Il figlio non arriva?
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Il figlio non arriva?
PRIMO PIANO A cura di Filippo Maria Boscia, Carlo Campobasso * Il figlio non arriva? Le risposte ai dubbi La sterilità di coppia gni anno si calcola che in Italia le nuove coppie con problemi di infertilità siano circa 5060000, ossia tra il 15 e 20% del totale. Un numero significativo e, oltretutto, secondo i dati degli ultimi anni, in continua crescita. qualsiasi penetrato nell’organismo. Il ruolo di questi anticorpi nella sterilità è complesso. E’ stato dimostrato che incidono su: • motilità degli spermatozoi, immobilizzandoli o agglutinandoli • penetrazione nel muco cervicale • interazione tra spermatozoi e zona pellucida (parte avvolgente la cellula uovo prodotta dalla donna) • reazione acrosomiale (tappa importante della maturazione qualitativa dello spermatozoo dell’uomo) rendendo il concepimento impossibile. Quando si può parlare di sterilità? Al contrario di quanto si pensa comunemente, la specie umana non è particolamente fertile ed è perciò normale non riuscire ad avere subito un figlio specie in considerazione del fatto che oggi la donna non è più giovanissima nel momento in cui decide di concepire. Per parlare di sterilità o infertilità (in linguaggio scientifico esiste una differenza tra i due termini, nel senso che nel primo caso non vi è capacità di concepire, nel secondo caso pur essendoci stato un concepimento vi è l’incapacità di portare avanti la gravidanza tale problema resta solo a carico della donna, ossia capire le cause dell’aborto) bisogna quindi aspettare almeno due anni di rapporti sessuali mirati non protetti, prima di sottoporsi ad ulteriori accertamenti. D’altra parte, visto che la fertilità femminile diminuisce naturalmente dopo una certa età (a partire dai 37-38 anni può ridursi anche del 40%), se la donna ha più di 36-37 anni il tempo di attesa prima di intervenire con le tecniche mediche scende ad un anno di tentativi infruttuosi. Con il termine sterilità di coppia facciamo riferimento a quei casi in cui, pur non essendo sterile né l’uomo né la donna singolarmente, una coppia non riesce ad avere figli. In realtà quando si parla di infertilità bisogna fare sempre riferimento alla coppia. Dal punto di vista statistico, comunque, si parla di difficoltà della donna (fattore femminile) per esempio per mancata ovulazione, chiusura delle tube, infezioni nel 40% dei casi di difficoltà dell’uomo (fattore maschile) per scarsa qualità o quantità degli spermatozoi in un altro 40% dei casi di sterilità di coppia ossia dovuta a problemi di entrambi i partners nel 20 %. Le cause di una sterilità di coppia possono essere sconosciute e, in tal caso, parleremo di sterilità idiopatica, oppure attribuibili ad una incompatibilità fra partner e definite da qualcuno sterilità immunologiche e/o cervicali. Si arriva a formulare diagnosi di sterilità idiopatica, quando la coppia, dopo 2 anni di rapporti non protetti e regolari, non ha avuto alcun concepimento e quando, sia le visite specialistiche che gli esami ematochimici e strumentali effettuati non hanno evidenziato problemi né organici né funzionali. Si intende sterilità di tipo immunologico quella condizione in cui l’infertilità viene causata da una risposta errata dell’organismo della donna verso gli spermatozoi. Si tratta di un disturbo di cui non si conosce l’origine, per cui il corpo della donna sviluppa anticorpi contro gli spermatozoi come farebbe per un virus o un batterio pugliasalute La diagnosi si ottiene con una ricerca degli anticorpi in entrambi i partner. Lo screening per gli anticorpi viene effettuato su un campione di sperma fresco e fa uso sia del metodo immunobead (IBT) sia del test dell’antiglobulina mista (MAR). Per questi test ci sono poche condizioni che devono essere soddisfatte: devono essere disponibili per la conta almeno 100 spermatozoi con mobilità progressiva e il muco, il contenuto di detriti e di batteri del campione non deve essere elevato tanto da interferire. Nei casi di sterilità immunologica esistono purtroppo molti problemi tuttora aperti sia per la