SoleVoci - Fondazione Magnetto
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SoleVoci - Fondazione Magnetto
Voci, soltanto voci, senza bisogno d’altro: accompagnamenti strumentali qui non ne servono. Voci che scioglieranno ogni dubbio sulla bellezza e sul valore squisitamente musicale delle canzoni, le melodie dei Beatles, di Billy Joel, Duke Ellington, passando anche da una hit quale Banane e lampone. Canzoni che hanno un posto preciso fra le nostre corde – tasselli di una storia della musica, a torto considerata “minore” – e gesti creativi che nella trascrizione per sole voci ci daranno occasione di cogliere nuove sfumature, e certamente di sorridere e ricordare. Sono ondate di pittura fresca, dalle timbriche smaglianti, dotate talvolta d’ironia sagace, come nei brani firmati Lennon-McCartney, Ob-La-Di, Ob-La-Da (1968) e When I’m Sixty-Four (1969): il primo pare una filastrocca dove la buffa vita amorosa di Desmond e Molly sconfina in un ritornello (espressione gergale yoruba) che inneggia alla filosofia della “vita va avanti”; il secondo riporta alle atmosfere da music-hall inglese d’anteguerra, e ci regala una bella cartolina, quella di un giovane innamorato che immagina di invecchiare con la sua amata, tra passeggiate in giardino e serate davanti al caminetto, con un buon bicchiere di vino. Randy Newman, poi, è artefice di atmosfere agrodolci e scanzonato cinismo; osservatore attento della sua “Amerika” – il paese dalle grandi contraddizioni – la racconta dicendo cose terribili con il sorriso. Short People (1977) infatti, sbeffeggiando le persone di bassa statura, in realtà riecheggia un pregiudizio diffuso per screditarlo. Con le gelosie e schermaglie d’amore di Banane e lampone (1992) – un esilarante cocktail di disco-music e ballabile casalingo portato da Gianni Morandi in vetta alle classifiche – le SoleVoci cambiano registro. Poi tocca alle insidie sentimentali di due brani come Michelle (1965; Grammy Award 1967) e Penny Lane (1966). E se sui celebri versi d’amore del primo ogni parola è superflua, del secondo titolo ricordiamo che è una strada suburbana di Liverpool, un luogo caro ai ricordi d’infanzia di Paul e John: mentre le strofe scorrono tra personaggi e vetrine, forse capiterà di ricordare qualche strada della nostra infanzia rimasta “nelle orecchie e negli occhi”. Agli inizi del Novecento la Chanson attraversa l’oceano, contaminando titolo francese e testo inglese della Chanson d’amour di Shanklin, resa poi famosa in Europa dai Manhattan Transfer. Un tuffo improvviso e ci ritroviamo nello spiritual. Down to the River to Pray commenta la scena clou del film O Brother, Where Art Thou? (di Joel Coen), un brano tradizionale dei Monti Appalachi. E il fiume dove pregare è il fiume della libertà. Standing in the Need of Prayer è un canto afro-americano di antiche origini, che divenne noto quando fu inserito nella raccolta American Negro Spirituals del 1925. Il testo è pregno di una necessità individuale di spiritualità e di preghiera. Altro tuffo e siamo in una nuova pagina della musica afro-americana, quella di Duke Ellington, al secolo Edward Kennedy, che con lo standard da lui inciso nel 1927 The Creole Love Call, ci trascina fra le tinte blu e viola del blues. A Groovy Kind of Love (Un amore favoloso) è una ballata romantica scritta da Toni Wine e Carole Bayer Sager e portata al successo nel 1966 da Wayne Fontana e i Mindbenders. Celebre è la versione di Phil Collins, inclusa nella colonna sonora del film Buster, di cui è protagonista in veste di attore. Un inno affettuoso e amoroso a tutte le