Guida alla tesi di laurea

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Guida alla tesi di laurea
GUIDA ALLA REDAZIONE DELLA TESI DI LAUREA
IN MATERIE GIURIDICHE INTERNAZIONALISTICHE
PREMESSA
Questa "guida" è orientata alla redazione di tesi di laurea nelle discipline giuridiche
internazionalistiche, ossia diritto internazionale, diritto dell’Unione europea, diritto
internazionale privato, diritti dell’uomo, organizzazione internazionale, diritto
europeo dell’informazione e della comunicazione e materie affini.
INDICE
1. Il significato della tesi di laurea.
2. La scelta dell'argomento.
3. Le fasi del lavoro.
4. L'approfondimento delle conoscenze: la bibliografia iniziale e il suo esame.
5. La ricerca e l'analisi delle fonti.
6. Banche-dati ed altri sussidi informatici.
7. La struttura della tesi di laurea.
8. Poche regole per la sua stesura.
9. Il testo definitivo.
10. Le regole formali per le citazioni.
11. Indicazioni bibliografiche per ulteriori approfondimenti.
1. IL SIGNIFICATO DELLA TESI DI LAUREA
Nello svolgere la tesi di laurea, che costituisce il coronamento degli studi
universitari, lo studente è chiamato a dare prova di capacità di iniziativa. Sia pure
con il supporto dato dal relatore, egli deve dapprima mettere a fuoco il proprio
obiettivo, individuando l'argomento di tesi, per poi coglierlo, realizzando un lavoro
completo e organico su tale argomento attraverso l'impiego dei metodi di analisi e di
sintesi appresi nel corso degli studi universitari.
2. LA SCELTA DELL'ARGOMENTO
Esistono significative analogie tra lo svolgimento del lavoro di tesi e la messa a
punto di una nuova attività originale di qualunque tipo essa sia. Occorre anzitutto
un'idea. Un'idea promettente è un argomento o un problema che, in qualche suo
aspetto, possa essere affrontato in modo innovativo.
1
L'argomento della tesi viene scelto di comune accordo tra il docente e il laureando.
Le indicazioni offerte dal docente sono finalizzate a far sì che:
a) l'argomento risponda ad alcuni elementari requisiti di scientificità (cioè consenta
l'uso di fonti adeguate, permetta un minimo distacco critico, non sia già stato
affrontato nei dettagli dagli studiosi in modo tale da ritenere esaurito lo sforzo di
ricerca al riguardo, ecc.): in tale prospettiva, anche una tesi deve essere
finalizzata alla acquisizione di nuove conoscenze;
b) l'argomento non sia troppo ampio: in questo caso, infatti, lo studente correrebbe
il rischio di "perdersi" fra troppe questioni, fonti eccessivamente abbondanti,
difficoltà di esposizione; oppure, al contrario, sarebbe costretto a effettuare una
ricostruzione superficiale e generica; l'argomento, infine, possa essere affrontato
avendo a disposizione studi di base, documenti, bibliografia iniziale, in una
parola: fonti.
D'altra parte è importante che il tema proposto incontri l'interesse personale dello
studente, il quale dovrà impegnarsi in non pochi mesi di intenso lavoro. Per questo
la fase di ricerca di un argomento per la propria tesi dev'essere ben ponderata:
solitamente, partendo da una preferenza dello studente ci si avvicina all'argomento
definitivo attraverso graduali messe a punto nei colloqui con il docente relatore.
3. LE FASI DEL LAVORO
Schematicamente, le fasi di lavoro per la stesura di una tesi possono essere così
indicate:
a). approfondimento delle conoscenze sull'argomento scelto, utilizzando alcuni
importanti lavori di dottrina e qualche documento di rilievo;
b). selezione delle fonti (documenti e letteratura) da esaminare;
c). esame delle fonti;
d). preparazione di un'ipotesi di schema;
e). avvio dell'esame analitico delle fonti e raccolta di appunti, indicazioni, materiali,
ecc.;
f). perfezionamento dello schema e inizio della stesura, capitolo per capitolo.
Sulla base dell'esperienza fatta si può ritenere che un lavoro del genere comporti –
come già rilevato – una durata di non pochi mesi ove lo studente abbia ultimato gli
esami
e
si
dedichi
all'elaborazione
della
tesi
con
impegno.
