Anno VIII Numero 1

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Anno VIII Numero 1
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- N. 1 - 20 gennaio
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Anno v111
Direzione
Redaz.: Piazza d i Treri, 86
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O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE I T A L I A N A P E R I L CONSIGLIO DEI C O M U N I
D'EUROPA
di Giancarlo Zoli
Da pochi giorni ha avuto inizio il 1960; e
co'me di consueto ciò h a dato occasione ad
uno sguardo retrospettivo, e ad una valutazis'ne delle prospettive dell'immediato futuro. L'attenzione di tutti coloro che si uccupano del 1960 politico è accentrata sul 16
maggio: i precedenti viaggi del Presidente
Gronchi a Mosca e di Kruscev in Francia e
i lavori della Commissione a dieci per il
disarmo sono co'nsiderati in relazione all'incontro al vertice. Non è qui il luogo di
dilungarsi sugli aspetti mo'ndiali, sulle conseguenze sul piano della civiltà e della pace,
che vediamo o non vediamo nel convegno
dei Grandi. Ciò che è, più che necessario,
urgente, è richiamare l'attenzione su altri
fatti od avvenimenti che sarebbe assurdo
fossero offuscati dal 16 maggio. Occorre che
ci ricordiamo che la nostra azione per l'autosno'mia locale inquadrata nella Federazione
Europea, che la nostra azione per gli Stati
Uniti d'Europa rispettosi delle libertà locali,
non meritano il minimo rallentamento né
perdono affatto di significato in rappo'rto a
quello di nuosvo che sta svolgendosi. Qualunque sia il giudizio sulla distensione, vi si
creda moltissimo, un po' o af'ìatto, l'urgenza
di fare l'Europa resta immutata e il dovere
di dare a questa quelle caratteristiche che
si co'nfondono col principio di autonomo
sviluppo delle collettività minori non diminuisce. Infatti la nostra scelta non si collega
a un determinato tipo di rapporti fra occidente ed oriente, o fra. democrazie e dittature, m a può soltanto assumere nelle diverse
situazioni una funzione più o meno destinata
anche a certi obiettivi esterni. Se i pessimisti avranno ragione, i motivi competitivi
in un certo senso saranno f r a gli elementi
per cui bisogna fare l'Europa; se avranno
torto, una evo'luzione positiva di tutti i rapporti coll'oriente darà una nuova missione
all'unità europea. I n ogni caso non diminuirà il dovere verso le no'stre popolazioni
di far cadere gli assurdi ostacoli a l loro
sviluppo ed al loro benessere, sia le anacronistiche frontiere che il non meno anacronistico centralismo, né diminuirà il dovere verso tutti di salvare attraverso strutt u r e adeguate la civiltà europea, tanto meno
anticristiana e d antiumana nonostante l e sue
pecche, delle civiltà basate sull'economia
quali, sia pure in forma diversamente grave,
sono quelle delle due potenze che attualmente dominano il mondo.
Se, non assordati dal clamore delle pro-
Da sinistra: Maggio, il Sottosegretario Folchi, Peyron (coperto), Serafini, Cavallaro, Micara, Giovanni Lom-T '
bardi, Antonioli. Interveiierido al Direttivo dell'AICCE
assente da Roma il Ministro Pclla - I'on. Folchi
ha affermato che occorre « sdiplomatizzare n I'europeismo.
IN CAMPIDOGLIO
11 1 7 e 18 dicembre 1953 si è riunito a Roma,
zn Campidoglio, il Consiglio Direttivo delL'AICCE; daremo nei prossimi numeri un
resoconto della riunione, cui è intervenuto
per il Governo nazionale l'on. Folchi.
Qui sotto riportiamo le importanti rzsoluzioni, che sono state adottate dopo il lungo
dibattito seguito alle relazionz Serufini (« L a
presente congzuntura europea e gli Stati Generali di Cannes »), Maggio (:<Leautonomie
locali in Italia e la Carta europea delle libertà
locali »), G. C. Zoli (<C I Poteri locali e le
cittuali Istituzioni europee »), Serafini (: I1
progetto di Carta federalista del CCE e la
Comunità politica europea »). IL giudice costituzionale Ambrosini è intervenuto per alcune
« considerazioni sul primo tema di Cannes 2.
I
-
Risoluzione sui temi degli Stati Generali
di Cannes e sulla Assemblea Costituente
Europea.
I1 Consiglio Direttivo delllAssociazione
italiana per il Consiglio dei Comuni e dei
Poteri locali d'Europa - Sezione italiana
del CCE -, riunito a Roma in Campidoglio
il 17 e il 18 dicembre 1959,
afferma che i1 cammino verso l'integrazione sopranazionale politica ed economica
è facilitato da una struttura interna federale o quanto meno regionale dei singoli
Stati avviati alla federazione;
ritiene tale struttura indispensabile per
realizzare una pianificazione del territorio
comunitario e un decentramento economico
col concorso dell'autogoverno locale, cioè su
basi democratiche ed efficienti;
riafferma i po'stulati della <: Carta europea
delle libertà loscali » ed aggiunge che è urgente l o studio delle dimensioni e delle funzio~ni degli Enti locali territoriali, in una
società, come l'odierna, nella quale si è così
notevolmente spostato, ovunque, il precedente rapporto tra spesa pubblica e spesa
privata e dove, nell'àmbito di questo aumento di spesa pubblica, è necessaria una
nuo~va,equilibrata e coo'rdinata distribuzio'ne
dei còmpiti f r a il centro e la periferia;
afferma altresì la sua perplessità di fro'nte
alla tendenza, che si sviluppa in più Paesi
d'Europa quando si operano modifiche nell,àmbito tributario, di
il cespite
di u n riparto più o meno automatico di imposte erariali alle talvolta invecchiate forme
di imposizione locaie; e dichiara che tale
sostituzione lede l'autonomia locale; richiama viceversa l'esigenza di uno studio glo-
COMUNI D'EUROPA
bale di tutto il sistema tributario, da basare
prevalentemente su imposizione diretta, progressiva e idonea alla struttura federalista;
ritiene fondamentale il principio, affermatosi con la Conferenza europea dei Poteri
locali, di un intervento istituzionale dei Poteri locali alla fonte stessa del potere legislativo ed esecutivo, ad evitare forme unilaterali di rivendicazione a posteriori della
autonomia locale;
ritiene ormai irrimandabile l'inizio di una
politica comune euro'pea delle aziende economiche di diritto pubblico, in particolare
di quelle gestite per conto dei Poteri locali
(municipalizzate, ecc.);
prende atto del progetto di « Carta federalista del Consiglio dei Comuni e dei Poteri
locali d'Europa >>, preparato per gli Stati
generali di Cannes dalla Commissione per
gli Affari europei del CCE, ed approva il
principio di affiancare u n documento di tale
tipo alla « Carta europea delle libertà locali »;
si esprime a favore di un organico e massiccio impegno del CCE, che dovrebbe essere al centro di tutto l'impegno politico da
assumere ai prossimi Stati generali, a favore di elezioni europee a suffragio universale e diretto dell'Assemblea Parlamentare
Europea, condizio'nando questo appoggio ai
presuppo'sti della contemporaneità di queste
elezioni su tutto il territorio comunitario,
del non abbinamento di queste elezioni ad
altre elezioni nazionali, e dell'approvazione
di una legislazione eletto'rale, che contenga
dispositivi atti a restringere il più possibile
l'effettuarsi del doppio mandato nazionale ed
europeo': tutto ciò col co~nvincimento che
comizi elettorali convo'cati su siffatti presupposti diano sufficiente pos'sibilità per inserire - nello spirito dell'Appello di Esslingen, e come tèma concreto della campagna
eletto'rale - la richiesta di attribuzione di
poteri costituenti, mediant,e apposito Trattato, all'Ass'emblea in tal modo eletta.
I1
- Risoluzione sulla Conferenza Europea
dei Poteri locali e le Comunità Europee
dei Sei.
I1 Consiglio Direttivo dell'Associazione
italiana per il Consiglio dei Comuni e dei
Poteri locali d'Europa - Sezione italiana del
CCE -, riunito a Roma in Campidoglio il
17 e il 18 dicembre 1959,
riafferma la necessità di una pronta convocazione di una prima sessione a Sei della
Conferenza europea dei Poteri locali, che
dovrà essere seguita da altre periodiche
sessioni;
invita gli organi dirigenti europei del CCE
a prendere le iniziative opportune, perché
la Conferenza si effettui nel quadro della
Assemblea Parlamentare Europea e perché
nell'àmbito delle Comunità a Sei essa abbia
i dovuti riconoscimenti istituzionali.
I11 - Risoluzione sull'Istituto Europeo di
Credito alle Collettività locali.
I1 Consiglio Direttivo dell'Associazione
italiana per il Consiglio dei Comuni e dei
Poteri locali d'Europa - Sezione italiana del
CCE -, riunito a Roma in Campidoglio il
17 e il 18 dicembre 1959,
ribadisce la sua sempre più ferma convinzione che un Istituto europeo di credito alle
collettività locali, e in generale un allargamento delle possib'ilità creditizie degli Enti
territoriali locali su scala europea, non sia
realizzabile se non nell'àmbito in cui è prevista una politica monetaria e anticongiunturale commune: e pertanto che la creazione
di questo Istituto debba avvenire, per ora,
nell'àmbito dell'Europa a Sei, non escludendo la cooperazio~net r a l'Istituto europeo
e Istituti di credito alle collettività lo'cali
operanti nei Paesi europei esterni ai Sei;
20 gennaio 1960
( C o r ~ t i r i u t i z i o , i e dalla
pu(r. i)
pagande intorno al 16 maggio, resteremo
fedeli e coerenti anche intellettualmente alle
nomstre convinzioni, vedremo nel calendario
politico del 1960 altre date: a cominciare dal
14 di questo mese, in cui l'Assemblea Parlamentare riprenderà la discussione sulla
capitale euro'pea. Pochi gio'rni dopo alcuni
di no'i saranno nello stesso emiciclo di Strasburgo; e la terza Conferenza Europea dei
Pot'eri L,ocali rappresenterà al tempo stesso
la conferma della serietà con cui gli amafferma altresì che la politica creditizia
ministratori dibattono in sede europea i loro
dell'Istituto europeo v a formulata nel quaproblemi, e, attraverso la presenza congiunta
dro della politica comunitaria di investimenti
dei rappresentanti dei Sei e dei Sette, l'oca lungo termine e dei piani regionali di svicasione per far sentire a questi ultimi che
la nostra scelta non è esclusiva e polemica.
luppo economico.
ma affettuosamente aperta verso chi purtroppo dimostra ancora tanta incomprensione
IV - Risoluzione sul Progetto go'vernativo Per la nostra azione.
italiano di Legge eomunale e provinciale.
Ma la grande occasione di gridare a tutti,
dai parlamentari ivi invitati all'opinione
I1 Consiglio Direttivo dell'Associazio~ne pubblica che non ci potrà ignorare, dal geitaliana per il Consiglio dei Communi e dei
nerale De Gaulle che attenderà t r e giorni
Poteri locali d'Europa - Sezio'ne italiana del
dopo la nostra partenza la visita di Kruscev
CCE -, riunito a Roma in Campidoglio il agli altri governanti europei, non sempre
17 e il 18 dicembre 1959,
so~lleciti quanto vorremmo verso l'Europa
dei Comuni, la richiesta di costruirla davriafferma la necessità che lo studio dello
vero e presto, sarà nei Vi Stati Generali
schema di disegno di legge comunale e prodi Cannes. Pomtrà essere da chi ci osserva
vinciale si ispiri ai postulati della « Carta
e non ci ama giudicata una riuscita inanieuropea delle libertà locali », alle conclusioni
festazione
turistica; ma noi dovremo pordelle varie sessioni della Conferenza eurotarvi
invece
una carica d'entusiasmo che la
pea dei Poteri locali e alle precise esigenze
no'n
potrà
spegnere n é il sole affiepioggia
e agli obblighi che scaturiscono dai Trattati
volire.
In
questi
giorni
c ~ m p a i o ~ nqua
o e. là
di Roma;
le svastiche: non sapremo anche noi innadomanda che, in sede consultiva, il promorati dell'Europa ritrovare l'entusiasmo del
getto governativo sia sottoposto, ai fini di
periodo della Resistenza?
cui sopra, all'esame dell'Associazione, così
Accanto a questi richiami imperniati sulcome dell'unione delle Province d'Italia
l'aspetto europeo della nostra azione, altre
(UPI) e dell'Associazione nazionale Comuni
occasioni ci si presenteranno quest'anno in
italiani (ANCI), prima di essere inviato defisede italiana per operare. La legge comunale
nitivamente all'esame del Parlamento.
e provinciale e il T.U. per la Finanza Locale,
di cui governo e parlamento si occupano,
richiedono' la vigilante collaborazio~nedella
nostra esperienza e del nostro orientament,~.
Non potranno né dovranno essere s e non
un passo in avanti per una legislazione
Il Segretario generale dell'AICCE ha inviato maggiomente fedele come ai principi della
nostra Carta delle Libertà Loca,li, così allo
i due seguenti telegrammi :
spirito e alla lettera dei trattati di Rosma
Dott. Sergio Piperno
per la Co'munità Economica Europea.
Presidente Unione Comunità Israelitiche Italiana
Vi saranno infine, dulcis in fundo, le eleLungotevere Sanzio, 9 - Romu
ziani amministrative. Si porranno i problemi
dell'impo~stazione della propaganda, dello
Amministratori locali europeisti cui fede Stati
orientamento politico, delle alleanze. Quelli
Uniti Europa ricollegasi at ideali Resistenza desiderano inviare at Comunit,à Israelitiche
t r a no'i che si sentiranno rispettosi di se
espressione piena solidarietà in occasione atstessi e della propria coerenza non dimentuale rigurgito razzista che testimonia sopravticheranno che la scelta Europa non è sul
vivenze vecchia Europa legata at mitologia stati
piano po'litico fatto secondario od accidennazionali sovrani cordialmente
tale, e vedranno anche le elezioni amministrative e ciò che le seguirà in tale prospettiva.
Ministro Medici
Dal Manifesto federalista di Ventotene
Ministero Pubblica Istruzione - Roma
sono passati ormai quasi vent'anni; d a quello
Amministratori locali fedesalisti europei viche potremmo definire, stranezze della storia,
vissimamente preoccupati per episodi razzistici
verificatisi in numerose scuole italiane confidano il suo rilancio, il discorso di Zurigo di Churchill, quasi quindici. S e non vogliamo troche opera educativa organi scolastici sia largavarci nemmeno a metà strada è ovvio che
mente intensificata sottolineando orrori persedobbiamo da oggi al 16 maggio e dopo il
cuzioni nazifasciste et rievocando speranze gioventù europea vive durante gloriosa stagione
16 maggio impegnarci sul serio.
della Resistenza cordialmente
Gian Carlo Zoli
Vecchia Europa razzista
-~
20 gennaio 1960
COMUNI D'EUROPA
Caron ai secondi Stati generali
Riportiamo l'intervento che il sen. Giuseppe
Caron fece ai I I ' Stati Generali di Venezia (ottobre 1954). Questi si conclusero con l'affermazione che = primo scopo del CCE è l'istituzione
di una Comunità Politica Europea con poteri
limitati, ma reali, sui piani politico, economico
e sociale, e sottoposta a u n controllo democratico emanante dal suffragio universale diretto
S .
Signor Presidente, signore e signori,
Giammai avrei p e n s a t , ~ , arrivando ieri
sera, a Venezia, che oggi mi sarebbe destinato il grande onore, a causa dell'assenza
di altri parlamentari italiani, impegnati nei
lavori della Camera e del Senato, ed in
quanto figlio di questa terra veneta, di porgere, a Voi tutti rappresentanti l e Amministrazioni co'munali d'Europa, il salut,o del
gruppo parlamentare italiano per l'Unione
Europea.
