green terror - Living Theatre Europa

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green terror - Living Theatre Europa
GREEN TERROR
di Gary Brackett
TRADUZIONE:
ELEONORA CEDARO, GARY BRACKETT, GIULIA SCARSELLI
Personaggi:
il Desaparecido
il Coro
il Prigioniero
i Narratori
una Ragazza dal Congo
una Donna
UN CHITARRISTA
Green Terror debutta presso l'Atelier 210
a Bruxelles il 29 aprile 2010
Cast della prima rappresentazione:
Desaparecido / Prigioniero Gary Brackett
Ragazza Dal Congo Giulia Scarselli
Donna Erin Downhour
Chitarrista David Copley
Narratori Jean-Pierre Baudson Stéphanie Coppé
Coro
Alessandra Valzania
Augusto Ciprani
Chiara Zompa
David Copley
Emanuele Macciò
Enoch Wu
Erin Downhour
Francesca D. Romoli
Isadora Pei
Giulia Cappilli
Giulia Filippo
Giulia Scarselli
Jeff Nash
Laura Cavicchi
Lauretta Tallarini
Lila Baldassarre
Maria Ida Barbaresco
Mosè Risalit
Patrizia Capitanio
Paola Pisciottano
Simone Ferrari
Valentina Effe
Viviane Cammarota
Ospiti dal laborarorio tenutosi a Bruxelles dal 14 al 18 aprile 2010:
Edith Van Malder
Gaetano Crapanzano
Klara Deluze
Nathalie Schultz
Stéphanie Coppé
Thierry Chatelais
1
GREEN TERROR
Palcoscenico spoglio. Lo spazio scenico si sviluppa sul
palco e in platea con piattaforme a tre livelli. Non c'è
scenografia.Sei
piattaforme
rialzate
distribuite
uniformemente tra i posti a sedere. Sotto il palco
un'area d'azione di grandi dimensioni (circa 5 x 12
metri). Spettatori seduti sui tre lati.
Prologo: Break on Through to the Other-side
Azione: una danza.
In scena una figura incappucciata con un lungo
mantello nero in equilibrio precario su una cassa di
legno. Le sue braccia sono aperte e da lungo i fianchi
spuntano dei fili elettrici collegati per una delle sommità
alle sue dita. Borbotta qualcosa fra sé e sé.
Immagine: un Desaparecido1 il prigioniero di Abu
Ghraib in Iraq.
Musica a volume molto alto (Break on Through to the
Other-side dei The Doors). Il Desaparecido inizia
lentamente a muoversi con la musica. Comincia una
danza folle, salta giù dalla cassa e inizia a danzare tra
il pubblico e sulle varie piattaforme. A volte coinvolge
uno spettatore nella sua folle danza. I suoi gesti sono
in parte religiosi, in parte osceni, a volte imita scosse
elettriche e torture, altre prendendo pose sexy e
maliziose. Egli è il buffone, il pagliaccio, un' immagine
onirica della cultura contemporanea.
Le luci iniziano a spegnersi:
il Desaparecido raccoglie la cassa ed esce di scena.
Buio
1 Desaparecido (in spagnolo: scomparso), perché non sappiamo cosa sarà di questo detenuto.
A differenza di Nguyen Van Lem giustiziato dal generale Nguyen Ngoc Loan della famosa foto della
guerra del Vietnam, non abbiamo mai saputo il nome di questo prigioniero né cosa gli sia accaduto.
Entrambe le immagini sono forse l'icona per eccellenza del fallimento di entrambe le guerre.
2
Scena PRIMA: In Principio
Azione: molli masse di materia
Musica: Closing, di Phillip Glass
Voce fuori campo, timbro solenne, voce anziana.
Mentre la voce fuori campo inizia a raccontare in scena
una luce molto fioca illumina parte del Coro. I corpi
nudi dei personaggi del coro sono accasciati a terra ed
iniziano pian piano a rialzarsi (oltre 6 minuti di azione).
Il narratore:2:
In principio la Terra era una pianura sconfinata e
tenebrosa, separata dal cielo e dal grigio mare salato,
avvolta in un crepuscolo indistinto. Non c’erano né Sole
né Luna né Stelle. Tuttavia, molto lontano, vivevano gli
Abitanti del Cielo: esseri spensierati e indifferenti, dalle
fattezze umane ma con zampe da emù, e capelli dorati
lucenti come ragnatele al tramonto; erano senza età e
perennemente giovani, poiché esistevano da sempre
nel loro verde Paradiso lussureggiante al di là delle
Nuvole occidentali.
Sulla superficie della Terra si vedevano soltanto le
buche che un giorno sarebbero diventate i pozzi. Non
c’erano né animali né piante, ma molli masse di
materia concentrate intorno alle buche: grumi di
minestra primordiale, silenziosi, ciechi, senza respiro
né veglia né sonno: ciascuno aveva in sé l’essenza
della vita o la possibilità di diventare umano.
Ma sotto la crosta della Terra brillavano le costellazioni,
il Sole splendeva, la Luna cresceva e calava, e
giacevano nel sonno tutte le forme di vita: il fiore
scarlatto di un pisello del deserto, l’iridescenza di
un’ala di farfalla, i vibranti baffi bianchi di Vecchio
Uomo Canguro – assopiti come i semi del deserto che
devono aspettare un acquazzone di passaggio.
Il mattino del Primo Giorno, al Sole venne una gran
voglia di nascere. (Quella sera le Stelle e la Luna lo
avrebbero imitato). Il Sole squarciò improvvisamente la
superficie e inondò la Terra di luce dorata, riscaldando
le buche in cui dormiva ogni Antenato.
Questi Uomini dei Tempi Antichi, diversamente dagli
Abitanti del Cielo, non erano mai stati giovani. Erano
vecchi zoppi e stremati dalla barba grigia e le membra
nodose, e per lunghi secoli avevano dormito in
solitudine. Accadde così che quel primo mattino ogni
Antenato dormiente sentisse il calore del Sole premere
sulle proprie palpebre e il proprio corpo che generava
dei figli. L’Uomo Serpente sentì i serpenti strisciargli
2 da Songlines, Bruce Chatwin.
3
fuori dall’ombelico. L’Uomo Cacatua sentì le piume.
L’Uomo Bruco sentì una contorsione, la Formica del
Miele un prurito, il Caprifoglio sentì schiudersi foglie e
fiori. L’Uomo Bandicoot sentì piccoli bandicoot che
fremevano sotto le sue ascelle. Ogni «essere vivente»,
ciascuno neI suo diverso luogo di nascita, salì a
raggiungere la luce del giorno.
In fondo alle loro buche, che ora si stavano riempiendo
d’acqua, gli Antenati distesero una gamba, poi l’altra.
Scrollarono le spalle e piegarono le braccia. Si
alzarono facendo forza contro il fango. Le loro
palpebre si aprirono di schianto: videro i figli che
giocavano al sole. Il fango si staccò dalle loro cosce,
come la placenta da un neonato. Poi, come fosse il
primo vagito, ogni Antenato aprì la bocca e gridò: « lo
sono! ». « Sono il Serpente … il Cacatua … la Formica
del Miele … il Caprifoglio … ». E questo primo « lo
sono! », questo primordiale «dare nome », fu
considerato, da allora e per sempre, il distico più sacro
e segreto del Canto dell’Antenato.
