cargodicl on i - Francesco Pomponio

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cargodicl on i - Francesco Pomponio
 C A R G O D I C L ON I PIERO BOI V.I.T.R.I.O.L. Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem a Giorgio Bernard in copertina, “Il Patriarca” di Stefano Saturnini C R O N A C H E P L A N E T A R I E I 1 Sta sognando, e piange di emozione, quell’ultimo dolcissimo maithuna pomeridiano sulla spiaggia del suo isolotto Lingua-­di-­Balena, quando un tonfo sordo e potente proietta Tuiavii dall’amaca contro la parete metallica, poi sul pavimento di titanio. Benché stordito, corre al posto di comando. Facta, il computer di bordo attiva tutti i display, dai quali appare chiaro che una flottiglia di veicoli non identificabili, senza dubbio corsari, circonda il CARGO UNLTD. Altri tonfi rimbombanti scuotono la carlinga, invitando pressantemente l’aeronave a seguire la loro rotta. Tuiavii punta deciso il lanciafotoni sulle guizzanti navette che appena inquadrate schizzano via di 60 gradi. Spara più volte, mancandole. Le navette si fanno più minacciose, centrando il grande schermo della cabina comando. Tuiavii sa che stavolta si mette male davvero. La vecchia aeronave ENTERPRISE non puo’ più reggere ormai un massiccio bombardamento. Il CARGO UNLTD é stato battezzato ENTERPRISE in ricordo dell’antica fortunata serie televisiva « Star Trek », con malcelata ironia, poiché della splendida astronave dalla sofisticata silhouette, non conserva la pur minima idea. E’ una via di mezzo tra un immenso container e una supercassa da morto, stile vecchio Far-­West, color antracite e viola sporco. Puro spazio per merci, esattamente 14.000 tonnellate di merce UNLIMITED all’andata, 14.000 di materie prime planetarie di ritorno sulla Terra. La plancia di comando é uno sgabuzzo dove Tuiavii a malapena si rigira. Per dormire, fa ricorso alla sua amaca samoana, l’oggetto più attraente a bordo, dopo Facta. Tuiavii prova ad innestare velocità altissime, fino a che la carlinga prende a vibrare pericolosamente. E quelli, dietro. Non mollano la presa. Sta per rassegnarsi a seguirli, quando la flottiglia si disunisce, presa dal panico. Una serie di lampi accecanti la circonda e la squassa. Dalla direzione di Urano, una velocissima formazione da guerra della UNLTD spara senza posa, disperdendo le navette 2 corsare e inseguendole verso la Fascia Neutra, dove senza dubbio andranno arifugiarsi. Tuiavii fa inviare da Facta, pur controvoglia, un messaggio di ringraziamento al Comandante della flotta. Risposta : « Dovere,bellezza ! » La bellezza di Facta é riconducibile al fatto che l’ingegnere ideatore le ha conferito una parvenza piuttosto sinuosa, vagamente mariliniana, abbastanza inusuale per un computer. E femmina, per giunta, in quanto l’ingegnere medesimo, pietosamente cosciente dell’immensa solitudine degli astronauti, l’ha provvista di un mirabile congegno di pronto-­soccorso erotico. In pratica, una vagina di lattice, profumata al lampone, lubrificata, con temperature oscillanti fino ai 50 gradi centigradi. Purtroppo per gli astronauti, una Commissione Tecnica bacchettona ne blocco’ frettolosamente la produzione in serie . Cosi’, Factotum=Facta non Verba=Facta é restata l’unico esemplare del suo genere. E’ quindi molto popolare fra la truppa e gli ufficiali della Flotta UNLIMITED. Pare che un Alto Generale ne abbia fatto più volte formale richiesta, alla quale Tuiavii si é sempre opposto, con minaccia di dimissioni. Quelli dell’Ufficio Merci, considerata la grande scarsità di piloti civili, lo hanno sostenuto, con conseguente imbestialita reazione dell’Alto Generale, il quale fece sapere a Tuiavii che la faccenda non finiva li’. Tuiavii ne era rimasto perplesso e preoccupato per circa due minuti, trascorsi i quali si era nuovamente gettato a capofitto nei suoi passatempi preferiti, fra cui l’invenzione di nuovi cocktails. Cava dal baule bombato degli effetti personali qualche foglia di prezzemolo cinese che prende a masticare contro il mal di testa subentratogli per il risveglio cosi’ improvviso. Poi, passa a Facta il barattolo di radici di zenzero perché gli spalmi un cataplasma sui due grossi lividi, uno alla spalla, l’altro all’osso sacro, causati dagli sbattimenti. Mentre l’abile computer lo unguenta delicatamente, prepara con 3 calma il suo cocktail preferito, il ponce al cocco (punch coco) : un bicchiere di rum rosso, due bicchieri di latte di cocco, un bicchiere di trembu (vino di palma) e poi frammenti di cannella, chiodi di garofano, un gambetto di vaniglia, una manciata di uva passa. In mancanza di rum rosso, dell’arràk, liquore di riso. Gli ingredienti non mancano a Tuiavii. Puo’ sbizzarrirsi con le migliaia di prodotti UNLIMITED che trasporta. Basta una scorsa rapida ai display di Facta, per rintracciare cio’ che gli serve nei meandri del magazzino. Ma il trembu della UNLIMITED conserva appena il sapore e il tasso alcolico dell’originale. Non é certo quello che Tuiavii, fin da ragazzino , si procacciava lui stesso dalle sue palme, incidendole nei punti adatti ed inserendo dei tubicini di canna per far colare il succo, goccia a goccia in una conca di bambù, per poi lasciarlo a fermentare al buio, in fondo alla capanna. Durante la fermentazione, gli effluvi conciliavano il sonno dei membri della famiglia, rendendoli tutti un po’ ebeti ma estremamente sereni. Ne produceva abbastanza per gli uomini della famiglia e per tutto il piccolo villaggio, poiché tutti volevano il suo trembu, i cui ingredienti segreti per quel gusto particolare gli erano stati tramandati dal suo grande bisnonno. Proprio lui, Tuiavii di Tiavea, che aveva pronunciato molti memorabili discorsi sul Papalagi, l’uomo bianco, e sui suoi infiniti errori. Porge una coppa di ponce a Facta, che fa brillare gli occhioni di piacere, senza cessare di impomatarlo. Dopo un sorso languido, incentiva il suo massaggio a fondo, fra le costole ed una per una le vertebre della gibbuta colonna, le pieghe dell’inguine e la fossetta dei glutei, poi il coccige che comprime e umetta a lungo, provocandogli una scossa potente e un correre energetico in salita, fino al cervelletto, con esplosione di stelle filanti nell’encefalo. Poi, le sue mani sapienti si insinuano sotto, nello scroto duro come la pietra. Per Tuiavii é giunto il momento di porsi di fianco, per liberare il prigioniero che preme violento, presso il quale Facta si accoccola, 4 anch’essa di fianco a ginocchia piegate. Il profumo di lampone si fa intenso e il grande arnese di Tuiavii affonda nel lattice. Ma la testa di Tuiavii non é presente. Centellinando il suo ponce, va coi ricordi a una fanciulla filiforme e diafana, Xila, incontrata su Urano esattamente un anno fa e che fra poco spera di rivedere, come si erano promessi. Manca poco più di un mese alla fine del viaggio . E’ stata dura e Tuiavii sa che non é ancora finita. Lo spazio di frontiera fra Nettuno e Urano é il più insicuro e pieno d’insidie di tutto il Sistema Solare, sopratutto per lo spostamento continuo e scostante della Fascia Neutra. Non si sa mai cosa ne puo’ uscire a sorpresa. Mai, comunque, niente di buono. Secoli prima era chiamata Fascia di Van Hallen, considerata genericamente un insieme di asteroidi raggruppati per una sconosciuta legge fisica di coesione. Ma é ben altro : una grandiosa incubatrice di futuri mondi e futuri esseri di ogni specie conosciuta e non. Gli asteroidi sono collegati fra loro da un’intricata rete di canali invisibili dove circola energia siderale. Chi ne conosce gli accessi, puo’ rifornirsi di essenze ed alimenti indispensabili alla sopravvivenza e alla navigazione, come in una intricata foresta primaria, autosufficiente e in perenne autoriproduzione. E’rifugio di ogni sorta di clandestini, fuggitivi e fuoriusciti dal sistema planetario, banditi, pirati, ribelli scampati alla caccia delle flotte UNLIMITED, le quali non possono minimamente avvicinarsi e tanto meno accedere a quel mondo, rischio la disintegrazione. Fra tutti gli innumerevoli rifugiati vige una sottintesa primordiale legge di solidarietà : nemico comune, fronte comune. 5 Nei primi anni, quando era ancora abbastanza giovane e curioso di tutto, la navigazione era per Tuiavii una fonte di continua eccitazione : innumerevoli cose e fenomeni da ammirare sullo schermo gigante della cabina di pilotaggio ; corpi celesti fluorescenti come meduse, astri di ogni forma e grabdezza, comete, stelle abbaglianti, asteroidi coperti di muschio dorato, strani effluvi opalescenti, pulviscoli animati cangianti, ombre vagamente vive…Poi, col tempo, l’interesse si era affievolito. Solo qualche particolare corpo spaziale o fenomeno, o rumore, o radiazione sottile lo poteva minimamente incuriosire e scuotere dal torpore della noia. Ultimamente, aveva lasciato a Facta la completa incombenza dello scrutare lo spazio antistante, dare un’occhiata agli strumenti di bordo, correggere la rotta interplanetaria da eventuali derive, innestare le procedure di imbarco e sbarco delle merci, calcolare la stabilizzazione orbitale. Si era riservato la stesura del Giornale di Bordo, sul quale ben poco o nulla registrava e la concezione del suo programma personale giornaliero. Poiché, se un pilota interplanetario, anziano ma non vecchio, da molti anni sulle rotte commerciali fra la Terra e gli altri piabeti, rotto ad ogni esperienza, con le scatole straripanti di noia, non avesse un proprio programma personale giornaliero, potrebbe in pochissimo tempo dare i numeri, oppure suicidarsi, oppure darsi alla macchia anche lui nella Fascia Neutra. Poiché, il problema più impellente, quotidiano, lo spettro inafferrabile contro cui lottare, é come passare il tempo, senza essere sopraffatto da una profondissima angoscia mortale. Essa é in agguato dietro ogni minuto del giorno, dietro ogni fatto od atto ripetitivo, in special modo quando il panorama esterno é divenuto per un pilota estremamente monotono, già visto ormai trope volte. Ma Tuiavii ha il suo orologio interno che gli dice puntualmente, con andamento quasi ritmico, quando é tempo di far colazione, pranzo, merenda e cena, l’ora degli esercizi fisici, quella delle meditazioni dinamiche o trascendentali, quando defecare, fare sesso, una siesta di un’ora oppure dormire otto ore filate. E a tale orologio sa di doversi attenere scrupolosamente. Se cosi’ non facesse, rischierebbe di perdere ogni cognizione dei tempi naturali al suo organismo, con conseguenti forti turbe psichiche e fisiche, tipiche dei viaggiatori spaziali. Ogni volta che ha derogato da tale ritmo 6 esistenziale, l’ha pagata cara. Una volta era talmente fuori tempo e confuso, che gli arrivo’dapprima un doloroso blocco intestinale di quattro giorni e a seguire, una diarrea inarrestabile, quindi nausea alla vista di ogni cibo, di ogni odore che normalmente lo avrebbe deliziato, sonno di poche ore seguito da dormiveglia translucido e sogni tenebrosi. Il torpore posterotico di Tuiavii é gentilmente rianimato da Facta con un grande calice di frullato energetico a base di mango, zenzero e un pizzico di cantaride. Sorseggiando la bomba, il suo occhio si sofferma su un display che Facta premurosamente gli lampeggia : livello combustibile molto basso. Tuiavii, pur tenendo conto delle fortissime accelerazioni che ha dovuto effettuare per sfuggire ai pirati, si convince che é pur sempre un consumo esagerato. Deve esserci una perdita. Dopo una rapida verifica dei condotti e dei serbatoi di miscela, ecco il punto dolente : un giunto, causa i forti contraccolpi, si é quasi completamente spanato, facendo immettere troppo liquido nella fornacetta dei lingotti d’oro mercuriale, con conseguente eccessivo consumo. Da veterano bricolatore qual’é, Tuiavii ripristina la filettatura del giunto, cambia una guaina et voilà, tutto rientra nell’ordine. Facta gli fa constatare soddisfatta che il suo display non lampeggia più. Dovrà comunque ridurre la velocità di crociera, se vuol far bastare il carburante. Cio’ vuol dire, quindi, una settimana di ritardo o quasi al suo appuntamento. 7 L’invenzione del nuovo carburante, l’oro mercuriale semiliquido, denso e brillante 7in forma di lingotti, é strettamente legata a uno dei personaggi più straordinari della lunga galleria di conoscenze che Tuiavii ha collezionato nei suoi peripli più che decennali. E’ il fabbro alchimista di Mercurio, il Senzanome, un essere antico, forse pluricentenario, che ha fatto sfilare nelle sue forgie, storte, paioli a pressione ognuno delle migliaia di metalli, pietre, gas e liquidi conosciuti nel Sistema Solare cercando, non sapendo bene cosa neanche lui, ma cercando, comunque. E ne ha scoperte di cose, frugando nelle viscere della materia. Talvolta, cose simpatiche ma perfettamente inutili, come la polvere del piri-­piri, curiosa a vedersi, intrigante nei significati reconditi, ma senza alcuna pratica applicazione. I Mercuriani avevano di lui un’opinione piuttosto scarsa. C’era chi lo visitava quotidianamente con scettico sarcasmo, altri che lo deridevano apertamente. Pochissimi altri assistevano ai suoi esperimenti con la meraviglia tipica dei discepoli, prendendo nota delle sue rarissime parole e delle operazioni talvolta incomprensibili che effettuava. E c’era anche qualcuno che…non si sa mai che il vecchio non tiri fuori qualcosa di valido e retributivo. Poi, arrivo’ il giorno che gli occhietti del fabbro brillarono dietro le spesse lenti opache da fonditore. Aveva scoperto che l’oro di Mercurio, già particolarmente malleabile, poteva con un speciale processo diventare liquido, col quale poteva realizzare, opportunamente colato in stampi a cera persa, ottimi oggetti artistici da vendere ai turisti interplanetari. E fin li’, niente di assolutamente speciale. I suoi garzoni lavoravano alacremente alla forgia per poi colare l’oro negli imbuti degli stampi, che lui si dilettava a creare sbizzarrendo la fantasia. Uno dei ragazzi, non proprio sveglio, comunque preso dall’eccitazione dei ritmi lavorativi, verso’ l’oro fuso anche nell’imbuto posto sul serbatoio semivuoto del motociclo, che il fabbro contava di riempire per effettuare le consegne delle sue statuette all’Ufficio del Turismo. L’oro nel serbatoio, a contatto con le rimanenze del carburante, non si consolido’, restando una via di mezzo fra lo stato solido e liquido. Quando il fabbro fece per riempire il serbatoio, lo trovo’ stranamente pieno. Dato un colpo di pedale, il motorino si avvio’e il fabbro noto’ che il suo vecchio motociclo, già oggetto da museo, rombava come imbizzarrito. Ad ogni minimo accenno di gas, ruggiva 8 prepotente, centellinandosi l’oro come propellente. E cio’ era per lo meno fantastico ! Da notare che su Mercurio il carburante era carissimo, sia produrlo che procurarselo, mentre l’oro era piuttosto comune, forse più del carbone. Questa scoperta avrebbe dovuto fare del fabbro l’essere più ricco, potente e famoso dell’intero sistema planetario, ma cosi’ non fu. Il fabbro non deposito’ il brevetto, non sapendo neanche di cosa si trattasse. Ci penso’, a sua insaputa, il suo amico e discepolo più caro a cedere l’invenzione ad una piccola Società Anonima, che faceva parte del sistema delle Scatole Cinesi, dietro alle quali appariva senza apparire la solita onnipresente UNLIMITED, che la sfrutto’ su scala interplanetaria, con benefici incalcolabili. Al fabbro, un benefattore incognito regalo’ una fonderia-­atelier, dove egli potè dedicarsi completamente alla produzione delle sue opere artistiche per turisti. Per cancellare ogni traccia del malaffare, il suo amico e discepolo più caro fu spedito sugli Anelli di Saturno, in qualità di minatore specializzato nell’individuazione ed estrazione di gas esilaranti (percentuale di mortalità : 80%). Quel ritardo imprevisto di una settimana allo sbarco su Urano, provoca in Tuiavii rabbia repressa, delusione, ansia e sopratutto una feroce depressione. Facta sa bene come intervenire. Avvia una musica ben nota a Tuiavii : i canti e i ritmi delle sue isole natali. Tuiavii chiude gli occhi e comincia ad espirare in modo violento, caotico e ritmico, accompagnando l’espirazione con tutta la forza del suo grande corpo, concentrato solo su essa. L’inspirazione verrà automatica. Cosi’ per circa 10 minuti, cercando di andare al di là delle forze che normalmente si attribuisce. Deve superare la barriera della mente che gli dice : « non ce la faccio più, mi sento scoppiare ! ». Tuiavii ben presto si meraviglia di quanta altra energia é dentro di lui. Quando sente il suo corpo sul punto di esplodere, lo lascia andare, urlando, 9 piangendo, ridendo, lasciandolo fare cio’ che più gli piace, tenendo sempre gli occhi chiusi. Poi, alza le braccia e comincia a saltellare sui talloni, gridando mentre espelle l’aria. Sente che la sua energia sessuale repressa comincia a sbloccarsi. A quel punto, Facta arresta la musica. Tuiavii rimane come gelato, immobile. Sente l’energia fluire dal corpo, eppure non effettua alcun movimento, é passivo e attento a cio’ che gli accade. Come un fiume in piena, limaccioso e turbolento, sente la rabbia, l’ansia, la depressione scorrere via, lasciandolo vuoto, leggero e limpido. Per la gioia, abbraccia Facta ed accenna una danza tradizionale di Samoa, cantando in modulazioni di guerriero le sue avventure piccanti per tutto l’arcipelago. Solo ora che ha lasciato sprofondare il suo enorme corpo tatuato nell’amaca e inizia a sorseggiare il the verde dalla spuma di giada, Tuiavii apre la mente, ormai limpida e distesa, ai suoi pensieri preferiti, e ad uno in particolare : la filiforme e diafana Xila che l’attende, cosi’ spera, su Urano. Là si erano incontrati un anno prima, innamorandosi come fanciulli a prima vista, per sempre. Lei era, con altre centinaia di autoctoni, nel grande deposito-­magazzino-­mercato della UNLIMITED, seduta, intenta a predisporre le sue mercanzie. Era venuta da un piccolo satellite di Urano, il quasi invisibile Xenos, col traghetto giornaliero, per barattare i suoi prodotti naturali con cianfrusaglie UNLIMITED, non per lei, che le facevano orrore, ma per le sorelline. Dalle sue scatole di giunco tirava