Si deve comunque avvertire, in via del tutto preliminare, che la preparazione di una
tesi in discipline giuridiche internazionalistiche difficilmente può prescindere dalla
conoscenza – perlomeno a livello di comprensione di testi scritti – di lingue
straniere quali l'inglese, il francese, il tedesco o lo spagnolo.
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4. L'APPROFONDIMENTO DELLE CONOSCENZE: LA BIBLIOGRAFIA INIZIALE
E IL SUO ESAME
Per poter "produrre" uno schema occorre approfondire le proprie conoscenze
sull'argomento scelto, utilizzando le fonti (documenti e letteratura) pertinenti. Infatti
la prima fase del lavoro – una volta definito almeno a grandi linee l'argomento della
tesi – consiste nell'approfondire le proprie conoscenze su quella determinata
questione.
Partendo dalle letture indicate dal docente il laureando dovrà quindi costruirsi,
attraverso l'uso delle bibliografie o dei riferimenti via via trovati, un piccolo schedario
di indicazioni bibliografiche. Lo scopo è quello di giungere ad una solida
conoscenza dei principali aspetti che attengono al tema della tesi. Ciò costituisce
l'essenziale ed ineliminabile terreno su cui costruire la propria ricerca.
Di ogni testo esaminato si consiglia perciò allo studente di predisporre una scheda
informativa (per uso personale, utilizzando gli abituali supporti cartacei o un
personal computer) contenente:
- cognome e nome dell'autore o indicazione dell'organo, dell'ente, ecc., che ha
provveduto all'elaborazione del testo;
- titolo del saggio o comunque del testo preso in considerazione;
- editore, luogo di edizione, anno di edizione (oppure: titolo della rivista, annata,
anno solare, numero del fascicolo, pagine);
- eventuale collocazione in biblioteca.
Anche ogni appunto (riassunto, brano tra virgolette, ecc.) tratto da tali letture e
riportato sulle schede dovrà sempre essere accompagnato dalle indicazioni della
fonte (v. successivo punto 5).
Per la raccolta della bibliografia si consiglia:
a) di far tesoro delle citazioni contenute nei contributi inizialmente indicati dal
docente;
b) di ricorrere a raccolte bibliografiche quali: Karlsruher Juristische Bibliographie
(bibl. in lingua tedesca); Public International Law – a Current Bibliography of
Articles; Index to Foreign Legal Periodicals (American Associations of Law
Libraries); Harvard Law School Library-Current Legal Bibliography; Dizionario
bibliografico Napoletano; Repertorio del Foro Italiano e della Giurisprudenza
Italiana;
c) di consultare i manuali adottati per i singoli insegnamenti (i.e. Conforti, Diritto
internazionale; Draetta, Elementi di diritto dell’Unione europea; Draetta-Fumagalli,
Il diritto delle organizzazioni internazionali). In questi testi viene riportata nelle
prime pagine una serie di indicazioni bibliografiche generali (commentari, trattati e
riviste) che costituiscono la base di partenza della ricerca. Una bibliografia più
specialistica è inoltre contenuta all’inizio delle singole parti tematiche in cui i
manuali si articolano.
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Si consiglia di cominciare innanzitutto a consultare le opere di carattere generale
(trattati e commentari) e solo in seguito dedicarsi allo spoglio delle riviste. La
consultazione di tali opere va condotta con estrema cautela e riveste una duplice
funzione: comprendere l’argomento che si andrà a trattare nell’elaborato e
ricavare ulteriore bibliografia.
A questo punto l'idea iniziale può essere opportunamente elaborata sino a
diventare un progetto: infatti, giunto ad un sufficiente livello di conoscenza di
quanto può riguardare direttamente o indirettamente la propria tesi, il laureando
può ipotizzare uno schema, un "indice" del tutto provvisorio del futuro lavoro. Esso
avrà – per il momento – una funzione orientativa. Lo schema è infatti un oggetto
dinamico. In fase iniziale, quando il contesto è maggiormente incerto, consente
una prima e provvisoria programmazione del lavoro da svolgere. Al procedere del
lavoro, e alla conseguente diminuzione dell'incertezza, viene inevitabilmente
modificato; ogni cambiamento implica ovviamente una revisione nella
programmazione del lavoro non ancora svolto. Se ci sono impegno e capacità la
tesi giungerà sicuramente in porto; tuttavia, potranno esserci significative
differenze rispetto al progetto iniziale. Non è quindi possibile prevedere con
precisione il tempo necessario per effettuare il lavoro di tesi; tuttavia non è
ragionevole
pensare
ad
un
impegno
inferiore
ai
sei
mesi.
