Tel Aviv, la Miami d`Oriente

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Tel Aviv, la Miami d`Oriente
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1. Amedeo Modigliani,
Ritratto di Jeanne
Hébuterne seduta.
2. René Magritte, Il
castello dei Pirenei.
3. Joan Miró, Ballerina
spagnola. Tutti all’Israel
Museum di Gerusalemme.
4. La Orange House si
affitta per brevi periodi.
5. La spiaggia di Tel Aviv.
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Tel Aviv, la Miami d’Oriente
Curatori e collezionisti scommettono su questa città in riva al Mediterraneo. Dove aprono musei,
gallerie d’arte, e design. Rinasce anche la movida nel porto antico di Jaffa. E a Gerusalemme…
Spiagge, gioventù, cucina genuina, danza,
letteratura, architettura (dal Bauhaus a
Philippe Starck) e tanti artisti che, sempre
più numerosi, scelgono il cosmopolitismo
di Israele per vivere e lavorare. Un must è
sicuramente l’Israel Museum di
Gerusalemme (Ruppin Boulevard,
Gerusalemme, tel. 00972.2.67.08.811)
che, lo scorso 24 luglio, ha aperto al
pubblico una nuova ala, voluta dal
presidente Shimon Peres in persona e
firmata da James Carpenter ed EfratKowalsky. Gli spazi espositivi sono
raddoppiati, grazie a un intervento che lo
stesso Carpenter definisce “delicato”.
Molto ampia la rosa dei grandi nomi –
Warhol, De Chirico, Chagall, Picasso, solo
per citarne alcuni – e dei capolavori. Dal 2
all’8/9 fa tappa a Tel Aviv l’Accessible
Art Fair (35 Shaul Hamelech Boulevard,
www.accessibleartfair.com), giovane
iniziativa nata a Bruxelles per portare il
collezionismo a diretto contatto con gli
artisti più giovani. E se trovare la qualità
qui sarà senz’altro più difficile che all’Art
Basel, l’iniziativa vale comunque il viaggio,
se non altro per il clima che si respira in
città. Basta dare un’occhiata al nuovo
Museo del Design di Holon, una
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manciata di minuti dal centro cittadino,
che attualmente è il più importante edificio
pubblico progettato da Ron Arad (8
Pinhas Eilon Street, Holon, www.dmh.org.
il; chiuso lun.). Oppure, si guardi a due
musei appena fuori da Tel Aviv, ancora
poco noti, ma molto interessanti per
struttura e programma, e ormai del tutto
inseriti nel circuito internazionale. Il primo è
l’Herzliya Museum of Contemporary
Art (4 Ha’banim Street, Hrezliya, tel.
00972.99.50.07.62, www.
herzliyamuseum.co.il; chiuso dom.); il
secondo, collocato all’ombra di una
vecchia cisterna, è il Museum of Bat
Yam (6 Struma Street, Bat Yam, tel.
00972.36.59.11.40; chiuso dom.). Nel
centro di Tel Aviv ci sono invece le gallerie
private, fra cui Dvir (11 Nahum Street, tel.
00972.36.04.30.03, www.dvirgallery.com),
che rappresenta artisti come Adel
Abdessemed e Nedko Solakov. È invece
nella scuderia della Givon Art Gallery (35
Gordon Street, tel. 00972.35.52.25.427,
www.givonartgallery.com) la giovane
Sigalit Landau, che rappresenterà Israele
alla prossima Biennale di Venezia. Da
Noga (60 Ehad Ha’am Street, tel.
00972.35.66.01.23, www.nogagallery.
DOVE
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com) si trovano invece lavori della
promettente Karen Cytter, o del franco
algerino Kader Attia che, dopo aver
partecipato alla Biennale di Venezia nel
2003, ha esposto la scorsa stagione con
la Galleria Continua di San Giminiano. Ma
se l’arte contemporanea è un seme che
sembra ormai sul punto di attecchire, la
danza israeliana è di sicuro un frutto
ammirato in tutto il mondo. Ecco che dal
6 al 12/10, per la prima volta nella sua
storia, la Batsheva Dance Company,
diretta dalla magnetica coreografa Sharon
Eyal, sarà ospite speciale dell’Israel
Philharmonic Orchestra, grazie a una
collaborazione con il maestro Zubin
Mehta (varie sedi, 6-12 ott., dalle 20.30,
info www.ipo.co.il). Quartier generale di un
movimento che, anche grazie a geniali
performer come Ohad Naharin e Yasmeen
Godder, ha fatto di Tel Aviv una delle
capitali mondiali del ballo, è il Suzanne
Dellal Centre for Dance and Theatre. Il
centro ospita ben quattro teatri e si trova
nel quartiere di Neve Tzedek, dove nel
1887 è nato il primo nucleo ebraico della
città. Qui l’edilizia delle alte torri non è
ancora arrivata e la sensazione è quella di
trovarsi in un luogo raccolto, fatto di