fuori dei funghi lattiginosi dal profumo di farina e zafferano, licheni e muffe in salamoia piccante, svariate qualità di alghe secche e due sue specialità : una mistura di erbe simili al salice per infusi energetici, un bottiglione di Kefir. Tuiavii, come magnetizzato dalla visione di quella figurina esile e aggraziata, cosi’ differente e timida, volle tutto sapere e tutto 10 assaggiare. Lei gioiva delle sue curiosità e il suo colorito si faceva gradualmente rosa pallido appena segnato da sottili vene arancioni. La sua pelle emetteva un lieve sentore di bergamotto e gli occhi stretti e lunghi mandavano minuscole esplosioni di stelline colorate. Tuiavii decise di comprare tutto per sé, per il viaggio di ritorno, ma non sapeva cosa dare per concludere il baratto. Fu lei ad indicargli le cianfrusaglie appese al mega-­stand UNLIMITED, arrossendo violentemente, e tirando fuori un’immagine fluida delle sorelline, uno stuolo, intente a ridere e giocare. Senza togliersi gli occhi di dosso l’un l’altra, si allontanarono dalla folla, fino alle dune polverose di talco, dove si adagiarono a guardare il cielo di Urano. Gli indico’ il suo satellite, appena visibile, diafano come lei, a momenti sbrillucicante. Circa mezza giornata di viaggio col vecchio traghetto postale. Le enormi braccia tatuate di Tuiavii la circondarono delicatamente, per la paura di stritolarla. Il sentore di bergamotto si fece molto intenso, mentre lui la carezzava come una porcellana rara e la sua lingua gustava ogni centimetro del suo corpicino filiforme ed elastico. I capezzoli viola gemevano stille di rugiada. Quando entro’ in lei, si apri’ come un fiore ed emise una sorta di lamento-­canzone che trasporto’ Tuiavii in un soavissimo non-­so-­dove, dove mai era stato, né mai aveva provato stati d’animo tali. E quando, tempo dopo, giunsero all’apice del sopportabile, lei termino’ la sua canzone con un grande acuto finale e la sua piccola vulva zampillo’ una fontanella di liquido cristallino e odoroso, alla quale Tuiavii si disseto’ a lungo. Verso la fine del giorno, l’accompagno’ al traghetto, dove la tenne abbracciata fino alla partenza. Le promise che fra un anno esatto sarebbe tornato, per restare con lei. Lei non penso’ neanche un attimo che fosse una promessa di astronauta. E non era affatto una promessa di astronauta. Tuiavii sapeva che sarebbe tornato, 6 mesi l’andata, 6 mesi il ritorno, per stare con lei per sempre. Resto’ qualche ora, imbambolato, a guardare il cielo di Urano, dove il traghetto postale riportava la sua Xila sul satellite Xenos. La sera stessa , ceno’ da solo nella cabina comando, divorando le primizie della sua ragazza. Facta, impassibile, verifico’ sui suoi display le composizioni chimiche di quei prodotti insoliti. II 11 E’passato del tempo, quasi due settimane. All’alba, niente da segnalare sui display, Facta serve la colazione e indica a Tuiavii sullo schermo gigante, Urano piccolo piccolo, là in fondo, ancora abbastanza lontano, forse tre settimane. Mentre sorseggia il the verde e sgranocchia un biscotto al sesamo, ripensa alla prima volta che vide il pianeta. Gli parve una palletta quasi sferica color verde lucertola, emittente un alone giallastro fumante. Avvicinandosi, la superficie si faceva rugosa come la pelle di un rettile, i rilievi simili a bubboni dalla punta arancione, forse vulcani dai quali fuoriusciva la nebbia giallognola che andava a confluire nell’alone orbitante intorno al pianeta. Il terreno sembrava abbastanza morbido, quasi coperto da uno strato di talco fosforescente. Avrebbe effettuato un buon approdo, cosi’ supponeva. Il talco si rivelo’ quasi elastico, facendo rimbalzare il CARGO UNLTD più volte, prima di arrestarsi e sprofondare lentamente nel talco stesso. Sotto la coltre non troppo spessa , fine e polverosa, si apriva il vero paesaggio di Urano pervaso da un’atmosfera lattiginosa, respirabile, appena dolce, comunque ricca di bagliori colorati emittenti un leggero profumo di menta. Nelle vallate racchiuse da catene di alture grondanti liquidi fumosi, le basi planetarie a cupola della UNLIMITED troneggiavano spavalde della loro onnipotenza. 12 Ingurgitate molte fette di papaya che lo aiutano a ben defecare, Tuiavii si dedica poi al tatuaggio. Cava dal baule bombato gli arnesi e i colori, quindi si denuda completamente. Il suo corpo racconta tutta la propria storia personale e del suo popolo, da ragazzino a uomo, l’iniziazione a cacciatore e pescatore, le gesta da campione di rugby, quelle amorose, quelle da soldato, da pilota, da adepto ai segreti dell’Universo. Il martelletto di bambù dalle punte acuminate picchietta ritmicamente, senza sosta, seguendo un disegno mentale, iniettando gli inchiostri vegetali in profondità : nero di china, marrone di seppia, blu marino, verde ramarro, di rado arancione albicocca. Ogni tanto, per lenire il dolore, si unge con olio di tamarindo, disinfettante e depurativo, toccasana delle sue isole lontane. Dopo qualche ora, esausto, ripone gli attrezzi dentro il baule. Quel baule che fu del suo bisnonno Tuiavii il Saggio, quando fece il viaggio in Europa. Là dentro ci sono i frammenti di tutta la vita di Tuiavii il giovane, dal primo ciuffetto di capelli crespi che suo padre gli taglio’a 6 mesi, il piccolo prepuzio circonciso, seccato in una striscia di seta blu, il primo coltello dei 6 anni in ossidiana, la fionda dei 10 anni, quando fu iniziato coi suoi coetanei cacciatore della tribù, la corda vegetale da lui stesso intrecciata, con la quale si lanciava nel vuoto a 18 anni, e i ramponi di conchiglia coi quali scalava agilmente le palme per procurarsi il cocco da bere. Alla sua partenza, il padre e la madre glielo confidarono pieno fino all’orlo di ogni bene della loro isola. Dopo una robusta fumata di jamala con gli anziani, si carico’ il baule sulle spalle e si imbarco’ sulla grande piroga, con i compagni, per raggiungere il vascello della UNLIMITED. Dalla spiaggia all’intera baia, tutte le ragazze e le donne sull’arenile e sulle piroghe facevano ala ai giovani che se ne andavano, gettando in mare ghirlande di fiori e cantando una canzone dolcissima e ripetitiva che duro’ ancora, quando la grande aeronave prese ad allontanarsi. Gli occhi dei giovani erano gonfi, sui loro grandi sorrisi. Avevano la chiarissima crudele precognizione che non l’avrebbero mai più rivista, la loro Samoa. E cosi’ fu. Una forte nostalgia invade Tuiavii, prostrandolo. Facta sa che soltanto con intense fumigazioni di erbe, fra cui chiodi di garofano, noce moscata e abbondante tamu-­ 13 tamu, specie di zafferano selvatico, finisce per risollevarsi. Ma Tuiavii non puo’ impedire alla sua memoria di regredire lontano, ai motivi della sua forzata partenza, dell’arruolarsi soldato, dei melliflui allettamenti di vitto e carriera veloce da parte della UNLIMITED, la quale aveva un assoluto estremo bisogno di personale per i suoi piani grandiosi, quando la Terra non fu che un immenso cimitero maleodorante. Facta predispone i meccanismi per permettere a Tuiavii di effettuare il suo processo ermetico. Nel rotolo di papiro avuto dal Patriarca, fra le molte meraviglie decriptate, una in particolare ha svelato a Tuiavii un mondo inesprimibile : l’Archivio Siderale. Attraverso un metodo interiore, applicato ad alcune manipolazioni tecniche di un semplice computer, egli puo’ entrare in sintonia con qualsiasi momento del passato, remoto o prossimo, e viverlo come immediato presente, come la fiction di un telegiornale, con zoom discrezionale su particolari di vicende, personaggi, risvolti segreti. Assolutamente inaccessibile ad altri, che non ne conoscono le chiavi di accesso, né tantomeno i complicati ed ermetici processi interiori. Fuori da qualsiasi controllo e ingerenzadella UNLIMITED. La constatazione più eclatante é per Tuiavii scoprire man mano la verità più vera, che pochissimo ha a che fare con le cronache della storia ufficiale, quella adottata ed imposta dal Canone UNLIMITED. Amare constatazioni. Ma Tuiavii si diverte cosi’. Dalla fase di divertimento quasi masochista, ben presto Tuiavii é pervenuto ad uno stadio più sofisticato, quello delle ragioni dell’occultamento o travisamento della verità, in ogni epoca irritante e scomoda. 14 La scoperta del nuovo carburante, l’oro mercuriale, in pochi mesi ridusse i paesi produttori di petrolio sul lastrico. Ormai, l’oro nero costava quanto l’acqua, ma nei paesi desertici nessuno ne avrebbe accettato un barile contro un barile d’acqua. Gli sceicchi sarebbero tornati ben presto a fare i cammellieri di sale sulle antiche carovaniere. Gli ebrei di Wall Street, come al solito ben informati in anticipo, con un abile colpo di mano, scambiarono le reserve auree di Fort Knox contro tutto l’oro di Mercurio. Gli operatori economici mercuriani erano convinti di aver fatto un mega-­
affare, contando di rivendere quell’oro ai nababbi africani e venezuelani, ma ormai non circolava più denaro, basandosi esso sull’oro, e quindi nessuno poteva comprarsi l’oro. A quel punto, le montagne d’oro acquistate dai mercuriani non valevano più niente. E fu allora che si presento’ in qualità di acquirente a prezzo di rottamato una semisconosciuta Società Anonima : la UNLIMITED. Stavolta, i mercuriani furono convinti di aver almeno salvato la faccia. La UNLIMITED non perse tempo. Contatto’ il vecchio fabbro il quale, onorato di tanta attenzione, lavoro’ alcuni mesi alla sua idea, semplice e impeccabile nel ragionamento : se l’oro mercuriale semiliquido era potuto divenire un eccellente carburante, perché anche l’oro metallico terrestre non poteva diventarlo ? Le sue forgie avvamparono notte e giorno. Sottoponeva l’oro terrestre ad ogni temperatura, dalla più bassa congiunta ad acidi e solventi potentissimi, fino alla più alta ottenibile, ma niente. Finché non ebbe un ricordo ancestrale, un motto : « NATURA NATURANS », che suo nonno gli cantilenava, lui ragazzetto d’officina, mentre pedalava sul mantice della forgia. Solo la natura poteva fare cio’ che già aveva fatto in precedenza. Sotto gli occhi strabiliati e preoccupati dei responsabili UNLIMITED, fece precipitare i milioni di lingotti nella bocca del più vicino vulcano. Dopo una nottata di gorgogli e brontolii, il vulcano sputo’ con gran botto l’oro finalmente, come lava semiliquida. Dopo una stretta verifica delle sue qualità di carburante, fu il trionfo per il vecchio fabbro Senzanome. La notte stessa, i dirigenti della UNLIMITED impartirono l’ordine ai mercati finanziari di acquistare tutto l’oro del Sud Africa, della Russia e dell’Alaska a prezzo di rottamato. Gli ebrei di Wall Street, incuriositi da quelle transazioni, ci 15 vollero veder chiaro. Saputo del successo della Unlimited su Mercurio, si resero conto che il prezzo del loro oro mercuriale sarebbe immediatamente dimezzato. In preda a crisi di sconforto, dopo un rapido pellegrinaggio al Muro del Pianto, si riunirono in segreto e decisero, dopo aspre discussioni e scontri, di affrontare faccia a faccia la UNLIMITED. L’incontro avvenne nei sotterranei blindati di Wall Street, con sottofondo di buon jazz, fiumi di cocktails e donne strabilianti. All’arrivo del Consiglio di Amministrazione della UNLIMITED, colpo di scena : alcuni consiglieri erano ebrei di Wall Street. Dopo un impaccio di pochi attimi, l’atmosfera si sciolse in strette di mano, abbracci, pacche sulle spalle, sorrisini alludenti, risate stridule. Non fu difficile trovare un accordo : La UNLIMITED incamerava tutto l’oro di Mercurio e gli ex-­proprietari diventavano, a tutti gli effetti, nuovi consiglieri della UNLIMITED. La mattina seguente, il titolo della UNLIMITED nelle sessioni del Dow-­
Jones lievito’ da 50 dollari l’azione a 5000 dollari, talmente enormi erano le richieste. La UNLIMITED accetto’tali richieste ad una sola condizione : copertura non in denaro, ma in beni materiali. Alla fine della giornata borsistica, era proprietaria di metà pianeta Terra. Riemergere dalla lettura degli Archivi Siderali, é per Tuiavii come risalire da un pozzo nero emanante fetore di materia putrescente, che gli provoca squassanti urti di vomito. Facta gli porge alcuni rametti di kat, le cui foglie masticate a lungo e deposte nell’incavo della guancia gli sistemano lentamente lo stomaco. L’energia torna negli arti, gli occhi riacquistano completa lucidità. Fra un po’, sarà anche in grado di pranzare, o cenare, secondo il display di Facta, l’unica ad orientarsi in quel cielo eternamente nero, a sapere quando é l’alba o il tramonto, il tempo di lavorare 16 o di dormire. E quando é l’ora, appaiono sui suoi display pettorali le leccornie del petit-­dejeuner, del pranzo, merenda e cena, dove Tuiavii puo’ scegliere secondo l’appetito, l’ispirazione o l’umore. Rifocillato e lubrificate le meningi, Tuiavii si rituffa nei meandri degli Archivi. Accadde cosi’, una mattina fra il lusco e il brusco, che un fungo atomico di media potenza desertifico’ Tel Aviv e mezza Israele, fino alla parte occidentale di Gerusalemme, quella ebraica. Mezz’ora dopo, 4 funghi polverizzarono Teheran, Damasco, Il Cairo e Tripoli. La sera stessa, gli amici, i parenti stretti, i cugini, i fratelli delle parti in causa, tutte le potenze mondiali fino agli staterelli più insignificanti che si scopri’ essere anche loro ben forniti, si schierarono con le loro testate nucleari. Tutta la notte, fiumi di dichiarazioni colarono dai banchi del Club delle Nazioni, piene di orrore, desiderio di vendetta, pacate proposte di pace equilibrata, tonnellate di bla-­bla senza alcun costrutto. Una cosa sola risulto’certa : ognuno era convinto delle proprie ragioni, quindi ognuno sbandierava i propri missili pronti, ed era a sua volta nel mirino del più prossimo avversario. E per l’ennesima volta ricomparve sul pianeta Terra il démone più sanguinario : la Guerra Santa. Fu allora che la Triade dei Patriarchi di Shambala convocarono nella grande grotta invisibile, nel cuore delle montagne dell’Asia, l’assemblea plenaria di tutti gli ordini esoterici e tradizionali di ogni cultura occidentale e orientale. Erano presenti i Superiori Sconosciuti Rosacroce, il Patriarca cinese del Loto Bianco, i Mahatmas del Tibet, i Sacerdoti Rossi Lemuriani, il Brahatma dell’India, il Grande Mufti di Alessandria, gli Zoroastriani, gli Illuminati Cabalisti di Sion, i Neo-­Templari centroeuropei, i Mongoli dell’Unghione, gli Adepti Etiopi, gli Alchimisti Osiridei e i vertici di molte altre scuole asiatiche e americane. Fu deciso, in primo luogo, di lanciare un messaggio alle parti contendenti per evitare la catastrofe. Letto al Club delle Nazioni, l’accorato richiamo causo’ una sequela di pesanti sarcasmi, risate 17 sgangherate, urla offensive, fischi prolungati. L’assemblea plenaria di Shambala prese allora l’estrema risoluzione : ogni esponente supremo si sarebbe incatenato ad una testata nucleare, come ultimo tentativo di scongiurare il disastro. E cosi’ fecero. Della Triade di Shambala, solo il più vecchio Patriarca fu pregato di restare, custode estremo del santo luogo. Gli altri due, relativamente più giovani, partirono uno ad est, l’altro ad ovest, presso gli eterni contendenti per la supremazia mondiale, contrapposti in due blocchi pressoché omogenei per interessi, simpatie, patti palesi e segreti. La UNLIMITED si schierava un po’ con quelli, un po’ con gli altri, in quanto dedita unicamente alla potenza economica, e inquadrando già nei suoi ranghi il fior fiore della Triade Cinese, degli Yakuza giapponesi, dei mafiosi italiani, sudamericani e russi, nonché quelli di Sion. Ad un’ora dalla scadenza dell’ultimatum che entrambi i blocchi si erano lanciati contro, i circuiti televisivi mondiali mostravano in primissimo piano i volti sereni e le catene di decine di santi uomini pronti ad immolarsi per la salvezza di quel mondo che non li meritava. Qualcuno, da una parte e dall’altra, preso da un rigurgito di coscienza, tento’ di fermare manualmente i sistemi di lanciamento, ma ormai il meccanismo bellico, completamente robotizzato, aveva preso la mano anche ai più alti responsabili. Scaduta l’ora, i missili, tutti, da una parte e dall’altra, partirono. E fu la fine. Tutto si svolse in meno di mezza giornata. I vincitori della guerra nucleare ereditarono un mondo da gettare : tutto spianato, miliardi di morti, azzerate città, civiltà, interi popoli. Milioni di donne incinte abortirono con mezzi rudimentali o si uccisero volutamente perché condannate col loro feto moribondo. Dai loro bunker, uscirono i vincitori e i vinti, qualche centinaio di persone in tutto. Ad una delle due parti contendenti era rimasto un solo missile a testata bionica che non era partito, causa panne elettronica. Aveva vinto. Magra vittoria. Vincitori e vinti firmarono un ridicolo trattato di pace, nel silenzio più mortale. Il giorno stesso, l’ultimo Patriarca di Shambala abbandono’ la Terra, portando con sé cio’ che andava salvato, comunque. 