Eventuali modifiche importanti è opportuno che avvengano con il consenso del
docente: infatti lo schema deve servire ad indirizzare tutto il lavoro di ricerca,
favorendo la concentrazione ed evitando dispersioni o ripetizioni.
Si tratta dunque di elaborare un documento di due o tre pagine. Tale documento
deve comprendere:
a) un elenco delle fonti e della dottrina esaminata in via preliminare;
b) uno schema della tesi con un'indicazione di massima sul contenuto dei diversi
capitoli.
Una volta redatto, il progetto dovrà essere discusso con il futuro relatore; dopo
aver ricevuto la sua approvazione e, soprattutto, i suoi consigli, il lavoro di tesi
potrà avere inizio.
5. LA RICERCA E L'ANALISI DELLE FONTI
Sulla base delle conoscenze acquisite e dell'ipotesi di lavoro, il laureando, con l'aiuto
del docente, deve procedere ad un analitico esame, un puntuale approfondimento e
un sistematico coordinamento delle fonti cui attingere.
Esse potranno essere:
- fonti a stampa (ad es.: libri, giornali, periodici giuridici italiani e stranieri);
- fonti d'archivio (ad es.: lettere contenute nel fondo Jean Monnet presso l'Università
di Losanna);
- raccolte di documenti (ad es. curate da una Organizzazione internazionale:
documenti di seduta del Parlamento italiano; ecc.).
Da questo momento il tesista dovrà operare facendo sostanziale affidamento sulle
proprie forze. E' questa la fase di più autentica ricerca, che si sviluppa, con gradualità
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di approfondimento e di risultati, ponendo precisi problemi di metodo, che si possono
indicare:
a). nella individuazione delle fonti da impiegare;
b). nello studio delle fonti stesse.
Si tratterà, ad esempio, di valutare criticamente il materiale offerto: leggendo,
analizzando, confrontando le varie fonti si dovranno trarre le indicazioni utili per
costruire la tesi.
E' essenziale ricordare al proposito che nessun errore è più grave del ritenere che
siano le letture a porgere direttamente e immediatamente le soluzioni al ricercatore:
sono solo l'intelligenza, la capacità di sintesi e di interpretazione, la precisione del
ricercatore medesimo, le qualità che fanno emergere le risposte alle domande che
egli si è posto e le coordinano secondo uno schema di connessioni logiche, di
successioni temporali che portano ad una ricostruzione valida dal punto di vista
scientifico e della correttezza metodologica.
Sul piano pratico, nello studio delle fonti si consiglia di porsi sempre la domanda
cruciale: cosa mi offre la fonte che sto esaminando per chiarire realmente l'oggetto
del mio studio?
Infine, occorre nuovamente ripetere che ogni appunto preso (o ogni fotocopia fatta)
dovrà sempre riportare gli estremi del documento o comunque del testo originale:
titolo del libro o del documento o dell'articolo, in quest'ultimo caso denominazione
della rivista o giornale ove è pubblicato, e data. Utile, e talora indispensabile, è anche
l'indicazione della collocazione (ad es.: biblioteca dip. sc. pol. Un. Milano, biblioteca
Un. Bocconi, ecc.) del documento o del testo. Dovrà sempre essere chiaro, inoltre,
se gli appunti presi sono un riassunto liberamente fatto dal laureando oppure sono
brani
integralmente
riprodotti
(e
quindi
posti
tra
virgolette).
Pur tenendo presente la necessità di non schematizzare troppo, si possono
individuare due attività prevalenti in questa fase:
a) quella della interpretazione delle fonti, interpretazione che deve consentire – in
fase di stesura - di far comprendere, rendere intelligibile, ciò che attraverso la
ricerca è stato raccolto e valutato, nonché risolvere problemi fondamentali quali
lo stabilire ciò che è essenziale e ciò che è marginale, i nessi di interdipendenza
(e eventualmente quelli cronologici) della trattazione;
b) quella della organizzazione del materiale, degli elementi tratti dalla
documentazione raccolta: organizzazione che si è già venuta delineando nel
corso della ricerca, ma che a questo punto deve fissarsi in uno schema definitivo.