Gruppo che ha avuto fino a ieri a su.0
Capo, riconosciuto ed amato da tutti, l'onorevole Alcide De Gasperi, al quale già stamane questa Assemblea ha, p e r le paro'le
del Sindaco di Firenze, tributato il suo commosso, reverente ricordo e postumo omaggio.
E' nel solco del suo pensiero, per tutti
noi parlamentari italiani, indimenticabile,
ma particolarmente per me che gli fui vicino
proprio negli ultimi mesi della sua vita,
quando tutte le sue forze erano dirette al
grande ideale di un'Europa Unita, che io
desidero confidarvi qualche mia modesta
considerazione.
E' certo commovente e consolante ad un tempo, che in un momento nel quale gli ide'ali e
le speranze di un'Europa unita sembrano offuscarsi ( a causa so'prattutto di un evento, qui
stamane evocato, quello del rifiuto da parte dell'Assemblea Nazionale Francese di ratificare il
trattato che avrebbe istituito la Comunità Europea di Difesa) che i legittimi rappresentanti
dei popoli nelle libere amministrazioni comunali d'Europa tengano la seconda loro grandiosa As,selmblea.
Ed è commovente e consolante ad un tempo,
che stamane questi pensieri di una comune
origine, di una comune natura, di una identità
di aspirazioni e di ideali, sia stata riaffermata,
con lingue e parole differenti ma con lo stesso
pensiero degli illustri rappresentanti che a questa tribuna si sono avvicendati.
tari o di Governi, in una Assemblea di settore o in u n Consiglio di Europa, che essa
potrà essere trovata.
No'n lo è f.3ndando la sicurezza e l'avvenire dell'Europa, su u n nuovo patto di alleanza tra gli Stati sovrani, come il trattato
di Londra, i cui sviluppi attendiamo con
ansia e preoccupazione ( e ciò penso possa
significare adottare linguaggio chiaro per
tutti), che noi eviteremo i pericoli, già troppe volte per il passato manifestati, di vedere
poi, in definitiva, gli Stati regolarsi secondo
i loro interessi nazionali.
La Germania era pronta a farlo: l'atroce ricordo di un passato al quale fu costretta da
un dittato're e da un pugno di suoi accoliti,
il suo beninteso interesse nazionale, l'ideale
simpatia per una unione europea, confluivano
tutti nello stesso senso.
Ma non si volle: in tutti i Paesi, i privilegi,
i ricordi di un passato che si deve sempre ricordare per essere spronati, non per restare
inerti, gli ego'ismi e le abitudini, hanno contribuito di fatto ad arrestare una politica di largo
respiro che ebbe in uomini, ben presenti alla
mente di noi federalisti, gli alfieri più combattivi.
E' ora, quindi, di parlare chiaro: con questi mezzi, in questa confusione, nulla di
costruttivo si può fare.
Mi guarderò bene di rifare l a diagnosi
dell'Europa fatta stamane e di discutere le
tesi esposte da questa tribuna quando qui
sono venuto per portare il saluto dei parlamentari italiani.
Ma non posso f a r e a meno però di dichiararmi d'accordo con coloro che affermano
che non è più sui Governi, sui loro diplomatici che si può contare, ma occorre che le
stesse popolazioni, i loro rappresentanti più
autentici e più immediati, i Consigli Comunali ed i Sindaci, i parlamentari invochino
la grande crociata.
Ma non, ahimé, con quei concetti che il signor Chaban-Delmas ha sviluppato stamane,
non fondando l'azione su organismi sorpassati
e destinati alla sterilità. dalle loro stesse carte
istituzionali, ma dando un indirizzo nuovo alla
azione.
I1 senatore Caron !fra il Ministro Ferrari Aggradi,
il sindaco di Treviso Chicrcghin (al centro) e il
sindaco di Orléans Secrétain, in occasione del gemellaggio fra lc due città europee. Caron è ora vicePrcsidente della Commissione della Comunità economica europea: lo accompagna la fiducia del
Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali d'Europa
di mieliaia
di amministratori l o d i di
e I'aueurio
"
"
tutto il continente, che in lui conoscono il vecchio,
coerente militante federalista europeo.
Ma mi è parso però che in questa comunione di ideali e di aspirazioni, non si sia
resa con evidenza, olt,re che le difficoltà del
Non è creando una Comunità, come quella
momento politico nel quale viviamo e nel
t r a le 6 Nazioni, per le questioni inerenti
quale forzatamente dobbiamo operare, la
il carbone e l'acciaio, che ha certamente il
necessità della slcelta di un'azione comune.
grande pregio di instaurare per la prima
Stamane l'eminente membro dell'Assemblea Nazionale Francese, investito dei pot,eri volta il concetto di sopranazionalità, e poi
lasciarla così, quasi piantata a mezza aria
di governare il suo grande Paese, nel delie avulsa dalla realtà economica, che incalza
cato settore dei Lavori Pubblici, e nel cone la circonda, che noi costruiremo l'Europa.
tempo Sindaco eletto di Bordeaux, ha acuLa realtà è che molti voglio'no l'Europa
tamente delineato la situazione strana e
n parole, ma che poi a fatti, i vari Governi
quasi paradossale, di una Eiiropa divisa in
(no'n voglio accusare qualcuno in partico'latanti Stati che disperatamente cercano una
r e ) , scelgono la via che significa rinunzia a
via tra l'Europa a 15 del Consiglio di Europa, quella appena delineata nel t,rattato dare all'Europa democratica l'unica forma
di Londra dell'Europa a 7, e quella a 6 politica adeguata ai problemi di fronte ai
della Comunità Europea Carbone Acciaio.
quali essa si trova ed hanno imboccato la
strada che li riporta purtroppo al vecchio
Gli è, a mio modo di vedere, che questi
Paesi, dirò molto meglio, questi Gozierni,
schema delle alleanze tra Stati sovrani.
si sono messi su di una strada sbagliata.
La grande occasione che si presentava, coAttraverso le nebbie di una vaga as,pira- stituita dal fatto che la Germania non era anzione ad u n a Europa unita, si sono indicate
cora pienamente autonoma, poteva e doveva
permettere che tutti, nell'atto stesso che a quee poi tentate delle strade che mai a queste
sto popolo si rendeva il suo buon diritto ( e
conclusioni, nel senso co'ncreto della parola,
tutto lo consigliava, la logica, la storia, il ripotranno portare.
spetto al diritto delle genti) decidessero di inNon lo è certo i n un'azione di parlamensieme limitare la loro sovranità.
Sviluppando cioè quel concetto di sovranazionalità che distingue la CECA dagli
altri organismi internazionali creati o che
si sta per creare, convinti che solo con la
delega di poteri, limitati, s e si vuole, ma
reali, ad una Federazione cia parte degli
:;tati, si potrà fondare l'Eluropa.
Poiché è chiaro che se l'unità europea
non può essere più fondata, nelle presenti
circostanze, su una Comunità sopranazionale
della D~ifesache per malintesi interessi nazionalisti si è fatta cadere, che obb'liaava
gli Stati a cedere ciò che non sanno più
amministrare, occorre allora che i popoli
ottengano il consenso alla convocazione di
una Costituente Eurompea.
Io sono convinto che u n a lotta con questo
obiettivo può essere condotta ed in particolare la possono condurre gli uomini, i migliori di ciascuna città, che hanno' la fiducia
piena e csmpleta dei loro cittadini.
Non dimentichino i Sindaci, i capi e i
membri delle Amministrazioni Comunali,
qui convenuti a Venezia che se essi giustamente combattono per le autonomie amministrative, per l e libertà municipali, debbono
combattere per tutte l e libertà, perché o si
hanno tutte le libertà o non si h a la libertà.
Voi giustamente bollate lo S'tato centralizzata che vessa e controlla i comuni, ma
non tollerate forse con lo stesso vigore lo
Stato sovrano ed assoluto basato nei suoi
rapporti con gli altri Stati su meschini equilibri diplomatici, sulle consoiterie ed i cartelli econ.omici?
Occorre quindi che voi pensiate a questa
Europa federata, c h e vo'i non perdiate occasione per chiederla e per volerla, sicuri che
solo così facendo, col cadere delle vecchie
strutture interne ed internazionali. che ormai hanno fatto il loro tempo, voi avrete
veramente dato al vostro lavoro, che ci è
pro'prio,, di amministratori saggi ed oculati,
il sigillo di un'opera imperitura.
4
COMUNI D'EUROPA
20 gennaio 1960
n libera
PER UNA «DOMUS ROMANA DEI POTERI
LOCALI »
Poteri locali, quali la Confederazione della
Municipalizzazione e la Famiglia piemon(alla quale sono associati i resi,denti
tese
a Roma piemontesi di nascita): sarebbe agevole osttenere da esse
sulla base de!lla
concreta esperienza già fatta
notizie e
suggerimenti sulla procedura più opportuna;
11
11
Caro Direttore,
la pluriennale esperienza fatta nell'ambito
di una delle associazioni rappresentative dei
Poteri locali, s u scala sia nazionale che europea, mi ha dato modo di fare alcune constatazioni semplici, ma che tuttavia vale la
pena di ricordare, al fine di trarne poi
una interessante plroposta:
1) gli amministratori locali che fanno
parte degli organi direttivi delle t r e associazioni esistenti sono, in parte, gli stes,si, e
ciò è logico', fra l'altro perché s'ono pochi
gli uomini che hanno partic'olari attitudini,
ad esprimere le esigenze generali, ed inoltre
hanno la possibilità
specie finanziaria di sostenere le spes,e connesse con firequenti
venute a Roma, e
infine
hanno anche
la voglia d i sobbarcarsi a n'uovi impegni di
lavoro, oltre quelli numero,si, propri del
governo locale: logico quindi che questi
uomini vengano utilizzati più frequentemente:
-
-
-
-
b) l'onere finanziario verrebbe coperto
da co'ntributi un,a taqbtum degli Enti loscali
maggi.ori (Milano', Roma, Tosrino, Regione
siciliana, ecc.), da contributi - sempre umz
t8antum
concessi da Enti vari ed anche,
mediante apposita
leggina
dallo Stato
ed infine a,ttsaverso un mutuo che sarebbe
agevole ottenere da uno degli appositi istituti di credito edilizio: l'ammortamento di
dett,o mutuo risulterebbe per buona parte
co'perto
all'atto pratico
dall'equivalente
delle rilevanti pigioni che le tre associazioni
dei Po'teri locali già pagano attualmente per
le rispemttive sedi;
-
11,
(C
-
-
C) le t r e associazioni - che naturalmente, sia ben chiaro, conserverebbero immutata la loro attuale completa autonomia
2) una aliquota non trascurabile della
attività delle t r e associazioni (Unio~nedelle
Provincie d'Italia, Associazione nazional'e dei
Comuni italiani e Associazione italiana per
il Consi.glio dei Comuni d'Europa) ha carattere comune, e ciò vale in particolare per
quanto riguarda l'azione sul piano europe'o':
basta ricordare la partecipazione alla Conferenza europea dei Poteri lo.cali ed alla attività dclla Comunità europea di credit,o comunale, l'interessamento all'attività legislativa, per quanto riguarda almeno i provvedimenti di maggiar rilievo', ecc.;
3) iri questi ultimi anni si è constatata
chiaramente una più attiva ed impegnata
« presenza P delle 3 associazioni suddette, il
che - da un punto di vista pratico - si è
tradotto, fra l'altro, nella attrezzatura di sedi
sempre più vaste e cos~to~se
(o'ltre che, natur ~ l m e n t ~ più
e , funzionali). E si tratta di tendenza di lungo periodo, che è facile prevedere avrà ulteriori manifestazioni, sia di
carattere politico che propriamente organizzc.tivo.
11,
a) l'acquisto dell'immobile di proprietà
dovrebbe essere fatto da una so'cietà senza
fini di lucro, appo'sitamente costituita, e della
quale sarebbero azionisti i maggiori Enti
locali. Operazioni del genere sono già state
compiute da organizzazioni aventi - dal
punto di vista giuridico e funzionale - caratteristiche analoghe alle organizzazioni dei
esistenti, così come sono - del tutto separate,
autonome, con i propri organi direttivi separati, ecc. - m a consente la loro sistemazione in una sede unica, e di proprietà: con
tutte le conseguenze che se ne possono trarre,
e che s'ono estremamente positive.
Spero che, sulla distanza, anche questa mia
nomta po~ssa apparire come uno dei miei perio'dici contributi al potenziamento di quella
attività centrale - indirizzata a fini sia nazionali ed europei - dei Poteri locali che
considero tanto efficace ed utile ed alla
quale ho, specie in passato, dedi,cato' una non
lieve aliquota del mio tempo.
A te, caro Serafini, aprire e far pro'seguire
il dibattito e dare una decisiva spinta verso
la conc~retaattuazione.
Grazie dello s,pazio concessomi e cordiali
saluti.
SITOSCIPIONE
A mia volta ho sostenuto viv~acemente,
qualche anno f a
i vecchi amici della Sezi'one romana del M'ovimento fedenalista europeo lo ricorderlanno - la noatmzione di
una Casa d ' E u ~ o p aa Roma, idea che ritengo
complementare di quelZa dell'amico Scvpione.
Idee slemplici, pratiche, che in ltlalia non
~ T O V U ~ rapida
O
acco'glienzia, perché la loro
re~aliz~~abilitu
è i n gran parte legata a l h
capaatu dz produrre sfwzz B cons~wziatz11,
cioè a uno spzr1to associatzvo che d a nioz non
è eccessivamente sviluppato. I n fon'do La prioposta Scipione, come la vecchia mia, non
richiederebbe ni8entedi eccezim~ale:i n Germania o i n Inghilterra o i n Olanda edifici
siffatti e di analoga destinaione sono all'ordine del giorno. Ma i n Italia h costruzione dei palazzi è p e r lo più opera dei
p.oltentati economici: 1'~assoc~zic~nismo
democratico raramente promduce una domm o, volgarmente, una c'asa.
Fatta questa premessa, riteng80 - lo ripeto - che una domus romana dei Poteri
locali sarebbe utile, funzionale e farebbe
in definitiva risparmiare ,tnolti denari. Giro
La proposta anche alle consorelle ANCI,
UPI, UNCEM, ecc. (oltre che a i singoli Poteri Lo8c8alin,ostri soci) e mi auguro che su
di ess'a siano inviati al nostro periodico
pareri integrativi e adesioni.
u. S.
-
* * *
Tutto ciò premesso mi si è venuta maturando spontanea in mente l'idea di una
' z Domus romana dei Posteri locali
che sia
sede comune alle t r e organizzazioni dei Poteri lo'cali oggi esistenti, sia di lo'ro proprietà
c d adeguata funzionalmente anche alle prevedibili esigenze future del rispettivo lavosro.
Si tratta di una idea che osvviamente qui
viene abbozzata, e che colo a t t r a v e r s , ~un
approfondito dibattito potrà divenire - se
del caso - dettagliato progetto e quindi
avere re~alizzazione.
Mi sia cons'entito fare però subito', per
mia parte, alc'une preci~azio~ni:
La seile della Federazione italiana dei rorisorzi agrari
a Ronia.
La sede milariese dell'Automobile Club d'Italia.
- avrebbero
però mo'do, nella più ampia e
comune sede, di attrezzare anche una parte
dei lolcali in comune, come a d esempio un
grande salone di rappresentanza per riunioni
(conferenze stampa, ecc.), una sa,la di soggiorno e lettura per amministratori lomcali di
pas,saggio a Roma (con relativa disponibilità
d i stenodattilografe, telefono, ecc.), u n ufficio
copia di manovra, al quale fare ricorso nei
rispettivi periodi di superlavoro (Congressi, ecc.) o per la effettuazione d i lavori che
è possibile - e magari più funzionale svolgere in comune (ad es. pubblicazione ed
aggiomrnamento di un o p ~ s c o ~ lunico,
o
illustrativo della rispettiva attività e destinato
agli ambienti esterni agli amministratori locali) e simili.
