La storia del gas a Genova
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La storia del gas a Genova
La storia del gas a Genova Oltre un secolo e mezzo di storia, passione e competenza ISBN 978-88-906368-0-6 9 788890 636806 Edizione fuori commercio Produzione e coordinamento editoriale Cordinamento generale Paolo Benincasi (B&G Comunicazione) Walter Paramonti (Genova Reti Gas) Redazione testi Walter Paramonti Gianni Ercolani Supervisione testi Paola Verri Progetto grafico Davide Ape Fotografie Ilaria Rupil (pagina 122-141) Daniele Ciampi (pagina 144-155) Stampa Tipografia Ditta Giuseppe Lang Arti Grafiche S.r.l. - Genova ISBN 978-88-906368-0-6 Si ringraziano La Fondazine Amga per tutto il materiale iconografico e fotografico messo a disposizione, l’arch. Michele Pittaluga per la disponibilità e la preziosa collaborazione fornita Dania Marchesi, Walter Paramonti e Carlo Torre per le fotografie concesse Orlando Contini, Claudio Serra e Ugo Nuzzo (Video Voyagers) per il materiale messo a disposizione Famiglia Consiglieri per la collaborazione accordata Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Genova per il materiale e l’assistenza fornita Valerio Dall’Asen, Armando Bonadeo, Giorgio Ciuchi, Giuseppe Conti, Bruno Gaggero, Saro Leva, Mario Maragliano, Arcangelo Menghini, Giovanni Battista Parodi, Vittorio Sardo per le testimonianze, le interviste e il materiale concessi Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, interamente o in parte, memorizzata o inserita in un sistema di ricerca delle informazioni o trasmessa in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo (elettronico o meccanico, in fotocopia o altro), senza il previo consenso scritto dell’editore. Un particolare e doveroso ringraziamento a tutto il personale Genova Reti Gas e Iren Acqua Gas per la disponibilità, la pazienza e l’adesione all’iniziativa dimostrata Si ringraziano infine tutti coloro che, a vario titolo e competenza, singolarmente o in rappresentanza di istituzioni, ci hanno offerto materiali e preziosi consigli e non sono stati qui espressamente citati Questo libro è dedicato alla memoria di Aldo Consiglieri, dipendente dell’azienda, deceduto il 5 luglio del 1987 durante l’operazione di pronto intervento di Borgo Incrociati a Genova Sommario INTRODUZIONE 9 SEZIONE I Gli eventi storici nel mondo del gas dall’inizio al 1950 Cenni storici relativi alle prime realizzazioni per l’utilizzo del gas combustibile L’evoluzione del servizio gas in Italia L’evoluzione del servizio gas a Genova La distillazione del carbon fossile La produzione del “gas di città” alle Officine Gas delle Gavette dal 1908 La “Ferrovia delle Gavette” (Binario Industriale della Val Bisagno) 13 17 25 28 33 37 SEZIONE II Evoluzione del servizio gas a Genova dal 1951 al 2011 Il passaggio dall’utilizzo del carbon fossile alle miscele di gas La costruzione della nuova sede di via SS. Giacomo e Filippo (1949-1952) La scelta del gas naturale (1954) Il Gasdotto Campi-Gavette La chiusura della stazione gasometrica di via Canevari (fine anni ’50) Estendimento del servizio Gas ai comuni limitrofi (1955-66) Il sindacato dei lavoratori dell’AMGA Genova e la metanizzazione (1967-1972) L’alluvione del 1970 La campagna conclusiva per la metanizzazione (1972) Le attività sociali aziendali Dalla produzione alla distribuzione (1973-74) I cambiamenti di ruoli e mansioni del personale (1973-1974) Dismissione mensa aziendale di Gavette Il piano di sviluppo industriale L’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme La trasformazione organizzativa del Pronto Intervento La tragedia di Borgo Incrociati (1987) Le sopraggiunte esigenze di utilizzo di nuove tecnologie e materiali 43 44 47 49 50 52 53 55 58 61 62 63 64 64 67 70 71 72 78 Inaugurazione stazione autotrazione Estendimento del servizio gas alla Val Fontanabuona L’esplosione di via Amarena (1993) Le alluvioni nel 1992 e nel 1993 Le tecnologie No-Dig, la nascita di Saster Pipe (1995-1997) La bonifica dei gasometri aziendali Il 14° Convegno Internazionale No-Dig al Porto Antico (1997) AMGA, da municipalizzata a S.p.A. La demolizione dei gasometri di Gavette Genova è la prima città ad inserire le fibre ottiche all’interno dei metanodotti in esercizio (2001-2003) La liberalizzazione del mercato del gas Settant’anni di AMGA a Genova (2006) Genova Reti Gas S.r.l. (2008) 78 79 80 81 82 88 88 88 89 90 92 94 95 SEZIONE III Genova Reti Gas per la sicurezza Genova Reti gas e la sicurezza delle reti a Genova Certificazioni Il D+ della sicurezza per Genova Reti Gas La sicurezza nelle condizioni di emergenza ed elevata criticità Riduzione dei tempi di intervento per la messa in sicurezza delle aree interessate La collaborazione con i Vigili del Fuoco La dotazione di strumentazione efficiente e tecnologicamente avanzata Comunicare la sicurezza La competenza del personale di Genova Reti Gas L’organizzazione del lavoro 99 101 102 102 106 109 110 112 118 119 SEZIONE IV Volti d’azienda Volti d’azienda 122 INTRODUZIONE La storia di AMGA e IREN e la storia di Genova sono così interconnesse da non poter raccontare l’una senza l’altra. La nostra società ha partecipato fin dalla sua fondazione alla vita economica della città, al suo sviluppo urbanistico, sociale e culturale. I servizi di AMGA (oggi IREN) sono stati in molte occasioni essenziali per aumentare la qualità della vita dei cittadini nella sfera del loro privato, per consentire loro di fruire degli spazi collettivi della città, per dare l’occasione a tanti di intraprendere iniziative economiche. È una storia fatta certamente di tecnica, di ricerca dell’innovazione e delle migliori tecnologie di volta in volta disponibili nelle diverse epoche della nostra storia, ma anche e soprattutto la storia di generazioni di genovesi che hanno messo in gioco lavoro, tempo, professionalità, passione, in alcuni casi mettendo anche in pericolo la stessa vita, nella convinzione di dare un contributo necessario alla vita della collettività. Ripercorrere questa storia è anche un modo per ringraziare i tanti che hanno lavorato per costruirla, e i tanti che ancora oggi prestano le loro capacità perché questi servizi, essenziali per la vita di tutti, possano essere sempre a disposizione dei cittadini nella maniera più efficiente possibile. Desidero infine dedicare questo volume in maniera particolare alla memoria di Aldo Consiglieri, tecnico del Pronto Intervento che nel 1987 ha perso la vita nell’esercizio del suo lavoro. Roberto Bazzano Presidente Esecutivo Iren S.p.A. e Amministratore Delegato di Iren Acqua Gas Perché questo libro? Perché ricordare talvolta è bello... Perché ricordare il passato serve a programmare meglio il futuro... Perché ricordare gli anni trascorsi è un modo per parlare di tutti quelli che, con la loro opera, hanno contribuito a scrivere la storia del gas a Genova. Paolo Del Gaudio Presidente di Genova Reti Gas 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 9 10 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Gli eventi storici nel mondo del gas dall’inizio al 1950 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 11 12 Manifesto pubblicitario, 1933. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Gli eventi storici nel mondo del gas dall’inizio al 1950 Cenni storici relativi alle prime realizzazioni per l’utilizzo del gas combustibile P ossiamo ragionevolmente ritenere che la Cina sia stata la prima nazione al mondo a scoprire ed utilizzare il gas naturale. I cinesi svilupparono infatti una primitiva tecnica di perforazione, mediante trivelle azionate a mano, e seppero convogliare a distanza il gas mediante tubazioni costituite da canne di bambù. Per quanto concerne invece l’Europa l’idea di usare il gas per l’illuminazione dovette essere preparata da alcune scoperte fondamentali in grado di far comprendere l’esistenza e la natura dei fluidi aeriformi differenti dall’aria, quali quella del gas pingue (infiammabile), ad opera del medico, chimico e naturalista fiammingo Jean Baptiste Van Helmont verso la fine del 1500 (pare che Van Helmont fosse il primo ad usare il termine gas per i fluidi aeriformi), e dell’idrogeno, da parte del fisico inglese Henry Cavendish nel 1766. Grande importanza ebbero anche i notevoli progressi delle scienze chimiche e fisiche durante il 1700. Uno dei principali elementi a favore dell’utilizzo del gas fu il fatto che a partire dal medioevo il carbone fosse divenuto un combustibile largamente utilizzato, specie nei paesi del Nord Europa che disponevano di giacimenti di facile coltivabilità. Scarsa influenza ebbe invece, almeno all’inizio, l’industria del carbone da altoforno (carbon coke), che pure si era gradualmente affermato come il principale combustibile per la siderurgia; stranamente, infatti, le grandi quantità di gas, potenzialmente utile, prodotte nel processo di cokificazione non venivano recuperate. Va in ogni caso attribuito allo scienziato italiano Alessandro Volta, il grande merito di avere scoperto per primo, nel 1776, il metano o gas naturale, o come lui lo chiamò al momento della scoperta “aria infiammabile nativa delle paludi”. Alessandro Volta (1745-1827). Nel 1776 scopre presso Angera sul Lago Maggiore ”l’aria infiammabile nativa delle paludi”, che altro non è se l’attuale metano. Nel 1784, Jean Pierre Minkelers, professore di fisica, pubblicò la sua Mémoire sur l’air inflammable dove descriveva la produzione, dal carbone, di un gas per gonfiare i palloni. Pare inoltre che in quegli anni egli illuminasse a gas il suo laboratorio ed è per questo considerato da alcuni come l’inventore di tale tecnica.Verso la fine del ‘700 si ha notizia anche di diversi altri personaggi che cominciarono a sperimentare sull’illuminazione a gas, ma solo il lavoro del francese Philippe Lebon e dell’inglese William Murdock portarono a qualche risultato pratico. Lebon tentò, senza successo, di interessare il governo francese (per il quale lavorava) alle sue scoperte e non trovando risposta cercò di attirare l’attenzione organizzando la prima dimostrazione pubblica di illuminazione a gas a Parigi, nell’ottobre del 1801. In quell’occasione egli ottenne il gas da due termolampade nelle quali distillò a secco, non del carbon fossile, ma del legno, scaldandolo ad alta temperatura in un recipiente chiuso di lamiera di ferro. Neanche con questa dimostrazione Lebon ebbe successo; egli morì tragicamente tre anni dopo, nel 1804, troppo presto per vedere la traccia che le sue idee e le sue profezie sull’uso del gas lasciarono comunque nella storia. La Francia di quegli anni (si era nel pieno dell’ascesa del dominio personale di Napoleone, che stava sconvolgendo l’Europa con i suoi eserciti e le sue idee nate dalla Rivoluzione), non si dimostrò abbastanza recettiva verso una tecnologia che, almeno inizialmente, trovò molta più fortuna nella pragmatica Inghilterra, dove era forse meno consolidato il sostegno statale alla scienza ed alla tecnologia, ma dove il potente motore dell’innovazione, costituito dal processo di industrializzazione, era da tempo avviato. Murdock era un progettista meccanico presso la fabbrica inglese di caldaie e motori a vapore Boulton-Watt. Agevolato dal potenziale tecnologico della ditta e col sostegno di Gregory Watt, figlio di James Watt (il grande inventore il cui nome è legato al motore a vapore), che aveva assistito a Parigi alla dimostrazione di Lebon, egli ebbe modo di compiere molti esperimenti di produzione e purificazione del gas con diverse qualità di carbone, fornendo una dimostrazione delle potenzialità del gas in occasione della celebrazione della pace di Amies (siglata fra Francia e Inghilterra nel 1802), quando la fonderia della Boulton-Watt, a Soho (Birmingham), fu illuminata William Murdock (1754–1839). 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 13 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 da due potenti fiamme a gas. In parallelo allo sviluppo della tecnologia del gas, in quegli anni si crearono in Inghilterra due condizioni favorevoli perché essa potesse affermarsi: la scarsità ed il grande rincaro di prezzo dell’olio di balena e di sego (largamente usati per le lampade ad olio) dovuto prima alla guerra americana e poi alle guerre napoleoniche, e le crescenti necessità di illuminazione degli stabilimenti tessili, dove i proprietari cercavano di prolungare il più possibile l’utilizzo dei telai meccanici facendoli funzionare ben oltre le ore di luce naturale. In quest’ultimi, inoltre, gli incendi dovuti ai rudimentali ed insicuri impianti di illuminazione erano così frequenti che le compagnie assicuratrici avevano aumentato enormemente i loro premi, ma erano ben disposte a ridurli a fronte dell’installazione di impianti che dessero maggiori garanzie di sicurezza. Forni a storte per la produzione del gas nello stabilimento di Brick Lane (Londra, 1821). Murdock realizzò così nel 1806 il primo impianto di illuminazione a gas per il cotonificio Philips and Lee di Manchester, alimentandolo con sei storte (forni) di ghisa, nelle quali veniva introdotta una carica di circa 750 Kg di carbone. Il gas proveniente dal rudimentale impianto alimentava alcune centinaia di lampade, sparse in tutto lo stabilimento e anche nella casa del proprietario. Gli impianti di Murdock furono presto superati in qualità da quelli costruiti da un ex-dipendente della Boulton-Watt, Samuel Clegg, che li dotò di un depuratore a calce con il quale si eliminavano molte delle impurità del gas grezzo, fonti di inconvenienti, quali intasamento e corrosione delle tubazioni, e di cattivi odori. Piccoli impianti indipendenti di stabilimento o di palazzo cominciarono così ad avere una certa diffusione. Frederic Albert Winsor ebbe però la giusta intuizione riguardo al fatto che i consumatori avrebbero dovuto essere riforniti da un impianto centralizzato di grandi dimensioni, mediante tubazioni, allo scopo di fornire alle nostre strade ed alle nostre case luce e calore… come sono attualmente fornite di acqua. Winsor trovò i finanziamenti per fondare a Londra nel 1806 la National Light and Heat Company e nel giugno 1807 iniziò un esperimento di illuminazione pubblica in una piccola zona del centro della città. Con il nuovo nome di Gas Light and Coke Company la società ebbe poi nel 1812 una larga concessione che le permise di espandere abbastanza rapidamente la sua rete di condotte, portandola ad oltre 40 km alla fine del 1815. Frederick Albert Winsor (1763-1830). Forti di queste esperienze realizzate a Londra ed in altre grandi città, per tutta la prima metà dell’ottocento gli inglesi (seguiti a ruota dai francesi) mantennero la leadership in Europa come progettisti e costruttori di impianti per la produzione del gas, favorendone la diffusione in tutto il continente, a partire dai paesi ricchi di carbone, come Francia, Belgio e Germania. Lo stesso Winsor si trasferì a Parigi, iniziando nel 1819 l’illuminazione a gas di alcune zone centrali della città. Le vignette del tempo mostrano che a Parigi (ma era successo lo stesso a Londra) i cittadini ebbero a lamentarsi dei disagi provocati dalla posa dei tubi del gas, ma a lavori finiti in genere si sprecarono le lodi per la nuova meraviglia. La tecnologia del gas approdò rapidamente anche negli Stati Uniti, dove Baltimora fu la prima città ad avere, nel 1817, un impianto di illuminazione pubblica, seguita nel 1822-23 da Boston e New York. Come si evince facilmente da documenti dell’epoca la produzione del gas, al tempo, non privilegiava tanto il suo impiego quale sorgente termica, quanto piuttosto la capacità di fornire una buona intensità luminosa della fiamma. Nel 1855 Robert Bunsen riuscì a perfezionare uno speciale bruciatore, inventato da Michael Faraday, capace di fornire una fiamma molto calorica. Il principio di funzionamento, applicato da questo ricercatore, si basa sul realizzare, prima della fiamma, la miscelazione con una quantità di ossigeno pari a quella necessaria per l’ossidazione completa di tutto l’idrogeno ed il carbonio presenti nel gas. La quantità di aria aspirata dipende dalla pressione del gas ed è regolata da fori calibrabili posti nella parte inferiore di un cilindro me- 14 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Officine del gas alla Villette, Parigi, 1820 ca. (da Figuier L., Il gas e le sue applicazioni, Milano 1888). “A Peep at the Gas-lights in Pall Mall”, una caricatura umoristica delle reazioni all’installazione della nuova invenzione dell’illuminazione stradale a gas a Pall-Mall, Londra. Incisione di Rowlandson, 1809 (da un disegno di Woodward) GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 tallico cavo e verticale, alla cui estremità superiore è presente la fiamma ed al cui interno avviene l’erogazione del gas; siamo in presenza del prototipo dei moderni bruciatori di gas. L’utilizzo di bruciatori di questo tipo ha permesso lo sfruttamento calorico intensivo del gas e, a decorrere dalla metà del secolo, lo sviluppo del suo impiego come sorgente termica. Accanto alla classica applicazione domestica per la cottura dei cibi, iniziarono infatti in questo periodo le applicazioni in particolari industrie che necessitano di una sorgente di calore costante, quali vetrerie, forni alimentari, ecc. Verso la fine del secolo e nei primi anni del ‘900, apparvero sul mercato i primi scaldacqua e le prime stufe a gas perfezionate. Queste ultime erano sostanzialmente di due diverse tipologie: ad irraggiamento ed a circolazione d’aria. Nelle prime il gas riscalda gli elementi di materiale refrattario che, una volta incandescenti, irradiano calore verso l’ambiente circostante, mentre nelle seconde il gas brucia all’interno, l’aria entra dalla parte inferiore e, riscaldata, si riversa all’esterno dalla parte superiore. Tali apparecchi, una volta superata la naturale diffidenza correlata all’uso del gas combustibile quale fluido di alimentazione, incontrarono larghi consensi tra la popolazione e nel corso degli anni, grazie anche ad importanti campagne di sensibilizzazione che ne evidenziavano la sicurezza di funzionamento e la convenienza economica, ed a contributi ed agevolazioni di pagamento erogati mediante le aziende distributrici, divennero di comune utilizzo nell’ambito del singolo nucleo famigliare. Sopra, stufa portatile a gas, 1920 circa. A destra, disegno tecnico di un forno a storte per la produzione del gas in un’incisione di fine ottocento. In tutta Europa si diffuse rapidamente l’utilizzo del gas in vari settori di impiego, quali illuminazione a gas, processi industriali di trasformazione delle materie prime e convenzionali per uso civile, motori di veicoli a gas, fino ad arrivare ai giorni nostri, con l’avvento delle macchine per la climatizzazione ed il condizionamento degli ambienti mediante pompe di calore e per la produzione combinata di energia elettrica e calore (cogenerazione). Il commercio mondiale del gas naturale, in graduale e costante incremento, è attualmente stimato in oltre 2500 miliardi di metri cubi l’anno, mentre le riserve note attualmente disponibili ammontano a circa 156.000 miliardi di metri cubi, sufficienti, al ritmo attuale di consumo, a garantire approvvigionamento energetico per i prossimi 62 anni. La domanda complessiva di gas naturale in Italia, per l’anno 2010, si è attestata sul valore di oltre 82 miliardi di metri cubi, circa il 3% del totale complessivo. L’evoluzione del servizio gas in Italia La storia del gas è ricca di interessanti spunti per tante città italiane, e vale perciò la pena citarne almeno le principali. Milano Nella città di Milano le prime iniziative di produzione ed utilizzo del gas illuminante furono opera di privati, in particolare del conte Lambertenghi, grande appassionato di fisica. Silvio Pellico fu incaricato di tradurre in italiano il Trattato pratico sopra il gas illuminante del tecnico inglese F. W. Accum, che fu pubblicato a Milano nel 1817. L’anno successivo palazzo Porro fu illuminato con un’apparecchiatura acquistata direttamente in Inghilterra da Frederic Winsor, un imprenditore che aveva fatto fortuna a Londra offrendo il primo servizio pubblico di illuminazione a gas in Europa. Non abbiamo documenti di come fosse esattamente fatta questa apparecchiatura, ma è probabile che avesse un aspetto non molto diverso da quello di una delle illustrazioni del trattato di Accum. Forno di distillazione del carbone, gasometro e depuratore del gas. Dal “Trattato pratico sopra il gas illuminante” F. W. Accum. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 17 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Dopo altri tentativi bisognerà arrivare quasi alla metà del secolo prima di avere a Milano uno sviluppo consistente dell’illuminazione pubblica a gas, con una lunga preparazione nel corso della quale non mancarono le proposte, ma ci fu opposizione al gas, sia da parte dell’amministrazione austriaca, sia da parte dell’establishment tecnico-scientifico, compresa l’emissione di timorosi regolamenti, “contro i pericoli terribili della fabbricazione e dell’uso del gas illuminante, nel caso che siffatto genere di notturna illuminazione avesse ad essere introdotta anche in questa provincia”. Dopo un ennesimo rifiuto fatto ad una richiesta di concessione, avanzata nel 1842 dal conte Caccia, finalmente nel giugno 1843 l’Amministrazione Comunale concesse alla società dell’ingegnere Guillard di Parigi l’appalto per l’illuminazione pubblica a gas, con la facoltà di costruire lo stabilimento di produzione, compreso un gasometro da 1850 metri cubi, in una zona all’esterno dalle mura spagnole, dove stavano sorgendo abitazioni popolari, magazzini commerciali e le prime fabbriche. Esempio di un “becco” di illuminazione a gas, fine ottocento circa. La prima rete di distribuzione del gas comprendeva circa 15 km di tubazioni interrate, mentre erano 377 i “becchi” di illuminazione a gas, posti a 40-60 metri l’uno dall’altro. Nelle officine il gas poteva essere prodotto in ben 48 forni, sia con carbon fossile di importazione, sia dagli scisti bituminosi provenienti dalla zona di Besano (Varese) per la cui estrazione Guillard aveva già da qualche anno una concessione. Dalla data di inaugurazione dell’impianto, il 31 luglio 1845, a gestire i nuovi lampioni a gas pensarono i lampedée. Se vogliamo immaginarci come fossero fatti i forni di distillazione del carbone, possiamo osservare come, non moltissimi anni fa, ancora si presentavano gli impianti in abbandono delle officine del gas di Mortara (PV), costruite verso fine ‘800 con tecnologia similare: sono ben riconoscibili le bocche di carico delle storte ed i tubi di uscita del gas, di disegno assai simile a quelle in uso nell’800. Operaio al lavoro ai forni orizzontali (rivista “Le Génie Civile, 16 aprile 1904). Ritornando agli inizi dell’illuminazione pubblica a gas, è interessante riportare che il servizio veniva pagato dal Comune; una discreta cifra per quei tempi: 4,66 centesimi di lira per ora e per fiamma. Nonostante questo la società dell’ingenier Guillard non rendeva abbastanza così che il servizio, già nel 1846, passò di mano venendo rilevato dal sig. J. B. Roux che mutò la ragione sociale della compagnia in Roux & C. Il Comune stipulò nel 1851 una convenzione a prezzi un po’ più favorevoli con questa compagnia, che gestiva un impianto anche a Bologna, ma che si dimostrò anch’essa poco durevole. Di lì a qualche anno le subentrò una più solida società, con impianti ed interessi in molte città europee, la Union des Gaz di Parigi, che dal 1859 in avanti mantenne il monopolio, dimostrandosi capace di destreggiarsi bene anche fra le variazioni e gli sconvolgimenti del quadro politico, a partire da quell’anno in cui si combatté la Seconda Guerra d’Indipendenza, i cui esiti avrebbero portato nel 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia. Ai privati, residenti lungo le strade del centro era data la facoltà di allacciarsi alla stessa rete che alimentava i lampioni. Le tariffe per i privati erano peraltro assai più care, così che per molti anni l’illuminazione a gas rimase fuori della portata dei ceti medi, affermandosi però largamente negli esercizi commerciali e produttivi. Una ventina di anni dopo l’inizio del servizio, verso il 1867, la rete di illuminazione stradale a gas era abbastanza completa anche nelle zone più periferiche e si era anche diffuso l’uso privato, essendo ormai in servizio circa 30.000 “becchi”(così si chiamavano le utenze). Nel periodo cruciale per la nascita dell’Italia moderna, quello che va dalla Prima Guerra d’Indipendenza (1848), alla presa di Porta Pia (1870), i progressi del gas furono, comunque, non solo milanesi, e l’introduzione e l’estensione dei servizi di illuminazione a gas coinvolse un buon numero di città di tutto il paese. Le società del gas italiane erano comunque in buona parte in mano a capitali stranieri, francesi, inglesi e belgi. La Union des Gaz era in particolare una vera e propria multinazionale. 18 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Contatore a liquido (acqua) per la misura del gas Continent Brunt sistema duplex invariabile anno 1914. Sopra, lampada a gas da muro. A destra, pirometro, strumento usato per la misurare la temperatura all’interno di un forno acceso senza dover ricorrere a termometri. 20 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Torino Nel 1837 fu fondata a Torino, col concorso di capitali piemontesi e lionesi, una delle prime compagnie italiane per l’illuminazione a gas; la società costruì il suo impianto a Porta Nuova. Nel 1851 nacque una seconda iniziativa, ad opera dei fratelli Albarelli, titolari di una fabbrica di fiammiferi, con la costruzione di un impianto in Borgo Dora. Le due società si fusero nel 1856, prendendo il nome di Società Gas Luce, e coordinando i rispettivi impianti e reti di distribuzione. Una terza officina fu realizzata nel 1862 in località Vanchiglia, da un gruppo di “grandi consumatori”, in prevalenza gestori o proprietari di locali pubblici, che fondarono la cooperativa Società Consumatori Gas Luce. La perdita di monopolio per la produzione del gas a Torino costrinse la Società Gas Luce a cercare nuove fonti di introiti in altre città, Bergamo, Cremona e Palermo, dove vennero acquisite officine esistenti; la ragione sociale cambiò divenendo Società Italiana per il Gas. Per sessant’anni le due società del gas di Torino lavorarono in concorrenza, ma nel 1925 si fusero; la neonata ITALGAS divenne la holding finanziaria di un gruppo che si espanse notevolmente, acquisendo i pacchetti azionari delle società del gas di varie città italiane, quali Roma, Venezia, Firenze e Savona. La crisi internazionale del 1929 mise a dura prova questo piccolo impero industriale, che però si risollevò rapidamente dopo il 1934, sotto la guida di Alfredo Frassati (già proprietario del quotidiano La Stampa). Con la scoperta, nel 1944, di un significativo giacimento nazionale di metano a Caviaga, vicino a Lodi, e con la metanizzazione di questa città nel 1951, ITALGAS divenne anche protagonista del processo di metanizzazione del paese, al quale avrebbe dato un fondamentale contributo specie dopo il 1967, quando fu assorbita dalla SNAM. Densimetro di Schilling, strumento per la misurazione della densità del gas. Firenze Già nel 1839 la società francese Cottin-Jumel-Montgolfier-Bodin aveva ottenuto del granduca Leopoldo II la concessione per l’illuminazione a gas della città di Firenze, ma fu solo nel 1844 che le venne assegnato un terreno per la costruzione degli impianti. Era situato sulla riva meridionale dell’Arno, fuori dalla porta San Frediano, in una posizione comoda per l’arrivo dei barconi che da Livorno avrebbero portato il carbone inglese necessario ai forni. L’anno dopo fu siglato il contratto definitivo per il servizio di illuminazione, ma la società ebbe vita difficile e fu presto soppiantata, nel 1847, da un’altra compagnia francese, la Société Civile Lyonnaise, che avrebbe mantenuto l’esclusiva della fornitura del gas a Firenze fino al 1929. A questa data, in coerenza con i dettami autarchici fascisti, alla società francese subentrò la STAG, del gruppo ITALGAS, che nel 1933 trasferì la produzione del gas nei nuovi impianti da essa costruiti nella zona periferica di Rifredi. Qui esisteva uno dei pochi esemplari italiani di gasometro del tipo a secco: si trattava di un grosso serbatoio cilindrico verticale, chiuso alle due estremità, dotato all’interno di un pistone mobile, che faceva tenuta tramite una guarnizione periferica di gomma, ingrassata e premuta contro le pareti tramite contrappesi. Venezia A Venezia l’illuminazione a gas fu inizialmente sperimentata, nel 1839, nel Liceo di Santa Caterina. L’iniziativa industriale fu qualche anno dopo assunta dalla società lionese Société d’Eclairage au Gas de la Ville de Venise, che non ebbe inizialmente vita facile, riuscendo però gradualmente ad affermarsi, tanto che dopo il 1887, in un’aspra contesa con la società Edison di illuminazione elettrica, riuscì a mantenere l’esclusiva per l’illuminazione pubblica della città. Anche a Venezia, durante il periodo fascista, dal 1924, alla società francese subentrò l’ITALGAS. Napoli Le prime tracce del gas a Napoli sono del 1817, quando il re Ferdinando I concede a tal Pietro Andevel di Montpellier un “privilegio”per l’illuminazione a gas; non si hanno però testimonianze che il privilegio sia stato poi messo in atto. Primi lampioni a gas Napoli, piazza Monteoliveto 1890-1900 circa. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 21 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Gruppo di operai presso le batterie di produzione del gas di Gavette, questa tipologia di impianti era diffusa presso tutte le città europee. 1930 circa. Dopo un primo esperimento di illuminazione del portico di S. Francesco nel settembre 1837, nel dicembre 1838 il re Ferdinando II firma un appalto a favore della società Deorgess & Co., che nel 1840 inaugura una officina del gas in vico Cupa, Contrada di Chiaia. L’appalto per il gas, a seguito di molte lamentele sulla qualità del servizio, passò di mano nel 1862 alla Compagnia Napoletana d’Illuminazione e Scaldamento col Gas, che costruì un nuovo stabilimento nella zona dell’Arenaccia, lungo il fiume Sebeto. Questa società ha continuato ininterrottamente la sua attività per più di un secolo, passando solo nel 1982 nel gruppo ITALGAS. Roma A Roma il gas arrivò qualche anno dopo rispetto ad altre città italiane, ed a seguito dell’elezione del papa Pio IX, durante il cui pontificato i fratelli francesi Trouvé ebbero nel 1847 la prima concessione, che rimase però inutilizzata. La costruzione della prima officina del gas, detta “dei Cerchi” (dalla via in cui sorgeva) avvenne solo nel 1853 ad opera della Società Anglo-Romana per l’Illuminazione a Gas della Città di Roma, alla cui costituzione diede un fondamentale contributo l’inglese Sir James Shepherd. Nel 1871 fu inaugurata una nuova officina, sulla via Flaminia, detta “del Popolo”, la cui produzione permise alla Anglo-Romana di mantenere la concessione e di incrementare fortemente gli utilizzi sia degli usi domestici sia industriali del gas. Nel 1910 il nuovo stabilimento di San Paolo sostituì completamente i due precedenti, con l’aggiunta di una stazione gasometrica al quartiere Fomentano. Anche a Roma il periodo fascista coincise con l’uscita del capitale straniero ed il passaggio di mano alla Società Romana Gas, che nel 1929 fu acquisita dall’ITALGAS. 22 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Palermo Un primo, sporadico, esperimento di illuminazione a gas fu fatto a Palermo nel luglio del 1845, al Foro Borbonico, accendendo 44 fanali, ma la prima officina del gas fu impiantata solo nel 1861 nell’area di via Tiro a Segno, su iniziativa della società Fiaver, che ebbe in gestione l’illuminazione pubblica a gas. L’attività fu rilevata nel 1898 dalla Società Italiana per il Gaz, che costruì nuovi impianti, ma fu a sua volta assorbita, nel 1906 dalla nuova Azienda Municipale del Gas. Fino agli anni ’30 gran parte dell’attività della A.M.G. fu assorbita dalla illuminazione pubblica, che a Palermo cominciò a passare all’elettricità solo dopo il 1928. Dopo la seconda guerra mondiale l’utilizzo privato del gas, che aveva subito un incremento negli anni ’30, subì la concorrenza del gas liquido in bombole, che essendo un sottoprodotto delle numerose raffinerie di petrolio presenti in Sicilia veniva venduto a prezzi molto bassi. Nel 1958 fu abbandonata la produzione del gas dal carbone per passare all’uso di derivati del petrolio. Dal 1988 la A.M.G. ha progressivamente esteso la metanizzazione, chiudendo definitivamente gli storici impianti di via del Tiro a Segno. Savona Savona, città più piccola delle precedenti, stipulò la prima convenzione per l’illuminazione a gas solo nel 1865, con la società francese G. Chevillet & Co. La città merita comunque una menzione in quanto il suo porto divenne il più importante punto di transito per l’importazione del carbone in Italia. Non a caso nella vicina Vado Ligure fu impiantato un importante stabilimento per la produzione del carbon coke, rimasto in attività fino al 1972. Inoltre, per superare il problema dei ridotti spazi di deposito costieri, fu costruito un imponente impianto funiviario industriale che dal porto di Savona consentiva il trasporto del carbone per 18 km verso l’interno, fino alla piana di San Giuseppe di Cairo. In questa zona dopo il 1910 sorsero una seconda cokeria ed un grande stabilimento chimico, che sfruttava l’energia e i prodotti derivati dal carbone. In basso a sinistra, regolatori di pressione nel dopoguerra. A destra, incisione di fine ottocento nella quale viene visualizzata l’operazione di giunzione di tubazioni in ghisa grigia con la tecnica “canapa e pimbo”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 23 Il primo atto ufficiale tra il Comune e la Società appaltatrice. 24 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 L’evoluzione del servizio gas a Genova La nascente industria del gas si stava sviluppando rapidamente in tutta Europa e, all’inizio del 1838, Genova esaminò una prima offerta della Compagnia del Gas di Lione per la gestione del servizio di illuminazione a gas della città, ma la domanda non fu allora accettata, al fine di poter in seguito meglio profittare dell’esperienza. Altre ne seguirono nel 1842 e nel 1843, ma anch’esse furono respinte. La Società di Illuminazione a Gas stipulò, il 25 settembre 1844, il primo contratto per il servizio dei pubblici fanali e costruì una nuova Officina nella via Canevari; la posa delle tubazioni ebbe inizio l’anno successivo limitatamente ad una ristretta zona centrale. Nel 1846 apparvero a Genova i primi fanali pubblici a gas in sostituzione di quelli ad olio. Solo attorno alla metà del secolo, superati i timori e le diffidenze che accompagnano tutte le grandi innovazioni, il gas cominciò ad essere utilizzato anche dai privati: l’industria del gas ebbe allora il suo effettivo inizio. Nel 1852 venne sostituito anche il lampadario del Teatro “Carlo Felice”, con altro di bronzo dorato per l’impiego a gas, da 144 fiamme; nelle serate di gala il teatro era illuminato con ben 340 fiamme a gas. La necessità di una seconda Officina si manifesta presto e la Società acquista nel 1853 un terreno a Sampierdarena, in cui costruisce un nuovo ed efficiente impianto di produzione. Nel 1854, con quattro fanali, venne timidamente avviata l’illuminazione a gas anche nel porto cittadino, mentre i fanali pubblici a gas nella città erano già arrivati a 244 unità. Primi lampioni a gas in via XII Ottobre, Genova. La compagnia francese Union des Gaz di Parigi, società particolarmente intraprendente e che vedremo successivamente rilevare la gestione del servizio anche nella città di Milano, il 21 marzo del 1857, subentrando alla precedente Società di Illuminazione a Gas stipulò con l’Amministrazione Comunale un contratto, che le assicurava il diritto esclusivo di stabilire e conservare sotto le vie e le piazze pubbliche dei tubi conduttori del gas destinato all’illuminazione della Città. Tale accordo, della durata di 67 anni, pur con gli adattamenti e le modifiche suggeriti dall’evolversi delle circostanze, continuerà a regolare la concessione fino all’assunzione diretta del servizio da parte del Comune. La nuova industria, il cui prodotto si andava affermando in particolar modo come importante fonte di calore, ebbe uno sviluppo molto rapido anche a Genova, tale da indurre la società francese, nel 1903, ad acquisire il terreno occorrente per costruire una nuova grande Officina nella Val Bisagno, in località Gavette; nell’anno 1908 tale importante opera fu portata a compimento, soppiantando quella di via Canevari che per qualche decennio ancora continuerà a fungere da stazione gasometrica. L’aumento degli impianti di produzione posizionati in aree periferiche della città fece nascere l’esigenza di un collegamento tra gli stessi, al fine di compensare vicendevolmente le punte dei consumi e consentirne un’agevole manutenzione. Furono perciò costruite nuove condotte allo scopo di collegare tra loro gli impianti, seguendo l’andamento costiero della città e delle due valli principali, assumendo la fisionomia di un pi greco rovesciato ad immagine della morfologia della città stessa. I consumi di gas risultavano intanto in costante aumento: partendo dal primo dato certo dell’anno 1893 di circa 8 milioni di metri cubi, si passò ai 15 milioni di metri cubi del 1902. Nel 1910 i consumi raggiunsero i 21 milioni di metri cubi e nel 1918 si erano già raggiunti 27 milioni di metri cubi, con una popolazione residente di circa 310.000 abitanti. Nel frattempo cominciò a maturare l’idea dell’istituto della Municipalizzazione dei Pubblici Servizi, organicamente disciplinato dalla Legge n. 103 del 20 marzo 1903, e il Comune fu indotto a mettere allo studio la convenienza del riscatto del Servizio Gas e della sua diretta assunzione. La relativa pratica, arrestatasi a causa della prima guerra mondiale del 1915-1918, trovò la sua definizione nell’aprile del 1922, allorquando la Civica Amministrazione affrontò la consensuale rescis- Impiegati dell’ufficio di via Lomellini, Genova 1921. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 25 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 sione delle convenzioni in essere ed il conseguente acquisto degli impianti dalla società francese per il prezzo a corpo di 14 milioni di lire, deliberando successivamente l’assunzione diretta del servizio da gestire in economia. Il 20 maggio 1923 il corpo elettorale genovese fu chiamato ad esprimersi attraverso un referendum circa l’assunzione diretta del servizio da parte del Comune: il risultato confermò la delibera comunale con una percentuale del 62% dei votanti. Nel 1927 fu completata la realizzazione di una linea ferroviaria di raccordo tra l’Officina del gas delle Gavette, la più grande in servizio in quel momento, e lo scalo merci di Terralba collegato alla rete ferroviaria nazionale. Fine ottocento, esempi di ricevute del pagamento del consumo di gas, rilasciate dal letturista che in quel periodo svolgeva anche la funzione di esattore. Incorporati i Comuni di Nervi e Quarto nel 1933 ed i Comuni di Rivarolo, S. Quirico, Pontedecimo e Bolzaneto nel 1935, il Comune della Grande Genova, nell’anno 1936, sospende la gestione in economia e costituisce l’Azienda Municipalizzata Gas ed Acqua, nelle forme prescritte dalla Legge sull’assunzione dei pubblici servizi. La pubblica illuminazione a gas viene gradualmente soppiantata da quella elettrica e l’ultimo fanale è spento nel 1937. Nel gennaio dello stesso anno, chiusa la vecchia Officina di Sampierdarena, il servizio di produzione viene accentrato alle Gavette, ove invece nell’ottobre dell’anno precedente era entrata in servizio una moderna ed efficiente batteria di forni a camere inclinate, che doveva rappresentare l’inizio di un radicale ammodernamento di tutto il macchinario di produzione. L’Azienda Municipalizzata Gas ed Acqua era particolarmente florida in questo periodo storico e ciò attirava l’attenzione dell’industria privata, che fece più di un tentativo per cercare di impadronirsene. Nel 1938, con la nascita a Cornigliano di un grande impianto siderurgico a ciclo integrale, l’Azienda fu costretta a subire un contratto di fornitura esclusiva, nei limiti delle proprie occorrenze cittadine, del gas prodotto dalla cokeria annessa al nuovo complesso. A tale atto avrebbe dovuto conseguire l’arresto totale del programma di ampliamento ed aggiornamento dell’Officina delle Gavette; l’Azienda doveva dismettere il ruolo di produttore limitando la propria attività alla sola distribuzione. Tuttavia l’avvento della seconda guerra mondiale porterà al rinvio dell’attuazione di tale contratto di fornitura, che venne successivamente e consensualmente risolto prima ancora di aver avuto un qualche principio di attuazione. La nuova azienda speciale municipalizzata, nel 1940, faceva registrare un consumo di gas di oltre 60 milioni di metri cubi e gli utenti raggiunsero la rispettabile cifra di circa 115.000, a fronte di una popolazione residente di 675.000 abitanti. Purtroppo la seconda guerra mondiale arrestò questa crescita e provocò gravi danni agli impianti ed alla rete di distribuzione: vennero distrutti due gasometri da 20.000 mc a Sampierdarena, ripetutamente colpiti quello da 10.000 mc e quello, ancora in costruzione, da 100.000 mc a Cornigliano, numerose le tubazioni colpite, distrutte e/o gravemente danneggiate moltissime colonne montanti degli edifici. Sulla base delle tristi esperienze vissute nell’area urbana genovese, venne anche pubblicata, a cura dell’ing. A. Bignotti, una memoria indicante i comportamenti da adottare al fine di minimizzare i rischi derivanti dalle devastanti azioni di bombardamento delle flotte nemiche. Manuale con le istruzioni per poter fronteggiare gli eventi conseguenti ai bombardamenti nemici. Anche i tecnici che operavano sugli impianti di produzione e distribuzione del gas dovevano avere chiare disposizioni per poter ridurre i danni agli impianti e la propria incolumità. 26 Nell’ottobre del 1942 fu incendiata e completamente distrutta la Sede centrale di via David Chiossone, con la conseguente distruzione di parte importante dell’archivio; nel marzo del 1945, mancata ogni possibilità di approvvigionamento del carbone fossile, la produzione del gas fu del tutto sospesa ed i forni vengono spenti. Fortunatamente, già nel mese di novembre dello stesso anno, con i primi arrivi di carbone fossile, il servizio poté essere ripristinato, seppure in forma ridotta e, gradatamente, nell’anno 1947 la produzione del gas raggiunse nuovamente il suo ritmo normale. Nel 1948 i consumi di gas raggiunsero i 79 milioni di metri cubi, con oltre 123.000 utenti. Il forte incremento dei consumi conseguente alla ricostruzione ed alle mutate esigenze di vita 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Veduta dell’Officina delle Gavette con cumuli di carbon fossile in primo piano. Sopra, depliant pubblicitario degli anni trenta. A destra distruzione e macerie nell’Officina di via Fiumara a Sampierdarena. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 27 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 della popolazione rese necessaria, nel corso degli anni, la costruzione di nuove e potenziate reti di collegamento tra gli impianti di produzione. Per la costruzione di tali nuove grandi condotte, in considerazione delle difficoltà di attraversamento del centro cittadino pesantemente interessato dai lavori di ricostruzione edilizi e di altri sottoservizi, si ritenne opportuno seguire un percorso alternativo attraverso le alture che costituiscono lo spartiacque tra le due vallate dei torrenti Bisagno e Polcevera. Nel 1954 fu pertanto realizzato un primo gasdotto in acciaio del diametro di 300 mm e successivamente, nel 1961, un secondo gasdotto del diametro di 400 mm che segue il percorso del precedente; queste opere costituiscono il collegamento Campi - Gavette, stazioni di produzione del gas. Sopra a sinistra: l’ingresso di Gavette come si presentava negli anni trenta. Sopra a destra: gruppo di operai di fronte ai forni di Gavette, (presumibilmente intorno agli anni quaranta) La distillazione del carbon fossile Il gas si otteneva attraverso la distillazione, processo che consiste nel riscaldare fuori dal contatto dell’aria la materia prima. Per la fabbricazione del gas veniva generalmente distillato il litantrace, ovvero carbone fossile, del tipo grasso a lunga fiamma, derivato dalla carbonizzazione di masse legnose in data lontana. Il litantrace si presenta nero, lucente, friabile e bruciando produce fumo denso, mentre i vari pezzi tendono a saldarsi fra loro; si distingue in magro, cioè povero di bitume, e grasso, viceversa ricco di bitume. In casi eccezionali, come durante la Prima Guerra Mondiale, vennero utilizzati anche altri prodotti, quali il legno e la torba. Riscaldato progressivamente fino a raggiungere i 900-1000°C, il fossile cede prima l’umidità che contiene (vapore acqueo) successivamente le sostanze volatili di più elevato potere calorifero (idrocarburi), quindi quelle meno ricche, fino a ridursi ad una massa spugnosa, il coke, utilizzato 28 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Disegno tecnico di un generatore di vapore per il riscaldamento domestico e nell’industria siderurgica. Il coke è di aspetto spugnoso, leggero, resistente alla compressione, di colore grigio, brucia senza fiamma né fumo e si accende con l’aiuto di una sorgente termica (es. legna). Ha elevato potere calorifico. Essendo state eliminate, con il processo della distillazione, tutte le sostanze volatili, il coke risulta mediamente composto dal 88% in carbonio e dal 12% in ceneri. In laboratorio tale operazione può essere effettuata in alambicchi, mentre nelle officine del gas si utilizzavano appositi forni di distillazione. I forni sono detti a storta o a camera a seconda della loro forma e capacità. Le camere possono essere orizzontali, verticali o inclinate ed il loro riscaldamento, che deve essere il più possibile uniforme, è assicurato dalle sostanze volatili prodotte da appositi focolari sottostanti al forno (gasogeni), che opportunamente unite ad aria, bruciano in canali che lambiscono le storte o le camere. All’uscita dal forno di distillazione il gas contiene sostanze, come il catrame, l’ammoniaca, l’idrogeno solforato e la naftalina, che vanno eliminate, in quanto si depositerebbero nelle tubazioni e sarebbero dannose per l’utenza. Il gas pertanto deve essere depurato, attraverso vari processi, prima di essere immesso nei gasometri. Tipicamente, appena uscito dalla storta ad una temperatura di circa 400°C, il gas subisce un primo raffreddamento, passando per gorgogliamento nel bariletto, un recipiente che contiene acqua alla temperatura di circa 50-70°C, in cui viene separata la parte più pesante del catrame e buona parte dell’ammoniaca sotto forma di acqua ammoniacale. Un secondo raffreddamento viene ottenuto tramite i condensatori, apparecchi in cui il gas passa in un fascio di tubi che trasmettono il calore ricevuto all’aria circostante, oppure all’acqua in cui i tubi stessi sono immersi. Così viene migliorata la depurazione del gas dal catrame e dall’acqua ammoniacale. Per depurarlo dalle ultime goccioline di catrame, il gas infine viene fatto passare nel separatore Pelouze, un apparecchio a campana composta di due pareti bucherellate, in cui il gas si filtra. Le particelle di catrame trasportate dal gas si raccolgono sul fondo dell’apparecchio. In tempi recenti tale apparecchio è sostituito dal più moderno separatore elettrostatico ad alta tensione (30.00075.000 V), in cui le vescicole di catrame e le polveri in sospensione si elettrizzano e precipitano entro un apposito raccoglitore metallico collegato al polo positivo. La depurazione chimica consiste nel far passare il gas attraverso sostanze che abbiano la proprietà di formare nuovi composti con i prodotti che si vogliono eliminare. Il gas deve essere depurato principalmente dallo zolfo, che si presenta sotto forma di idrogeno solforato. Il gas viene pertanto immesso in grandi casse di lamiera in cui si dispongono dei graticci di legno che reggono una massa depurante costituita da ossidi di ferro. Quando l’ossido di ferro a contatto con l’idrogeno 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 29 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 solforato si trasforma in solfuro di ferro, non si avrà più alcuna reazione e la massa dovrà essere rigenerata o sostituita. Dopo essere stato depurato, prima di essere distribuito, il gas veniva immagazzinato nei gasometri, poiché la produzione avveniva in maniera regolare lungo tutto l’arco della giornata, mentre il consumo da parte degli utenti è molto variabile a seconda delle ore. Il gasometro funziona quale “polmone” per adeguare la portata del gas in uscita alle necessità del consumo. Il gasometro a guardia idraulica si compone di una vasca, in ferro o cemento armato, piena d’acqua e di una campana metallica completamente immersa in essa. Il gas viene inviato sotto la campana e con la sua pressione ne determina il sollevamento. Affinché la campana emergendo non sia soggetta a sbandamenti, è munita di carrucole che scorrono su guide fisse in metallo. Per evitare la costruzione di vasche di eccessive dimensioni per grandi capacità, sono stati costruiti i gasometri telescopici, costituiti da una campana e da tronchi cilindrici di lamiera esterni ad essa, che si agganciano alla campana e successivamente l’uno all’altro man mano che questa sale e si sganciano quando scende. La tenuta del gas è realizzata idraulicamente in corrispondenza della giunzione dei vari elementi. Il gasometro a secco è invece costituito da un serbatoio cilindrico o prismatico verticale, chiuso inferiormente da un fondo metallico a tenuta e coperto superiormente da un tetto leggero fisso. All’interno del serbatoio scorre verticalmente un diaframma grande quanto la sezione del gasometro, opportunamente guidato da una serie di rulli e provvisto di un sistema costituito da una guarnizione in gomma a tenuta di gas. Nei serbatoi cilindrici, tipo Klönne, la guarnizione in gomma è ingrassata e premuta contro la parete per mezzo di contrappesi regolabili. Nei serbatoi a sezione poligonale, tipo M.A.N., la tenuta è effettuata da una lamiera strisciante sulla parete e collegata al pistone con un grembiale flessibile; nella fessura tra lamiera e parete scorre, dall’alto al basso, olio di catrame pompato in continuo dalla base del gasometro ai serbatoi collocati sul tetto. L’altezza piezometrica dell’olio di catrame deve evidentemente essere superiore alla pressione del gas ed il funzionamento di questo gasometro è per conseguenza vincolato alla disponibilità continua di energia elettrica per alimentare le numerose pompe (anche fino a 12). Foto di gruppo a Gavette davanti a gasometro alla fine degli anni quaranta. 30 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Contatore campione per la verifica dei contatori, anno 1867. Uno dei pezzi più antichi presenti nel Museo della Fondazione Amga. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 31 Veduta dell’Officina delle Gavette con cumuli di carbon fossile in primo piano. Planimetria generale dove si può vedere la suddivisione dell’Officina vigente alla fine degli anni quaranta. 32 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 La produzione del “gas di città” alle Officine Gas delle Gavette dal 1908 L’Officina di Gavette è situata entro la Val Bisagno, a circa 5 km dal centro cittadino ed a circa 10 km dal porto. Il carbon fossile arrivava dal porto su treno attraverso il Binario Industriale della Val Bisagno, che, distaccandosi dalla stazione merci di Terralba, raggiungeva direttamente le Officine stesse. Veniva quindi prelevato mediante due potenti gru elettriche della potenzialità di 80 ton/ora e stoccato a magazzino; dalle stesse gru, secondo necessità, veniva ripreso e convogliato ai forni mediante un frantoio elevatore, il quale lo depositava nella macchina caricatrice immettendolo così nel ciclo di produzione. Il carbone usato era normalmente un litantrace a fiamma lunga. Dalla sua distillazione si ottenevano, oltre al gas, anche altri utili sottoprodotti (dati per tonnellata): La batteria di forni a storte costruita nel 1912 (la più antica). Gas illuminante 300 ÷ 350 mc Carbone coke 650 ÷ 750 kg Catrame 50 ÷ 70 kg Acqua 50 ÷70 kg Ammoniaca ed altre sostanze chimiche Per la produzione del gas furono utilizzate, nel corso degli anni, tre diverse batterie di forni: •laprima,costruitanel1912,constavadi13fornia10storteorizzontalipassantilunghe6metri con distillazione in 8 ore, della capacità complessiva di 190 tonnellate di carbon fossile al giorno; •la seconda, costruita nel 1936, constava di 4 forni a 7 camere inclinate da 10 tonnellate, con distillazione in 20 ore e capacità complessiva di 280 tonnellate di carbon fossile al giorno; •laterza,costruitanel1949,constavadi16camereverticaliadistillazionecontinua,dellacapacità complessiva di 140 tonnellate di carbon fossile al giorno. Per il riscaldamento delle camere si usava gas di gasogeno; i gasogeni centrali funzionanti a carbon fossile, il cui montaggio risale alla fine degli anni ’40 in sostituzione di quelli a coke incorporati nei forni, erano del tipo a griglia rotante del diametro interno di 2,65 m, capaci di gasificare 20 tonnellate di combustibile nelle 24 ore ed erano provvisti di caldaia anulare nel mantello per la produzione autonoma del vapore necessario alla gassificazione. Era quanto di meglio la tecnologia dell’epoca fosse in grado di mettere a disposizione. Essi erano presenti nel numero di 6 unità, di cui tre per il riscaldamento della batteria forni, due per la produzione di gas di miscela ed uno di riserva. Ciascun gasogeno era dotato di un impianto di lavaggio del gas a torre e tutta la batteria era corredata da separatori di catrame e refrigerante finale. La capacità produttiva giornaliera, dopo il 1949, era arrivata a circa 200.000 metri cubi giornalieri di gas con potere calorifico pari a 4.800 kcal, ai quali erano miscelati 110.000 metri cubi di gas di gasogeno da 1.400 kcal al fine di fornire 300.000 metri cubi giornalieri di gas di città da 3.500 kcal. L’operaio Pezio Domenico Marco in una foto di inizio secolo Alle Officine delle Gavette il gas era aspirato dai forni mediante quattro condensatori anulari, dove subiva anche un primo raffreddamento; da questi, per mezzo di pompe aspiranti e prementi era spinto nei separatori ad urto (Pelouze), costituiti da una serie di campane forellate, dove il catrame si depositava in goccioline. Qui veniva raccolto ed inviato ai forni continui per catrame stradale. Dal Pelouze il gas passava ad un condensatore ad aria, a tubi verticali, dove subiva un secondo raffreddamento e lasciava anche parte dell’ammoniaca; quindi proseguiva in due lavatori rotativi standard dove, mediante un efficace lavaggio ad acqua in controcorrente, veniva liberato total- 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 33 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 mente dall’ammoniaca e dai cianuri. Le acque reflue del lavaggio del gas venivano quindi inviate all’impianto di produzione del solfato ammoniacale. In seguito il gas era sottoposto ad una depurazione chimica per eliminare l’idrogeno solforato e l’acido cianidrico; in apposite batterie di depurazione, contenenti un impasto di ossido di ferro con segatura, l’idrogeno solforato veniva ridotto a zolfo e l’acido cianidrico, reagendo con il solfuro di ferro (III) formatosi, originava idrogeno solforato. L’ultima depurazione del gas consisteva nell’eliminazione di benzolo e naftalina, operazione realizzata inizialmente mediante depurazione fisica di lavaggio a pioggia con olio di antracene e, successivamente, ad assorbimento con carbone attivo. La batteria a distillazione continua costruita nel 1949 (la più recente). In estrema sintesi, all’interno dei forni il carbonio veniva bruciato con acqua per ottenere la seguente reazione: C + H2O ➤ CO + H2 Il gas, pronto per l’impiego, passava attraverso i contatori di produzione e veniva convogliato verso i gasometri. Nel corso degli anni quest’ultimi subirono diverse configurazioni, l’ultima era rappresentata da due gasometri telescopici a guardia idraulica da 100.000 mc ciascuno alle Gavette, uno a secco da 5.000 mc ubicato a Prà ed uno a pistone con tenuta ad olio di catrame circolante tipo M.A.N. da 100.000 mc a Campi. Quest’ultimo fu installato subito dopo la seconda guerra mondiale ed è l’unico ancora oggi esistente. I gasometri furono mantenuti in servizio anche successivamente alla dismissione della produzione del gas dal carbon fossile, in funzione delle portate contrattuali impegnate con la SNAM che risultavano insufficienti a fronteggiare le richieste invernali degli orari di maggior consumo e prevedevano peraltro penali molto elevate per il superamento di tali limiti. Con il passare degli anni tale limitazione di prelievo venne superata da SNAM in virtù degli incrementi della disponibilità di gas naturale sui nuovi mercati mondiali e, conseguentemente, a partire dall’anno 1985, i gasometri furono bonificati e posti fuori servizio. Nell’anno 1998, nell’area delle Officine Gas delle Gavette vennero demoliti i due gasometri telescopici da 100.000 mc ancora presenti al fine del recupero delle aree. La composizione percentuale media del gas di carbone fossile prodotto alle Officine Gas delle Gavette, dopo la depurazione, era: Idrogeno Metano Ossido di carbonio Biossido di carbonio e gas inerti Idrocarburi insaturi Benzene Ossigeno 45÷ 55 % 22÷36 % 3÷10 % 5÷14 % 1,5÷4 % 1÷1,3 % 0,2÷1 % Secondo necessità, dai gasometri il gas veniva immesso nelle condotte di distribuzione della rete urbana di media pressione, esercita al valore nominale di 500 mbar, le quali, per effetto del ridotto valore di pressione dovevano necessariamente avere grandi diametri al fine di soddisfare le portate richieste; tipicamente, in uscita dalle stazioni gasometriche 600-700 mm. Come abbiamo visto, il potere calorifico del gas distribuito era di circa 3.500 kcal/m³ e, ricordiamolo, era un gas molto tossico, a causa soprattutto dell’importante tenore di ossido di carbonio e benzene, e di complicata, inquinante e pericolosa produzione. 