6. BANCHE-DATI E ALTRI SUSSIDI INFORMATICI
Motori di ricerca internazionali
*
. Lexis-Nexis
*
Un cenno a parte merita la questione delle riviste americane di diritto internazionale (es. Harvard
International Law Journal). La Cattolica ne possiede solo alcune (e di queste solo le ultime due
annualità); la Statale ne possiede invece un numero maggiore. Allo scopo di superare questi
5
Siti istituzionali di particolare interesse nazionale
· Parlamento: parlamento.it
· Senato: senato.it
· Camera: camera.it
· Presidenza del Consiglio dei Ministri: governo.it
· Corte costituzionale: Cortecostituzionale.it
. Ministero di Grazia e Giustizia: giustizia.it
. Ministero degli affari esteri: esteri.it
Siti istituzionali di interesse internazionale
· un.org;
· europa.eu.int;
· coe.int;
*
· siti di altre organizzazioni internazionali
. Corte internazionale di giustizia: icj-cij.org
Siti specialistici di biblioteche
law.guru.com/ilawlib/89.htm
era.int/public/index.htm
asil.org./resource/home.htm
law.harvard.edu/library
library.law.columbia.edu
elsinore.cis.yale.edu/lawweb/lawlib.htm
lib.ox.ac.uk/olis
Legislazione**
1. Costituzione e codici:
· Testo della Costituzione www.senato.it/funz/cost/home.htm;
· Il Codice d'Italia: testo completo dei 4 codici www.codici.it;
2. Legislazione nazionale:
· Ricerca di leggi e decreti. Ricerca sulla G.U. gratuitamente on-line
3. Legislazione regionale:
· Esempi di siti di ciascuna Regione (esp. Lombardia);
· Banca dati "Leggi regionali" della Camera http://camera.mac.ancitel.it/lrec/
inconvenienti – in alternativa ad una visita alla Statale - è possibile consultare tali riviste sul
catalogo elettronico lexis-nexis presso l’Ufficio banche dati o la Sala riviste.
*
Per un elenco dei siti delle organizzazioni internazionali si rinvia al manuale di organizzazione
internazionale (Draetta-Fumagalli, Il diritto delle organizzazioni internazionale).
**
Si ricordi che presso l’Istituto giuridico sono a disposizione CD-Rom riportanti la legislazione
vigente e la giurisprudenza.
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7. LA STRUTTURA DELLA TESI DI LAUREA
L'ultima fase del lavoro consiste nella preparazione e nella presentazione dei risultati
della ricerca. In linea di massima si può consigliare uno schema di tesi di questo
genere:
-
L'indice
della
tesi
va
collocato
all'inizio
di
questa.
- L’introduzione va redatta alla fine del lavoro, quando già si sa con esattezza quello
che si è scritto. Nell’introduzione il tesista spiegherà l’importanza scientifica
dell’argomento che intende trattare, le problematiche maggiormente significative a
questo sottese e la struttura del lavoro. Si badi bene che si deve fingere di non avere
ancora scritto la tesi quando si pone mano all’introduzione, così che non si dirà <<ho
trattato …>>, ma <<intendo trattare…>>.
- I capitoli rappresentano il corpo della tesi, entro il quale prende forma e sostanza
l’esposizione dell’argomento su cui il tesista ha deciso di confrontarsi. Sono intitolati
e contrassegnati in numeri romani. Essi vanno divisi in paragrafi, sotto-paragrafi ed
eventualmente anche in sotto-sottoparagrafi, a loro volta intitolati e contrassegnati in
numeri arabi. E' superfluo avvertire che ciò dovrà essere fatto in modo equilibrato ed
armonico, secondo l'importanza degli aspetti esaminati.
- Le conclusioni, poste in coda al lavoro, servono per offrire un quadro sinottico dei
problemi trattati, enucleando le questioni di maggiore rilievo e ponendo in luce, se ce
ne sono, i punti ancora aperti. Non è richiesta creatività né voli pindarici,
semplicemente un resoconto di quanto si è trattato.