18 Tuiavii scoppia in singhiozzi, mentre rivoli di lacrime gli rigano le guancie. Facta gli spalma sulla fronte un impiastro di radici di zenzero per alleviargli il forte dolore al centro del cranio, poi gli fa bere una tisana bollente che ben presto gli fa essudare un denso liquido giallognolo da tutti i pori. E Tuiavii, spurgato e rasserenato, non esita a sprofondarsi nuovamente nell’atroce lettura dell’Archivio Siderale. Quando il pianeta Terra ebbe incenerito quasi il totale dei suoi 8 miliardi di abitanti, la UNLIMITED, ovviamente sopravissuta, si trovo’ di un sol colpo priva di clientela per il suo carburante ed il resto dei suoi prodotti, ma sopratutto drammaticamente priva di mano d’opera. I suoi emissari presero a rastrellare sistematicamernte il pianeta, in cerca dei nuclei sopravissuti, i cui giovani furono inquadrati e addestrati velocemente, con promessa di vitto assicurato e carriere rapide e brillanti. La spaventosa miseria, le epidemie virulente, le piaghe atroci favorirono la ricerca. Gli oceani davano pochissimo pesce, il riso non arrivava a maturazione, l’acqua potabile aveva le vene inquinate, le palme da cocco risecchivano senza dar frutto. Cosi’ anche Tuiavii, la cui stazza fisica lo faceva eccellere nella migliore squadra di rugby di Samoa, si ritrovo’ ben presto in un campo di addestramento per Forze Speciali, dove subito primeggio’, quindi come graduato nei gruppi d’assalto integrati sui vascelli spaziali pronti ad invadere gli altri pianeti del Sistema Solare. Tale impresa fu abbastanza breve e coronata da completo successo, eccetto Marte. Contrariamente a quanto somministrava l’antico cinema holiwoodiano, furono i Terrestri ad invadere Marte. E i Marziani gli unici ad opporre resistenza. Una resistenza mai doma, che duro’ quasi 50 anni terrestri, con azioni prevalentemente di guerriglia e controguerriglia, kamikaze e immensi territori inceneriti. I Marziani superstiti furono pressoché isolati in speciali spazi ipercontrollati, che ricordavano marcatamente le Riserve delle Nazioni Indiane di 19 qualche secolo prima, drogati e assuefatti ai prodotti più melliflui della produzione UNLIMITED, sopratutto le bevande. I capi più recalcitranti furono trattati con lente somministrazioni di Litio. Fu Tuiavii stesso a curare segretamente il capo Jero, sciamano e filosofo, promotore della rivolta perenne. Gli abitanti degli altri pianeti, chi più chi meno, accettarono volentieri l’arrivo delle flotte UNLIMITED, cariche di ogni tipo di prodotto assolutamente inedito, dalle leccornie alle curiosità, alle cianfrusaglie colorite e profumate. In poco tempo, la UNLIMITED ebbe centuplicato il numero dei suoi clienti. Assidui clienti, poiché i suoi prodotti contenevano potenti sostanze assuefacenti. Mancava, pero’, la forza lavoro necessaria per far fronte a tale possente domanda consumistita interplanetaria. Il Consiglio di Amministrazione della UNLIMITED si chiuse in meditazione per un mese. Ordine del giorno: si esce di qui quando avremo una soluzione. Le idee furono molte e interessanti, ma nessuna risolvente il problema. Un mafioso russo appassionato di scacchi, chiudendo una partita serrata, esclamo’ : « chi ha i pedoni, vince ! ». Là per là, essendo il concetto piuttosto scontato fra gli scacchisti, la frase casco’ nel vuoto. Ma accese una lampadina in testa ad un Alto Consigliere svizzero. I caveau sotto le sue montagne custodivano ancora intatte ogni tipo di banche, comprese quelle dei metalli più rari e preziosi, degli organi umani, del seme animale e di quello umano. La clonazione era già una prassi corrente per tutti gli animali più utili, come le mucche, le bufale, i maiali, le pecore e capre e il pollame vario. Per la specie umana, si era ancora agli inizi, ufficiosamente, poiché la bioetica era dominio assoluto delle varie religioni istituzionali. Ma, ora che la Città del Vaticano e la Mecca erano calcinate, la via era libera. La UNLIMITED riuni’ d’urgenza tutti gli scienziati superstiti e li mise al lavoro : ordino’ una colossale catena di assemblaggio di cloni. Un giovane ricercatore intervenne timidamente : « Clonare, daccordo. Ma, chi ? » I sopravissuti alla guerra nucleare erano essenzialmente sparuti gruppi nei luoghi più disparati della Terra : Boscimani del Kalahari, Vazimba del Madagascar, Indonesiani degli arcipelaghi, Kirghisi, Mongoli, Etiopi degli altipiani, indiani dell’Alaska, tribù dell’Amazzonia, delle montagne peruviane, Maori della Nuova 20 Zelanda, vari Polinesiani. Non era certo la tipologia di lavoratore che serviva alla UNLIMITED. La scelta cadde su rari esemplari sopravissuti per lo più giapponesi, coreani, nordamericani e centro-­europei, ordinati, obbedienti, affidabili, produttivi. Fu dato il via alla produzione delle campionature. I primi risultati non furono troppo incoraggianti. Bisognava ancor meglio selezionare i campioni da clonare. Sopratutto, eliminare gli spiriti vivaci, i fomentatori sindacali, le teste calde. Furono anche tentati innesti fra specie, razze, gruppi etnici ed esemplari di altri pianeti. Queti ultimi si rivelarono del tutto inadatti. Ma la UNLIMITED arrivo’ comunque ad ottenere la tipologia più adatta ai suoi scopi, e fece scattare il piano della grandiosa produzione in serie. Contemporaneamente, fu varato il nuovo Regolamento Aziendale e il Codice Unico Interplanetario, tramite il quale veniva abolito ogni tipo di trattamento pensionistico. Tutti dovevano lavorare fino alla morte o alla invalidità permanente. I salari e stipendi erano tiket spendibili all’interno dello stesso sistema aziendale. Il tempo viene adibito esclusivamente al lavoro, con brevi intervalli per cibarsi, rilassarsi, dormire. Per il sesso, é raccomandato un periodo di 10 minuti al giorno. Chi lo preferisce virtuale, e sono in molti, i gettoni per il sex-­
game sono disponibili presso le casse delle aziende. Chi ama dedicarvi più tempo, vedrà il proprio tiket decurtato in proporzione. Ogni azienda ha al suo interno i cubicoli abitativi per i dipendenti, per evitare i tempi morti degli spostamenti e le spese di trasporto. Anni dopo, gli scienziati presero atto che la riproduzione fra clonati non avveniva. Per ragioni misteriose, o il maschio o la femmina, o entrambi erano sterili. Da cui, l’imperativa necessità di produrne altri, in continuità, per sostituire i morti e i malati. Diveniva per la UNLIMITED un’attività lucrativa perenne. 21 Un giorno, la carriera di Tuiavii cambio’ radicalmente, da assaltatore delle Forze Speciali a improvvisato pilota dell’aeronave che li trasportava, i cui piloti erano stati fulminati da un raggio fotonico, in un folgorante attacco di fuoriusciti extraplanetari. L’aeronave alla deriva sarebbe presto finita nella trappola disintegratrice della Fascia Neutra, se Tuiavii non avesse impugnato i comandi manuali, raddrizzandola alla meno peggio. Decorato al rientro alla base, fu poi addestrato come pilota effettivo. Ma la sua carriera non fu fortunata, in quanto gli furono preferiti altri, clonati, solerti lecchini, ossequiosi e sottomessi alla filosofia gerarchica UNLTD. Fu pilota, si’, ma nel lavoro più ingrato, quello sui Cargo commerciali. Quindi, Tuiavii viaggia ormai da molti anni dalla Terra verso tutti i pianeti, trasportando i prodotti UNLIMITED e riportando enormi quantità di materie prime, rare e preziose, da ognuno di essi. Il suo carico é composto in gran parte da derrate alimentari in succhi, gelatine, compresse, prodotti farmaceutici, sangue speciale per trasfusioni ai clonati e cianfrusaglie appariscenti per i locali, colorate, tintinnanti, gustose e profumate. Ma la mercanzia principale sono i clonati, nuovi clonati da inserire nelle varie basi planetarie, che vanno periodicamente rifornite di operai, minatori, coltivatori, allevatori, orticultori e sopratutto soldati. Dai soldati semplici con compiti di polizia e di razzia, fino agli specialisti delle flotte aeronavali d’assalto, per la conquista di nuovi spazi mercantili. III 22 L’ENTERPRISE si sta avvitando su sé stessa, preda dell’attrazione planetaria. Tuiavii é impotente ai comandi manuali, Facta é inservibile per un grave cortocircuito. La bara volante precipita sempre più velocemente, fino all’impatto tremendo che la disintegra e Tuiavii, atomizzato, viene proiettato verso una zona sconosciuta dell’Universo, vagamente illuminata da un astro inesistente, ma la cui luce lo rassicura… Facta scuote più volte Tuiavii, fino a farlo riavere dal suo incubo ricorrente, in un lago di sudore freddo e acre. Lo spinge sotto una doccia fredda, poi lo fustiga con una frasca di alloro per riattivargli la circolazione sanguigna, infine lo massaggia dolcemente per calmargli lo spirito. Quelle mani, benché di un automa umanoide, sono morbide e premurose e Tuiavii ben presto scivola nei ricordi. Quelli, per esempio, di altre mani affusolate, leggere come ali di libellule, gentili e sapienti. Le mani della Grande Geisha Shimbutzu, l’Incomparabile, che conobbe durante la sua prima sosta su Venere. Tre giorni, il tempo di carico e scarico delle sue merci e delle materie prime rastrellate sul pianeta. La vide, splendida nel suo kimono malva e arancio, aggirarsi nell’iperspazio mercantile UNLTD, contornata da una dozzina di giovani allieve curiosissime. Osservava i prodotti dozzinali con occhio critico e deluso. Poi, vide Tuiavii, gli sorrise appena, cortesemente, ma gli piaque molto quella specie di lottatore di Sumo, con tatuaggi anche sul viso, terribilmente possente, del quale intui’ un cuore saggio, gentile e raffinato. Mentre si allontanava col suo codazzo, una delle fanciulle con un profondo inchino, consegno’ a Tuiavii una tavoletta di bambù con l’indirizzo della sua Maestra. La mattina dopo, fu facile per Tuiavii trovare il luogo, dato che tutti lo conoscevano. Varco’ il cancelletto in bosso laccato della tenuta residenziale di Shimbutzu e passeggio’ lentamente nel sentiero muschiato che traversava i molteplici giardini contornanti l’abitazione. 23 Quello di roccie e sabbia, rastrellato perfettamente ogni giorno da un vecchio monaco Zen, quello di bambù giganti con piccolo ponte sul laghetto tiepido adibito a terme di fango e argilla verde, la piccola piantagione di thé, ibrido esclusivo ottenuto con dosati innesti, quello delle spezie più rare, alcune delle quali solo lei ne conosceva gli effetti, infine l’orto dei legumi e delle erbe, fra cui il suo famoso rafano agropiccante. Le giovanissime allieve gli si fecero incontro sorridenti, lo presero per mano, gli fecero strada verso la casa, di cui sali’ i gradini in pietra levigata di fiume. Tek, ebano, bambù, mogano, palissandro ed altri legni duri, leggeri, morbidi nei colori più vari, sapientemente intercalati costituivano l’ossatura di ampi spazi consecutivi, con paraventi e padiglioni di stoffe leggere dipinte a mano. Tuiavii respiro’ l’atmosfera ricca di odori e umori e si sedette sul tatami di juta, in rilassata attesa. Shimbutzu apparve da una parete scorrevole, seduta sui talloni, in kimono bianco da judoka, si inchino’ per salutarlo e gli porse una tazza di thé nero bollente con schiuma color giada. Tuiavii chino’ la testa con un sorriso un po’ timido e quasi si scotto’ il palato, mentre le allieve prendevano posto nell’ampio soggiorno. Shimbutzu dette inizio ad una conversazione delicata e sommessa, che Tuiavii seppe poi essere una delle arti basilari insegnate nella sua Accademia del Bello. Parole e frasi destinate a distendere, mettere a proprio agio e disporre l’interlocutore a trascorrere quel lasso di tempo in modo speciale, pieno di gioia e privo delle preoccupazioni quotidiane. Mentre Tuiavii sentiva il cuore aprirsi e le labbra distendersi in un enorme sorriso, il suo corpo prese a sudare a fiotti, colando dalla fronte, dalle ascelle, dalla nuca sulle spalle, grondando fino a spandersi sul tatami. Shimbutzu batté le mani e le allieve accorsero a spogliarlo completamente, lasciandolo in perizoma e conducendolo verso una grande vasca colma di petali dei fiori di stagione. Là disteso, le loro piccole mani l’aiutarono ad espellere tutto il sudore che continuava a traboccare dai pori per effetto del thé nero. Dopodiché, lo condussero al laghetto tiepido, dove Shimbutzu si tolse il kimono. Tuiavii ne ammiro’ la pelle di porcellana finissima, opaleggiante e invetriata, la vulva ben 24 depilata e la schiena interamente tatuata con l’immagine severa del suo antenato, lo Shogun del Hokkaido, prima che si immergesse accanto a lui. Due feroci pizzicotti sulle natiche riportano Tuiavii in tempo reale. Facta, un po’ congestionata sulle guancie, gli sta porgendo una tazza di thé al gelsomino, con mano leggermente tremante. Tuiavii sorride e la ringrazia con la testa buffamente cerimoniosa. Gli é venuto in mente il dubbio che Facta abbia delle nascoste qualità di lettura del pensiero. Spalmandogli il corpo con fango fumante, Shimbutzu continuo’ a parlare soave, cosi’ che la sua pelle si faceva ricettiva e i pori assorbivano quella sostanza bituminosa come per nutrirsene. Perfettamente integra e in forma, nonostante i 120 anni passati, la Grande Geisha distesa su una stuoia, si fece cospargere da due allieve un unguento a base di sperma di serpente, albume d’uovo e spezie distillate. Era riuscita con le sue arti, ereditate da un’antica onorabile tradizione, a conservare le mestruazioni, consentendole di ritardare enormemente l’invecchiamento del corpo. Col suo mestruo, alimentava regolarmente le molteplici specie di piante carnivore, che adoperava in speciali occasioni per specialissimi clienti. Fra la clientela selezionatissima, che attende anche molti mesi per essere ricevuta, si annoverano anche i grandi capi della UNLIMITED, che saldano il conto, salatissimo, con ricche donazioni per l’Accademia del Bello e per i giardini di Shimbutzu. La sua cerimonia del thé (cha-­no-­yu) é rinomata in tutto il Sistema Solare per la raffinatezza, l’eleganza, la purissima arte dei suoi gesti, canti, musiche, 25 sapori e odori. Lavato dal fango, Tuiavii si fece rotolare con le allieve nell’argilla verde e si espose al sole tiepido, mentre Shimbutzu prese ad arpeggiare su una cetra di tartaruga delle sequenze che riecheggiavano quelle delle sue isole. Quando l’argilla prese a tirare fin quasi a far male, si tuffarono nel laghetto, ridendo. Poi, le allieve lo stesero a pancia in giù sulla stuoia e gli posero dei larghi ciottoli roventi su tutta la colonna vertebrale. Mentre stringeva i denti, Tuiavii cerco’ di mantenere il sorriso, che non diventasse una smorfia di dolore. Infine, ognuna delle dodici gli cammino’ sulle vertebre con i calcagni, insistendo sulle giunture, dall’osso sacro al cervelletto. Dopo alcune ore Tuiavii, che non ricordava niente di più massacrante dal tempo delle esercitazioni militari, si alzo’ barcollando, con la netta impressione di essere più alto di 50 centimetri. Poi, siccome era quasi ora di pranzo, le attivissime sorridenti allieve lo sbatacchiarono a turno sul tatami con colpi di judo, ju-­jitzu, kung-­fu, karate, aikido, kendo e tae-­kwon-­do. Meno male che Shimbutzu provvide al suo stomaco scombussolato con una bottiglia di sake tiepido. Mentre Tuiavii ne sorseggiava una tazzina dopo l’altra, lei continuo’ a parlare col suo stile soave. Le sue allieve le sceglie lei stessa con una dura selezione fra le centinaia di fanciulle presentate, in particolar modo dalle famiglie venusiane. I criteri di scelta sono prettamente personali, basati su un impeccabile intuito. Mai le é accaduto di sbagliarsi. Provvede lei stessa alla loro deflorazione, per evitare loro il trauma del coito brutale maschile, che puo’ fortemente influire sull’arte dell’amore nel loro futuro apprendimento. In alcuni casi, provvede anche alla ricucitura. Quando scopre che un cliente é pedofilo, e sono spesso le allieve bambine a segnalarlo, Shimbutzu ha in serbo per lui un castigo terribile : lo costringe ad accoppiarsi ripetutamente con alcune megere vecchie del mestiere, del tipo « Taide puttana dalle unghie merdose ». Alcuni ne restano scioccati per sempre, altri stramazzano vomitando anche le budella, altri si ritirano in un deserto, convinti anacoreti, dopo essersi resi eunuchi con mezzi di fortuna. I venusiani considerano la scelta di una loro figlia da parte della Grande Geisha come un onore particolare, una specie di Diploma di Maturità concesso alla famiglia. Per tale occasione, le madri 26 confezionano loro un abito elegantissimo, come per una sposa, e le adornano con tutti i gioielli di famiglia. Gli stessi venusiani hanno scelto Shimbutzu come Arconte di Venere e l’hanno imposta al Consiglio Supremo Interplanetario. Per essi, lo scopo più alto della vita é la sua qualità, lo stile di fare le cose anche le più banali, e cercare la bellezza e la voluttà nonostante le situazioni più contrarie. Un atto che non rechi con sé una piena soddisfazione estetica, non vale la pena di essere compiuto. Ogni creazione, che sia un cibo o un dipinto, o un brano musicale, deve contenere l’impronta, il carattere e il grado di maturità estetica dell’autore. E’ quindi una gara quotidiana per essi, superarsi senza antagonismo, competere al meglio senza graduatorie. Su Venere non esistono città. Ogni abitazione é diversa dalle altre, poiché il venusiano se la progetta lui stesso, secondo i suoi gusti, le sue idee degli spazi di soggiorno e ludici, dando gran rilevanza ai bagni e alle sale conviviali dove al centro troneggia il grande focolare con cucina annessa. I bambini di tutti bivaccano nei giardini contigui, dove imparano a stare insieme, in autonomia ed autosufficienza. La notte, piantano grandi tende per il sonno comune. A scuola, viene loro insegnato il disegno, la calligrafia, la pittura, la poesia, la scultura, l’arte del cibo, dello sport non competitivo, della cura del corpo, dell’ascoltare e del tacere, del danzare, recitare e fare spettacolo, dell’amicizia e dell’amore fisico ed intellettuale. Percio’, quando Shimbutzu fondo’ l’Accademia del Bello, i venusiani l’accolsero con grande entusiasmo. Si udi’ un piccolo gong, e da una parete scorrevole apparve la piccola cuoca col vassoio per Tuiavii. Verdure in salamoia, tocchetti di pesce crudo speziato, rafano agropiccante appena colto, calamari secchi alla soya, alghe saltate con aglio e peperoncino, una ciotola di riso al vapore. Il tutto accompagnato dal thé del giardino, giallo oro e verde smeraldo. Tuiavii fece onore al pranzo con voracità 27 malcelata e bevve il thé religiosamente, facendosi penetrare dal suo aroma pungente. Shimbutzu lo osservo’ soddisfatta, mentre lui, pieno di gratitudine e di meraviglia, riempiva di complimenti la giovane cuoca, che abbasso’ la fronte con le guancie leggermente arrossate. Le allieve dell’Accademia del Bello, oltre la regolare istruzione ricevuta in famiglia, approfondiscono con lei tutte le materie e in più Shimbutzu le istruisce in una nutrita serie di arti particolari. La cerimonia del thé é considerata fondamentale, oltre all’Ikebana, la disposizione artistica dei fiori, a tutte le arti marziali, fuorché il Sumo, poi l’arte dell’amore in tutte le sue sfaccettature, l’arte del massaggio, della danza, della musica e del canto, e la sua famosa arte della conversazione soave, che comprende una tecnica e uno stile. Infine, l’arte del collezionare cio’ che é bello e