Si tratta come vedi, caro Direttore, di
un'idea che forse vale la pena di approfondire, dato che lascia le t r e associazioni oggi
),
(I
N
COMUNI D'EUROPA
20 gennaio 1960
STRASBURGO
5
- LUSSEMBURGO - BRUXI
Lronaca delle lstituzioni europee
GLI EUROPEISTI
dibattito, del Consiglio dei Ministri, tanto
più necessaria, in quanto le spiegazioni e le
RENDEN T HOMMAGE
pezze d'appoggio da esso forniteci per giustificare i bilanci che esso ha elaborato sono
StrnsburgO. dicembre
del tutto insufficienti ».
I1 piu grande dei poeti romani, Lucrezio,
« L'Assemblea - ripete il Presidente delin un passo assai noto del suo celebre poela Commissione per il bilancio Vals, socialista francese, che riprende punto per punto
ma De Rerum Natura, enunzia con estrema
tali critiche - è u n organo politico, e non
chiarezza i1 principio che i corpi gravi cau n gruppo di contabili. Non si capisce perdono nel vuoto con la stessa velocità, indiciò come il bilancio che ci è presentato non
pendentemente dal loro peso.
sza accompagnato d a u n exposé des motifs.
Si deve per questo far risalire la fondaE se poz non si crea, come nella CECA.
zione della scienza sperimentale non a Bacone, a Cartesio o a Galileo, ma agli Epicurei una intposta europea diretta, che consenta il
finanziantento delle attività delle istituzioni
greci o latini? No, perché non è l'enunciacomunitarie, è evidente la dipendenza di
zione di un teorema, fatta per caso e senza
queste, compresa l'Assemblea, dal Consiglio,
la possibilità di dimostrazione sperimentale,
per i fondi ad esse necessari: riducendo queche provi la fondazione di una scienza, sibsti, il Consiglio può paralizzarne l'azione.
bene il chiaro e cosciente possesso di u n
Ciò nonostante nulla è stato fatto e per ora
metodo scientifico. che consenta di indagare
si intende fare al riguardo D.
sistematicamente e di codificare organicaMargulies, liberale tedesco, Vice Presimente l e leggi della natura
dente del Consiglio per il bilancio:
Analogamente in politica ben poco conta
«Protesto anch'io per l'assenza dei Minil'accidentale ed empirico riconoscimento stri. La nostra Assentblea non ha alcun diche rimane sterile - di questo o quel diritto di modifzcare il bilancio: può solo f a r
fetto di un sistema intrinsecamente contradproposte al Consiglio. Se questo è assente la
dittorio e insufficiente, senza la visione di
Assemblec~f a solo, a proposito d i questa diinsieme delle ragioni profonde di quelle conscussione, u n " colloquio con se stessa ".
tradizioni, la sola che consente di porsi
E quanto a l fatto già lamentato che i bisulla via del loro superamento.
lanci ci vengono presentati senza spiegazioni.
L'esercizio di chi si dedichi a spulciare i
ricorderò soltanto che ancora dopo due anni
resoconti di questa o quella Assemblea Europea, per constatare quante volte gli stessi non si s a bene come verranno spesi i famosi
215 milioni di dollari relativi al programma
parlamentari europei - e non solo gli estrequinquennale d i ricerca dell'Euratom.
misti « federalisti » - abbiano riconosciuto
Una volta si diceva: 1'Etat c'est moi. Oggi
l'inconsistenza delle Comunità cosiddette
è
il
Consiglio dei Ministri che sembra dire:
« sovranazionali » è perciò in gran parte un
esercizio inutile: non & da credere infatti 1'Europe c'est moi. LYAssentblea può parlare
a vuoto quanto vuole, nta non ha nessuna
che gli autori di quelle critiche si aprono
reale parola politica da dire. Le elezioni
minimamente ad una prospettiva federalista;
dirette. seppure ci saranno, non cambieranno
anzi quelli stessi che più esplicitamente deaffatto t suoi poteri, che sono e restano nulli.
nunziano l'assoluta mancanza di competenze
Della sede untca se ne riparlerà nel 1962, e
politiche dell'Assemblea, o di poteri reali
per ora si continuerà a gettar denari dalla
delle Commissioni e dell'Alta Autorità, e la
fznestra. in continui spostamenti f r a Straonnipotenza del Consiglio dei Ministri, quelsburgo. Lussemburgo e Bruxelles. E quanto
li stessi inorridirebbero di fronte alla proai funzionari, basterà ricordare che quelli
spettiva di un'Assemblea Costituente Federale Europea - la sola che può correggere del servizio di ricerca dell'Euratom (che non
quei difetti non di dettaglio m a di fondo - sono tutti scienziati atomici di fama mondiale. ma normali impiegati, segretarie. usciee la considererebbero insieme rivoluzionaria,
ri) guadagnano in media 12.400 dollart alnel senso deteriore della parola, e control'anno, cioè qualcosa come 8 milioni di lire
producente.
a testa; e almeno 4 milioni se li beccano anE' questa la ragione per cui a tale eserche in tutte le altre istituzioni. C'è da chiecizio noi non ci siamo mai o quasi mai dedidersi - tanto più che è annitnziata un'incati, nelle nostre cronache strasburghesi. Ma
tali critiche sono state ripetute nella sessione fornata di altri duecento impiegati " a d q pie paghe e più che doppi pranzi" - se i
di novembre del1'A.P.E. in modo così freprogressi della idea europea, e in particolare
quente, e in forma talora così dura, che per
della ricerca nucleare, non s i misureranno
questa volta non sappiamo resistere alla
da ora in poi dalle somme che si buttatentazione di una piccola antologia, per porno via ».
r e al termine di questa la biblica cancluPotremmo continuare, ma ci sembra che
sione: ex ore tuo te judico.
basti per comprendere qual'è il quadro e la
Vediamo: discussione dei bilanci della
prospettiva entro cui va visto lo « storico s
Comunità Economica e dell'Euratom. I1 recolloquio (questa è stata la grande novità
latore Janssens, liberale belga, esordisce afdella sessione di novembre) che l'Assemblea
fermando:
«Lamento l'assenza completa, da questo ha tenuto per due giorni con i Ministri (i
quali, per loro conto, hanno stabilito di far
compiere un'altro fondamentale passo alla
idea europea ... decidendo di consultarsi ogni
tre mesi sui problemi di politica estera).
Chi h a ormai un'esperienza non più breve
delle tristi e monotone vicende dell'europeismo a Strasburgo ricorda molto bene analoghi sforzi fatti dall'Assemblea Consultiva
negli anni immediatamente successivi alla
creazione del Consiglio d'Europa, perché i
Ministri dei 15 paesi di quella organizzazione
si degnassero almeno di prendere in considerazione l e sue raccoinandazioni, anche
in questo caso con esito del tutto negativo.
Ma la storia non ha insegnato nulla agli europeisti (non c'è peggior sordo di chi non
vuol intendere) e la maliconica farsa ricomincia ora nelle Comunità a Sei.
I1 dibattito si è svolto, ancora una volta,
sui binari consueti. Chi si è limitato allo
stretto tema in discussione ha chiesto che i
Ministri ascoltino almeno un po' di più la
Assemblea, dato che questa non ha alcun
controllo politico su di essi. non disertando
l e sue riunioni così sistematicamente come
hanno fatto fino ad oggi. e si degnino di dar e una risposta alle interrogazioni che vengono loro rivolte.
Pella, Presidente in carica del Consiglio
dei Ministri, ha risposto senza prendere impegno alcuno né sull'uno né sull'altro punto.
Quelli che, come Maurice Faure o Scelba, si sono levati a una visione più generale, hanno parlato più o meno vagamente
della necessità di f a r evolvere le Comunità
Economiche attuali verso un'imprecisata
« Comunità Politica ». Discorso che poteva
avere u n senso nel 1952: ma oggi, quando
tutta la realtà comunitaria evolve sempre
più verso l'« Europa delle patrie D, calza perfettamente, per chi non si sa liberare, da
questa prospettiva e dire ad essa un franco
no - e nessuno degli europeisti di Strasburgo n e è capace -, l a risposta del gollista Vendroux, conforme alle ben note tesi
dei suoi compagni di parte: ben venga egli ha detto in sostanza - una tale generale coordinazione politica delle t r e Comunità; ma gettando a mare, anche nei testi,
ogni aspetto genuinamente comunitario, e
allineandosi a l minimo denominatore cc+
mune di integrazione. Gli europeisti rinunziano una volta per tutte, al feticcio « sovranazionale », senza di che c< da promotori àell'Europa si trasformeranno in antieuropei a.
Così, di compromesso in compromesso. la
associazione comunitaria sarà completamerite
trasformata in una associazione meramente
internazionale: questo è il senso profondo
dell'« evoluzione » dell'europeismo ufficiale,
ed è anche il senso vero che si è potuto
trarre dal « colloquio D.
Ma un altro e ancor più « storico » colloquio - pensavano gli ingenui - doveva
aver luogo a Strasburgo. Proprio a metà
della sessione il generale D i Gaulle visitava
COMUNI D'EUROPA
la capitale alsaziana. Ben inteso egli si è
astenuto dal rendere omaggio all'Assemblea
(e in questo non sapremmo dargli torto') o
dal fare alcuna allusione - nel suo discorso
pubblico in quella che viene pomposamente
chiamata la « capitale dell'Europa » - alle
Comunità a Sei o all'unificazione del continente. (Ha accennato so'lo, e nei termini più
vaghi e più brevi, alla necessità, di fro~nte
al blocco orientale, di una maggiore intesa
dei Paesi o'ccidentali, into'rno al perno centrale dell'alleanza franco-tedesca, ma auesto con l'unificazione europea non ha proprio nulla a che vedere). Ciò non h a tuttavia impedito che il Presidente dell'Assemblea Schuman si recasse lui ad ossequiare
ufficialmente il generale, accompagnato da
altri cinque peco'roni, n,ella persona di altrettanti vice presidenti e euro~pei».
Intanto, di fro'nte alle d u e o tre mezze
colonne che il giornale locale (Les Dernières
Nouvelles cE'Alsace) dedica, a titolo d i cronaca cittadina, ai dibattiti della Maison de
L'Euro'pe, stavano fino a nove - dicesi nove - pagine consacrate giornalmente a De
Gaulle, durante i giorni in cui è rimasto nella regione.
I piccoli Stati nazionali, sentendo la propria impotenza, ed essendo d'altra parte incapaci di superarsi, si vogliono almeno consolare co'n un loro picco'lo Nasser e si dedicano al culto della personalità e a l nazionalismo, con mezzo seco~lodi ritardo, come
un qualsiasi Paese sottosviluppato.
Gli europeisti, soddisfatti, rendent hommage.
abbiccì
L a bomba .
'A
))
francese a Franco-
forte
Le istituzioni democratiche nazionali e gli strumenti
politici nazionali sono inadeguati a portare a fondo il
processo di unificazione dell'Europa, e spesso, si ergono,
ostili, fra i cittadini e l'Europa. Prendete un esempio
clamoroso: quello del nostro amico Chaban-Delmas.
Quest'uomo senza pregiudizi, ciovane e volto all'avvenire, sindaco di Bordeaux e benemerito presidente della
Coininissii>ne per gli Affari comunali e regionali del
Conqiglio d'Europa, è anche parlamentare nazionale francese (e niembro deI Governo). Ebbene. il Parlamento
nazionale può condizionare anche questo amministratnre
locale giovane e dinamico. Durante il dibattimento sulI'Euratom alla Camera francese il nostro amico è stato,
per così dire, trascihato dall'amhiente. non ha più visto
lucidamente le prospettive europee: e si è preoccupato
che la Francia - il Paese, signori miei, di Montaime,
di Descartes, di Pasca1
possa avere anche la gloria
di una bomha atomica tutta francese. a Forse anche i
piccoli potranno. in futuro, avere armi atomiche n, ha
esclamato Chaban-Delmas. E cosi al Lussemburgo (mi
scusino gli amici lussemburgbesi) lasceremo un fucile
atoinico e alla Francia lasceremo l a « gloire » della
bomba. «Altrimenti la Francia diventerh una potenza
di secondo rango N, h a aggiunto Chaban-Delmas. A que~ t opunto sarà bene intendersi, senza mezze parole.
Se si tratta della potenza dello spirito, la Francia h a
toccato i vertici della civiltà umana: essa è stata eguagliata, mai superata. Ma se si tratta dell'economia e
del peso militare e politi~co. la Francia non & sfuggita
alla sorte decli altri Stati dell'Europa occidentale. Naturalmente con le sue preoccupazioni nazionalistiche Chaban-Delmas ha rimesso in ciuoco tutta la questione.
Perché gli uoniini sono fatti cosi: se un francese vuole
la bomba atomica, anche ali italiani sosterranno che
spetta loro la bomba atomica per tradizione storica, i
tedeschi noil accetteraiino - alla lunga - di esserne
unilateraliiienle privi, e anche i paesi minori - minori
di territorio e popolazione. non di ingegno - vorranno
(come del resto ha intuito Chaban-Delmas) i loro giocattoIi per guerra atomica. E a chi giova tutto ciò?
-
(dalla relazione politica di Serafirii
ai I11 Stati generali - ottobre 1956)
20 gennaio 1960
Due vittorie delllAlta Autorità
Tre decisioni nei rapporti con i terzi
I1 Consiglio dei Ministri della CECA si
è riunito in novembre ed in dicembre. Aveva all'ordine del giorno problemi per la cui
soluzione l'Alta Autorità domandava una
co'nferma, se non una vera e propria estensio~ne, dei suoi poteri di organo esecutivo
della Comunita carbo-siderurgica. S i sapeva
che alcuni governi erano favorevoli ed alt,ri
contrari alle proposte dell'Alta Autorità, e
si temeva che, tanto per non perdere l'abitudine invalsa negli ultimi tempi, si sarebbe,
tutt'al più, giunti ad un rinvio. Invece, I'unanimità dei Ministri ha co'ronato, nelle due
sessioni, gli sforzi perseveranti del Presidente Malvestiti e dei su.r>i colleghi. Ma
veniamo ai temi fondamentali delle sessioni
di novembre e. di dicembre.
Alla prima, il Consiglio ha approvato I'ultimo ritrovato dell'Alta Auto'rità in fatto di
« revisione » del Trattato della CECA in
materia di riadattamento della mano d'opera
licenziata. (Dell'argo~mento ci siamo occupati nel numero di novembre). In che consiste il ritrovato? Nel proro'gare di tre anni
ancora il regime che avrebbe do'vuto scadere il prossimo 10 febbraio e nel limitare
tale proroga ai soli lavoratori del carbone.
Alla sessione di dicembre, il Consiglio ha
accolto favorevolmente i piani dell'Alta Autorità per fronteggiare la difficile situazione
del mercato carbonifero del Belgio e per
continuare, nel corso del 1960, ad aiutare i
minatori di quel Paese. Riconosciuto che la
situazione minaccia di pro'vocare - come
dice il Trattato - perturbamenti gravi e
persistenti D, l'Alta Autorità è abilitata ad
ado~ttaretutta una serie di misure che vanno
dal risanamento dell'industria carbonifera
all'eventuale limitazione della produzione
belga e delle importazioni sia dagli altri
Paesi della Comunità che dall'esterno, dalla
possibile fissazione di prezzi minimi a l congelamento delle attuali scorte di carbone
presso le miniere.
I1 governo belga, dal canto suo, si è impegnato a chiudere: entro il 30 giugno di quest'anno, 34 sedi di estrazione, il che porterebbe ad una riduzione della produzione per
circa 5 milioni e mezzo di tonnellate. Le
importazioni dai Paesi della Comunità dovranno raggiungere un massimo di 2,9 milioni di tonnellate, e precisamente 1,9 dalla
Germania federale. 0,8 dai Paesi Bassi. 0,2
dalla Francia. Quelle dall'esterno non dovranno oltrepassare le 600 mila tonnellate.