Ogni Uomo deI Tempo Antico che si crogiolava al sole
mosse un passo col piede sinistro e gridò un secondo
nome. Mosse un passo col piede destro e gridò un
terzo nome. Diede nome al pozzo, ai canneti, agli
eucalipti: si volse a destra e a sinistra, chiamò tutte le
cose alla vita e coi loro nomi intessé dei versi.
Gli Uomini del Tempo Antico percorsero tutto il mondo
cantando; cantarono i fiumi e le catene di montagne, le
saline e le dune di sabbia. Andarono a caccia,
mangiarono, fecero l’amore, danzarono, uccisero: in
ogni punto delle loro piste lasciarono una scia di
musica.
La musica sfuma e diventa un ritmo tradizionale
australiano con didgeridoo e voce.
Avvolsero il mondo intero in una rete di canto; e infine,
quando ebbero cantato la Terra, si sentirono stanchi.
Di nuovo sentirono nelle membra la gelida immobilità
dei secoli. Alcuni sprofondarono nel terreno, lì
dov’erano. Altri strisciarono dentro le grotte. Altri
ancora tornarono lentamente alle loro «Dimore
Eterne», ai pozzi ancestrali che li avevano generati.
Tutti tornarono «dentro».
Il Coro, al concludersi del testo si è completamente
alzato, sta in piedi frontalmente al pubblico.
Corpo nudo e testa incappucciata. Le luci sfumano.
Buio
4
Scena SECONDA: i tableaux di William Blake
Azione: when the morning stars sang together 3
Dal fondo della platea, nel buio un battito di mani
ritmato.
Musica: didgeridoo e voce, molto alta e molto ritmata.
Luce in crescendo rapido su palco, platea e
piattaforme.
Il Coro, rimasto in scena dal quadro precedente, nel
buio ha indossato degli hoodies4
Con il Coro, ma più lontano dal proscenio, il
Prigioniero seduto in modo precario in cima ad una
scala con le mani legate dietro la schiena. Caviglie e
ginocchia unite. E' completamente nudo a parte il
cappuccio nero che gli copre il volto.
Il resto del Coro entra da fondo sala sempre
indossando hoodies neri. Marcia al ritmo del battito di
mani. Raggiunta l'area d'azione si sparpaglia fra platea
e piattaforme. In gruppi o singolarmente eseguono i
tableaux ispirati ai disegni di Blake. Ogni gruppo i
singolo attore esegue due quadri caratterizzati da
diversi stati emotivi. La transizione da uno all'altro
tableaux è eseguita con movimenti molto lenti. Tre
personaggi portano al centro dell'area d'azione: Caino,
il Diavolo e Nebukadnezar.
Quando l'ultimo tableaux è composto il battito di mani
cessa assieme alla musica.
Musica: In a landscape, John Cage
Testo: Haikus5, recitati a voce singola o a più voci:
Lunga pausa:
Come posso uscire
là fuori pallottole
che gridano di rabbia
Pausa
Gli occhi dei bambini gelidi
arde un vento silenzioso
una brezza primaverile mi accarezza la mente
Pausa
3 Quando le stelle del mattino cantano. Incisione di William Blake.
4 Felpe nere con cappuccio come quelle indossate dai Black Block a Seattle o tipiche della cultura hiphop.
5 Questi haikus (genere poetico giapponese) sono stati composti durante i laboratori propedeutici a Green
Terror. Sono stati scritti collettivamente da gruppi di tre persone. I temi, proposti da Gary Brackett, erano:
La mia alienazione; Come la tecnologia mi ha fottuto e Rimedio/Antidoto.
5
L'illusione di avere accesso a qualcosa
piccoli «1» e «0» dappertutto
Facebook – il mio migliore amico
Pausa
Notte – un passero si perde
una donna in cielo
sorride: sto morendo
Pausa
premi il bottone
click click ti amo click click
emozione virtuale
Pausa
Portami giù la luna
rimboccati le maniche
oh prega per la disperazione atomica
Pausa
Bussando alla porta successiva
farfalle, miele scuro, carezze
capelli sul cuscino – nettare d'amore
Respiro
TUTTI: Mmm-hummmmm...haaaaaa6
Buio
6 Quest'onomatopea, utilizzata spesso anche in seguito nel corso dello spettacolo, sottolinea i momenti
chiave del 'qui ed ora'.
6
Scena TERZA: introduzione del protagonista
Azione: L'insurrezione che verrà
Musica: Requiem For A Dream, Arvo Part - LuxAeterna
Voce fuori campo femminile marziale e fredda rivolge al
pubblico un'arringa di indottrinamento. Il Coro si muove
lentamente ed esce dal fondo della sala. Solo in scena,
sempre seduto in cima alla scala, c'è il Prigioniero.
Durante tutta la scena una luce bianca molto forte è
puntata su di lui. Sembra che a tratti cerchi di guardare
il pubblico con fare accusatorio, a tratti sembra
affaticato o addirittura assopito mentre a volte sembra
che cerchi di liberarsi i polsi dalle corde.
Narratore:7
Da qualsiasi angolazione lo si prenda, il presente
è senza uscita. È cosa risaputa che tutto non può che
andare che di male in peggio. «Il futuro non ha più un
avvenire», questa è la consapevolezza di un'epoca che
è arrivata, sotto tutte le sue arie di estrema normalità, al
livello di coscienza del primo movimento punk.
Non ci sarà soluzione sociale alla situazione
presente. Il sentimento sociale si è davvero dissolto
troppo, perché questo accada. Il vicolo cieco del
presente, percepibile ovunque, è ovunque negato. Mai
così tanti psicologi, tanti sociologi e tanti letterati si
impegnarono in questa negazione, e ognuno con il suo
discorso specifico, privo di qualsiasi conclusione. Ma
basta ascoltare da una parte i canti di quest'epoca, i
fuochi di paglia della «nuova canzone italiani-ALTFOLK» nei quali la piccola borghesia annacqua i suoi
stati d'animo, e dall'altra le dichiarazioni di guerra del
gruppo rap Mafia K'1 Fry8 , per comprendere che una
coesistenza cesserà presto, e che una decisione è
prossima a essere presa.
Chiamare «società» il popolo di estranei in
mezzo al quale viviamo è una tale usurpazione di
significato che gli stessi sociologi hanno avuto la
decenza di rinunciare a un concetto che, per un secolo
intero, fu il loro modo di guadagnarsi il pane. Essi
preferiscono ora la metafora della rete per descrivere il
modo in cui si connettono le solitudini cibernetiche, con
cui si annodano le deboli interazioni conosciute sotto al
nome di «colleghi», «contatti», «amici», «relazione», o
«avventura». Ed ecco che a un certo punto, si arriva a
vedere chiaramente come queste reti si condensino in
un centro, ma esso sia un centro dove non si condivide
7 L' insurrezione che verrà, scritto dal Comitato Invisibile.
8 Gruppo di Hip-Hop francese
7
nulla, se non dei codici, e dove nulla si attiva, se non
l'incessante ricomposizione di un'identità.
In realtà, la decomposizione di ogni forma sociale
è una vera fortuna. Trent'anni di disoccupazione di
massa, di «crisi», di crescita in stallo. E vorrebbero
ancora farci credere nell'economia. Trent'anni costellati,
bisogna ammetterlo, da qualche parentesi illusoria: la
parentesi 1981-83, con la sua illusione che un governo
di sinistra avrebbe potuto portare benessere alla
popolazione; la parentesi degli anni rampanti (1986-89),
nei quali saremmo diventati tutti ricchi, tutti uomini
d'affari e giocatori di borsa; la parentesi Internet (19982001), grazie al quale avremmo trovato tutti un lavoro
virtuale a forza di rimanere connessi. Ma ecco, si sono
esaurite tutte le riserve di illusioni possibili, abbiamo
toccato il fondo, e siamo a secco, per non dire
completamente allo scoperto.