raro. Shimbutzu é poi in possesso di tecniche tradizionali segrete, che riserva solo a pochissime allieve predestinate. Fra le sue molte collezioni, una in particolare ama e cura. Quella dei globi colorati di vetro fuso, che cerca e raccoglie personalmente. Ogni giorno, prima dell’alba, esce di buon passo in cerca dei crateri delle meteoriti cadute la notte. Ne cadono molte su Venere, dato che la sua atmosfera é piuttosto sottile di spessore. Con una piccozza, estrae i globi ancora bollenti e morbidi, poi con aghi d’istrice ne modella i colori in striature ad ellissi, onde, vortici, forme geometriche. Infine, getta i globi a raffreddare nell’abbondante rugiada mattutina. Sono centinaia, splendidi, ognuno diverso e irripetibile. Talvolta li espone ad un pubblico selezionato ed esperto, venuto per l’occasione fin dai pianeti più remoti. Mentre gli mostrava la sua collezione in grandi teche di cristallo molato, Tuiavii non poté fare a meno di ammirare la bellezza perfetta della Grande Geisha. Capi’perché, nel corso della sua carriera avesse avuto un migliaio di amanti, un centinaio di proposte di matrimonio, quintali di gioielli, decine di bauli colmi di stoffe preziose, un intero archivio di lettere d’amore con le firme più prestigiose di 28 ogni pianeta. Imperatori, re, principi, presidenti, attori, atleti, artisti, santi uomini, avventurieri, banditi, rivoluzionari, scienziati, filosofi, poeti. Ma non si era mai voluta sposare, quindi soggiacere a un marito, fosse stato anche il più gentile dell’Universo. Nel tardo pomeriggio Tuiavii, accomiatandosi, riusci’ a formulare la domanda che dalla mattina gli premeva nelle meningi e chiese perché era stato convocato, proprio lui e nessun altro. Shimbutzu sorrise appena e lo bacio’ in fronte, come puo’ fare una bisnonna col pronipote preferito. Le dodici birichine lo baciarono a turno sulla punta del naso. Lo accompagnarono con dolcissimi canti dalla veranda fino al cancelletto di bosso, poi scapparono in fretta dalla loro Maestra a cinguettare le loro mille impressioni. Shimbutzu si lascio’ allora andare a una squillante risata. Appena Tuiavii fu a bordo, Facta, apparentemente distratta, blocco’ di schianto il boccaporto e avvio’ subito la procedura di volo. L’ENTERPRISE si innalzo’ velocemente verso l’altezza orbitale, ma Tuiavii ne rallento’ la corsa, come ricordandosi di qualcosa che doveva ancora fare. Si mise ad osservare fuori, dallo schermo gigante, minuziosamente ogni angolo del cielo di Venere. Niente si muoveva, il firmamento freddo, punteggiato da milioni di luci, era perfettamente statico e armonioso. Sul display di Facta, niente da segnalare. Quando era piccolo, suo bisnonno gli parlo’ una volta delle anime che trasmigravano nei regni 29 oltreoceano, finché, finito il loro periplo di purgazione e apprendimento, si ritrovavano in un luogo predestinato, dal quale restavano in osservazione delle coppie umane ed extraumane in amore, e là sceglievano i loro futuri genitori e, giunto il momento, si tuffavano in un gran turbine per raggiungerli. Fu il Patriarca, quando Tuiavii fu pronto, a svelargli il luogo, nei pressi di Venere, chiamato il Vortice delle Incarnazioni, ma lo avverti’che i suoi occhi lo avrebbero visto soltanto quando il velo dell’ignoranza, del dubbio e del preconcetto sarebbe caduto. Ogni volta che il CARGO UNLTD. incrociava intorno a Venere per l’atterraggio o dopo la partenza, Tuiavii aguzzava gli occhi, a lungo, scrutando il cielo. Lo fece per anni, senza scorgere niente. Solo alcuni mesi fa, ripartende dal pianeta, destinazione finale Urano con i cloni speciali recuperati dai Campi di Marte, con la mente e il corpo perfettamente rilassati dopo l’Accademia diShimbutzu, quando ormai se n’era quasi dimenticato, ebbe come un formicolio nella coda dell’occhio destro. Controllo’ il display di Facta, del tutto piatto. Solo un leggero flottare di colori sbiaditi. Il formicolio divenne un forte prurito e Tuiavii prese a stropicciarsi con le nocche delle dita. E lo vide, finalmente, il grande Vortice, lento e fumante, con striature celesti e rosa, sul cui bordo migliaia di anime bianche come particelle di luce scrutavano in basso, attendendo pazienti la loro ora. Stava assistendo estasiato ad uno dei più grandi avvenimenti dell’Universo, la discesa delle anime verso il loro nuovo destino, un’altra vita, un’altra occasione di progredire. Attendevano le vibrazioni giuste emesse dalle coppie in estasi d’amore, per tuffarsi felici, avide di vita, ansiose di avers celto bene. Facta, in disparte, aveva gli occhi umidi. Ed assisté anche a un fenomeno inspiegabile : in occasione della copula di due cloni, le anime non si tuffavano. Ne avrebbe chiesto la ragione al Patriarca. Il Patriarca rispose che i cloni hanno un’anima di gruppo, quella del loro primo campione clonato. Come accade per gli animali. Mentre il CARGO UNLTD. Si allontanava, Tuiavii si convinse che alcune anime, quattro per l’esattezza, in attesa paziente sul bordo del Vortice, gli avessero sorriso. IV 30 Mentre il sole fa capolino, timido e pallido dietro Saturno, Tuiavii, ancora in dormiveglia, si dondola nell’amaca ripensando a quelle anime sorridenti proprio a lui, quando Facta lo strattona ruvida, indicando la colazione pronta. Due pannocchie di mais bollite, caffé nero e miele selvatico. E sbrigarsi, che é l’ora di lavorare. Quei modi aciduli non piacciono molto a Tuiavii, ma bisogna sopportare, data la scarsità di compagnia. Ingollato il tutto velocemente, breve bagno di vapore, tuta da pilota XX Large, si avvia verso le cabine dei cloni. Mentre Facta controlla il corretto funzionamento degli alimentatori energetici e la giusta temperatura dei lettini termici, Tuiavii li passa in rassegna, uno per uno, cabina dopo cabina, verificando lo stato interno degli occhi, il tenore muscolare e tendineo, il lievissimo battito cardiaco. Mai niente di grave si é verificato, a parte qualche raro caso di ipotermia. Sono tutti in perfetta forma i 300 guerrieri, fra cui 30 donne statuarie, bellissime, cerulee con appena un filo di trucco. Sono ausiliarie ed hostess per il lungo viaggio verso Sirio. Starebbe li’ a guardarle tutto il giorno, ma Facta taglia corto presentando il prossimo programma del mattino. Perché conosce bene il segreto passatempo di Tuiavii, durante i lunghi mesi di viaggio solitario…Le clonate, seppur freddine anzichenno’, erano pur sempre delle vere femmine, e che femmine ! Le sue preferite erano le giunoniche gallo-­germaniche, seguite dalle bronzee africane e dalle elastiche polinesiane, senza disdegnare qualche capriccio con le minute cino-­nipponiche. Sapeva bene che le possibilità di inseminazione erano scarsissime, dato che erano clonate e per di più inerti, purtuttavia manteneva vivo il sogno che la sua segreta piacevole attività avrebbe contribuito alla divulgazione della sua specialissima specie samoana, forte e simpatica. I 300 li ha imbarcati su Marte e sono il risultato di una estrema selezione durata anni, quindi il 31 meglio del meglio in fatto di combattimento, resistenza fisica e psichica, adattamento e genialità. Ognuno di loro é brevettato assaltatore, incursore, pioniere, guastatore, cannoniere, sommozzatore, paracadutista. Puo’ resistere anche un mese senza cibo, puo’ nutrirsi di ogni animale, vegetale e minerale, fino, in casi estremi, bere il proprio sangue e sperma, o mestruo. Puo’ resistere immerso in ogni liquido fino a 15 minuti senza respirare e puo’ alimentare i polmoni con ogni tipo di miscela gassosa, quindi respirare qualsiasi atmosfera. Puo’distinguere un umanoide da un animale a 30 km. di distanza. Puo’ percorrere a piedi fino a 100 km. al giorno. Puo’ resistere al sonno fino a 4 giorni e ad ogni tipo di tortura fisica e psicologica, senza fare una piega. L’ultima tremenda prova l’hanno subita nei Campi di addestramento su Marte, progettati e realizzati sfruttando le terribili caratteristiche del terreno marziano, ricco di aspri canyon di lava fosforescente, roccie impervie e taglienti, deserti infuocati con tempeste improvise di sabbia e polvere orticante, diluvi di fango bollente, crateri fumanti ossidi acri, giorni irrespirabili e notti assideranti. Sono i percorsi di guerra più duri di tutto il Sistema Solare, dove su 100 uomini ne resistono appena quattro o cinque. Solo chi esce indenne da tale addestramento, puo’ sperare di essere incluso nella spedizione verso Sirio. Li ha ideati e resi operativi il vecchio soldato Rombo, veterano di decine di guerre e centinaia di battaglie, con 84 cicatrici su un corpo ridotto a metà, viaggiante su un cuscino di materia vaporosa direttamente collegato al cervello, quindi mobilissimo e autonomo. E’ il Sovrintendente di Marte ed anche il custode, la guida e il cicerone del Museo Interplanetario delle Armi, che contiene i reperti più rari e strabilianti della storia umana ed extraumana, dalle amigdale di ossidiana ai recentissimi « occhi che uccidono ». Circa 4000 anni di storia dell’arte preferita da uomini e non. Ogni anno, puntualmente, riceve con deferenza e un pizzico di commozione la visita degli specialisti giapponesi, che vengono al Museo per la manutenzione ordinaria delle antiche katane, le sciabole dei Samurai, con olii speciali e antiruggine particolari. Ognuna di esse é debitamente firmata dal suo artigiano-­artista, in memoria dei quali i compiti giapponesi effettuano un rito 32 commemorativo. Per vivere, Rombo riceve un magro sussidio dalla UNLIMITED, ma la sua maggiore entrata sono le offerte spontanee dei nostalgici visitatori quando, vivamente sollecitato, mostra il tableau delle sue decorazioni, che ammontano a quasi cento, fra le più alte ed esclusive nella gerarchia delle onorificenze. Ha collocato inoltre su UNLTD.NET il cd-­rom di tutte le sue battaglie e imprese, con le immagini esclusive delle sue ferite, complete di ogni dato relativo a quale guerra, dove, quando e come. La vendita su tutti i pianeti gli rende cifre altissime che poi non sa neanche come spendere. Probabilmente, aprirà in un futuro prossimo, un suo museo personale, che sta già cominciando a organizzare. Per i più appassionati e curiosi, il Museo delle Armi, dietro pagamento di un salato sovraprezzo, offre le chicche della sua collezione in una sala a parte, blindata. Fra le molte ghiottonerie, si puo’ ammirare nell’ordine : la mascella d’asino di Caino la fionda di David la clava di Ercole un fulmine di Zeus la freccia di Paride il modellino di Ulisse del cavallo di Troia due oche del Campidoglio, impagliate un rostro di trireme il pugnale di Bruto la biga d’oro di Tutankamen 33 un elefante di Annibale, imbalsamato un falangista Macedone l’acciarino di Nerone gli specchi ustori di Archimede la scimitarra di Salomé l’Excalibur di Artù la lampada di Aladino, completa di Genio il carroarmato di Leonardo la mazza ferrata del Gattamelata la balestra di Guglielmo Tell l’archibugio di Cortez la palla di cannone del Barone di Munchausen la miccia di Pietro Micca il marchingegno di Monsieur Guillotin la scacchiera tascabile di Napoleone il ciottolo di Balilla il Kris di un tigrotto di Mompracem 34 il tomawak di Cavallo Pazzo il winchester di Buffalo Bill il trombone del brigante Musolino la mitragliera del Barone Rosso la vagina dentata di Mata Hari la stampella di Enrico Toti la Grande Berta del Kaiser una garrota di Franco una V2 di Hitler una katiusha di Stalin uno Zero di Hiro Hito una degli 8 milioni di baionette di Mussolini, conficcata nel deserto di Libia, dove un metro sotto dormiva un giacimento di petrolio valutato 8 miliardi di barili la leva di sganciamento-­ bombe dell’Enola Gay la stilografica di James Bond il manganello snodato di Bruce Lee un napalm il coltellaccio di Rambo 35 il revolver di Ali Agka un campione di nube di Cernobyl un gilé imbottito di Martire dell’Islam l’antrace di Bin Laden il bottone rosso della guerra nucleare mondiale. Annessa, la boutique per la vendita delle riproduzioni fedeli all’originale, o in scala. Il primo sbarco di Tuiavi su Marte, fu da invasore nelle Forze Speciali della UNLIMITED e fece cio’ che andava fatto, secondo il dovere inculcato alla scuola assaltatori. Ma ben presto si rese conto della realtà, quella vera, sul terreno. Era una lotta ferocemente impari e profondamente ingiusta. Allora fece in modo di procurarsi una ferita accidentale ad una gamba e fu assegnato, dopo la convalescenza, ai servizi sedentari. Scelse di fare l’aiuto infermiere, data l’infarinatura proveniente dalla tribale conoscenza delle piante medicinali. E fu cosi’ che riusci’ a disintossicare Jero, il capo dei rivoltosi, dall’avvelenamento da Litio, con forti salassi e numerose trasfusioni di salsapariglia e violetta. Col vecchio sciamano ebbe lunghe conversazioni pacate, intrise di saggezza e di follia visionaria. I Servizi Segreti della UNLIMITED non riuscivano a capacitarsi della forte fibra di Jero, ma mai nessuno sospetto’di Tuiavii, ben protetto dal silenzio complice degli inservienti marziani. Durante i 50 anni di guerriglia, i Terrestri sperimentarono sul pianeta 36 Marte ogni specie di nuovi ordigni mortali, dai più eclatanti come gli obici capaci di azzerare una montagna, ai più subdoli come i proiettili intelligenti, che scovavano il nemico con speciali sensori termici. Il paesaggio di Marte, completamente sterile e solcato da profonde ferite, ne é la prova più evidente. Da parte loro, i Marziani non furono dammeno, infliggendo agli invasori brucianti perdite, con le loro armi rudimentali e con imboscate, agguati, saccheggi e sabotaggi. Come nel cinema holliwoodiano, i Marziani furono demonizzati e bollati come ALTRO MONDO. Il pericolo mortale per la Terra, come la CCCP dell’epoca maccartiana e come gli Apaches di Geronimo. Le poche migliaia sopravissute ai massacri, le deportazioni, le condanne sbrigative, vivono nei profondi crepacci di antichi terremoti, coltivando legumi e tuberi ferrosi, scavando il terreno in cerca di radici, vermi, larve e uova di formiche giganti. Ma quando vedono planare il CARGO UNLTD, i maschi si precipitano a scambiare le loro povere provviste con alcool e farmaci oppiacei. Le femmine, per qualche cianfrusaglia, sono disposte ad ogni servizio con i dipendenti UNLTD, ma non riscuotono molto successo, dato il loro fisico stremato dalle privazioni, la fatica di vivere e il carattere depresso di un popolo vinto, senza figli. Poiché una delle prime disposizioni prese dall’Armata UNLTD, quando riuscirono finalmente a domarli, fu la sterilizzazione sistematica di massa, per punirli di aver osato resistere per tutti quegli anni. Qualche gruppetto sporadico riusci’ a scampare, rifugiandosi nelle altissime montagne oltre il Polo Nord, dove gli intercettori UNLTD non potevano scovarli, causa il fortissimo magnetismo e l’eterna foschia. Ed hanno figliato in abbondanza, di proposito, e ai loro figli giovanissimi hanno trasmesso la memoria del loro popolo e gli insegnamenti non dimenticati del loro filosofo Jero. E giorno verrà… pensava Tuiavii, ogni volta che planava su quel pianeta sfortunato. 37 Il primo ai piedi della scaletta, é sempre Rombo, ansioso di ritirare la sua provvista di fagioli, caffé e tabacco da masticare, oltre alla sacca della Posta dai suoi ammiratori interplanetari. Poi, come un rito, gli molla una grande pacca sulle spalle come si fa tra commilitoni, e immancabilmente prepara su un fuoco di carbonella un gran bricco di caffé alla John Waine, che l’incommensurabile Toto’non avrebbe esitato a sputazzare con l’epiteto « ‘na ciofeca ». Gli offre quindi da ciccare, ma Tuiavii opta per le proprie foglie di Kat. Indi, Rombo attacca a raccontare per ore le sue vicende di guerra, con una punta di nostalgia e gli occhi e le mani serrate nella concitazione del ricordo. Davanti alle sue pupille interiori, ripassano le sequenze drammatiche di ogni scontro, di ogni colpo inferto e ricevuto, di ogni bravata non raccontabile, delle gozzoviglie dopo la battaglia. Non si pone neanche per un attimo la domanda a chi abbia già raccontato quelle storie, e quante volte di già. Inoltre, non si fa scrupolo alcuno sulla veridicità dei fatti, arrivando ad iperboli fantastiche per strabiliare lo sprovveduto ascoltatore, fino a sfociare in bufale talmente colossali che farebbero impallidire un professionista come il Barone di Munchausen. Tuiavii, ingollando la ciofeca a bocca storta, sorride e strabuzza gli occhi quando bisogna. Ma quando il discorso cade immancabilmente sulle decine, centinaia, migliaia di nemici uccisi, lo ascolta annuendo in silenzio, mentre un rammarico che sa di fiele gli monta fino in gola. Nonostante la sua educazione tradizionale da cacciatore e guerriero, sprezzante di ogni pericolo e noncurante delle ferite, il sacro terrore della morte, la sua e quella degli altri, lo ha sempre condizionato fino a renderlo in alcuni frangenti incerto ed esitante. Qualcosa dentro gli suggeriva di preservare la propria esistenza e quella altrui per qualcosa d’altro, di speciale. Inutile comunque interrompere anche un solo attimo il soliloquio di Rombo. 38 Nel frattempo, Facta ha provveduto a sbarcare le centinaia di turisti, nostalgici Terrestri bardati di tutto punto, che si dirigono con passo marziale, appunto, verso i Campi di Addestramento ai quali si sono iscritti tramite UNLTD.NET, per partecipare al Gioco della Guerra, del tutto verosimile a quella vera, divisi per squadroni. I vincitori riceveranno in premio un abbonamento annuale alla rivista « Banzai ! » edita dalla UNLTD.BOOKS. Grazie al Museo e ai Campi, il turismo su Marte é fiorente. Senza considerare coloro che vengono da tutti i pianeti esclusivamente per conoscere Rombo, e sono migliaia ogni anno. Invece, il turismo su Mercurio é pressoché inesistente. Solo qualche amante dell’estremo, un pizzico masochista, sbarca equipaggiato di tutto punto, pronto a qualsiasi genere di difficoltà, che puo’ star sicuro non mancheranno. Impervio, nelle altezze dei vulcani e nelle profondità delle voragini, le poche pianure sono deserti rocciosi dove cresce appena qualche pianta grassa. Le temperature sono assurde : 60/70 gradi di giorno, 35/40 gradi la notte, non riuscendo il suolo a raffreddarsi. I pochissimi abitanti vivono in grotte sotterranee appena ventilate, escono la notte per respirare, scavano gallerie in cerca di zone umide dove coltivare tuberi, qualche legume e funghi fluorfescenti. Quando arriva il CARGO UNLTD, escono correndo ad accaparrarsi ogni tipo bevanda e di alimento vegetale. La frutta, poi, se la contendono a cazzotti. Al contrario, Venere é la meta preferita dei turisti del Sistema Solare, poiché il suo paesaggio é quanto di più dolce, rilassante e ameno si possa immaginare. Cio’ che appare dalla spazio é falso, confuso, deformato dagli effetti ottici dei raggi solari sulla sua sottile ma densa e profumata atmosfera. E i Venusiani si dedicano all’accoglienza turistica a loro modo, con amore del particolare, attenzione ad ogni minima rimostranza, cura e gentilezza, per rendere il soggiorno indimenticabile. E’ quindi l’attività più florida del pianeta, che li fa vivere su un alto tenore di benessere. 