los angeles foTografia

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los angeles foTografia
Una mostra a Los Angeles su
una Hollywood vista molto da vicino,
ma soprattutto una rarissima
intervista a sua maestà il fotografo
Terry Richardson
The man
the myth
the lucky bastard
50 | urban
Terry Richardson, Hollywood Neon, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
Terry Richardson, FAME, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
Terry Richardson, Nude, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
Terry Richardson, Red Lips, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
los angeles  fotografia
Testo roberto croci
urban | 51
Come sei diventato fotografo?
“Mio padre ha studiato arte con Andy Warhol, lavorando insieme come vetrinisti
per negozi di abbigliamento. Bob ha sempre voluto fare il pittore ma un giorno
un amico gli regala una Roloflex dicendogli che ha l’occhio del fotografo. Poi
negli anni ’60 ha iniziato a lavorare per Harper’s Bazaar America e Vogue Francia,
ha conosciuto mia madre (stilista), una donna bellissima che amava travestirlo
da cowboy. Un anno dopo sono nato io e ci siamo trasferiti a Parigi. Il francese è
stata la mia prima lingua. Je parle français. Dopo quattro anni siamo andati a New
York. Entrambi i miei genitori sono stati tipi fantastici e surreali”.
La gelleria OHWOW a Los Angeles
Poi?
“A New York frequentavano il jet set, un amico gli presentò una ‘modella’,
Anjelica Huston, e tre mesi dopo erano insieme. Lei aveva 17 anni, Bob 43, per me
era come una sorella maggiore, peccato che dopo tre anni si sono separati”.
E la mamma?
“Non si annoiava di sicuro. Frequentava Jimi Hendrix. Avevamo una penthouse
in Jane Street, dove Jimi veniva sempre a suonare, mi faceva giocare e mi parlava
di sua sorella Janie. Una sera ho visto mia mamma baciare Kris Kristofferson sul
balcone. Grazie a quel bacio ho passato qualche settimana nel suo famoso ranch
in Colorado, dove ho imparato a cavalcare. Cool guy. Poi, nel 1971, mia madre
seguì alcuni amici a Woodstock”.
Lo conosciamo tutti come uno dei fotografi più trendy della scena
fashionista, super hipster della generation yx&z... bla bla bla (gli
aggettivi non mancano ma per una volta ce li risparmiamo) e anche
se tutti dicono di conoscere Terry Richardson quando lo incontri è difficile
da contenere, ancora più difficile da scoprire, da far parlare: ha la capacità di
essere più elusivo di un’anguilla del Mar dei Sargassi, in evoluzione perenne da
camaleonte, o, più spiritualmente parlando, una specie di Siddharta alla costante
ricerca del Nirvana dell’immagine fotografica. Insomma, vorrebbe parlare con te,
ma non può, è troppo busy. Di lui, quando tra una foto e un’altra trova 10 secondi
per spararti una citazione sulla storia della sua vita, si sa che ha mollato la scuola
in seconda liceo – ‘please, zero domande filosofiche’ dice – e quando inizia la
carriera lo prendono tutti in giro perché fa foto di gente normale in situazioni
‘normali’, zero luci o equipaggiamento speciale, ma nonostante tutto riesce a
inventarsi un nuovo modo di fare pubblicità. Per lui i soldi non sono importanti
perché se hai classe puoi anche essere povero, esempio ne è il padre Bob, famoso
fotografo che a 70 anni si vantava di svegliarsi ogni mattina con un’erezione, al
fianco di amanti molto più giovani di lui, nonostante vivesse per strada e non
avesse una casa fissa.
Dopo una dozzina di libri pubblicati – tra cui il recente Lady Gaga X Terry
Richardson – Terry ha finalmente coronato uno dei suoi sogni, la sua prima
mostra personale a Los Angeles: Terrywood, 25 fotografie ispirate all’effimero
ma proficuo mondo di Hollywood visto dagli occhi di chi conosce il sistema
e sa come funziona, che, come da classico Richardson doc, ri-contestualizza
stereotipi familiari (star, sogni infranti, fama, kitsch) sotto nuova luce, dando
una nuova possibilità narrativa al nostro ‘povero’ immaginario collettivo.
Spingendoci fra le centinaia di persone presenti alla première, dove è conteso
da James Franco, Lindsay Lohan, le sorelle Paris & Nicky Hilton, Tom Ford e
l’inseparabile Jared Leto, riusciamo a ‘disturbarlo’ per un brevissimo Q&A.
“Era il posto in cui vivere tutta la controcultura, dove si erano trasferiti tutti gli
artisti stanchi della vita caotica di New York. Mi ricordo Todd Rundgren, Tony e
Hunt Sales, che poi hanno suonato con Iggy Pop, creando i primi pre-punks del
periodo. Il mio padrigno era Jackie Lomax, amico di George Harrison, il primo a
firmare per Apple Records. C’erano sempre party, 24/7, mia madre ha fotografato
di tutto, documentando lo spirito vero di un’epoca irripetibile: Rick Danko e the
Band, Bob Dylan, le droghe, le serate interminabili nelle sale di registrazione.
C’erano parecchi bambini della mia età, avevo 7 anni, finivamo sempre a fare
l’alba. Una delle mie prime conquiste è stata Jenny, la figlia di Maria Muldaur, la
regina della musica folk di origini italiane”.
Il tema erotico delle tue fotografie, come nasce e perché?
“A 11 anni ero in vacanza con mio padre ad Haiti. Era il primo periodo delle mie
masturbazioni. Una sera, mi sono ritrovato in una camera d’albergo con due
ragazze bellissime che facevano le modelle. Avevano entrambe seni enormi, con
loro ho avuto la prima esperienza erotica seria della mia vita. Innocenza pura.
Irripetibile, la perfezione che cerco di ricreare in ogni mia fotografia”. •
Terry Richardson – Terrywood
dal 24 febbraio al 31 marzo
OHWOW
937 N. La Cienega Blvd., Los Angeles
http://oh-wow.com/
Terry Richardson, Hooray for Hollywood, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
Terry Richardson, Charlotte Free, 2011. Courtesy of the artist and OHWOW
Com’era Woodstock in quel periodo?
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