Forzatamente, abbiamo compreso questo: non è
l'economia ad essere in crisi, è l'economia ad essere la
crisi; non è il lavoro che manca, è il lavoro che è troppo;
a conti fatti, non è la crisi, ma la crescita economica che
ci deprime. Bisogna confessarlo, la litania del fluttuare
delle borse ci tocca appena più che una messa in latino.
L’ecologia è la scoperta dell’anno. Dopo
trent’anni nei quali si è lasciata la questione in mano ai
Verdi, facendosene grasse risate la domenica per poi
tornare alla propria serietà il lunedì, ecco che ce la
ritroviamo tra capo e collo.
Eccola invadere le frequenze radiofoniche come
un tormentone estivo, perché in pieno dicembre c'è una
temperatura di venti gradi centigradi.
Un quarto delle specie di pesci è scomparso
dall’oceano. Le restanti non ne hanno ancora per molto.
Allarme febbre aviaria: si promette di abbattere in volo
gli uccelli migratori, a centinaia di migliaia.
Il tasso di mercurio nel latte materno è dieci volte
superiore al limite consentito in quello delle vacche. E
poi, queste labbra che si gonfiano sgranocchiando una
mela – e pensare che veniva dal mercato biologico!
Non esiste nessuna «catastrofe ambientale».
Esiste questa catastrofe che è l’ambiente. L’ambiente è
ciò che resta all’uomo quando ha perso tutto il resto.
Chi abita in un quartiere, una via, una vallata, una
guerra, un’officina, non ha un «ambiente», ma
semplicemente evolve in un mondo popolato di
presenze, di pericoli, di amici, di nemici, di punti di vita e
punti di morte, di ogni sorta di essere. Non ci siamo che
noi, ad assistere al nostro annullamento come se si
trattasse di un semplice cambiamento di atmosfera. A
indignarci degli ultimi progressi del disastro, e a
redigerne pazientemente l’enciclopedia.
8
Quello che si presenta ovunque come catastrofe
ecologica non ha mai smesso di essere, in primo luogo,
la manifestazione di un rapporto con il mondo
disastroso.Il paradosso dell’ecologia è che, con il
pretesto di salvare la Terra, non ne salva che il
fondamento di ciò che l’ha resa quest’astro desolato.
La regolarità del funzionamento mondiale ricopre
in tempi normali il nostro stato di espropriazione
propriamente catastrofico. Ciò che chiamiamo
«catastrofe» non è altro che la sospensione forzata di
questo stato, uno di quei rari momenti in cui
riconquistiamo la nostra presenza al mondo. Che si
arrivi prima del previsto all’esaurimento delle riserve di
petrolio, che s’interrompano i flussi internazionali che
mantengono il ritmo della metropoli, che si vada
incontro ai grandi disordini sociali, che avvenga
l’»inselvatichimento delle popolazioni», la «minaccia
planetaria», la «fine della civiltà»! Qualsiasi perdita di
controllo è preferibile a ogni scenario di gestione della
crisi. I migliori consigli, considerato questo, non sono da
cercare dalle parti degli specialisti in sviluppo
sostenibile.
Quello che rende la crisi desiderabile, è che con
essa l’ambiente cessa di essere l’ambiente. Di
conseguenza, siamo costretti a prendere contatto, fosse
anche in maniera fatale, con ciò che ci sta davanti, a
ritrovare i ritmi della realtà.
Che si arrivi prima del previsto all’esaurimento
delle riserve di petrolio, che s’interrompano i flussi
internazionali che mantengono il ritmo della metropoli,
che si vada incontro ai grandi disordini sociali, che
avvenga l’»inselvatichimento delle popolazioni», la
«minaccia planetaria», la «fine della civiltà»!
Noi non vediamo altra opzione realista se non
quella di «rompere le uova nel paniere» il più presto
possibile, e di trarre profitto da ogni cedimento del
sistema per guadagnarne in forza.
Noi non siamo depressi, noi siamo in sciopero.
Per chi rifiuta di gestirsi, la «depressione» non è uno
stato, ma un passaggio, un arrivederci, uno scarto di
lato verso una disaffiliazione politica. Arrivati a questa
consapevolezza, non c'è altra conciliazione possibile
che non passi attraverso la medicina, o la polizia. È
proprio per questo motivo che la società attuale non si
fa scrupoli a imporre il Ritalin ai suoi bambini troppo
vivaci, intreccia catene di dipendenze farmaceutiche, e
pretende di individuare a partire dai tre anni dei
«problemi di comportamento»: perché l'ipotesi dell'Io, a
conti fatti, cade a pezzi in ogni sua parte.
9
Scena QUARTA: uno sfogo
Azione: confessione, o atto d' accusa?
Lunga pausa.
Prigioniero:9
Metteteci questo su Youtube: fanculo!
Pausa
Hey, mamma! Sandy, ci sei? Mi state
guardando? Credete che sia uno scherzo? Hey, sono
un uomo bianco!! Bianco! Mi vedete? Non sono un
cazzo di arabo, dai ragazzi, che stronzata!
Pause
Beh, vogliono che ogni giorno ripeta questa
cazzo di confessione...
Dovrei dirvi hey, vedete! questi rottinculo di eco
terroristi mi hanno rapito. OK.
E sapete perché? Perché ho tenuto una lezione.
Io sono uno scienziato, un sociologo per l'esattezza. E
ho risposto ad una domanda sulle regole del Mercato
che mi ha fatto una di queste teste di cazzo che
evidentemente era venuta a sentirmi spacciandosi per
uno studente.
Ho detto: bello mio prostituzione, guerra, armi,
droga. Sì sì sì. Ho detto che questi sono i grandi motori
dell'economia, che queste sono le nostre ricchezze.
Il Mercato decide ogni cosa, anche la Guerra, anche la
Bomba Atomica tesoro.
Per fare una frittata bisogna rompere qualche
uovo.
Hey!
E'
la
storia
dell'Umanità:
E.V.O.L.U.Z.I.O.N.E. è l'evoluzione che ci ha fatto
progredire nella tecnologia, che ci ha fatti andare oltre
alla Natura. Rompiamo uova e facciamo frittate in tutto
il mondo. Che cazzo credete che siamo...natura?!
Avete sentito quella stronzata di proclama che vi hanno
letto prima? Molto carino, eh? Ma sapete cosa: noi
SIAMO tecnologici. Ci siamo rifugiati nelle caverne, ci
siamo riparati dalla pioggia...CI SIETE?! Ci siamo fatti
un cazzo di cappotto con le peli degli animali. Noi non
siamo per un cazzo NATURA! Il nostro corpo è a sua
volta una forma temporanea. Noi stiamo andando oltre.
La Storia. Storia! Evoluzione.Tecnologia. Chi può dire
fin dove arriveremo?
9
10
Questo monologo è stato improvvisato dall'attore nella performance del 30 Aprile 2010 a Bruxelles.
E questi coglioni rifiutano la Storia. La vogliono
distruggere.Vogliono distruggere il progresso umano. I
Black Bloc di Seattle, i signorini culo pieno in Grecia
che bruciano le banche, che ti tirano dietro le Molotov.
Falliti. Nichilisti. Il Mercato fa e crea la storia utilizzando
diverse scuse: Capitalismo, Socialismo, Comunismo.