diagnosi (la % di errore delle tecniche è ancora alta), sia per la cura. In ogni caso, prima di dare per certa la sterilità di natura immunologica, bisogna aver ripetuto accuratamente molti esami e molti accertamenti, perché la percentuale di incidenza di questo tipo di cause è, fortunatamente molto bassa. La sterilità di coppia, a prescindere dalla causa, non è una sterilità assoluta, ma relativa: infatti, può accadere che, cambiando il partner, il problema si risolva da sé. Le coppie affette da questo tipo di sterilità non hanno molte possibilità di concepire senza intervento terapeutico, né esistono trattamenti efficaci idonei a migliorare la probabilità di un concepimento naturale. Nei casi di sterilità idiopatica, dopo 3 anni la probabilità di concepimento naturale scende a livelli senza speranza (1-2% ogni mese) e si rende necessario un trattamento; nei casi, invece, di sterilità immunologia e cervicale, non esistono cure definitive e l’unico sistema per i casi più gravi è aggirare l’ostacolo servendosi delle tecniche di fecondazione assistita. E’ opportuno a tal punto fare alcune considerazioni sulla cosiddetta sterilità cervicale: in questi casi gli spermatozoi dell’uomo, perfettamente normali, sono in grado di risalire nel canale cervicale della donna e raggiungere utero e tube, eppure la gravidanza non avviene. Questo tipo di sterilità è da attribuire al muco cervicale che non consente la risalita degli spermatozoi attraverso - quattro - marzo 2004 il canale cervicale dell’utero. Alla base di ciò possono esserci gli esiti di una diatermocoagulazione male eseguita (ossia la bruciatura della cosiddetta piaghetta), una cervicite (ossia infiammazione del collo dell’utero per esempio conseguente ad infezioni croniche della vagina) cronica o fattori immunologici. A tal proposito facciamo un cenno di fisiologia utile per il nostro lettore. Che cos'è il muco cervicale? E’ una sostanza vischiosa, composta per oltre il 90% da acqua, che ricopre il collo dell’utero e che ha la caratteristica di farsi attraversare dagli spermatozoi. La maggior parte del muco cervicale viene prodotto dalle cellule secretorie che tappezzano la cervice uterina e in piccola quantità dall’endometrio, dalle tube e dal follicolo. In esso sono anche presenti leucociti e residui cellulari dell’epitelio uterino e cervicale. La secrezione del muco è controllata dagli ormoni ovarici: • il 17-estradiolo (estrogeno) che stimola la produzione di una grossa quantità di muco; • il progesterone (progestinico) che inibisce l’attività delle cellule secretorie. In generale, l’interazione con le secrezioni del tratto riproduttivo femminile è di importanza critica per la sopravvivenza e la funzionalità degli spermatozoi. Al momento non esiste un metodo per valutare l’effetto del fluido uterino e tubarico, mentre il muco cervicale può essere prelevato e studiato agevolmente. Per quanto riguarda la prevenzione, ricordiamo che ci sono vari modi per “rafforzare” la propria capacità di concepire: cominciando da una dieta ed uno stile di vita sano(fumo, caffè, farmaci, peso eccessivo). Avere un figlio: un desiderio condiviso da migliaia di coppie in Italia. Ma perché un sogno così bello possa realizzarsi senza trascorrere mesi di frustranti tentativi, è bene conoscere i meccanismi di concepimento e le condizioni che lo favoriscono. Facciamo pertanto un breve e semplicistico cenno alle tappe del ciclo femminile Nella donna in età fertile (cioè nella fase della vita tra il menarca ossia prima mestruazione e la menopausa), una volta al mese il corpo lascia maturare alcuni tra le centinaia di migliaia di ovociti che si trovano nelle ovaie. Non appena l’ovocita è completamente maturo viene rilasciato dall’ovaio: questo evento è chiamato “ovulazione” e avviene in genere tra il 12° ed il 14° giorno successivo alla comparsa delle mestruazioni. Abbandonato l’ovaio, l’ovocita inizia un viaggio verso l’utero, percorrendo le tube. Se durante questo viaggio viene fecondato dallo spermatozoo, si attacca alla parete interna dell’utero, ossia l’endometrio, ove si impianta e si sviluppa il bambino. Come provvedere