in nome dell`amore e della vendetta

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in nome dell`amore e della vendetta
FANFICTION su NARUTO
IN NOME DELL’AMORE E DELLA VENDETTA
Prologo + 9 capitoli + epilogo
Note: NC-18 – Yaoi – Dark - Lemon
Autrici: Tigrotta e Gatta767.
ATTENZIONE: questa fanfiction tratta argomenti riservati ad un pubblico adulto. Se continui a
leggere, ti prendi la responsabilità di dichiararti con più di 18 anni.
- I personaggi di questa fanfiction sono tutti maggiorenni, e in ogni modo si tratta di un’opera di
finzione che non trova alcun riscontro nella realtà. –
PROLOGO
Luogo e località sconosciute
La piccola e calda mano risalì lungo lo scolpito torace, eppure in prossimità del collo fu fermata e scostata
dalla salda presa di un’altra. Addirittura l’intero corpo fu allontanato e in silenzio il suo proprietario si alzò
e si rivestì senza proferire una parola; una spiegazione. intanto l’altra presenza non se ne stette in silenzio.
- Tornerai? – chiese semplicemente con voce spezzata prossima alle lacrime. N’era certa, quello era un
addio.
Difatti, le sue furono parole al vento, in quanto dell’altro non era rimasta neanche l’ombra. E le lacrime, a
stento trattenute, cominciarono a scendere copiose rigando quel viso celato dall’oscurità; oscurità che fu
rischiarata dall’aprirsi della porta scorrevole, così da svelare il volto di una donna. Questa in ginocchio al
centro del futon con solo a velarla, al bene e meglio un lenzuolo, appariva come la più bella e fragile delle
visioni: lunghi capelli dorati come il grano, pelle rosea come il petalo di un fiore e occhi dello stesso colore
del cielo in estate. In tutti i casi, ad aprire la porta della stanza era stata una sua compagna fasciata in un
succinto kimono blu a stampe verdi.
- Smettila di piangere Noriko! Non dovevi innamorartene, sapevi che alla fine se ne sarebbe andato –
affermò con durezza la donna scostando dal viso una ciocca di capelli corvini – Anche se è venuto tutte le
notti ed ha scelto te, resta pur sempre uno straniero….Uno dei tanti che viene e che vanno.
- Lo so! Questo era un addio… Nel suo cuore non c’è posto per me – le disse Noriko regalandole un
dolce triste sorriso – Ogni volta pronunciava il suo nome e sperò per il bene di entrambi che tutto non
finisca in tragedia.
- Perché dici così? Sembra quasi che lui invece
d’amarla, la odi - disse questa con tono stupito.
- Reika! L’amore, quello vero non è mai facile… Il
confine fra amore e odio è così sottile che avvolte
scinderli risulta impossibile – affermò con tono quieto
e aria saggia Noriko.
- Quando te n’esci con questi pensieri, giuro… Mi
chiedo perché cavolo sei finita a fare la puttana –
replicò Reika scotendo la testa.
Noriko non rispose, indossò le sue vesti in silenzio e
uscì dalla stanza, seguita immediatamente dall’altra.
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CAPITOLO UNO
Un anno. Era passato un intero lunghissimo anno e Naruto si chiedeva, quando la spada di Damocle che
pendeva sul suo capo sarebbe scesa, perché nonostante stesse svolgendo, in quel momento, una missione
per l’organizzazione, era certo che Pain non avrebbe rimandato oltre il suo piano originale: impossessarsi
di Kyuubi; quindi per quanto ancora il mondo ninja sarebbe stato al sicuro? Era questa la domanda che
negli ultimi tempi prendeva il sopravvento nei suoi pensieri. Eppure, in quella funesta notte, dove aveva
dato ascolto al suo cuore ferito seguendo Itachi, aveva maturato, con il senno di poi, una decisione che
attendeva solo il giusto momento per essere attuata, per questo non gli rimaneva che seguire il corso degli
eventi, almeno per ora. Così, mettendo da parte quelle riflessioni, volse lo sguardo in direzione del suo
attuale compagno di missione: Hidan. Questo se ne restava seduto a recitare delle preghiere al centro di un
simbolo tracciato con il sangue di quello che era stato il loro obiettivo; preghiere al Kami a cui quell’idiota
aveva giurato di immolarlo la prima volta che si erano conosciuti. In un certo qual modo, l’Immortale
quella promessa l’aveva mantenuta, ma in un modo del tutto particolare. Naturalmente, il merito di quella
vittoria era da attribuirsi a quel fottuto di un Uchiha e alla sua sete di vendetta. L’evento, infatti, era ancora
inciso nella sua memoria.
FLASCHBACK
Il sole stava tramontando e lui rientrava all’interno del covo e camminava
dritto verso la sua stanza. Le ferite che aveva riportato sul suo corpo erano
quasi guarite, eppure quelle dell’anima…beh, quelle ci avrebbero messo
ancora un po’. Ad ogni modo, era giunto di fronte la sua porta e ne stava
per varcare la soglia, quando improvvisamente si sentì spingere in avanti e
udì la porta richiudersi di colpo; la serratura scattare. A Naruto non rimase
che voltarsi e affrontare il nemico che ben conosceva, ma ebbe una gran
sorpresa.
- Ora ci divertiamo biondino! – disse il visitatore con uno sguardo per
nulla rassicurante.
- Che cosa vuoi Hidan? Non credo che a Itachi farebbe piacere
trovarti qui – gli rispose con sicurezza passato lo stupore.
- Tu credi! Chiediamoglielo, vuoi? – dichiarò Hidan beffardo, mentre
dall’angolo più oscuro della stanza avanzava in tutta la sua algida bellezza,
la persona in questione.
A quel punto, al povero Naruto non rimase che tentare di decifrarne l’umore e le intenzioni. Beh, due cose
gli furono subito chiare: Itachi era sicuramente d’umore nero e non aveva buone intenzioni.
- Itachi! Che cosa… - tentò il biondo di chiedere, ma fu zittito dall’altro.
- Naruto! Non poi dire che non ti avevo avvisato – lo informò il moro continuando ad avanzare e
aggiungendo - Ricordi tempo fa, ti dissi che avrei potuto punirti quando e come volevo…Beh,
preparati a…
- Cazzo, Itachi! Fottiamocelo e basta – intervenne Hidan stanco di quel fiume di parole inutili. Lui non
era là per prendere il tè con i pasticcini, ma per qualcosa di meglio…molto meglio.
Naruto si girò e fissò Hidan incredulo. Di certo non sarebbe accaduto tra loro quello che pensava, vero?
- Oh sì, biondino! Preparati a essere immolato a Jashin in maniera tutta particolare – esclamò
l’Immortale, spazzando così le riserve dell’altro.
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Infatti, prendendo il biondo per i polsi lo spinse fino a farlo sedere sul letto e poi premendo un ginocchio
tra le sue gambe lo fece sdraiare.
- Hidan! – intimò Itachi a pochi passi da lui per poi zittirsi, giacché la sua attenzione si catalizzò su Naruto.
Un Naruto bloccato in una posizione al quanto eccitante, ma questo era solamente il principio di ciò che lo
attendeva. Difatti, il moro si decise a spigare la situazione alla sua deliziosa “proprietà”.
- Poiché il tocco di Hidan sembra, non esserti indifferente, faremo un bel gioco – lo avvertì l’Uchiha
lanciandogli un’occhiata. Poi dopo una pausa leccandosi l’indice aggiunse – Saremo in due a toccarti, ma
non ti darò la possibilità di capire chi sia fra noi.
Per l’appunto, Itachi prese a spegnere una delle candele che illuminavano la stanza, con le dita in
precedenza inumidite e non smettendo di parlare.
- Ti sarà proibito di parlare o di indurre noi alla parola - illustrò lui spegnendo la seconda delle candele
- L’unica cosa che potrai fare sarà gemere dei nostri corpi.
A quel punto, fu estinta con un soffio anche la terza fiamma. Nondimeno, ne era rimasta ancora una a
illuminare i loro volti, ma anche questa si spense e il buio invase la stanza, lasciandosi dietro un intrigante
gioco di sguardi. Itachi non perse tempo e allontanò Hidan dal corpo di Naruto, voleva rendere le cose
ancora più difficili all’altro. Allora l’Argenteo prese per i fianchi il moro e inclinando lievemente la testa
incontrò l’abile lingua dell’altro…Sì, voleva immolare a Jashin il biondino, ma sicuramente voleva anche
essere fottuto nuovamente dal moro. Di conseguenza, Hidan iniziò ad aprire la tunica di Itachi, dopo di che
la fece scivolare a terra, lo stesso accadde con la sua.
- Scopami cazzo! - sussurrò questi appoggiando voracemente una mano sul sesso del compagno.
- Non posso soddisfare entrambi… - rispose il moro con lo stesso tono di voce.
- Basta che soddisfi me! - replicò adirato l’Immortale per essere appena stato paragonato a quel ragazzino
sdraiato sul letto.
- Umh! Potrebbe essere la tua ricompensa – fece intrigante Itachi, in fondo lo stava usando per
vendicarsi del biondo.
- Finitela di bisbigliare voi due? - intervenne Naruto a quel punto, rassegnato alla serata.
Infatti, l’essere volgare di Hidan gli aveva lasciato qualche idea erotica nei meandri della sua mente.
Nondimeno, sapeva che non sarebbe stato del tutto una cosa piacevole e quando sentì una mano corrergli
sotto la tunica fino al petto, ebbe la conferma. Pollice e indice andarono a stingere dolorosamente il
capezzolo.
- AHAHAH! – urlò; un urlo che sfuggi prepotente dalla sua bocca.
Parlando aveva disobbedito, tuttavia Naruto come poteva starsene zitto, mentre quei due chissà che cosa
tramavano di fare con il suo corpo. In ogni caso, dopo quel contatto non avvertì più nulla, finché due mani
non corsero dal suo polpaccio all’interno della sua coscia. A quel punto, tutto fu chiaro: entrambi erano
intenti a toccare il suo corpo, giacché la stretta era diversa e il movimento diversamente erotico. Una mano
poi andò slacciargli i pantaloni e li fece scivolare via, mentre un’altra apriva la tunica andando a scoprire il
suo corpo. Poi qualcuno si piazzò su di lui e iniziò a strusciarsi e per capire chi era, l’Uzumaki cominciò ad
accarezzarne il petto, nondimeno, dopo un po’ si fermò, poiché quello non l’avrebbe di certo portato alla
verità. Naruto aveva capito che l’unico modo di smascherarli, era quello di saggiare la lunghezza dei loro
capelli; dall’estensione avrebbe capito chi fosse a stargli sopra. Ma si sa, il mistero eccita e quella
situazione lo stava notevolmente eccitando. Voleva e non voleva sapere. Così, mentre i due membri si
strusciavano, la mano del terzo incomodo, s’insinuò tra le natiche del biondo. Il biondo gemette per la
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prima volta; la cosa che non sapeva, è che la mano che lo stava violando al contempo al suo compagno.
L’uomo sopra di lui, in effetti, fremette all’intrusione e s’incarnò pur rimanendo premuto sul corpo di
Naruto. Inoltre, questi avrebbe voluto fare molto di più, ma a quel gioco avevano imposto delle regole, per
questo si concesse solo di girare la testa per farsi baciare freneticamente dal terzo giocatore. Nel frattempo,
l’Uzumaki avvertiva inerme, quel lieve rumore e l’erezione dell’altro premere su di lui; erezione che lo
stava stimolandolo fino all’inverosimile. A quel punto, si sedette come poteva sul letto, cercando di
richiamare a se l’attenzione di quel corpo. Non poteva parlare, quindi cercò con la sua lingua le labbra
dell’altro, insinuandosi al loro interno. Ma di chi erano in realtà quelle labbra?...Naruto quel sapore lo
conosceva, ma c’era un qualcosa…Era come saggiare l’ignoto; come assaporare contemporaneamente la
fragola e il limone. Poi quelle dita che mai avevano lasciato la sua intimità, presero a muoversi dentro di lui
più velocemente, mentre i baci si susseguivano e gemiti vibravano nelle loro bocche. A quel punto, una
mano corse lungo il suo petto scendendo sotto il ventre e liberando l’oggetto del piacere già eretto, tuttavia
non indugiò allungo su quel punto, infatti, si allontanò lasciandolo ancora bramoso d’attenzione. In effetti,
chiunque fosse fra i due si staccò dal biondo, abbandonando anche quella lingua avida, per godere della
penetrazione che l’altro loro compagno aveva messo in atto nei suoi confronti. Quest’ultimo prese a
muoversi lentamente dentro di lui, ma non era questo ciò che desiderava il secondo e presto lo convisse a
spingere più velocemente: con lui e su di lui. Frattanto Naruto, oltre ad essere deluso per quell’improvvisa
separazione, sentiva i loro gemiti soffocati, le lenzuola strusciare…il letto ondeggiare. Non ci voleva una
laurea per capire che quei due lo stavano deliberatamente escludendolo da quel gioco di seduzione, non
poteva permetterlo. Non poteva permettere a Hidan o a Itachi di godere senza di lui. All’improvviso uno
dei due era di nuovo sopra il suo corpo, gattonando. Dai movimenti dell’aria s’intuiva che si muoveva
avanti e indietro, e stava attento a non sfiorarlo. Difatti, non una volta le loro pelli entrarono in contatto
diretto, solo il respiro affannato dell’altro era percepito dall’epidermide di Naruto. Pertanto, questi scivolò
via da quella posizione e, seguendo il suono di quei gemiti, pose il suo membro su quelle labbra. Labbra
che pochi istanti dopo lo assorbirono completamente, succhiando a ritmo dei movimenti del terzo
giocatore; a quel punto a gemere di tutto gusto era il biondino. Ma quella danza raggiunse l’apice e il suo
compagno ebbe modo di saggiarne il sapore. Invero, questi deglutì il tutto, mentre continuava a godere
delle spinte che l’altro uomo gli stava assestando, con maggior intensità, all’interno del suo corpo. Non
passò molto, che si udì echeggiare un verso più acuto nella stanza; verso che mise fine anche a quella
danza. A quel punto, Naruto gattonò tra le lenzuola umide fino al compagno ancora in ginocchio che
riprendeva fiato, baciandolo con passione. Aveva capito chi era, per questo ora voleva tentare quel corpo,
perché Itachi era suo, come lui era di Itachi. Voleva che il moro tornasse a desiderarlo a possederlo, ma non
tutto andò secondo i suoi piani. Difatti, Hidan stanco di quel giochetto, riaccese un paio di candele intorno
al letto e presa una corda, strattonò il biondo allentandolo dall’Uchiha. In seguito, l’Immortale utilizzò
quella fune per legarlo al letto, a gambe e braccia aperte.
- Ora che il mio vero obiettivo è stato pienamente soddisfatto…posso occuparmi di te – gli disse con
una luce sadica negli occhi – Jashin, adorerà il gusto del tuo sangue!
A quel punto, le cose stavano prendendo una brutta piega. Hidan sembrava davvero intenzionato a
ucciderlo... oh, no?...E se anche non fosse così, perché Itachi osserva la scena poco distante con un sorriso
sghembo pieno di soddisfazione e senza intervenire? La sua osservazione silenziosa fu: “Che razza di
vendetta è questa?”. In ogni caso, quello fu il suo ultimo pensiero coerente, poiché una fredda lama
penetrò il suo interno coscia discorrendo per pochi centimetri e causandogli una leggere ferita; ferita che
prese immediatamente a sanguinare. Di fatto, Hidan non perse tempo e posò subito le sue labbra lì, per
gustarne la dolcezza ferrosa, mentre Naruto prese ad agitarsi. Agitazione che aumento, quando la
lacerazione smise di sanguinare e l’Immortale fece passare la sua lingua dal ventre fino ai capezzoli,
iniziando a succhiarne uno, mentre l’altro era stuzzicato dalla sua mano.
- Cazzo smettila di agitarti! Sei solo un coglione – disse Hidan lasciando per un attimo ciò che stava
facendo per poi aggiungere – Anche se vorrei, non posso ammazzarti! Tu servi a Pain…Per questo ti
scoperò a morire, Biondino del cazzo.
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Naruto smise di agitarsi e divenne rigido, giacché era vero che l’Immortale non poteva ucciderlo, o Pain
avrebbe ammazzato lui, tuttavia era libero e capacissimo di far fare al suo corpo di tutto e di più. Ciò che lo
attendeva, non sarebbe stato di certo il complice e travolgente sesso che condivideva con Itachi; sarebbe
stato qualcosa di primordiale: forte e intenso. Appunto, Hidan lo avrebbe scopato a morire. Eppure, la
mano dell’uomo corse lungo il suo petto in maniera lenta, quasi snervante; mano che giunse ben presto a
masturbarlo. Stranamente, anche Itachi si unì all’immolazione, iniziando a leccare ciò che il tocco di Hidan
lasciava scoperto. La lingua del moro, infatti, scorreva velocemente intorno alla punta facendolo gemere;
facendolo rilassare. Il corpo di Naruto da prima rigido, ora si stava sciogliendo sotto quell’assalto, perciò
l’Argenteo senza perdere tempo tolse la sua mano e la sostituì con sua di lingua. Così, i due insieme
presero a danzare su quella carne, per poi incrociarsi tra di loro; riempiendo di piacere il biondo. A un certo
punto, Hidan fece segno a Itachi di allontanarsi, perché era il momento di sostituire l’estasi con il tormento.
Il suo scopo fin dal principio, infatti, era quello di mandare Naruto in paradiso per poi farlo precipitare
all’inferno, pertanto, dopo aver slegato una gamba del Biondo, questi s’insinuò in lui con tutta la forza e la
prepotenza di cui era capace. I suoi colpi erano duri e secchi, il suo sguardo era pieno d’odio, mentre senza
pietà affondava in quelle bollenti carni e Naruto prese a urlare, un grido misto di dolore e piacere. La
vendetta d’Itachi si stava in fine compiendo, perché Hidan ricercava solo il suo piacere incurante di ciò che
stava provando il biondo. Alla fine questi vennero emettendo un gemito più acuto degli altri. Inoltre, a cose
fatte prese fiato e si scostò dal corpo del biondo per poi scendere dal letto e rivestirsi. A quel punto Hidan,
prima di lasciare la stanza pienamente soddisfatto, assaporò un ultima volta le labbra di Itachi, ma la cosa
non si era conclusa lì. Anche se l’Immortale ora non era più della partita, questa, e Naruto lo sapeva per
certo, non si era chiusa, infatti, rabbrividì, quando l’Uchiha lo coprì con il proprio corpo. Che cosa avrebbe
dovuto sopportare ancora?
- Questo mio corpo - prese a dire il moro con tono annoiato, mentre ne carezzava il viso con una mano –
ora è debole e ferito…Che piacere potrebbe mai darmi?
In effetti, Itachi avrebbe potuto benissimo andarsene e lasciarlo lì, ancora nudo e semi legato al letto;
lasciarlo senza amarlo, tuttavia, se le sue labbra avevano lasciato presagire con le loro parole tale
intenzione, i suoi occhi dicevano tutt’altro. Non riuscì a vincersi. Difatti, questi aveva smesso di pensare
con coerenza, conscio soltanto del proprio desiderio e del corpo indifeso e aperto di Naruto, che aveva
appena visto usare con tanta crudeltà. No, non riuscì a vincersi né a evitare quello che accade subito dopo.