mamme è invece il brano del cantautore napoletano Edoardo Bennato, Viva la mamma, pubblicato all’interno dell’album Altri dubbi del 1989. Di Yesterday (1965), la «canzone più bella del ventesimo secolo» secondo la Bbc, «di tutti i tempi» secondo Mtv e la rivista «Rolling Stone», si contano oltre 1.600 versioni “cover”, a dire del Guinness Book of Records: e nel numero c’è anche quella di ciascuno di noi. Però mi vuole bene, portata al successo dal Quartetto Cetra, racconta di una donna innamorata che non si rende conto dei ripetuti tentativi del marito di eliminarla, sperando che cada nel laghetto del parco e lasciando aperto il gas in cucina con tutte le finestre chiuse, finché riesce nel suo intento facendola precipitare dalla Torre Eiffel. Il brano si chiude beffardamente su un controcanto funebre: “Ma le voleva bene... bene da morir”. Il programma si conclude con Seaside Rendezvous (1975), un brano di Freddie Mercury che ironicamente ci conduce, attraverso una dolcissima storia d’amore balneare, alle atmosfere ritmate e spensierate della Belle-Époque. Monica Luccisano I l R e g i o M I t i n e r a n t e u s i c a d ’A 2 0 1 6 - 2 0 1 7 u t u n n o Domenica 30 Ottobre 2016 Almese Auditorium “Mario Magnetto” ore 21 SoleVoci ASSOCIAZIONE CORI PIEMONTESI CORO POLIFONICO MATER ECCLESIAE COMUNE DI ALMESE SoleVoci Artisti del Teatro Regio di Torino Cristiana Cordero soprano Angelica Buzzolan mezzosoprano Pierangelo Aimé tenore Franco Rizzo baritono Marco Sportelli baritono Davide Motta Fré basso PROGRAMMA John Lennon (1940-1980) - Paul McCartney (1942) Ob-La-Di, Ob-La-Da Arrangiamento di Bill Ives Randy Newman (1943) Short People Arrangiamento di Simon Carrington John Lennon - Paul McCartney When I’m Sixty-Four Arrangiamento di Paul Hart Edoardo Bennato (1946) Viva la mamma Arrangiamento di Ciro e Diego Caravano Toni Wine (1947) - Carole Bayer Sager (1944) A Groovy Kind of Love Arrangiamento di Philip Lawson John Lennon - Paul McCartney Penny Lane Arrangiamento di Bob Chilcott Wayne Shanklin (1916 - 1970) Chanson d’amour Arrangiamento di Paul Hart John Lennon - Paul McCartney Michelle Arrangiamento di Grayston Ives Franz Campi (1962) - Maurizio Minardi (1963) Banane e lampone Arrangiamento di Mario Allìa Tradizionali gospel Down to the River to Pray Arrangiamento di Philip Lawson Standing in the Need of Prayer Arrangiamento di Simon Park “SoleVoci: sei cantanti e… nessun pianoforte!”, questo lo slogan che i componenti del gruppo a cappella formato da Artisti del Coro del Teatro Regio di Torino potrebbero adottare per i loro concerti. Nato nel 2005, l’ensemble porta in scena un programma che spazia dai grandi successi dei Beatles alle ballate dei folksingers americani, ma si ritaglia uno spazio per omaggiare i nostri cantautori, con arrangiamenti inediti; il tutto utilizzando solo le voci, senza ausilio di alcuno strumento. Il complesso si ispira al famoso gruppo inglese King’s Singers, vero e proprio punto d’arrivo per quanto riguarda le formazioni a cappella. Il pubblico non è solamente ascoltatore ma diventa parte attiva nel concerto risultando il settimo elemento, essenziale alla riuscita dello spettacolo, trascinato dalla verve e dalla simpatia che i SoleVoci riescono a trasmettere. Duke Ellington (1899-1974) The Creole Love Call Arrangiamento di Paul Kuhn John Lennon - Paul McCartney Yesterday Arrangiamento di Bob Chilcott Giovanni “Tata” Giacobetti (1922-1988) - Luigi Cichellero (1923-1979) Antonio Virgilio Savona (1919-2009) Però mi vuole bene Freddy Mercury (1946-1991) Seaside Rendezvous Arrangiamento di Paul Hart