 12).
Foto di gruppo a Gavette
davanti a gasometro
alla fine degli anni quaranta.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Contatore campione
per la verifica
dei contatori, anno 1867.
Uno dei pezzi più antichi
presenti nel Museo
della Fondazione Amga.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Veduta dell’Officina delle Gavette con cumuli di carbon fossile in primo piano.
Planimetria generale dove si può vedere la suddivisione dell’Officina vigente alla fine degli anni quaranta.
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
La produzione del “gas di città” alle Officine Gas delle Gavette dal 1908
L’Officina di Gavette è situata entro la Val Bisagno, a circa 5 km dal centro cittadino ed a circa 10
km dal porto.
Il carbon fossile arrivava dal porto su treno attraverso il Binario Industriale della Val Bisagno, che,
distaccandosi dalla stazione merci di Terralba, raggiungeva direttamente le Officine stesse. Veniva
quindi prelevato mediante due potenti gru elettriche della potenzialità di 80 ton/ora e stoccato a
magazzino; dalle stesse gru, secondo necessità, veniva ripreso e convogliato ai forni mediante un
frantoio elevatore, il quale lo depositava nella macchina caricatrice immettendolo così nel ciclo di
produzione.
Il carbone usato era normalmente un litantrace a fiamma lunga. Dalla sua distillazione si ottenevano, oltre al gas, anche altri utili sottoprodotti (dati per tonnellata):
La batteria di forni a storte
costruita nel 1912
(la più antica).
Gas illuminante 300 ÷ 350 mc
Carbone coke
650 ÷ 750 kg
Catrame
50 ÷ 70 kg
Acqua
50 ÷70 kg
Ammoniaca ed altre sostanze chimiche
Per la produzione del gas furono utilizzate, nel corso degli anni, tre diverse batterie di forni:
•laprima,costruitanel1912,constavadi13fornia10storteorizzontalipassantilunghe6metri
con distillazione in 8 ore, della capacità complessiva di 190 tonnellate di carbon fossile al giorno;
•la seconda, costruita nel 1936, constava di 4 forni a 7 camere inclinate da 10 tonnellate, con
distillazione in 20 ore e capacità complessiva di 280 tonnellate di carbon fossile al giorno;
•laterza,costruitanel1949,constavadi16camereverticaliadistillazionecontinua,dellacapacità
complessiva di 140 tonnellate di carbon fossile al giorno.
Per il riscaldamento delle camere si usava gas di gasogeno; i gasogeni centrali funzionanti a carbon
fossile, il cui montaggio risale alla fine degli anni ’40 in sostituzione di quelli a coke incorporati
nei forni, erano del tipo a griglia rotante del diametro interno di 2,65 m, capaci di gasificare 20
tonnellate di combustibile nelle 24 ore ed erano provvisti di caldaia anulare nel mantello per la
produzione autonoma del vapore necessario alla gassificazione. Era quanto di meglio la tecnologia
dell’epoca fosse in grado di mettere a disposizione. Essi erano presenti nel numero di 6 unità, di
cui tre per il riscaldamento della batteria forni, due per la produzione di gas di miscela ed uno di
riserva. Ciascun gasogeno era dotato di un impianto di lavaggio del gas a torre e tutta la batteria
era corredata da separatori di catrame e refrigerante finale.
La capacità produttiva giornaliera, dopo il 1949, era arrivata a circa 200.000 metri cubi giornalieri
di gas con potere calorifico pari a 4.800 kcal, ai quali erano miscelati 110.000 metri cubi di gas di
gasogeno da 1.400 kcal al fine di fornire 300.000 metri cubi giornalieri di gas di città da 3.500 kcal.
L’operaio Pezio Domenico
Marco in una foto
di inizio secolo
Alle Officine delle Gavette il gas era aspirato dai forni mediante quattro condensatori anulari, dove
subiva anche un primo raffreddamento; da questi, per mezzo di pompe aspiranti e prementi era
spinto nei separatori ad urto (Pelouze), costituiti da una serie di campane forellate, dove il catrame
si depositava in goccioline. Qui veniva raccolto ed inviato ai forni continui per catrame stradale.
Dal Pelouze il gas passava ad un condensatore ad aria, a tubi verticali, dove subiva un secondo
raffreddamento e lasciava anche parte dell’ammoniaca; quindi proseguiva in due lavatori rotativi
standard dove, mediante un efficace lavaggio ad acqua in controcorrente, veniva liberato total-
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mente dall’ammoniaca e dai cianuri. Le acque reflue del lavaggio del gas venivano quindi inviate
all’impianto di produzione del solfato ammoniacale.
In seguito il gas era sottoposto ad una depurazione chimica per eliminare l’idrogeno solforato e
l’acido cianidrico; in apposite batterie di depurazione, contenenti un impasto di ossido di ferro con
segatura, l’idrogeno solforato veniva ridotto a zolfo e l’acido cianidrico, reagendo con il solfuro di
ferro (III) formatosi, originava idrogeno solforato.
L’ultima depurazione del gas consisteva nell’eliminazione di benzolo e naftalina, operazione realizzata inizialmente mediante depurazione fisica di lavaggio a pioggia con olio di antracene e,
successivamente, ad assorbimento con carbone attivo.
La batteria a distillazione
continua costruita nel 1949
(la più recente).
In estrema sintesi, all’interno dei forni il carbonio veniva bruciato con acqua per ottenere la seguente reazione:
C + H2O ➤ CO + H2
Il gas, pronto per l’impiego, passava attraverso i contatori di produzione e veniva convogliato verso
i gasometri. Nel corso degli anni quest’ultimi subirono diverse configurazioni, l’ultima era rappresentata da due gasometri telescopici a guardia idraulica da 100.000 mc ciascuno alle Gavette, uno
a secco da 5.000 mc ubicato a Prà ed uno a pistone con tenuta ad olio di catrame circolante tipo
M.A.N. da 100.000 mc a Campi. Quest’ultimo fu installato subito dopo la seconda guerra mondiale
ed è l’unico ancora oggi esistente.
I gasometri furono mantenuti in servizio anche successivamente alla dismissione della produzione del gas dal carbon fossile, in funzione delle portate contrattuali impegnate con la SNAM
che risultavano insufficienti a fronteggiare le richieste invernali degli orari di maggior consumo
e prevedevano peraltro penali molto elevate per il superamento di tali limiti. Con il passare degli
anni tale limitazione di prelievo venne superata da SNAM in virtù degli incrementi della disponibilità di gas naturale sui nuovi mercati mondiali e, conseguentemente, a partire dall’anno 1985,
i gasometri furono bonificati e posti fuori servizio. Nell’anno 1998, nell’area delle Officine Gas
delle Gavette vennero demoliti i due gasometri telescopici da 100.000 mc ancora presenti al fine
del recupero delle aree.
La composizione percentuale media del gas di carbone fossile prodotto alle Officine Gas delle
Gavette, dopo la depurazione, era:
Idrogeno
Metano
Ossido di carbonio
Biossido di carbonio e gas inerti
Idrocarburi insaturi
Benzene
Ossigeno
45÷ 55 %
22÷36 %
3÷10 %
5÷14 %
1,5÷4 %
1÷1,3 %
0,2÷1 %
Secondo necessità, dai gasometri il gas veniva immesso nelle condotte di distribuzione della rete
urbana di media pressione, esercita al valore nominale di 500 mbar, le quali, per effetto del ridotto
valore di pressione dovevano necessariamente avere grandi diametri al fine di soddisfare le portate
richieste; tipicamente, in uscita dalle stazioni gasometriche 600-700 mm.
Come abbiamo visto, il potere calorifico del gas distribuito era di circa 3.500 kcal/m³ e, ricordiamolo, era un gas molto tossico, a causa soprattutto dell’importante tenore di ossido di carbonio e
benzene, e di complicata, inquinante e pericolosa produzione.
34
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Forni per la produzione
di “gas di città”
alla fine degli anni ‘40
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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il locomotore diesel n.2
modello Jung R42c
traina un convoglio
da terralba verso Gavette
in via Lungo Bisagno Istria.
Anno 1961.
Si puo’ notare come la linea
ferroviaria occupi parte
della sede stradale.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
Ricordiamo che uno dei sottoprodotti più importanti derivanti dall’estrazione del gas era il carbon coke.
Il carbone incandescente veniva estratto dai forni e movimentato mediante uno speciale macchinario a piano inclinato, azionato elettricamente, che aveva il compito di separarlo dalla polvere,
fornire un primo raffreddamento e depositarlo entro gli appositi vagoncini Decanville. Durante il
viaggio di trasporto nei vagoncini avveniva un ulteriore spegnimento; il coke veniva quindi indirizzato al deposito o convogliato all’impianto di frantumazione e classifica per il carico su carri e
vagoni, in sacchi o alla rinfusa, in pezzature calibrate secondo le esigenze commerciali.
La “Ferrovia delle Gavette” (Binario Industriale della Val Bisagno)
Fin dall’inizio del 1800 la Val Bisagno era nota in tutta la città per la sua fiorente agricoltura (ancora
oggi i fruttivendoli sono detti bisagnini) ed anche per i numerosi marmisti che lavoravano per il
cimitero monumentale di Staglieno.
Il Comune di Genova aveva grandi progetti per la vallata, ritenuta di interesse strategico
per lo sviluppo economico della città, e nel giro di poco tempo furono realizzate importanti opere pubbliche, quali il mercato generale ortofrutticolo, lo stadio comunale, le officine per la produzione del gas ed i nuovi mattatoi. Questi importanti impianti avevano
però necessità di un comodo ed efficiente sistema di trasporto, considerate le ingenti
quantità di merci che venivano quotidianamente movimentate.
Venne pertanto progettato e successivamente realizzato un tronco di linea ferroviaria,
denominato Binario Industriale della Val Bisagno, che, partendo dallo scalo FS di Terralba, raggiungeva i nuovi macelli comunali, per una lunghezza complessiva di quasi
5 km; i lavori di realizzazione vennero appaltati nel febbraio del 1925.
Il binario si staccava dallo scalo merci di Terralba, in prossimità di piazza Giusti, si immetteva nell’asse di corso Sardegna, lungo il quale erano ubicati i mercati ortofrutticoli
generali, piegava quindi verso sinistra immettendosi nella via Cagliari, raggiungeva la
piazza Carloforte e proseguiva nella via del Piano, costeggiando stadio comunale e carceri. Quindi
risaliva la sponda sinistra del torrente Bisagno, dove era raccordata a numerosi stabilimenti, ed, alla
progressiva 3+700, si allargava sulla destra per poi incrociare nuovamente il binario principale ed
attraversare trasversalmente il torrente in corrispondenza dell’attuale passerella pedonale prospiciente le Officine del gas delle Gavette, ove esisteva un ponte in cemento armato (Ponte G.Veronelli)
andato distrutto durante l’alluvione del 1993; oltrepassato il ponte la linea si immetteva direttamente
all’interno delle Officine del Gas, intersecando a raso la tranvia Genova-Prato.
Doppia trazione a vapore
in corso Sardegna.
Solo successivamente le linea fu ultimata sino ad arrivare ai nuovi macelli comunali ubicati in
località Ca de’ Pitta.
La gestione della linea ferrata era affidata al Comune attraverso la propria Azienda Municipalizzata Gas e Acqua (AMGA), che disponeva di tre vaporiere di costruzione Breda e, successivamente,
anche di un locomotore diesel a tre assi tipo Jung R42c, mentre i vagoni erano di proprietà delle
FS, che li metteva a disposizione del Comune.
Il convoglio era scortato da un manovratore a terra, munito di bandierina rossa, e, normalmente,
anche da un vigile motociclista che aveva il compito di fermare il traffico; erano di particolare effetto scenografico le poderose tirate dei carri carichi di carbone fossile destinate alle Officine Gas
delle Gavette per la produzione del cosiddetto gas di città.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950
Treno diesel presso le officine
delle Gavette, attraversa
il ponte sul Bisagno
in direzione di Terralba.
Sullo sfondo i gasometri.
38
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Ponte Veronelli ed ingresso
delle Officine del Gas.
Si vede chiaramente come
il binario per il servizio
ferroviario incroci la linea
tranviaria.
Il convoglio trainato
da due locomotive a vapore
ha superato piazza Giusti
ed è all’altezza del mercato
di corso Sardegna.
Il mitico locotrattore n.2
traina un convoglio
da terralba verso Gavette
all’altezza del Cimitero
di Staglieno sullo sfondo.
Anno 1961.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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40
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Evoluzione del servizio gas
a Genova dal 1951 al 2011
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Contatore
per la misura del gas,
sistema a secco
modello Vulcan
con membrane in rame.
Evoluzione del servizio gas
a Genova dal 1951 al 2011
Il passaggio dall’utilizzo del carbon fossile alle miscele di gas
N
el dopoguerra, il forte incremento dei consumi del
gas combustibile, conseguente alle ferventi attività
di ricostruzione ed alle mutate esigenze di vita della
popolazione, rese gradualmente necessaria la costruzione di
nuove e potenziate condotte di collegamento tra gli impianti
cittadini di produzione del gas di città.Verso la fine degli anni
’50 i consumi di gas avevano già raggiunto il ragguardevole
valore di 80 milioni di metri cubi all’anno, con oltre 125.000
utenti allacciati.
Esaurita rapidamente la fase di ricostruzione del secondo
dopoguerra, AMGA si impegnò concretamente nel perseguimento del duplice obiettivo dell’aggiornamento tecnologico e del miglioramento del proprio prodotto.
Il fossile, come materia prima, venne rapidamente sostituito
da miscele di metano e metano riformato, nonché da gas tecnici ottenibili dalla gassificazione integrale di combustibili solidi e/o liquidi e da gas prodotti da GPL
(Gas di Petrolio Liquefatti). Ad esempio miscele di GPL con aria aventi potere calorifico superiore
di circa 6.600 kcal/m³ risultavano perfettamente intercambiabili con il gas di città a 4.800 kcal/m³;
ciò comportava inoltre la necessità di risolvere problemi tecnici di produzione e di distribuzione e di
procedere a profonde e radicali trasformazioni impiantistiche.
Una delle più importanti conseguenze derivanti dall’utilizzo di una diversa materia prima fu la possibilità di ridurre notevolmente il traffico ferroviario di carri carichi di carbone, tra lo scalo merci di
Terralba, delle Ferrovie dello Stato, e lo scalo merci interno all’area di “Gavette” gestito da AMGA.
Immagine delle batterie
dell’impianto di produzione
del “gas di città”
di “Gavette”, nella parte
frontale si intravede l’accesso
alla cabina elettrica
al servizio dell’impianto.
Il corpo frontale conteneva
le turbine a vapore
per la produzione di energia
elettrica.
Negli anni in cui vi era un consumo di carbone importante infatti, gli uffici preposti di AMGA
provvedevano ad acquistare il carbone necessario nei periodi in cui il costo era minore, al fine di
ottenere risparmi significativi. La fornitura avveniva pertanto nel periodo di minore richiesta del
mercato, ovvero nei mesi estivi, per questo motivo l’arrivo della quasi totalità del carbone necessario si concentrava nei mesi di giugno, luglio ed agosto; altri acquisti e forniture, peraltro limitati,
servivano solamente a compensare eventuali punte di consumo.
Queste scelte, oculate, comportavano però l’esigenza di avere a disposizione un’area deposito
carbone di grande superficie, nel quale si realizzavano vere e proprie montagne di carbone di
enormi dimensioni.
Le navi cariche di carbone ormeggiavano in porto, il materiale veniva scaricato su carri ferroviari
che venivano poi trasferiti allo scalo merci di Terralba; per ogni nave erano necessari più di 500 carri
ferroviari. Dallo scalo merci di Terralba i carri venivano trasferiti utilizzando il “Binario industriale
della Valbisagno”, all’Officina del Gas delle Gavette. I convogli erano normalmente composti da
30 carri di medie dimensioni.
Naturalmente le navi cercavano di ottimizzare la sosta in porto accelerando il più possibile le operazioni di scarico, e questo comportava il trasferimento allo scalo merci di Terralba di un numero
elevato di carri che comportava l’intasamento dello scalo. Per questo motivo le “Ferrovie” chiedevano ad AMGA, gestore del servizio ferroviario nella Valbisagno, di sgomberare rapidamente il
parco merci trasferendo i carri alle Gavette.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Lo scalo interno delle Gavette non era in grado di ospitare un numero così elevato di carri, che pertanto venivano sistemati su un lungo binario morto di manovra presente lungo il torrente Bisagno,
a monte del ponte di ingresso all’Officina del Gas delle Gavette. La soluzione era l’unica applicabile
al momento ma esponeva il materiale presente sui carri ad azioni decisamente illegali come il furto.
Il periodo non era dei migliori, le quantità presenti sui carri erano ingenti, pertanto la possibilità
di avere qualche pezzo di carbone per riscaldarsi, anche appropriandosene indebitamente, forse
non veniva neanche considerata da chi la metteva in pratica un vero e proprio furto. Normalmente gli esecutori materiali erano ragazzini
della zona che si rivendevano il malloppo per
ottenere qualche soldo con il quale acquistare
soprattutto cibarie varie.
Per questo motivo il personale dell’AMGA e
delle imprese che operavano con mansioni di
scarico dei treni, molto spesso doveva svolgere
attività di sorveglianza ai convogli in sosta, soprattutto nelle ore notturne.
La gestione della linea ferroviaria comportava
anche il trasferimento di materiale per altre
attività della zona, in particolare per il macello
Comunale, la locale cementifera e altre imprese
della zona; durante il trasporto di carri indirizzati al macello Comunale di “Cà de Pitta”
i “pestiferi” ragazzini sopracitati tentavano di
lanciare fuori dai carri bestiame, dalle botole di
aerazione, agnelli e capretti che costituivano il
loro bottino.
La preparazione
della fondazione
per la costruzione
di un nuovo gasometro
nei primi anni cinquanta.
La costruzione della nuova sede
di via SS. Giacomo e Filippo (1949-1952)
Nel 1948 intanto era stato commissionato agli architetti Luigi Carlo Daneri e Mario Labò lo studio
per la realizzazione della nuova sede direzionale, destinata ad ospitare gli uffici amministrativi e
gli sportelli per il pubblico.
Il progetto prevedeva la realizzazione in via SS. Giacomo e Filippo, di un edificio molto compatto
di sei piani di altezza, oltre al piano terreno rialzato nel quale trovano spazio gli uffici aperti al
pubblico ai quali si accede agevolmente con un ampio ingresso, ed un ultimo piano, il settimo,
costituito dall’attico leggermente rientrante e contornato da un ampio terrazzo.
La costruzione della nuova sede consentiva di accentrare in un unico edificio la maggior parte degli
uffici che si trovavano distribuiti sul territorio.
La fase realizzativa, su parte dell’area del convento preesistente, prende avvio nell’anno 1949 per
concludersi circa tre anni dopo. Rimanevano decentrati solamente gli uffici dedicati al servizio
degli utenti, in particolare quelli di Sturla, Sampierdarena, Prà.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
La facciata della nuova sede AMGA progettata dagli architetti Daneri e Labò nel 1950.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Sopra, foto di gruppo, sullo sfondo la vasca
contenente acqua di scorta per i processi
di produzione del gas, succesivamente verrà
occupato da un gasometro da 100.000 m3.
A destra, tre gasisti con carretto a mano
alla fine degli anni cinquanta,
sotto la mitica Ape che lo ha sostituito
egregiamente negli anni sessanta.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
La scelta del gas naturale (1954)
Il gas naturale risulta disponibile a far data dal 1954, allorché la SNAM, società del Gruppo ENI,
realizza un metanodotto di raccordo tra i pozzi della pianura padana e l’area industriale genovese,
Anche nella realizzazione del metanodotto che doveva portare il gas a Genova attraversando
l’appennino ligure, Mattei, presidente ENI, si scontrò con la burocrazia e dovette, anche in questo
caso, adottare una delle sue pragmatiche risoluzioni.
Il gas naturale infatti, comunemente conosciuto da tutti come metano, presenta indiscussi miglioramenti: unisce ai vantaggi tecnologici la maggiore disponibilità ed economicità e risulta inoltre
un gas assolutamente innocuo e pulito nella combustione. L’Azienda intraprese pertanto una
lungimirante politica volta a favorire l’incremento dell’utilizzo, puntando anche su segmenti del
mercato che fino ad allora risultavano diversamente serviti: in particolare il settore dell’acqua calda sanitaria, mediante gli innovativi scaldaacqua istantanei, e quello del riscaldamento invernale
degli edifici, mediante le prime grandi caldaie a gas.
Nel contempo, il notevole incremento del prezzo internazionale del carbone fossile all’origine
contribuì significativamente a spostare sempre più l’ago della bilancia a favore del gas naturale,
rendendo necessario l’abbandono degli schemi classici per la costruzione e la gestione di una
“Officina Gas”, così come concepita fino ad allora.
