"Dinamica degli inquinanti"
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UNIVERSITÀ DI CATANIA Facoltà di Ingegneria – Sede di Enna Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente ed il Territorio corso di "Dinamica degli inquinanti" Lezioni 1-5 su "Introduzione alla dispersione turbolenta degli inquinanti in un fluido" ing. G. MANCINI FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 1/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Trasporto e dispersione nei corpi idrici FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 2/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 1 Trasporto e dispersione nei corpi idrici FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 3/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La dispersione e il trasporto nei fluidi La dispersione, un concetto intuitivo??? Principi di base e meccanismi generali della dispersione: 1) Trasporto 2) Diffusione 3) Dispersione (turbolenta) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 4/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 2 Il trasporto dq = kS Δ P dt con : dq/dt = quantità di materia o energia trasferite nell’unità di tempo; k =coefficiente di proporzionalità ; S = grandezza geometrica caratterizzante il moto ΔP= grandezza energetica che causa il moto (forzante del sistema); dq forza motrice = dt resistenza FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 5/129 Variazione di energia del sistema Grandezza trasportata, caratteristiche geometriche caratteristiche delle fasi file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Il trasporto Fenomeni di trasporto: passaggio di energia o materia attraverso fasi fisiche diverse senza che avvengano trasformazioni chimico fisiche (spostamento nello spazio). A questo si possono aggiungere molteplici fenomeni che concorrono a modificare il risultato finale del trasporto in termini di dispersione •Scambio di calore •Assorbimento •Adsorbimento •Diffusione •Evaporazione •Fusione •Condensazione •Liquefazione FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 6/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 3 Un esempio: il trasporto di calore • Convezione: flusso di calore tra due sezioni all’interno di un fluido. dQ = hA Δ T dt con : dQ/dt = velocità del flusso calorico (kcal ora-1); h = coeff. di trasmissione del calore per convezione (kcal m-1 ora-1 °C-1); A = area normale alla sezione di passaggio (m2); ΔT= differenza di temperatura tra le sezioni di partenza e arrivo (°C); T2 T1 ΔT 2 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 1 7/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Trasporto per convezione Spostamento per moto convettivo verticale (circolazione naturale) • Differenza di densità • Forza peso • Spinta di Archimede F p − F A = ( δ C − δ F )V C g con : VC = volume del corpo immerso nel fluido; g = accelerazione di gravità; δC = densità del corpo immerso δF = densità del corpo immerso FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 8/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 4 Schema di formazione delle correnti d’aria convettive BASSA PRESSIONE ALTA PRESSIONE 9/129 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna BASSA PRESSIONE file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Trasporto di materia: Spostamento di inquinanti con il fluido dM dt dm C dt = con : dM/dt = spostamento di massa inquinante (kg ora-1); dm/dt = spostamento di fluido (kg ora-1); C = concentrazione di inquinante (kg kg-1) Influenza della frazione particolata (piene nei fiumi) • Necessità di tenere conto prodotto portate per differenti concentrazioni nel tempo dM dt t = FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna ∫ (Q t ⋅ C t )dt 0 10/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 5 Tra diffusione e dispersione La diffusione molecolare è rilevante solo per acque in quiete e tempi sufficientemente lunghi. (0,5 – 2 m/anno nei sedimenti e profondità oceaniche) La dispersione turbolenta è molto più efficace nel determinare il trasporto delle sostanze in un fluido. La turbolenza del fluido nasce dalla velocità del fluido e dall’importanza relativa degli ostacoli che il fluido incontra durante il suo corso (compresa la scabrezza). FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 11/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Diffusione Molecolare Gas ∂C dN = − D gg A dt ∂z con : dN/dt = numero di moli per unità di tempo (kmoli ora-1); Dgg = coefficiente di diffusione molecolare gas/gas (k moli ora-1 kg-1) A = area della superficie di contatto (m2); ∂C/∂Z = gradiente di concentrazione nella direzione Z (kmoli m-3 m); Liquido ΔC dN = − D LL A dt ΔX con : dN/dt = numero di moli per unità di tempo (kmoli ora-1); DLL = coefficiente empirico di diffusione molecolare liquido/liquido (k moli ora1 kg-1) A = area della superficie interessata allo scambio (m2); ΔC= gradiente di concentrazione tra i punti a distanza ΔX (kmoli m-3); FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 12/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 6 La misura della dispersione La misura dei fenomeni di diluizione e dispersione turbolente si effettua utilizzando dei traccianti conservativi (chimici e fisici) • Temperatura • Salinità • Coloranti • Composti radioattivi Nel caso di dispersioni a grande scala (correnti marine superficiali e profonde, circolazione nei laghi) si fa ricorso a galleggianti a debole immersione o a forte immersione. Enorme importanza, in relazione alla dispersione turbolenta, riveste la stratificazione del fluido (inversione termica in atmosfera, stratificazione giornaliera e stagionale nei laghi e nel mare) per effetto di calore o concentrazione di sali disciolti. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 13/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Trasporto diffusione e dispersione Misura della diluizione in un estuario avente escursioni di marea, marea, mediante l’l’uso di un tracciante a impulso singolo. La concentrazione di un tracciante tracciante viene misurata in diversi punti a distanza x all’ all’immissione FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 14/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 7 La dispersione nei fluidi Lo studio della dispersione di inquinanti in un fluido viene diviso in genere in due fasi: la prima consiste nel calcolo del campo fluidodinamico mentre la seconda quello delle concentrazioni di inquinanti. L'ipotesi per cui i due problemi possono essere disaccoppiati è che la presenza dell'inquinante non perturbi il campo fluidodinamico. Questo presuppone che l'inquinante abbia bassa concentrazione e che la sua densità non sia troppo diversa da quella del fluido. Nel caso che l'inquinante sia costituito da particelle solide (o liquide in un fluido gassoso) è necessario anche che queste abbiano dimensioni ridotte, in modo da poter trascurare l'effetto prodotto dai gradienti di velocità e dagli sforzi di taglio sulla particella. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 15/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La dispersione nei fluidi In queste ipotesi l'inquinante segue in modo neutro il campo di velocità e il calcolo della dispersione può essere fatto successivamente alla determinazione del campo fluidodinamico. Preso atto che la soluzione analitica del sistema delle equazioni della fluidodinamica è impossibile (salvo casi molto semplificati molto spesso privi di interesse pratico), il campo fluidodinamico può essere calcolato mediante dei metodi numerici, che integrano le equazioni del moto dei fluidi, oppure ricorrendo a dati sperimentali. Il campo fluidodinamico può essere determinato con diversi gradi di accuratezza a seconda del modello di dispersione che si vuole utilizzare nella fase successsiva. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 16/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 8 La dispersione nei fluidi Sempre nel caso dell'approccio sperimentale, se si vogliono ottenere risultati molto accurati, è necessario svolgere innanzitutto un'analisi fluidodinamica dettagliata, che consiste essenzialmente nel calcolare il campo fluidodinamico, nel dominio analizzato, nel maggior numero di punti possibili (punti di misura), dove sono presenti le stazioni di monitoraggio. Se ci si limita ad interpolare questi dati all'intero dominio, con un metodo più o meno congruente con le condizioni fisiche del problema si ottengono i modelli diagnostici. In questo caso si fa una valutazione limitata all'istante in cui si sono realizzate le misure. Se si vuole fare una previsione anche per gli istanti successivi si devono utilizzare modelli previsionali, che integrano nel tempo e nello spazio le equazioni di bilancio della fluidodinamica. In questo ultimo caso si ricade nella branca dei modelli numerici propriamente detti. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 17/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 I regimi del moto nei confronti della dispersione Immettendo del colorante all’interno della corrente in movimento in una condotta si osservano tre modalità di movimento o REGIMI DI MOTO (Esperienza di Reynolds). MOTO LAMINARE: il movimento avviene per filetti fluidi che si mantengono paralleli alle pareti del condotto, il colorante immesso mantiene una sua traiettoria senza mescolarsi con il fluido circostante. MOTO TURBOLENTO DI TRANSIZIONE: il movimento avviene ancora per filetti fluidi, questi però all’aumentare della velocità divengono sempre più instabili, perdono il loro parallelismo con le pareti e inizia a verificarsi uno scambio di massa tra le diverse regioni del campo. MOTO PURAMENTE TURBOLENTO: in questo caso gli scambi di massa tra le diverse regioni del campo sono prevalenti, il moto non avviene più per filetti fluidi ed il colorante si disperde subito occupando tutte le zone del campo di moto. Gli effetti del regime di moto sono riassunti dal Numero di Reynolds, Re = ρ VD/μ. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 18/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 9 I regimi del moto nei confronti della dispersione Il numero di Reynolds può considerarsi un indice del grado di turbolenza: quanto maggiore è il suo valore, tanto più elevato è il grado di turbolenza della corrente fluida. Sperimentalmente si è trovato che per un valore del numero di Reynolds pari a circa 2000 (detto valore critico) si ha il primo insorgere della turbolenza. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 19/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Fenomeni dispersivi A. B. C. D. Immissione laterale di un flusso in un canale avente una corrente laminare Immissione laterale di un flusso in fiume turbolento Emissione da un camino in un campo di vento sostenuto lungo una direzione Emissione da un camino in un campo di vento debole e irregolare. A lato sono indicati gli andamenti delle concentrazioni nel flusso emesso, lungo l’l’asse perpendicolare a, o lungo l’asse centrale parallelo alla direzione x FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 20/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 10 Mezzo continuo La materia, che come è noto è costituita da particelle elementari, sarà trattata in seguito come un mezzo continuo, si supporrà cioé che la massa sia distribuita con continuità nello spazio. Saranno sempre considerati volumi sufficientemente grandi da contenere un gran numero di particelle elementari. D'altra parte l'elemento di volume deve essere sufficientemente piccolo, rispetto alle scale caratteristiche del moto, in modo tale che in esso si possa supporre che le grandezze varino linearmente e sia possibile applicare il calcolo differenziale. L'ipotesi del continuo porta dunque ad ignorare la struttura intima della materia a livello atomico e la descrizione del moto a tale livello. Per tenere conto di questi moti vengono introdotte variabili termodinamiche quali la temperatura che è legata alla energia cinetica e potenziale media dei moti a livello atomico e subatomico. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 21/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Mezzo continuo Si consideri un punto P,individuato dalla sua posizione x, all'interno del mezzo in esame, ed un volume V che lo racchiude, indicato con M la massa contenuta in V, il limite : ΔM lim (1) ΔV →0 ΔV non è una funzione continua delle variabili spaziali, essendo zero se nel punto P non è presente alcuna particella elementare ed un valore molto elevato se in P si trova una particella elementare. Inoltre il rapporto M/V dipende dal modo con cui si fa tendere il volume a zero (possono essere considerate sfere, cubi con centro in P o altre figure geometriche). L'ipotesi del continuo permette di affermare che il limite esiste ed è una funzione continua di classe Cn. Tale limite, la densità, verrà indicato con ρ (x). Un fluido,in fase aeriforme o liquida, è un corpo che sotto l'azione di una forza si deforma con velocità costante. Congruentemente con l'ipotesi di mezzo continuo, per particella fluida si intende una piccola porzione di fluido per cui, nello sviluppo in serie di Taylor di ogni grandezza, vengono considerati i soli termini lineari. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 22/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 11 Alcune notazioni e operatori ⎡ x1 ⎤ x = ⎢⎢ x2 ⎥⎥ ⎢⎣ x3 ⎥⎦ ⎡1 0 0⎤ ⎧1 se i = j δ ij = ⎨ δ = ⎢⎢0 1 0⎥⎥ ⎩0 se i ≠ j ⎢⎣0 0 1⎥⎦ δ ij u j = ui (4) Vettore posizione: x Componenti del vettore posizione: x1, x2, x3. Versori: a1, a2, a3. (2) Delta di Kronecker: (3) d è un tensore di secondo ordine isotropico rispetto a una rotazione del sistema di riferimento. Il tensore isotropico del terzo ordine viene detto simbolo di permutazione, ed è così definito: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 23/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Alcune notazioni e operatori ⎧ 1 se ijk = 123, 231, 312 (terna destra) ⎪ εijk = ⎨ 0 se due indici sono uguali ⎪- 1 se ijk = 321, 213, 132 (terna sinistra) ⎩ 3 (5) 2 1 Prodotto scalare (6) u ⋅ v = u1v1 + u2 v2 + u3v3 = ui vi Prodotto vettoriale u × v = (u 2 v3 − u3v2 )a1 + (u3v1 − u1v3 )a 2 + (u1v2 − u 2 v1 )a 3 ⎡a1 a 2 ⎢ u × v = ⎢u1 u2 ⎢ v1 v2 (8) ⎣ a3 ⎤ ⎥ u3 ⎥ v3 ⎥⎦ (7) La k-esima componente di tale vettore può essere scritta come: (u × v) k = ε ijk ui v j = ε kij ui v j (9) Per esempio se k = 1 i termini non nulli si hanno per i=2, j=3 e per i=3, j=2 (u × v)1 = ε ij1ui v j = ε 231u2 v3 + ε 321u3v2 = u 2v3 − u3v2 (10) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 24/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 12 Alcune notazioni e operatori Operatore gradiente (genera un vettore a partire da uno scalare) ∂ ∂ ∂ (11) (Notazione di Einstein) ∇ = a1 + a2 + a3 ∂x1 ∇φ = ai ∂x2 ∂x3 ∂φ ∂ xi ∂φ ∂xi (∇φ ) i = (12) Il gradiente è un vettore ortogonale alle equipotenziali di φ e individua la direzione in cui è massimo il cambiamento spaziale dello stesso scalare. Il cambiamento lungo le altre direzioni è pari a: ∂φ = (∇φ ) ⋅ n ∂n (13) La divergenza di un vettore è pari a: ∇ ⋅u = ∂u i ∂u1 ∂u 2 ∂u 3 + + = ∂xi ∂x1 ∂x2 ∂x3 (14) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 25/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Alcune notazioni e operatori Si possono generalizzare tali operazioni sui tensori. L’operatore divergenza è un operatore che decresce l’ordine del tensore, mentre il gradiente lo aumenta. Ad esempio la divergenza di un tensore del secondo ordine, è un vettore con i-esima componente pari a: (∇ ⋅ τ)i = ∂τ ij (15) ∂x j Il rotore di un vettore u è definito come il vettore ∇ × u la cui i-esima componente è pari a: ∂uk ∂x j (16) Le tre componenti del vettore rotore sono quindi: (∇ × u) i = ε ijk ⎛ ∂u3 ∂u2 ⎞ ⎛ ∂u1 ∂u3 ⎞ ⎜⎜ ⎟⎟ , ⎜⎜ ⎟⎟ , − − ⎝ ∂x2 ∂u3 ⎠ ⎝ ∂x3 ∂u1 ⎠ ⎛ ∂u2 ∂u1 ⎞ ⎜⎜ ⎟⎟ − ⎝ ∂x1 ∂u 2 ⎠ (17) Un campo vettoriale è detto solenoidale se ∇ ⋅ u = 0, e irrotazionale se ∇×u = 0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 26/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 13 Tensore gradiente di velocità Per la descrizione del comportamento cinematico di una particella fluida si sceglie una terna di assi di riferimento che ad un certo istante ha origine nel baricentro della particella stessa. Il baricentro G durante l'intervallo di tempo t si sposta nel punto G' con velocità (u)G : GG'= ( u ) G Δt (18) Un generico punto P della particella fluida, individuato dalla sua posizione x, si sposta nello stesso intervallo di tempo in P' con velocità u (fig. 1). PP' = uΔt (19) La velocità u, generalmente diversa da (u)G, si ottiene come sviluppo in serie nell'intorno dell'origine (che coincide con il baricentro della particella) : ⎛ ∂2 u ⎞ ⎛ ∂u ⎞ u = ( u )G + ⎜ + x ⎟ x i x j +.... ⎟ i ⎜ ⎝ ∂x i ⎠G ⎝ ∂x i ∂x j ⎠G FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 27/129 (20) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Tensore gradiente di velocità Figura 1 definizione della velocità del punto materiale FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 28/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 14 Tensore gradiente di velocità Tenendo conto della definizione di particella, i termini di ordine superiore al primo vengono trascurati, pertanto : ⎛ ∂u ⎞ u = ( u )G + ⎜ ⎟ xi ⎝ ∂x i ⎠G (21) Lo spostamento di un generico punto di una particella fluida è dunque descritto dal tensore gradiente di velocità valutato nel baricentro (sarà in seguito omesso il pedice G) : ∂u1 ∂x1 ∂u2 ∇u = ∂x1 ∂u3 ∂x1 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 29/129 ∂u1 ∂x 2 ∂u2 ∂x 2 ∂u3 ∂x 2 ∂u1 ∂x 3 ∂u2 ∂x 3 ∂u3 ∂x 3 (22) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Tensore gradiente di velocità Il tensore gradiente di velocità può essere decomposto nella somma di due tensori, uno antisimmetrico ed uno simmetrico : 1 ⎛ ∂u ∂u j ⎞ 1 ⎛ ∂u ∂u j ⎞ e ij = ⎜ i + ⎟ rij = ⎜ i − ⎟ 2 ⎝ ∂x j ∂x i ⎠ 2 ⎝ ∂x j ∂x i ⎠ (23) Quindi la velocità del generico punto di una particella è data da : u i = ( u i ) G + rij x j + e ij x j (24) Il moto può essere considerato, come sarà visto in seguito, come la somma di : una traslazione con la velocità del baricentro della particella ; una rotazione rigida descritta dal tensore rij; una velocità di deformazione descritta dal tensore eij . FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 30/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 15 La turbolenza E' possibile dare differenti definizioni della turbolenza. Secondo Taylor: "la turbolenza è un moto irregolare che in genere appare nei fluidi, gassosi o liquidi, quando lambiscono superfici solide od in movimenti di superfici di separazione tra due fluidi". Secondo Hiure, "il moto turbolento è una condizione di flusso irregolare nel quale le varie grandezze mostrano un comportamento aleatorio nello spazio e nel tempo, e possono essere descritte in termini statistici". FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 31/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La turbolenza Molti flussi che si incontrano nell’ingegneria pratica ed in natura sono prevalentemente turbolenti. I flussi turbolenti non ammettono uno studio analitico rigoroso, ma vengono spiegati prevalentemente sulla base di intuizioni fisiche e dall’analisi dimensionale. Nonostante l’esperienza di ogni giorno, la turbolenza non si può definire facilmente con precisione. (Tendenza a confondere flussi turbolenti con “flussi casuali” (random flows)). CARATTERISTICHE DELLA DISPERSIONE TURBOLENTA: •CASUALITA’; •NON LINEARITA’; •DIFFUSIVITA’; •VORTICITA’; •DISSIPAZIONE. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 32/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 16 La turbolenza CASUALITA’ I fenomeni turbolenti sono apparentemente irregolari, caotici ed imprevedibili. NON LINEARITA’ I fenomeni dispersivi turbolenti sono altamente non lineari. La non linearità si può trattare con due aspetti. Il primo è causato dalla rilevante non linearità dei parametri, (numero di Reynolds Re, numero di Rayleigh Ra, numero di Richardson), quando superano un valore critico. In un flusso instabile le piccole perturbazioni crescono spontaneamente e possono raggiungere infine lo stato caotico. Secondo; la non linearità di un flusso turbolento risulta nello stiramento di un vortice, un processo chiave attraverso il quale i flussi turbolenti tridimensionali mantengono la loro vorticità. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 33/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La turbolenza DIFFUSIVITA’ E’ dovuta al mescolamento macroscopico delle particelle fluide. I flussi turbolenti sono caratterizzati da una elevata velocità di diffusione della quantità di moto e del calore. VORTICITA’ la dispersione turbolenta è caratterizzata da alti livelli di fluttuazioni vorticose. Le strutture identificate in un flusso turbolento sono chiamate vortici. In un fenomeno turbolento le diverse strutture coalescono, si dividono, si allungano e soprattutto si trasformano in strutture filamentose. La caratteristica principale della turbolenza è l’esistenza di un grande range di scale di vortici. I grandi vortici hanno ordine di grandezza della regione fisica dove avviene il fenomeno e contengono la maggior parte dell'energia. L’energia si trasferisce dai vortici più grandi a quelli più piccoli tramite interazioni non lineari. Fino a quando non viene dissipata dalla diffusione viscosa dei vortici più piccoli, la cui grandezza è dell’ordine dei millimetri. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 34/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 17 La turbolenza DISSIPAZIONE I meccanismi di allungamento dei vortici trasferiscono energia e vorticosità in maniera crescente alle scale più piccole, fino a quando i gradienti diventano così grandi che essi vengono appiattiti dalla viscosità. I fenomeni turbolenti perciò richiedono una continua fornitura di energia per superare le perdite dovute alla viscosità. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 35/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Caratteristiche del moto turbolento Le caratteristiche caotiche di un moto turbolento e la non-prevedibilità dei suoi dettagli non significano che non esista una relazione di causa ed effetto che regola il verificarsi delle fluttuazioni turbolente. La conoscenza, tuttavia, delle condizioni iniziali ed ai limiti nella scala spaziotemporale in cui si verificano i fenomeni turbolenti, è praticamente impossibile. La non prevedibilità del moto turbolento è quindi legata alla non conoscenza di queste condizioni. Tuttavia anche se le condizioni iniziali ed ai limiti fossero perfettamente conosciute, ci si troverebbe di fronte alla impossibilità, anche con gli attuali mezzi di calcolo, di risolvere completamente le equazioni che governano il moto del fluido. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 36/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 18 Difficoltà nello studio del moto turbolento Il regime turbolento nel moto di un fluido è caratterizzato, in relazione al regime laminare, dai seguenti aspetti: il movimento è disorganizzato ed è irregolare nel tempo e nello spazio; mentre nel regime laminare le equazioni di Navier-Stokes con opportune condizioni ai limiti sono sufficienti per definire il moto, nel moto turbolento il moto non è predicibile e, piccole modifiche danno luogo a successivi grandi cambiamenti: la sensibilità alle condizioni iniziali è ciò che caratterizza un sistema caotico; i fenomeni di dispersione sono molto accentuati; non ripetibilità sperimentale di un flusso turbolento in tutti i suoi dettagli; ciò è dovuto alle fluttuazioni delle grandezze che descrivono il campo (velocità, pressione, temperatura, densità, concentrazione....); per esempio se si riproduce il moto turbolento nel fluido che si muove in un condotto che unisce due serbatoi, si trova che la velocità in un assegnato punto ed in un assegnato istante è differente per differenti ripetizioni dello stesso esperimento. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 37/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Caratteristiche del moto turbolento Le grandezze che caratterizzano il moto turbolento ed in particolare le velocità possono essere decomposte in valore medio e parte fluttuante (decomposizione di Reynolds): (25) u = u + u′ Le difficoltà teoriche e sperimentali connesse con lo studio dei fenomeni turbolenti hanno portato ad affrontare tale problema con metodi statistici. La validità di tale modo di procedere è legata al fatto che sia dal punto di vista teorico, sia da quello sperimentale ha interesse conoscere i valori medi delle grandezze fluidodinamiche e non le loro fluttuazioni; FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 38/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 19 La dispersione turbolenta La teoria della dispersione turbolenta è stata sviluppata storicamente secondo due approcci: quello di tipo euleriano e quello di tipo lagrangiano. Tali definizioni prendono spunto dalle teorie sulle quali sono fondate le descrizioni del moto, quella euleriana, o locale, e quella lagrangiana, o molecolare o sostanziale. Nella prima il moto viene studiato valutando l'evoluzione temporale delle caratteristiche del flusso in punti fissi dello spazio, mentre nella seconda si considera ogni punto del fluido come un'entità individuale in modo da determinarne, istante per istante, la posizione. Per il rilievo sperimentale delle grandezze il metodo euleriano è evidentemente assai più pratico di quello lagrangiano. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 39/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione lagrangiana Nella descrizione lagrangiana si segue la storia di una particella individuale di fluido. t t=0 x x0 Come variabili indipendenti vengono presi il tempo e la posizione della particella in un istante di tempo (convenientemente per t=0). Ogni variabile F, viene quindi espressa come F(x0,t). In particolare la posizione della particella viene individuata tramite x(xo,t). FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 40/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 20 La descrizione lagrangiana Il sistema di riferimento lagrangiano z particella a t=to z y x Riferimento lagrangiano y particella a t=to+dt x FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 41/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione lagrangiana Per particella fluida si intende un volume di fluido con dimensioni molto maggiori rispetto alle distanze molecolari medie, in modo che siano applicabili i principi della meccanica del continuo, e sufficientemente piccolo affinché sia descrivibile da un punto materiale. Le dimensioni delle particelle, quindi, saranno piccole così che le velocità e le pressioni, nel volume da esse occupato, possano essere considerate identiche, e mobili come un tutto, senza deformazioni apprezzabili. E' chiaro come la descrizione lagrangiana sia direttamente legata ai singoli elementi fluidi che costituiscono nel loro insieme il flusso, e quindi più naturale che non quella euleriana. Questo vantaggio è però controbilanciato dalla notevole complessità della misura lagrangiana rispetto a quella euleriana, motivo per il quale raramente le equazioni in forma lagrangiana sono utilizzate per calcoli applicativi.' FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 42/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 21 La descrizione lagrangiana La caratterizazionelagrangiana di un flusso incompressibile avviene quindi tramite la funzione X(X0,t) che fornisce, ad ogni istante t, le coordinate X=(X1,X2,X3) di tutte le particelle fluide, ognuna identificata da un diverso parametro X0 (la posizione iniziale della particella). In linea di principio, le equazioni della fluidodinamica permettono in maniera semplice la valutazione della X(X0,t) per ogni t>t0 in funzione delle condizioni iniziali e quindi delle altre grandezze come la velocità: ⎡ ∂ X (χ , t ) ⎤ u (χ , t 0 ) = ⎢ ⎥ ∂t ⎣ ⎦ t = t0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 43/129 (26) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La dispersione turbolenta nella visione lagrangiana Lo studio dei modelli di diffusione basati sull'approccio lagrangiano della turbolenza (noti anche come Modelli a Particelle o Modelli Monte-Carlo o Random Flight Models), ha avuto un'origine antecedente a quello della modellistica euleriana ma uno sviluppo modesto per le difficoltà evidenziate. Solamente dagli inizi degli anni settanta, però, ha subito un ulteriore impulso, anche per l'avvento di mezzi di calcolo sofisticati e metodi di misura sempre più accurati, in grado di acquisire i dati fluidodinamici necessari per le simulazioni numeriche. Nei modelli lagrangiani, nei quali la velocità delle particelle viene descritta da un processo stocastico, la dispersione è valutata calcolando le traiettorie di un gran numero di particelle rilasciate nel punto di emissione (sorgente). Nei modelli a particella singola ogni traiettoria viene calcolata separatamente, senza tenere conto della presenza delle altre particelle: in questo modo può quindi essere valutato il valore medio delle concentrazioni ma non i momenti statistici superiori FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 44/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 22 La descrizione euleriana Nella descrizione euleriana classica del moto dei fluidi si studia l'evoluzione del campo di velocità in un determinato punto del campo di moto u(x,t), dove x=(x1,x2,x3) rappresenta un punto del campo rispetto ad un sistema di riferimento fisso nello spazio. Assegnate le condizioni iniziali u(x,t0)=u0(x), si calcola l'evoluzione della grandezza u(x,t) per t>t0. Nonostante la semplicità di questo tipo di trattazione, è ovvio come il fenomeno della dispersione dipenda dal modo in cui il campo di moto agisce, al variare del tempo, sugli elementi fluidi costituenti la sostanza inquinante. In altre parole l'interesse è centrato sulle variazioni nel tempo e nello spazio delle velocità delle singole particelle fluide. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 45/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione euleriana Il sistema di riferimento euleriano z particella a t=to+dt particella a t=to y Riferimento euleriano x FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 46/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 23 La descrizione euleriana Si è visto come nella descrizione lagrangiana la velocità e l'accelerazione di una particella fluida sono semplicemente le derivate parziali temporali ui = ∂xi ∂t ∂ui ∂ 2 xi = 2 ∂t ∂t ai = (27) essendo la particella su cui si misurano le grandezze sempre la stessa Nella descrizione euleriana, la derivata parziale ∂ ∂t esprime solo il tasso di variazione locale nel punto x e non il tasso di variazione totale vista da una particella di fluido. Per tale motivo è necessario introdurre degli ulteriori termini. Sia F un campo scalare, vettoriale o tensoriale (temperatura, velocità). Impiegando le coordinate euleriane (x, y, z, t). Si vuole calcolare la velocità di cambiamento di F in ciascun punto, seguendo una particella di fissata identità. L’obiettivo è quindi quello di rappresentare un concetto che, in natura, è essenzialmente lagrangiano, in un linguaggio euleriano. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 47/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione euleriana Per incrementi arbitrario ed indipendenti di dx e dt, segue un incremento di F(x, t) pari a: dF = ∂F ∂F dt + dxi ∂t ∂xi (27) Se si considera un incremento non più arbitrario, ma individuato seguendo una particella di fissata identità, gli incrementi di dx e dt, non sono più indipendenti, ma sono legati alle componenti della velocità dalle seguenti relazioni: dxi = ui dt (28) sostituendo nella relazione precedente, si ottiene: ∂F dF ∂F = + ui dt ∂t ∂xi (29) Per sottolineare il fatto che la derivata temporale viene ottenuta seguendo una particella, nella meccanica dei fluidi la notazione d/dt, che è troppo generale, viene sostituita con una notazione speciale D/Dt. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 48/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 24 La descrizione euleriana Si ottiene: ∂F (30) DF ∂F + ui = Dt ∂t ∂xi Derivata materiale, o SOSTANZIALE (sulla particella) possono essere distinte due termini: rappresenta il tasso di cambiamento locale di F in un dato ∂F ∂t che punto, ed è nullo se il flusso è stazionario. ui ∂F è chiamato derivata advettiva (cambiamento di F perchè la particella si sposta in un punto dove F è differente) ∂xi I In particolare nel caso in cui A è la velocità, si ottiene l'accelerazione : ai = Du i ∂u i ∂u i = + u Dt ∂t ∂x j j ; a= ∂u + ( u ⋅ ∇) u ∂t (31) Alla stessa relazione si può pervenire per altra via. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 49/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione euleriana Alla stesse relazioni si può pervenire per altra via. Si consideri una particella P che, all'istante t, occupa la posizione x. Trascorso un intervallo di tempo Δt, la particella P si porta in P', di coordinate x+Δx. Individuiamo con Q la particella che al tempo t+Δt si porta proprio nella posizione che al tempo iniziale t era occupata dalla particella P. La derivata sostanziale è data da : DA A ( P' ) − A ( P ) = lim Δ t → 0 Δt Dt (32) Le derivate parziali rispetto al tempo e alle coordinate spaziali risultano: ⎛ ∂A ⎞ A(x, t + Δt ) − A(x, t ) ⎜ ⎟ = lim = ⎝ ∂t ⎠x=cos t. Δt →0 Δt (33) ⎛ ∂A ⎞ A ( x + Δx c i , t ) − A ( x , t ) = lim = ⎜ ⎟ Δx ⎝ ∂x i ⎠t=cos t . Δx →0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 50/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 25 La descrizione euleriana Calcolo della accelerazione di una particella nel riferimento euleriano FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 51/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione euleriana La variazione locale della grandezza A è quindi data dalla: A ( Q' ) − A ( P ) = ∂A Δt ∂t (34) ed è quindi rappresentata dalla derivata parziale rispetto al tempo. Posto: A ( P' ) − A ( P ) = A ( P' ) − A ( Q' )} + { A ( Q' ) − A ( P )} (35) { la quantità A(P') - A(Q') è la differenza tra i valori che la quantità A assume, nello stesso istante, in punti differenti; questa quantità è dunque data da: ∂A A ( P' ) − A (Q' ) = Δx j ∂ xj (36) Quindi la derivata totale risulta: D A ∂ A ∂ A dx j = + ∂ t ∂ xj d t Dt FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 52/129 (37) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 26 La descrizione euleriana Si può osservare che essendo dxj/dt le componenti della velocità della particella P, si arriva alla relazione precedentemente ottenuta: A titolo di esempio si consideri il moto con velocità u costante di un fluido in un condotto che viene riscaldato dall'esterno. Una particella che all'istante t si trova nella sezione caratterizzata dall'ascissa x, con temperatura T(x, t), si porta, dopo un intervallo di tempo Δt, nel punto di ascissa x + u Δt, con una temperatura T(x + u Δt, t + Δt). La derivata sostanziale è data da: T( x + u Δt, t + Δt ) − T( x, t ) DT ∂T ⎡ ∂T Δx ∂T ⎤ ∂T = lim = lim ⎢ + ⎥= u+ Δ t →0 ⎣ ∂x Δt ∂t ⎦ ∂x ∂t (38) Δt Dt Δt→0 Come altro esempio si consideri in un corso d'acqua: una roccia che rimane ferma nel tempo; una foglia che viene trasportata dalla corrente ed ha quindi la stessa velocità del fluido con cui è a contatto; un pesce libero di muoversi in qualsiasi direzione con qualsiasi velocità. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 53/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La descrizione euleriana Rappresentazione grafica della derivata totale FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 54/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 27 La descrizione euleriana La generica derivata rispetto al tempo di una grandezza associata al fluido è quella effettuata dal pesce che si sposta di Δx nel tempo Δt: ⎛ ∂A Δx i ∂A ⎞ ∂A dx i ∂A dA = lim ⎜ + + ⎟= dt Δt →0 ⎝ ∂x i Δt ∂t ⎠ ∂x i dt ∂t (39) In questo caso dxi/dt è la velocità del pesce ma non quella del fluido. La derivata parziale rispetto al tempo è quella effettuata dalla roccia che coincide con quella del pesce nel caso in cui quest'ultimo resti fermo. La derivata sostanziale è quella effettuata dalla foglia che coincide con quella del pesce solo nel caso in cui quest'ultimo si muova con la stessa velocità del fluido. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 55/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Tipologie di moto: definizioni A seconda del parametro considerato i moti di un fluido possono essere classificati in vario modo; alcune possibili classificazioni sono: Tridimensionale: se le grandezze che caratterizzano il moto dipendono da tutte le variabili indipendenti spaziali. Bidimensionale: se le grandezze che caratterizzano il moto dipendono da due variabili indipendenti spaziali; se tale variabili sono due coordinate cartesiane si parla di moto piano; se tali variabili sono ϕ e r in coordinate cilindriche si parla di moto assialsimmetrico. Unidimensionale: se le grandezze che caratterizzano il moto dipendono da una sola variabile spaziale indipendente; è questo il caso del moto in un condotto. Permanenti o stazionari: se le grandezze che caratterizzano il moto non dipendono dal tempo;: in tal caso, in una descrizione euleriana, sono nulle le derivate spaziali rispetto al tempo. Subsonici o supersonici: a seconda che la velocità del fluido sia molto inferiore o comparabile alla velocità di propagazione delle piccole perturbazioni (velocità del suono). FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 56/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 28 Tipologie di moto: definizioni Sono definiti i seguenti luoghi geometrici: Traiettoria di una particella: il luogo dei punti occupati in tempi successivi dal baricentro della stessa particella fluida. Linea di corrente (o linea di flusso): è una linea che risulta tangente al vettore velocità. Linea di fumo: è il luogo dei punti che ad un assegnato istante occupano le particelle che in istanti precedenti sono passate per uno stesso punto. Nel caso di moto permanente i tre luoghi geometrici, precedentemente introdotti, coincidono. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 57/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Le variabili di un flusso turbolento non si possono determinare in dettaglio e devono pertanto essere trattate come variabili stocastiche o casuali. Sia u(t) una variabile misurabile di un flusso turbolento. Come primo caso consideriamo quello in cui le “caratteristiche medie” di u(t) non varino con il tempo. In tale caso noi possiamo definire la velocità media come media temporale delle velocità registrate. u t 1 0 u = lim ∫ u (t )dt to →∞ t 0 0 (40) t FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 58/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 29 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Se invece consideriamo una situazione dove le caratteristiche medie varino con il tempo, la media non può essere formalmente definita usando la (40), perché non si riesce a specificare quanto grande debba essere l'intervallo su cui mediare t0 nel valutare l’integrale (40). u Se si prende infatti un t0 molto grande allora non si ottiene un valore attendibile della media “locale”; se si prende un t0 troppo piccolo non si ottiene una media attendibile. t (serie temporale non stazionaria) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 59/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Nel caso di serie temporale non stazionaria, si può comunque definire una media (in un istante t) compiendo un gran numero di esperimenti (insieme), condotti tutti sotto le stesse condizioni. La i-esima realizzazione è denotata da ui(t). La media della serie al tempo (t) è chiamata media d’insieme, o valore atteso. u u3(t) u (t ) ≡ 1 N N ∑ u (t ) i =0 i (41) Operando commutazioni sull’operatore differenziale si ha che: u2(t) ⎤ ∂u 1 ⎡ ∂ u 1 (t ) ∂ u 2 ( t ) ∂ u 3 ( t ) = + + + .......... .... ⎥ = ⎢ N ⎣ ∂t ∂t ∂t ∂t ⎦ = u1(t) 8 a.m. 9 a.m. 10 a.m. t ∂ ⎡ 1 ⎤ ∂u u 1 ( t ) + u 2 ( t ) + ..... ⎥ = ∂ t ⎢⎣ N ∂ t (42) ⎦ { } (commutazione fra operatore differenziale e media d’insieme) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 60/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 30 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Analoga commutazione può essere effettuata con l’operatore integratore. ∂u ∂u = ∂t ∂t b ∫ a ∂u ∂u = ∂xi ∂xi b udt = ∫ ∫ udx u dt a = (43) ∫ u dx(44) In atmosfera e nell'oceano non si riescono però a ottenere misure sotto le stesse identiche condizioni per cui si è soliti ricorrere alla media temporale, interpretandola come media di insieme, ma scegliendo un appropriato intervallo di tempo, piccolo se confrontato con il tempo durante il quale si possono registrare variazioni significative delle proprietà medie del fenomeno esaminato. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 61/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Le grandezze che caratterizzano le variazioni di una variabile casuale, cioè la media e lo scarto quadratico medio, sono chiamate le statistiche o momenti di una variabile. Quando le statistiche di una variabile casuale sono indipendenti dal tempo, il processo è stazionario. Per un processo stazionario la media temporale (che è la media di ogni singola realizzazione) coincide con la media d’insieme. Allo stesso modo si definisce un processo omogeneo come quello in cui le statistiche non dipendono dallo spazio, per il quale la media d’insieme è uguale alla media spaziale. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 62/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 31 La turbolenza I momenti di una variabile turbolenta Il valore quadratico medio di una variabile è detto varianza. La radice quadrata della varianza è chiamata scarto quadratico medio (rms): varianza = u 2 (45) u rms = (u 2 )1 2 Le serie dei tempi [u(t)-ū], ottenute sottraendo la media ū dalle serie, rappresentano le fluttuazioni della variabile attorno al suo valore medio. Il valore di rms della fluttuazione è chiamato deviazione standard, definito come: [ uSD = (u − u)2 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 63/129 ] 1 2 (46) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Correlazioni L’autocorrelazione di una singola variabile u(t) in due momenti t1 e t2 è definita come: R (t1 , t 2 ) = u (t1 )u (t 2 ) (47) Nel caso generale in cui la serie non è stazionaria, il valore sopra segnato deve essere visto come una media di insieme. Quindi la correlazione può essere computata come segue: ottenere un numero sufficiente di ripetizioni del fenomeno (es. valori di u(t)), e, per ognuno di essi, leggere il valore di u al tempo t1 e t2. Poi moltiplicare i due valori di u e calcolare il valore medio di tutti i prodotti così ottenuti. La grandezza di questo prodotto mediato è piccola quando un valore positivo di u(t1) è associata sia a valori positivi che negativi di u(t2). In questo caso i valori di u a t1 e a t2 vengono definiti “poco correlati”. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 64/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 32 Correlazioni Se dall’altro lato, un valore positivo di u(t1) è prevalentemente associato ad un valore positivo di u(t2), e un valore negativo di u(t1) è associato con un valore negativo u(t2) allora la grandezza R ( t 1 , t 2 ) è grande e positiva; in entrambi i casi diciamo che u(t1) e u(t2) sono “molto correlati”. E' possibile anche avere un caso con R ( t 1 , t 2 ) grande e negativa nel quale un segno di u(t1) è molto associato con l’opposto segno di u(t2). Per un processo stazionario le statistiche (che sono i vari tipi di media) sono indipendenti dall’origine del tempo, cosicché è possibile spostare l’origine del tempo in qualunque modo. Spostando l’origine di t1, l’autocorrelazione (14) diviene, u (0)u (t 2 − t1 ) = u (0)u (τ ) dove τ = t 2 − t1 è lo sfasamento. È chiaro quindi che è possibile scrivere la correlazione come u (t )u (t + τ ) , che è una funzione solo di τ, essendo t una misura arbitraria dell’origine. In questo caso (stazionarieta) media di insieme e temporale ovviamente coincidono FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 65/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Calcolo della funzione di autocorrelazione FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 66/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 33 Correlazioni E' quindi possibile definire una funzione autocorrelazione di un processo stazionario con: R (τ ) = u (t )u (t + τ ) (48) Finora è stata ipotizzata la stazionarietà, il valore soprassegnato in tutte le espressioni può essere considerato quindi un valore medio nel tempo. Per valutare correlazione basta semplicemente allineare la serie u(t) con u(t+τ) e le moltiplica verticalmente. Possiamo anche definire una funzione di autocorrelazione normalizzata: r (τ ) ≡ u (t )u (t + τ ) u (49) 2 dove u 2 è il valore quadratico medio (o varianza). 67/129 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Correlazioni Per ogni funzione u(t) si può provare che: [ ] [u (t )] u (t1 )u (t 2 ) ≤ u 2 (t1 ) 1/ 2 1/ 2 2 (50) 2 che è chiamata disuguaglianza di Schwartz. Essa è analoga all’espressione del prodotto interno di due vettori che non può essere più grande del prodotto dei loro moduli. Per un processo stazionario il valore quadratico medio è indipendente dal tempo, cosicché il valore a destra della (50) è uguale a u. 2 Usando la (50), ne segue dalla (49) che: r ≤1 (51) Ovviamente, r(0)=1. per un processo stazionario l’autocorrelazione è una funzione simmetrica, ovvero: R(τ ) = R(− τ ) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 68/129 (52) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 34 Correlazioni Una tipica funzione di autocorrelazione è mostrata in Figura In generale, partendo dal valore unitario, l'autocorrelazione tende a zero per τ tendente all'infinito. L'area compresa tra la funzione e l'asse delle ascisse è una misura di quanto il fenomeno ha memoria di se stesso. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 69/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La scala integrale lagrangiana Partendo dalle autocorrelazioni temporali, è possibile definire la scala integrale temporale Г della turbolenza: ∞ Γ ≡ ∫ r (τ )dτ 0 (53) Una misura dell’ampiezza della correlazione è in genere rappresentata dall'area sottesa dalla funzione di autocorrelazione con un rettangolo di altezza 1 e ampiezza Г. La scala integrale temporale, è una misura del tempo per il quale u(t) è fortemente correlata con se stessa. In altre parole Г è la misura della memoria del processo. In modo schematico si può dire che il fenomeno è correlato con se stesso per tempi inferiori a Г, ed è completamente scorrelato per tempi superiori. Nel caso di rumore bianco si avrebbe Г =0 e nel caso di un flusso laminare si ha che il fenomeno è sempre correlato e la scala integrale risulta essere infinita. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 70/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 35 Le altre forme di correlazione Così facendo abbiamo considerato u come una funzione del tempo e abbiamo definito la sua autocorrelazione R(τ). In modo simile possiamo definire una autocorrelazione come una funzione della distanza spaziale tra due misure della stessa variabile tra due punti. Siano u(x0, t) e u(x0+x, t) le misure di u nei punti x0 e x0+x. allora la correlazione spaziale è definita come u ( x0 , t )u ( x0 + x, t ) . Se il campo è spazialmente omogeneo, allora le statistiche sono indipendenti dal punto x0, cosicché la correlazione dipende solamente dalla distanza x: C ( x) = u ( x0 , t )u ( x0 + x, t ) (54) Fin ora abbiamo definito l’autocorrelazione coinvolgendo misure della stessa variabile u. Possiamo anche definire una funzione cross-correlazione tra due variabili stazionarie u(t) e v(t) come: (55) C (τ ) ≡ u (t )v(t + τ ) 71/129 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Correlazioni Definendo la trasformata di Fourier (S(w)) della funzione di autocorrelazione (R(t)): 1 S (ω ) = 2π ∞ ∫e −iωτ R(τ )dτ (53) Può essere dimostrato che affinché la relazione precedente sia vera, R(τ) deve essere funzione di S(ω) tale che : −∞ ∞ ∫e R (τ ) = iωτ S (ω ) d ω (54) Le due relazioni definiscono “la coppia delle trasformate di Fourier”. La trasformata di Fourier può essere definita se la funzione va a zero più velocemente che all’infinito. Si può dimostrare che S(ω) è reale e simmetrica se R(τ) è reale e simmetrica. Sostituendo τ =0 nella (54) si ottiene: −∞ ∞ u = 2 ∫ S (ω )dω −∞ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 72/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 36 Correlazioni Questo dimostra che S(ω)dω è l’energia (precisamente la varianza) in una banda di frequenza dω centrata a ω. Praticamente la funzione S(ω) mostra che l’energia è distribuita come una funzione di frequenza ω. S(ω) è quindi lo spettro di energia, e tramite la (1) può essere definita come la trasformata di Fourier della funzione autocorrelazione. Dalla (1) segue anche che: 1 S (0 ) ≡ 2π ∞ ∫ R (τ )dτ = −∞ u2 π ∞ ∫ r (τ )dτ = 0 u 2Γ π (55) la quale mostra che il valore dello spettro corrispondente a frequenza nulla è proporzionale alla scala integrale temporale. Cosi facendo abbiamo considerato u come una funzione del tempo e abbiamo definito la sua autocorrelazione R(τ). In modo simile possiamo definire una autocorrelazione come una funzione della distanza spaziale tra due misure della stessa variabile in due diversi punti. 73/129 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Correlazioni Siano u(x0, t) e u(x0+x, t) le misure di u nei punti x0 e x0+x. In tal caso la correlazione spaziale è definita come u ( x0 , t )u ( x0 + x , t ) (56) Se il campo è spazialmente omogeneo, allora le statistiche sono indipendenti dal punto x0, cosicché la correlazione dipende solamente dalla distanza x: R ( x ) = u ( x0 , t )u (x0 + x , t ) Possiamo ora definire uno spettro di energia S(K) come una funzione del vettore numero d’onda K tramite la trasformata di Fourier: ∞ (57) 1 S (K ) = e (2π ) ∫ 1/ 3 − iKx R ( x )dx −∞ dove: ∞ R (x ) = − iKx ∫ e S (K )dK (58) −∞ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 74/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 37 Correlazioni Le relazioni (3) e (4) sono rispettivamente analoghe alla (1) e alla (2). Nell’integrale (3), dx è la notazione per indicare l’elemento di volume dx dy dz. Analogamente nell’integrale (4), dk = dk dl dm è l’elemento di volume nello spazio dei numeri d’onda (k,l,m). E’ necessaria una misura istantanea u(x) funzione della posizione per calcolare la correlazione spaziale R(x). Questo è un obbiettivo difficile, così determiniamo questo valore approssimativamente indagando rapidamente in una desiderata direzione. Se la velocità U0 di attraversamento dell’indagine è abbastanza rapida possiamo assumere che il campo turbolento è “congelato“ e non cambia durante le misure. Nonostante l’indagine attuale registri una serie u(t), potremmo trasformarle in una serie spaziale u(x) sostituendo t con x/U0. L’assunzione che le fluttuazioni turbolente in un punto sono causate da avvezione di un campo congelato passato è chiamata ipotesi di Taylor. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 75/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Correlazioni Abbiamo definito l’autocorrelazione coinvolgendo misure della stessa variabile u. Possiamo anche definire una funzione crosscorrelazione tra due variabili stazionarie u(t) e v(t) come: C (τ ) ≡ u (t )v (t + τ ) (59) Diversamente dalla funzione autocorrelazione, la funzione di crosscorrelazione non è una funzione simmetrica dello sfasamento τ, perché C(−τ ) ≡ u(t )v(t −τ ) ≠ C(τ ) (60) Il valore della funzione della cross-correlazione a sfasamento zero, che è u (t )v (t ) è semplicemente scritto come uv ed è chiamato la “correlazione” di u e v. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 76/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 38 Il teorema del trasporto di Reynolds La derivata sostanziale dell'integrale di una grandezza A in un volume di fluido V che, racchiuso dalla superficie S, contiene sempre le stesse particelle è data da : ∫ A ( t' ) dV − ∫ A ( t ) dV D V ( t ') V( t ) ∫ A dV = lim = Δt →0 Δt Dt V ( t ) ∫ A ( t' ) dV + ∫ A ( t' ) dV − ∫ A ( t ) dV = lim ΔV V( t ) = lim ∫ Δt → 0 V ( t ) V( t ) Δt Δt → 0 [ A( t' ) − A( t )] Δt = A ( t ' ) dV dV + lim ∫ Δt →0 ΔV Δt (61) essendo t'= t +Δt e ΔV=V(t') -V(t). Il primo termine rappresenta il limite per t che tende a zero del rapporto incrementale della grandezza A rispetto alla variabile t, eseguita sul volume considerato all'istante t. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 77/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Il teorema del trasporto di Reynolds FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 78/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 39 Il teorema del trasporto di Reynolds Dalla figura si deduce che il volume DV è dato da : ΔV = ∫ u ⋅ n dS Δt (62) S( t ) quindi : dV = u ⋅ n dSdt (63) poiché : lim A(t' ) = A(t ) Δt →0 (64) si ha : ∂A D AdV = ∫ dV + ∫ Au ⋅ ndS ∫ ∂t Dt V (t ) V (t ) S (t ) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 79/129 (55) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Il teorema del trasporto di Reynolds Tenendo conto del teorema di Green si ricava : ∫ Au ⋅ ndS = ∫ ∇ ⋅ ( Au )dV S (t ) V (t ) ⎡ ∂A ∂u ⎤ ∂A D ⎡ ∂A ⎤ ∫ A dV = ∫ ⎢ + ∇ ⋅ ( Au ) ⎥dV = ∫ ⎢ + ui + A i ⎥ dV ∂x i ∂x i ⎦ Dt V ( t ) ⎦ V ( t ) ⎣ ∂t V ( t ) ⎣ ∂t (66) e quindi : ⎛ DA ⎞ D ∫ A dV = ∫ ⎜ + A∇ ⋅ u ⎟ dV ⎠ Dt V( t ) V ( t ) ⎝ Dt (67) Il teorema di derivazione sotto il segno di integrale può essere considerato come un caso particolare del teorema di Reynolds. Si consideri un flusso monodimensionale in cui ogni grandezza è funzione solo di x1, A(x1,t), per il quale solo u1 è diverso da zero. Assunto come volume di fluido quello di un cilindro retto con direttrici parallele e le basi perpendicolari a x1. La superficie che racchiude il volume V è suddivisa in tre parti , le due basi Sa e Sb di eguale area e superficie laterale di area Sl. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 80/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 40 Il teorema del trasporto di Reynolds FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 81/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Il teorema del trasporto di Reynolds Siano a(t) e b(t) le distanze delle basi dal piano x1x2(figura), risulta : D ∫ A ( x1 , t )dx1dx 2 dx 3 = Dt V ( t ) ∂A dx1dx 2 dx 3 + ∫ Au ⋅ n a dS + ∫ Au ⋅ n b dS + ∫ Au ⋅ n l dS Sl V ( t ) ∂t Sa Sb = ∫ (68) ⎧ ∫ dx 2 dx 3 = S a = S b ⎪ ⎪ u ⋅ n = − u ( a ) = − da = −a' 1 a ⎪ dt ⎨ db ⎪ u ⋅ n = u ( b) = = b' 1 b ⎪ dt (69) ⎪⎩ u ⋅ n = 0 l risulta : b( t ) D b( t ) ∂A ∫ A ( x1 , t )dx1 = S a ∫ Sa dx1 − a' A ( a, t )S a + b' A ( b, t )S b (70) Dt a ( t ) a ( t ) ∂t Poiché : FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 82/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 41 Equazione di bilancio di massa La massa M di un volume fluido contenente sempre le stesse particelle rimane costante con il tempo : M = ∫ ρ dV = cos t. (71) V( t ) quindi . DM D ∫ ρ dV = 0 = Dt Dt V ( t ) (72) tenendo conto del teorema di Reynolds si ottengono le equazioni di bilancio della massa in forma integrale : ∂ρ dV + ∫ ρu ⋅ ndS = 0 ∂t V (t ) S (t ) ∫ (73) ⎡ ∂ρ ⎡ Dρ ⎤ ⎤ ∫ ⎢ + ∇ ⋅ ( ρu ) ⎥ dV = 0 ; ∫ ⎢ + ρ∇ ⋅ u ⎥ dV = 0 ⎦ ⎦ V(t) ⎣ ∂t V(t) ⎣ Dt FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 83/129 (74) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione di bilancio di massa Affinché le relazioni precedenti siano verificate per qualsiasi V, occorre che la funzione integranda sia nulla in tutto il campo; si ottengono quindi le equazioni di bilancio della massa in forma differenziale : ∂ρ + ∇ ⋅ ( ρ u) = 0 ∂t (75) Dρ + ρ ∇⋅u = 0 Dt (76) Lo stesso risultato si può ottenere considerando dal punto di vista euleriano, il flusso entrante ed uscente attraverso la superficie che delimita da un parallelepipedo infinitesimo fisso. Se ρ = cost., cioè se il fluido è incomprimibile, il campo risulta essere solenoidale : ∇⋅u = 0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna ; 84/129 ∂ ui =0 ∂ xi (77) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 42 Equazione di bilancio della quantità di moto La variazione della quantità di moto Q del fluido contenuto in un volume V composto sempre dalle stesse particelle è pari alla risultante delle forze esterne F. DQ (84) =F Dt D ρu dV = ∫ ρf dV + ∫ τ ⋅ n dS D t V ∫( t ) (t ) (t ) 14243 V1 42 4 3 S1 424 3 III IV I 14 4424 4 4 3 (85) II essendo: I) la derivata sostanziale della quantità di moto; II) la risultante delle forze esterne; III) la risultante delle forze di massa, con f la forza di massa per unità di massa; IV) la risultante delle forze di superficie. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 88/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione di bilancio della quantità di moto Tenendo conto dei teoremi di Green e di Reynolds si ha: ⎡ D(ρu ) ⎤ ⎢ Dt + ρu∇ ⋅ u ⎥ dV = ∫ ρf + ∇ ⋅τ dV ⎦ V (t ) ⎣ V (t ) [ ∫ ] (86) ovvero: ⎡ ⎛D ρ ⎞ Du ⎤ ∫V ( t ) ⎢ u⎜ dV = ∫V ( t ) ρ f + ∇ ⋅ τ dV (87) + ρ ∇ ⋅ u⎟ + ρ ⎠ Dt ⎥⎦ ⎣ ⎝ Dt [ ] Dovendo la precedente relazione valere per un volume arbitrario di integrazione, ed osservando che il termine nelle parentesi tonde del primo membro dell'equazione è nullo per l'equazione di bilancio della massa, si ottiene l'equazione di bilancio della quantità di moto in forma differenziale : ρ ∂ τ ij Du Dui = ρ f + ∇ ⋅τ ; ρ = ρ fi + Dt Dt ∂ xj FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 89/129 (88) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 43 Equazioni di Navier-Stokes La relazione che lega deformazioni e sforzi in un continuo è chiamata equazione costitutiva. Nei fluidi tale equazione lega lo sforzo alla velocità di deformazione. In un fluido in quiete ci sono solo componenti normali dello sforzo su di una superficie e lo sforzo non dipende dall'orientamento della superficie stessa. In altre parole il tensore degli sforzi è isotropico o sferico (simmetrico). Un tensore è definito isotropico quando le sue componenti non cambiano per effetto di una rotazione del sistema di riferimento. L'unico tensore isotropico del secondo ordine è il delta di kronecker. Qualunque tensore isotropico deve essere dunque proporzionale a δ. Pertanto lo sforzo in un fluido in quiete deve assumere la forma: τ ij = − pδ ij dove p è la pressione termodinamica legata a ρ e T da un equazione di stato Il segno negativo deriva dalla convenzione che gli sforzi che consideriamo positivi sono gli sforzi di trazione FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 90/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazioni di Navier-Stokes Un fluido in movimento sviluppa ulteriori componenti dello sforzo dovute alla viscosità. I termini diagonali di t diventano diseguali e si sviluppano degli sforzi di taglio. Per un fluido in movimento possiamo quindi suddividere lo sforzo in un parte –pδij che esisterebbe anche in quiete, ed una parte σij dovuta solo al movimento: τ ij = − pδ ij + σ ij 90) Si assumerà che p rappresenti ancora la pressione termodinamica. Tale ipotesi non è però fisicamente basata perchè le quantità termodinamiche sono definibili per gli stati di equilibrio mentre mentre un flusso in movimento sottoposto a fenomeni diffusivi è ben lontano dall'essere in equilibrio. Comunque se il tempo di riassetto per molecole è molto piccolo rispetto alla scala temporale del fluido questo discostamento è trascurabile FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 91/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 44 Equazioni di Navier-Stokes La parte non isotropica σ, chiamata tensore deviatorico degli sforzi, è legata ai gradienti di velocità. Come visto precedentemente, il tensore gradiente di velocità può essere scomposto in una parte simmetrica ed una antisimmetrica. ∂ui 1 ⎛⎜ ∂ui ∂u j ⎞⎟ 1 ⎛⎜ ∂ui ∂u j ⎞⎟ = + + − ∂x j 2 ⎜⎝ ∂x j ∂xi ⎟⎠ 2 ⎜⎝ ∂x j ∂xi ⎟⎠ (91) La parte antisimmetrica rappresenta una rotazione del fluido senza deformazione e non può di per se generare alcuno sforzo. Gli sforzi devono quindi provenire solo dal tensore velocità di deformazione: 1 ⎛ ∂u ∂u j ⎞⎟ eij = ⎜ i + 2 ⎜⎝ ∂x j ∂xi ⎟⎠ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 92/129 (92) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazioni di Navier-Stokes Si assumerà una relazione lineare del tipo σ ij = − K ijmn emn (93) dove Kijmn è un tensore del quarto ordine con 81 componenti che dipendono dallo stato termodinamico del fluido. L'equazione precedente indica semplicemente che ciascuna componente dello sforzo è legata linearmente a tutte e nove le componenti del tensore eij. Tutte le 81 componenti risultano dunque necessarie per descrivere completamente questa relazione. Si può però dimostrare che solo due delle 81 componenti sopravvivono se si assume che il mezzo sia isotropico e che il tensore degli sforzi sia simmetrico. Un mezzo isotropico non ha direzioni preferenziali che significa che la relazione tra sforzi e deformazioni è indipendente dalla rotazione del sistema di riferimento. Ciò è possibile solo se il tensore è Kijmn isotropico. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 93/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 45 Equazioni di Navier-Stokes E' dimostrabile in analisi tensoriale che tutti i tensori isotropici di ordine pari sono costituiti da prodotti di δij, e che un tensore isotropico del quarto ordine deve avere la forma: K ijmn = λδ ijδ mn + μδ imδ jn + γδ inδ jm (94) Dove λ, μ, e γ sono scalari che dipendono dallo stato termodinamico. Poichè σij è un tensore simmetrico, la (93) richiede che sia anche simmetrico in i e j. Ciò è consistente con la (94) solo se: γ =μ (95) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 94/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazioni di Navier-Stokes Solo due costanti quindi, delle 81 originarie sono sopravvissute sotto la restrizione dell'isotropia del materiale e della simmetria dello sforzo. La sostituzione della (30) nell'equazione costitutiva fornisce: σ ij = 2μeij + λemmδ ij Dove: (96) emm = ∇ ⋅ u è il tasso di deformazione volumetrico ovvero la divergenza del vettore velocità. Il tensore degli sforzi completi diventa quindi: τ ij = − pδ ij + 2μeij + λemmδ ij FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 95/129 (97) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 46 Equazioni di Navier-Stokes Introdotta l'equazione costitutiva in quella di bilancio della quantità di moto, supponendo che i coefficienti di viscosità λ e μ siano costanti, si ottiene: ⎛ ∂ u i ∂ u k ⎞⎤ D ui ∂ um ⎞ ∂ ⎡⎛ ρ = ρ fi + + ⎢⎜ −p + λ ⎟ δ ik + μ ⎜ ⎟⎥ = Dt ∂ x k ⎣⎝ ∂ xm ⎠ ⎝ ∂ x k ∂ x i ⎠⎦ ∂p ∂ = ρ fi − +λ ∂ xi ∂ xi (89) ⎛ ∂ um ⎞ ∂ 2ui ∂ 2 uk ⎜⎜ ⎟⎟ + μ +μ = ∂ xk ∂ xk ∂ xi ∂ xk ⎝ ∂ xm ⎠ ∂p ∂2 u i ∂ ⎛∂ uk ⎞ ( ) = ρ fi − + λ+μ ⎜ ⎟+ μ 2 ∂ xi ∂ xi ⎝ ∂ xk ⎠ ∂ xk FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 96/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazioni di Navier-Stokes 2 3 Dividendo per ρ e posto λ = − μ , si ricava l'equazione di Navier-Stokes: ∂2 u i D ui 1 ∂ p 1 ∂ ⎛∂ uk ⎞ + = fi − + ν ν ⎜ ⎟ ρ ∂ xi 3 ∂ xi ⎝ ∂ xk ⎠ ∂ x 2k Dt (90) Du 1 1 = f − ∇ p + ν ∇ ⋅ ( ∇ ⋅ u) + ν ∇2 u Dt 3 ρ avendo indicato con ν= μ la viscosità cinematica. ρ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 97/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 47 Equazioni e variabili dipendenti Riepilogo delle equazioni di bilancio : Massa : ∂ρ Dρ + ∇ ⋅ ( ρ u) = 0 ; + ρ ∇⋅ u = 0 ∂t Dt (91) Navier-Stokes : ∂2 u i D ui 1 ∂ p 1 ∂ ⎛∂ uk ⎞ = fi − + ν ⎜ ⎟+ ν ∂ x 2k Dt ρ ∂ xi 3 ∂ xi ⎝ ∂ xk ⎠ (92) Du 1 1 = f − ∇ p + ν ∇ ⋅ ( ∇ ⋅ u) + ν ∇2 u Dt 3 ρ Energia : ρc v DT = − p∇ ⋅ u + K∇ 2 T + μΦ + ρQ Dt FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 98/129 (93) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazioni e variabili dipendenti assieme alla equazione di stato : ρ = ρ( T, p ) (94) che assume la forma di : ρ = cos t . per i liquidi p = RT ρ per i gas perfetti (95) costituiscono un insieme completo di sei equazioni scalari nelle variabili indipendenti x e t e con le sei variabili dipendenti p,ρ,T,u. Tali equazioni possono essere integrate per via analitica (raramente) o per via numerica (non sempre) una volta che siano associate opportune condizioni iniziali ed al contorno. Nelle equazioni compaiono dei parametri che sono caratteristici del fluido (μ, K, cv, R) che si suppongono costanti. Il numero di condizioni al contorno da assegnare dipende dall'ordine del sistema di equazioni differenziali di non semplice valutazione dal momento che coincide con l'ordine più elevato delle derivate una volta ricondotto il sistema ad un'unica equazione differenziale. Tale operazione non sempre risulta possibile. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 99/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 48 Equazione media del moto Un flusso turbolento soddisfa l’equazione di Navier-Stokes. Comunque è in pratica impossibile prevedere il flusso in dettaglio, poiché c’è un esteso range di scale da risolvere, la più piccola scala spaziale raggiunge l’ordine dei mm e invece la più piccola scala temporale raggiunge l’ordine del millesimo di secondo. Perfino il più potente computer di oggi prenderebbe un’enorme quantità di tempo per prevedere in dettaglio il flusso turbolento. Fortunatamente, noi siamo di solito interessati alla ricerca delle sole caratteristiche macroscopiche di un tale flusso, come la distribuzione della velocità media e della temperatura. Verranno quindi ricavate le equazioni del moto per lo stato medio in un flusso turbolento ed esamineremo quali effetti possono avere le fluttuazioni turbolente sul flusso medio. Esplicitando le forze di massa, e assumendo che le variazioni di densità siano dovute alle fluttuazioni di temperatura (definendo una temperatura equivalente To per le altre cause della variazione di densità) si può scrivere che: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 100/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione media del moto ∂u~i ~ ∂u~i ∂ 2u~i p 1 ∂~ ~ +uj =− − g[1 − α (T − T0 )]δ i 3 + ν ρ 0 ∂xi ∂t ∂x j ∂x j ∂x j (96) La tilde identifica la quantità istantanea di ogni grandezza. Effettuando la decomposizione di Reynolds, si esprime ogni grandezza istantanea, come somma della media e della fluttuazione. u~i = U i + u i ~ p = P+ p (97) ~ T = T + T' Effettuando la media di entrambi i membri si ottiene che: ui = p = T '= 0 (98) e quindi le fluttuazioni hanno media nulla. Scrivendo l’equazione di ~ ∂x = 0mediante la decomposizione di Reynolds si ha che: continuità ∂u i i ∂ (U i + ui ) = ∂U i + ∂ui = ∂U i + ∂ui = 0 (99) ∂xi ∂xi ∂xi ∂xi ∂xi FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 101/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 49 Equazione media del moto Dove abbiamo usato la regola di commutazione. Ponendo ūi=0, avremo ∂U i = 0 ∂xi (100) che è l’equazione di continuità del flusso medio. Sottraendo questa dall’equazione di continuità per il flusso totale avremo che: ∂ui = 0 ∂xi (101) che è l’equazione di continuità per le fluttuazioni turbolente. Istante per istante, la parte media e la parte turbolenta del campo di velocità sono quindi non divergenti. Scrivendo l’equazione del moto mediante la decomposizione di Reynolds si ha che: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 102/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione media del moto [ ( )] 2 ∂ (U i + ui ) + (U j + u j ) ∂ (U i + ui ) = − 1 ∂ (P + p ) − g 1 − α T + T '−T0 δ i 3 + ν ∂ 2 (U i + ui ) ∂t ∂x j ρ 0 ∂xi ∂x j(102) Effettuiamo la media di ogni termine di questa equazione. La media della derivata temporale è: ∂ (U i + ui ) = ∂U i + ∂ui = ∂U i + ∂ui = ∂U i (103) ∂t ∂t ∂t ∂t ∂t ∂t dove abbiamo usato la regola commutativa, e ūi =0. La media del termine additivo è: (U j +uj) ( ) ∂ (U i + ui ) = U j ∂U i + U j ∂ui + u j ∂U i + u j ∂ui = U j ∂U i + ∂ uiu j ∂x j ∂x j ∂x j ∂x j ∂x j ∂x j ∂x j (104) Dove abbiamo usato la regola commutativa, e ūi =0; l’equazione di continuità ∂uj/∂xj.=0 può anche essere usata per ottenere l’ultimo termine. La media del termine gradiente di pressione è: ∂ (105) (P + p ) = ∂ P + ∂ p = ∂ P ∂xi FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna ∂xi 103/129 ∂xi ∂xi file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 50 Equazione media del moto Essendo T ' = 0 la media del termine dovuto alla gravità è: [ ( )] [ ( g 1−α T + T '−T0 = g 1−α T − T0 )] (105) La media del termine viscoso è pari a: ∂ 2U i ∂2 (U i + ui ) = ν ν ∂x j ∂xi ∂x j ∂xi (106) Sostituendo i termini, l’equazione della media del moto assume la seguente forma: [ ( ) )] ( ∂U i ∂U i ∂ 2U i 1 ∂P ∂ +U j + ui u j = − − g 1 − α T − T0 δ i 3 + ν ρ 0 ∂ xi ∂t ∂x j ∂ x j ∂x j ∂ xi (107) La correlazione u i u j è generalmente diversa da zero, anche se ūi=0. Scrivendo tale termine a destra della precedente equazione si ha che: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 104/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione media del moto ⎤ ∂ ⎡ ∂U i 1 ∂P DU i =− − g 1 − α T − T0 δ i 3 + − ui u j ⎥ (108) ⎢ν ∂x j ⎣⎢ ∂x j Dt ρ 0 ∂xi ⎦⎥ [ ( )] che inoltre può essere scritta come: [ )] DU i 1 ∂ τ ij =− − g 1 − α T − T0 δ i 3 ρ 0 ∂x j Dt dove: ⎛ ( (109) ∂U ⎞ ∂U i j ⎟ − ρ 0 uiu j τ ij = − P δ ij + μ ⎜⎜ + ⎟ x x ∂ ∂ j i ⎠ ⎝ (110) Confrontando tali equazioni con la (36) relativa al flusso istantaneo delle grandezze effettive, si può notare uno stress in più dato dal termine − ρ0 uiu j che agisce in un flusso turbolento medio. Infatti, questi stress in più nel campo medio di un flusso turbolento sono molto più grandi rispetto ai contributi viscosi μ(∂Ui/∂xj+∂Uj/∂xi) eccetto che in prossimità della superficie solida dove le fluttuazioni sono piccole. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 105/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 51 Equazione media del moto Il tensore è chiamato tensore degli stress di Reynolds ed ha nove componenti cartesiane: ⎡ −ρ u2 −ρ uu −ρ uu ⎤ 0 i j 0 i j ⎥ ⎢ 0 i ⎢− ρ0 uiu j − ρ0 u j 2 − ρ0 u juk ⎥ ⎥ ⎢ 2 ⎢− ρ0 uiuk − ρ0 u juk − ρ0 uk ⎥ ⎦ ⎣ Questo è un tensore simmetrico, le sue componenti diagonali sono gli stress normali, e le componenti al di fuori delle diagonali sono gli stress di taglio. Se le fluttuazione turbolente sono completamente isotropiche, cioè che non hanno delle direzioni preferenziali, allora gli sforzi di taglio sono nulli, e 2 2 ui = uj = uk 2 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 106/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione media del moto Dalle prove sperimentali si può vedere che i vortici più grandi in un flusso turbolento sono anisotropi, nel senso che essi sono consci della direzione dell’attrito medio o del gradiente di densità di fondo. Infatti in un caso anisotropico non può essere estratta energia da un campo medio. Quindi la turbolenza si deve sviluppare anisotropicamente per combattere la dissipazione viscosa e autosostenersi. Questo è mostrato nella figura successiva che rappresenta una nuvola di punti data (alcune volte chiamate scatter plot) in un piano u-v (rispettivamente pari a ui e uj). I punti rappresentano il valore istantaneo di una coppia di coordinate in diversi istanti. Nel caso isotropo non c’è una direzione preferenziale, e i punti si dispongono con simmetria sferica. In questo caso una u positiva è legata ugualmente sia ad un valore positivo che negativo di v. Conseguentemente, il valore medio del prodotto medio uv è zero se la turbolenza è isotropica. Diversamente la disposizione dei punti in un campo turbolento anisotropo ha una polarità. La figura mostra come ad una u positiva è maggiormente associata ad una v negativa e viceversa, dando uv < 0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 107/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 52 Equazione media del moto FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 108/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Equazione media del moto È facile vedere come il valore atteso del prodotto della media delle velocità fluttuanti in un flusso turbolento risulti non essere zero. Consideriamo una sezione del flusso in cui dU/dy è positiva (vedi figura successiva). Assumiamo che una particella a livello y è istantaneamente trasportata verso l’alto (v>0). Nella media la particella mantiene la sua velocità originale durante lo spostamento, e quando arriva al livello y+dy si trova in una regione in prevale una velocità maggiore. Quindi la particella tende a rallentare le particelle di fluido vicine dopo aver raggiunto il livello y+dy causando una u negativa. Al contrario, le particelle che si spostano verso il livello più basso (v<0) tendono a causare una u positiva del livello y-dy. Nella media, quindi a positivi valori di v sono associati valori negativi di u e viceversa, quindi, la correlazione uv è negativa per il campo di moto assegnato. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 109/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 53 Equazione media del moto U(y) y+dy v>0 y v<0 y-dy FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 110/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Ipotesi di Boussinesque Supponendo di avere a che fare con un fluido incompressibile a temperatura costante, abbiamo quattro equazioni scalari del bilancio della massa e della quantità di moto e dieci incognite P e U e le sei componenti del tensore simmetrico ρ ui u j . Per superare questo inconveniente sono possibili due alternative: legare il tensore di Reynolds al valore della velocità media ed ai suoi gradienti (ipotesi di Boussinesque); trovare ulteriori relazioni per le componenti del tensore di Reynolds. Gli effetti della turbolenza possono in qualche misura essere spiegati con meccanismo simile a quello con cui agisce la viscosità. Supponiamo di avere due strati di fluido separati da una superficie piana che si muovono con differenti velocità media parallele alla superficie di separazione. In presenza della turbolenza alcune particelle vengono scambiate tra i due strati provocando un rallentamento dello strato più veloce ed un'accelerazione dello strato più lento. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 111/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 54 Ipotesi di Boussinesque In definitiva alla superficie di separazione è come se si avesse uno sforzo di taglio direttamente proporzionale alla differenza di velocità tra i due strati ed inversamente proporzionale alla distanza in cui tale differenza si manifesta. Sulla scia di queste considerazioni si può ammettere che il tensore di Reynolds sia legato al tensore gradiente di velocità ed assuma la stessa forma del tensore di Navier (Ipotesi di Boussinesque, 1877): ⎛ ∂U ∂U j ⎞ ⎟ − ui u j = ν T ⎜ i + ⎜ ∂x ⎟ ∂ x i ⎠ ⎝ j essendo nT il coefficiente di viscosità turbolenta. Una sostanziale differenza tra sforzi viscoso e quelli turbolenti è legata al fatto che mentre ν è una caratteristica del fluido, νT, oltre che dal fluido, dipende anche dal gradiente di velocità. Il coefficiente di viscosità turbolenta aumenta allontanandosi dalla parete per cui in prossimità della parete gli sforzi viscosi sono predominati (ν>>νT); lontano dalla parete sono predominanti gli sforzi turbolenti (ν<<νT). FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 112/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Ipotesi di Boussinesque L'ipotesi di Boussinesque, tuttora ampiamente utilizzata, non risulta completamente fondata: – le direzioni principali del tensore di Reynolds non coincidono con quelle del tensore velocità di deformazione; – misure sperimentali evidenziano che lo sforzo di taglio è massimo lì dove non si hanno gradienti di velocità; – ponendo i=j nella espressione precedente, si ha: − ui = 2ν T 2 ∂U j ∂U k ∂U i 2 2 ; − u j = 2ν T ; − uk = 2ν T ∂x j ∂x k ∂xi quindi, tenendo conto dell'equazione di bilancio della massa, si ha un moto turbolento con energia turbolenta nulla: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 113/129 2 2 2 ui +u j +uk = 0 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 55 Teoria della lunghezza di mescolamento Altra teoria che lega i termini del tensore di Reynolds alla velocità media, è la teoria della lunghezza di mescolamento, introdotta da Prandtl e Taylor, basata sulla considerazione che i vortici di opportuna scala si muovono in modo da approssimare il moto di molecole libere di un gas. Questi agglomerati di fluido dopo un breve tempo, perdono la loro individualità mentre se ne determina la nascita di altri. La distanza trasversale in cui tali strutture conservano la loro identità è chiamata lunghezza di mescolamento lm. Si consideri un fluido turbolento che lambisce una parete solida, sia x l'asse parallelo alla parete nella direzione del moto medio e z quello ortogonale (figura successiva), risulta dunque: dove: U=Ui; V=Uj; W=Uk U ≠ 0; V = 0; W = 0 u=− ∂U l ∂z m le fluttuazioni turbolente nella direzione z, risultano dello stesso ordine di grandezza, quindi: w = cu (c = costante) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 114/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria della lunghezza di mescolamento fluttuazioni w>0 U w<0 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 115/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 56 Teoria della lunghezza di mescolamento Se una particella si muove verso l'alto (w>0) incontra uno strato con particelle mediamente più veloci, pertanto per questa particella risulta u<0 e quindi: uw < 0 In modo analogo una particella che si muove verso il basso (w<0) trova strati meno veloci, per cui u>0, e quindi anche in questo caso risulta valida la relazione precedente. Pertanto le componenti del tensore di Reynolds risultano essere in genere negative. Risulta dunque: 2 ⎛ ∂U ⎞ 2 ⎛ ∂U ⎞ uw = −cl ⎜ ⎟ ⎟ ≅ lm ⎜ ⎝ ∂z ⎠ ⎝ ∂z ⎠ 2 2 m avendo conglobato la costante c nella definizione di lunghezza di mescolamento. In accordo con la teoria cinetica dei gas risulta quindi: ν T = lm u FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 116/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio In questa sezione esamineremo le sorgenti e i pozzi dell’energia cinetica media in un flusso turbolento. L’equazione dell’energia cinetica può essere ottenuta moltiplicando l’equazione DU/Dt per U (per unità di massa). L’equazione del moto per il flusso medio è pari a: dove lo stress è dato da: ∂U i ∂U i 1 ∂τ ij g − ρδ i 3 = +U j (1) ∂x j ρ 0 ∂x j ρ o ∂t τ ij = − Pδ ij + 2 μEij − ρ 0 ui u j in cui è stato introdotto lo sforzo medio: 1 ⎛ ∂U ∂U j ⎞⎟ Eij ≡ ⎜ i + ∂xi ⎟⎠ 2 ⎜⎝ ∂x j Moltiplicando la (1) per Ui si ottiene: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 117/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 57 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio ∂ ∂t ( U )+ U 1 2 2 i j ∂ ∂x j ( U ) = ρ1 1 2 2 i 0 ( ) ∂U i g ∂ 1 U i τ ij − τ ij − ρU iδ i 3 ∂x j ρ o ∂x j ρ o Esplicitando il termine relativo alla sollecitazione si ha che: D Dt ( U ) = ∂∂x 2 1 2 i j ⎛ 1 ⎞ 1 ∂U i ∂U i ∂U i g ⎜⎜ − U i Pδ ij + 2νU i Eij − ui u jU i ⎟⎟ + Pδ ij − 2νEij + ui u j − ρU 3 ρ ρ ∂ x ∂ x ∂x j ρ 0 0 0 j j ⎝ ⎠ Nel quarto termine a destra, per l’equazione di continuità si ha che: δ ij (∂U i ∂x j ) = ∂U i ∂x j = 0 quindi, il bilancio dell’energia cinetica diventa: D Dt ( U ) = ∂∂x 1 2 2 i j ⎛ PU j ⎞ ∂U i g ⎜⎜ − + 2νU i Eij − ui u jU i ⎟⎟ − 2νEij Eij + ui u j − ρU 3 ∂x j ρ 0 ⎝ ρ0 ⎠ (2) Il termine a sinistra, rappresenta la velocità di cambiamento dell’energia cinetica media, e la parte destra rappresenta il meccanismo che porta a questo cambiamento. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 118/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio I primi tre termini sono nella forma di “divergenza di flussi”. Se integriamo la (2) sullo spazio otteniamo il tasso di variazione dell’energia cinetica totale (o globale), allora i termini divergenti possono essere trasformati in un integrale di superficie attraverso il teorema di Gauss. Inoltre questi termini non danno contributo se il flusso è confinato in una regione limitata dello spazio, con U=0 ad una distanza sufficiente. Ne consegue che i primi tre termini possono solo trasportare o ridistribuire energia da una regione ad un’altra, ma non possono generarla o dissiparla. Il primo termine rappresenta il trasporto dell’energia cinetica media attraverso la pressione media, il secondo attraverso gli sforzi viscosi medi 2νEij, e il terzo termine il trasposto di energia cinetica media dovuto agli sforzi di Reynolds (scambio di fluido dovuto ai vortici). Il quarto termine è il prodotto fra la variazione dello sforzo medio Eij e lo sforzo viscoso medio 2vEij. E’ una perdita per ogni punto del flusso e rappresenta la dissipazione viscosa diretta dell’energia cinetica media. La energia è persa attrito generato dallo sforzo viscoso, e così riappare come energia cinetica di campo molecolare (avviene solo alle piccole scale). FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 119/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 58 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio Il quinto termine è analogo al quarto. Può essere scritto come ui u j (∂U i ∂x j ) = ui u j Eij in quanto il doppio prodotto contratto di un tensore simmetrico ui u j e un qualsiasi tensore (∂U i ∂x j ) è uguale al prodotto del primo per la parte simmetrica del secondo (pari a Eij). Il quinto termine è quindi un prodotto dello sforzo turbolento per la variazione dello sforzo medio turbolento. Come visto precedentemente, il termine uv è negativo per dU/dy>0. Il quinto termine è comunque negativo nei flussi d’attrito. Analogamente al quarto, questo rappresenta una perdita di energia verso l’agente che genera lo sforzo turbolento, detto campo fluttuante. Questo termine è una perdita di energia cinetica media e un guadagno di energia cinetica turbolenta. Chiameremo questo termine produzione di attrito turbolento dovuto all’interazione degli sforzi di Reynolds e dell’attrito medio. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 120/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio Il sesto termine rappresenta lo sforzo fatto dalla gravità per uno spostamento verticale medio. Per esempio uno spostamento verso l’alto risulta essere accompagnato da una perdita di energia cinetica media con un conseguentemente aumento dell’energia potenziale del campo medio. Il secondo e il quarto termine della (2) relativi al trasporto viscoso e alla dissipazione viscosa, sono piccoli in un flusso completamente turbolento con elevati numeri di Reynolds. Confrontando, per esempio, la dissipazione viscosa e le perdite dovute alla turbolenza avremo: 2νEij2 ui u j (∂U i ∂x j ) ≈ ν (U L )2 u 2 rms U L ≈ ν UL << 1 dove U è la scala per la velocità media, L la lunghezza della scala, e urms lo scarto quadratico medio della fluttuazione turbolenta. Si è posto che urms e U sono dello stesso ordine, poiché esperimenti hanno dimostrato che urms è una frazione rilevante di U. l’influenza diretta dei termini viscosi è comunque trascurabile nel bilancio dell’energia cinetica media. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 121/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 59 Bilancio dell’energia cinetica del flusso medio Quello che avviene in un flusso turbolento è che il flusso medio perde energia verso il campo turbolento attraverso la produzione di sforzi; l’energia cinetica turbolenta così generata è successivamente dissipata dalla viscosità. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 122/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Bilancio di energia del flusso turbolento Analogamente a quanto visto per il flusso medio, il bilancio di energia del flusso turbolento viene ricavato a partire dall’equazione del moto per il flusso totale, ottenendo la seguente relazione: D Dt ( u ) = − ∂∂x 1 2 2 i j ⎛ 1 ⎞ ⎜⎜ pu j + 12 ui2u j − 2ν ui eij ⎟⎟ − ui u jU i , j + gα wT − 2ν eij eij ⎝ ρ0 ⎠ con e = 1 (u + u ) ij i, j j ,i 2 I primi tre termini a destra sono nella forma di una divergenza di un flusso e quindi rappresentano il trasporto spaziale dell’energia cinetica turbolenta. I primi due termini rappresentano il trasporto turbolento in se stesso e il terzo termine il trasporto viscoso. Il quarto termine ui u jU i , j appare anche nel bilancio dell’energia cinetica del flusso medio col segno cambiato ed è l’interazione fra la divergenza del moto medio e la parte fluttuante. Questo termine rappresenta una perdita di energia cinetica media con guadagno di energia cinetica turbolenta. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 123/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 60 Bilancio di energia del flusso turbolento Il quinto termine può avere entrambi i segni, in funzione della natura della distribuzione delle temperature passate. In una situazione stabile in cui le temperature di fondo aumentano (come per esempio nello strato atmosferico notturno), elementi fluidi in alto possono essere associati ad una fluttuazione negativa della temperatura, cui deriva wT ' ≤ 0 e cioè una diminuzione del flusso turbolento caldo. Infatti in una situazione stabile il quinto termine rappresenta il tasso di energia turbolenta persa dal lavoro contro il gradiente di densità. Nel caso opposto, quando il profilo di densità di fondo è instabile, il flusso turbolento caldo wT ' è in aumento, e i moti convettivi causano un incremento dell’energia cinetica turbolenta. z T(z) finale flusso di calore wT ' > 0 convezione T(z) iniziale FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 124/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Bilancio di energia del flusso turbolento Il quinto termine viene detta produzione dovuta al galleggiamento dell’energia cinetica turbolenta, avendo inteso che esso può anche essere una distruzione di energia di galleggiamento se il flusso caldo è verso il basso. La generazione di “galleggiamento” dell’energia cinetica turbolenta riduce energia potenziale del flusso medio. Questo può essere compreso dalla figura precedente, dove si vede che il flusso ha un movimento verso il basso nello stato finale come effetto di un flusso caldo. Il sesto termine 2ν eij eij è la dissipazione viscosa dell’energia cinetica turbolenta ed è chiamata ε. Questo termine non è trascurabile nell’equazione dell’energia cinetica turbolenta, sebbene un analogo termine 2νEij2 è trascurabile nell’equazione dell’energia cinetica media. La dissipazione viscosa ε è infatti dello stesso ordine dei termini della produzione turbolenta. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 125/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 61 Produzione turbolenta e cascata Da analisi sperimentali è stato osservato che i vortici più grandi in un flusso turbolento sono anisotropi, nel senso che essi sono “consci” della direzione dell’attrito medio o del gradiente di densità di fondo. In un campo completamente isotropico le componenti diagonali del tensore di Reynolds sono nulle, come nullo è il flusso di calore verso l’alto wT' poiché non c’è direzione preferenziale tra l’alto e il basso. Infatti in un caso anisotropico non può essere estratta energia da un campo medio. Quindi la turbolenza si deve sviluppare anisotropicamente per combattere la dissipazione viscosa e autosostenersi. Consideriamo una sezione di un flusso parallelo U(y) mostrato nella figura successiva, nel quale gli elementi di fluido traslano, ruotano, e si accavallano generando deformazioni. La natura delle deformazioni di un elemento dipende dall’orientamento dell’elemento. Un elemento orientato parallelamente agli assi xy è influenzato solamente da uno sforzo di taglio 1 E xy = 12 dU dy ma non da sforzi normali E xx = E yy = 0 dU dy ⎤ ⎡ 0 2 E = ⎢1 ⎣ 2 dU dy FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 126/129 0 ⎥ ⎦ file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Produzione turbolenta e cascata y Eαα = U(y) Ebb b 1 dU 2 dy a 45° x Eaa FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 127/129 E ββ = − 1 dU 2 dy file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 62 Produzione turbolenta e cascata Un tensore simmetrico simile può essere diagonalizzato con una rotazione di 45°. Lungo questi assi principali denotati con α e β, il tensore diventa: 0 ⎡ 1 dU dy ⎤ E = ⎢2 ⎥ 1 − dU dy 0 ⎣ ⎦ 2 Dall’analisi di tale nuovo tensore, si può notare la presenza di una 1 estensione lineare Eαα = 2 dU dy e di una compressione lineare E ββ = − 12 dU dy e non ci sono sforzi di taglio. I grandi vortici orientati lungo l’ asse α si intensificano in forza a causa dell’allungamento dei vortici, e quelli orientati lungo l’asse β decrescono in forza. L’effetto netto dello sforzo medio in un campo turbolento è dunque la causa di una predominanza di vortici la cui vorticità è orientata lungo l’asse α. Come si vede nella figura, questi vortici sono associati ad una u positiva quando la v é negativa e viceversa, cui è associato un valore positivo per la produzione di taglio − uv(dU dy ) FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 128/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Produzione turbolenta e cascata I vortici più grandi sono dell’ordine di grandezza dello spessore del flusso d’attrito, per esempio del diametro di un tubo o dello spessore di uno strato esterno lungo un muro o dello strato superficiale dell’oceano. Questi vortici estraggono l’energia cinetica dal campo di moto medio. L’energia cinetica scende, quindi,a cascata dai larghi vortici ai vortici più piccoli in una serie di piccoli passaggi. Questo processo di cascata energetica è essenzialmente non viscoso, poiché il meccanismo di deformazione dei vortici deriva da termini non lineari dell’equazione di moto. In un flusso del tutto turbolento (che si ha per grandi numeri di Reynolds), la turbolenza del fluido non contribuisce alla produzione di attrito, se tutte le altre variabili sono mantenute costanti. La viscosità, invece, determina le scale alla quale l’energia turbolenta è dissipata in calore. Dall’espressione ε = 2ν eij eij è chiaro che l’energia dissipata è effettiva solo a scala veramente piccola. La deformazione continua e la cascata generano lunghi e sottili filamenti, in qualche modo simili “spaghetti”. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 129/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 63 Produzione turbolenta e cascata Quando questi filamenti diventano abbastanza sottili, gli effetti della diffusione molecolare sono capaci di appiattire i loro gradienti di velocità. Queste sono le scale più piccole in un flusso turbolento e sono responsabili della dissipazione dell’energia cinetica turbolenta. Il largo mescolamento in un flusso turbolento, quindi, è essenzialmente un effetto delle fluttuazioni turbolente che tendono a generare grandi superfici sulle quali la diffusione molecolare può infine agire. È chiaro che ε non dipende da ν, ma è determinato dalla proprietà non viscosa della larghezza dei vortici, la quale fornisce l’energia alla dissipazione delle scale. Supposto che l è la tipica lunghezza della scala della larghezza dei vortici (il quale possiamo prendere uguale la lunghezza della scala integrale definita da una correlazione spaziale, analogamente alla scala integrale del tempo) e u’ è una tipica scala della velocità delle fluttuazioni (che possiamo prendere uguale al rms delle fluttuazioni di velocità). Allora la scala del tempo della larghezza dei vortici è dell’ordine l/u’. I vortici più grandi perdono la maggior parte della loro energia durante il tempo tale che la parte di energia trasferita dai larghi vortici è proporzionale a u '2 e alla frequenza u’/l. La dissipazione deve essere allora di un ordine pari a: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 130/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Produzione turbolenta e cascata ε≈ u '3 l e quindi la dissipazione viscosa è determinata dalle proprietà non viscose di larga scala in un campo turbolento. Kolmogorov nel 1941 suggerì che la misura della dissipazione dei vortici dipende dai parametri che sono rilevanti per i piccoli vortici. Questi parametri sono la velocità di dissipazione ε alla quale l’energia è stata dissipata dai vortici e dalla diffusività ν che appiattisce il gradiente di velocità. Poiché la dimensione di ε è cm2 / s3, l’analisi dimensionale mostra che la lunghezza della scala dipende da ε e da ν, ed è: 14 ⎛ν 3 ⎞ η = ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ε ⎠ detta microscala di Kolmogorov FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 131/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 64 Produzione turbolenta e cascata Al diminuire di ν diminuisce solamente la scala alla quale la dissipazione viscosa riesce ad agire, e non la velocità di dissipazione. η è dell’ordine di mm negli oceani e nell’atmosfera. Nei flussi in laboratorio la microscala di Kolmogorov è molto piccola perché è molto grande la velocità con cui avviene la dissipazione. Supponiamo di usare un frullatore domestico da 100 watt in recipiente contenente 1 Kg di acqua. Se tutta la potenza è usata per generare la turbolenza, la velocità di dissipazione è ε=100 watt/Kg=100m2/s3. Usando per l’acqua ν=10-6 m2/s, otterremo η=10-2mm. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 132/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Spettro della turbolenza nel subrange inerziale Precedentemente abbiamo definito lo spettro dei numeri d’onda S(k), rappresentando l’energia cinetica turbolenta come una funzione del vettore numero d’onda k. Se la turbolenza è isotropica, allora lo spettro diventa indipendente dall’orientamento del vettore numero d’onda e dipende solamente dall’intensità del vettore K. In questo caso possiamo scrivere ∞ u 2 = ∫ S (K )dK 0 Possiamo associare un numero d’onda K ad un vortice di ampiezza k-1. Piccoli vortici sono perciò rappresentati da grandi numeri d’onda. Supposto l la scala dei larghi vortici. Alle scale relativamente piccole rappresentate da numeri d’onda k>>l-1, non c’è una interazione diretta tra la turbolenza e il moto dei grandi vortici contenenti energia. Questo perché le piccole scale sono state generate da una lunga serie di piccoli passaggi,perdendo informazioni ad ogni passaggio. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 133/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 65 Spettro della turbolenza nel subrange inerziale Lo spettro ,in questo range dei numeri d’onda è quasi isotropico, solamente i larghi i larghi vortici sono consci della direzione dei gradienti medi. Lo spettro in questo range dipende solo dai parametri che determinano la natura della scala piccola del moto, cosicché possiamo scrivere S = S (K , ε ,ν ) K 〉〉 l −1 Il range dei numeri d’onda con k>>l-1, è di solito chiamato il range −1 d’equilibrio. I numeri d’onda dissipativi con K ≈ η ,oltre il quale lo spettro diminuisce rapidamente, costituisce la parte finale del range d’equilibrio. La parte più bassa di tale range per cui l −1 〈〈 K 〈〈η −1 è chiamato subrange inerziale, perché c’è solo trasferimento di energia dalle forze d’inerzia (deformazione dei vortici), che prendono posto in questo range. Sia la produzione che la dissipazione sono piccoli nel sub range inerziale. La produzione di energia dei larghi vortici causa una improvvisa caduta di S per K ≥ η −1 E’ necessario sapere come varia S con K tra i due limiti nel subrange inerziale. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 134/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Spettro della turbolenza nel subrange inerziale Tipico spettro dei numeri d'onda osservato in oceano FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 135/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 66 Spettro della turbolenza nel subrange inerziale Kolmogorov trovò che nel subrange inerziale S è indipendente da υ, allora si ha: −1 −1 S = S (K , ε ) l 〈〈 K 〈〈η Sebbene piccole dissipazioni prendono posto nel subrange inerziale, lo spettro qui non dipende da ε. Questo perché l’energia che è dissipata deve essere trasferita oltre il subrange inerziale. Poiché l’unità di S è m3/s2 e quella di ε è m2/s2,allora dimensionalmente si ha S = Aε 2 / 3 K −5 / 3 l −1 〈〈 K 〈〈η −1 dove A è circa pari a 1,5 ed è stata scoperta come costante universale valida per tutti i flussi turbolenti. La precedente relazione viene detta legge di Kolmogorov. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 136/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 La dispersione turbolenta dai due sistemi di riferimento I vari modelli lagrangiani fino ad oggi sviluppati differiscono sostanzialmente nel modo in cui essi descrivono l'effetto della turbolenza sul moto delle particelle. Contrariamente ai modelli di tipo euleriano, abitualmente utilizzati nelle applicazioni pratiche, i modelli lagrangiani sono in grado di descrivere i processi di diffusione non solo in condizioni di forte disomogeneità della turbolenza ma, soprattutto, per flussi in cui la turbolenza è fortemente asimmetrica . Ciononostante, data la difficoltà di utilizzo di questi modelli (misure) si verifica un uso più diffuso dei modelli di tipo euleriano FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 137/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 67 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Per valutare la dispersione in forma euleriana si integra l'equazione di bilancio della massa di inquinante scritta per un sistema di riferimento fisso rispetto alla Terra. A seconda delle semplificazioni operate sull'equazione di partenza si ottengono classi di modelli con gradi di approssimazione diversi, la cui applicabilità è legata alla validità delle ipotesi di partenza. L'equazione di bilancio della massa di inquinante c può essere ottenuta uguagliando la variazione nel tempo della massa di inquinante contenuta in un volume V di fluido in movimento, al flusso attraverso la superficie di contorno di V: ∂c ∂ (Φ i ) = 0 + ∂t ∂xi FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 138/129 (24) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta dove Φi è la componente vettoriale i-esima del flusso della grandezza c attraverso una superficie unitaria normale alla direzione i; esso è somma di due addendi, il primo dovuto al trasporto macroscopico, o a larga scala, cui, il secondo, φi, all'agitazione molecolare. La (24) diviene quindi: ∂c ∂ (cui ) + ∂ (φi ) = 0 + ∂xi ∂t ∂xi (25) La soluzione numerica della (25) nel caso di flusso turbolento risulta poco agevole. Conviene allora fare riferimento ad una forma più maneggevole, dove compaiono i termini medi in luogo dei valori istantanei. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 139/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 68 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Applicando l'operatore di media alla (25) si ottiene: ( ) () ∂c ∂ ∂ + φi = 0 ui c + ∂t ∂xi ∂xi (26) Nell'ipotesi di flusso incomprimibile la (25) può essere riscritta nella seguente forma: ⎛∂ ∂ ⎞ ∂φi ⎜⎜ + ui ⎟⎟c + =0 ∂ t ∂ x ∂xi i ⎠ ⎝ (27) Effettuando la decomposizione di Reynolds la (26) diviene invece: ( ) ( ) ⎛∂ ∂ ⎞ ∂ ∂ ⎜⎜ + ui ⎟⎟c + ui′c′ + φ =0 ∂xi ⎠ ∂xi ∂xi i ⎝ ∂t FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 140/129 (28) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Confrontando la (27) con la precedente si può notare che le due espressioni hanno struttura pressoché identica, salvo per la comparsa di operatori medi in luogo dei valori puntuali e del termine di correlazione, funzione incognita, dovuto alla non linearità dell'equazione di partenza. Trascurando il termine dovuto al trasporto molecolare, la (27) si semplifica nella: Dc =0 Dt (29) che esprime la conservazione nel tempo della concentrazione lungo una traiettoria qualsiasi: in assenza di diffusione molecolare ogni particella fluida, quindi, conserva durante il moto il valore iniziale della concentrazione. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 141/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 69 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Un comportamento analogo non si ha invece per la (28), dove viene descritto il fenomeno in termini medi, a meno che non sia nullo il gradiente del flusso della concentrazione che però, in genere, non è trascurabile. Poiché c, e quindi c, sono quantità che si conservano globalmente nel campo, il fatto che c vari lungo la traiettoria media significa che un fenomeno di trasporto, da una regione all'altra del campo, si è sovrapposto al moto medio. Questo fenomeno di trasporto, generato dalla correlazione ui′c′ , esercita sulla distribuzione di c un carattere dispersivo. ( ) P Po FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 142/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Per comprendere questo fatto, si consideri una goccia di fluido contaminato dalla presenza di una sostanza inquinante in un campo di moto turbolento; per effetto di esso la goccia viene stirata, distorta, sfilacciata, però, i suoi punti conservano la concentrazione iniziale c e l'inquinante rimane confinato entro il volume di fluido che lo conteneva alla partenza: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 143/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 70 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Basta però sovrapporre un gran numero di processi distinti, con la stessa condizione iniziale e le stesse condizioni al contorno, ed eseguire una media di insieme per ottenere una quantità che risulta dispersa su di un volume più grande di quello di partenza: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 144/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Considerazioni analoghe possono essere fatte nei riguardi di una media temporale applicata ad un processo stazionario, come può essere ad esempio l'emissione da una condotta sottomarina con intensità costante nel tempo in un campo di moto con valori medi stazionari: FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 145/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 71 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta In questo caso è come se si sovrapponessero più fotografie istantanee fatte a tempi successivi; Si ottengono quindi delle sovrapposizioni di zone inquinate del tutto simili a quelle rilevate nell'esempio precedente. Nella figura, la zona tratteggiata indica la porzione di campo inquinata in un certo istante, mentre il tratteggio esterno racchiude la zona di campo che è interessata nel corso del tempo dall'inquinante, ossia, inviluppa tutti i pennacchi sovrapposti. Tirando le somme su quanto detto nei due esempi precedenti, si può affermare che questi processi di media, sebbene non siano coincidenti, mettono in rilievo un aspetto comune, almeno in termini qualitativi, nei riguardi delle quantità mediate: il moto di agitazione turbolenta esercita un'azione dispersiva. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 146/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Se il fenomeno viene osservato per tempi, o distanze, grandi, quest'azione dispersiva acquista le fattezze di una diffusione molecolare di notevole intensità; per questo motivo si parla di diffusione turbolenta e dei relativi coefficienti. Questa analogia è valida solo se si considerano grandezze mediate e, quindi, il comportamento medio di un gran numero di flussi o della distribuzione spaziale mediata nel tempo di un flusso stazionario in media. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 147/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 72 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta È invece assolutamente errato dedurre dall'analogia tra diffusione molecolare e diffusione turbolenta fatti che riguardano un particolare flusso turbolento descritto dalle consuete variabili locali u(x,t) e c(x,t). In particolare non è vero che i moti turbolenti spingano c verso l'uniformità, estinguendone i gradienti; in realtà i moti turbolenti, con la loro dinamica di frammentazione in cascata, producono differenze di concentrazione su scale geometriche sempre più piccole; questo processo trova un limite solo per effetto finale della diffusione molecolare. Dunque i gradienti vengono esaltati dal moto turbolento poiché questo riduce le scale. Ovviamente questo fatto non è visibile con la (26) essendo un'equazione relativa a grandezze mediate e quindi, per sua natura, non è in grado di descrivere tutto ciò. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 148/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Un aspetto ulteriore da evidenziare è l'interazione tra trasporto convettivo e diffusione molecolare. Il flusso turbolento tende, col suo procedere disordinato fatto di configurazioni sempre variabili, sia ad allontanare particelle fluide inizialmente vicine, sia ad avvicinare particelle tra loro inizialmente lontane, dando luogo, una volta sommati gli effetti, ad un aumento, con il tempo, della distanza tra le particelle. La rapidità con cui avviene questo fenomeno è proporzionale alla velocità associata alle scale spaziali del moto turbolento comparabili con le dimensioni della nube. La convezione turbolenta, in sè, non modifica la concentrazione dell'inquinante, come la (27) pone in rilievo: questo implica, come osservato in precedenza, che se non ci fosse la diffusione molecolare il volume della regione che lo contiene rimarrebbe costante. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 149/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 73 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Allora è solo per effetto della diffusione molecolare che l'inquinante si ridistribuisce su volumi crescenti di fluido; l'intensità di questo processo diffusivo è, come detto, amplificato dalla turbolenza del campo di moto. In effetti, il trasporto disordinato di particelle di fluido con concentrazione diversa provoca, nei vari punti del campo, regioni con altissimo gradiente di concentrazione; le concentrazioni iniziali si mantengono quasi costanti lungo le traiettorie, ma traiettorie inizialmente distanti possono avvicinarsi moltissimo causando il detto incremento di gradiente. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 150/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta In termini quantitativi l'accelerazione del processo di ridistribuzione che ne risulta è enorme. È bene avere un'idea degli ordini di grandezza coinvolti: il flusso della sostanza inquinante rispetto alla i-esima direzione è esprimibile come: ∂c Fi = − K ∂x i (28) dove K è il coefficiente di diffusione. Per effetto della sola turbolenza il flusso sarà quindi proporzionale a: Fi ≈ K c λ (29) dove λ rappresenta la minima lunghezza d'onda delle componenti dello spettro della concentrazione generate dal moto turbolento. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 151/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 74 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Per effetto della sola diffusione molecolare si ottiene invece: Fi ≈ K c l (30) dove l rappresenta la scala spaziale della regione inquinata, che può anche essere dell'ordine delle centinaia di metri. Dal momento che è λ proporzionale alla microscala di Kolmogorov, dell'ordine di qualche decimo di mm, il rapporto tra il contributo della turbolenza e il contributo della diffusione molecolare, dell'ordine del rapporto l/λ, è molto elevato. Il moto turbolento esercita allora, proprio per l'enorme variabilità delle scale, due effetti combinati: da una parte sparpaglia, attraverso le sue grandi scale, volumi costanti di inquinante su distanze sempre crescenti, dall'altro amplifica la diffusione molecolare, dislocando gradienti sensibili di concentrazione su distanze piccolissime. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 152/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta Questi due aspetti sono strettamente legati nei processi reali e provocano una rapida dispersione. Se, però, il fenomeno è studiato facendo riferimento alle medie, questa intensa interazione, che ha sede nelle piccole scale tra trasporto convettivo e diffusione, si perde, e la diffusione molecolare risulta essere un aspetto di minore importanza. Infatti, mentre la non linearità del termine convettivo fa si che le piccole scale intervengano anche nel problema mediato, nel termine diffusivo, lineare, queste scompaiono. In quest'ultimo termine, allora, la diffusività molecolare, legata alle piccole scale del moto, e cioè alle piccole scale della concentrazione, non interviene. Quindi nell'equazione della diffusione in termini medi: ( ) ∂c ∂ ∂ ⎛⎜ ∂ c ⎞⎟ + =0 ui c + K ∂t ∂xi ∂xi ⎜⎝ ∂xi ⎟⎠ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 153/129 (31) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 75 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta il rapporto tra il termine diffusivo e quello convettivo è dell'ordine di grandezza della quantità K/(lmU), dove lm rappresenta la lunghezza tipica del gradiente di concentrazione media ed U una velocità caratteristica delle grandi scale del moto. Il rapporto in esame può essere riscritto anche nella forma: K K⎛ ν ⎞ K 1 ⎟= = ⎜⎜ lmU ν ⎝ lmU ⎟⎠ ν Re (32) La quantità K/ ν è dell'ordine di 1 nei gas e <<1 per i liquidi; il rapporto tra il termine diffusivo e il termine convettivo è quindi, al più, dell'ordine dell'inverso del numero di Reynolds, molto elevato nei comuni flussi analizzati (dell'ordine delle centinaia di migliaia). Una volta eliminato il termine relativo alla diffusività molecolare la (31) si semplificherà nella: ( ) ∂c ∂ + ui c = 0 (33) ∂t ∂xi FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 154/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Descrizione euleriana della dispersione turbolenta ossia, operando la decomposizione di Reynolds: ( ) ∂c ∂c ∂ + ui + ui′c′ = 0 ∂t ∂xi ∂xi (34) In conclusione si può affermare che la diffusione molecolare esercita un'influenza trascurabile sulla concentrazione media dell'inquinante; in compenso, la sovrapposizione di più processi, o di istanti diversi di uno stesso processo, crea l'apparenza di un rapido accrescimento per effetto convettivo del volume inquinato; tale fatto non trova alcun riscontro nei processi singoli, ossia nelle configurazioni istantanee non sovrapposte di uno stesso processo. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 155/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 76 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta Il largo miscelamento in un flusso turbolento è dovuto al fatto che le particelle fluide gradualmente deviano dalla posizione iniziale. Taylor (1921) studiò questo problema e calcolò la velocità alla quale le particelle si disperdono dalla sua posizione iniziale. Egli considerò una sorgente puntiforme che emette fumo. Le particelle sono emesse dentro un moto turbolento e stazionario nel quale la velocità media è zero. Taylor usò le coordinate Lagrangiane X(a,t), riferendosi alla posizione al tempo t di una particella che era nella posizione a al tempo t=0. Si prenda la sorgente puntiforme come l’origine delle coordinate e inoltre si consideri un insieme di esperimenti nel quale viene misurata la posizione X(0,t) al tempo t di tutte le particelle che partono dall’origine (Figura). Per semplicità si può eliminare il primo argomento tra parentesi in X(0,t) e scrivere X(t) per significhare la stessa cosa. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 156/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 157/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 77 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta Consideriamo il comportamento di una singola componente di X, detta Xα(con α=1, 2, 3). La velocità media alla quale l’intensità di Xα aumenta con il tempo può essere trovata calcolando d (X α2 )/ dt dove la barra denota la media d’insieme e non la media temporale. Possiamo scrivere ( ) dX α d X α2 = 2 X α dt dt (1) dove abbiamo usato l’equazione commutativa di mediazione e differenziazione. Definendo uα = dX α dt come la componente della velocità lagrangiana di una particella fluida al tempo t, allora avremo FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 158/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta ( ) t ⎡t ⎤ d X α2 = 2 X α uα = 2 ⎢ ∫ uα (t ')dt '⎥uα = 2 ∫ uα (t ')uα (t )dt ' dt 0 ⎣0 ⎦ dove abbiamo usato l’equazione commutativa di mediazione e integrazione. Abbiamo quindi scritto anche che t X α = ∫ uα (t ' )dt ' 0 che è valida quando Xα e uα sono associati alla stessa particella. Essendo il flusso stazionario, u2α è indipendente dal tempo e l’autocorrelazione di uα(t) uα(t’) è solo una funzione della differenza del tempo t-t’. Definendo l’autocorrelazione delle componenti delle velocità lagrangiane di una particella: rα (τ ) ≡ FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna uα (t )uα (t + τ ) 159/129 uα2 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 78 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta La relazione (1) che definisce la variazione della dispersione nel tempo diventa: ( ) t t d X α2 = 2uα2 ∫ rα (t '−t )dt ' = 2uα2 ∫ rα (τ )dτ dt 0 0 dove abbiamo cambiato la variabile di integrazione t’ con τ = t-t’. Integrando avremo t t' X α2 = 2uα2 ∫ dt ' ∫ rα (τ )dτ 0 0 che mostra come la varianza della posizione di una particella cambia con il tempo. Un’altra forma della equazione precedente, è quella ottenuta integrando per parti, ottenendo la seguente espressione: ⎛ τ⎞ X α (t ) = 2uα t ∫ ⎜1 − ⎟rα (τ )dτ t⎠ 0⎝ t 2 2 FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 160/129 (2) file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta r(t) Esaminiamo i casi estremi: •Comportamento per bassi valori di t: se t è piccolo si può assumere r (τ ) ≈ 1 e quindi sostituendo in (2) si ha che: bassi t 1 X α2 (t ) ≈ uα2 t 2 Effettuando la radice di ambo i membri si ha che: alti t T X αrms = uαrms t t t<<T che dimostra che lo scarto quadratico medio dello spostamento incrementa linearmente con il tempo ed è proporzionale in media all’intensità della fluttuazione turbolenta FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 161/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 79 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta • Comportamento per alti valori di t: Se il valore di t è molto alto, il termine t/t nell’espressione(2) può essere trascurato, e quindi si ottiene: X α2 (t ) ≈ 2uα2T t dove la scala integrale temporale determinata tramite la correlazione lagrangiana è pari a: ∞ T ≡ ∫ rα (τ )dτ 0 Effettuando la radice di ambo i membri si ha che: X αrms = uαrms 2T t t >> T che dimostra che lo scarto quadratico medio dello spostamento per alti valori di t incrementa con la radice del tempo. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 162/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta Il comportamento della t1/2 nell’espressione precedente, per un grande tempo è simile al comportamento in un cammino casuale (random walk), nel quale la distanza trascorsa in una serie casuale (che è non correlata) aumenta con t1/2. Questa somiglianza è dovuta al fatto che per grandi tempi t, le particelle del fluido hanno dimenticato il loro comportamento iniziale al tempo t=0 (è scorrelato con il fenomeno). Diversamente per piccoli tempi il comportamento. Per lo studio del random walk, si immagini una persona camminare in maniera casuale, sapendo che non c’è correlazione tra le direzioni di due passi consecutivi. Sia il vettore Rn la distanza percorsa dall’origine dopo n passi, e il vettore L l’ampiezza del passo. supponiamo che ogni passo ha la stessa grandezza L. Allora si ha che: Rn=Rn-1+L e quindi R2n=Rn*Rn=(Rn-1+L)*(Rn-1+L) L Rn FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna = R2n-1+L2+2 Rn-1*L 163/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 80 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta Effettuando la media si ha che: Rn2 = Rn2−1 + L2 + 2 Rn −1 ⋅ L L’ultimo termine è nullo perché non c’è correlazione fra la direzione dell’ennesimo passo e il luogo raggiunto dopo n-1 passi. Si ha quindi che: Rn2 = Rn2−1 + L2 = Rn2− 2 + 2 L2 = R12 + (n − 1) L2 = nL2 Lo scarto quadratico medio della distanza trascorsa dopo n passi non correlati, ciascuno di lunghezza L è quindi: Rnrms = L n che è chiamato cammino casuale. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 164/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 Teoria di Taylor della dispersione turbolenta Un esempio applicativo dell’analisi di Taylor può essere effettuato studiando la geometria del pennacchio in uscita da una ciminiera. Si possono infatti individuare due comportamenti della nube: nella fase iniziale, la deviazione standard della nube cresce linearmente con il tempo: Z' 2 = f ( t ) Nella seconda parte, quando le velocità sono scorrelate, si ha una crescita con la radice del tempo: Z '2 = f ( t ) La distanza dalla sorgente del punto in cui si verifica il cambiamento di Andamento, è proporzionale alla scala integrale lagrangiana. FGAV/GM Dinamica degli inquinanti – Università Catania, sede di Enna 165/129 file: Lucidi ENNA DI Introduzione alla dispersione turbolenta lezioni 1-5 81