39 L’ultima volta che é passato da Marte, Tuiavii ha imbarcato i 300 cloni per Sirio, gasatissimi. Alla partenza, Rombo, col petto tappezzato di medaglie e il basco da combattente, con voce stridente intono’ l’inno della UNLIMITED, saluto’ militarmente e sventolo’ la bandiera, mentre grosse lacrime gli rigavano le guancie. Tuiavii, alzandosi in verticale, rispose con le sue trombe di camionista spaziale. Poi, si fece massaggiare le tempie da Facta, con pomata di zenzero, per lenire la feroce emicrania appena sopravvenuta. Uscito dall’orbita di Marte, il dolore era scomparso. V 40 Nel mese di viaggio che intercorre fra Marte e Giove, Tuiavii é ogni volta catturato progressivamente da una sottile euforia, poi da una leggera smania e insofferenza, quasi una voglia di spingere al massimo i motori, se non fosse per la provvista di carburante da centellinare, tale é la voglia di una vera vacanza anche se breve. Anche Facta é entusiasta ogni volta che il CARGO UNLTD fa rotta su Giove, l’unico pianeta sul quale ha desiderio di sbarcare. Come su Venere, il turismo su Giove ha un forte sviluppo, sia quello interno di fine settimana che quello interplanetario. Arrivano stressati, pallidi, distrutti dal lavoro e dalle preoccupazioni gli epicurei e dionisiaci di ogni età, sesso e portafoglio, pronti a liberarsi, scaricarsi, riempirsi fino ad esplodere di gioia, divertimento ed estasi (nel senso di estatico). Quando ripartono, hanno fatto scorta sufficiente per un anno, forse meno. Le soste sul Grande Pianeta sono per Tuiavii i momenti più felici di ogni viaggio, da quando ha conosciuto Pantos, l’essere più amabile, gentile, estroverso, gioioso e bongustaio di tutto il Sistema Solare. Quando, la prima volta, ando’ a consegnare lo scatolone di sementi ordinate, lui stesso gli venne incontro al limite delle sue tenute che si estendevano senza fine verso l’orizzonte. Vigneti, uliveti, frutteti, orti, laghi dove convivevano astici bretoni, gamberi neri di fiume, anguillette dei Sargassi, salmoni canadesi, storioni rosa e conchiglie Saint Jaques. Solo le murene erano tenute un po’ in disparte, con i pirana. Dietro agli ovili, si estendevano i casoni per i formaggi ; dietro i porcili, le capanne fumose per i salumi. La vasta cucina era in funzione 24 ore su 24 e i suoi profumi invadevano la vallata e la residenza, mentre sui lucernai stormi di piccioni, faraone e fagiani attendevano l’areazione dei granai. Pantos godeva nel veder godere i suoi ospiti. Data l’ora primizia, gli offri’ un calice di Chablis di Montecarlo e due grissini avviluppati con prosciutto di cinta della Valdorcia. Tuiavii dovette appoggiarsi un attimo alla staccionata, per non svenire da quell’impatto al palato e al naso. Quindi, lo segui’ di buon passo, che Pantos doveva accudire a un’infinità di cose da fare. Era lui in persona che assisteva gli 41 animali durante il parto, che procedeva alla monta taurina, che piantava e innestava vitigni, che pestava l’uva nella tinaia, che seccava i grappoli per il vin dolce, oltre che a distillare l’acquavite, azionare la macina del frantoio, dare l’aire alle pale del mulino, lavare le budella dei maiali per farne salsiccie, tagliare la mozzarella con le mani, mettere i pomodori a seccare per l’inverno. Gli abitanti di Giove, qualche migliaio fra tutti, disponibili, socievoli, estroversi vengono spesso a trovare il Direttore, da loro stessi scelto. Chi si ferma a desinare o farsi un bicchiere, chi per lavorare a giornata, chi a pascolare il gregge. Altri gli chiedono un pezzetto di terra per tirarsi su un’abitazione. E lui, da buon maestro muratore, li aiuta con filo a piombo, squadra, livella e cazzuola. In cambio, coltivano i terreni e spartiscono il raccolto. E’ una gioia per loro lavorare con lui e per lui, perché si contenta di quel poco che gli é necessario. Unica licenza che si concede, le delizie del bongustaio. Non cé sapore che non voglia gustare, né odore da sniffare. Lui stesso insegna loro a sgrossare le pietre fino a renderle cubi e parallelepipedi, lui a mostrare come si erge un arco di volta. Inoltre, studia i terreni, l’orientazione delle case, indaga sulle correnti sotterranee per scavare i pozzi, sulla direzione dei venti, sul volo degli uccelli, sulla caduta dei fulmini, sulle viscere degli animali. Ogni fenomeno lo interessa profondamente, in ogni segnale sa leggere l’incognito e in tutto sa trovare il buono e il bello. I Gioviani lo venerano a loro modo, giocando e scehrzando, con grandi pacche sulle spalle e grosse risate senza respiro. Pantos si sovvenziona col folto turismo da ogni pianeta, composto da epicurei, entusiasti, dionisiaci, bucolici e ghiottoni che per tutto l’anno sbarcano alle sue fattorie, senza dimenticare di portargli in dono ogni sorta di seme, di radice, di tubero esclusivi del loro rispettivo pianeta. Pantos, pollice verde, non manca di seminare e piantare il tutto. E tutto sboccia, cresce e si offre opulento. E’sempre talmente preso dalle sue infinite attività, che spesso si dimentica anche di dormire. Ma anche le ore notturne non sfuggono all’incombenza dei propri doveri. Pantos non é sposato, ma il Grande Pianeta pullula di figli suoi, che le ragazze gioviane si prodigano di mettergli al mondo. Nessuna gli resiste, anzi, sono loro stesse le più intraprendenti a scavalcare 42 il suo davanzale, appena buio, dandosi fra loro un regolare turno. E a tutte provvede, prendendosi cura amorevole delle loro famiglie e dei bambini, e più che il loro numero cresce, più i suoi occhi esplodono di gioia e d’orgoglio. Spesso, ancor prima dell’alba, davanti alla sua porta una fila di derelitti attende di vederlo. C’é sempre una ciotola fumante e un utensile da orto per tutti, ed é il segreto della bellezza dei suoi orti, ricchi di ogni qualità di legumi esistenti nel Sistema Solare. Sbrigate le faccende più impellenti, Pantos condusse Tuiavii in giro per la tenuta, intuendo la sua grande curiosità di intenditore. Questi non pote’ che sbalordire passando tra i frutteti, quelli ancora in fiore e quelli gravidi di ogni bene, che si estendevano fino ai piedi delle colline, zona più umida dove Pantos aveva installato delle immense serre tropicali, ricche di banane, papaye, manghi, cocchi, granatine, corasol, goyave, jack-­fruit, sakoana, lime, aranci amari, qum-­qwat, nespole, mele di Malacca, pepe dolce, cacao, vaniglia selvatica, gemme di bambù, anacardi, tamarindi, noci moscate, fichi d’Arabia, datteri e via cosi’. Ma fu sulle colline che Tuiavii si estasio’, alla vista degli splendidi uliveti toscani, liguri, sardi, pugliesi, siculi e poi spagnoli, portoghesi greci e saraceni, tutti stracarichi di olive appenniniche, lacustri e marine da olio, da confettura, da conserva e da seccare. E in mezzo a quel mare di verde cangiante in argento, proprio nel punto più alto, il capolavoro di Pantos, il giardino pensile. Con l’aiuto dei mulini a vento, ha convogliato l’acqua verso semplici autoclavi basate su un gioco di contrappesi che la fanno salire, tramite canaletti inclinati, fino alle terrazze costruite su molteplici 43 piani, fino ai 30 metri. Sulle terrazze, dalle quali i Gioviani possono ammirare l’ameno paesaggio delle fattorie fino ai laghi e ai pendii delle montagne, i giardini pensili e verticali offrono a profusione ogni tipo di fiore e di frutto, comprese le fragole, i lamponi, i mirtilli e i glicini, che i bambini succhiano come caramelle. Il Nabucco, cosi’ ha chiamato il suo gioiello, viene premiato ogni anno dalla Giuria Interplanetaria come migliore opera edile, e Pantos é stato nobilitato col titolo di Primo Artefice Muratore. Ma tanta bravura e abilità provoco’ anche reazioni negative. Una volta, una banda di invidiosi decise di sabotare le opere di Pantos, deviando corsi d’acqua in terreni sabbiosi, spargendo veleni negli orti, bruciando vigne pregiate e altre delizie del genere. Pantos, interiormente disgustato, se ne ando’ su una montagna, dove scrisse un trattato dal titolo « Dell’idiozia dell’invidia, ovvero dell’invidia dell’idiota. » Quando, dopo un anno, scese dalla montagna, trovo’ le fattorie perfettamente in ordine, funzionanti e floride. I Gioviani, prima turbati e poi incolleriti, avevano dato la caccia alla banda di invidiosi, li avevano catturati e incatenati alle macine dei frantoi, insieme ai muli, a pan secco ed acqua. Dopo sei mesi, li avevano sciolti e dati in pasto ai porci, i quali li rifiutarono da quanto erano ridotti pelle e ossa. Pantos li perdono’ e li mise a piantare nuove vigne, dopo aver predisposto che fossero ben nutriti e alloggiati dignitosamente. Mai più si verificarono casi d’invidia e le vigne nuove dettero un vinello profumato e frizzante, che ai Giochi Interplanetari fu premiato con lode e bevuto in quantità industriali. In privato, Pantos provvide ad elogiare gli ex-­invidiosi, i quali lo ringraziarono quasi piangendo e gli promisero di raddoppiare la produzione di quel vinello e di sperimentare nuovi innesti. Già, i Giochi Interplanetari, annuali, in occasione del solstizio d’estate ; un’altra immensa idea della mente vulcanica di Pantos. Dopo averli fantasticati per anni, decise che non c’era altro modo per organizzare un avvenimento cosi’ grandioso, che coinvolgere la UNLIMITED. La quale rispose entusiasta, pur arginata dai picchetti-­
limite che Pantos volle inserire nei contratti. I Giochi sarebbero stati trasmessi in 44 diretta dalla UNLTD.NET su tutto il sistema planetario, farciti di pub dei prodotti UNLIMITED. Ma le agenzie di viaggio e tutto l’impianto turistico sarebbero stati esclusiva dei Gioviani. Quanto a sé, si riservo’ l’angolo della fornitura agroalimentare. I Giochi, già dalla prima memorabile edizione, ebbero un successo eclatante. Tutti i pianeti parteciparono con nutrite e chiassose delegazioni, che si appassionarono a redigere lo Statuto, dove l’articolo primo dichiarava che l’obiettivo dei Giochi doveva essere esclusivamente la gioia, l’amicizia, il divertimento. Il Programma Agonistico, ben distinto dal Programma di Intrattenimento lasciato libero all’iniziativa dei Gioviani, era cosi’ strutturato : Il Gioco in cucina premiato il miglior piatto originale Il gioco in cantina premiato il miglior cocktail (Tuiavii, una volta, ha vinto) Il gioco in giardino premiato il miglior fiore o ortaggio Il gioco dei giochi premiato il miglior gioco per bambini e il migliore per adulti Il gioco della risata premiato il miglior comico (vince sempre un Gioviano) Il gioco della gioia premiato il miglior poema, o canzone, o musica Pantos é il naturale Presidente di tutte le Giurie, e il suo giudizio, senza volere, condiziona favorevolmente quello dei giudici. Qualche volta, per non intralciare le discussioni, si astiene dal voto, ma l’esito finale corrisponde sempre, esattamente, al suo segreto pensiero. 45 Dopo la lunga scarpinata sulle colline, lo stomaco di Tuiavii cominciava a secernere litri di succhi gastrici e le sue labbra schiumavano dalla sete, ma Pantos non lo deluse. Accomodatisi sotto la pergola di uva spina, presero a sorseggiare un calice di vino fragolino, dissetante e aperitivo, mentre veniva apparecchiato per il pranzo. ~~~~ M E N U ~~~~ ANTIPASTI beluga, bottarga, uova di riccio, latte di aringa, crostini di beccaccia PRIMI PIATTI paella con 40 qualità di pesci, crostacei e molluschi, pappa al pomodoro tortelli alla salvia, o al branzino SECONDI PIATTI treccia di budelline e interiora di agnello di latte, con alloro e mirto, a girarrosto porcellino laccato in salamoia 46 anguilline al limone ostriche speziate in forno CONTORNI asparagi al burro e parmigiano radicchio Trevigiano alla piastra carciofi all’agro, porri tartufati FORMAGGI Castelmagno, brie, pecorino senese stagionato DESSERT Tiramisu, cassata siciliana, babà al rum con uvetta VINI e LIQUORI Veuve Cliquot, sauvignon, cerasuolo, brunello, Sassicaia ,barolo, bonarda ,brachetto, mirto, limoncello, vinsanto, nocino di Guastalla, f ilu ‘ e ferru, grappa alla ruta, Armagnac 47 Tuiavii fece largamente onore alla tavola, mentre Pantos si contento’ di un’impepata di cozze e una bottiglia di Tocai del Collio. Dopo lo storico pranzo, Tuiavii si butto’ a corpo morto sotto un albero ombroso e sprofondo’ in una siesta digestiva di sei ore. Quando fu sveglio, trangugio’ sette bottiglie di acqua tonica e due teiere fumanti di thé al gelsomino. Era già l’ora di partire, ma di Facta neanche l’ombra. Quando accese i motori, eccola arrivare trafelata, un po’ rossa in viso e leggermente scarmigliata. Prese posto ai comandi e avvio’ la procedura di partenza, con un sorriso malizioso e beato sulle labbra vermiglie. Tuiavii si interrogo’ a lungo, senza trovare risposta. Quando il CARGO UNLTD. fu fuori dello spazio orbitale, il display di Facta si accese, con un messaggio che lei fece sparire appena letto. Tuiavii fece finta di niente. Da quella prima volta memorabile, Tuiavii comprese a fondo le ragioni del successo di Giove, e di Pantos in particolare. Non c’ é luogo in tutto il sistema planetario più dedito al godibile, alla gioia e alla spensieratezza. Né persona più positiva, disponibile, comprensiva di Pantos. Mentre i visitatori di Venere sono di una tipologia un po’ elitaria, estetizzante, talvolta un po’ snob, quelli che frequentano Giove, e sono milioni, hanno caratteristiche più semplici e popolari, spesso buontemponi a digiuno di bellezza, zotici in fatto d’arte, rudi in quanto a stile. Nell’infinita fauna che sbarca sul Gran Pianeta per darsi alla bisboccia senza limiti, molti, verso la fine della vacanza, esprimono a Pantos il desiderio di restare, per viverci. Fra di loro, non mancano casinisti, presuntuosi, egoisti, banditelli, spreconi, bighelloni, mascalzoni e scanzafatiche, e Pantos lo sa bene, ma non li rifiuta. Fa semplicemente in modo che ognuno di loro si trovi, prima o poi, faccia a faccia col contrario del suo modo di essere. Li lascia vivere il quotidiano, cioé procurarsi il 48 necessario lavorando, faticando il cibo di ogni giorno, sudandosi le gioie grandi e piccole, inventando soluzioni, impiegando il cervello al positivo. Dopo qualche mese, gli irriducibili desistono e se ne vanno. Chi resta, é semplicemente cambiato, da solo, senza alcun intervento esterno. Anche Tuiavii qualche volta ha sentito l’impulso, terminata la carriera di pilota, di fermarsi presso l’amico Pantos, tirar su una casetta e dedicarsi all’orto. E Pantos ne é stato veramente felice, pur sapendo in cuor suo che cio’ non sarebbe avvenuto. Qualcosa del suo istinto infallibile gli diceva che Tuiavii era destinato a ben altro. Nel suo fantasticare, immaginare, inventare quotidiano, Pantos coltiva un sogno segreto, proibito forse, ma non si puo’ mai dire mai. Poter segnalare in qualche modo ai popoli delle costellazioni più vicine, se e quali e quanti, l’esistenza dei Giochi Interplanetari del Sistema Solare, per eventualmente invitarli a partecipare, in spirito di pace e gioia. Non osa proporre la sua idea alla UNLIMITED, poiché sa per certo, tramite Tuiavii, che la programmata spedizione verso Sirio é di carattere prettamente aggressivo e di conquista, ben lontano quindi dai propri ideali. Quando ne parlo’ in privato con Tuiavii, sapendo di potersi fidare, egli fu daccordo con lui che non era neanche il caso di far trapelare un tale pensiero. I tempi non erano maturi. Bisognava che prima cambiasse qualcosa. Qualcosa di enormemente possente, come il Consiglio di Amministrazione della UNLIMITED. Occorreva che subisse una sconfitta cocente, per poter essere destabilizzato al suo stesso interno. Doveva, prima, avverarsi la profezia del Patriarca, che Tuiavii aveva confidato a Pantos, da bocca ad orecchio. 