Gli bacio le labbra, sentendo il sapore di quelle lacrime che Hidan aveva fatto scendere a tradimento,
mentre con le mani carezzava i suoi fianchi e insinuava le sue gambe tra quelle di lui. Il biondo gemette,
quando i loro sessi sfregarono e il moro lo sentì muoversi convulsamente, quando con le dita lo toccò là
dov’era ancora bagnato e appiccicoso dopo l’assalto di chi aveva abusato e non amato il suo corpo. A quel
punto, intimandogli di non azzardarsi a fregarlo mai più, Itachi affondò in Naruto e lo prese così com’era;
un corpo nudo e martoriato del quale chiunque avrebbe potuto servirsi.
FINE FLASHBACK
Marchiato a fuoco: incancellabile. Quell’episodio gli aveva aperto gli occhi sulla vera natura dei sentimenti
che l’Uchiha maggiore provava per lui e che lui stesso provava per il moro. Già, lo amava, ma non era lo
stesso sentimento che esisteva (e forse permaneva ancora) tra lui e Sasuke. Se avesse potuto descriverli,
semplicemente avrebbe sostenuto che: “L’amore per Itachi è come nebbia…Avvolte, ti avvolge e protegge,
avvolte, t’illude e inganna; mentre l’amore per Sasuke è come vento…Avvolte, ha la forza di un uragano,
avvolte, è lieve brezza…Ma non si può negare…In nome suo si è disposti a fare qualunque
sacrificio…Perché nient’altro conta…”. Ed era così preso da questi pensieri, che si accorse della presenza
di Hidan accanto a se, solo quando rudemente questi gli sollevò il viso e prese a parlare.
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- Sveglia, Biondo! Qui non abbiamo nient’altro da fare –
affermò l’Immortale per poi aggiungere lascivo - Ah, meno
che tu non voglia essere immolato a Jashin?!
- Nei tuoi, sogni! – esclamò Naruto scostando rudemente la
mano dell’altro - Mi hai avuto alla tua merce solo perché
c’era Itachi…Scordati, che avvenga ancora.
- Vedremo Biondino del cazzo! Lui è un gran
bastardo…L’avrò ancora e avrò te…ahahah – gli disse
Hidan ridendo di gusto.
- Chiudi quella fogna! Prima che dimentichi che occorri
all’organizzazione e ti faccia a pezzi all’istante – rispose
l’altro a quel punto.
- Ma guarda, un po’! Ti credi parte di noi? - gli chiese
beffardo - Sarà molto divertente, quando il boss si sarà
rotto e chiederà la tua pelle…ahahah…Sarò in prima
linea per farti il culo.
Naruto potè replicare solo con il silenzio, poiché quella era
la verità. Inoltre, volgendogli le spalle si allontanò da lì in
direzione della base, ma fece pochi passi in solitudine, dato
che Hidan fu ben presto al suo fianco. Purtroppo avrebbe dovuto accollarsi la sua presenza ancora per un
bel po’. Nel frattempo, proprio nel loro covo, si stava svolgendo un’interessante conversazione all’interno
di una buia stanza.
- Quella Serpe ha condotto delle ricerche su quel chakra, le voglio – fece una voce bramosa.
- Non ci occorrono! Possiamo estrarre il Kyuubi, anche senza - rispose un’altra annoiata.
- Vero! Ma sarebbe uno spreco perdere quel Biondino, non trovi? – chiese la prima divertita.
- Tzk! Ha ammagliato anche te?! - cominciò a dire la seconda, per poi aggiungere – Dovevo
immaginarlo! Eppure non capisco come abbia fatto...Non è poi questo gran che.
A quel punto, una sonora risata echeggiò nell’oscurità come a burlarsi di una gelosia mal celata. In fondo,
poteva anche essere, dato che quelle ultime parole sembravano essere pronunciate da un’amante permalosa.
CAPITOLO DUE
Nell’ufficio dell’Hokage, stipato da file di scartoffie ordinate, vi erano alcuni membri del team incaricato
di rintracciare Naruto. Dal giorno in cui il biondo aveva abbandonato il villaggio per la seconda volta, il
gruppo scelto si dedicava a quella missione senza sosta, soprattutto nei momenti in cui le loro capacità non
erano richieste altrove. Tra loro doveva esserci anche Sasuke, ma questi aveva intrapreso quel viaggio in
solitaria, infatti, solo il ricevere su notizie in tal senso aveva placato le alte sfere nel giudicarlo un traditore.
Lo stesso non valeva per il biondo che da fonti ormai
certe, pareva essersi unito proprio al nemico che
prima gli dava la caccia.
- Anche stavolta siamo arrivati tardi! – comunicò
Kakashi all’Hokage – I due membri si erano già
allontanati dal luogo.
- Kakashi! Uno dei due era Naruto? – fece la donna
con tono grave.
- Hokage-sama! Dalle testimonianze raccolte
potrebbe essere, ma ... – rispose Sakura al posto del
sensei – Ma poteva anche trattarsi di Deidara.
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-Aveva entrambe le braccia! Era Naruto – intervenne Neji perentorio. Non aveva senso negare la realtà,
era il loro amico quello che si accompagnava al membro di Akatsuki.
- Ascoltatemi! A questo punto sembrerebbe che l’organizzazione abbia rivisto i suoi piani, tuttavia
potrebbe trattarsi di un espediente o, una strategia – li informò Tsunade per poi aggiungere – La prova
sta nel fatto che quell’idiota è ancora vivo.
- Sì, Hokage-sama! – esclamarono tutti in coro
Dal coretto, in seguito se ne uscì Kiba con una domanda per nulla stupida.
- Secondo lei perché?...Cosa li trattiene? – chiese il ninja stupendo tutti.
In effetti, fino a quel momento nessuno se le era chiesto, nessuno tranne Shikamaru. Il giovane Nara aveva
una sua teoria, teoria che fu ben lieto di condividere.
- Ah, che seccatura! Non è ovvio? – affermò lui trattenendo uno sbadiglio.
- Se lo fosse, non l’avrei chiesto – disse Kiba guardandolo.
- È perché c’è, l’aveva piccolo? – intervenne inopportuno Sai.
- Non è il momento per fare il tuo umorismo di cattivo gusto, Sai – rispose Sakura assestandogli anche
uno scappellotto dietro la nuca.
- Infatti! Dateci tutti un taglio – esclamò l’Hokage innervosita - Prima che vi sbatta da quest’ufficio a
calci.
- Tsunade-san! – lo ammonì la sua assistente anche lei presente all’incontro.
- Sì, Shizune! Ma lo vedi anche tu, no? – le fece notare la donna che poi aggiunse – Su, Shikamaru!
Dicci la tua teoria.
In pazienti di saperlo lo erano tutti ma Kakashi in modo particolare. In quella storia era coinvolto in prima
persona; il 50% della responsabilità di quella situazione era la sua.
- Due parole: Itachi Uchiha – dichiarò Nara serio.
- Plausibile! In fondo in passato l’ha aiutato con Orochimaru – assentì Neji memore delle voci che
erano circolate ai tempi che furono.
- Sveglia, Neji! Quello aveva da guadagnarci…Ma ora? – sbottò Kiba per nulla convinto per poi
aggiungere - Per me sta teoria fa acqua da tutte le parti.
- Condivido il pensiero di Kiba, Hokage! – esclamò Sakura. Sentiva che le cose non erano così semplici
come le faceva il loro compagno.
- Tu che ne pensi, Kakashi?! – chiese Tsunade rivolta al jonin che se ne stava da un po’ in silenzio.
- Che tutti voi state dimenticando Sasuke! – rispose semplicemente.
- No, sensei! Qualunque cosa accadde quella notte, a innestarlo fu Itachi – replicò Shika fermo sulle
sue convinzioni. L’Uchiha maggiore rientrava nell’equazione quanto un altro fattore a lui ancora ignoto.
- Bene, se non c’è altro! Andate – affermò Tsunade per poi aggiungere – No, rimani ancora un attimo
Kakashi.
L’Argenteo fece quanto chiestogli e tornò ad appoggiarsi alla parete. Una volta rimasti da soli il jonin
anticipò Tsunade.
- Non c’è bisogno che lei dica niente…immagino già perché mi abbia chiesto di fermarmi – fece il
jonin sospirando.
- Quindi non hai notizie sugli spostamenti di Sasuke, ci speravo - prese a dire la donna per poi fare una
pausa e continuare - Ma non è per lui che ti ho fermato.
- Centra l’imminente meeting trai Kage? – chiese Kakashi.
- Si! Sarai membro della scorta insieme a Sakura e Sai – rispose l’Hokage.
- Bene! Se è tutto, meglio che vada…– disse il jonin.
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- Sì, vai pure - fece Tsunade accompagnando le sue parole con un gesto della mano.
Appena l’uomo fu uscito, l’Hokage sospirò e fece aderire meglio la sua schiena alla poltrona. Tsunade
aveva deciso, non appena quella storia terminava e dopo aver riempito di botte quei due stolti, avrebbe
fatto fagotto. In altre parole, avrebbe abbandonato la carica per tornare a quella vita tranquilla fatta di gioco
d’azzardo e bevute che conduceva prima di incontrare quell’uragano biondo. Già, non né poteva più.
Parallelamente a tutto quello in un altro luogo, una porta fu aperta e le candele accese nei candelabri a
muro, rischiaravano l’ambiente in modo singolare, tanto che per un momento la figura sul letto rimase in
penombra.
- Vedo che hai ristrutturato l’ambiente – disse il soggetto che sostava sulla porta e che ora vedeva più
chiaramente il suo interlocutore.
- Tzk! – sbuffò questo senza aggiungere nient’altro.
- Volevo solo informarti che abbiamo fatto come hai chiesto – pronunciò l’altro pronto a ritirarsi ad un
suo cenno.
- Bene! Ora vattene – assentì il suo interlocutore con una certa impazienza nella voce.
- Ah, Sasuke! Sei più scontroso di un istrice in questi giorni – gli fece notare il soggetto per poi
aggiungere - Era meglio rimanere nei paraggi di quel bordello, non trovi?
- Ti avevo avvistato Suigetsu! – esclamò l’altro prima di agire.
Infatti, Sasuke scagliò con rapidità impressionante un kunai in direzione delle parti basse di Suigetsu, che
solo per un caso fortuito si ritrovò a vedersi in salvo; l’essere mezzo nascosto dietro la porta gli aveva
consentito di usare la stessa come scudo. E ora, mentre tirava un sospiro di sollievo fissando quella soglia
che li separava, non poté negare di essersela davvero cercata.
FLASCHBACK
Qualche ora prima
Un gruppetto di persone, il cui aspetto li faceva apparire come comuni viandanti, percorreva con calma una
strada che fiancheggiava delle risaie.
- Cazzo, Sasuke! Siamo di nuovo punto e a capo – disse una voce maschile sbeffeggiante rompendo il
silenzio - Dico! Non era meglio stare dove stavamo?...Almeno lì qualcuno ti metteva di buon
umore…E non sto parlando della Strega.
Il soggetto in questione non rispose alla frecciatina, poiché qualcuno l’aveva preceduto.
- A chi hai detto Strega? – fece una stridula voce femminile - E poi a Sasuke-kun, quella sciacquetta
non manca, vero?
- Giusto! Quando tra un po’ avrà fra le mani l’originale…Che se ne fa di una donna….ahahah –
replicò il primo sempre più divertito.
- Suigetsu! – intervenne Sasuke con tono calmo, si potrebbe addirittura azzardare dolce.
- Sì, Sasuke! – esclamò questi deglutendo. Difatti, quel tono così inusuale per l’Uchiha gli aveva messo su
una certa paura.
- Taci! Oppure sentirai presto la mancanza di qualcosa – affermò il moro esibendo un ghigno serafico
– Ma dubito che per te sarà una grave perdita…all’opera non l’hai messo mai.
Così terminò quello scambio di battute che aveva rotto il silenzio che accompagnava la loro avanzata.
Naturalmente, c’era anche chi si era astenuto dal parlare, assorto com’era nel farsi gli affari propri; ovvero
Juugo. Questi assisteva indifferente a quella scena che ormai era diventata la loro routine, l’unico modo per
rapportarsi tra loro. In tutti i modi, se Sasuke aveva deciso di aggirarsi da quelle parti e con tutta probabilità
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fermarsi in una delle ex-basi della Serpe, la ragione era sicuramente in linea con il suo obiettivo finale
nonostante le informazioni in loro possesso collocavano il covo dell’Akatsuki in tutt’altro territorio.
- Juugo! Tutto a posto? – chiese Suigetsu avendolo visto
poco partecipe - Ti sta venendo una delle tue crisi?
- No! Stavo pensando – rispose l’altro semplicemente.
- Mai dai! A cosa? – fece il compagno tra il beffardo e il
curioso.
- La strada che stiamo percorrendo è quella sbagliata,
qui nei paraggi non sorgeva nessun covo d’Orochimaru
– affermò Juugo guardandosi un po’ in torno.
- C’è! Ed è lì che teneva i suoi esperimenti più
importanti – intervenne Sasuke.
- Nei sei certo, Sasuke?! – domandò Suigetsu – Sapevo
che il suo laboratorio più importante era quello in cui
stavo io.
- Ti basti sapere che la mia fonte ha passato gran parte
dei suoi tre anni in quel luogo – disse il moro a quel
punto, liquidando così anche altre eventuali domande.
FINE FLASCHBACK
Ad ogni modo, non sarebbe stato quel piccolo episodio a impedirgli di prendere in giro il prossimo; e con
prossimo intendeva il loro capo che l’aveva stupito non poco, quando aveva intrecciato una relazione con
una donna…Lui le odiava le femmine, ma poi aveva capito il perché di questo strano cambio di rotta, le
analogie che quella meretrice aveva con il caro Naruto. E mentre Suigetsu rimuginava su questo, al di là
della porta Sasuke aveva ben altro in testa.
FLASCHBACK
Erano arrivati da qualche ora e, lui come se a guidarlo fosse stato un altro, aveva scovato in quel labirinto
di corridoi l’unica porta che davvero gli interessava: la stanza del Dobe. Naturalmente, lo scorrere del
tempo aveva lasciato i suoi segni, ma la sua presenza, anche se lieve, si avvertiva ancora. Si avvertiva dalle
tacche incise nella parete che affiancava il letto; tacche che testimoniavano i suoi giorni chiusi in quel
luogo e dove in quel momento Sasuke faceva scorrere la mano con occhi chiusi, come a rievocare i
sentimenti provati da Naruto in quegli attimi. Aveva un ginocchio sul lacero materasso, mentre l’altra
gamba sfiorava a mala pena il bordo, per questo bastò un lieve movimento del corpo per ritrovarsi seduto;
la schiena poggiata alla parete. Inoltre, quel cambio di posizione portò involontariamente a uno
spostamento del cuscino e dalla cui lercia federa sbucò un ingiallito foglio di carta. Sasuke la prese in mano
e ciò che vide gli fece spuntare un mezzo sorriso: un sorriso amaro. Era la loro foto. La foto che lui aveva
bruciato, quando aveva lasciato il villaggio per mettersi alla ricerca di Naruto, foto che il biondo aveva
detto di aver distrutto all’epoca per non avere ripensamenti…per non avere rimpianti.
- Avrei dovuto saperlo! Non ti credevo un così bravo bugiardo – disse ad alta voce per poi aggiungere
con un’inflessione sarcastica - Naruto, non finirai mai di sorprendermi, vero?
Ad ogni modo, Sasuke finito di dire questo, accartocciò la foto nella sua mano per poi lasciarla
impietosamente cadere. Inoltre, il flusso d’emozioni negative, succitate da quell’istantanea di vita così
lontana dalla dura realtà, lo spinse inconsciamente a demolire ciò che restava di quel misero e marcio
mobilio.
FINE FLASCHBACK
9
E così, eccolo lì, su quel letto a riflettere. L’ingresso di Suigetsu era stato come il passaggio breve di una
mosca molesta che l’aveva sviato solo per poco da quell’unico martellante pensiero che ormai spingeva la
sua vita: la vendetta.
CAPITOLO TRE
Il vento soffiava tra i capelli del Biondo, mentre era seduto su quella pietra ormai a lui cara, quel luogo,
poco distante dal covo era il suo ultimo ricordo di Sasuke, di come lo aveva cacciato brutalmente, e come
avesse distrutto ogni buon sentimento nei suoi confronti. Naruto sospirò.
- Naruto - disse la femminile voce di Konan, che lo disturbò dai suoi pensieri.
Il Biondo si girò verso di lei, e dopo un cenno della testa la seguì fino ad arrivare all’ufficio privato di Pain.
Quando aprì la porta, si ritrovò di fronte a due uomini: in piedi, a fianco della scrivania c’era Pain; l’altro
seduto alla scrivania a piedi incrociati era Tobi. Naruto rimase interdetto dalla scena di fronte a lui,
sembrava quasi che fosse il primo al servizio del secondo. A servizio di quell’uomo mascherato che non
aveva mai dimostrato un minimo di serietà né anche nei momenti più problematici; l’uomo che con il suo
unico occhio visibile, ora lo stava scrutando attentamente facendogli passare un brivido lungo la schiena.
Non passò molto da quell’attento esame che Tobi si sedette più educatamente avvicinandosi al ragazzo.
- Ora va pure - disse senza togliere quell’occhio rosso dall’azzurro di fronte a lui.
Il Biondo intimidito, si girò pronto a lasciare anche lui quel luogo.
– No! Tu no – proferì Tobi.
Naruto con calma si rigirò nuovamente, mentre Pain chiuse la porta alle sue spalle lasciandoli soli.
- Sai benissimo Naruto che tutto ciò che stai intuendo, e che scoprirai con certezza non dovrà uscire
da questa stanza, vero? - disse seriamente l’interlocutore del Biondo.
- Perché cosa succede se spiffero qualcosa? Mi uccidi? Dopotutto è già quella la mia fine… giorno più
o giorno meno cosa cambia? – gli fece notare il giovane.
Tobi sogghignò invisibilmente sotto la maschera per poi rivolgersi nuovamente al suo interlocutore.
– Hai del fegato ragazzo! – esclamò divertito l’uomo e chiedendosi come avrebbe replicato a ciò.
- No, è solo che so già che la mia vita ha i giorni contati, non me ne preoccupo più troppo - rispose
l’altro senza pensarci su troppo.
- Ma dimmi Naruto… - iniziò a chiedere il mascherato seriamente - …perché ti sei arreso così
facilmente, e sei entrato nell’Akastuki? Non potevi, che ne so, combattere fino allo stremo delle forze,
con il tuo team? Con l’Hokage pronto a proteggerti a qualunque costo?
Naruto fece spallucce per poi illustragli le sue ragioni.
- Io cerco vendetta… è l’unica cosa che mi dà la forza di andare avanti – prese a dire per poi
specificare che - Ogni ninja di Konoha sconfitto, ogni allenamento per poter possedere al meglio
Kyuubi, ogni volta che……sono piccole vendette contro l’unica persona che ho cercato di salvare.
- Tsk, che nipote stupido mi sono ritrovato! – esclamò Tobi alla luce dei fatti.
Il Biondo di colpo lo fissò, come se quello Sharingan, gli stesse dicendo qualcosa a cui non era ancora
arrivato, come se quella nozione non gli sarebbe dovuta arrivare in quel momento.