Chissenefrega! Il mondo è così ed è mediamente
PERFETTO. Anche il tuo corso di Yoga molto new age
e molto tarocco dice la stessa cosa.
E loro che dicono? Credete che non gliel'abbia
chiesto? Cosa proponete come alternativa al Mercato?
Un cazzo, loro non hanno un'alternativa.
Pausa
Giusto? Giusto! Ed ecco la novità della lezione
di oggi: ci stiamo evolvendo in due diverse specie: sì
avette capito bene! Due diverse specie umane di cui
una vivrà due o trecento anni. Ci potremo spostare da
un posto all'altro con la forza del pensiero, perfino nel
corpo di qualcun' altro. Saremo macchine perfette.
Computer. L'immortalità signori miei. Puro Pensiero.
Razionalità. Scienza. Idee. Al diavolo il corpo! E' solo
un sacco di merda e di sentimenti! Puro Pensiero e
Pura Immagine. E quelli dell'altra specie? Beh, quelli
che non possono comprare la nostra medicina, i nostri
geni, la nostra tecnologia...loro rimarranno indietro. LA
GRANDE DIASPORA UMANA. Chi non ce la fa muore,
semplice. Rompiamo alcune uova.
E anche voi romperete delle uova, di sicuro.
Romperete uova VERDI forse. auto VERDI cibo
VERDE case VERDI. Riscaldamento Globale? No
problem! Ci penserà la tecnologia a risolvere la
questione! Troveremo una soluzione per tutto.
Il Mercato la troverà, come sempre.
Non voglio difendere il Mercato. Io sono uno
scienziato, dico le cose come stanno.
Dico cosa siamo, come siamo e cosa stiamo
diventando. E questo è il motivo per il quale sono qui.
Perché per questi deficienti sono il rappresentante
di....di cosa?! Insegno ai vostri ragazzi, ai vostri
bambini, insegno a voi teste di merda! Capito?!?
Quindi fate la differenziata, comprate auto
ecologiche, case ecologiche cucine ecologiche. Vi
daremo le uova verdi per fare frittate verdi.
E mandate affanculo questi ragazzini.
Sono dei perdenti.
Pausa.
Mmm-hummmmm...haaaaaa!
11
Scena QUINTA: C'è crisi a New Orleans
Azione: che ci fai seduto lì?
Questa scena, assieme alla scena NONA, sono frutto
di Creazioni Collettive.10 e sono state create, sviluppate
ed adattate durante i laboratori dai partecipanti e dagli
attori della compagnia. Testo e messa in scena sono
perciò frutto di un lavoro di gruppo che si rifà in alcuni
casi a Forme, Riti, Visioni e Azioni proprie del Living
Theatre.11
In diverse occasioni l'azione coinvolge direttamente il
Prigioniero che di volta in volta diventa accusante o
oggetto di accusa, confidente o testimone.12
Nota:
Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che
farà della terra una giornata di festa. Non avrei molto
tempo!13
Scaletta della creazione collettiva di Bruxelles:
1. Caos: L'uragano Katrina
2. Le forze dell'ordine combattono il caos
3 . La gente viene soccorsa e poi abbandonata a se
stessa.
Buio
10 “La Creazione collettiva è un esempio di Procedimento di Autogestione Anarchico-Comunista che per il
popolo ha maggior valore dì un lavoro teatrale. Creazione collettiva come arma segreta del popolo.” J.
Beck La vita del teatro. L’artista e la lotta del popolo a cura di Franco Quadri trad. di G.Mantegna,
Torino, Einaudi, 1975.
11 Da Paradise Now, Creazione Collettiva del Living Theatre. I Riti sono delle cerimonie, processi fisici e
spirituali che culminano con un 'flash-out' e di solito coinvolgono solo gli attori. Le Visioni sono delle
scene a base archetipa ( sogni, miti, simboli, icone mediatiche) dirette a comunicare cerebralmente allo
spettatore. Riti e Visioni si amalgamano nelle Azioni: processi proposti dagli attori e agiti assieme al
pubblico. Forma di Free theater, teatro di partecipazione.
12 Principale fonte bibliografica: H. Bey, TAZ, Zone Temporaneamente Autonome, Milano, 1995, Shake
Ed. Underground.
13 F.Nietzsche, I biglietti della Follia, Die Philosophie Friedrich Nietzsches im Werk Miroslav Krležas, Di
Frank Lindemann, Pubblicato da O. Harrassowitz, 1991.
12
Musica: A Hard Rain's A-Gonna Fall, Bob Dylan
Narrazione14:
New Orleans, qualche giorno dopo il passaggio
dell’uragano Katrina. In quest'atmosfera apocalittica, la
vita, qua e là, si riorganizza. Davanti all’incapacità
d'azione delle forze dell'ordine più impegnate a
sistemare i quartieri turistici del «Carré français» e a
proteggerne i negozi che a venire in aiuto agli abitanti
poveri della città, forme dimenticate di organizzazione
rinascono spontaneamente. Nonostante i tentativi,
talvolta violenti, di fare evacuare la zona e nonostante
le partite di «caccia al negro» aperte per l’occasione
dalle milizie suprematiste, molti non hanno voluto
abbandonare le zone.
Luce.
4. Mutuo soccorso: la gente si riorganizza. Tableaux:
La zattera della Medusa, Géricault
Risorge
l’auto-organizzazione:
cucine
comuni,
approvvigionamento, medicina di strada, requisizioni
selvagge, costruzione di insediamenti d’urgenza: tutto
un insieme di saperi pratici accumulati da vari individui
nel corso della loro vita ha trovato in quel luogo lo
spazio per venir fuori.
E tutto questo, lontano da uniformi e sirene.
5. Reazione e repressione
6. Resistenza non-violenta
Ulteriori riferimenti di testo:
New Orleans (da un Cadavere Squisito15)
Mangerò fango dal fango
domani, già oggi e e il giorno dopo ancora.
Senza direzione e senza fretta, bevo lo spazio.
il suo gusto è dolce come dieci milioni di piccole vittorie.
I santi incatenati avanzano marciando.
Uno dopo l'altro lungo la linea.
Con l'acqua alla gola
che non disseta
lasciano l'odore della paura
è possibile che ritrovi il tuo istinto.
Come una storia vergine, antica come il sorgere del sole.
14 Da L' insurrezione che verrà, op cit.
15 Metodo compositivo poetico ideato dai poeti surrealisti francesi.
13
Lucciole spariscono come le nostre famiglie.
Bevendo benzina con un sorriso.
La zattera di Géricault tra le tombe che cantano blues
anime brucianti tra le macerie.
la luce arriverà a rompere la notte.
Chi ci aiuterà in questa zattera?
Perso nel fiume oscuro
acqua: troppa o troppo poca
Katrina, ce l'hai con me?
E il Mississipi brucia.
Alla fine della scena il Coro ed alcuni spettatori si
riuniscono resistendo alla repressione delle forze
dell'ordine.
Buio
14
Scene SESTA: Congo
Azione: stupro o allenamento per maschi?
Luce soffusa in platea e nell'area d'azione. Sul
prigioniero piazzato bianco forte come prima.
Le attrici prendono gli attori per le braccia e
bruscamente li fanno distendere a gambe divaricate in
diversi punti dello spazio scenico.
Un'attrice si posiziona in scena proprio ai piedi della
scala del Prigioniero e faccia a faccia pronuncia il
seguente monologo diretto a lui.E' nuda e
incappucciata.
l Prigioniero prende una posizione 'asana' dello yoga.