- La bibliografia si propone di riportare in due elenchi separati l’indicazione completa
delle fonti alle quali si è attinto durante la stesura dell’elaborato. Essa si suddivide in
dottrina e atti: i contributi di dottrina si dividono in monografie e articoli; gli atti si
distinguono prima di tutto a seconda della fonte nazionale (decreto legge) o
internazionale (trattati), in secondo luogo in base alla tipologia (legge o sentenza). Si
possono inoltre aggiungere anche articoli di giornale e siti internet se consultati. Per
la dottrina si suggerisce di utilizzare un criterio di ordine alfabetico, per gli atti un
criterio di ordine cronologico.
- Allegati o appendice: in qualche caso eccezionale si possono riprodurre a fine tesi
uno o più documenti concernenti l'argomento trattato, sempre che essi non siano
pubblicati altrove o siano comunque assai poco conosciuti.
8. POCHE REGOLE PER LA SUA STESURA
Si possono dare altri suggerimenti di carattere generale:
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1. ci si imponga il massimo di chiarezza espositiva, ricordando che non si scrive per
sé ma per gli altri, per comunicare;
2. le parti di cui è costituito l'elaborato devono essere tra loro equilibrate anche sotto
il profilo dell'estensione;
3. l'esposizione deve essere condotta con distacco, evitando le immedesimazioni
(nel linguaggio soprattutto), i toni elogiativi come quelli ipercritici, le pure trattazioni
cronacalistiche e tutti gli eccessi derivanti da non sufficiente dominio della materia,
dominio di cui bisogna essere consapevoli in ogni momento;
4. occorre sempre contenere nei dovuti limiti la citazione diretta di brani tra virgolette:
qualora esistano brani di particolare interesse potranno essere spezzati, intercalando
citazioni dirette con riassunti e commenti; oppure il brano potrà essere riprodotto
integralmente in appendice (vedi il precedente punto 7). Va infatti ricordato che la
tesi non è un "collage" di brani, ma un'esposizione meditata di avvenimenti e
questioni, in cui deve emergere l'intelligenza critica dello studioso o almeno la sua
correttezza metodologica (è il laureando che scrive, non coloro i quali hanno scritto i
testi che egli ha letto);
5. si deve perciò mantenere un giusto equilibrio nello sfruttare i lavori altrui: essi
vanno evidentemente sempre citati, salvo quando sono stati usati solamente per
apprendere notizie divenute di patrimonio comune (per esempio: se si ritiene
opportuno – ad un certo punto della narrazione – ricordare avvenimenti come la
creazione di una nota Organizzazione internazionale, l'indipendenza di uno Stato, la
firma di un conosciuto trattato internazionale, ecc., non c'è bisogno di rinvii
bibliografici, se, invece, si ripetono commenti o interpretazioni di quegli stessi
avvenimenti, è doverosa la citazione in nota);
6. si evitino con cura le ripetizioni (sia nello stile letterario, sia nel contenuto);
solitamente – tranne particolari casi – è meglio affrontare compiutamente un
argomento che si è iniziato a trattare, in modo da porne in luce, una volta per tutte, le
caratteristiche, salvo riprendere successivamente e in sintesi i risultati di quella
trattazione.
7. In sintesi, si tenga a mente che la tesi non è un precipitato occasionale dei propri
pensieri su una determinata materia. Essa si deve invece configurare come un
inquadramento ragionato di un determinato fenomeno giuridico, del quale vanno
poste in rilievo le problematiche maggiormente salienti. Chi scrive può, tutt'al più e
con molta cautela, far percepire la propria posizione, mettendo in risalto un dato
aspetto a discapito di un altro ovvero privilegiando un’interpretazione dottrinaria a
dispetto di un'altra. Evitare dunque gratuiti personalismi. Si ricorda inoltre che lo
scopo della tesi è quello di comunicare nel modo più chiaro un determinato numero
di nozioni. Nella forma si deve quindi seguire un periodare fatto di frasi brevi e
sintetiche, avendo cura di evitare ogni inutile virtuosismo retorico o eccesso
polemico.
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9. IL TESTO DEFINITIVO
Durante la fase di stesura è consigliabile partire dal primo capitolo, proseguendo poi
secondo lo schema fissato. L'introduzione e i cenni conclusivi sono gli ultimi ad
essere scritti, proprio perché devono rappresentare, come si è detto, una sintesi
finale dei problemi affrontati e dei risultati raggiunti.