a risolvere il problema? Prima di ricorrere subito all'inseminazione intrauterina prima e poi in caso di persistente insuccesso a tecniche di procreazione medicalmente assistita (quali la FIVET ossia fecondazione in vitro ed embryotransfer, ICSI ossia iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, entrambe tecniche eseguite in laboratorio con fecondazione artificiale e successivo trasferimento dell’embrione in utero), è bene escludere la presenza di infezioni genitali in corso attraverso dei mirati tamponi vaginali ed endocervicali per lei e spermiocoltura, esame microbiologico a fresco e tampone uretrale per lui. A tal proposito va ricordato che certe infezioni in entrambi i partners non danno sintomi: ecco perché oltre ai germi comuni si esegue ricerca coltura per esempio della Chlamydia trachomatis e del Mycoplasma Hominis. Bisogna altresì sincerarsi che non vi sia un danno tubarico ed eseguire uno studio ormonale del suo ciclo ovulatorio attraverso dosaggi ormonali e monitoraggio ecografico transvaginale del follicolo. Vi è infatti la possibilità che questo periodo di infertilità, pur avendo come causa principale la ridotta qualità seminale, potrebbe anche avere dei fattori femminili misconosciuti come concomitanti infezioni o disturbi ovulatori la cui correzione porterebbe pugliasalute a successo permettendo un concepimento anche con pochi spermatozoi. Quindi la prima cosa da fare è appunto quella di sottoporsi a questi accertamenti. In assenza di concause infettive, tubariche od ormonali si può programmare un ciclo di tre inseminazioni intrauterine. Tale tecnica, naturale, consiste nel trasferimento con un piccolo catetere sterile monouso in paziente sveglia senza necessità di alcuna anestesia, degli spermatozoi all’interno della cavità uterina. Ciò può avvenire su cicli ovulatori spontanei oppure su cicli di ovulazione multipli indotti da farmaci per stimolazione ovarica. Nel primo caso il margine di successo per ciclo di inseminazione è del 10-12%, nel secondo del 14-16%. L’uso dei farmaci che inducano l’ovulazione multipla comporta, però, la necessità di un controllo ecografico ripetuto della fase di maturazione follicolare ed una possibilità del 20% di gravidanze gemellari. Si tratta di una metodica semplice, ambulatoriale che non richiede anestesia. Prevede, innanzitutto, il trattamento farmacologico per indurre la maturazione follicolare e, contemporaneamente, una serie di monitoraggi ecografici necessari per valutare la crescita follicolare e lo spessore dell’endometrio. Quando 2-3 follicoli hanno raggiunto la misura idonea (circa 18 mm di diametro), l’ovulazione viene indotta attraverso una iniezione di hCG (gonadotropina corionica umana). Dopo 36-40 ore viene prelevato un campione di seme fresco (ottenuto nella stessa giornata) che viene preparato e posto nel fondo dell’utero mediante un sottile catetere. Si procede, quindi, al controllo della fase luteinica attraverso la somministrazione di progesterone, generalmente per via vaginale. In caso di mancato successo, si procede a tecniche di fecondazione assistita quale FIVET ossia acronimo di fecondazione in vitro ed embryo transfer. E’ la tecnica di fecondazione più usata al mondo. Si procede alla stimolazione follicolare e all’induzione dell’ovulazione. Dopo 34-36 ore dall’iniezione di hCG, i follicoli ovarici vengono asportati per via vaginale previa anestesia locale o totale. A questo punto avviene la fertilizzazione in vitro: dopo aver prelevato e preparato un campione di seme fresco, ovociti e spermatozoi vengono messi a contatto in provette contenenti terreni di coltura per 16-20 ore. Dopo questo periodo gli ovociti fertilizzati presentano 2 pronuclei (zigoti). Gli zigoti che vengono selezionati per il trasferimento in utero vengono rimessi in coltura per 24-48 ore, fino a quando la segmentazione embrionale non arriva al livello di 2-8 cellule. A questo punto con un piccolo catetere gli embrioni (non più di 3) vengono trasferiti in utero sempre per via vaginale. Successivamente si procede al controllo e al supporto della fase luteinica, anche attraverso il controllo