L`editoriale La polvere dello scirocco di Laura
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L`editoriale La polvere dello scirocco di Laura
Abbonati gratuitamente on line Ricevi il PDF Stampa Rilega Leggi numero 9 //. giugno 2016 L'editoriale La polvere dello scirocco di Laura Bucciarelli La vecchiaia della scrittura di Fabio Massimo Franceschelli La potatura di Giacomo Quinti Pubblichiamo In veglia di Margarita Erogova //. 2 Espulsione spontanea del feto (Deliri di un Grande Fratello Atto I) di Damiana Guerra //. 12 Rimorsi Ganimede di Paolo Puppa //. 28 Cose da un altro mondo Suzy Storck di Magali Mougel traduzione di Maria Sole Galli //. 35 Fuori concorso Carne di Fabio Massimo Franceschelli //. 56 Per ottenere gratuitamente nella tua casella di posta elettronica tutti gli arretrati e i prossimi numeri in uscita iscriviti alla nostra mailing list abbonati. Link: www.perlascena.it Link: perlascena su facebook Link: perlascena su twitter perlascena numero 9 //. giugno 2016 L'editoriale possibile per uno scrittore. Tutto il resto è gradazione di sporcizia. La polvere dello scirocco di Laura Bucciarelli La potatura di Giacomo Quinti Hai presente quando si dice è scirocco? eh... adesso è scirocco. E il cielo è beige. Il vento è caldo. Le macchine sono piene di sabbia. Anche le foglie. E non se ne va, si attacca. Deve piovere acqua pulita. A volte piove. A volte ti porti la sabbia addosso per giorni. Dici... lava la macchina. E le foglie? Devo lavare anche quelle? Di tutte le piante, tutti gli alberi, tutti i fili d'erba? Allora non lavo nemmeno la macchina. Dici... sei pigra. No, no. Deve piovere. Deve. Deve pulire anche l'aria. Tutto va pulito. Così la sabbia va giù, giù, giù nelle fogne e torna pian piano da dove è venuta. La sabbia mica sta in cielo. Quindi, diamo un posto a tutto. La sabbia sta con la sabbia, le foglie con le foglie, l'acqua con l'acqua. Poi tutto si mescola e poi tutto si divide di nuovo e ogni elemento emerge per quello che è. E si vede. Qualcosa si vede di più, altro di meno. E poi lo scirocco è elettrico. L'elettricità confonde le menti. Perciò non darmi retta. Ogni cosa è quello che è e si vede. E basta. A e B sono a pochi passi da una pianta, la osservano. A si avvicina con un paio di forbici da potatura, prende timidamente un ramo come per tagliarlo. B Eh eh eh! A Neanche questo? B ride e fa cenno di no con la testa. A si riallontana dalla pianta, torna a fissarla. Prova nuovamente poco dopo con un altro ramo. A Questo? B Questo?! A E allora quale? B Te l'ho detto, la devi osservare prima! Torna qua. A Ma l'ho vista e per me... B (interrompendolo) Torna qua ti ho detto. A torna alla posizione di partenza. B Dove vuole andare secondo te? La vecchiaia della scrittura di Fabio Massimo Franceschelli Sospeso tra il dovere di scrivere cose intelligenti e la consapevolezza di non esserne in grado sbatto addosso ai muri di una stanza troppo stretta per sogni vivaci. Mi piacerebbe perdermi nei miei pensieri se ne avessi qualcuno. Voglio innamorarmi di un'idea che metta a tacere questa vecchia e bisbetica sapienza, bizzosa, armata di un'ironia cinica, senza pietà per la mia condizione, per le mie prospettive, per il mio mondo, per i miei simili. Come un morto che dileggia la resurrezione, sento il suo ghigno arrogante appiccicarsi sulle mie labbra atrofizzate dalle solite parole, le stesse parole annoiate da permutazioni antiche di secoli. E non mi piace. Non mi piace godere di questa muscolosa impotenza, indossarla seguendo i dettami dell'eleganza, lustrarla come un oggetto figlio del capitale laido. È quindi questa la mia vecchiaia? Arrendermi al tutto è stato detto, tutto è stato fatto, tutto è stato sconfitto? Sollevare un peso superiore alle mie forze sapendo che lo voglio, lo voglio e non posso, non posso e lo voglio? Il foglio completamente bianco è l'unico capolavoro letterario Nessuna risposta. B In alto, da questa parte da quest'altra parte, dove? A Vuole... B Vuole? A Vuole crescere, che ne so io da che parte vuole andare! È una pianta, vorrà sopravvivere e magari crescere, mi sembra normale no? B Bravo! Sopravvivere, alle intemperie, ai funghi ai parassiti... E allora la devi fortificare un po', via tutti i fronzoli, va bene? Poi però? Verso dove vorrà andare? A Verso la luce? B Accidenti siamo diventati dei "maestri" adesso! La luce sì, la luce. E allora? Cosa tagliamo? A non ha il coraggio di avvicinarsi. B gli toglie le forbici di mano e si avvicina alla pianta, taglia tutti i rami lasciandone soltanto uno in verticale. A osserva ironico. B torna alla posizione di partenza. A Bello! No veramente, essenziale proprio. E come si chiama questa nuova "tecnica" di potatura? Anzi, come si chiama questa nuova tecnica, "maestro"? B Core business. perlascena numero 9 //. giugno 2016 Collaborazioni/On stage Queste le altre iniziative attualmente in essere che ci vedono coinvolti. Diamo segnalazione delle attuali adesioni alla nostra iniziativa "on stage". Nogu Teatro La collaborazione è finalizzata alla promozione delle edizioni di NOpS Festival (Nuove Opportunità per la Scena). Associazione Culturale "Frontiera" L'adesione è finalizzata alla promozione del Premio Letterario Internazionale "Lago Gerundo" con premiazione il 24 settembre 2016. Premio Letterario Internazionale "Lago Gerundo" Quattordicesima edizione 2016 Il Nops Festival (Nuove Opportunità Per la Scena) è un luogo di scambio, un crocevia teatrale dove i gruppi e le realtà artistiche emergenti possono sostare, conoscersi e stringere contatti con operatori del settore, nell'ambito di più appuntamenti annuali. Riferimenti web: http://www.interneteatro.it/ Krapp's Last Post Il Premio Letterario Internazionale "Lago Gerundo" (2016) è organizzato da Città di Paullo Assessorato La collaborazione è finalizzata alla pubblicazione alla Cultura, Associazione Culturale "Frontiera" di un testo selezionato dalla redazione di KLP. Accademia di Teatro e Musica, Morellini Editore con il patrocinio della Regione Lombardia. Il concorso è aperto a tutti gli scrittori italiani e stranieri (con testi in Krapp's Last Post è un progetto editoriale dell'Associazione Culturale Winnie & Krapp. traduzione italiana). L'associazione Winnie & Krapp, fondata nel 2006 da Per informazioni relative alle prossime edizioni del Daniela Arcudi e Bruno Bianchini, promuove progetti, iniziative e percorsi formativi nell'ambito del concorso e ai vincitori dell'edizione 2016: teatro contemporaneo, della libera diffusione delle http://lagogerundo.org/ idee, dello sviluppo tecnologico applicato alla cultura. Riferimenti web: www.klpteatro.it Tutti i soggetti sopra elencati si sono impegnati alla messa in scena, in forma di spettacolo e/o di mise en espace e/o lettura interpretativa, di uno o più testi pubblicati su perlascena. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 1 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Avvertenze e modalità d'uso I lavori pubblicati sono tutelati nella forma indicata nella scheda informativa relativa ad ogni testo. Gli autori indicati sono gli unici detentori dei diritti delle opere, in caso di rappresentazione contattare direttamente l'autore. Per le opere tutelate SIAE seguire le usuali procedure, per le opere sotto tutela Creative Commons concordare le modalità di utilizzo direttamente con l'autore. Suggeriamo, per una comune maggiore visibilità, di segnalare in locandina la pubblicazione del testo su "perlascena" nel momento in cui questo viene rappresentato, nonché di darne informativa alla redazione per possibili comunicazioni. Pubblichiamo Titolo: In veglia Anno: 2015 Autore: Margarita Egorova, 1986 Riferimenti: [email protected] Forma di tutela: Testo depositato SIAE Note: Testo vincitore concorso Sipari di Carta 2015 Associazione Culturale Plasmabile Torino. ATTENZIONE: In caso di rappresentazione contattare direttamente l'autrice e seguire le usuali procedure SIAE. "I wake to sleep, and take my waking slow. I feel my fate in what I cannot fear I learn by going where I have to go." T. Roethke Personaggi MADRE, FIGLIA, RAGAZZO, MARITO, PADRE. Le attrici che interpretano i due ruoli femminili devono avere 30 anni circa e/o sembrare coetanee. RAGAZZO, MARITO e PADRE sono interpretati dallo stesso attore tra i 25 e i 35 anni. RAGAZZO deve sembrare un adolescente, 18 anni appena, se non più giovane ancora. Per distinguere un personaggio dall'altro basta solo un dettagliosimbolo, non è necessaria, anzi, è sconsigliata la rappresentazione dei personaggi in chiave naturalistica. Apparizione 1. MADRE Non ti ho sentita arrivare. FIGLIA Non volevo svegliarti. MADRE È da tanto che sei qua? FIGLIA Qualche minuto... un'ora. Non so. MADRE Hai tagliato i capelli, di nuovo. FIGLIA Li ho così da due anni. MADRE Sai di fumo. FIGLIA Scusa. MADRE Hai viaggiato in aereo, sei vestita troppo bene, oppure no... hai preso un treno notturno e non hai dormito... ti sei messa la mascherina, proprio qua, c'è il segno, ma non sei riuscita a chiudere occhio. Avrai letto un romanzo... di quelli pesanti, pieni di descrizioni. FIGLIA Era bello, invece. MADRE Ti ho preparato la tua stanza, fatti togliere il cappotto. FIGLIA Aspetta. MADRE Avrai sonno, vieni. FIGLIA Guarda. Guarda questo posto. Di notte mi è più famigliare. MADRE Ti ho preparato la stanzetta. FIGLIA Al buio vedi le cose in maniera diversa, migliore. Forme, colori, tutto si riconcilia con la realtà in maniera più dolce. MADRE Al buio non vedi le cose. FIGLIA Sì che le vedi, le indovini. Vedi solo quello che ricordi, quello che riconosci. E quello che non vedi è come se non esistesse. MADRE Vedere e ricordare non sono la stessa cosa. FIGLIA Credi? Pensa, a me ultimamente sfugge la differenza. È come quando senti parlare qualcuno in una lingua straniera. Quelle poche parole che conosci hanno un significato, quelle le senti davvero, tutto il resto... rumore. MADRE Volevo cambiare la carta da parati, aspettavo te per un consiglio. FIGLIA Ogni sagoma qui si riconduce a un oggetto perché io so che è lì. MADRE Stai già dormendo, vieni. FIGLIA Potrei muovermi a occhi chiusi. MADRE Li hai già chiusi, su, dammi la mano. FIGLIA A occhi chiusi. So già cosa succederà domani e dopodomani e il giorno dopo ancora. Buio. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 2 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Apparizione 2. PADRE Piccola buffa scimmietta è tornata dalla sua isoletta tropicale! FIGLIA Ciao papà. PADRE Ma com'è carina questa furbissima dispettosissima scimmietta! Si vede che ha mangiato tante banane fritte e tante noci di cocco. FIGLIA Ti trovo bene anch'io. PADRE Ma guarda qua cos'ho trovato per il mio piccolo animaletto! FIGLIA Io non gioco a bambole. PADRE È vero! La mia principessa preferisce i peluche. L'ho trovata in soffitta e non ho resistito. Fatti dare un bel bacione! Belle le mie guanciotte! Belle, rosee, paffute guanciotte. (tiene le guance della figlia tra il pollice e l'indice) Dì "cioppi cioppi"! FIGLIA Cioppi cioppi. MADRE Vuoi qualche cosa per colazione? PADRE Ti ringrazio, ma la faccio con Gregor più tardi. (alla figlia) Con il tuo Gregor. Nessuna risposta. MADRE Ah, Gregor. Come sta? PADRE Benone. Dobbiamo vederci per metterci d'accordo per questo fine settimana. Andiamo a pescare! È un vero esperto, a quanto pare. MADRE Pesca un bel pesce, allora, ve lo cucinerò sotto sale. PADRE Scappo, scappo, scimmietta, a stasera. FIGLIA Papà, ti posso chiedere un favore? PADRE Ma certo, passerotto mio, tutto quello che vuoi! FIGLIA Puoi non andare a pesca con Gregor? PADRE Ma passerotto, ho già preso la canna da pesca e gli ho dato la mia parola... Si offenderebbe. FIGLIA Gregor mi ha fatto delle cose brutte. Apprezzerei molto se tu non frequentassi questa persona. PADRE Sono sicuro che non l'ha fatto apposta... e poi sono passati tanti anni. Bacio bacio! Ficca la bambola nelle mani della figlia. Esce di scena. La madre, sempre dietro la figlia, le mette una mano sulla spalla. FIGLIA Una pacca sulla spalla e tutto va bene. Per questo il mondo è degli uomini. E tu puoi fare tante belle cose, nella vita, puoi preparare tante torte e raccontare un sacco di storie divertenti, ma dal club della pacca sulla spalla sarai sempre esclusa. MADRE Perché sei venuta, Aglae? FIGLIA Me lo chiedo tutte le volte. MADRE Hai dormito bene? FIGLIA Mi hai dato il fornelletto anti zanzare che non funziona. MADRE Ma sì che funziona. L'avrai messo nella presa vicino al letto. FIGLIA Proprio lì. MADRE Infatti, non funziona quella. Dovevi metterla nella presa vicino alla scrivania. FIGLIA A saperlo. MADRE Pensavo ti ricordassi. Non ha mai funzionato, quella. FIGLIA Pensavo l'avresti aggiustata da tempo. MADRE Mi è sempre passato di mente. Non usiamo mai quella stanza, è la tua cameretta. E poi sono diventata pigra, tendo a non cambiare più le cose. FIGLIA A parte la carta da parati. MADRE A parte la carta da parati. Non hai dormito, insomma. FIGLIA Poco o niente. MADRE Come hai trovato la città? FIGLIA Bene. E tutto così pulito. Non vendono più gli alcolici dopo le dieci. Nessuno fa l'autostop. Una cartolina. MADRE Quando manchi per tanto, i cambiamenti si notano di più. FIGLIA Non è solo il cambiamento. È come un mendicante lavato e cambiato d'abito che finge di non essere mai stato povero. MADRE Ti sembra strano? FIGLIA Mi chiedo dove sia finito tutto. MADRE Hanno aperto un nuovo locale all'angolo della strada. Davvero carino, fattici portare se ne avrai l'occasione. FIGLIA Portare da chi? MADRE Hanno dei vini molto buoni e nel fine settimana fanno anche la musica dal vivo. FIGLIA Se esiste ancora un bar dei vecchi con qualche barbone ubriaco fradicio appeso al bancone voglio andar là. MADRE Hai sempre letto troppi romanzi. FIGLIA Non è un romanzo, mamma, un tempo era la nostra vita. MADRE La nostalgia è una gran bella cosa. Il degrado diventa poesia e la povertà esotismo puro. FIGLIA La povertà... C'era qualcosa nell'aria, quando crescevo. Qualcosa di fatalmente disarmante, di puro, di disperato anche. C'era una storia dietro, ecco. Guardavi un palazzo, una faccia e c'era dietro una storia. A volte l'ascoltavi, a volte giravi la testa per guardare altrove, a volte te la inventavi tu... Oggi c'è solo un ammasso di palazzi I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 3 perlascena numero 9 //. giugno 2016 nuovi di zecca e di gente che non beve alcolici discreta carriera, anche Dorina e Daria... i ragazzi li dopo le dieci. seguo meno, qualche volta incrocio Alex vicino MADRE Anche questo è storia. È naturale andare all'accademia, lavora lì in zona, sembra contento. avanti. RAGAZZO Lui sì, è molto bravo. FIGLIA Dimenticare è naturale? MADRE Si vedeva fin da subito che aveva del MADRE A volte capita. Perché sei venuta? talento, ma ho sempre avuto molti dubbi sulla sua forza di carattere. Sono felice stia riuscendo. Pausa. RAGAZZO Anche Dorina, che spettacolo di donna. MADRE Anche Dorina. MADRE Cos'è che cerchi? Cos'hai dimenticato? RAGAZZO Ho una costante sensazione di averla delusa. Lei ha fatto tanto per me. Più di qualsiasi Buio. altra persona. Mi dispiace. MADRE Cosa dici, cosa dici... Vieni qui. Non lo pensare, sentimi bene, ragazzo. Non lo pensare. Apparizione 3. RAGAZZO Mi sento una brutta persona, costantemente, un vile. Colpevole, davanti a tutti, FIGLIA Shh! per tutto. RAGAZZO Ah ah ah! MADRE Su, su... mangia il gelato. Tu non hai colpe. FIGLIA No, non qua! Come sta la tua bambina? Somiglia alla madre? RAGAZZO Siamo ubriachi e possiamo fare quello RAGAZZO Ma che madre. Tutta me. che vogliamo. MADRE È vero... guarda che occhi. Anche il profilo. FIGLIA Togliti le scarpe, ecco. Dammi qua. Gocciola! Identica. RAGAZZO Mmm. RAGAZZO L'anno prossimo andrà a scuola. FIGLIA Il sacchetto gocciola! Che ci hai messo? MADRE Ehi... non fare così. Hai una bellissima RAGAZZO Il gelato. figlia. FIGLIA Il gelato? RAGAZZO Questa foto è una cosa strana... sembro RAGAZZO Il gelato. io da piccolo con mia madre, in una di quelle foto FIGLIA Il gelato... vieni qua. Vieni qua. vecchie anni '70. MADRE Vero, questo scatto sembra uno squarcio Pausa. nel tempo. Andate a letto ora, hai una seconda coperta in camera? Bene. Buonanotte. Andate che è RAGAZZO Dio! Luce! tardi e voi siete stanchi. MADRE Scusate. FIGLIA Mamma, guarda chi ho portato! Esce. MADRE L'ho riconosciuto dalla voce. Ciao, Matei. RAGAZZO Le ho preso del gelato. FIGLIA Ti avviso che il letto è quello di sempre, MADRE Sei gentile, vieni in cucina, toglietevi le stretto e scomodo, solo che quando avevamo scarpe. tredici anni ci si stava meglio. Io ero più bassa e tu FIGLIA Come mai sveglia a quest'ora? eri rachitico. Una volta è entrata la nonna a MADRE Stavo finendo di cucirti la tovaglia. Questa controllarmi, non puoi ricordarlo. Tu eri sotto le qua, manca solo il bordo. coperte e dormivi, io leggevo, stavo ripassando RAGAZZO Carina. storia. Figurati che non se n'è nemmeno accorta FIGLIA Ne ho già una pila intera, mamma. della tua presenza, fortuna! Fatti abbracciare. Beh, MADRE Lo so, te ne faccio una tutte le volte che adesso dormiremo uno sopra l'altro, e sono vieni. Magari la prossima volta ti faccio le presine? migliorata, non parlo quasi più nel sonno e non Mangiamo questo gelato. Come stai tu? russo, mi hanno tolto le tonsille. Matei, Matei che RAGAZZO Va. bello che sei qua! Matei... perché... no, non fare così, MADRE Lavori sempre con tuo padre? tu sei buono, il più buono di tutti, il più bravo, il RAGAZZO Ormai sono io il capo. più di più di tutto, non fare così, non fare così, MADRE Hai sentito qualcuno del tuo anno Matei! Matei! ultimamente? RAGAZZO Non ho molti contatti. Buio. MADRE Ho saputo che Anna sta facendo una I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 4 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Apparizione 4. FIGLIA Tè? RAGAZZO Preferisco un goccio di vodka. FIGLIA Buongiorno! RAGAZZO Dio, lo bevi ancora con il latte. FIGLIA I medici dicono che faccia bene all'intestino e ai reni. E c'era una regina di non mi ricordo più cosa che lo prendeva sempre così. RAGAZZO Certo. FIGLIA Com'è che tutte le volte che ci vediamo sei ubriaco? RAGAZZO È perché sei fortunata. FIGLIA Ora che lo so che ti riduci una merda apposta per me mi sento meglio. RAGAZZO Che fai, fumi qui? FIGLIA Non è in casa. RAGAZZO Allora anch'io! FIGLIA Basta che apriamo la finestra. Poi le dirò che sei stato tu e per lei andrà bene tutto. RAGAZZO Una persona d'oro, tua mamma. FIGLIA Fatti adottare. RAGAZZO Tardi! FIGLIA È strano... ogni tanto mi chiedo se arriveremo mai a incontrarci per un caffè come due persone adulte, a parlare di questo o di quello... È come se una parte di me restasse tredicenne solo per te. RAGAZZO Ora sei molto più carina che a tredici anni. FIGLIA Grazie. RAGAZZO Perché non ti sposi, bellona? FIGLIA Mangia, Matei, prima di mandare giù il bicchiere. RAGAZZO Non sarai mica una femminista? FIGLIA Ho un brutto carattere. RAGAZZO Io aspetto che mia figlia cresca. Non so cosa raccontarle. FIGLIA Inizia col dire che le vuoi bene. RAGAZZO Avrei un sacco di cose da raccontarle, un sacco, ma non so cosa sia il caso di dirle, davvero non so. FIGLIA Raccontale che sei stato un bambino anche tu. RAGAZZO Tipo la radio... mi ricordo che c'era quella trasmissione scema, i dodici spettatori cattivissimi, si chiamava così? Mandavano una canzone e tutti giù a parlarne male. Io volevo diventare uno di quei dodici spettatori cattivissimi, ovviamente. FIGLIA Mi ricordo. A casa ti esercitavi in continuazione. RAGAZZO Ecco, non saprei come spiegarglielo. FIGLIA Esattamente come i nostri genitori ci hanno spiegato i telegrammi e le cabine telefoniche. Tu chi volevi essere da grande? RAGAZZO Non mi ricordo. Tu? FIGLIA Una cantante americana. RAGAZZO Proprio da te. FIGLIA Quando ero piccola io mi vedevo grande. Se pensavo di mettermi a pattinare un giorno, mi vedevo come la campionessa olimpionica. Quando facevo danza, mi ricordo, eseguivo dei semplici esercizi alla sbarra ed ero convinta di diventare una grande ballerina, un giorno. Era naturale, no? Tutto mi sembrava possibile. Non c'era bisogno di essere qualcuno, non ce n'era ancora bisogno, non so come spiegarlo... Tutto era in prospettiva. RAGAZZO Tra poco inizierà a capire, e un giorno capirà che suo padre non è un attore del cinema, non è un astronauta e nemmeno un chirurgo, ma semplicemente un coglione come tanti altri. FIGLIA Ma va... Per tua figlia sarai sempre speciale. RAGAZZO Speciale... Mi ricordo quando ho scoperto dove mio padre nascondeva le cassette porno. D'un tratto sono diventato il ragazzo più popolare della classe, le prestavo in giro, una specie di noleggio in nero. Quando i miei l'hanno scoperto! FIGLIA Mi ricordo, abbiamo guardato una di quelle cassette insieme, una volta. RAGAZZO Tu stavi per vomitare. Hai detto che prima di fare quelle cose ti dovevo sposare. FIGLIA E l'abbiamo fatto subito. RAGAZZO Ti eri messa la tenda in testa, quella in tulle. FIGLIA Qui e ora! sfido gli dei e la morte, RAGAZZO io! precario mortale, FIGLIA disonesto e vile, RAGAZZO prendo la parola! che non mi appartiene, FIGLIA e la do a te! RAGAZZO Giuro di amarti e di rispettarti, FIGLIA in salute e in malattia, RAGAZZO finché la morte non ci separi! FIGLIA E ora, balla con me, mio sposo! RAGAZZO Un due tre, un due tre... FIGLIA Occhio a non strappare il tulle, la mamma mi uccide! RAGAZZO Un due tre, un due tre... FIGLIA Non stai tenendo il tempo, aggrappati a me. RAGAZZO Aspetta, ho una cosa per te. Arrivo! FIGLIA Torna presto, marito mio! Mi senti? Tu devi essere grande, per tua figlia! La persona migliore che ci sia al mondo! Tu devi sapere tutto! Ma prima di tutto devi crederle! Quando ti parlerà dei I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 5 perlascena numero 9 //. giugno 2016 mostri sotto il suo letto o delle ombre che un granché, ho commesso degli errori, mi rendo penetrano le pareti della sua stanza quando si conto... addormenta... tu devi crederle! Credile sempre, MARITO Errori? anche se non è logico, anche se non c'è niente, non FIGLIA ... ci ho pensato molto, sai, e mi dispiace cercare di dissuaderla, perché i mostri esistono! I molto che le cose siano andate come sono andate. mostri non se ne vanno, restano sempre lì, anche Non ne ho colpa, nemmeno tu ce l'hai, ma questo quando si cessa di credere nella loro esistenza, mi non parlarsi, evitarsi a vicenda... forse è meglio se senti? ci prendiamo un caffè, parliamo di qualcosa... d'accordo, mi dirai, non abbiamo niente da dirci, Silenzio. ma le persone parlano... tutto il mondo parla, fa cose e tu... tu devi perdonarmi. FIGLIA Matei? MARITO Non credi di avere colpa ma mi chiedi di perdonarti. Sei fantastica. Buio. FIGLIA Fermati, Gregor! Non puoi fare sul serio. MARITO E va bene. Se proprio ci tieni. Ti perdono. FIGLIA Grazie. Apparizione 5. MARITO Su, alzati. Non fare la sciocca. Vuoi dell'acqua? Il caffè, volevamo prenderci il caffè. FIGLIA Matei! FIGLIA No, ti ringrazio, io... sto un po' qua e poi mi MARITO Sono io. alzo, da sola. Tu vai. Non... non badare a me, son FIGLIA Ah. Sei qui. Come stai? Cerchi mio padre? tutte scene. Volevo solo dirti che è stato bello MARITO Sì. Stavo giusto andando via, non è in casa. incontrarti, ti ringrazio del tempo che mi hai dato. FIGLIA Giusto. Come stai? Ti sono grata per tutti i giorni che hai passato con MARITO Bene. me, per ogni giorno, è stato un bell'incontro, il FIGLIA Davvero? Qualcosa di buono al lavoro? nostro. Ti volevo solo dire questo, e ora niente, sto MARITO Sì, ho preso un'aspettativa. qua un momento, ma tu vai, davvero. FIGLIA Ah. Bene. MARITO Ascoltami Aglae, sei una bella persona. Io MARITO Dicevamo? Ah sì, stavo andando via. Alla non voglio bere il caffè con te, anzi, preferisco non prossima, allora. vederti più, ma non ce l'ho con te, sei una bella FIGLIA Sei di fretta? persona, lo credo davvero. Ascoltami bene tu MARITO No. Sì. non hai colpa. Aglae... ehi... Aglae... FIGLIA Se vuoi puoi aspettarlo qua, ti faccio un FIGLIA È che pensavo finisse davvero così. caffè. MARITO Credevi che ti mollassi sotto il tavolo come MARITO Mi stanno aspettando delle persone. una cretina? FIGLIA Davvero, puoi aspettarlo qua. Che peccato, FIGLIA Per un attimo... sì... l'ho creduto. devi scappare via, una volta che ci incontriamo per MARITO Shh... non fare così, vieni qua. Ho fatto un caso, almeno due chiacchiere... coup de théâtre, era solo uno scherzo. E tu mi hai MARITO Un vero peccato. creduto pure. FIGLIA Non mi perdonerai mai, vero? FIGLIA È che le persone... vivono vite intere... MARITO Non capisco cos'abbia da perdonarti. recitando una commedia. Questo... scherzo come FIGLIA E... e tua madre come sta? lo chiami tu... E quando hai iniziato... a parlarmi... MARITO Bene, grazie. non ho creduto a una sola parola... ma la gente FIGLIA La saluterai da parte mia? mente tutti i giorni... e tu come potevi... E ora sono MARITO Senz'altro. sollevata... sono felice... vuol dire che non mi ero FIGLIA E tua sorella? sbagliata su di te. E ora non farci caso... tra un MARITO Bene anche lei. Scusami, ma adesso devo minuto mi passa. proprio andare. MARITO Stai piangendo o stai ridendo? FIGLIA Sì, sì. Volevo solo salutarti. FIGLIA Entrambe le cose... Ora mi passa, non farci MARITO Ci siamo già salutati. caso. FIGLIA Intendevo salutarti bene. No, davvero, non è MARITO Non ti avrei mai piantato qua come una un pretesto, non voglio essere insistente... persona qualunque. Shh... È passato. È tutto MARITO Non è mai un pretesto. passato. Perché piangi? Tuo padre sarà ad FIGLIA Volevo solo dirti che so di non essere stata aspettarmi all'angolo, vuoi venire con noi? I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 6 perlascena numero 9 //. giugno 2016 FIGLIA Con mio padre? MARITO Sì, andiamo a pescare. FIGLIA Ma ho la faccia tutta gonfia. MARITO Ma no. FIGLIA Se solo potessi darmi una rinfrescata, dieci minuti... MARITO Ma va, stai benissimo così. FIGLIA Guarda qua, ho gli occhi neri, si vedrà che ho pianto. MARITO Dai, tesoro, siamo già in ritardo. FIGLIA Ma io mi sento uno straccio e poi ci sarà gente, ci sarà mio padre.... MARITO Sciocchezze. Sei bellissima. Andiamo. Buio. Apparizione 6. MADRE Oh, che bravo! Aspetta che ti aiuto. PADRE Non prendere quello, è pesante. MADRE Quanta roba! PADRE Era finito tutto, il latte, il sale, l'olio. Ho fatto un po' di scorta. MADRE I miei biscotti, ti ricordi sempre... PADRE Quelli alle mandorle non c'erano, così ho preso quelli al limone. Sono della stessa marca, ho fatto bene? MADRE Hai fatto benissimo, proverò quelli al limone. PADRE E questi qui, ti ricordi? MADRE Mio Dio, ma esistono ancora! Li mangiava sempre Aglae, da piccola. Era, forse, l'unica cosa che mangiava. PADRE Le piaceranno ancora per colazione? MADRE In questi giorni non l'ho mai vista alzarsi prima del pranzo, ma credo che le farà piacere. Le dirò che sei stato tu a portarli. PADRE Io non sono bravo con lei. MADRE Ma va! PADRE Lo so, non dirmi di no. È sempre stata così difficile... Dai bambini ci si aspetta che ridano, piangano, facciano i capricci, ti chiedano dei regali. Lei non me li chiedeva mai. MADRE Aglae ti vuole molto bene. Oh, hai preso il dentifricio, bravo! Sta giusto per finire. PADRE È che mi sento sempre fuori posto, con lei, non so come prenderla. MADRE Magari portala a cena fuori, prima che riparta. PADRE Sarebbe carino, sì... è che non saprei cosa dirle. Ci puoi venire anche tu? MADRE Va bene, la facciamo qui a casa, magari dopodomani, l'ultima sera, eh? Però vieni, non fare lo sciocco come al solito. PADRE No, no, ci puoi contare. A che ora? MADRE Guarda quante verdure hai portato, ci sta proprio una bella cena con il pollo e le verdure al forno. Cosa c'è? PADRE Ho paura di non piacerle. MADRE È tua figlia. Ti vorrà bene anche se non le piaci. PADRE Va bene. Stavolta ci sarò. MADRE Bene! Arrivederci a presto, allora. PADRE A presto. Buio. Apparizione 7. FIGLIA Passa tutti i giorni? MADRE Chi... tuo padre? Sembra quasi che ti dia fastidio. FIGLIA Non so come fai a sopportarlo. MADRE Ho risolto quel problema tempo fa. FIGLIA Divorziando? MADRE Oh, quello è stato un primo passo, ma non direi, no. FIGLIA Allora come? MADRE Vedi, perfino il rancore non è per sempre. FIGLIA E cos'è che è per sempre? MADRE Tutto passa. Questo è per sempre. FIGLIA A sentirti parlare mi passa la voglia di fare qualsiasi cosa. MADRE Non dico mica che non si può vivere insieme tutta la vita, amandosi come il primo giorno. A me non è successo, tutto qua. Sei identica a quando eri bambina. Venivi da me tutta imbronciata e mi chiedevi perché questo, perché quello... FIGLIA No, è che è sempre qua. A pranzo, a cena, ogni tanto si addormenta sul divano davanti alla tv. Poi si sveglia e va a dormire a casa sua. Per la colazione è di nuovo qua. In tutta la mia infanzia non l'ho mai visto così spesso a casa come