Vale la pena di ricordare che dal febbraio 1953, cioè da quando è stato aperto il
mercato comune del carbone, l'Alta Autorità ha fornito ai minatori del Belgio aiuti
sociali vari per un ammontare di circa 700
milioni di franchi ed ha corrisposto alle
miniere marginali un aiuto di perequazione
pari a 2,5 miliardi di franchi belgi.
I1 Consiglio dei Ministri della CEE, riunito a Strasburg.9 il 24 novembre, ha di
nuovo discusso dei rapporti con i Paesi che
della Comunità non fanno parte. Specialinente dopo la creazione della «piccola »
Zona di libero scambio, i Sei sono tenuti a
0
volontà
provare concretamente la 1 . ~ buona
nel non incoraggiare rivalità esagerate e
divisioni pericolose. Per questa ragione, i
Ministri hanno adottato t r e decisioni che
fanno onore al loro europeismo.
Prima decisione: i Paesi terzi profittano.
dal 1" gennaio del '60, dello stesso grado di
allargamento dei contingenti previsto dal
Trattato per i Paesi membri. Ne saranno
esclusi soltanto i Paesi ai quali non è accordata la clausola della nazione più favorita.
Seconda decisio'ne: i Sei potranno estendere ai Paesi terzi la riduzione delle tariffe
doganali, pari a l lo%, clie interverrà il prossimo 1" luglio 1960. Si tratta qui di una
facoltà e non di un'obbligazione.
Terza decisione: creare una commissione
di « contatto » tra i Sei del Mercato comune
e gli altri Paesi europei. Compito della commissione sarebbe quello di sorvegliare le
correnti di traffico, di proporre l e misure
atte a correggere le difficoltà eventuali, organizzare delle co'nversazioni tra tutti i
Paesi dell'OECE.
Segni favorevoli nel
MEC
Secondo i dati ufficiali diffusi a cura della
Commissione esecutiva della CEE, nel 1950,
la produzione industriale della Comunità
sarebbe aumentata del 5,5% in media. Contro il 3 % dell'unione belgo-lussemburghese
starebbero il 6% della Germania, il 9 o 10%
dell'Italia e dei Paesi Bassi.
Tranne che in Belgio. dove ha raggiunto
punte superiori al 1958, la disoccupazione
tende dapertutto a diminuire. La stessa
constatazione si può fare per la disoccupazione femminile che si è ridotta notevolinente in seguito alla ripresa dell'industria
+,,"":l,.
LC>DllC.
I1 costo della vita ha continuato a salire.
L'indice generale dei prezzi è aumentato del
3,7% in Germania, del 3,4% nei Paesi Bassi,
del 2% nel Belgio.
Notevole incremento hann? accusato le
espo~rtazioni.I1 più rilevante si è constatato
in Francia, specie per le esportazioni verso
Paesi non appartenenti all'area del dollaro.
Tendenza all'aumento dimostrano pure i
salari dell'industria. Uno dei mo'venti è il
più elevato costo della vita. Un altro è il
rialzo dei prezzi dei beni consumo. Terzo:
il desiderio dei lavoratori di partecipare ai
pro'fitti degli accrescimenti di produzione.
.
.
...- ..
--
G. E. C.
7
COMUNI D'EUROPA
20 gennaio 1960
.
-
ALCUNE OSSERVAZIONI SUL PIANO MANSHOLT E I POTERI LOCALI
di Gianfranco Martini
L'atteggiamento del G o v e r n o italiana v e r so il piano Mansholt, e in generale verso
l'accorciame~nto dei t e m p i per arrivare al
meacmto c o m u n e agri~c~olo,
ci preo~ccupulm'olto.
S e sappiamo v8cl.2utare bene la situazione,
considerazioni settoriali nazi,onali n o n s o b
influenzano i l Ministro dell'Agricolltura, m
altresì i l Ministro degli Esteri e ad,dirittura
il Presidente del C,onsiglio. Ebbene, l'integrazione europea, per motavi d i interess'e
gemriale internazionale e italiano, è obiett i v o asso~lutamente prioaitario, e sarebbe
mortificante che - fra l'[<Europa delle patrie d i Debré e altre tegole del genere.
che c'adono quotidianamente sulla testa del
pover'uomo europeo - inserissimo apertam e n t e (perché copertamente d i malestri n e
abbiamo già compiuti a svffictenza) anche
le inopinate II difficoltà italiane, invece di
c~ogliere a v o l o un'occasione che s i present'a
per giovare alla nausa della sopranazionulità.
S e gli agricoltori saranno in difficoltà
( q u i n d i n o n t u t t i gli italiani, cosa che neanche giustificherebbe un rallentamento - o
u n a mancata accelerazione - del processo
unitario, che è più importante d'o~gni altra
oosa, perché ci garaiztisce pace e dignità
, facciano pagare qued i popolo m o ~ d e r n o )si
st8e difficoltà a chi sarà avvantaggiato dai
più rapidi passi verso il Mercato C o m u n e :
m a n o i siamo convinti c h e n o n si tratta
neppure d i tutti gli agricoltori italimani, q m n to s~olo d'una loro parte, minoranza nella
minoranza. Meraviglia piuttosto ( e anche
qui, paobabilmente, giuoca la nostra ingen u i t à o la nostra scarsa informazionei) che
si parli dell'impiego del cc piano v e r d e
s e n m che sia ancora stat'a concoadata la
politica c o m u n e agraria europea. Ma come?
Questi sono lo spirito e la con'creta voliontà
europei del nostro Governo? Parrebbe più
che giustifi~~abileche c i si impegnasse fin
da ora per un K piano v e r d e
a t t o e'quilibratore d i eventuali sacrifici maggiori che
,
integrazione europea
la n e ~ e s s ~ a r i aurgente
può chiedere al settore agricolo nazionale:
m a esso andrà formulato i n concreto. solo
dopo che sia stat,a decisa la politica agraria
conveniente all'E~lropa come tale. O siamo
della stessa pasta d i Debré e compagni? Cosi
continuendo n o n a v r e m o d a v v e r o diritt'o alla
riconoscenza dei futuri citta,dini europei o
semplicemente dei nostri figli. Tant'è: forse
n o n siamo all'altezza d i contribuire a rim e t t e r e i n carreggiata, col nostro serio: l u n gimirante, coraggioso c'ontributo europeista,
un m o n d o dove - dopo i giovani arrabbiati - fioriscono adesso i post-arrabbiati e i sospettosi I , , erranti fra il terrore
atomico; i l disgusto dei padri ( n o i ! ) e la
frenesia orgiastica (leggano, leggano il nostro Ministro dell'Agricoltura, il nostro Min i s t ~ odegli Esteri, il nostro Presidente del
Zenzero
di
Consiglio romanzetti come
Donleavy o le prose d i Nathalie Snrraute,
Alain Robbe-Grillet. Miche1 Butor). Il m o n d o v a a rotoli. la Federazione europea
è un'idea-forza che può diventare u n a speranza e u n a guida morale pe+ i nostri giov a n i sban,clati, e noi mercanteggiamo l'avvenire, cediamo ai gruppi di pressio~ne,n ~ o n
comprendiamo la gravità dell'ora. Sveglia,
amici del G o v e r n o n ~ z i o n ~ a l e !
)I
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11,
11
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1'
11
11
Fatta questa doverosa premessa, possiamo
passare al t e m a specifico più sotto trattato
da Gianfranco Martini, amministratore locale nel Polesine. ,, C o m u n i d'Europa si è
già i n passato occupato del t e m a dei Poteri
loscali i n relazione all'agricoltura e all'integrazione europea: wedansi. fra i varii scritti,
L'assistenza al C o m u n e rurale i n G e r m a nia di Renato Brugner (ottobre 1955). I
C o m u n i rurali e l'Europa
(resoconto del
Conv'egno dell'AICCE ad A l b a ? i n provincia
d i Cune80, oltre u n o stralcio dall'opuscol~o,
edito dalla s e g r e t e r i , ~italiana della Campagna europea della G i o v e n t ù , s u Colopemzione ed integrazione a,gricola europea: elevazio~neu m a n a e civile del m o n d o contadin o e passi dal discorso del Ministro dell'Agricoltura Colombo alla II Assemblea
generale del Consiglio Superiore dell'Agricoltura, s u « L e iniziative agricole e la reg i m e » - n o v e m b r e 1959), « L e comunità
m o n t a n e d i Edoardo Pizzetti (gennai'o-febbraio 1956), Citta e campagna al C'ongresso
Internazionale di Urbanistica a V i e n n a » d i
Renato Briigner (luglio-agosto 1956), cc L a
di
maggioranza contadina vuosle l'Europa
Lino Burbero (dicembre 1956), I C o m u n i
rzorali e l'Europa ( d u e lettere al Direttore
- febbraio 1957). C, I Landkreise
d i Hans
M u n t z k e (maggio 1957), reso~conto del III
Convegno del Montiferru s u L e autonomie
(ottobre 1957), Il balocali e l'Europa
ricentro economico europeo e i poteri locali »
( n o t a sztll'intervento del Segret'ario generale
dell'AICCE all'incontro organizzato dal Mov i m e n t o Europeo s u Problemi e prospettive
dell'inserimento dell'economia italiana nel
Mercato C0mz~n.eEuropeo - febbriaio-marzo 1958), « M e r c a t o C o m u n e Europeo, artigianato e poteri locali » d i Pietro Micara
( c o n r i f e r i m e n t i alla agricoltura - marzoaprile 1058). Ma ci preme soprattutto di
ricordare la raccom,andazione conclusiva
I
del Colnvegno d i Palazzo Canavese s u
C o m u n i rurali europei e l'equilibrio cittàc'ampagna (cfr. C o m u n i d'Europa
gennaio 1959); essa dice fra l'altro: « I l Convegno, cosciente del fatto che i progetti delle
grandi integrazioni economiche ( c o m e per
esempio il M E C ) sono necessari, m a min'acciano da u n a parte di concentrare gli i n v e stimenti per l'industria e le abitazioni nelle
città e nelle zone gin sovraccariche o che
lo diverranno rapidamente. e dall'altra d i
accentuare l'esodo rurale e la depressione
di zo8ne già sottosviluppate, che esistono anche i n regioni prospere,
a f f e r m a che parallelamente a queste integrazioni economiche è indispensabile approntare zin conveniente aménagement d u
territoire
il cui scooo essenziale è quello
d i assicu?iare delle favorevoli conclizimi d i
uità a t u t t i gli uomini. sia che abitino le
città che le campagne. e di assicurare lo
.sviluppo d,ella popolazione rurale, per ristabilire l'equilibrio fra le città e le campagne,
dann80samenterotto nella maggior parte del!r nazioni;
a f f e r m a altresì che questo « aménagement
d u territoire n o n potrà corrispondere alle
necessità degli uomini senza che questi possano intervenire a orientarlo per m e z z o d i
convenienti istituzioni, sui piani federale,
nnzionale, ~ e g i o n a l e ,pl~tricomunale ( L a n d 11
C,
))
.
11
11
11
,)
(C
)I
11
1,
11
11
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),,
,(
)>
1,
11:
11
kreise, arrondissement, circondario, ecc.) e
comunale;
sottolinea che nessuna soluzione può essere
effica'ce senaa la creazione di u n a rete di
(Dorfgemeinschaftsfoyers comm.unaux
hauser, centri so'ciali, C o m m i t n i t y centres,
ecc.) e senza giustapposizione armoniosa, n e l
quadro rurale, d i u n a agricoltura modernizzata e di u n a industria proporzi~onata alla
misura locale e legata, t u t t e le volte che è
necessario, ad altre imprese o m o g e ~ w ~ee a
un centro di ~ n o n t a g g i o che assicuri i m o derni r i t m i di produzione:
sottolinea ancora che per giungere a questo obiettivo. la partecipazione delle collettività locali è indispensabile e che, pertanto
m e z z i di credito devono essere messi a disposizione delle n u o v e imprese come pure
delle collettivita locali;
chiede che in t u t t i i nostri Paesi gli organi
ufficiali si impegnino a queste realizzazioni
e che la popolazione v e n g a chiamata perman e n t e m e n t e a partecipare a u n a tale attività,
che interess'a t u t t o il suo destino: ...
E' evidente che a u n a politica agraria
sopranazionale d,ovrà corrispondere u n a com u n e - ed energica - politica d i investim e n t i a lungo t e r m i n e e d i sviluppo regionale: e i n questo quadro la Sezi80ne italiana
del CCE aztspica che siano indirizzati gli
sforzi della Comunità europea di credito
comunale.
'
11.
***
In Italia, i n questi giorni, si parla d i f f u samente del piano Mansholt, come è stato
denominato il progetto d i u n a politica agraria c o m u n e , a' sensi dell'art. 43 del trattato
di R o m a , predisposto dall'olandese V i c e Presidente del Comitato economico e sociale
della CEE.
Esso è stato definito il primo serio t e n tativo di programmazione economica delle
r i f o r m e di struttura e di un sistema di m e r cato comune dei prodotti agricoli tra i Sei
Paesi del MEC.
T a l e progetto è stato trasmesso il 7 nov e m b r e scorso al Comitato economico sociale
della CEE per il prescritto parere, c h e dovrà
essere presentato entro il prossimo m e s e di
febbraio a seguito di accordi intervenuti
t r a il Presidente Hallstein e il Presidente
S t a r k e del predetto comitato. Risulta tuttav i a che la Commissione agricola dell'assemblea ne h a già iniziato l'esame: dopo f e b braio essa sarà f o r m a l m e n t e invitata ad
esprimere il suo giudizio politico sul piano.
Nel f r a t t e m p o anche i n Italia uomini di
gaverno, associazioni di categoria, responsabili dei vari settori produttivi agricoli e
tecnici h a n n o cominciato a prendere i n esam e il piano Mansh.olt, incontrandosi anzi a
Ro'ma col suo estensore per u n diretto scambio di idee.
I1 progetto Mansholt consta di t r e parti:
l a prima descrive la situazione attuale dell'agricoltura dei paesi m e m b r i della C E E ;
l a seconda enuncia i f o n d a m e n t i di u n a
politica agricola c o m u n e tali da definire u n a
politica delle strutture, u n a politica d i m e r cato e u n a politica commerciale. L a terza
parte prevede proposte specifiche per l'attuazione di u n a politica agraria c o m u n e per
migliorare le strutture agricole e per dar
COMUNI D'EUROPA
vita all'organizzazione di mercato per i principali prodotti.
Una valutazione analitica del piano Mansholt in relazione alla situazione dell'agricolt u r a italiana e con riferimento al preannunc i a t . « P i a n o verde >> appare oggi non facile
per la c ~ m p l e s s i t àdella materia trattata e
forse prematura, mancando ancora la possibilità di una adeguata documentazione. Tuttavia, e con riserva di riprendere prossimamente l'argomento, appare fin d'ora utile
accennare ad alcuni settori in cui il problema d i una politica agricola comune interferisce più direttamente con le funzioni
e i compiti delle amministrazioni locali.
Tra questi ci pare di particolare importanza il problema dell'assistenza tecnica la
quale, per consentire la realizzazione dell'impresa agricola sotto ogni profilo ed essere
efficace, deve essere la più diffusa e decentrata possibile.
Solo l'elevazione della capacità imprenditoriale degli agricoltori potrà mettere l'agricoltura italiana, nel suo complesso. al passo
con le necessità dell'intero sistema economico nazionale e delle nuove esigenze di
integrazione europea. Specialmente le minori
unità aziendali saranno disponibili per le
indispensabili trasformazioni se verrà diffusa
la informazione professionale degli agricoltori e favqrita in genere l'evoluzione della
mentalità dei ceti così detti contadini; solo
così l'impiego di notevoli capitali potrà costituire un investimento pubblico positivo.
Tralasciando in questa sede l'istruzione
scolastica vera e propria, è sul piano delle
nozioni tecnico-professionali che i poteri locali potrebbero essere chiamati a fornire un
utilc contributo.
Al fine di rendere sempre più estesa e
capillarc l'attività di esperti volta a consigliare e formare professionalmente gli agricoltori, potrebbe essere ripreso un disegno
di legge del quale era stata preannunciata
tempo f a la presentazione C che prevedeva,
secondr, le poche informazioni allora diffuse,
l'istituzione di condotte agrarie con circoscrizione territoriale ridotta.