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- Tu sei un… - la domanda morì in gola al Biondo,
aveva paura di terminarla, quasi a evidenziare quella
cosa ormai troppo ovvia.
Tobi si levò la maschera rivelando il suo vero volto,
folti capelli neri caddero a incorniciare il viso, lo
sguardo era il loro, l’ulteriore conferma era già
arrivata.
- Sì, sono Madara Uchiha! – si presento galantemente
l’uomo.
Il Biondo s’impietrì, non sapeva cosa dire, cosa
rispondere, spostò quindi una sedia e si sedette
appoggiando i gomiti alla scrivania e tenendosi con le mani la testa con gesti di negazione, poi, quando
riuscì a prendere nuovamente piena coscienza di sé, lo guardò; lo fissò con curiosità.
- Perché? - chiese infine Naruto.
L’Uchiha sorrise nuovamente e di quel sorriso accattivante anche Naruto potè stavolta beneficiarne, dal
momento che il volto non era più celato dietro una maschera.
- Credi che sia arrivato fino a qui raccontando a tutti i motivi delle mie scelte? – gli fece giustamente
notare Madara.
- Vero!- rispose l’altro non volendo interessarsi ancora di quest’argomento, anche se continuò - Tutti ti
credono morto, persino Itachi che è qui, a poche stanze di distanza, e Sasuke, distrutto dal non avere
più una famiglia se non un fratello che odia a morte.
- Ovviamente! - replicò tranquillo il primo – E’ più facile agire nell’ombra se ti pensano morto.
- Non conoscono né gli attacchi né i punti deboli del nuovo nemico, non sanno difendersi, creando
così il panico, e con alleati sconosciuti…la vittoria è quasi certa – dedusse Naruto, dopo un accurato
ragionamento. Ragionamento che avrebbe stupito i suoi vecchi compagni, ma non l’uomo che aveva
davanti.
Quando vivi in mezzo a un gruppo di spietati assassini per sopravvivere devi imparare a essere scaltro…o
muori.
- Mi piace il tuo modo di pensare - rispose Madara interessato alle teorie del Biondo - Potrei quasi
decidere di avere nuovi progetti per te…
Naruto era incerto per quella frase, non voleva farsi abbindolare, per quanto la sua vita era alla fine, non
avrebbe mai voluto terminarla prima di poter rivedere un’ultima volta il suo Teme, e vedere quanto sarebbe
stato doloroso uccidere l’unica persona che si è amata veramente.
- Ho avuto buoni maestri! Ma te l’ho già detto, il mio unico progetto è la vendetta, altro non
m’interessa – affermò deciso.
- Come ti vendicheresti se ti manca così poco da vivere? - chiese a quel punto il Moro, curioso dalle idee
del Biondo.
- Prima di tutto, vorrei averti parte della mia rappresaglia - iniziò a dire languidamente Naruto,
sedendosi sulla scrivania e avvicinandosi sensualmente all’altro - E sicuramente lui arriverà prima della
mia morte, e lì, per lui non ci sarà più scampo.
- Solo perché sono un Uchiha? - sogghignò Madara.
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- Mi pare ovvio, l’odio in lui salirà sempre di più, tanto da non farlo ragionare nel combattimento, e
sconfiggerlo sarà una passeggiata – replico l’altro liquidando così la questione.
- Ma sei sicuro di riuscire a combattere lucidamente e non essere tu a cedere alle sue provocazioni, se
ti dicesse che ti ha di nuovo tradito? – fece l’Uchiha girando così la frittata.
- Non si può tradire il nulla – disse Naruto con tono freddo.
- Quindi ora la cosa più importante nella tua vita è la vendetta - disse l'uomo più per affermare un
concetto che per ricevere una risposta vera e propria.
I loro sguardi s’incontrarono, e dopo secondi interminabili il Biondo abbassò lo sguardo. Interiormente
Madera rise; era così divertente sapere che l'altro aveva ancora delle remore in fondo al cuore. Remore di
cui lui non era neanche conscio.
- Sinceramente il mio interesse ricade su quelle tondeggianti, sode, erotiche, curve femminili, ma per
te, potrei anche provare qualcosa di nuovo, dopotutto, sembra che tutti gli Uchiha siano attratti da te
- prese a dire spezzando così il silenzio creatosi.
Naruto sogghignò. Adesso che ci pensava aveva la strana capacità di stregarli e attrarli a se; tutto ciò gli
piaceva.
- Forse così, potrei attrarti ancora di più – disse, mentre con le dita creava i primi sigilli per poi
scomparire in una nuvola di fumo.
Poi una voce femminile mai udita risuonò in quella stanza, mente il fumo sparì mostrando un corpo
femminile sexy e suadente dai lunghi capelli biondi e occhi azzurri; pochi punti erano lasciati alla fervida
immaginazione dell’uomo, che ora aveva sicuramente ben altri progetti per Naruko.
- Così va meglio Uchiha-san? – chiese la Bionda sfacciatamente, mentre si sdraiava suadentemente sulla
scrivania.
Inoltre osservò con provocazione lo sguardo con cui il moro percorreva il suo corpo, ormai libero da
qualsiasi copertura; l’uomo si mosse iniziando ad accarezzare quel corpo troppo disponibile per i suoi
gusti. Deglutì, in effetti, non aveva mai visto un corpo così ben fatto: una pelle ambrata e morbida.
- Non dirmi che ti ho intimidito Uchiha-san! - disse lei e alzandosi dalla scrivania e per poi andarlo a
insidiare.
Infatti, si mise dietro di lui; inizialmente giocando con una ciocca di capelli per poi far scorrere la mano e
aprendone la divisa. Insinuò le sue mani istigatrici sotto la maglia dell’uomo percorrendone ogni
centimetro di quella pelle.
– Il tuo corpo è ancora perfetto ed è bello scoprirlo solo col tatto – lo provocò ancora la bionda.
A quel punto, Madara le bloccò la mano che furtiva si stava intrufolando sotto la cinta; le prese il braccio
strattonandola per averla di fronte. Uno di fronte all'altro si rivolsero uno sguardo fugace e l'Uchiha si perse
nel seno perfetto che aveva di fronte. Appoggiò senza esitare le proprie mani su di esso, iniziando a
giocarci. Non erano gesti a caso, le muoveva stimolando con attenzione i rosei capezzoli che nell’arco di
poco erano diventati turgidi. Questo provocò in Naruko i primi fremiti e gemiti sommessi, infatti, fu allora
che una mano corse dal seno alla sua apertura, insinuando un dito al suo interno, provocandone il primo
strillo. La bionda iniziò quindi a spogliare il suo compagno sfilandogli la tunica e la maglia, non mancando
di scrutarne quel corpo scolpito che la stava facendo eccitare. Poi si dedicò ai pantaloni: glieli abbassò;
prese con forza il suo membro già rigido e iniziò a muovere la mano, con lentezza e poi aumentando il
ritmo...lo stesso ritmo usato dall’uomo con le sue dita.
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- Ti voglio dentro di me - sussurrò ansimando la ragazza.
Nell'udire ciò l'uomo per nulla intenzionato a soddisfare
quella richiesta (non ancora) mosse ancora più velocemente le
sue dita facendo perdere la ragione alla bionda.
– Di più! Ancora! Ti prego! - disse Naruko gemendo senza
ritegno.
A quel punto, Madara smise. Ansimavano entrambi e lei
sembrava non capire bene cos’era successo; perché aveva
smesso. A un tratto ebbe la sua risposta, giacché la penetrò
facendola urlare di piacere, facendosi allacciare quelle cosce e
braccia alla sua vita. Ed ora che le loro pelli nude aderivano in
modo così sublime, iniziò a muoversi: prima lentamente, poi
sempre più veloce, sempre più insistentemente...senza staccarsi mai. Per godere ancora di più di quegli
affondi appoggiò il suo corpo sulla scrivania, provocandogli sempre nuovi urli e gemiti. Ciò fino a quando
entrambi non esplosero di piacere. Infine Naruko lo baciò curiosa di scoprire il sapore di quelle labbra; poi
mentre l’altro si ricopriva tornò Naruto.
– Se vuoi vendicarti ancora, di chiunque tu voglia, sono molto disponibile a queste vendette – disse
Madara già perfettamente ricomposto. Mancava solo la maschera.
Infatti, non tardò, a indossarla ma invitò prima Naruto a ricomporsi. Infine entrambi lasciarono quella
stanza, mentre lontano di lì qualcuno si accingeva a fare la cosa opposta. Sasuke stava varcando la soglia di
quello che era stato il più importante dei laboratori d’Orochimaru. Lì erano custodite le tecniche proibite,
ma non erano solo quelle ad interessarlo...lì c'era dell'altro. Un fitto strato di polvere ricopriva le ampolle e
le varie provette, nonché i fogli logori e ingialliti su cui il Sennin aveva preso annotazioni. L’Uchiha
esaminava con cura ogni cosa, lo stesso non valeva per i suoi compagni che si erano uniti alla sua ricerca.
- Guarda cosa hai combinato idiota! – esclamò Karin indicando una provetta andata in frantumi vicino ai
suoi piedi.
- Se hai le mani di burro, non è colpa mia, Karin – disse Suigetsu con falsa innocenza.
- Tu! Sottospecie d’An… - inizio a dire, ma fu bruscamente interrotta.
- Fate cadere ancora qualcosa… - intervenne glaciale sasuke - e saranno i vostri corpi ad andare in
frantumi, chiaro?
- Si! – risposero in coro i due.
Ad ogni modo, non molto distante da lì vicino a quello che doveva essere uno schedario, vi era Juugo che
incuriosito si apprestò a dare un’occhiata; chissà se proprio lì c’era ciò che cercavano. Lentamente apri il
primo dei due cassetti, ma all’interno c’era solo un cofanetto di legno senza alcun valore. Il secondo invece
fu una vera sorpresa conteneva tre fascicoli.
- Credo di aver trovato ciò che t’interessa, Sasuke – fece il giovane chiamando il moro vicino a se.
Questi lo raggiunse e prese a visionare il contenuto di ogni fascicolo. La prima scheda parlava degli studi
condotti dalla Serpe su Juugo per ottenere l’enzima in grado di dargli la facoltà di sviluppare il Sigillo
Maledetto. C’era scritto tutto dall’estrazione del sangue dal corpo del suo alleato alla somministrazione del
composto su se stesso con ottimi risultati. Risultati che però non riscontro nei soggetti da lui infettati; solo
il quintetto del suono e una certa Anko erano sopravvissuti alla procedura. Tutto questo era riportato nel
secondo dei fascicoli, mentre il terzo…Il terzo parlava di Lui. Orochimaru su quei fogli aveva annotato
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come gli effetti del Sigillo su Naruto fossero stati vanificati dal chakra di Kyuubi, anche se non con
qualche difficoltà e aiuto. Ma non era tutto lì, c’erano registrarti gli esperimenti e le droghe
somministrategli nei primi giorni del suo arrivo per testare l’effettivo utilizzo futuro del suo corpo come
contenitore dell’anima del ninja e della fiala contenete il chakra di Kyuubi su cui stava eseguendo
esperimenti per raggiungerne un controllo assoluto anche senza l’utilizzo dello Sharingan. Fu quest’ultima
menzione alla sua abilità a suscitare il suo interesse, in quanto se veramente c’era un modo per
neutralizzare quel chakra, Naruto era alla sua merce. Ma per provare aveva bisogno di quella fiala; Ma
dov’era nascosta?
- Fra quelle ampolle ve ne deve essere una contenente uno strano flusso di chakra, trovatela – ordinò
Sasuke ai tre e aggiunse – Badate di non farla cadere o questa volta vi mando sul serio al creatore.
Karin e Suigetsu si misero all’opera e anche Juugo, ma no prima di avergli detto della scatola. Questa fu
esaminata con accuratezza da Sasuke che ne scoprì un piccolo sigillo che ne impediva l’apertura, tuttavia
non impiego molto per aggirare il problema e scoprirne il contenuto: la fiala con il chakra di Kyuubi. Ora
aveva tutto ciò che gli occorreva per attuare il suo piano di vendetta, in altre parole: ottenere i poteri del
Sigillo Maledetto; imbrigliare il potere della Volpe attraverso lo Sharingan. Le cose non furono facili per
l’Uchiha che impiego giorni e incassò diversi fallimenti prima di ottenere risultati sul fronte Sigillo, cosa
che non valse per l’altro obiettivo. Certo doveva perfezionarsi, ma aveva ancora tempo, inoltre Naruto non
si sarebbe fatto di certo ammazzare prima di averlo rivisto un’ultima volta; loro avevano un conto aperto.
CAPITOLO QUATTRO
Pain, comodamente seduto dietro la scrivania di quello che era il suo
ufficio all’interno del covo, osservava i suoi sottoposti uscirne in silenzio,
mentre un saltellante Tobi rimaneva a far chiasso. Tuttavia quella
orchestrata commedia, terminò non appena questi sparirono oltre la porta;
almeno avrebbe dovuto.
- Se ne sono andati poi smetterla di saltellare qui e là, mi fai saltare i
nervi – prese a dire Pain.
- Ma Tobi è un bravo ragazzo! – rispose Madara, nel momento in cui si
rimetteva ben dritto e levandosi lentamente la maschera.
- Come vedi ho fatto come volevi, ma…è tempo di finirla con i giochi
– gli fece notare il suo complice con tono serio.
- Cosa c’è Nagato, dubiti forse di me!? – chiese allora l’altro divertito.
- Le tue ultime follie mi hanno indotto a dubitare – replicò l’uomo
sbuffando con cruccio.
- Non ti credevo bigotto! Forse tu e Konan dovete aprirvi a nuove
esperienze – affermò Madara in risposta e con divertimento nella voce.
Ma la cosa interessante era che tutto quello il capostipite degli Uchiha gliela aveva sussurrato all’orecchio
dopo essersi piazzato alle sue spalle.
- Le lascio volentieri a te! Tuttavia credo sia bene non tergiversare oltre…Sigilliamo il Kyuubi –
incalzò Pain volgendo lo sguardo sul suo interlocutore.
- Come sei difficile! Mi sembri tanto una moglie pretenziosa ed è in questi momenti che ti eliminerei
se non mi servissi – disse questi per poi aggiungere – Se non troveranno nulla…Addio, Nacchan,
soddisfatto?
- Certo! Ma come la metti con Itachi e il suo problematico fratellino – prese a dire l’altro con sarcasmo
- Non credo staranno buoni a guardare.
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- I miei cari nipoti mi faranno il favore di ammazzarsi a vicenda – gli rispose Madara e prima di
infilarsi nei panni di Tobi – Sai il detto…fra i due litiganti, il terzo gode.
La conversazione terminò così; così come finì quella giornata, infatti, le tenebre calarono, la luna sorse per
poi cedere il passo al sole del nuovo giorno. Giorno che vide Konoha in fermento per l’imminente partenza
di Tsunade per l’incontro con gli altri Hokage, lo scopo di quella riunione era ben noto ormai: far fronte
all’Akatsuki. Ad ogni modo, in uno dei tanti appartamenti del villaggio Iruka e Kakashi si stavano
salutando.
- Non stare in ansia, Iruka! Andrà bene – cominciò a dire Kakashi, mentre controllava di avere tutto il
necessario per la missione.
- Ma se le informazioni fornite da Jiraiya sono fondate… - disse Iruka, ma le sue congetture furono
subito interrotte dall’altro.
- Se non ci sarà altro modo…dovrò farlo…combatterò contro Naruto – rispose secco e guardandolo
negli occhi.
- Se solo quella notte noi… - incalzò il chunin che anche stavolta non ebbe modo di terminare il discorso.
- Non è più il tempo dei se…E’ il tempo di pagare per gli errori fatti – dichiarò Kakashi, mentre lo
stringeva a se.
Fu un lungo abbraccio seguito da un altrettanto lungo bacio; un abbraccio e un bacio per dirsi “a presto”. In
tutti i casi, quando Kakashi scomparve dietro la porta, Iruka ebbe un tuffo al cuore; era la paura di non
vederlo varcare mai più quella soglia. Nel frattempo, la cara Tsunade, oltre ad aver sistemato le cose in
vista della sua assenza, aveva affidato a Shikamaru il compito di formare una squadra per recarsi a Oto e
trovare qualunque cosa sarebbe stata utile per poter fermare Naruto prima del punto di non ritorno.
Tuttavia, la squadra di Shika non era l’unica a cui era stato ordinato di raggiungere quel luogo, per questo
un inevitabile scontro ben presto avrebbe avuto luogo; come inevitabile lo sarebbe stato quello d’altre due
persone. In ogni modo, lontano da lì alcuni membri dell’Akatsuki, avvolti nei loro mantelli, procedevano
veloci e silenziosi: per ordine di Pain si stavano recando nel territorio in cui avrebbe preso luogo il summit
dei Kage. Anche la delegazione di Konoha insieme all’Hokage procedeva spedita verso quella località e
non si sa, se fu il caso, il destino o…l’inevitabile, ma dopo due giorni di viaggio anche le loro strade
s’incrociarono. Invero, solo Kakashi, Sakura e Sai ebbero il piacere del confronto, poiché il resto della
scorta sotto ordine del primo condusse Tsunade lontano senza fargli sospettare nulla.
- Ma come! Baa-chan se ne va senza salutare!? – affermò sardonico Naruto osservando l’ormai lontano
gruppo.
- Naruto! Tu stu…. – cominciò a dire Sakura che venne però interrotta.
- Sakura! Felice di rivederti – fece il Biondo, che non aveva proprio voglia di sentire le sue lamentele.
Inoltre, aggiunse - Anche se sarei stato più felice di saperti a Konoha; mi avresti risparmiato la
seccatura di ucciderti.
- Naruto, tutti noi ti rivogliamo indietro perciò fa la cosa giusta…torna dalla nostra parte dichiarò a
quel punto Kakashi; il suo era un vano gesto per rimandare l’inevitabile.
- Non sono sicuro che tu lo voglia davvero, Kakashi – rispose l’altro con un tono che celava dei
sottointesi fra loro.
- Sei meschino! Ci hai voltato le spalle, ma noi ti tendiamo ancora la mano e tu…Tu rifiuti – disse
Sakura intromettendosi nella loro conversazione.
- A che cosa mi servirebbe ritornare alla mia casa solitaria…riavere indietro la mia vecchia
vita…Questa volta non ci sarà un lieto fine – dichiarò Naruto con amarezza.
- Povero, Naruto! L’incompreso – fece la ragazza con finta comprensione per poi sbottare con disgusto –
Sei solo un egoista, uno sporco traditore che non merita…
- Smettila Sakura! – esclamò Kakashi sperando che l’altra gli avrebbe dato retta, perché si stava scavando
la fossa da sola.
- No, lasciala finire! – replicò Naruto con tono poco rassicurante - Cosa non mi merito, sentiamo?
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- Non meriti il nostro affetto, la nostra amicizia, ma soprattutto…non meriti tutti gli sforzi e i
sacrifici che Sasuke ha fatto per te…Tu non meriti l’amore di Sasuke – disse tutto di un fiato la Rosa;
era tanto che voleva sbattergli tutto questo in faccia.
- Credo che i convenevoli siano finiti, Zetsu! – disse una voce diversa da quelle udite finora.