in questa settimana. MADRE Tuo padre non sa cucinare. FIGLIA Non sarebbe più logico se tornasse a casa? MADRE Prima stavi notando che è già a casa. FIGLIA Hai capito cosa intendo. MADRE Mmm. Fammi la domanda, coraggio. FIGLIA Lo fate ancora? MADRE Fate cosa? FIGLIA Hai capito, quella cosa. MADRE Alla tua età non si dovrebbe avere I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 7 perlascena numero 9 //. giugno 2016 imbarazzo a pronunciare certe parole. FIGLIA E va bene, fai ancora sesso con mio padre? MADRE Qualche volta è capitato. Non è una prassi. Che ridere, una volta ero in cucina e boom! scoppia il tubo del rubinetto. Quando appare tuo padre ho la vestaglia fradicia. Si precipita a chiudere l'acqua, si sporge sopra di me per arrivarci quando all'improvviso cambia idea e mi tira giù le mutandine e... FIGLIA Mamma! MADRE È stato divertente. FIGLIA Ho capito. E giocate spesso all'idraulico? MADRE Te l'ho già detto, non è una prassi. Ecco che ti si allunga il muso, cosa c'è? Coraggio, fammi la domanda. FIGLIA Hai qualcun altro? MADRE Mmm, non è questa la domanda, ma va bene. No, anche perché è difficile instaurare una frequentazione stabile con tuo padre che gira per casa. FIGLIA È geloso? MADRE Magari! Quando gli ho presentato Frederick, hanno riscoperto insieme la passione per lo scarabeo. E così mi sono giocata l'amante. FIGLIA Vedi cosa intendo quando dico che è insopportabile. È invadente, non gliene frega un fico secco degli altri, basta che stia bene lui. MADRE Ma poverino. Tutti i nostri amici sono sposati o vedovi o sono in ospedale a curare la prostata. FIGLIA Dico solo che farebbe bene anche a lui rifarsi una vita. MADRE Una vita... Il giorno in cui sei nata c'erano sei metri di neve. L'ospedale era a pochi isolati, ma tuo padre non voleva che camminassi. Era terrorizzato. Mi caricò su una slitta e prese a correre trainandomi. Era tutto così bianco, mi ricordo, così calmo. Non c'era un rumore, tutte le strade erano bloccate. Solo tuo padre ansimava a ogni passo, dallo sforzo e dallo spavento. A ogni passante gridava: Mia moglie sta per partorire! Voleva forse liberarci la strada oppure giustificare il fatto che un uomo in pigiama stava trainando una slitta. Il dolore non era ancora arrivato, guardavo la sua preoccupazione dall'alto di quel cielo bianco. Era davvero incredibile quel cielo. Non aveva colore, era luce diffusa, di quelle che non lasciano ombre. Si posava dovunque, in maniera uniforme. Non riuscivo a vedere il confine, là dove diventava terra, strada, casa. FIGLIA Fallo tornare a casa con te. MADRE Aglae, perché ci tieni tanto? Non hai più bisogno di avere mamma e papà al saggio di Natale. Sei cambiata anche tu. FIGLIA Anche con Gregor giocano a scarabeo? MADRE No. Ma fanno parecchio sport. Vanno a correre insieme, poi flessioni, salti con la corda, cose di questo genere. Ora si sono messi a pescare. FIGLIA Insomma, ve la spassate alla grande. MADRE Mamma mia, ma davvero sono stata io a tirarti su così seria? FIGLIA Perdonami, mamma, ma quando ero adolescente tu e papà vi parlavate a stento. E quando mi sono sposata, papà a malapena salutava Gregor. Gli chiedevo di farci una foto insieme e lui fotografava le piante. E ce n'è voluto di tempo per trasformare questa casa in un parco di divertimenti, per cui sì, sono cresciuta molto seria, mamma. Ecco, ora ridi... cosa c'è da ridere, adesso? MADRE Perdonami... ora smetto... Ecco. Tu sei ancora giovane, per te il tempo non è ancora passato... passato a sufficienza, intendo. Avevamo la tua età. Ci siamo innamorati, abbiamo pensato di costruirci un futuro insieme, ci abbiamo provato. Ci sembrava che ogni cosa dovesse avere un'importanza vitale, assoluta. Non ci sembrava abbastanza essere soltanto due ragazzi, ci vergognavamo, credo. Così abbiamo iniziato a scolpire un monumento per ogni piccolo cambiamento. L'altare, la culla, il tribunale. Perdonaci. Perfino per crescere te ci siamo sentiti in dovere di adottare dei dogmi quali valori di famiglia, coerenza, fedeltà. Ma vedi, quando vai verso la sessantina e il tuo corpo non ha ancora gettato la spugna, la vita d'un tratto diventa leggera. Divertente, come dici tu. FIGLIA Lo vedo. MADRE Dico davvero. È troppo tardi per diventare persone migliori, per diventare qualcuno, per rivoluzionare il mondo... per l'amore eterno è troppo tardi! È una tale liberazione, credimi. Fammi la domanda, coraggio. FIGLIA Ho finito con le domande. MADRE Non è vero. Fammi la domanda. Pausa. FIGLIA L'hai amato davvero, mio padre? MADRE Certo. FIGLIA Lo ami ancora? Buio. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 8 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Apparizione 8. RAGAZZO C'è troppa tristezza in questa casa! MADRE Bravo ragazzo. Mettilo qui, sul tavolo. Mettiamo la musica? FIGLIA Boogie woogie. RAGAZZO Ma quanta roba, non riuscirò mai a finirla tutta. FIGLIA Un sontuoso cenone d'addio è quello che ci vuole per farmi sentire ancora più in colpa. MADRE È un vecchio trucco, ma ci caschi sempre! RAGAZZO Dove c'è la mamma c'è sempre il senso di colpa. Beviamo! MADRE Buono... FIGLIA Fortissimo... RAGAZZO Fatto in casa con tanto amore. Credetemi, d'inverno è la mia sola fonte di consolazione. FIGLIA Come ti capisco. MADRE Te l'ha fatto tua moglie? RAGAZZO No... solo io ho la ricetta... Preparare i super alcolici non è roba da ragazze. MADRE Se è per questo, nemmeno berli è roba da ragazze. FIGLIA Hai trovato quel libro che ti dicevo, mamma? MADRE Oh sì, delizioso. Senti un po', Matei. Quando pianifichi il tuo ritorno nella professione? RAGAZZO Quale professione? MADRE La tua. RAGAZZO La mia professione sta andando alla grande. MADRE È evidente che non parliamo della stessa. Sai, sto mettendo su un po' di carne al fuoco, un progetto... ho pensato a te. RAGAZZO Oh no, so già dove vuole arrivare. Ho chiuso. MADRE Che piani hai per i prossimi cinque anni? RAGAZZO Diventare il padrone del mondo. MADRE E più concretamente? RAGAZZO Diventare il padrone del mondo. FIGLIA Scusate se mi intrometto, mamma, tu non dovresti parlargli così. Ha una famiglia, un lavoro. Magari non è arrivato là dove pensavi, ma ha la sua vita. RAGAZZO Vi ringrazio, ma entrambe non sapete di cosa state parlando. MADRE E di cosa? RAGAZZO Senta, io le sono grato per tutto quello che mi ha insegnato, ma non è il mio posto quello. Non ce la faccio. A imparare le battute a memoria, a fare quello che mi viene detto, a recitare una parte. MADRE Forse non ti piace perché non è mai la parte principale? RAGAZZO Tanto a che serve? "Alzati dalla sedia, guarda Aglae con sentimento, pronuncia la battuta come se ti fosse venuta in mente proprio adesso." Ma non è mai adesso! La pronuncio da dieci repliche e passa! Sono solo una macchina che fa e dice sempre le stesse cose, fingendo di farlo per la prima volta! MADRE Guardami negli occhi. Hai le pupille dilatate. RAGAZZO Le ho sempre avute così. MADRE Ti ho visto crescere, ragazzo. RAGAZZO Le mie pupille sono sempre state così. Non mi drogo, va bene? MADRE Hai smesso? FIGLIA Mamma! MADRE Non ti è bastato Seba? FIGLIA Mamma... è stato un incidente. MADRE Non si arriva a un'overdose in modo incidentale. RAGAZZO Lui ci è arrivato. Non io. Scusate, non posso più rimanere. No, Aglae, addio, ti proibisco di prendertela con tua madre. MADRE Che tu lo voglia o no, quello che sei risale a galla, come un cadavere, non lo si può rinnegare, ragazzo. Quando hai un talento per qualcosa è un tuo preciso dovere coltivarlo, dovere! Perché non ti è stato dato per il merito, ma per puro caso. RAGAZZO Scusatemi, davvero, vado. MADRE Non cercare l'adrenalina in qualcos'altro, Seba l'ha capito troppo tardi! FIGLIA Vengo con te. Aspetta che vengo a salutarti. Buio. Apparizione 9. RAGAZZO Perché non ti sposi? FIGLIA Perché tu sei sposato. RAGAZZO Non ti sei mai innamorata? FIGLIA Io amo tutti. RAGAZZO Smettila, non hai più sedici anni. FIGLIA È così, non come pensi tu, forse. Sai, se avrò un figlio, credo che somiglierà a te. Anche a te. I miei amori... vi amo con lo stesso amore di sempre, non riesco a distinguere ieri dall'altro ieri. Non c'è differenza tra un sogno e un ricordo, li sento entrambi sulla pelle come sento il tempo che non se n'è andato quando era il suo momento di andare perché qualcosa si è guastato. Mi vengono in mente cose che non potrei ricordare, la cantilena di I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 9 perlascena numero 9 //. giugno 2016 mia madre, il sapore dei suoi seni. Mi ricordo tutto, tutto. Solo che non so collocare i pezzi al posto giusto, per me ieri può essere vent'anni fa e l'anno scorso oggi. Ho imparato a essere vaga sulle date, per non fare gaffe, ho un calendario, tengo un diario dove segno tutto, anche se il più delle volte non lo rileggo mai. Per il lavoro, soprattutto, per il resto, sai, alle persone di come sono andate le cose importa molto poco. RAGAZZO Può peggiorare? FIGLIA È probabile. RAGAZZO Chi altro lo sa? FIGLIA Tu lo sai. RAGAZZO Aglae, forse hai bisogno di un aiuto. FIGLIA Non farmi la diagnosi. Sono stata sposata. Ho vissuto con un uomo. Cos'è successo poi non voglio dirtelo, non ha niente di particolare. Niente. RAGAZZO Aglae, non ero pronto. Non ero pronto per tutto questo. Scusami. FIGLIA Ora vai, Matei. È ora. RAGAZZO Sii felice. FIGLIA Anche tu. Arrivederci, amico mio per sempre. Buio. Apparizione 10. MADRE Perdonami. FIGLIA Non fa niente, mamma. MADRE Sono stata inopportuna, scusami. FIGLIA Ho detto che fa niente. MADRE Scusami. Altro cognac? FIGLIA Sì, grazie. MADRE Davvero, non ho potuto stare in silenzio. Vederlo ridotto così... mi ha fatto male. FIGLIA A te ha fatto male? MADRE Sei sempre stata gelosa dei miei studenti, lo so. È che ho sempre avuto la sensazione che a loro potevo essere più utile che a te. FIGLIA Mamma, è stato lui il tuo vero figlio. MADRE Quando parlavo mi ascoltavano grati, anche fuori dall'aula, mi sentivano davvero. Ma mia figlia eri sempre stata tu e in quanto tale non mi hai mai preso sul serio. Sempre con quello sguardo che ti mette alla prova, tra incredulità e sospetto. Vediamo cosa sta combinando di nuovo quella scema di mia madre. FIGLIA Non so se mai avrò un figlio. Avrei paura di non amarlo. MADRE Perché dici questo? FIGLIA Quando ero piccola, ti ricordi?, ti chiedevo sempre di stringermi forte la mano. Tant'è che perfino adesso se mi prendi la mano me la stritoli tutta. MADRE È vero. FIGLIA Avevo paura che mi dimenticassi da qualche parte. MADRE Fammi la domanda. FIGLIA Qualcuno... qualcuno mi ha raccontato di quello che è accaduto nel bosco. MADRE Sarà stata tua nonna paterna, sicuramente. Io e tuo padre stavamo divorziando, tu eri ancora minorenne. Dovevi decidere con chi andare a vivere. FIGLIA Non siete mai andate d'accordo. MADRE Ti ha fatto soffrire? FIGLIA Sì, credo di sì. Mi ha dato fastidio. MADRE Hai scelto di vivere con me, alla fine. Perché? FIGLIA Non le ho creduto. MADRE Davvero? FIGLIA Non volevo andare a vivere con mio padre e la nonna. E poi sapevo che non mi hanno detto tutto. MADRE Perché non mi hai chiesto di parlartene? FIGLIA Avresti potuto? MADRE Forse no. FIGLIA Ho pensato che era ancora presto, che crescendo ti avrei capita. MADRE Sei sempre stata saggia. Molto più saggia di me. FIGLIA Poi sono cresciuta, ma non ho capito. MADRE Dimmi quello che sai. FIGLIA Avevo tre anni. Eravamo andate a fare una passeggiata nel bosco. Era estate. A un certo punto tu te n'eri andata e mi hai lasciato là. Mi hanno ritrovata i nostri vicini di casa. Non avevo più voce da quanto avevo pianto. MADRE È andata così. FIGLIA Raccontamelo tu, mamma. MADRE Era una bella mattina, limpida e fresca. Siamo andate a raccogliere le bacche per la crostata. Avevi il tuo piccolo cestino di vimini. Ti insegnavo a prendere solo i pallini blu, tu ovviamente ci mettevi un po' di tutto. Non ti curavi di me. Trotterellavi in mezzo ai cespugli, raccattavi fiori, foglie, bastoncini. Era così bello il bosco, c'era una tale pace. Così ho continuato a vagare per conto mio, in mezzo agli alberi. Quando mi sono girata gli alberi erano sempre verdi, il cielo azzurro e tu... tu non c'eri più come se non ci fossi mai stata. Non so come spiegarlo... non è che non ti volessi bene o non sapessi più di avere una figlia, ma in quel momento tu non c'eri. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 10 perlascena numero 9 //. giugno 2016 FIGLIA Ti eri persa? MADRE In un certo senso. Ci sono momenti quando tutto sparisce, resti da solo, solo nel mondo. Quei rari istanti quando hai la percezione dell'istante senza filtri. Puro presente. Qui e ora. Ogni cosa che vedi, che tocchi ti sembra nuova, vergine, come se non l'avessi mai vista prima. In quell'istante tu vedi davvero, vivi... davvero. FIGLIA Non mi hai sentita? Quando ho iniziato a chiamarti, a piangere? MADRE Non mi ricordo. Ero lontana, ormai. Avrei pensato che fosse il grido di un uccello. FIGLIA E poi? Cos'è successo dopo? MADRE Dopo sono uscita dal bosco. Dovevano essere trascorse diverse ore. Sono arrivata a casa e ho trovato te che dormivi nel tuo lettino, come sempre. Sai, nessuno ne ha più parlato. In famiglia, dico. Nemmeno per rimproverarmi. Quell'episodio è rimasto un buco nella memoria collettiva, per anni. Un buco nel tempo. FIGLIA Avrai sofferto di depressione, mamma, non se n'è mai accorto nessuno? MADRE Non cercarne una spiegazione... ti prego. FIGLIA Non ti sei mai chiesta il perché, in tutti questi anni, nemmeno una volta? MADRE No. Mai. Mi credi una cattiva madre? FIGLIA C'è qualcosa che non capisco. La natura vuole che le madri amino i loro figli. Che dimentichino il dolore del parto come non fosse mai esistito. Tutte ne parlano come di un'esperienza meravigliosa. Tu, invece, mi raccontavi dell'umiliazione di trovarti seminuda su un tavolo, della vergogna di urlare. Ti vergognavi davanti alle ostetriche e ti mordevi le labbra per non urlare. MADRE Questo, non avrei dovuto dirtelo, perdonami. FIGLIA No, non avresti dovuto. MADRE Nella natura ci sono anche cani a tre teste e uomini senza braccia né gambe. Io non volevo che ti succedesse qualcosa. Sono entrata in un'altra stanza, Aglae. In una stanza dove tu non c'eri. FIGLIA È così difficile. MADRE Lo so. Mi vuoi meno bene adesso? FIGLIA No. MADRE Perché sei tornata? FIGLIA Non lo so. Non lo so più. MADRE Sei qua, sei sopravvissuta, abbiamo continuato a vivere, tutti noi. Perché presentarci il conto? Che cosa speri di ottenere, che hai? Aglae... Sei malata e non vuoi dirmelo. Sei malata? Aglae, parla! FIGLIA Tu eri entrata nell'altra stanza, mamma. Io sono rimasta, sono sempre stata qua, non me ne sono mai andata. Continuo ad aspettare. Mi pare che ancora una cosa, un pezzetto e tutto si ricomporrà, avrà un senso. Il meccanismo tornerà a funzionare. Questa casa, questa città, tu, io, tutto diventerà vero. Le pareti di questa stanza nera cadranno, noi scenderemo dal palcoscenico e vedremo il verde degli alberi, il cielo... Basta aspettare. Ancora una piccola cosa e quando saprò, quando capirò ogni cosa, allora succederà. Qualcosa, sì. Buio. Apparizione 11. FIGLIA Arriva! MARITO Chi? FIGLIA Dio... MARITO Respira. Brava. È stato solo un incubo. FIGLIA Era un sogno, strano. MARITO Me lo vuoi raccontare? FIGLIA No. MARITO Non fa niente, riposati ora. FIGLIA Mi ha fatto venire in testa dei pensieri strani. MARITO Che pensieri? FIGLIA È una sciocchezza, mi vergogno a dirlo. La tua ex... stavo pensando... Quando hai detto che negli ultimi tempi potevate vedervi solo una volta al mese... Devi averla amata molto. Prima di me hai amato qualcuno, è naturale, tutti abbiamo amato qualcuno, ma questo rende l'amore di adesso meno unico. È un pensiero sciocco, perdonami, ma non posso fare a meno di pensarci. Mi chiedo se il nostro amore sia effettivamente noi, se sono davvero io, tu... oppure se è l'amore in sé, quello spasmodico bisogno di amare, di legarsi. Forse l'amore in fondo è una nuvola che respiriamo, una stanza in cui entriamo e poi usciamo, una stanza che c'è stata prima di noi e che continuerà a esserci anche quando non ci saremo più. MARITO È comunque bello entrarci insieme, in quella stanza, non credi? FIGLIA In ogni stanza siamo di passaggio. MARITO L'amore che ho provato per la mia ex era molto diverso da quello che provo per te. D'altronde sarebbe preoccupante se amassimo sempre allo stesso modo, no? FIGLIA Sì, ma questo non mi fa sentire meglio. Abbracciami! MARITO Io ti abbraccio sempre quando dormi. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 11 perlascena numero 9 //. giugno 2016 FIGLIA Quando dormo non ci sono. Abbracciami ora. MARITO Ecco fatto. Così è tutto vero, senti? Sono qui con te. FIGLIA Potresti raccontarmi qualcosa che lei non faceva, a differenza mia. Questo mi tirerebbe su. MARITO Ora sei sciocca. FIGLIA Ti prego! MARITO E va bene. Per esempio a lei non piaceva farlo all'aperto. FIGLIA Davvero? Ma se non c'è nessuno e il posto è bello perché no? MARITO Poi non ho mai avuto dei momenti di così grande complicità come con te, non abbiamo mai fatto niente di... divertente. FIGLIA Ti faccio ridere? MARITO Da morire. E poi con nessuna ho avuto un progetto vero. FIGLIA Avrai pensato di invecchiare con lei, di avere dei figli, mi immagino. MARITO È vero. Ma era un'immagine lontana, sfocata. Con te sento... come se la toccassi con le mani. È tutto così concreto. La nostra casa, il nostro figlio. In effetti potremmo sposarci, ti va? Lo vedo già, testone, gli farai suonare il pianoforte, amerà il blu e tutte le settimane tornerà da scuola con le ginocchia sbucciate. Verremo a sentire i suoi saggi a scuola e sarà bello come te. Adesso dormi, amore, dormi ancora un po', è ancora presto. Ti sveglierò io, non temere. Dormi tranquilla. Ti amo. Solo te. Per sempre. Ti sveglierò io quando sarà il momento. Buio. Anno: Espulsione spontanea del feto (Deliri di un Grande Fratello Atto I) 201415 Autore: Damiana Guerra, 1981 Titolo: Riferimenti: [email protected] www.facebook.com/pages/ Biancamara/612755015419787 Forma di tutela: Creative Commons versione CC BY NCND 3.0 (Attribuzione Non commerciale Non opere derivate 3.0 Italia). Maggiori dettagli su http://creativecommons.it Note: Opera inedita ATTENZIONE: In caso di rappresentazione contattare direttamente l'autrice. Dedicato al Veleno. Personaggi: Un Uomo e una Donna Descrizione della scena: Palco vuoto. Al centro del proscenio, un televisore spento. Nota dell'autore: Durante tutta la scena prima, il personaggio Donna parlerà anche a nome del proprio marito e della propria madre, in una sorta di dialogo/monologo interiore: le frasi scritte non in corsivo, comprese le note tra parentesi, sono riferite al personaggio della donna e alle sue intenzioni. Quelle in corsivo, invece, sono del marito e della madre. Scena prima In buio, si accende il televisore: immagine e audio del segnale disturbato. Dopo qualche secondo, le immagini del segnale disturbato vengono intervallate da immagini del video, in sottofondo sempre l'audio del segnale disturbato. Video: la donna in posizione fetale, occhi chiusi, immersa in acque scure. Apre gli occhi, lo spazio è stretto: vuole muoversi, ma non ci riesce. Cerca di fare pressione con le braccia e con le gambe a quello che la circonda, ma non riesce comunque a liberarsi. Trova un passaggio: è molto stretto, ancora più buio, umido ma riesce ad infilarsi. Intanto, la luce sul palco lentamente inizia ad alzarsi: la donna è in piedi e voltata di spalle, vestita di bianco. Video: la donna faticosamente sta riuscendo a passare in questo varco stretto. Arriva alla fine, riesce ad uscire, viene accecata da una luce fortissima. Stop secco del video e dell'audio. Quando "parla" il I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 12 perlascena numero 9 //. giugno 2016 personaggio del marito, la donna girerà solo la testa alla sua destra mentre il resto del corpo è fermo. DONNA Non lo so. Non mi sento. No. Non mi sento. Non lo so. Non so spiegare. Che ne so? Non so spiegare. Ma non sto bene. Mi sento infelice. (breve pausa) Infelice? Sì. Infelice. (breve pausa) Perché? (si volta a favore di pubblico) Non lo so. (breve pausa) (nervosamente) Mi devi dire cos'è che ti manca. Esattamente. (breve pausa) Non so. Ti sto dando tutto. Lo so. Tutto ciò che un corpo chiede per vivere. Lo so. Acqua. Cibo. Lo so. Un posto per dormire. Un posto per scaldarti. Un posto per defecare. Ma non sto bene. (breve pausa) Sono ancora capace di scrivere? Cazzate. Tu non lo sei mai stata capace di farlo. Non umiliarmi. Per favore. Io so scrivere. No. Tu sai solo mettere in fila delle parole intervallate da punteggiatura. (pausa) Mi distruggi. Sei banale. Stai zitto. Avresti bisogno di un maestro. Io so scrivere. Se solo tu avessi una qualche dote da migliorare. Io so scrivere! No, non lo sai fare. Io voglio essere qualcosa. Tu? (ride) Io. Sei nulla. Accettalo. Ti prego. Lasciami in pace. (pausa) Sei una donna. Che pretendi di fare? (ride) Non perdere tempo. Fai le cose per cui sei portata. Mettiti a stirare. (mima il gesto di stirare) Non così. Stira meglio. Ti ho detto di farlo meglio. Mettici più impegno. Sei una donna inutile. Stira anche i fazzoletti. E le mie mutande? Stirale bene. Mi piace sentirmi comodo. Mettiti a quattro zampe. (lei rimane ferma) Mi hai sentito? Mettiti a quattro zampe! (esegue) Fammi un pompino. (lei non sa che fare, si guarda attorno) Ti ho detto fammi un pompino! (ha paura, si guarda attorno) Vuoi che vada da lei ancora una volta? (pausa) Però non lamentarti. Ti tradisco ma la colpa è soltanto tua. Là non devo insistere. Là io non devo chiedere niente (breve pausa) Lei mi fa entrare. Lei sta zitta. Zitta. Chiaro? Voi non dovreste mai aprire bocca. Dovreste aprila solo per fare pompini. Mi apre la porta e se ne sta zitta. Sei mio marito. Sta zitta e apre la bocca. Sei mio marito. Sta zitta e apre le gambe. Sei mio marito. Stai zitta e apri la bocca. (breve pausa) Sei mio marito. (breve pausa) Ma ora voglio un pompino. Sei mio marito. Io sono un uomo. Ricordatelo. Io sono un uomo. Prima di ogni altra cosa. Ho delle esigenze fisiche. (breve pausa) Mi fanno male le palle. (breve pausa) Vuoi che mi facciano male le palle? (breve pausa. Più duramente) Vuoi che mi facciano male le palle? (breve attesa. Poi lei scuote la testa in segno di diniego, con poca convinzione) Sai lei che fa? Lei mi slaccia i pantaloni e mi fa tutto quello che non chiedo. (breve pausa) Vuoi che torni da lei? No. Per favore. Resta con me. E allora fai il tuo dovere. Io ti amo. Fammi un pompino. (lei mima di fare un pompino, di spalle. Sputa. Breve pausa. Si rialza) Io voglio scrivere. Mettiti a cucinare. Ho tante idee. Mettiti a cucinare. Vorrei riprendere a studiare. E chi penserebbe poi alla casa? (pausa) Devi comportarti come una donna. Voglio che tu faccia la donna invece di dire cazzate. E una donna deve saper fare bene la moglie. Ma a te non riesce niente. Non sei capace neppure di essere davvero una donna. In senso biologico, dico. Dal tuo utero non esce niente. Solo piscio e mestruo. Non... noi non ci abbiamo provato davvero. Lo sai. Cazzate. Il mio sperma è potente. È il tuo utero ad essere inutile. (lei piange) Che fai? Piangi? Vai da un dottore piuttosto. Ti prego, basta. Stai zitto. (pausa) Non voglio più ascoltarti. Lo dico per il tuo bene. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 13 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Sei un mostro. Io sono perfetto. No. Tu sei un mostro. Sei tu quella deforme. (urlando) Basta! (pausa. Lei si porta le mani alle orecchie. Chiude gli occhi) Basta, ti prego. Non voglio ascoltare. Non voglio sentire. Io non voglio sentire più niente. Tu non ci sei. Non esisti. Io non voglio più ascoltarti! Sei un mostro. Animale. Sei un mostro. (dalle quinte di sinistra, si affaccia l'uomo: è vestito di rosso. La donna lo vede. Rivolta a lui) Quanto potrò mai andare avanti così? (l'uomo abbassa la testa. Esce) (ridendo) Sei così patetica. Perché ho sposato una donna come te? Perché mi amavi. Guardati. Fai schifo. Tu mi amavi. Sei piena di cellulite. Mi amavi. Guardati, ho detto! Io lo so. Tu mi amavi. Il tuo seno è carne morta. Perché non lo ricordi più? Le tue cosce sono membra in decomposizione. Mi amavi. Balle. Io ti amavo. (ride) Ma tu davvero pensi di essere capace di amare qualcuno? Potrei chiederti la stessa cosa. Rispondimi, moglie. Io amavo te. Puttanate. Io amavo te. Puttanate! (urlando) Io amavo te! (lunga pausa) La Bibbia parla chiaro. (breve pausa) L'hai mai letta? La Bibbia è verità. Lì c'è scritto tutto. Sai cosa dice? C'è scritto tutto quello che c'è da sapere. Dovresti leggerla. Lì c'è scritto tutto. Sai cosa dice? C'è scritto tutto quello che c'è da sapere. Dovresti leggerla. Hai capito? Tutto quello che c'è da sapere. Sai cosa dice? "Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: [...] essa è carne della mia carne e osso dalle mie ossa. Perché dall'uomo è stata tolta". (pausa) Hai capito? (pausa) "Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: [...] essa è carne della mia carne e osso dalle mie ossa. Perché dall'uomo è stata tolta". (pausa) "Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: [...] essa è carne della mia carne e osso dalle mie ossa. Perché dall'uomo è stata tolta". Hai capito? Tu. Non sei niente. Sei solo una costola. (pausa) Il Signore Dio plasmò una costola. Una mia costola. (pausa) Mi appartieni. (pausa) Il Signore Dio ti plasmò da una mia costola. Mi hai sentito? Tu appartieni a me. (pausa) Vivi grazie a me. (pausa) Mi devi tutto. Donna. (lunga pausa) Ricomincia a stirare. (pausa: attesa. Nulla) Ricomincia a stirare. (pausa: attesa. Nulla) Ricomincia a stirare! (la donna mima il gesto di stirare. Buio) Luce. La donna è seduta per terra, di profilo, guardando le quinte di destra. Il televisore ora è alla sua sinistra. Quando "parla" il personaggio della madre, lei guarderà il televisore. DONNA Mamma. Dimmi. Perché mi hai fatto donna? Mica queste sono cose che si scelgono. Mamma. Dimmi. Perché mi hai fatto donna? Sono cose che capitano. Mamma. Dimmi. Perché mi hai fatto donna? Non è che uno lo decide. Fa male essere donna. A questo mondo, tutto è doloroso. Fa male essere donna. Nessuno ha mai detto che sarebbe stato semplice. Sì, ma nessuno sa davvero quello che significa. Eh, ci sono le mestruazioni, ci sono le gravidanze. Non parlo di questo, mamma. (ignorandola) Grazie a dio, però, ci sono gli assorbenti. Ma le gravidanze, tesoro, quelle devono proprio esserci. Mamma. Mica uno può non avere figli. Ascoltami. E voi, quand'è che vi decidete? Mamma. Dovete farlo adesso. Mamma, ascoltami. Che io poi divento troppo vecchia. Non voglio. Anche tu poi mi diventi troppo vecchia e che poi non ti viene più. Mamma. Oh che siete sposati già da tre anni! Si fa tardi. Io non voglio più esserlo. