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Aggiornato il: 12/09/2013 | autore: Maurizio Tanca, Automoto
Quadro 350S
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Il nuovo Quadro 350S è il frutto di una profonda rivisitazione rispetto al
modello precedente, il 350D, atta a rimediarne i difetti di gioventù. Nella sua
categoria è il più leggero. Sono buoni il comfort e la frenata. Prezzo invariato: 6.990
euro
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A venti mesi dalla pubblicazione della nostra prova del Quadro 350D, eccoci in sella alla sua evoluzione, il 350S,
presentato a Milano lo scorso novembre. E attualmente già in vendita al medesimo prezzo di 6.990 euro,
nonostante le numerose migliorie di cui ha goduto. Inutile dire che il mercato francese, notoriamente una vera e
propria terra di conquista per gli scooter a 3 ruote, di questo nuovo Quadro ne ha già assorbito oltre 200 pezzi, che
vanno dunque ad aggiungersi ai 1.200 350D già in circolazione in Europa.
Va considerato che allo stato attuale il mercato europeo di questi mezzi vale circa 20.000 unità, 6.000 delle quali
con cilindrata da 250 a 400 cc, quindi comprendente il “trirotato” scooter creato da Marabese Design, che nel 2012
occupava una fetta del 18%, con una punta del 25%, manco a dirlo, in Francia, mercato di riferimento mondiale per
questi veicoli.
Quanto alle previsioni per il 2014, Quadro Vehicles punta ad una quota del 25% sul mercato europeo, e della
stessa percentuale anche in Italia, dove si prevede di piazzare 300 nuovi 350S affidandosi agli attuali 37
concessionari, destinati a diventare 80 alla fine del 2014.
Dal un paio d’anni a questa parte, del resto, molte cose sono cambiate per l’Azienda Quadro. Che nel 2011 ha
iniziato a crescere spostando la sua sede da Cerro Maggiore, nel varesotto, base operativa di Marabese Design, al
nuovo edificio sito a Vacallo, in Svizzera, qualche centinaio di metri oltre il valico di Maslianico. La nuova sede è
ovviamente omnicomprensiva, in quanto ospita presidenza, direzioni finanziaria, commerciale e tecnica, marketing
e comunicazione, centro stile e design (quindi la stessa Marabese Design), ricerca e sviluppo, modelleria, supply
chain, servizio post vendita e amministrazione.
Nel 2012, la famiglia Marabese (il gran capo Luciano ed i figli Riccardo, presidente e amministratore delegato, e
Roberto, responsabile del centro stile) ha allargato la compagine societaria e nuovi importanti investitori, e ad
incrementare il personale con l’arrivo di svariati tecnici provenienti anche da altre grosse aziende del settore: ad
oggi sono circa 25 persone, ma il numero è destinato a salire.
A Como, inoltre, ha sede Quadro Italia S.r.l., la filiale diretta che sostituisce quindi il precedente importatore
italiano.
Un gran lavoro è dunque in atto, in questa azienda giovane, piccola ma snella e flessibile, e soprattutto supportata
da personale con una grande esperienza alle spalle, il cui obiettivo fin dall’inizio è stato quello di offrire
un’esperienza di guida completamente nuova ad una sempre più ampia fascia di utenti di ambo i sessi, neofiti e
non, con o senza una precedente esperienza del mondo a due ruote. E lo sta facendo realizzando il sogno di
Luciano Marabese: costruire allettanti veicoli per la mobilità urbana, sicuri e divertenti, esclusivamente a tre ruote e
quattro (il Quadro 4D notoriamente esiste da tempo, prima o poi arriverà, e sarà una sfida davvero notevole), ma
che si guidano come se ne avessero due.
Com’è fatto il Quadro 350S
Il nuovo 350S appare praticamente identico al 350D, dal quale tuttavia è immediatamente distinguibile per via del
silenziatore differente e per la nuova struttura portapacchi-maniglioni molto più comoda per il passeggero. Ma in
realtà il nuovo arrivato è stato minuziosamente rivisitato, con ben 21 interventi tecnici e stilistici, tra i quali
(finalmente!) il nuovo motore.