La fase di stesura inizia solo con il consenso del docente: lo studente consegnerà
capitolo per capitolo il suo lavoro accompagnandolo sempre con l'intero indice della
tesi, come di volta in volta aggiornato. E' opportuno che – prima di scrivere il secondo
capitolo – si attenda la correzione del primo in modo da potersi giovare di eventuali
correzioni o suggerimenti del docente.
Il testo deve essere dattiloscritto, le note nel testo definitivo dovranno essere
riportate a piè di pagina, numerate progressivamente capitolo per capitolo. In ogni
caso dovranno essere rispettate le regole qui di seguito indicate.
Esse rappresentano una parte importante dello studio: testimoniano il lavoro di
ricerca fatto e consentono al lettore di risalire alle fonti: detto in una frase,
permettono di verificare quanto e come lo studente si è documentato. In linea di
massima le note hanno queste diverse funzioni:
1. riportano la citazione della letteratura pertinente, magari evidenziano opinioni,
decisioni giudiziarie, ecc., favorevoli e/o contrarie alla tesi sostenuta nel testo;
2. citano un articolo di legge, una norma di trattato, un documento, ecc. (o rinviano
ad una eventuale appendice documentaria della tesi);
3. sviluppano un ragionamento o affrontano un profilo che appesantirebbero il
discorso principale svolto nel testo. Quanto alle regole formali delle citazioni si
rinvia al successivo punto 10.
Si raccomanda la massima onestà; è assolutamente sconsigliabile citare letteratura e
documenti "di seconda mano" (ricordati nei testi che si leggono). Oltre ad essere
scientificamente scorretto, è anche molto rischioso non verificare personalmente la
fonte.
Giova infine rammentare una seconda volta che, dal momento che spesso il docente
prende visione delle diverse parti della tesi a distanza di tempo l'una dall'altra, è
opportuno che ogni capitolo consegnato per la correzione contenga sempre anche
l'indice particolareggiato o comunque lo schema generale dell'intera tesi.
10. LE REGOLE FORMALI PER LE CITAZIONI
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Nelle note a piè di pagina (come anche nell'elenco bibliografico finale) le citazioni
devono essere dal punto di vista formale omogenee fra loro.
Quando si è già citato una volta un contributo di dottrina o un atto all’interno dello
stesso capitolo, le citazioni successive vengono fatte in forma abbreviata.
All’inizio di ogni capitolo si consiglia di ricominciare da capo la numerazione delle
note. Di conseguenza anche le fonti eventualmente già citate in capitoli precedenti
andranno nuovamente ripetute per esteso. Resta inteso che in ogni capitolo la
citazione delle fonti successive alla prima andrà comunque effettuata in forma
abbreviata.
Ecco alcuni esempi pratici:
A) Monografie
Citazione iniziale
U. DRAETTA, Internet e commercio elettronico, Milano, 2001.
Citazione successiva
U. DRAETTA, Internet e commercio elettronico, cit., pp. 100-133.
oppure: U. DRAETTA, Internet ecc., cit., pp. 100-133.
B) Articolo su libro
Citazione iniziale
N. PARISI, Lobbying e attività d’impresa nel diritto comunitario, in U.
DRAETTA, N. PARISI (a cura di), Trasparenza-Riservatezza-Impresa, Torino,
2001, p. 89 ss.
Citazione successiva
N. PARISI, Lobbying e attività d’impresa nel diritto comunitario, cit., pp. 89100.
Oppure: N. PARISI, Lobbying e attività d’impresa ecc., cit., pp. 89-100
C) Articolo su rivista
Citazione iniziale
A. SANTINI, Profili e problematiche della regolamentazione del lobbying
nell’Unione europea, in Il Diritto dell’Unione europea, 2000, p. 127 ss.
Citazione successiva
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A. SANTINI, Profili e problematiche della regolamentazione del lobbying
nell’Unione europea, cit., pp. 133-140.
oppure: A. SANTINI, Profili e problematiche ecc., cit., pp. 133-140.
D) Fonti comunitarie
Sentenza del 14 ottobre 1987, causa 248/84, Germania c. Commissione, in
Raccolta, 1987, p. 4013 ss.
