la carta dei diritti della lettura

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la carta dei diritti della lettura
LA CARTA DEI DIRITTI DELLA LETTURA
Una Carta che dice: “È diritto irrinunciabile della persona che legge godere
dell'uguaglianza delle opportunità di lettura ed esercitare una libera scelta degli strumenti e
degli oggetti di lettura."
"Leggere non è decodificare e poi interpretare dei segni convenzionali: alfabeti,
geroglifici, ideogrammi.
Questo è solo uno dei tanti atti che compongono l'arte della lettura. E non deve essere il
privilegiato e il dominante. L'obbligo scolastico o il privilegio di pochi. E soprattutto non deve
essere valido solo in alcuni momenti della vita.
Leggere è qualcosa di complesso che chiama in causa la materia stessa con cui siamo
fatti: pensiero, emozione, sensazione, vista, tatto, ascolto, gusto, tendenza alla narrazione,
percezione del tempo, orientamento nello spazio, e tutti i modi di espressione, di
comunicazione, di riproduzione, di creazione, di rappresentazione che come comunità storiche
e sociali, come individui singolari ma deperibili ci inventiamo.
Io leggo le carte, per esempio, ma non leggo i colori. Il significato delle carte mi appare
chiaro e distinto, i colori no: si sovrappongono, si mischiano. Ne vedo uno al posto di un altro.
Io leggo il profilo delle nuvole, per esempio, ma non so leggere le mappe stradali. Nelle
nuvole riconosco aironi in volo, galeoni, delfini che ridono, cirri e cumuli; nelle mappe non so
nemmeno da che parte sto io che guardo.
Io suono per esempio: ho una melodia in testa e piano piano la trovo sui tasti del
pianoforte ma non leggo nemmeno una nota sul pentagramma. Le note mi fanno l'effetto dei
numeri: qualcosa mi si raggrinza proprio nel centro della fronte, come una mano che stritola
un mucchio di carta dura, mi ronzano gli orecchi e divento ottusa. E' inutile che qualcuno
cerchi di spiegarmi: non sento.
Se entro in una casa che non conosco mi ricordo dettagli marginali come l'ordine con cui
sono disposti i libri nella libreria o i soprammobili sul tavolo ma non mi ricordo assolutamente il
Nome della persona.
Quando osservo un fatto immediatamente lo lego a un altro e creo una rete di
associazioni a catena che mi consente, quasi sempre, di avere una visione delirante ed
enciclopedica dello scenario, ma se parcheggio la macchina non mi ricordo quasi mai dove l'ho
lasciata e giro a vuoto in preda all'ansia del furto sicuramente subìto.
Quando ascolto una voce sento anche la grana dell'impasto, se è morbida o secca, se
chi la usa è triste dentro o ha un pensiero felice improvviso, acuto. Ma non mi ricordo quasi
mai le parole che mi vengono dette quando qualcuno mi parla.
Dico tutto questo perché io ho bisogno di una Carta che dichiari che leggere sia tanti
atti diversi, un pensiero che pensa e un'azione che produce cose, la capacità di trasformare
ogni elemento in un racconto e la capacità di distinguere fatti da opinioni.
Io voglio che sia detta la verità: leggere serve a costruire la realtà perché là fuori non
esiste una realtà uguale per tutti, oggettiva, universale, neutra. Vera.
La realtà letta dal mio gatto è diversa da quella che io abito anche se è lo stesso spazio
ed è diversa per te che vieni dal Senegal e che quando parli in questo spazio costruisci onde
d'aria con le mani che io vedo o almeno vedo il movimento delle tue mani ma non capisco
un'acca e tu pensi che io non ti voglia ascoltare e sbuffi come fanno i francesi: bof! non è un
suono ma un gesto sonoro della spalla che amplifica una parte delle labbra e poi continui ad
arrotolare l'aria mentre il mio gatto, improvvisamente, si mette a rincorrere il gomitolo che hai
fatto. E io mi sento un po' stupida e molto molto cieca ma poi penso alla bellezza dell'istante in
cui le nostre dimensioni s'incontrano, si sfiorano solo per dirci che là fuori, fuori di noi tre, non
c'è proprio un bel niente.
Questa cosa dello sguardo che sorregge il mondo e lo fa esistere non è una sciocchezza:
è iniziata dalla fase antica di quella volta allo specchio in cui pare che il cucciolo umano veda
se stesso, cioè dica: ecco, quello sono io. La distanza percepita permette il riconoscimento:
occhi che guardano occhi.