Mani e braccia tese appoggiate sulle ginocchia. La
ascolta attentamente.
La scena che segue e' caratterizzata da movimenti
stilizzati, biomeccanici16.
Una ragazza Congo17:
Vengo dal Congo.
I miei genitori sono scomparsi nei combattimenti
quando avevo appena 14 anni. Forse sono stati
massacrati, i loro corpi non sono mai stati ritrovati, io
ho dovuto trasferirmi da mio zio.
Pochi mesi dopo le milizie estremiste hutu
hanno fatto irruzione in casa. Mi ricordo che era il
giorno della mia prima mestruazione. L'unica che abbia
mai avuto.
Per prima cosa hanno legato mio zio. Gli hanno
tagliato le mani, cavato gli occhi, tagliato i piedi e i
genitali. E l'hanno lasciato lì così, ancora vivo. Anche
sua moglie e suo figlio erano lì.
Ci hanno portato tutti nella foresta. La milizia è
nota per i rapimenti e la riduzione in schiavitù per mesi,
anni. Gli uomini si trasformano in facchini, le ragazze in
schiave del sesso.
Io e le altre ragazze eravamo regolarmente
legate a braccia e gambe aperte e costrette a subire
stupri di gruppo.
Presto sono rimasta incinta.
Gli stupri continuavano, a volte con bastoni che
mi hanno lacerato gli organi interni, causandomi
perdite continue. In qualche modo il feto è
sopravvissuto ma il mio bacino era troppo immaturo
per portare a termine la gravidanza.
Una delle persone rapite era un medico che era
costretto a curare i soldati.
16 Metodo di preparazione globale dell'attore ideato da Vsevolod E. Mejerchol'd nei primi anni Dieci del
Novecento. Il metodo è stato rivisto e sviluppato negli anni Sessanta e Settanta dal Living Theatre.
17 Libero adattamento da una serie di articoli di Nicholas D. Kristof
15
Si è accorto che stavo per morire di parto perciò
mi ha aperto il ventre con un coltello, senza anestesia,
e ha tirato fuori il bambino morto. Deliravo, ero in
agonia, la milizia mi ha scaricata in questi stati sul
ciglio della strada.
I miei organi interni erano completamente
maciullati.
Mi hanno dovuta operare nove volte in tre anni
per ricucire le lesioni. Quando gli interventi
sembravano aver finalmente funzionato sono tornata al
villaggio a vivere con mia nonna.
Il medico mi ha detto di stare lontano dagli
uomini per tre mesi, per dare tempo al mio corpo di
guarire. Ma tre giorni dopo il mio ritorno, i miliziani
sono tornati e mi hanno violentata di nuovo. Le piaghe
si sono riaperte.
Mi sono nascosta nuda nella foresta. Puzzavo,
perché le ferite interne si erano riaperte. Finalmente
sono riuscita a scappare e ho ritrovato la strada per
l'ospedale. Il medico ha iniziato un secondo giro di
interventi, ma c'era così poco tessuto rimasto che non
è chiaro se potrò mai essere di nuovo continente.
Pausa
Abbiamo bisogno di uno sforzo per controllare il
commercio di minerali dal Congo in modo che i signori
della guerra non possano più comprare armi attraverso
l'esportazione di oro, stagno o coltan.
Si gira rivolta al pubblico.
Altrimenti questa guerra, alimentata dagli utili
derivanti da esportazioni di minerali, continuerà per
sempre.
Ad oggi, qui nella parte orientale del Congo la
guerra non solo è durata più a lungo dell'Olocausto,
ma è anche costata più vite umane. Secondo uno
studio, i morti sono stati 5,4 milioni a partire dall'aprile
2007 e sono in aumento a l ritmo di 45.000 al mese.
Questo renderebbe il totale oggi, dopo una dozzina
d'anni a quasi 7 milioni.
Cosa
stiamo
aspettando?
Quando
ci
decideremo a fare qualcosa? Quando il numero di
vittima raggiungerà i 10 milioni?
Quando verrò rapita e violentata per la terza
volta?
Mmm-hummmmm...haaaaaa!
Buio
16
Scene SETTIMA: Sbarazzandoci dei cadaveri
Azione: vestiti da funerale.
Nel buio si sente la voce femminile di prima
accompagnata dai didgeridoo australiani.
Narrazione:18
Il primo scannatoio mondiale, quello andato in
scena dal 1914 al 1918, ha permesso di sbarazzarsi
con un sol colpo di gran parte del proletariato urbano
e contadino, ed è stato portato avanti in nome della
libertà, della democrazia e della civiltà. È
apparentemente in nome degli stessi valori che si
perseguono, da cinque anni, assassinii coperti da
operazioni speciali, la famosa «guerra al terrorismo». Il
parallelo si ferma qui: all'apparenza. La civiltà non è
più questo affare evidente che si porta agli indigeni
senza altra forma di processo. La libertà non è più quel
nome che si scrive sui muri, seguita com'è – nemmeno
fosse la sua ombra – dalla parola «sicurezza». E la
democrazia è, com'è generalmente noto, solubile nella
più pura legislazione d'eccezione – per esempio, nel
ritorno ufficiale della tortura negli Stati Uniti, o la legge
Bossi-Fini in Italia.
Nell'arco di un secolo, la libertà, la democrazia e la
civiltà sono state condotte allo stato di ipotesi. Tutto il
lavoro della classe dirigente consiste, d'ora in poi, a
gestire le condizioni materiali e morali, simboliche e
sociali, all'interno della quale queste ipotesi hanno un
minimo di validità, a configurare spazi dove esse
hanno l'aria di funzionare. Tutti i mezzi sono utili a
questo fine, compreso i meno democratici, i meno
civili, i più occulti. È così che in un secolo la
democrazia ha regolarmente presieduto alla messa al
mondo dei regimi fascisti, che civiltà e civilizzazione
hanno continuato a fare rima, sulle note di Wagner o
degli Iron Maiden, con distruzione, e che la libertà
prese, in un giorno del 1929, la doppia faccia di un
banchiere che si lancia dalla finestra e di una famiglia
di operai che muore di fame. Si è convenuti, da allora –
diciamolo, dal 1945 – che la manipolazione delle
masse, l'attività dei servizi segreti, la restrizione delle
libertà pubbliche e l'assoluta sovranità delle differenti
polizie facevano parte dei mezzi propri ad assicurare la
democrazia, la libertà, la civiltà.
Luce.
18 Da L' insurrezione che verrà, op cit.
17
Il Prigioniero appare al centro dello spazio scenico. La
scale è sparita. Due figure femminili incappucciate lo
vestono facendogli indossare un'abito da funerale,
elegante. Anche lui è incappucciato.
Dopo averlo vestito le figure femminili escono di scena
e il Prigioniero rimane immobile in piedi al centro dello
spazio scenico, sotto il palco.