I tecnici ai quali tale. condotte sarebbero
affidate, do'vrebhero svolgere il compito di
diffondere t r a gli operatori agricoli un'adeguata informazione tecnico-economico sulla
base di valutazioni basate sulle specifiche
condizioni locali e fornire un decentrato
Nel numero agosto-settembre '59 abbiamo
pubblicato l'acuto studio « Le conseguenze
dell'integrazione economica europea >> del
gruppo inglese del Politica1 und Economic
Planning (PEP). Oggi citiamo una edizione
inglese di Allcn and Unwin (London 1959),
in cui il professor Tibor Scitowsky (il titolo
del libro è « Economic Theory and Western
European Integration ») offre una sua dimostrazione, scientifica, dei vantaggi di una
integrazione economica europea, chiarendo
che non ci può essere autentica integrazione
senza organi comunitari dotati di effettivo
potere sopranazionale.
Vorremmo inviare il volume in omaggio alla
redazione del settimanale I1 Punto n , che nel
numero del 9 gennaio ha pubblicato un tipico
articolo di Franco Martini, dal titolo (significativo) s L'Italia esclusa dal direttori0 economico a 4 .. A proposito del vertice occidentale
servizio di assistenza, adattando gli orientamenti produttivi alle esigenze del mercato
interno ed internazionale.
I1 problema è coinplesso e sono tutt'altro
che trascurabili le riserve formulate nei
confronti di tale iniziativa nella quale è
insito il pericolo di una certa burocratizzazione: tuttavia, in una situazione quale
quella italiana, in cui gli agricoltori non
hanno ancora dimostrato, salvo eccezioni, la
loro consapevole intenzione di dotarsi autonomamente di strumenti organizzativi e di
assistenza tecnica, anche le condotte agrarie,
intese come organismi collegati coi poteri locali e operanti in stretta collaborazione con
gli stessi operatori agricoli, potrebbero costituire un utile strumento di diffusione, in
mo'do istituzionale e permanente, dell'assistenza tecnica nel campo agricolo.
I1 pian-o Mansholt prevede, tra l'altro,
l'acceleramento dei tempi di piena applicazione del trattato di Roma, riducendo ad
otto i dodici anni previsti per il periodo
transitorio, il che significa che entro sci anni
si dovrebbe addivenire all'unificazione del
mercato agricolo. Tale riduzione cronglogica
ha suscitato perplessità non tutte ingiustificate data la situazione dell'agricoltura italiana e i suoi vizi di origine e la incomprimibilità dei così detti tempi tecnici per la
conversione di certi ordinamenti produttivi
e per le relative modificazioni strutturali.
Tuttavia è innegabile che il fattore tempo
sta divenendo pressante sia per neutralizzare
la creazione di nuove strutture difensive
contro l'integrazione che una lunga attesa
potrebbe favorire, sia di fronte alle prospettive di competizione economica che il clima
di distensione f r a Est e Ovest sembra delineare: così stando lc cose! bisogna bruciare
le tappe e risalire, con visione organica ed
aperta, lo svantaggio in cui l'Italia si trova,
creando soprattutto un dinamico ceto di operatori agricoli pronti ad accogliere le innovazioni del-progresso e capaci di agire attivamente ed in forma associata sul mercato
interno ed internazionale.
L'AICCE ha fin dalla sua origine richiamato gli amministratori locali a divenire
sempre più consapevoli delle profonde innovazioni chc la rcaltà economica del paese
e quella internazionale impongono anche
agli attuali compiti dei poteri locali, e a dibattere perciò liberamente tutti quei pro-
economico di Parigi vi si legge: s Perché duiique sostenere che 11011 siamo di fronte ad una
energica iniziativa degli americani e degli inglesi. diretta a ricondurre i "micro-europeisti "
in seno a quella più grande Europa che era
stata concepita e che si è in realtà attuata nell'OECE so'tto l'impulso morale e materiale dei
due paesi nord-americani [USA e Canadàl?
Evidentemente, perché non si vuole ammettere
che il MEC ha subito, questa volta, una vera
e propria disfatta n. A parte quel <. micro-europeisti ,, che, francamente, non ci piacc (mentre
vorremmo sapere perché, poco prima del varo
del MEC, i = macro-europeisti >, inglesi volessera - proprio cssi - dare l'ultimo colpo alla
moribonda OECE: salvo a risvegliarsi, proporre
la ZLS. ecc. ecc., quando i Trattati di Roma
arrivarono inopiiiatamente in porto), quale soddisfazione ricava la redazione di I1 Punto n
dalla dislatta del MEC? Può darsi che noi sbagliamo e che il settimanale, diretto da un excollaboratore dcl conte Sforza. voglia semplicemente criticare le deformazioni autarchiche
>)
20 gennaio 1960
blemi di pubblica amministrazi.one che più
strettamente si intrecciano con le esigenze
dell'unificazione europea.
Tra questi si possono ricordare i problemi
dell'ordinamento regionale come presupposto
per la redazione di concreti piani di sviluppo
su base locale, l'aggiornamento dei criteri
per l'aménagement d u territoire, i nuo'vi
rapporti tra città e campagna, l e modalità
delle migrazioni e così via: t r a detti problemi abbiamo ritenuto non del tutto fuori
luogo, in una prospettiva di nuo~virapporti
tra poteri locali e integrazione europea, il
presente richiamo all'urgenza dell'assistenza
tecnica in agriccltura e all'eventuale istituzione delle condotte agrarie, lieti se l'argomento potrà essere da altri ripreso e
approfondito.
Gianfranco Martini
OPINIONI
Ii Piano Mansholt
per 1'Agricoltiira Europea
Riportiamo dal n. 9, anno I, di «Iniziativa
europea >> questo òra7zo dell'articolo di Antonio Landolfi.
L'accoglienza riservata dagli ambienti e
dalle organizzazi.oni dei grandi produttori
agricoli, europei ed italiani, alle proposte
formulate dal vice presidente della CEE, il
socialista olandese Mansholt, pongono in luce
le resistenze, gli ostacoli che il processo di
integrazione europea incontra nel settore
agricolq, vedono intaccati tradizionali situazioni di privilegio e di protezione. Ersse si
trasferiscono, bensì, negli schieramenti politici. dove si verificano le più contraddittorie
ed ibride convergenze. E' stato possibile, infatti; leggcrc sull'« Unitci » dei giorni 5 e 6
del novembre scorso, in occasione della sessi.3ne dei sei ministri dell'agricoltura dei
paesi del MEC, una difesa d'ufficio dei « p r o duttori », cioè della confagricoltura e dei
coltivatori diretti italiani, e delle corrispondenti organizzazioni straniere, che nc sposava le tesi avverse alle proposte Mansholt.
E persino, sullo stesso quotidiano, un inatteso elogio al ministro Pella, che nel suo
saluto aveva raccomandata una cautela nell'attuazione delle forme integrative, che suonava come reciso rifiuto dell'Italia agli impegni indicati dal progetto.
Non è un mister.0, del resto, che il PCI,
come il PCF, in Francia, è impegnato in una
battaglia di retroguardia contro il mercato
comune, che trova il terreno più fertile nel
settore agricolo, dove gli interessi più retrogradi delle singole società nazionali convergon3 nella resistenza alla rottura di un
equilibrio insopportabile e sempre più pesante per l'economia di ciascun paese. In
ciascun paese infatti, e con particolare riguardo in Italia ed in Francia, l'organizzazione nazionale della produzione e della
distri'ouzione agricola è basata su sistemi
protezionistici e corporativi, che hanno i1
loro coerente e naturale collocamento in
un mercato nazionale chiuso da alte barriere doganali. Spezzare queste barriere, per
la costituzione di un mercato più largo e
competitivo, vu31 dire aprire una crisi nell'equilibrio degli interessi privilegiati, proporre un sistema produttivo e distributivo
basato su un aperto circuito concorrenziale,
laddove oggi esiste la stagnazione dei costi,
i1 sistema degli alti prezzi e dello scarso
reddito dei salariati e dei piccoli e medi
produttori.
20 gennaio 1960
COMUNI D'EUROPA
9
PENSIERO E AZIONE DEI FEDERALISTI EUROPEI
U n meridionalista eurobeo : Renato G i o r d a n o
La prima volta in cui mi ricordo di Renato Giordano è nelle stanze un po' buie
d'un circolo culturale di Napoli, ove era con
Francesco Compagna e un altro
amico di quel
gruppo di giovanissimi meridionalisti - usciti prevalentemente dall'Istituto Italiano
di Studi Storici
creato da Benedetto Croce -, che
sono poi tutti risultati assai aperti ai problemi della Federazione europea; che, anzi,
s3no riusciti a vedere in un coerente quadro unitario meridionalismo e federalismo europeo. Vicini
prima al partito d'azione e poi ai repubblicani, hanno altresì rappresentato uno dei
gruppi politico-culturali italiani più sensibili, accanto ai « popolari », ai liberali einaudiani, ai socialisti wmunitari, verso i problemi di una società pluralista, e di uno
Stato articolato in effettive autonomie locali.
Nel 1945, a dieciannove anni, Giordano
era segretario di Guido Dorso all'Azione di
Napoli. Nel 1948-'49 fece l'esperienza americana (alla Princeton University), che risultò una componente piu che rilevante
della sua formazione intellettuale e del su3
giudizio politico: giudizio talvolta perfino
trascinato - per una polemica assai rispettabile contro certo possibilismo levantino di
larghi strati della classe dirigente europea
- a semplificazioni e a oltranzismi in politica internazionale, che potevano rasentare
la prevenzione.
Nella battaglia federalista europea Giordano fu attivissimo e coerente, ma si schierò
fra i moderati. Legato, dal tempo in cui prestò servizio presso l'Alta Autorità della
CECA, a Jean Monnet - che aveva apprez-
Nel prossimo numero pubblicheremo
i resoconti sull'attività delle Giunte
d'intesa fra i Comuni di Udine, di
Esslingen a m Neckar (Germania) e
Vienne (Francia); sulla riunione di
Francaforte della Commissione del
CCE per le autonomie locali e sul
convegno di Abano Terme per .l'insegnamento dell'educazione civica e
l'Europa.
zato questo giovane meridionale di così vivo
ingegno -, con quel tanto di smaliziato
scetticismo che viene dalla routine della
pubblicistica politica e dai contatti di « vertice », non sentiva forse congeniale al suo
temperamento l'azione di tipo mazziniano,
l'azione di base, l'utopismo populista. Ma
non si adagiò mai nell'europeismo di maniera e, nutrito di vastissimi interessi per cose
e teorie (politiche, giuridiche ed economiche:
ricordo un suo acuto intervento sugli oligo-
poli nel mercato comune europeo, in un
dibattito a proposito di un libro di Galbraith), dava il prezioso contributo delle
sue analisi critiche, infaticabilmente, ai lettori dall'orientamento più diverso, uomini
pratici e intellettuali, militanti federalisti e
operatori economici. La lettura della sua
prosa era sempre stimolante e ci faceva
spesso pentire di non aver approfondito
qualche argomento, di cui egli, con informata sicurezza, ci sottolineava l'importanza.
E' m3rto a trentaquattro anni, d'un male
che lo minava da tempo e senza speranza e
che pure non intaccava il suo sereno sembiante: tanto che, frequentando quest'uomo
estremamente signore di sé, si poteva anche
non avvertire che fosse o si sentisse ammalato. La malattia riguardava l'io empirico,
mentre egli dava l'impressione di riuscire
a vivere costantemente, se è possibile esprimersi così, sul piano trascendentale. I federalisti europei non dovranno dimenticare la
sua lezione intellettuale e morale.
U. S.
Comitato d'azione del Movimento europeo
I1 21 e il 22 novembre si è riunito a Strasburgo il C.3mitato d'Azione del Movimento
Europeo. sotto la presidenza dell'on. Pacciardi, presenti il presidente del Consiglio
Parlamentare del M.E. (Bohy), il Delegato
generale (Drapier), i rappresentanti della
Lega economica per !a Cooperazione europea, del Movimento socialista per gli Stati
Uniti d'Europa, del Movimento Federalista
Europeo, di Azione Europea Federalista, del
Consiglio dei Comuni d'Europa (Bareth,
Cravatte, Serafini). della Confederazione internazionale sindaccti cristiani, dei Consigli
nazionali belga (Duvieusart e Rifflet), francese (Courtin e Lhuillier), italiano (Secco
Suardo e Contigliozzi), lussemburghese (Werne e Eissen), 3landese (Nord e Molenaar),
tedesco (Furler e Koppe), Gaetano Martino,
vice-presidente del gruppo liberale dell'APE,
Poher. presidente del gruppo democristiano
delllAPE, Georges, segretario generale del
gruppo socialista dell'APE, Dehousse, presidente del gruppo di lavoro dell'APE per le
elezioni europee, nonché il segretario generale del M E. van Schendel.
Deh3usse ha fatto una relazione ampia,
esauriente sulle conclusioni del Gruppo di
lavoro per l'elezione a suffragio universale,
diretto dell'Assemblea Parlamentare Europ e a la relazione Dehousse ha suscitato u n
largo dibattito, durante i1 quale da parte di
tutti si è riconosciuto che - data la via
obbligata che si presentava al Gruppo di
lavoro - quant3 esposto da Dehousse risulta
pienamente positivo. Piuttosto Rifflet, Serafini ed altri hanno cercato di individuare
quali potranno essere i compiti dei militanti
federalisti una volta aperta una campagna
e!ettorale europea per l'elezione di un'Assemblea dai poteri indubbiamente insufficienti.
Martino ha fatto una relazione sulla coordinazime delle politiche estere dei Sei, sottolineando che la collaborazione politica e
la consultazione fra i governi non è quanto
oggi basti all'Europa, attaccando la concezione gollista dell'« Europa delle patrie »,
esprimendosi contro una segreteria politica
(segreteria, permanente per la politica ester a ) dei Sei, perché essa rappresenterebbe
solo del fumo e una pericolosa « istituzionalizzazione » del principio della cooperazione, mentre - anche sul terreno politico
- urge l'integrazione. Gli intervenuti ai
sono divisi sull'utilità o meno della creazione della segreteria permanente, rimanendo ccmunque tutti perplessi sulle caratteristiche della segreteria stessa (donde proverrebbe? chi la costituirà? come sarà costituita? quali i suoi compiti? quale la sua
autorità?).
Duvieusart ha presentato una relazione
scritta di la Vallée Poussin sulla coordinazione degli Esecutivi delle C3munità europee. La discussione ha mostrato u n orienta-
A Gaetano Martino si deve il merito principale dei
terzi commi dell'art. 108 Euratom e 138 CEE (« L'assemblea [~arlamentare europea] elaborerà progetti
intesi a permettere l'elezione a suffragio universale
diretto secondo una procedura uniforme in tutti
'gli Stati membri... n)
mento in linea di massima favorevole a una
futura unificazione dei tre Esecutivi, ma
presentemente preoccupato che una modificazione dei Trattati appiattisca la soprana~ i o n a l i t àdella CECA al livello meno francamente sopranazionale del MEC e del1'Euratom.
I1 Comitato d'Azione ha infine trattato
tutta una serie di argomenti pratici, organizzativi, propagandistici (congressi e conferenze, agenzie europee di stampa, ecc.).
COMUNI D'EUROPA
In izìutiue del Congress,o del Pobolo Eurobeo
La Sessione di Darmstadt
I1 4, 5 e 6 dicembre scorso si è svolta a
D a r m s t a d t l a I11 Sessione del Congresso del
Popolo Europeo, sotto l a presidenza del
prof. Mcuskhély dell'università di S t r a sburgo.
