“Ricordo solo un boato, mi sono sentita sbalzata e non ho visto più

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“Ricordo solo un boato, mi sono sentita sbalzata e non ho visto più
C1L’ATTENTATO IN MAROCCO
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I fatti e le
PERSONE
ORE 11.50 È L’INFERNO
0RE 12 I SOCCORSI
ORE 12.30 LE IPOTESI
Sono esattamente le
11.50 a Marrakesh
quando una forte
esplosione sventra il
primo piano del popolare
e frequentatissimo Caffè
Argana, a quell’ora colmo
di turisti stranieri. Tra i
quali anche i 4 ticinesi.
Feriti, morti, gente che
fugge tra urla e pianti. La
scena che appare ai primi
soccoritori. Partono le
prime ambulanze e altri
mezzi di fortuna verso gli
ospedali. Molti feriti sono
gravi, alcuni arrivano già
morti in sala operatoria.
Le autorità si mettono in
contatto con gli agenti
che si sono precipitati
nella piazza più famosa
della città, Jamaa al Fna.
Si parla dell’eplosione
dolosa di quattro
bombole di gas. Ma non
ci sono conferme ufficiali.
Il dramma
I feriti ticinesi
“Ricordo solo un boato,
mi sono sentita sbalzata
e non ho visto più niente”
PATRIZIA GUENZI
C
Su Facebook
Cristina ha il viso
sorridente e felice,
abbracciata al
fidanzato Corrado.
Segretaria d’ufficio,
da poco aveva
deciso di cambiare
professione per
dedicarsi alle
persone disabili.
Stava facendo uno
stage all’Otaf
di Sorengo
MORENA
PEDRUZZI
Anche Morena,
ergoterapista di
professione, è su
Facebook. E anche
lei, sorridente, in
una foto assieme
all’amico André. Il
fratello la descrive
come una ragazza
allegra e
scherzosa. Anche
adesso, dal letto
d’ospedale, riesce
a fare delle battute
CORRADO
MONDADA
Reuters
ristina è in cure intense. Ha trascorso
oltre dieci ore in
sala
operatoria
sotto i ferri dell’équipe di medici
del Centro grandi ustionati di Zurigo. Accanto a lei i genitori. Tre
gli interventi: ad una gamba, alla
pelle e un altro per toglierle una
scheggia di metallo conficcatasi
tra il fegato e la cistifellea. E arnaldo Caccia, il padre di Cristina,
ripete, ancora scosso, le prime
parole che la figlia gli ha detto
all’aeroporto di Zurigo, dove era
appena stata rimpatriata dalla
Rega: “Ho sentito un tremendo
boato, lo spostamento d’aria mi
ha scaraventata via, ma non ho
mai perso conoscenza. Poi ricordo gli infermieri, l’ospedale,
ma non riuscivo a vedere niente”.
Anche l’amica Morena Pedruzzi,
27 anni, di Lavorgo, ha subito un
delicato intervento chirurgico. Le
due amiche unite dalla passione
per i viaggi e la musica, assieme
anche nella sfortuna. Purtroppo
per lei i tempi si sono dilatati. La
ragazza ha ustioni più estese rispetto a Cristina. “Tuttavia, venerdì, appena arrivata qui a Zurigo, malgrado i forti dolori è riuscita a scherzare. Era lucida e
come suo solito aveva voglia di far
battute”, racconta il fratello, Marcello, i genitori sono ancora
troppo scossi per parlare al telefono. La tragedia che ha colpito i
quattro giovani ticinesi ha emozionato l’intero cantone. Quattro
giovani amici, una spensierata
vacanza e poi la tragedia... Inizialmente, per le famiglie è stato difficile riuscire a verificare le reali
condizioni delle ragazze. Poi, lo
zio di Cristina s’è ricordato di
avere un caro amico che ha sposato una donna marocchina. “È il proprietario dell’hotel Victoria, di Paradiso.
Sua moglie
ha una
CRISTINA
CACCIA
UN TREMENDO
BOATO E POI...
A pochi giorni
dall’attentato,
all’esterno del
bar Argana,
dove è
scoppiata la
bomba, nella
centralissima
piazza Jemaa
el Fna a
Marrakesh è
ancora pieno
di detriti e
resti. Attorno
alle transenne
tante corone
di fiori per le
vittime della
tragedia
“Cristina è una
combattente. Ha
reagito molto bene. E i
medici di Zurigo ci
hanno tranquillizzati”
cugina in Marocco. In poco
tempo sono riusciti a dirci in che
ospedale erano e sempre tramite
loro, abbiamo organizzato il rimpatrio. Non li ringrazieremo mai
abbastanza...”. Cristina, però,
senza Corrado Mondada, Mondo
per gli amici, non se la sentiva di
partire da Marrakesh. I due sono
fidanzati da cinque anni.