ecografico e ormonale. Dopo 14 giorni si effettua il test di gravidanza. La percentuale di successi si aggira intorno al 30%. Altra tecnica di procreazione medicalmente assistita è l’ICSI, ossia iniezione intracitoplasmatica di spermatozoo. E’ una tecnica molo simile alla FIVET, tranne per il fatto che, nella FIVET avviene la penetrazione spontanea dello spermatozoo all’interno dell’ovocita, mentre, in questo caso, la penetrazione avviene attraverso una micropipetta. Questo sistema aumenta al massimo le possibilità di fecondazione e, inoltre, ha permesso di risolvere molti casi di sterilità idiopatica, resistente ad altre metodologie e anche la possibiltà di iniettare uno spermatozoo non capace di motilità ed eventualmente prelevato direttamente dal testicolo. Concludendo ci sentiamo di dire con ottimismo realistico, supportato dai risultati della medicina della riproduzione a livello nazionale ed internazionale, ai nostri lettori: desiderare un figlio e non riuscire ad averlo è un'esperienza che oggi riguarda sempre più coppie italiane. Ma nella maggior parte dei casi non si tratta di un problema senza alcun tipo di soluzione! Oggi, infatti, la sterilità viene curata con successo anche in casi che fino a poco tempo fa venivano considerati irrisolvibili. * Direttore dell’Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia Dirigente I Livello – Specialista in Ginecologia – Ostetricia e Oncologia Centro di Fisiopatologia della Riproduzione – Ospedale Di Venere A.U.S.L. BA/4 - cinque - marzo 2004 PRIMO PIANO A cura di Amilcare Spinapolice * La sterilità femminile a riproduzione della specie è processo evolutivo indispensabile, pertanto una condizione di “fertilità” è considerata la norma. Una coppia sana può concepire al primo tentativo nel 25 % dei casi, in un anno tale percentuale raggiunge l’acme di circa il 90%. E’ per questo motivo che, prima di proporre qualsiasi intervento diagnostico o terapeutico, bisogna aspettare che la coppia abbia avuto almeno un anno di regolari rapporti finalizzati alla riproduzione. Per definizione quindi la Sterilità è l’incapacità procreativa, essa può essere primitiva, se la donna non ha mai avuto gravidanze, o secondaria se la coppia ha già procreato. Per infertilità intendiamo l’incapacità della donna di portare a termine una gravidanza. Epidemiologia: circa il 15% della popolazione di coppie sono sterili. Il fattore femminile incide nel 50 % dei casi, quello maschile è imputabile in un 30%, esistono inoltre una percentuale di coppie pari al 20 % la cui sterilità è inspiegabile. Esistono numerosi fattori di rischio che incidono sulla epidemiologia: Età: il diverso orientamento sociale, che porta al matrimonio tra i 27 ed i 37 anni è tra le cause più importanti di ipofertilità delle società occidentali. Abitudini di vita: diete incongrue, con variazioni eccessive del peso corporeo in eccesso ed in difetto è dimostrato che influiscono sulla fertilità, così come fumo alcool, caffè, stress, abitudini sessuali, uso di farmaci o di sostanze stupefacenti agiscono tutti in maniera negativa sulle possibilità di concepire. Iud: secondo alcuni autori questo presidio contraccettivo favorirebbe, la sterilità di origine uterina per l’endometrite cronica che provocherebbe. Fattori iatrogeni: incongrui interventi medico chirurgici possono aumentare la possibilità di patologie aderenziali con conseguente danno genitale. pugliasalute - sei - Eziologia La sterilità femminile riconosce diversi fattori etiologici: Fattore vaginale: La vagina, organo della copula, ha una funzione importante per le interazioni chimico immunologiche con il seme maschile. Tra le cause si annoverano: • Anomalie anatomiche congenite • Anomalie anatomiche acquisite • Vaginiti • Cause immunologiche Fattore cervicale La cervice è il primo organo interno interessato alla fisiologia della riproduzione, dove ricopre un ruolo importante per la produzione del muco. Tra le cause riscontriamo: • Anatomiche • Funzionali • Infiammatorie • Cause immunologiche Fattore uterino L’utero è interessato principalmente da patologie che impediscono l’annidamento