A parlare, infatti, fu Deidara che fino a quel momento si era tenuto lontano dalla conversazione insieme
all’altro loro compagno di missione: Zetsu. Ad ogni modo, la sua non era stata un’affermazione a caso
poiché il lampo omicida che aveva attraversato gli occhi di Naruto, era il segno che le danze stavano per
iniziare. La prima mossa, naturalmente, fu di quest’ultimo che in un lampo si portò verso Sakura, con il
chiaro intento di farla fuori. Kakashi, che voleva evitare lo scontro fra loro, cercò di pararsi tra i due, ma fu
ostacolato da una vecchia conoscenza.
- Dove stai andando? Tu ed io, abbiamo un conto in sospeso Kakashi – gli illustrò Deidara sbarrandogli
il passo – Sta volta sarà la mia arte a prevalere.
- Maledizione! – sbiascicò fra i denti il jonin, poi gridò in direzione dell’altro membro del team - Sai!
Soccorri Sakura.
Sai avrebbe tanto voluto rispondere all’appello, ma in quel momento anche lui non era messo bene. Zetsu,
infatti, si era mosso per vanificare qualsiasi interferenza esterna nello scontro di Naruto, gli era stato
impartito un ordine preciso: nessuno doveva sbarrare il cammino al Biondo. Così, mentre infuriavano gli
scontri tra quei quattro contendenti, gli attori principali avevano una guerra verbale da chiudere prima di
passare ai fatti.
- Io ho sacrificato tutto per proteggere quella persona. Per quella persona ho combattuto, per quella
persona ho lasciato morire i miei desideri, e di quella persona voglio il corpo, il cuore e l’anima…E in
nome dell’amore e della vendetta prometto che sarà così in eterno - sussurrò Naruto al suo orecchio.
Il ragazzo si era portato vicino al suo viso così inaspettatamente che Sakura aveva avuto un attimo di
smarrimento prima di reagire, ma non a parole. La ragazza concentrò il chakra nel pugno destro per poi
sferrarlo contro il volto del suo avversario, che dal canto proprio si aspettava una tale mossa, da non essere
colto impreparato. Naruto, infatti, schivò il colpo e bloccò il polso di Sakura con una mano per poi
storcerne l’intero braccio e portarlo dietro la sua schiena, inoltre nel compiere l’operazione fece in modo
che anche il suo stesso corpo si ritrovasse alle spalle della ragazza.
- Sakura! Potrei darti una dolce morte, ma negli ultimi istanti della tua miserabile vita desidero che
tu finalmente comprenda cosa significa soffrire davvero - gli illustrò il Biondo, mentre la sua mano
sinistra andava a stingere l’avambraccio sinistro di lei con più forza.
La stessa mano, infatti, era avvolta dal chakra di Kyuubi che lento e inesorabile, come il veleno di un
serpente, entrò in circolo nel suo corpo. La presenza di questo potere nel suo organismo fu devastante per
Sakura; il suo chakra non era lontanamente capace di sopprimere un tale forza che lentamente stava
consumando ogni sua cellula. A quel punto, Naruto liberò la presa e la stette a osservare, mentre si
riversava a terra e si contorceva in preda alle più atroci sofferenze. Tuttavia, prima di allontanarsi del tutto
s’interrogò se stesso: si chiese se non fosse stato troppo crudele…spietato. Fu un attimo perché poi ogni
rimorso fu spazzato dalla stessa Sakura.
- Cosa ti succede, Naruto!? Sei troppo vigliacco per finirmi? – incominciò a dire Sakura con le labbra
che volevano schiudersi in un riso beffardo, ma che si contrassero solo di dolore. Poi in preda alla follia
scatenata dalla sofferenza, aggiunse – Pensi davvero che lui abbia potuto amare un mostro come te,
quando poteva avere me?
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Queste furono le sue ultime parole, i suoi ultimi respiri, infatti, Naruto senza pensarci due volte aveva
richiamato la sua lama di chakra rosso e le perforò il cuore all’istante, mentre accadeva ciò poco più in là,
Kakashi poneva fine all’estenuante scontro con Deidara anche in questo frangete era ricorso allo
Sharingan, ma stavolta si era assicurato che il Dinamitardo non avesse scampo. Anche lo scontro di Sai era
terminato con una splendida azione di entrambi, infatti, non vi erano né vincitori né vinti: solo due corpi
senza più vita. A questo punto, a fronteggiarsi rimasero il Biondo e l’Argenteo che in quel momento si
fissavano silenziosi.
- Non doveva finire così Naruto! – disse Kakashi rompendo il silenzio, mentre osservava il corpo di
Sakura ai piedi del suo vecchio allievo.
- E come speravi che finisse Kakashi? – chiese Naruto con sarcasmo – Il mio viaggio terminerà nella
tenebra ad attendermi ci sarà solo la disperazione…Lacrime, Grida…Solitudine.
- Se è così, non posso permettere che tu e Sasuke v’incontriate ancora – fece l’altro, mentre si
preparava a sferrare un attacco.
- Puoi provarci! – rispose semplicemente il biondo pronto alla battaglia.
Kakashi sapeva che lanciarsi nelle sue condizioni attuali contro Naruto era un vero e proprio suicidio, ma
non poteva fare altrimenti se voleva avere qualche chance di tornare da Iruka vivo se pure con la morte nel
cuore. Dal canto suo Naruto sperava che tutto terminasse in fretta e che lo scontro non lo trattenesse in quel
luogo più del dovuto. Le loro menti erano colme di questo pensiero mentre uno attivava il suo Chidori e
l’altro si apprestava a contrastare l'attacco avversario con una barriera di vento e acqua. Kakashi rimise
stupito dall’abilità con cui il suo ex-allievo riusciva a controllare e combinare quegli elementi, così
ritraendo il chakra si preparò a sostenere un corpo a corpo. Gli attacchi si susseguirono rapidi, incalzanti
ma la distrazione di un attimo costò al jonin un duro impatto contro il terreno. A quel punto Naruto, rilassò
le braccia allargandole lungo i fianchi per plasmare nei suoi palmi il Rasengan; quello per entrambi sarebbe
stato il colpo decisivo. Lo sapeva anche Kakashi che, benché spossato, diede di nuovo corso vita alla sua
tecnica finale; di conseguenza la vista gli si annebbiò e il dolore fisico cresceva. In tutti i casi, l’impatto tra
le due tecniche fu tremendo, tanto da sollevare un gran polverone che per un po’ li nascose alla vista. Non
appena questo si fu diradato si poteva scorgere il jonin fermo e con il respiro spezzato. Ormai aveva
esaurito quasi tutte le proprie forze e per lui la battaglia era persa. Al contrario, Naruto appariva fresco e
pronto ad altri cento scontri; pronto a dargli il colpo di grazia. Così, con rapidità il Biondo ninja si portò di
fronte all’altro uomo che non se ne restò inerme e tentò di reagire inutilmente, dato che in poco tempo fu
inchiodato al suolo. A quel punto Kakashi, la cui vista era quasi del tutto annebbiata, intravide la figura di
Naruto sovrastarlo e parlargli.
- Ed eccoci qua! Amore, Odio, Dolore, Estasi…Vita e Morte….Tutto coesiste qui e ora in
quest’istante – pronunciò il biondo.
Alzando appena lo sguardo, il jonin si specchio nei suoi occhi. Azzurri. Vuoti. Sadici. E allora lo sguardo
scivolò poco più giù, ma fu anche peggio: il suo sorriso era così spudoratamente...soddisfatto. Era come se
sulla parte inferiore del viso di Naruto si
fosse aperto un solco, le labbra erano
piegate e tirate in un mostruoso, spietato,
ghigno agghiacciante.
- Prendo da te il suo ultimo bacio, perché
le tue labbra per ultime l’hanno sfiorato
– disse Naruto un attimo prima di baciarlo
e contemporaneamente trapassarne il petto
con la lama di chakra - Oh, un bacio lungo
come il mio esilio, dolce come la mia
vendetta!
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Kakashi si era immaginato una morte netta e veloce, nondimeno anche in quel frangente l’imprevedibilità
del suo ex-allievo non aveva mancato di stupirlo, pertanto si abbandonò a quel dolce calore e al contempo
alla gelida mano della morte con un unico rimpianto nel cuore: Iruka.
CAPITOLO CINQUE
Tre figure oscure balzavano tra i rami della
foresta, di cui, due di questi con grosse armi
agganciate alla schiena, in silenzio, alla ricerca
di qualcosa di cui non conoscevano molto bene
neanche l’esistenza. Queste tre figure erano
Kakuzu, Hidan e Kisame, alla ricerca di dati
sull’utilizzo del chakra di Kyuubi, infatti, si
stavano dirigendo all’ultimo nascondiglio noto
di Orochimaru. Tale base era il luogo in cui
erano stati trovati il suo corpo e quello di
Kabuto senza vita, inoltre, sempre secondo le
voci arrivate nel covo dell’Akatsuki, l’assassino
sembrerebbe essere lo stesso Naruto che li
avrebbe uccisi, per poi fuggire e tornare al
villaggio, anche se, a questa versione qualcuno
non ha mai creduto. A un tratto sentirono un
rumore e si fermarono, aspettarono in silenzio
quel suono di passi che si allontanava, ma
Hidan, che era stato calmo per fin troppo
tempo, iniziò a istigare Kakuzu.
- E se qualcuno avesse una taglia sulla testa?
Cazzo non sarebbe meglio andare la e
spaccargli il culo?
Kakuzu lo fissò per un attimo, tirò fuori un’agenda che iniziò a sfogliare e dopo pochi attimi d’intenso
studio parlò.
- Andiamo…abbiamo pochi soldi per questo mese! – sentenziò l’uomo.
- Ma la missione? - chiese Kisame a quel punto
- La faremo dopo - chiuse velocemente il discorso Kakuzu per potersi muovere alla svelta e vedere se
c’era qualche vittima interessante.
I tre si pararono davanti al gruppo di vittime ignare, quattro per l’esattezza: tre uomini e una donna; e
qualcuno conosceva quelle vittime.
- E’ da un po’ che non ti si vedeva Sasuke… non dovevi sparire da questa zona? - disse con finto tono
amichevole Kisame, che aveva riconosciuto il fratello del suo compagno, e il resto del suo gruppo.
- Sono tornato… ho una questione da risolvere… - rispose superficialmente il moro.
- NOOOO!!! Non ci credo!!! Tu sei quel Sasuke? Il fratello di Itachi? Quello che ha spezzato il
piccolo e tenero cuoricino di Naruto e ora è diventato molto più disponibile con molte persone - disse
Hidan lasciando intendere molte cose con l’ultima parte di frase.
Sasuke si scagliò subito verso Hidan, Naruto non poteva essere diventato una puttana, ma l’Argenteo
bloccò il suo attacco dopo essersi ferito. Il moro sogghignò, ferire il nemico al primo colpo, ma non sapeva
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che quelle ferite erano inutili, qualsiasi attacco era vano, persino se gli avesse trafitto il cuore o glielo
avesse estratto dal petto. Nel frattempo Suijetsu si era piazzato di fronte a Kisame.
- Tu ed io abbiamo un conto in sospeso… Samehada è già mia! - lo provocò il primo.
- Se riuscirai a prenderla….. - rispose il secondo iniziando a sbendarla e prepararsi ad attaccare.
Infine Kakuzu si mise di fronte a Juugo, in fondo su quella testa pendeva un bel gruzzolo.
- Niente di personale, ma sulla tua testa c’è una taglia di 20 milioni di yen - l’altro fece spallucce e si
mise in posizione di difesa.
Karin intanto stava aspettando il momento più consono per attaccare qualsiasi nemico distratto dalla sua
presenza, anche se in realtà stava di più osservando lo sconto tra Sasuke e Hidan, perché questa sarebbe
stata una buona occasione per dimostrare all’Uchiha quanto potesse valere. I due al momento continuavano
ad attaccarsi a vicenda, il Moro continuava a ferire l’Immortale, facendogli perdere molto sangue, e a ogni
nuovo taglio gemeva di piacere; il folle piacere di poter provare qualsiasi dolore. Un sorriso macabro
apparve allora sul viso di Hidan che pregustava già la pura estasi del gioco mortale a cui stava per dare il
via.
- Non avresti voglia di rivedere Naruto? – domandò innocentemente all’altro.
La lama di Sasuke si fermò a pochi centimetri dal suo corpo, poi si riprese e fece scivolare lentamente la
sua katana sul fianco marmoreo di Hidan tagliandolo profondamente e facendogli provare altro piacere.
- Quando rivedrò Naruto sarà la sua ora…- rispose secco il moro
- E cosa vuoi aspettare allora? – chiese Hidan divertito.
Sasuke impietrì, non aveva risposte a quella domanda, perché forse… a lui andava bene aspettare… il
silenzio cadde in quella discussione. Nel frattempo, Kakuzu che stava combattendo contro Juugo si era
trovato molto più in difficoltà di quanto poteva immaginare, il suo nemico silenzioso aveva già rischiato
più volte di distruggergli un cuore, e non sempre lo stesso, perciò la cosa lo rendeva ancora più nervoso:
l’altro aveva capito il suo segreto. Si studiavano mentre sentiva il tintinnare delle katane circostanti, infatti,
Hidan, si era avvicinato a un Sasuke ancora immerso nei suoi pensieri, e gli passò le mani sul petto scolpito
dagli allenamenti, per fargli poi scivolare la tunica oltre le spalle.
- Che cosa stai facendo? - disse Sasuke con un filo di voce, erano anni che non era sfiorato da un corpo
maschile, e per quanto Hidan non fosse il suo tipo, dove ammettere a se stesso che quel fisico, anche se
ormai pieno di ferite che lui stesso aveva inflitto, non era niente male.
- Ho toccato così Naruto, anche più approfonditamente e più volte – iniziò a dire provocante Hidan ,
mentre i muscoli del Moro si ritrassero - Non è forse ora di riaverlo per te?
- Che cosa devo fare per rivederlo? – chiese Sasuke fissandolo negli occhi.
Karin fissava quella scena stupita, non avrebbe mai immaginato che Sasuke rimanesse calmo in un
momento del genere, ma anche il suo avversario sembrava più distratto del solito, prese quindi un kunai e
più silenziosamente possibile si avvicinò a Hidan che in quel momento le dava le spalle. La ragazza balzò
per poterlo ferire gravemente, e se la fortuna era dalla sua, magari recidere qualche arteria, ma in un
secondo, vide il braccio dell’Immortale scostarsi dall’essere intorno al collo di Sasuke, per sfiorare la falce
e le lame voltarsi verso di lei, per trafiggerla poco prima di infliggere il colpo. A quel punto, Hidan fece
cadere la falce a terra e continuò il discorso con Sasuke.
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- Non sei così stupido come pensavo…solo io e
te dobbiamo tornare al covo dell’Akatsuki disse Hidan sussurrando.
- E come posso fidarmi di te, che non hai
neanche avuto il coraggio di affrontarmi in
combattimento
ma
hai
preferito
corrompermi? - chiese Sasuke beffardo.
- Ti posso dire che se avessi voluto, avrei
potuto ucciderti quando volevo, e poi cazzo!
Se ti ammazzavo anche quella minchia di
missione, sarebbe finita. Tu hai il chakra di
Kyuubi, lo sento, lo conosco! Sarà più
divertente vedere la tua rimpatriata con
Naruto con combattimento all’ultimo sangue!
- rispose a quel punto Hidan senza mezzi termini.
- E perché vuoi far fuori anche i tuoi? – lo
interrogò l’altro incerto se continuare a starlo a
sentire, oppure iniziare a combatterci sul serio.
- Stai facendo troppe domande… - rispose
secco Hidan sfilando il corpo morto della ragazza dalle sue lame, per farle ruotare fino a posarsi sul collo di
Sasuke, con il sangue di Karin che le colava sul petto.
Sasuke fece un salto indietro e s’incamminò verso Suijetsu e Kisame. I due stavano combattendo
animatamente, e non si accorsero dell’arrivo dell’Uchiha, che per non sprecare energie si arrampicò su un
albero ed osservò il combattimento dall’alto. Per quanto Kisame stesse per vincere nell’incontro
precedente, ora era ferito in più punti, e iniziava a vacillare, Suijetsu invece era molto sicuro di se, e aveva
la vittoria in pugno: dopo un altro paio di schivate riuscì a infliggere il colpo mortale a Kisame,
strappandogli così dalle mani la sua agognata arma. Sasuke a quel punto scese dall’albero e si avvicinò.
- Sono venuto a vedere come te la cavavi, ti avrei dato una mano, ma a quanto pare non è servita! disse Sasuke in tono fin troppo amichevole.
- Ero sicuro di vincere - rispose l’altro mentre si chinava a raccogliere Samehada.
In quel momento Sasuke lo attaccò, non riuscendo a ucciderlo ma amputandogli parte del braccio destro,
l’altro si alzò in piedi, senza ancora sentire dolore, convinto di avere la sua spada in mano, ma, mentre si
scaglia sul moro, l’altro non indietreggia, non si difende ma punta la sua katana su Suijetsu, che agitando il
braccio in realtà inesistente fu trafitto in pieno cuore e si accascia a terra. L’Uchiha, cercò di pulirsi dagli
schizzi di sangue lasciati da quella ferita inferta al suo ex compagno per poi incamminarsi da Juugo dove
Hidan era ad attenderlo. Juugo era già riuscito a distruggere due dei quattro cuori in possesso da Kakuzu,
anche se ormai era allo stremo delle forze, mentre vide esplodere quella mostruosità nera, con una
maschera in mille pezzi, cadde a terra, esalando l’ultimo respiro.
- Quindi ora è il tuo turno… mmhhh….Sasuke? - chiese a quel punto Kakuzu lanciandogli contro un
altro mostro, e lasciandogli percepire un sogghigno impercettibile.
- Piace giocare anche a te certe volte… eh Kakuzu? - chiese Hidan riconoscendo la maschera che scattò
contro Sasuke, infatti, sogghignò anche lui poiché il Moro avrebbe affrontato il chakra del vento.
Sasuke si preparò a difendersi dal colpo sferrato, dopo questi anni di allenamento donava una velocità tale
alla sua katana da poter tagliare il chakra, eppure per quanto riuscisse a difendersi, quella cosa era molto
più agile di quanto si aspettasse, e ogni volta che si presentava l’occasione per attaccarlo balzava via. Dopo
diversi attacchi andati a vuoto, il Moro decise di provare una nuova tecnica, ritirò la spada e iniziò ad
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attaccare il cuore con il Chidori. Sasuke cercò di colpirlo innumerevoli volte, ma ogni volta cadeva a terra
era scagliato sempre più in lontano, e il vento diventava sempre più affilato e doloroso.
- Hidan ma non doveva essere un ninja fortissimo? Mi sto addirittura stufando a vederlo
combattere! - disse Kakuzu - e che cazzo ne so io! Pare che Kisame che l’ha visto combattere l’ha
reputato tra i migliori ninja mai conosciuti - rispose seccato Hidan.