E' s t a t a approvata all'unanimità u n a m o zione che così indica il m a n d a t o d a affidare
a l Comitato p e r m a n e n t e del Congresso p e r
l'anno 1960:
1 ) accentuare l a nostra opposizione all'involuzione nazionalistica delle forze n a zionali c h e ci governano;
2) moltiplicare e rinnovare. nella più
s t r e t t a collaborazione col Movimento Federalista Europeo, l e elezioni primarie, p e r
d a r e una più larga base poposlare europea
alle rivendicazioni del Popolo Euro'peo;
3) intervenire presso t u t t i i parlamenti
e i governi per esortarli a sostenere l a richiesta dell'Assemblea Costituente E u r o p e a ;
4 ) p r e p a r a r e l e forze federaliste a p a r tecipare i n massa d i r e t t a m e n t e alle elezioni
politiche europee quando a v r a n n o luogo.
F r a l e a l t r e mozioni politiche votate, n e
è stata approvata una, s u proposta d e l delegato d i Lione Lesfargues, sulla situaz,ione
dclla penisola iberica, in c u i si invitano
quelle popolazioni « a d associarsi, nella m i s u r a in cui possono f a r l o >>, all'edificazione
di un'Europa Federale, c h e sola p e r m e t t e r à
d i ristabilire le tradizionali istituzioni democratiche e il libero esercizio dei diritti
umani più elementari.
P u r e all'unanimità è stata approvata una
mozione del Segretario generale dott. Bolis,
sottoscritta anche d a numerosi delegati a u striaci, s u l problema del Tirolo M e r i d i n a l e ,
che riportiamo nel testo integrale:
« I delegati austriaci e italiani alla I11 Sessione del C P E constatano che d a u n lato e
dall'altro della frontiera politica c h e separa
i loro d u e S t a t i nazionali persistono delle
incomprensioni c h e sono eredità d i rivalità
d e l passato e origine d'intolleranza e d i litigio t r a i d u e popoli.
I delegati sono convinti c h e la sola soluzione possibile p e r il f u t u r o n o n consiste
nella revisione delle frontiere, m a nella loro
abolizione, nel q u a d r o della Federazio'ne
Europea, nella salvaguardia dei diritti dei
gruppi etnici originari.
I n t a l modo soltanto, l e minoranze nazionali potranno partecipare alla vita democratica di u n a E u r o p a F e d e r a t a >).
La presentazione del trattato di Costituente
Delegazioni internazionali d e l Congresso
d e l Popolo Europeo h a n n o presentato il
10 n o v e m b r e scorso a i Presidenti delle Assemblee politiche dei Sei Paesi del Mercato
comune il progetto d i T r a t t a t o p e r l a convocazione dell'Assemblea costituente e u ropea.
I l Documento. p r e p a r a t o d a u n a commissione d i delegati del CPE, presieduta d a l
prof. G u y H é r a u d , è stato accolto con molto
interesse dagli esponenti p a r l a m e n t a r i d i
Francia, Italia. Belgio, Olanda e Lussemburgo, m e n t r e nella G e r m a n i a f e d e r a l e il
Presidente del B u n d s t a g Gestermayer, non
h a ricevuto l a delegazione, guidata d a l Pres i d e n t e d e l CPE, Miche1 Mouskhély, motiv a n d o l a decisione con l'osservazione che l a
iniziativa a v r e b b e potuto intralciare il lavoro
del G r u p p o d i lavoro p e r l e elezioni europee,
presieduto d a l sen. Déhousse.
A R o m a l a delegazione, della q u a l e faceva
p a r t e il nostro vice-presidente avv. Centazzo,
sindaco d i Udine, è s t a t a ricevuta molto cordialmente d a l P r e s i d e n t e Merzagora, c h e h a
mostrato d i conoscere i problemi concreti
dell'azione federalista e d i interessarsi vivam e n t e a questi, e dall'on. Semeraro, in r a p presentanza del Presidente Leone, indisposto.
(Continuozionc~daliu p a g . 8)
del MEC, l'improprio uso politico del ME'C in
funzione antidistensiva, il connubio nazionale
franco-tedesco che cerca di u servirsi m del MEC:
ma si faccia attenzione, perché guardando fideiaticamente a l di fuori della piccola n Europa,
buttando a mare i Trattati di Roma e ricomminciando tutto daccapo, si rinuncia a strumenti reali per l'integrazione eurompea, mentre
non si scalfisce minimamente il nazionalismo
francese o te'desco o nostrano (vedans'i accoglienze al piano Mansholt). Del resto il MEC
non è nato sotto il regime di de Gaulle, ha
avuto adesioni su un arco che va da Maurice
Faure ai socialdemocratici tedeschi, rappresenta
una prospettiva mo'lto meno votata a una disfatta di quanto sembri a << I1 Punto > . se gli
stessi comunisti si sono accorti che bisogna fare
i conti con esso (cfr. a Riemsaminare il MEC
di Eugenio Peggio, in Politica ed economia n
dello scorso dicembre). Ci pare molto più ragionevole, se mai, l'atteggiamento del PSI (da Riccardo Lombardi a Basso), che h a accettato il
principio del MEC (meglio: della CEE) m a ha
distinguo
sui gruppi politici
fatto il suo
destinati a realizzarlo. In ogni modo l'idea di
una OECE allargata a tutti gli effetti a USA e
Canadà (una vera e propria OACE) è stata
sostenuta, fin dallo scorso giugno al Congresso
Atlantico di Londra (sul quale v. * Comuni
d'Europa
n. 7-8, 1959, pag. 71, proprio dai
micro-europeisti P ; e a proposito del vertice
ccono,mico occidentale B di Parigi il New York
Herald Tribune (European Edition) n del 13 gennaio afferma che e to the British, who camc
more preoccupied with " sixes " and " sevens "...
than with international aid, Mr. Dillon's speech
must have been a disappointment n.
C
C
q
l>
I1 problema non è quello neo-nazionalista
d i f a r e una p i ù abile politica estera per ess e r e presenti a questo o a q u e l « direttori0 2
occidentale o mondiale: si t r a t t a invece d i
opporre, con chiarezza e senza l a viltà d i
n o n voler s e m b r a r e utopisti, il federalismo
ai direttorii.
Certo, finché siamo sul terreno delle coalizioni classiche o sul terreno semplicemente
cooperativo, che pare contentare la redazione
di N I1 Punto B , la formazione dei direttorii è
inevitabile, con buona pace del Lussemburgo
e anche dell'Italia: come, con buo'na pace della
Francia, rimarranno di difficile accesso i clubs
atomici. La Comunità atlantica? Ci pare abbia
sensatamente risposto l'ex presidente del Consiglio francese Gaillard, sulla rivista OccidentWestern World, che è assolutamente prematuro
parlare di integrazione atlantica s, finché non
si sia stati capaci d i porre su solide basi l'integrazione europea. La s grande Europa? Dipende: esiste una agguerrita minoranza inglese,
destinata a diventare domani maggioranza, che
sia disposta a far sue l e tesi del professor Scitowsky (il quale, per altro, insegna in una università californiana)?
L'unica sensata politica estera che si apra
alllItalia è quella di contrattare i vantaggi nazionali degli altri non con i presunti vantaggi
nazionali propri, ma con acquisizioni - valide
per sé e per gli altri - sul terreno sopranazionale e comunitario. L'iniziativa europeista:
ecco il contributo solido che può dare l'Italia
a una reale distensione, cioè a un sicuro equi)>
20 gennaio 1960
librio mondiale. E perché scartare a priori che
la creazione di una Federazione europea libera
e democratica - non comunista ma neanche
franchista o soustelliana o gestione privata della
e August Thyssen B e compagni - possa essere
contrattata con la stessa Unione Sovietica, se
già nella presente stagione gli agenti commerciali cinesi mettono da parte i lo'ro colleghi
sovietici sin nella Tunisia e in Marocco? Molta
destalinizzazione dovrà ancora compiersi - e
non è detto che si compia - prima che i russi
capiscano (co'sa che da un pezzo ha giudicato
elementare l'indiano Manvendra Nath Romy, ex
capo del Dipartimento orientale del Comintern,
nelle sue riflessioni sull'unità europea che possono leggersi nel volume The Russian Revolution n - Renaissance Publishers. Calcutta [19491) l'enorme vantaggio di trovarsi ai propri
confini o'ccidentali una grande Comunità politica, prospera, interessata a larghi scambi e non
a rivendicazioni territoriali, in luogo di avere
la modesta e instabile trancia del Comecon e
poi un continente balcanizzato: molta destalinizzazione dovrà compiersi, ma l'ipotesi merita
di essere avanzata.
Non piace l'ipotesi? R,ovesceremo il discorso.
Nella fase, ormai raggiunta, dell'equilibrio del
terrore, se non saremo uniti, forti, autonomi, se
in altri termini no'n saremo capaci da soli noi
europei di scoraggiare, di rendere pericolosa
per l'aggressore (non certo con la bomba autarchica di de Gaulle) un'eventuale spinta espansionistica russa, perché dovremmo aspettarci
l'effettivo intervento in nostro soccorso degli
americani, ove questi rischiassero sul proprio
territorio rappresaglie missilistico-nucleari (o
addirittura di a armi incredibili n)?
Insomma, si sia liberali, demo'cratici cristiani
o so~cialisti (anche non rifornisti, anche rivoluzionari, purché policentrici .), il domani di
casa nostra nosn possiamo affidarlo a l l ' ~impulso
morale e materiale B nordamericano, né, beninteso, al vomlenteroso dinamismo kruscioviano, ma
bisogna pazientemente costruircelo fra noi eurofinché
pei; peggio: fra noi micro-europei
i a macro-eurompei , seguiranno una rispettabilissima, ma superata democrazia nazionale.
.
11
2 ,
E non si dimentichi c h e dalla realizzazione
d i u n a autentica Comunità economica europea, con u n a s u a politica commerciale comune, dipende altresì la stabilizzazione economica e politica dei P a e s i sottosviluppati,
d i c u i siamo i principali acquirenti e con
cui solo u n a ampia comunità, i n t e g r a t a e i n
sviluppo, potrà concordare condizioni d i acquisto e q u e e a lungo termine.
I discorsi sull'Europa e la sua unificazione
sono intessuti abitualmente di luoghi comuni e
non sono frequenti l e letture stimolanti o comrroboranti. Questa volta ci piace indicare quattro letture che abbiamo fatto con interesse:
1) G. PALERMO-PATERA,
USA, Europa e paesi
sottosviluppati (sull'e Avanti! 8 del 29 dicembre
1959);
2) GAETANO
MARTINO,Patriottismo europeo
(sul e Giornale d'Italia B del 14-15 gennaio 1960
- è una requisitoria contro la lentezza delle trattative per la costituzione dell'università europea. prevista già fin dagli accordi di Messina
del 1955: riguarda da vicino il CCE, perché
l'impaccio maggiore proviene ora dalle università tedesche. che sono sovrane e, in ogni caso,
dipendono dai Lander, non esistendo un Ministero federale della Pubblica Istruzione);
3) PIERREGALLOIS,L'Europe et la défense
de I'Occident (è un saggio pubblicato nel volume L'Europe au défi ., della collana s Tribune libre n dell'editore Plon [Paris 19591 il
generale Gallo'is è uno degli esperti della NATO
sulla strategia nucleare);
4) A. ARZUMANIAN,
intervento nel dibattito su
L ' a integrazione , europea, le contraddizioni del
capit,alismo e la classe operaia (in La no'uvelle
revue internationale: problèmes de la paix e t
du socialisme ottobre 19'59 - per comodità citiamo l'edizione francese della rivista comunista, ma esiste anche l'edizione italiana: l'int,ervento del sovietico Arzumanian è una utile
prefazione all'articolo di Eugenio Peggio sopra
citato).
-
.,
Argo
20 gennaio 1960
COMUNI D'EUROPA
Attività del CCE
L'adesione della Provincia di Roma all'AICCE
L'Amministrazione Provinciale di Roma,
in una vivace seduta tenuta 1'11 dicembre
scorso, ha approvato all'unanimità la sua
adesione al Consiglio dei Comuni e dei Poteri locali d'Europa - Sezione italiana.
La mozione di adesione è stata presentata
dall'avv. Teodoro Cutolo (PLI), che ha illustrato brillantemente l'opera che il Consiglio dei Comuni d'Europa va svolgendo da
anni per la difesa delle autonomie locali e
per la Federazione europea: « I fini del Consiglio dei Comuni d'Europa sono - ha detto Cutolo - di contribuire a creare una
reale Comunità economica europea, di ampiezza e connessione tali da essere in condizione di affrontare la seconda rivoluzione
industriale e di evolversi rapidamente in una
Comunità politica europea, d a cui tragga origine il controllo democratico e popolare dell'integrazione economica.
Nel contempo il Consiglio dei Comuni di
Europa e la sua Sezione italiana si battono
per una vigorosa rinascita delle Comunità
locali, le cui riaffermate autonomie - delle
quali la misura minima è stata enunciata
nella " Carta europea delle libertà locali ",
proclamata nei primi Stati Generali dei Comuni d'Europa a Versailles, il 18 ottobre
1953 - dovranno tendere sempre, correndo
parallelamente, alla creazione della Federazione sopranazionale.
Infatti, soltanto attraverso un rafforzamento delle autonomie locali e l'attuazione
di un democratico decentramento dell'economia e delle amministrazioni europee, si
potrà evitare una concentrazione territoriale
delle industrie, del capitale e del lavoro
specializzato, in altri termini quella Lotaringia economica che alcuni temono debba
conseguire all'integrazione europea; d'altra
parte già l'esperienza storica ci conferma che
ai processi federativi superstatali - purché
reali e non nominali - corrisponde di norma il rifiorire delle autonomie locali.
In sostanza, la burocrazia centrale e le
forze economiche e sociali ad essa connesse,
subita una sconfitta sul terreno della illimitata sovranità nazionale - nelle federazioni
nasce un equilibrio e un reciproco contro~llo
tra lo Stato federale e gli Stati federati finiscomno per capitolare anche sul terreno
del decentramento autarchico, a tutto benef i ~ i odell'autogoverno locale.
Indubbiamente, è giunta l'ora delle Comunità di ampiezza comntinentale; se parliamo
talvolta di " piccola Europa " - troppo piccola, invero. non è - ciò avviene soltanto
perché questo è quel primo nucleo che ci
pare possa federarsi subito, e mostri l'intenzione di volerlo fare.
Resta, peraltro, inteso che, nel concetto di
tutti i federalisti, la Federazione europea deve rimanere un organismo tipicamente aperto: aperto non per esporsi ad essere disgregato ma per comprendere sotto una comune
legge tutte quelle nazioni, che accettino di
sottomettersi al patto federale ».
Prima che il consigliere Cutolo i!lustrasse
la sua mozione, il Presidente avv. Bruno
(PSI) aveva comunicato all'assemblea che il
consigliere Morandi (PRI) aveva presentato
sull'argomento un 0.13.g. che diceva: « il Con-
federalismo, che vuole dire insieme solidaesso non è
rietà rispetto delle
un generico movimento per l'unità europea,
perché è più specificamente il movimento
dell'unità europea voluta dagli amministratori locali. Quindi un'Europa unita nel rispetto delle diversità, nel rispetto delle minoranze, nel rispetto delle cosidette Comunità intermedie, nel rispetto della personalità
umana ».
Dopo che il consigliere Cundari ha portato
l'adesione condizionata e ricca di riserve del
Gruppo stesso, e dopo una brevissima dichiarazione di vomto - favorevole - socialista,
e avendo il Presidente sostanzialmente accettato che 1'o.d.g. Morandi si considerasse
non a sé stante ma come iconclusivo della
discussione aperta dal consigliere Cutolo,
1'o.d.g. è stato approvato all'unanimità.