Primi esempi di pubblicità
per apparecchi a gas
negli anni cinquanta.
Il “metodo Mattei” e il “blitz di Cremona”
raccontato da Boldrini
Marcello Boldrini amava rievocare il passaggio clandestino delle
condotte a Cremona, apoteosi del “metodo Mattei”.
«Un giorno, il metanodotto arriva alle porte di quella città. Che
fare? Un passo ufficiale presso il sindaco per chiedere il permesso
di attraversamento? Bisognerà attendere la delibera del Consiglio
comunale, l’ordinanza della prefettura, l’autorizzazione ministeriale...
ci vorranno mesi, se non anni.»
300 operai delle cosiddette “pattuglie volanti” si avvicinano perciò
nottetempo alla città, quasi si trattasse di un attacco militare, ma
in realtà sono “armati” di pale e picconi. Silenziosamente lavorano
tutta la notte. La città viene bisecata dagli scavi, l’indomani mattina
i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade.
«Accorre il sindaco, trafelato e furioso. “Vi prego di scusarmi” replica Mattei “i miei uomini hanno commesso un imperdonabile
errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi.»
Ma la prospettiva di restare con la città sconquassata e bloccata è
impensabile per il sindaco, cui «non rimane che rincorrere Mattei
per supplicarlo disperato: “Mettete i vostri tubi, ricoprite la trincea
in giornata e andate al diavolo!”
Gasdotto Campi-Gavette. Il trasporto
e lo stoccaggio dei tubi da 400 mm
di diametro pronti per essere posati e saldati.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Lavori di posa del gasdotto
Campi-Gavette sul ponte
Sifone del Veilino.
Sullo sfonro il Cimitero
Monumentale di Staglieno.
Nella foto a sinistra alcuni
operai si apprestano a calare
i tubi, con l’ausilio di paranchi
fissati ad un cavalletto,
nelle trincee predisposte.
Tra il Peralto e il Castellaccio
le operazioni di scavo
e sfilamento dei tubi
vengono eseguite in alcuni
casi in un territorio difficile,
sia per la mancanza di strade
agevoli, sia per la natura
rocciosa del terreno.
Le tecniche di lavorazione
sono quelle tipiche
di montagna con l’utilizzo
di teleferiche per portare
i tubi ed altri materiali
in prossimità del luogo
di posa.
Vista della stazione
gasometrica di Campi
con in primo piano
il gasometro di produzione
M.A.N. da 100.000 m3.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Il Gasdotto Campi-Gavette
Per la costruzione delle nuove grandi condotte necessarie a sostenere la crescente domanda di
gas, in considerazione delle difficoltà ad attraversare il centro cittadino che risulta pesantemente
interessato dai lavori di ricostruzione edilizi e di altri sottoservizi, si ritenne opportuno seguire un
percorso alternativo, percorrendo le alture che costituiscono lo spartiacque tra le due principali
vallate genovesi, quelle attraversate dai torrenti Bisagno e Polcevera.
Nel 1954 venne pertanto progettato e realizzato un primo gasdotto in acciaio del diametro di 300
mm e successivamente, nel 1961, un secondo gasdotto del diametro di 400 mm che accompagna il
percorso del precedente; queste importanti opere, indispensabili per sostenere il crescente sviluppo
dei consumi, costituiscono il collegamento denominato Campi-Gavette.
A sinistra, gasdotto
Campi-Gavette. Operai
trainano una saldatrice presso
il cantiere di saldatura e posa.
La realizzazione dei gasdotti tra Campi e Gavette consentì l’interconnessione dei due punti di
produzione e stoccaggio che si trovavano in posizione strategica rispetto all’architettura della rete.
A destra, dopo la piegatura
necessaria al cambio
di direzione la sezione
circolare dei tubi in acciaio
normalmente subiva una
ovalizzazione, che ne rendeva
difficile l’accoppiamento
e la saldatura
con un successivo tubo
perfettamente circolare.
Conseguentemente
si doveva provvedere
al riarrotondamento
utilizzando strumenti di tipo
meccanico con l’ausilio
di fiamme prodotte
da cannelli a gas
che rendevano
più malleabili i tubi.
La stazione di Campi, a differenza di quella di Gavette, non aveva un impianto di produzione proprio: veniva utilizzato il gas di cokeria, compatibile con il gas di città, proveniente dalle acciaierie
SIAC presenti a Cornigliano.
Il gas di cokeria, un derivato dei processi produttivi delle acciaierie, si rendeva disponibile in importanti quantità, pertanto scelte politiche ed opportunità del momento indussero all’utilizzo di
tale risorsa per evitare inutili sprechi.
Il gas di cokeria, proveniente dalle acciaierie SIAC, veniva trasportato attraverso una grande condotta in acciaio da 800 mm di diametro alla stazione gasometrica di Campi.
I gasdotti sopracitati consentivano di trasferire importanti volumi di gas combustibile tra le due
vallate secondo necessità.
Mediante il grande gasometro da 100.000 metri cubi si potevano pertanto gestire al meglio le
disponibilità del gas, sia dell’impianto di produzione di Gavette, sia quello delle acciaierie, meno
allineato alle necessità dei consumi giornalieri della città.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
La chiusura della stazione gasometrica di via Canevari (fine anni ’50)
Le mutate esigenze della città, ma anche la nuova architettura della rete di distribuzione che si
stava realizzando, portarono a rendere sempre meno indispensabile la presenza dello stoccaggio
e della ricompressione del gas presso la stazione gasometrica di via Canevari.
Anche l’ultimo gasometro rimasto, quello posizionato a destra dell’entrata si rendeva inutile
nell’esercizio della rete e fu perciò demolito. Gli altri tre gasometri erano già stati demoliti subito
dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Durante lo smantellamento, effettuato da una squadra di operai AMGA, venne rinvenuto un
astuccio realizzato con un manicotto di piombo chiuso alle estremità. All’interno dell’astuccio era
conservata una pergamena arrotolata. Una volta che fu srotolata, la pergamena (cm. 29,5 x 39,5)
mostrò la seguente dicitura scritta a penna:
Sopra a sinistra,
in questa immagine,
ripresa tra le due guerre,
si vedono ancora attivi tutti
i gasometri, quello
più a destra è l’ultimo
che verrà demolito alla fine
degli anni cinquanta.
A destra,
gruppo di operai e impiegati
all’interno delle officine
di via Canevari, 1924.
“L’anno 1897, il 17 del mese di Febbraio in Genova […], regnando Umberto I di Savoia, auspice la Compagnia “L’Union des Gaz” di Parigi, nella officina del Gaz di Via Canevari, veniva condotta a termine una
vasca in muratura del diametro di m. 25.00 e della profondità di m. 7.25; atta a ricevere un gazometro
telescopico a 3 campane della capacità indicata di metri cubici 8500.00”
Seguono diverse righe apparentemente non scritte, fatto salvo la firma “Riccardo De Maspillero”
in basso a sinistra. Osservando meglio si intravede, nello spazio bianco, traccia di numerose altre
firme, effettuate forse a matita, e perciò non più leggibili.
La scritta è decorata da un ampio ghirigoro, che conteneva un sigillo forse in ceralacca, ormai
staccato dalla pergamena e disperso in vari frammenti che vagano all’interno del quadretto entro
il quale è stato montato il reperto.
Il quadretto, che era esposto nei locali della società, scomparve; recentemente è stato recuperato grazie alle indicazioni fornite da Elio Risso, uno degli operai che all’epoca smantellarono il gasometro.
La demolizione del gasometro e la conseguente riorganizzazione dell’area resero disponibili spazi
importanti, utilizzabili per altre attività, tra cui la fondamentale struttura dell’officina di riparazioni
meccaniche (ORM) che si occupava della manutenzione di tutta la parte impiantistica di AMGA.
Tale struttura comprendeva fabbri, calderai, saldatori, tornitori, aggiustatori, fresatori, muratori,
falegnami, idraulici, elettricisti, motoristi, apparecchiatori, autoriparatori e regolatoristi.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Bruciatore campione
impiegato per l’analisi
del gas, 1935.
Posa delle condotte gas
verso la delegazione
di Crevari nell’estremo
ponente ligure.
In concomitanza con la posa
della condotta gas viene
posata anche la nuova
condotta dell’acquedotto,
esempio di coordinamento
nella gestione dei servizi
del sottosuolo.
Estendimento del servizio Gas ai comuni limitrofi (1955-66)
Nel 1955 avviene il riscatto, dalla società Italgas, dell’Officina di Prà e, mediante tale operazione,
AMGA acquisisce la gestione dell’erogazione del gas anche per il Comune di Mele.
Negli anni sessanta viene estesa la rete di distribuzione del gas di AMGA anche verso i comuni
facenti parte del bacino della Valpolcevera; in particolare nel 1960 vengono attivati i primi contatori
nel comune di Serra Riccò.
Nel 1966 l’Azienda riscatta, dalle Officine Elettriche Genovesi, la rete di distribuzione del gas nel
vicino Comune di Bogliasco. In realtà la rete consente di raggiungere anche il comune di Pieve
Ligure, estendendo sino a tali località la gestione del servizio. In tale periodo storico gli impianti
di produzione erano in grado di assicurare una disponibilità massima di circa 1.200.000 metri cubi
di gas al giorno, a fronte di 245.000 utenze attive e con consumi che hanno raggiunto 116.500.000
metri cubi all’anno (gas corretto a 4.800 kcal/m³).
Architettura della rete
di distribuzione e degli
stoccaggi a Genova nel 1966.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Il sindacato dei lavoratori dell’AMGA
Dal punto di vista produttivo, gli anni’60 sono ricordati oggi come gli anni del miracolo economico, ma un tale miracolo a Genova non era arrivato: sino ad allora la città era reduce delle grandi
operazioni di ridimensionamento e trasformazione del potenziale industriale, soprattutto a partecipazione statale, che hanno interessato decine di migliaia di lavoratori con battaglie sindacali
epiche, scioperi lunghissimi ed occupazioni di fabbriche, talvolta sfociati in duri scontri di piazza.
Da tale situazione non poteva sottrarsi AMGA. Le numerose battaglie sindacali produssero significative conquiste per i lavoratori, che videro in quegli anni riconosciuti i primi ed importanti diritti,
sia sul piano salariale sia in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro.
Il sindacato ratificò in quegli anni la propria esistenza in rappresentanza dei lavoratori, le percentuali di adesione dei lavoratori di AMGA al sindacato furono elevatissime, sfiorando percentuali
“bulgare” e determinando le condizioni per cui, anche negli anni che verranno, tale tasso di adesione rimarrà sempre molto elevato.
Rappresentanza del consiglio
di fabbrica di AMGA
in occasione di uno sciopero
generale fine anni settanta
in via XX Settembre.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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1850-2011
LA STORIAper
DELpromuovere
GAS A GENOVAl’utilizzo del “gas di città” nel 1955 in piazzale Parenzo.
Chiosco
pubblicitario
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Genova e la metanizzazione (1967-1972)
Nel 1967 prende forma il progetto di “metanizzazione” integrale del servizio nella città, con distribuzione di gas naturale a 9.600 kcal/m³; per metanizzazione integrale non si intende la semplice
utilizzazione del gas naturale come fonte energetica, ma l’impiego di tutto il suo potenziale calorifico disponibile durante la combustione. L’elevato potere calorifico del gas naturale puro comporta
grossi problemi di adattamento delle reti di distribuzione e degli apparecchi utilizzatori, in particolare quelli domestici. L’Azienda inizialmente effettuò la scelta “di orientarsi verso una distribuzione
di gas a medio potere calorifico, non escludendo con ciò che si possa raggiungere in un secondo tempo il
massimo potere calorifico, sempre che le mutate esigenze e condizioni lo consentano”; tali esigenze, in
realtà, apparvero concrete fin da subito, e vennero conseguentemente intraprese in brevissimo
tempo le necessarie azioni tecniche ed economiche per affrontare il passaggio.
Il Centro Elaborazione Dati.
In questo periodo, gli abitanti della città di Genova raggiungevano la ragguardevole cifra di 865.000, prevalentemente
concentrati nel centro urbano. La nuova dimensione della
città è da intendersi come un infittirsi delle costruzioni nelle
aree già precedentemente occupate: un fenomeno, quindi,
di saturazione più che di espansione territoriale. Per AMGA
questo si traduceva nell’esigenza non tanto di estendere
ulteriormente le tubazioni, quanto di fornire nello stesso
ambito territoriale un servizio potenziato.
La pianificazione del passaggio alla metanizzazione integrale
previde una prima fase di lavoro preparatorio della durata di
circa dieci mesi, condotta su una base cartografica in scala
1:500, supportato dai dati prodotti dal moderno elaboratore
a schede perforate del Centro Elaborazione Dati aziendale.
Si trattava infatti di procedere ad una verifica capillare delle
utenze, strada per strada, civico per civico, categoria per categoria, e di individuare preliminarmente e con assoluta precisione i punti di sezionamento della vecchia rete dalla nuova
già metanizzata, valutandone attentamente la compatibilità.
I lavori, che richiesero un grande impegno da parte di tutto il personale aziendale, iniziarono nel
1969 e terminarono nel 1973, anno in cui vennero raggiunti tutti gli utenti. Tutto fu concluso secondo i tempi programmati, nonostante l’insorgere di numerosi problemi tecnici in corso d’opera
e nonostante l’alluvione del 1970, causa di ingenti danneggiamenti alle condotte ed agli impianti
di regolazione finale o di settore.
Le operazioni di metanizzazione hanno comportarono l’esigenza di bonificare tratti di condotte,
la cui individuazione, reclinata secondo un programma predefinito e rigoroso, consentì di eseguire
le operazioni in massima sicurezza garantendo un limitato disservizio agli “utenti”; la maggiore
difficoltà si manifestò a causa della difficile geometria della rete, caratterizzata da una complessa
architettura determinata dalle caratteristiche orografiche della città.
La metanizzazione iniziò con la realizzazione di una cabina provvisoria, allacciata alla rete dei metanodotti nazionali, nelle vicinanze dell’attuale cabina REMI di Tecci nella zona di Pontedecimo.
La messa in rete del gas naturale, iniziò pertanto in zona alta Polcevera e proseguì verso la stazione di Campi dove venivano predisposti gli impianti per poter alimentare il resto della città, in
particolare poter portare il gas naturale a Gavette attraverso i gasdotti aziendali che mettevano in
comunicazione Campi con Gavette.
Primo esempio
di pubblicità da parte
di un ente pubblico
per promuovere l’uso del gas,
questa iniziativa partì
contemporaneamente
all’avvio del progetto
di metanizzazione.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Depliant pubblicitari
per la promozione
della metanizzazione.
Sala pressione di Campi
con in primo piano a destra
il gruppo di compressori
e a sinistra i gruppi
di regolazione.
La fase successiva fu la metanizzazione del ponente genovese, questa volta partendo da Voltri,
ma con qualche problema in più. La mancanza di un metanodotto vicino alla città obbligava ad
alimentare la rete attraverso un sistema di carri bombolai che portavano il gas ad alta pressione,
partendo dagli impianti di compressione presenti in Lombardia.
I carri bombolai venivano posizionati all’interno dell’area di Prà, già in passato utilizzata come
impianto di produzione, dalla quale con adeguati sistemi di regolazione il gas veniva immesso in
rete. Un gasometro da 5000 m3 presente nell’area svolgeva la funzione di polmone.
Il gas in eccesso veniva stoccato nel gasometro e nelle ore di maggior consumo con compressori
volumetrici a rotoidi, azionati da motori diesel di derivazione marina (Ansaldo), veniva immesso
in rete in aggiunta a quello reso disponibile dai carri bombolai. Anche in questo caso con un’operazione di taglia e cuci, bonifica e messa in gas la rete metanizzata fu collegata a quella presente
in zona Campi.
La metanizzazione del ponente subì un breve arresto dovuto agli eventi dell’alluvione del 1970.
Preme ricordare che l’operazione di metanizzazione oltre a vedere interessata la rete di distribuzione di AMGA comportò la totale trasformazione di tutti gli apparecchi utilizzatori presenti
presso le abitazioni degli utenti.
Infatti per utilizzare il gas metano occorreva sostituire o modificare gli ugelli del gas presenti nei
singoli bruciatori o fornelli degli apparecchi. Per realizzare questa operazione gli incaricati dall’azienda dovevano smontare gli apparecchi, eseguire l’operazione di adeguamento e verificare il
corretto funzionamento degli apparecchi stessi.
Appare evidente come questa campagna abbia consentito di eseguire una verifica totale degli
apparecchi comportando un innalzamento dei livelli di sicurezza; infatti in qualche occasione si
dovette ricorrere alla sostituzione completa degli apparecchi, perché non modificabili o in condizioni di degrado tale da non poter essere mantenuti in servizio.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Sopra, accensione simbolica
del braciere in piazza
De Ferrari, in occasione
dell’arrivo del metano
in centro città.
A sinistra, il piano triennale
della metanizzazione realizzato
nel 1970, 1971 e 1972.
A destra, saldatura
di condotte in acciaio
per la rete in media
pressione.
In funzione di tale esigenza di sicurezza AMGA contribuì ad una riduzione degli oneri a carico
degli utenti attivando una serie di convenzioni con i costruttori di apparecchi.
Il completamento della metanizzazione della città ebbe come conseguenza la messa fuori servizio
degli impianti di produzione del gas di città, concentrati presso l’area delle “Gavette”in Valbisagno.
Non essendovi più l’esigenza di trasportare il carbon fossile con i carri provenienti dallo scali merci
di Terralba, che costituivano l’elemento primario di questa linea ferroviaria, l’infrastruttura perse
la sua prerogativa e fu progressivamente abbandonata. I binari rimangono ancora alcuni anni ad
occupare la sede stradale prima di un rifacimento globale dell’asse viario in sponda sinistra del
Torrente Bisagno; a testimonianza di questa linea sono rimasti fino alla fine degli anni ‘90 il ponte
prospiciente l’entrata delle “Officine Gas delle Gavette” e fino al 2008 le grandi bascule utilizzate
per la pesa dei carri presenti all’interno dell’officina.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
L’alluvione del 1970
Il 7 ottobre 1970 le piogge persistenti e violente che ormai dalla giornata precedente cadevano su
Genova, anche se non potevano far prefigurare quanto sarebbe venuto a crearsi, avevano comunque indotto i tecnici di AMGA a compiere una serie di azioni preventive. In particolare la difficoltà
a smaltire le acque reflue e il livello del torrente Bisagno che ostacolava la fuoriuscita dall’area di
Gavette dell’acqua che veniva a cadere sempre più copiosa, portarono gradatamente all’allagamento dei locali della sala pressione di Gavette.
La zona di Brignole allagata
dall’esondazione del Bisagno
Considerando che parte degli impianti si trovava al di sotto del piano di campagna, in locali esondabili, il livello dell’acqua nella parte sottostante la sala pressione, pur contrastato da pompe idrovore,
continuava a salire in maniera inesorabile; vista la sempre maggiore forza della pioggia, che non
accennava a diminuire, si imposero alcune soluzioni drastiche al fine di preservare gli impianti e
la sicurezza della popolazione e delle maestranze. In particolare la presenza di grandi serbatoi che
avevano la funzione di polmoni compensatori, sia di portata che delle pulsazioni indotte da parte dei
compressori a lobi, preoccupava i tecnici in quanto l’aumento di livello dell’acqua avrebbe portato
i serbatoi a galleggiare come gommoni e li avrebbe trasportati verso l’alto con il livello dell’acqua.
Tale spostamento, generato da una forza enorme avrebbe trascinato le tubazioni verso l’alto
strappando tutti i collegamenti con gli impianti; oltre alla pericolosa fuoriuscita di gas iniziale,
successivamente si sarebbero potute allagare tutte le tubazioni, sia interne sia esterne all’officina
del gas mettendo in discussione la continuità di erogazione sulle dorsali principali.
A tale scopo si provvide ad appesantire ed ancorare con tutti i mezzi a disposizione - blocchi di
cemento, di ghisa, catene, funi d’acciaio - le masse potenzialmente galleggianti al fine di evitare un
disastro. Il personale lavorò fino a che l’acqua non superò la cinta dei pantaloni e l’impianto fu così
salvato. Nonostante questo, quando la portata del torrente Bisagno raggiunse livelli impensabili la
forza delle acque superò ogni ostacolo e ruppe ogni barriera, anche le officine del gas delle Gavette
non poterono sottrarsi alla furia della natura e dovettero soccombere.