Infine quel mostro lo scaraventò con forza inaudita contro un grosso albero poco distante da loro, ma in
quel momento Sasuke si legò alla pianta con il suo chakra, estrasse la katana che aveva tenuto nel suo
fodero e si scagliò contro Kakuzu che era ancora girato di spalle che aspettava il suono del tonfo del corpo
del ragazzo per terra, e gli infisse un colpo mortale. Kakuzu cadde a terra, in una pozza di sangue, ma un
rumore di qualcosa che si rompeva lo distrasse dalla scena della morte del suo nemico; la maschera con il
chakra del vento si spaccò in mille pezzi cadendo a terra ed anche i filamenti neri di cui era composto si
sciolsero al suolo. A quel punto senza che Sasuke se ne rendesse pianamente conto, in quanto preso
dall’osservare quello che immaginava essere stata una marionetta priva di mentalità propria, Kakuzu si
rialzò in piedi e si estrasse la katana dalla schiena e di conseguenza il redivivo restituì il favore colpendolo
con la sua stessa arma e ferendolo al petto.
- Tsk… t’immaginavo più sveglio… ma giacché devo andare a prelevare dei soldi per una taglia ti
farò fuori subito. Non ho tempo da perdere! - disse infine Kakuzu adirato.
- Non ci riuscirai! - ribatté Sasuke, anche se iniziava ad avere dei dubbi.
I due ingaggiarono un altro combattimento, dove Sasuke era ormai senza katana, poiché era stata
scaraventata lontano dopo che Kakuzu l’aveva adoperata contro di lui. I loro attacchi, infatti, al momento
erano quasi totalmente fisici e si stavano susseguendo senza sosta, quando il Moro trovandosi quasi
completamente sopraffatto dall’altro gli scagliò un katon che avvolse completamente il nemico.
Approfittando del momento propizio Sasuke tentò di riappropriarsi della sua arma e con uno scatto riuscì a
raggiungerla e infliggergli il secondo colpo di grazia. Tuttavia non era finita, mancava ancora un cuore e
lui era pronto, anche se allo stremo, al terzo e ultimo combattimento, quando un gemito rauco proveniente
da Hidan lo distrasse. Sasuke si voltò verso di lui e allontanandosi dal corpo del suo nemico si avvicinò di
qualche passo all’altro per osservare meglio ciò che stava vedendo. Il Moro, infatti, non credeva ai suoi
occhi e tanto meno comprendeva come la pelle dell’Immortale ora fosse nera con decori bianchi, inoltre
come ignorare il sangue che gli colava dalla bocca e l’asta infilata nel cuore.
- Cazzo è bellissimo provare dolore! - esclamò Hidan che dopo essersi sfilato quella barra dal petto tornò
roseo.
Intanto la quarta maschera di Kakuzu si distrusse come la precedente, ma l’uomo non si rialzava.
- Andiamo? – dichiarò secco e stufo di aspettare che l’altro si decidesse a fare una mossa.
- E lui? – replicò Sasuke con perplessità.
- E’ morto non lo vedi? – disse Hidan sghignazzando.
- Ma…. - iniziò a dire l’altro per poi fare un attimo di pausa e continuare - Che cosa hai fatto?
L’Immortale rispose fugacemente “Non ho bisogno di combattere per uccidere” si girò e s’incamminò
dalla direzione in cui era venuto; poi di scatto si girò nuovamente verso Sasuke ancora perplesso.
- Dammi quello che hai trovato su Naruto! Se no ora uccido anche te, e sai bene che in qualunque
caso non riusciresti a battermi – lo avvisò Hidan.
Sasuke andò a prendere la fiala con il chakra di Kyuubi e le pergamene con le varie spiegazioni
sull’utilizzo e le porse con molta naturalezza all’Immortale.
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- Non ti credevo così affabile – affermò Hidan guardandolo con ironia.
- Voglio solo ammazzare Naruto! - rispose infine con sincerità il Moro.
A quel punto, i due s’incamminarono verso il covo e, dopo alcuni giorni di viaggio si ritrovarono nei pressi
della base. Hidan osservò Sasuke notando come questi si fosse quasi rimesso completamente, il che non
andava a fatto bene, infatti, sarebbe dovuto apparire un derelitto come minimo. Così, l’Immortale prese a
colpirlo ripetute volte per farlo svenire, e gli rese i vestiti più malconci di quello che erano già; se lo caricò
in spalla ed entrò nel covo. Quando penetrò all’interno della base, incrociò Itachi che lo fissò con aria
perplessa, mentre gli passava il corpo del fratello.
- Dai un ultimo saluto al tuo caro fratellino prima che Naruto scopra che è qui! - disse l’Immortale
sogghignando.
Itachi pervaso dalla rabbia che gli ribolliva non riuscì a ribattere o a chiederli che cosa gli era passato per la
testa quando aveva deciso di portare Sasuke lì. Dal canto suo Hidan, approfitto del suo mutismo per
rubargli un sensuale ed eccitantissimo bacio.
- Mi è mancato il tuo corpo in questi giorni… - sussurrò al suo orecchio al termine del bacio, per poi
andare da Pain a fare rapporto.
Dato lo stato delle cose, all’Uchiha non rimase che spostarsi e portare il fratellino ancora privo di coscienza
nelle prigioni, dove lo incatenò personalmente e poi, con una secchiata d’acqua in viso gli fece riprendere
conoscenza; rimase comunque nell’ombra a osservarlo.
- Itachi! So che sei qui - disse secco Sasuke appena riprese la padronanza di se.
- Lo sapevo che mi avresti riconosciuto subito! – rispose l’altro.
- Sei impregnato del suo odore! – replicò il più piccolo degli Uchiha.
- Come lui del mio! - infierì Itachi.
- Bastardo! – esclamò l’altro strattonando le catene che lo tenevo prigioniero.
- Cerca di riprendertelo allora…. anche se sono anni che ci provi senza dei risultati – lo schernì, in
risposta a quel puerile scatto di collera.
- Basta! Vattene! Non ho alcuna intenzione di parlare con te! – fece Sasuke cercando di riacquistare il
controllo delle proprie emozioni.
Itachi fece spallucce, e s’incamminò all’uscita ma prima si voltò per illuminarlo su un fatto che era bene
sapesse e che tenesse presente.
- Naruto tra breve tornerà qui dopo aver completato la missione affidatagli – affermò grave e dopo
una lunga pausa per far pensare al fratello qualsiasi cosa potesse intendere con quella frase, finì dicendo Magari potrebbe ucciderti mentre sei ancora in catene… È cambiato molto dall’ultima volta sai?
A quel punto, tutto era stato detto, perciò chiuse la porta alle sue spalle lasciando l’altro urlare di dolore nel
buio più totale.
CAPITOLO SEI
Naruto stava tornando da solo al covo; dopo aver ucciso Kakashi, si fermò a mezza giornata di cammino da
quel luogo di massacro, si sedette ai piedi di un albero e sospirò.
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- Che torno a fare all’Akatsuki? Potrei avere la pelle salva ancora per un po’… ma è inutile
scappare, non ho comunque nessuno da cui tornare, e poi mi troveranno, mi uccideranno e sarà tutto
più doloroso.
Detto questo, il ragazzo sospirò nuovamente, si alzò e s’incamminò verso la base. Dopo silenziosi giorni di
viaggio era quasi arrivato al nascondiglio: ad attenderlo all’ingresso c’era Hidan.
- Hey Naruto! Sai, Sa…
- Naruto! - la voce di Pain interruppe severa Hidan - Immediatamente nel mio ufficio a fare rapporto.
- Dai Hidan! Le tue cazzate me le racconterai dopo…- disse Naruto scompigliandoli i capelli argentei
mentre l’altro digrignava i denti.
A quel punto, il Biondo seguì Pain fino alla soglia del suo ufficio, dopo di che, lo superò ed entrò; entrando
chiuse a chiave la porta alle sue spalle.
- Perché hai chiuso? - chiese Tobi che lo fissava con quell’occhio rosso.
- Lo so che non ne puoi più di tenere sempre addosso quella maschera, ho visto il tuo sguardo quando
la toglievi l’altra volta - disse Naruto sorridendo, mentre con calma andava a sedersi di fronte a lui.
Madara si tolse la maschera mostrando le labbra curvate in un leggero sorriso e muovendo la testa per far
riprendere volume ai capelli.
- Come mai questo richiamo improvviso? - chiese a quel punto Naruto.
- Se non sono tornati con te, sicuramente Zetsu e Deidara, sono morti – disse e dopo un attimo di
silenzio riprese - In queste missioni abbiamo perso molti elementi, mi chiedo se non sia un caso…
L’Uchiha lasciò in sospeso la frase e attese che l’altro parlasse.
- Credi che li abbia ammazzati io? - chiese il Biondo tra l’ira e la sorpresa.
- Se sei tornato qui o sei davvero stupido o non hai niente da nascondere…. Però……. Anche
dell’altro gruppo in missione ne è tornato uno solo…. con quello che stavo cercando… è con una
grande sorpresa sia per me…. Che suppongo per te…. Un prigioniero” - rispose Madara.
- E da quando l’Akatsuki fa prigionieri, giacché tutti i bijuu sono stati incubati e il mio è a vostra
disposizione? - domandò l’altro incuriosito dall’avvenimento.
- Da quando Hidan si è portato appresso Sasuke - spiegò il primo.
Naruto rimase in silenzio per assimilare la notizia. Sasuke era lì, pronto per essere ucciso da lui, un sorriso
sbilenco si formò sulle sue labbra; e lui che pensava di non tornare più e magari, dare lui stesso la caccia a
Sasuke. Invece guarda i casi della vita o le beffe del destino per citare il suo vecchio amico Neji.
- Sa-Sasuke è qui? - chiese a quel punto incredulo.
Madara gli rispose con un cenno della testa.
- Se ha avuto il coraggio di tornare qui vuol dire che non prova più il minimo rimorso per quello che
mi ha fatto….. bastardo. – affermò sottovoce stringendo i pugni per poi dichiarare con freddezza - È ora
di ucciderlo e poi il mio corpo sarà tuo di diritto.
- Ottimo! Allora va e uccidilo! - rispose l’Uchiha secco.
- Scordatelo! - asserì Naruto - Non lo ucciderò in silenzio mentre è in catene! Sconfiggerlo in un
combattimento sarà molto più umiliante.
Tutto quello l’aveva dichiarato con i bordi della bocca incurvati in un sorriso malefico.
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- Toglitelo dalla testa! Non ti lascerò combattere contro di lui – dichiarò Madara - Kyuubi è mia
ormai, non voglio rischiare di perderla per uno stupido capriccio amoroso.
- Non è un capriccio amoroso! CAZZO! Io devo assolutamente ucciderlo! - ribatté l’altro alzando i toni
di voce.
- Non m’interessa! Non mi farai perdere l’ultimo bijuu! - replicò infine l’Uchiha.
A quel punto Naruto, con calma, si frugò all’interno della sua tunica tirandone poi fuori un foglio
spiegazzato che fu sbattuto con decisione sulla scrivania.
- Facciamo un patto! Tu mi farai uccidere Sasuke alla mia maniera, e in cambio ti farò utilizzare
questa tecnica! – gli illustrò il Biondo più determinato che mai.
- Non è detto che la tecnica m’interessi - rispose fugacemente l’altro.
- E se ti dicessi che è una tecnica per bloccare Kyuubi nel mio corpo anche dopo la mia morte?
Madara sogghignò appoggiandosi allo schienale della sedia per poi esporre il suo punto di vista.
- È una cosa accettabile ma prima voglio vederla!
Naruto aprì il foglietto piegato in quattro e lo mostrò al suo interlocutore iniziando a raccontare le
circostanze che gli avevano permesso di entrarne in possesso.
FLASCHBACK
Quel giorno l’allenamento con Itachi si era interrotto prima del previsto, per cui Orochimaru lo sapeva
ancora fuori. Il Sennin e Kabuto si trovavano a discutere all’interno del laboratorio, il luogo più odioso di
quel covo, giacché era lì che la Serpe lo sottoponeva a test che avevano il sentore di una tortura. In tutti i
casi, a Naruto parve una buona occasione per ottenere informazioni sui risultati ottenuti, in modo da
boicottare in modo efficace il futuro scambio di corpi, infatti, era intento ad osservarli lavorare, quando in
uno scatto di ira Orochimaru scaravento a terra tutto ciò che si trovava sul tavolo.
- Orochimaru-sama! –esclamò Kabuto sorpreso.
- Maledizione! Non serve a niente, questa sequenza di sigilli che ottenuto non vale nulla – disse l’altro
ignorandolo, poi - Kabuto!
- Si!
- Ripulisci ogni cosa e poi raggiungimi nelle mie stanze – decretò Orochimaru a quel punto.
- Come desidera – rispose l’altro affrettandosi ad eseguire gli ordini.
A quel punto il Biondo si vide costretto a nascondersi, ma non fu difficile occultare la sua presenza
all’uomo azzerando il suo chakra e tenendosi il più possibile nell’ombra, inoltre era visibile a tutti che la
Serpe aveva la mente altrove in quel momento. Naturalmente, attese anche che l’altro occupante lasciasse
la stanza prima di accedervi senza pericoli. Si aggirò con cura per i tavoli, ma ciò che l’aveva incuriosito
era stato gettato come spazzatura, perciò si avvicino al cesto dei rifiuti e cominciò a cercare.
- Questi simboli assomigliano a quelli che mi impresse durante la selezione per impedire al chakra di
Kyuubi di fluire nel mio corpo – proferì ad alta voce - Ma cosa cerca di ottenere con una sequenza
simile?
Naruto non se lo seppe spiegare finché non trovò una serie di annotazioni che accanavano al confinamento
del chakra della Volpe anche dopo la morte del suo contenitore. L’interesse che aveva Orochimaru nel
realizzare tale tecnica non era chiaro al ragazzo, tuttavia se lui fosse riuscito anche solo per un secondo ad
intuirne le possibilità avrebbe avuto un arma in più per sfuggire al destino che l’attendeva. In tutti i casi,
Naruto era consapevole di non avere alcuna possibilità di completare da solo una così complessa sequenza,
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perciò ancora una volta lui e Kyuubi dovevano scendere a patti per sopravvivere. La loro collaborazione
diede risultati soddisfacenti, benché il risultato finale era lontano dai loro veri intenti.
FINE FLASCHBACK
Al termine del racconto, l’Uchiha prese in mano il foglio in questione e iniziò a studiarne i sigilli e leggere
con attenzione le informazioni.
- Dove dovrei applicare il sigillo? - chiese, siccome per ora il Moro non aveva mai visto il simbolo che
legava Naruto a Kyuubi.
- Qui - rispose Naruto facendosi scivolare via la tunica, alzando la maglietta retinata e abbassando la vita
dei pantaloni con un pollice fino a far intravedere i primi peli pelvici, e concentrandosi manifestò la
presenza della volpe.
- Uhm! Ma qui c’è scritto che il tuo chakra sarà instabile se applicherò questo blocco - disse l’altro per
chiarirsi tutti i dubbi.
- Riuscirò a controllarlo, Devo... Questo è il mio ultimo combattimento! – ribatté il Biondo.
A quel punto l’Uchiha, abbandonò la sua postazione per poi avvicinarsi all’Uzumaki; premendosi contro di
lui, lo costrinse a indietreggiare contro il muro consapevole di una protuberanza rigida premergli contro la
sua coscia destra.
- Trasformati! Un ultima volta…. Per me… Non riesco a resistere - gli sussurrò il Moro all’orecchio.
Il Biondo sorrise, allontanando l’uomo quanto bastava per creare i sigilli, e divenne la ragazza che l’uomo
desiderava. Questa volta la ragazza non tentò Madara, ma fu lui che la penetrò, non appena la vide. Lei
iniziò a gemere: la schiena contro il muro e lui che la teneva per le cosce. I movimenti da prima lenti si
fecero più veloci e intensi e i due urlavano di piacere; un rumore li distrasse. L’Uchiha coprì di colpo la
bocca di Naruko che sorpresa emise un urlo soffocato; la maniglia dell’ufficio iniziò a girare ma non aprì:
la porta era stata chiusa a chiave. In tutti i casi, la a situazione era seguita attentamente dall’uomo che
intanto continuava a trastullarsi con la sua compagna.
- Chi è? - chiese Madara adirato.
- Sono io: Pain! - rispose l’altro intimorito dall’altra parte della porta.
- Perché cazzo, volevi entrare? - continuò imperterrito il Moro senza smettere di muoversi sulla ragazza.
- No! Emh… non volevo disturbare è solo che siete un po’… emh… rumorosi - disse Pain un po’
impacciato a causa dalla situazione.
- E pensavi anche di poter guardare vero? Vattene!!! - terminò l’altro non interessandosi
all’informazione ricevuta.
Liquidato Pain, l’uomo poté meglio dedicarsi a ciò che stava facendo, infatti, prese di peso Naruko e la
appoggiò sulla scrivania. A quel punto, la prese per le ginocchia per poterle aprire di più le gambe, fino a
quel momento avvinghiate intorno alla sua vita. La Bionda si sdraiò sulla scrivania incurvando la schiena e
lasciando così al suo amante la piena visuale del suo pallido corpo; Madara, difatti iniziò ad accarezzarle i
seni, senza mai smettere di assestarle colpi secchi e regolari, e la ragazza gemeva sempre più forte, fino a
che l’Uchiha si chinò su di lei per baciarla mentre la riempiva del suo piacere. Al termine, Madara si rimise
in piedi dopo aver ripreso fiato, mentre Naruto ritornò alle sue sembianze poco dopo l’orgasmo. Tra i due,
ad ogni modo scese il silenzio.
- Sarebbe un vero peccato se perdessi la vita durante il combattimento - disse l’Uchiha a quel punto
per spezzare il silenzio creatosi.
- Io non morirò! - ribatté l’altro scattando seduto sulla scrivania con il fiato ancora alterato.
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- Se non dovessi morire potrei avere altri programmi per te. Ogni volta che ti vedo – sospirò il primo Penso di riuscire a portare tutto a termine senza la volpe… ma non senza te.
A Naruto morì qualsiasi parola stesse per dire in gola dato il colpo secco che gli arrivò nello stomaco, le
cinque dita di Madara penetravano tra i suoi addominali nel comprimere il sigillo di Kyuubi.
- Perché allora? - chiese indebolito il Biondo tra i colpi di tosse.
- Perché per quanto tu possa essere eccitante, per quanto non riesca a pensare con lucidità quando ti
guardo straziato dal mio piacere, rimarrai comunque una mia pedina - rispose infine con freddezza il
Moro - Ora va via, ho altro da fare!
Naruto fece un cenno con la testa e si rivestì.
- La maschera - ricordò all’altro già alla scrivania a leggere scartoffie.
Madara lo scrutò attentamente, mentre si rimetteva quella maschera che lo nascondeva a chiunque.
- Ah Naruto! Ti do tre giorni di riposo. Poi avrai la tua vendetta - disse l’uomo poco prima che l’altro
chiudesse la porta.
– Si! - rispose il Biondo con un cenno del capo e uscendo dalla porta.
Una volta fuori s’incamminò subito verso le prigioni, dove avrebbe rivisto Sasuke; andava solo per aprire
ancora di più quella ferita da sempre sanguinante, per aumentare l’odio nei suoi confronti. In tutti i casi,
poco dopo la sua uscita, in quella stanza entrarono Pain e Konan.
- Non provare a fare l’incazzato con me adesso eh! - disse Pain appena lo vide furibondo.
- Non dovrei fare l’incazzato? Per una volta che mi posso fare una scopata in santa pace, devi venire
a rompermi le palle? E proprio tu me lo dici che vi si sente benissimo quando lo state facendo! rispose subito a tono Madara.
Konan rimase in silenzio arrossendo dietro a Pain.