34 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Forni per la produzione di “gas di città” alla fine degli anni ‘40 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 35 il locomotore diesel n.2 modello Jung R42c traina un convoglio da terralba verso Gavette in via Lungo Bisagno Istria. Anno 1961. Si puo’ notare come la linea ferroviaria occupi parte della sede stradale. 36 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Ricordiamo che uno dei sottoprodotti più importanti derivanti dall’estrazione del gas era il carbon coke. Il carbone incandescente veniva estratto dai forni e movimentato mediante uno speciale macchinario a piano inclinato, azionato elettricamente, che aveva il compito di separarlo dalla polvere, fornire un primo raffreddamento e depositarlo entro gli appositi vagoncini Decanville. Durante il viaggio di trasporto nei vagoncini avveniva un ulteriore spegnimento; il coke veniva quindi indirizzato al deposito o convogliato all’impianto di frantumazione e classifica per il carico su carri e vagoni, in sacchi o alla rinfusa, in pezzature calibrate secondo le esigenze commerciali. La “Ferrovia delle Gavette” (Binario Industriale della Val Bisagno) Fin dall’inizio del 1800 la Val Bisagno era nota in tutta la città per la sua fiorente agricoltura (ancora oggi i fruttivendoli sono detti bisagnini) ed anche per i numerosi marmisti che lavoravano per il cimitero monumentale di Staglieno. Il Comune di Genova aveva grandi progetti per la vallata, ritenuta di interesse strategico per lo sviluppo economico della città, e nel giro di poco tempo furono realizzate importanti opere pubbliche, quali il mercato generale ortofrutticolo, lo stadio comunale, le officine per la produzione del gas ed i nuovi mattatoi. Questi importanti impianti avevano però necessità di un comodo ed efficiente sistema di trasporto, considerate le ingenti quantità di merci che venivano quotidianamente movimentate. Venne pertanto progettato e successivamente realizzato un tronco di linea ferroviaria, denominato Binario Industriale della Val Bisagno, che, partendo dallo scalo FS di Terralba, raggiungeva i nuovi macelli comunali, per una lunghezza complessiva di quasi 5 km; i lavori di realizzazione vennero appaltati nel febbraio del 1925. Il binario si staccava dallo scalo merci di Terralba, in prossimità di piazza Giusti, si immetteva nell’asse di corso Sardegna, lungo il quale erano ubicati i mercati ortofrutticoli generali, piegava quindi verso sinistra immettendosi nella via Cagliari, raggiungeva la piazza Carloforte e proseguiva nella via del Piano, costeggiando stadio comunale e carceri. Quindi risaliva la sponda sinistra del torrente Bisagno, dove era raccordata a numerosi stabilimenti, ed, alla progressiva 3+700, si allargava sulla destra per poi incrociare nuovamente il binario principale ed attraversare trasversalmente il torrente in corrispondenza dell’attuale passerella pedonale prospiciente le Officine del gas delle Gavette, ove esisteva un ponte in cemento armato (Ponte G.Veronelli) andato distrutto durante l’alluvione del 1993; oltrepassato il ponte la linea si immetteva direttamente all’interno delle Officine del Gas, intersecando a raso la tranvia Genova-Prato. Doppia trazione a vapore in corso Sardegna. Solo successivamente le linea fu ultimata sino ad arrivare ai nuovi macelli comunali ubicati in località Ca de’ Pitta. La gestione della linea ferrata era affidata al Comune attraverso la propria Azienda Municipalizzata Gas e Acqua (AMGA), che disponeva di tre vaporiere di costruzione Breda e, successivamente, anche di un locomotore diesel a tre assi tipo Jung R42c, mentre i vagoni erano di proprietà delle FS, che li metteva a disposizione del Comune. Il convoglio era scortato da un manovratore a terra, munito di bandierina rossa, e, normalmente, anche da un vigile motociclista che aveva il compito di fermare il traffico; erano di particolare effetto scenografico le poderose tirate dei carri carichi di carbone fossile destinate alle Officine Gas delle Gavette per la produzione del cosiddetto gas di città. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 37 GlI EvENTI sTORIcI NEl mONDO DEl Gas Dall’INIZIO al 1950 Treno diesel presso le officine delle Gavette, attraversa il ponte sul Bisagno in direzione di Terralba. Sullo sfondo i gasometri. 38 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Ponte Veronelli ed ingresso delle Officine del Gas. Si vede chiaramente come il binario per il servizio ferroviario incroci la linea tranviaria. Il convoglio trainato da due locomotive a vapore ha superato piazza Giusti ed è all’altezza del mercato di corso Sardegna. Il mitico locotrattore n.2 traina un convoglio da terralba verso Gavette all’altezza del Cimitero di Staglieno sullo sfondo. Anno 1961. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 39 40 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Evoluzione del servizio gas a Genova dal 1951 al 2011 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 41 Contatore per la misura del gas, sistema a secco modello Vulcan con membrane in rame. Evoluzione del servizio gas a Genova dal 1951 al 2011 Il passaggio dall’utilizzo del carbon fossile alle miscele di gas N el dopoguerra, il forte incremento dei consumi del gas combustibile, conseguente alle ferventi attività di ricostruzione ed alle mutate esigenze di vita della popolazione, rese gradualmente necessaria la costruzione di nuove e potenziate condotte di collegamento tra gli impianti cittadini di produzione del gas di città.Verso la fine degli anni ’50 i consumi di gas avevano già raggiunto il ragguardevole valore di 80 milioni di metri cubi all’anno, con oltre 125.000 utenti allacciati. Esaurita rapidamente la fase di ricostruzione del secondo dopoguerra, AMGA si impegnò concretamente nel perseguimento del duplice obiettivo dell’aggiornamento tecnologico e del miglioramento del proprio prodotto. Il fossile, come materia prima, venne rapidamente sostituito da miscele di metano e metano riformato, nonché da gas tecnici ottenibili dalla gassificazione integrale di combustibili solidi e/o liquidi e da gas prodotti da GPL (Gas di Petrolio Liquefatti). Ad esempio miscele di GPL con aria aventi potere calorifico superiore di circa 6.600 kcal/m³ risultavano perfettamente intercambiabili con il gas di città a 4.800 kcal/m³; ciò comportava inoltre la necessità di risolvere problemi tecnici di produzione e di distribuzione e di procedere a profonde e radicali trasformazioni impiantistiche. Una delle più importanti conseguenze derivanti dall’utilizzo di una diversa materia prima fu la possibilità di ridurre notevolmente il traffico ferroviario di carri carichi di carbone, tra lo scalo merci di Terralba, delle Ferrovie dello Stato, e lo scalo merci interno all’area di “Gavette” gestito da AMGA. Immagine delle batterie dell’impianto di produzione del “gas di città” di “Gavette”, nella parte frontale si intravede l’accesso alla cabina elettrica al servizio dell’impianto. Il corpo frontale conteneva le turbine a vapore per la produzione di energia elettrica. Negli anni in cui vi era un consumo di carbone importante infatti, gli uffici preposti di AMGA provvedevano ad acquistare il carbone necessario nei periodi in cui il costo era minore, al fine di ottenere risparmi significativi. La fornitura avveniva pertanto nel periodo di minore richiesta del mercato, ovvero nei mesi estivi, per questo motivo l’arrivo della quasi totalità del carbone necessario si concentrava nei mesi di giugno, luglio ed agosto; altri acquisti e forniture, peraltro limitati, servivano solamente a compensare eventuali punte di consumo. Queste scelte, oculate, comportavano però l’esigenza di avere a disposizione un’area deposito carbone di grande superficie, nel quale si realizzavano vere e proprie montagne di carbone di enormi dimensioni. Le navi cariche di carbone ormeggiavano in porto, il materiale veniva scaricato su carri ferroviari che venivano poi trasferiti allo scalo merci di Terralba; per ogni nave erano necessari più di 500 carri ferroviari. Dallo scalo merci di Terralba i carri venivano trasferiti utilizzando il “Binario industriale della Valbisagno”, all’Officina del Gas delle Gavette. I convogli erano normalmente composti da 30 carri di medie dimensioni. Naturalmente le navi cercavano di ottimizzare la sosta in porto accelerando il più possibile le operazioni di scarico, e questo comportava il trasferimento allo scalo merci di Terralba di un numero elevato di carri che comportava l’intasamento dello scalo. Per questo motivo le “Ferrovie” chiedevano ad AMGA, gestore del servizio ferroviario nella Valbisagno, di sgomberare rapidamente il parco merci trasferendo i carri alle Gavette. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 43 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Lo scalo interno delle Gavette non era in grado di ospitare un numero così elevato di carri, che pertanto venivano sistemati su un lungo binario morto di manovra presente lungo il torrente Bisagno, a monte del ponte di ingresso all’Officina del Gas delle Gavette. La soluzione era l’unica applicabile al momento ma esponeva il materiale presente sui carri ad azioni decisamente illegali come il furto. Il periodo non era dei migliori, le quantità presenti sui carri erano ingenti, pertanto la possibilità di avere qualche pezzo di carbone per riscaldarsi, anche appropriandosene indebitamente, forse non veniva neanche considerata da chi la metteva in pratica un vero e proprio furto. Normalmente gli esecutori materiali erano ragazzini della zona che si rivendevano il malloppo per ottenere qualche soldo con il quale acquistare soprattutto cibarie varie. Per questo motivo il personale dell’AMGA e delle imprese che operavano con mansioni di scarico dei treni, molto spesso doveva svolgere attività di sorveglianza ai convogli in sosta, soprattutto nelle ore notturne. La gestione della linea ferroviaria comportava anche il trasferimento di materiale per altre attività della zona, in particolare per il macello Comunale, la locale cementifera e altre imprese della zona; durante il trasporto di carri indirizzati al macello Comunale di “Cà de Pitta” i “pestiferi” ragazzini sopracitati tentavano di lanciare fuori dai carri bestiame, dalle botole di aerazione, agnelli e capretti che costituivano il loro bottino. La preparazione della fondazione per la costruzione di un nuovo gasometro nei primi anni cinquanta. La costruzione della nuova sede di via SS. Giacomo e Filippo (1949-1952) Nel 1948 intanto era stato commissionato agli architetti Luigi Carlo Daneri e Mario Labò lo studio per la realizzazione della nuova sede direzionale, destinata ad ospitare gli uffici amministrativi e gli sportelli per il pubblico. Il progetto prevedeva la realizzazione in via SS. Giacomo e Filippo, di un edificio molto compatto di sei piani di altezza, oltre al piano terreno rialzato nel quale trovano spazio gli uffici aperti al pubblico ai quali si accede agevolmente con un ampio ingresso, ed un ultimo piano, il settimo, costituito dall’attico leggermente rientrante e contornato da un ampio terrazzo. La costruzione della nuova sede consentiva di accentrare in un unico edificio la maggior parte degli uffici che si trovavano distribuiti sul territorio. La fase realizzativa, su parte dell’area del convento preesistente, prende avvio nell’anno 1949 per concludersi circa tre anni dopo. Rimanevano decentrati solamente gli uffici dedicati al servizio degli utenti, in particolare quelli di Sturla, Sampierdarena, Prà. 44 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA La facciata della nuova sede AMGA progettata dagli architetti Daneri e Labò nel 1950. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 45 Sopra, foto di gruppo, sullo sfondo la vasca contenente acqua di scorta per i processi di produzione del gas, succesivamente verrà occupato da un gasometro da 100.000 m3. A destra, tre gasisti con carretto a mano alla fine degli anni cinquanta, sotto la mitica Ape che lo ha sostituito egregiamente negli anni sessanta. 46 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La scelta del gas naturale (1954) Il gas naturale risulta disponibile a far data dal 1954, allorché la SNAM, società del Gruppo ENI, realizza un metanodotto di raccordo tra i pozzi della pianura padana e l’area industriale genovese, Anche nella realizzazione del metanodotto che doveva portare il gas a Genova attraversando l’appennino ligure, Mattei, presidente ENI, si scontrò con la burocrazia e dovette, anche in questo caso, adottare una delle sue pragmatiche risoluzioni. Il gas naturale infatti, comunemente conosciuto da tutti come metano, presenta indiscussi miglioramenti: unisce ai vantaggi tecnologici la maggiore disponibilità ed economicità e risulta inoltre un gas assolutamente innocuo e pulito nella combustione. L’Azienda intraprese pertanto una lungimirante politica volta a favorire l’incremento dell’utilizzo, puntando anche su segmenti del mercato che fino ad allora risultavano diversamente serviti: in particolare il settore dell’acqua calda sanitaria, mediante gli innovativi scaldaacqua istantanei, e quello del riscaldamento invernale degli edifici, mediante le prime grandi caldaie a gas. Nel contempo, il notevole incremento del prezzo internazionale del carbone fossile all’origine contribuì significativamente a spostare sempre più l’ago della bilancia a favore del gas naturale, rendendo necessario l’abbandono degli schemi classici per la costruzione e la gestione di una “Officina Gas”, così come concepita fino ad allora. Primi esempi di pubblicità per apparecchi a gas negli anni cinquanta. Il “metodo Mattei” e il “blitz di Cremona” raccontato da Boldrini Marcello Boldrini amava rievocare il passaggio clandestino delle condotte a Cremona, apoteosi del “metodo Mattei”. «Un giorno, il metanodotto arriva alle porte di quella città. Che fare? Un passo ufficiale presso il sindaco per chiedere il permesso di attraversamento? Bisognerà attendere la delibera del Consiglio comunale, l’ordinanza della prefettura, l’autorizzazione ministeriale... ci vorranno mesi, se non anni.» 300 operai delle cosiddette “pattuglie volanti” si avvicinano perciò nottetempo alla città, quasi si trattasse di un attacco militare, ma in realtà sono “armati” di pale e picconi. Silenziosamente lavorano tutta la notte. La città viene bisecata dagli scavi, l’indomani mattina i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade. «Accorre il sindaco, trafelato e furioso. “Vi prego di scusarmi” replica Mattei “i miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi.» Ma la prospettiva di restare con la città sconquassata e bloccata è impensabile per il sindaco, cui «non rimane che rincorrere Mattei per supplicarlo disperato: “Mettete i vostri tubi, ricoprite la trincea in giornata e andate al diavolo!” Gasdotto Campi-Gavette. Il trasporto e lo stoccaggio dei tubi da 400 mm di diametro pronti per essere posati e saldati. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 47 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Lavori di posa del gasdotto Campi-Gavette sul ponte Sifone del Veilino. Sullo sfonro il Cimitero Monumentale di Staglieno. Nella foto a sinistra alcuni operai si apprestano a calare i tubi, con l’ausilio di paranchi fissati ad un cavalletto, nelle trincee predisposte. Tra il Peralto e il Castellaccio le operazioni di scavo e sfilamento dei tubi vengono eseguite in alcuni casi in un territorio difficile, sia per la mancanza di strade agevoli, sia per la natura rocciosa del terreno. Le tecniche di lavorazione sono quelle tipiche di montagna con l’utilizzo di teleferiche per portare i tubi ed altri materiali in prossimità del luogo di posa. Vista della stazione gasometrica di Campi con in primo piano il gasometro di produzione M.A.N. da 100.000 m3. 48 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Il Gasdotto Campi-Gavette Per la costruzione delle nuove grandi condotte necessarie a sostenere la crescente domanda di gas, in considerazione delle difficoltà ad attraversare il centro cittadino che risulta pesantemente interessato dai lavori di ricostruzione edilizi e di altri sottoservizi, si ritenne opportuno seguire un percorso alternativo, percorrendo le alture che costituiscono lo spartiacque tra le due principali vallate genovesi, quelle attraversate dai torrenti Bisagno e Polcevera. Nel 1954 venne pertanto progettato e realizzato un primo gasdotto in acciaio del diametro di 300 mm e successivamente, nel 1961, un secondo gasdotto del diametro di 400 mm che accompagna il percorso del precedente; queste importanti opere, indispensabili per sostenere il crescente sviluppo dei consumi, costituiscono il collegamento denominato Campi-Gavette. A sinistra, gasdotto Campi-Gavette. Operai trainano una saldatrice presso il cantiere di saldatura e posa. La realizzazione dei gasdotti tra Campi e Gavette consentì l’interconnessione dei due punti di produzione e stoccaggio che si trovavano in posizione strategica rispetto all’architettura della rete. A destra, dopo la piegatura necessaria al cambio di direzione la sezione circolare dei tubi in acciaio normalmente subiva una ovalizzazione, che ne rendeva difficile l’accoppiamento e la saldatura con un successivo tubo perfettamente circolare. Conseguentemente si doveva provvedere al riarrotondamento utilizzando strumenti di tipo meccanico con l’ausilio di fiamme prodotte da cannelli a gas che rendevano più malleabili i tubi. La stazione di Campi, a differenza di quella di Gavette, non aveva un impianto di produzione proprio: veniva utilizzato il gas di cokeria, compatibile con il gas di città, proveniente dalle acciaierie SIAC presenti a Cornigliano. Il gas di cokeria, un derivato dei processi produttivi delle acciaierie, si rendeva disponibile in importanti quantità, pertanto scelte politiche ed opportunità del momento indussero all’utilizzo di tale risorsa per evitare inutili sprechi. Il gas di cokeria, proveniente dalle acciaierie SIAC, veniva trasportato attraverso una grande condotta in acciaio da 800 mm di diametro alla stazione gasometrica di Campi. I gasdotti sopracitati consentivano di trasferire importanti volumi di gas combustibile tra le due vallate secondo necessità. Mediante il grande gasometro da 100.000 metri cubi si potevano pertanto gestire al meglio le disponibilità del gas, sia dell’impianto di produzione di Gavette, sia quello delle acciaierie, meno allineato alle necessità dei consumi giornalieri della città. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 49 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La chiusura della stazione gasometrica di via Canevari (fine anni ’50) Le mutate esigenze della città, ma anche la nuova architettura della rete di distribuzione che si stava realizzando, portarono a rendere sempre meno indispensabile la presenza dello stoccaggio e della ricompressione del gas presso la stazione gasometrica di via Canevari. Anche l’ultimo gasometro rimasto, quello posizionato a destra dell’entrata si rendeva inutile nell’esercizio della rete e fu perciò demolito. Gli altri tre gasometri erano già stati demoliti subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Durante lo smantellamento, effettuato da una squadra di operai AMGA, venne rinvenuto un astuccio realizzato con un manicotto di piombo chiuso alle estremità. All’interno dell’astuccio era conservata una pergamena arrotolata. Una volta che fu srotolata, la pergamena (cm. 29,5 x 39,5) mostrò la seguente dicitura scritta a penna: Sopra a sinistra, in questa immagine, ripresa tra le due guerre, si vedono ancora attivi tutti i gasometri, quello più a destra è l’ultimo che verrà demolito alla fine degli anni cinquanta. A destra, gruppo di operai e impiegati all’interno delle officine di via Canevari, 1924. “L’anno 1897, il 17 del mese di Febbraio in Genova […], regnando Umberto I di Savoia, auspice la Compagnia “L’Union des Gaz” di Parigi, nella officina del Gaz di Via Canevari, veniva condotta a termine una vasca in muratura del diametro di m. 25.00 e della profondità di m. 7.25; atta a ricevere un gazometro telescopico a 3 campane della capacità indicata di metri cubici 8500.00” Seguono diverse righe apparentemente non scritte, fatto salvo la firma “Riccardo De Maspillero” in basso a sinistra. Osservando meglio si intravede, nello spazio bianco, traccia di numerose altre firme, effettuate forse a matita, e perciò non più leggibili. La scritta è decorata da un ampio ghirigoro, che conteneva un sigillo forse in ceralacca, ormai staccato dalla pergamena e disperso in vari frammenti che vagano all’interno del quadretto entro il quale è stato montato il reperto. Il quadretto, che era esposto nei locali della società, scomparve; recentemente è stato recuperato grazie alle indicazioni fornite da Elio Risso, uno degli operai che all’epoca smantellarono il gasometro. La demolizione del gasometro e la conseguente riorganizzazione dell’area resero disponibili spazi importanti, utilizzabili per altre attività, tra cui la fondamentale struttura dell’officina di riparazioni meccaniche (ORM) che si occupava della manutenzione di tutta la parte impiantistica di AMGA. Tale struttura comprendeva fabbri, calderai, saldatori, tornitori, aggiustatori, fresatori, muratori, falegnami, idraulici, elettricisti, motoristi, apparecchiatori, autoriparatori e regolatoristi. 50 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Bruciatore campione impiegato per l’analisi del gas, 1935. Posa delle condotte gas verso la delegazione di Crevari nell’estremo ponente ligure. In concomitanza con la posa della condotta gas viene posata anche la nuova condotta dell’acquedotto, esempio di coordinamento nella gestione dei servizi del sottosuolo. Estendimento del servizio Gas ai comuni limitrofi (1955-66) Nel 1955 avviene il riscatto, dalla società Italgas, dell’Officina di Prà e, mediante tale operazione, AMGA acquisisce la gestione dell’erogazione del gas anche per il Comune di Mele. Negli anni sessanta viene estesa la rete di distribuzione del gas di AMGA anche verso i comuni facenti parte del bacino della Valpolcevera; in particolare nel 1960 vengono attivati i primi contatori nel comune di Serra Riccò. Nel 1966 l’Azienda riscatta, dalle Officine Elettriche Genovesi, la rete di distribuzione del gas nel vicino Comune di Bogliasco. In realtà la rete consente di raggiungere anche il comune di Pieve Ligure, estendendo sino a tali località la gestione del servizio. In tale periodo storico gli impianti di produzione erano in grado di assicurare una disponibilità massima di circa 1.200.000 metri cubi di gas al giorno, a fronte di 245.000 utenze attive e con consumi che hanno raggiunto 116.500.000 metri cubi all’anno (gas corretto a 4.800 kcal/m³). Architettura della rete di distribuzione e degli stoccaggi a Genova nel 1966. 52 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Il sindacato dei lavoratori dell’AMGA Dal punto di vista produttivo, gli anni’60 sono ricordati oggi come gli anni del miracolo economico, ma un tale miracolo a Genova non era arrivato: sino ad allora la città era reduce delle grandi operazioni di ridimensionamento e trasformazione del potenziale industriale, soprattutto a partecipazione statale, che hanno interessato decine di migliaia di lavoratori con battaglie sindacali epiche, scioperi lunghissimi ed occupazioni di fabbriche, talvolta sfociati in duri scontri di piazza. Da tale situazione non poteva sottrarsi AMGA. Le numerose battaglie sindacali produssero significative conquiste per i lavoratori, che videro in quegli anni riconosciuti i primi ed importanti diritti, sia sul piano salariale sia in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Il sindacato ratificò in quegli anni la propria esistenza in rappresentanza dei lavoratori, le percentuali di adesione dei lavoratori di AMGA al sindacato furono elevatissime, sfiorando percentuali “bulgare” e determinando le condizioni per cui, anche negli anni che verranno, tale tasso di adesione rimarrà sempre molto elevato. Rappresentanza del consiglio di fabbrica di AMGA in occasione di uno sciopero generale fine anni settanta in via XX Settembre. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 53 54 1850-2011 LA STORIAper DELpromuovere GAS A GENOVAl’utilizzo del “gas di città” nel 1955 in piazzale Parenzo. Chiosco pubblicitario EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Genova e la metanizzazione (1967-1972) Nel 1967 prende forma il progetto di “metanizzazione” integrale del servizio nella città, con distribuzione di gas naturale a 9.600 kcal/m³; per metanizzazione integrale non si intende la semplice utilizzazione del gas naturale come fonte energetica, ma l’impiego di tutto il suo potenziale calorifico disponibile durante la combustione. L’elevato potere calorifico del gas naturale puro comporta grossi problemi di adattamento delle reti di distribuzione e degli apparecchi utilizzatori, in particolare quelli domestici. L’Azienda inizialmente effettuò la scelta “di orientarsi verso una distribuzione di gas a medio potere calorifico, non escludendo con ciò che si possa raggiungere in un secondo tempo il massimo potere calorifico, sempre che le mutate esigenze e condizioni lo consentano”; tali esigenze, in realtà, apparvero concrete fin da subito, e vennero conseguentemente intraprese in brevissimo tempo le necessarie azioni tecniche ed economiche per affrontare il passaggio. Il Centro Elaborazione Dati. In questo periodo, gli abitanti della città di Genova raggiungevano la ragguardevole cifra di 865.000, prevalentemente concentrati nel centro urbano. La nuova dimensione della città è da intendersi come un infittirsi delle costruzioni nelle aree già precedentemente occupate: un fenomeno, quindi, di saturazione più che di espansione territoriale. Per AMGA questo si traduceva nell’esigenza non tanto di estendere ulteriormente le tubazioni, quanto di fornire nello stesso ambito territoriale un servizio potenziato. La pianificazione del passaggio alla metanizzazione integrale previde una prima fase di lavoro preparatorio della durata di circa dieci mesi, condotta su una base cartografica in scala 1:500, supportato dai dati prodotti dal moderno elaboratore a schede perforate del Centro Elaborazione Dati aziendale. Si trattava infatti di procedere ad una verifica capillare delle utenze, strada per strada, civico per civico, categoria per categoria, e di individuare preliminarmente e con assoluta precisione i punti di sezionamento della vecchia rete dalla nuova già metanizzata, valutandone attentamente la compatibilità. I lavori, che richiesero un grande impegno da parte di tutto il personale aziendale, iniziarono nel 1969 e terminarono nel 1973, anno in cui vennero raggiunti tutti gli utenti. Tutto fu concluso secondo i tempi programmati, nonostante l’insorgere di numerosi problemi tecnici in corso d’opera e nonostante l’alluvione del 1970, causa di ingenti danneggiamenti alle condotte ed agli impianti di regolazione finale o di settore. Le operazioni di metanizzazione hanno comportarono l’esigenza di bonificare tratti di condotte, la cui individuazione, reclinata secondo un programma predefinito e rigoroso, consentì di eseguire le operazioni in massima sicurezza garantendo un limitato disservizio agli “utenti”; la maggiore difficoltà si manifestò a causa della difficile geometria della rete, caratterizzata da una complessa architettura determinata dalle caratteristiche orografiche della città. La metanizzazione iniziò con la realizzazione di una cabina provvisoria, allacciata alla rete dei metanodotti nazionali, nelle vicinanze dell’attuale cabina REMI di Tecci nella zona di Pontedecimo. La messa in rete del gas naturale, iniziò pertanto in zona alta Polcevera e proseguì verso la stazione di Campi dove venivano predisposti gli impianti per poter alimentare il resto della città, in particolare poter portare il gas naturale a Gavette attraverso i gasdotti aziendali che mettevano in comunicazione Campi con Gavette. Primo esempio di pubblicità da parte di un ente pubblico per promuovere l’uso del gas, questa iniziativa partì contemporaneamente all’avvio del progetto di metanizzazione. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 55 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Depliant pubblicitari per la promozione della metanizzazione. Sala pressione di Campi con in primo piano a destra il gruppo di compressori e a sinistra i gruppi di regolazione. La fase successiva fu la metanizzazione del ponente genovese, questa volta partendo da Voltri, ma con qualche problema in più. La mancanza di un metanodotto vicino alla città obbligava ad alimentare la rete attraverso un sistema di carri bombolai che portavano il gas ad alta pressione, partendo dagli impianti di compressione presenti in Lombardia. I carri bombolai venivano posizionati all’interno dell’area di Prà, già in passato utilizzata come impianto di produzione, dalla quale con adeguati sistemi di regolazione il gas veniva immesso in rete. Un gasometro da 5000 m3 presente nell’area svolgeva la funzione di polmone. Il gas in eccesso veniva stoccato nel gasometro e nelle ore di maggior consumo con compressori volumetrici a rotoidi, azionati da motori diesel di derivazione marina (Ansaldo), veniva immesso in rete in aggiunta a quello reso disponibile dai carri bombolai. Anche in questo caso con un’operazione di taglia e cuci, bonifica e messa in gas la rete metanizzata fu collegata a quella presente in zona Campi. La metanizzazione del ponente subì un breve arresto dovuto agli eventi dell’alluvione del 1970. Preme ricordare che l’operazione di metanizzazione oltre a vedere interessata la rete di distribuzione di AMGA comportò la totale trasformazione di tutti gli apparecchi utilizzatori presenti presso le abitazioni degli utenti. Infatti per utilizzare il gas metano occorreva sostituire o modificare gli ugelli del gas presenti nei singoli bruciatori o fornelli degli apparecchi. Per realizzare questa operazione gli incaricati dall’azienda dovevano smontare gli apparecchi, eseguire l’operazione di adeguamento e verificare il corretto funzionamento degli apparecchi stessi. Appare evidente come questa campagna abbia consentito di eseguire una verifica totale degli apparecchi comportando un innalzamento dei livelli di sicurezza; infatti in qualche occasione si dovette ricorrere alla sostituzione completa degli apparecchi, perché non modificabili o in condizioni di degrado tale da non poter essere mantenuti in servizio. 56 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Sopra, accensione simbolica del braciere in piazza De Ferrari, in occasione dell’arrivo del metano in centro città. A sinistra, il piano triennale della metanizzazione realizzato nel 1970, 1971 e 1972. A destra, saldatura di condotte in acciaio per la rete in media pressione. In funzione di tale esigenza di sicurezza AMGA contribuì ad una riduzione degli oneri a carico degli utenti attivando una serie di convenzioni con i costruttori di apparecchi. Il completamento della metanizzazione della città ebbe come conseguenza la messa fuori servizio degli impianti di produzione del gas di città, concentrati presso l’area delle “Gavette”in Valbisagno. Non essendovi più l’esigenza di trasportare il carbon fossile con i carri provenienti dallo scali merci di Terralba, che costituivano l’elemento primario di questa linea ferroviaria, l’infrastruttura perse la sua prerogativa e fu progressivamente abbandonata. I binari rimangono ancora alcuni anni ad occupare la sede stradale prima di un rifacimento globale dell’asse viario in sponda sinistra del Torrente Bisagno; a testimonianza di questa linea sono rimasti fino alla fine degli anni ‘90 il ponte prospiciente l’entrata delle “Officine Gas delle Gavette” e fino al 2008 le grandi bascule utilizzate per la pesa dei carri presenti all’interno dell’officina. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 57 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 L’alluvione del 1970 Il 7 ottobre 1970 le piogge persistenti e violente che ormai dalla giornata precedente cadevano su Genova, anche se non potevano far prefigurare quanto sarebbe venuto a crearsi, avevano comunque indotto i tecnici di AMGA a compiere una serie di azioni preventive. In particolare la difficoltà a smaltire le acque reflue e il livello del torrente Bisagno che ostacolava la fuoriuscita dall’area di Gavette dell’acqua che veniva a cadere sempre più copiosa, portarono gradatamente all’allagamento dei locali della sala pressione di Gavette. La zona di Brignole allagata dall’esondazione del Bisagno Considerando che parte degli impianti si trovava al di sotto del piano di campagna, in locali esondabili, il livello dell’acqua nella parte sottostante la sala pressione, pur contrastato da pompe idrovore, continuava a salire in maniera inesorabile; vista la sempre maggiore forza della pioggia, che non accennava a diminuire, si imposero alcune soluzioni drastiche al fine di preservare gli impianti e la sicurezza della popolazione e delle maestranze. In particolare la presenza di grandi serbatoi che avevano la funzione di polmoni compensatori, sia di portata che delle pulsazioni indotte da parte dei compressori a lobi, preoccupava i tecnici in quanto l’aumento di livello dell’acqua avrebbe portato i serbatoi a galleggiare come gommoni e li avrebbe trasportati verso l’alto con il livello dell’acqua. Tale spostamento, generato da una forza enorme avrebbe trascinato le tubazioni verso l’alto strappando tutti i collegamenti con gli impianti; oltre alla pericolosa fuoriuscita di gas iniziale, successivamente si sarebbero potute allagare tutte le tubazioni, sia interne sia esterne all’officina del gas mettendo in discussione la continuità di erogazione sulle dorsali principali. A tale scopo si provvide ad appesantire ed ancorare con tutti i mezzi a disposizione - blocchi di cemento, di ghisa, catene, funi d’acciaio - le masse potenzialmente galleggianti al fine di evitare un disastro. Il personale lavorò fino a che l’acqua non superò la cinta dei pantaloni e l’impianto fu così salvato. Nonostante questo, quando la portata del torrente Bisagno raggiunse livelli impensabili la forza delle acque superò ogni ostacolo e ruppe ogni barriera, anche le officine del gas delle Gavette non poterono sottrarsi alla furia della natura e dovettero soccombere. La spinta delle acque trovò una strenua resistenza da parte della recinzione costituita da un muro alto circa tre metri in corrispondenza di via Piacenza, che sembrava in grado di resistere all’impeto della corrente del torrente Bisagno. Improvvisamente una breccia si aprì e da questa iniziò a diffondersi un vero e proprio fiume. Inizialmente la portata ancora limitata andò a distribuirsi nei grandi piazzali dell’officina insinuandosi in ogni spazio senza apparente intenzione distruttiva. Ma fu un attimo, la muratura di recinzione già indebolita nella sua struttura da quel primo cedimento andò a collassare in una più ampia apertura che consentì alle acque di conquistare l’area di Gavette, come parte integrante dell’alveo del torrente. Fu la fine, le autovetture e tutte le attrezzature più leggere presenti cominciarono a galleggiare ed iniziarono il percorso verso la parte a valle. Subito il varco di accesso dell’officina diventò la strada di uscita dell’acqua, ma quando i materiali trascinati iniziarono ad ostruire il varco, l’acqua intraprese un nuovo percorso allagando la parte più a valle dell’area. Questa parte dell’area, nella quale non erano presenti varchi di uscita si riempì come una vasca e col passare del tempo il livello, sempre più alto, causò una spinta insostenibile per la recinzione, fino a creare una ulteriore apertura, questa volta verso l’esterno; come un imbuto da questo orifizio iniziarono ad uscire acqua e materiali che andarono ulteriormente ad aggravare la situazione in via delle Gavette, già completamente allagata. Il piazzale era trasformato in un lago e la parte interrata delle sale pressioni completamente allagata; gli affrancamenti e gli ancoraggi appena realizzati cigolavano come una nave sopra un mare in tempesta, ma la “nave“ fortunatamente resistette e alla fine dell’uragano si poté iniziare a pompare acqua dalla sala pressione. 58 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Nel ponente cittadino l’alluvione arrivò già dalla serata precedente, in un momento estremamente delicato: la metanizzazione era infatti in pieno svolgimento e precisamente era già stata realizzata dal fine rete di Voltri fino all’altezza di via Merano a Sestri, mantenendo alimentata la rete con gas naturale mediante carri bombolai ubicati presso l’area di Prà. Fin da mercoledì 7 ottobre frane e smottamenti sulla strada statale 456 del Turchino (SS 456) avevano interessato la rete di distribuzione del gas che si allagò. I primi interventi di sistemazione provvisoria poterono essere effettuati solo nella mattinata successiva. L’isolamento della città causato della chiusura di strade ed autostrade, nei giorni successivi, impedì l’arrivo dei carri bombolai provenienti da San Martino della Battaglia e pertanto l’alimentazione della rete metanizzata da Prà venne messa in discussione fin da subito. Al fine di impedire che potesse entrare aria nelle condotte, tempestivamente si provvide a ricollegare, nella stessa via Merano, la rete già metanizzata alla rete ancora alimentata a gas di città proveniente dalle Gavette e per circa una settimana il gas di città ritornò ad alimentare i fornelli da Sestri Ponente a Voltri, generando una inusuale fiamma giallastra. Piazza della Vittoria sotto un metro d’acqua, sullo sfondo via XX Settembre e autovetture spinte dalla forza delle acque contro i palazzi. L’emergenza venne così superata, ma il ritorno al funzionamento a gas di città di apparecchi già “trasformati” a gas naturale creò un fastidioso problema, il fondo delle pentole si anneriva immediatamente. Appena fu possibile, con la certezza della transitabilità delle strade per poter far arrivare i carri bombolai a Prà, si ritorno ad alimentare con il gas naturale il tratto Voltri-Sestri, già precedentemente attivato. Nei giorni immediatamente seguenti, il personale aziendale si adoperò senza sosta per diverse interminabili giornate di duro lavoro, al fine di poter ricondurre la gestione operativa dell’impianto di distribuzione del gas ad una situazione di relativa normalità. Non dimentichiamo che anche buona parte delle infrastrutture presenti in città subirono pesanti danneggiamenti a seguito di frane, cedimento di muri di contenimento o di ponti presenti sui torrenti delle vallate, creando per lungo tempo non pochi problemi alla circolazione stradale. 1970: alluvione a Genova Tratto dal sito del Sistema Informativo Catrastofi Idrogeologiche (www. http://sici.irpi.cnr.it) Il 7 ed 8 ottobre 1970, Genova venne inondata dai torrenti Polcevera, Leira e Bisagno, che superarono gli argini in più punti. Piogge localizzate ma molto intense, tipiche della costa ligure, fecero cadere 900 mm d’acqua in 24 ore, corrispondenti al 90% della pioggia media annua. I danni maggiori si ebbero a Genova, ma danneggiamenti si ebbero anche in altri 20 comuni delle province di Genova ed Alessandria. Due linee ferroviarie e molte strade furono interrotte in più punti dalle inondazioni e dalle frane. Le vittime furono 44, di cui 35 morti, 8 dispersi ed un ferito. Gli sfollati furono oltre 2000 ed i senzatetto almeno 185. La perdita economica nella sola città di Genova fu stimata in 45 miliardi di lire (1970). Il danno al patrimonio artistico fu notevolissimo. Il pian terreno di decine di edifici storici, molti di epoca medioevale, furono allagati e lo rimasero per parecchie ore. Da segnalare come un “esercito di spalatori” aiutò Genova nei giorni successivi all’alluvione a risollevarsi. In molti casi furono le stesse persone che si operarono per far tornare Firenze alla normalità dopo l’altrettanto tragica alluvione del novembre 1966. Giovani volontari costituiscono “l’esercito degli spalatori” che contribuiranno a ripulire la città. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 59 60 2° mostra degli apparecch per il riscaldamento 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA autonomo a gas alla fine degli anni sessanta. EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La campagna conclusiva per la metanizzazione (1972) Il processo di metanizzazione della città nei primi anni ’70 fu caratterizzato dal proseguimento della campagna pubblicitaria già precedentemente avviata (noi la vogliamo calda… e subito! e quando vuoi quanto vuoi), primo esempio di pubblicità da parte di un ente pubblico. La campagna assunse una valenza rilevante in virtù delle maggiori disponibilità energetiche del nuovo gas disponibile, vennero allestite anche mostre permanenti di innovativi apparecchi a gas, presso la sede aziendale di via S.S. Giacomo e Filippo. In questo periodo cominciava a diffondersi anche una maggiore attenzione e sensibilità verso il tema ambientale, che iniziava a far “storcere il naso” ai cittadini quando scoprivano che i panni stesi venivano sporcati dai fumi provenienti da impianti alimentati a carbone o nafta pesante. Genova risulta tra le prime grandi città d’Italia a rendere disponibile ai propri cittadini l’economico ed ecologico gas naturale in luogo del complicato (da produrre) e tossico gas di città. Con tale operazione l’AMGA compie indubbiamente un notevole passo in avanti sotto il profilo tecnologico ed organizzativo. Nel 1972 si realizzò una ulteriore estensione della rete nell’ambito della Val Polcevera che consentì di fornire il servizio anche ai comuni di Sant’Olcese e Serra Riccò. Esposizione apparecchi a gas presso la sede di AMGA. La pubblicità viaggia sui mezzi pubblici, in questo caso la campagna “Noi la vogliamo calda e subito”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 61 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Tra le attività del circolo ricreativo vi era anche il gruppo ciclismo, foto degli anni ottanta. Sotto, i doni per i figli dei dipendenti pronti per essere consegnati in occasione delle feste natalizie. Le attività sociali aziendali Il miglioramento delle condizioni sociali, economiche e culturali della popolazione italiana indussero l’azienda ad affrontare anche gli aspetti sociali della vita dei propri dipendenti: nel 1972 nacque il Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori (CRAL) di AMGA. L’atto costitutivo del CRAL formalizzò l’impegno della direzione aziendale ad affrontare aspetti finora poco considerati, evidenziando una notevole sensibilità ed una ragguardevole lungimiranza, che, successivamente, ha caratterizzato un impegno costante negli anni, favorendo e sostenendo lo sviluppo dei rapporti interpersonali tra i dipendenti e le loro famiglie. La direzione aziendale affidò, in maniera autonoma, la gestione del CRAL di AMGA ad alcuni rappresentanti dei lavoratori liberamente eletti da tutti i dipendenti. Molti di questi rappresentanti che si sono alternati nello svolgimento di tali attività, talvolta anche a fronte di grandi sacrifici personali, sono ancor’oggi ricordati positivamente a molti anni di distanza; persone spesso contraddistinte da elevato spirito di iniziativa, instancabile senso di solidarietà ed esemplari capacità gestionali. 62 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Dalla produzione alla distribuzione (1973-74) Il completamento della metanizzazione su tutto il territorio cittadino fermò definitivamente i forni di produzione e con essi tutta quella miriade di attività aziendali, interne ed esterne, necessarie al corretto funzionamento degli impianti. Fu un cambiamento epocale, nel corso del quale l’azienda subì una trasformazione repentina e profonda non sembrava possibile che impianti imponenti e complessi, fittamente occupati da una moltitudine di maestranze, fossero improvvisamente diventati enormi carcasse di archeologia industriale, destinate ad essere gradualmente rimossi e dimenticati. Nel 1973, primo anno a reti completamente “metanizzate”, l’erogazione annuale si attestava sui 60 milioni di metri cubi, equivalenti a circa 120 milioni di metri cubi del gas di città precedentemente distribuito, in funzione del potere calorifico del gas naturale circa doppio rispetto al gas di città. Dal 1975 inizio la demolizione di tutti gli impianti di produzione del gas che videro la scomparsa di quelle strutture comunemente definite“batterie”. Sopra, Lavori di modifica ai collegamenti tra i vari feeder in piazza Massena negli anni ottanta. A sinistra, la demolizione della struttura esterna della batteria mette in luce i forni di produzione. Sotto, la demolizione di alcuni dei filtri che servivano a depurare il “gas di città”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 63 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 I cambiamenti di ruoli e mansioni del personale (1973-1974) Con i cambiamenti di natura tecnologica dovettero cambiare anche le mansioni di una quantità molto elevata di maestranze, prima occupate nell’ambito della gestione o manutenzione dei forni di produzione. Sicuramente per molti operai ciò consentì di migliorare in maniera sostanziale le proprie condizioni di lavoro, anche se per alcuni in età più avanzata l’esigenza di reinventarsi un nuovo mestiere fu sicuramente vissuta in maniera traumatica. Si ridusse enormemente il numero di persone occupate nell’ambito della gestione degli impianti, ma soprattutto il lavoro si concentrò e si spostò sulle reti cittadine esterne all’impianto di Gavette, reti che necessitavano di adeguamenti, potenziamenti ed estendimenti necessari a far fronte all’aumento dei consumi in atto e previsti. Esempio di un Dispositivo di Protezione Individuale dell’epoca, questo “zoccolo” in legno che ricorda le tradizionali calzature olandesi, serviva ad isolare termicamente gli addetti alla conduzione dei forni di distillazione del gas dalla pavimentazione che si trovava ad elevate temperature non sopportabili diversamente. La mensa di Gavette con pareti decorate dal giovane scenografo e illustratore genovese Emanuele Luzzati. Dismissione mensa aziendale di Gavette La riduzione di maestranze attive all’interno dell’officina ed il bisogno di fornire un’alternativa esterna alla mensa aziendale ne comportò l’eliminazione e la sostituzione con un “assegno” sostitutivo, definito indennità mensa, da utilizzarsi per poter pranzare in ogni luogo della città; la stessa erogazione venne applicata anche al personale interno dell’Officina ed impiegatizio della Direzione. I locali precedentemente utilizzati a tale scopo vennero conseguentemente dedicati allo svolgimento di altre attività, tra cui lo svolgimento delle assemblee sindacali, di attività ricreative e, ad esempio, dei pubblici concorsi finalizzati all’assunzione del personale aziendale. 64 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Calorimetro portatile per gas illuminante. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 65 66 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Operaio predispone flangia per la saldatura sulla tubazione. EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Il piano di sviluppo industriale Dopo la completa metanizzazione l’Azienda si pone come obiettivo uno sviluppo virtuoso della propria attività di distribuzione e vendita del gas naturale. Preme ricordare come tutte le attività correlate alla metanizzazione, compresi gli adeguamenti degli impianti interni, siano stati a totale carico di AMGA, esclusa la sostituzione di apparecchi fatiscenti per i quali comunque l’azienda ha provveduto a stipulare importanti accordi con i costruttori di apparecchi al fine di ridurre al massimo l’onere nei confronti degli utenti. Il rientro da tali pesanti costi e investimenti poteva essere ottenuto solo con l’aumento del gas consumato e venduto, questo sia favorendo l’incremento intensivo dei consumi specifici, sia attraverso l’estensione dell’area servita, mediante nuove utenze nel settore civile, del riscaldamento centralizzato urbano e del terziario, in particolare ospedaliero. L’aumento dei consumi di gas naturale deve essere valutato positivamente, non solo a fini prettamente commerciali, ma anche e soprattutto finalizzato alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, in quanto la maggior parte degli impianti di grosse dimensioni erano allora alimentati a carbone, gasolio o nafta pesante. Ciò ha comportato una precisa politica mirata ad assicurare la disponibilità del gas naturale, attuata nei confronti della SNAM, che è stata sollecitata a realizzare un secondo metanodotto tra la pianura padana e Genova, poi realizzato nel 1976. Due serbatoi del GPL (siluri) fotografati negli anni cinquanta, successivamente arrivarono a dieci. Le campagne di promozione del gas naturale conseguirono risultati inaspettati in tempi molto rapidi, obbligando i tecnici di AMGA a soluzioni temporanee atte a soddisfare le aumentate richieste dei cittadini, garantendo nel contempo la continuità del servizio. In attesa di maggiore disponibilità di gas, si sopperiva alle punte istantanee di consumo utilizzando il gas precedentemente stoccato nei gasometri, quando anche questi ultimi risultavano insufficienti si ricorreva all’utilizzo di gas propano. Il propano era stoccato in serbatoi ad alta pressione denominati siluri per la loro forma allungata e sferica alle estremità e veniva miscelato con aria in adeguate percentuali al fine di ottenere un gas combustibile (aria propanata) intercambiabile con il gas naturale; tale processo avveniva tramite appositi ugelli (eiettori venturimetrici) atti a dosare la giusta proporzione di aria e propano. Le caratteristiche qualitative di questa miscela di gas venivano ripetutamente controllate dal laboratorio chimico di AMGA mediante l’utilizzo di gascromatografi, inoltre prima della sua immissione in rete veniva miscelato con il gas naturale presente all’interno dei gasometri al fine di azzerare le possibili incompatibilità. Ricordiamo infatti che in fase di produzione del gas di città era stato necessario dotarsi di gasometri con volume complessivo pari a circa il 20% dell’erogazione massima giornaliera, essendo la produzione costante nel tempo ed i consumi dell’utenza variabili. Per i gasometri vale anche la pena ricordare come con il passare degli anni, e con l’aumento dei consumi massimi giornalieri, il volume di stoccaggio disponibile si fosse percentualmente ridotto rispetto ai consumi effettivi, fino a diventare poco significativo. Non dimentichiamo infatti che a fronte di un volume nominale di 300.000 m3 risultante dalla somma dei tre gasometri, due a Gavette ed uno a Campi, in realtà il volume disponibile non arrivava neppure a 250.000 m3. Questo era dovuto al fatto che per motivi di sicurezza non si poteva mai arrivare a superare certi limiti, sia in occasione del riempimento sia durante l’estrazione. Inoltre la pressione nei gasometri era molto bassa e tale da non consentire di immettere direttamente il gas nella rete di distribuzione di media pressione, pertanto si rendeva necessaria una ricompressione a livelli adeguati. Tale ricompressione e la conseguente immissione in rete, avveniva estraendo il gas dai gasometri principalmente con due sistemi, il primo prevedeva l’utilizzo di compressori a lobi rotanti azionati 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 67 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 da motori di derivazione marina, il secondo con un sistema di estrazione ad eiettori venturimetrici che gli addetti alla gestione delle sale pressioni hanno sempre chiamato “ugelli”. Per ovvi motivi questi sistemi di ricompressione si trovavano in corrispondenza degli impianti ove erano presenti gli stoccaggi. Per quanto riguarda i compressori volumetrici a lobi rotanti, due unità, di maggiori dimensioni, erano installate presso la stazione gasometrica di Gavette in Valbisagno, altri due, leggermente più piccoli in quella di Campi in Valpolcevera e garantivano di sopperire alle elevate portate richieste. Il sistema a iniettori, o ugelli invece, utilizzava l’energia di pressione del gas in arrivo dai metanodotti che, dopo una prima riduzione della pressione a 5 bar, poteva essere utilizzato come fluido motore per gli eiettori, generando pertanto l’estrazione dal gasometro del gas necessario. Installazione motore marino presso la sala pressione di Gavette per comprimere il gas in rete. Sala presione di Campi negli anni settanta. Oltre alle problematiche, già evidenziate, dovute alla inadeguata disponibilità di gas dai metanodotti di SNAM, i tecnici di AMGA si trovarono a dover fronteggiare anche l’insufficiente portata di alcuni tratti della rete di distribuzione cittadina che comportava un assorbimento di pressione troppo elevato e tale da non garantire di poter far fronte ai maggiori consumi richiesti in alcuni periodi dell’anno. A tale scopo vennero adeguati, ed implementati gli impianti di ricompressione già presenti sulle principali direttrici della rete di distribuzione, i feeder del ponente, della Valpolcevera, della Valbisagno e del levante. La conduzione di questi impianti di ricompressione veniva effettuata direttamente da operatori definiti “compressoristi”, i quali provvedevano alla messa in servizio del sistema motore - compressore ed alle necessarie manovre di esercizio della stazione di ricompressione sulla base delle necessità che, in particolare durante le giornate invernali, venivano a crearsi. I vecchi punti di produzione o di stoccaggio del gas di città sono diventati punti di ricezione o di consegna del gas naturale trasportato dalla SNAM; l’articolato progetto di AMGA si è poi completato con la realizzazione di nuovi punti di ricezione più decentrati, consentendo di soddisfare e bilanciare la sempre crescente richiesta di gas da parte degli utenti cittadini e, nel contempo, avviando un’attività di progettazione finalizzata all’estensione della rete verso i comuni limitrofi non ancora raggiunti dal servizio; nel 1981 è stato servito il comune di Mignanego, nel 1985 la fiamma azzurra del metano è stata osservata sui propri fornelli anche dai cittadini di Ceranesi. Da parte sua la SNAM è s tata in grado di rispondere alle nuove esigenze del mercato nazionale in quanto ha avviato, fin dal 1970, una importante e strategica attività di importazione di gas naturale dalla Libia, dai Paesi Bassi e dall’allora URSS e successivamente nel 1983 anche dall’Algeria. Sotto il profilo squisitamente tecnico, l’aumento della disponibilità di gas naturale e l’evoluzione delle strutture impiantistiche aziendali conseguenti alla metanizzazione ha successivamente permesso il progressivo superamento degli stoccaggi gasometrici e degli impianti di compressione e ricompressione. 