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 14 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Cosa? Donna. Donna? Donna. Ma che dici? Non è facile essere donna. Mica c'è qualcosa di facile a questo mondo. Sì, ma io non voglio più esserlo. Non dire scemenze. Mamma. Io dico sul serio. Sto male. In che senso? Sto male, mamma. Prenditi delle medicine. (portandosi una mano sul cuore) Sto male qui. E allora vai dal cardiologo. Mamma. Cosa credi che possa fare un cardiologo? Ti fa male il cuore? Sì. E allora da un cardiologo devi andare. (pausa) Mamma. Non hai capito nulla. Che dici? Tu non hai capito nulla. (breve pausa) E spiegami meglio allora. Sto male, mamma! Vai dal medico. Mamma. Io vorrei andarmene. Che vuol dire? Voglio andarmene. Per andare dove? Via. Non lo so dove. Ma via da dove? Da qui. Da casa tua? Da qui, mamma. Te ne vuoi andare da casa tua? Sì. Ma che dici? Dico davvero, mamma. Voglio andarmene. E perché? Sono infelice. E che c'entra questo col fatto che te ne vuoi andare? Sono infelice. E però mica te ne puoi andare. (pausa) Perché no? Perché no. (pausa) Uno non può andarsene così. (pausa) Ti sei sposata? (nessuna risposta) Ti sei sposata? (nessuna risposta) Ti sei sposata? (nessuna risposta) Oh? Eh. (dalle quinte di sinistra, si affaccia l'uomo. La donna lo vede. Rivolta a lui) Quanto potrò mai andare avanti così? (l'uomo abbassa la testa. Esce) Rispondimi. Sì, mamma. Mi sono sposata. Ma che c'entra questo ora? C'entra che mica te ne puoi andare così. Hai fatto una scelta. E hai delle responsabilità. Hai un uomo che, quando torna a casa la sera, deve trovare la cena pronta e la casa in ordine. Mamma. Ma ti ascolti? Siamo nel ventunesimo secolo. Certi discorsi avevano senso una volta. Hanno senso pure adesso. No, mamma. Non è vero. Ti dico che è così. La donna è donna. E donna deve essere. Mamma. Stai dicendo un mucchio di stronzate. Non essere volgare. E tu non dire certe stronzate. Guarda che queste sono le cose basilari della vita. Le fondamenta della famiglia. Sei una donna e donna devi essere. Che significa essere donna, mamma? Significa essere donna. (breve pausa) Lo dice la parola stessa. (breve pausa) Non è una risposta. Che ti devi pure prendere cura della casa. (pausa) Posso essere donna anche in un altro modo. Non è possibile. Non è possibile? No. (breve pausa) Posso essere tante altre cose, mamma. No che non si può. (pausa) Il cielo può diventare il mare? No, mamma. Un albero può diventare un cane? No, certo. Un morto può diventare un vivente? No, mamma. Eh. E una donna altro non può diventare. (pausa) Una donna è una donna. (pausa) Tu sei felice, mamma? In che senso? A vivere così, mamma. Ma così come? Così come tu intendi essere donna. Ma io sono una donna. È così che si sta bene. Ti senti realizzata? Io sono una donna. È così che si sta bene. Ma dimmi... hai avuto tutto quello che volevi? Che volevo come? Dalla vita, mamma. Ma com'è che oggi parli strano? Rispondimi, mamma. E che potevo volere? I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 15 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Non lo so, mamma. Quand'eri giovane, non sognavi nulla? Ma in che senso? Stai bene, mamma? Beh, in questo momento proprio bene non sto. Ho avuto una figlia che non vuole farmi diventare nonna. (la donna si porta le mani alle orecchie) Mi stai facendo diventare lo zimbello di tutti. (si rannicchia su se stessa in posizione fetale) Tu un figlio devi dare a tuo marito sennò quello da un'altra se lo va a pigliare! Ti devi dare da fare! E fatti bella, no? Cos'è quella faccia? Sembri un cadavere! Che è quell'espressione? Sei ad un funerale? E basta piangerti addosso! Mangia di più! Non vedi che sembri un manico di scopa? Come puoi pretendere che tuo marito ti trovi attraente? Che tu hai tutto! Tutto quello che una donna può volere dalla vita! E ti lamenti pure! Pensa a chi è messo peggio di te! Basta piangere! Alzati! E guarda che disordine che c'è in questa casa! Alzati e rimetti tutto a posto! Che ore sono? Hai preparato la cena? Guarda che tra poco torna e non trova il piatto pronto! E poi ovvio che ti urla addosso! Figlia mia... sei nata donna! E donna devi essere! Sai cos'è una donna? Eh? Bambina mia... sai cos'è una donna? Una donna è l'angelo del focolare! (sottovoce) Sì, ma si brucia. Come? (ancora sottovoce) Si brucia. In che senso? A stare troppo vicino al fuoco, l'angelo si brucia. (l'uomo appare nuovamente dalla quinta di sinistra: non esce completamente, si nasconde) Che dici? Io mi sono bruciata. Con cosa? Mi sono bruciata. Mo' adesso? Mi sono bruciata. E dove? Il cuore, mamma. Che ricominci con i tuoi malanni immaginari? Il cuore è cenere, mamma. (l'uomo esce) Basta con il tuo vittimismo! (urlando) Brucia, mamma, brucia! L'angelo le vesti la casa le ali le mani i piedi i capelli le dita gli occhi la lingua! Brucia, mamma, brucia! Maledetto angelo brucia e muori! Muori, angelo di merda! Muori! Muori! Il tuo sorriso sornione si spegne nelle fiamme e tu muori! Crepa angelo, crepa! Dannazione, crepa! Crepa, ti ho detto! E spero che tu soffra, maledetto angelo! Soffri e muori! Muori! Non voglio più ritrovarmi la tua faccia davanti! Non voglio più vederti! Mai più! Non devo più vederti! La tua perfetta pettinatura il tuo perfetto trucco la tua perfetta manicure e che belle scarpe che bel vestito e che bel trucco ma che bella moglie che hai com'è femminile ma che bel seno che bel sorriso oh ma come sa cucinare bene oh ma come tiene bene la casa oh ma come fa bene i pompini! Brucia, mamma, bruciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa_ aaaaaaaaaaaaa! (buio) Luce. La donna è sdraiata per terra, pancia in alto. Il televisore ora è alla sua destra, per terra, all'altezza della sua testa. DONNA C'era un piccolo fosso in mezzo al niente. Un piccolo fosso di niente in mezzo al niente. Un piccolo fosso che io volevo solo oltrepassare magari saltandolo non lo so ma era piccolo che ci vuole a saltarlo niente mi ero detta. Un piccolo fosso di niente in mezzo al niente che era niente da oltrepassare. Ma il fosso è cattivo e a lui non gliene frega niente di niente e decide di allargarsi. Più mi avvicino e più il fosso si allarga e il niente diventa un niente diverso le mie gambe sono pesanti ed io mi muovo più lentamente e faccio fatica ma arrivo quasi vicino al fosso di niente ma di un niente diverso in mezzo al niente che era anche lui un niente diverso e superarlo ora era un niente un po' difficile. Cerco di avvicinarmi ancora ma il fosso vuole evitarmi e si allontana e diventa ancora più grande e di un niente ancora una volta diverso ma di un diverso che ora mi sembra faccia paura ma non ne sono sicura ma mi fa paura perché è un niente che io non avevo mai visto prima era un niente minaccioso e da superare non era più niente così semplice. Mi fermo. (pausa) Mi fermo. (pausa) Mi fermo. (pausa) Devo pensare. (pausa) Non so se devo davvero andare oltre a questo niente che ora non è più lo stesso niente. È un niente di quelli che ti guardano dentro e ti conoscono bene e sanno tutto quello che tu non vorresti mai far sapere a nessuno e hanno visto quello che ti è stato fatto povera piccola bambina succosa come un agrume dolce ancora acerbo ma che lui ha voluto è un niente che ci mette niente a irrigidire e mangiarsi ingordo ogni tua minima parvenza di coraggio e tu diventi niente e il niente non esiste e il niente non può muoversi e il niente che fa? Niente. (pausa) Niente. (pausa) Non sente niente. (pausa) Non sei niente. (pausa) Il fosso di niente che ora non è più un niente così indifeso mi fa paura e non voglio più avvicinarlo non voglio più superarlo perché da saltare questo fosso che divora i suoi margini non è più così semplice e il niente si allarga prende spazio mangia la terra sotto i tuoi piedi ed io voglio I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 16 perlascena numero 9 //. giugno 2016 tornare indietro non voglio che il niente arrivi da me che mi tocchi che mi faccia vedere quello che neppure io voglio più vedere e arretro. Arretro. Voglio tornare indietro. Arretro e voglio tornare indietro. Voglio tornarmene indietro voglio andarmene voglio arretrare. Il niente è veloce e mangia terra avidamente il porco la mangia avidamente. Io continuo ad arretrare. Ora corro. Corro arretrando. Corro. Sì che corro arretrando. (pausa) Ma il niente è più veloce il niente che ora non è più lo stesso niente innocuo indifeso ma è un niente diverso il niente che mi guarda e mi conosce il niente che ora è tutto intorno a me che entra nel mio corpo attraverso ogni buco della mia carne attraverso i pori della pelle attraverso le cavità degli occhi la bocca le narici la vagina attraverso le orecchie l'ano entra dentro di me ed io divento niente divento quel niente che però fa paura ma pur sempre di niente si tratta e precipito precipito precipito. Cado. Perdo i sensi. (pausa) Quando riprendo i sensi, sono rimasta niente. Un niente vestito in abito da sposa macchiato di sangue verginale. (buio) Luce. La donna è seduta per terra, dando le spalle al pubblico. L'uomo è di fronte a lei, a favore di pubblico. Verso il proscenio, al centro, c'è il televisore. Tono di voce concitato. DONNA È impazzita. Impazzita. Pazza. Completamente folle. UOMO È matta. Pazza. Pazza. Pazza. DONNA Persa. UOMO Perduta. DONNA Pazza. UOMO Pazza. DONNA Folle. UOMO Un aborto di natura. DONNA Un aborto. UOMO Un aborto. DONNA Una creatura senza più il senso delle cose. UOMO Le cose. DONNA Le cose. UOMO Le cose importanti. (lentamente, dall'alto vengono calati moltissimi ferri da stiro) Si è tramutata. Un aborto. DONNA In aborto si è tramutata. UOMO Pazza. DONNA Pazza. UOMO Pazza. DONNA Svuotata. Folle. UOMO Folle. DONNA Folle. UOMO Insensata. DONNA Come si fa? UOMO No, non si può. DONNA Pericolosa. UOMO Matta. DONNA Pazza. UOMO Pericolosa. DONNA Povero marito. UOMO Matta. DONNA Matta. UOMO Perché? DONNA Matta. UOMO Ha tutto. DONNA Pazza. Pazza. Pazza. UOMO È nuda. DONNA In casa. UOMO Dicono. DONNA Nuda. UOMO Dico? DONNA Ma che indecenza. UOMO Matta. DONNA Folle. UOMO Pazza. DONNA Nuda. UOMO Un aborto. DONNA Un aborto. UOMO Un aborto. DONNA Nuda. UOMO In casa. DONNA Ora. UOMO Subito. DONNA Presto. UOMO Nuda? DONNA Sì, nuda. UOMO Ma nuda? DONNA Nuda. Sì. UOMO Senza nulla addosso? DONNA Senza nulla addosso. UOMO Pazza. DONNA L'ho detto io. UOMO Era nuda. DONNA In casa. UOMO È nuda. DONNA In casa. UOMO Imbrattata di sangue. DONNA In casa. UOMO Sangue. DONNA Pazza. UOMO Pazza. DONNA Pazza. UOMO Matta. DONNA Nuda. UOMO Sangue. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 17 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA In casa. UOMO Nuda. DONNA Nuda? UOMO Nuda? DONNA Nuda. UOMO Non cucina. DONNA Pazza. UOMO Non stira. DONNA Pazza. UOMO Non lo prende in bocca. DONNA Pazza! UOMO Sporca di sangue. DONNA Quale sangue? UOMO Sangue. DONNA Pazza. UOMO Sangue mestruale. DONNA Che orrore. UOMO Ovunque. Sul pavimento. DONNA Muri. UOMO Gambe. DONNA Volto. UOMO Sul letto matrimoniale. DONNA Che orrore. UOMO Ricovero. Ricovero. Ricovero. DONNA Ripete che ama. UOMO Che ha amato un uomo. DONNA Una favola. UOMO Una favola. DONNA Una favola. UOMO Vuole essere infelice? DONNA No. UOMO Lei dice felice? DONNA Felice. UOMO Felice? DONNA Sì, felice. UOMO Pazza. DONNA Pazza. Pazza. Pazza. UOMO La felicità non basta. DONNA No. UOMO E come potrebbe? DONNA Pazza. UOMO Matta. DONNA Pazza. UOMO La felicità non è dell'essere umano. DONNA No. UOMO La felicità non è dell'uomo. DONNA No. UOMO La felicità non è della donna. DONNA Non può. UOMO Non le appartiene. DONNA No. UOMO Pazza. DONNA Matta. UOMO Pazza. DONNA L'essere umano deve scarnificarsi. UOMO Sì. DONNA Deve. UOMO Fino all'osso. DONNA Stralci di carne pendenti dalle orecchie. UOMO La pelle. Insulsa. DONNA Ella stessa deve dilaniarsela. UOMO Mangiarsela. DONNA Vomitarla. UOMO Deve scarnificarsi. DONNA Con le proprie unghie. UOMO Con i propri denti. DONNA Pazza, pazza, pazza. UOMO Ha amato un uomo? DONNA Sì. UOMO Questo dice? DONNA Questo dice. UOMO Lo ha amato? DONNA È questo quello che dice. UOMO Un uomo ha amato? DONNA Ha detto questo. UOMO Fantoccio di pezza. DONNA Ho smesso di sorridere in una lunga notte senza stelle. UOMO Ha perduto lingua denti labbra. DONNA Ho smesso di sorridere in una lunga notte senza stelle. UOMO Quella notte. DONNA Sì. UOMO Quella notte. DONNA Sì. UOMO La notte in cui la sua stessa immagine riflessa in quello specchio si è frantumata in mille inesistenti pezzettini. DONNA Si è rotta. UOMO Sì. Si è rotta. DONNA Quella notte il vento ha soffiato forte. UOMO Forte? DONNA Forte. E li ha spazzati via. UOMO Ha amato un uomo. DONNA Questo dice. UOMO La sua stessa carne quella notte si ruppe e non ci fu più verso di rimetterla in sesto. DONNA No. UOMO Non è possibile. DONNA E come? UOMO Ciò che si rompe non può più essere ricucito. DONNA No. UOMO Si è rotta. DONNA Pazza. UOMO Non può più essere schema. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 18 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA L'essere umano è di una bruttura indicibile. UOMO I desideri? DONNA A che servono? UOMO A nulla. DONNA Non angeli. UOMO Né favole. DONNA Né focolari. UOMO La libertà di essere un essere umano. DONNA Ma pazza. UOMO Imbrigliare. DONNA Imbrigliate. UOMO Imbrogliare. DONNA Imbrogliate. UOMO Imbrigliare. DONNA Imbrogliare. UOMO Le coscienze. DONNA Le coscienze. UOMO Le coscienze. Pausa. Lentamente, la donna si volta verso il pubblico. Incrocia le sue gambe, stringendo forte verso l'inguine il televisore. Sguardo fisso al pubblico. Dopo qualche secondo, la televisione di accende: inizialmente, c'è solo l'immagine del segnale disturbato, con il suo caratteristico rumore. Inizia la sequenza di immagini, intervallate dall'immagine del segnale disturbato: inizialmente sono più frequenti le immagini del segnale disturbato per poi, gradualmente, aumentare di frequenza le immagini fino a far sparire completamente il segnale disturbato. Gli spezzoni di video che si vedranno saranno: bocche di donne che ridono, bocche con rossetto che mangiano banane, bocche sporche di sperma, seni di donna, gambe di donna, piedi di donna che indossano tacchi molto vistosi e provocanti, spezzoni di video porno. In sottofondo, fisso, sempre l'audio del segnale disturbato. La durata sarà circa di un minuto. Buio di colpo. Scena seconda La televisione è ancora nella stessa posizione della scena precedente, per terra verso il proscenio. Si accende: immagini di segnale disturbato con audio. Scena vuota: sono presenti solo i ferri da stiro appesi al soffitto. Via immagini del segnale disturbato, parte il video, audio del segnale disturbato: ripresa in un bosco, scena autunnale. Cielo grigio, alberi e foglie a terra marrone. La donna corre in mezzo al bosco: ha un lungo vestito rosso. Correndo, inciampa, si taglia, si segna la faccia. Entra la donna da destra, vestita come nel video, avanza verso il centro. Si gira a favore pubblico, lentamente si sposta verso il proscenio. Da sinistra, entra l'uomo, vestito di bianco, con un paio di forbici in mano: si allunga verso i ferri da stiro, lentamente, uno alla volta, comincia a farli cadere, tagliando la presa da cui sono appesi. Cadendo, fanno un rumore molto forte. Stop video, si alza lentamente una luce calda. DONNA (sente i rumori dei ferri che cadono, finge indifferenza. Al quinto ferro che cade, si volta verso l'uomo) Non serve a niente. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. DONNA Davvero. È inutile. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. DONNA È patetico. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. DONNA Continueranno a rimetterli a posto. UOMO Ed io li farò cadere di nuovo. DONNA Non cambierà nulla. (pausa. L'uomo continua a far cadere i ferri) Lo sai anche tu. UOMO (si ferma: la guarda) Qualcosa è già cambiato. DONNA È tutto finito. UOMO Io sono ancora qui. DONNA Non cambierà nulla. DONNA Non è vero. UOMO Non senti? DONNA (dandogli le spalle) È tutto come prima. UOMO L'aria è diversa. (si avvicina alla donna) DONNA (ignorandolo) Esattamente come prima. UOMO La speranza è diversa. (le tocca una spalla) La voglia è diversa. DONNA (si allontana dall'uomo, spostandosi verso sinistra) Mi fai male così. UOMO (sospira. Riprede a far cadere i ferri) Vorrei vederti felice. DONNA Mi hai resa infelice. UOMO (si ferma: la guarda) Sono qui. Per te. DONNA Io devo restare qui. UOMO No se non vuoi. DONNA Non posso. UOMO Perché? DONNA Non posso. UOMO Non vuoi. DONNA Voglio. UOMO E allora andiamo. DONNA Ma non posso. UOMO Io te lo chiederò tutti i giorni. DONNA Non farlo. UOMO Non smetterò mai. DONNA Non dirlo. UOMO (avvicinandosi) Non smetterò mai finché vivo. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 19 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA (allontanandosi) Questa è infelicità. UOMO Potrebbe non esserlo. DONNA È sempre stata infelicità. UOMO Non per me. DONNA Per me sì. Pausa. UOMO Ho desiderato soltanto vederti felice. Anche se per un solo istante. DONNA Un solo istante. UOMO Sì. Per me sarebbe stato sufficiente. DONNA Un solo istante non cambia nulla. UOMO Se tu solo lo volessi, potrebbe non essere solo un istante. DONNA Non è questione di volere. UOMO È cos'è? DONNA È altro. UOMO Non lo è. DONNA Non lo sai. UOMO Sei tu che ti costringi. DONNA Ho preso un impegno. UOMO Io non me ne vado. DONNA Sì. Devi. UOMO No. (riprende a tirare giù i ferri da stiro) Io continuerò. DONNA (cercando di fermarlo) Vattene. UOMO No. DONNA Vattene! UOMO Io... DONNA (interrompendolo, urlando) Vattene! Ma non ti vedi? UOMO Non è servito a darti serenità? DONNA Vattene! UOMO Non ora. DONNA Non ci vedi? UOMO Siamo perfetti. DONNA Vattene! UOMO Non lo farò. DONNA La tua sola presenza è sufficiente a provocare in me una profonda disperazione. Pausa. DONNA Il tuo corpo mi rende infelice. Pausa. UOMO Stai mentendo. Pausa. UOMO Ascoltami. DONNA Stamattina. UOMO Devo chiederti una cosa. DONNA Stamattina. UOMO Devi farlo. DONNA Un chiodo. UOMO Per me. DONNA (voltandosi fronte pubblico) Ho trovato un chiodo stamattina. UOMO Devi fare una cosa. DONNA Un chiodo ho trovato stamattina. UOMO Regalami il desiderio. DONNA Sulla strada. Nascosto tra i sassi. UOMO Dimmi che mi vedrai domenica. DONNA Ho trovato stamattina un chiodo. UOMO Devi dirmi che verrai e devi dirmi a che ora. DONNA Ci riparerò il tavolo. UOMO Vivrò con felicità i giorni che ci separano. DONNA No. Riparerò la mensola. UOMO E soltanto perché so che ti vedrò. DONNA Anzi. La libreria. UOMO Il tempo passerà lento. Ma io ti immaginerò entrare da quella porta. DONNA Oppure no. UOMO E renderà l'attesa meno penosa. DONNA Aspetta. UOMO Fantasticherò su quello che diremo. Su quello che faremo. DONNA Devo riparare l'asse da stiro. UOMO So che ti avrò. E questo mi farà sentire euforico. DONNA Stamattina ho trovato un chiodo. UOMO Ma poi negati. Inventa una scusa. Poche ore prima. DONNA Ci devo riparare me stessa. UOMO Devi dirmi che ci rivedremo un altro giorno. DONNA Ho trovato un chiodo stamattina. UOMO Devi dirmi quale e devi dirmi a che ora. DONNA Penso troppo. UOMO Devi dirmi in che punto preciso. DONNA È il mio limite da sempre. UOMO Ma poi, dovrai negarti di nuovo. Poche ore prima. DONNA Riparerò il mio cervello. UOMO E poi ancora. Di nuovo. Mi darai un appuntamento. E non verrai. DONNA Un chiodo ho trovato stamattina. UOMO Ti prego dimmi che lo farai. Che per me farai questo. DONNA Sì. È me stessa che devo riparare. UOMO All'infinito. E per tutto quello che resta della mia vita. DONNA Apro la bocca. UOMO Mi regalerai il desiderio. A vita. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 20 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA Ecco. Ora il chiodo è dentro di me. UOMO Il resto dei miei giorni con il desiderio. dipendentemente dalla localizzazione delle cisti. DONNA Nutri il tuo verme in una sorta di perverso ciclo vitale. Pausa. L'uomo sospira. La donna si volta, dandogli le UOMO Particolarmente grave è quella a livello spalle. L'uomo riprende a far cadere i ferri da stiro. cerebrale che può dar luogo a disturbi mentali, epilessia e segni legati all'aumento della pressione DONNA (sente i rumori dei ferri che cadono, finge intracranica. indifferenza. Al quinto ferro che cade, si volta DONNA Hai fame. E mangi. Mangi. Mangi. (pausa) verso l'uomo) Non serve a niente. Ma ti condanni a morte. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. UOMO La sede intraoculare può provocare la DONNA Davvero. È inutile. perdita permanente della vista. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. DONNA Non te ne rendi conto davvero. Ma la tua DONNA È patetico. ossessione decompone la tua carne. UOMO (continuando a far cadere i ferri) Ti sbagli. DONNA Continueranno a rimetterli a posto. Pausa. UOMO Ed io li farò cadere di nuovo. DONNA (voltandosi verso l'uomo) Mi stai Pausa. inaridendo. UOMO Non è questo quello che voglio. DONNA Hai un brutto aspetto. DONNA Il desiderarti mi sta inaridendo. UOMO Grazie. UOMO Smettila di desiderarmi. DONNA Sei identico. DONNA Impossibile. UOMO A cosa? UOMO La mente comanda le emozioni. DONNA Due gocce d'acqua. DONNA È troppo tardi. UOMO Di che parli? UOMO Possiamo ancora salvarci. DONNA Tu per me sei come un verme solitario. UOMO (si ferma. La guarda) Perché mi dici questo? Pausa. DONNA Sei ossessione. UOMO Sei amore. DONNA Devo tornare da mio marito. DONNA L'ossessione è un verme solitario. UOMO (ricominciando a far cadere i ferri sa stiro) UOMO (si volta fronte pubblico) La taenia solium, Non posso permetterlo. volgarmente chiamata verme solitario, è un verme DONNA Quello è il mio posto. parassitario appartenente alla famiglia dei tenidi. UOMO Il tuo posto è in nessun luogo. DONNA Nascosta, ti divora dentro. DONNA Ho fatto una promessa. UOMO Platelminti cestodi. UOMO Hai fatto un errore. (smette di far cadere i DONNA Continui a cibarti. Ti illudi. Credi di ferri da stiro. Ora ne sono rimasti appesi solo continuare a vivere. A respirare. cinque) UOMO La cisticercosi da taenia solium può DONNA Il mio unico errore sei stato tu. svilupparsi anche nell'uomo in seguito all'ingestione accidentale delle uova contenenti Pausa. l'oncosfera. DONNA Ma il tuo corpo avvizzisce. La tua mente UOMO Sono contento di vederti stasera. avvizzisce. DONNA Aver commesso il peggiore dei reati e UOMO Oppure in seguito a fenomeni di peristalsi continuare a respirare. invera che portino le uova a risalire il tubo UOMO Anche se da lontano e in mezzo ad altra digerente fino allo stomaco. gente. DONNA Lì ti sottrae il nutrimento. Si nutre di esso. DONNA Contro l'amore contro la fiducia contro la UOMO Dove si schiuderanno per azione dei succhi purezza. gastrici. UOMO Non tutto è un gioco psicologico. DONNA Alimenti la tua ossessione nutrendo te DONNA Il peggiore tra tutti i reati. stesso. UOMO Il decorso può provocare una Pausa. sintomatologia più o meno grave I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 21 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA I miei sentimenti per te sono veleno. UOMO Sono un rospo. DONNA Hanno la pesantezza di un macigno. UOMO Sono un intruso. Sono nella tua cucina, nascosto. DONNA Altre volte la consistenza del gelo. UOMO Ma tu mi vedi. Mi hai trovato. (la donna si volta a guardarlo) Riesci a catturarmi. DONNA I miei sentimenti per te sono veleno. UOMO Vuoi uccidermi. La mia pelle viscida ti provoca nausea. Ribrezzo. Vuoi uccidermi. DONNA Hanno la pesantezza di un macigno. UOMO Apri la lavatrice. Mi chiudi lì dentro. DONNA Altre volte la consistenza del gelo. UOMO La centrifuga stritola le mie ossa di anfibio. DONNA I miei sentimenti per te sono veleno. Pausa: l'uomo abbassa la testa, infelice. Lei guarda quello che resta dei ferri da stiro appesi al soffitto. Si guarda attorno: indica punti vuoti della scena. DONNA Li vedi? UOMO Cosa sono? DONNA Il lampadario di mia nonna. Il tavolo. Le sedie di mia suocera. La credenza. I bicchieri. Le posate. I tappeti. I vasi. I quadri. Il posacenere. Il daino in ceramica. UOMO Distruggerò tutto. DONNA La libreria. I tovaglioli coordinati con la tovaglia. Le tende. Il tavolino. La poltrona. La cassettiera. UOMO Lo farò per te. DONNA I piatti. Le tazzine da caffè. Quelle da latte. Il coltello per il pane. Il coltello per il pene. Il coltello per la carne. Il coltello per i formaggi. Il coltello per il pesce. UOMO Chiedimelo. E renderò tutto cenere. Breve pausa. DONNA Li senti? Ridono. UOMO Chi? DONNA Loro. UOMO Loro? DONNA Sì. Loro. UOMO (guardandosi attorno) Non possono ridere. DONNA Chi l'ha stabilito? UOMO Sono cose. DONNA Ridono. Lo sento. UOMO Perché riderebbero? DONNA Di me. UOMO Non sei divertente. DONNA Lo sono. UOMO Hai scordato il naso rosso. DONNA Ridono delle promesse fatte. UOMO Ridono delle promesse non fatte. DONNA Fatte e non mantenute. UOMO Non fatte e incancrenite. DONNA La colpa si fa melma. UOMO Il rimpianto si rende metastasi. DONNA Resti inermi. UOMO Feci agonizzanti. DONNA Mentre loro ridono. Breve pausa. UOMO Distruggerò tutto. DONNA Ridevano anche quel giorno. UOMO Quel giorno? DONNA Quel giorno. UOMO Quel giorno ti perdesti. DONNA Non mi sono persa. UOMO Dissero che ti perdesti. DONNA Non mi sono mai persa. UOMO Dissero che ti perdesti. DONNA La gente dice quello che ritiene sensato dire. UOMO Se ci crede, è vero. DONNA La verità è propria di ognuno. UOMO C'è una verità assoluta. DONNA L'assoluto è relativo. UOMO Dissero che ti perdesti. DONNA Non mi sono persa. UOMO Hai urlato. DONNA Lo ricordo. UOMO Hai urlato. DONNA Ho l'esigenza di annebbiare la mia coscienza. UOMO Hai urlato. DONNA Lo ricordo. UOMO Perché hai urlato? DONNA Non riuscivo più a contenere la mia disperazione. UOMO Hai urlato. DONNA Non riuscivo più a contenere la mia frustrazione. UOMO Hai urlato. DONNA La mia isteria. UOMO Il ricovero era scontato. DONNA Perché devo vivere circondata da ferri da stiro? UOMO Perché sei donna. DONNA Non li voglio. UOMO Sei donna. DONNA Ho urlato. UOMO Non dovevi. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 22 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA (indicando i ferri da stiro) Volevo soltanto che sparissero. UOMO Sei donna. DONNA Ho urlato. UOMO Il ricovero era scontato. DONNA Abbiamo bisogno delle tue generalità. UOMO Nome. DONNA Anni. UOMO Peso. DONNA Altezza. UOMO Come ti senti? DONNA Come mi sento? UOMO Hai urlato. DONNA Il ricovero era scontato. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Ho smesso di sorridere in quella lunga notte senza stelle. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Al nulla. UOMO Al nulla? DONNA Al nulla. UOMO Hai urlato. DONNA Non quella notte. UOMO Hai urlato. DONNA Ero imbottina di Valium. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Un nero lungo sonno. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Senza sogni. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA La pace. Per una notte. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Al mio risveglio, vomitai. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Ci fu una ragazza. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Ritrovai il mio orrore. Mi ritrovai nell'orrore. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Quella ragazza. Sconnessa. Frenetica. UOMO Quella notte. Cos'hai pensato? DONNA Era felice del mio ricovero. Pausa. L'uomo la guarda. Ricomincia, lentissimo, a far cadere i ferri da stiro dal soffitto. DONNA Avrebbe reso meno penosa la sua degenza. (breve pausa) Voglio andarmene, pensai. Voglio andarmene. (breve pausa) Voglio andarmene. (breve pausa) La vita stessa è la mia malattia. Nessuno può curarmi. Qui starò peggio. (breve pausa) Ritrovai il mio orrore. Mi ritrovai nell'orrore. (breve pausa) Nessuno può curarmi. (guarda il pubblico, inizia ad agitarsi. Corre, frenetica, avanti ed indietro. Urlando) Voglio vedere un medico! Un medico! Voglio vedere un medico! (l'uomo si ferma. La guarda) Un medico, cazzo! (la ferma) UOMO Mi dica. DONNA Voglio andare a casa. UOMO Non può. DONNA Voglio andare a casa. UOMO Si rende conto di quello che ha fatto ieri? Breve pausa. DONNA Voglio uscire. Subito. UOMO Non può. Breve pausa. DONNA Se non mi fate uscire immediatamente, mi lascio morire di fame. (breve pausa) Lo giuro quant'è stramaledetto dio che se non mi fate uscire subito io mi lascio morire di fame cazzo se mi faccio morire di fame voglio uscire voglio andarmene via altrimenti lo giuro che non mangio più un cazzo e mi lascio morire di fame. Cazzo se mi lascio morire di fame se non mi fate uscire subito maledizione. Subito! (breve pausa. L'uomo la guarda. Lentamente, ricomincia a far cadere i ferri da stiro dal soffitto) Contro il parere medico. UOMO Contro il parere medico? DONNA Questo dice la cartella clinica. UOMO Contro il parere medico? Breve pausa. DONNA Mi metto una maschera. Una bella maschera. Sorridente. Luminosa. Mi metto una maschera. Ben incollata al mio viso. E non la tolgo mai più. Una bella maschera. Sorridente. Luminosa. Mi metto una maschera. Ben stretta al viso. A celare il baratro. A celare la disperazione che ti porti negli occhi. Nello stomaco. Sulle spalle. Una bella maschera. Sorridente. Luminosa. Mi metto una maschera. Non gliene frega a nessuno di quello che pensi realmente. Meglio una bella maschera da ammirare. UOMO Una maschera. DONNA Una maschera. UOMO Una maschera sorridente. DONNA Una maschera sorridente. UOMO Una maschera luminosa. DONNA Una maschera luminosa. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 23 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Breve pausa. L'uomo si ferma, avvicinandosi alla UOMO Ora? donna. Si spostano verso il proscenio, a favore di DONNA Sì. pubblico: lei a destra, lui a sinistra. UOMO La nostra canzone. DONNA Canta per me. UOMO / DONNA Verrà il tempo per te in cui questo abisso nero che ti trascini dentro sarà Breve pausa. nuovamente troppo ingombrante verrà quel tempo e la maschera non sarà più in grado di nasconderti UOMO (recitata, non cantata) Whenever I'm alone non temere che quel tempo verrà io lo so che verrà with you, you make me feel like I am home again. di sicuro non temere e quel giorno verrà vedrai Whenever I'm alone with you, you make me feel quel giorno in cui non potrai più essere schema e like I am whole again. Whenever I'm alone with quel giorno per gestirlo quell'abisso non potrai fare you, you make me feel like I am young again. altro che lasciarti inghiottire dal nero e il tuo non Whenever I'm alone with you, you make me feel sarà più un tentativo isterico e goffo ma sarà like I am fun again1. riuscito un bel tentativo riuscito e finirà tutto in un attimo di luminosa e feroce esplosione nella Pausa. disperazione sì vedrai quel giorno in cui non si potrà più fare altro ed esploderà tutto sì giuro DONNA Amare l'umanità e odiare l'essere umano. fidati tranquilla tutto in un unico istante un UOMO Mi ami? meraviglioso istante di luminosa disperazione sì luminosa sì disperazione in un attimo sì dico Pausa: l'uomo attende una risposta dalla donna. davvero un attimo sì un attimo e tutto sarà Nulla. finalmente e per sempre finito. UOMO Mi ami? Breve Pausa. Pausa: di nuovo, l'uomo attende una risposta dalla DONNA Stamattina ho trovato un chiodo. donna. Nulla. UOMO (verso la donna) Regalami il desiderio. DONNA (verso l'uomo) Cos'è il desiderio? UOMO (tristemente) Mi ami? UOMO Per me sei tu. DONNA Per me è veleno. Pausa: l'uomo spera in una risposta dalla donna. UOMO Il tuo profumo nel mio letto. Nulla. DONNA Aborro l'amore. UOMO L'odore della tua pelle sulla mia pelle. UOMO Ti prego... dimmi che mi ami. DONNA Anelo la libertà. DONNA Amare l'umanità e odiare l'essere umano. UOMO Non mi laverò mai più il sesso dopo che ti UOMO Io ti amo. avrò avuta. DONNA Voglio essere libera. DONNA Aborro l'amore. UOMO Lascia tuo marito. UOMO Ti strapperò tutti i capelli e li sistemerò sul DONNA Voglio che tu te ne vada. mio cuscino. UOMO Non posso. DONNA Anelo la libertà. DONNA Vattene. UOMO Ti caverò gli occhi e li ammirerò ogni UOMO Ti amo. mattina. DONNA Devo essere libera. DONNA Aborro l'amore. UOMO Non me ne andrò mai. UOMO Ti estrarrò i denti e gli sorriderò ogni sera. DONNA Tu mi togli ossigeno. DONNA Anelo la libertà. UOMO Non è possibile. UOMO (prendendola per le spalle) Sei mia. DONNA Mi togli ossigeno. DONNA (liberandosi, gli dà le spalle) Non sono di UOMO Non ci credo. nessuno. DONNA Vattene. UOMO (la costringe a voltarsi) Tu sei mia. UOMO Resterò per sempre qui. DONNA Io non amo davvero le persone. UOMO Tu ami me. Breve pausa. DONNA Canta per me. 1 "Love Song", The Cure. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 24 perlascena numero 9 //. giugno 2016 DONNA Nella mia testa. UOMO Resterò per sempre qui. Breve pausa. DONNA Sono infelice. UOMO Io posso renderti felice. DONNA Tu mi rendi infelice. UOMO Stai mentendo. DONNA Altri elettrodomestici penderebbero dal mio soffitto. UOMO Ti amo. DONNA Ti odio. Si abbracciano. Si baciano. DONNA (allontana bruscamente l'uomo. Gli volta le spalle. Piange silenziosamente) Voglio vivere. UOMO Fallo con me. Pausa. DONNA Una cosa così semplice. UOMO Fallo con me. DONNA Mi rendi infelice. DONNA Voler vivere. E vivere ancora. E vivere, UOMO Come? vivere, vivere. DONNA Il tuo corpo. Il tuo odore. Il tuoi occhi. Le UOMO Vieni via con me. tue mani. Le tue labbra. Il tuo calore. Il tuo sapore. DONNA Ma esserne incapaci. Menomati. Castrati Il tuo abbraccio. Il tuo sesso. Il tuo sguardo. La tua nel cervello. voce. Il tuo respiro. UOMO Lasciati tutto alle spalle. UOMO Sono io. DONNA Avere metastasi nei bulbi oculari. E non DONNA Mi rende profondamente infelice. poter fare altro che aspettare. Aspettare che il UOMO Tutto questo? tempo se ne vada. (pausa. Lentamente, si volta a DONNA Tutto questo. guardarlo. Gli si avvicina) Aspettare che tu te ne UOMO Ma sono io. vada. DONNA E il tuo io mi rende infelice. UOMO Io non me ne andrò mai. UOMO Non posso crederlo. DONNA Devo preparare l'arrosto. DONNA Mi ricorda quello che sono. UOMO Che si fotta l'arrosto. UOMO Sei meravigliosa. DONNA Tra poco lui rientrerà. DONNA Mi sbatte in faccia la realtà di tutti i giorni. UOMO Che si fotta anche lui. UOMO Puoi cambiarla. DONNA Io non lascerò mai questo posto. DONNA Non si può cambiare nulla. UOMO Che si fotta anche questo posto. Assieme UOMO Sei tu a non volerlo. all'arrosto. DONNA Odio il tuo io. UOMO Sono qui solo per te. Breve pausa. DONNA Odio il tuo io. UOMO Sono qui per tuo volere. DONNA Ieri ho aspettato tutto il pomeriggio un tuo DONNA Mi ricorda i miei limiti. I miei errori. Mi messaggio. ricorda chi sono e che ho fatto. Le promesse fatte e UOMO Un messaggio. che devono essere mantenute. Mi hai regalato DONNA Soltanto perché tu mi hai detto che mi l'orrore. avresti scritto. UOMO Io ti ho regalato l'amore. UOMO (sorpreso) Perdonami. DONNA L'orrore dell'impossibilità dell'amore. DONNA Ti odio. (breve pausa) E per questo, io ti odierò per sempre. UOMO Ti prego. Perdonami. UOMO (si avvicina a lei) Io non smetterò mai di DONNA Sono stata tutto il tempo inebetita. amarti. UOMO Non ho potuto. DONNA (si avvicina a lui) Io non smetterò mai di DONNA Guardando ossessivamente il telefono. odiarti. UOMO Lei era con me. UOMO Cambia tutto. DONNA Non mi interessa. DONNA Nulla cambierà. UOMO Ho avuto mal di testa. UOMO Vieni via con me. DONNA Non è importante. DONNA Un uomo vale un altro. UOMO Ho aspettato tempi migliori. UOMO Sarebbe differente assieme a me. DONNA Non mi interessa. DONNA I meccanismi. Sempre uguali. UOMO Mi dispiace. UOMO Non io. DONNA Mi hai fatto male. Ho aspettato. Per I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 25 perlascena numero 9 //. giugno 2016 leggere parole tue. UOMO Lei era con me. Come avrei potuto? DONNA Vattene. UOMO Sono qui ora. DONNA Avevo bisogno di te ieri. UOMO Sono qui ora. DONNA E ora non so che farmene di te. UOMO Ti amo. DONNA Vattene. UOMO Ti amo! DONNA Ho aspettato tutto ieri. UOMO Mi dispiace. DONNA Guardando il telefono e aspettando. UOMO Mi dispiace. DONNA Tu sei felice? UOMO Che vuoi dire? DONNA Di tutto questo. Di me e di te. Sei felice? UOMO Ti voglio. DONNA Io così sto peggio. Mi prendo le briciole. Me le prendo di nascosto. Perché? Non ti voglio. Non voglio una parentesi di niente in mezzo al mio dolore. UOMO Lei era con me. DONNA Sono una persona. UOMO Come posso farmi perdonare? DONNA Mi sanguina il cuore. Non respiro. UOMO Sei la persona più importante per me. Credimi. DONNA Sono. (pausa) Sono nata. Sono stata. Sono stata bambina. Sono. Sono cresciuta. Sono. Sono stata al mare. Bello il mare. Mi manca. Sono. Sono stata in quella gelateria. Quella vicino al castello. Sì quella. Quella che ora non c'è più. Ma io ci sono. Se non fossi, come farei ad esserci stata? Sì. Ci sono stata. UOMO Vado. Non accompagnarmi alla porta. Mi spiace. Non volevo. DONNA Io sono. Sono stata a passeggio con mamma e papà. Per le strade vecchie. Sì. Le strade vecchie. Sono stata bassa. Sono stata sugli scogli. Sì, al mare. A mangiare focaccia. E correvo. Sì io sono. Sono alta ora. Ma sono stata bassa. Sì. Bassa. Prima di crescere. Sono stata bambina. Sono stata ragazzina. Sì. Anche quella. Quella sera al porto. Ero ragazzina. Sì. Sono stata. Sono. Sono una donna ora. Sono. Ma sono stata bambina. Sono su questo pianeta. Sì. Ci sono. Non riuscirete mai a convincermi del contrario. Io ci sono. Sono su questo pianeta con voi. Sì. Io ci sono nata. Come voi. UOMO Lei mi aspetta. È tardi. Devo andare. Breve pausa. DONNA Non andare. UOMO Se tardo ancora, capirà tutto. DONNA Voglio vederti. UOMO Non stasera. DONNA Voglio vederti. UOMO Lei mi aspetta a casa. DONNA Voglio vederti. UOMO Non possiamo vivere questa cosa con frenesia. DONNA (urlando fortissimo. Mentre urla, afferra alcuni dei ferri da stiro per terra e li scaglia violentemente contro le quinte, in alcuni momenti, cerca di colpire l'uomo che però riesce sempre a scansarsi) Voglio vedertiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii_ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Silenzio. Entrambi rimangono immobili: l'uomo fissa alcuni dei ferri da stiro che lei ha tentato di scagliargli addosso. Lei si lascia cadere per terra, testa china, respirando affannosamente: il respiro, lentamente, le torna normale. DONNA Ci sarà un motivo. Sì. Se ci sono nata qui ci sarà un motivo. Pausa. Si sente il rumore del segnale disturbato della tv, ma l'apparecchio è spento. UOMO Sei stata tu a dirgli sì. DONNA Quel giorno. Sì. Io sono. Sono stata io ed ho detto sì. UOMO Ti sei alzata quella mattina e ti sei vestita. DONNA Sono uscita. Sì, io sono. La tv si accede con il segnale disturbato. UOMO Sei stata tu a dirgli sì. DONNA Io sono. Sì che io sono. Le immagini del segnale disturbato in tv vengono intervallate da sequenze di mani di donna che stirano, che lavano i piatti, che puliscono pavimenti, puliscono vetri, lavano water sporchi di mestruo e feci. Le immagini ripartono dall'inizio in loop fino al cambio indicato nelle note più avanti. UOMO Devo andare. DONNA Io se sono nata so che ci sarà un motivo che non può non esserci un motivo perché io sono e non potrete mai convincermi del contrario. Io sento, sapete? Sento perché sono. Sì che io sono altrimenti non sentirei. Io sento e quindi sono. Io sono e quindi sento. Io sono e sento e piango e I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 26 perlascena numero 9 //. giugno 2016 mangio e soffro. Sogno, sapete? Io sogno perché sono. Breve pausa. UOMO Devo proprio andare. Breve pausa. DONNA Ma poi io ho detto sì. Ho detto sì ma non volevo mica smettere di essere. Io sono anche se ho detto sì. Io. So. Che. Sono. Io. So. Che. Sono. Io. So. Che. Sono. Io. So. Che. Sono. L'uomo, lentamente, fa cadere gli ultimi ferri da stiro appesi. Perché no che non posso essere io. Se sono io allora tutti i giorni sono già passati ed io non posso più essere. Pausa. Ora in tv si vede solo il segnale disturbato. DONNA Sono. Io sono. Sono io quella lì. Sì che sono io. La vecchia che vive in quello specchio. Sì. Sono io. Che poi non è una vecchia che vive lì dentro. Sono io. Sì che sono io. Che quella poi è la mia immagine quella nello specchio. I giorni sono già stati. Ed io sono quella vecchia. Allora io voglio vedere. Sì che voglio vedere. Mi volto indietro e voglio vedere. Sì. Sono io la vecchia nello specchio e i giorni sono già passati. E allora mi dico che se i giorni ora non sono più sono ma ora sono già stati io voglio vedere. Sì che voglio vedere e mi volto indietro. Sì. Io mi volto. Mi. Volto. (pausa) Mi volto. E vedo. Sì. Io ora sono un ero stata e non sono più un sono. Voglio vedere. Sì. Resto voltata. Voglio vedere i giorni. Sì. Quelli che ora sono un sono stati. (pausa: lei guarda, cerca di trovare qualcosa, ma non la trova. Si alza: è agitata, prova ansia) Io non vedo. No. Non li vedo. Forse. Non ci vedo. No, sì che ci vedo. Forse non sono stata? Che sono? No. Che sono stata? Dietro vedo solo cenere. Sì. È vero. C'è cenere. Sì. I giorni sono stati ed io vedo. Sì che vedo. Vedo bene. È cenere. Tanta. Sola. Cenere. (breve pausa) Cenere nera. DONNA Io sono stata bambina. Io sono stata ragazzina. Io ora sono donna. Ma sono anche se ho detto sì io so che non sono diventata altro perché sono sempre io che sono sempre io che sono. UOMO È molto tardi. DONNA I giorni pure sono. E i mesi. E gli anni. Sono. Anche loro. Il tempo pure si sente essere. I giorni sono. Sì che sono e voi non potrete mai convincermi del contrario. UOMO Devo andare. Davvero. DONNA I giorni sono e si sentono essere. Io sono. I giorni sono. Io pure mi sento essere. Non potrete mai convincermi del contrario. I giorni sono ma sono passati troppo veloci. Sono veloci ed io non La donna sente un dolore insopportabile all'addome. me ne sono accorta. I giorni sanno di essere ma Urla. Cerca di restare in piedi ma il dolore è troppo sono stati veloci. forte. Urla forte di nuovo. Si lascia cadere per terra. Cerca di rialzarsi, ma non ci riesce. Riesce a Breve pausa: l'uomo la guarda. Prende un ferro da posizionarsi come se dovesse urinare in una turca, stiro: lo guarda. Esita. Le mette il ferro da stiro in esattamente sopra il televisore. Urla ancora. Spinge mezzo alle gambe. Esce. ma non esce nulla. Urla ancora. Spinge, spinge forte. Dal suo inguine, esce terra e sangue. Sporca DONNA Io sono. Sì che sono. Io sono. Sento. Io completamente il televisore. Quando ha terminato, si sono. E sento. Però non so chi è quella donna che lascia cadere per terra all'indietro, tenendosi su un vedo allo specchio. Sì. Io non so chi pensa di essere con le braccia a fatica. Sorride. Guarda ciò che ha quella donna lì che vive dentro lo specchio. Sì. Io espulso. Sorride: è felice e commossa. Si avvicina al sono ma non so. Chi è? Quella donna che vedo allo televisore: lo tocca, si sporca, si porta le mani al viso, specchio se mi avvicino. Io? Ma no. Io so che sono e sporcandosi. Piange commossa, abbracciando il so chi sono. Io so. Ma no. Non sono io quella televisore. Lentamente, le luci si abbassano e vecchia. I giorni. Pure loro non sono loro. Ma i contemporaneamente si alza l'audio del segnale giorni che sanno di essere non sanno di essere così disturbato. Nel video, immagine fissa di un uomo che veloci? I giorni sono stati. I giorni sanno che non indossa la maschera di una scrofa. Quando le luci sono più. Che ora sono stati. Io sono solo un corpo. sono completamente spente, resta il monitor acceso No. Io non sono solo un corpo. O un buco. Io sento per qualche secondo con l'audio molto alto. e sono. Io non sono solo un buco dove mettere Improvviso, si spegne. della carne dentro. (pausa) Ma io non sono ora quella vecchia lì. Quella che vive nello specchio. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 27 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Rimorsi Titolo: Ganimede Anno: 2015 Autore: Paolo Puppa, 1945 Riferimenti: [email protected] Forma di tutela: Testo depositato SIAE (raccolta: Morbi '99) Opera inedita Note: ATTENZIONE: In caso di rappresentazione contattare direttamente l'autore e seguire le usuali procedure SIAE. Anche questa, madre? Devo prendere anche questa qua, la rossa? Va bene. Non c'è problema. Prendiamo anche la rossa. Prendiamo pure questa pastiglina, no? Lo so, lo so che mi fa bene. Ehi, zitto, dico a te, adesso che la suora è andata via, me le devi dare le sigarette. Sì caro, sì caro. Eh no, non una sigaretta sola. Sì, caro, sì caro. Devi, devi proprio. Ohi, ohi, cosa guardi a fare, tu? Cosa guardi qua? Sei vecchio. Io coi vecchi, piuttosto muoio prima, e volentieri. Neanche se mi pagano, neanche un milione. Basta guardare! Capito? Oh, meno male. Patti chiari. Mi dai il pacchetto, e zitto. Tira bene questa! Oggi c'è un umido. Tutte le ossa. E anche nebbia. Sì, nebbia, questa è nebbia. Non si vede più il chiostro. Cos'è questa, allora? Nebbia, no? E mi tocca star qua con te che sei vecchio, a tirar su tabacco. Tanto, non so se faccio tutto l'anno. Se arrivo a Natale, sì. Prima di te, mi sa. Prima. Anche quell'albero là, tutti i rami storti. Che inverno! Madonna, che inverno! Il bagno non lo lavano mai, qua dentro. Ieri, c'era diarrea dappertutto, anche sulla maniglia. E questo qua ride. Sì, caro, voi vecchi sempre sporchi siete. Lo so bene io. Mio zio, quello che andava colle galline, te l'ho detto che non si lavava mai. Mai. Sua moglie ci correva dietro, disperata, colla spugna. E lui niente. Diceva che a lavarsi uno ci perde le forze. Cosa gli servivano le forze, poi. Lui stava sempre in mezzo a ditali, aghi e filo, il sarto, faceva il sarto. Tira proprio bene questa sigaretta. Dopo me ne accendo subito un'altra. Suora o non suora. Te hai paura. Lo so che hai paura. Inutile, inutile. Io, no, invece. So che non arrivo a Natale, e non mi importa niente. Faceva il sarto a Mel, sì il mio paese, vicino a Belluno, mio zio. Là non ci sono montagne alte, come da voi in Calabria, però c'è tanto fresco. Io andavo alla scuola media, e stavo in casa da mia zia. Avevo quattordici anni. Già il professore di matematica mi aveva guardato come mi guardi tu. Come mi guardano tutti. Non te l'ho raccontato? Ecco, sì, che lo sai. La sera della pizza, alla fine dell'anno, si è seduto vicino a me, e dopo qualche birra mi ha detto che dovevo fare l'attore, che lui conosceva una televisione locale. Che aveva un amico antiquario, amico di quello là, come si chiama, quello dritto, sì, Sgarbi. Colla mia faccia, io dovevo fare l'attore, diceva ma intanto toccava. Sotto il tavolo. Io coi professori, mai. Mai coi professori. Gli pizzicavo il pollice, gli ficcavo dentro l'unghia. Lui diventava rosso per la rabbia. Mio zio Nino ogni sera veniva a darmi la buonanotte, si sedeva vicino al letto, e mi parlava delle ragazze. Mi chiedeva se mi piacevano, se mi veniva duro ogni tanto, se pensavo alle attrici della televisione. A lui piaceva la Venier per le tette. Che erano vere e tante. E poi la Venier era delle nostre parti. Io avevo sonno e lo guardavo cogli occhi che si chiudevano. Dormivo in un sottoscala. Mi spiegava che aveva un debole per le sue galline, guai metterle in pentola le sue galline. Cioè, veramente lui adorava le aquile, le aquile, e siccome non poteva farsela colle aquile, si accontentava delle galline. Le chiamava per nome, le galline. Ma io non ho mai visto che gli rispondevano. Lui invece, di sera, mi diceva che quelle ogni tanto in qualche modo gli parlavano. Sì, altro che aquile! Anche le ragazze della mia classe mi guardavano come mio zio, come il professore di matematica, come te adesso. Ma io non ci badavo. Non ci badavo mai. Facevo come le galline con mio zio Nino. E poi le ragazze, loro, stavano sempre in gruppo, camminavano per la piazza tenendosi a braccetto. Una cosa, non so perché, che non ho mai sopportato. Alla fine sono venuto a fare il cameriere qua, a Verona. Volevo diventare modello, e attore nei telefilm della televisione. E intanto, il cameriere, per cominciare, per farmi conoscere. Era quello che volevo, vicino all'Arena, vicino agli stranieri. Io l'opera l'ho sempre amata. Mia mamma, quand'ero piccolo, mi faceva ascoltare il disco della Bohème e piangevamo insieme. Avevo quattro anni. Io piangevo, perché vedevo lei che piangeva. Quand'è morta, mi ha preso mia zia, la moglie di Nino, quello delle galline. Sentivo lo sguardo di tutti, ma non mi importava niente. Volevo altro io. Non mi toccavo mai. Cioè, chiaro, mi toccavo anch'io, certo, ma mi fermavo a tempo. Sì, mi fermavo, mi fermavo sempre un po' prima. Ero vergine, sì, proprio tutto vergine, davanti e di dietro. E avevo già sedici anni. La mia pelle era così rosa, così rosa, e morbida, morbida, non con queste macchie gialle, queste macchie merdose addosso. Tanto! Interessa niente. Quando son partito, mio zio è venuto in camera mia, la sera prima, per salutarmi. Non capivo perché tremava tutto. Ma non I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 28 perlascena numero 9 //. giugno 2016 era commosso. Allora, non sapevo bene quelle altre cose. Ha chiuso la porta a chiave. S'è seduto sul letto e ha cominciato a parlare della stazione di Verona. Che dovevo stare bene attento, guai se ci andavo da solo la sera, da quelle parti. Era pericoloso, tanto pericoloso. Rischiavo, se no, la fine di un suo caro amico. Una volta, l'avevano assalito dei negri. Mi ripeteva che i tempi erano cambiati, che le stazioni di notte erano dei veri inferni, e che un giovanotto per bene come me, coi riccioli e gli occhi scuri, era meglio ci andasse di giorno. A che farci di giorno, poi? Mah. La sera? A letto presto, dovevo andare, secondo lui. Lo guardavo e facevo di sì colla testa. Lui s'è messo ad accarezzarmi le gambe. Stavo in slip, ma tenevo il lenzuolo sopra, perché non avevo piacere che si vedeva che mi veniva duro, a poco a poco. Mi veniva duro. Anche se non volevo. C'era stato tanto silenzio, mentre mi guardava fisso. Io rispondevo coi miei occhi scuri. Ma non c'era problema. Sapevo che mi sarei fermato, quando volevo. Lui era vecchio, vecchio e sporco come te. Volevo solo farmi accarezzare le caviglie e i polpacci. Perché, in fondo, mi rilassava. E poi tanto non l'avrei più rivisto. Mi guardava come guardava le sue galline. "Gani, Gani mio, allora te ne vai proprio e mi lasci solo, tutto solo?", ma non riuscivo bene a capire cosa stava spiccicando. Erano paroline dolci, credo. Aveva già messo, intanto, la sua gamba sul letto. Ma te, quanti giorni sono che non ti cambi la maglia? Eh? E si vede, caro io, si vede, sai. Mio zio, sì, era in pigiama azzurro, colla giacca anche, ed era strano per lui quel pigiama da elegantone. Molto strano. Anche questa tira bene, anche questa sigaretta. Appena finisce, accendo un'altra. No, è la terza, è solo la terza di giornata. Senti vecchio, basta la suora qua. Ma quando zio Nino era diventato bello rosso rosso, è arrivata mia zia dall'altra parte della porta e s'è messa a chiamare, con una vocina agitata: "Nino, Nino cossa xè? Cossa nasse?". E tutto un "verzi qua, verzi là". Voleva sapere da lui perché s'era chiuso a chiave dentro con me. Io sorridevo, e gli indicavo la maniglia. C'era un dolore nei suoi occhi, quando s'è alzato dal mio letto, per andare a riaprire. Ma un dolore. Che ridere! Come se vedeva le sue galline in pentola. A mia zia ha ripetuto che era là dentro per i consigli prima della mia partenza, consigli tra uomini, perché io ero come un figlio per lui, in fondo lui non aveva figli, e io non avevo padri, dunque che male c'era. Mia zia s'è messa a sbraitare qualcosa, non capivo mai bene quando parlava senza la dentiera e tutto è finito là. Ohe, senti che bel tanfo! Come ti entra bene nei polmoni! No? Nebbia e non nebbia. C'era un dottore di Borgo Trento, sì l'ospedale del mio primo ricovero, che aveva perso la testa, anche lui. Mentre gli fregavo le sigarette, mi sussurrava qua, all'orecchio, e piano piano che chissà se fra qualche anno scopriranno che magari il tabacco fa bene alla salute. Se lo diceva un medico, posso fumare anch'io, no? Cosa? Nooo, per niente. Non è niente vero! Chi l'ha detto? Ma chi l'ha detto? Prima, ho cominciato a lavorare in una pizzeria, sì, qua a Verona. Stavo in una pensione al centro, dietro il Teatro Romano. C'erano due tunisini e una russa, anche, che doveva battere, nel mio stesso piano. Tutti tre non facevano che accarezzarmi in qualche modo, mi chiamavano "Ganì", coll'accento sbagliato, e mi offrivano sigarette. Ma erano giovani, e poveri, e stavano lontano dall'opera e dalla televisione. E dalla moda. Così non mi interessavano. Solo la russa, una mattina presto, che ero di libertà dalla pizzeria, l'ho lasciata entrare in camera. Ha fatto tutto lei. No, caro, niente, non ho provato niente, ma proprio niente. È stata, però, quella, la prima volta che sono venuto. Ero convinto che non sarei mai venuto, né da solo né in compagnia. Mi toccavo sempre, prima, e mi fermavo. Cosa guarda questo? E insiste! Sì, caro, ho visto bene, sì bene, bene. Invece, mi piaceva tanto lavarmi e pettinarmi bene, ma niente, mai avere addosso la pelle degli altri, perché gli altri sudano e poi ti resta lo sporco. Matto? No, invece. Anche se per uno come me, che adesso sto qua, come te, può sembrare strano 'sto discorso. Ma la russa se l'è messo in bocca, e quando ha cominciato a parlare in russo, tra un risucchio e l'altro, io sono venuto. Ero proprio contento, non per il piacere, poca roba era uscita fuori dal mio affare, dal mio "affarino", lo chiamava così quella troia russa di Minsk, ma perché mi sembrava di essere guarito, di essere come tutti gli altri. Ho cercato dov'era questa Minsk, nell'atlante turistico dell'albergo, per sapere se esisteva davvero. Mica l'ho trovata, questa Minsk. Sarà. Meglio chiudersi il golf. Con questo umido. Pensavo di andare a donne, anch'io, ormai. Almeno, così credevo. Ma poi ho ricominciato a pettinarmi, a lavarmi, e non ho più voluto nessuno. Ormai i due tunisini mi guardavano incazzati neri, quando mi incrociavano nelle scale. Avevo un po' scaga, ma solo un po'. Uno dei due portava il coltello infilato nello stivaletto. Ci voleva qualcuno a proteggermi, a volermi bene. Le scale erano di legno vecchio. Se sentivo il passo dei tunisini, mi vedevo in mano loro, a subire di tutto. Non erano fantasie positive, no, proprio no. Non c'era nessuno che mi proteggeva, a me. Te no, vecchio, te caro proprio no. Insomma, ho preso ad andare alla stazione, quando chiudeva la pizzeria, a notte tarda, per far dispetto a mio zio, e vedere cosa succedeva. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 29 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Ma non dire cazzate, non dire cazzate! Volevo solo capire come funzionava. E poi, che sporco, che sporco dappertutto! Tante lingue diverse, tutti che storpiavano l'italiano, e tutto 'sto sporco, e vestiti strani. E scarpe strane, specie le africane e le brasiliane. Nei gabinetti, poi, come potevano trovarsi tutti là? La paura che circolava in quel buio. Quanta paura, per tutto. No, no, impossibile. Per me, era impossibile. Stavo là, e guardavo, un po' mi toccavo. Questo sì. Ma nient'altro. Te lo giuro, cazzo, te lo giuro. E sì che c'erano anche tipi vestiti bene. Uno era dirigente d'azienda, con tante carte di credito. Pagava con quelle. Me lo raccontava un mio collega barese, che ci andava pure lui, e lui faceva, mica guardava solo, come me, che mi veniva subito duro e basta. No, no, io aspettavo qualcosa di diverso. Quando sono passato alle Due Torri, l'albergoristorante, ero invece così felice. C'era l'aria condizionata dappertutto, d'estate, bella gente e grandi macchinoni. Qua divento modello, mi sono detto subito. La cosa più emozionante era portare in camera la prima colazione e sapere come si svegliavano i signori, e magari immaginare di stare non con loro, ma al loro posto. No, caro, questa è solo la quarta. La quarta sigaretta, hai sbagliato un'altra volta. Sbagli sempre, te. In fondo potevo starci sì al loro posto, se solo qual porco di mio padre non scappava via, con mia madre gravida di me. Che neanche un nonno ci restava. Per questo, sarà per questo, che odio tutti i vecchi. Senti come tira questa! Tira che ti fa sentire un Dio. Vedi questo braccio, pieno di macchie adesso. Due anni fa era diverso. Io entravo in quelle stanze, e subito guardavo la porta del bagno aperto, ci sbirciavo dentro per vedere l'intimità della gente importante, della gente arrivata. Se erano coppie, andavo via subito e abbassavo lo sguardo, ma se erano singoli, se erano singoli, specie se uomini, e non vecchi, mi preparavo le ciglia ben bene col mio rimmel, mi passavo un po' di fard sulle guance, stringevo bene la cintura, in modo che tutte le parti gonfie si scorgessero, e poi entravo e alzavo lo sguardo senza timore. Mi bastava metterli in difficoltà, vedere che balbettavano come mio zio, specie se parlavano inglese, un po' l'avevo imparato alla scuola alberghiera, prima che mi cacciassero per la storia che sai. Ma se la sai benissimo. Ecco, appunto, per quello. Domani, mi porti l'altra stecca che avanzo. D'accordo. Solo se mi dai la stecca e deve essere Marlboro e non lait, capito? Se no, niente. Comunque, entravo coi croissants, i succhi d'arancia, o le uova al becon, cucina inglese, chiaro, e guardavo, guardavo, annusavo l'aria cogli occhi. Se c'era a terra biancheria intima, voleva dire che sotto le lenzuola erano nudi. Una volta, un commendatore francese si è alzato dal letto per prendersi il cellulare. Era nudo e grasso come un maiale. Faceva così perché mi disprezzava. Ma io non ero avvilito, altro che avvilito. Tanto, ero sicuro che sarebbero arrivati giorni diversi per me, nella mia carriera di modello e di attore televisivo. Tutto perché non mi aveva ancora guardato bene. Quando s'è accorto dei miei occhi, e dei miei riccioli, e del resto, ohe, non è corso di nuovo sotto le lenzuola, escusé qua escusé là ripeteva e io freddo e imperterrito col mio vassoio in mano. Non succedeva mai niente, perché io non volevo, e in compenso le mance, che mance, vedessi che mance mon vieux! Vecchio, vuol dire vecchio. Come dicevano loro. Che io per le lingue ho una vera disposizione. Così, avevo messo da parte un piccolo capitalino, avevo aperto un conto, e pensavo di cambiare pensione perché ero stanco delle scale di legno e dei tunisini e della russa che beveva sempre più e ruttava la mattina presto nella stanza vicina. Io sognavo qualcosa, qualcosa di diverso. Un angelo. Perché io ci credo agli angeli. A dio no, non sono così scemo. Come può starci un dio in una città come Verona, colla stazione che pare l'inferno, lo sporco dappertutto e quello che succede là di notte. Ma agli angeli sì. Quand'ero piccolo, colla bicicletta a Mel ero andato sotto un camion senza farmi niente. La mia mamma mi diceva sempre che avevo l'angelo, quella era la prova. Te no, mi sa, vecchio, che non ce l'hai l'angelo, sei troppo malridotto. E continua a guardare. Cazzo, questo qua è proprio fissato! Ohe, calabrese, ma cosa guardi a fare? Io forse, un angelo, ce l'avevo quel giorno della bici e del camion a Mel e ce l'avevo di certo due anni fa, quando, era inverno come adesso, e l'aria scura scura, e prima ancora di aprire la porta numero 408 del quarto piano, mi ricordo tutto alla perfezione, ho sentito da fuori la sua voce e il vassoio per poco non mi s'è rovesciato per l'emozione. Perché ho sentito bene e distinto, dietro quell' "avanti", che era lui, il mio angelo, il mio angelo per proteggermi dai tunisini, dalla russa della pensione Iris e dai gabinetti di Verona, dove sarei finito prima o poi, e va bene, lo so bene anch'io, contento?, perché il collega barese della pizzeria Bella Napoli insisteva per farmi fare anche a me quelle robe. La