49 Quando, mesi fa, Tuiavii é passato l’ultima volta da Giove, Pantos gli ha fatto dono di un bonsai di ulivo sempiterno, un ibrido da lui stesso ottenuto, che produce tre o quattro olive ogni giorno, da mettere in salamoia aromatizzata con alloro e bacche di ginepro. Tuiavii lo ha collocato davanti a sé, accanto ai quadri comando e ogni tanto se lo annusa profondamente, con sentimenti di intensa gratitudine. Prima di salire la scaletta, Facta ha salutato Pantos con occhi lucidi, estremamente tristi. Non riusciva a staccarsi da lui. Quasi un presentimento. Per qualche giorno, durante il viaggio verso Saturno, Tuiavii ha provveduto da solo alla manovra e ai pasti. Ogni tanto, passandole accanto, le carezzava lievemente i capelli. VI 50 Facta, lentissimamente, si riprese dalla tristezza per la partenza da Giove, e da Pantos, ma all’idea che l’ENTERPRISE UNLTD. fosse in rotta per Saturno, ripiombo’ in depressione apatica, svolgendo a mala pena i suoi compiti di computer di bordo e scodellando distrattamente i pasti a Tuiavii. Questi comprendeva a pieno il suo disagio e malumore. Anch’egli non era entusiasta di sbarcare su Saturno. La superficie del Pianeta Inanellato somiglia a un Emmental, dove in ogni buco vive un saturniano solitario e scontroso. Sono talmente irsuti, irascibili, pedanti, esosi e antipatici, che il turismo su Saturno, nonostante la bellezza degli Anelli visti da lontano, é pressoché inesistente. Solo qualche truce affarista che viene a concludere business sottobanco con Ipergone il Sovrintendente, l’essere che puo’ riassumere tutti i difetti più eclatanti in un solo individuo. Il vecchio, ma forse ha appena 45 anni, vive nel terrore di una corrente d’aria, di starnutire, di sudare, di mangiar troppo per poi dover troppo defecare, tanto più che tutto per lui costa un’esagerazione, che tutto cio’ che va acquistato é superfluo, mentre di cio’ che é gratuito si puo’ abusare. L’ultima volta che compro’ un abito fu a 16 anni, quando il suo corpo non entro’ più in quello della Prima Comunione. La sua abitazione, o antro, é ricavata da un bunker sotterraneo costruito secoli prima, per proteggersi dalla fitta pioggia di pulviscolo cadente dagli Anelli. E’ una polvere che fa ridere pericolosamente, in quanto contiene in parti infinitesime, particelle di gas esilarante. E’ piuttosto comune morire su Saturno, a causa di quel fine pulviscolo. Vive quindi in una specie di tana di criceto, traboccante di tutto cio’ che normalmente si getta in pattumiera : tappi di bibite e di sughero, scatolette di latta, bottiglie vuote (tutto puo’ ancor servire !)sacchetti di cellophane opportunamente piegati, elastici di ogni grandezza, spago, filo da cucire, filo elettrico recuperato per il rame da 51 sbucciare d’inverno, quintali di carta, cartone, plastica, polistirolo, cenci, scarpe vecchie già risolate più volte, e medicinali scaduti. Sostiene che quella delle scadenze é una bufala colossale, inventata per costringere gli ingenui a comprare, comprare, comprare… E’scorbutico, avaro anche di parole, metereopatico, superstizioso, malfidato e sospettoso di tutto e di tutti quei pochi che ancora lo debbono frequentare. Tutto é chiuso a chiave. Le chiavi le tiene al collo con una catena a prova di tronchesi. L’olio lo preleva di persona con un contagoccie in un cucchiaino da caffé. Tuiavii ha dovuto conoscerlo per una consegna particolare, AD PERSONAM, S.P.M., di un pacchetto contenente l’ultimo ritrovato farmaceutico contro una malattia rarissima, forse inesistente, che é convinto con malcelato orgoglio di aver contratto. Oltre che Sovrintendente di Saturno, Ipergone é il Direttore delle Prigioni Interplanetarie sugli Anelli, che detengono una decina di migliaia di condannati ai lavori forzati, consistenti nello scavo, l’estrazione e il trattamento di ogni sorta di materie rare e preziose, facenti gola anche ad avventurieri extraplanetari. Paragonati ai Campi di Lavoro sugli Anelli, i Lager e i Gulag dell’Era Postromantica erano villette lacustri e baite di montagna. Abitati su quattro pali, tetto in ondulina, toilette a cielo aperto, per dormire un sacco a pelo senza pelo. Cibo : razione unica quotidiana a base di minestra di tuberi ; bevande : rugiada della notte. Temperatura notturna : inenarrabile. Combustibile : una zolletta di mica. Per controllarli e tenere la disciplina, una ventina di guardiani saturniani, armati di cani-­
pirana, uno speciale incrocio creato dalla UNLIMITED durante la campagna anti-­guerriglia su Marte, piccoli ma terribilmente voraci, con 64 denti aguzzi e taglienti, aggressivi e accidiosi come i loro padroni. La notte, il silenzio é rotto da frequenti risate isteriche provenienti dai campi dei gas esilaranti. 52 Ogni fine mese, Ipergone fa la sua gita fuoriporta sugli Anelli, con i magri salari per i detenuti, che la UNLIMITED versa loro tanto per salvare la faccia. La sua aeronave é stracolma dei prodotti più scadenti, spesso scaduti, per lo più bibite, alimentari e ogni qualità di articoli da fumo, dalle puzzolentissime Alfa-­Beta a buon mercato, fino a raffinatezze da nababbi. C’é chi si finisce la mesata in un grammo di Afgano marron-­merda o di Nepalese verde-­mango. Unico spaccio polivalente, senz’ombra di concorrenza, la sera se ne torna distrutto ma gongolante, avendo recuperato il totale dei salari nella sua saccoccia. Per gli Anelli, Ipergone tiene un librone delle Entrate e Uscite : l’elenco rigorosamente aggiornato dei forzati in arrivo e di quelli in partenza, a piedi avanti, verso l’ultima dimora sull’ultimo Anello esterno, quello della polvere eterna. Tanti ne entrano e tanti se ne vanno, con oscillazioni minime, cosi’ che il numero é sempre, qualcosa più qualcosa meno, di diecimila. Ma il più del suo tempo lo passa spulciando il libro dei conti, verificando entrate ed uscite, sopratutto le uscite. E somme e sottrazioni, sopratutto le sottrazioni. Quando scopre qualche spesa esosa, si fa verde-­ramarro, poi scoppia in un’ira strozzata impotente e infine si piange addosso con sequele di « oh, povero me ! ». Non si strappa i capelli che non ha più, ma in compenso si gratta a sangue il cranio già devastato dai pensieri. Con Tuiavii, una volta é sbarcato anche l’Esattore della UNLIMITED, con la cartella delle Imposte Dirette e Indirette. Ipergone, già informato da un suo servo, schiavo, scagnozzo saturniano, si presento’ da pari suo con un pastrano consunto, bisunto, mangiato dalle tarme, senza bottoni, fermato in vita da uno spago simile a un cilicio. Aveva gli occhi rossi, cerchiati e umidi di pianto recente, singhiozzava e si torturava le mani tremanti, col librone dei conti sottobraccio, non l’originale ma un fatto-­apposta. Si lascio’ andare di schianto sullo scanno da bottegaio e allargo’ le braccia davanti all’ospite, farfugliando qualcosa di simile a « ecce homo ! » Terminato il suo cinema, 53 entro’ disinvoltamente nelle contrattazioni e fra lamentazioni bibliche e isterismi da supporter di calcio, strappo’ una somma piuttosto ridicola, accompagnata da un sacchetto di pietruzze che l’Esattore incamero’ nella scucitura dell’impermeabile. Quando i passaggi da Saturno si fecero frequenti, non per suo diletto ma per le stravaganti richieste in fatto di medicinali, a Ipergone venne il sospetto che Tuiavii fosse un agente segreto della UNLIMITED che veniva a sbirciare nei suoi sordidi affari. In particolare, sulla tara che praticava giornalmente sulle razioni dei prigionieri, che dirottava sottobanco ai saturniani, eternamente affamati e ingordi, ricevendone in cambio le più infami prestazioni e i più ignobili servizi. Una volta resosi conto della sua incolumità, pur non sottovalutandone l’intelligenza, lo invito’ addirittura al suo desco. Menu : zuppa di cavolo e pagnotta secca di farro. Da bere, acqua di cisterna. Fu in quella occasione che fece un vago accenno a proposito di Facta. La vita sessuale di Ipergone, anch’essa debitamente centellinata, termino’ 30 anni fa, quando la moglie, buona massaia scovata su UNLTD.NET, se ne ando’ disperata sbattendo la porta, in preda a crisi omicide. Rifiuto’ perfino il sussidio che gli avvocati erano riusciti, dopo inaudite battaglie, a strappare dalla scarsella del suo ex. La notizia si sparse velocemente per tutto il Sistema Solare e Ipergone non trovo’ più neanche uno straccio di vedova in là con gli anni che gli venisse a cucinare il suo cavolo fetente. Si arrangiava cosi’, come poteva, con qualche vecchia saturniana sdentata, che lo compiaceva in cambio di qualche cianfrusaglia UNLIMITED e degli avanzi della parca cucina. Ma la libido, quella non si era sopita, anzi. Quando, per la prima ed ultima volta Facta sbarco’ su Saturno e scese per sgranchirsi i 54 circuiti, Ipergone fece gli occhi di bove e prese a umettarsi gli angoli della bocca dalla bavetta biancastra. Facta risali’ in fretta a bordo e a Ipergone, stecchito come un baccalà, non resto’ che ammirare le sue lunghe gambe e il culetto appena contenuto nella succinta divisa da hostess. Invaghitosi pazzamente, Ipergone passo’ direttamente alle contrattazioni con Tuiavii, offrendogli un quarto, poi la metà, poi i tre quarti di tutto cio’ che possedeva, ed era una cifra colossale, perché gliela cedesse. Tuiavii declino’ la richiesta e la sontuosa offerta, portando come scusa il fatto che, anche se avesse accettato, il computer Facta era proprietà esclusiva della UNLIMITED. Facesse, quindi, regolare richiesta all’Ufficio Interplanetario della Cibernetica Astrale. E la cosa fini’ li’. Ad ogni buon conto, ogni volta che il CARGO UNLTD. passava per Saturno, Facta andava a nascondersi nei meandri dei magazzini più segreti. Qualche anno prima, il tranquillo e sonnolento tran-­tran del Sistema Solare fu perturbato da un fatto inedito a dir poco straordinario, che causo’ e causerà innumerevoli avvenimenti. Una flotta di aeronavi interstellari provenienti dalla costellazione di Sirio, penetro’ dal cielo di Plutone in missione esplorativa del Sistema Solare, per individuare fonti di energia da rifornimento. Sapevano già che gli Anelli di Saturno erano ricchissimi di materie prime a loro indispensabili. Quando si presentarono a Ipergone, questi indovino’ subito la loro estrema necessità di acquisire le sue materie prime e pretese quindi in cambio una delle loro aeronavi. Dopo segreti confabulari, quelli di Sirio furono costretti ad accettare e Ipergone, 55 gongolante e prodigo, li invito’ sugli Anelli a servirsi a loro piacimento. Mentre i Siriani (non di Damasco) erano in piena attività di estrazione e carico, un’aeronave da guerra UNLIMITED, su cui era a bordo anche Tuiavii, li attacco’ all’improvviso. Quelli di Sirio si dettero alla fuga a una velocità impensabile, dotati evidentemente di propellenti speciali sconosciuti, direzione Plutone, la via verso Sirio. Al Comandante UNLTD, Ipergone mostro’ la loro aeronave, lasciata in pegno dello scambio di materiali. Sorvolando sullo sporco affare che angelicamente il Sovrintendente voleva far passare per un regolare interscambio commerciale, il Comandante concentro’ tutta la sua attenzione sulla splendida aeronave, sui metalli impiegati, le infrastrutture, l’aerodinamica, i propulsori, ma sopratutto sul misterioso carburante che poteva sviluppare le stupefacenti velocità appena constatate. Una nutrita commissione di tecnici, ingegneri e scienziati venne messa immediatamente al lavoro. Ma necessitava il più eccelso conoscitore della materia : il fabbro alchimista di Mercurio. Mentre Ipergone veniva cerimoniosamente insignito della massima onorificenza di Eroe del Sistema Planetario Unificato dal Consiglio di Amministrazione della UNLIMITED al completo, il fabbro di Mercurio venne trasferito in tutta urgenza e nel massimo segreto su Saturno, con la sua intera officina, per studiare il carburante dell’astronave. L’unica sua osservazione, che venne poi inscritta nell’Albo d’Oro della UNLIMITED, fu : « Se loro sono arrivati qui da noi, noi possiamo andare là, da loro. » E si mise al lavoro, senz’altri indugi. La frase sconvolse e fece sognare il Consiglio UNLTD. I più incerti e titubanti furono travolti dall’entusiasmo e dall’ingordigia dei più intraprendenti. Fu deciso, in caso di buon esito degli studi del fabbro, di progettare una grande spedizione militare esplorativa nel sistema planetario di Sirio. Il Senzanome, dopo molti mesi di azzardati tentativi e coraggiose operazioni, riusci’ a scomporre e comprendere i misteri di quel carburante, e gli fu chiaro lo scopo della spedizione aliena sugli Anelli di Saturno. Il carburante era 56 composto per lo più da un gas solidificato, presente anche nei ciottoli colorati degli Anelli. Lo poté constatare grazie a Ipergone, che accetto’ a denti stretti di portarlo in escursione lassù, per ramazzare qualche sacco di quei ciottoli. Scopri’ anche, sull’astronave di Sirio, un macchinario interno ai propulsori che trasformava direttamente i suddetti ciottoli nel liquido gassoso propellente. Alla notizia, con conseguente dimostrazione pratica, quelli della UNLIMITED, febbricitanti dall’eccitazione, ordinarono immediatamente l’impianto di cantieri su Plutone, limite estremo del Sistema Solare, per la costruzione di dieci astronavi gemelle di quella sequestrata, di cui fecero gentile omaggio a Ipergone, per i suoi spostamenti rapidi fra il pianeta e i suoi Anelli. Profittando della sua debordante gioia, il fabbro chiese timidamente a Ipergone di poter far visita al suo antico amico e discepolo prediletto, nelle cave dei gas esilaranti. Stavolta, Ipergone accetto’ senza riserve, in quanto fremeva di lussuria all’idea di cavalcare quel prezioso gioiello, costatogli cosi’ poco. Quando lo vide, corroso dal gas, con le mascelle deformate in un ghigno, ridotto quasi una larva pustolosa, il fabbro gli ando’ incontro. Lui si getto’ ai suoi piedi, singhiozzando e lacrimando verde. Il fabbro lo riscatto’ da Ipergone, ad un prezzo indicibile, lo curo’ e lo riconforto’. Quando ebbe terminato il suo lavoro al nuovo carburante, lo riporto’ con sé su Mercurio, dove lo reintegro’ nel suo ruolo all’interno dell’officina, e lavorarono insieme per molti anni ancora. Poi, quando fu veramente troppo stanco, una sera chiamo’ l’anziano discepolo accanto a sé. Puntandogli il dito sull’addome, disse : « Qui é la forgia. » Poi, il dito sali’ al petto : « Qui é il mantice. » Poi scese all’inguine : « Qui é il mercurio. » Gli pose infine le mani sul capo : « Cuoci il tuo mercurio, finché non metta le ali e canti. Allora, sarai immortale, come me. » E spiro’. Il discepolo espose il suo corpo ai corvi e agli avvoltoi. Poi, raccolte le sue ossa, le calcino’ nella forgia e le ridusse in polvere nel 57 mortaio. Bevve quella polvere tutta la vita, e per tutta la vita aziono’ il mantice e la forgia, finché un giorno chiuse a chiave la fucina e la consegno’ al più anziano dei garzoni. Poi, si alzo’ in volo e se ne ando’ cantando verso il Sole. Pare che, ancora oggi, i garzoni si succedono alla forgia, uno dopo l’altro, senza interrompere la catena. Circa due mesi fa, quando Tuiavii fece scalo l’ultima volta su Saturno, il Sovrintendente, forse in un lampo di lucidità, oppure perché si rese improvvisamente conto che lui era l’unico ospite disinteressato a fargli visita almento due volte l’anno, se si escludeva il temuto e rapace Agente delle Tasse, ebbe come un raptus di umanità. Gli artiglio’ la mano fra le sue, tremanti, poi gli passo’ intorno al collo una catenella con una minuscola pietra degli Anelli, color rosso rubino, come portafortuna. Tuiavii forse non saprà mai se si tratta di un vero rubino o di un ciottolo similvero. Ma apprezzo’ il gesto e in contraccambio gli fece scivolare fra le dita una moneta d’argento che aveva trovato nel fondo del suo baule bombato. Forse, un souvenir d’Inghilterra del suo bisavolo Tuiavii. Allora, Ipergone apri’ le dighe degli occhi ad uno scroscio di lacrime vere, quelle si’. VII 58 Mentre Tuiavii corregge la rotta verso Nettuno, un sentimento quasi filiale gli si insinua fra le costole al pensiero che prossimamente incontrerà, forse per l’ultima volta il Patriarca, quell’essere straordinario che gli ha aperto gli occhi ad altre dimensioni della vita. Facta gli offre un piatto di vermicelli di riso al pistu, con formaggio di soya, che egli assaggia distrattamente. Neanche un boccale di trembu riesce ad interessarlo, talmente é preso dai ricordi. Quando Tuiavii sbarco’la prima volta su Nettuno, a bordo di un’aeronave militare UNLIMITED con la sua unità di Forze Speciali, i Nettuniani vennero a vedere quei Terrestri armati e bardati di tutto punto, con la curiosità dei fanciulli e il sarcasmo dei vecchi. Commentarono fra loro, senza parole, con sorrisi velati, poi se ne andarono lentamente com’erano venuti. L’ordine era di setacciare il territorio in cerca di un eventuale rifugio del Patriarca, l’essere più ricercato dell’intero Sistema Planetario. Tuiavii si inoltro’ nel settore assegnatogli con l’ausilio dei razzi collocati sulla corazza dorsale. Per molte ore sorvolo’ oceani di azoto liquido e laghi d’acqua densamente calcarea, con grandi roccie di argilla verde, azzurra e grigia argento. La rara vegetazione, simile a brughiera, si estendeva intorno ai laghi a chiazze, contendendo il terreno ai licheni. Infine, giunse a una montagna altissima con la vetta coperta da uno spesso strato di azoto ghiacciato. Atterro’ a mezza costa, su uno spiazzo pianeggiante davanti alla parete scoscesa. Un uomo esile, molto vecchio, a torso nudo nonostante i -­40 gradi, stava con l’arco teso, ad occhi chiusi. Poi la freccia volo’, diretta al centro di un lontanissimo bersaglio. Cosi’ più volte, immancabilmente al centro. Tuiavii ebbe l’impressione che fosse il bersaglio ad andare incontro alle freccie. Poi, 59 il vecchio Patriarca, che sembrava lo aspettasse, gli fece un cenno con la mano ed entro’ nella parete di ghiaccio tramite una fessura invisibile. Tuiavii lo segui’ e nonostante tutta la grossa bardatura, riusci’ a passare. Davanti ai suoi occhi, una serie di grotte ricavate dallo scavo della calotta di azoto ghiacciato, con luce ampliata e soffusa che permetteva una lettura perfetta e rendeva tiepida l’aria. Nel ghiaccio stesso erano ricavati gli scanni per leggere e gli incensieri. Gli ambienti si susseguivano a spirale nella montagna, fino ad una cripta. Ogni grotta conteneva milioni di testi antichi, ognuno dei quali incorporato in un cristallo. I vari colori dei cristalli indicavano l’argomento del testo, l’epoca e il popolo che lo aveva trascritto. Era l’immenso Archivio salvato dalla Terra, ad opera dell’ultimo sopravissuto Patriarca di Shambala. L’autentico Ricercatore sfuggito ad ogni ricerca, sopratutto quella efferata della UNLIMITED, per coinvolgerlo nei suoi immani obiettivi pubblicitari e commerciali o, in caso contrario, ucciderlo. Tale Archivio, lasciato in custodia al Patriarca dai suoi predecessori secondo la rotazione naturale di vita e morte, che contiene milioni di testi scritti, incisi, scolpiti, dipinti su ogni sorta di materiale, é la summa di ogni conoscenza di tutti i popoli in tutte le molteplici ere terrestri, prima e dopo il Diluvio. Tuiavii scopri’ sbalordito l’esistenza di molte civiltà pre-­atlantidee che puntualmente apparivano, pervenivano allo splendore e poi decadevano, causa grandi cataclismi naturali, o per degenerazione, oppure per il sopravvento di nuove culture più intransigenti e aggressive. Un ciclo perenne, ferreo eppure fragilissimo, ne regolava la nascita e l’estinzione. E sempre, in tutte le ere, era esistito qualcuno