Un’unione solida la loro. E proprio per trascorrere un periodo
spensierato, lontano dal lavoro lei impegnata in uno stage all’Otaf, lui informatico - si sono organizzati per un viaggetto in Marocco assieme ai due amici, Lorena Pedruzzi e André Da Costa.
“Abbiamo aspettato un po’, poi
non c’era più tempo”, dice Arnaldo Caccia.
Al momento della terribile
esplosione di giovedì
scorso, le due ra-
gazze erano sedute ad un tavolino
del bar Argana, nella piazza centrale di Marrakesh, assieme a Corrado, 25 anni, e André , 23 anni. I
due giovani non sono ancora stati
rintracciati.
Intanto, a Zurigo sono arrivati anche alcuni amici delle ragazze.
Mentre il padre di Cristina, un
poco sollevato dal buon esito
dell’intervento, racconta: “Mia figlia è una combattente - dice orgoglioso -. Temevamo fosse più
grave. Al telefono ci aveva detto di
sentirsi tutto il viso rovinato. Invece la faccia è pressoché sana. Il
corpo no, ma i medici sono ottimisti e ci hanno tranquillizzato.
Sicuramente i dottori di Marrakesh hanno fatto un miracolo, visto che le due ragazze inizialmente erano in pericolo di vita e
considerato che sono state trasportate all’ospedale su un carretto...”. Prende fiato, poi continua
ricordando i frenetici momenti di
giovedì, appena saputo dell’attentato. “Ho chiamato l’albergo. Il
direttore mi ha detto di stare tranquillo perché i ragazzi erano andati a fare un tour. Invece erano
rimasti in città, perché André non
si era sentito bene la notte. Nel
frattempo mia madre ha avuto
l’accortezza di chiamare il Dipartimento degli affari esteri a Berna
che ha confermato la notizia. Mia
figlia era stata coinvolta nell’attentato. Era gravemente ferita...”.
[email protected]
Fidanzato con
Cristina da 5 anni,
per tutti gli amici
è “Mondo”.
Informatico, con la
passione della
musica. Ma anche
dei viaggi. Infatti,
assieme a Cristina
ha girato parecchio
il mondo.
Recentemente, i
due sono stati
a Vancouver
ANDRÉ
DA COSTA
È amico di tutti e
tre i ragazzi ticinesi.
Falegname di
professione, anche
lui con la passione
della musica.
Infatti, proprio come Cristina, Corrado e Morena suona
da una decina di
anni nella Carnasc
Band di Cadenazzo, una guggen
carnascialesca
La polizia
Un’angoscia
appesa
al test del dna
“N
on abbiamo informazioni sufficienti per capire la dinamica dell’attentato o valutare la forza devastante dell’esplosione”, dice il commissario Emilio Scossa Baggi,
responsabile della polizia scientifica ticinese. Su richiesta dell’Interpol i suoi uomini hanno prelevato diversi “reperti” dalle case di
Corrado Mondada e André Da Costa che hanno inviato ai colleghi di
Marrakesh che stanno lavorando
assieme ad una squasdra di agenti
ed esperti arrivata dalla Francia.
“Dati segnaletici, fotografie,
schemi dentiari e ovviamente
quanto serve per tracciare i profili
genetici. Materiale che solitamente permette il riconoscimento
di persone ferite o morte”, spiega
Scossa Baggi.
Profili genetici, ovvero Dna, la
prova certa di ogni identificazione,
di ogni riconoscimento. E a Marrakesh sino a ieri, sabato, c’erano
da identificare ancora tre feriti e i
corpi di tre vittime del terribile attentato che ha sventrato il Café Argana. Un’eplosione devastante, un
ordigno concepito e collocato per
fare una strage, là dove si era certi
di colpire un bersaglio che
avrebbe scosso il mondo e fatto
tremare anche la monarchia di
Mohammed VI, il re che sabato
pomeriggio ha fatto il giro degli
ospedali per visitare i feriti.
Una micidiale miscela di nitrato
d’ammonio con perossido di acetone, irrobbustita con chiodi, bulloni e altri spezzoni di ferro che
hanno colpito e ucciso come una
raffica di mitraglia. Facendo scempio dei corpi. Una bomba azionata
a distanza e che per come è stata
confezionata ha messo subito la
polizia e i servizi segreti marocchini sulla pista di una cellula di Al
Qaida che sarebbe ben radicata
nel Paese. La terribile follia del terrorismo che questa volta ha incrociato la vita di quattro ventenni ticinesi che pensavano di fare solo
una vacanza in quel Marocco che
l’agenzia turistica nazionale dipinge come il Paese capace di
aprire il cuore. Sarà il materiale
spedito dalla Scientifica ticinese a
mettere un punto fermo nella speranza o nell’angoscia di questi
giorni.
l.d.a.