L'Occidente, ai giorni nostri, è un soldato che si
lancia su Falloudja a bordo di un carrarmato Abraham
M1 ascoltando dell'hard rock a pieno volume. È un
turista perso in mezzo alle pianure della Mongolia,
irriso da tutti e che stringe forte tra le mani il suo
Bancomat come unica ancora di salvezza. È un
manager che prende le sue decisioni giocando una
partita a Go. È una ragazza che cerca la sua felicità tra
i vestiti, i ragazzi e le creme idratanti. È un attivista
svizzero dei diritti dell'uomo che si reca ai quattro
angoli del pianeta, solidale con ogni rivolta, a patto che
sia stata sconfitta. È uno spagnolo che se ne fotte della
libertà politica da quando gli è stato garantita quella
sessuale. È un collezionista d'arte che vende
all'ammirazione stupefatta della gente, e come ultima
espressione del genio moderno, un secolo di artisti
che, dal surrealismo all' azionismo viennese, hanno
fatto a gara per chi sputasse meglio in faccia alla
civiltà. È infine un esperto di cibernetica che ha trovato
nel buddhismo una teoria realista della coscienza e un
fisico delle particelle che è andato a cercare nella
metafisica induista l'ispirazione delle sue ultime
intuizioni.
L'individuo in briciole si salva in quanto forma grazie
alle tecnologie «spirituali» di coaching. Il patriarcato,
caricando le donne di tutti i penosi attributi della
maschilità: volontà, controllo di sé, insensibilità. La
società disintegrata, propagando un'epidemia di
socialità e svago. Eccole, tutte le grandi finzioni
scadute dell'Occidente, che si mantengono attraverso
degli artifici che le smentiscono punto per punto.
Non vi è alcuno «scontro di civiltà». Ciò che vi è
invece, è una civiltà in stato di morte clinica, sulla
quale si dispiega tutto un apparecchio di
sopravvivenza artificiale, che spande nell'atmosfera
planetaria una caratteristica pestilenza.
A questo stadio, una contestazione strettamente
sociale che rifiutasse di vedere che ciò che abbiamo
davanti non è la crisi di una società ma l'estinzione di
una civiltà.
Ecco. Abbiamo un cadavere sulla schiena, ma non
possiamo sbarazzarcene così facilmente. Non c'è
18
niente da aspettarsi dalla fine della civiltà, dalla sua
morte clinica. In questo senso, essa non può che
interessare gli storici. È un fatto, bisogna renderla una
decisione.
Stop musica.
Il Prigioniero si muove a tentoni, come un cieco, da
una piattaforma all'altra.
I fatti sono occultabili, la decisione è politica.
Decidere la morte della civiltà, prendere in mano le
redini di come questo deve accadere: solo la decisione
ci sbarazzerà del suo cadavere.
Buio
19
Scene OTTAVA: Visione di un Succube 19
Azione: uno stratagemma o un'iniziazione
sciamanica?
Luce.
Un tavolo lungo e stretto al centro dello spazio
d'azione, sotto il palco. Il Prigioniero è disteso lì sopra
con le braccia incrociate sul petto. Il coso è seduto in
cerchio attorno al tavolo con i cappucci neri delle felpe
sulla testa e la faccia nascosta da un passamontagna
nero.
La Donna appare da fondo palco e lentamente
raggiunge il prigioniero, in braccio ha una bambola
nuda che appoggia sul petto del Prigioniero.
Donna:
Te ne sei andato soffrendo? Hai avuto paura, sapevi?
Sentivi l'artiglio che ti reclamava? E chi è quell'idiota
inginocchiato sopra le tue povere ossa strozzato dal
tormento? E che cosa può mai sapere un bambino
degli oscuri disegni di Dio? O di come la carne sia così
fragile da essere poco più che un sogno.
Allora perché questa solitudine?
Per tormentarti ancora il cuore. Lo spettro delle cose
canta sulle sue ceneri.
Prigioniero: (mettendosi a sedere):
Aprii la bocca e lei mi vuotò il contenuto di un cucchiaio
colmo in gola. Inghiottii. Rimase seduta a guardarmi
Donna:
Trova l'osso che non brucia
Pulviscolo di scorpione, polvere di rana in latte di scrofa.
Potrai cagare attraverso la cruna di un ago a trenta passi di distanza.
Che dici?
Prigioniero:
Che vuoi che faccia?
Donna:
Nulla, ti verrà detto che fare.
Prigioniero:
Non mi sento bene.
Donna:
Non vomitare
19 Liberamente tratto da Suttree, di Cormac McCarthy.
20
Prigioniero:
Mi sa che è quello che sto per fare.
Dovetti distendermi. Mi afferrò il polso con la sua mano
da ragno e mi piantò gli occhi addosso. Frammenti di
sogno si dispiegavano nel labirinto del mio cervello. Lei
mi guardò come fossi un insetto sotto vetro.
Posso tornarmene a casa ora?
Donna:
Non ha importanza dove vai.
Prigioniero:
Tentai di alzarmi ma quando mi ritrovai seduto sulla
branda ebbi una sensazione strana, non sapevo se
muovermi o no. Mi sembrò non avesse alcun senso. Mi
sdraiai di nuovo. Mi sembrò di trovarmi in un'altra
stanza, da qualche altra parte. Lei bisbigliava fra sé
qualcosa...sembrava una preghiera ma non lo era.
Cos'era la roba che mi hai dato?
Si voltò di profilo, apparve una silhouette nera,
androgina.
Improvvisamente sentii un infinito vuoto dentro, come
se il mio corpo fosse attraversato da un vento gelido. E
la porta si chiuse su tutto quello che era stato.
Guardami!!
Donna:
Zitto ragazzo. Non ho bisogno di guardarti.
Prigioniero (saltando giù dal tavolo):
Ad un tratto realizzai che quella scena apparteneva al
passato e che ne stavo contemplando l'essenza
sbiadita come uno spettatore da un'altra stanza.
Buoi. Poi, luce: la bambola ora è sul tavolo, nuda,
anch'essa con il volto incappucciato.
Mi fermai e osservai l'osservatore.
Riuscivo a percepire le mie mani ma non capivo dove
si trovassero.
Iniziai a muovermi...vorticavo in ampi cerchi bruni,
scivolavo verso l'esterno seguendo una spirale.
21
Poi nuovamente sentii mani appoggiarsi su di me,
artigli gelidi che mi svestivano. Non capivo se i miei
occhi fossero aperti o no, sembrava vedessero
ugualmente sia aperti che chiusi. Stesi la mano per
cercare un appiglio ma sprofondai le dita in una melma
sconosciuta. Mi accasciai a terra, come una falena in
trappola.
Si rimette disteso sul tavolo.
Il Prigioniero e la Donna ripetono all'unisono il
monologo che segue. Lei ora è nuda.
Polvere cadeva dai suoi occhi. Dagli stracci
abbandonati a terra si levò una figura calva e
raggrinzita. I suoi seni di pelle scura pendevano come
borse vuote e le costole magre, come lame, reggevano
un cuore ancora più scuro.
Disponibile come nessuna.
Faceva oscillare su di lui i capezzoli lunghi e piatti.
La pelle scura e raggrinzita del collo, le labbra di morte
su di me.
Tesi il collo per respirare. Odore pestilenziale di carne
di donna vecchia, avvizzita.
Grandi labbra rinsecchite e irsute sporgevano dalle sue
mutande consumate e lerce. Aprì le cosce con uno
scricchiolio di legamenti strappati un crepitare di ossa
rotte. La sua fica si spalancò come una bocca dalle
labbra vogliose.
Prigioniero:
Cercai di divincolarmi da quel pestilenziale abbraccio
succube nero.
La mia spina dorsale venne come succhiata via dalla
mia carne e mi accasciai a terra.
Si rialza.
Le luci si abbassarono, vidi chiaramente il corteo che
avevo visto sfilare attraverso le gambe della folla, i
carri carnevaleschi, la banda con trombe e tamburi, il
cerimoniere che impugnava in bastone come uno
scettro e ballava scoreggiando come un cavallo.