Non è stato ancora modificato il parabrezza per renderlo regolabile in altezza, e sul blocchetto elettrico destro del
manubrio quello che dovrebbe essere l’interruttore di sicurezza per spegnere il motore immediatamente in caso di
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emergenza è invece ancora deputato ad azionare l’hazard (le quattro frecce simultanee). E non è arrivato
nemmeno l’indicatore di consumo ed autonomia residua nel display di bordo.
A questo punto mi permetto una piccola ma importante critica: sul blocchetto di destra c’è ancora l’interruttore per
accendere le luci, cosa che sicuramente parecchi non faranno. È una mancanza fin troppo diffusa, in modo
particolare tra gli scooteristi che, evidentemente, non hanno ancora capito che per legge, ormai da anni, gli
anabbaglianti (non le luci di posizione, o diurne che sia) devono sempre rimanere accesi!
L’elegante cruscottino stile supersport rimane dunque costituito dal classico contagiri analogico, che ospita
l’indicatore di livello carburante sovrapponendosi parzialmente al display lcd: quest’ultimo indica orario, velocità,
chilometraggio totale e due trip parziali. Ai lati del cruscotto, però, sono stati alloggiati i termometri digitali per la
temperatura ambientale (a sinistra) e del motore (a destra). Il tutto piacevolmente illuminato in un bell’azzurro. A
fianco del contagiri rimangono le sette spie già esistenti, tra le quali quella della riserva, che dovrebbe aggirarsi sui
3 litri circa di 13 totali.
Invariato il resto: il piano orizzontale dello scudo alloggia il blocchetto di accensione, dal quale si gestisce sia
l’apertura a scatto del tappo della benzina, comodamente piazzato orizzontalmente sulla sinistra del largo tunnel
centrale, sia quella della sella. Quest’ultima, completamente ridisegnata, è sempre ampia ed ancora più
accogliente, grazie alla nuova imbottitura, pur mantenendo la seduta anteriore a 780 mm da terra, il che consente a
piloti di statura media di poggiare tranquillamente i piedi a terra. Da notare le pedane posteriori in lega leggera
“affondate” nella scocca: il passeggero ha la facoltà di farle aprire facilmente a scatto, oppure di richiuderle,
usando i piedi.
Il vano sottosella è in grado di contenere due caschi demi-jet, o in alternativa un casco integrale e un demi-jet,
piuttosto che un demi-jet e una borsa di ampie dimensioni. Immutati i due i vani inseriti nella scocca, il più ampio –
ma poco capiente - dei quali include una presa a 12 Volt, mentre il più piccolo (e profondo) può contenere guanti,
documenti, occhiali o che altro. Sullo scudo è evidente la maniglia rossa che, scorrendo verticalmente, aziona
meccanicamente (per non dover dipendere da eventuali guasti alla batteria) non solo il freno a mano posteriore,
ma anche il sistema HTS anteriore, in modo da poter parcheggiare il veicolo sempre verticale anche in notevole
pendenza, oltre a consentire di non poggiare i piedi a terra fermandosi al semaforo.
Quanto al prezzo, è rimasto invariato rispetto a quello del 350D: quindi 6.990 euro, franco concessionario,
ovviamente con due anni di garanzia. Mentre i colori disponibili sono quattro: White Snow, Blue Ocean, Row Black e
Steel Grey.
Gli accessori
La lista non è lunghissima, ma c’è quasi tutto ciò che basta per godersi il Quadro tutto l’anno. Ovvero: capiente
bauletto da ben 50 litri; l’immancabile parabrezza più alto e protettivo per chi pretende di non avvertire il minimo
refolo d’aria; chiaramente la copertina copri gambe dedicata, realizzata in neoprene, e i paraspruzzi da applicare
alle ruote anteriori.