La spinta delle acque trovò una strenua resistenza da parte della recinzione costituita da un muro
alto circa tre metri in corrispondenza di via Piacenza, che sembrava in grado di resistere all’impeto della corrente del torrente Bisagno. Improvvisamente una breccia si aprì e da questa iniziò a
diffondersi un vero e proprio fiume. Inizialmente la portata ancora limitata andò a distribuirsi nei
grandi piazzali dell’officina insinuandosi in ogni spazio senza apparente intenzione distruttiva. Ma
fu un attimo, la muratura di recinzione già indebolita nella sua struttura da quel primo cedimento
andò a collassare in una più ampia apertura che consentì alle acque di conquistare l’area di Gavette, come parte integrante dell’alveo del torrente. Fu la fine, le autovetture e tutte le attrezzature più
leggere presenti cominciarono a galleggiare ed iniziarono il percorso verso la parte a valle. Subito il
varco di accesso dell’officina diventò la strada di uscita dell’acqua, ma quando i materiali trascinati
iniziarono ad ostruire il varco, l’acqua intraprese un nuovo percorso allagando la parte più a valle
dell’area. Questa parte dell’area, nella quale non erano presenti varchi di uscita si riempì come
una vasca e col passare del tempo il livello, sempre più alto, causò una spinta insostenibile per la
recinzione, fino a creare una ulteriore apertura, questa volta verso l’esterno; come un imbuto da
questo orifizio iniziarono ad uscire acqua e materiali che andarono ulteriormente ad aggravare la
situazione in via delle Gavette, già completamente allagata.
Il piazzale era trasformato in un lago e la parte interrata delle sale pressioni completamente
allagata; gli affrancamenti e gli ancoraggi appena realizzati cigolavano come una nave sopra un
mare in tempesta, ma la “nave“ fortunatamente resistette e alla fine dell’uragano si poté iniziare
a pompare acqua dalla sala pressione.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Nel ponente cittadino l’alluvione arrivò già dalla serata precedente, in un momento estremamente
delicato: la metanizzazione era infatti in pieno svolgimento e precisamente era già stata realizzata
dal fine rete di Voltri fino all’altezza di via Merano a Sestri, mantenendo alimentata la rete con gas
naturale mediante carri bombolai ubicati presso l’area di Prà.
Fin da mercoledì 7 ottobre frane e smottamenti sulla strada statale 456 del Turchino (SS 456)
avevano interessato la rete di distribuzione del gas che si allagò. I primi interventi di sistemazione
provvisoria poterono essere effettuati solo nella mattinata successiva. L’isolamento della città causato della chiusura di strade ed autostrade, nei giorni successivi, impedì l’arrivo dei carri bombolai
provenienti da San Martino della Battaglia e pertanto l’alimentazione della rete metanizzata da
Prà venne messa in discussione fin da subito.
Al fine di impedire che potesse entrare aria nelle condotte, tempestivamente si provvide a ricollegare, nella stessa via Merano, la rete già metanizzata alla rete ancora alimentata a gas di città
proveniente dalle Gavette e per circa una settimana il gas di città ritornò ad alimentare i fornelli da
Sestri Ponente a Voltri, generando una inusuale fiamma giallastra.
Piazza della Vittoria
sotto un metro d’acqua,
sullo sfondo via XX Settembre
e autovetture spinte
dalla forza delle acque
contro i palazzi.
L’emergenza venne così superata, ma il ritorno al funzionamento a gas di città di apparecchi già
“trasformati” a gas naturale creò un fastidioso problema, il fondo delle pentole si anneriva immediatamente. Appena fu possibile, con la certezza della transitabilità delle strade per poter far
arrivare i carri bombolai a Prà, si ritorno ad alimentare con il gas naturale il tratto Voltri-Sestri, già
precedentemente attivato.
Nei giorni immediatamente seguenti, il personale aziendale si adoperò senza sosta per diverse
interminabili giornate di duro lavoro, al fine di poter ricondurre la gestione operativa dell’impianto
di distribuzione del gas ad una situazione di relativa normalità.
Non dimentichiamo che anche buona parte delle infrastrutture presenti in città subirono pesanti
danneggiamenti a seguito di frane, cedimento di muri di contenimento o di ponti presenti sui
torrenti delle vallate, creando per lungo tempo non pochi problemi alla circolazione stradale.
1970: alluvione a Genova
Tratto dal sito del Sistema Informativo Catrastofi Idrogeologiche (www. http://sici.irpi.cnr.it)
Il 7 ed 8 ottobre 1970, Genova venne inondata dai torrenti
Polcevera, Leira e Bisagno, che superarono gli argini in
più punti. Piogge localizzate ma molto intense, tipiche
della costa ligure, fecero cadere 900 mm d’acqua in 24
ore, corrispondenti al 90% della pioggia media annua.
I danni maggiori si ebbero a Genova, ma danneggiamenti si ebbero anche in altri 20 comuni delle province
di Genova ed Alessandria. Due linee ferroviarie e molte
strade furono interrotte in più punti dalle inondazioni
e dalle frane. Le vittime furono 44, di cui 35 morti, 8
dispersi ed un ferito. Gli sfollati furono oltre 2000 ed i
senzatetto almeno 185. La perdita economica nella sola
città di Genova fu stimata in 45 miliardi di lire (1970).
Il danno al patrimonio artistico fu notevolissimo. Il pian
terreno di decine di edifici storici, molti di epoca medioevale, furono allagati e lo rimasero per parecchie
ore. Da segnalare come un “esercito di spalatori” aiutò
Genova nei giorni successivi all’alluvione a risollevarsi.
In molti casi furono le stesse persone che si operarono
per far tornare Firenze alla normalità dopo l’altrettanto
tragica alluvione del novembre 1966.
Giovani volontari
costituiscono “l’esercito
degli spalatori”
che contribuiranno
a ripulire la città.
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2° mostra
degli apparecch per il riscaldamento
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
autonomo a gas alla fine degli anni sessanta.
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La campagna conclusiva per la metanizzazione (1972)
Il processo di metanizzazione della città nei primi anni ’70 fu caratterizzato dal proseguimento
della campagna pubblicitaria già precedentemente avviata (noi la vogliamo calda… e subito! e
quando vuoi quanto vuoi), primo esempio di pubblicità da parte di un ente pubblico.
La campagna assunse una valenza rilevante in virtù delle maggiori disponibilità energetiche del
nuovo gas disponibile, vennero allestite anche mostre permanenti di innovativi apparecchi a gas,
presso la sede aziendale di via S.S. Giacomo e Filippo.
In questo periodo cominciava a diffondersi anche una maggiore attenzione e sensibilità verso il
tema ambientale, che iniziava a far “storcere il naso” ai cittadini quando scoprivano che i panni
stesi venivano sporcati dai fumi provenienti da impianti alimentati a carbone o nafta pesante.
Genova risulta tra le prime grandi città d’Italia a rendere disponibile ai propri cittadini l’economico
ed ecologico gas naturale in luogo del complicato (da produrre) e tossico gas di città. Con tale operazione l’AMGA compie indubbiamente un notevole passo in avanti sotto il profilo tecnologico
ed organizzativo.
Nel 1972 si realizzò una ulteriore estensione della rete nell’ambito della Val Polcevera che consentì
di fornire il servizio anche ai comuni di Sant’Olcese e Serra Riccò.
Esposizione apparecchi a gas
presso la sede di AMGA.
La pubblicità viaggia
sui mezzi pubblici,
in questo caso la campagna
“Noi la vogliamo calda
e subito”.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Tra le attività del circolo
ricreativo vi era anche
il gruppo ciclismo,
foto degli anni ottanta.
Sotto, i doni per i figli
dei dipendenti pronti
per essere consegnati
in occasione delle feste
natalizie.
Le attività sociali aziendali
Il miglioramento delle condizioni sociali, economiche e culturali della
popolazione italiana indussero l’azienda ad affrontare anche gli aspetti
sociali della vita dei propri dipendenti: nel 1972 nacque il Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori (CRAL) di AMGA.
L’atto costitutivo del CRAL formalizzò l’impegno della direzione aziendale ad affrontare aspetti finora poco considerati, evidenziando una
notevole sensibilità ed una ragguardevole lungimiranza, che, successivamente, ha caratterizzato un impegno costante negli anni, favorendo e
sostenendo lo sviluppo dei rapporti interpersonali tra i dipendenti e le
loro famiglie.
La direzione aziendale affidò, in maniera autonoma, la gestione del
CRAL di AMGA ad alcuni rappresentanti dei lavoratori liberamente
eletti da tutti i dipendenti. Molti di questi rappresentanti che si sono alternati nello svolgimento di tali attività, talvolta anche a fronte di grandi
sacrifici personali, sono ancor’oggi ricordati positivamente a molti anni
di distanza; persone spesso contraddistinte da elevato spirito di iniziativa, instancabile senso di solidarietà ed esemplari capacità gestionali.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Dalla produzione alla distribuzione (1973-74)
Il completamento della metanizzazione su tutto il territorio cittadino fermò definitivamente i forni di produzione e con essi tutta quella miriade
di attività aziendali, interne ed esterne, necessarie al corretto funzionamento degli impianti.
Fu un cambiamento epocale, nel corso del quale l’azienda subì una trasformazione repentina e profonda non sembrava possibile che impianti
imponenti e complessi, fittamente occupati da una moltitudine di maestranze, fossero improvvisamente diventati enormi carcasse di archeologia industriale, destinate ad essere gradualmente rimossi e dimenticati.
Nel 1973, primo anno a reti completamente “metanizzate”, l’erogazione
annuale si attestava sui 60 milioni di metri cubi, equivalenti a circa 120 milioni di metri cubi del gas di città precedentemente distribuito, in funzione
del potere calorifico del gas naturale circa doppio rispetto al gas di città.
Dal 1975 inizio la demolizione di tutti gli impianti di produzione del gas
che videro la scomparsa di quelle strutture comunemente definite“batterie”.
Sopra, Lavori di modifica
ai collegamenti tra i vari
feeder in piazza Massena
negli anni ottanta.
A sinistra, la demolizione
della struttura esterna
della batteria mette in luce
i forni di produzione.
Sotto, la demolizione di alcuni
dei filtri che servivano
a depurare il “gas di città”.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
I cambiamenti di ruoli e mansioni del personale (1973-1974)
Con i cambiamenti di natura tecnologica dovettero cambiare anche le mansioni di una quantità
molto elevata di maestranze, prima occupate nell’ambito della gestione o manutenzione dei forni
di produzione. Sicuramente per molti operai ciò consentì di migliorare in maniera sostanziale le
proprie condizioni di lavoro, anche se per alcuni in età più avanzata l’esigenza di reinventarsi un
nuovo mestiere fu sicuramente vissuta in maniera traumatica.
Si ridusse enormemente il numero di persone occupate nell’ambito della gestione degli impianti,
ma soprattutto il lavoro si concentrò e si spostò sulle reti cittadine esterne all’impianto di Gavette, reti che necessitavano di adeguamenti, potenziamenti ed estendimenti necessari a far fronte
all’aumento dei consumi in atto e previsti.
Esempio di un Dispositivo
di Protezione Individuale
dell’epoca, questo “zoccolo”
in legno che ricorda
le tradizionali calzature
olandesi, serviva ad isolare
termicamente gli addetti
alla conduzione dei forni
di distillazione del gas
dalla pavimentazione
che si trovava ad elevate
temperature non sopportabili
diversamente.
La mensa di Gavette
con pareti decorate
dal giovane scenografo
e illustratore genovese
Emanuele Luzzati.
Dismissione mensa aziendale di Gavette
La riduzione di maestranze attive all’interno dell’officina ed il bisogno di fornire un’alternativa
esterna alla mensa aziendale ne comportò l’eliminazione e la sostituzione con un “assegno” sostitutivo, definito indennità mensa, da utilizzarsi per poter pranzare in ogni luogo della città; la
stessa erogazione venne applicata anche al personale interno dell’Officina ed impiegatizio della
Direzione.
I locali precedentemente utilizzati a tale scopo vennero conseguentemente dedicati allo svolgimento di altre attività, tra cui lo svolgimento delle assemblee sindacali, di attività ricreative e, ad
esempio, dei pubblici concorsi finalizzati all’assunzione del personale aziendale.
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Calorimetro portatile per gas illuminante.
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Operaio predispone
flangia per la saldatura
sulla tubazione.
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Il piano di sviluppo industriale
Dopo la completa metanizzazione l’Azienda si pone come obiettivo uno sviluppo virtuoso della
propria attività di distribuzione e vendita del gas naturale. Preme ricordare come tutte le attività
correlate alla metanizzazione, compresi gli adeguamenti degli impianti interni, siano stati a totale
carico di AMGA, esclusa la sostituzione di apparecchi fatiscenti per i quali comunque l’azienda
ha provveduto a stipulare importanti accordi con i costruttori di apparecchi al fine di ridurre al
massimo l’onere nei confronti degli utenti.
Il rientro da tali pesanti costi e investimenti poteva essere ottenuto solo con l’aumento del gas
consumato e venduto, questo sia favorendo l’incremento intensivo dei consumi specifici, sia attraverso l’estensione dell’area servita, mediante nuove utenze nel settore civile, del riscaldamento
centralizzato urbano e del terziario, in particolare ospedaliero.
L’aumento dei consumi di gas naturale deve essere valutato positivamente, non solo a fini prettamente commerciali, ma anche e soprattutto finalizzato alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, in quanto la maggior parte degli impianti di grosse dimensioni erano allora alimentati a
carbone, gasolio o nafta pesante. Ciò ha comportato una precisa politica mirata ad assicurare la
disponibilità del gas naturale, attuata nei confronti della SNAM, che è stata sollecitata a realizzare
un secondo metanodotto tra la pianura padana e Genova, poi realizzato nel 1976.
Due serbatoi del GPL
(siluri) fotografati negli anni
cinquanta, successivamente
arrivarono a dieci.
Le campagne di promozione del gas naturale conseguirono risultati inaspettati in tempi molto rapidi, obbligando i tecnici di AMGA a soluzioni temporanee atte a soddisfare le aumentate richieste
dei cittadini, garantendo nel contempo la continuità del servizio.
In attesa di maggiore disponibilità di gas, si sopperiva alle punte istantanee di consumo utilizzando il gas precedentemente stoccato nei gasometri, quando anche questi ultimi risultavano
insufficienti si ricorreva all’utilizzo di gas propano.
Il propano era stoccato in serbatoi ad alta pressione denominati siluri per la loro forma allungata e
sferica alle estremità e veniva miscelato con aria in adeguate percentuali al fine di ottenere un gas
combustibile (aria propanata) intercambiabile con il gas naturale; tale processo avveniva tramite
appositi ugelli (eiettori venturimetrici) atti a dosare la giusta proporzione di aria e propano.
Le caratteristiche qualitative di questa miscela di gas venivano ripetutamente controllate dal
laboratorio chimico di AMGA mediante l’utilizzo di gascromatografi, inoltre prima della sua immissione in rete veniva miscelato con il gas naturale presente all’interno dei gasometri al fine di
azzerare le possibili incompatibilità.
Ricordiamo infatti che in fase di produzione del gas di città era stato necessario dotarsi di gasometri con volume complessivo pari a circa il 20% dell’erogazione massima giornaliera, essendo la
produzione costante nel tempo ed i consumi dell’utenza variabili.
Per i gasometri vale anche la pena ricordare come con il passare degli anni, e con l’aumento dei
consumi massimi giornalieri, il volume di stoccaggio disponibile si fosse percentualmente ridotto
rispetto ai consumi effettivi, fino a diventare poco significativo. Non dimentichiamo infatti che a
fronte di un volume nominale di 300.000 m3 risultante dalla somma dei tre gasometri, due a Gavette ed uno a Campi, in realtà il volume disponibile non arrivava neppure a 250.000 m3.
Questo era dovuto al fatto che per motivi di sicurezza non si poteva mai arrivare a superare certi
limiti, sia in occasione del riempimento sia durante l’estrazione. Inoltre la pressione nei gasometri
era molto bassa e tale da non consentire di immettere direttamente il gas nella rete di distribuzione
di media pressione, pertanto si rendeva necessaria una ricompressione a livelli adeguati.
Tale ricompressione e la conseguente immissione in rete, avveniva estraendo il gas dai gasometri
principalmente con due sistemi, il primo prevedeva l’utilizzo di compressori a lobi rotanti azionati
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da motori di derivazione marina, il secondo con un sistema di estrazione ad eiettori venturimetrici
che gli addetti alla gestione delle sale pressioni hanno sempre chiamato “ugelli”.
Per ovvi motivi questi sistemi di ricompressione si trovavano in corrispondenza degli impianti ove
erano presenti gli stoccaggi.
Per quanto riguarda i compressori volumetrici a lobi rotanti, due unità, di maggiori dimensioni,
erano installate presso la stazione gasometrica di Gavette in Valbisagno, altri due, leggermente più
piccoli in quella di Campi in Valpolcevera e garantivano di sopperire alle elevate portate richieste.
Il sistema a iniettori, o ugelli invece, utilizzava l’energia di pressione del gas in arrivo dai metanodotti che, dopo una prima riduzione della pressione a 5 bar, poteva essere utilizzato come fluido
motore per gli eiettori, generando pertanto l’estrazione dal gasometro del gas necessario.
Installazione motore marino
presso la sala pressione
di Gavette per comprimere
il gas in rete.
Sala presione di Campi
negli anni settanta.
Oltre alle problematiche, già evidenziate, dovute alla inadeguata
disponibilità di gas dai metanodotti di SNAM, i tecnici di AMGA
si trovarono a dover fronteggiare
anche l’insufficiente portata di alcuni tratti della rete di distribuzione cittadina che comportava un
assorbimento di pressione troppo
elevato e tale da non garantire di
poter far fronte ai maggiori consumi richiesti in alcuni periodi
dell’anno.
A tale scopo vennero adeguati,
ed implementati gli impianti di
ricompressione già presenti sulle
principali direttrici della rete di
distribuzione, i feeder del ponente, della Valpolcevera, della Valbisagno e del levante.
La conduzione di questi impianti di ricompressione veniva effettuata direttamente da operatori
definiti “compressoristi”, i quali provvedevano alla messa in servizio del sistema motore - compressore ed alle necessarie manovre di esercizio della stazione di ricompressione sulla base delle
necessità che, in particolare durante le giornate invernali, venivano a crearsi.
I vecchi punti di produzione o di stoccaggio del gas di città sono diventati punti di ricezione o di
consegna del gas naturale trasportato dalla SNAM; l’articolato progetto di AMGA si è poi completato con la realizzazione di nuovi punti di ricezione più decentrati, consentendo di soddisfare
e bilanciare la sempre crescente richiesta di gas da parte degli utenti cittadini e, nel contempo,
avviando un’attività di progettazione finalizzata all’estensione della rete verso i comuni limitrofi
non ancora raggiunti dal servizio; nel 1981 è stato servito il comune di Mignanego, nel 1985 la
fiamma azzurra del metano è stata osservata sui propri fornelli anche dai cittadini di Ceranesi.
Da parte sua la SNAM è s tata in grado di rispondere alle nuove esigenze del mercato nazionale
in quanto ha avviato, fin dal 1970, una importante e strategica attività di importazione di gas naturale dalla Libia, dai Paesi Bassi e dall’allora URSS e successivamente nel 1983 anche dall’Algeria.
Sotto il profilo squisitamente tecnico, l’aumento della disponibilità di gas naturale e l’evoluzione
delle strutture impiantistiche aziendali conseguenti alla metanizzazione ha successivamente permesso il progressivo superamento degli stoccaggi gasometrici e degli impianti di compressione e
ricompressione.
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Sopra, immagine
dell’officina di Gavette
al massimo dell’attività
negli anni sessanta
I siluri GPL sono saliti
a sei.
A sinistra,
Menghini Arcangelo
e Giovanni Trovati
con gruppo di regolazione
mobile per l’alimentazione
di emergenza della rete
di distribuzione.
Via Brin a Rivarolo, 1970.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
L’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme
Nell’anno 1981 si ravvisò in AMGA l’esigenza di poter disporre di una struttura aziendale in grado
di fornire alle maestranze le corrette indicazioni circa le migliori e sicure metodologie di lavoro e,
nel contempo, erogare un costante aggiornamento formativo: nacque così l’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme.
Tale ufficio svolgerà negli anni seguenti anche una rilevante attività di formazione professionale
tecnica rivolta a personale esterno all’azienda, sia mediante l’erogazione di formazione personalizzata “a domicilio”sia programmando uno specifico e sempre aggiornato calendario di corsi, ottenendo sovente qualificati riconoscimenti e concreti segni di apprezzamento per l’elevata qualità
del lavoro svolto e l’ottima competenza evidenziata dai propri tecnici.
Esercitazione antincendio
con i Vigili del Fuoco.
Corso tenuto a Genova
del progetto STAGE,
iniziativa a carattere nazionale
promossa da Federgasacqua,
alla quale AMGA partecipava
attivamente.
A destra, esercitazione
finale di un corso,
da parte di operaio
del Pronto Intervento,
per l’abilitazione a lavorazioni
in quota a mezzo funi.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
I nuovi automezzi del pronto
intervento fotografati
in piazza della Vittoria
subito dopo la consegna, 1988.