Rividi tutto. Vidi un corteo di carrozze coperte di
stendardi avanzare piano sotto la pioggia.
Vidi mio fratello gemello Kenny in pantaloncini corti e
capello da aviatore marciare in uno stanzone dai soffitti
alti e un'infermiera in uniforme bianca che strillava
ordini. Capii che in quella stanza qualcuno stava
22
morendo.
Vidi enormi uccelli candidi, cigni, volare sui tetti dei
villaggio della mia infanzia, esseri enormi che si
affannavano fra i comignoli come in un sogno.
Apparizioni piene di un'infinita grazia leggera che si
facevano portare dal vento invernale tagliando l'aria
fredda e sottile con le spalle e stirando i lunghi colli al
cielo.
Vidi i resti di ciò che accadde. I fiori del funerale sparsi
lungo il corridoio, la porta chiusa che fece tremare le
fiamme delle candele poi tornate immobili.
Assieme al profumo dei fiori si sentiva un altro odore
aspro e umido.
Vidi un ragazzino con un braccio rotto strillare nel
cortile di scuola e gli altri ragazzi che lo guardavano,
come animali.
Vidi un barattolo pieno di ossa di topo abbandonato in
un giardino.
Musica (arpeggio di chitarra eseguito dal vivo).
Pausa, si ferma ad ascoltare.
Sentii una musica d'organo venire da un grammofono
perso da qualche parte che ricamava le note fra i
solchi di un vecchio disco e il fruscio del ciabattare su
pavimenti lucidati. E mio padre mi prese fra le sue
braccia per mostrarmi quanto dolce sia il riposo dei
morti.
Vidi i resti di ciò che accadde.
La vecchia che vidi nella fotografia sbiadita seduta
come un uccello da preda ora se ne stava fredda e
immobile nel suo vestito funebre.
Vidi la bara laccata di nero su un trespolo in una sala
piena di spifferi e la pioggia che zampillava dalla tesa
dei cappelli degli uomini che la portavano in spalla.
Poi camminando lungo i corridoi dell'ampia sala
funebre vidi accoccolata tra i fiori la bambola
addormentata alla luce della candela, con la cuffietta
bianca e i merletti.
Il Prigioniero e Donna, entrambi guardando la
bambola.
Il Prigioniero:
E la bambina raccolse la bambola dalla culla e
23
stringendola fra le braccia cullava e Kenny e gli diceva:
“Rimettiti in sesto”. Lei la cullava lungo le stanze
canticchiandole una ninnananna, trascinandosi dietro
sul pavimento i merletti del lungo vestito funebre ed io
la seguivo. Una donna nel vederli passare invocava
Dio a bassa voce mentre qualcuno gridava: “Porta qui
quell'affare!” E noi correvano lungo i corridoi, la piccola
cadde e la bambola rotolò sul pavimento. Un uomo la
afferrò e la portò via, la bambina piangeva: “Se ne
starà tutta sola”. Io tremavo di paura.
Il Prigioniero si accascia sul bordo del proscenio.
Donna:
Lui era steso coi piedi uniti e le braccia lungo i fianchi
come un re sull'altare. Ondeggiava sui flutti,
galleggiando come il primo germe di vita alla deriva sul
mare primordiale, informe macchia di plasma
prigioniero di una goccia di vapore insieme a tutta la
creazione.
Un chitarrista (cantando)20:
If you're traveling in the north country fair
Where the winds hit heavy on the borderline
Remember me to one who lives there
She once was the true love of mine.
If you go when the snowflakes storm
When the rivers freeze and summer ends
Please see if she's a coat so warm
To keep her from the howlin' winds21.
La luce sfuma lentamente.
Buio
20 Girl Of The North Country, Bob Dylan
21 Se stai viaggiando nella luminosa terra del nord/dove i venti soffiano impetuosi lungo il
confine/ricordami a colei che vive là/e che una volta fu il mio sincero amore./Se vai lì quando la bufera di
neve infuria/quando i fiumi ghiacciano e finisce l'estate/ti prego, accertati che lei indossi una pelliccia
così calda/da proteggerla dall'ululare dei venti
24
Scena NONA22: Post-scarcity Anarchy23
Azione: cammino onirico nel deserto o la crisi del
desiderio 24
Nota:
Imparare a vivere senza cose. Le cose riempiono
l'uomo di paure. Più cose possiedi, più cose temi.Le
cose hanno un modo per rivelarsi all'anima e per
suggerire all'anima cosa fare.25
Soluzioni: rinuncia al possesso e povertà volontaria.
Sottotesto della messa in scena di Bruxelles:
Narrazione:
Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro
nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.26
1. Rito della convocazione
2. Visione della Scarsità
3. Danza dei Totem del Desiderio
5. Venti del Desiderio
4. Cammino onirico
Ulteriori riferimenti di testo:
Post Scarcity27
I bambini corrono nudi sull'erba bagnata
adulti comprano vestiti
e camminano lentamente verso la morte.
Voglio gettare i tacchi alti nella toilette
spogliamoci nei campi di fragole.
Ho freddo, spiaccico fragole
mi ritrovo coperto di sangue,
chi è l'assassino?
Grande buco nella pancia squarciata.
Raccolgo quello che posso e vedo
che sono malamente rattoppato.
tutto ciò che sta intorno nasconde il tuo vuoto,
fratello, siamo tutti uguali,
In questo deserto senza emozioni
Voglio ritrovare il calore e la serenità in me.
distesa sull'altare, sotto acqua sacra.
Ho le ali ma non sono un angelo.
22
23
24
25
26
27
25
Creazione Collettiva. Vd. Nota 12.
Da Post-Scarcity Anarchism by Murray Bookchin
Grazie a Carlo Altomare per la definizione così efficace del dilemma della società contemporanea.
Songlines, Bruce Chatwin, op.cit.
Vangelo secondo Luca, Lc 9, 58.
Cadavere Squisito, vd nota 15.
Non vengo a voi dal cielo,
E ora la pelle si arrossa il sole brucia e acceca
Devo vivere coi lupi,
ma sono libera di dormire con le stelle.
Buio
26
Scena DECIMA: il salto
Azione: sono malato, devo morire.
Luce.
Il Prigioniero sembra addormentato in cima alla scala.
Due figure maschili incappucciate dal Coro si
avvicinano, lo svegliano brutalmente e lo fanno
scendere dalla scala.
Lo trascinano fino al centro dello spazio d'azione, sotto
al palco e lo fanno salire sulla stessa cassetta di legno
su cui stava durante il prologo. Il Prigioniero è sempre
nudo con il volto incappucciato, le braccia ora sono
larghe e distese.
Il Coro lo circonda. Le donne prendono la posizione
asana del Cammello, i fianchi spingono verso il
Prigioniero. Gli uomini, che le supportano, guardano
anche loro in direzione del Prigioniero.
Battono le mani seguendo lo stesso ritmo della Scena
SECONDA.
Prigioniero:28
Sono sfinito. Dovreste aiutarmi a salire,
ricordate?
Mi portano ogni giorno qui. Ma oggi basta, salto
giù.
Loro sono certi che io creda che c'è veramente
una rete ad alta tensione qua sotto. Quindi se
cado...friggerei come un pesce. Può essere, non mi
interessa più, in realtà. L'unica cosa certa è che non
posso continuare così. Sono settimane, mesi
ormai..chissà...ho perso il conto.