La tecnica
Come già anticipato, finalmente è arrivato il nuovo motore, sempre fornito da Aeon. Si tratta di un monoalbero in
testa a 4 valvole da 348 cc, in sostituzione del precedente 2 valvole da 313 cc che erogava 22 cv a 7.000 giri, con
una coppia di 2,4 kgm a 5.500. Questo invece eroga 27 cv (19,8 kW) a 7.000 giri, e con una coppia di 3 kgm (28,8
Nm) a 5.500 giri. Praticamente dovremmo dunque essere al livello dell’Honda SH300, anche se con un peso
logicamente superiore di qualche decina di chili.
Quanto alla ciclistica, ferme restando le misure delle ruote, 2,75x14 davanti e 3,75x15 dietro, con gomme Duro da
110/80 e 140/70 - sono stati ritarati gli ammortizzatori posteriori per migliorarne il comfort, ma soprattutto è stata
completamente rivisto quella sorta di ”uovo di Colombo” che è il sistema pendolante oleo-pneumatico anteriore
HTS (Hydraulic Tilting System), che governa l’ammortizzamento dell’avantreno e soprattutto la guida e la
maneggevolezza del mezzo, garantendo un elevatissimo livello di sicurezza su ogni terreno, e in ogni situazione
(ghiaccio a parte, a meno di non montare gomme chiodate, naturalmente). L’HTS, che gode di un brevetto
internazionale depositato nel 2009, e attualmente detenuto da Quadro Vehicles, mantiene sul 350S le geometrie e
il sistema di funzionamento a doppio corpo ammortizzante già noti, ma è costruito utilizzati nuovi elementi
qualitativamente migliori, oltre ad un grado di rifinitura superiore, a livello di resistenza agli agenti atmosferici.
Va detto che l’intero sistema HTS viene costruito ed assemblato in Italia, ed inviato già completo allo stabilimento
Aeon di Taiwan, dove lo scooter viene costruito (laggiù si chiama Aeon 3W).
Il reparto freni, ulteriormente ottimizzato a livello di modulabilità, consta di una coppia di dischi anteriori da 240 mm
e un posteriore da 246 mm, azionabili sia dalle due leve sul manubrio che dal pedale presente a destra, sulla
pedana. Pedale che ne comanda l’azione simultanea, mentre la leva destra aziona solo i due dischi posteriori. La
leva sinistra, invece, aziona anch’essa la frenata combinata anteriore/posteriore, ma anticipando la seconda fino a
quando la pressione sulla leva attiva anche l’anteriore.
Notoriamente omologato come triciclo a motore nella categorie L5E - quindi utilizzabile con la patente B
automobilistica in tutta l’Europa (Svizzera esclusa) - il 350S mantiene dunque la carreggiata di 550 mm alla
mezzeria delle gomme, che diventano circa 660 ai loro fianchi, e una larghezza totale di 800 mm alle estremità dei
retrovisori. Volendo compararne gli ingombri dimensionali con quelli di alcuni maxi-scooter tradizionali concorrenti,
troviamo che il Suzuki Burgman 400 è largo 820 mm come lo Yamaha T-Max 530, mentre il BMW GT650 misura
760 mm al pari dello Yamaha Majesty 400. Ma è il peso la credenziale più interessante del Quadro 350S rispetto ai
concorrenti diretti: siamo a 200 kg a secco (dunque 5 kg in più del 350D), mentre i quattro di cui sopra pesano
rispettivamente 184, 217, 249 e 220 kg dichiarati dai rispettivi costruttori. Quanto agli altri “3 ruote” in circolazione il
Quadro peserebbe 38 kg meno del Piaggio MP3 400 (fuori produzione), e 58 kg meno del nuovo Peugeot
Metropolis 400. Ed è ancora più significativo il fatto che il baricentro del Quadro 350S, secondo i suoi progettisti, e
del 40% più in basso rispetto agli omologhi concorrenti, leggi Piaggio e Peugeot.