La trasformazione organizzativa del Pronto Intervento
Nella prima metà degli anni ottanta fu inoltre completata una profonda riorganizzazione del
reparto Pronto Intervento. Le scelte aziendali su questo fronte risultano condizionate, da un lato,
dalle mutate esigenze rispetto al passato e dall’altro dalla disponibilità di nuova ed importante
tecnologia specialistica.
La composizione delle squadre operative e la turnazione delle stesse - pur rimanendo 24 ore su
24 per 365 giorni all’anno - fu modificata in modo radicale, e furono acquisiti moderni ed efficienti
automezzi per la movimentazione rapida sul territorio, i quali vennero poi equipaggiati al meglio
per poter affrontare direttamente la gestione dell’evento senza dover prelevare successivamente
il necessario dal magazzino di Gavette.
Arrivarono moderni supporti operativi che agevolavano l’esecuzione di molte attività: fu attivato
un efficiente ponte radio aziendale di proprietà, che consentiva finalmente una comunicazione
permanente tra la sala operativa ed il personale dislocato sul territorio cittadino, furono acquisiti
innovativi strumenti per la ricerca delle fughe di gas e moderne attrezzature che consentivano di
ridurre drasticamente la fatica per le maestranze, fu infine informatizzato il sistema aziendale di
gestione delle utenze e delle segnalazioni ricevute.
Il Pronto Intervento di AMGA ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un pubblico e fidato
riferimento per tutta la cittadinanza, che spesso si rivolge agli operatori del centralino, o direttamente alle maestranze presenti sul territorio, anche per problematiche non attinenti a quelle per
cui il Pronto Intervento risulta istituzionalmente preposto. Questo invisibile legame, profondo ed
inscindibile, ebbe, negli anni cui ci riferiamo, anche l’effetto complementare di generare un profondo ed intenso senso di appartenenza aziendale per i dipendenti, i quali erano molto orgogliosi
di far parte di quella che potremo definire una “grande famiglia” e di presentarsi in pubblico con
il marchio aziendale cucito addosso.
Sopra, mezzo per ricerca
dispersioni gas.
Sotto, Il centro di telecontrollo
negli anni novanta.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
La tragedia di Borgo Incrociati (1987)
Pur risultando uno dei combustibili più sicuri in assoluto, il gas naturale, può essere talvolta utilizzato da alcuni individui per porre in atto proponimenti irrazionali; contrastare questo tipo di accadimenti al fine di impedire, ad esempio, un tentativo di suicidio utilizzando il gas combustibile,
nonostante il costante impegno e la perseverante dedizione di tutti gli addetti del settore, risulta
pressoché impossibile. Nel 1987 il gas naturale è causa indiretta di un luttuoso evento nell’antico
quartiere di Borgo Incrociati, nel centro di Genova, in cui perdono la vita cinque persone, tra cui il
collega del Pronto Intervento di AMGA sig. Aldo Consiglieri.
Il collega Aldo Consiglieri
vittima dell’esplosione
di Borgo Incrociati.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
TEsTImONIaNZE
Io ero con lui
Il compagno di squadra del compianto Aldo Consiglieri,
Valerio Dall’Asen, all’epoca in servizio presso il Reparto Pronto Intevento,
a distanza di quasi un quarto di secolo, vuole così ricordare il drammatico episodio:
Era una domenica pomeriggio di inizio estate. Era il 5 luglio del
1987. Faceva caldo, d’estate è normale, non era un giornata limpida, c’erano dei temporali in giro. Quello stesso pomeriggio una
ragazza fu uccisa da un fulmine sul monte Moro. Un’altra vittima
di quel dannato pomeriggio. Era un turno di lavoro tranquillo
quel giorno. Il turno al Pronto Intervento dell’AMGA di Gavette
era composto dall’Assistente, che era il responsabile, il telefonista,
poi Aldo Consiglieri che era il Capo Turno, l’operaio con più esperienza, di aiuto all’assistente e guida per gli altri, c’ero io che ero
l’ultimo arrivato e poi un paio di squadre operative da tre persone.
Ai tempi ero l’addetto al martello pneumatico e il mio lavoro era
quello di fare gli scavi, insieme agli altri colleghi, per riparare i
tubi. Quando non c’erano scavi da fare davo man forte a Consiglieri a svolgere i suoi compiti. Difficilmente con lui si restava
mani in mano, percepiva l’inattività, le poche volte che poteva
capitare, come una sofferenza mista a rimorso per la sensazione
di rubare lo stipendio. Quindi: vai col riordino del magazzino,
la pulizia dei mezzi, della mensa o altri lavoretti utili ma che
di solito non faceva nessun altro. Poi verso le cinque di quel
pomeriggio, il telefonista, che era seduto davanti a me, riceve
una chiamata; in poche parole annota indirizzo e motivo della
segnalazione. “Consiglieri: c’è da andare! Borgo Incrociati, gas in
un appartamento, pompieri sul posto”. Era una decisione logica,
scontata. Un intervento delicato, probabilmente non troppo faticoso, urgente e con la persona giusta a pochi minuti di strada. E
io a dare una mano. Partiamo con il Fiat Fiorino, era quasi nuovo,
lo avevamo da pochi mesi, un bel progresso rispetto al vecchio
900T. Guida Consiglieri, guida sempre lui, al contrario degli altri
anziani che normalmente fanno guidare i più giovani. È un modo
di mantenere l’iniziativa, come del resto fa in tutte le altre cose.
In pochi minuti siamo in via Canevari, all’altezza del Borgo
c’è un camion dei pompieri posteggiato, noi ci mettiamo dietro.
Arriviamo sul posto, dentro il Borgo, ci sono i pompieri che
parlano con le persone che hanno chiamato. Il caposquadra si
presenta, si chiama Meloncelli. I due che hanno chiamato sono
un uomo e una donna giovani, sulla trentina, forse meno. Ricordo
la ragazza, minuta con i capelli lisci e neri, sembrano entrambi
abbastanza spaventati. Ci dicono che hanno sentito un sibilo e
odore di gas dall’appartamento di fianco al loro, pare che dentro
ci sia un tizio forse non tanto a posto con la testa. Con i pompieri
entriamo nell’androne, ma è buio, forse è stata staccata la luce per
precauzione. Consiglieri mi manda a prendere la torcia elettrica,
il “Flash” come lo chiama lui. Quando ritorno gli altri sono già
saliti, li raggiungo che sono quasi in cima alle scale, qui c’è la
porta dell’appartamento in questione, si sente un forte odore di
gas. Noi sappiamo che il gas, il metano o il gas delle bombole, il
GPL, non ha odore, ma la puzza che possiamo sentire è dovuta a
una sostanza inserita artificialmente apposta per renderlo perce-
pibile. Ma, almeno da noi, queste sostanze inserite nel metano o
nel GPL sono diverse. Ci è bastato un attimo per capire che quello
che usciva dall’appartamento non era metano, e che quindi noi,
o l’AMGA per la quale eravamo lì, non eravamo coinvolti. Ma
questo non era importante, c’era una situazione di pericolo e fino
a quando le cose non si fossero sistemate saremmo stati lì a dare
una mano. Questo era il modo di pensare e di agire, facevamo così
sempre. Però in quel momento, fuori da quella porta, mi rendo
conto che qualcosa non va.
C’è tanto gas, e per di più GPL, ce ne vuole meno del metano per
provocare un’esplosione. Tutto sommato con il metano abbiamo
avuto da fare tante volte, lo conosciamo ormai, forse ci è anche
un po’ amico, lo trattiamo tutti i giorni. Con il metano mi è già
capitato tante volte di intervenire su fughe, anche forti, non mi
ha mai fatto paura. Ma questo qui no, ha una puzza schifosa, lo
sento infido, mi prende una stretta allo stomaco e qualcosa che
mi dice che bisogna andarsene di lì, il prima possibile. La porta
non si apre, la persona all’interno, se c’è, non ci fa entrare. Mezza
rampa di scale prima c’è un’altra porta che dà all’esterno, su un
terrazzo che è la copertura del civico a fianco, usciamo tutti lì,
finalmente non si sente più quell’odore. A quel punto ci siamo io,
Consiglieri, almeno tre pompieri, compreso il caposquadra, e una
signora che, da quanto ci ha detto, si prende cura della persona
che dovrebbe essere nell’appartamento, visto che è disabile. Peraltro sembra molto preoccupata che costui si possa spaventare
vedendo entrare della gente in casa. Sul momento non ne capisco
bene il motivo, mi sembra l’ultimo dei problemi vista la situazione. Dal terrazzo si può arrivare a una finestra dell’appartamento,
due pompieri rompono un vetro ed entrano per andare ad aprire
la porta a noi che siamo fuori.
Tutti gli altri riprendono la rampa di scale, io sono l’ultimo e
salgo i pochi gradini. Di nuovo quel tanfo di GPL, di nuovo la
stretta allo stomaco e le gambe molli, mi blocco. Ridiscendo quei
quattro gradini appena saliti, resto sul terrazzo. Guardo l’ora,
non sono ancora le sei, comincia a fare meno caldo, ci sono delle
nuvole verso il monte Moro, a levante. Poi il sibilo. Un sibilo forte
alla mia destra, sarà durato un secondo, forse due. E un lampo
giallo sempre alla mia destra, lo vedo con la coda dell’occhio.
E una sensazione di calore, ma non forte, come una ventata di
asciugacapelli. E poi la botta. Ma non è un rumore nuovo, è un
suono già sentito molte volte, come un petardo, solo che è un petardo enorme a pochi centimetri da me. Invece quello che viene
dopo non l’avevo mai sentito. Io una casa crollare in vita mia
non l’avevo mai sentita. E meno che mai avevo sentito crollare
una casa addosso a me. Non finisce più, mi riparo la testa con le
braccia, poi non riesco a capire dove vado a finire e in che modo
sono messo. È come quando al mare si finisce dentro a una grossa
onda che ti rovescia sulla spiaggia, non vedi più niente e non sai
più da che parte sei girato. E poi finalmente tutto finisce.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
73
TEsTImONIaNZE
spiegare le cose. Cerco di capire dove siano finiti tutti quelli che
prima erano con me, scorgo un pompiere in fondo alla voragine
creata dal crollo dei solai, non so se è uno di quelli che era nell’appartamento o no. Mi sembra di sentire dei lamenti che filtrano da
sotto le macerie, ma mi rendo che è uno scherzo delle mie orecchie.
Poi aspetto, aspetto che qualcuno mi venga a tirare giù di lì, non
c’è altro che io possa fare. Arrivano i pompieri con una gru dalla
parte di corso Monte Grappa, mi arrampico sul cumulo di macerie
per arrivare a un punto dove mi possano prendere. Insieme alla
gru arriva un pompiere che imbraga l’anziano di prima e poi mi
aiuta a fare altrettanto; intanto mi chiede come sono arrivato lì,
quando gli rispondo che io c’ero da prima mi guarda perplesso.
Dopo poco finalmente mi posano a terra.
Il recupero di Valerio Dall’Asen da parte dei Vigili del Fuoco
In certi momenti i pensieri arrivano velocissimi. Nell’arco di pochi
secondi si pensano un sacco di cose e si fanno un sacco di considerazioni. La prima: ci sono rimasto sotto. Mi ero chiesto tante
volte cosa provano le persone sepolte sotto le macerie, il terremoto
dell’Irpinia c’era stato solo qualche anno prima. Ecco forse è
questo. Poi apro gli occhi, non si vede niente, ma non è buio, anzi
mano a mano la luce aumenta, poi addirittura si apre uno squarcio e vedo il cielo: sono fuori. Mi alzo; mi accorgo di essere sempre
sul terrazzo, solo che ora il terrazzo è ingombro di macerie tutto
intorno a me. Sono circondato da blocchi di pietrame e muratura
pesanti dei quintali che non so spiegarmi come non mi abbiamo
colpito. La polvere si è posata, riesco a vedere tutto: la casa dove
c’era l’appartamento invaso dal gas non c’è più, i muri perimetrali sono stati tagliati al livello del “mio” terrazzo, mentre tutti i
pavimenti sono finiti al piano della strada. Invece dal lato verso
corso Monte Grappa, i pavimenti hanno retto, e ora il mucchio di
macerie è più alto rispetto a dove mi trovo io. E vedo qualcosa di
incredibile: esattamente in cima al cumulo di macerie c’è seduto
un uomo anziano che si guar da in giro incapace di parlare e capire cosa sia successo. Un’altra persona fa capolino da uno squarcio
in una parete della casa confinante e mi chiede anche lui cosa
sia capitato. Le sirene dei mezzi di soccorso hanno cominciato a
farsi sentire e non smetteranno per parecchio, le prime ambulanze
sono arrivate, guardo giù nel vicolo e vedo caricare una ragazza,
ha addosso sangue dappertutto. Solo dopo ho saputo che era la
ragazza con la quale avevamo parlato solo pochi minuti prima. È
stata la prima vittima accertata di Borgo Incrociati, si chiamava
Francesca Grandi. Dal vicolo sento urlare qualcuno che ci accusa
di non aver chiuso il gas, io vorrei rispondere che era inutile, che
non è stato il gas delle tubature, che non è colpa nostra. Ma è
inutile, da quassù non mi possono sentire, poi ci sarà tempo per
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Quando rientro a Gavette, mi chiedono di dare notizie alla moglie di Consiglieri. Non so cosa dirle, cosa si dice alla moglie e
compagna di una vita di un uomo che non sai dove sia finito o
peggio sai che è sepolto sotto un palazzo crollato? Le parlo, meglio
le farfuglio qualcosa di cui ora non mi ricordo, di sicuro con poco
senso e di certo di nessun aiuto.
Consiglieri verrà ritrovato cadavere la mattina dopo insieme al
caposquadra dei Vigili del Fuoco Mario Meloncelli e alla donna
che era salita con noi, che morirà qualche giorno dopo, si chiamava Candida Banchero. Per ultimo fu ritrovato l’uomo che era
nell’appartamento invaso dal gas, Luca Acquarone. Dopo alcuni
giorni ho rivisto la moglie di Consiglieri, ricordo che mi ha raccomandato di non fare come Aldo e di prendermi meno a cuore
il lavoro. Dopo tanti anni non credo di averle dato retta fino in
fondo. Da allora ogni tanto rifletto su cosa sarebbe cambiato se
non avessi ridisceso quei pochi gradini, quello che è certo è che
nessuna delle tre persone che erano davanti a me su quella rampa
di scale è sopravvissuta.
Credo che lo scoppio sia avvenuto mentre erano ancora proprio
nelle scale, lo deduco da quanto mi ha detto uno dei pompieri che
era entrato nell’appartamento e che mi ha descritto come si è innescata l’esplosione. Provo ancora una grande tristezza per quei
morti, per Consiglieri con il quale ho lavorato gomito a gomito
per più di un anno e mi ha insegnato tante cose, per la ragazza
minuta che ho visto coperta di sangue, è terribile morire a quel
modo a trent’anni. Come è terribile morire cercando di aiutare
gli altri come è successo al Vigile del Fuoco e in maniera diversa
alla donna che assisteva Luca Acquarone. Su quest’ultimo possiamo provare, anche a distanza di anni pensieri contrastanti, ma
resta un interrogativo: cosa fa scattare nei delicati meccanismi
di quell’incredibile marchingegno che è il cervello dell’uomo la
molla che spinge ad atti come quello che ha creato tanto dolore in
Borgo Incrociati? È una domanda che ci poniamo da molto tempo
ma che non trova risposte.
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Esplosione di Genova, le vittime ora sono cinque
(14 luglio 1987) - La Repubblica
GENOVA La tragica esplosione che nella prima domenica
di luglio ha squarciato tre alloggi nell’antico quartiere di
Borgo Incrociati, nel centro di Genova, ad una settimana
di distanza ha provocato la quinta vittima.
Al centro ustionati dell’ospedale di San Martino è morta ieri Candida Banchero, 52 anni, la donna che aveva
accompagnato i vigili del fuoco e i tecnici dell’ Azienda
del gas fin davanti alla porta d’ingresso dell’alloggio in
cui Luca Acquarone, 30 anni, si stava suicidando col gas.
La donna era stata travolta dallo scoppio insieme allo
stesso giovane, al vigile del fuoco Marco Meloncelli, al
tecnico dell’Amga, Aldo Consiglieri, a Francesca Grandi,
una vicina di casa che aveva dato l’allarme. All’ospedale,
ricoverata con prognosi riservata, le avevano riscontrato
ustioni gravissime sul 90 per cento del corpo.
La vestaglia di nylon che indossava aveva facilitato
l’incendio del suo corpo. I medici avevano detto che
Nelle immagini tratte
dai quotidiani dell’epoca,
si evidenziano i danni causati
dall’esplosione
e i Vigili del Fuoco durante
le operazioni di soccorso.
non c’era da fare altro che attendere, sperando che la
donna riuscisse a superare la fase critica. Invece non ce
l’ha fatta. Questa speranza, al di là dell’aspetto umano,
ce la avevano anche gli inquirenti: la sua testimonianza
era ritenuta infatti fondamentale per sapere che cos’era
davvero successo in quell’alloggio e soprattutto qual’era
stata la causa dell’esplosione.
Candida Banchero viveva a Borgo Incrociati assieme
all’anziana madre e da sempre faceva l’assistente sociale volontaria. La gente del quartiere, che ha fatto la
fila a trovarla in ospedale, ricorda molti episodi di carità
umana di cui Candida fu protagonista.
Anche quella domenica la donna si era coraggiosamente
prodigata per aiutare ancora una volta il giovane Luca.
Entrata nella stanza, ormai satura di gas, pare abbia
fatto in tempo a gridare Luca, non farlo, non farlo. Poi
l’esplosione ed il crollo.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Attestato del Ministero dell’interno
per il conferimento della medaglia d’oro
al valor civile ad Aldo Consiglieri
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Per riuscire a uccidersi ha fatto saltare la casa
(07 luglio 1987) - La Repubblica
dal nostro inviato Antonio Del Giudice
GENOVA Due piani sventrati da uno scoppio terrificante. Quattro morti
e una ventina di feriti. Un cumulo di macerie alto tre metri. Lì, in cima,
sotto i tetti scoperchiati c’è una parete dipinta di verde, con una foto di
famiglia e due cappotti che pendono dall’attaccapanni a muro. Sembra
la quinta di un teatro che tenta di ricostruire un momento di guerra. È
la scena vista tante volte dopo un terremoto. Da domenica pomeriggio
alle 18, i pompieri scavano con le mani, portano via calcinacci e mattoni
pezzo per pezzo. Le ruspe servono a poco, anzi potrebbero aggiungere
danni a danni. Un’altra ferita in questa città che passa dai grattacieli tipo
Manatthan a quartieri che cadono a brandelli per vetustà e per responsabilità di chi amministra. Questa volta è toccata al secentesco borgo
Incrociati. Una fuga di gas. Fortuita e voluta non è ancora possibile stabilire con certezza. Pare certo che la strage sia il risultato di una storia di
follia. Un tentativo di suicidio che avrebbe coinvolto l’intero caseggiato.
Luca Acquarone, 30 anni, psicopatico noto ai medici ed ai vicini aveva
preparato tutto per un normale suicidio. Aperte le bombole del gas,
aperti anche gli ugelli dell’impianto di metano. Ridotto in carrozzella
del maggio scorso quando si era lanciato dalla finestra per sfuggire al
ricovero coatto in ospedale, Luca aspettava di morire o di essere salvato,
come era già successo altre volte. Erano passate da poco le 17. Per le
scale del palazzo si stava diffondendo un acre odore di gas, sempre più
insistente. Qualcuno ha pensato di avvertire i vigili del fuoco e i tecnici
dell’Amga, la municipalizzata che gestisce le forniture di metano. Gli addetti sono arrivati subito. Il punto di fuga è stato individuato facilmente.
