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SCHEDA N. 42
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di Roberto Borgia
a Saudade portoghese può essere spiegata grazie a uno dei miti più importanti della letteratura portoghese, dove si
racconta che O Desejado, ‘il Desiderato’, cioè Don Sebastiano, debba far ritorno in un mattino brumoso
per riportare il Portogallo alla perduta grandezza, il che offre pretesto a una Saudade nazionale piena di fiducia. Don
Sebastiano (1557 1578), ultimo discendente della dinastia Aviz, il ‘Re-bambino’ al quale Camões dedicò I
Lusiadi, era stato educato severamente e religiosamente dallo zio, il cardinale Don Henrique, e un bel giorno decise di
combattere i Mori, che peraltro erano già stati cacciati dalla penisola iberica molti anni prima e se ne stavano nel
Nordafrica senza dare noia a nessuno. Animato da un esuberante misticismo e (a dire delle malelingue) incoraggiato
dallo scaltro cugino Filippo II (gli storici seri hanno appurato che Filippo non c’entrò un bel nulla), se ne partì col suo
esercito (il fior fiore della nobiltà portoghese, con l’aggiunta di truppe mercenarie che gli erano costate il tesoro del
regno) per l’ardita impresa. La partenza di questo tardo crociato ricorda, per dirla con lo scrittore esperto di cose
portoghesi Antonio Tabucchi, la poesia scherzosa La partenza del crociato di Giovanni Visconti Venosta, (Milano 18311906), fratello del marchese Emilio (patriota milanese alle Cinque Giornate, collaboratore di Cavour e ministro degli
esteri nel 1870) e che fu scrittore e giornalista. Questa poesia scherzosa La partenza del crociato (Il prode Anselmo) fino
agli anni cinquanta veniva stampata sul retro della copertina di molti quaderni di scuola ed era perciò conosciuta a
memoria dalla maggior parte degli studenti italiani. Anche il prode Don Sebastiano mise l’elmo sulla testa, e lo
fece mettere a tutto l’esercito. E non solo l’elmo. Nel deserto di Ksar el-Kebir, sotto un sole rovente, i
soldati dell’esercito portoghese, ingabbiati nelle pesanti armature di ferro, che li resero bolliti, furono sbaragliati in
un battibaleno dalla cavalleria leggera dei Mori. Il cadavere di Don Sebastiano non fu mai ritrovato sul campo di battaglia,
dove secondo la leggenda accanto ai soldati morti restarono migliaia di chitarre (e questo sì che è sintomo di Saudade!).
Muore il sovrano, nasce il mito. Anche perché, estintasi con lui la dinastia Aviz, Filippo II di Spagna, legittimo successore
al trono, non perse l’occasione di annettere il Portogallo alla corona spagnola, così che il piccolo, ma fiero
Portogallo, che per secoli aveva respinto in eroiche battaglie i tentativi d’invasione della poderosa Spagna, si
ritrovò spagnolo per vie burocratiche. Fu una dominazione che durò per sessant’anni, fin quando ai portoghesi non
gli saltò la mosca al naso e non defenestrarono (in senso letterale: il corpo cadde sul selciato fra la folla) il Vicerè
spagnolo a Lisbona. Ma intanto in sessant’anni il mito del ‘Desiderato’, che in un giorno di nebbia
avrebbe restituito al Portogallo la sua libertà, crebbe a dismisura. La notevole impressione che colpì l’opinione
pubblica di allora è testimoniata da un opuscolo “sconosciuto” stampato a Tivoli da Domenico Piolato
proprio nell’anno della disfatta “Avisi particolari della battaglia del re di Portugallo, co’l re Malucco.
Nella quale sono morti quattro re”del quale forniamo la scheda: Pubblicazione: In Tiuoli: per Dominico Piolato,
1578; Descrizione fisica: [4] c.; 8°; Impronta: o.a* 0.n- i.ro r-a- (C) 1578 (A); Lingua: Italiano; Paese: Italia; Editori: 1.
Piolato, Domenico; Stato: Massimo; Identificativo: CNCE 3592; Localizzazioni: VE0049 Biblioteca nazionale Marciana Venezia. Considerato che la battaglia ricordata sopra avvenne il 4 agosto dell’anno 1578, l’opuscolo
stampato nella nostra città ha un termine post quem proprio da quella data. Notevole fu l’impatto
sull’opinione pubblica per quel disastro, infatti il nostro opuscolo ha un titolo diciamo così eclatante, proprio per
fare presa sui potenziali lettori di allora. “....Nella quale sono morti quattro re”, riferendosi
nell’interno del testo al “Il Serenissimo Rè di Portugallo”, “Il Rè di Fez Mulax”,
“Il Rè Malucco”, “Il Rè Xariffe cugino del Rè Malucco”. Da considerare anche che la fama di
questo avvenimento, oltre che con la saudade portoghese, permane ancora con la famosa opera Don Sebastiano, di
Eugène Scribe, resa immortale dalla musica di Gaetano Donizetti e che ha visto protagonisti tenori del calibro di Enrico
Caruso e Luciano Pavarotti.
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Generata: 29 September, 2016, 18:00