,
siglio Provinciale di Roma, discutendo la
partecipazione della Provincia di Ro'ma alllAICCE, ricwdando che 1'UPI ha già da
tempo aderito alla detta Associazione, considerato che è esigenza fondamentale della
vita moderna - sempre più pressante per
il progredire della scienza e della tecnica, e
tale da superare i confini dei singoli Stati
- quella di incrementare al massimo gli
scambi di esperienze fra i rappresentanti
delle amministrazioni elettive; che la Provincia di Roma, per il particolare impegno
che le deriva dal fatto di essere la Provincia della Capitale italiana, non può dissociarsi dagli sforzi rivolti a garantire l'autonomia delle Comunità e sviluppare la loro
insostenibile funzione sociale e di evoluzione
democratica dei pubblici poteri, d.à mandato
all'on. Presidente di provvedere ad iscrivere
la Provincia di Roma all9AICCE, indicando
con questo passo la volo~ntà del Consiglio e
delle popolazioni della Provincia di allargare al massimo i contatti e i legami tra
Comuni, Provincie, Regioni di o,gni Stato
d'Europa, in modo da po~rtareuno specifico,
responsabile contributo allo sviluppo della
collaborazione t r a le amministrazioni elettive dei po'teri locali ».
Ad inquadrare ancora di più storicamente
e sul piano delle attività concrete 1'AICCE
è intervenuto il consigliere Andreoli (DC) il
quale partecipò all'Assemblea costitutiva del
CCE a Ginevra, nel gennaio 1951. Andreoli
h a precisato che « il CCE porta al processo
federativo delllEuropa importanti forze popolari ed è veramente il movimento che raccoglie tutti gli orientamenti democratici sotto
la comune bandiera del federalismo. Alla sua
fondazione hanno partecipato amministratori
locali liberali, socialisti e democratici cristiani di quel gruppo di paesi d'Europa che,
per ragioni storiche e per collocazione territoriale, sentono più viva l'esigenza della
unità sopranazionale.
I1 CCE parte da una visione di integrale
e organizzazione
a Parigi
I1 9 e il 10 novembre si è riunita a Parigi,
all'H6tel de Ville, presso i locali del C m siglio generale della Senna, la Commissione
per gli Affari europei del CCE. Presiedeva
jl sen. Georges Dardel, presidente del Comnsiglio generale della Senna; la Sezione S a liana era rappresentata da Serafini e da
G. C. Zoli.
I n una interruzione dei lavori i membri
della Commissione si sono incontrati con
Devraigne, presidente del Consiglio municipale di Parigi, con cui hanno avuto uno
scambio di idee.
Cravatte ha riferito intorno alla perdurante ostilità di alcuni rappresentanti nel
Consiglio dei Ministri del Consiglio d'Europa
contro l a Conferenza europea dei poteri
locali e un suo regolare ordinamento. La
Commissione è stata informata sui lenti progressi della Carta o Statuto della CEPL e
sulla presa in considerazione, d a parte dell'Assemblea consultiva della Carta europea
delle libertà locali: Serafini ha messo in
BANCO DI SANTO SPIRITO
FONDATO NEL T 6 0 5
DIREZIONE CENTRALE
Roma
-
Via del Corso, 173
in tutto
il
mondo
COMUNI D'EUROPA
tato stesso. Per la Sezione italiana del CCE
guardia i colleghi osservando che mai memG. C. Zoli seguirà in modo particolare la
bri del CCE potranno in sede CEPL approformulazione
dei quesiti sul secondo tema
vare principi difformi da quelli sanciti dalla
di Cannes.
Carta europea ratificata a Versailles. La
I1 Comitato per gli Affari europei si è
Commissione ha inoltre preso atto dell'increanche interessato di un eventuale incontro
sciosa situazione della CEPL, che di diritto
dei Presidenti dei Parlamenti dei Sei a Cannon dispone più di una sua autonoma segrenes, in occasione degli Stati Generali, e ha
teria e di fatto si trova a poggiare sulla
preso atto di una riunione del Consiglio di
segreteria della Commissione dei Poteri loPresidenza del CCE, allargato, che avrà
cali dell'Assemblea consultiva, già oberata
luoqo agli inizi del '60 a Lione (o ad Aixdi lavoro. la segreteria europea del CCE
les-Bains) in vista della terza sessione della
farebbe risalire una parte della responsaCEPL.
bilità di questa situazione alla Segreteria
generale del Consiglio d'Europa, e del13
stesso avviso parrebbe essere il presidente
della Commissione dei Poteri locali. In ogni Il Comitato a Sei della CEPL
modo è evidente che s'impone al più presto
a Milano
la convocazione di periodiche sessioni a Sei
I1 5 novembre u S. si è riunito a Milano,
della Conferenza dei Poteri locali: il MEC
sotto la presidenza di Merlot, il Comitato
è realtà ben più concreta del Consiglio d'Eua Sei della Conferenza europea dei Poteri
ropa, dove non pochi Paesi sono ostili a
locali Partecipavano per l'Italia i membri
ogni seria iniziativa europea.
titolari Cavallaro. Peyron e Serafini, oltre
La Commissione per gli Affari europei ha
i due supplenti Buracchio e G. C Zoli.
poi affrontato gli arg3menti specifici del
I1 Comitato ha esaminato le misure da
suo o.d g , tutti relativi alla preparazione
prendere in seguito all'incontro con l'Alta
dei documenti e delle relazioni per gli Stati
Autorità della CECA e alla corrispondenza
Generali di Cannes. Serafini ha rinunciato
successivamente
sviluppatasi, in relazione
a illustrare il suo progetto di « preambolo D
aila situazione degli alloggi dei lavoratori
( O Carta federalista del CCE) alla terza
nelle industrie della CECA e al problema
relazione di Cannes (sulla Comunità polidella
designazione dei rappresentanti dei
tica europea), di cui la sessione di Esslingen
Poteri locali nelle C C3mmissioni regionali
della Commissione gli aveva affidato la redaper la costruzione di case operaie con l'aiuto
zione, e il Bureau di Innsbruck aveva approfinanziario dell'Alta Autorità ». Successivavato il principio informatore, trattandosi di
Serafini ha fatto una esposizioni orale
mente
lesto già distribuito da tempo - con un
dell'ampia relazione scritta su mandato del
commento esplicativo - a tutte le Sezioni
Comitato redatta con la collaborazione deldel CCE e a tutti i membri della Commisla Segreteria del Comitato stesso la relasione: si è limitato ad aggiungere che non
zicne verteva sul tema delle incidenze della
c'è un passo del « preambolo » che non trovi
1nteqrazior.e economica europea sui Poteri
i suoi precedenti, più o meno espliciti, in
locali
come si ricavano dalle due prime reun precedente documento ufficiale del CCE
lazioni generali della Commissione della
e che i vari punti delle quattro parti, in
CEF. Sull'esposizione di Serafini si è svolta
cui si divide il testo proposto, sono strettala parte centrale del dibattito del Comitato
mente interdipendenti. Constatato che nesa Sei. Zoli ha particolarmente insistito per
suna Sezione nazionale e nessun membro
un appr3fondimento tempestivo dello studio
della C3rnmissione ha obiezioni di sorta
degli schemi proposti per una politica agricontro detto testo, il progetto di «Carta
cola comune - che dovrà essere rapidafederalista » redatto da Serafini è stato apmente definita - nelle loro incidenze sui
provato all'unanimità e sarà presentato senPoteri locali Concrete proposte sono anche
za modifiche agli Stati Generali.
state fatte per un incontro formale con la
La Commissione riprende quindi la discussione sul tema della Comunità ~ o l i t i c a Ccmmissione della CEE.
I1 C3mitato a Sei si è altresì occupato
europea, già iniziata nella sessione di Esslindelle attività della Banca europea per gli
gen e - malgrado alcune obiezioni dei deleInvestimenti, dei contatti con l'Assemblea
gati tedeschi sull'argomento della rappresenparlamentare europea e le sue Commissioni,
tanza dei Poteri locali nel futuro Parlamento
e del rapporto di attività da mesentare alla
federale - viene approvato in linea di masterza sessione della CEPL (fine gennaio
sima lo schema di relazione preparato dalla
1960).
Seqreteria generale del CCE
Circa la preparazione della relazione sul
secondo tema di Cannes ( i Poteri locali e
l e attuali Istituzioni europee) riferisce Ba- Simposio europeo sugli Enti
reth, il quale s3ttolinea che prima degli
intermedi
Stati Generali si sarà già svolta la terza
I1 4 e il 5 novembre si è svolto a Milano,
sessione della Conferenza europea dei Poteri
locali. Serafini insiste perché la maggiore, promosso da quella Amministrazione provinciale. un Simposi? europeo sulle stmtture
quasi totale attenzione si concentri sulle
amministrative degli Enti locali intermedi,
Tstituzioni dei Sei e perché non si lasci
cioè sulle strutture di quelle comunità sosfuggire l'occasione di fare una lettura ad
ciali organizzate che si pongono, per così
hoc del Trattato della CEE, esaminando gli
dire, a mezza strada - come ha chiarito
articoli -- e sono molti - la cui materia
nella sua relazione introduttiva I'on. Lucirientra in tutto o in parte nelle competenze
fredi - fra il Comune e lo Stato.
dei Poteri locali. Per il resto ci si atterrà
Oltre a numerosi amministratori locali e
ai dibattiti in corso presso l'Assemblea Parstudiosi di diritto di diversi Paesi europei
lamentare Europea, curando specialmente
sono intervenuti al Simposio i membri degli
quanto indicato nella relazione sui rapporti
Organi permanenti della Conferenza eurocon la CEE presentata da Serafini alla sespea dei Poteri locali (Comitato dei Presidenti
sione di Milano del Comitato a Sei della
e Comitati a Sei), ospiti negli stessi giorni
CEPL e curata dalla segreteria del ComiQ
20 gennaio 1960
della Provincia di Milano per una loro sessione, il Direttore generale per 1'Amministrazione civile del Ministero dell'Interno
italiano, Strano, il Presidente dell'unione
delle Provincie d'Italia, Maggio. Sono state
presentate interessanti relazioni e comunicazioni sull'ordinamento francese (Let.ourner),
tedesco (Partsch, Ronge, Peters, Kraus),
olandese ( R a v e s l o o t ) , inglese (Yasdley,
Blow). italiano (Cataldi), turco (Balta),
svedese (Dahlgren, Sundberg) greco (Hadjyannis), irlandese, ecc., o di carattere comparativo (Giovenco). Merlot, Cravatte, Dardel, Peyron, Duvert hanno portato la parola
del CCE, lodando una autonoma iniziativa
di studio che approfondisca le caratteristiche
specifiche degli Enti intermedi - i quali
indubbiamente avranno un ruolo determinante in un aménagement du territoire su
scala europea -, ma chiarendo nello stesso
tempo che, politicamente e organizzativamente, il CCE è aperto a tutti i Poteri locali
(ad essi aderiscono, per esempio, numerosi
Landkreise tedeschi, dipartimenti francesi,
provincie italiane, ecc.). I lavori sono stati
aperti e conclusi dall'avv. Adrio Casati, presidente della Provincia di Milano. I1 CCE ha
offerto ai promotori del Simposio di Milano
di costituire una Commissione ad hoc del
CCE, ed ha espresso la speranza che questi
studi specifici e su prospettive europee continuino in forma organica: dello stesso avviso non sono sembrati, al Simposio di Milano, i rappresentanti scandinavi, il turco ed
altri, o perché provenienti da Paesi meno
interessati all'integrazione europea e a studi
comparativi veramente impegnati o perché
ispirati dallo spirito di disgregazione del1'Union internationale des Villes et P o u v d r s
locaux, di cui, malgrado l e <<giornateeuropee >>, sono note le difficoltà che crea continuamente ad ogni concreta iniziativa europea e alla alleanza democratica di tutti gli
amministratori locali federalisti.
La XZX Assemblea dell' UP1
La XIX Assemblea ordinaria dell'unione
delle Provincie d'Italia, si è riunita in Milano, a Palazzo Isimbardi, dal 5 al 9 novembre scorso.
La relazione generale sull'attività del Consiglio direttivo dell'UPI è stata tenuta dal
Presidente, avv. Giovanni Maggio, membro
anche del Direttivo della Sezione italiana
del Consiglio dei Comuni d'Europa. L'avvocato Maggio, dopo aver passato in rassegna
i principali problemi che sono alla base dell'attività e della vita degli Enti locali, e cior?
il riordinamento della finanza locale e la riforma del testo unico della Legge comunale
e provinciale, ha sostenuto che 1'UPI continuerà a propugnare la Regione come organo
di decentramento, come sancito d a una precisa norma della nostra Costituzione.
Rispondendo all'invito del Presidente che,
parlando dei rapporti con l e altre organizzazioni degli Enti locali aveva preso in
esame quelli con la Sezione italiana del
Consiglio dei Comuni d'Europa, il vice-sindaco di Chieti, avv. Nicola Buracchio, membro del Direttivo dell'AICCE e rappresentante al Congresso dell'UPI del CCE, ha
chiarito che il CCE non è una Associazione
europea di soli Comuni ma raggruppa in
sé anche gli altri poteri locali territoriali dai Laender e Kreise tedeschi, ai Dipartimenti francesi, dalle Regioni alle Provincie
20 gennaio 1960
italiane - e dopo aver ricordato che la
Sezio'ne italiana annovera fra gli aderenti
le quattro Regioni a statuto speciale e numero'se Pro'vincie, ha annunciato che nella
prossima Assemblea generale il CCE modificherà il proprio nome per abbracciare,
anche sul piano formale, gli altri Enti territoriali locali.
L'avv. Buracchio ha inoltre dichiarato che
il CCE pone grande attenzione al lavoro
delle Associazioni nazionali degli Enti locali,
come l'Unione delle Provincie d'Italia, perché ha il con~pitodi portarne le istanze in
una visione unitaria sul piano europeo.
Egli ha richiamato l'attenzione dei convegnisti sul fatto che le prime idtuzioni
europee sono già al lavoro e determineranno
profonde trasforinazioni economiche e sociali
che investiranno quanto prima le responsabilità degli amministratori locali.
Commissione del C C E per i
Comuni forestali e montani
11 7 novembre si è svolta a Parigi la
costituzione della Commissione tecnica del
CCE per i Comuni forestali, con sezione speciale per i Comuni montani.
L'assemblea costitutiva è stata presieduta
da Bernard Dufay, direttore generale onorario des Eaux et Forèts e presidente della
Fédératioin des Communes forestières francaises. L'Italia era rappresentata d a una
delegazione concordata fra la Sezione italiana del CCE e l'Unione Nazionale dei
Comuni ed Enti montani (UNCEM), di cui
facevano parte, oltre il prof. Serafini, l'onorevole Pintus, vice-presidente delllUNCEM,
l'avv. Bosisio, consigliere provinciale di Com.0, e il dott. Pezza, segretario generale
delllUNCEM.