Accade spesso che se qualcuno ti parla e tu gli volti le spalle le parole perdano un po'
del loro senso: come se occhio e udito dovessero funzionare simultaneamente per afferrare
bene le cose. Quando cammino al buio sento di più, anche le dita della mano sentono di più:
sentono il buio.
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Questa cosa dello sguardo e dell'ascolto regge tutto l'universo delle persone libro, per
esempio: se mi guardi io mi ricordo il testo che ho imparato, ne risento la voce che lo dice. La
mia. Quella che avevo a casa quando tu non c'eri ad ascoltarmi e c'ero io. La voce personale
“finalmente identica a se stessa” è una fase dello specchio: ecco, questa voce sono io.
Questa cosa dello sguardo regge il mondo dei fatti: se le cose restano sommerse
diventano non detti, invisibili, non esistenti. E su questa immersione nel buio della non
esistenza si regge il potere degli altri. Quelli che ti fanno credere che ciò che ti fanno vedere è
l'unica realtà possibile. L'unica che c'è. Attenzione: non la migliore tra le possibili, ma l'unica.
Succede dunque che ciò che cade sotto lo sguardo coincida con il concetto stesso della
verità e che quindi sia piuttosto pericoloso non essere visti: si rischia non solo di non esistere
ma di diventare una cosa falsa, una menzogna, un'illusione.
Le donne, per esempio, sono state a lungo invisibili nel sociale ma fin troppo visibili nel
privato. Madri eccessive per eccesso di sopravvivenza: l'unico momento di controllo possibile,
perché in casa sono le donne che guardano un po' come Dio. Quando rubavo la nutella dalla
credenza sapevo che da qualche parte, misteriosamente, diomamma onnipotente mi stava
vedendo: lo sapeva. Non c'era, era fuori, ma mi vedeva. Così nascono i misteri della fede:
incomprensibili ingiustificabili ma prepotentemente veri.
Le donne all'esterno oggi esistono ma solo perché guardate continuamente dagli occhi
dell'Altro: sono donne cartelloni pubblicitari, donne mascherate da donne, donne veline, donne
escort, donne oggetto a lungo di contemplazione a volte mistica a volte erotica ma la radice è
la stessa.
Un oggetto eccessivamente esposto allo sguardo altrui non vede più se stesso- non ha il
tempo personale dello specchio- diventa ciò che l'altro vede. Vede ciò che l'altro vede. Smette
di essere.
E questo dramma, non so se se più tragico o grottesco, continua tutt'oggi a fondare il
non senso del femminile. Forse guarire dall'invisibilità per diventare riflesso dello sguardo altrui
alla fin fine serve solo a mascherare il vuoto. Di tutti.
Cosa c'entra questo con la lettura? C'entra. C'entra.
Leggere fa mettere nei panni di un Altro: sposta il baricentro. Ti rende “relativo”.Fa
vivere vite che non vivi.
Leggere costruisce relazioni tra concetti, fatti, opinioni e insegna a distinguere.
Leggere ti dice che la realtà è una costruzione tra le tante possibili e che tu hai un
potere: scegliere.
Leggere serve a pensare. A te. E al mondo.
E se gli oggetti di lettura sono tanti: il mio corpo, le orme di un animale sulla sabbia, le
forme chimiche degli elementi, le parole scritte in un libro che tu mi dici a voce alta allora io
imparo una cosa semplice: a smontare e rimontare il mondo.
A mettere e a togliere gli occhiali.
Chi mai allora potrà convincermi che quello che vede lui è la verità?
Se imparo a leggere sul serio io sono libera.
Per questo voglio una Carta che faccia sentire piccolo piccolo chi ancora oggi si bea di
affermare che lui/lei scrive ma non legge o chi crede che i soldi investiti nei beni culturali siano
uno spreco perché non sa che la Cultura è più discorsi, è tante persone che leggono, è tante
verità che costruiscono una prospettiva possibile: quella dove, alla fin fine, se ci facciamo
spazio possiamo abitare tutti." (Nota pubblicata su Facebook)
Se sei d'accordo, diffondi:
http://www.firmiamo.it/la-carta-dei-diritti-della-lettura-donnedicarta
e invita a leggere sul nostro sito il documento completo:
http://www.donnedicarta.org/images/allegati/cartadirittilettura-gennaio011.pdf
Stiamo chiedendo al Capo dello Stato l'Alto Patronato
per l'Accademia della lettura che ha elaborato e proposto questa Carta.
Sandra Giuliani (Presidente di Donne di carta)
mobile: 348.77.25.891
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