con gli occhi aperti, che aveva conservato le traccie della saggezza e cercato di mettere in guardia la razza umana dalle prossime future catastrofi, causate dalla sua cecità egoistica. La recente nuclearizzazione del pianeta Terra era l’ultima di tali immani catastrofi. Fra un millennio, forse, avrebbe ripreso ad essere fertile e 60 popolata, quindi colture e allevamenti, quindi città e civiltà, ma su un cammino estremamente a tentoni, senza guida. Allora, l’ultimo Patriarca di una lunghissima catena sarebbe tornato a Shambala, per dare la luce della conoscenza a quei nuovi esseri, perché sapessero cosa era avvenuto in ogni passato, e sopratutto perché. Quando Tuiavii espresse il desiderio di leggere l’intero Archivio, il Patriarca spalanco’ gli occhi divertito, poi lo fisso’ a lungo e gli fece notare pacatamente che neanche tutta la sua intera vita, pur coi sistemi estremi di lettura congetturale, gli sarebbe bastata per dare appena un’occhiata veloce all’insieme. Resosi conto della propria ingenua goffaggine, Tuiavii si accartoccio’ su sé stesso, in un principio di depressione. Il Patriarca, palpata la sincerità di quell’uomo semplice, gli confido’ il metodo segreto dell’escursione nell’Archivio Siderale. Ogni volta che una domanda, un dubbio, una curiosità genuina di sapere lo avesse stimolato, avrebbe potuto avere le risposte dirette. Ma lo premuni’ di non esagerare, che il rischio era la fusione cerebrale, senza ritorno. Molte domande si affollavano nella mente di Tuiavii e il Patriarca, prevenendolo, gli racconto’ del suo arrivo su Nettuno, grazie a un passaggio avuto da « gentili viaggiatori », di cui non volle dire il nome, che imbarcarono lui e il suo colossale bagaglio su una « speciale nave » che poi se ne riparti’ nello spazio stellare. I Nettuniani, poche centinaia di esseri schivi, riservati, solitari e taciturni, quasi ascetici, dediti al lavoro del loro orto e allo studio dei misteri dell’Universo, gli si fecero incontro premurosi. Egli aveva scelto il loro pianeta per le loro qualità intrinseche, ed essi ebbero per lui, fin dal primo momento, un rispetto e una dedizione immensa. Furono loro a scavare le grotte nella montagna, per anni, con piccozze e fiamme ossidriche, e a renderle invisibili ad ogni strumento indagatore, senza niente chiedere, se 61 non la sua parola. Ogni mese, si radunavano per ascoltare le sue verità, che egli svelava senza reticenze e doppi sensi, e ad ogni loro domanda rispondeva esurientemente. I più saggi fra loro sapevano dalle profezie tramandate che doveva arrivare qualcuno. Qualcuno di molto speciale. La tradizione orale, non interrotta, lo diceva chiaro : l’Essere Lucente sarebbe arrivato sul Pianeta Blu, per guidare il suo popolo verso la perfezione. Per tale ragione, i Nettuniani accoglievano i pellegrini con rispetto, lavando loro i piedi, nutrendoli, alloggiandoli e facendoli partecipi dei loro studi. Ed erano molti, da ogni parte del Sistema Solare e in special modo dalla Terra, dopo il disastro. Arrivavano non si sa come, clandestini nascosti in ogni anfratto di aeronave mercantile, dopo mesi e anni di viaggio, braccati, scampati ad esecuzioni sommarie e alla deportazione sugli Anelli di Saturno. Fra di loro, stregoni della Kamchatka, sciamane delle Aleutine, vagabondi del Dharma, guerrieri Yaqui, dervisci turcmeni, marabu di Guinea, taoisti del Kuangsi, tantrici himalayani, bogomili bulgari, anacoreti armeni, animisti polinesiani, cabbalisti salomonici, uomini-­condor delle Ande, visionari della Terra del Fuoco. E poi, alchimisti soffiatori da Mercurio, erotofili da Venere, neotemplari da Marte, gimnosofisti da Giove, millenaristi scettici da Saturno, pazzoidi sognatori da Urano. Lavoravano negli orti dei loro ospiti, allevavano qualche animale da latte, raccoglievano erbe, adempievano ai loro riti. Il Patriarca li riceveva uno ad uno, li ascoltava, li incoraggiava nella ricerca personale. Inoltre, dava loro qualche parola chiave e li esortava a lasciar cadere ogni particolarismo, a superare qualsiasi scoglio dogmatico, a liberare la mente da tutti i pregiudizi. I più avanzati, li accoglieva in seguito in un cerchio interiore, dove li istruiva personalmente. Tuiavii senti’ nell’interiore sorgere prepotente il desiderio di essere anche lui istruito. Il Patriarca recepi’, ma continuo’ distrattamente a parlare dei pellegrini, di quanto si erano sentiti orfani dopo la sua partenza dalla Terra 62 soffocata dalle nubi mortali e dal fetore di miliardi di cadaveri ; di come erano riusciti a sopravvivere a quello scempio, senza la consolazione e l’incitamento di una guida superiore. Poi, lo condusse nella cripta e lo pose di fronte a un cristallo contenente un papiro in brandelli, pazientemente ricomposto, sul quale erano vergati nove versetti, in molteplici lingue arcaiche. Gli porse un rotolo di papiro vergine, uno stilo e lo lascio’ solo. Quando torno’, con una tazza di thé forte e ambrato, Tuiavii aveva terminato di copiare fedelmente. Gli spiego’ allora che quella sarebbe stata la sua istruzione durante i mesi e gli anni di solitudine negli spazi interplanetari. Su quel papiro avevano studiato i più grandi uomini della storia umana e gli adepti di ogni tempo e luogo. E nessuno ne era mai rimasto deluso. I più importanti avvenimenti in positivo di ogni epoca erano il frutto di tale studio. Anch’egli doveva intanto prepararsi al proprio destino di uomo giusto, per prendersi un giorno delle grandi responsabilità. Consegnandoli il papiro arrotolato, soggiunse : « Qua dentro, c’é tutto. Va solo letto, capito e vissuto. » Accomiatandosi, Tuiavii domando’ timidamente : « Che senso ha la vita ? » Il Patriarca rispose : « Ci é dato vivere. Viviamo, dunque ! » E Tuiavii, di rimando : « E la morte ? » Ponendogli una mano sulla fronte : « La morte é solo di passaggio. Sono già morto più volte. Ed eccomi qui’ ! » Sorrise, e si ritiro’ nella sua cripta. La sera, quando Tuiavii torno’ alla base, sul suo rapporto scrisse : « Niente da segnalare ». 63 Mentre lui s’ingozza di vermicelli ormai freddi e tracanna il boccale di trembu, Facta, evidentemente felice di essersi lasciata alle spalle Saturno e il bavoso Sovrintendente, gli dimostra la sua gratitudine con mille piccole attenzioni : lava le foglie di kat, accudisce alla pulizia dell’amaca, gli fa cambiare la tuta di volo sporca, gli massaggia le ossa della nuca. Tuiavii ringrazia e ricambia preparando il suo cocktail preferito. Ogni volta che sbarcava su Nettuno, Tuiavii aveva risolto un versetto e lo annunciava al Patriarca, che annuiva con un sorriso. Dopo i primi tre, questi gli unse la fronte e gli sussurro’ una parola all’orecchio. Quella parola sarebbe stata la chiave di volta per i prossimi tre versetti. Dopo altri tre passaggi da Nettuno, quindi altri tre versetti compresi, il Patriarca gli unse il palmo delle mani e gli sussurro’ un’altra parola. E cosi’ fino all’ottavo versetto risolto. Ma il nono, niente da fare. Non lo capiva, non riusciva a vedere oltre. E il Patriarca non fece niente per aiutarlo. Gli chiese anzi, un po’ sommesso, di poter rivedere la Terra. Dopo un attimo di esitazione per la sorpresa, Tuiavii acconsenti’ senza riserve e lo imbarco’ clandestino, contando sulle sue facoltà di rendersi invisibile ad occhi indiscreti e strumenti indagatori. Già prima dell’avvicinamento del CARGO UNLTD allo spazio orbitale, l’immagine della Terra non era più quella del decantato Pianeta Azzurro, ma predominante era un giallo bruciato, marrone e rossiccio, mentre gli oceani erano verdastri e celeste sbiadito e le masse nuvolose d’un grigio sporco, tendente all’ocra. Le calotte polari, ormai pressoché inesistenti, flottavano lentamente una verso sud, l’altra verso nord. Minuscole chiazze biancastre 64 indicavano le grandi metropoli che non erano più. Immense macchie verdi di alghe si spandevano nei mari chiusi. Davanti a quelle immagini di desolazione, gli occhi del Patriarca colavano grosse lacrime sulle guancie incavate. Ma le isole di Tuiavii erano sempre là, dei puntini giallognoli nel Pacifico. Chissà se una volta potrà rivederle, si chiese il pilota, e non manco’ anche stavolta di planare basso su Samoa nella speranza di essere riconosciuto dai suoi. E i suoi e l’intero villaggio lo riconobbero e lo salutarono. Durante il carico e scarico dell’ENTERPRISE, il Patriarca se ne stette a bordo, in una cella in fondo ai magazzini, per lo più in meditazione. Ma a Tuiavii arrivarono voci che qualcuno lo aveva visto in India, altri in America, altri un po’ dappertutto nel vecchio mondo. Con il potere di bilocazione, aveva voluto contattare qualche adepto superstite. Aveva fatto cio’ che andava fatto. Ma Tuiavii non capi’. Tornato su Nettuno, il Patriarca si ritiro’ per un mese nella cripta. Quando ne usci’, raduno’ la cerchia interiore e comunico’ la sua volontà di ripristinare gli Antichi Misteri e ne affido’ l’organizzazione e la ritualità ai Nettuniani, come dono per la loro grande devozione. Ogni anno, per il Gran Solstizio, la montagna di ghiaccio di Nettuno sarebbe stato il centro spirituale planetario, continuando la tradizione di Shambala. I Nettuniani, i pellegrini e i ricercatori dell’intero Sistema Solare ne furono entusiasti. La notizia si sparse come un lampo anche sulla Terra, suscitando gioia e commozione. Niente, dunque, era andato perduto. Egli stesso e i membri della cerchia interiore avrebbero officiato alle iniziazioni. I Nettuniani, motivati e riconoscenti, cominciarono subito a costruire centri di accoglienza, refettori, ostelli e la montagna di ghiaccio fu scavata ancora per creare ambienti adatti alle purificazioni e alla meditazione in solitudine. Gli orti si moltiplicarono, 65 cosi’ le stalle per gli animali da latte. Le braccia erano scarse per quelle nuove necessità, ma per fortuna, l’arrivo discreto di pellegrini continuo’ fino a diventare un flusso continuo. Fu necessario anche creare un’agenzia di viaggi, collegata con tutti i pianeti. Tutto quel fermento non sfuggi’ alla onnipresente UNLIMITED la quale, subodorando il colossale affare, mise a disposizione pressoché gratis la UNLTD.NET. Si sarebbe rifatta ampiamente con la pubblicità e i costosi biglietti per le sue aeronavi. Il grande evento riscosse un successo insperato : già ai primi di Giugno i Nettuniani dovettero ospitare i visitatori nelle loro stesse abitazioni e il cibo fu razionato per sfamare tutti. Ma, superato l’impaccio della prima volta, essi chiesero al Patriarca di voler gentilmente celebrare anche il Solstizio d’inverno. Questi accetto’ volentieri. Aveva come sempre colpito nel segno. Poi, accadde un fatto insperato : fra le migliaia di iniziati, qualche decina di essi decise di restare. Alcuni si costruirono delle cassette intorno alla montagna di ghiaccio, piantarono legume e allevarono animali, altri montarono la loro capanna su palafitte nei laghi vicini e si dedicarono alla coltura di alghe e alla pesca. Le piccole comunità si integrarono perfettamente coi Nettuniani e i due Solstizi annuali furono celebrati sempre più al meglio, per l’ospitalità del crescente numero di visitatori. Quando Tuiavii mise al corrente il Patriarca del progetto UNLIMITED di conquista del sistema planetario di Sirio, questi fu invaso da una grande tristezza e si ritiro’ nella cripta. Il giorno dopo, prego’ Tuiavii di recapitare al Consiglio di Amministrazione il suo messaggio che li esortava a desistere da quell’avventura sciagurata. Niente era propizio, le difficoltà sarebbero state immense, fino al disastro. Nessuno sarebbe tornato per raccontarlo. Tuiavii fu ricevuto con sussiego dal Consiglio, che derise le profezie del vecchio visionario, e gli furono mostrate le immagini inviate dalle sonde spaziali, assolutamente tranquille, amene e invitanti di pianeti facili alla 66 conquista. Il messaggio catastrofico del Patriarca fu distrutto e sostituito con un falso, augurale e inneggiante alla spedizione, che fu immediatamente diffuso sulla UNLTD.NET. Poi, furono sguinzagliati una decina di agenti speciali in veste di pellegrini verso Nettuno, col compito di eliminare il Patriarca menagramo. Nonostante la perfetta messa in scena, questi furono agilmente smascherati dai Nettuniani, che li spedirono al mittente con mandato di espulsione dal pianeta, in quanto Personae Non Gratae. Chissà perché, quelli della UNLIMITED non replicarono. Forse per il sacro timore dei Nettuniani, pur essendo un popolo di poche centinaia di individui pacifici. Forse le superstizioni circa i loro poteri sopranaturali, o le dicerie sulla loro presunta immortalità. Un mese fa, prima che s’imbarcasse per l’ultima frazione da Nettuno ad Urano, il Patriarca pose le mani sulla testa di Tuiavii e ve le tenne a lungo. Mentre un gran senso di pace e gratitudine lo invadeva, Tuiavii vide nel cielo quattro piccole comete che procedevano velocissime in parallelo, verso Venere. « Perché, Venere ? » chiese perplesso. « Per dare il segnale. » rispose il Patriarca, scoprendo i perfetti denti pluricentenari in un’affettuosa risata. Tuiavii non capi’, ma fu certo che si trattava di una cosa buona. Mentre il CARGO UNLTD. si alzava, il Patriarca continuo’ a ridere senza sosta, con una mano alzata che lo benediva. VIII 67 Lasciato Nettuno da tre settimane circa, Tuiavii si arrovella quotidianamente sulle ultime parole sibilline del Patriarca : « Per dare il segnale. » Il segnale di cosa ? A chi ? A qualcuno, verso Venere…Gli capita spesso di appisolarsi nell’amaca con quest’ultima immagine. Verso la fine del suo sogno ricorrente, stavolta Tuiavii sta contemplando con gioia le quattro scie luminose delle piccole comete che solcano il buio, parallele, quando un tonfo attutito contro la fusoliera del Cargo UNLTD lo scuote. Sul display dell’assetto di navigazione, appare la sagoma enorme dell’ENTERPRISE con sotto una cupoletta color coccinella, avvinghiata col suo tampone di trasbordo. Tuiavii corre alla porta ermetica sul pavimento e ne attiva la spia sensoria. Una musichetta stuzzichina si insinua invitante, frammista a un forte profumo di cinnamomo. Crede di aver capito di cosa o di chi si tratti. Sblocca la porta stagna e due manine affusolate lo tirano giù, in basso, attraverso il tampone nella cabina color confetto della coccinella spaziale. La creatura si presenta di aspetto splendido, ben fornita e sorridente. Tuiavii ne aveva sentito parlare, negli hangar di ogni porto, di quelle puttanelle siderali appetitose tuttofare, in termini lusinghieri e appassionati, ma non aveva mai avuto il piacere d’incontrarne almeno una. Come prezzo, gli pare del tutto ragionevole, dato il luogo e l’impellente necessità : qualche scatola di alimenti e bevande UNLIMITED, che a quanto pare riscuotono un notevole successo anche negli spazi interplanetari. Le manine della creatura, sbucando da non si sa dove, attraverso il minuscolo abito laminato sbrillucicante, sono diventate quattro, forse cinque e si danno subito un gran daffare. Una gli titilla lo scroto, un’altra gli solletica lo sfintere, una terza lo ignuda velocemente, una quarta maneggia luci soffuse e 68 musiche ad hoc, una quinta gli massaggia tanti punti erogeni che neanche lui supponeva di possedere. In breve il grande arnese di Tuiavii, orgoglio della sua tribù, si erge rampante. La piccola bocca a cuore della creatura comincia ad assumerlo lentamente, facendosi sempre più larga ed elastica, fino ad inghiottirlo completamente, compreso lo sferisterio ed iniziando un ruminare soave con contrappunto di minuscoli denti aguzzi, mentre tutte quante le manine persistono nelle loro fantasiose attività. Dopo un tempo indimenticabile, si alza alto un nitrito e Tuiavii si drizza possente sul lettuccio confetto, sul quale stramazza poi, in deliquio. Al che, Facta si affaccia all’imboccatura del tampone, dal quale cala un verricello per recuperare quel corpo inerte e flaccido. Provvede poi, con lo stesso sistema, a saldare il conto al quale aggiunge, con un pizzico di complicità femminile, alcune cianfrusaglie UNLIMITED che la creatura apprezza oltremodo, sbattendo gli occhietti umidi. Richiuso il tampone di trasbordo, la navetta color coccinella schizza via nello spazio buio antracite. Nelle narici di Tuiavii si insinua prepotente un forte aroma di caffé nero, frammisto a quello di miele selvatico, che lo rianima e lo mette di buon umore. Facta prepara inoltre un gran frullato di frutta e una focaccia abbrustolita, farcita di peperoncino verde. Bisogna che si rimetta in forze rapidamente. E’ tempo di togliere dall’inerzia i cloni destinati ad Urano, mancando ormai pochi giorni a destinazione. Trattandosi di un’operazione piuttosto complessa e delicata, Tuiavii e Facta fanno il punto sull’insieme delle procedure e verificano accuratamente tutta la strumentazione. Facta 69 inizia col depressurizzare le 10 grandi cabine che contengono ognuna 30 clonati, distesi su plancie termiche e collegati con gli alimentatori energetici. Poi, con efficienza impensabile, Tuiavii procede al risveglio, uno per uno, con buffetti sulle guancie, lievi massaggi cardiaci, respirazione bocca a bocca e talvolta, nei casi più difficili, con qualche energico schiaffone dagli ottimi risultati. Dopo qualche ora, sono tutti ben svegli e coscienti. Tuiavii li inquadra e intona il melenso Inno della UNLIMITED, al quale i clonati si uniscono solerti e impettiti. Dopo di che, Facta li invita nel grande refettorio organizzato nei magazzini, dove possono scegliere a volontà dal buffet caldo gli speciali alimenti ipernutritivi della UNLIMITED, sui quali si gettano come forsennati. Dopo una breve sosta digestiva, tutti in palestra dove Tuiavii indica loro una densa serie di esercizi per la rieducazione degli arti anchilosati dopo il lungo stato d’inerzia. Infine, Facta cura in particolare il loro ripristino psichico-­intellettivo, esercitandoli sui suoi display con enigmi matematici e linguistici, secondo il loro potenziale. Alla fine di una prima giornata di addestramento, i clonati si ritirano nei loro locali, inquadrati dagli ufficiali, ove si dedicano alle loro segrete disposizioni sulla futura missione. Tuiavii puo’ finalmente tirare il fiato e buttarsi a corpo morto sull’amaca, dove Facta lo raggiunge con un bricco bollente di thé al gelsomino. Ha appena accostato le labbra alla tazza, quando una navetta lampeggiante incrocia trasversalmente l’ENTERPRISE, segnalando di rallentare per poter attraccare. Se l’era quasi scordato, ma ora che prolunga il suo tampone per sbarcare a bordo, Tuiavii sa già cosa l’aspetta e che atteggiamento assumere. Il Capo Doganiere di Urano, circa 60 denti di sorriso, si introduce alla sua presenza sicuro di sé, bisunto e leccaculo, con nonchalance, come che passasse di li’ per puro caso. Facta gli passa sotto gli occhi porcini il packing-­