- Non è la questione di una scopata…. è che ti stai facendo il possessore di Kyuubi… ci serve quel
maledetto Bijuu! - chiarì l’uomo.
- Lo avremo! Ucciderà Sasuke e ci darà quella volpe…. Non andare avanti a rompere le palle! rispose annoiato l’altro.
La loro unica preoccupazione in quel periodo era poter unire Kyuubi agli altri Bijuu, nondimeno aspettare
un altro po’, non costava nulla; lui finché poteva voleva divertirsi.
- Cosa? Lo farai combattere contro Sasuke? Sei impazzito? - chiese
furioso Pain sbattendo le mani sulla scrivania.
- No! Non sono impazzito… Ho solo avuto un giusto compenso - rispose
Madara mostrando un sogghigno soddisfatto.
Il suo comportamento era giustificato dal fatto che: comunque fossero
andate le cose, la volpe sarebbe stata sua in ogni caso.
- Allora le mie supposizioni sono esatte! Tu ti sei addolcito e non poco fece una pausa, ma prima che l’altro potesse ribattere continuò - Con lui
ovviamente.. Appena arrivato l’hai fatto combattere contro Hidan,
perché se viveva o moriva non te ne sarebbe fregato niente, ed ora? Lo
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fai combattere contro forse l’unico ragazzo con la forza di poterlo sconfiggere.
Madara era furibondo per quelle parole ma lo fissò e basta, con quel sogghigno che solo lui sapeva fare.
- Geloso? – chiese poi con tono sarcastico.
- Ma piantala!!! Non cambiare discorso! Non è questione di gelosia! È questione che non possiamo
rischiare di perdere tutto perché ti sei addolcito per colpa di un bel faccino disponibile!!! E poi?
Questo giusto compenso? Cos’è? Un combattimento per la scopata di prima? Non penso che ti
avrebbe potuto offrire qualcos’altro - costatò l’altro ironico.
- Se pensi che possa farmi incantare da bei faccini e corpi seducenti non credi che ora non sarei qui?
Io so quello che faccio ma a quanto pare sei tu a non saperlo! - ribatté infine l’Uchiha.
Se in quegli anni le cose erano sempre e comunque andate bene era perché tra loro c’era un certo tipo di
fiducia in ambito decisionale, ma ora che questo legame non esisteva più, non poteva neanche più esserci la
loro alleanza.
- Ah, è così! Sono io che non so più cosa è giusto fare, mi sbaglio? - domandò Pain alterato.
Madara sbuffò sonoramente non rispondendo alla domanda fattagli, ma si alzò dalla scrivania, e si avvicinò
a lui e lo prese per il colletto.
- Mi hai stufato! Se credi che le mie scelte non siano giuste te ne puoi sempre andare!
- E perché dovrei andarmene se quello che fa le scelte sbagliate sei tu? - obiettò l’altro in risposta alle
sue minacce.
- Ti dirò un’ultima cosa: vattene e crepa lontano da qui se non vuoi che ti uccida qui ora! - disse il
primo mentre lo fissava dritto negli occhi con sguardo minaccioso.
- Mai! - disse l’altro ma senza convinzione nella voce.
Pain era stato incauto a non attivare la sua arte oculare per proteggersi da Madara, infatti, a quel punto
l’effetto dello Sharingan Ipnotico stava agendo su di lui; non a caso si girò quindi verso la porta per
incamminarsi e andarsene, quando Konan lo strattonò per un braccio.
- Pain non puoi andartene! - disse lei con le lacrime agli occhi - Ti prego!
Lui la tirò a se stringendola forte e accarezzandole i capelli.
- Va tutto bene! Non devi essere preoccupata - disse sorridendo ma non sapendo veramente cosa stesse
facendo, poi la baciò sulla fronte - Vieni con me.
A lei scese una lacrima dal viso e s’incamminò con lui, lontano da quel nascondiglio, sua casa per anni,
pronta a uccidersi poco dopo la morte del suo amato; non aveva senso buttarsi in una battaglia che sapeva
di perdere in partenza. Madara avrebbe ucciso lei e Pain anche se avesse deciso in quel momento di
affrontarlo, perciò le uniche cose che poteva fare erano: seguire il suo amato e impedire a quel bastardo di
mettere mano sugli occhi di Pain. Contemporaneamente a tutto ciò, nell’ala adibita a prigione, il caro
Biondo aveva raggiunto la cella di Sasuke. Naruto entrò nella cella con calma e nel massimo silenzio,
voleva che l’altro si accorgesse della sua presenza il più tardi possibile. In effetti, Sasuke era assopito e
poco vigile, perciò, quando il Biondino s’inginocchiò davanti a lui e cominciò a carezzargli il viso con il
dorso della mano, non se ne rese pianamente conto; percepiva tutto come un sogno. Tuttavia, la realtà era
ben diversa, infatti, il dolore che l’essere afferrato per i capelli gli procurò, era tutto fuorché un’illusione.
Spalancò allora gli occhi per vedere il suo boia, ma non c’era nessuno di fronte a lui; il suo carnefice era
alle sue spalle.
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- Ben svegliato, Sas’ke! - disse mollando la presa sulle ciocche corvine.
- Dobe! - rispose Sasuke.
- Teme! L’unico idiota qui sei tu - replicò Naruto portandosi alla sua altezza, ma rimanendogli sempre
alle spalle – E ringrazia i kami, che di ucciderti adesso non ho voglia.
In quella posizione, il Biondo prese a baciargli il collo, per poi scendere giù fino alla clavicola, gli scoprì
una spalla e vi passò appena la punta della lingua prima di staccarsi e andare a mordicchiare il lobo
dell’orecchio sinistro per far scorrere le labbra lungo il lato del collo ancora non violato dalla sua bocca. A
quel punto Sasuke, scosso dal profumo di Naruto, una fragranza di fiori e agrumi con un pizzico di
cannella, ebbe un fremito, poiché aveva dimenticato quanto inebriante fosse per i suoi sensi quell’aroma;
avvertiva sulle spalle il peso di ogni minuto, di ogni ora del tempo della sua astinenza sessuale con l’altra
metà di se stesso. Tentennava tra desiderio e istinto di conservazione.
- Pretendi di avere il controllo della situazione, ma ti avverto, non riuscirai a controllare me – lo
ammonì Sasuke.
Naruto rise e portandosi di fronte a lui straccio ciò che rimaneva
della parte superiore del suo kimono, mentre il Moro cercò di
sottrarsi, per quanto le catene lo permettessero alla scia di baci che
prese a tracciare sul suo petto. Naturalmente, l’altro gli impedì i
suoi movimenti afferrandolo e tenendolo immobile per i fianchi,
cosi da concentrarsi dapprima su un capezzolo e poi sull’altro,
finché non iniziò a seguire con la lingua la linea delle costole e poi
dei muscoli fino all’ombelico, insinuandosi tra le sue gambe.
- Oh, ma che cosa sento? Non può essere! Sei eccitato - disse
Naruto con scherno e senza smettere di accarezzarlo, poi abbassò
la testa e gli premette le labbra sulla sua erezione.
Sasuke con un nodo alla gola riprese a lottare con tutte le forze
contro questa invasione, tuttavia si rese conto che quei baci, più
che baci, erano una lenta conquista, una manovra di seduzione,
suadente, eccitante. Gli parve che il Biondo fosse dappertutto,
stimolandogli contemporaneamente tutti i sensi. Il suo profumo si
fuse con le carezze della sua lingua e il contatto incandescente
delle sue mani. Tutti gli elementi esplosero nella sua testa, innescando il meccanismo per la resa e questo
per lui era un’esperienza nuova. La dominazione nel loro rapporto era stata sempre nelle sue mani: una
dominazione dove lui sapeva essere tenero ma senza mai cedere il controllo, persuasivo, seduttivo, ma
facendo capire chiaramente a Naruto chi comandava. Invece ora il modo in cui l’aveva piegato al suo
istinto, il predominio sicuro con cui l’aveva eccitato, la consapevolezza dei suoi desideri e la capacità di
soddisfarli che aveva avvertito, diceva chiaramente che ad avere il controllo era il Biondo. A quel punto
Sasuke, si sentì aprire le cosce e non protestò, si contrasse solo leggermente quando frugò con le sue dita
proprio lì, dove le labbra del Biondo avevano indugiato fino a pochi istanti prima. In seguito, le sue carezze
si concentrarono sulla parte alta delle cosce e ne seguì la curva fino ad arrivare al solco che separava le
natiche, accarezzandolo per stuzzicarlo per poi fargli sentire la portata del suo desiderio e in fine staccarsi
di colpo, mentre il corpo del Moro protestava. No! Non poteva lasciarlo così eccitato ma insoddisfatto.
Naruto, infatti, non aveva iniziato tutto quello per poi non concludere nulla, aspettava solo il momento
perfetto: voleva raggiungere lo zenit assoluto. Così, infilò le dita tra i capelli e gli tirò un po’ le ciocche per
fargli piegare la testa di lato, poi gli depose mille baci sul collo, risalì verso il lobo dell’orecchio con la
punta della lingua, succhiò la carne tenera e gli fece sentire il suo respiro caldo, facendolo rabbrividire.
- Quando avrò finito… anelerai essere morto – gli sussurrò Naruto.
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Sasuke radunò le sue scarse forze per sollevare la testa e fulminarlo con lo sguardo. L’altro rise, mentre si
liberava e lo liberava degli ultimi indumenti che lo coprivano, per poi porsi nuovamente verso di lui e
baciargli il torace; poi passò la lingua sulle anche mentre gli accarezzava lentamente i testicoli. Il Moro
voleva protestare ma gli si mozzò il respiro, quando Naruto gli leccò la punta del pene, per poi prenderlo in
bocca; cominciò a muoversi e Sasuke per quanto mentalmente si maledisse assecondava il ritmo della sua
bocca con i fianchi, gemendo. Il Biondo, non aveva nessuna fretta e gli diede piacere lentamente,
assaporando ogni centimetro del suo membro turgido, possente come nei suoi più arcani ricordi. Avvertiva
un senso di trionfo e di potere nel sentirlo gemere e nel saperlo creta nelle sue mani. Sapere di poterlo fare
impazzire era inebriante, infatti, si staccò a forza da lui, ma solo perché non voleva finire così; gli sollevò
le gambe e le allargò il più possibile. In quel momento, Sasuke era consapevole più che mai delle parole
del fratello Itachi: Naruto era cambiato; era implacabile, una furia inarrestabile che lo stava trascinando
verso vette di estasi indicibile che non gli avrebbero fatto raggiungere il paradiso, ma l’inferno. A rendere
concreti quei pensieri, ci pensò in quello stesso frangente Naruto che lo penetrò profondamente, con un
colpo deciso, strappandogli un grido di dolore. Il Biondo si beò di quel grido, era valsa la pena stipulare
quel patto con Madara, se quello era il premio che aveva meritato. Non avrebbe mai immaginato di godere
così nel possederlo. Sasuke che per la sofferenza aveva chiuso gli occhi li riaprì e Naruto per un attimo si
tuffò nelle profondità oscure delle sue iridi. Gli occhi negli occhi, uniti profondamente da un sentimento di
odio e amore, si abbandonarono a quella lotta insieme, che fatta di sesso veloce, avido, famelico, esplosivo,
selvaggio, si raccolse tutto nel ventre come una molla, per poi esplodere. Un ultimo colpo e il mondo svanì.
Entrambi avevano perso totalmente il controllo di sé e per la prima volta in vita loro: il fuoco divampò in
entrambi, più incandescente di mille soli. Quando il piacere li abbandonò lentamente, Naruto rallentò il
ritmo fino a fermarsi e Sasuke lo strinse forte a sé. Con lo scemare dell’orgasmo, un’emozione intensa lo
invase, confondendolo, insieme alla riluttanza a staccarsi dal Biondo. Al contrario, Naruto sollevò la testa e
il suo sguardo era indecifrabile, quando si staccò da lui; un terribile senso di vuoto, investì entrambi non
appena interruppe il contatto. Niente fu più detto o fatto tra loro, il Biondo si rivestì e se ne andò lasciando
Sasuke nudo, in catene e consapevole che anche se il corpo era appagato, la mente e il cuore non lo erano.
Naruto lo aveva infiammato di desiderio e l’aveva portato sull’orlo della follia come mai era successo, ma
qualcosa era mancato: un bacio. Voleva morire. Ma un bacio tutto sommato, faceva tanta differenza? Tra
loro sì, giacché, un bacio è dolce cemento, e colla e gesso dell’amore.
CAPITOLO SETTE
Non seppe per quanto tempo aveva vagato in quell’azzurro slavato, scivolando sopra altre anime, affamato
di vita ma incapace di ricordare un singolo momento della sua. Tuttavia, quando vide la vita che splendeva
davanti a se e allungava le mani per cercare di raggiungerlo, si diresse verso di lei con la sua anima perduta
e senza forma. Nel preciso istante in cui lo sfiorò, rammentò chi era e provò il terrore di perderla. Si
aggrappò balbettando e solo quando un paio di mani, umane e reali, staccarono le sue da qualsiasi cosa
stringesse, sentì la disperazione abbandonarlo.
- Kakashi!
Era la voce di Iruka, ma non poteva vederlo.
La sua visione era confusa e la luce violenta
gli feriva gli occhi. Sapeva che era lui che lo
teneva fra le braccia perché poteva sentire la
sua voce rimbombargli nel petto.
- Iruka? – riuscì ad articolare in risposta. Poi
tutto fu buio.
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Kakashi riaprì i suoi occhi in una stanza inondata dal sole. Le persiane erano aperte e la luce entrava da
tutti i lati, sulle coperte che lo ricoprivano e sulla pelle ricoperta da bende. Era confuso: confuso ma vivo.
Respirò a fondo e sentì il cuore battere nel petto. Il suo cuore non si era fermato ed era caldo. La sua pelle
era calda. Si guardò intorno e si rese conto di essere all’ospedale del villaggio. Era adagiato in un letto
dalle candide lenzuola di lino, sul comodino accanto c’erano il suo libro preferito e un vaso con un unico
fiore. A quel punto, sbatté le palpebre. Lentamente, come attraverso una bruma, mise a fuoco la stanza per
accertarsi di non stare sognando. Poi si sentì stringere la mano e capì di non essere solo.
- Kakashi? – articolò la presenza.
La presenza, altri non era che Iruka. Il chunin aveva atteso con ansia il suo risveglio fin da quando l’aveva
ritrovato moribondo alle porte di Konoha.
- Ho fallito! – fece in risposta lui chiudendo un attimo gli occhi – Mi spiace…
Iruka strinse più forte la sua mano prima di parlare.
- Va tutto bene! – disse ciò con la massima serenità.
- Che cosa significa? – domandò Kakashi spalancando gli occhi incredulo – Pensavo tu volessi che
tornasse.
- Lo vorrei…Kakashi. Io…io speravo accadesse un miracolo. Ma niente di tutto questo è più
importante della tua vita: perdere Naruto è tragico, ma è te che non sopporterei di perdere. Non
potrei vivere senza di te, Kakashi.
Era di certo sotto l’effetto di qualche anestetico che gli avevano somministrato, o era davvero morto? In tal
caso, era quello il paradiso, poiché Iruka non gli dimostrava apertamente un tale calore da quella nefasta
notte.
- Ti amo Iruka, con tutto me stesso – mormorò.
Iruka sorrise e poi lo baciò. Quando quell’attimo di tenerezza tra loro finì e la realtà prese a pesare sulle
loro vite, infatti, Kakashi si fece raccontare cosa era successo alla riunione e come fosse arrivato a Konoha.
Il compagno fu lieto di informarlo di come Tsunade e gli altri Kage avessero stipulato un accordo per fare
fronte comune contro l’Akatsuki, tuttavia la donna non era riuscita a dissuaderli dal cambiare la sorte di
Naruto: lo esigevano vivo o morto. Per quel che concerneva il suo arrivo al villaggio, gli narrò come
l’avesse trovato mezzo morto alle sue porte proprio quando era in procinto di partire per rintracciarlo su
ordine dello Hokage; questa, infatti, aveva inviato a Konoha un messaggio, dopo che gli altri membri della
scorta avevano trovato i corpi privi di vita di Sai, Sakura e di alcuni membri dell’Akatsuki ma non il suo.
- Ora rammento! – prese a dire Kakashi – Naruto mi ha trafitto in prossimità del cuore ed ha
affondato la lama in modo da procurarmi una ferita che mi portasse lentamente ma inesorabilmente
verso la morte….Ma io non potevo morire là.
Iruka gli chiuse la bocca con la sua, non c’era bisogno di dirsi altro. Ora bisognava gettarsi il passato alle
spalle e andare avanti sulla strada che il destino aveva segnato. Lo stesso discorso valeva per qualcun altro:
i tre giorni erano ormai passati e Naruto era pronto per l’ultimo combattimento della sua vita. Non aveva
rimpianti, aveva vissuto la sua vita come meglio poteva ed ora doveva solamente dire addio ad una persona
prima di potervi mettere fine, per mano di Sasuke o di Madara era indifferente. Il Biondo si incamminò per
i corridoi ormai molto più silenziosi dall’ultima missione, aprì una porta ed entrò nella stanza.
- Perché cazzo sei entrato in camera mia? - chiese Hidan adirato.
- Sono qui per salutarti - disse Naruto senza energia nella voce.
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- Salutarmi? E dove credi di andartene domani? Hai in mente di scappare? - chiese incredulo
l’immortale.
- Stai zitto per una buona volta…. - concluse suadente il Biondo mettendogli le braccia intorno al collo e
baciandolo con passione.
Naruto intrecciò le dita tra i morbidi capelli dell’Argenteo mentre l’altro scorse le mani sotto la tunica e la
maglia, studiando nuovamente quella schiena perfetta, quella pelle candida e liscia; quel bacio sembrò
interminabile, ma il Biondo vi pose fine allontanandosi. Hidan lo fissava perplesso, dopo questa
provocazione, non immaginava che si staccasse così facilmente da lui.
- Lo ammetto - iniziò a dire Naruto - le notti con te sono state piacevoli… per quanto lo negassi, se non
avessi davvero voluto averti in me, avrei saputo ribellarmi…Non volevo andarmene senza fartelo
sapere, quindi sono qui per dirti addio.
Hidan non parlò, troppo stupito da quella frase e Naruto si avviò verso la porta in silenzio, ma mentre stava
uscendo lo salutò per l’ultima volta.
- Addio, Hidan!
Lasciato quel luogo il Biondo si incamminò verso la stanza di Itachi e arrivato di fronte la porta, era pronto
a bussare ma sospirò, si tirò indietro e torno nella sua stanza: non aveva il coraggio di dirgli addio; invero,
non voleva realmente dirglielo, come se facendolo, firmasse definitivamente la sua condanna, l’unica
persona che lo legava ancora alla vita, al voler vivere. Tornò indietro ed entrò nella sua stanza, tenendo la
testa bassa e si sedette sul letto, nel silenzio della sua solitudine.
- Perché volevi entrare in camera mia? - chiese l’uomo seduto a poca distanza da lui, su una poltrona,
che fino a quel momento era rimasto nell’ombra.
- I-Itachi…. cosa ci fai qui? - domandò il biondo alzando di scatto lo sguardo e fissandolo quasi
terrorizzato.