Il mangiacurve
L’anno scorso abbiamo pubblicato la prova completa del Quadro 3D 350, mezzo che effettivamente era perfettibile
sia dal punto di vista motoristico che dinamico, anche se con l’abitudine, nonostante la notevole inerzia
nell’impostazione delle curve e nei cambi di inclinazione, con un po’ di assuefazione ci si riusciva a divertire
ugualmente, anche se i cambi di inclinazione di piglio sportivo non erano certo da riferimento.
Che il nuovo 350S sarebbe stato logicamente migliorato, grazie anche ai suggerimenti degli utenti (principalmente
francesi, naturalmente, ma anche italiani, giornalisti compresi), era ovviamente auspicabile, e in effetti così è stato.
Ed è avvertibile sin dai primi metri, in partenza dalla nuova sede svizzera della Quadro a Vacallo. Il percorso
organizzato per questo test prevedeva di raggiungere Campione d’Italia e imboccare il suggestivo, tortuosissimo
percorso che, salendo sugli impegnativi tornanti in ripida salita della Valmara, ci avrebbe portato a Pellio d’Intelvi
per poi scendere sul lago di Como ad Argegno e seguire il lungolago fino a Cernobbio, e tornare alla base. Roba
di una settantina di chilometri, una ventina dei quali percorsi sotto la pioggia che ci ha accompagnato nel primo
tratto autostradale consentendoci poi di divertirci – perlomeno per quanto mi riguarda – a guidare il Quadro sul
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bagnato lungo il ripidissimo serpentone d’asfalto in mezzo ai boschi.
Già dai primi metri, dicevo, si percepisce che quella noiosa inerzia del modello precedente ora è ridotta davvero al
minimo, e ci vogliono realmente pochi metri per prendere confidenza col nuovo 350S, grazie anche alla generosa
leva del manubrio (che è rimasto immutato). Come è avvertibile anche la nuova conformazione della sella, che
come prima non spinge fastidiosamente in avanti, ma è ancor meglio imbottita e confortevole per il pilota e ancor
più per il passeggero, che oltretutto beneficia di maniglie molto più comode.
Anche usare il freno a mano per fermarsi senza poggiare i freni a terra ai semafori vien subito facile; oppure si può
farlo semplicemente frenando con entrambe le leve, ma con una certa forza. Ma salta subito fuori anche la maggior
tonicità del nuovo 350 a 4 valvole, chiaramente più sprintoso del predecessore anche in autostrada, per esempio
in sorpasso; e anche se una volta raggiunti i 7.000 giri (regime di potenza massima) la curva di erogazione si
impigrisce un pochino, si arriva comunque abbastanza in fretta a superare i 130 orari indicati: oltre non siamo
riusciti ad andare, anche per motivi di traffico (del resto eravamo ancora in territorio Svizzero, quindi era
elevatissimo il rischio di incorrere nelle ire del mitico gendarme Huber - ovvero Aldo Baglio, del trio Aldo, Giovanni e
Giacomo), ma il motore ne aveva ancora, quindi possiamo supporre che i 130 km/h effettivi dichiarati siano
verosimili, visto che col vecchio modello avevamo rilevato 120 km/h effettivi col tachimetro a 135.