Che volete che vi dica...ho sentito la storia del
Congo, ok...sono colpevole, ma anche voi, tutti voi che
ve ne state seduti lì non siete da meno. I minerali che
servono a fare i computer, i cellulari, gli orologi. Quelli li
compriamo tutti no? E allora perché non ci sentiamo
colpevoli? Questa è la mia domanda. Perché non ci
sentiamo chiamati in causa?
Perché non sappiamo cosa fare per cambiare?
Per esempio...per me le cose qui sono
cambiate, è duro da ammettere ma mi sbagliavo...non
è solo la mente, l'idea...è anche corpo, carne,
emozioni....ma ...non importa, non importa più ora.
Pausa.
28 Questo monologo è stato improvvisato dall'attore nella performance del 30 Aprile 2010 a Bruxelles
27
Ho un bel giochetto da proporre ragazzi. E' una specie
di preghiera. Eh, divertente non vi pare?..un sociologo
che prega. Ma non è per voi.
Pausa.
Sandy? Ascolta, mi dispiace. Lo so che ci
eravamo promessi che ce ne saremo andati
assieme...ma penso che questa sia la mia ora. Non è
la fine né un nuovo inizio...è tutto, è questo momento.
Quello che ti volevo dire è... ti voglio dire che...scusami
cara, non riesco a spiegartelo. E' che un giorno per
caso un raggio di sole è entrato nella mia cella, e per
caso ho notato un ciuffo d'erba che cresceva timido
succhiando quella luce. E in quel momento, te lo giuro,
ho SENTITO crescere quel ciuffo d'erba, e l'ho sentito
come fosse parte del mio stesso corpo. Come me era
moribondo, come me cercava di rimanere aggrappato
alla vita. Sandy, in quel momento TUTTO è stato così
semplice, il Tempo stesso ha perso di significato. Quel
ciuffo d'erba mi ha salvato, te lo giuro.
E poi un giorno uno dei ragazzi venne nella mia
cella, il suo passamontagna gli era un po' scivolato via
dalla faccia ma non se ne preoccupò, forse pensava
che stessi dormendo. Aprii gli occhi e ci guardammo in
faccia, l'un l'altro. Riuscii a vedere il suo dolore, la sua
solitudine e come copriva tutto con una maschera. Ma
non riuscì a nascondermelo, vidi che lui se ne accorse
e cha capì che la maschera non poteva più funzionare
con me...e ovviamente si rimise di corsa il
passamontagna. Ma era troppo tardi.
Sandy..perché ti sto dicendo tutto questo? Non
preoccuparti cara, me ne sto andando. Me ne vado
con la mia preghiera, con il sentimento dei miei errori
passati e umilmente lasciando emozioni future.
Sono qui, Noi saremo qui.
Ti lascio con una delle nostre poesie preferite:
La bellezza è soltanto un fiore
Che le rughe devasteranno;
Cade la luminosità dell’aria,
Regine giovani e belle sono morte,
La polvere ha chiuso gli occhi di Elena.
Sono malato, devo morire.
Dio, abbi pietà di noi29
Salta dalla cassa è cade sul reticolo ad alta tensione.
29 In Time of Pestilence, Thomas Nashe. 1593
28
Scene UNDICESIMA: filastrocche d'Infanzia
Azione: e ancora continua a vibrare
Musica: In a Landscape, John Cage
Coro30 (recita una strofa a testa):
Quando il bambino era bambino, camminava a
braccia aperte.
Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un
torrente, e la pozzanghera il mare.
Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere
un bambino. Per lui tutto aveva un’anima,
e tutte le anime erano unite.
Il Prigioniero, durante la poesia lentamente si alza.
Coro:
Quando il bambino era bambino, non aveva
un’opinione sulle cose. Non aveva abitudini.
Sedeva spesso a gambe incrociate e di colpo
sgusciava via. Aveva un vertigine tra i capelli,
e non si metteva in posa per le fotografie.
Quando il bambino era bambino, era il tempo di
queste domande: Perché io sono io, e perché non sei
tu?
Perché sono qui, e perché non sono lì?
Quando è cominciato il tempo, e dove finisce lo
spazio?
La vita è forse solo un sogno?
Non è solo l’apparenza di un mondo davanti a un
mondo, quello che vedo, sento e odoro?
C’è veramente il male?
E gente è veramente cattiva?
Come può essere che io, che sono io, non c’ero prima
di diventare? E che un giorno io, che sono io,
non sarò più quello che sono?
Quando il bambino era bambino, non riusciva ad
inghiottire gli spinaci,
i piselli, il riso al latte, il cavolfiore bollito, ed ora
mangia tutto,
e non solo perché qualcuno gli ha detto che deve.
Quando il bambino era bambino,
si risvegliò una volta sola in un letto sconosciuto, ora
gli accade sempre,
molte persone gli sembravano belle, adesso ne trova
poche,
riusciva a figurarsi nitidamente un paradiso, adesso lo
può al massimo intuire, non riusciva ad immaginare il
30 Song of Childhood, Peter Handke
29
nulla, ed oggi rabbrividisce al suo pensiero.
Quando il bambino era bambino giocava con
entusiasmo e ora quell'entusiasmo lo riesce a provare
solo per il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli
bastavano pane e mele.
Ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino, le bacche gli
cadevano in mano, come solo le bacche sanno cadere.
Ed è ancora così.
Il Prigioniero:
Le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così. Ad ogni montagna sentiva nostalgia
di una montagna ancora più alta,
Il Prigioniero si avvia a passo lento verso il fondo del
palcoscenico
Coro:
e in ogni città sentiva nostalgia di una città ancora più
grande.
E questo, è ancora così.
Sulla cima di un albero, coglieva entusiasta le ciliegie,
com’è ancora oggi.
Aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad
averne.
Aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino, lanciava contro
l’albero un bastone,
come fosse una lancia.
E ancora continua a vibrare.
Il Prigioniero giunto a fondo palco sparisce nel buio.
30
EPILOGO: Mettici quello che è reale, senti dove sei.
Azione: mente, corpo, emozioni e immaginazione
Quando il Prigioniero è uscito il coro invita ogni
spettatore a raggiungere l'area d'azione. L'attore che
recitava il Prigioniero torna in scena vestendo abiti
quotidiani neri e assieme agli altri attori accompagna il
pubblico verso la Journey Dance.
Elementi fondamentali:
1. Esplorazione del corpo attraverso i quattro elementi: Aria, Acqua Terra e Fuoco.
2. Non siamo mai immobili. Movimento di esplorazione.
3. Forme di danza, esplorazione, contatto con l'altro.
4. L'asana dell'eroe.
5. Rito della chiamata/invocazione.
6. Danza in cerchio.
7. Meditazione finale. Mantra :
Aggrappati a quello che senti essere reale. Cogli l'attimo.
8. Presentazioni fra persone estranee.
9. Danza libera.
FINE
31
Si ringrazia:
Eleonora Cedaro
Gli artisti del Living Theatre Europa
Judith Malina
Tom Walker
Carlo Altomare
Orietta Crispino
Theater Lab, New York
Loretta Auditorium/New Science
Jessica Slote
Martin Reckhaus
Elena Jandova
The Living Theatre
Jeff Nash
David Copley
Enoch Wu
Erin Downhower
Augusto Ciprani
Leggere Strutture Factory
I partecipanti ai laboratori di Green Terror:
Napoli, Bologna, Pescara, Bruxelles
Gli artisti e i tecnici dell'Atelier 210, Bruxelles
Antonia Masulli
LABORATORIO 7, Napoli
Valentina Caia
Il Circo della luna
…
e mille altri ancora
32