- Ti ho visto di fronte alla mia porta, ma dato che eri titubante ho deciso di aspettarti qui… - rispose
con un leggero sogghigno, anche se al primo impatto quello sguardo lo aveva stupito, ma in effetti lui non
sapeva ancora dell’incontro del giorno seguente.
- Non volevo vederti… - rispose malinconicamente Naruto.
- E perché? - chiese a quel punto incuriosito il Moro dall’atteggiamento dell’altro
- Così ora dovrò per forza dirti addio - disse molto a bassa voce il Biondo.
- Per forza? Addio? - domandò stupito Itachi
- Domani morirò… - dichiarò infine l’Uzumaki fissandolo negli occhi - domani combatterò contro
Sasuke, e quando riuscirò ad ucciderlo, Mad… emh… Pain estrarrà Kyuubi e quindi per me sarà la
fine.
Gli aveva detto questo, perché mai avrebbe ammesso con nessuno di aver paura di sfidare Sasuke, di poter
perdere contro di lui. Itachi sgranò gli occhi a quella notizia, si alzò dalla poltrona e andò ad abbracciarlo,
d’istinto; Naruto si sciolse in quell’abbraccio, appoggiando la testa alla sua spalla e ricambiò il tenero
abbraccio. Poi il biondo gli sussurrò all’orecchio.
- Ti prego, fammi sentire tuo, un ultima volta. Non
mi interessa se per te sia sesso o amore, voglio solo
provare piacere un ultima volta, nella mia vita, con
te!
Il moro stupito da quell’esclamazione lo strinse ancora
più forte a se mentre nella sua mente si ripeteva ancora
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“con te…..”, lo aveva visto maturare con lui, aveva visto ogni sfaccettatura del suo carattere, conosceva i
suoi sorrisi, i suoi sguardi, le sue movenze, ma quella sera aveva davanti a se un Naruto tutto nuovo, di cui
non avrebbe mai immaginato l’esistenza, non avrebbe mai pensato di vedere… debole, fragile, ma allo
stesso tempo cercava di nasconderlo, assolutamente non riuscendoci. Itachi, prese il mento del biondo e
girò il viso fino ad incontrare le sue labbra, calde e morbide come sempre; mentre lo baciava iniziò a
togliergli delicatamente la tunica, e allo sfiorare della sua pelle, l’altro fremeva, come se non fosse mai
stato toccato da nessuno in tutta la sua vita. L’Uchiha si spogliò dei suoi indumenti, per poi premere il suo
corpo nudo delicatamente su Naruto per invitarlo a sdraiarsi sul letto; le grandi mani di Itachi percorsero il
petto del biondo, facendo particolare attenzione ai capezzoli, mentre iniziava a baciargli il collo facendolo
ansimare. Il moro slacciò quindi i pantaloni dell’altro mostrando così l’erezione e intanto che i baci
continuavano, la mano di Itachi scivolò ad accarezzare ritmicamente il membro del biondo, che nel mentre
anch’egli aveva liberato l’erezione del moro, muovendosi con ritmi delicati ed armoniosi; a quel punto
l’Uchiha perse il controllo lasciando così le calde labbra dell’Uzumaki per poter avvolgere con le sue il
membro del compagno: si muoveva a ritmi regolari, mentre con le mani carezzava l’interno coscia creando
scatti e brividi di piacere nel compagno, Naruto incurvò la schiena per provare più piacere e puntando i
piedi ai bordi del letto aiutava il suo compagno con movenze più rudi e irregolari fino a che non si irrigidì
per donare il suo nettare a Itachi, che accettò senza indugi. L’uomo ricominciò subito ad accarezzare il
corpo del biondo, passando dalla schiena alle natiche per poi penetrare con un dito in lui, Naruto gemette a
quell’intrusione fastidiosa ma piacevole, ci vollero pochi movimenti prima di essere violato dal secondo e
dal terzo dito dell’Uchiha; lui ansimava.
- Ti prego, entra in me, voglio sentirti, voglio provare un ultima volta questo tremendo piacere - disse
il Biondo.
A queste parole Itachi sfilò le dita e si posizionò di fronte a lui, aprendogli le gambe, penetrandolo con
dolcezza mentre si faceva avvolgere dalle gambe del compagno, iniziando a muoversi su di lui, il fiato di
entrambi si fece corto mentre il moro si muoveva sensualmente sul corpo dell’Uzumaki, strusciandosi su di
lui e sfiorandogli tentatore le labbra senza mai concedergli la lingua tanto agognata. Naruto strinse ancora
più forte le gambe intorno alla vita di Itachi seguendo i suoi movimenti, per poi avvolgergli il collo con le
braccia tirandolo se baciandolo freneticamente. A quel punto il moro si tirò su con la schiena, portando con
se il biondo, ed iniziò a farlo muovere sul suo bacino, fino a che, dopo aver preso il ritmo desiderato, si
tirò indietro con la schiena, provando un piacere stupendo ed una vista superba mentre quel corpo, così
candido e perfetto si muoveva lussuriosamente su di lui; Itachi prese in mano il membro del compagno
rigido ed iniziò a muoversi allo stesso ritmo dell’altro.
- I-Itachi po-potrei venire a momenti - disse Naruto tra gli ansimi ed i gemiti mentre rallentava il suo
movimento.
- È quello che voglio - rispose con un tono e sguardo provocante il Moro.
Il Biondo a quella risposta ricominciò a muoversi a ritmo sempre più serrato, così come l’Uchiha muoveva
la sua mano, fino a che entrambi vennero contemporaneamente sporcandosi di candido bianco. Naruto
rimase sdraiato a lungo sul petto di Itachi, ascoltandone il respiro che man mano si calmava fino a
diventare regolare;
- Grazie - sussurrò con una voce quasi impercettibile, mentre si alzava.
L’altro non rispose, se non con un sorriso dolce, che spiazzò il ragazzo, mandandogli per un attimo il cuore
in gola, non aveva mai visto quel sorriso sul viso di Itachi; poi l’uomo si alzò ed andò a lavarsi. Quando
Itachi ebbe finito si avvicinò a Naruto.
- Ti amo Naruto. Non ti amo come si ama la propria anima gemella, non sei tu, ma ricordati che ti ho
amato, come non ho mai amato nessun altro.
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Poi gli prese il viso e lo baciò, un bacio dolce, mentre le lacrime del Biondo bagnavano le mani del Moro,
quando si allontanò da lui, si girò di scatto e uscì dalla porta, sentì l’altro che lo chiamava, ma si rese conto
che quella sera Naruto non sarebbe stato l’unico a versare delle lacrime.
CAPITOLO OTTO
Era il giorno della battaglia e Naruto aveva il cuore in subbuglio. Camminava lungo i corridoi del covo,
verso l’uscita, seguito da Itachi, e cercava inutilmente di calmarsi. Fino a quel giorno, era sempre riuscito a
frenarsi. Era ciò che gli aveva insegnato Akatsuki: freddezza, circospezione, autocontrollo. Quel giorno,
invece, non riusciva a mantenere la concentrazione per più di qualche minuto. Da quando si era svegliato
non aveva fatto altro che pensare a Sasuke. Itachi sembrava invece l’immagine della tranquillità, con passo
flemmatico procedeva verso l’uscita, ma a pochi passi da essa calò lo sguardo sul Biondo.
-Va tutto bene? – chiese trattenendolo per una spalla.
- Certo – disse Naruto tirando le labbra in quell’insopportabile sorriso forzato che gli veniva fuori ogni
volta che mentiva su qualcosa.
- Era dai tempi di Orochimaru che non ti vedevo così agitato – gli fece notare Itachi; Naruto non poteva
mentirgli: lui gli leggeva dentro.
- Non è uno scontro come gli altri – replicò l’altro, ponendo così fine alla discussione.
Nel frattempo, nella cella di Sasuke entrò Tobi portando con sé delle vesti pulite e la conferma che lo
scontro tanto atteso stava per avere luogo.
- Ormai puoi gettarla quella maschera….caro zio – pronunciò Sasuke con tono sarcastico e gli occhi
fissi su quello che aveva scoperto essere un suo antenato.
Non meno di ventiquattro ore prima la verità sulla fine del Clan e su chi fosse in realtà il vero capo di
Akatsuki gli era stata rivelata proprio da quello che in un primo momento gli era sembrato una versione
mora del dobe. Sempre in quel luogo…in quel lasso di tempo, i due avevano stipulato un accordo; ci ho
che si erano detti era vivido nella sua mente.
FLASHBACK
Né Naruto né Itachi avevano più varcato la soglia della sua cella dal giorno del suo arrivo al covo. Fino a
quel momento a portare i suoi pasti era stato Hidan, che con minuzia di particolare gli riferiva, al solo
scopo di ferirlo, le notti di Naruto con lui e Itachi ma mai del suo destino fino a quando nella sua prigione
non era entrato Lui.
- Tu chi sei? E dov’è Hidan? – chiese Sasuke con tono esigente al nuovo venuto.
- Io sono Tobi! – rispose questi per poi cantilenare - Tobi è un bravo ragazzo.
Sasuke aggrottò leggermente la fronte e si chiese che scherzo era mai quello, perché uno così non poteva
essere di certo un membro di Akatsuki, eppure il mantello con le nuvole rosse che indossava non lasciava
adito a dubbi.
- Hidan-sempai doveva giocare con Naruto-kun, perciò è venuto Tobi da te – prese a dire mentre gli
svolazzava intorno.
Il Moro non fece una piega, rimase indifferente, ma in realtà quello era un altro colpo incassato in silenzio.
Comunque sia, si accorse ben presto che i movimenti eseguiti dall’altro avevano avuto come fine ultimo
liberarlo dalle catene: decisamente un grave errore. Difatti, Sasuke si scaglio contro Tobi pronto a d
ucciderlo se necessario per scappare e trovare e uccidere Naruto e Itachi, tuttavia nel giro di un secondo si
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ritrovò a fissare l’unico occhio che la fessura della maschera arancione di Tobi lasciava intravedere; il suo
collo era stretto in una presa mortale, il corpo sollevato di qualche centimetro da terra e i suoi occhi puntati
su quella che doveva essere una facile preda.
- Chi sei? – domandò con voce strozzata il Moro.
- Lo so che l’hai notato Sasuke, perciò… - rispose beffardo l’altro - …dimmi tu chi sono.
- Non può…Itachi…Itachi ha sterminato tutto il Clan – replicò Sasuke annaspando per la mancanza di
ossigeno - Noi siamo…
- Gli ultimi? No, nipote caro ci sono anch’io… - fece a quel punto Tobi levandosi con la mano libera la
maschera che celava il suo bel volto.
A quel punto Sasuke si ritrovò a fissare il volto di Madara Uchiha: il suo avo.
- E ora anche tu conosci il mio piccolo segreto…Tu e il caro Nacchan – disse l’Uchiha mentre liberava
dalla sua morsa il collo del suo discendente.
- Naruto?! – esclamò l’altro stupito.
- Si! E a tale proposito domani ti batterai con lui all’ultimo sangue – lo informò Madara per poi dire Non sei felice?
- Che significa ciò? Se lui muore tu – fece Sasuke inquisitorio; era certo che Madara nascondesse
qualcosa.
- Mai lui non morirà e poi figurati se Itachi lo
permetterebbe – gli fece notare giustamente l’altro;
ma non era su Itachi che l’uomo faceva affidamento.
- Tzk! Vuol dire che farò fuori anche lui –
sostenne Sasuke a quel punto.
- Bene! Allora facciamo un piccolo patto noi due
– prese a dire l’Uchiha - Se riuscirai a uccidere sia
Naruto sia Itachi io ti lascerò libero…Libero di
annientare Konoha.
- E perché mai dovrei farlo? – domandò l’altro con
ragione; lui non aveva nulla contro il suo villaggio,
anche se l’aveva abbandonato.
- Ma in nome della vendetta – rispose Madara Nipotino caro, lascia che ti racconti una bella storia. Tutto iniziò alla morte del Primo Hokage,
trovato morto alla Valle Della Fine, senza però che nessuno sapesse che fosse lì; il Secondo, più
debole del Primo, aveva paura dei clan più forti del villaggio: al primo posto c'erano gli Uchiha.
Tuttavia non ebbe il fegato di attuarne la soppressione, infatti, fu il loro allievo divenuto Hokage a
mandare una squadra di ANBU a distruggere la nostra famiglia; ma la cosa che non tutti sanno è che
a capo della squadra c'era Itachi.
E fu una bella storia, infatti, al suo termine desiderava davvero porre fine al Villaggio della Foglia in nome
della vendetta.
FINE FLASHBACK
Ma ora non era tempo per queste quisquilie, aveva una battaglia da vincere. Così prese a vestirsi con ciò
che Tobi alias Madara gli aveva portato per poi al termine seguirlo fino al luogo preposto dell’incontro. Il
luogo in questione si trovava a pochi passi dal covo.
- Ti piace! E’ il posto preferito di Nacchan – fece l’uomo una volta giunti sul luogo.
- E un posto come un altro – gli rispose Sasuke con voce non curante, ma in realtà quel posto aveva un
significato anche per lui.
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- No! Questo è il posto perfetto.... il posto, dove ho immaginato più e più volte di toglierti la vita con
le mie mani, e ora potrò farlo davvero – intervenne a quel punto una terza persona: Naruto.
Il Biondo seguito a pochi passi da Itachi e da Hidan, sopraggiunto all’ultimo secondo, aveva fatto la sua
comparsa in scena.
- Tzk! Allora magari ho ancora una speranza di vita – fece sprezzante Sasuke.
Naruto non rispose, giacché la figura di fianco al Moro attirò il suo interesse per un motivo che rivelò ad
alta voce.
- Ah Madara!...Alla fine ti sei fatto riconoscere da tutti – dichiarò divertito per poi aggiungere – Spero
tu non debba pentirtene.
Itachi sgranò gli occhi per un attimo e farfugliando tra se e se "Lo avevo immaginato" liquidò così la
faccenda. Il fatto che lui non gli avesse dato importanza stupì Naruto, ma in primis Sasuke e Madara; in
realtà le cose stavano diversamente.
- Itachi! Chi cazzo è Madara? E dov’è quell’impiastro di Tobi? Ma cosa più importante…Pain dov’è
si è cacciato. Prima…. – prese a dire l’Immortale, ma fu fermato dalle parole dell’altro.
- Sta zitto Hidan!
- Come sei cattivo con lui nipote! Comunque, mio caro Hidan se ci tieni risponderò io alle tue
domande e sarò breve…Ho uno scontro da seguire – esclamò il soggetto in questione per poi dire – Io
sono Madara Uchiha e Tobi era la mia copertura, inoltre sono io il vero leader di
quest’organizzazione…Pain era la mia cara marionetta, ma non mi serviva più, perciò l’ho liquidato.
Nell’udire ciò ad Hidan scappò un sorriso divertito e un pensiero: “Un altro fottuto Uchiha. Qui spuntano
come funghi…Ma il Clan non era stato sterminato?”. Ad ogni modo, a lui non importava chi fosse o se
era imparentato con i due moretti…per lui costituiva una minaccia e doveva fare attenzione.
- Se hai finito, io vorrei cominciare – intervenne Naruto secco.
A quel punto, Madara si fece da parte così come gli altri due e i nostri contendenti mossero qualche passo
l’uno nella direzione dell’altro fino a trovarsi di fronte: nero nel blu; blu nel nero. Inaspettatamente non si
gettarono subito nella contesa, forse perché avevano ancora qualcosa da dirsi e la proferirono.
- Avrei tante cose da dirti, ma in questo momento è il silenzio a far da padrone….Un silenzio strano,
un silenzio che urla tutto il mio amore, tutta la mia delusione... – fece Sasuke con gli occhi animati da
una luce calda che si estinse al termine di quelle parole.
- Anch'io... vorrei dimenticare se fosse possibile... – replicò Naruto freddo.
Gli occhi di entrambi divennero freddi come il ghiaccio; nello sguardo risplendeva unica ferrea decisione:
annientare l’altro. A quel punto, lo scontro ebbe inizio. I due scattarono in avanti ma il primo colpo di
entrambi mancò il bersaglio, perché un pugno si schiva con facilità. Naruto si allontanò di poco, Sasuke
sguainò la lama…La battaglia vera e propria poteva cominciare.
- Fūton - Kami Oroshi (Sacro Flusso Rapido) – esclamò il Biondo; non era ancora tempo di incrociare le
lame.
Naruto aveva, infatti, dato vita all’Arte magica al solo scopo di travolgere Sasuke e farlo desistere
dall’attaccare con la sua spada. L’obiettivo prefissato fu raggiunto in pieno, poiché il caro Moro ricorrendo
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alla Tecnica della Sostituzione sfugge al colpo ma rinuncia ad attaccare con la sua fedele katana per servirsi
a sua volta di un ninjutsu.
- Katon: Hōsenka no Jutsu (Tecnica della Pioggia di Fuoco) – dichiarò componendo velocemente i
sigilli.
Tante piccole palle di fuoco, al cui interno erano nascosti degli shuriken, furono lanciate in direzione di
Naruto che con movimenti degni di un ginnasta li evitò tutti o quasi: uno shuriken segnò la sua guancia
destra.
- L’ultima volta sono stato troppo buono con te – dichiarò gelido Naruto – Ma oggi, ti staccherò le
membra a una a una.
- Tzk! – sobillò Sasuke facendo scorrere le dita lungo la cicatrice che segnava il suo diafano collo.
A quel punto, il Moro impugnò di nuovo la spada, tuttavia non trovava margini per attaccare il rivale, ma
doveva avere pazienza: solo pazienza. Il Biondo dal canto suo chiamò a se la sua famosa lama di chakra
rosso e senza esitare si getto sul nemico; giocava di forza e velocità. Per un po’ si fronteggiarono con
attacchi repentini seguiti da fughe e ritirate strategiche, poi Sasuke si stufò. Si avvicinò a Naruto e lo tenne
a lungo impegnato in un semplice corpo a corpo.
- Sei migliorato…ma non abbastanza – disse il primo.
- E tu ti sei rammollito – replicò il secondo vibrando l’ennesimo colpo - Allora, Naruto! Non mantieni
più le promesse.
Il rumore delle lame era accompagnato dal loro respiro affannato. Naruto calibrava ogni azione, ogni gesto,
e rispondeva con calma a tutti gli attacchi portati avanti dall’altro, per questo nonostante il respiro ansante
era sempre un passo avanti a Sasuke. Non fu frutto del caso, infatti, che il suo intento di usare il Kusanagi
no Tsurugi: Chidorigatana, in altre parole la Katana Mille Falchi si rivelò un fisco, mentre il Biondo con la
mano libera vibrò un colpo dell’Arte del Vento, la Kaze no Yaiba (Spada di Vento). Con le dita era
riuscito a creare senza che l’altro se ne rendesse conto delle vere e proprie lame di vento difficili sia da
schivare sia da prevedere; il colpo lacerò la pelle del Moro in più punti: Naruto stava mantenendo la sua
promessa, lo stava uccidendo pezzo per pezzo. A quel punto, Sasuke sorrise dolcemente; gli sorrise, come
quando era ancora la cosa più importante per lui.
- Torniamo a casa insieme - gli disse mentre gli allungava una mano.
Naruto a quest’affermazione rimase interdetto per un attimo: era un trucco? Questo si domandò per mezzo
secondo, per poi scagliare un altro colpo di lame di vento, mentre la katana di chakra era sempre attiva e
puntata verso il Moro. Dal canto suo l’Uchiha non tentò minimamente di sottrarsi all’attacco, anzi senza
alcuna esitazione si fermò a pochissima distanza dalla lama di chakra.