Si è deciso che la Commissione non si
limiterà a co'ntemplare il problema circoscritto della tutela del patrimonio forestale
dei Comuni, ma affronterà il problema forestale nel suo complesso e quello del mercato
del legn.9 e derivati in Europa, nella sua
incidenza sui Comuni interessati. Serafini,
data la presenza alla riunione di Parigi di
Paesi esterni alla Comunità econon~icaeuro'pea (CEE o, volgarmente e imprecisamente, MEC) ha sottolineato la radicale
differenza che corre fra semplice cooperazione e programmazione comunitaria: una
autentica comunità richiama il problema di
un'unica tariffa doganale verso i Paesi terzi
per quanto riguarda il mercato del legno e
derivati; richiama problemi di sviluppo regionale, a cui è legato anche il bosco, nel
quadro di una politica comunitaria di sviluppo; non può scindere i problemi econo'rnici comuni dai comuni problemi sociali;
richiede una armonizzazione fiscale, anche
nel dominio comunale. Pintus ha evocato
a sua volta alcuni problemi relativi a culture
specifiche (per es. il sughero), che implicano
concwrenza fra Paesi interni (Italia, Franci& ed esterni (Spagna, Portogallo) alla
Comunità. L'assemblea h a poi sottolineato
l'importanza dei mezzi finanziari per conservare ed espandere l e foreste, e rilevato gli
obblighi che inco~mberanno in materia agli
organi communitari. S i è proceduto a un primo
abbo'zzo di « piano di lavoro » della Commissione, prevedendo uno studio comparativo
dei boschi comunali di ciascun Paese aderente, così come uno studio generale sulla
gestione delle foreste: si è raccomandato da
parte dei delegati italiani di profilare s u
COMUNI D'EUROPA
e ciò in considerazione della caratteristica
di tali comuni, che sono di norma a scarsa
potenzialità economica e comunque da incoraggiare in funzione di una politica europea
di sviluppo della montagna. Distintamente
(ma, se possibile, contemporaneamente) alla
delibera di adesione o di rinnovo di adesione all'UNCEM, i Comuni provvederanno
ad una regolare delibera di adesione all'AiCCE, che peraltro conterrà il riferimento
della loro appartenenza all'UNCEM, con il
conseguente diritto di avvalersi delle quote
ridotte, come qui sotto elencate:
Comuni con una popolazione fino a
6.OUO abitanti pagheranno una quota annua
di L. 2.000 (in luogo della quota di L. 4.000
degli altri aderenti all'AICCE), comprensiva
di L. 750 per l'adesione alla Comunità europea di Credito comunale e di L. 500 per
l'abbonamento all'organo sociale « Comuni
Accordo JÌa l'unione Nazionale Co- d'Europa D ;
Comuni da 6.001 a 10.000 abitanti,
muni ed Enti Montani (UNCEM) quota annua
di L. 4.000 (in luogo delle
e l'Associazione Italiana per i l L. 10.000 previste per gli altri associati),
Consiglio dei Comuni d'Europa comprensive di L. 750 per l'adesione alla
CECC e di L. 1.000 per l'abbonamento al(AICCE),
l'organo « Comuni d'Europa »;
1) L'UNCEM si impegna ad aderire alla
- Comuni da 10.001 a 15.000 abitanti,
Associazione Italiana per il Consiglio dei
L. 0,50 per abitante (in luogo della quota
Comuni d'Europa, in base a l quinto comma
fissa di L. 20.000 dovuta dagli altri Comuni),
dell'art. 7 dello Statuto dell'AICEE stessa
comprensive di L. 1.500 per la CECC e di
(«Sono ammessi in qualità di soci aderenti
L. 2.000 per l'organo «Comuni d'Europa »;
le persone fisiche e gli enti che dichiarino
- Comuni da 15.001 a 50.000 abitanti,
di accettare lo Statuto dell'Associazione »)
L. 0,80 per abitante (iu luogo della quota
Ciò comporta l'onere formale di L. 3.000
annue, salve sempre le ulteriori quote vo- fissa di L. 20.000 degli altri Comuni assolontarie e gli abbonamenti sostenitori a ciati da 15.000 a 20.000 abitanti e di L. 40.000
«Comuni d'Europa », che i soci ade~renti degli altri Comuni associati da 20.001 a
che non siano persone fisiche hanno la con- 50.000), comprensive di L. 4.000 per la CECC
e di L. 5.000 per «Comuni d'Europa» per
suetudine di fare.
i Comuni fino a 20.000 abitanti e compren2) L'AICCE si impegna alla cooptazione, sive di L. 4.000 per la CECC e L. 8.000 per
extra-numero, di un rappresentante del« Comuni d'Europa » per i Comuni da 20.001
l'UNCEM, designato dalla Presidenza di que- a 50.000 abitanti;
sta organizzazione, quale membro del Diret- da 50.001 abitanti in su, L. l per
tivo stesso con diritto di parola e voto conabitante (in luogo di L. 1,50 per abitante),
sultivo, impegnandosi altresì di invitare
comprensive di versamento per l a CECC e
costantemente alle riunioni del Consiglio
per l'organo «Comuni d'Europa D da regoDirettivo, quale osservatore, un secondo raplare all'interno del17AICCE in analogia al
presentante dell'NCEM pure designato dalla
riparto fatto per i versamenti degli altri
Presidenza di questa organizzazione.
Comuni associati.
3) L'AICCE, che si è fatta parte diligente
(L'accordo è stato ratifzcato il 1 7 e il 18 diaffinché rappresentanti del19UNCEM partecembre dalla Giunta Esecutiva clell'UNCEM
cipassero il 7 novembre 1959 a Parigi alla
e dal Consiglio Direttivo dell'AICCE).
riunione costitutiva della Commissione tec-
scala europea soprattutto i problemi della
profilassi (Bosisio), della fiscalità (Pezza),
della mutualità e delle assicurazioni (Bosisio). Avvicinandosi la scadenza per la presentazione di un programma di politica agricola comune del MEC, si è raccomandato
che non risulti assente la voce forestale, pur
osservandosi che, entro certi limiti, i problenii del bosco e del legno rientrang nel
dominio industriale.
L'assemblea ha quindi discusso dettagliatamente il regolamento interno della Commissione, ed ha creato una Sezione specializzata dei Comuni di montagna, di cui il
vice-presidente italiano della Commissione
forestale sarà, di diritto, il presidente. L'assemblea si è sciolta decidendo di riconvocarsi in occasione degli Stati generali di
Cannes.
-
-
.
nica del CCE dei Comuni forestali, con apposita Sezione speciale per i Comuni montani, si impegna a designare costantemente
quali responsabili della Sottocommissione e
della Sottosezione relativa deii9AICCE, dirigenti del19UNCEM, indicati dalla Presidenza della stessa, che abbiano peraltro il
contemporaneo requisito di soci individuali
del19AICCE. D'altro canto 1'AiCCE si impegna a dare tutta la sua completa assistenza
organizzativa e tecnica allo sviluppo della
Sotto'c~mmissio~ne
e della Sott,osezione, e a
conservare l'archivio dei documenti inerenti.
4) L'UNCEM si impegna a diramare, entro
la fine dell'anno 1959, una circolare a tutti
i propri associati, nella quale li esorterà,
nei limiti di una loro eventuale posizione
non pregiudizialmente contraria a quel federalismo sopranazionale che è previsto nell'art. 11 deiia nostra Costituzione, ad aderire
formalmente all'AICCE.
5) L'AICCE delibera quote speciali per
tutti i comuni già adereniti ail'UNCEM, che
chiedano altresì l'adesione all'AICCE stessa,
A Chalons sur Marne
L'8 novembre si è svolto a Chalons sur
Marne, promosso dalla Sezione francese del
CCE(AF'CCE), un convegno di sindaci della
Champagne, a cui il Segretario generale dell'AICCE, Serafini, h a portato il saluto
oltre che della Sezione italiana - del Consiglio di Presidenza del CCE. Malgrado fosse
giorno tradizionalmente dedicato alla caccia,
al convegno ha partecipato un centinaio di
sindaci, di cui la maggior parte di idee
tutt'altro che moderate in fatto di integrazione europea: talché qualcuno dei relatori
ufficiali è stato perfino rimproverato dagli
intervenuti per essersi dimostrato, a loro
avviso eccessivamente prudente.
Dopo il saluto di Simonot, sindaco di Chalons, sono state svolte le seguenti relazioni:
Bareth, Segretario generale del CCE, su I1
CCE e la rappresentanza dei Comuni nelle
Istituzioni europee »; Sergent, sindaco di
Etréchy, ispettore regionale del Ministero
dell'Econ~~mia
nazionale, su « I1 credito co-
-
COMUNI D'EUROPA
munale europeo e l'attrezzatura regionale »;
Desroches, sindaco di Mandement-Montgivroux, segretario del comitato della Marna
del CCE, su « L e applicazioni delle tecniche
nucleari all'agricoltura »; Charpentier, membro dell'Assemblea Parlamentare Europea,
consigliere generale, deputato della Marna,
su
I1 MEC e l'agricoltura della Champagne i>.
Successivamente i convegnisti si sono divisi in 3 cammissioni (agricola, del credito,
istituzionale) e hanno discusso 3 rapporti
specifici, per tornare a riunirsi in seduta
plenaria sotto la presidenza di Terre, deputato e sindaco di Troyesl presidente del
Consiglio generale delllAube. In chiusura
sono state adottate alcuni riso~luzioni ed è
stato eletto il Comitato regionale del CCE.
Esecutivo del 29 novembre 1959
I1 19 novembre u. S. si è riunito a Roma
il Comitato Esecutivo dell'AICCE. Presenti:
Antonioli, Brugner, Crovetto, Jori, Peyron,
Serafini e Zoli; presidenza di Peyron. La
riunio'ne è stata in lunga parte dedicata a
una discussione sul reperimento dei mezzi
finanziari idonei alle attività sempre crescenti e al poderoso impegno po'litico e organizzativo del Consiglio dei Comuni d'Europa
e della sua Sezione italiana. S i è poi preparato l'o'.d.g. della riunione di dicembre del
Consiglio Direttivo.
All'inizio della riunione il Vice-Presidente
Brugner ha commemorato Piero Pellegrini:
ad esso si sono associati c.ommossi il Presidente Peyron con tutti i membri dell'Esecutivo.
che gli è affidato, egli ha occasione di trattare frequentemente anche sulla rivista
mensile « Amministrazione civile » (Via in
Arcione 71 - Roma) che egli dirige; questa
è ormai al suo terzo anno e si è brillantemente affermata come uno degli strumenti
più idonei a l fine « di chiamare a sempre più
frequenti incontri, in uno spirito di aperta
confidenza, i cittadini e lo Stato per discutere attorno ai problemi di fondamentale
impo'rtanza ». E il Ministro dell'Interno del
tempo, nel suo messaggio di adesione pubblicato nel primo numero, pr.oseguendo
esprimeva il suo plauso al proposito che la
rivista si prefiggeva di «schiudere, anche
a coloro che sono lontani dalla pratica attività del Governo della cosa pubblica, una
visione più sicura e realistica dei molti e
grossi pr.oblemi che governanti, legislatori,
amministratori e tecnici si trovano in ogni
mo'mento ad affrontare ».
Ebbene, quella attitudine alla semplicità
del linguaggio - p u r senza diminuire il
valore e il rigore scientifico della ricerca
A Roma il Gruppo di lavoro Dehousse
In occasione della riunione in Roma, a
Mo~ntecitorio, del Gruppo di lavoro per le
elezioni europee, il Segretario Generale del1'AICCE Serafini, ilella sua qualità di VicePresidente della Commissione per la Comunità politica europea degli Stati Generali di
Cannes, h a avuto un lungo ed esauriente
colloquio con il sen. Dehousse, presidente
del Gruppo stesso.
Libri e riviste
LUIGI GIOVENCO,
Gli interventi del Comune
sull'Economia: Opere pubbliche - Piani
urbanistici - Municipalizzazione - Interventi nel comme~cioe nel consumo - Editore Giuffrè - Milano 1959 - L. 800.
S i tratta di un'opera che segue e fa sistema con una precedente, « L'ordinamento
comunale - Struttura, organi, controlli »,
pubblicata nel 1058 (Giuffré - L. 1.500) ed
entrambe non rappresentano che una parte
della nutrita attività pubblicistica del dottor Luigi Giovenco, attualmente Vice Prefetto Direttore della Divisione Affari Regionali e studi al Ministero dell'Interno (Direzione generale Amministrazione civile).
I1 dott. Giovenco è uno dei più attenti
ed originali studiosi - f r a quelli delle leve
encor giovani ma già mature - dei problemi
relativi, f r a l'altro, agli Enti Locali (ordinamento, strutturazione, finalità, ecc.) ed
alla funzione della Prefettura, modernamente intesa. Questi temi, che rientrano nella
specifica competenza istituzionale dell'ufficio
- della quale Luigi Giovenco dà continuamente manifestazione, nelle relazioni, nei
convegni, o negli articoli sulla sua rivista,
è forse la caratteristica che prima colpisce
il lettore di questo suo libro sugli interventi
del Comune nell'economia. La lettura n e è
agevole e l a materia è efficacemente sintetizzata in poco più di 100 pagine, grazie
anche ad un sapiente e ben dosato ricorso
alle note, il che ha consentito di spostare
ai margini della trattazione principale una
ampia messe di dati, riferimenti e citazioni.
I1 volume rappresenta - se non andiamo errati - la prima organica trattazione.
sotto il profilo giuridico, degli interventi del
Comune nell'economia, escludendo qualsiasi
esame della parte relativa alle finanze locali: proprio in queste delimitazioni, e quindi nella più efficace messa a fuoco dei pochi
temi salienti, sta l'originalità dell'opera, nella quale l'autore h a potuto avvalersi anche
della lunga esperienza acquisita nello svolgimento del suo normale lavoro, al Ministero
dell'Interno.
Lo studio è articolato in 5 capitoli, che
trattano rispettivamente i seguenti argomenti: le opere pubbliche dei Comuni; i
piani urbanistici; gli interventi nel commercio; la municipalizzazione; gli interventi nel
consumo. Sono preceduti da una introduzione, che tende ad inquadrare la materia
trattata nel libro nello schema più ampio
delle autonomie locali e dei loro fini istituzionali.
20 gennaio 196
Una breve conclusione consente di individuare il nocciolo del problema, le sue caratteristiche, le soluzioni auspicabili.
« Riguardo alle dimensioni quantitativoqualitative dei risultati conseguibili mediant e gli effetti giuridici previsti dalle norme
che regolano le attività comunali economicamente rilevanti, vi è un triplice ordine di
elementi negativi che condiziona tali effetti:
la divergenza fra la disciplina sostanziale e
quella organizzativa, che rende incerto e
complicato lo svolgimento di molte funzioni,
e ne svuota il contenuto; la insufficienza
finanziaria, la quale impedisce qualsiasi cfficiente azione amministrativa; talvolta la
inadeguatezza delle strutture, che si esprimono nelle istituzioni f.grmali, alla misura
della effettiva entità dei problemi eco'nomici.
Con la revisione ed il riordinamento dei
rapporti organizzativi tra i pubblici poteri a
ciò dovrebbe tendersi: ridimensionare, secondo organici criteri, la estensiomne e il
contenuto dei compiti affidati dall'ordinamento alla cura degli enti pubblici territoriali, in modo che per ciascuno di essi sia
delimitata, m a assicurata, una effettiva potestà di direzione, di attività, con ogni connessa
responsabilità giuridica e amministrativa D.
E' evidente che noi condividiamo e facciamo nostri questi concetti, con i quali il
dott. Giovenco termina il suo libro, perché
è proprio la necessità di approfondire con visione e problematica generale - questi aspetti dell'attività economica su scala
locale che, specie da un certo tempo a questa
parte, noi andiamo sostenendo in seno a l
Consiglio dei Comuni d'Europa, ed in particolare nell'ambito della Sezione italiana.
L'incontrarsi - in questi visione e valutazione dei fatti - fra persone aventi formazione tecnica ed esperienze di lavo'ro
diverse, è motivo di soddisfazione e ci esorta
a persistere. L'utilità, per il Consiglio dei
Comuni d'Europa, di impegnarsi anche in
una seria attività di studio - sia pure in
stretta collaborazione con altri enti specializzati già esistenti - è ormai condivisa dai
più qualificati esponenti, specie della Sezione italiana; è giunta la fase dell'azione
e, come già spesso in passato anche questa
volta saremo in testa.
T. S.
C O M U N I D'EUROPA
Organn dell'A.1.C.C.E.
Anno VI11 - n. 1 - 20 gennaio 1960
Direttore responsabile: UMBERTO SERAFINI
Redattore capo: EDMONDO PAOLINI
E REDAZIONE:
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gno circolare - non trasferibile - intestato a
"Comuni d'Europaw.
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Antoriuu. del Tribunale di Roma n. 4696 dell'll-6-1955
TP
I-
U S T W I - W -1960
B A N C O D I STCILIIA
ISTITUTO D I CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO
Patrimonio, fondi rischi e di garanzia: L. 33.632.876.601
PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE IN PALERMO
S E D I I N : AGRIGENTO,
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CATANIA, ENNA, FIRENZE, GENOVA, MESSINA, MILANO,
PALERMO, RAGUSA, ROMA, SIRACUSA, TERMINI IMERESE,
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SUCCURSALI I N : MARSALA e PALERMO.
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