La puzza veniva dal sesto piano di via Borgo Incrociati, al numero 30,
ed esattamente dall’ appartamento abitato da Luca Acquarone. Mario
Meloncelli, il caposquadra dei pompieri, s’è arrampicato sulla scala per
entrare nella casa da una finestra. La tragedia s’è compiuta in un attimo. Un colpo per sfondare il vetro, e la stanza satura di gas è diventata
una bomba. Mancava un quarto d’ora alle 18. L’inferno è durato qualche
minuto. Quattro appartamenti contigui si sono sbriciolati. La casa di Luca
è stata sparsa nel raggio di cento metri. Mezzo palazzo sfarinato. Una
ragazza di 21 anni, sorpresa in strada, uccisa sul colpo dalla pioggia di
calcinacci. Insieme al povero Meloncelli, travolto anche Aldo Consiglieri,
55 anni, tecnico dell’Amga. Tutti e due sposati e padri di due figli. Lunga la lista dei feriti: venti persone, fra pompieri, inquilini e passanti. Tre
di loro sono ancora in gravi condizioni, la prognosi è riservata. Un altro
tecnico dell’Amga che era a qualche metro da Aldo Consiglieri, è stato
investito da una cascata di calcinacci, è stato sbalzato via di una decina
di metri; è rimasto illeso. Si chiama Valerio Dall’Asen. Ancora non riesce
a raccontare la tremenda avventura. Lo hanno recuperato un po’ intontito e coperto di polvere; sembrava uscito da un sacco di farina. Si erano
appena spente le sirene dei pompieri chiamati per la puzza di gas, che
l’intero quartiere è stato invaso da ambulanze urlanti, nuove autobotti di
vigili del fuoco, alfette dei carabinieri. Lo spettacolo che si è presentato
ai soccorritori era agghiacciante. Nessuno era in grado di stabilire quanta
gente era rimasta sepolta. La lista, che sembrava interminabile, è stata
ridimensionata nel giro di qualche ora. Una vera catastrofe è stata evitata dal caldissimo pomeriggio domenicale: molta gente aveva cercato
refrigerie al mare. Qualcuno era andato a pranzo fuori. Come Mario Gallo,
28 anni, che con la moglie Liliana ed il figlioletto Claudio, di 3 anni, era
andato a casa dei suoceri. Di ritorno, la piccola famigliola ha scoperto
di essere ancora al mondo per caso, e di aver perduto tutto: casa, mobili, vestiario. Vigili del fuoco e volontari hanno faticato duramente per
recuperare i cadaveri. Il primo, trovato subito dopo l’esplosione, è stato
quello di Francesca Grandi. Poi sono cominciate ore di angoscia e di attesa. Il corpo di Mario Meloncelli è stato ritrovato soltanto ieri mattina alle
4,30. Tre ore dopo, le macerie hanno restituito quello di Aldo Consiglieri.
Soltanto verso le 14 si è avuta la conferma dei sospetti: sepolto in fondo
ai detriti, il corpo di Luca Acquarone, vittima e colpevole del disastro.
Non è stato facile identificarlo. C’è voluta un’ora. Quando è arrivata la
certezza, sulla tragedia poteva essere scritta la parola fine. Il sostituto
procuratore Massimo Cappello conduce l’indagine di rito. Ottanta persone sono state sgombrate e accompagnate in alberghi cittadini, dove
saranno ospitati del Comune. Il sindaco Cesare Campart guarda attonito
lo spettacolo, e allarga le braccia, sconsolato. Un’altra pagina nera per
Genova. La città è ancora tappezzata di manifesti che chiedono giustizia
per la tragedia di cinquanta giorni fa, quando quattro operai rimasero
uccisi da un’esplosione negli stabilimenti della Carmagnani. Ma quello
che comunemente si definisce un folle gesto riapre alcune questioni, e
in particolare due: la custodia degli psicopatici, liberati dalla legge 180
ma non per essere abbandonati a se stessi, come accade; il risanamento
di quartieri vecchi. Due questioni che non riguardano soltanto Genova.
L’attuazione della 180 è rimasta a metà, e non per colpa dei malati.
Il risanamento dei quartieri più antichi non è neanche cominciato: per
Borgo Incrociati c’è un progetto della vecchia giunta di sinistra, rimasto
senza seguito. Se i vicini accusano il ragazzo folle, i medici sono più
cauti. Il dottor Panfilo Ciancaglini, che lavora al Servizio della Ussl 14,
dice di Luca: Qui lo conoscevamo bene. Ogni settimana andavano a trovarlo a turno, un medico o un infermiere. Ultimamente si occupava di
lui anche un fisioterapista, che lo aiutava a recuperare l’uso dei piedi. Il
dottor Ciancaglini nega che i vicini si lamentassero dei comportamenti
di Luca Acquarone. Nega che qualcuno avesse chiesto il suo ricovero
coatto: Non mi risulta dice che ci fossero richieste di questo genere. La
polemica è già cominciata. Qualcuno spera che si concluda con la croce
gettata tutta addosso a Luca Acquarone, disgraziato due volte.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Le sopraggiunte esigenze di utilizzo di nuove tecnologie e materiali
Nel 1988, certamente fra le prime aziende in Italia, AMGA cominciò ad utilizzare tubazioni per
gas realizzate in polietilene. Il polietilene è una materia plastica, la quale si ottiene industrialmente
dalla polimerizzazione del gas di etilene; essa risulta inodore, atossica, grassa al tatto e conferisce ai tubi leggerezza e flessibilità impensabili prima d’all ora. Altra fondamentale caratteristica
è quella di appartenere alla categoria dei polimeri termoplastici, ossia quelle materie plastiche
che fondono se riscaldate oltre determinate temperature e induriscono se raffreddate, fino a
raggiungere nuovamente lo stato di solido plastico. In virtù di queste inalterabili caratteristiche
chimico-fisiche e degli indubbi vantaggi tecnici ed economici rispetto ai materiali metallici, i tubi
in polietilene vedranno un utilizzo sempre più intensivo nel corso degli anni successivi, sino ad
arrivare a rappresentare oltre il 90% delle nuove tubazioni annualmente posate.
Depliant promozionale
dei primi corsi, tenuti
da AMGA in collaborazione
con British Gas nel 1991,
per la qualificazione
dei saldatori in polietilene
Inaugurazione stazione autotrazione
Confermando sensibilità ed attenzione ai temi ambientali, nel 1989 venne attivata una stazione di
rifornimento pubblico di gas naturale ad uso automobilistico, tutt’oggi in servizio. Grazie anche
alla felice collocazione nell’ambito cittadino, affiancata all’area delle Gavette, l’operazione conquistò fin da subito un certo successo, proponendo il gas naturale come importante carburante,
economico, ecologico ed alternativo ad altri combustibili, quali il gasolio, per l’autotrazione del
pubblico trasporto.
La gestione dell’impianto, inizialmente effettuata direttamente dall’azienda mediante proprio personale, fu successivamente affidata a soggetti privati mediante concessioni a tempo determinato.
Bozzetto progettuale
della nuova stazione
di rifornimento a metano
realizzato in via Piacenza.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
La “trench-machine”
durante le operazioni
di scavo in località
Gattorna sulla strada
provinciale 225
Estendimento del servizio gas alla Val Fontanabuona
La più complessa e numericamente importante delle attività di estendimento della rete al di fuori
della cerchia cittadina ebbe inizio nel 1990 e riguardò l’estendimento del servizio gas verso la Val
Fontanabuona, una delle principali valli della Provincia di Genova. La vallata è attraversata dalla
strada statale 225 detta, appunto, della Fontanabuona, che collega la periferia genovese con la
riviera di Levante.
Tali estendimenti furono realizzati con nuove tecnologie di scavo e posa rapida, mediante l’utilizzo
di specifiche macchine rotative di origine anglosassone denominate “trench-machine”, le quali,
sfruttando le peculiari caratteristiche delle innovative tubazioni in polietilene, consentono di traguardare tempi di costruzione delle nuove reti del gas fino a quel momento impensabili.
All’inizio degli anni ’90 la lunghezza della rete di distribuzione gestita dall’AMGA raggiungeva
così i 1.500 km, con circa 315.000 contatori attivi ed un volume annuale di gas immesso in rete di
oltre 330 milioni di metri cubi.
Posa della condotta in PE
nello scavo realizzato
dalla “trench-machine”.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
L’esplosione di via Amarena (1993)
Nonostante tutte le attenzioni poste in essere da AMGA al fine di garantire la massima sicurezza
nella distribuzione del gas combustibile, con una serie di interventi di adeguamento e miglioramento sulla rete di distribuzione, nel 1993 sopravvenne un imponderabile evento negativo generato da una dispersione avvenuta dall’impianto interno di un appartamento: è l’esplosione del
civico 13 di via Amarena, che vide la successiva morte di una persona anziana rimasta purtroppo
coinvolta nel tragico evento.
Foto sopra:
danni ingenti dell’ultimo
piano del fabbricato.
Foto sotto:
I materiali lanciati come
proiettili hanno dannegiato
anche a notevole distanza
automezzi e arredo urbano.
(Archivio Vigili del Fuoco)
Fuga di gas nella notte. esplode palazzo, 7 feriti
un palazzo in via Amarena 13 è crollato per una fuga di gas: 8 feriti
(23 gennaio 1993) - Corriere della Sera
Un boato e l’ultimo dei nove piani di un palazzo è
crollato per una fuga di gas. Da ieri notte 32 famiglie
che abitavano al n. 13 di via Amarena sono rimaste
senza casa, sette persone sono state ferite, una donna è in fin di vita per le ustioni riportate. Lo scoppio è
avvenuto alle 3 e 31 minuti: l’ora che segna l’orologio
da parete ritrovato a cento metri dal palazzo. L’esplosione, causata da una fuga di gas la cui causa deve
ancora essere accertata, ha cancellato l’ultimo piano e
gravemente lesionato l’intero edificio. Crollati i muri,
grossi blocchi di cemento, proiettati in ogni direzione,
hanno sfondato le tapparelle, divelto le finestre degli
appartamenti vicini. Sulla strada auto e moto posteg-
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
giate sono state seppellite dai detriti. Sui marciapiedi
c’erano pezzi di infisso, intonaco, vetri, frammenti di
arredamento, mobili e poltrone. Il rumore dello scoppio
dal quartiere di San Fruttuoso, nel centro della città, si
è sentito in un raggio di chilometri. Solo per miracolo
è stata evitata una strage. Il bilancio è di 7 feriti. Le
più gravi sono Ines Capurro, 88 anni, che è in prognosi riservata: le fiamme l’hanno avvolta mentre era a
letto, e Maria Rosa Oneto, di 83 anni. Nelle operazioni
di soccorso (rese difficoltose dalle porte blindate degli appartamenti che si erano deformate) è rimasto
leggermente ferito anche un vigile del fuoco, Giorgio
Lorefice, di 37 anni.
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Le alluvioni nel 1992 e nel 1993
Nel settembre di questi due anni la città fu interessata da una delle periodiche alluvioni, seppur
di carattere prevalentemente locale - in alcuni casi chi vive a ponente o a levante non si accorge
dei disastri che qualche temporale sta provocando nella parte opposta della città. Questo evento
causò rilevanti danni alle infrastrutture cittadine, comprese quelle attinenti alla distribuzione del
gas e al servizio idrico. Nel 1992 venne colpita la parte a levante della città compresa la vallata del
Torrente Bisagno. In questa occasione oltre al danneggiamento in alcuni tratti dei muri d’argine
con conseguente danno alle condotte poste in prossimità, fu danneggiato in maniera irreparabile
e non più utilizzabile il ponte posizionato di fronte all’Officina del Gas di Gavette. Questo ponte
era posizionato in diagonale rispetto al torrente Bisagno, in maniera tale da consentire ai treni
carichi di carbone fossile di entrare nell’Officina del Gas ai tempi della produzione del gas di città.
Con la sua demolizione, dovuta a motivi di sicurezza, scomparve una delle ultime tracce del binario industriale della Valbisagno; al suo posto fu realizzata una nuova struttura costituita da una
moderna passerella pedonale, che vede aggraffate esternamente alcune importanti condotte di
distribuzione dell’acqua e del gas.
Il ponte che consentiva,
fino agli anni sessanta,
il transito dei convogli
carichi di carbone dal parco
merci di Terralba, fino
all’area di produzione
del “gas di città”
alle gavette, venne
irrimediabilmente
danneggiato nel 1993.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Anno 1989: gruppo
di neo-assunti in visita
al cantiere di Cicagna
(Valfontanabuona), ove era
iniziata da circa un anno
la posa della rete gas
extraurbana in PE con l’ausilio
di macchine per scavo veloce
(Trench Machine).
Le tecnologie No-Dig, la nascita di Saster Pipe (1995-1997)
La già accennata presenza di un enorme quantitativo residuo di condotte gas in ghisa grigia, indusse AMGA a progettare un piano pluriennale di intervento finalizzato a sostituire gradualmente gli
oltre 600 chilometri di quel materiale oramai obsoleto, che era causa di una incidenza di dispersioni
sulla rete assolutamente superiore alla media, difficilmente sostenibile per gli anni a venire.
Nel biennio 1993-95 venne quindi avviato un consistente piano di rinnovamento delle reti di
distribuzione e trasporto, che prevedeva l’impiego pressoché totalitario di nuove tubazioni in
materiale plastico. Obiettivo principale era la sostituzione, con varie metodologie oltre a quelle
tradizionali a cielo aperto, delle vecchie condotte in ghisa grigia presenti nel centro storico cittadino, che per motivi legati alle difficoltà operative, era rimasto escluso dai precedenti interventi di
potenziamento. Con il passare degli anni, anche per effetto della collaborazione avviata a livello
internazionale con British Gas dal 1989 in poi, la professionalità dei tecnici di AMGA si arricchì
della padronanza assoluta nell’utilizzo del polietilene.
Questo materiale termoplastico, che all’epoca poteva essere considerato innovativo (quantomeno
nel campo gas) consentiva infatti di sostituire le condotte obsolete con notevole risparmio economico, con un accresciuto livello di sicurezza, ma soprattutto offriva la possibilità di applicare le
tecnologie No-Dig (o trenchless) per il rinnovamento delle reti gas. Grazie ad esse, fu possibile
limitare al minimo indispensabile i ricorso agli scavi a cielo aperto e conseguentemente i costi delle
lavorazioni ed i disagi per la collettività.
Un “laboratorio No-Dig” per il rinnovo della rete gas cittadina
Avviare un piano pluriennale di rinnovamento che prevedeva appunto investimenti per oltre 20
miliardi di vecchie lire, in un’epoca in cui le tecniche trenchless erano sconosciute in Italia e im-
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
piegate quasi esclusivamente all’estero, richiese un forte impegno tecnico e un grande coraggio
imprenditoriale, il tutto supportato da quella spiccata vocazione all’innovazione che aveva caratterizzato AMGA dalla fine degli anni ‘80.
L’AMGA impiegò circa sei anni per selezionare sul mercato internazionale le tecnologie più idonee
alla realtà del sottosuolo metropolitano genovese, dovendo porre un occhio di riguardo alla compatibilità con l’articolata normativa nazionale che regolava la distribuzione urbana del gas naturale.
Le diverse tecnologie No-Dig applicate in questi anni sulla rete del gas cittadina rientrano all’interno di tre principali categorie:
• Rinnovamento: appartengono a tale categoria le tecnologie che restituiscono alle condotte le
condizioni iniziali di tenuta idraulica e di resistenza strutturale mediante l’inserzione di una
nuova condotta all’interno di quella esistente;
• Risanamento: appartengono a tale categoria le tecnologie che si impiegano per ripristinare la
tenuta idraulica di condotte generalmente funzionanti a gravità anche di grande diametro e di
sezione non necessariamente circolare
• Sostituzione: appartengono a tale categoria le tecnologie che si impiegano nel caso in cui la
rete, o un suo tratto, risulti strutturalmente irrecuperabile, o quando la riduzione del diametro
interno non sia sufficiente a garantire un’adeguata funzionalità di esercizio, per cui occorre
aumentare la sezione utile di trasporto.
Genova, via XX Settembre:
uno dei primissimi interventi
di risanamento
con tecniche No-Dig.
Per motivi di compatibilità normativa e per una serie di
quesiti che emergevano via via che si sperimentava, vennero
effettuati una vasta serie di interventi pilota, non esclusivamente basati sull’uso del polietilene quale liner, ma che prevedevano anche l’impiego di materiali non convenzionali.
Tra questi le guaine termoindurenti tipo “Phoenix”, sistemi
di riparazione puntuale dei giunti con tecniche tipo guaine
AMEX, interventi di Internal/External Sealing di giunti con
resine di varia natura. A seguito di una accurata verifica
delle prime sperimentazioni effettuate negli anni ’91,’92 e
‘93, la scelta di AMGA si indirizzò verso il nutrito gruppo di
tecnologie No-Dig che prevedevano l’impiego di tubazioni
in PEAD/PEMD, sia tal quali alla produzione standard, sia
“pre”o“post deformate”. La quasi totalità quindi delle decine di chilometri risanati con modalità trenchless dal 1995 in
poi vennero realizzati con le seguenti tecnologie:
1. “Slip Lining”, (un tubo in PE di diametro inferiore inserito nella condotta esistente di diametro superiore)
2. Close Fit Lining - “C-Compact/U-Liner”, (tubi continui
in PE predeformato, inseriti in condotte esistenti di analogo diametro e riformati con vapore in temperatura)
3. Close Fit Lining - “Roll-Down” e “Subline”, (tubi in
PE saldati testa/testa e deformati in cantiere al momento
dell’inserzione in condotte esistenti di analogo diametro)
4. Pipe Replacing - Astor Chiavari Bursting/Splitting
(sostituzione di condotte esistenti mediante frantumazione/taglio sotterraneo delle stesse e contestuale posa di
una nuova condotta in PE di diametro uguale o maggiore
dell’originale).
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Darmastaad (Germania),
il primo nucleo operativo
di Saster Pipe riunito presso
le officine della Preussag
Anlagenbau Gmbh
in occasione del ritiro delle
attrezzature per l’esercizio
della tecnologia U-Liner.
1995; Nasce Saster Pipe
Per la prosecuzione dell’impegnativo piano pluriennale di
rinnovo delle reti gas, AMGA decise di creare una divisione
specializzata nell’esercizio delle attività specialistiche di
tipo No-Dig.
Questa sorta di “task force” prese il nome di Saster Pipe,
ossia la versione più“operativa”della preesistente divisione
Saster, specializzata quest’ultima in progettazioni e modellazioni idrauliche.
Il personale di Saster Pipe fu selezionato integralmente tra
le maestranze delle zone operative di AMGA, settore Gas.
In special modo all’avvio, i team furono composti da operatori particolarmente sensibili all’innovazione e disponibili
ad apprendere oltre i canoni consueti. Maestranze e tecnici
capaci quindi di affrontare le più diverse problematiche
derivanti dalla manutenzione di servizi a rete di trasporto,
distribuzione e raccolta dei fluidi che, per la loro collocazione urbana, presentavano casistiche di
risanamento particolarmente complesse ed articolate.
Una volta avviata la parte No-Dig del piano di rinnovo della rete gas di Genova, la professionalità
ed i servizi di Saster Pipe cominciarono ad essere richiesti anche da altre Aziende Municipalizzate.
Il momento che richiese lo sforzo tecnico e operativo più impegnativo fu proprio “l’uscire di casa”,
ossia il porsi a servizio di aziende terze in qualità di appaltatori, e non di committenti, quali si era
sempre stati abituati a essere nel momento in cui si svolgevano le proprie mansioni tradizionali
nel territorio genovese.
Un secondo passaggio che richiese un notevole sforzo fu quello di apprendere ad operare sulle
reti fognarie ed acquedottistiche, affrontando problematiche ed impiegando tecniche radicalmente
differenti dalla consuetudini operative in cui le maestranze di AMGA - Saster Pipe si erano formate.
Ciò che richiese maggior impegno fu sicuramente la necessità di “importare” tecnologie, materiali
ed attrezzature dall’estero. Inizialmente l’interlocutore fu sostanzialmente British Gas, ma negli
anni seguenti Saster Pipe si trovò a collaborare con altre società europee, come la Preussag Anlagenbau e la Rehau tedesche, la Peer Aarsleff SA danese, la Sanivar svizzero-francese e molte altre
realtà e fornitori esteri.
L’adozione di licenze e brevetti d’uso fu quindi l’occasione per avviare un vasto programma di
interscambio di tecnologie e di esperienze lavorative ed umane con partner di estrazione tecnica,
lingua e nazionalità differenti.
La formula individuata per portare a compimento tale progetto fu quella della partnership, ossia
della realizzazione di un gran numero di cantieri con team misti, che vedevano lavorare fianco a
fianco nello stesso cantiere maestranze e tecnici genovesi con operai, istruttori ed esperti stranieri.
Questo programma di crescita professionale ed umana coinvolse Saster Pipe per un periodo molto
esteso, ovvero dalla sua istituzione nel 1995 fino al 2008.
Grazie alla competenza accumulata dal personale, alla qualità dei servizi offerti ed alle soluzioni
tecnologiche particolarmente flessibili adottate, dal 1995 ai giorni nostri Saster Pipe ha portato a
termine oltre 200 cantieri No-Dig in quasi tutte le regioni italiane, divenendo contrattista di riferimento per le lavorazioni trenchless di aziende private del calibro di Agip Petroli, Enichem, Api,
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Immagine a testimonianza
delle diverse tecnologie
impiegate nel corso
degli anni: qui a fianco,
momento della giunzione
di una condotta plastica
speciale per altissime
pressioni (fino a 80 bar)
posata in opera
da Saster Pipe nel campo
petrolifero di Trecate Novara.