Direttiva 93/22/CEE del Consiglio del 10 maggio 1993 relativa ai servizi
d’investimento nel settore dei valori mobiliari, in GUCE n. L 141 del 11
giugno 1993, p. 27 ss.
Regolamento (CEE) n. 4064/89 del Consiglio relativo al controllo delle
operazioni di concentrazione tra imprese, in GUCE n. L 395 del 30 dicembre
1989, p. 1 ss.
Citazioni successive
Si tenga presente che, al contrario di quanto accade per i contributi di
dottrina, non è necessario ripetere (almeno nello stesso capitolo) la citazione
in nota di un medesimo atto. Una significativa eccezione riguarda le sentenze
nel caso in cui si intenda citare un punto diverso da quello precedentemente
citato.
Es.: Sentenza Germania c. Commissione, cit., punto 4.
E) Fonti internazionali
Corte internazionale di giustizia, sentenza del 27 giugno 1986, Attività militari
e paramilitari contro il Nicaragua, in ICJ Report, 1986, p. 88 ss.
Corte europea dei diritti dell’uomo, sentenza del 24 ottobre 1986, nel caso
Agosi contro Regno Unito, in ECHR, Series A, vol. 108, par. 5*.
Risoluzione del Consiglio di Sicurezza S/RES/917 (1994) del 6 maggio 1994
Citazioni successive
Anche qui le citazioni successive delle fonti in nota al medesimo capitolo
vanno fatte solo se si vogliono richiamare dei punti diversi da quelli
richiamanti in precedenza.
Sentenza 27 giugno 1986, Attività militari e paramilitari contro il Nicaragua,
cit., par. 4
*
Le sentenze della Corte di Strasburgo possono essere anche consultate in lingua italiana sulla
Rivista internazionale dei diritti dell’uomo.
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Sentenza 24 ottobre 1986, Agosi, cit., par. 8
Risoluzione S/RES/917 (1994), art. 7
La dottrina (monografie) deve dunque essere citata sempre con questi dati: cognome
dell'autore (preceduta dall'iniziale del nome), titolo del volume, luogo di edizione,
anno di pubblicazione, pagine; o (nel caso di articoli): cognome dell'autore
(preceduta dall'iniziale del nome), titolo dell’articolo, nome della rivista, anno di
pubblicazione, pagine.
E' bene inoltre predisporre un proprio elenco di abbreviazioni che consenta di citare i
periodici non per esteso:
Rivista italiana di diritto pubblico comunitario: RIDPC, oppure Riv. it. dir. pub. com.;
Rivista
di
diritto
europeo:
RDE,
oppure
Riv.
dir.
eur.
N.B.: Se si sceglie la "chiave" di abbreviazione sintetica è bene premettere alla tesi
un elenco delle abbreviazioni. Si tenga a mente che un elenco di abbreviazioni, molto
utile per le riviste straniere, è reperibile all’inizio di tutti i manuali.
11. INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI
- Di Girolamo, Costanzo; Toschi, Luca; La forma del testo. Guida pratica alla stesura
di tesi di laurea, relazioni, articoli, volumi. Bologna, Il Mulino, 1988.
Una guida alla scrittura, nella quale a indicazioni di carattere grafico formale si
uniscono suggerimenti pratici su come migliorare e finalizzare l'espressione scritta.
- Eco, Umberto; Come si fa una tesi di laurea. 31. Ed. Milano, Bompiani, 1994.
In modo chiaro e piacevole il libro dice che cosa si intende per tesi di laurea, come
scegliere l'argomento e predisporre i tempi di lavoro, come condurre la ricerca
bibliografica e organizzare il materiale, infine come predisporre l'elaborato.
- Lesina, Roberto; Il nuovo manuale di stile. 2. Ed. Bologna, Zanichelli, 1994.
Altamente raccomandabile, il manuale suggerisce come impostare, organizzare e
impaginare il testo, come trattare titoli e paragrafi, nomi, numeri e simboli, tabelle,
riferimenti e note.
- Nobili, Massimo; Guida alla tesi di laurea in materie giuridiche e politico sociali.
Bologna, Pàtron, 1986.
Suggerimenti pratici sui problemi che si incontrano nel lavoro di redazione di una
tesi di laurea.
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