sua voce, da signore giovane e potente, la voce di una persona sicura e abituata a comandare, a farsi rispettare, la voce di uno che non ha paura. Di uno che vola alto, che non vede mai le stazioni di notte. Prima di tutto ho visto il rolex sul tavolo, entrando, il rolex al centro della stanza, e un gran mazzo di rose fresche vicino, e il portacalzoni nell'angolo sinistro dell'anticamera. "Avanti", la voce mi guidava nell'ombra, e c'erano giornali per terra, I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 30 perlascena numero 9 //. giugno 2016 tanti fogli, tutti di lingue diverse, io sapevo riconoscere quelli delle altre lingue. Non era italiano, era greco, ma parlava l'italiano meglio di te e me messi insieme. Di te, ci vuole poco. Si chiamava Zeus e faceva il produttore televisivo. L'ho capito subito che era dentro il mondo della televisione, perché era al telefonino con qualcuno e nominava un sacco di gente che conoscevo bene, perché quei nomi c'erano sempre nelle riviste del barbiere di Via Mazzini, dove mi servivo, e nelle trasmissioni che seguivo. Il busto che si sporgeva dal letto era muscoloso, e portava la canottiera traforata. Forse un po' volgare. Ma non era sudato, il mio Zeus. Quasi quasi, inciampavo in un tavolino basso. Mi sono avvicinato e lui mi ha ficcato un biglietto da diecimila in mano, che io l'ho lasciato cadere subito sulla coperta di raso azzurra. Facevo l'offeso. Ma era tutta una mossa, perché mi ero ripreso dallo smarrimento, ho detto smarrimento e allora? Insomma, povero scemo, volevo guidare io la storia. "Toh, non le vuoi? Strano!", ha esclamato, e le ha lasciate là. Io sono uscito dalla stanza, con una gioia tanto incredibile che avevo paura di farla vedere. Sono corso subito in portineria per informarmi quanto stava da noi quel signore greco, è là che ho saputo i suoi primi dati. Una settimana, capisci? Una settimana per conquistarlo, una settimana per imparare ad amare qualcuno, finalmente. Ma che umido c'è in questo cazzo di chiostro! Che febbraio orrendo! Anche la primavera non è più quella di una volta. A Mel faceva tanto fresco in aprile. Adesso, è diverso. Almeno qua a Verona. E comunque, già la mattina dopo ero pronto. Non avevo dormito tutta la notte. Non mi ero toccato pensando al suo petto peloso, nossignore, volevo che i miei occhi fossero sfiniti dal desiderio, quasi bagnati dal dolore, sì, sì, tutto doveva essere romantico come in quello sceneggiato colla, come si chiama? Non ho più memoria con queste maledette pillole. Come un sogno, doveva essere. Proprio come un sogno. Sono entrato dentro, colla mia divisa scura, cambiata e lucidata per l'occasione, mi ero rasato dappertutto, a fare da contrasto colla sua pelle pelosa. Aveva quarant'anni, ed io diciotto, capisci, vecchio mio. Aveva l'età di quel porco di mio padre. Ma non era mio padre. Era il mio angelo liberatore. Era Zeus, il dottor Zeus. E quante cravatte aveva! Gli ho chiesto, prima di uscire dalla stanza, se potevo guardare dentro il portacravatte. Lui ha sorriso, e mi ha chiesto se ero lo stesso ragazzo della mancia rifiutata, perché non gli era mai successo. Io ho chinato il capo, colla stessa mossa che avevo visto fare nell'Arena alla Butterfly davanti al suo capitano, come si chiamava l'inglese? Comunque, Zeus si è alzato dal letto, allora, come attratto da qualcosa in me. Portava dei boxers, oh se li avessi visti com'erano fini, asciutti e sobri quei boxers! Sobri, sì, puliti, proprio puliti. Sì caro. Cosa? E a me invece importano molto, ma molto anche, i boxers puliti, guarda un po'. Sarò libero, o no? Ah, meno male. Ma guarda un po' che roba! Non sudati, ho detto, anche se c'era stata tutta una notte di mezzo. Niente macchie di sporco, niente tracce di niente, non era come alla stazione. Insomma, s'è alzato, s'è infilato una vestaglia blu a righine grigie, di seta. M'ha pregato di avvicinarmi all'armadio. E m'ha invitato a scegliermi una cravatta. Ha fatto questo gesto. Sì, questo. Sapevo, sapevo che avevo pochi attimi a disposizione. Magari il suo maledetto cellulare avrebbe suonato e interrotto tutto. Devi vedere, Calabria. Ce la fai a immaginare? La stanza in ombra, le cortine di raso abbassate, il sole d'inverno che faticava a mostrarsi, come adesso. Ma c'era un grande albergo, mica questo chiostro di merda. Saranno state le dieci della mattina, io in piedi davanti all'armadio e lui seduto in poltrona che si versava l'aranciata dalla brocca d'argento e di vetro, che si infilava in bocca un cornetto e mi chiedeva divertito: "Allora, giovanotto, hai scelto, allora?". No, non potevo scegliere. Cioè, avevo già scelto nella vita. Ma non una semplice cravatta. Ohe, cosa ti metti a ridere te, vecchio maledetto. Ma vuoi star zitto, ma sta zitto, checca maledetta, lurido vecchio, malato e drogato sporco, che crepi prima di me. Prima, prima! Guardalo là che continua a ridere, sto porco. Ma io ti spengo la cicca su quell'occhio schifoso che tieni, pezzente. Non ti permettere, chiaro! No, basta, stop, non parlo più! Basta, finito! Non si deve ridere! Capito? Occhei allora? Mucci, neanche fiatare devi, chiaro? Occhei. Vediamo se ricominci. Un'altra sigaretta che mi fai sempre incazzare, guai se mi fai incazzare ancora. Così ho finto di scegliere. Come cosa? Ma una cravatta non vistosa. Ce n'erano poche di vistose, anzi nessuna, ma ho indicato quella più tenue, a lana grigia e verde, facendo la voce più seria e triste possibile. Sbattevo le ciglia come per un provino, ma non recitavo più ormai. Ho mormorato: "Posso questa?", e lui "Ma cosa fai nella vita, ragazzo, se posso chiedertelo?", e intanto eravamo già avvinghiati sotto le coperte. Avvinghiati, sì, avvinghiati. Tremo anche adesso che lo dico. E sono venuto quella volta, ah se sono venuto, tutto l'asciugamano era pieno. Spandevo, spandevo, che pareva, o forse era davvero, sangue. Le donne fanno così, quando perdono la verginità. Prima però è passato uno scambio pazzesco di sguardi in silenzio, come quella sera con mio zio Nino a Mel, scambio di sguardi in silenzio, sì. Ci vuole sempre silenzio, se no non mi viene duro. In I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 31 perlascena numero 9 //. giugno 2016 più, stavolta c'era sentimento e la voglia e l'idea di andare avanti, l'idea di me. E, prima ancora, per la verità, s'è voluto infilare il preservativo sull'affare, e poi ha voluto radermi il buco. Non l'avevo mai fatto quella cosa là, radermi il buco, sì, il buco, cosa c'è da ridere, c'è niente da ridere. Si fa proprio così tra i vip, e poi lui ce l'aveva grosso da far paura, molto più grosso del mio e del tuo messi insieme, madonna che lungo, e curvo, molto più grosso del mio compagno della scuola alberghiera e del medico dell'ospedale, sì, quello delle sigarette. Cosa? Ovvio, che discorsi! Se rientra la suora, sto zitto, ma certo. Cosa? Ah, però vuoi i particolari. Vuoi i particolari, tu? Che ti frega dei particolari? Me ne fumo un'altra. No, oggi non le conto più, oggi. Insomma, se proprio vuoi sapere, dopo quella parola "chiedertelo", sìììììì, la domanda che mi aveva fatto prima, c'è stato l'abbraccio avvinghiati, io che sentivo su di me, sulle spalle e sulla schiena e più sotto, dappertutto, e poi dentro di me, il mio angelo, il mio papà, il mio padrone buono, quello che mi salvava dalla pensione Iris, e dalla stazione di notte, e mi spalancava le porte di Armani e della televisione. Mi pareva che il mio corpo diventava più grande per accoglierlo dentro. Per una settimana, abbiamo continuato a farlo tutte le mattine, sempre nell'ombra, e anche tre volte di seguito, e lui rideva mentre si rivestiva e diceva "Chi ce la fa adesso a parlare al consiglio di amministrazione?", e mi regalava sempre nuove cravatte, era il nostro accordo. Poi è partito all'improvviso. Credevo di morire, sì caro, morire. Perché la mattina del giorno che non c'era più, io l'avevo chiamato papà Zeus e lui insisteva che dovevo smetterla di chiamarlo così. Per me, era invece come Onassi e io diventavo la sua Jacchie, la vedova di Kennedy, non la Callas. Quella era troppo in alto per me. Onassi, era il mio Onassi, anche. Diceva che non poteva lasciarmi là, vittima di qualche commendatore dissoluto, ha detto così, e che stava pensando alla maniera di portarmi con lui da qualche parte, e non sapeva dove. Ma che ci pensava, dovevo solo aspettare e aver fiducia. Aveva scoperto che ero vergine, che mi ero dato a lui per qualche cravatta e si era commosso. Sì, commosso, aveva gli occhi lustri ogni volta che uscivo dalla stanza. Era sposato con una certa signora Era, ma era pieno di altre donne e di figli sparsi per il mondo. Andava a Parigi, la settimana dopo, e io speravo mi portasse con lui a vedere il fiume, la Senna. Pensavo io e lui sul fiume, una bella barchetta, io gli appoggiavo la testa sulla spalla. Quando il mâitre a mezzogiorno ha ordinato alla cameriera del piano di rifar tutta la stanza, perché il greco era partito, credevo di morire, sì morire, chiaro. Perché ero io che portavo fuori gli asciugamani, perché ero io a lavarli. Zeus si scocciava di lasciarli in giro, lui così asciutto e sobrio e mai sudato, ma su me sudava, altro che sudava, e a me poi mi dispiaceva cancellare le sue e le mie tracce. Erano le nostre stimmate. Sai cosa sono le stimmate? Non importa. La cosa più dolce era quando gli pulivo l'affare. Glielo lavavo con una salvietta d'aereo. Ne aveva tante. L'avrei fatto volentieri colla bocca, ma Zues era prudente, non voleva malattie. Così passavo la salvietta sul suo affare, con sopra ancora il suo bel preservativo, e stavo attento a non farglielo diventar duro di nuovo, perché era tardi e aveva mille appuntamenti, e gli toglievo le macchie dei miei escrementi, della mia, sì, hai capito bene, della mia merda. Era strano, perché prima lui mi lavava tutto dentro. Solo che era tanto grande e grosso e lungo l'affare che me lo sentivo entrare fino al cuore, fino al cuore mi entrava. Così, quella mattina, e fuori pioveva e c'era anche un temporale, e io ero stanchissimo, credevo di essere morto perché il mio angelo non c'era più. Era volato via. Proprio volato via, dall'aeroporto di Verona a Parigi. Pensare che quella mattina era stato tanto dolce. Avevamo fatto assieme la colazione a letto, dopo i primi baci. Sì, perché ci baciavamo a lungo, a lungo. Sì, perché, oh sì, oh sì, perché ci baciavamo tanto. E poi c'era stata la telefonata con sua moglie Era che voleva controllare con chi stava. Lui, in greco, le spiegava che stava solo, soletto, che c'era solo un camerierino tanto carino, ma che non doveva essere gelosa di un porta marmellata, poi mi aveva tradotto quell'espressione. E poi c'era stato anche una seconda telefonata, questa in inglese, e qualcosa avevo capito anch'io, con una certa Europa, una nobildonna inglese, per un ballo mascherato a Londra, e lui aveva scelto il travestimento di toro. Buffo. Ma su me, proprio un toro era, quando mi veniva su e ansimava e chiedeva pietà. E nei momenti magici parlava in greco e io mi commuovevo e venivo ancora di più. E spandevo come una fontana. Per tre giorni non ho mangiato, non ho dormito, parevo destinato a morte certa. Avevo la febbre, e le ragazze del piano mi guardavano preoccupate. "Cos'ha Ganimede, ma cos'ha Ganimede? ", sentivo chiedere a mezza voce nei corridoi. "Sarà innamorato, cosa vuoi che sia. È un così bel ragazzo". Queste erano le frasi. Mi paragonavano a Tairon Pauer, tu non te lo ricordi perché sei via di testa, ma era proprio un bellissimo attore morto giovane anche lui, per sua fortuna. Avevo un suo poster, nella mia cameretta di Mel. Poi, un pomeriggio, è riapparso il sole, dopo giorni di tempesta che pareva portarsi via Verona, e le tende del mercato. E col cuore e tutto il resto grosso sono I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 32 perlascena numero 9 //. giugno 2016 corso al telefono, chiamato dalla Gilda, che aveva bussato alla mia cameretta dell'ultimo piano dell'albergo, dove la servitù migliore alloggiava. "Ti cercano al telefono". No, non era lui, ma una sua segretaria, che parlava male l'italiano, e mi cambiava il nome a "Gammede", e io ridevo come un bambino. Insomma, per farla breve, lui mi voleva in montagna, in un suo chalet a tremila metri, e mandava un elicottero personale all'aeroporto per scortarmi fin lassù, nelle Alpi. Come un sequestro tra le aquile, e poi gliel'ho anche detto e lui ha sorriso. Ho chiesto tre giorni di ferie che mi spettavano di diritto, e sono corso all'aeroporto, dove non ero mai stato. Sognavo qualche contratto, la svolta nella mia vita. Ma mi bastava essere la sua Jacchie. Lui non c'era in mezzo alle eliche, al vento, alla paura di cascare. Vedere i laghi dall'alto, e le montagne radenti, una paura da cagarsi sotto. Manderò una cartolina alla zia di Mel, pensavo, e magari finisco in America. Lui mi aspettava nel suo chalet. Ma era cambiato. Intanto, non stava in pigiama, non aveva la canottiera traforata come al Due Torri, ma in giacca, maglione, calzoni di velluto marrone, scarponi, e pipa. Pareva di essere già dentro un film. E occhiali da sole, per nascondere l'emozione di rivedermi, lo so bene. Io non avevo previsto il cambio di temperatura, lassù così in alto. Tanto lui mi scalderà, dicevo a me stesso. Questo infatti è successo per due notti di seguito, e vedersi servire la colazione da una vecchia bavarese, che emozione! Facevo il signorino, e lui mi ha rivestito da capo ai piedi. Poi, al terzo giorno, è successo qualcosa di sgradevole, di non chiaro. Il mio, il mio Zeus aveva organizzato una gran festa, con trecento invitati, e c'era pure sua moglie, e a poche ore dall'inizio, che già i primi invitati giungevano coi loro macchinoni, la ditta incaricata dei servizi da bere per una lite interna, non so bene, s'è tirata fuori dall'impegno. Insomma, com'è, come non è, mi son visto infilata una livrea, che mi stava anche male, e obbligato a servire anch'io cocktails. Non c'era problema, se era Zeus a chiedermelo, ma era quella vecchia bavarese. La moglie Era, un donnone, neanche tanto bello, ma tutta rifatta, il naso non era suo, forse con qualche anno più del mio amore, aveva fatto irruzione in cucina con due cani minuscoli e terribili che volevano mordermi alle caviglie, e io scappavo e le due donne parlavano in greco e in tedesco e accennavano con disprezzo a me. Quello che non posso perdonare a Zeus è che non mi ha difeso quella volta, che non ha dichiarato la nostra complicità di quei giorni e di quelle notti. Non è stato il mio angelo, in montagna, in mezzo alle aquile. Strano, no? E mi chiedo, mi chiedo anche oggi, a due anni di distanza, se senza l'incidente della ditta mi presentava ai suoi amici, come un giovane aspirante attore. E sì, anche se mi avevano conciato male con una livrea non su misura, ero talmente gonfio d'amore, ohe, attento vecchio a come mi guardi, che tutti mi guardavano con sofferenza, perché ero davvero troppo bello, e troppo più bello dei giovanotti e delle ragazze che si annoiavano là in mezzo, tra bridges e balli e chiacchiere, e bevute, bevute. Tanto beelo ero. Me lo dicevano tutti. Ma cosa bevono, soprattutto gli americani! Avranno un fegato peggio del nostro che pure è malato e messo male. Insomma, anch'io bevevo in cucina, per la rabbia, perché Zeus continuava a far finta di non conoscermi, e la vecchia bavarese mi osservava con rabbia, e non sapevo se aveva spifferato tutto a quella troia di Era. Ma verso la fine del party, erano le sei di mattina, scavalcando corpi distesi sopra il parquet e le tante moquettes insudiciate dal vomito degli ospiti, mi sono diretto verso la sua stanza. Loro, per fortuna, dormivano separati, e l'ho trovato a letto con una ragazzina, un'attricetta bulgara. E m'è venuto duro come non mai, a vederli ricomporsi, uno di qua, una di là, sotto la trapunta rosa, e lui a chiedermi scocciato "Cosa vuoi Ganimede?", e io mi sono seduto sul letto, ubriaco com'ero, la camicia che usciva dal giubbetto di velluto nero, e mi sono messo a piangere come un bambino disperato. La ragazza bulgara continuava a ripetere con un filo di voce "Whatsmatter, whatsmatter", che vuol dire che cazzo succede, e mostrava delle tettine così magre che io ce le avevo più sode quasi quasi. Zeus mi osservava incazzato, e ho temuto che voleva bastonarmi. Allora si è alzato, mi ha accompagnato fuori, mi ha sussurrato "Aspetta un'ora", e m'ha fatto uscire. Come un automa, sono andato nella stanza che mi avevano assegnato all'arrivo della moglie, e ho cominciato a farmi la valigia. Ma avevo poche robe da metterci dentro. E pensavo tra me che era quella l'America, quelli i contratti, quella la carriera, mentre io ero solo destinato a servire bevande a turisti in cerca di Romeo e Giulietta, o a attricette senza tette in cerca di squallide particine in televisioni minori. Altro che Angelo custode, il mio Zeus. Poi, all'improvviso, lui è entrato dentro la stanza, e mi ha preso a schiaffi, e poi a pugni, con una violenza terribile. Neanche i tunisini avrebbero saputo fare altrettanto. Mentre stavo a terra, rivedevo la sua mano delicata sporgersi dal letto per indicarmi la cravatta che avevo scelto, ed erano passati solo dieci giorni da quella volta. Ma non era la stessa persona, quello che mi sbatteva la testa sul parapetto di legno del lettino, quello che cercava quasi lo spigolo. I greci sono crudeli quando si I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 33 perlascena numero 9 //. giugno 2016 arrabbiano. È gente terribile. Quando ormai stavo per mezzo alle aquile. E di me, magari neanche si ricorda. svenire, lui ha avuto il coraggio di baciarmi, e di Il mio angelo. chiedermi scusa, e ha preso a toccarmi. Io all'inizio ero come una belva ferita che riprende le sue forze, e scalciavo e gridavo, senza timore dello scandalo, che doveva andar fuori, e ripetevo fuoriiiiiiii come un'isterica. Ero veramente furioso, non era un'altra delle mie mosse. Un'altra sigaretta, e ho quasi finito! E poi mi è venuto dentro lo stesso, e per la prima volta senza il preservativo. Io a supplicare che non volevo, che non poteva essere, che non ero il dopolavoro bulgaro, che tornasse dalla fraschetta senza tetta, ma lui mi baciava sul collo alla sua maniera, che mi veniva duro anche senza volerlo. E l'abbiamo fatto tre volte, ma era ormai finita. Non era più il mio angelo custode, il mio Onassi, il mio papà, il signor Zeus, il padrone buono, quello che mi apriva le porte di Hollywood, no, era soltanto un viziato figlio di puttana, così gli ripetevo singhiozzando tra un bacio e un morso. Due ore dopo, lo stesso elicottero mi riportavo all'albergo di Verona. Ma la mia sbornia, nel frattempo, era finita e durante il volo, in mezzo alle nuvole, e alle aquile vere, ho intuito che era proprio finita la nostra storia, che mai avrei rivisto le sue belle cravatte e il pelo che gli cresceva dappertutto, come una copertina di quella rivista americana che mi scaldava il cuore. Era finita. Non l'avrei più rivisto. Perché era stanco di me, e umiliato per la scena che c'era stata tra noi, e temeva che ricominciavo colle crisi di gelosia. Non sapeva, il dottor Zeus, che per me, bastava non bere, e sarei stato il suo servo fedele, in attesa di un suo cenno. Quando voleva, o tornavo tra le nuvole a servire liquori ai suoi ospiti e a farmi picchiare, se solo lo desiderava. Invece, era finita. Mai più risentire la voce di "Avanti". Mai più il rolex sul tavolino, vicino alle rose. E allora mi sono messo a cercarlo alla stazione di notte, anche se sapevo che là non poteva starci. E così son finito qua, con questa bella malattia. E con te vicino che mi guardi. Che carriera! A Natale però, quando me ne andrò da qualche parte, come dicono i medici, magari nell'aria, spero di vederlo sotto qualche forma, o travestimento. Forse là sogniamo, e vediamo bene i nostri sogni. Non credi anche tu, vecchio, che là i sogni si avverano? Quando crepiamo, dico? Quando saremo caput! Ho chiesto di farmi seppellire con tutte le sue cravatte. Cosa? Alla stazione di notte, chi incontravo? Che ti frega? Ma che ti frega? Quelle non sono storie belle, e pulite, ma solo robaccia! Guarda che c'è la suora che sta venendo colla minestra e il pollo lesso. Zitto, adesso, e apri meglio la finestra. Fa caldo e ho fumato taanto, oggi. Guarda l'aria, sopra l'albero. Lui starà volando in qualche aereo. Chissà con chi stavolta? In I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 34 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Cose da un altro mondo Titolo: Suzy Storck Anno: 2014 Autore: Magali Mougel, 1982 Traduttore: Maria Sole Galli, 1986 la sua incapacità di non essere riuscita ad affermare in maniera sufficientemente vendicativa che desiderava rifiutare certi obblighi personali e fisici così come economici che desiderava rifiutare di adempiere al dovere coniugale producendo bambini. Riferimenti: [email protected] SEQUENZA 1 Forma di tutela: Traduzione dal francese da un volume di Editions Espaces 34 informazioni su CORO La storia comincia così. www.editionsespaces34.fr Si svolge qui. Note: Opera inedita (versione in italiano). Finalista al Esattamente qui. Un 17 giugno. Grand Prix de Littérature Dramatique 2014. Sono le 20.54. ATTENZIONE: In caso di rappresentazione contattare Si sente in lontananza il rumore di un'auto. direttamente la traduttrice o l'editore. Un'auto che parte. Si allontana. Suzy Storck è qui PERSONAGGI il volto incollato alla finestra. Non si muove. CORO Aspetta. SUZY STORCK Il caldo è pesante. LA SIGNORA STORCK Sta per arrivare il temporale. HANS VASSILI KREUZ Una sera in cui il sole che tramonta non smette mai di LA RECLUTATRICE LOÏC E IL SUO FRATELLINO, figli di SUZY tramontare. Suzy sente il bisogno di bere ancora un bicchiere. STORCK e HANS VASSILI KREUZ Da lontano di sopra. Si sente un vociare di bambini. PROLOGO Si sente il rumore delle loro manine che triturano la serratura CORO La storia comincia così. con oggetti metallici. Comincia qui. Si sente qualcuno bussare al vetro della porta. Si svolge qui. Esattamente qui. LA SIGNORA STORCK Apri questa porta Suzy! È inutile spiegare geograficamente Suzy mi senti? dove di preciso si svolge. Si svolge nella casa di Suzy Storck e Hans Vassili Apri questa maledetta porta! Kreuz. CORO E Suzy Storck si avvicina alla porta. È il 17 giugno. E la mano di Suzy Storck si alza. Sono le 22.37. E la mano di Suzy Storck si posa sulla maniglia della Il sole non è ancora tramontato. porta. In cucina E la mano di Suzy Storck apre la porta. sulla tavola di Suzy Storck ci sono delle bottiglie. La Signora Storck entra Tre. si siede. Più o meno vuote. L'una di fronte all'altra. Suzy Storck è alla finestra e aspetta. Siedono alla stessa tavola. Che Hans Vassili Kreuz ritorni. Si guardano. E tutto le ritorna in mente Si guardano a lungo. come si riesuma un corpo L'una e l'altra potrebbero dirsi molte cose. come si dissotterra una storia: I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 35 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Non lo fanno. La Signora Storck schiaffeggia Suzy. Una volta. Un'altra volta. LA SIGNORA STORCK Non mi spiego come sia possibile avere una figlia come te. Mi sono fatta in 3 ho fatto di tutto. Voglio dire non ti ho mai detto niente. Son sempre stata zitta. Sono stata una brava madre non sono stata la peggiore ti ho risparmiato tutto e tu / Che vergogna. Un'incoerenza l'incoerenza della mia vita sei tu. Ripercorro il cammino di ciò che mi / ci porta a oggi. Nient'altro che incoerenza! SUZY STORCK Non so cosa dirti. LA SIGNORA STORCK Come vuoi che ti guardi. Vuoi che ti faccia i complimenti? Meriteresti giusto di essere trascinata per la zazzera fino al catino e di affogartici dentro. SUZY STORCK Non guardarmi così per favore. LA SIGNORA STORCK Mi senti quando parlo? Se non ti guardassi ti prenderei a sberle. A morte. Sarebbe ancora farti un favore. SUZY STORCK Cosa fai? LA SIGNORA STORCK Vado a camminare un po' Che la mia voglia di ammazzarti se ne vada. Dovresti cominciare a pregare. A pregare. A pregare che Hans Vassili non ritorni. A pregare. A pregare forte. SEQUENZA 3 CORO Si svolge qui. Esattamente qui. SEQUENZA 2 È inutile spiegare geograficamente dove SUZY STORCK Ciò che valuto e non valuto. di preciso si svolge. Non valuto niente. È il 17 giugno. Sono di fronte a te mamma e non valuto più niente e Sono le 21.14. non so se ho Il sole non è ancora tramontato. mai valutato qualcosa. La Signora Storck schiaffeggia un'ultima volta Suzy Non ho valutato niente. prima di scomparire dietro la porta a vetri. Non ho fatto altro Suzy è sola. che tentare di far stare in piedi qualcosa. E tutto le ritorna. Un pulcino morto in un uovo. Come si riesuma un corpo. Non voglio che le cose ritornino. Come si dissotterra una storia. Vorrei tacere ma non voglio che le cose ritornino. SUZY STORCK Sento lassù Ho paura che Hans Vassili torni. i bambini che si agitano. Che mi chieda il conto. Non so cosa succederà quando rientrerà. CORO Sai bene che quest'agitazione non è solo per il caldo LA SIGNORA STORCK Ti aspetti che ti baci? del sole che non smette di splendere Non aspettarti che ti offra dei fiori. di questo sole che non la smette di non voler Alla meglio ti strozza alla peggio ti appicca il fuoco ai tramontare. capelli. SUZY STORCK I bambini si agitano. SUZY STORCK Non guardarmi così. Ho chiuso la porta della camera a chiave. Non ho più la forza di salire di sopra. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 36 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Il canto delle rondini risuona ancora sopra le tegole di casa. Sarà forse l'ultima volta che l'ascolterò. Vorrei che il mio cuore fosse come una bestia da macello come una gallina alla quale si tira il collo sull'angolo di un lavandino di pietra. Cerco di provare qualche cosa. Cerco di provare il dolore che dovrei provare ma le spalle si distendono mi prende il collo un rilassamento un inarcamento un allentamento un sollievo che non so come esprimere. I piccoli quelli che sono nella loro camera finiranno per stancarsi a forza di voler aprire la porta che ho chiuso a chiave. La mia pazienza può ancora sopportare all'infinito il loro rumore mentre si danno da fare per scassinare con una graffetta la piccola serratura. La mia pazienza può ancora sopportare questo rumore. Tintinnii insaziabili tintinnii febbrili tra i vapori di una notte che non vuole arrivare. Il caldo mi opprime la fronte Non so più se le persiane della camera dei bambini sono state chiuse. Non so più se le persiane adesso sono chiuse. Non so ignoro la temperatura del forno. Come spiegare ai bambini che forse Hans Vassili Kreuz forse non ritornerà più. Che forse non riuscirò più ad aprire quella porta e a sostenere il loro sguardo da bambini. Che forse non ho valutato abbastanza. Che forse ho commesso un errore di distrazione. Cerco di dirmi che ciò che è appena successo non è affatto qualcosa che cambierà il modo in cui vorrei vedere realizzarsi nella mia vita. Hans Vassili Kreuz è uscito dalla stanza. Il volto livido. È uscito dalla stanza e non mi ha rivolto uno sguardo. È uscito dalla stanza e il suo volto livido come se una pietra di gesso che si sfalda si sgretola dai lati delle guance fino all'interno delle sue orbite devastate. Ho sentito il grido provenire dal fondo della sua gola spalancata e ho sentito il grido dei miei figli prima quello di Loïc poi quello di suo fratello strillano ancora nella mia testa. LOÏC Perché papà grida? CORO Ha gridato come una pecora sgozzata. Un rumore di scrofa sventrata. Ha attraversato le valli. SUZY STORCK Ma nessuno gli ha appeso i piedi a un albero. E mi ricordo dello sguardo nello specchio sopra il lavandino della cucina dello sguardo negli angoli del cortile. E mi ricordo del mio braccio che si alza per stendere la biancheria di casa del mio braccio che si alza per dare uno schiaffo a uno dei miei tre figli del mio braccio che si alza per rimettere il ciuccio che era caduto in bocca al bambino del mio braccio che si alza per prendere il cestino vuoto della biancheria e appenderlo al muro di casa del mio braccio che si alza e si infila nella tasca dei pantaloni per prendere una sigaretta del mio braccio che si alza per dare uno schiaffo a quel somaro di un cane da caccia che è venuto ancora a cagare davanti alla porta del garage. Mi ricordo delle merde di cane ripenso alle mosche che le razziano. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 37 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Come fa a durare questo solleone? SEQUENZA 4 CORO Sono le 21.22. La radio risuona nella cucina della casa di Hans Vassili Kreuz et Suzy Storck. Qualcuno trasmette il suono che fa una pecora morta nei Pirenei Orientali. Brulica di vita un corpo in decomposizione. CORO Suzy Storck non vuole più che rientri. Hans Vassili Kreuz. Suzy Storck non vuole più che ritorni. Hans Vassili Kreuz. Non vuole più che rientri. Non ha più voglia che lui varchi la soglia della porta di questa casa. Non ha più voglia. SUZY STORCK Penso alle mosche. Ricorda Penso al prato dove pascolavano le pecore dei miei l'effetto genitori. della voce di Hans Vassili Kreuz. Penso alle mele che gli lanciavamo. Ricorda Alle mele marce che fermentavano nei loro ventri fino com'è. a renderle Ricorda la sua voce e l'effetto del suono della sua ebbre. voce. E poi penso a quelle che sono state sgozzate. Ricorda e il tempo torna indietro. Le zampe posteriori appese con una corda al ramo di A qualche giorno fa un melo. nel bel mezzo dell'afa Il sangue che cola dalla gola che abbiamo tagliato. le rondini volavano sopra casa. L'odore della lana che puzza che resta incastrata tra le dita. HANS VASSILI KREUZ Bisognerebbe chiudergli il L'odore bestiale della carne che non è ancora del tutto becco a quei morta. cazzo di uccelli. E poi a quello del grasso quando si inizia a scuoiare la Mi alzo la mattina vado a letto la sera carcassa. e gridano sempre 'sti cazzo di uccelli! All'odore del grasso che entra e s'installa Hai visto la carabina a piombini? come una tenia olfattiva. Porto Loïc a fargli vedere come si caccia un uccello. Ripenso a tutto. Pensieri confusi e intermittenti SUZY STORCK Te ne vai di già? mentre lassù i bambini cercano di scassinare a fatica la piccola HANS VASSILI KREUZ Non è che me ne vado. serratura. Me la godo. IL MIO CUORE È UN OROLOGIO Permetti? NE SPALANCO LE PORTE Che vada a fare un giro tre quarti d'ora con mio figlio. AFFINCHÉ I VENTI POSSANO PENETRARVI Ho lavorato tutto il giorno cazzo tu li hai tutto il ED ESPORTARE IL GRIDO DEL MIO MONDO. giorno per te. CORO PENSARE. Hai diritto alla tua ora d'aria. Un abisso purulento nel quale Suzy Storck cerca di Io ho giusto il diritto di continuare a fare lo scemo a ritrovare lavorare chiarezza. in un supermercato. Tutto si sovrappone Verificare la temperatura dei frigoriferi tutto prende velocità. verificare che non si interrompa la catena del freddo Gli ultimi giorni si scontrano. verificare che gli espositori siano esposti bene Gli ultimi mesi si mischiano. verificare tutto da mattina a sera. Gli ultimi anni si fondono e si confondono. Esco e rientro prima IL SUO CUORE È UN OROLOGIO quindi non farmi un discorso del genere. DAL QUALE VORREBBE LEVARE IL BILANCIERE Non è che me ne vado. Non è questione me la godo I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 38 perlascena numero 9 //. giugno 2016 respiro. Dov'è la carabina a piombini? SUZY STORCK Sono sola tutto il giorno. Avremmo potuto metterci / quando mi alzo per verificare che tutti abbiano tutto ciò che serve per andare a scuola quando mi alzo per arrivare in tempo per arrivare prima della prima consegna della birra di primavera mi alzo forse per me stesso? HANS VASSILI KREUZ Sei sola cosa? Loïc vai a prendere la fionda se non si trova la carabina a SUZY STORCK Ciò che penso di ciò che sono non piombini. ha importanza. Ciò che vorrei pensare di me non ha importanza. SUZY STORCK Mi alzo il mattino Ciò che vorrei dal mondo non ha importanza. non perché il sonno è stato sufficiente Ciò che volevo da te non ha più importanza. non perché i miei occhi si sono aperti da soli Ciò che volevo da noi non ha più importanza. non perché il mio corpo è impaziente di sgranchirsi non perché mi viene voglia di alzarmi. HANS VASSILI KRUEZ Ma tu cosa vuoi? Mi alzo il mattino Loïc hai la fionda? e faccio tutto quello che c'è da fare affinché tutto possa Non puoi venire la sera ad asfissiarmi con queste funzionare. storie. Che ciascuno abbia i propri punti di riferimento. Non puoi farlo. Ti sveglio. Non puoi farlo nemmeno il mattino. Sveglio ciascuno dei bambini. Non puoi. Loïc per primo Il secondo per secondo. SUZY STORCK Non posso. Il bambino piange e gli do il seno mentre il mio braccio si alza HANS VASSILI KREUZ Ognuno ha la propria e aziona la caffettiera croce. mentre il mio braccio si alza Io porto la mia e tu porta le tua. e aziona il tostapane Questo è l'accordo mentre il mio braccio si alza Cosa fai? e sceglie il paio di calze pulite le mutande pulite e non sporche SUZY STORCK Non so. di Loïc e sceglie in mezzo al mucchio di biancheria la HANS VASSILI KREUZ C'è il bambino che piange e maglietta che mi tu resti lì hai chiesto. così? E sorrido a tutti. E vi guardo uscire di casa. CORO IL SUO CUORE È UN OROLOGIO E rimango sola SENTE IL RITMO DELLA LANCETTA con questo bambino ACCELERARE. che / SENTE CHE QUALCOSA CEDE / HANS VASSILI KREUZ Il mondo si alza il mattino SUZY STORCK IO è proprio dell'umanità alzarsi il mattino e adempiere ai propri impegni. SEQUENZA 5 È la nostra natura. CORO Lavorava prima. SUZY STORCK Non mi alzo per me stessa. Lavorava nel pollame. EstPolli. HANS VASSILI KREUZ Chi si alza per se stesso? Chi? SUZY STORCK È lì che lavoravo. Quando mi alzo per portare i bambini a scuola I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 39 perlascena numero 9 //. giugno 2016 CORO Ci lavorava perché c'era EstPolli che assumeva. Ma avrebbe potuto benissimo lavorare altrove alla fabbrica di abbigliamento sportivo alla fabbrica di pannolini per bambini. C'era la scelta tra il pollame i vestiti o i pannolini. Non è che preferisse il pollame. È che il potenziale dei bambini si determina presto. Si determina se si sarà più adatti al pollame ai vestiti o ai pannolini. È che molto presto si determina se sarai segretaria responsabile del controllo produzioni direttore delle risorse umane nel pollame nei vestiti o nei pannolini. SUZY STORCK Mi procurava piacere lavorarci. CORO Le procurava piacere lavorarci nel pollame SUZY STORCK Avrei potuto fare altro. CORO Avrei potuto fare altro. SUZY STORCK Taglio e cucito. Gestiva le spedizioni. Lavoravano nello stesso posto. EstPolli. SUZY STORCK Il mio posto di lavoro. Lo facevo perché bisognava pur far qualcosa. Hans Vassili lo faceva perché bisognava pur far qualcosa. Pesavo ed etichettavo. nei giorni di festa legavo le zampe dei polli con un elastico. Hans Vassili imballava e preparava i cartoni con le confezioni di pollo. E gestiva le spedizioni. Facevamo pausa insieme. Ci incrociavamo. Ogni tanto. CORO Un giorno si son parlati. HANS VASSILI KREUZ Sembra che non vada molto bene per il pollame. L'influenza. CORO Avrebbe potuto fare la sarta. Ma quando si stima che un diploma professionale in sartoria non è abbastanza degno allora si passa a un diploma professionale sanitario e sociale o un diploma professionale infanzia poi la maturità in un istituto tecnico dopo un primo ricollocamento. SUZY STORCK Si passerà ai conigli. SUZY STOCK Sarei potuta diventare infermiera. SUZY STORCK Che macchina è? CORO Sarebbe potuta diventare sarta. Avrebbe potuto fare la ricamatrice. Si è data al pollame. HANS VASSILI KREUZ. Che scema che sei. Devo rientrare. SUZY STORCK Mi procurava piacere. CORO Anche lui Hans Vassili Kreuz lavorava nel pollame. Lei pesava ed etichettava. Nei giorni di festa legava le zampe dei polli con un elastico. Hans Vassili Kreuz imballava e preparava i cartoni con le confezioni di pollo. HANS VASSILI KREUZ Chiuderà. Ci sono voci di corridoio. Chiuderà presto. SUZY STORCK Non importa andremo altrove. HANS VASSILI KREUZ Comprerò una Coop. SUZY STORCK Anch'io. CORO La sera l'ha aspettata. Non è rientrata a piedi quella sera. Le ha detto: HANS VASSILI KREUZ Vorrei solo baciarti Suzy Storck sentire la tua lingua entrare nella mia bocca sentire il calore della tua saliva entrarmi in bocca sentire cosa si produrrà nella mio basso ventre I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 40 perlascena numero 9 //. giugno 2016 quando la tua lingua entrerà nella mia bocca quando la mia lingua sfiorerà la tua lingua. Vorrei soltanto baciarti. Vorrei così. Baciami Hans Vassili. Fammi sentire. Sentire la tua lingua sentire il calore della tua saliva entrarmi in bocca vorrei soltanto baciarti vorrei / SUZY STORCK Non possiamo far così Hans Vassili così. Kreuz. HANS VASSILI KREUZ Ho la sensazione che sia HANS VASSILI KREUZ Chiudi gli occhi Suzy solo io a Storck. sfinirmi. Appoggio le mie labbra sulle tue Torno dal lavoro tu chiudi gli occhi mi sfinisco al lavoro e la mia lingua entrerà nella tua bocca. tu non devi andare a lavorare Non dobbiamo per forza amarci per baciarci. torno e non c'è niente. Non so SUZY STORCK Ci siamo baciati. torno dal lavoro tu sei lì a farti i fatti tuoi tu sei lì a fare le tue cose SEQUENZA 6 tu sei lì a cucire sempre a cucire SUZY STORCK Siamo andati a vivere insieme io e mentre io mi sfinisco al lavoro. Hans Vassili I tuoi pezzetti di stoffa s'ammucchiano in tutti gli Kreuz. angoli della EstPolli ha chiuso. casa. Non ci siamo dedicati ai conigli. C'è posto solo per i tuoi pezzetti di stoffa. Questi pezzi di stoffa CORO Suzy Storck ha preso le cose così come sono Suzy. venute. E nessuno spazio per me. Hans Vassili Kreuz ha preso in gestione una Coop. Spazio per nient'altro. Hanno continuato a vivere insieme. Non so a cosa servo. Lei si è messa a cucire. Non so bene a cosa ti servo. Lui si è messo a gestire una Coop. Non lo so. Potremmo avere delle cose SUZY STORCK Io a casa a cucire. io e te Per me. Suzy Per gli altri. in comune. Mi sono messa a cucire. Voglio dire A imbastire a tagliare. non siamo obbligati A cucire. a fare sempre tutto insieme tutto il tempo. Dei vestiti. ma potremmo avere delle cose in comune. Delle tende. Delle tovaglie. SUZY STORCK Allora baciami. Dei / HANS VASSILI KREUZ Non ne posso più del tuo HANS VASSILI KREUZ Diventa routine. cucito mentre io mi spacco il culo. SUZY STORCK La routine non è drammatica. Io parlo e tu continui a cucire. Baciami. Torni dal negozio SUZY STORCK Ti ascolto. dal tuo supermercato non mi baci. HANS VASSILI KREUZ Non è un lavoro. Fai come se niente fosse. Questo di cucire. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 41 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Non è possibile Suzy. Suzy Storck la bella vita / Devi trovarti un lavoro. SEQUENZA 7 CORO Ha preso le cose come sono venute. SUZY STORCK Ho letto gli annunci. Ho chiesto consiglio a mia madre. Ho chiamato mia madre e ho detto: cerco lavoro sai. perché è il solo modo che è stato inventato per cercare di analizzare il modo in cui si esprime il candidato perché è il solo modo che si sia immaginato per mettere a proprio agio il candidato perché è bene lasciare la parola al candidato. SUZY STORCK Non mi sento molto a mio agio. Non sono abituata a che venga chiesto il mio parere. CORO Suzy Storck non sapeva che questa domanda è spesso la prima domanda che una reclutatrice fa durante un colloquio di lavoro perché è una delle cose che permette a un reclutatore di giudicare che considerazione ha di sé il candidato cercando al contempo di saperne di più sulla sua personalità. CORO Non ha seguito il modo di fare tradizionale. Per trovare lavoro ha chiamato sua madre. Da queste parti si fa così. La Signora Storck ha preso il telefono. La Signora Storck ha contattato una sua amica una reclutatrice per negozi per informarla che sua figlia Suzy Storck cercava lavoro. LA RECLUTATRICE Potrebbe parlarmi di La Signora Storck ha detto a Suzy: un'esperienza professionale di cui è particolarmente fiera che l'ha LA SIGNORA STORCK Hai appuntamento al particolarmente motivata? negozio per bambini di una mia amica. SUZY STORCK Lavoravo prima. Cerca una commessa. Lavoravo nel pollame. Non farmi fare figuracce Suzy. EstPolli. È lì che lavoravo. LA RECLUTATRICE Buongiorno signorina Storck. Ci lavoravo perché c'era EstPolli che assumeva. Prego. Avrei potuto lavorare nell'abbigliamento sportivo o Bene. nei Prego. pannolini. Passeremo un po' di tempo insieme perché io possa Ho scelto imparare a il pollame. conoscerla. Il pollo. Perché io possa da imparare a conoscerla un po'. Mia madre ha detto a ogni modo tu sei una manuale. Per metterla a suo agio Non sei un'intellettuale. le lascio prender parola. Allora ho scelto il pollame. La lascio magari parlarmi un po' di se stessa. Mi procurava piacere lavorarci. Potrebbe parlarmi un po' di sé signorina Storck? Avrei potuto fare altro. Taglio e cucito. CORO Suzy Storck non sapeva che questa domanda Avrei potuto diventare sarta. è spesso la Avrei potuto diventare infermiera. prima domanda che una reclutatrice fa durante un Ma mi sono data al pollame. colloquio di Pesavo ed etichettavo. lavoro Posso dirle il peso di una bestia soltanto perché è il solo modo che si sia trovato per cercare di sollevandola e conoscere soppesandola con una mano. il candidato Così. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 42 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Durante i giorni di festa ero io a legare le zampe del SUZY STORCK Rispondo sì o no? pollo con un elastico. LA RECLUTATRICE Sembra nervosa. LA RECLUTATRICE Durante quest'esperienza SUZY STORCK No. professionale ha dovuto superare problemi od ostacoli? LA RECLUTATRICE Vive sola? SUZY STORCK Vuole sapere se gli ostacoli mi fanno paura e se sono abbastanza spigliata e indipendente per non affogare in un bicchier d'acqua? LA RECLUTATRICE Sì. SUZY STORCK Vuole sapere se amo le difficoltà? LA RECLUTATRICE Sì. SUZY STORCK Crede veramente che se avessi paura degli ostacoli che se potessi affogare in un bicchier d'acqua che se non amassi le difficoltà sarei rimasta a pesare ed etichettare polli a EstPolli? LA RECLUTATRICE Perché ha lasciato EstPolli? SUZY STORCK Perché EstPolli ha chiuso e perché è difficile adattarsi ai conigli quando si ha lavorato nel pollame. LA RECLUTATRICE Le piace il lavoro di squadra? SUZY STORCK Cosa posso rispondere? LA RECLUTATRICE Risponda semplicemente. Sì o no. SUZY STORCK Sì LA RECLUTATRICE Sa dire di no? SUZY STORCK No. LA RECLUTATRICE Ha figli? SUZY STORCK No. LA RECLUTATRICE Non vuole figli? SUZY STORCK No. LA RECLUTATRICE Le interessano i bambini? SUZY STORCK No / Voglio dire tanto quanto il pollame. LA RECLUTATRICE E vuole lavorare nel nostro negozio per l'infanzia? SUZY STORCK Io / LA RECLUTATRICE Vendiamo articoli per l'infanzia. SUZY STORCK Lo so. Ascolti. Lei mi riceve perché mia madre le ha detto di ricevermi. Il caso vuole che ho bisogno di un lavoro. Non giriamoci intorno. Non mi interessa cosa dovrò fare farò tutto ciò che c'è da fare. Non ci sono 1000 modi per iniziare la conversazione il dialogo con lei Signora. Potremmo inventare dei modi più piacevoli meno bruschi per parlare delle mie capacità di valutazione delle mie capacità di inserimento nella vostro gruppo di vendita di prodotti per l'infanzia. Potremmo valutare le mie capacità. In questo caso non perdiamo tempo. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 43 perlascena numero 9 //. giugno 2016 So che ciò che voi cercate innanzitutto è non si abbia paura delle parole il meglio senza dubbio per i vostri clienti. Perché i vostri clienti non sono dei clienti qualsiasi. Così come le vostre commesse non devono essere delle commesse qualsiasi. La vostra accortezza il vostro modo di rivolgervi ai clienti il vostro modo di attirare i clienti il modo in cui determinate il target il modo in cui ve li assicurate si elabora secondo metodi particolarmente consoni alla vostra azienda. Sappiamo benissimo che la massa dei clienti si suddivide in singoli individui e il mio dovere se considererà la mia candidatura sarà di fare in modo che pensino percepiscano sentano che ognuno ognuna di loro è unica. Sono ciò che di più perfetto ci sia sul mercato. Il prototipo stesso di quello che la vostra azienda ricerca. Il reparto infanzia ha bisogno di donne come me. Capisce. Non voglio figli. Ciò fa di me una persona fidata. SUZY STORCK PER LA PRIMA VOLTA NELLA SUA VITA ESCE DAI GANGHERI. FA L'ESPERIENZA DEL NO. SI VENDE PER OTTENERE UN LAVORO. SUZY STORCK Ho promesso a mia madre di non farle fare figuracce. Voglio che mio marito Hans Vassili Kreuz sia fiero di me. LA RECLUTATRICE Ha un modo di presentarsi alquanto inusuale. SUZY STORCK Voglio questo lavoro. HANS VASSILI KREUZ Mi scusi. LA RECLUTATRICE Signore? HANS VASSILI KREUZ Hans Vassili Kreuz. Io e Suzy Storck viviamo insieme. Scusa hai appena detto che non vuoi figli per avere un lavoro? Come puoi esserne certa? Voglio dire Suzy fisiologicamente il tuo organismo vuole dei figli. Tutti vogliamo dei figli. Presto / Non l'assumerà mica perché ha detto di non volere figli? LA RECLUTATRICE Può succedere. Non si può assumere in un negozio per l'infanzia una Voglio dire può rimanere incinta. donna che non vuole figli. SUZY STORCK Signora Davvero non vuoi figli? IL MIO CUORE È UN OROLOGIO. Tu / CONTROLLA OGNI RITMO DEL MIO Cazzo / ORGANISMO. Suzy / CONTROLLA OGNI MIO FLUSSO CORPOREO E ORMONALE. SUZY STORCK Penso alle mosche. VALUTA CIÒ CHE NON POSSO VALUTARE A Ronzio della radio. PRIORI. Sento la carne che si decompone esposta alla forza del Io non voglio figli. sole. Sento l'odore delle pietre e al rumore del vento che si CORO Il cuore di Suzy Storck inizia a battere perde tra all'impazzata gli arbusti spinosi sui fianchi delle montagne dei colpi rapidi Pirenei il flusso sanguigno si attacca alle pareti rocciose delle Orientali. arterie. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 44 perlascena numero 9 //. giugno 2016 HANS VASSILI KREUZ Non puoi dire delle cose SUZY STORCK Il commercio funziona simili. principalmente per empatia? Dire questo per avere un lavoro a ogni costo/ Non si accetta un lavoro a ogni costo. HANS VASSILI KREUZ Davvero non vuoi figli? SUZY STORCK Quello che valuto e non valuto. Non valuto niente/ HANS VASSILI KRUEZ Me ne frego di ciò che si valuta o no. Non si fa una cosa simile. La credibilità. Non puoi essere credibile in un negozio per l'infanzia se non sai cosa implica la sterilizzazione di un biberon se non sai spiegare a una cliente a un cliente i benefici di un tiralatte. Non puoi. LA RECLUTATRICE Non ha torto. SUZY STORCK Scusi? LA RECLUTATRICE Non ha torto suo marito compagno non ha torto. SUZY STORCK Bisogna aver sperimentato la maternità per essere ostetrica? Bisogna aver sperimentato la maternità per vendere dei ciucci? E se fossi lesbica? SUZY STORCK Non capisco dove vuoi arrivare. HANS VASSILI KRUEZ Non capisco perché fai così. SUZY STORCK Hans Vassili Kreuz è rientrato a casa un giorno. Hans Vassili Kreuz ha detto: non è un lavoro. Questo di cucire. Non è possibile. Suzy Storck la bella vita. Suzy Storck deve trovarsi un lavoro. Ho letto gli annunci. Ho chiamato. Ho chiesto consiglio a mia madre. Ho detto: voglio un lavoro. Mia madre mi ha scovato questo colloquio. Mi ha detto: non farmi fare figuracce Suzy, Non voglio farle fare figuracce. E voglio che tu sia fiero di me Hans Vassili. Ce l'ho messa tutta. Mostrando che posso essere un'impiegata stabile. HANS VASSILI KREUZ Cazzo non capisco cosa ti passa per la testa. Non capisco. Suzy si mischia tutto. HANS VASSILI KREUZ Sei lesbica? A che punto siamo? Dove ci condurrà tutto ciò? SUZY STORCK. Non vedo come il mio mancato Ciò che accade / desiderio di Pensavo che avremmo costruito delle cose insieme. maternità possa impedirmi di vendere dei ciucci. SUZY STORCK Costruiamo. LA RECLUTATRICE Non ci sono solo ciucci da vendere. HANS VASSILI KREUZ Costruiamo / Voglio dire abbiamo tutta una gamma castelli di sabbia di prodotti Costruiamo astrazione. che bisognerà valorizzare per i nostri clienti. Costruiamo silenzio e vuoto. A priori le sue tecniche di vendita a priori la sua conoscenza dell'ambito di vendita SUZY STORCK Ho detto che non voglio figli ed è / sembrano pertinenti. Ma come potrà dar prova di empatia? HANS VASSILI KREUZ È esattamente questo che metto in discussione. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 45 perlascena numero 9 //. giugno 2016 SUZY STORCK È esattamente questo che metti in di vero discussione? di bello di costruire qualcosa che ci riunisca HANS VASSILI KREUZ È contro natura. e che ci rassomigli io e te. SUZY STORCK È contro natura? Voglio dei figli da te. Vorrei solo baciarti LA RECLUTATRICE Non ha torto. Suzy Storck. Iniziare baciandoti. HANS VASSILI KREUZ Non si dice non voglio figli Far scivolare la mia lingua nella tua bocca per avere un sentire la tua lingua venire nella mia bocca lavoro. sentire il calore della tua saliva venire nella mia bocca Non si dice sentire cosa accade nel mio basso ventre questo. scivolare in te Non puoi dire una cosa simile. venire Venire di fronte a una reclutatrice dolcemente e dire e venire dentro di te. con quell'aria Vorrei distaccata così. assumete me piuttosto che un'altra poiché sono l'affidabilità stessa SUZY STORCK Abbiamo fatto quello che hai voluto non vi tirerò un colpo basso facendo figli. Hans Vassili Dovresti vergognarti di non essere assunta per le tue Kreuz. competenze. Ho rinunciato a questo lavoro. Non va bene. E / Tu sì mi deludi. SEQUENZA 8 Guardati. Dire CORO Hans Vassili Kreuz e Suzy Storck sono stesi non voglio figli / l'uno accanto all'altro. LA SIGNORA STORCK Non fa parte del piacere Hans Vassili Kreuz si siede e si toglie i vestiti. avere dei figli te Hans Vassili Kreuz appoggia le labbra sulla bocca di lo concedo. Suzy. Non sei stata parte del piacere. Bacia Suzy Storck. Ma non è perché non sei stata una parte del piacere Posa il suo corpo nudo sul corpo ancora vestito di per me Suzy Storck. che non puoi darmi un nipotino. Con una mano la sinistra HANS VASSILI KREUZ Ho voglia di te. solleva il vestito di Suzy Storck. Con una mano SUZY STORCK Può darsi che abbia veramente la sinistra stringe forte voglia di questo il seno destro di Suzy Storck. lavoro. E con una mano Può darsi che tu abbia veramente ragione la destra fa quello che deve fare. rimanere a casa e cucire semplicemente non è vita mentre Hans Vassili Kreuz si sfinisce al SUZY STORCK Quando qualcosa insiste per lavoro. penetrare qui cerco di dirmi che ciò che accadrà non cambierà il HANS VASSILI KREUZ Ho voglia di fare dei figli modo in cui con te. vorrei che si organizzasse la mia vita. Ho voglia di costruire qualcosa di concreto Cerco di dirmi che Hans Vassili Kreuz I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 46 perlascena numero 9 //. giugno 2016 schiacciandomi dato che qualsiasi cosa succeda succede sempre così sono sepolta sotto il peso del suo corpo cerco di dirmi che ciò non cambierà niente. E viene. Per Hans Vassili Kreuz. Viene. Non senza dolore. Quel dolore lo conosco. Conosco il modo in cui si svolge in me. Conosco il modo in cui spinge come spinge in me. Ne conosco la durata. Conosco come fende. Ne conosco il ritmo e l'organizzazione. Ne conosco il rumore. Ne conosco l'odore. Conosco il gemito che Hans Vassili Kreuz soffoca nella mia nuca. So come tutto ciò il suo modo di scopare si organizza. Organicamente la traiettoria come sgorga e sgorgherà da Hans Vassili Kreuz. Non si tratta semplicemente di chiudere gli occhi. Chiudere un occhio non blocca nulla. Non ti ferma. Ciò che valuto è l'organizzazione. Il modo in cui si organizza la natura di ciò che mi circonda. Il peso incomprensibile di ciò che si organizza mio malgrado nel momento stesso in cui vi assisto ne prendo parte. CORO Sono le 22 passate. Le lenzuola sono umide. CORO La gamba di Suzy Storck si alza. LA SIGNORA STORCK Sono bambini. SUZY STORCK Non sono più io ad alzarla. HANS VASSILI KREUZ È bello vedere che corrono ovunque. CORO Hans Vassili Kreuz tiene in una mano la destra il braccio sinistro di Suzy Storck appiattito. SUZY STORCK E viene. E finisce. E mi raddrizzo lo spingo sul lato del letto. SUZY STORCK La mia pelle umida. C'è quell'odore. Chiudo gli occhi per non sentire più niente. CORO Ronzio della radio. Suzy Storck pensa alle mosche. SUZY STORCK Di cosa si nutrono le rondini? Di carne o di mosche. Di silenzio o di cadaveri. Sento la mia carne interiore che si decompone. Sento l'odore di lana della pecora catturata in un prato odore di paura e di urina che si spande sulle zampe posteriori odore di merda che esce dal corpo sventrato come una bisaccia odore che persiste e si impregna sotto le unghie e che continua a esalare ancora nel momento in cui sgranocchio una mela. SEQUENZA 9 SUZY STORCK Abbiamo avuto tre figli dalle eiaculazioni notturne di Hans Vassili Kreuz. LA SIGNORA STORCK Sono belli. Ti assomigliano Hans Vassili. HANS VASSILI KREUZ Soprattutto Loïc. LA SIGNORA STORCK Soprattutto Loïc. SUZY STORCK Sono rumorosi. LA SIGNORA STORCK Danno vita. SUZY STORCK Sono sfinita. LA SIGNORA STORCK È normalissimo essere stanca. È normale essere stanca. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 47 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Quando il piccolo dormirà la notte sarai meno stanca. LA SIGNORA STORCK Sei stanca. Quando si susseguono le gravidanze ci si stanca. Hai fatto susseguire le gravidanze e sei stanca. Piccola depressione postpartum. LA SIGNORA STORCK Adoro venire a casa vostra Adoro questa casa. È tutto così / I bambini che corrono. Il cagnolino che corre con i bambini. E voi. Una bella coppia con dei bei bambini. É un po' la casa della felicità questa. HANS VASSILI KREUZ Il piccolo piange. HANS VASSILI KREUZ Ha fame. LA SIGNORA STORCK Tu che non volevi figli! SUZY STORCK Ho male ai seni. HANS VASSILI KREUZ Il piccolo piange. Non vai? HANS VASSILI KREUZ Non c'è nulla da fare. SUZY STORCK Smetto di allattare. LA SIGNORA STORCK Come sono divertenti i due più grandi. È segno che tutto funziona. Corrono e si divertono. È gioioso. È pieno di vita. Mioddio come son belli. Loïc soprattutto. Com'è divertente. Con tutti i suoi giochi di guerra. Con la carabina a piombini di Hans Vassili Kreuz più grande delle sue mani. HANS VASSILI KREUZ Il piccolo piange. LA SIGNORA STORCK Non vuoi andarci tu? LA SIGNORA STORCK Sei stanca tutto qui. Usa dei seni in silicone. Massaggiati i seni così. Fattene carico. È talmente / l'allattamento / Se pensi che sono solo una parte del piacere i figli. Non sei mai contenta. Non ti godi quello che hai. Hai tutto. Tutto. E ti lamenti. Pensa a quelle donne che non possono avere figli. Tu puoi goditela. HANS VASSILI KREUZ Cazzo il piccolo piange e tu resti seduta in poltrona come una grossa vacca da latte! HANS VASSILI KREUZ Suzy Storck non è mio compito. SUZY STORCK Sta' zitto! Non sono io che posso dargli da mangiare. Non è mio compito. LA SIGNORA STORCK Dovresti andare. Non so come fai a lasciar piangere il bambino. SUZY STORCK Smetto di allattarlo. Io non ti lasciavo piangere. Sempre accanto a te. LA SIGNORA STORCK Sei stanca per questo dici Pronta a scattare. così. Bisogna dire che gridavi forte. Sei / Una vocina. Non puoi svezzare così un bambino. Ma una dannata vocina. Com'è divertente Loïc! Non sono certa che tu faccia bene a lasciarlo piangere. Guardalo quando gioca alla caccia con il cane da Hans Vassili Kreuz ha ragione. caccia! Dovresti andare. Certamente non mi riguarda. HANS VASSILI KREUZ Cazzo lo lascerai piangere Tu che volevi un lavoro. per molto? Meno male che non hai avuto un lavoro. Vuoi che muoia di fame? Vedi bene che non puoi fare 1000 cose alla volta. Ma non è grave non poter fare 1000 cose alla volta. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 48 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Inizia a fare quello che hai da fare qui bene. Fallo correttamente. Chi? Sono sfinita. Il mio cuore sente il bilanciere che rallenta. VORREI SACCHEGGIARE QUEL CAMPO DI HANS VASSILI KREUZ Dai da mangiare al BATTAGLIA CHE È LA MIA CASA. bambino porca puttana! SPALANCARNE LE PORTE. AFFINCHÉ I VENTI POSSANO PENETRARCI E APPICCARE IL FUOCO ALLA MIA PRIGIONE. SEQUENZA 10 HANS VASSILI KREUZ . Hai lavato i piatti e hai SUZY STORCK Mi alzo al mattino. messo i bicchieri Non perché il sonno è stato sufficiente. ancora umidi nella credenza. Non perché i miei occhi si sono aperti da soli. Metti i bicchieri ancora pieni di umidità nella Non perché il mio corpo è impaziente di sgranchirsi. credenza. Non perché mi viene voglia di alzarmi. Non li asciughi? Mi alzo al mattino. E faccio tutto ciò che c'è da fare affinché tutto possa SUZY STORCK Non lo so. funzionare. Affinché ognuno abbia i propri punti di riferimento. HANS VASSILI KREUZ Non lo sai. Ti sveglio. Sveglio ogni bambino. SUZY STORCK Ho lavato i piatti. Loïc per primo. Ho messo via i bicchieri. Il secondo per secondo. Li ho riordinati. E il piccolo piange. In modo che non si rompessero. E gli do il seno quello che mi fa meno male HANS VASSILI KREUZ Hai messo i bicchieri quello in cui i tagli sono meno profondi ancora umidi nella quello dove soffro meno credenza. mentre il mio braccio si alza Non si mettono via umidi. e aziona la caffettiera Bisogna che dica mentre il mio braccio si alza ripeta le cose. e aziona il tostapane Che dica sempre tutto. mentre il mio braccio si alza Ma è sempre come se non te ne fregasse niente. e sceglie il paio di calze le mutande pulite e non Come se non mi ascoltassi. sporche di E lasci piangere il piccolo. Loïc Lo lasci. e sceglie in mezzo al mucchio di biancheria la Dovrei andarci io? maglietta che mi Perché devo fare tutto io in questa dannata casa! hai chiesto. E sorrido a tutti SUZY STORCK Vorrei riprendere a lavorare. mentre i tagli si scavano Vorrei riprendere il lavoro. perlando le screpolature sulla punta dei miei seni come se le mie tette venissero sezionate. HANS VASSILI KREUZ Non ci sono più kiwi. Vi guardo uscire di casa. Il cestino è vuoto. E resto sola con questo bambino Avresti potuto comprarne altri. vorrei amputarmi i seni. Il mondo si alza al mattino. CORO Il silenzio che segue non è legato all'assenza È proprio dell'umanità alzarsi il mattino e adempiere dei kiwi. ai propri compiti. È la nostra natura. SEQUENZA 11 Non mi alzo per me stessa ma chi si alza per se stesso? CORO Ciò che Suzy Storck valuta e non valuta I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 49 perlascena numero 9 //. giugno 2016 è l'organizzazione il modo il cui si organizza la natura di ciò che la circonda il peso incomprensibile di ciò che accade suo malgrado nel momento stesso in cui vi assiste. Ne partecipa. HANS VASSILI KREUZ È quasi l'una. È tardi. Tra un'ora allatti e domani sarai stanca. Cosa c'è che non va nella tua testa Suzy Storck? SUZY STORCK Ciò che valuto e non valuto. Lo sguardo che posi su di me Hans Vassili. Quello sguardo grave pesante che posi su di me che non posso più sopportare tanto il peso del tuo sguardo mi richiama a una posizione che non voglio. Contraddizione. Confronto. Spazio confuso tra ciò che sono credo essere e non potrò mai accettare di voler essere. Mi dispiace per i kiwi. HANS VASSILI KREUZ Tu sei completamente svitata. Sei fuori di testa. Sei completamente fuori di testa. Non stai bene qui? Cosa ti spinge a tirar fuori queste storie vecchie di 6 anni. HANS VASSILI KREUZ Non puoi spegnere quella cazzo di luce porca puttana e metterti a dormire come una persona normale? Parli parli. Spegni. Mi alzo tra poco. Ne ho piene le scatole. Grava tutto sulle mie spalle. SUZY STORCK Spengo. HANS VASSILI KREUZ Spegni. Non so a cosa pensi Suzy. Ci sono delle cose che passano nella tua testa Suzy e che non capisco. Potrebbe essere semplice. Se prendessi davvero le cose come vengono Suzy Storck potrebbe essere semplice. Adesso spegni quella luce. Premi l'interruttore e spegni quella luce. Cosa fai? Ma cosa cazzo fai? SUZY STORCK Non riesco a dormire. SUZY STORCK Non avrei dovuto rifiutare quel lavoro. SUZY STORCK Non capisco cosa faccio qui. HANS VASSILI KREUZ Vorrei dormire. SUZY STORCK Hans Vassili credo che io non li amo. I bambini. Credo di non amarli. Non li amo. Le loro voci. I loro corpi che si muovono. I loro corpi che si agitano tutto il giorno intorno a me. Non ne posso più. Toccano tutto. Mi toccano con le loro manine schifose. Ti assomigliano e questo mi disgusta. Li sento gridare e a volte mi viene il pensiero di prendere la carabina a piombini di allinearli contro il muro e di I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 50 perlascena numero 9 //. giugno 2016 farli fuori. Farli fuori. Per non sentirli più urlare. Credo che tu li abbia messi in me per farmi marcire è quello che mi dico a volte. Vorrei che se ne andassero. Che non ci fossero più. TUTTI QUESTI ABBRACCI MI RIPUGNANO. DOVREBBERO ESSERE CUCITE LE DONNE. HANS VASSILI KREUZ Suzy / tu sei una vera matta. Com'è possibile che delle parole simili escano dalla tua bocca come del pus. Com'è possibile? È / mi ripugni. Tu / Io / Come ho fatto a venire qui dentro di te fare sesso con te? ma non so cerco di essere attento di fare in modo che io te e i bambini sia una storia che funzioni lo so che non sono il migliore che sono parecchio maldestro che dico le cose in modo sgarbato ma pensavo volevo che io e te fossimo sì una storia che stesse in piedi che non fosse qualcosa che si schiaccia come si schiaccia una mosca su un vetro io / SUZY STORCK APPICCARE IL FUOCO ALLA MIA PRIGIONE FORSE NON È UNA BUONA IDEA. HANS VASSILI KREUZ Non toccarmi Suzy. Io / Dov'è finita la nostra garanzia? SUZY STORCK Non sono una lavatrice. SEQUENZA 12 CORO Si svolge qui. Esattamente qui. SUZY STORCK Sei venuto. Da qualche parte in un posto Abbiamo avuto tre figli. dove si pensa che ci siano soltanto cretini e bifolchi. Proporzionalmente alla popolazione circostante HANS VASSILI KREUZ È semplicemente si pensa che sia una categoria di individui in completamente minoranza incomprensibile sentirti dire una cosa simile e che di conseguenza ciò che concerne questa totalmente categoria di cretini assolutamente incomprensibile. e di bifolchi non ci riguardi. Non toccarmi mi ripugni. Che abbiano dei problemi Non sono le donne che andrebbero cucite è la tua certamente. bocca intera che Ma che siano vecchi problemi. si dovrebbe sotterrare. Che ciò che accade nelle loro case non siano problemi Interamente. rilevanti. Affinché tu sparisca. Che ciò che accade nelle loro storie familiari siano storie SUZY STORCK Dove vai? desuete che sanno di caffè freddo di cemento di cane e di HANS VASSILI KREUZ Non sono il migliore biancheria lo so che non sono il migliore che ho forse commesso umida. degli errori È il 17 giugno. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 51 perlascena numero 9 //. giugno 2016 Sono le 20.27. Suzy Storck è seduta a tavola. Suzy Storck beve un po'. Perché è stata una giornata calda. Beve quello che ha trovato. Stamattina Hans Vassili Kreuz le ha detto: Con quella maglietta senza niente sotto. HANS VASSILI KREUZ È tardi. SUZY STORCK Rompi le palle. SUZY STORCK Non così tardi. HANS VASSILI KREUZ Cos'è 'sta merda che passa la radio. Ascolti la radio adesso? SUZY STORCK Fa troppo caldo. HANS VASSILI KREUZ Hai aperto delle bottiglie. Ti apri delle bottiglie adesso quando sei sola? SUZY STORCK Ho aperto delle bottiglie che ci HANS VASSILI KREUZ Uscirò prima dal hanno regalato. supermercato ma non aspettarmi HANS VASSILI KREUZ Non sono bottiglie che ci non aspettarti che rientri subito. hanno regalato le Ho bisogno di distrarmi. ho comprate io. Di riflettere. Le ho comprate io. Di capire a che punto sono. Io. Di capire a che punto siamo. Se possiamo ancora avere fiducia l'uno nell'altro. SUZY STORCK Pensavo fossero delle bottiglie che ci hanno CORO Una mosca sbatte contro il vetro. regalato. I bambini corrono di sopra fino a far esplodere i Mi sono sbagliata. timpani a Suzy Può darsi che mi sia sbagliata. Storck. Non ci ho fatto caso. Rumore della macchina di Hans Vassili Kreuz che si Mi sono detta ferma. una bottiglia è fatta per essere bevuta. Rumore della portiera che si apre e poi si chiude. Una bottiglia è fatta per essere bevuta no? E Hans Vassili Kreuz rientra in realtà prima del previsto. HANS VASSILI KREUZ . Ti apri spesso delle bottiglie quando sei SUZY STORCK Sei rientrato prima del previsto. sola? Pensavo che saresti rientrato più tardi. Non così presto. SUZY STORCK Mi sono aperta una bottiglia una Non pensavo che rientrassi così presto. volta. Avresti potuto approfittarne. Una volta mi sono aperta una bottiglia. Approfittare della serata. Come dire non è la fine del mondo! HANS VASSILI KREUZ Ne ho approfittato. Dormono? HANS VASSILI KREUZ Non so a cosa pensi ora Suzy Storck. SUZY STORCK Non ancora. Hai cambiato il piccolo? HANS VASSILI KREUZ Saranno stanchi domani. SUZY STORCK Il sole non è ancora tramontato. È difficile dormire è difficile spiegare ai bambini che devono dormire che è notte e che è ora di dormire quando il sole non è ancora tramontato. HANS VASSILI KREUZ Perché sei mezza nuda. SUZY STORCK Non pensavo che saresti rientrato così presto. HANS VASSILI KREUZ Ti disturbo? SUZY STORCK Hai riflettuto? I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 52 perlascena numero 9 //. giugno 2016 HANS VASSILI KREUZ Vado a vedere cosa fanno i HANS VASSILI KREUZ Ti dico che non è nel suo bambini. letto! Vado a dirgli di mettere a posto. È tardi. SUZY STORCK Non parlarmi così. Saranno stanchi. È ora di dormire. HANS VASSILI KREUZ Mi dici che il bambino è nel suo letto e io SUZY STORCK Non dormiranno. ti dico che non c'è! HANS VASSILI KREUZ Vado a vedere. SUZY STORCK Non volevi ber qualcosa? HANS VASSILI KREUZ Hai finito le bottiglie. CORO E Suzy Storck ricorda. Suzy Storck ricorda del suo braccio che si alza per stendere la biancheria di casa del suo braccio che si alza per tirare uno schiaffo a uno dei tre del suo braccio che si alza per mettere in bocca il ciuccio caduto al bambino del suo braccio che sia alza per prendere il cesto vuoto e attaccarlo al muro di casa del suo braccio che si alza e si infila nella tasca dei suoi pantaloni per prendere una sigaretta del suo braccio che si alza per tirare una sberla a quel somaro di un cane da caccia che è venuto ancora a cagare davanti alla porta del garage. Suzy Storck ricorda le merde di cane Suzy Storck ripensa alle mosche che le razziano. E Hans Vassili Kreuz fa irruzione in cucina. E Hans Vassili Kreuz schiaffeggia Suzy allo stesso modo in cui si schiaccia una mosca sul vetro. SUZY STORCK può darsi che i bambini l'abbiamo tirato fuori per giocare. Io / HANS VASSILI KREUZ Non è di sopra. SUZY STORCK Può darsi sia scappato / HANS VASSILI KREUZ Dì / come pensi che faccia un neonato a scappare? Come / Sei tu che te ne occupi dovresti ben sapere dov'è? Non sparisce mica così un bambino. Non scappa un neonato! Cazzo / Appoggia quel bicchiere. SUZY STORCK Non lo so. HANS VASSILI KREUZ Come non lo sai? SUZY STORCK Non so più cos'ho fatto / HANS VASSILI KREUZ Come faccio a fidarmi di te? Sei sua madre. Dovrei potermi fidare. Mi fido di te mi prendo una serata per me per capire riflettere a che punto sono e / HANS VASSILI KREUZ Dov'è il bambino? SUZY STORCK Ha passato tutto il giorno con me. Sono andata a prendere i bambini a scuola ed era con SUZY STORCK Nel suo letto. me. Io / Era nel passeggino. Hanno fatto merenda e gli ho dato da bere. HANS VASSILI KREUZ Se ti chiedo dov'è il Gli ho dato da bere. bambino è perché non Il seno. è nel suo letto. Era con me. Eravamo fuori ed era con me. SUZY STORCK A quest'ora è nel suo letto. Piangeva ed era con me. E mi ricordo I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 53 perlascena numero 9 //. giugno 2016 del mio braccio che si alza per stendere la biancheria di casa del mio braccio che si alza / E rivedo le mosche che / Tu mi schiaffeggi / chiudere le persiane della camera della camera di casa mia. Le persiane della camera che si affaccia sul retro di casa HANS VASSILI KREUZ Non è mica un cane che si sulla vostra casa attacca al dove stendete la biancheria / guinzaglio e si dimentica in un angolo / Dov'è adesso! HANS VASSILI KREUZ Lo so Suzy ha dimenticato di ritirarla SUZY STORCK Ma smettila! Smettila di gridarmi sempre addosso! LA SIGNORA STORCK È Smettila di fare così! si Smettila non ne posso più di questo. la biancheria Di tutti i rimproveri. ma voglio dire Di tutte le accuse. volevo dirti Come se / Hans Vassili Non ne posso più! che Smettila di urlare! il passeggino il piccolo passeggino HANS VASSILI KREUZ Come faccio a fidarmi è rimasto ancora di te quando / fuori al sole SUZY STORCK Smettila. e / Non ne posso più. Hans Vassili Non ne posso più di tutto questo. il sole Di 'sti bambini. era forte Tre. ancora oggi Non ne posso più / e 'sta sera NE HO ABBASTANZA. e / Sono sola tutto il giorno e / Ho dimenticato la biancheria. CORO Hans Vassili Kreuz si alza. Esce dalla stanza senza rivolgere uno sguardo a Suzy LA SIGNORA STORCK Hans Vassili. Storck. La signora Storck dà le spalle a Suzy. HANS VASSILI Cosa! Escono dalla stanza i volti LA SIGNORA STORCK Ho pallidi bussato come una pietra gessosa che si sfalda tu si sgretola dai lati delle guance voi fino alle orbite degli occhi. non mi avete E un grido sentita. poi Allora / due Io escono dalle gole spalancate sì e i bambini scendono di corsa sono e Loïc entrata con un lancia pietre in una mano perché io / e la mano del fratellino nell'altra Io / arriva correndo in cucina. Stavo per I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 54 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LOÏC Mamma perché il papà e la nonna urlano in Suzy resta alla finestra. giardino? Il caldo è pesante. È poco prima della tempesta. SUZY STORCK Perché fa bene gridare quando ci si Una sera in cui il sole che tramonta non finisce mai di accorge che tramontare. qualcuno ha avuto un attimo di distrazione. Suzy è lì con gli occhi inchiodati alla finestra. È In lontananza di sopra si sente il vociare dei bambini. sì Si sente il rumore delle manine che scassinano la credo serratura con che degli oggetti metallici. ho avuto Si sente qualcuno bussare al vetro della porta. un attimo di distrazione. Qualcosa è scappato. LA SIGNORA STORCK Apri questa cazzo di porta Succede Suzy! a tutti un attimo di distrazione Apri questa cazzo di porta! e credo CORO E Suzy Storck si avvicina alla porta che / E la mano di Suzy Storck si alza. rompo le palle al mondo con i miei errori di E la mano di Suzy Storck si posa sulla maniglia. sbadataggine. E la mano di Suzy Storck apre la porta. E si ritrovano faccia a faccia. LOÏC E tu non gridi? La signora Storck schiaffeggia Suzy. Una prima volta. SUZY STORCK É ora di andare a letto adesso Loïc. Un'altra volta. E tutto si fa silenzio. CORO Suzy Storck prende i due bambini per mano. Potrà finalmente tramontare Li accompagna in camera questo dannato sole. li chiude La signora Storck sparisce. a chiave. Di sopra Poi torna in cucina. i bambini smetteranno infine di agitarsi. Hans Vassili è lì. Suzy Storck prega Tiene in braccio il bambino rimasto in fondo fuori che si ammazzino tra di loro. nel passeggino esposto al sole. Che si finisca che tutto si fermi come le grida delle rondini HANS VASSILI KREUZ Dammi le chiavi della quando la luna è salita in cielo. macchina. La radio è ancora accesa e gracchia un ultimo suono di mosche incastrate nella SUZY STORCK Non si dovrebbe svegliare sai. carcassa di Sarebbe meglio. una pecora persa nel fondo dei Pirenei Orientali Il meglio. prima che Suzy Perché la spenga. NON HO ABBASTANZA. Sono le 22.54. Mi stanca così tanto sentire tutti gridarmi addosso. CORO Suzy Storck guarda Hans Vassili Kreuz portare via il bambino. Richiude a chiave la porta a vetri. Si sente in lontananza il rumore dell'auto di Hans Vassili Kreuz. La macchina parte si allontana. EPILOGO SUZY STORCK IL MIO CUORE É UN OROLOGIO. Potrei estrarlo dal petto. Ma non ho più una precisa ragione per dover fare questa cosa per provare il bisogno di fare questa cosa perché giustamente mi guardo. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 55 perlascena numero 9 //. giugno 2016 E tutto ritorna come si riesuma un corpo come si dissotterra una storia: la mia incapacità per non essere riuscita ad affermare in modo sufficientemente vendicativo che avrei voluto riuscire a rifiutare certi obblighi personali e fisici così come economici che avrei voluto riuscire ad avere il coraggio di non adempire al dovere coniugale. NON FARE FIGLI. Cerco di dirmi che ciò che è successo non è affatto qualcosa che può cambiare il modo in cui vorrei vedere ora realizzarsi la mia vita. Ma non valuto niente. L'organizzazione. IL MODO IN CUI SI ORGANIZZA LA NATURA DI CIÒ CHE MI CIRCONDA. IL PESO INCOMPRENSIBILE DI CIÒ CHE ACCADE MIO MALGRADO MENTRE VI ASSISTO NE PRENDO PARTE MI SFUGGE. Spengo la radio. Stacco il cavo. Lo taglio con il primo coltello che trovo. Tutto ciò che potrei fare con un cavo. Tutte le varie idee che potrebbero passarmi per la testa. E porto le mani che tengono il cavo al collo. E l'odore sulle mani mi ferma. Un odore che si attacca in maniera tenace ai palmi. Un odore. Uno strano odore. Un odore di lana un odore di urina un odore di / Sento il rumore di uno sparo. Mi dico che finalmente i bambini si sono uccisi tra di loro. Si precipita giù dalle scale e si precipita nel corridoio. Lascio il cavo della radio Loïc mi guarda in una mano tiene la mano del suo fratellino nell'altra la carabina a piombini. Fuori concorso Titolo: Carne Anno: 2015 Autore: Fabio Massimo Franceschelli, 1963 Riferimenti: [email protected] ereticobencotto.wordpress.com Testo depositato SIAE Forma di tutela: Note: Prima rappresentazione al Teatro dell'Orologio di Roma Aprile 2016, Compagnia Frosini/Timpano. ATTENZIONE: In caso di rappresentazione contattare direttamente l'autore e seguire le usuali procedure SIAE. "carne nasce, carne cresce, carne marcisce" PERSONAGGI Un qualunque Lui Una qualunque Lei SCENA Un tavolino al centro, quadrato, apparecchiato con due coperti. Due sedie ai lati. Buio. Voce registrata, pigra e indolente. Può essere maschile o femminile, è indifferente, l'importante è che non sia né quella di Lei, né quella di Lui. VOCE Voglio una bestia. La voglio mangiare. No, la voglio carezzare. No, la voglio torturare. No, la voglio sbaciucchiare. No, la voglio scuoiare. No, la voglio sfamare. No, la voglio proteggere. No, la voglio sodomizzare. Voglio una bestia. (pausa) La voglio. (pausa) Ne ho diritto. Le luci si alzano fino alla penombra. Lui e Lei sono sul fondo, rispettivamente sul lato destro e sinistro. Si insultano a vicenda. LEI Zombi. LUI Lattugaia. LEI Belva. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 56 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LUI Veganella. LEI Cannibale. LUI Frullafrutta. LEI Necrofilo. LUI Crudaiola. LEI Sanguinario. LUI Pesto di sedano. LEI Reazionario. LUI Credulona. LEI Genocida. LUI (smorfia di dolore, mani sullo stomaco) Ahi. LEI Cos'hai? LUI Non mi sento bene. LEI Cos'hai? LUI Sono stato da un medico. LEI Cos'hai? LUI Un'ulcera. Pausa. LEI Dove? LUI Dove vuoi che sia un'ulcera? Nello stomaco. LEI Mangi troppa carne. LUI Non c'entra nulla. LEI Invece c'entra. Ti farai venire un tumore. LUI Il tuo è un determinismo ingenuo. Mio nonno fumava quaranta sigarette al giorno ed è campato fino a ottant'anni. Mia nonna non ha mai fumato ed è morta di tumore al polmone a sessant'anni. LEI La spiegazione c'è e si chiama fumo passivo. Tuo nonno era un coione. LUI Probabile, ma tu stai tranquilla, la carne passiva non esiste. Pausa. LUI Comunque la morte fa quel che vuole, dove vuole, quando vuole. LEI La morte sì, ma la vita è interamente nelle nostre mani. Le scelte sono tutte nostre. LUI Veganella. LEI Cannibale. LUI Frullafrutta. LEI Necrofilo. LUI Crudaiola. LEI Sanguinario. LUI Pesto di sedano. LEI Reazionario! Luci piene. Lui si gira e avanza velocemente in proscenio, si rivolge al pubblico. LUI Io sono goloso, e sono sempre affamato. Le due cose sono indipendenti, d'accordo, indipendenti e diverse, ma nel mio caso coincidono: la fame è solo un pretesto per la cupidigia della gola. Un paio di sere fa, a casa davanti la tv, ho sentito il bisogno insopprimibile di qualcosa che mi riempisse lo stomaco fino a stordirmi. Ho aperto la dispensa, ho tirato fuori una busta piena di M&M's. Li conoscete, no? Quei piccoli confetti di cioccolato ricoperti di glassa colorata. E quindi ero lì, davanti la tv, che arraffavo la mano nella busta e mangiavo, arraffavo e mangiavo, arraffavo e mangiavo senza sosta. Ma mica uno o due per volta, no, riempivo tutta la mano, aprivo la bocca e gnam gnam a masticare questa enorme pasta vischiosa di zucchero e burro e cacao che mi gonfiava le guance come fossi un suonatore di sax. Ma vi rendete conto il livello di perfezione di un M&M's? Non è solo la forma tondeggiante o il colore sgargiante, e nemmeno il gusto che, detto tra noi, può risultare un po' stucchevole. È l'idea che tutto il confetto, il 100% del confetto, lo puoi mangiare, non devi fare altro che arraffare, riempirti la bocca e masticare. Prendiamo una frutta: buonissima, certo, ma non è che la mangi tutta. La banana la devi sbucciare, e anche l'arancia. La mela, la pera, la pesca, se vuoi non le sbucci ma il torsolo non te lo puoi mangiare, e l'osso della ciliegia lo devi sputare. Insomma, per gustarti una dolcissima frutta, un seppur piccolo lavoro manuale di finitura lo devi compiere. Il M&M's no, prendi e mastichi, prendi e mastichi. Non butti via nulla! Un prodotto industriale di primissimo livello, raffinato ed efficace. Questo due sere fa. Ieri sera, invece, avevo fame e ho invitato a cena una mia amica. Siccome ho... come si dice? il braccino corto, le ho detto Vieni a cena da me, ma porta tu da mangiare che ho il frigo vuoto. Lei ci è stata e un'ora dopo si presenta con una grossa scatola di cartone calda e profumata di cucinato. La apro e dentro c'era del pollo fritto. Pollo fritto, sì, ma non dovete immaginare un intero pollo fritto, no, ma un cartone pieno di ali e cosci fritti, solo ali e cosci. Era tutto fritto, fritta la carne, fritta la pelle, la cartilagine e l'osso. Tutto fritto, e caldo, salato, fragrante, croccante. Non ci ho visto più. Ficco la mano nella busta e arraffo, arraffo e mangio, arraffo e mangio, arraffo e mangio senza sosta e che stupore felice nello scoprire che le ossa erano fine fine, poco più grosse dello stecco di un gelato, e potevi affondare i denti senza timore e strappare enormi bocconi di carne gustosa e pelle abbrustolita. Dio che meraviglia. A fine serata una ventina di ossicini giacevano disposti a caso sul mio piatto, ammonticchiati, I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 57 perlascena numero 9 //. giugno 2016 come si dice. E quindi ho pensato, Ma che differenza c'è tra un pollo e un M&M's? Nessuna, o quasi, entrambi manufatti di rara perfezione, oggetti di squisito piacere. Ho immaginato questo lungo binario meccanico che trasporta polli su polli, inermi e stupidi come tutti i polli, e un inserviente in camice bianco e mascherina che brandisce un grosso paio di forbici. Prende il pollo dalla testa e zac, via la prima coscia e zac, via la prima ala e zac, via la seconda coscia e zac, via la seconda ala. Chissà se un giorno mangeremo cosce fritte e glassate? esporrà in posa plastica in un qualche museo di Manhattan. Cosa accade in quell'attimo, un attimo indefinito, non lo puoi nemmeno misurare, cosa accade per passare istantaneamente dall'essere vivo a essere oggetto? Vivo, attimo, oggetto... non è sconvolgente questo? Pausa. I due sono immobili in proscenio, poi si rivolgono lo sguardo. LUI Mangiamo? LEI Mangiamo. Lei raggiunge Lui in proscenio e si rivolge al pubblico. Si siedono dando il profilo al pubblico. Si sorridono e continueranno a sorridersi per buona parte delle battute a LEI Il Capitano Willard e il Colonnello Kurtz si seguire, almeno finché la discussione si farà accesa. Quindi osservarono a lungo, ma mentre lo sguardo di ampi sorrisi e squisita cortesia, da spot pubblicitario. Willard si fermava nelle pupille di Kurtz, quello di Kurtz trapassava Willard per planare tra le paludi LUI Cosa abbiamo per cena, cara? infere che infestavano la circostante giungla LEI Abbiamo un riso alle erbette, caro. cambogiana. Infine parlò, il Colonnello parlò, e LUI E per secondo, cara? Cosa abbiamo? raccontò della grande civiltà dell'esercito LEI Abbiamo dei fagiolini olio e limone, caro. americano che in piena guerra aveva vaccinato LUI Va bene, cara, quello è il contorno. Ma di contro la poliomielite tutti i bambini di un non so pietanza? Cosa abbiamo di pietanza, cara? quale villaggio vietnamita del sud. E lui era tra LEI Di pietanza abbiamo una bella fettina di seitan loro, il Colonnello dico, era tra loro, tra i militari alla piastra, caro. che iniettavano il vaccino nelle piccole braccia dei LUI Ancora con questo cazzo di seitan, cara? Io bambini vietnamiti salvandoli da quella terribile voglio una bistecca al sangue. malattia. Poi un giorno, un cazzo di giorno LEI Ma non puoi avere la bistecca al sangue, caro. qualunque di quella maledetta guerra, in quello Ne abbiamo già parlato. stesso villaggio entrarono i Viet Cong. Radunarono LUI E parliamone di nuovo, cara. Perché mai non tutti i bambini e a ognuno di loro tagliarono di posso avere una bistecca al sangue? netto il braccino vaccinato. Qualche giorno dopo LEI Ci sono almeno tre motivi per cui non puoi tornarono gli americani. Il Colonnello Kurtz si avere la bistecca al sangue, caro. aggirava sconvolto tra fango, capanne e bambini LUI Tre motivi? Sentiamoli questi tre motivi, cara. monchi, quando vide in un angolo del villaggio LEI Te li avevo già detti... caro. una catasta di braccine rinsecchite e LUI Li ho dimenticati... cara. ammonticchiate. Quelle braccia... quelle braccia... LEI Il primo motivo, caro, è che nel mondo l'acqua LUI E basta! Sei scorretta! Citi Apocalypse Now per scarseggia, e circa il 30% dell'acqua utilizzata indurre la lugubre analogia tra le braccine dei quotidianamente serve agli allevamenti intensivi di bambini e le mie cosce di pollo fritto. bestiame. È stato calcolato, caro, che per produrre LEI Va bene, lo ammetto... c'ho provato. È che... nelle la tua cazzo di bistecca bovina da due etti, servono tue cosce fritte e nelle mie braccine rinsecchite c'è 20.000 litri d'acqua. Hai idea di quanti sono 20.000 qualcosa che va oltre i naturali sentimenti di litri d'acqua... caro? ribrezzo o pietà. Non riesco a metterlo a fuoco. LUI Passiamo al secondo motivo... cara. LUI Cosa? LEI Il secondo motivo ha a che fare con il concetto di LEI Rifletti. Riflettiamo tutti. Erano parti di esseri pietà, caro, pietà per quelle legioni sterminate di viventi, erano vive, capisci? Erano parti di una vita animali messi al mondo solamente per ingrassare e un attimo dopo... oggetti inerti. Vive, un attimo, ed essere poi scannati, pietà per esseri viventi oggetti. Non è sconvolgente questo? E anche tu, trasformati in oggetti inermi a nostro uso e anche io, un attimo prima di morire saremo vivi e consumo, pietà e orrore per un sistema industriale un attimo dopo diverremo oggetti, manichini, basato sulla tortura gratuita finalizzata al verrà un artista contemporaneo, ci scuoierà e ci compiacimento della nostra lurida gola! I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 58 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LUI E il terzo? Dimmi quale è il terzo motivo... cara. LEI Il terzo motivo, mio caro, è che se anche per assurdo decidessimo di tornare ad essere cannibali... LUI Carnivori! LEI Cannibali! LUI Carnivori! LEI Cannibali! E basta! (si alza) Se anche per assurdo decidessimo di tornare ad essere cannibali, dicevo, dovresti convenire con me che il 99,999% della carne che si può acquistare è carne di merda! Piena di estrogeni, antibiotici, anabolizzanti, ormoni, schifezze buone solamente a nutrire il tumore che ti gonfierà lo stomaco se continuerai a mangiare le tue disgustose bistecche! LUI Il quarto! Voglio sapere anche il quarto motivo! LEI Non esiste un quarto motivo! Bastano questi che ti ho appena detto! LUI E no! Non c'è verità scientifica riconosciuta che non abbia a suo supporto almeno quattro dimostrazioni, quattro! Tu ne hai solo tre e quindi le tue argomentazioni non valgono nulla! Dimmi il quarto motivo e solo allora smetterò di mangiare carne! LEI Vuoi il quarto motivo? Il quarto motivo è vaffanculo! LUI Non è un motivo, è un insulto! LEI Non è un insulto, è un invito! (pausa) Caro. Pausa, poi lui va in proscenio e si rivolge al pubblico. LUI Avevo un cane di nome Marx. Un giorno io e Marx andammo in alta montagna ma cademmo entrambi in un crepaccio. Faceva freddo, non c'era nessuno che potesse aiutarci. Al terzo giorno, stremati dalle forze e con la morte appollaiata sulle spalle, dissi a Marx: Marx, compagno mio, l'amore che ci unisce nulla può in questa situazione, possiamo morire entrambi oppure uno di noi può farcela se l'altro si sacrifica. Mangerò la tua carne e vivrò. E no, mi rispose Marx, perché, bau, dovrei essere io a sacrificarmi per te e non il contrario? Io penso che tutti gli esseri viventi, di fronte alla morte, siano uguali, bau. Hai ragione mia bestia adorata, gli feci. Non tradirò ora l'utopia egalitaria che ci ha guidato nella vita. Io mangerò una tua zampa, tu ti nutrirai con un mio polpaccio. E così facemmo, ci masticammo vicendevolmente. Dopo altri tre giorni un elicottero ci avvistò e ci salvò, e tornammo così alle nostre vite, io con una sola gamba e lui con tre sole zampe. Ma dopo qualche mese di misteriosa inquietudine gli dissi: Marx, il materialismo che ci forma entrambi evidenzia una grave iniquità che abbiamo commesso. Perché io ho perso il cinquanta per cento delle mie gambe e tu solo il venticinque? Non è giusto! È vero, rispose Marx, bau, e allungò verso la mia bocca la zampa posteriore destra. Ripara subito l'ingiustizia, mi disse. La mangiai. E fu così che io e Marx vivemmo il resto dei nostri giorni io con una sola gamba e lui con due sole zampe, ma entrambi con la letizia di chi sa di aver sposato l'equità come scelta di vita. LEI Che stupidaggine è? LUI Una storia edificante. LEI È cretina, non edifica proprio nulla. LUI Porto alle estreme conseguenze la tua logica. LEI Ma che