Il nuovo 350 taiwanese, insomma, è più piacevole e gratificante del predecessore, a maggior ragione in salita, e
sono davvero curioso di verificarne prima o poi i consumi, visto che durante la nostra prova del 350D avevamo
rilevato una media di soli 19 km/litro. Peccato solo che ai regimi più alti si percepiscano vibrazioni fini sulla
pedana, e che nelle manovre a bassissima velocità, tipo sgusciando tra le auto o nelle inversioni di marcia,
indugiando col gas sui 3.000 giri – ovvero quando il variatore inizia ad “attaccare” – si avverta qualche
risonanza nella zona del parabrezza. Si sta bene in sella al Quadro, insomma, anche se personalmente ogni
tanto mi piacerebbe poter distendere un po’ le gambe: ma logicamente, con un avantreno del genere, è
praticamente impossibile trovare spazio adeguato. Il rinnovato cinematismo HTS anteriore funziona molto bene,
e il feeling con il lavoro dell’avantreno ora è davvero notevole. Anche gli ammortizzatori posteriore sono
migliorati, tuttavia sugli ostacoli secchi (tombini o che altro) rimangono piuttosto ostici: a tal proposito ho
suggerito di provare ad montare le molle al contrario (sono progressive, con le spire ravvicinate nella parte
bassa), ma la cosa era già prevista…
Per quanto mi riguarda, guidare un “tre ruote” di questo tipo è sempre molto rilassante, l’ho sempre detto e
sempre lo dirò: mi sento parecchio più sicuro, e ne ho avuto ulteriore conferma, semmai ce ne fosse bisogno,
scorrazzando su quei tornanti bagnati in pendenza, dove le gomme Duro tutto sommato si sono rivelate più che
oneste, ma qualche accenno di scodatina si è sentito. Sarà forse superfluo continuare a ripetere che anche sul
pavé cittadino, magari con tanto di rotaie, è tutta un’altra vita con un mezzo del genere; ma ogni volta che ne provo
uno non riesco a evitare di sottolinearlo. Salendo di quota, l’asfalto bagnato ha lasciato presto spazio a quello
asciutto, e la successiva discesa verso il Lario, su un magnifico percorso scelto dagli “scout” di Quadro, è stata un
vero spasso, grazie proprio a quell’avantreno solido e affidabile che, grazie anche alle ruote da 14 pollici, a
maggior ragione magnifica la sensazione di sicurezza. Che in effetti, tuttavia, può anche portare a strafare: sta alla
sensibilità ed all’abilità di chi guida, quindi, affinare la percezione del limite da non oltrepassare. E non scordiamo
che per strada non è difficile trovare macchie o scie di gasolio, e in tal caso due ruote davanti potranno anche
aiutare, con un po’ di fortuna, o magari anche no…
Parliamo a questo punto del multi-impianto frenante. Il feeling con leve e pedale non mi è parso molto differente da
quello già provato col precedente modello. In pratica, girando in città, o comunque andando placidamente a
spasso, si può usare anche il pedale, la cui posizione non disturba più di tanto, ma il cui intervento richiede una
buona pressione da parte di un piede che fisicamente non riesce a premere con forza tale da decelerare
decentemente, se non aiutandosi sollevando il il tallone. Con un discreto sforzo da parte della mano destra, la leva
relativa comanda due dischi dall’intervento molto dolce manon certo esuberante: buono solo per rallentare, senza
il rischio di bloccare le ruote. Personalmente l’ho usato molto poco. La leva sinistra risolve invece un po’ tutte le
situazioni: comando anche qui un po’ “gommoso”, ma decelerazioni più che soddisfacenti, con il freno posteriore
che inizia la sua azione seguito subito dopo dai gemelli anteriori, fino ad arrivare, volendo proprio esagerare, a
qualche folcloristica quanto inutile scodatina. Nella guida brillante consiglio senz’altro di usare la frenata
combinata, anche perché leve e pedale interferiscono tra loro se usati contemporaneamente (capita spesso di
farlo involontariamente), causando contropressioni noiose: nel lungo tratto in discesa a passo decisamente
brillante, la frenata combinata ha sempre funzionato alla perfezione, senza mai perdere tono.
Pregi
Motore e guida migliorati | frenata | sicurezza effettiva e percepita | comfort in sella | capacità di carico
Difetti
Qualche vibrazione | ammortizzatori ancora un po’ rigidi | assenza indicatore di consumo e di deviatore on-off
motore
In collaborazione con Moto.it
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