dell’embrione. Tra i fattori riscontriamo: • Malformazioni Mulleriane • Sinechie uterine • Insufficienza cervicoistimica • Fibromiomi • Endometrite marzo 2004 Fattore tubarico Le tube sono l’organo di congiungimento tra l’ovaio, che produce l’ovocita ed il seme che ivi giunge seguendo un gradiente chimico. E’ la patologia statisticamente rilevante tra le cause di sterilità. alterazioni del processo ovulatorio sono da considerarsi un evento normale nell’arco della vita riproduttiva della donna, l’anovulazione, invece, deve intendersi come una condizione cronica, stabilizzata in un determinato intervallo temporale. Anovulazione cronica da alterazioni dell’unità ipotalamo-ipofisi. Nell’anovulazione cronica è possibile distinguere due gruppi: • l’anovulazione cronica ipotalamica, che comprende condizioni disfunzionali • l’anovulazione cronica, che riconosce una patologia organica quale responsabile dell’alterazione dei meccanismi “centrali” che governano il processo ovulatorio. Tra i fattori riscontriamo: • PID (malattia pelvica infiammatoria) • Salpingite • G.E.U • Polipi • Immunologici. Anovulazione cronica indotta da stress psichico. Una correlazione temporale con un evento psicologicamente coinvolgente appare evidente in un grosso numero di donne con anovulazione ed amenorrea. Malattia infiammatoria pelvica. La malattia infiammatoria pelvica (MIP o pelvic inflammatory disease: PID) è un’ infezione dei genitali interni femminili e delle strutture pelviche adiacenti. La PID è una patologia delle più frequenti nelle donne in età fertile. Anovulazione cronica secondaria a malnutrizione. Lo stato nutrizionale ed il peso corporeo giocano un ruolo critico non soltanto nell’induzione della maturazione puberale, ma anche nel mantenimento della ciclicità ovulatoria e mestruale. Batteriologia della PID: Anovulazione associata a semplice calo ponderale. L’entità della compromissione funzionale ipotalamoipofisaria appare correlata all’entità della perdita del peso corporeo. Nella maggioranza dei casi è sufficiente rendere edotte le pazienti della correlazione esistente tra il calo ponderale e la disfunzione mestruale per indurre una modificazione delle abitudini alimentari con il conseguente ripristino del peso corporeo ideale e dell’ovulazione. Batteri aerobi genitali: Streptococchi del gruppo B Stafilococco coagulasi negativo Batteri anaerobi genitali: Peptostreptococco Bacteroides bivius Germi trasmessi sessualmente: Chlamydia trachomatis Trichomonas vaginalis. Anovulazione associata ad esercizio fisico. Anovulazione cronica secondaria a patologia organica dell’unità ipotalamo-ipofisi. • Sindrome di Shean • Iperprolattinemia • Anovulazione cronica del sistema di feed-back • Luteinizzazione senza rottura del follicolo Aderenze pelviche postchirurgiche e sterilita’. Il ruolo delle aderenze pelviche nella sterilità femminile dipende dalla loro estensione e localizzazione; le aderenze periannessiali alterano i rapporti topografici tra ovaia e padiglioni tubarici o la normale motilità tubarica. Diagnosi. Il sospetto diagnostico di aderenze pelviche postchirurgiche deve essere posto in ogni donna con sterilità involontaria e con pregressa chirurgia laparotomica pelvica; la diagnosi di certezza è fornita dalla laparoscopia. Endometriosi L’endometriosi è di frequente riscontro nelle donne sterili e, da alcuni autori, viene ritenuta la causa più frequente di sterilità nelle donne di età superiore a 25 anni. Conclusioni Come illustrato, le cause di una possibile sterilità femminile sono molteplici, è importante la fase diagnostica, che deve essere completa individuando tutti i possibili fattori che potrebbero concorrere alla infertlità, ricordandosi che va studiato contemporaneamente il fattore maschile, perché è in funzione dell’interazione che si deve porre diagnosi, prognosi e proporre la terapia. Sterilità endocrina ed anovulatoria L’assenza o le anomalie dell’ovulazione sono presenti nel 10-25% delle coppie sterili. Mentre sporadiche * Dirigente dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia Casa di cura Villa Serena (Foggia) pugliasalute - sette - marzo 2004