Italgas, Enel, Bracco, Pilkington, Liquigas, Snam Rete Gas, Praoil, e di aziende multiutilities quali
Seabo Bologna (oggi Hera), Agam Monza (oggi A2A), Acam La Spezia, Toscana Energia, Multiservizi Ancona, Gea Grosseto, Acea Roma, Agsm Verona, Aps Padova (oggi Acegas-Aps), Aem Torino,
Acosea Ferrara (oggi Hera), Amap Palermo, Intesa Siena, Nuove Acque Arezzo, etc.
Saster Pipe offre oggi prioritariamente i propri servizi ad aziende del Gruppo Iren, collaborando con i
colleghi delle società del Gruppo in progetti e cantieri ove è previsto l’impiego di tecnologie“trenchless”.
All’epoca di redazione di questo libro, Saster Pipe era impegnata assieme a Gea S.p.A. di Grosseto,
nella realizzazione del più esteso intervento No-Dig del nostro paese, ossia nella posa con tecnologia TOT (Trivellazione Orizzontale Teleguidata) di oltre 30.000 metri di condotte gas di 4a specie,
necessarie a estendere la distribuzione del gas di Gea S.p.A. alle cittadine di Marina di Grosseto,
Alberese, Arcille e Campagnatico.
A sinistra, particolare
della sostituzione No-Dig
di una condotta fognaria
in pressione realizzata
con tecnologia Pipe Splitting
a Campofelice di Roccella (PA)
per Acque Potabili Siciliane.
Sopra, momento
della realizzazione
di un relining con tecnologia
Subline effettuato a Padova.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Sopra, colloco
di valvola DN600 mm
all’estremità di un liner
DE630 mm inserito all’interno
di una vecchia condotta
in acciaio DN800 mm.
A sinstra, fase di posa
in opera con tecnologia
Trivellazione Orizzontale
Teleguidata (TOT)
della condotta gas
di collegamento
a Marina di Grosseto
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Intervento di manutenzione
post-relining realizzato
per Italgas al fine di eseguire
una diramazione da
una condotta gas DN300 mm
risanata con tecnologia
U-Liner nel 1994 a Roma.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
A destra, locandina
del convegno No-Dig ‘97
La bonifica dei gasometri aziendali
Negli anni 1995 e 1996 furono bonificati e messi definitivamente fuori servizio i tre gasometri da centomila metri
cubi cadauno di Campi e Gavette, che risultavano non più
utilizzati già da diversi anni.
Il 14° Convegno Internazionale
No-Dig al Porto Antico (1997)
Nei giorni intercorrenti dal 21 al 24 aprile 1997 ebbe luogo
in Genova, presso l’area expo del Porto Antico, una notevole
manifestazione di livello internazionale: è il 14° International No-Dig. Intervennero tecnici del settore provenienti da
ogni parte del mondo, la manifestazione, minuziosamente
curata in ogni dettaglio, conseguì un livello di gradimento
molto elevato, portando il nome della nostra città e della
nostra azienda in campo internazionale.
La società Telecom Italia, in occasione dell’evento, emette una scheda telefonica prepagata celebrativa da 5000 Lire in tiratura limitata.
AMGA, da municipalizzata a S.p.A.
L’inserto pubblicitario
che annunciava la quotazione
in Borsa da parte di AMGA.
Trasformata in società per azioni nel 1995, mantenendo l’acronimo AMGA ma diventando Azienda
Mediterranea Gas e Acqua, nello stesso anno acquisisce i servizi di depurazione e fognature del
Comune di Genova, nel 1996 viene quotata in Borsa. Questo ha fatto sì che alla fine del 1996 AMGA
di Genova sia stata una delle prime multiutility a diventare Società per Azioni e a quotarsi in Borsa.
Nell’anno 2003 gli impianti di AMGA S.p.A. sono in grado di assicurare, attraverso i sette punti
di prelievo SNAM, una disponibilità massima
contrattuale di 218.500 metri cubi di gas all’ora,
a fronte di oltre 315.000 contatori installati e
con consumi annuali che hanno ormai raggiunto i 400 milioni di metri cubi, corrispondenti indicativamente allo 0,5 % della domanda complessiva di gas naturale in Italia.
A seguito di un accordo intercorso tra le Amministrazioni Comunali di Torino e Genova, il 31
ottobre 2006 AMGA Genova viene incorporata
in AEM Torino che contestualmente assume la
denominazione di Iride S.p.A.
Il 16 ottobre 2008 è stata annunciata la fusione
con Enìa, che è entrata in vigore dal 1º luglio
2010, con la fusione di Enìa in Iride quest’ultima ha cambiato ragione sociale in Iren S.p.A.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
La demolizione dei gasometri di Gavette
L’esigenza di recuperare preziosi spazi, necessari alle attività societarie sempre più numerose e
diversificate, determinò nel 1999 la demolizione dei due gasometri telescopici presenti presso
l’area delle Gavette.
Demolizione del gasometro
da 100.000 m3 presso
l’officina del gas delle Gavette.
Le delicate operazioni di demolizione di protrassero per diversi mesi. Non senza amarezza i vecchi
gasisti assistettero al progressivo ed incessante taglio delle lamiere. Entrambi i polmoni, ormai
vecchi e logori, furono rimossi dal corpo dell’impianto.
L’unico gasometro aziendale che rimane ad oggi esistente, a testimonianza di un passato sempre
più remoto, è quello ubicato nella stazione di Campi, ben visibile transitando sull’autostrada A10
all’altezza del ponte autostradale di attraversamento del torrente Polcevera.
Questo gasometro fu installato subito dopo la seconda guerra mondiale: realizzato secondo il sistema costruttivo M.A.N., è alto 72 metri, con un diametro di 54, ha pianta poligonale con 20 lati, è
costituito da lamiere metalliche e pesa più o meno 800 tonnellate. Il gasometro, non più utilizzato
da tempo, risulta ovviamente bonificato per evidenti motivi di sicurezza e igiene ambientale ed è
già stato oggetto di alcune valutazioni di recupero finalizzate ad altri utilizzi di tipo espositivo e/o
commerciale, come accaduto in altre realtà europee con risultati davvero stupefacenti.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
A destra e sotto,
posa infrastrutture
e la rete in fibra ottica
presso il Porto Antico
di Genova.
Schema allegato
al brevetto ottenuto
da SasterNet per la posa
di fibra ottica all’interno
dei gasdotti.
Genova è la prima città ad inserire le fibre ottiche all’interno
dei metanodotti in esercizio (2001-2003)
Tra le nuove attività che dal 2000 interessano la
società, una grande importanza ha assunto lo
sviluppo della rete di telecomunicazioni in fibra
ottica, la quale ha portato alla costituzione di
una nuova società, SasterNet S.p.A., all’interno di quello che è diventato, nel frattempo, il
Gruppo AMGA.
Nella realizzazione delle infrastrutture per la
posa delle fibre ottiche vengono anche utilizzate le reti gas, acqua e fognature preesistenti, in
servizio o dismesse, con l’utilizzo di tecnologie
“No-Dig” con limitata invasività. Una delle
opere più interessanti è sicuramente l’inserimento dell’infrastruttura in polietilene e relativo cavo fibra ottica all’interno del metanodotto
Campi-Gavette, per una lunghezza complessiva di circa 9 km.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Operaio posa i cavi in fibra ottica.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Valvola per l’integrazione
del gas tra la rete di trasporto
e quella di distribuzione.
La liberalizzazione del mercato del gas
Per le “aziende del gas” l’anno 2000 non è stato solamente il passaggio da un secolo ad un altro,
con tutte le preoccupazioni informatiche dovute al bug di fine secolo, ma è stato anche l’anno che
ha determinato mutamenti societari, gestionali ed operativi di portata e conseguenze rilevanti nel
settore della distribuzione del gas.
L’attuazione della direttiva n. 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, a norma dell’articolo 41 della legge 17 maggio 1999, n. 144, avvenuta con la pubblicazione
del Decreto Legislativo 23 maggio 2000, n°164, meglio conosciuto come Decreto Letta, ha infatti
comportato diversi cambiamenti nella filiera del gas ed ha obbligato all’adozione di una serie di
misure atte a favorire la nascita di una serie di nuovi soggetti.
Il più sostanziale dei cambiamenti è quello relativo alla separazione tra “attività di distribuzione”e
“attività di vendita” che prima erano affidate a un unico soggetto, indipendentemente che questo
fosse pubblico o privato. Questa separazione ha comportato la divisione societaria (il cosiddetto
“unbundling”) di tutte le aziende di distribuzione del gas esistenti, al fine di creare società che si
occupino esclusivamente della gestione delle reti di distribuzione del gas e società che si occupino
esclusivamente della vendita del gas.
Il soggetto istituzionale che provvede alla regolazione delle attività di trasporto, distribuzione e
vendita del gas è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), questa è un’autorità indipendente istituita con la legge 14 novembre 1995, n. 481 con funzioni di regolazione e di controllo dei
settori dell’energia elettrica e del gas.
La società di trasporto provvede alla gestione delle reti nazionali e/o regionali, necessarie al trasporto del gas naturale, dai punti di ricezione nazionali, o dagli stoccaggi sino ai punti di consegna,
ovvero agli impianti di ricezione e misura della società di distribuzione.
La società di distribuzione svolge il servizio di vettoriamento del gas fino al cliente finale, comprensivo della gestione di tutte le attività connesse alla rete di distribuzione. L’attività di distribu-
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
zione è un’attività di servizio pubblico attribuita tramite gara, l’impianto di distribuzione è gestito
da un’unica impresa distributrice.
In particolare la società di distribuzione per quanto riguarda la sicurezza deve:
• effettuareegarantirel’odorizzazionedelgasperrenderloavvertibileprimachelasuaconcentrazione nell’atmosfera diventi pericolosa;
• effettuarel’ispezioneprogrammatadellaretesututtoilterritoriosulqualeavvieneladistribuzione del gas entro tempi ben definiti;
• provvedereagarantireilserviziodiprontointerventoper365giorniall’annoe24oresu24con
adeguate strutture e professionalità degli addetti;
• intervenireimmediatamenteaseguitodichiamatadiprontointerventoinuntempomassimo
di 60 minuti;
• mettereadisposizioneuncentralinodiprontointerventocompostodaoperatoricompetentied
addestrati che siano in grado di raccogliere le segnalazioni, analizzarle per poter dare da subito
al chiamante le adeguate indicazioni al fine di ridurre i pericoli e minimizzare il rischio;
• effettuareleadeguatemanutenzioni,ordinarieestraordinarieagliimpianti;
• contrastare la possibilità che si verifichino emergenze nella distribuzione del gas svolgendo
azioni preventive in tal senso;
• provvedeallagestionedegliincidentidagasalfinediindividuareipuntidicriticitàdelsistema
gas e del suo utilizzo.
La società di vendita svolge invece l’attività commerciale della fornitura del gas. L’attività di vendita è soggetta ad autorizzazione ministeriale (da parte del Ministero delle Attività Produttive)
rilasciata in base a criteri di tipo tecnico ed economico.
Nell’ambito della distribuzione del gas, la nuova regolamentazione ha necessariamente comportato la nascita di nuovi soggetti operanti secondo le regole della separazione funzionale, in qualità
di gestori indipendenti.
Sopra, il numeratore
di un contatore per misurare
il consumo di gas.
A sinistra,
il salone utenti di Iren.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Settant’anni di AMGA a Genova (2006)
Nel periodo 8-25 giugno 2006 si tenne a Genova una importante mostra celebrativa dei settant’anni dalla nascita della municipalizzata. Una
storia di uomini e strumenti, raccontata attraverso reperti del Museo
dell’Acqua e del Gas raccolti dalla Fondazione AMGA.
Erano passati esattamente 70 anni da quando, nel 1936 il Comune di
Genova costituì l’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua. Da allora molte
cose sono cambiate e AMGA, non più “Municipalizzata” ma “Mediterranea” è un importante operatore di dimensioni nazionali.
La mostra “Settant’anni di AMGA a Genova” non voleva essere un
semplice e nostalgico ricordo del passato ma piuttosto un’occasione
per illustrare, attraverso oggetti e immagini, la storia di un’azienda che
è riuscita, attraverso i diversi corsi storici e i cambiamenti economici, a
mantenere una forte vocazione al servizio pubblico e a dare un contributo importante alla vita dei genovesi, affrontando nel contempo le sfide al
rinnovamento offerte dall’evolversi dei mercati.
Immagine commemorativa
dell’evento.
Gli oggetti che furono esposti erano solo una parte di quelli raccolti in questi ultimi anni dalla
Fondazione AMGA, attraverso un metodico lavoro di ricerca di documenti, materiali, fotografie,
attrezzature che ha coinvolto il personale dell’AMGA, i pensionati e le loro famiglie.
La raccolta è permanentemente esposta presso il Museo dell’Acqua e del Gas presso l’Officina di
Gavette a Genova, visitabile su appuntamento.
Sopra, libretto aziendale
per una corretta collaborazione
con il pubblico.
A sinistra, contatore
monotubo (1956).
A destra, penetrometro,
strumento utilizzato
per la misurare la qualità
del bitume.
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EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011
Genova Reti Gas S.r.l. (2008)
Il processo di liberalizzazione e la conseguente separazione societaria, ha comportato per Genova,
il giorno 01 luglio 2008, la nascita di Genova Reti Gas srl; alla data della sua costituzione la nuova
società occupa circa 250 dipendenti.
Genova Reti Gas è la società del Gruppo Iren che attualmente (anno 2011) distribuisce gas naturale
nei comuni di Avegno, Bargagli, Bogliasco, Ceranesi, Cicagna, Davagna, Favale di Malvaro, Genova,
Lorsica, Lumarzo, Mele, Mignanego, Moconesi, Neirone, Pieve Ligure, Sant’Olcese, Serra Riccò, Sori,
Torriglia, Tribogna, Uscio per un totale di oltre 350.000 gruppi di misura allacciati alla rete. La rete di
distribuzione è composta da circa 1.800 km di rete di cui circa 420 Km eserciti in media pressione e la
restante parte in bassa pressione. L’area attualmente servita si estende per 571 km2.
Nell’ambito dei comuni già serviti dalla rete di gas naturale, al fine di poter garantire il servizio gas
alle frazioni più isolate e difficilmente raggiungibili dalla rete di distribuzione del gas naturale, sono
state realizzate reti locali alimentate a GPL mediante adeguati serbatoi periodicamente riforniti.
Queste reti locali, di limitate dimensioni, consentono di fornire il servizio a circa 250 clienti finali.
Nel grafico possiamo
osservare l’evoluzione
dei consumi del gas
combustibile a Genova,
dal 1950 ad oggi; si noti
come il dato del consumo
annuale del 1973 risulti circa
la metà di quello precedente:
ciò è dovuto al fatto
che tale dato risulta
interamente relativo al gas
naturale, avente potere
calorifico circa doppio rispetto
al suo predecessore
“gas di città”.
La sede di Genova Reti Gas
a Gavette Genova.
Nel 2010 il volume di gas naturale vettoriato da Genova Reti Gas srl ha raggiunto il ragguardevole valore di circa 440 milioni di metri cubi, record storico aziendale, raggiunto senza evidenziare
criticità gestionali degli impianti e della rete di distribuzione.
Genova Reti Gas è attualmente impegnata in un gravoso processo di adeguamento impiantistico
derivante dagli obblighi imposti dal regolatore, sono di seguito riepilogate le principali attività che
risultano in corso di svolgimento:
• sostituzioneorinnovamentodellevecchiecondotteinghisagrigiadarealizzareentrolafine
del 2014;
• attivazionedellaprotezionecatodicaosostituzionedellecondotteinacciaiononprotettoentro
la fine del 2015;
• adeguamentoedinstallazionedeidispositivielettronicidicorrezioneemisurasuicontatoridel
gas secondo una pianificazione di più lungo respiro.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Genova Reti Gas
per la sicurezza
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LA STORIAmetano
DEL GAS AdiGENOVA
Cabina
di ricezione
Costa Ometti.
Genova Reti Gas per la sicurezza
Genova Reti Gas e la sicurezza delle reti a Genova
F
in dalla nascita della società, l’impegno per Genova Reti Gas S.r.l. risulta rilevante. Oltre agli
usuali impegni istituzionali si è dovuto rispettare i molti e diversificati obblighi di servizio
relativi alla sicurezza, sanciti dalla legislazione vigente e dalle deliberazioni dell’Autorità per
l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG).
Tra tutti i servizi a rete presenti nelle nostre aree urbane, la gestione delle reti di distribuzione del
gas è forse quella più fortemente normata e regolata. Alla fine degli anni sessanta, in pieno periodo
di metanizzazione delle principali città italiane, il legislatore, a fronte di un aumento considerevole
dei chilometri di rete di distribuzione del gas, di un aumento delle utenze allacciate, di aumento
degli impianti interni per numero e consistenza, dell’aumento dei consumi di gas, si pose il problema di garantire a tutti i cittadini e non solo agli utenti del servizio gas, adeguate misure di sicurezza.
L’impianto di distribuzione del gas è costituito dall’insieme dei punti di consegna e/o dei punti di
Inserimento di valvola
di intercettazione su rete
in media pressione
con l’utilizzo di cestello
per lavorazioni in quota.
interconnessione, dalla stessa rete, dai gruppi di riduzione e/o dai gruppi di riduzione finale, dagli
impianti di derivazione di utenza fino ai punti di riconsegna e dai gruppi di misura. Pertanto un
sistema complesso che ha la funzione di vettoriare il gas dalle cabine di prelievo (cabine REMI)
allacciate alla rete di trasporto nazionale, o dai punti di interconnessione di vari impianti di distribuzione, fino ai punti di riconsegna identificabili per comodità con l’uscita dei contatori che si
trovano nelle nostre abitazioni e che hanno la funzione di misurare il gas consumato e costituire
l’elemento di collegamento tra la rete di distribuzione e l’impianto interno del cliente finale.
Tra questi due punti, di inizio e fine dell’impianto di distribuzione sono presenti una serie interminabile di apparecchiature e strumentazioni necessarie a garantire la fornitura del gas in maniera
tale da rispettare elevati standard di sicurezza e di continuità del servizio.
Oltre alle disposizioni legislative, per quanto riguarda l’uso di gas combustibili ed in particolare
per il gas naturale, in questi ultimi anni, sono state emanate ulteriori disposizioni orientate, non
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Manovra da partedi un tecnico
di Genova Reti Gas presso
una cabina di riduzione
metano (REMI).
solo alla salvaguardia della sicurezza e continuità del servizio, ma anche a garantire un servizio
efficiente ed efficace.
Questo processo tende ad assicurare in maniera armonizzata, su tutto il territorio nazionale, gli
stessi standard prestazionali attesi dalla regolazione per tutti i cittadini, indipendentemente dal
luogo in cui si trovino ad abitare.
Da quando è attiva l’AEEG si sono susseguiti tre periodi regolatori della durata di quattro anni, il primo dal 2001 al 2004, il secondo dal 2005 al 2008, il terzo dal 2009 al 2012 e pertanto ancora in vigore.
Nell’attività istituzionale di regolazione e controllo svolte della AEEG, costituisce elemento
importantissimo il rispetto da parte delle imprese di distribuzione degli “obblighi di servizio di
sicurezza del servizio di distribuzione” e degli “obblighi di servizio di continuità del servizio di
distribuzione”.
Preme ricordare come tutte le imprese di distribuzione del gas abbiano sempre messo al primo
posto la sicurezza di tutti, questo è confermato dal dato statistico sui pochissimi incidenti che
hanno avuto come origine la rete di distribuzione del gas. Peraltro una ulteriore conferma può
essere individuata nella elevata considerazione che i cittadini hanno sempre avuto, e continuano
ad avere, nei confronti delle aziende del gas e del personale che le rappresenta.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Certificazioni
Genova Reti Gas nel 2008 ha adottato un Sistema di Gestione integrato, Qualità, Ambiente e
Sicurezza, certificato dall’Istituto di certificazione Certiquality sulla base del rispetto delle norme UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001 e BS OHSAS 18001. Gli obiettivi di Genova Reti Gas
sono quelli di raggiungere la massima soddisfazione dei clienti finali nel rispetto rigoroso della
normativa vigente, migliorare l’efficienza ambientale delle attività svolte, minimizzare i rischi
per la Sicurezza e la Salute dei lavoratori. Nel mese di maggio 2009 Genova Reti Gas ha ricevuto
dall’Istituto Certiquality il certificato di eccellenza per aver integrato efficacemente all’interno dei
processi aziendali i Sistemi di Gestione per la Qualità, l’Ambiente e la Sicurezza.
Il Certificato di Eccellenza
di Certiquality
rilasciato a Genova Reti Gas
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Il D+ della sicurezza per Genova Reti Gas
Il concetto della “Sicurezza prima di tutto” è codificato nel DNA di questa società, basato sull’esperienza e sulle competenze acquisite da AMGA nei quasi 80 anni di storia.