c'entra? LUI Mostro i limiti dell'animalismo orwelliano. LEI Cosa? LUI Non ricordi La Fattoria degli Animali? Quale è il primo principio che stabiliscono le bestie in rivolta? Quattro gambe buono, due gambe cattivo. (inizia a scandirlo come slogan, mostrando il pugno chiuso e marciando in tondo sulla scena) Quattro gambe buono, due gambe cattivo, quattro gambe buono, due gambe cattivo, quattro gambe buono, due gambe cattivo... (a Lei) Avanti, fai come me! Quattro gambe buono, due gambe cattivo... bèè (bela come una pecora), bèè, bèè... Lei sta al gioco sorridendo, inizia a marciare con Lui, a scandire lo slogan, a belare. I due vanno avanti così, girando in tondo sulla scena, poi Lui si ferma improvvisamente e abbraccia Lei. Scoppiano a ridere. LUI Sono anni che litighiamo su queste cose. Ricordi la prima sera che siamo usciti insieme? In quella trattoria... LEI Già... LUI C'eravamo da poco seduti e stavamo guardando il menù. Si siedono. Flashback. Atmosfera romantica. LUI (leggendo il menù) Ma quante buone cose. Filetto ai porcini... LEI Non fa per me. Sono vegetariana. LUI Ah... (pausa) Una volta anche io ero vegetariano... cioè, non proprio vegetariano... il pesce lo mangiavo. LEI 'sti cazzi. LUI (sorpreso) Come? LEI (scandisce) 'sti cazzi! Non capisco perché ogni volta che dico di essere vegetariana trovo sempre qualcuno che si premura di farmi sapere che "una volta" lo era anche lui... a parte il fatto che il pesce, I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 59 perlascena numero 9 //. giugno 2016 prossime battute di entrambi avranno ritmi molto calmi, toni vagamente sensuali, e saranno intercalate qua e là da Pausa imbarazzata. gemiti di piacere, in quantità variabile secondo il gusto registico. Quindi avremo i seguenti contenuti resi nelle LUI Scusa. forme della passione: il risultato scenico dovrà essere LEI No, scusami tu... a volte non mi regolo. Dai, comico, senza per questo eccedere in basse parodie. ripartiamo da zero. LUI Sì, ripartiamo da zero. Ecco il cameriere. LUI Dimmi amore mio, dimmi ora che ti concedi ai LEI Per me un radicchio alla piastra e un contorno di piaceri della carne, perché mai neghi a me i patate al forno... anzi, no, fritte. Grazie. nutrimenti della carne. Dimmi il quarto motivo. LUI Per me una tagliata con rucola e pomodorini, LEI Il quarto motivo, amore mio? appena scottata, mi raccomando. LUI Sì, il quarto motivo. LEI Il quarto motivo, amore, è che tu, proprio tu che Pausa. Lui sorride a Lei, Lei non ricambia. ti preoccupi sempre d'apparire come uomo illuminato, sensibile, progressista, un comunista LEI Appena scottata significa al sangue. d'altri tempi... LUI E sì, a me la carne piace grondante sangue. LUI Sì... LEI Hai mai letto Il Crudo e il Cotto di LéviStrauss? LEI ...dovresti sapere bene che tutte le società LUI No, che dice? umane, democratiche o dittatoriali che siano, si LEI Che l'uomo lascia lo stato di natura e diventa basano sul concetto di sfruttamento, sfruttamento essere culturale nel momento in cui rinuncia alla di chi ha nei confronti di chi non ha... carne cruda e passa definitivamente a quella cotta. LUI Sì... LUI (ridendo) Quindi io sono rimasto allo stato LEI ...sfruttamento del ricco sul povero... naturale? LUI Sì... LEI (dura) Già, praticamente un selvaggio! LEI ...del bianco sul nero, dell'occidentale sull'orientale, del padrone sul dipendente... Pausa imbarazzata. LUI Sì... LEI ...sfruttamento dell'uomo sulla donna... LEI Scusa... ci sono cascata di nuovo. Dai, ripartiamo LUI Sììì... (aumenta il ritmo dell'amplesso) da zero. LEI ...e ti dovrebbe essere chiaro che in ciascuno di LUI (disponibile) Sì, ripartiamo da zero. Ecco i nostri questi binomi la parte sfruttante è sempre piatti. rappresentata da un maschio, quasi sempre occidentale, quasi sempre bianco... Iniziano a mangiare. Ogni tanto si guardano e si sorridono. LUI Sì... sì... lo ammetto, siamo sempre noi i cattivi... Poi d'improvviso lei scatta in piedi e urla. LEI Ma questo è solo un dettaglio amore mio, non è certo mia intenzione reiterare vecchie LEI Hai un rivolo di sangue che ti cola dalle labbra. argomentazioni femministe... Non lo sopporto! LUI Sì... LEI ...semmai farti notare l'attitudine tutta maschile, Fine del flashback, scoppiano a ridere, si alzano in piedi, Lui fisiologica direi... va da Lei e l'abbraccia. LUI Ontologica. LEI Ontologica, giusto, l'ontologica attitudine LUI Mi ami? maschile allo sfruttamento indiscriminato delle LEI No. cose, degli esseri, delle persone! LUI Nemmeno io. Facciamo sesso. LUI Sì! Sì! Sì! LEI Sì. LEI Ma io penso, amore, che se anche eliminassimo tutte queste ingiustizie e iniquità, non cambierebbe Lei si china poggiando i gomiti sulla base del tavolino, Lui nulla della vostra istintiva tendenza a "cosificare" la prende da dietro. Il pubblico li vede frontali, quindi il tutto. tavolino copre i loro corpi mentre i visi sono in primo piano, LUI Cosificare, amore? quello di Lei all'altezza della base del tavolo e incastonato LEI Cosificare, sì, ridurre tutto, anche ciò che è tra le sue mani, e quello di Lui sopra quello di Lei. L'atto vivente, all'ordine di cosa, di oggetto inerte. Siete sessuale sarà mimato per tutta la successiva scena, e le fatti così. però, lo mangiava. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 60 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LUI Sì... LEI E soprattutto penso, amore mio, che tutte le forme di sfruttamento che ti ho nominato prima, non siano altro che epifenomeni di quello che è lo sfruttamento primordiale e originario, la base su cui si poggiano tutte le ingiustizie, la madre di tutti gli sfruttamenti sorti nella storia, la sostanza stessa dello sfruttamento senza la cui eliminazione nessun vero cambiamento nella società sarà mai possibile. LUI Sì amore, dimmi qual è! Dimmelo! LEI È il quarto motivo amore mio, quarto ma in realtà primo, è quello sfruttamento talmente diffuso, talmente ovvio, talmente pervasivo e circolare, talmente accettato da tutti che nemmeno lo si nota più, eppure è quello da cui discendono tutti gli altri, quello che ha edificato la storia umana, l'unico che se sparisse farebbe crollare di colpo tutte le oppressioni, ingiustizie, iniquità, discriminazioni della nostra vita. Il solo che se fosse risolto permetterebbe una rivoluzione di portata storica. LUI (intenso) Quale è? LEI (urlata) Lo sfruttamento dell'uomo sull'animale! Lui si stacca di colpo da Lei. LUI Vuoi dunque farmi credere che secoli e secoli di lotte politiche e sindacali per conquistare un minimo di democrazia e di diritti umani sono stati inutili perché il problema poteva essere risolto in un secondo, attraverso la semplice scelta di non mangiare carne? LEI Esatto! Non c'è liberazione dell'uomo senza prima una liberazione dell'animale! Io voglio una società diversa, fondata sull'uguaglianza e sulla valorizzazione della diversità, e non sulla repressione, sullo sfruttamento, sull'accumulazione continua. LUI La si può avere anche mangiando carne! LEI Lo vedi che non capisci? Mangiare carne è il vero peccato originale, l'atto di violenza e di sopraffazione da cui discendono tutti gli altri. LUI La tua è un'ossessione, è una rimozione psichica, è paura della morte! LEI Cosa c'entra ora la morte? LUI Sì, perché tu, ignorando la carne, facendo finta che non esista, pensi di tenerla sotto controllo, di disinnescarla. E invece no! È come un timer. La carne nasce, la carne cresce, la carne marcisce! Improvvisamente tramite audio registrato la scena è invasa dai versi di tutte le specie animali possibili, tutti insieme e ad alto volume. Si sente l'elefante barrire, il leone ruggire, il cane abbaiare, la pecora belare, il cavallo nitrire, il bovino muggire, il maiale grugnire, l'asino ragliare, il gatto miagolare, l'oca starnazzare, e poi il ronzio degli insetti, tutti gli infiniti versi degli uccelli e così via. Un'esplosione immediata di fauna che terrorizza Lui facendolo scappare a destra e a sinistra alla ricerca di un nascondiglio. Finisce per rifugiarsi sotto il tavolo. Lei, invece, è rimasta immobile nella sua posizione. Poi, dopo vari secondi di caos, i versi si placano, torna il silenzio. Con circospezione, Lui riaffiora dal suo nascondiglio e guadagna la scena. LEI Ha un nome preciso: teriofobia, paura degli animali. LUI (la ignora, si rivolge al pubblico) The woman disse alla bestia: Io ti salverò. Ma chi t'ha chiesto nulla, rispose the beast, Fatti i cazzi tuoi. Come, domandò sorpreso la femme, Preferisci forse essere mangiato? Né mangiato né salvato, ribatté la bête, vorrei solo vivere la vita senza essere oggetto della tua contraddizione tra etica e istinto. Ma questo è assurdo, ghignò die Frau, possono forse i piedi ribellarsi al volere della testa? Der Tier non trovò nulla da contrapporre alla naturalezza di quell'argomento, quindi la sbranò. LEI Ah ah ah, davvero divertente. Fottiti! Sei il frutto di ciò che hanno definito "la produzione sociale dell'indifferenza morale". LUI Ma no amore, io non sono indifferente, (scandisce con enfasi) io odio gli indifferenti! LEI Sì, bravo, tutti rivoluzionari col coraggio degli altri. LUI Faccio quel che posso. Acquisto cibo biologico, agricoltura a chilometri zero, uova di categoria uno, carne di animali felici, allevati all'aperto, liberi di muoversi, pascolare, bere, dormire... LEI (stupefatta e indignata) Felici? LUI Felici, sì, allevati nel pieno rispetto della loro natura e delle loro esigenze. LEI E che felicità può avere un animale messo al mondo esclusivamente per ingrassare e andare al macello? LUI Ma questa è la vita! Gli animali si mangiano tra loro, il pesce grosso mangia il pesce piccolo! LEI Sì, gli animali si mangiano tra loro ma noi siamo umani, possiamo scegliere, possiamo decidere di farci guidare dal rispetto e dalla pietà. LUI Pietà? Bene, (si rivolge al pubblico) Avevo un cane di nome Marx... LEI Un'altra volta? LUI È il sequel. Avevo un cane di nome Marx. Chiedevamo l'elemosina accovacciati in un angolo I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 61 perlascena numero 9 //. giugno 2016 all'ingresso della metro, io con una gamba e una stampella, lui con due sole zampe, rispettivamente la destra anteriore e la sinistra posteriore, il che gli creava un equilibrio piuttosto instabile, soprattutto quando tirava vento. Un giorno un ricco grassone ci lanciò una moneta. Io lo ringraziai ma Marx gli disse: Bau, la tua moneta non ripaga completamente il nostro lavoro, ti stai indebitamente appropriando di un plusvalore. Il grassone se ne andò via perplesso e io chiesi a Marx: Marx, compagno mio, noi non facciamo alcun lavoro, perché hai accusato il grassone di sfruttamento? Non è vero, rispose il cane, il nostro lavoro consiste nel generare pietà, bau, e il prodotto che offriamo, in cambio di una misera moneta, è il lavaggio della coscienza. Generare pietà in un uomo, aggiunse, è un lavoro durissimo, bau, e va pagato il giusto. Fu così che io e Marx inserimmo un minimo garantito alla corresponsione dell'elemosina, e ciò ci permise in poco tempo di acquistare delle protesi, una per la mia gamba e due per le sue zampe. LEI E adesso questo che significa? LUI Non lo so... qualcosa significherà... tutto significa. Pausa. Lui attende una reazione di Lei. LEI (senza scomporsi) Ma vaffanculo. Pausa. LEI (si alza anche Lei) Pensi che il problema sia l'uccisione di un animale? Non è questo. Io non riesco ad accettare la funzione produttiva e utilitaristica della vita! LUI Cosa? LEI No, anzi, chiarisco meglio e correggo il tiro: io non riesco ad accettare la funzione produttiva e utilitaristica della morte! Posso accettare, la combatto ma la accetto, l'idea di una vita umana o animale spesa interamente a lavorare, ma non accetterò mai che la produzione invada il campo della morte. Cazzo! Un corpo morto non è un oggetto! Non lo è né un corpo vivo né uno morto e non possiamo trasformarli in cose inerti lavorate per il nostro uso, consumo, piacere. LUI Non ti seguo. Parli arabo! LEI Conosci Gunther von Hagens? Quell'artista olandese che espone corpi umani, veri corpi umani morti e irrigiditi da un non so che diavolo di procedimento chimico. Gli leva la pelle, li sistema Pausa. I due si siedono a terra, al limite del proscenio. in pose plastiche e poi li irrigidisce e li espone. Atmosfera di tregua. Sono stata a una sua mostra e ne sono uscita sconvolta. Se il senso dell'arte è quello di porre LEI Vorrei tanto un gufo. problemi allora chapeau, ci sei riuscito, ma l'idea LUI Un gufo? che ciò che un giorno è stato vivo ora sia lì, in un LEI Un gufo. Lo terrei qui vicino a me e potremmo cazzo di museo, in bella mostra con la funzione di guardarci negli occhi, lui guarderebbe me, io incrementare l'industria museale, di attirare turisti, guarderei lui, e in quello sguardo ci sarebbe tutto. di tributare onori al grande artista... mi fa vomitare! LUI Tutto cosa? LEI Tutto, tutto il mio mondo e tutto il suo mondo, Pausa. senza bisogno di parlare, senza toccarci, solo guardarci e condividere con lo sguardo il nostro LEI Sono atea, lo sai, ma una sacralità alla vita non rispettivo essere. Uno sguardo che accoglie... e possiamo non riconoscerla, altrimenti nulla ha più pacifica. (pausa) Siamo tutti così affascinati dall'idea senso. che possano esistere altri mondi, marziani, LUI Ok, va bene... ma una bistecca non è un oggetto, extraterrestri, e non ci rendiamo conto che gli alieni è cibo. sono già qui con noi, da sempre, sono gli animali. LEI È la stessa cosa! (improvvisamente si dà uno schiaffo sull'avambraccio) LUI No! Il cibo ha uno statuto etico più elevato Presa! dell'oggetto. LUI Che è? LEI Etico? LEI Una schifosa zanzara. LUI Sacro. LUI L'hai uccisa. LEI Sacro? Sacro... (va sul fondo e parla di spalle, forse LEI Odio le zanzare. anche con l'ausilio di un microfono) Ingoia e LUI (si alza e parla con studiata, melodrammatica, bestemmia, ingoia e bestemmia, porco è il dio delle indignazione) Sei... un mostro, una violenta, bestie che permette il macello. Scivola sul sangue un'assassina, una sessista, una... cannibale! dello scolo e sogna denti di leone o artigli di rapace. Porco è il dio delle bestie che accetta lo I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 62 perlascena numero 9 //. giugno 2016 scanno e le tue orecchie molli e i tuoi occhi a terra e l'ormone dello stress che t'esce dal buco del culo e non capisci perché l'uomo ha il camice bianco e la mascherina in faccia. Ingoia e bestemmia che tua madre è appesa e tuo fratello attende. Benvenuto agnello di Dio, alza lo sguardo, vedi l'alieno con la pistola in mano. Urla la tua paura, urlala, non l'intelligenza che ti difetta, urla la tua paura che t'esce dal buco in fronte. Lui può sentirla, malgrado la maschera. Pasqua è vicina, tanta la pietà che scorre nel mondo, porco è il dio delle bestie che non dice mai nulla. (si gira e torna verso Lui) Cosa c'è di sacro nel tuo cibo? Dimmelo! LUI È sacro perché ci consente di vivere! (si muove verso il centro della scena, sale su una sedia o addirittura sul tavolo) Basta, basta con questo senso di colpa che attanaglia il maschio occidentale. Tutti i peccati del mondo sulle mie, sulle nostre spalle. Mi ribello a questa logica! Non è bastato quindi distinguere il crudo dal cotto per approdare alla cultura? No? E allora sapete che vi dico? Giù la maschera uomo, sei tu il centro del mondo e non devi giustificazioni a nessuno! Fanculo i poveri, fanculo la donna, fanculo anche gli animali! Io voglio... voglio... voglio inchiappettarmi un toro! Voglio ingoiare vivo un pulcino! Voglio... annodare un pitone, voglio sputare sul muso a un panda, voglio bollire il culo di un babbuino, voglio schiacciare tutte le lumache che vedo in terra, prendere a calci un bradipo, staccare le zampette alle ranocchie, sgozzare le pecore davanti ai loro agnelli, ingessare il collo di un gufo, legare un petardo acceso alla coda di un gatto, pisciare addosso a un koala, farmi fare un pompino da un pesce palla e una sega da un polipo, mozzare le braccia alle scimmie, strozzare a mani nude una giraffa, vivisezionare una foca monaca. Perché voglio fare queste cose? Perché mi va! Perché sono l'imperatore dell'universo! Perché è stato un mio antenato, Noè, a guidare quella cazzo di arca! E se non c'era Noè con la sua arca dove cazzo andavate voi stupide bestiacce? Tutte a fondo! Tornano d'improvviso i versi degli animali, forse anche più terrificanti di prima. Lei si immobilizza mentre Lui, colto dallo spavento, quasi cade a terra dalla sedia (o dal tavolo). Poi, terrorizzato, inizia a correre in tondo sulla scena. Lei lo segue con lo sguardo e ride, ride, ride con forza, poi inizia a inseguirlo imitando il verso di qualche animale. Lui corre e di colpo crolla a terra, inizia a tossire forte e a rigettare. I versi si placano, smettono, resta solo il suo tossire e rigettare a terra . Lei lo raggiunge. LEI Cos'hai? LUI Lo stomaco. LEI Cos'hai? LUI Non mi sento bene. LEI Cos'hai? LUI La mia ulcera. LEI Mangi troppa carne. LUI Non c'entra nulla. LEI Invece c'entra. Ti farai venire un tumore. (lo tiene per le braccia e lo fa alzare) Vieni amore mio, vieni che ti faccio una minestra di verdurine. Camminano verso l'uscita. Lei sostiene Lui. LUI Non le voglio le verdurine, amore, voglio le polpettine. LEI Non puoi avere le polpettine, amore, vieni con me che ti curo io. Ti faccio il seitan. LUI No! LEI La soia. LUI No! LEI Il tofu. LUI No! LEI Il muscolo di grano. LUI No! No! No! (si divincola da Lei) Non mi piace il muscolo di grano. LEI Ma se hai sempre detto che è buono. LUI Lo dicevo solo per farti piacere. LEI Uffa, e va bene! Ti faccio una carbonara. LUI Con la pancetta, amore? LEI No! Una carbonara di verdure. Accontentati. LUI (si siede, capriccioso e lamentoso, come un bambino) Vattene via... vattene via, cattiva... lasciami qui, con le mie debolezze, le mie contraddizioni, mostruosità, peccati... io sono un uomo, non sono perfetto come voi... sono un uomo e tollero i nostri limiti! I limiti umani... Voi, invece, siete peggio dei talebani, peggio dei lefebvriani... siete tutti dei savonarola... con le vostre utopie... con la vostra rincorsa alla perfezione, a una vita illibata, pura, spirituale, senza carne, senza sangue, senza peccati... voi... sempre pronti ad accusare, a giudicare, a condannarci all'inferno... E allora sì! Vuol dire che mi farò venire un tumore allo stomaco... anzi, me lo sento, ce l'ho già il tumore, non è un'ulcera ma un tumore... tumore da bistecca... e non mi frega nulla... vuol dire che morirò, darò la mia anima al diavolo e il mio corpo a Gunther von Hagens che mi scuoierà, mi plastificherà e mi esporrà seduto a tavola mentre addento un polpettone... vattene via... Lei prende una delle due sedie e la porta in proscenio. Vi si I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 63 perlascena numero 9 //. giugno 2016 siede, divarica leggermente le gambe. LEI Vieni qui amore, dai, vieni da me. Sdraiati su di me, ti racconto una storia. Lui la raggiunge e si sdraia sulle sue gambe. Assumono una posizione quanto più simile alla Pietà di Michelangelo. Durante la gran parte del monologo, Lui avrà la testa sollevata in ascolto, per poi crollare lentamente nelle ultime battute, esattamente come la figura di Cristo nell'opera del Buonarroti. LEI Ascolta. Cookedmeat era il giovane re del popolo dei Raptorial, e il più grande cacciatore della foresta di Manybeasts. Nessun animale poteva sfuggire alle frecce scagliate dal suo potente arco di legno. Un giorno Cookedmeat, mentre percorreva la foresta alla ricerca di prede, vide ai piedi di un enorme albero una tigre che pasteggiava le carni di un giovane chital. Immediatamente il cacciatore caricò l'arco e lo puntò ma la tigre lo vide, smise di mangiare il chital e gli disse: Se risparmi la mia vita ti darò tutte le ricchezze che vuoi. Ho già tutte le ricchezze che voglio, rispose Cookedmeat, io sono il Re. Allora, ribatté la fiera, ti darò tutte le donne che desideri. Cookedmeat rise e disse, Sono giovane e bello, ho già tutte le donne che desidero. Fammi vivere, insistette l'animale, ti darò forza e salute. Lo so, fece Cookedmeat, sarà la tua carne a darmi forza e salute. Preparati a morire, e tese l'arco. Aspetta, lo implorò la tigre, una cosa posso darti che non hai, posso darti il mio sguardo pietoso di fronte alla morte. Cookedmeat guardò fisso gli occhi della belva e rispose, Lo sguardo pietoso del chital non ti ha fermato dall'ucciderlo, perché il tuo dovrebbe intenerirmi? Perché io sono un animale, disse la tigre, e non posso sfuggire al mio istinto, ma tu sei un uomo e puoi scegliere. I due esseri si fissarono ancora a lungo, poi Cookedmeat chinò l'arco a terra, si girò e si allontanò. Fece pochi passi e d'improvviso, con un colpo secco della gamba, spezzò l'arco di legno in due. Gettò la prima metà alla sua destra e la seconda alla sua sinistra, poi tornò al villaggio. Nella notte le due metà dell'arco misero le radici e nacquero due piante sconosciute, il mais e il riso. Decenni dopo, Cookedmeat giaceva morente nella sua capanna, tra le lacrime dei figli che non riuscivano a sopportare lo sguardo pietoso del padre di fronte alla morte. Ma la tenda della capanna d'improvviso si aprì ed entrarono tutti gli animali della foresta, la tigre e il chital, e poi gazzelle e scimmie, elefanti, orsi e tanti uccelli. Gli animali si avvicinarono al vecchio re e iniziarono a leccarlo sugli occhi, e leccavano e leccavano e più leccavano e più gli occhi di Cookedmeat brillavano come stelle. E dagli occhi le stelle salirono al cielo, e il cielo si riempì di stelle. Cookedmeat morì, morì ma non se ne accorse, i suoi figli lo piangevano ma lui era ancora vivo, non era più con loro ma era ancora vivo, e correva, correva giovane e felice nella foresta, insieme alle tigri, alle gazzelle, ai chital. Attimi di sospensione con i due immobili nella posizione della Pietà. Poi Lui rialza la testa. LUI Ma che bella storia. Cos'è? LEI Un mito di fondazione. Ti ho convinto? LUI (si alza) Mica tanto. LEI (si alza e va verso l'uscita) Vado a cucinare. LUI Cosa? LEI Polpette. LUI (speranzoso) Di carne? LEI No! (leggera pausa) Felafel. (esce) LUI Lattugaia. LEI (fuori scena) Belva. LUI Veganella. LEI (fuori scena) Cannibale. LUI Frullafrutta. LEI (fuori scena) Necrofilo. LUI Crudaiola. LEI (fuori scena) Sanguinario. LUI Pesto di sedano. LEI (fuori scena) Reazionario. LUI Credulona. LEI (fuori scena) Genocida! Silenzio per alcuni secondi, in scena è solo Lui. Si guarda intorno, sguardo perplesso, indeciso, infine si alza e va a parlare al pubblico. LUI E così continuammo per anni e anni, ad amarci e a litigare, a ridere e a discutere di animali e animalismo, carne, vegetarianesimo, bistecche al sangue, morte. Finché un giorno, Lei rientrò a casa con la sofferenza scolpita in faccia. Entra Lei (in questa scena è importante che Lei indossi una gonna). LUI Cos'hai? LEI Non mi sento bene. LUI Cos'hai? LEI Sono stata da un medico. LUI Cos'hai? I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 64 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LEI Sono incinta. Pausa. LUI Incinta? LEI Gravida. Pausa. LUI Ma... è una notizia bellissima, amore, è una cosa meravigliosa! Lui non si contiene dalla felicità, salta, gesticola, va da Lei, l'abbraccia. Lei non ricambia, resta immobile e cupa. LUI Ma cos'hai? Non sei felice? LEI Il medico mi ha visitato, ha letto le mie analisi, mi ha trovato fortemente deperita, mi ha detto che sono anemica, carente di proteine, carente di ferro, carente di calcio, carente di vitamina B12. Mi ha detto che affrontare la gravidanza in queste condizioni è pericoloso per me e per il bambino. Pausa, i due si guardano fissi. LEI Mi ha detto: "non faccia stupidaggini e ricominci subito a mangiare carne". Pausa. Lui non dice nulla. carne della nostra carne / dammi la carne / voglio carne / mangio carne / fammi una fettina / primo mese nausee / secondo mese stitichezza / fammi una bistecca / mangio la tagliata / dammi gli straccetti / maiale no che porta toxoplasmosi / terzo mese pipì di continuo / quarto mese crampi alla pancia / quinto mese emorroidi / mangio vitello / mangio pollo / mangio uova e gallinacci / fesa e sottofesa / fegato e cavallo / maiale no che porta toxoplasmosi / nostro figlio / tuo figlio / mio figlio / crescerà grande / crescerà forte / sarà un vero uomo / o una donna che sa di uomo / dammi carne / carne nasce / carne cresce / carne di vitello / carne di girello / carne di coniglio / fegato e cavallo / maiale no che porta toxoplasmosi / nostro figlio / tuo figlio / mio figlio / crescerà grande / crescerà forte / sarà un vero uomo / o una donna che sa di uomo / sesto mese crampi ai polpacci / settimo mese mal di schiena / ottavo mese calci alle costole / ne voglio di più / dammi la carne / ben cotta e al sangue / dammi il filetto / fammi il polletto / l'hamburgherino / cuocimi un pulcino / nostro figlio / tuo figlio / mio figlio / nono mese acque a terra / nono mese il gran travaglio / (si sdraia a terra e allarga le gambe in posizione di travaglio) e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi... Lui si accoda a Lei, parlano insieme. Poi si accovaccia e LEI (rabbiosa) Hai sentito o no quello che ti ho detto? armeggia tra le gambe di Lei. LUI Sì, ho sentito. LEI E allora che aspetti? Stiamo parlando del futuro LUI e LEI e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e di nostro figlio! spingi e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi e nasce e spingi... Lei si siede a tavola e inizia il seguente, rapsodico e LEI Nasce, nasce, nasce... sincopato monologo. Lui, durante tutto il monologo, uscirà LUI Nasce! e rientrerà più volte, portando ogni volta piatti nuovi a LEI Nasce! tavola. Con un andamento da attore comico di cinema muto farà velocemente avanti e indietro dal tavolo alla quinta Si sente il pianto di un neonato, mentre Lui tira fuori d'uscita, continuamente togliendo il piatto e riportando il qualcosa da sotto la gonna di Lei. Solleva il "neonato" piatto. Lei reciterà il suo monologo scandendo le frasi come sporco di sangue, lo mostra al pubblico orgoglioso: è un slogan e insieme mimerà, con foga, il nutrirsi dal piatto. grosso filetto di carne. LEI (imperiosa) Cucinami subito un girello! Un geretto / un filetto / una costata / una lombata / fesa, sottofesa e controfiletto / noce / straccetti / fettina / hamburger / fegato / cavallo / vitello / carne / carni bianche / carni rosse / maiale no che porta toxoplasmosi / sbrigati / portami polli / tacchini / pollami / crescerà grande / crescerà forte / sarà un vero uomo / o una donna che sa di uomo / nostro figlio / tuo figlio / mio figlio / LUI È un filetto! Che meraviglia! LEI Un filetto! Carne della mia carne. Lei si alza in piedi. Lui le dà il filetto, Lei lo culla come fosse un neonato. Continua in sottofondo il pianto del neonato. I due si portano in proscenio, orgogliosi e felici, cullando il filetto. LUI Carne della nostra carne. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 65 perlascena numero 9 //. giugno 2016 LEI Che da carne è nata. LUI E che un giorno crescerà. LEI E che un giorno diverrà grande. LUI Diverrà forte. LEI Un vero uomo. LUI O una donna che sa di uomo. LEI Finché un giorno si guasterà. LUI Diverrà putrida. LEI Marcescente. LUI Puzzerà. LEI Sarà un rifiuto. LUI Un oggetto inerme. LEI Nel cassonetto dell'umido. LUI E farà concime. LEI Per ingrassar la terra. LUI Che produrrà foraggio. LEI Che gonfierà la bestia. LUI Che nutrirà tuo figlio. LEI Perché la carne nasce. LUI Perché la carne cresce. LEI Perché la carne marcisce. Attimi di sospensione con i due immobili in proscenio. Al pianto del neonato si aggiungono i versi degli animali, stavolta meno potenti. Lentamente tutto si placa. Buio. I diritti delle opere sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi 66 In redazione Laura Bucciarelli Fabio Massimo Franceschelli Giacomo Quinti [email protected] Con la collaborazione di Presentiamo le rubriche per le quali invitiamo tutti i nostri abbonati autori ad inviarci un loro testo. Pubblichiamo Rubrica all'interno della quale riportiamo i testi a tema libero inviati in redazione. Corto minimo Corti della durata massima di un minuto. Cose da un altro mondo KRAPP'S LAST POST per la pubblicazione di un testo, selezionato dalla redazione di KLP, tra quelli Testi stranieri a tema libero tradotti in italiano. pubblicati su perlascena. www.klpteatro.it Rimorsi Testi di drammaturgia contemporanea ispirati, riferiti, rivolti ai classici. Prossima uscita prevista: febbraio 2017. I diritti delle opere pubblicate sono tutelati nelle modalità indicate dagli autori stessi, i quali restano gli unici detentori della proprietà intellettuale dei testi inclusi nel presente numero. 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