68 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Sopra, immagine dell’officina di Gavette al massimo dell’attività negli anni sessanta I siluri GPL sono saliti a sei. A sinistra, Menghini Arcangelo e Giovanni Trovati con gruppo di regolazione mobile per l’alimentazione di emergenza della rete di distribuzione. Via Brin a Rivarolo, 1970. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 69 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 L’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme Nell’anno 1981 si ravvisò in AMGA l’esigenza di poter disporre di una struttura aziendale in grado di fornire alle maestranze le corrette indicazioni circa le migliori e sicure metodologie di lavoro e, nel contempo, erogare un costante aggiornamento formativo: nacque così l’Ufficio Metodi - Addestramento e Norme. Tale ufficio svolgerà negli anni seguenti anche una rilevante attività di formazione professionale tecnica rivolta a personale esterno all’azienda, sia mediante l’erogazione di formazione personalizzata “a domicilio”sia programmando uno specifico e sempre aggiornato calendario di corsi, ottenendo sovente qualificati riconoscimenti e concreti segni di apprezzamento per l’elevata qualità del lavoro svolto e l’ottima competenza evidenziata dai propri tecnici. Esercitazione antincendio con i Vigili del Fuoco. Corso tenuto a Genova del progetto STAGE, iniziativa a carattere nazionale promossa da Federgasacqua, alla quale AMGA partecipava attivamente. A destra, esercitazione finale di un corso, da parte di operaio del Pronto Intervento, per l’abilitazione a lavorazioni in quota a mezzo funi. 70 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA I nuovi automezzi del pronto intervento fotografati in piazza della Vittoria subito dopo la consegna, 1988. La trasformazione organizzativa del Pronto Intervento Nella prima metà degli anni ottanta fu inoltre completata una profonda riorganizzazione del reparto Pronto Intervento. Le scelte aziendali su questo fronte risultano condizionate, da un lato, dalle mutate esigenze rispetto al passato e dall’altro dalla disponibilità di nuova ed importante tecnologia specialistica. La composizione delle squadre operative e la turnazione delle stesse - pur rimanendo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno - fu modificata in modo radicale, e furono acquisiti moderni ed efficienti automezzi per la movimentazione rapida sul territorio, i quali vennero poi equipaggiati al meglio per poter affrontare direttamente la gestione dell’evento senza dover prelevare successivamente il necessario dal magazzino di Gavette. Arrivarono moderni supporti operativi che agevolavano l’esecuzione di molte attività: fu attivato un efficiente ponte radio aziendale di proprietà, che consentiva finalmente una comunicazione permanente tra la sala operativa ed il personale dislocato sul territorio cittadino, furono acquisiti innovativi strumenti per la ricerca delle fughe di gas e moderne attrezzature che consentivano di ridurre drasticamente la fatica per le maestranze, fu infine informatizzato il sistema aziendale di gestione delle utenze e delle segnalazioni ricevute. Il Pronto Intervento di AMGA ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un pubblico e fidato riferimento per tutta la cittadinanza, che spesso si rivolge agli operatori del centralino, o direttamente alle maestranze presenti sul territorio, anche per problematiche non attinenti a quelle per cui il Pronto Intervento risulta istituzionalmente preposto. Questo invisibile legame, profondo ed inscindibile, ebbe, negli anni cui ci riferiamo, anche l’effetto complementare di generare un profondo ed intenso senso di appartenenza aziendale per i dipendenti, i quali erano molto orgogliosi di far parte di quella che potremo definire una “grande famiglia” e di presentarsi in pubblico con il marchio aziendale cucito addosso. Sopra, mezzo per ricerca dispersioni gas. Sotto, Il centro di telecontrollo negli anni novanta. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 71 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La tragedia di Borgo Incrociati (1987) Pur risultando uno dei combustibili più sicuri in assoluto, il gas naturale, può essere talvolta utilizzato da alcuni individui per porre in atto proponimenti irrazionali; contrastare questo tipo di accadimenti al fine di impedire, ad esempio, un tentativo di suicidio utilizzando il gas combustibile, nonostante il costante impegno e la perseverante dedizione di tutti gli addetti del settore, risulta pressoché impossibile. Nel 1987 il gas naturale è causa indiretta di un luttuoso evento nell’antico quartiere di Borgo Incrociati, nel centro di Genova, in cui perdono la vita cinque persone, tra cui il collega del Pronto Intervento di AMGA sig. Aldo Consiglieri. Il collega Aldo Consiglieri vittima dell’esplosione di Borgo Incrociati. 72 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA TEsTImONIaNZE Io ero con lui Il compagno di squadra del compianto Aldo Consiglieri, Valerio Dall’Asen, all’epoca in servizio presso il Reparto Pronto Intevento, a distanza di quasi un quarto di secolo, vuole così ricordare il drammatico episodio: Era una domenica pomeriggio di inizio estate. Era il 5 luglio del 1987. Faceva caldo, d’estate è normale, non era un giornata limpida, c’erano dei temporali in giro. Quello stesso pomeriggio una ragazza fu uccisa da un fulmine sul monte Moro. Un’altra vittima di quel dannato pomeriggio. Era un turno di lavoro tranquillo quel giorno. Il turno al Pronto Intervento dell’AMGA di Gavette era composto dall’Assistente, che era il responsabile, il telefonista, poi Aldo Consiglieri che era il Capo Turno, l’operaio con più esperienza, di aiuto all’assistente e guida per gli altri, c’ero io che ero l’ultimo arrivato e poi un paio di squadre operative da tre persone. Ai tempi ero l’addetto al martello pneumatico e il mio lavoro era quello di fare gli scavi, insieme agli altri colleghi, per riparare i tubi. Quando non c’erano scavi da fare davo man forte a Consiglieri a svolgere i suoi compiti. Difficilmente con lui si restava mani in mano, percepiva l’inattività, le poche volte che poteva capitare, come una sofferenza mista a rimorso per la sensazione di rubare lo stipendio. Quindi: vai col riordino del magazzino, la pulizia dei mezzi, della mensa o altri lavoretti utili ma che di solito non faceva nessun altro. Poi verso le cinque di quel pomeriggio, il telefonista, che era seduto davanti a me, riceve una chiamata; in poche parole annota indirizzo e motivo della segnalazione. “Consiglieri: c’è da andare! Borgo Incrociati, gas in un appartamento, pompieri sul posto”. Era una decisione logica, scontata. Un intervento delicato, probabilmente non troppo faticoso, urgente e con la persona giusta a pochi minuti di strada. E io a dare una mano. Partiamo con il Fiat Fiorino, era quasi nuovo, lo avevamo da pochi mesi, un bel progresso rispetto al vecchio 900T. Guida Consiglieri, guida sempre lui, al contrario degli altri anziani che normalmente fanno guidare i più giovani. È un modo di mantenere l’iniziativa, come del resto fa in tutte le altre cose. In pochi minuti siamo in via Canevari, all’altezza del Borgo c’è un camion dei pompieri posteggiato, noi ci mettiamo dietro. Arriviamo sul posto, dentro il Borgo, ci sono i pompieri che parlano con le persone che hanno chiamato. Il caposquadra si presenta, si chiama Meloncelli. I due che hanno chiamato sono un uomo e una donna giovani, sulla trentina, forse meno. Ricordo la ragazza, minuta con i capelli lisci e neri, sembrano entrambi abbastanza spaventati. Ci dicono che hanno sentito un sibilo e odore di gas dall’appartamento di fianco al loro, pare che dentro ci sia un tizio forse non tanto a posto con la testa. Con i pompieri entriamo nell’androne, ma è buio, forse è stata staccata la luce per precauzione. Consiglieri mi manda a prendere la torcia elettrica, il “Flash” come lo chiama lui. Quando ritorno gli altri sono già saliti, li raggiungo che sono quasi in cima alle scale, qui c’è la porta dell’appartamento in questione, si sente un forte odore di gas. Noi sappiamo che il gas, il metano o il gas delle bombole, il GPL, non ha odore, ma la puzza che possiamo sentire è dovuta a una sostanza inserita artificialmente apposta per renderlo perce- pibile. Ma, almeno da noi, queste sostanze inserite nel metano o nel GPL sono diverse. Ci è bastato un attimo per capire che quello che usciva dall’appartamento non era metano, e che quindi noi, o l’AMGA per la quale eravamo lì, non eravamo coinvolti. Ma questo non era importante, c’era una situazione di pericolo e fino a quando le cose non si fossero sistemate saremmo stati lì a dare una mano. Questo era il modo di pensare e di agire, facevamo così sempre. Però in quel momento, fuori da quella porta, mi rendo conto che qualcosa non va. C’è tanto gas, e per di più GPL, ce ne vuole meno del metano per provocare un’esplosione. Tutto sommato con il metano abbiamo avuto da fare tante volte, lo conosciamo ormai, forse ci è anche un po’ amico, lo trattiamo tutti i giorni. Con il metano mi è già capitato tante volte di intervenire su fughe, anche forti, non mi ha mai fatto paura. Ma questo qui no, ha una puzza schifosa, lo sento infido, mi prende una stretta allo stomaco e qualcosa che mi dice che bisogna andarsene di lì, il prima possibile. La porta non si apre, la persona all’interno, se c’è, non ci fa entrare. Mezza rampa di scale prima c’è un’altra porta che dà all’esterno, su un terrazzo che è la copertura del civico a fianco, usciamo tutti lì, finalmente non si sente più quell’odore. A quel punto ci siamo io, Consiglieri, almeno tre pompieri, compreso il caposquadra, e una signora che, da quanto ci ha detto, si prende cura della persona che dovrebbe essere nell’appartamento, visto che è disabile. Peraltro sembra molto preoccupata che costui si possa spaventare vedendo entrare della gente in casa. Sul momento non ne capisco bene il motivo, mi sembra l’ultimo dei problemi vista la situazione. Dal terrazzo si può arrivare a una finestra dell’appartamento, due pompieri rompono un vetro ed entrano per andare ad aprire la porta a noi che siamo fuori. Tutti gli altri riprendono la rampa di scale, io sono l’ultimo e salgo i pochi gradini. Di nuovo quel tanfo di GPL, di nuovo la stretta allo stomaco e le gambe molli, mi blocco. Ridiscendo quei quattro gradini appena saliti, resto sul terrazzo. Guardo l’ora, non sono ancora le sei, comincia a fare meno caldo, ci sono delle nuvole verso il monte Moro, a levante. Poi il sibilo. Un sibilo forte alla mia destra, sarà durato un secondo, forse due. E un lampo giallo sempre alla mia destra, lo vedo con la coda dell’occhio. E una sensazione di calore, ma non forte, come una ventata di asciugacapelli. E poi la botta. Ma non è un rumore nuovo, è un suono già sentito molte volte, come un petardo, solo che è un petardo enorme a pochi centimetri da me. Invece quello che viene dopo non l’avevo mai sentito. Io una casa crollare in vita mia non l’avevo mai sentita. E meno che mai avevo sentito crollare una casa addosso a me. Non finisce più, mi riparo la testa con le braccia, poi non riesco a capire dove vado a finire e in che modo sono messo. È come quando al mare si finisce dentro a una grossa onda che ti rovescia sulla spiaggia, non vedi più niente e non sai più da che parte sei girato. E poi finalmente tutto finisce. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 73 TEsTImONIaNZE spiegare le cose. Cerco di capire dove siano finiti tutti quelli che prima erano con me, scorgo un pompiere in fondo alla voragine creata dal crollo dei solai, non so se è uno di quelli che era nell’appartamento o no. Mi sembra di sentire dei lamenti che filtrano da sotto le macerie, ma mi rendo che è uno scherzo delle mie orecchie. Poi aspetto, aspetto che qualcuno mi venga a tirare giù di lì, non c’è altro che io possa fare. Arrivano i pompieri con una gru dalla parte di corso Monte Grappa, mi arrampico sul cumulo di macerie per arrivare a un punto dove mi possano prendere. Insieme alla gru arriva un pompiere che imbraga l’anziano di prima e poi mi aiuta a fare altrettanto; intanto mi chiede come sono arrivato lì, quando gli rispondo che io c’ero da prima mi guarda perplesso. Dopo poco finalmente mi posano a terra. Il recupero di Valerio Dall’Asen da parte dei Vigili del Fuoco In certi momenti i pensieri arrivano velocissimi. Nell’arco di pochi secondi si pensano un sacco di cose e si fanno un sacco di considerazioni. La prima: ci sono rimasto sotto. Mi ero chiesto tante volte cosa provano le persone sepolte sotto le macerie, il terremoto dell’Irpinia c’era stato solo qualche anno prima. Ecco forse è questo. Poi apro gli occhi, non si vede niente, ma non è buio, anzi mano a mano la luce aumenta, poi addirittura si apre uno squarcio e vedo il cielo: sono fuori. Mi alzo; mi accorgo di essere sempre sul terrazzo, solo che ora il terrazzo è ingombro di macerie tutto intorno a me. Sono circondato da blocchi di pietrame e muratura pesanti dei quintali che non so spiegarmi come non mi abbiamo colpito. La polvere si è posata, riesco a vedere tutto: la casa dove c’era l’appartamento invaso dal gas non c’è più, i muri perimetrali sono stati tagliati al livello del “mio” terrazzo, mentre tutti i pavimenti sono finiti al piano della strada. Invece dal lato verso corso Monte Grappa, i pavimenti hanno retto, e ora il mucchio di macerie è più alto rispetto a dove mi trovo io. E vedo qualcosa di incredibile: esattamente in cima al cumulo di macerie c’è seduto un uomo anziano che si guar da in giro incapace di parlare e capire cosa sia successo. Un’altra persona fa capolino da uno squarcio in una parete della casa confinante e mi chiede anche lui cosa sia capitato. Le sirene dei mezzi di soccorso hanno cominciato a farsi sentire e non smetteranno per parecchio, le prime ambulanze sono arrivate, guardo giù nel vicolo e vedo caricare una ragazza, ha addosso sangue dappertutto. Solo dopo ho saputo che era la ragazza con la quale avevamo parlato solo pochi minuti prima. È stata la prima vittima accertata di Borgo Incrociati, si chiamava Francesca Grandi. Dal vicolo sento urlare qualcuno che ci accusa di non aver chiuso il gas, io vorrei rispondere che era inutile, che non è stato il gas delle tubature, che non è colpa nostra. Ma è inutile, da quassù non mi possono sentire, poi ci sarà tempo per 74 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Quando rientro a Gavette, mi chiedono di dare notizie alla moglie di Consiglieri. Non so cosa dirle, cosa si dice alla moglie e compagna di una vita di un uomo che non sai dove sia finito o peggio sai che è sepolto sotto un palazzo crollato? Le parlo, meglio le farfuglio qualcosa di cui ora non mi ricordo, di sicuro con poco senso e di certo di nessun aiuto. Consiglieri verrà ritrovato cadavere la mattina dopo insieme al caposquadra dei Vigili del Fuoco Mario Meloncelli e alla donna che era salita con noi, che morirà qualche giorno dopo, si chiamava Candida Banchero. Per ultimo fu ritrovato l’uomo che era nell’appartamento invaso dal gas, Luca Acquarone. Dopo alcuni giorni ho rivisto la moglie di Consiglieri, ricordo che mi ha raccomandato di non fare come Aldo e di prendermi meno a cuore il lavoro. Dopo tanti anni non credo di averle dato retta fino in fondo. Da allora ogni tanto rifletto su cosa sarebbe cambiato se non avessi ridisceso quei pochi gradini, quello che è certo è che nessuna delle tre persone che erano davanti a me su quella rampa di scale è sopravvissuta. Credo che lo scoppio sia avvenuto mentre erano ancora proprio nelle scale, lo deduco da quanto mi ha detto uno dei pompieri che era entrato nell’appartamento e che mi ha descritto come si è innescata l’esplosione. Provo ancora una grande tristezza per quei morti, per Consiglieri con il quale ho lavorato gomito a gomito per più di un anno e mi ha insegnato tante cose, per la ragazza minuta che ho visto coperta di sangue, è terribile morire a quel modo a trent’anni. Come è terribile morire cercando di aiutare gli altri come è successo al Vigile del Fuoco e in maniera diversa alla donna che assisteva Luca Acquarone. Su quest’ultimo possiamo provare, anche a distanza di anni pensieri contrastanti, ma resta un interrogativo: cosa fa scattare nei delicati meccanismi di quell’incredibile marchingegno che è il cervello dell’uomo la molla che spinge ad atti come quello che ha creato tanto dolore in Borgo Incrociati? È una domanda che ci poniamo da molto tempo ma che non trova risposte. EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Esplosione di Genova, le vittime ora sono cinque (14 luglio 1987) - La Repubblica GENOVA La tragica esplosione che nella prima domenica di luglio ha squarciato tre alloggi nell’antico quartiere di Borgo Incrociati, nel centro di Genova, ad una settimana di distanza ha provocato la quinta vittima. Al centro ustionati dell’ospedale di San Martino è morta ieri Candida Banchero, 52 anni, la donna che aveva accompagnato i vigili del fuoco e i tecnici dell’ Azienda del gas fin davanti alla porta d’ingresso dell’alloggio in cui Luca Acquarone, 30 anni, si stava suicidando col gas. La donna era stata travolta dallo scoppio insieme allo stesso giovane, al vigile del fuoco Marco Meloncelli, al tecnico dell’Amga, Aldo Consiglieri, a Francesca Grandi, una vicina di casa che aveva dato l’allarme. All’ospedale, ricoverata con prognosi riservata, le avevano riscontrato ustioni gravissime sul 90 per cento del corpo. La vestaglia di nylon che indossava aveva facilitato l’incendio del suo corpo. I medici avevano detto che Nelle immagini tratte dai quotidiani dell’epoca, si evidenziano i danni causati dall’esplosione e i Vigili del Fuoco durante le operazioni di soccorso. non c’era da fare altro che attendere, sperando che la donna riuscisse a superare la fase critica. Invece non ce l’ha fatta. Questa speranza, al di là dell’aspetto umano, ce la avevano anche gli inquirenti: la sua testimonianza era ritenuta infatti fondamentale per sapere che cos’era davvero successo in quell’alloggio e soprattutto qual’era stata la causa dell’esplosione. Candida Banchero viveva a Borgo Incrociati assieme all’anziana madre e da sempre faceva l’assistente sociale volontaria. La gente del quartiere, che ha fatto la fila a trovarla in ospedale, ricorda molti episodi di carità umana di cui Candida fu protagonista. Anche quella domenica la donna si era coraggiosamente prodigata per aiutare ancora una volta il giovane Luca. Entrata nella stanza, ormai satura di gas, pare abbia fatto in tempo a gridare Luca, non farlo, non farlo. Poi l’esplosione ed il crollo. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 75 Attestato del Ministero dell’interno per il conferimento della medaglia d’oro al valor civile ad Aldo Consiglieri EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Per riuscire a uccidersi ha fatto saltare la casa (07 luglio 1987) - La Repubblica dal nostro inviato Antonio Del Giudice GENOVA Due piani sventrati da uno scoppio terrificante. Quattro morti e una ventina di feriti. Un cumulo di macerie alto tre metri. Lì, in cima, sotto i tetti scoperchiati c’è una parete dipinta di verde, con una foto di famiglia e due cappotti che pendono dall’attaccapanni a muro. Sembra la quinta di un teatro che tenta di ricostruire un momento di guerra. È la scena vista tante volte dopo un terremoto. Da domenica pomeriggio alle 18, i pompieri scavano con le mani, portano via calcinacci e mattoni pezzo per pezzo. Le ruspe servono a poco, anzi potrebbero aggiungere danni a danni. Un’altra ferita in questa città che passa dai grattacieli tipo Manatthan a quartieri che cadono a brandelli per vetustà e per responsabilità di chi amministra. Questa volta è toccata al secentesco borgo Incrociati. Una fuga di gas. Fortuita e voluta non è ancora possibile stabilire con certezza. Pare certo che la strage sia il risultato di una storia di follia. Un tentativo di suicidio che avrebbe coinvolto l’intero caseggiato. Luca Acquarone, 30 anni, psicopatico noto ai medici ed ai vicini aveva preparato tutto per un normale suicidio. Aperte le bombole del gas, aperti anche gli ugelli dell’impianto di metano. Ridotto in carrozzella del maggio scorso quando si era lanciato dalla finestra per sfuggire al ricovero coatto in ospedale, Luca aspettava di morire o di essere salvato, come era già successo altre volte. Erano passate da poco le 17. Per le scale del palazzo si stava diffondendo un acre odore di gas, sempre più insistente. Qualcuno ha pensato di avvertire i vigili del fuoco e i tecnici dell’Amga, la municipalizzata che gestisce le forniture di metano. Gli addetti sono arrivati subito. Il punto di fuga è stato individuato facilmente. La puzza veniva dal sesto piano di via Borgo Incrociati, al numero 30, ed esattamente dall’ appartamento abitato da Luca Acquarone. Mario Meloncelli, il caposquadra dei pompieri, s’è arrampicato sulla scala per entrare nella casa da una finestra. La tragedia s’è compiuta in un attimo. Un colpo per sfondare il vetro, e la stanza satura di gas è diventata una bomba. Mancava un quarto d’ora alle 18. L’inferno è durato qualche minuto. Quattro appartamenti contigui si sono sbriciolati. La casa di Luca è stata sparsa nel raggio di cento metri. Mezzo palazzo sfarinato. Una ragazza di 21 anni, sorpresa in strada, uccisa sul colpo dalla pioggia di calcinacci. Insieme al povero Meloncelli, travolto anche Aldo Consiglieri, 55 anni, tecnico dell’Amga. Tutti e due sposati e padri di due figli. Lunga la lista dei feriti: venti persone, fra pompieri, inquilini e passanti. Tre di loro sono ancora in gravi condizioni, la prognosi è riservata. Un altro tecnico dell’Amga che era a qualche metro da Aldo Consiglieri, è stato investito da una cascata di calcinacci, è stato sbalzato via di una decina di metri; è rimasto illeso. Si chiama Valerio Dall’Asen. Ancora non riesce a raccontare la tremenda avventura. Lo hanno recuperato un po’ intontito e coperto di polvere; sembrava uscito da un sacco di farina. Si erano appena spente le sirene dei pompieri chiamati per la puzza di gas, che l’intero quartiere è stato invaso da ambulanze urlanti, nuove autobotti di vigili del fuoco, alfette dei carabinieri. Lo spettacolo che si è presentato ai soccorritori era agghiacciante. Nessuno era in grado di stabilire quanta gente era rimasta sepolta. La lista, che sembrava interminabile, è stata ridimensionata nel giro di qualche ora. Una vera catastrofe è stata evitata dal caldissimo pomeriggio domenicale: molta gente aveva cercato refrigerie al mare. Qualcuno era andato a pranzo fuori. Come Mario Gallo, 28 anni, che con la moglie Liliana ed il figlioletto Claudio, di 3 anni, era andato a casa dei suoceri. Di ritorno, la piccola famigliola ha scoperto di essere ancora al mondo per caso, e di aver perduto tutto: casa, mobili, vestiario. Vigili del fuoco e volontari hanno faticato duramente per recuperare i cadaveri. Il primo, trovato subito dopo l’esplosione, è stato quello di Francesca Grandi. Poi sono cominciate ore di angoscia e di attesa. Il corpo di Mario Meloncelli è stato ritrovato soltanto ieri mattina alle 4,30. Tre ore dopo, le macerie hanno restituito quello di Aldo Consiglieri. Soltanto verso le 14 si è avuta la conferma dei sospetti: sepolto in fondo ai detriti, il corpo di Luca Acquarone, vittima e colpevole del disastro. Non è stato facile identificarlo. C’è voluta un’ora. Quando è arrivata la certezza, sulla tragedia poteva essere scritta la parola fine. Il sostituto procuratore Massimo Cappello conduce l’indagine di rito. Ottanta persone sono state sgombrate e accompagnate in alberghi cittadini, dove saranno ospitati del Comune. Il sindaco Cesare Campart guarda attonito lo spettacolo, e allarga le braccia, sconsolato. Un’altra pagina nera per Genova. La città è ancora tappezzata di manifesti che chiedono giustizia per la tragedia di cinquanta giorni fa, quando quattro operai rimasero uccisi da un’esplosione negli stabilimenti della Carmagnani. Ma quello che comunemente si definisce un folle gesto riapre alcune questioni, e in particolare due: la custodia degli psicopatici, liberati dalla legge 180 ma non per essere abbandonati a se stessi, come accade; il risanamento di quartieri vecchi. Due questioni che non riguardano soltanto Genova. L’attuazione della 180 è rimasta a metà, e non per colpa dei malati. Il risanamento dei quartieri più antichi non è neanche cominciato: per Borgo Incrociati c’è un progetto della vecchia giunta di sinistra, rimasto senza seguito. Se i vicini accusano il ragazzo folle, i medici sono più cauti. Il dottor Panfilo Ciancaglini, che lavora al Servizio della Ussl 14, dice di Luca: Qui lo conoscevamo bene. Ogni settimana andavano a trovarlo a turno, un medico o un infermiere. Ultimamente si occupava di lui anche un fisioterapista, che lo aiutava a recuperare l’uso dei piedi. Il dottor Ciancaglini nega che i vicini si lamentassero dei comportamenti di Luca Acquarone. Nega che qualcuno avesse chiesto il suo ricovero coatto: Non mi risulta dice che ci fossero richieste di questo genere. La polemica è già cominciata. Qualcuno spera che si concluda con la croce gettata tutta addosso a Luca Acquarone, disgraziato due volte. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 77 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Le sopraggiunte esigenze di utilizzo di nuove tecnologie e materiali Nel 1988, certamente fra le prime aziende in Italia, AMGA cominciò ad utilizzare tubazioni per gas realizzate in polietilene. Il polietilene è una materia plastica, la quale si ottiene industrialmente dalla polimerizzazione del gas di etilene; essa risulta inodore, atossica, grassa al tatto e conferisce ai tubi leggerezza e flessibilità impensabili prima d’all ora. Altra fondamentale caratteristica è quella di appartenere alla categoria dei polimeri termoplastici, ossia quelle materie plastiche che fondono se riscaldate oltre determinate temperature e induriscono se raffreddate, fino a raggiungere nuovamente lo stato di solido plastico. In virtù di queste inalterabili caratteristiche chimico-fisiche e degli indubbi vantaggi tecnici ed economici rispetto ai materiali metallici, i tubi in polietilene vedranno un utilizzo sempre più intensivo nel corso degli anni successivi, sino ad arrivare a rappresentare oltre il 90% delle nuove tubazioni annualmente posate. Depliant promozionale dei primi corsi, tenuti da AMGA in collaborazione con British Gas nel 1991, per la qualificazione dei saldatori in polietilene Inaugurazione stazione autotrazione Confermando sensibilità ed attenzione ai temi ambientali, nel 1989 venne attivata una stazione di rifornimento pubblico di gas naturale ad uso automobilistico, tutt’oggi in servizio. Grazie anche alla felice collocazione nell’ambito cittadino, affiancata all’area delle Gavette, l’operazione conquistò fin da subito un certo successo, proponendo il gas naturale come importante carburante, economico, ecologico ed alternativo ad altri combustibili, quali il gasolio, per l’autotrazione del pubblico trasporto. La gestione dell’impianto, inizialmente effettuata direttamente dall’azienda mediante proprio personale, fu successivamente affidata a soggetti privati mediante concessioni a tempo determinato. Bozzetto progettuale della nuova stazione di rifornimento a metano realizzato in via Piacenza. 78 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La “trench-machine” durante le operazioni di scavo in località Gattorna sulla strada provinciale 225 Estendimento del servizio gas alla Val Fontanabuona La più complessa e numericamente importante delle attività di estendimento della rete al di fuori della cerchia cittadina ebbe inizio nel 1990 e riguardò l’estendimento del servizio gas verso la Val Fontanabuona, una delle principali valli della Provincia di Genova. La vallata è attraversata dalla strada statale 225 detta, appunto, della Fontanabuona, che collega la periferia genovese con la riviera di Levante. Tali estendimenti furono realizzati con nuove tecnologie di scavo e posa rapida, mediante l’utilizzo di specifiche macchine rotative di origine anglosassone denominate “trench-machine”, le quali, sfruttando le peculiari caratteristiche delle innovative tubazioni in polietilene, consentono di traguardare tempi di costruzione delle nuove reti del gas fino a quel momento impensabili. All’inizio degli anni ’90 la lunghezza della rete di distribuzione gestita dall’AMGA raggiungeva così i 1.500 km, con circa 315.000 contatori attivi ed un volume annuale di gas immesso in rete di oltre 330 milioni di metri cubi. Posa della condotta in PE nello scavo realizzato dalla “trench-machine”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 79 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 L’esplosione di via Amarena (1993) Nonostante tutte le attenzioni poste in essere da AMGA al fine di garantire la massima sicurezza nella distribuzione del gas combustibile, con una serie di interventi di adeguamento e miglioramento sulla rete di distribuzione, nel 1993 sopravvenne un imponderabile evento negativo generato da una dispersione avvenuta dall’impianto interno di un appartamento: è l’esplosione del civico 13 di via Amarena, che vide la successiva morte di una persona anziana rimasta purtroppo coinvolta nel tragico evento. Foto sopra: danni ingenti dell’ultimo piano del fabbricato. Foto sotto: I materiali lanciati come proiettili hanno dannegiato anche a notevole distanza automezzi e arredo urbano. (Archivio Vigili del Fuoco) Fuga di gas nella notte. esplode palazzo, 7 feriti un palazzo in via Amarena 13 è crollato per una fuga di gas: 8 feriti (23 gennaio 1993) - Corriere della Sera Un boato e l’ultimo dei nove piani di un palazzo è crollato per una fuga di gas. Da ieri notte 32 famiglie che abitavano al n. 13 di via Amarena sono rimaste senza casa, sette persone sono state ferite, una donna è in fin di vita per le ustioni riportate. Lo scoppio è avvenuto alle 3 e 31 minuti: l’ora che segna l’orologio da parete ritrovato a cento metri dal palazzo. L’esplosione, causata da una fuga di gas la cui causa deve ancora essere accertata, ha cancellato l’ultimo piano e gravemente lesionato l’intero edificio. Crollati i muri, grossi blocchi di cemento, proiettati in ogni direzione, hanno sfondato le tapparelle, divelto le finestre degli appartamenti vicini. Sulla strada auto e moto posteg- 80 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA giate sono state seppellite dai detriti. Sui marciapiedi c’erano pezzi di infisso, intonaco, vetri, frammenti di arredamento, mobili e poltrone. Il rumore dello scoppio dal quartiere di San Fruttuoso, nel centro della città, si è sentito in un raggio di chilometri. Solo per miracolo è stata evitata una strage. Il bilancio è di 7 feriti. Le più gravi sono Ines Capurro, 88 anni, che è in prognosi riservata: le fiamme l’hanno avvolta mentre era a letto, e Maria Rosa Oneto, di 83 anni. Nelle operazioni di soccorso (rese difficoltose dalle porte blindate degli appartamenti che si erano deformate) è rimasto leggermente ferito anche un vigile del fuoco, Giorgio Lorefice, di 37 anni. EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Le alluvioni nel 1992 e nel 1993 Nel settembre di questi due anni la città fu interessata da una delle periodiche alluvioni, seppur di carattere prevalentemente locale - in alcuni casi chi vive a ponente o a levante non si accorge dei disastri che qualche temporale sta provocando nella parte opposta della città. Questo evento causò rilevanti danni alle infrastrutture cittadine, comprese quelle attinenti alla distribuzione del gas e al servizio idrico. Nel 1992 venne colpita la parte a levante della città compresa la vallata del Torrente Bisagno. In questa occasione oltre al danneggiamento in alcuni tratti dei muri d’argine con conseguente danno alle condotte poste in prossimità, fu danneggiato in maniera irreparabile e non più utilizzabile il ponte posizionato di fronte all’Officina del Gas di Gavette. Questo ponte era posizionato in diagonale rispetto al torrente Bisagno, in maniera tale da consentire ai treni carichi di carbone fossile di entrare nell’Officina del Gas ai tempi della produzione del gas di città. Con la sua demolizione, dovuta a motivi di sicurezza, scomparve una delle ultime tracce del binario industriale della Valbisagno; al suo posto fu realizzata una nuova struttura costituita da una moderna passerella pedonale, che vede aggraffate esternamente alcune importanti condotte di distribuzione dell’acqua e del gas. Il ponte che consentiva, fino agli anni sessanta, il transito dei convogli carichi di carbone dal parco merci di Terralba, fino all’area di produzione del “gas di città” alle gavette, venne irrimediabilmente danneggiato nel 1993. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 81 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Anno 1989: gruppo di neo-assunti in visita al cantiere di Cicagna (Valfontanabuona), ove era iniziata da circa un anno la posa della rete gas extraurbana in PE con l’ausilio di macchine per scavo veloce (Trench Machine). Le tecnologie No-Dig, la nascita di Saster Pipe (1995-1997) La già accennata presenza di un enorme quantitativo residuo di condotte gas in ghisa grigia, indusse AMGA a progettare un piano pluriennale di intervento finalizzato a sostituire gradualmente gli oltre 600 chilometri di quel materiale oramai obsoleto, che era causa di una incidenza di dispersioni sulla rete assolutamente superiore alla media, difficilmente sostenibile per gli anni a venire. Nel biennio 1993-95 venne quindi avviato un consistente piano di rinnovamento delle reti di distribuzione e trasporto, che prevedeva l’impiego pressoché totalitario di nuove tubazioni in materiale plastico. Obiettivo principale era la sostituzione, con varie metodologie oltre a quelle tradizionali a cielo aperto, delle vecchie condotte in ghisa grigia presenti nel centro storico cittadino, che per motivi legati alle difficoltà operative, era rimasto escluso dai precedenti interventi di potenziamento. Con il passare degli anni, anche per effetto della collaborazione avviata a livello internazionale con British Gas dal 1989 in poi, la professionalità dei tecnici di AMGA si arricchì della padronanza assoluta nell’utilizzo del polietilene. Questo materiale termoplastico, che all’epoca poteva essere considerato innovativo (quantomeno nel campo gas) consentiva infatti di sostituire le condotte obsolete con notevole risparmio economico, con un accresciuto livello di sicurezza, ma soprattutto offriva la possibilità di applicare le tecnologie No-Dig (o trenchless) per il rinnovamento delle reti gas. Grazie ad esse, fu possibile limitare al minimo indispensabile i ricorso agli scavi a cielo aperto e conseguentemente i costi delle lavorazioni ed i disagi per la collettività. Un “laboratorio No-Dig” per il rinnovo della rete gas cittadina Avviare un piano pluriennale di rinnovamento che prevedeva appunto investimenti per oltre 20 miliardi di vecchie lire, in un’epoca in cui le tecniche trenchless erano sconosciute in Italia e im- 82 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 piegate quasi esclusivamente all’estero, richiese un forte impegno tecnico e un grande coraggio imprenditoriale, il tutto supportato da quella spiccata vocazione all’innovazione che aveva caratterizzato AMGA dalla fine degli anni ‘80. L’AMGA impiegò circa sei anni per selezionare sul mercato internazionale le tecnologie più idonee alla realtà del sottosuolo metropolitano genovese, dovendo porre un occhio di riguardo alla compatibilità con l’articolata normativa nazionale che regolava la distribuzione urbana del gas naturale. Le diverse tecnologie No-Dig applicate in questi anni sulla rete del gas cittadina rientrano all’interno di tre principali categorie: • Rinnovamento: appartengono a tale categoria le tecnologie che restituiscono alle condotte le condizioni iniziali di tenuta idraulica e di resistenza strutturale mediante l’inserzione di una nuova condotta all’interno di quella esistente; • Risanamento: appartengono a tale categoria le tecnologie che si impiegano per ripristinare la tenuta idraulica di condotte generalmente funzionanti a gravità anche di grande diametro e di sezione non necessariamente circolare • Sostituzione: appartengono a tale categoria le tecnologie che si impiegano nel caso in cui la rete, o un suo tratto, risulti strutturalmente irrecuperabile, o quando la riduzione del diametro interno non sia sufficiente a garantire un’adeguata funzionalità di esercizio, per cui occorre aumentare la sezione utile di trasporto. Genova, via XX Settembre: uno dei primissimi interventi di risanamento con tecniche No-Dig. Per motivi di compatibilità normativa e per una serie di quesiti che emergevano via via che si sperimentava, vennero effettuati una vasta serie di interventi pilota, non esclusivamente basati sull’uso del polietilene quale liner, ma che prevedevano anche l’impiego di materiali non convenzionali. Tra questi le guaine termoindurenti tipo “Phoenix”, sistemi di riparazione puntuale dei giunti con tecniche tipo guaine AMEX, interventi di Internal/External Sealing di giunti con resine di varia natura. A seguito di una accurata verifica delle prime sperimentazioni effettuate negli anni ’91,’92 e ‘93, la scelta di AMGA si indirizzò verso il nutrito gruppo di tecnologie No-Dig che prevedevano l’impiego di tubazioni in PEAD/PEMD, sia tal quali alla produzione standard, sia “pre”o“post deformate”. La quasi totalità quindi delle decine di chilometri risanati con modalità trenchless dal 1995 in poi vennero realizzati con le seguenti tecnologie: 1. “Slip Lining”, (un tubo in PE di diametro inferiore inserito nella condotta esistente di diametro superiore) 2. Close Fit Lining - “C-Compact/U-Liner”, (tubi continui in PE predeformato, inseriti in condotte esistenti di analogo diametro e riformati con vapore in temperatura) 3. Close Fit Lining - “Roll-Down” e “Subline”, (tubi in PE saldati testa/testa e deformati in cantiere al momento dell’inserzione in condotte esistenti di analogo diametro) 4. Pipe Replacing - Astor Chiavari Bursting/Splitting (sostituzione di condotte esistenti mediante frantumazione/taglio sotterraneo delle stesse e contestuale posa di una nuova condotta in PE di diametro uguale o maggiore dell’originale). 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 83 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Darmastaad (Germania), il primo nucleo operativo di Saster Pipe riunito presso le officine della Preussag Anlagenbau Gmbh in occasione del ritiro delle attrezzature per l’esercizio della tecnologia U-Liner. 1995; Nasce Saster Pipe Per la prosecuzione dell’impegnativo piano pluriennale di rinnovo delle reti gas, AMGA decise di creare una divisione specializzata nell’esercizio delle attività specialistiche di tipo No-Dig. Questa sorta di “task force” prese il nome di Saster Pipe, ossia la versione più“operativa”della preesistente divisione Saster, specializzata quest’ultima in progettazioni e modellazioni idrauliche. Il personale di Saster Pipe fu selezionato integralmente tra le maestranze delle zone operative di AMGA, settore Gas. In special modo all’avvio, i team furono composti da operatori particolarmente sensibili all’innovazione e disponibili ad apprendere oltre i canoni consueti. Maestranze e tecnici capaci quindi di affrontare le più diverse problematiche derivanti dalla manutenzione di servizi a rete di trasporto, distribuzione e raccolta dei fluidi che, per la loro collocazione urbana, presentavano casistiche di risanamento particolarmente complesse ed articolate. Una volta avviata la parte No-Dig del piano di rinnovo della rete gas di Genova, la professionalità ed i servizi di Saster Pipe cominciarono ad essere richiesti anche da altre Aziende Municipalizzate. Il momento che richiese lo sforzo tecnico e operativo più impegnativo fu proprio “l’uscire di casa”, ossia il porsi a servizio di aziende terze in qualità di appaltatori, e non di committenti, quali si era sempre stati abituati a essere nel momento in cui si svolgevano le proprie mansioni tradizionali nel territorio genovese. Un secondo passaggio che richiese un notevole sforzo fu quello di apprendere ad operare sulle reti fognarie ed acquedottistiche, affrontando problematiche ed impiegando tecniche radicalmente differenti dalla consuetudini operative in cui le maestranze di AMGA - Saster Pipe si erano formate. Ciò che richiese maggior impegno fu sicuramente la necessità di “importare” tecnologie, materiali ed attrezzature dall’estero. Inizialmente l’interlocutore fu sostanzialmente British Gas, ma negli anni seguenti Saster Pipe si trovò a collaborare con altre società europee, come la Preussag Anlagenbau e la Rehau tedesche, la Peer Aarsleff SA danese, la Sanivar svizzero-francese e molte altre realtà e fornitori esteri. L’adozione di licenze e brevetti d’uso fu quindi l’occasione per avviare un vasto programma di interscambio di tecnologie e di esperienze lavorative ed umane con partner di estrazione tecnica, lingua e nazionalità differenti. La formula individuata per portare a compimento tale progetto fu quella della partnership, ossia della realizzazione di un gran numero di cantieri con team misti, che vedevano lavorare fianco a fianco nello stesso cantiere maestranze e tecnici genovesi con operai, istruttori ed esperti stranieri. Questo programma di crescita professionale ed umana coinvolse Saster Pipe per un periodo molto esteso, ovvero dalla sua istituzione nel 1995 fino al 2008. Grazie alla competenza accumulata dal personale, alla qualità dei servizi offerti ed alle soluzioni tecnologiche particolarmente flessibili adottate, dal 1995 ai giorni nostri Saster Pipe ha portato a termine oltre 200 cantieri No-Dig in quasi tutte le regioni italiane, divenendo contrattista di riferimento per le lavorazioni trenchless di aziende private del calibro di Agip Petroli, Enichem, Api, 84 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Immagine a testimonianza delle diverse tecnologie impiegate nel corso degli anni: qui a fianco, momento della giunzione di una condotta plastica speciale per altissime pressioni (fino a 80 bar) posata in opera da Saster Pipe nel campo petrolifero di Trecate Novara. Italgas, Enel, Bracco, Pilkington, Liquigas, Snam Rete Gas, Praoil, e di aziende multiutilities quali Seabo Bologna (oggi Hera), Agam Monza (oggi A2A), Acam La Spezia, Toscana Energia, Multiservizi Ancona, Gea Grosseto, Acea Roma, Agsm Verona, Aps Padova (oggi Acegas-Aps), Aem Torino, Acosea Ferrara (oggi Hera), Amap Palermo, Intesa Siena, Nuove Acque Arezzo, etc. Saster Pipe offre oggi prioritariamente i propri servizi ad aziende del Gruppo Iren, collaborando con i colleghi delle società del Gruppo in progetti e cantieri ove è previsto l’impiego di tecnologie“trenchless”. All’epoca di redazione di questo libro, Saster Pipe era impegnata assieme a Gea S.p.A. di Grosseto, nella realizzazione del più esteso intervento No-Dig del nostro paese, ossia nella posa con tecnologia TOT (Trivellazione Orizzontale Teleguidata) di oltre 30.000 metri di condotte gas di 4a specie, necessarie a estendere la distribuzione del gas di Gea S.p.A. alle cittadine di Marina di Grosseto, Alberese, Arcille e Campagnatico. A sinistra, particolare della sostituzione No-Dig di una condotta fognaria in pressione realizzata con tecnologia Pipe Splitting a Campofelice di Roccella (PA) per Acque Potabili Siciliane. Sopra, momento della realizzazione di un relining con tecnologia Subline effettuato a Padova. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 85 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Sopra, colloco di valvola DN600 mm all’estremità di un liner DE630 mm inserito all’interno di una vecchia condotta in acciaio DN800 mm. A sinstra, fase di posa in opera con tecnologia Trivellazione Orizzontale Teleguidata (TOT) della condotta gas di collegamento a Marina di Grosseto 86 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Intervento di manutenzione post-relining realizzato per Italgas al fine di eseguire una diramazione da una condotta gas DN300 mm risanata con tecnologia U-Liner nel 1994 a Roma. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 87 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 A destra, locandina del convegno No-Dig ‘97 La bonifica dei gasometri aziendali Negli anni 1995 e 1996 furono bonificati e messi definitivamente fuori servizio i tre gasometri da centomila metri cubi cadauno di Campi e Gavette, che risultavano non più utilizzati già da diversi anni. Il 14° Convegno Internazionale No-Dig al Porto Antico (1997) Nei giorni intercorrenti dal 21 al 24 aprile 1997 ebbe luogo in Genova, presso l’area expo del Porto Antico, una notevole manifestazione di livello internazionale: è il 14° International No-Dig. Intervennero tecnici del settore provenienti da ogni parte del mondo, la manifestazione, minuziosamente curata in ogni dettaglio, conseguì un livello di gradimento molto elevato, portando il nome della nostra città e della nostra azienda in campo internazionale. La società Telecom Italia, in occasione dell’evento, emette una scheda telefonica prepagata celebrativa da 5000 Lire in tiratura limitata. AMGA, da municipalizzata a S.p.A. L’inserto pubblicitario che annunciava la quotazione in Borsa da parte di AMGA. Trasformata in società per azioni nel 1995, mantenendo l’acronimo AMGA ma diventando Azienda Mediterranea Gas e Acqua, nello stesso anno acquisisce i servizi di depurazione e fognature del Comune di Genova, nel 1996 viene quotata in Borsa. Questo ha fatto sì che alla fine del 1996 AMGA di Genova sia stata una delle prime multiutility a diventare Società per Azioni e a quotarsi in Borsa. Nell’anno 2003 gli impianti di AMGA S.p.A. sono in grado di assicurare, attraverso i sette punti di prelievo SNAM, una disponibilità massima contrattuale di 218.500 metri cubi di gas all’ora, a fronte di oltre 315.000 contatori installati e con consumi annuali che hanno ormai raggiunto i 400 milioni di metri cubi, corrispondenti indicativamente allo 0,5 % della domanda complessiva di gas naturale in Italia. A seguito di un accordo intercorso tra le Amministrazioni Comunali di Torino e Genova, il 31 ottobre 2006 AMGA Genova viene incorporata in AEM Torino che contestualmente assume la denominazione di Iride S.p.A. Il 16 ottobre 2008 è stata annunciata la fusione con Enìa, che è entrata in vigore dal 1º luglio 2010, con la fusione di Enìa in Iride quest’ultima ha cambiato ragione sociale in Iren S.p.A. 88 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 La demolizione dei gasometri di Gavette L’esigenza di recuperare preziosi spazi, necessari alle attività societarie sempre più numerose e diversificate, determinò nel 1999 la demolizione dei due gasometri telescopici presenti presso l’area delle Gavette. Demolizione del gasometro da 100.000 m3 presso l’officina del gas delle Gavette. Le delicate operazioni di demolizione di protrassero per diversi mesi. Non senza amarezza i vecchi gasisti assistettero al progressivo ed incessante taglio delle lamiere. Entrambi i polmoni, ormai vecchi e logori, furono rimossi dal corpo dell’impianto. L’unico gasometro aziendale che rimane ad oggi esistente, a testimonianza di un passato sempre più remoto, è quello ubicato nella stazione di Campi, ben visibile transitando sull’autostrada A10 all’altezza del ponte autostradale di attraversamento del torrente Polcevera. Questo gasometro fu installato subito dopo la seconda guerra mondiale: realizzato secondo il sistema costruttivo M.A.N., è alto 72 metri, con un diametro di 54, ha pianta poligonale con 20 lati, è costituito da lamiere metalliche e pesa più o meno 800 tonnellate. Il gasometro, non più utilizzato da tempo, risulta ovviamente bonificato per evidenti motivi di sicurezza e igiene ambientale ed è già stato oggetto di alcune valutazioni di recupero finalizzate ad altri utilizzi di tipo espositivo e/o commerciale, come accaduto in altre realtà europee con risultati davvero stupefacenti. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 89 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 A destra e sotto, posa infrastrutture e la rete in fibra ottica presso il Porto Antico di Genova. Schema allegato al brevetto ottenuto da SasterNet per la posa di fibra ottica all’interno dei gasdotti. Genova è la prima città ad inserire le fibre ottiche all’interno dei metanodotti in esercizio (2001-2003) Tra le nuove attività che dal 2000 interessano la società, una grande importanza ha assunto lo sviluppo della rete di telecomunicazioni in fibra ottica, la quale ha portato alla costituzione di una nuova società, SasterNet S.p.A., all’interno di quello che è diventato, nel frattempo, il Gruppo AMGA. Nella realizzazione delle infrastrutture per la posa delle fibre ottiche vengono anche utilizzate le reti gas, acqua e fognature preesistenti, in servizio o dismesse, con l’utilizzo di tecnologie “No-Dig” con limitata invasività. Una delle opere più interessanti è sicuramente l’inserimento dell’infrastruttura in polietilene e relativo cavo fibra ottica all’interno del metanodotto Campi-Gavette, per una lunghezza complessiva di circa 9 km. 90 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Operaio posa i cavi in fibra ottica. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 91 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Valvola per l’integrazione del gas tra la rete di trasporto e quella di distribuzione. La liberalizzazione del mercato del gas Per le “aziende del gas” l’anno 2000 non è stato solamente il passaggio da un secolo ad un altro, con tutte le preoccupazioni informatiche dovute al bug di fine secolo, ma è stato anche l’anno che ha determinato mutamenti societari, gestionali ed operativi di portata e conseguenze rilevanti nel settore della distribuzione del gas. L’attuazione della direttiva n. 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale, a norma dell’articolo 41 della legge 17 maggio 1999, n. 144, avvenuta con la pubblicazione del Decreto Legislativo 23 maggio 2000, n°164, meglio conosciuto come Decreto Letta, ha infatti comportato diversi cambiamenti nella filiera del gas ed ha obbligato all’adozione di una serie di misure atte a favorire la nascita di una serie di nuovi soggetti. Il più sostanziale dei cambiamenti è quello relativo alla separazione tra “attività di distribuzione”e “attività di vendita” che prima erano affidate a un unico soggetto, indipendentemente che questo fosse pubblico o privato. Questa separazione ha comportato la divisione societaria (il cosiddetto “unbundling”) di tutte le aziende di distribuzione del gas esistenti, al fine di creare società che si occupino esclusivamente della gestione delle reti di distribuzione del gas e società che si occupino esclusivamente della vendita del gas. Il soggetto istituzionale che provvede alla regolazione delle attività di trasporto, distribuzione e vendita del gas è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), questa è un’autorità indipendente istituita con la legge 14 novembre 1995, n. 481 con funzioni di regolazione e di controllo dei settori dell’energia elettrica e del gas. La società di trasporto provvede alla gestione delle reti nazionali e/o regionali, necessarie al trasporto del gas naturale, dai punti di ricezione nazionali, o dagli stoccaggi sino ai punti di consegna, ovvero agli impianti di ricezione e misura della società di distribuzione. La società di distribuzione svolge il servizio di vettoriamento del gas fino al cliente finale, comprensivo della gestione di tutte le attività connesse alla rete di distribuzione. L’attività di distribu- 92 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 zione è un’attività di servizio pubblico attribuita tramite gara, l’impianto di distribuzione è gestito da un’unica impresa distributrice. In particolare la società di distribuzione per quanto riguarda la sicurezza deve: • effettuareegarantirel’odorizzazionedelgasperrenderloavvertibileprimachelasuaconcentrazione nell’atmosfera diventi pericolosa; • effettuarel’ispezioneprogrammatadellaretesututtoilterritoriosulqualeavvieneladistribuzione del gas entro tempi ben definiti; • provvedereagarantireilserviziodiprontointerventoper365giorniall’annoe24oresu24con adeguate strutture e professionalità degli addetti; • intervenireimmediatamenteaseguitodichiamatadiprontointerventoinuntempomassimo di 60 minuti; • mettereadisposizioneuncentralinodiprontointerventocompostodaoperatoricompetentied addestrati che siano in grado di raccogliere le segnalazioni, analizzarle per poter dare da subito al chiamante le adeguate indicazioni al fine di ridurre i pericoli e minimizzare il rischio; • effettuareleadeguatemanutenzioni,ordinarieestraordinarieagliimpianti; • contrastare la possibilità che si verifichino emergenze nella distribuzione del gas svolgendo azioni preventive in tal senso; • provvedeallagestionedegliincidentidagasalfinediindividuareipuntidicriticitàdelsistema gas e del suo utilizzo. La società di vendita svolge invece l’attività commerciale della fornitura del gas. L’attività di vendita è soggetta ad autorizzazione ministeriale (da parte del Ministero delle Attività Produttive) rilasciata in base a criteri di tipo tecnico ed economico. Nell’ambito della distribuzione del gas, la nuova regolamentazione ha necessariamente comportato la nascita di nuovi soggetti operanti secondo le regole della separazione funzionale, in qualità di gestori indipendenti. Sopra, il numeratore di un contatore per misurare il consumo di gas. A sinistra, il salone utenti di Iren. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 93 EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Settant’anni di AMGA a Genova (2006) Nel periodo 8-25 giugno 2006 si tenne a Genova una importante mostra celebrativa dei settant’anni dalla nascita della municipalizzata. Una storia di uomini e strumenti, raccontata attraverso reperti del Museo dell’Acqua e del Gas raccolti dalla Fondazione AMGA. Erano passati esattamente 70 anni da quando, nel 1936 il Comune di Genova costituì l’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua. Da allora molte cose sono cambiate e AMGA, non più “Municipalizzata” ma “Mediterranea” è un importante operatore di dimensioni nazionali. La mostra “Settant’anni di AMGA a Genova” non voleva essere un semplice e nostalgico ricordo del passato ma piuttosto un’occasione per illustrare, attraverso oggetti e immagini, la storia di un’azienda che è riuscita, attraverso i diversi corsi storici e i cambiamenti economici, a mantenere una forte vocazione al servizio pubblico e a dare un contributo importante alla vita dei genovesi, affrontando nel contempo le sfide al rinnovamento offerte dall’evolversi dei mercati. Immagine commemorativa dell’evento. Gli oggetti che furono esposti erano solo una parte di quelli raccolti in questi ultimi anni dalla Fondazione AMGA, attraverso un metodico lavoro di ricerca di documenti, materiali, fotografie, attrezzature che ha coinvolto il personale dell’AMGA, i pensionati e le loro famiglie. La raccolta è permanentemente esposta presso il Museo dell’Acqua e del Gas presso l’Officina di Gavette a Genova, visitabile su appuntamento. Sopra, libretto aziendale per una corretta collaborazione con il pubblico. A sinistra, contatore monotubo (1956). A destra, penetrometro, strumento utilizzato per la misurare la qualità del bitume. 94 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA EvOlUZIONE DEl sERvIZIO Gas a GENOva Dal 1951 al 2011 Genova Reti Gas S.r.l. (2008) Il processo di liberalizzazione e la conseguente separazione societaria, ha comportato per Genova, il giorno 01 luglio 2008, la nascita di Genova Reti Gas srl; alla data della sua costituzione la nuova società occupa circa 250 dipendenti. Genova Reti Gas è la società del Gruppo Iren che attualmente (anno 2011) distribuisce gas naturale nei comuni di Avegno, Bargagli, Bogliasco, Ceranesi, Cicagna, Davagna, Favale di Malvaro, Genova, Lorsica, Lumarzo, Mele, Mignanego, Moconesi, Neirone, Pieve Ligure, Sant’Olcese, Serra Riccò, Sori, Torriglia, Tribogna, Uscio per un totale di oltre 350.000 gruppi di misura allacciati alla rete. La rete di distribuzione è composta da circa 1.800 km di rete di cui circa 420 Km eserciti in media pressione e la restante parte in bassa pressione. L’area attualmente servita si estende per 571 km2. Nell’ambito dei comuni già serviti dalla rete di gas naturale, al fine di poter garantire il servizio gas alle frazioni più isolate e difficilmente raggiungibili dalla rete di distribuzione del gas naturale, sono state realizzate reti locali alimentate a GPL mediante adeguati serbatoi periodicamente riforniti. Queste reti locali, di limitate dimensioni, consentono di fornire il servizio a circa 250 clienti finali. Nel grafico possiamo osservare l’evoluzione dei consumi del gas combustibile a Genova, dal 1950 ad oggi; si noti come il dato del consumo annuale del 1973 risulti circa la metà di quello precedente: ciò è dovuto al fatto che tale dato risulta interamente relativo al gas naturale, avente potere calorifico circa doppio rispetto al suo predecessore “gas di città”. La sede di Genova Reti Gas a Gavette Genova. Nel 2010 il volume di gas naturale vettoriato da Genova Reti Gas srl ha raggiunto il ragguardevole valore di circa 440 milioni di metri cubi, record storico aziendale, raggiunto senza evidenziare criticità gestionali degli impianti e della rete di distribuzione. Genova Reti Gas è attualmente impegnata in un gravoso processo di adeguamento impiantistico derivante dagli obblighi imposti dal regolatore, sono di seguito riepilogate le principali attività che risultano in corso di svolgimento: • sostituzioneorinnovamentodellevecchiecondotteinghisagrigiadarealizzareentrolafine del 2014; • attivazionedellaprotezionecatodicaosostituzionedellecondotteinacciaiononprotettoentro la fine del 2015; • adeguamentoedinstallazionedeidispositivielettronicidicorrezioneemisurasuicontatoridel gas secondo una pianificazione di più lungo respiro. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 95 96 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Genova Reti Gas per la sicurezza 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 97 98 1850-2011 LA STORIAmetano DEL GAS AdiGENOVA Cabina di ricezione Costa Ometti. Genova Reti Gas per la sicurezza Genova Reti Gas e la sicurezza delle reti a Genova F in dalla nascita della società, l’impegno per Genova Reti Gas S.r.l. risulta rilevante. Oltre agli usuali impegni istituzionali si è dovuto rispettare i molti e diversificati obblighi di servizio relativi alla sicurezza, sanciti dalla legislazione vigente e dalle deliberazioni dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG). Tra tutti i servizi a rete presenti nelle nostre aree urbane, la gestione delle reti di distribuzione del gas è forse quella più fortemente normata e regolata. Alla fine degli anni sessanta, in pieno periodo di metanizzazione delle principali città italiane, il legislatore, a fronte di un aumento considerevole dei chilometri di rete di distribuzione del gas, di un aumento delle utenze allacciate, di aumento degli impianti interni per numero e consistenza, dell’aumento dei consumi di gas, si pose il problema di garantire a tutti i cittadini e non solo agli utenti del servizio gas, adeguate misure di sicurezza. L’impianto di distribuzione del gas è costituito dall’insieme dei punti di consegna e/o dei punti di Inserimento di valvola di intercettazione su rete in media pressione con l’utilizzo di cestello per lavorazioni in quota. interconnessione, dalla stessa rete, dai gruppi di riduzione e/o dai gruppi di riduzione finale, dagli impianti di derivazione di utenza fino ai punti di riconsegna e dai gruppi di misura. Pertanto un sistema complesso che ha la funzione di vettoriare il gas dalle cabine di prelievo (cabine REMI) allacciate alla rete di trasporto nazionale, o dai punti di interconnessione di vari impianti di distribuzione, fino ai punti di riconsegna identificabili per comodità con l’uscita dei contatori che si trovano nelle nostre abitazioni e che hanno la funzione di misurare il gas consumato e costituire l’elemento di collegamento tra la rete di distribuzione e l’impianto interno del cliente finale. Tra questi due punti, di inizio e fine dell’impianto di distribuzione sono presenti una serie interminabile di apparecchiature e strumentazioni necessarie a garantire la fornitura del gas in maniera tale da rispettare elevati standard di sicurezza e di continuità del servizio. Oltre alle disposizioni legislative, per quanto riguarda l’uso di gas combustibili ed in particolare per il gas naturale, in questi ultimi anni, sono state emanate ulteriori disposizioni orientate, non 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 99 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Manovra da partedi un tecnico di Genova Reti Gas presso una cabina di riduzione metano (REMI). solo alla salvaguardia della sicurezza e continuità del servizio, ma anche a garantire un servizio efficiente ed efficace. Questo processo tende ad assicurare in maniera armonizzata, su tutto il territorio nazionale, gli stessi standard prestazionali attesi dalla regolazione per tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui si trovino ad abitare. Da quando è attiva l’AEEG si sono susseguiti tre periodi regolatori della durata di quattro anni, il primo dal 2001 al 2004, il secondo dal 2005 al 2008, il terzo dal 2009 al 2012 e pertanto ancora in vigore. Nell’attività istituzionale di regolazione e controllo svolte della AEEG, costituisce elemento importantissimo il rispetto da parte delle imprese di distribuzione degli “obblighi di servizio di sicurezza del servizio di distribuzione” e degli “obblighi di servizio di continuità del servizio di distribuzione”. Preme ricordare come tutte le imprese di distribuzione del gas abbiano sempre messo al primo posto la sicurezza di tutti, questo è confermato dal dato statistico sui pochissimi incidenti che hanno avuto come origine la rete di distribuzione del gas. Peraltro una ulteriore conferma può essere individuata nella elevata considerazione che i cittadini hanno sempre avuto, e continuano ad avere, nei confronti delle aziende del gas e del personale che le rappresenta. 100 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Certificazioni Genova Reti Gas nel 2008 ha adottato un Sistema di Gestione integrato, Qualità, Ambiente e Sicurezza, certificato dall’Istituto di certificazione Certiquality sulla base del rispetto delle norme UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001 e BS OHSAS 18001. Gli obiettivi di Genova Reti Gas sono quelli di raggiungere la massima soddisfazione dei clienti finali nel rispetto rigoroso della normativa vigente, migliorare l’efficienza ambientale delle attività svolte, minimizzare i rischi per la Sicurezza e la Salute dei lavoratori. Nel mese di maggio 2009 Genova Reti Gas ha ricevuto dall’Istituto Certiquality il certificato di eccellenza per aver integrato efficacemente all’interno dei processi aziendali i Sistemi di Gestione per la Qualità, l’Ambiente e la Sicurezza. Il Certificato di Eccellenza di Certiquality rilasciato a Genova Reti Gas 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 101 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Il D+ della sicurezza per Genova Reti Gas Il concetto della “Sicurezza prima di tutto” è codificato nel DNA di questa società, basato sull’esperienza e sulle competenze acquisite da AMGA nei quasi 80 anni di storia. Genova Reti Gas è da sempre impegnata in un processo di miglioramento continuo che la vede costantemente attenta su tutti i fronti, in particolare sugli aspetti volti ad elevare i livelli di sicurezza. Implementare ulteriormente, oltre i livelli standard raggiunti, non è certamente cosa facile e occorre pertanto esplorare nuove strade al fine di poter concretamente acquisire risultati tangibili. Altro elemento che può frenare i buoni propositi è costituito dal fatto che alcuni di questi “risultati” possono apparire poco evidenti o difficilmente misurabili ed anche gli investimenti necessari ad ottenere tali risultati potrebbero apparire sproporzionati. Genova Reti Gas, prefiggendo l’ambizioso traguardo di un impiego del gas combustile in completa sicurezza, di tutti e per tutti, ha individuato alcuni ulteriori obiettivi prioritari da perseguire, tra cui: • • • • • • lasicurezzanellecondizionidiemergenzaedelevatacriticità; riduzionedeitempidiinterventoperlamessainsicurezzadelleareeinteressate; lacollaborazioneconiVigiliDelFuoco; ladotazionedistrumentazioneefficienteetecnologicamenteavanzata; comunicarelasicurezza; lacompetenzadelpersonalediGenovaRetiGas. La sicurezza nelle condizioni di emergenza ed elevata criticità Le attività di pronto intervento delle imprese di distribuzione sono istituzionalmente dedicate a garantire la sicurezza della cittadinanza, alla salvaguardia degli impianti ed alla continuità del servizio. Nella quasi totalità dei casi in cui si interviene per operazioni di manutenzione ordinaria e/o straordinaria, non legate ad attività di pronto intervento, è possibile programmare e progettare le operazioni, mantenendo in molti casi attivo il servizio al cliente finale, con standard di affidabilità e qualità adeguati. Intervento su reti in media pressione - massima protezione per gli operai. Appare evidente come fin dalla fase di progettazione dell’opera si debba tenere conto delle diverse attività ed operazioni che dovranno essere eseguite, con riferimento ad attrezzature, materiali e tecnologie utilizzate; la corretta pianificazione di tali attività, finalizzata ad evitare la sovrapposizione di operazioni non compatibili tra di loro, sono attenzioni che possono e devono trovare adeguata applicazione ai fini della sicurezza. Le condotte costituenti gli impianti di distribuzione del gas sono collocate in contesti molto complessi, che si sono modificati in maniera non sempre coordinata nel corso degli ultimi centocinquanta anni. La presenza, in spazi limitati, di una moltitudine di sottoservizi e l’esigenza di ogni gestore di intervenire sulla propria infrastruttura, potrebbe determinare il danneggiamento delle condotte del gas, con il rischio di dispersioni incontrollate e di elevata entità, con conseguenti possibili incendi o esplosioni; tale evenienza risulta purtroppo una possibilità non del tutto remota. Gli incidenti e le emergenze provocate da terzi sulle reti di distribuzione del gas costituiscono una percentuale di non particolare rilevanza in termini numerici ma altamente significativa in termini d’impatto nei sistemi tecnologici cittadini, con un rischio potenziale elevato poiché la probabilità dell’evento risulta bassa, ma di elevata magnitudo. 102 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA di otturatori GENOva RETI Gas PERInserimento la sIcUREZZa per l’intercettazione del gas su condotte di 800 mm di diametro. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 103 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa A sinistra, inserimento di disco cieco con l’ausilio di divaricatore. A destra, inserimento di una nuova valvola su condotte in PE di 630 mm di diametro. Si ritengono, ad esempio, tra le situazioni riconducibili a quelle di elevata criticità: • dispersionidielevataentitàinpresenzadielevateconcentrazioniabitativeoattivitàindustriali e/o commerciali; • interruzionedellaforniturasenzapreavvisoaseguitodimanovresullarete,determinatedall’esigenza di ricondurre, per le più diverse motivazioni, la fornitura a livelli adeguati di sicurezza; • interruzionedellafornituraacausadieventiesterniindesiderati,adesempiodanneggiamenti delle condotte, allagamento delle stesse, frane, smottamenti, terremoti o altro; • interruzionedellaforniturapererratamanovraodolo. Le attività e le risorse che l’impresa di distribuzione deve mettere in campo per contrastare eventi così diversi per natura, per parte di impianto interessata, caratteristiche ambientali e momento di insorgenza dell’evento, fanno intuire quante e molteplici siano le risorse necessarie per la corretta gestione degli interventi. Nel caso in cui l’intervento preveda la sospensione forzata della fornitura, tale operazione deve essere eseguita tenendo conto del rischio di produrre, nel contesto in cui si opera ed all’interno delle condotte, miscele esplosive; pertanto tutte le attività devono essere preventivamente valutate 104 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa attentamente. Per questi interventi sono oggi disponibili sul mercato una moltitudine di attrezzature ormai consolidate nell’utilizzo, questi strumenti specifici per l’intercettazione del flusso del gas consentono di intervenire in sicurezza su tutti gli impianti di distribuzione indipendentemente dalle pressioni di esercizio, dai materiali e diametri con i quali risultano realizzate le condotte. Genova Reti Gas, sulla base della propria esperienza e conoscenza specifica, si è dotata di tutte quelle attrezzature ritenute indispensabili a poter fronteggiare eventi di elevata criticità, ritenendo ciò un elemento integrante della sicurezza, in quanto specifiche attrezzature possono contribuire a minimizzare i rischi in occasione dell’intervento. L’incessante impegno aziendale nella ricerca delle potenziali criticità che possono insorgere nella gestione dell’impianto di distribuzione, anche per fattori indipendenti dal gestore della rete e talvolta imponderabili, costituisce la migliore garanzia per l’individuazione delle migliori soluzioni atte alla salvaguardia della pubblica incolumità. Tra gli elementi di difficile valutazione, che possono interessare le infrastrutture della distribuzione gas, devono essere presi in considerazione gli eventi catastrofici quali terremoti, alluvioni, frane, eruzioni vulcaniche, maremoti e tsunami, incendi boschivi, black out di sistemi elettrici o di telecontrollo e comunicazioni o eventi terroristici ai quali occorre essere in grado di far fronte. A tale scopo Genova Reti Gas si è dotata di proprie procedure specifiche di gestione delle emergenze da gas e degli eventi di natura terroristica di tipo convenzionale, tali procedure sono integrate da piani di simulazione che prendono in considerazione le azioni conseguenti da adottare caso per caso. Genova Reti Gas ha evidenziato l’esigenza di strutturare in maniera coordinata, almeno a livello regionale, attività volontarie di personale specializzato della distribuzione del gas a supporto delle colonne mobili della protezione civile associando ed affiancando l’attività delle colonne mobili regionali dei Vigili del Fuoco, ritenendo questa struttura tecnica più adeguata all’affiancamento in occasione di interventi di messa in sicurezza o verifica, recupero e ripristino - anche parziale - di impianti di distribuzione del gas mettendo a disposizione specialisti competenti ed addestrati al fine di poter fornire il servizio gas a strutture di interesse prioritario, come ospedali o altri complessi pubblici necessari a far fronte all’evento. In questi casi risulta necessaria un’accurata conduzione dell’evento, secondo piani precisi e competenze comprovate, al fine di evitare inutili sovrapposizioni di ruoli, assolutamente deleteri in ogni occasione, ma addirittura disastrosi in situazioni di emergenza; il concetto del “chi fa cosa” applicato concretamente in campo, con ruoli precisi e preventivamente conosciuti da tutti. Importantissima la disponibilità delle risorse previste secondo le procedure consolidate e la pronta rintracciabilità delle stesse, anche all’esterno della società. Diventano essenziali i sistemi e le procedure di comunicazione all’interno della struttura delle emergenze, le relazioni con il resto dell’impresa di distribuzione, verso le pubbliche autorità ed in generale verso l’esterno, con particolare riguardo ai cittadini coinvolti e/o clienti finali interessati. Genova Reti Gas collabora con le strutture pubbliche locali, nella predisposizione delle procedure e delle metodologie di intervento; tali attività di coordinamento che vengono realizzate preventivamente, in periodi di “normalità”, consentono di poter affrontare preparati ed addestrati la gestione dell’evento. Queste conoscenze e condivisioni di ruoli consentono anche l’interoperabilità tra soggetti che normalmente svolgono “mestieri” diversi. Serraggio di bulloni con pistola ad aria compressa su valvola a farfalla da 500 mm di diametro all’interno della “sala pressioni” di Campi. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 105 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Riduzione dei tempi di intervento per la messa in sicurezza delle aree interessate Un componente primario della sicurezza, in quanto elemento indispensabile al fine di ridurre la possibilità dell’insorgere di incidenti a causa di dispersioni di gas combustibile, è la rapidità di intervento e la messa in sicurezza dell’area interessata. Fino a quando il personale competente ed autorizzato dal distributore non riesce a raggiungere il sito della segnalazione ed intervenire direttamente sulla fuoriuscita indesiderata di gas e/o fermare le attività che possono essere la fonte di innesco (che può causare incendi o esplosioni), il rischio di eventi pericolosi è molto elevato; il fattore relativo al tempo di esposizione, come si può facilmente intuire, assume una valenza fondamentale. Caricamento di materiale e attrezzi del pronto intervento di Genova Reti Gas sull’automezzo messo a disposizione da parte dei Vigili del Fuoco in occasione della chiusura per 15 giorni di un tratto cittadino dell’autostrada A7 nell’agosto 2009. Vale la pena ricordare, che nel nostro paese, non viene riconosciuto al servizio di pronto intervento gas il ruolo di struttura di soccorso pubblico. Questa anomalia è già stata ampiamente discussa e trattata senza aver trovato al momento soluzione adeguata, inoltre a fronte di un sistema fortemente regolato, grazie al quale i comportamenti delle strutture di pronto intervento delle imprese di distribuzione si sono resi più equilibrati ed armonizzati tra di loro, tale sforzo può venire vanificato dalle realtà ambientali locali e da comportamenti molto diversi delle singole pubbliche amministrazioni. Le questioni connesse alla difficoltosa circolazione stradale nelle aree metropolitane, al transito sulle corsie dedicate al trasporto pubblico, alla difficoltà ad accedere ai centri storici sono solo alcune delle problematiche che devono essere quotidianamente affrontate. In tali situazioni le imprese di distribuzione si trovano decisamente “spiazzate” trovandosi ad operare in un contesto complesso e tantomeno regolamentato. I mezzi del pronto intervento delle imprese di distribuzione del gas non sono considerati nel nostro paese mezzi di soccorso di emergenza e pertanto si trovano a muoversi e sostare alla stregua di comuni autoveicoli di distri- Mezzi del Pronto Intervento in uscita dalla sede di Gavette 106 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Il mezzo attrezzato per l’ispezione programmata delle reti di distribuzione del gas, denominato “Braccobaldo” in trasferimento. Sotto al mezzo si può notare il tappeto per l’aspirazione fuori servizio e pertanto sollevato buzione di prodotti alimentari, elettrodomestici, materiali edili o altri materiali comuni. Appare pertanto evidente come le variabili indipendenti dall’organizzazione del distributore siano invece importanti e determinanti nel conseguimento di miglioramenti operativi. In alcuni paesi dell’Unione Europea, come la Francia o la Grecia, i mezzi del pronto intervento dei distributori gas sono dotati di segnalatori luminosi ed acustici di emergenza che consentono di poter raggiungere più celermente la destinazione prevista. In particolare, in Francia, il codice della strada posiziona questa categoria di veicoli definita “véhicules d’intervention urgente” al di sotto dei mezzi di soccorso definiti “véhicules prioritaires” come i veicoli dei Vigili del Fuoco o i veicoli di soccorso sanitario in occasione di interventi di emergenza tipo il “codice rosso”, ma li posiziona chiaramente al di sopra dei normali veicoli attribuendo loro la possibilità di transitare sulle corsie preferenziali e avere la priorità di passaggio e la precedenza assoluta quando hanno i dispositivi sonori e luminosi in azione. Genova Reti Gas al fine di ottimizzare i tempi di intervento ha aumentato il numero di operatori singoli dotati di automezzo in grado di poter intervenire più celermente su un maggior numero di eventi, la possibilità di aggregare più operatori, secondo necessità, ha consentito di rendere la struttura più snella ed efficiente. A seguito di accordo con la pubblica amministrazione gli automezzi dei reparti aziendali che possono avere un ruolo determinante in occasione di eventi critici sono stati autorizzati alla circolazione sulle corsie preferenziali presenti in ambito urbano. In condizioni particolarmente difficili, o di blocco della circolazione stradale, le squadre di Genova Reti Gas vengono “normalmente” scortate da pattuglie della Polizia o dei Vigili del Fuoco. In casi eccezionali, determinati dalle condizioni orografiche del territorio, alcune squadre operative della nostra azienda, comprese attrezzature e materiali, sono state trasportate a destinazione mediante elicotteri messi a disposizione dalle pubbliche autorità. La centrale operativa del pronto intervento di Genova Reti Gas, presta particolare attenzione al monitoraggio delle condizioni di traffico stradale ed autostradale, al fine di indicare alle squadre operative il percorso ottimale da seguire. Tutti questi provvedimenti hanno consentito nel corso degli anni di ridurre progressivamente i tempi medi di intervento e di garantire, in tutti i casi di maggiore criticità, adeguata prontezza operativa. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 107 Completamento del taglio di condotta in acciaio diametro 800 mm con assistenza a uomo da parte dei Vigili del Fuoco. 108 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa La collaborazione con i Vigili del Fuoco Si ritiene che il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante un evento è quello di mettere a disposizione la nostra capacità ed esperienza lavorativa, la conoscenza dei luoghi e degli impianti, per svolgere quei compiti che già siamo abituati ad eseguire perché li svolgiamo nell’attività di tutti i giorni. I momenti di emergenza sono proprio quelli nei quali le azioni che riescono meglio sono le azioni che abbiamo saputo rendere più automatiche ed in cui agiamo con maggiore destrezza perché siamo abituati a svolgerle frequentemente nell’ordinario. Diventa pertanto indispensabile acquisire, tra i Vigili del Fuoco e le imprese di distribuzione del gas, reciproche conoscenze delle azioni che vengono singolarmente intraprese; al fine di migliorare tale aspetto Genova Reti Gas effettua periodicamente degli “incontri” formativi ed informativi mirati: per i Vigili del Fuoco le conoscenze impiantistiche, DPI, legislazioni e normative di riferimento materiali, attrezzature, apparecchiature utilizzate dai “gasisti”, per Genova Reti Gas le procedure o protocolli di intervento, assetto e organizzazione del corpo, mezzi, attrezzature ed equipaggiamenti dei “pompieri”. Collaborazione tra Genova Reti Gas e i Vigili del Fuoco per garantire tempestività anche in occasione di chiusura dell’autostrada A7 nell’agosto 2009. L’applicazione di procedure e istruzioni operative consolidate, l’utilizzo di maestranze competenti ed addestrate che “parlano la stessa lingua”, agevola enormemente ogni azione in contesti operativi difficili. A tale scopo vengono realizzati reciproci interventi formativi, sia di tipo teorico sia pratico; addestramento con simulazione di situazioni ad elevata criticità, condivisi tra il pronto intervento di Genova Reti Gas ed i Vigili del Fuoco, vengono effettuati periodicamente ed assumono rilevante interesse ai fini della sicurezza, essendo legati alla parte operativa pratica. Esercitazione congiunta tra Genova Reti Gas e i Vigili del Fuoco. Simulazione di intervento con elevata criticità in area addestramento. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 109 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Ispezione programmata della rete di distribuzione di fronte alla Cattedrale di San Lorenzo a Genova. La dotazione di strumentazione efficiente e tecnologicamente avanzata In ogni momento della nostra vita, e per tutte le azioni che ogni giorno svolgiamo, consideriamo che la prevenzione, ad ogni livello ed in ogni situazione, costituisce uno dei principali elementi con i quali poter affrontare con maggiore tranquillità e sicurezza ogni azione ed il nostro futuro. Gli interventi di prevenzione sono in genere rivolti all’eliminazione o, nel caso questo non sia concretamente attuabile, alla massima riduzione possibile dei rischi che possono generare dei danni. Questo principio vale in tutti i settori della nostra vita, dalla salute, al lavoro, al tempo libero, nella vita di tutti i giorni. Non possono sottrarsi a questo principio le attività correlate al mondo del gas, dalla gestione del combustibile nella fase legata al trasporto ed alla distribuzione, fino all’utilizzo finale in attività domestiche, industriali o altro. L’ispezione programmata delle reti di distribuzione del gas, effettuata periodicamente costituisce un elemento di sicurezza e di prevenzione. L’utilizzo di strumentazioni specifiche e particolarmente sensibili consente di rilevare le dispersioni quando si trovano ad un livello tale da non poter costituire ancora alcun pericolo per la cittadinanza. Tecnici eseguono l’ispezione programmata con specifica apparecchiatura nel centro storico di Genova. Le strumentazioni utilizzate a tale scopo si stanno ulteriormente perfezionando, anche con l’introduzione di nuove tecnologie che ne rendono sempre più affidabile e versatile l’utilizzo, mentre per l’ispezione programmata sulle reti di distribuzione interrate le tecnologie sono ormai consolidate e ampiamente collaudate, affidabili e positivamente utilizzate da Genova Reti Gas. Tra le attrezzature e strumentazioni presenti nel parco di Genova Reti Gas, è particolarmente simpatica la denominazione assegnata dai dipendenti all’automezzo attrezzato per la ricerca stradale: l’infallibile “Braccobaldo”, con cui è ormai conosciuto anche dalla cittadinanza. Qualche difficoltà rimane sulle condotte aeree non direttamente raggiungibili, è infatti abbastanza frequente trovarsi alla base di un fabbricato, a 20 metri di distanza dalla presunta dispersione segnalata su derivazione di utenza e non potersi neanche avvicinare a tale punto, almeno in tempi ragionevoli, per motivi indipendenti dagli operatori di Genova Reti Gas. Anche sulle reti di distribuzione alcune parti di impianto non sempre sono facilmente raggiungibili, soprattutto quando vi sono situazioni di elevata criticità ambientale, ad esempio una condotta aggraffata ad un ponte o ad un argine con fiumi o torrenti in piena. 110 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Recentemente si è resa disponibile una nuova tecnologia, di cui Genova Reti Gas si è dotata, che sfrutta il raggio laser emesso da uno strumento portatile, questo apparecchio si basa sulla spettroscopia di assorbimento in infrarosso e fa uso di un laser a semiconduttore per la rivelazione del gas metano.Il grandissimo vantaggio di questa tecnologia è quello di poter rilevare rapidamente dispersioni e/o accumuli di gas metano, anche a 50 metri di distanza, puntando direttamente il raggio laser sulla zona da ispezionare. Oltre all’utilizzo nei casi precedentemente indicati, come le derivazioni presenti sulle facciate dei fabbricati, o le reti presenti su argini e ponti, tali strumentazioni consentono di restringere rapidamente il campo di ricerca anche quando sono da indagare presunte dispersioni da luoghi confinati e/o appartamenti momentaneamente disabitati, con un grande vantaggio, quello di poter eseguire le indagini a distanza, con livelli di sicurezza molto più elevati per gli operatori. Questi strumenti forniscono sicuramente un grosso contributo nelle operazioni di ricerca delle dispersioni potenzialmente più pericolose, Genova Reti Gas utilizza normalmente con il proprio personale questi innovativi strumenti e li mette a disposizione dei Vigili del Fuoco quando necessari e richiesti. Automezzo attrezzato (Braccobaldo) per l’ispezione programmata sulle reti di distribuzione del gas. Uno strumento indispensabile nelle lavorazioni su condotte della distribuzione del gas è il rilevatore personale di sicurezza, tale dispositivo può essere del tipo mono - gas o multi - gas ed ha la funzione di preavvertire gli operatori che stanno svolgendo la loro normale mansione operativa, del raggiungimento o superamento di soglie limite precedentemente impostate al di sopra o sotto delle quali ogni attività deve essere sospesa. L’utilizzo dei dispositivi multi - gas diventa indispensabile quando oltre alla misurazione del livello di infiammabilità raggiunto dalle miscele nelle quali si ci sta muovendo, diventa indispensabile anche avere controllati elementi inquinanti come ad esempio il monossido di carbonio che è velenoso, o la carenza di ossigeno nell’ambiente che può portare all’asfissia. In alcune lavorazioni specifiche della distribuzione del gas, come ad esempio le attività di pronto intervento o di spurgo delle condotte tali dispositivi assumono un indispensabile presidio per la sicurezza degli operatori. Al fine di evitare rischi inutili per la propria persona e di altri, oltre a compromettere l’efficacia della sua azione, nel caso vengano raggiunti valori di infiammabilità limite prefissati, ma prudenzialmente ancora lontani dai valori potenzialmente pericolosi, l’operatore di Genova Reti Gas deve interrompere la sua azione di ricerca ed arretrare per riportarsi in posizioni più sicure precedentemente occupate. Rimane comunque indispensabile la corretta applicazione delle norme e procedure vigenti nella gestione delle reti di distribuzione da parte delle imprese di distribuzione, degli impianti interni da parte dei clienti finali ed un corretto impiego degli apparecchi utilizzatori affinché vi possa essere un uso sicuro e sereno di questa meravigliosa risorsa della natura. Sopra e a sinistra, strumento laser per la rilevazione a distanza di dispersioni gas durante le attività di ispezione programmata. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 111 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Comunicare la sicurezza La sicurezza negli ambienti domestici Pur non avendo obblighi istituzionali diretti sulla gestione degli impianti gas negli ambienti domestici, la nostra azienda ha sempre prestato particolare attenzione alla sicurezza nell’utilizzo del gas in tale contesto. Negli ultimi decenni sono state intraprese innumerevoli iniziative di collaborazione ed assistenza con gli operatori del settore, in particolare con gli installatori e i manutentori, con i quali sono state realizzati molteplici corsi di formazione e approfondimento, con particolare riguardo alla normazione tecnica specialistica di settore. Tra le iniziative più rilevanti riteniamo doveroso ricordare le seguenti attività: • l’iniziativa“Qualigas”diformazioneagliinstallatori; • ilcheckupdegliimpiantiinternirealizzatogratuitamente; • innumerevolidispenseepubblicazionisull’usosicurodelgasdistribuiteedivulgateanchemediante la stampa locale; • iniziativecongiuntecongliinstallatoridedicateallafornituradiprestazioniatteamigliorareil livello di sicurezza degli impianti a prezzi calmierati; • corsidiformazionespecialisticiapertiagliaddettidelsettore; • assistenzatecnicaspecialisticagratuitaaglioperatoridelsettoreinambitoaccertamentodocumentale. Depliant informativo della campagna “Di noi ti puoi fidare”. 112 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Manifesto multilingue della campagna “Operazione Gas Sicuro”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 113 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Alcuni manifesti della campagna multilinge “Operazione Gas Sicuro”. La campagna multilingue del 2004 A seguito di una serie di incidenti legati all’utilizzo del gas, che hanno visto coinvolti, tra gli altri, anche parecchi cittadini provenienti da Paesi extra UE, la Pubblica Amministrazione genovese ha chiesto al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Genova quali provvedimenti avrebbero potuto essere intrapresi al fine di contribuire alla riduzione di tali fenomeni. Tali incidenti, alcuni dei quali mortali, si sono generati sia da impianti alimentati da gas canalizzato (metano), sia da bombole (GPL), in particolare quest’ultimi hanno interessato edifici del centro storico genovese. Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Genova, con il quale l’azienda collabora ormai da tempo sul fronte della sicurezza e della reciproca formazione, ci ha richiesto di partecipare alle iniziative sollecitate dal nostro Comune in qualità di esperti del settore. Utilizzando i dati statistici raccolti dal CIG, sono stati individuati gli elementi degli impianti alimentati dal gas che presentano maggiore criticità, sui quali convergere l’attenzione per la realizzazione di un progetto di comunicazione volto all’uso sicuro del gas. Depliant multilingue della campagna “Operazione Gas Sicuro”. 114 A questo punto sono stati individuati i soggetti ai quali indirizzare i messaggi sulla sicurezza, comprendendo tra gli stessi anche cittadini di origine non italiana, individuando, con l’ausilio dei dati ufficiali del Comune di Genova, a quali etnie dovesse essere maggiormente indirizzata la nostra campagna di prevenzione. Si è pertanto deciso di utilizzare per tale campagna anche personaggi aventi sembianze tipiche di alcune etnie prevalenti che ormai sono presenti nel contesto cittadino quali: arabi, sudamericani, cinesi e africani. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Se è stata relativamente semplice la scelta della lingua araba per gli arabi, e del genovese per i genovesi, qualche problema in più si è avuto per sudamericani, cinesi ed africani. Per evitare un’inutile proliferazione di lingue, ed il conseguente rischio di disperdere il nostro messaggio, si è preferito optare per lingue che potessero essere comprese con facilità dal maggior numero possibile di cittadini extracomunitari. È nata pertanto nell’autunno del 2004, prima iniziativa di questo tipo in Italia, una campagna di comunicazione in cinque lingue: lo spagnolo per i sudamericani, il francese per gli africani, la lingua araba per gli arabi e l’inglese per i cinesi e per i cittadini provenienti dai Paesi dell’Africa centrale, naturalmente tutti con relativa traduzione in italiano. La scelta del dialetto genovese, oltre al fine di ottenere un elemento di attrazione e di interesse nei confronti degli anziani, nasce anche dalla volontà di migliorare per quanto possibile l’integrazione tra i residenti storici ed i nuovi arrivati. La campagna è stata declinata attraverso manifesti di elevate dimensioni, locandine, brochure, opuscoli e vetrofanie sui mezzi pubblici. L’iniziativa è stata presentata in occasione di un forum nazionale sulla sicurezza che si è tenuto a Genova, la stessa iniziativa è stata successivamente ripresa da altre realtà italiane. L’affissione sugli automezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco delle locandine predisposte ha rappresentato un esempio di massima collaborazione tra la nostra azienda e il corpo dei Vigili del Fuoco, tale iniziativa è stata la prima realizzata in Italia. Sopra e a sinistra, esposizione mezzi di fronte alla Prefettura di Genova. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 115 116 Il portale web interamente 1850-2011 LA STORIAdel DELgas. GAS A GENOVA dedicato alla sicurezza GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa Il portale www.gassicuro.it Nello spirito della continuità aziendale, Genova Reti Gas ha ritenuto opportuno intensificare tutte le attività di comunicazione volte al perseguimento della maggior sicurezza possibile negli ambienti domestici. L’esigenza di essere presenti anche nei più recenti canali di comunicazione che le nuove tecnologie hanno reso disponibili, ha portato Genova Reti Gas alla realizzazione del primo portale dedicato alla sicurezza nell’utilizzo del gas combustibile; www.gasssicuro.it è ricco di informazioni e consigli utili alla conoscenza del mondo del gas ed alla prevenzione e sicurezza negli ambienti domestici, direttamente e gratuitamente scaricabili. Per diffonderne la conoscenza a livello locale è stata condotta una campagna di sensibilizzazione in ambito cittadino, distribuendo opuscoli pieghevoli, intervenendo sui media locali, affiggendo manifesti, fruendo anche degli spazi pubblicitari disponibili sugli autobus urbani di linea e, ciliegina sulla torta, esponendo per circa un mese, in zona di grande traffico veicolare presso l’area dell’Acquario di Genova e del Museo del Mare, un maxi manifesto della misura di 26x15 metri. Affissione maxi formato della campagna “Operazioen Gas Sicuro” esposto in via Gramsci. La traduzione multilingue dei consigli utili mirati alla sicurezza è stata realizzata su pieghevoli distribuiti in collaborazione con il Comune di Genova e le associazioni che li rappresentano. Il sito nasce a livello locale con l’obiettivo e l’auspicio di una crescita a valenza nazionale. Alcuni materiali della campagna “Operazione Gas Sicuro”. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 117 GENOva RETI Gas PER la sIcUREZZa La competenza del personale di Genova Reti Gas Tutte le norme europee e nazionali, di più recente emanazione, prevedono quanto segue: Requisiti del personale - Le attività in oggetto devono essere svolte da persone competenti. In generale il termine competenza indica la capacità degli individui di combinare, in modo autonomo, tacitamente o esplicitamente e in un contesto particolare, i diversi elementi delle conoscenze e delle abilità che possiedono. Tale requisito richiesto prevede pertanto che il personale venga adeguatamente formato, sia a livello di base, sia a livello più spiccatamente specialistico, ne venga verificata l’efficacia e vengano attuati nel tempo tutti i processi di mantenimento necessari. Tra le strutture di Genova Reti Gas vi è l’ufficio Metodi e Addestramento che ha tra i suoi compiti istituzionali quello di provvedere all’individuazione dei fabbisogni formativi ed alla relativa erogazione, anche sulla base di specifiche richieste provenienti dai reparti operativi. Gianni Ercolani, uno dei docenti dell’Ufficio Metodi e Addestramento in occasione di un corso sulle attivazioni nell’aula di formazione dedicata ad Aldo Consiglieri. Al fine di armonizzare i percorsi e i livelli formativi Genova Reti Gas e le altre società genovesi del Gruppo hanno attivato nel 2008 il percorso formativo definito la Scuola dell’Acqua e del Gas, a cui ha partecipato tutto il personale tecnico della società. La Scuola dell’Acqua e del Gas non è una semplice somministrazione di conoscenze in relazione alla rilevazione di un fabbisogno specifico, ma un modello organico di sviluppo delle competenze composto da tre elementi progressivi fra loro integrati: 1. le conoscenze teoriche 2. le capacità operative e gestionali 3. i comportamenti Per la parte relativa al gas l’obiettivo è stato quello di alimentarle attraverso un percorso di formazione professionale continua, per farlo è stato avviato un lavoro di analisi delle attività aziendali “core” legate al processo relativi alla Distribuzione Gas, il quale ha prodotto una vera e propria mappatura delle conoscenze e delle capacità operative e gestionali necessarie per supportarli efficacemente. Anche la fase relativa ai comportamenti è stata in parte affrontata nelle attività didattiche che includevano una parte pratica, ma rappresenterà una fase successiva del progetto formativo. Di grande importanza è stata anche l’identificazione delle più importanti famiglie professionali che hanno consentito di approfondire l’analisi e strutturare il percorso in livelli diversi di complessità. Perché la scuola fosse efficace sono state quindi fatte una serie di scelte metodologiche sia di carattere generale (nella fase di macroprogettazione) sia di carattere puntuale (nella fase di microprogettazione), tutte nel rispetto degli obiettivi di condivisione e crescita personale che ci si era proposti di raggiungere. La partecipazione ai molteplici moduli costituenti il corso è stata pressoché totale ed il livello di gradimento dell’attività, da parte del personale di Genova Reti Gas è stato particolarmente elevato. 118 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA L’organizzazione del lavoro La “storia del gas” a Genova è attraversata anche da continui cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, che hanno riguardato sia il personale impiegatizio sia il personale con qualifica di operaio. Non possiamo dimenticare che il“gasista”per antonomasia fino alla fine degli anni sessanta, prima della metanizzazione, era il conduttore delle batterie di produzione del gas di città, il cui lavoro era sicuramente più duro e più“sporco”di quello che oggi siamo abituati a considerare e che gli operai svolgevano tutte le attività inerenti la rete, incluse quelle di scavo e ripristino del manto stradale. Come nella maggior parte delle Aziende industriali, l’organizzazione del lavoro era d’altronde molto parcellizzata, con una netta distinzione fra “tecnici” e “operai” e un’articolazione territoriale molto frammentata. Una prima svolta è stata quella determinata appunto dal superamento della produzione del gas, con la riqualificazione del personale che era adibito a tale attività e la nascita di nuove figure professionali per la gestione delle varie tipologie di impianto di riduzione della pressione del gas dalla rete di trasporto nazionale alle derivazioni di utenza finali. Dopo la metanizzazione della città, da un lato si è perseguito il rafforzamento delle competenze di “ingegneria”e di gestione della rete, valorizzando il personale già disponibile ed assumendo tecnici qualificati, dall’altro si è preceduto alla progressiva esternalizzazione delle attività meno qualificate, richiedendo al contempo al personale operativo una maggior polivalenza sull’intero territorio cittadino e sulle diverse lavorazioni su impianti e reti. Oltre alle competenze tecnico-operative, sono progressivamente divenute importanti competenze di carattere gestionale, in particolare per il coordinamento delle imprese e la programmazione e la consuntivazione dei lavori, competenze che sono richieste non solo al personale impiegatizio ma anche agli Operai. Le esigenze di contenimento dei costi di esercizio a parità di sicurezza e qualità e quelle di rispetto di standard di servizio determinati a livello nazionale dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas hanno determinato un’ulteriore accelerazione nel processo di cui sopra, tuttora in corso. Occorre evidenziare che i lavoratori del settore del gas hanno sempre dimostrato una grande capacità di cambiamento, sia pure con inevitabili tensioni che hanno causato fasi anche di aspri conflitti fra Direzione e Organizzazioni sindacali; è comunque condivisa la volontà di mantenere all’interno dell’Azienda non solo le competenze di “governo del sistema”, ma anche quelle necessarie per svolgere direttamente tutte le attività specialistiche su reti e impianti, in un modello organizzativo in cui le imprese appaltatrici integrano ma non sostituiscono gli organici aziendali. Il fatto che le strutture preposte al settore gas abbiano fin dal 2000 le certificazioni ISO 9001 per la qualità, ISO 14001 per l’ambiente e BS OHSAS 18001 per la sicurezza testimonia comunque il costante impegno per assicurare l’adeguatezza dell’organizzazione e delle competenze aziendali alle esigenze che derivano dalla gestione di un servizio importante e “pericoloso” come la distribuzione del gas in un territorio complesso come quello di Genova. Personale di Genova Reti Gas segue con interesse una lezione di tecniche gasistiche. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 119 Volti d’azienda Da sinistra, Meardi Andrea, Podda Simone, Bignardi Federico. Antonello Brasile 122 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Sterone Elio Paramonti Walter Cannas Carlo Da sinistra, Glioti Simone, Canepa Ernesto 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 123 vOlTI D’aZIENDa Parisi Paolino Bonadeo Mauro Gualco Giorgia 124 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Menichini Mirko Lauletta Ugo Da sinistra, Mora Flavio Guerra Marco 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 125 vOlTI D’aZIENDa In alto, Buscemi Federico sopra, Baghino Gianantonio Morabito Enrico 126 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Pedemonte Paola Tacchino Massimo Da sinistra, Aramini Luca, Tito Alessandro Pullara Santo 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 127 vOlTI D’aZIENDa A sinistra, Menin Luca, a destra, Uca Roberto Sotto da sinistra, Pinto Serena Bianchi Vincenzo 128 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Casazza Dino Tomelleri Riccardo 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 129 vOlTI D’aZIENDa Di Tullio Federico Bruzzo Claudio 130 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Barbieri Daniele Gabutto Luciano Gardella Walter Frisone Sandro 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 131 vOlTI D’aZIENDa Rovegno Stefano Pavarotti Ugo Pullara Santo Olini Marco 132 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Da sinistra, Cigna Fabio, Invernizzi Roberto, Faraolfi Ivo Da sinistra, Cigna Fabio Ferrari Maurizio 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 133 Rimassa Paolo A sinistra, Schiavon Paolo, a destra, Sobrero Paolo 134 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Mordaca Lorenzo Caboara Riccardo Macrì Salvatore 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 135 Da sinistra, Mosca Maurizio, Tito Alessandro Da sinistra, Costigliolo Guido, Murdala Lorenzo Percivale Antonio 136 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Antola Fabio Menichini Mirko Comes Fabio Neri Giovanni 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 137 vOlTI D’aZIENDa Susini Franco Da sinistra, Podda Simone, Bignardi Federico Rebora Giovanni 138 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Parodi Alessandro Bombardi Mattia Papasidero Ivan Dellicompagni Andrea 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 139 vOlTI D’aZIENDa Risso Adriano Da sinistra, Manni Jairo, Pistis Alessandro Nanni Giuseppe 140 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Plebani Lara Sotto, Belfiore Patrizia Lorenzo Carnevaro (barista), Papasidero Ivan 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 141 vOlTI D’aZIENDa Lavorazioni alla fresa protezioni agli arti Flangia posizionata sul mandrino per lavorazioni al tornio attività di misurazione Montobbio Alessandro 142 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Porcu Aldo A sinistra, lavorazioni alla mola. Sopra, aggiustatore lavora con pezzo fissato alla morsa. 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 143 vOlTI D’aZIENDa Sotto da sinistra, Dolcini Enrico, Neri Giovanni, Cavallo Andrea Bergamino Roberto Da sinistra, Bui Francesco, Molini Massimo, Aramini Luca, Meardi Andrea, Bignardi Federico, Corrado Davide, Carpintieri Giuseppe, Nieddu Gianuario, Invernizzi Roberto, Cigna Fabio, Susini Franco. 144 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Sopra da sinistra, Bignardi Federico, Crosa Giovanni, Stella Andrea, Baretto Mattia, Meardi Andrea, Molini Massimo, Nanni Sairo, Podda Simone, Dodaro Luca, Vendola Marco, Tito Alessandro, Aramini Luca, Pistis Alessandro. Da sinistra, Pellegrini Danilo, Rebora Giovanni, Bisio Massimo Faveto Mauro 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 145 vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Trocino Maria Teresa, Cagnazzo Stefania Frixione Elisabetta Vaccaro Carla 146 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Villa Cristina Cavalli Roberta Oggiano Tamara Gesino Jessica 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 147 vOlTI D’aZIENDa Da sinistra, Cardinale Mauro, Repetto Giovanni Battista Nieddu Gianuario, Burgio Calogero Da sinistra, Traverso Roberto, Pulega Carlo, Grattarola Letizia Castello Pietro 148 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA Sopra da sinistra, Ruzza Fiorenzo, Santagati Alessandro Ricci Daniele, Persiani Claudio Piccardo Carlo, Ottonello Marco Bianchi Ivan, Romagnoli Andrea Pastorino Giuseppe, Cravarezza Claudio Siri Eric, Verardo Andrea Pastorino Igor, Pastorino Mario, Crosetti Fulvio Ercolani Gianni 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 149 vOlTI D’aZIENDa Rebora Fabio A sinistra, Zarri Marco, a destra, Risso Gianmarco 150 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Parisi Paolino Firpo Stefano 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 151 vOlTI D’aZIENDa Fiasella Fabio Patrone Roberto Prati Marco 152 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Spinetti Ivano Lionti Massimo Biggio Stefano 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 153 vOlTI D’aZIENDa Torre Carlo Pavarotti Ugo Perotti Francesco 154 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Mezzogori Mauro Beniamini Fabio Roncallo Ivano 155 vOlTI D’aZIENDa Ursidio Sergio Serra Danilo Calcagno Marco 156 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Tondolo Luigi Parodi Maurizio Dicenzi Luigi 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 157 vOlTI D’aZIENDa Paramonti Walter Del Gaudio Paolo Cammelli Valter 158 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA vOlTI D’aZIENDa Rovegno Stefamo, Messina Davide Dall’Asen Valerio 1850-2011 LA STORIA DEL GAS A GENOVA 159 © tweeterblog.blogosfere.it Alluvione del 4 novembre 2011 Mentre stiamo per andare in stampa dobbiamo purtroppo dare comunicazione dell’ennesima alluvione sul territorio Ligure e Genovese, una forte perturbazione ha colpito la zona di levante e l’area del bacino del Bisagno. In ambito Genovese dobbiamo piangere 6 vittime tra cui due bambini, tutti hanno perso la vita nella giornata di venerdì 4 novembre per l’esondazione del torrente Fereggiano. Tutta la zona del Fereggiano ha subito danni ingentissimi. Gli impianti aziendali, rispetto a quanto avvenuto nell’ambito interessato hanno subito danni modesti, danneggiati circa 70 metri di condotta in acciaio e strappate dall’urto di veicoli in balia del torrente circa 20 derivazioni. La condotta è stata messa in sicurezza e non ha pregiudicato il servizio per nessun cliente finale, entro le 24 ore tutte le derivazioni sono state ripristinate e tutti i gruppi di misura riallacciati alla rete grazie alla abnegazione e professionalità del personale di Genova Reti Gas. La storia del gas a Genova Oltre un secolo e mezzo di storia, passione e competenza ISBN 978-88-906368-0-6 9 788890 636806 Edizione fuori commercio