Genova Reti Gas è da sempre impegnata in un processo di miglioramento continuo che la vede
costantemente attenta su tutti i fronti, in particolare sugli aspetti volti ad elevare i livelli di sicurezza. Implementare ulteriormente, oltre i livelli standard raggiunti, non è certamente cosa facile e
occorre pertanto esplorare nuove strade al fine di poter concretamente acquisire risultati tangibili.
Altro elemento che può frenare i buoni propositi è costituito dal fatto che alcuni di questi “risultati”
possono apparire poco evidenti o difficilmente misurabili ed anche gli investimenti necessari ad
ottenere tali risultati potrebbero apparire sproporzionati.
Genova Reti Gas, prefiggendo l’ambizioso traguardo di un impiego del gas combustile in completa
sicurezza, di tutti e per tutti, ha individuato alcuni ulteriori obiettivi prioritari da perseguire, tra cui:
•
•
•
•
•
•
lasicurezzanellecondizionidiemergenzaedelevatacriticità;
riduzionedeitempidiinterventoperlamessainsicurezzadelleareeinteressate;
lacollaborazioneconiVigiliDelFuoco;
ladotazionedistrumentazioneefficienteetecnologicamenteavanzata;
comunicarelasicurezza;
lacompetenzadelpersonalediGenovaRetiGas.
La sicurezza nelle condizioni di emergenza ed elevata criticità
Le attività di pronto intervento delle imprese di distribuzione sono istituzionalmente dedicate a garantire la sicurezza della cittadinanza, alla salvaguardia degli impianti ed alla continuità del servizio.
Nella quasi totalità dei casi in cui si interviene per operazioni di manutenzione ordinaria e/o straordinaria, non legate ad attività di pronto intervento, è possibile programmare e progettare le operazioni,
mantenendo in molti casi attivo il servizio al cliente finale, con standard di affidabilità e qualità adeguati.
Intervento su reti in media
pressione - massima
protezione per gli operai.
Appare evidente come fin dalla fase di progettazione dell’opera si debba tenere conto delle diverse
attività ed operazioni che dovranno essere eseguite, con riferimento ad attrezzature, materiali e
tecnologie utilizzate; la corretta pianificazione di tali attività, finalizzata ad evitare la sovrapposizione di operazioni non compatibili tra di loro, sono attenzioni che possono e devono trovare
adeguata applicazione ai fini della sicurezza.
Le condotte costituenti gli impianti di distribuzione del gas sono collocate in contesti molto complessi, che si sono modificati in maniera non sempre coordinata nel corso degli ultimi centocinquanta anni. La presenza, in spazi limitati, di una moltitudine di sottoservizi e l’esigenza di ogni
gestore di intervenire sulla propria infrastruttura, potrebbe determinare il danneggiamento delle
condotte del gas, con il rischio di dispersioni incontrollate e di elevata entità, con conseguenti possibili incendi o esplosioni; tale evenienza risulta purtroppo una possibilità non del tutto remota.
Gli incidenti e le emergenze provocate da terzi sulle reti di distribuzione del gas costituiscono una
percentuale di non particolare rilevanza in termini numerici ma altamente significativa in termini
d’impatto nei sistemi tecnologici cittadini, con un rischio potenziale elevato poiché la probabilità
dell’evento risulta bassa, ma di elevata magnitudo.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
di otturatori
GENOva RETI Gas PERInserimento
la sIcUREZZa
per l’intercettazione
del gas su condotte
di 800 mm di diametro.
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
A sinistra, inserimento
di disco cieco con l’ausilio
di divaricatore.
A destra, inserimento
di una nuova valvola
su condotte in PE di 630 mm
di diametro.
Si ritengono, ad esempio, tra le situazioni riconducibili a quelle di elevata criticità:
• dispersionidielevataentitàinpresenzadielevateconcentrazioniabitativeoattivitàindustriali
e/o commerciali;
• interruzionedellaforniturasenzapreavvisoaseguitodimanovresullarete,determinatedall’esigenza di ricondurre, per le più diverse motivazioni, la fornitura a livelli adeguati di sicurezza;
• interruzionedellafornituraacausadieventiesterniindesiderati,adesempiodanneggiamenti
delle condotte, allagamento delle stesse, frane, smottamenti, terremoti o altro;
• interruzionedellaforniturapererratamanovraodolo.
Le attività e le risorse che l’impresa di distribuzione deve mettere in campo per contrastare eventi
così diversi per natura, per parte di impianto interessata, caratteristiche ambientali e momento di
insorgenza dell’evento, fanno intuire quante e molteplici siano le risorse necessarie per la corretta
gestione degli interventi.
Nel caso in cui l’intervento preveda la sospensione forzata della fornitura, tale operazione deve
essere eseguita tenendo conto del rischio di produrre, nel contesto in cui si opera ed all’interno
delle condotte, miscele esplosive; pertanto tutte le attività devono essere preventivamente valutate
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
attentamente. Per questi interventi sono oggi disponibili sul mercato una moltitudine di attrezzature ormai consolidate nell’utilizzo, questi strumenti specifici per l’intercettazione del flusso del
gas consentono di intervenire in sicurezza su tutti gli impianti di distribuzione indipendentemente
dalle pressioni di esercizio, dai materiali e diametri con i quali risultano realizzate le condotte.
Genova Reti Gas, sulla base della propria esperienza e conoscenza specifica, si è dotata di tutte
quelle attrezzature ritenute indispensabili a poter fronteggiare eventi di elevata criticità, ritenendo
ciò un elemento integrante della sicurezza, in quanto specifiche attrezzature possono contribuire
a minimizzare i rischi in occasione dell’intervento.
L’incessante impegno aziendale nella ricerca delle potenziali criticità che possono insorgere nella
gestione dell’impianto di distribuzione, anche per fattori indipendenti dal gestore della rete e talvolta imponderabili, costituisce la migliore garanzia per l’individuazione delle migliori soluzioni
atte alla salvaguardia della pubblica incolumità.
Tra gli elementi di difficile valutazione, che possono interessare le infrastrutture della distribuzione gas, devono essere presi in considerazione gli eventi catastrofici quali terremoti, alluvioni,
frane, eruzioni vulcaniche, maremoti e tsunami, incendi boschivi, black out di sistemi elettrici o
di telecontrollo e comunicazioni o eventi terroristici ai quali occorre essere in grado di far fronte.
A tale scopo Genova Reti Gas si è dotata di proprie procedure specifiche di gestione delle emergenze da gas e degli eventi di natura terroristica di tipo convenzionale, tali procedure sono integrate da piani di simulazione che prendono in considerazione le azioni conseguenti da adottare
caso per caso.
Genova Reti Gas ha evidenziato l’esigenza di strutturare in maniera coordinata, almeno a livello
regionale, attività volontarie di personale specializzato della distribuzione del gas a supporto delle
colonne mobili della protezione civile associando ed affiancando l’attività delle colonne mobili
regionali dei Vigili del Fuoco, ritenendo questa struttura tecnica più adeguata all’affiancamento in
occasione di interventi di messa in sicurezza o verifica, recupero e ripristino - anche parziale - di
impianti di distribuzione del gas mettendo a disposizione specialisti competenti ed addestrati al
fine di poter fornire il servizio gas a strutture di interesse prioritario, come ospedali o altri complessi pubblici necessari a far fronte all’evento.
In questi casi risulta necessaria un’accurata conduzione dell’evento, secondo piani precisi e competenze comprovate, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di ruoli, assolutamente deleteri in
ogni occasione, ma addirittura disastrosi in situazioni di emergenza; il concetto del “chi fa cosa”
applicato concretamente in campo, con ruoli precisi e preventivamente conosciuti da tutti. Importantissima la disponibilità delle risorse previste secondo le procedure consolidate e la pronta
rintracciabilità delle stesse, anche all’esterno della società.
Diventano essenziali i sistemi e le procedure di comunicazione all’interno della struttura delle
emergenze, le relazioni con il resto dell’impresa di distribuzione, verso le pubbliche autorità ed in
generale verso l’esterno, con particolare riguardo ai cittadini coinvolti e/o clienti finali interessati.
Genova Reti Gas collabora con le strutture pubbliche locali, nella predisposizione delle procedure
e delle metodologie di intervento; tali attività di coordinamento che vengono realizzate preventivamente, in periodi di “normalità”, consentono di poter affrontare preparati ed addestrati la gestione dell’evento. Queste conoscenze e condivisioni di ruoli consentono anche l’interoperabilità
tra soggetti che normalmente svolgono “mestieri” diversi.
Serraggio di bulloni
con pistola ad aria compressa
su valvola a farfalla
da 500 mm di diametro
all’interno della
“sala pressioni” di Campi.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Riduzione dei tempi di intervento per la messa in sicurezza
delle aree interessate
Un componente primario della sicurezza, in quanto elemento indispensabile al fine di ridurre la
possibilità dell’insorgere di incidenti a causa di dispersioni di gas combustibile, è la rapidità di
intervento e la messa in sicurezza dell’area interessata. Fino a quando il personale competente ed
autorizzato dal distributore non riesce a raggiungere il sito della segnalazione ed intervenire direttamente sulla fuoriuscita indesiderata di gas e/o fermare le attività che possono essere la fonte di innesco (che può causare incendi o esplosioni), il rischio di eventi pericolosi è molto elevato; il fattore
relativo al tempo di esposizione, come si può facilmente intuire, assume una valenza fondamentale.
Caricamento di materiale
e attrezzi del pronto
intervento di Genova Reti Gas
sull’automezzo messo
a disposizione da parte
dei Vigili del Fuoco
in occasione della chiusura
per 15 giorni di un tratto
cittadino dell’autostrada A7
nell’agosto 2009.
Vale la pena ricordare, che nel nostro paese, non viene riconosciuto al servizio di pronto intervento
gas il ruolo di struttura di soccorso pubblico.
Questa anomalia è già stata ampiamente discussa e trattata senza aver trovato al momento soluzione adeguata, inoltre a fronte di un sistema fortemente regolato, grazie al quale i comportamenti
delle strutture di pronto intervento delle imprese di distribuzione si sono resi più equilibrati ed
armonizzati tra di loro, tale sforzo può venire vanificato dalle realtà ambientali locali e da comportamenti molto diversi delle singole pubbliche amministrazioni.
Le questioni connesse alla difficoltosa circolazione stradale nelle aree metropolitane, al transito
sulle corsie dedicate al trasporto pubblico, alla difficoltà ad accedere ai centri storici sono solo
alcune delle problematiche che devono essere quotidianamente affrontate.
In tali situazioni le imprese di distribuzione si trovano decisamente “spiazzate” trovandosi ad
operare in un contesto complesso e tantomeno regolamentato. I mezzi del pronto intervento
delle imprese di distribuzione del gas non sono considerati nel nostro paese mezzi di soccorso di
emergenza e pertanto si trovano a muoversi e sostare alla stregua di comuni autoveicoli di distri-
Mezzi del Pronto Intervento
in uscita dalla sede
di Gavette
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Il mezzo attrezzato
per l’ispezione programmata
delle reti di distribuzione
del gas, denominato
“Braccobaldo”
in trasferimento.
Sotto al mezzo si può notare
il tappeto per l’aspirazione
fuori servizio
e pertanto sollevato
buzione di prodotti alimentari, elettrodomestici, materiali edili o altri materiali comuni. Appare
pertanto evidente come le variabili indipendenti dall’organizzazione del distributore siano invece
importanti e determinanti nel conseguimento di miglioramenti operativi.
In alcuni paesi dell’Unione Europea, come la Francia o la Grecia, i mezzi del pronto intervento dei
distributori gas sono dotati di segnalatori luminosi ed acustici di emergenza che consentono di
poter raggiungere più celermente la destinazione prevista. In particolare, in Francia, il codice della
strada posiziona questa categoria di veicoli definita “véhicules d’intervention urgente” al di sotto
dei mezzi di soccorso definiti “véhicules prioritaires” come i veicoli dei Vigili del Fuoco o i veicoli
di soccorso sanitario in occasione di interventi di emergenza tipo il “codice rosso”, ma li posiziona
chiaramente al di sopra dei normali veicoli attribuendo loro la possibilità di transitare sulle corsie
preferenziali e avere la priorità di passaggio e la precedenza assoluta quando hanno i dispositivi
sonori e luminosi in azione.
Genova Reti Gas al fine di ottimizzare i tempi di intervento ha aumentato il numero di operatori
singoli dotati di automezzo in grado di poter intervenire più celermente su un maggior numero
di eventi, la possibilità di aggregare più operatori, secondo necessità, ha consentito di rendere la
struttura più snella ed efficiente. A seguito di accordo con la pubblica amministrazione gli automezzi dei reparti aziendali che possono avere un ruolo determinante in occasione di eventi critici
sono stati autorizzati alla circolazione sulle corsie preferenziali presenti in ambito urbano.
In condizioni particolarmente difficili, o di blocco della circolazione stradale, le squadre di Genova
Reti Gas vengono “normalmente” scortate da pattuglie della Polizia o dei Vigili del Fuoco.
In casi eccezionali, determinati dalle condizioni orografiche del territorio, alcune squadre operative della nostra azienda, comprese attrezzature e materiali, sono state trasportate a destinazione
mediante elicotteri messi a disposizione dalle pubbliche autorità.
La centrale operativa del pronto intervento di Genova Reti Gas, presta particolare attenzione al
monitoraggio delle condizioni di traffico stradale ed autostradale, al fine di indicare alle squadre
operative il percorso ottimale da seguire.
Tutti questi provvedimenti hanno consentito nel corso degli anni di ridurre progressivamente i tempi medi di intervento e di garantire, in tutti i casi di maggiore criticità, adeguata prontezza operativa.
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Completamento del taglio
di condotta in acciaio
diametro 800 mm
con assistenza a uomo
da parte dei Vigili del Fuoco.
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La collaborazione con i Vigili del Fuoco
Si ritiene che il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante un evento è quello
di mettere a disposizione la nostra capacità ed esperienza lavorativa, la conoscenza dei luoghi e
degli impianti, per svolgere quei compiti che già siamo abituati ad eseguire perché li svolgiamo
nell’attività di tutti i giorni. I momenti di emergenza sono proprio quelli nei quali le azioni che
riescono meglio sono le azioni che abbiamo saputo rendere più automatiche ed in cui agiamo con
maggiore destrezza perché siamo abituati a svolgerle frequentemente nell’ordinario.
Diventa pertanto indispensabile acquisire, tra i Vigili del Fuoco e le imprese di distribuzione del
gas, reciproche conoscenze delle azioni che vengono singolarmente intraprese; al fine di migliorare tale aspetto Genova Reti Gas effettua periodicamente degli “incontri” formativi ed informativi mirati: per i Vigili del Fuoco le conoscenze impiantistiche, DPI, legislazioni e normative di
riferimento materiali, attrezzature, apparecchiature utilizzate dai “gasisti”, per Genova Reti Gas
le procedure o protocolli di intervento, assetto e organizzazione del corpo, mezzi, attrezzature ed
equipaggiamenti dei “pompieri”.
Collaborazione tra Genova
Reti Gas e i Vigili del Fuoco
per garantire tempestività
anche in occasione
di chiusura dell’autostrada A7
nell’agosto 2009.
L’applicazione di procedure e istruzioni operative consolidate, l’utilizzo di maestranze competenti
ed addestrate che “parlano la stessa lingua”, agevola enormemente ogni azione in contesti operativi difficili.
A tale scopo vengono realizzati reciproci interventi formativi, sia di tipo teorico sia pratico; addestramento con simulazione di situazioni ad elevata criticità, condivisi tra il pronto intervento di
Genova Reti Gas ed i Vigili del Fuoco, vengono effettuati periodicamente ed assumono rilevante
interesse ai fini della sicurezza, essendo legati alla parte operativa pratica.
Esercitazione congiunta
tra Genova Reti Gas
e i Vigili del Fuoco.
Simulazione di intervento
con elevata criticità in area
addestramento.
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Ispezione programmata
della rete di distribuzione
di fronte alla Cattedrale
di San Lorenzo a Genova.
La dotazione di strumentazione efficiente
e tecnologicamente avanzata
In ogni momento della nostra vita, e per tutte le azioni che ogni giorno svolgiamo, consideriamo
che la prevenzione, ad ogni livello ed in ogni situazione, costituisce uno dei principali elementi
con i quali poter affrontare con maggiore tranquillità e sicurezza ogni azione ed il nostro futuro.
Gli interventi di prevenzione sono in genere rivolti all’eliminazione o, nel caso questo non sia concretamente attuabile, alla massima riduzione possibile dei rischi che possono generare dei danni.
Questo principio vale in tutti i settori della nostra vita, dalla salute, al lavoro, al tempo libero, nella
vita di tutti i giorni.
Non possono sottrarsi a questo principio le attività correlate al mondo del gas, dalla gestione del
combustibile nella fase legata al trasporto ed alla distribuzione, fino all’utilizzo finale in attività
domestiche, industriali o altro.
L’ispezione programmata delle reti di distribuzione del gas, effettuata periodicamente costituisce
un elemento di sicurezza e di prevenzione. L’utilizzo di strumentazioni specifiche e particolarmente sensibili consente di rilevare le dispersioni quando si trovano ad un livello tale da non poter
costituire ancora alcun pericolo per la cittadinanza.
Tecnici eseguono l’ispezione
programmata con specifica
apparecchiatura nel centro
storico di Genova.
Le strumentazioni utilizzate a tale scopo si stanno ulteriormente perfezionando, anche con l’introduzione di nuove tecnologie che ne rendono sempre più affidabile e versatile l’utilizzo, mentre per
l’ispezione programmata sulle reti di distribuzione interrate le tecnologie sono ormai consolidate
e ampiamente collaudate, affidabili e positivamente utilizzate da Genova Reti Gas.
Tra le attrezzature e strumentazioni presenti nel parco di Genova Reti Gas, è particolarmente simpatica la denominazione assegnata dai dipendenti all’automezzo attrezzato per la ricerca stradale:
l’infallibile “Braccobaldo”, con cui è ormai conosciuto anche dalla cittadinanza.
Qualche difficoltà rimane sulle condotte aeree non direttamente raggiungibili, è infatti abbastanza
frequente trovarsi alla base di un fabbricato, a 20 metri di distanza dalla presunta dispersione segnalata su derivazione di utenza e non potersi neanche avvicinare a tale punto, almeno in tempi
ragionevoli, per motivi indipendenti dagli operatori di Genova Reti Gas. Anche sulle reti di distribuzione alcune parti di impianto non sempre sono facilmente raggiungibili, soprattutto quando
vi sono situazioni di elevata criticità ambientale, ad esempio una condotta aggraffata ad un ponte
o ad un argine con fiumi o torrenti in piena.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Recentemente si è resa disponibile una nuova tecnologia, di cui Genova Reti Gas si è dotata, che
sfrutta il raggio laser emesso da uno strumento portatile, questo apparecchio si basa sulla spettroscopia di assorbimento in infrarosso e fa uso di un laser a semiconduttore per la rivelazione del
gas metano.Il grandissimo vantaggio di questa tecnologia è quello di poter rilevare rapidamente
dispersioni e/o accumuli di gas metano, anche a 50 metri di distanza, puntando direttamente il
raggio laser sulla zona da ispezionare.
Oltre all’utilizzo nei casi precedentemente indicati, come le derivazioni presenti sulle facciate dei
fabbricati, o le reti presenti su argini e ponti, tali strumentazioni consentono di restringere rapidamente il campo di ricerca anche quando sono da indagare presunte dispersioni da luoghi confinati
e/o appartamenti momentaneamente disabitati, con un grande vantaggio, quello di poter eseguire
le indagini a distanza, con livelli di sicurezza molto più elevati per gli operatori. Questi strumenti
forniscono sicuramente un grosso contributo nelle operazioni di ricerca delle dispersioni potenzialmente più pericolose, Genova Reti Gas utilizza normalmente con il proprio personale questi
innovativi strumenti e li mette a disposizione dei Vigili del Fuoco quando necessari e richiesti.
Automezzo attrezzato
(Braccobaldo) per l’ispezione
programmata sulle reti
di distribuzione del gas.
Uno strumento indispensabile nelle lavorazioni su condotte della distribuzione del gas è il rilevatore personale di sicurezza, tale dispositivo può essere del tipo mono - gas o multi - gas ed ha la
funzione di preavvertire gli operatori che stanno svolgendo la loro normale mansione operativa,
del raggiungimento o superamento di soglie limite precedentemente impostate al di sopra o sotto
delle quali ogni attività deve essere sospesa.
L’utilizzo dei dispositivi multi - gas diventa indispensabile quando oltre alla misurazione del livello
di infiammabilità raggiunto dalle miscele nelle quali si ci sta muovendo, diventa indispensabile
anche avere controllati elementi inquinanti come ad esempio il monossido di carbonio che è velenoso, o la carenza di ossigeno nell’ambiente che può portare all’asfissia.
In alcune lavorazioni specifiche della distribuzione del gas, come ad esempio le attività di pronto
intervento o di spurgo delle condotte tali dispositivi assumono un indispensabile presidio per la
sicurezza degli operatori.