- Non voglio combattere contro di te - disse Sasuke con sguardo perso nel vuoto.
Il Biondo non capiva, era forse uscito di senno? Oppure…. Quell’oppure avvenne ancora prima che lui lo
formulasse: Sasuke si era conficcato la lama nel petto.
- Fermo!!!! Vai indietro! Fermati Sasuke! - urlava Naruto quasi terrorizzato dalla scena, senza però
avere la lucidità mentale di decidere cosa fare in quell’istante.
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Sasuke arrivò fino all’elsa, e mentre il dolore si
faceva sempre più lancinante accarezzò il viso
dell’altro e lo baciò.
- Ti amo! Ti amerò per sempre Naruto sussurrò il Moro prima di perdere i sensi.
Solo allora il Biondo si accorse delle lacrime che
gli bagnavano il viso e che la sua katana sfumava,
lasciando così, che il corpo senza vita del suo
compagno cadesse a terra. A quel punto, anche
Naruto si lasciò cadere: in ginocchio fissava
incredulo l’unico amore della sua vita.
CAPITOLO NOVE
- Kai! - pronunciò Naruto duro.
- Piaciuto il genjutsu Nacchan!...Era per augurati Buona Fortuna – asserì l’altro, mentre si faceva da
parte e lo lasciava raggiungere Sasuke.
Naruto lo maledisse in silenzio. Nessuno se ne era accorto, ma lui in una frazione di secondo era entrato e
uscito da un’illusione che gli aveva scosso la mente e lo spirito. Madara era stato abile nel fare in modo che
solo allo zenit dello scontro la verità saltasse fuori: la resa di Sasuke. Ad ogni modo, era ben felice che alla
fine si fosse trattato solo di quello non della realtà, per il gran finale aveva in serbo ben altro.
- Allora, Dobe! Quanto ancora mi farai aspettare – intervenne Sasuke a quel punto, impaziente di
iniziare.
- Sono Pronto! Mettiamo la parola fine a tutto ciò.
I due rivali si avvicinarono decisi a iniziare uno scontro di tipo fisico. Il taijutsu di Sasuke era veloce e
preciso e più di una volta riuscì a sfruttare le aperture nella difesa dell’avversario e a colpirlo in alcuni
punti critici. Naruto, invece, cercava di mantenere le distanze, intenzionato a non sprecare le sue forze
inutilmente. Lo scherzetto di Madara era costato al ninja una parte rilevante del suo chakra, e nonostante, di
suo ne avesse a disposizione molto di più di uno normale, contro il suo avversario non sarebbe bastato:
ricorrere a Kyuubi equivaleva ora a un suicidio.
- Katon - Gouryuuka no Jutsu (Tecnica del Drago di Fuoco Supremo) – pronunciò Sasuke
approfittando
di un distanziamento fra loro.
A quel punto gli enormi proiettili infuocati a forma di drago lanciati dal Moro, trafissero pesantemente
Naruto, che dal canto suo, gli riservò un’efficace quanto letale contromossa.
- La pagherai! Fuuton - Shinkuudaigyoku (Grande Sfera del Vuoto) – esclamò il Biondo con forza.
Tuttavia a Sasuke bastò saltare in verticale per evitare il colpo e servirsi della situazione per caricare nella
mano sinistra la sua tecnica preferita.
- Chidori (Mille Falchi).
La Raiton no Jutsu dell’Uchiha colpì in pieno petto il bersaglio che…incredibilmente sparì.
- Cosa? Un clone? – sbottò sorpreso il Moro.
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- Sorpresa! Adesso non potrai evitare questo – disse Naruto, lanciando contro l’avversario quattro
shuriken la cui velocità era stata aumentata grazie all’Arte del Vento.
Sasuke non vide arrivare il colpo. Le lame ferirono la sua carne costringendolo a una ritirata strategica
nella boscaglia; l’Uzumaki gli corse dietro. Contemporaneamente alla battaglia che opponeva i due,
un'altra si preparava a scoppiare. Osservando il livello del combattimento, Hidan era arrivato alla
conclusione che se erano giunti a questo punto, doveva esserci qualcosa sotto. In altre parole si era reso
conto che alla morte di Naruto, Madara sarebbe stato invincibile. Aveva paura che quell’uomo sapesse
come ucciderlo o almeno renderlo inoffensivo, e un emulatore di Jashin, non può essere inoffensivo. Il
discorso per Itachi era molto diverso. Lui odiava a morte quell’uomo. A causa sua si era dovuto accollare
tutto l’odio di suo fratello: I Consiglieri con il parere contrario del Terzo Hokage avevano mandato la
miglior squadra ANBU a uccidere tutto il clan Uchiha solo perché Madara uccidendo il Primo nella Valle
Della Fine l’aveva reso reo di tramare un colpo di Stato. Lo sterminio fu definito dagli stessi “per
precauzione”; così quando quella notte Sasuke entrò in quella stanza, buia e impregnata di sangue,
vedendolo chino sulla loro madre, anche se il cuore non voleva crederci, pensò che fosse stata opera del
fratello. Dal canto suo restandosene in silenzio ammise quella menzogna per salvarlo, per farlo rimanere in
vita, anche se da solo…anche se Sasuke voleva ucciderlo. Inoltre ora Madara stava facendo combattere le
persone a cui Itachi era più affezionato, senza poter far niente, dover osservare la loro morte inerme. Infatti,
i due ragazzi che momentaneamente si erano inoltrati nella boscaglia vicina, ne erano usciti avevano tutte
le intenzioni di scagliarsi contro il più potente dei loro ninjutsu.
- Adesso! – urlarono Naruto e Sasuke, attaccandosi nello stesso identico momento.
Un fragoroso boato scaturì dall’impatto delle due micidiali Tecniche. Parallelamente Itachi diede il via alla
sua crociata.
- Madara!!! – urlò, mentre si scagliava contro di lui con una forza disumana.
Desiderava colpirlo con tutte le sue forze, però non vi riuscì; l’attimo successivo anche Hidan balzò contro
Madara con la sua falce in mano, pronto a salvarsi la pellaccia.
- Che stai facendo Hidan? Questo è un affare di famiglia che doveva essere chiuso tempo fa! – disse
adirato Itachi.
- Non me ne frega un cazzo della tua famiglia. Dove c’è sangue, dolore e morte ci sono io che mi
diverto… lo dovresti sapere - rispose Hidan con un sogghigno lussurioso in viso.
- Fai come credi, ma il colpo di grazia deve essere mio! - rispose Il Moro rassegnandosi alla presenza
dell’altro.
- Solo perché sei tu - rispose infine l’immortale lasciando intendere molti doppi sensi a quella frase.
A quel punto Hidan scattò in avanti sorpassando Itachi e cercando di colpire madara ma quell’uomo
conosceva alla perfezione ogni mossa di ogni elemento dell’Akastuki e sapeva benissimo come difendersi;
a Itachi la cosa non interessava, sarebbe anche morto ma portando l’altro con sé. Entrambi continuavano ad
attaccare il comune nemico come potevano, ciò nonostante non riuscivano mai a colpirlo. Questo perché
Itachi non agiva con la solita calma: era la rabbia a farla da padrone. Mentre Hidan agitava la sua falce in
modo impulsivo. Considerando ciò e il fatto che Madara non aveva ancora attaccato, ma si spostava con
grazia schivando qualsiasi attacco propostogli, era chiaro che se i due non cambiavano strategia: avrebbero
fatto una brutta fine.
- Smettila di scappare bastardo! - gridò Itachi.
- Ti sto soltanto allungando la vita, non vuoi assistere alla morte del tuo fratellino? - lo beffeggiò
Madara.
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Il primo colse quel momento per far apparire nella sua mano una katana di chakra. Quella era la tecnica che
anni prima aveva insegnato al suo caro allievo.
- Pensi che non sappia come usi una katana? - infierì ancora l’Uchiha più anziano.
- Non questa – sogghignò l’altro, mentre concentrandosi, faceva allungare la lama in maniera spropositata.
A quel punto, servì un semplice balzo per infierire su Madara: riuscì persino a ferirlo, anche se non
profondamente. Fu allora che l’altro decise di fare sul serio. Si scagliò su Itachi e senza bisogno di sigilli o
altro, si avventò alla sua gola stringendolo talmente forte che il poveretto iniziò a sentire un gusto di sangue
in gola. In quel frangente l’unica cosa che l’Uchiha più giovane riuscì a fare in quel momento fu ruotare il
polso avvicinando la sua katana che si stava sempre più accorciando verso Hidan, che capendo subito cosa
intendeva il compagno, la leccò e dopo un paio di sigilli e segni nella terra era pronto a uccidere Madara.
Nel frattempo, l’uomo lasciò il collo di Itachi che cadde a terra svenuto.
- Credi che possa morire così facilmente? Credi che non abbia preso precauzioni contro di te? affermò Madara sicuro di se in direzione dell’Immortale.
- Ricordati che ti sto solo allungando la vita… fino a che Itachi non si riprende – gli rispose Hidan
sorridendo.
- Gli ho spezzato il collo - dichiarò infine Madara.
Ma quell’affermazione non fu molto veritiera, giacché un colpo di tosse ruppe il silenzio;
- Coff, coff! Te l’ho detto…coff, coff… se morirò, ti porterò con me coff, coff - disse Itachi, mentre si
teneva il collo dolorante, poi continuò - Hidan ti lascio l’onore coff, coff.
Non fece tempo a finire la frase che l’Immortale si piantò una lama nel cuore, e di colpo Madara cadde a
terra stingendosi il petto.
- Tsk! Non ci sono precauzioni contro un immortale! – disse Hidan beffeggiando il cadavere ai suoi
piedi.
In seguito corse a soccorrere Itachi, mentre anche l’altro scontro era giunto ormai agli sgoccioli.
Dall’impatto delle due micidiali Tecniche, i contendenti ne erano usciti illesi (o quasi), infatti, depositatosi
il polverone Naruto e Sasuke, si erano ritrovati in piedi e pronti a colpire ancora.
- Bel colpo! – disse il primo ripulendosi il sangue che bagnava le sue labbra.
- Anche il tuo– replicò il secondo utilizzando come benda ciò che restava della parte superiore del suo
vestiario. Poi aggiunse – Ma la mira è scarsa…Sono ancora vivo.
Naruto sorrise enigmatico in
direzione del Moro per poi
liberarsi a sua volta della parte
superiore dei suoi indumenti; il suo
corpo era come un canto di sirena
per altro, infatti, gli occhi di
Sasuke si catalizzarono su quei
pettorali scolpiti e sulla scia di
leggera peluria bionda che
scendeva giù fino a scomparire
oltre la cintura. La sua mente era
focalizzata su tali pensieri da non
far caso al resto. Al contrario di
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Naruto che si rese subito conto che il sigillo impostogli da Madara si era infranto e del fatto che non
avrebbe potuto sbeffeggiarlo per questo, giacché il caro Uchiha era chiaramente morto. A quel pensiero
rise, rise come non accadeva da tanto: nel suo cuore c’era il sereno. Le sue risate allegre stupirono il Moro
che non capiva cosa ci fosse da gioire in una situazione del genere, tuttavia non si lasciò distrarre e stette ad
aspettare, infatti, Naruto dopo quel gesto aveva chiuso un attimo gli occhi e richiamato a se il suo chakra e
di seguito quello della Volpe: i due si fusero dandogli nuovo potere. A quel punto, era facile prevedere
quale sarebbe stata la prossima mossa dell’Uzumaki e lui si tenne pronto a riceverlo. Sasuke non vide
arrivare il colpo. Una stoccata penetrò la sua difesa e lo ferì di striscio alla spalla. Fu costretto ad
allontanarsi. Naruto non gli diede tregua e ripartì all’attacco, ma stavolta fu il Moro a prenderlo di sorpresa;
la parata effettuata dal Biondo se pur frettolosa fu efficace contro il suo affondo. Sasuke non si scompose e
il duello riprese più serrato di prima. Di tanto in tanto una stilettata lacerava la pelle di entrambi e il sangue
scorreva lungo il loro corpo, ciò nonostante era il dolore di un attimo: non bastava a fermarli. Avevano
vissuto l’inferno solo per quel momento. L’Uchiha schivò l’ennesimo affondo e dovette allontanarsi per
riprendere fiato, nondimeno il Biondo lo incalzò. Ormai giocavano di abilità. A un tratto, però, un colpo
raggiunse il Moro al costato mozzandogli il respiro; a Sasuke, già indebolito per le ferite e il sangue perso,
quell’immenso taglio costò la perdita delle ultime energie. Cadde in ginocchio lasciando ricadere la katana
al suo fianco, mentre Naruto gli si avvicinava. Erano soli, uno di fronte all’altro.
- Avrei tante cose da dirti, ma in questo momento è il silenzio a far da padrone….Un silenzio strano,
un silenzio che urla tutto il mio amore, tutta la mia delusione... – fece Naruto pronto ad infliggerli il
colpo di grazia.
- Anch'io... vorrei ricominciare se fosse possibile... – replicò Sasuke che con la forza della disperazione
riprese in mano la katana che affondò nel petto dell’altro.
Il colpo andò a segnò: aveva trafitto il cuore del Biondo. Il Moro vide quegli splendidi occhi azzurri
ingigantirsi dal dolore e la sua bocca aprirsi muta. In fondo a quello sguardo, però, trovò la gioia. Tutto
quello che Naruto in fondo aveva sempre voluto era la morte per sua mano. Lo stesso valeva per lui; il
cuore di Sasuke era stato trafitto nel medesimo istante. Alla fine il viaggio ha avuto termine in nome
dell’Amore e della Vendetta.
EPILOGO
L’uomo era relativamente giovane, forse sui trenta, ma la barba corta e ispida che gli irruvidiva le guance e
il mento, invecchiava il suo bel volto. Inclinò il capo all’indietro per ricevere in viso il tepore del sole di
mezzogiorno e respirò profondamente la fresca brezza che spirava in quella valle; stava seduto su un
grande blocco di pietra squadrato rotolato giù dal cumolo di rovine dietro di lui. Le passate tribolazioni lo
avevano duramente provato, e la recente visita al Villaggio dei Demoni non gli era stata di giovamento: la
sofferenza gli pesava nel petto come un macigno. Non sapeva spiegarsi perché fosse andato a trovare
Hidan dopo tanto tempo: loro si erano detti addio quel giorno.
FLASHBACK
Era stato soccorso tempestivamente dal compagno, eppure non aveva ripreso i sensi abbastanza in fretta da
impedire a Sasuke e a Naruto di uccidersi. L’unica cosa che poté fare per loro, fu quella di seppellirli
insieme in un luogo che nonostante tutto amavano: Konoha. Lui e Hidan s’introdussero nel villaggio in
gran segreto e portata a termine la missione si separarono: ognuno andò per la sua strada. Fu solo qualche
tempo dopo che a Itachi, nel suo pellegrinare, giunse voce che nel lontano Villaggio dei Demoni era sorta
una nuova religione il cui illuminato portavoce era l’Immortale.
FINE FLASHBACK
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Forse sperava di chiudere lì il suo vagabondare per questa terra, ma il tentativo era stato vano e lui aveva
ripreso a vagare come un’anima in pena. Chiuse un attimo gli occhi, quando una cortina di nubi si addensò
sulla sua testa, nascondendo il sole ma li riaprì subito sentendo un lieve tocco sul dorso della mano; il sole
era tornato sia in cielo sia in terra. Un bambino gli si era avvicinato e lo guardava interrogativamente con
occhi pieni di curiosità.
- Si sente bene signore? - chiese per poi sorridergli.
Itachi scorse nei profondi occhi azzurri, nei soffici cappelli neri striati di blu, nella delicata forma del
mento e delle labbra piene ed espressive, la stessa bellezza degli uomini che aveva amato con tutto se
stesso, seppure in modo diverso; inconsciamente pronunciò un nome.
- Naruto! – proferì rauco, mentre si alzava.
Il bambino lo guardò a disagio, intimorito dal tono di quello sconosciuto così alto, e si ricordò che non
doveva mai parlare con gli sconosciuti, tuttavia lo affrontò coraggiosamente; un giorno lui sarebbe
diventato un potente ninja e non poteva certo mostrarsi pauroso.
- No! Io mi chiamo Asuka e diventerò un grande ninja – disse tutto di un fiato.
- Asuka? Se non sbaglio il tuo nome, significa: il profumo del domani - pronunciò l’altro fiocamente.
- Si! Mamma voleva chiamarmi come mio padre, ma la zia Reika l'ha convinta a non farlo e per
fortuna o tutti mi avrebbero preso in giro…Sono già piccolino per la mia età ci manca solo che mi
diano dello scoiattolo.
L’Uchiha sorrise, s’inginocchiò e allungò una mano per toccargli i capelli.
- E così tuo padre si chiama Sasuke! – disse Itachi stupito da quella particolare coincidenza.
- Si! – rispose fiero il bambino – Si chiama Sasuke Uchiha ed è un grande ninja.
Il destino gli aveva messo davanti al figlio di suo fratello: una possibilità per riscattare tutto il male…tutte
le sue colpe.
- Allora Asuka! Io sono Itachi – disse accarezzandogli la testa, poi lo prese in braccio e alzandosi
aggiunse – Andiamo ti riporto a casa tua, vuoi?
L’abitazione del bambino non era molto lontano da lì e quando la madre li vide sul sentiero, si precipitò per
poi fermarsi di colpo. Noriko, così si chiamava la donna, aveva il cuore in gola. Sasuke era tornato e teneva
il loro bambino fra le braccia: era un miracolo. Anche Itachi la vide e capì come mai il suo fratellino si era
ritrovato a mettere al mondo quella creatura; la donna aveva i colori di Naruto.
- Mi spiace non sono chi pensi! – le disse con
rammarico.
Ad ogni modo, le tese il braccio libero e lei gli corse
incontro piangendo. Quando si fu ripresa un tantino e
Asuka, si fu allontanato a giocare, i due si ritrovarono
a parlare su una panca posta sotto un vecchio ciliegio.
- Così Sasuke era tuo fratello minore – disse
Noriko guardandolo.
- Si
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- Non sapevo da dove venisse o dove stesse andando. Ma sapevo che il suo interesse per me era solo
un capriccio sessuale. Il suo amore era altrove…un amore chiamato Naruto. Mi spiace che alla fine
sia finita in tragedia – rivelò la donna a quel punto.
- Adesso almeno sono felici – assicurò Itachi, mentre scrutava il cielo.
- Oh, Itachi! Perché non resti qui? – esclamò Noriko abbracciandolo – Asuka ha bisogno di un padre,
potremmo essere felici noi tre insieme.
- Mamma, ho fame. Prepari il ramen? – cinguettò Asuka correndo verso di loro.
Itachi sorrise, aveva visto una sola persona a cui brillavano tanto gli occhi parlando di ramen.
- Va bene Noriko! Per aiutare mio fratello ho dovuto farlo crescere da solo, ora ho la possibilità di
poter crescere suo figlio… e non gli farò mancare niente….
Noriko raggiante di felicità si alzò e prese per mano il bambino.
- Benvenuto a casa zio Itachi
FINE
Il Bazar di Mari
www.ilbazardimari.net
Online da: Novembre 2011
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