Al fine di evitare rischi inutili per la propria persona e di altri, oltre a compromettere l’efficacia della
sua azione, nel caso vengano raggiunti valori di infiammabilità limite prefissati, ma prudenzialmente
ancora lontani dai valori potenzialmente pericolosi, l’operatore di Genova Reti Gas deve interrompere
la sua azione di ricerca ed arretrare
per riportarsi in posizioni più sicure
precedentemente occupate.
Rimane comunque indispensabile la corretta applicazione delle
norme e procedure vigenti nella
gestione delle reti di distribuzione da parte delle imprese di distribuzione, degli impianti interni
da parte dei clienti finali ed un
corretto impiego degli apparecchi
utilizzatori affinché vi possa essere
un uso sicuro e sereno di questa
meravigliosa risorsa della natura.
Sopra e a sinistra,
strumento laser
per la rilevazione a distanza
di dispersioni gas
durante le attività
di ispezione programmata.
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Comunicare la sicurezza
La sicurezza negli ambienti domestici
Pur non avendo obblighi istituzionali diretti sulla gestione degli impianti gas negli ambienti domestici, la nostra azienda ha sempre prestato particolare attenzione alla sicurezza nell’utilizzo del
gas in tale contesto.
Negli ultimi decenni sono state intraprese innumerevoli iniziative di collaborazione ed assistenza
con gli operatori del settore, in particolare con gli installatori e i manutentori, con i quali sono
state realizzati molteplici corsi di formazione e approfondimento, con particolare riguardo alla
normazione tecnica specialistica di settore.
Tra le iniziative più rilevanti riteniamo doveroso ricordare le seguenti attività:
• l’iniziativa“Qualigas”diformazioneagliinstallatori;
• ilcheckupdegliimpiantiinternirealizzatogratuitamente;
• innumerevolidispenseepubblicazionisull’usosicurodelgasdistribuiteedivulgateanchemediante la stampa locale;
• iniziativecongiuntecongliinstallatoridedicateallafornituradiprestazioniatteamigliorareil
livello di sicurezza degli impianti a prezzi calmierati;
• corsidiformazionespecialisticiapertiagliaddettidelsettore;
• assistenzatecnicaspecialisticagratuitaaglioperatoridelsettoreinambitoaccertamentodocumentale.
Depliant informativo
della campagna
“Di noi ti puoi fidare”.
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Manifesto multilingue della campagna “Operazione Gas Sicuro”.
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Alcuni manifesti
della campagna multilinge
“Operazione Gas Sicuro”.
La campagna multilingue del 2004
A seguito di una serie di incidenti legati all’utilizzo del gas, che hanno visto coinvolti, tra gli altri,
anche parecchi cittadini provenienti da Paesi extra UE, la Pubblica Amministrazione genovese
ha chiesto al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Genova quali provvedimenti avrebbero
potuto essere intrapresi al fine di contribuire alla riduzione di tali fenomeni.
Tali incidenti, alcuni dei quali mortali, si sono generati sia da impianti alimentati da gas canalizzato
(metano), sia da bombole (GPL), in particolare quest’ultimi hanno interessato edifici del centro
storico genovese.
Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di
Genova, con il quale l’azienda collabora ormai
da tempo sul fronte della sicurezza e della reciproca formazione, ci ha richiesto di partecipare
alle iniziative sollecitate dal nostro Comune in
qualità di esperti del settore.
Utilizzando i dati statistici raccolti dal CIG,
sono stati individuati gli elementi degli impianti alimentati dal gas che presentano maggiore
criticità, sui quali convergere l’attenzione per la
realizzazione di un progetto di comunicazione
volto all’uso sicuro del gas.
Depliant multilingue
della campagna
“Operazione Gas Sicuro”.
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A questo punto sono stati individuati i soggetti ai quali indirizzare i messaggi sulla sicurezza, comprendendo tra gli stessi anche cittadini di origine non italiana, individuando, con l’ausilio dei dati
ufficiali del Comune di Genova, a quali etnie dovesse essere maggiormente indirizzata la nostra
campagna di prevenzione.
Si è pertanto deciso di utilizzare per tale campagna anche personaggi aventi sembianze tipiche di
alcune etnie prevalenti che ormai sono presenti nel contesto cittadino quali: arabi, sudamericani,
cinesi e africani.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Se è stata relativamente semplice la scelta della lingua araba per gli arabi, e del genovese per
i genovesi, qualche problema in più si è avuto per sudamericani, cinesi ed africani. Per evitare
un’inutile proliferazione di lingue, ed il conseguente rischio di disperdere il nostro messaggio,
si è preferito optare per lingue che potessero essere comprese con facilità dal maggior numero
possibile di cittadini extracomunitari.
È nata pertanto nell’autunno del 2004, prima iniziativa di questo tipo in Italia, una campagna
di comunicazione in cinque lingue: lo spagnolo per i sudamericani, il francese per gli africani, la
lingua araba per gli arabi e l’inglese per i cinesi e per i cittadini provenienti dai Paesi dell’Africa
centrale, naturalmente tutti con relativa traduzione in italiano.
La scelta del dialetto genovese, oltre al fine di ottenere un elemento di attrazione e
di interesse nei confronti degli anziani, nasce anche dalla volontà di migliorare per
quanto possibile l’integrazione tra i residenti storici ed i nuovi arrivati.
La campagna è stata declinata attraverso manifesti di elevate dimensioni, locandine,
brochure, opuscoli e vetrofanie sui mezzi pubblici. L’iniziativa è stata presentata in
occasione di un forum nazionale sulla sicurezza che si è tenuto a Genova, la stessa
iniziativa è stata successivamente ripresa da altre realtà italiane.
L’affissione sugli automezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco delle locandine predisposte ha rappresentato un esempio di massima collaborazione tra la nostra azienda e il
corpo dei Vigili del Fuoco, tale iniziativa è stata la prima realizzata in Italia.
Sopra e a sinistra,
esposizione mezzi di fronte
alla Prefettura di Genova.
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Il portale web interamente
1850-2011
LA STORIAdel
DELgas.
GAS A GENOVA
dedicato
alla sicurezza
GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
Il portale www.gassicuro.it
Nello spirito della continuità aziendale, Genova Reti Gas ha
ritenuto opportuno intensificare tutte le attività di comunicazione volte al perseguimento della maggior sicurezza
possibile negli ambienti domestici.
L’esigenza di essere presenti anche nei più recenti canali di
comunicazione che le nuove tecnologie hanno reso disponibili, ha portato Genova Reti Gas alla realizzazione del primo
portale dedicato alla sicurezza nell’utilizzo del gas combustibile; www.gasssicuro.it è ricco di informazioni e consigli
utili alla conoscenza del mondo del gas ed alla prevenzione
e sicurezza negli ambienti domestici, direttamente e gratuitamente scaricabili.
Per diffonderne la conoscenza a livello locale è stata condotta una campagna di sensibilizzazione
in ambito cittadino, distribuendo opuscoli pieghevoli, intervenendo sui media locali, affiggendo
manifesti, fruendo anche degli spazi pubblicitari disponibili sugli autobus urbani di linea e, ciliegina sulla torta, esponendo per circa un mese, in zona di grande traffico veicolare presso l’area
dell’Acquario di Genova e del Museo del Mare, un maxi manifesto
della misura di 26x15 metri.
Affissione maxi formato
della campagna
“Operazioen Gas Sicuro”
esposto in via Gramsci.
La traduzione multilingue dei consigli utili mirati alla sicurezza è stata realizzata su pieghevoli distribuiti in collaborazione con il Comune
di Genova e le associazioni che li
rappresentano.
Il sito nasce a livello locale con l’obiettivo e l’auspicio di una crescita
a valenza nazionale.
Alcuni materiali della campagna
“Operazione Gas Sicuro”.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa
La competenza del personale di Genova Reti Gas
Tutte le norme europee e nazionali, di più recente emanazione, prevedono quanto segue: Requisiti
del personale - Le attività in oggetto devono essere svolte da persone competenti.
In generale il termine competenza indica la capacità degli individui di
combinare, in modo autonomo, tacitamente o esplicitamente e in un
contesto particolare, i diversi elementi delle conoscenze e delle abilità
che possiedono.
Tale requisito richiesto prevede pertanto che il personale venga adeguatamente formato, sia a livello di base, sia a livello più spiccatamente
specialistico, ne venga verificata l’efficacia e vengano attuati nel tempo
tutti i processi di mantenimento necessari.
Tra le strutture di Genova Reti Gas vi è l’ufficio Metodi e Addestramento
che ha tra i suoi compiti istituzionali quello di provvedere all’individuazione dei fabbisogni formativi ed alla relativa erogazione, anche sulla
base di specifiche richieste provenienti dai reparti operativi.
Gianni Ercolani, uno
dei docenti dell’Ufficio Metodi
e Addestramento in occasione
di un corso sulle attivazioni
nell’aula di formazione
dedicata ad Aldo Consiglieri.
Al fine di armonizzare i percorsi e i livelli formativi Genova Reti Gas e
le altre società genovesi del Gruppo hanno attivato nel 2008 il percorso
formativo definito la Scuola dell’Acqua e del Gas, a cui ha partecipato tutto il personale tecnico
della società.
La Scuola dell’Acqua e del Gas non è una semplice somministrazione di conoscenze in relazione
alla rilevazione di un fabbisogno specifico, ma un modello organico di sviluppo delle competenze
composto da tre elementi progressivi fra loro integrati:
1. le conoscenze teoriche
2. le capacità operative e gestionali
3. i comportamenti
Per la parte relativa al gas l’obiettivo è stato quello di alimentarle attraverso un percorso di formazione professionale continua, per farlo è stato avviato un lavoro di analisi delle attività aziendali “core”
legate al processo relativi alla Distribuzione Gas, il quale ha prodotto una vera e propria mappatura
delle conoscenze e delle capacità operative e gestionali necessarie per supportarli efficacemente.
Anche la fase relativa ai comportamenti è stata in parte affrontata nelle attività didattiche che includevano una parte pratica, ma rappresenterà una fase successiva del progetto formativo.
Di grande importanza è stata anche l’identificazione delle più importanti famiglie professionali che
hanno consentito di approfondire l’analisi e strutturare il percorso in livelli diversi di complessità.
Perché la scuola fosse efficace sono state quindi fatte una serie di scelte metodologiche sia di
carattere generale (nella fase di macroprogettazione) sia di carattere puntuale (nella fase di microprogettazione), tutte nel rispetto degli obiettivi di condivisione e crescita personale che ci si era
proposti di raggiungere.
La partecipazione ai molteplici moduli costituenti il corso è stata pressoché totale ed il livello di
gradimento dell’attività, da parte del personale di Genova Reti Gas è stato particolarmente elevato.
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1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
L’organizzazione del lavoro
La “storia del gas” a Genova è attraversata anche da continui cambiamenti nell’organizzazione del
lavoro, che hanno riguardato sia il personale impiegatizio sia il personale con qualifica di operaio.
Non possiamo dimenticare che il“gasista”per antonomasia fino alla fine degli anni sessanta, prima
della metanizzazione, era il conduttore delle batterie di produzione del gas di città, il cui lavoro era
sicuramente più duro e più“sporco”di quello che oggi siamo abituati a considerare e che gli operai
svolgevano tutte le attività inerenti la rete, incluse quelle di scavo e ripristino del manto stradale.
Come nella maggior parte delle Aziende industriali, l’organizzazione del lavoro era d’altronde
molto parcellizzata, con una netta distinzione fra “tecnici” e “operai” e un’articolazione territoriale
molto frammentata. Una prima svolta è stata quella determinata appunto dal superamento della
produzione del gas, con la riqualificazione del personale che era adibito a tale attività e la nascita
di nuove figure professionali per la gestione delle varie tipologie di impianto di riduzione della
pressione del gas dalla rete di trasporto nazionale alle derivazioni di utenza finali.
Dopo la metanizzazione della città, da un lato si è perseguito il rafforzamento delle competenze di
“ingegneria”e di gestione della rete, valorizzando il personale già disponibile ed assumendo tecnici qualificati, dall’altro si è preceduto alla progressiva esternalizzazione delle attività meno qualificate, richiedendo al contempo al personale operativo una maggior polivalenza sull’intero territorio
cittadino e sulle diverse lavorazioni su impianti e reti. Oltre alle competenze tecnico-operative,
sono progressivamente divenute importanti competenze di carattere gestionale, in particolare per
il coordinamento delle imprese e la programmazione e la consuntivazione dei lavori, competenze
che sono richieste non solo al personale impiegatizio ma anche agli Operai.
Le esigenze di contenimento dei costi di esercizio a parità di sicurezza e qualità e quelle di rispetto
di standard di servizio determinati a livello nazionale dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas
hanno determinato un’ulteriore accelerazione nel processo di cui sopra, tuttora in corso.
Occorre evidenziare che i lavoratori del settore del gas hanno sempre dimostrato una grande
capacità di cambiamento, sia pure con inevitabili tensioni che hanno causato fasi anche di aspri
conflitti fra Direzione e Organizzazioni sindacali; è comunque condivisa la volontà di mantenere
all’interno dell’Azienda non solo le competenze di “governo del sistema”, ma anche quelle necessarie per svolgere direttamente tutte le attività specialistiche su reti e impianti, in un modello
organizzativo in cui le imprese appaltatrici integrano ma non sostituiscono gli organici aziendali.
Il fatto che le strutture preposte al settore gas abbiano fin dal 2000 le certificazioni ISO 9001 per
la qualità, ISO 14001 per l’ambiente e BS OHSAS 18001 per la sicurezza testimonia comunque il
costante impegno per assicurare l’adeguatezza dell’organizzazione e delle competenze aziendali
alle esigenze che derivano dalla gestione di un servizio importante e “pericoloso” come la distribuzione del gas in un territorio complesso come quello di Genova.
Personale di Genova Reti Gas
segue con interesse
una lezione di tecniche
gasistiche.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Volti d’azienda
Da sinistra,
Meardi Andrea,
Podda Simone,
Bignardi Federico.
Antonello Brasile
122
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Sterone Elio
Paramonti Walter
Cannas Carlo
Da sinistra,
Glioti Simone,
Canepa Ernesto
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
123
vOlTI D’aZIENDa
Parisi Paolino
Bonadeo Mauro
Gualco Giorgia
124
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Menichini Mirko
Lauletta Ugo
Da sinistra,
Mora Flavio
Guerra Marco
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
125
vOlTI D’aZIENDa
In alto, Buscemi Federico
sopra, Baghino Gianantonio
Morabito Enrico
126
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Pedemonte Paola
Tacchino Massimo
Da sinistra,
Aramini Luca,
Tito Alessandro
Pullara Santo
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
127
vOlTI D’aZIENDa
A sinistra,
Menin Luca,
a destra,
Uca Roberto
Sotto da sinistra,
Pinto Serena
Bianchi Vincenzo
128
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Casazza Dino
Tomelleri Riccardo
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
129
vOlTI D’aZIENDa
Di Tullio Federico
Bruzzo Claudio
130
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Barbieri Daniele
Gabutto Luciano
Gardella Walter
Frisone Sandro
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
131
vOlTI D’aZIENDa
Rovegno Stefano
Pavarotti Ugo
Pullara Santo
Olini Marco
132
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Da sinistra,
Cigna Fabio,
Invernizzi Roberto,
Faraolfi Ivo
Da sinistra,
Cigna Fabio
Ferrari Maurizio
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
133
Rimassa Paolo
A sinistra,
Schiavon Paolo,
a destra,
Sobrero Paolo
134
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Mordaca Lorenzo
Caboara Riccardo
Macrì Salvatore
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
135
Da sinistra,
Mosca Maurizio,
Tito Alessandro
Da sinistra,
Costigliolo Guido,
Murdala Lorenzo
Percivale Antonio
136
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Antola Fabio
Menichini Mirko
Comes Fabio
Neri Giovanni
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
137
vOlTI D’aZIENDa
Susini Franco
Da sinistra,
Podda Simone,
Bignardi Federico
Rebora Giovanni
138
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Parodi Alessandro
Bombardi Mattia
Papasidero Ivan
Dellicompagni Andrea
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
139
vOlTI D’aZIENDa
Risso Adriano
Da sinistra,
Manni Jairo,
Pistis Alessandro
Nanni Giuseppe
140
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Plebani Lara
Sotto,
Belfiore Patrizia
Lorenzo Carnevaro (barista),
Papasidero Ivan
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
141
vOlTI D’aZIENDa
Lavorazioni
alla fresa
protezioni agli arti
Flangia posizionata
sul mandrino
per lavorazioni
al tornio
attività di misurazione
Montobbio Alessandro
142
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Porcu Aldo
A sinistra, lavorazioni
alla mola.
Sopra, aggiustatore lavora
con pezzo fissato alla morsa.
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
143
vOlTI D’aZIENDa
Sotto da sinistra,
Dolcini Enrico,
Neri Giovanni,
Cavallo Andrea
Bergamino Roberto
Da sinistra,
Bui Francesco, Molini Massimo,
Aramini Luca, Meardi Andrea,
Bignardi Federico, Corrado Davide,
Carpintieri Giuseppe, Nieddu Gianuario,
Invernizzi Roberto, Cigna Fabio,
Susini Franco.
144
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Sopra da sinistra,
Bignardi Federico, Crosa Giovanni,
Stella Andrea, Baretto Mattia,
Meardi Andrea, Molini Massimo,
Nanni Sairo, Podda Simone,
Dodaro Luca, Vendola Marco,
Tito Alessandro, Aramini Luca,
Pistis Alessandro.
Da sinistra,
Pellegrini Danilo,
Rebora Giovanni,
Bisio Massimo
Faveto Mauro
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
145
vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Trocino Maria Teresa,
Cagnazzo Stefania
Frixione Elisabetta
Vaccaro Carla
146
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Villa Cristina
Cavalli Roberta
Oggiano Tamara
Gesino Jessica
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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vOlTI D’aZIENDa
Da sinistra,
Cardinale Mauro,
Repetto Giovanni Battista
Nieddu Gianuario,
Burgio Calogero
Da sinistra,
Traverso Roberto,
Pulega Carlo,
Grattarola Letizia
Castello Pietro
148
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
Sopra da sinistra,
Ruzza Fiorenzo, Santagati Alessandro
Ricci Daniele, Persiani Claudio
Piccardo Carlo, Ottonello Marco
Bianchi Ivan, Romagnoli Andrea
Pastorino Giuseppe, Cravarezza Claudio
Siri Eric, Verardo Andrea
Pastorino Igor, Pastorino Mario,
Crosetti Fulvio
Ercolani Gianni
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
149
vOlTI D’aZIENDa
Rebora Fabio
A sinistra,
Zarri Marco,
a destra,
Risso Gianmarco
150
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Parisi Paolino
Firpo Stefano
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
151
vOlTI D’aZIENDa
Fiasella Fabio
Patrone Roberto
Prati Marco
152
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Spinetti Ivano
Lionti Massimo
Biggio Stefano
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
153
vOlTI D’aZIENDa
Torre Carlo
Pavarotti Ugo
Perotti Francesco
154
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Mezzogori Mauro
Beniamini Fabio
Roncallo Ivano
155
vOlTI D’aZIENDa
Ursidio Sergio
Serra Danilo
Calcagno Marco
156
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Tondolo Luigi
Parodi Maurizio
Dicenzi Luigi
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
157
vOlTI D’aZIENDa
Paramonti Walter
Del Gaudio Paolo
Cammelli Valter
158
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
vOlTI D’aZIENDa
Rovegno Stefamo, Messina Davide
Dall’Asen Valerio
1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA
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Alluvione del 4 novembre 2011
Mentre stiamo per andare in stampa dobbiamo purtroppo dare comunicazione dell’ennesima alluvione sul territorio Ligure e Genovese, una forte perturbazione ha colpito la zona
di levante e l’area del bacino del Bisagno.
In ambito Genovese dobbiamo piangere 6 vittime tra cui due bambini, tutti hanno perso la
vita nella giornata di venerdì 4 novembre per l’esondazione del torrente Fereggiano. Tutta
la zona del Fereggiano ha subito danni ingentissimi.
Gli impianti aziendali, rispetto a quanto avvenuto nell’ambito interessato hanno subito
danni modesti, danneggiati circa 70 metri di condotta in acciaio e strappate dall’urto di
veicoli in balia del torrente circa 20 derivazioni.
La condotta è stata messa in sicurezza e non ha pregiudicato il servizio per nessun cliente
finale, entro le 24 ore tutte le derivazioni sono state ripristinate e tutti i gruppi di misura riallacciati alla rete grazie alla abnegazione e professionalità del personale di Genova Reti Gas.
La storia del gas a Genova
Oltre un secolo e mezzo di storia, passione e competenza
ISBN 978-88-906368-0-6
9 788890 636806
Edizione fuori commercio