list e le fatture relative all’intero carico. Lui guarda appena il tutto di 70 sguincio e se ne sta li’, bilanciando il pancione su una gamba, poi sull’altra, sbuffando per un caldo inesistente. Tuiavii, impassibile, s’infila nei corridoi dei magazzini, dove apre a caso qualche scatolone da cui preleva manciate di prodotti assortiti. Quando torna nella cabina centrale, trova il Doganiere Capo che palpeggia distrattamente il culetto di Facta con un sorrisino ebete. Ringrazia con un inchino, ma non se ne va finché, preso il coraggio, non manca di chiedergli ancora qualche cianfrusaglia UNLIMITED, per le sue bambine. Tuiavii torna velocemente con le richieste destinate alle sue puttanelle siderali. Quasi lustrando il pavimento di ossequi, il Capo Doganiere sparisce rinculando a testa china nel suo tampone, dopo un’ultima strizzatina d’occhio a Facta, del tutto refrattaria. Finalmente, puo’ dedicarsi con tutti i suoi sensi alla tazza di thé al gelsomino, che Facta a provveduto a riscaldare. Sarebbe stato veramente duro il viaggio senza l’impareggiabile Facta, mariliniana computer di bordo. Ma fra qualche giorno, se tutto fila dritto, riabbraccerà la sua Xila, filiforme e diafana. E con tale pensiero scivola dolcemente, cullandosi nell’amaca, in un più che meritato sonnellino. All’improvviso, mentre Tuiavii pisola sull’amaca, Facta arriva concitata per segnalargli sui display l’arrivo contemporaneo di una pioggia di meteoriti e una tempesta magnetica. Le meteoriti, di piccolo diametro ma estremamente dure, cominciano a martellare il CARGO UNLTD. come scrosci di grandine, frantumandosi contro la fusoliera e imbrattandola di acidi fortemente corrosivi, fumanti, fin quasi a perforare il grosso spessore di titanio. Nel mentre, la tempesta magnetica scuote come un fuscello la grande bara 71 volante, elettrizzando e fondendo tutti gli strumenti elettronici, il sistema propulsivo e mette fuori uso gli alettoni direzionali, costringendo Tuiavii alla guida manuale, a vista, per quel poco che puo’ vedere ancora dallo schermo gigante, quasi frantumato dalle disastrose meteoriti, ridotto a un reperto di scontro frontale. Facta segnala inoltre che il carburante é quasi a livello zero. Tuiavii dispone per una velocità quasi d’inerzia e si accosta con la massima cautela, usando il metodo « surfing », quasi scivolando al punto d’impatto con l’attrazione planetaria di Urano, dove l’ENTERPRISE rischia di schiantarsi o incendiarsi per una falsa manovra. Con l’ultimo lingotto di carburante, Tuiavii entra in orbita discendente, lasciando che la legge della natura faccia il resto. Quando é a qualche centinaio di metri d’altezza, aziona l’ultimo reattore frenante, e in un modo o nell’altro riesce a posarsi sul suolo di Urano. L’ENTERPRISE é in uno stato comatoso, ma tutto é in salvo. Il battaglione di cloni sbarca con ordine, si inquadra e saluta alla voce il pilota Tuiavii. Dallo sparuto comitato d’accoglienza, l’Alto Generale e l’Alto Funzionario si fanno avanti, uno direttamente a bordo per prendere in consegna con violenza la recalcitrante Facta, l’altro per constatare di persona la propria merce e sopratutto le condizioni dei clonati, che a quanto pare sono in perfetta forma, gasati e impazienti di entrare in azione. L’Alto Generale dichiara poi l’ENTERPRISE ufficialmente interdetta al volo e dà ordini per il suo trasferimento in carenaggio. Tuiavii fa appena in tempo a riappropriarsi del suo baule di effetti personali, e dopo un’occhiata complice con Facta si avvia stancamente verso il suo alloggio. Ma dietro un hangar, l’attende Xila. Non se l’aspettava cosi’ all’improvviso, impreparato, stanchissimo, lurido di sudore e di stress nervoso. Invece é li’, che fa capolino timidamente dal suo nascondiglio improvvisato. Si guardano, a lungo, negli occhi. Un anno e più, lungo come una vita intera, incerti di ritrovarsi. Allora, lei lo ha aspettato fiduciosa ! Allora, é tornato come promesso ! Lentamente si fanno incontro, 72 lui lascia cadere la maniglia del baule bombato, lei in punta di piedi gli circonda il grosso collo con mani tremanti. Poi si avvinghiano l’un l’altra, come a qualcosa di perso e ritrovato, infine. Le labbra si incollano affamate, le lacrime colano a rivoli, i sessi si cercano prorompenti, singhiozzi e sorrisi, strette soffocanti e buffetti, finché Tuiavii, ripreso fiato, la solleva dolcemente con un braccio, mentre con l’altro recupera il baule e si avvia in fretta verso il suo alloggio, da cui prevede di non uscire per svariati giorni. IX 73 L’Alto Generale con l’Alto Funzionario UNLIMITED bussano energicamente alla porta di Tuiavii e gli annunciano senza preamboli la grande notizia : sarà il Comandante di una delle mega aeronavi in via di refinizione nei cantieri di Plutone, per la missione più importante di sempre: la spedizione verso il sistema planetario di Sirio. Circa due anni di viaggio, poi l’eventuale guerra di conquista (e qui gli occhi dell’Alto Generale si avvampano di lussuria) e l’apertura di non si sa bene quanti e quanto imponenti nuovi mercati (e qui sono gli occhi dell’Alto Funzionario a lacrimare di goduria). Sarebbe per Tuiavii il coronamento di una carriera. Ci pensi bene Tuiavii, anche se il tutto é già stato deciso d’ufficio dal Comando Supremo. La riflessione di Tuiavii dovrà concerne strettamente la forma di ringraziamento ufficiale da indirizzare al suddetto Comando. Ha tempo 24 ore. Chiusa la porta, Tuiavii e Xila si guardano. Da parte sua, Tuiavii non necessita di cosi’ lungo tempo per prendere una decisione per loro già scontata. Già un anno prima, la sua mente era esplosa in un rigurgito di rigetto. E appena ha rivisto Xila, il suo vago progetto elaborato nei lunghi mesi di navigazione, tra infiniti dubbi ed esitazioni, ha preso immediatamente forma definitiva. Sorride a Xila, quasi a tranquillizzarla. Calata la notte, prende Xila per mano, trascinando il baule bombato con l’altra, e si avvia guardingo verso l’aerodromo UNLIMITED. E’uno scherzo per lui individuare l’hangar del suo CARGO UNLTD, l’ultimo in fondo alle piste, quasi un deposito rottami. E quasi un rottame é ridotta l’ENTERPRISE. Il guardiano, un vecchio nativo di Urano, dal corpo scheletrico ed elastico, cerca conforto annusando profondamente una scatoletta di essenze fumose. 74 Riconosce Tuiavii e lo saluta abbracciandogli le ginocchia, come si faceva un tempo con gli esseri speciali. Una muta conversazione con gli occhi fra i due e Tuiavii apre il baule bombato. Gli occhietti del vecchio vi frugano dentro, strabuzzando di meraviglia. Ne cava fuori, timidamente, il coltello di selce, la fionda, il pallone da rugby, poi un fagottino di cantaride, un paio di occhiali da vista per miopi e poi, e poi…Tuiavii lo lascia fare, ma quando il vecchio allude guardingo al baule stesso, scuote prepotentemente la testa e lo richiude di schianto. Ma al guardiano va bene anche cosi’. Il suo largo sorriso di due denti, uno sopra, uno sotto, rimarca che l’affare é concluso. Manca solo la firma giustificativa. Si protende in avanti con la fronte, sulla quale Tuiavii lascia andare un pugno poderoso. Dormirà profondamente tutta la notte, e il mattino dopo mostrerà la grande ecchimosi, quasi da trauma cranico. Tuiavii non perde un secondo. Sa dove mettere le mani. Introdottosi agile e deciso dentro il vano motore, smonta, rimonta, fresa, salda, lubrifica, stura condotti ostruiti, ripristina circuiti elettronici, prova più volte l’accensione. Niente. Non é possibile. Xila, timidamente, svita un tappo. Il serbatoio é vuoto. Niente miscela, né lingotti. Arrossendo dalla vergogna, Tuiavii con passo da leopardo raggiunge l’hangar più vicino. Prende in prestito una ventina di lingotti d’ oro mercuriale e una tanica di miscela da un’aeronave. Ormai, manca poco all’alba, bisogna fare in fretta, o la va o la spacca. Finalmente, il motore del CARGO UNLTD attacca il suo ronfare. Lento e sicuro esce dall’hangar e prende ad alzarsi nel buio antracite. Poi, Tuiavii lo lancia a tutta forza ( si fa per dire) verso quella piccola luce là in cima che Xila gli indica fra le altre cento, mentre una in particolare, la Stella del Mattino, splende vivida nel cielo schiarente. Se ce la fa, tutti i giorni andata e ritorno il vecchio traghetto postale, non cé ragione che la gloriosa ENTERPRISE non riesca a compiere il solo tragitto di andata, cosi’ pensa Tuiavii. Cosi’, fra sbandate e saliscendi, sussulti e singhiozzi del motore, Tuiavii senza alcun 75 ausilio della rimpianta Facta, guida manualmente il CARGO UNLTD verso la sua destinazione finale. All’alba in punto, i due Alti, constatata l’assenza di Tuiavii nel suo alloggio, hanno una fulminea contemporanea intuizione: corrono trafelati all’aerodromo, dove il vecchio guardiano sta massaggiandosi la fronte livida con un impiastro di saliva e talco grattato in terra. Data l’assoluta vuotezza dell’hangar, danno l’allarme. Dopo mezz’ora scarsa, l’ammiraglia della Flotta UNLIMITED si alza in caccia, direzione : satellite Xenos, missione : distruzione CARGO ENTERPRISE UNLTD. Il guardiano, fra le nebbie del trauma, si é ricordato di una fanciulla filiforme e diafana che era con Tuiavii, senz’alcun dubbio xenoviana. E’ superfluo sottolineare che la UNLIMITED ha schedato tutti i suoi dipendenti, vale a dire il 90% delle popolazioni dell’intero Sistema Planetario. L’altro 10% non é stato neanche ritenuto degno di una schedatura. I dossier vengono puntualmente aggiornati da una fittissima rete di informatori, sia mezzi tecnici sofisticatissimi, sia umani i più disparati, premiati con ricchi tickets. I clonati sono ovviamente i più efficienti in tale tipo di attività confidenziale. La UNLIMITED ha inoltre un sistema particolare di premiazione per i suoi fedelissimi : percentuali fino al 50% sui beni mobili ed immobili del traditore, mestatore, sobillatore e ribelle, che viene giudicato da speciali tribunali inquisitori per il crimine più grave previsto dal Codice 76 Unico : il reato di alta infedeltà. Chi riesce a darsela a gambe, si rifugia nella Fascia Neutra. Gli altri meno fortunati vengono istradati verso i Campi di Lavoro sugli Anelli di Saturno. Nel suo dossier, Tuiavii é etichettato con la sigla STAND BY, vale a dire in attesa di un giudizio preciso. Oltre ai suoi eclatanti meriti di soldato e pilota, figurano anche macchie nere, come l’insofferenza alla disciplina, il bruciante sarcasmo, il gusto dello sfotto’, ma sopratutto l’indisponibilità alla delazione. Quest’ultima in particolare lo rende inviso alla Gerarchia. Tuiavii e Xila sono ormai vicini a Xenos. Il piccolo satellite, molto più piccolo della Luna terrestre, a circa mezza giornata da Urano, é semivisibile, secondo la posizione sua e di chi si avvicina, la metereologia, le correnti elettromagnetiche e…l’umore dei suoi abitanti. Hanno, fra le loro molte fobie, il terrore di essere invasi da un turismo curioso e chiassoso e dal suo zozzume sparso per ogni dove. Con la megabase di tecnici clonati più rispettive famiglie e scapoli impiantata su Urano, il rischio é reale. Quando le aeronavi si delineano all’orizzonte, essi mettono in funzione il loro congegno di mascheramento, basato su un complesso sistema di specchi, che rende il satellite completamente diafano, poi gradualmente invisibile, mentre le loro calotte abitative si inabissano nella spessa coltre di sabbia e talco. Fino a che le aeronavi, disorientate e incerte, invertono la rotta tornandosene deluse verso Urano. Per fortuna un altro satellite, il gemello Xeros, é invece oltremodo ospitale e puntualmente organizza per la Flotta UNLIMITED grandi e pompose accoglienze, golosi i suoi abitanti, loro si’, dei prodotti e delle cianfrusaglie della suddetta Impresa. Rinomatissimo il suo bucolico bordello all’aria aperta e nei laghetti ribollenti di crema al talco canforato, 77 calce viva e argilla verde ramarro. Si dice che dopo una settimana di intrattenimenti, la pelle di un ottuagenario torni come quella di un neonato, con virilità da ventenne… I genitori di Xila, due esseri manco a dirlo filiformi e diafani, pluricentenari in ottima forma, assistono circondati da un nugolo di bambine schiamazzanti al lento planare di quella curiosa cassa da morto (poiché in tutto il Sistema Solare le casse da morto hanno tutte medesima forma) verso il suolo di Xenos. Xila aveva avvertito i suoi della sua presenza sul CARGO, quindi la visibilità del satellite ha permesso a Tuiavii una rotta chiarissima. Poggia al suolo morbido e aziona il motore al massimo, cosi’ da far sprofondare l’ENTERPRISE nella spessa coltre polverosa, fino a sparire completamente, senza lasciar traccia. Nessuno dall’alto sarebbe riuscito ad individuare l’aeronave. Il nugolo di bambine si avvinghia al collo e alle braccia di Tuiavii ridendo a più non posso, mentre i genitori, curiosissimi dei suoi tatuaggi, li commentano sottovoce leggendoli con le dita, stupiti e divertiti. Gli unici che hanno saputo interpretarli. Poi, corrono a preparare un’accoglienza speciale, perché hanno capito che é un essere speciale. A bordo dell’ammiraglia UNLIMITED, i due Alti tentano a più riprese , inutilmente, di inquadrare il satellite Xenos, data anche la fievole 78 collaborazione del computer Facta che non puo’, o non vuole, filtrare lo spazio antistante con i suoi sofisticatissimi strumenti. Del resto, subito dopo lo sbarco di Tuiavii e Xila, gli xenoviani, avvertiti dell’arrivo imminente dell’ indesiderata Flotta, hanno messo rapidamente in funzione il loro apparato mimetico. Intuendo la scarsa collaborazione, se non il sabotaggio da parte di Facta, l’Alto Generale interviene lui medesimo sugli strumenti di Facta, quasi una violenza carnale. Ma il display resta piatto. Anche Facta ha i suoi personalissimi congegni di difesa : si auto-­inerzia. I due Alti rinunciano finalmente a intravedere Xenos e fanno rotta, ultima remota possibilità conoscendo per fama Tuiavii, verso i casini di Xeros. Dopo una settimana di intensi, minuziosi sopralluoghi nei boschetti e nei laghetti, dove non mancano di interrogare a fondo, una per una, tutte le ninfette disponibili, esausti ma con la pelle da neonati (in fondo felici di non aver rintracciato quel rompiballe di Tuiavii) i due Alti tolgono il disturbo e se ne tornano su Urano, per dedicarsi anima e corpo al ben più remunerante Progetto Sirio, ormai pressoché ultimato. Nella notte xenoviana quasi iridescente, illuminata da un fievole Urano, i genitori di Xila coadiuvati dal centinaio di abitanti del minuscolo satellite, preparano la festa per Tuiavii. I giovani estraggono dal terreno delle collinette ogni tipo di radici, bulbi e carote sotterranee che fanno arrostire sul grande fuoco verdastro di butano e bauxite. Le donne anziane tessono in sincronia il manto nuziale di Xila, mentre le ragazze la circondano 79 agghindandola e sussurrando parole delle quali poi ridono sganasciandosi. Gli anziani sono intenti a preparare il Xondo, ovvero Consolazione dei Vecchi, una bevanda tiepida di muffe un po’ allucinogene, un po’ diuretiche e molto afrodisiache. Il nugolo di sorelline é intento a frugare da cima a fondo il baule bombato di Tuiavii, tirando fuori ogni bene per giocarci. Tuiavii le lascia fare, quasi divertito e meravigliato di sé stesso per cosi’ tante cose racimolate nella vita passata. Le ferma soltanto quando afferrano il rotolo di papiro avuto dal Patriarca, poco prima che si involi in un nugolo di briciole. Il banchetto, semplice ma succulento, é innaffiato da ettolitri di Xava, una specie di birra lattea appena alcolica, mentre Xila beve solo il suo kefir, che a quanto pare é il suo alimento principale. Invece, Tuiavii opta decisamente per il Xondo che gli piace oltremodo, reputandosi un po’ vecchio e tanto bisognoso di consolazione, con grande soddisfazione e godimento degli anziani, i quali dapprima leggermente sulle loro, accettano infine quello strano speciale buffo tipo tatuato, annuendo con la testa e col battito delle mani sulle ginocchia. Quando poi Tuiavii si lancia nella sua danza tribale piuttosto ammiccante, tutti gli xenoviani si buttano in terra dal ridere e molti di loro cercano di imitarlo come possono. Le ragazze, in numero dieci volte maggiore dei ragazzi, si azzuffano per accaparrarsene uno e trascinarlo via, sulle collinette di talco. Molto tempo dopo, é quasi l’alba, un corteo solenne seppure sbronzo accompagna la coppia alla loro cupola nuziale, addobbata con drappi e festoni dipinti. Quando i genitori di Xila riescono ad estirpare il nugolo di sorelline dal corpo di Tuiavii, la porta blindata li lascia soli, finalmente. 80 Quel mattino, sotto la cupola opale con arco visivo di 180 gradi, Tuiavii ingravida Xila di quattro gemelli maschi. Le quattro piccole comete hanno dato il segnale. Quindi, scende nell’abitazione sotterranea, srotola il papiro del Patriarca ed entra in meditazione profonda. Dopo un’ora circa, quando le possenti spire del Serpente Ouroboros mollano la presa, i polmoni di Tuiavii cominciano a respirare una soavissima manna, il suo occhio interiore si apre e l’immagine del Patriarca é davanti a lui. Tuiavii, quasi supplicante, gli indica l’ultimo versetto del papiro. Il vecchio Adepto lo benedice e gli tocca la fronte per l’ultima iniziazione, poi gli sussurra all’orecchio il significato dell’ultimo versetto : « Fai cio’ che va fatto. » Tuiavii si prostra in avanti, profondamente commosso, cercando di abbracciare la sua figura, ma la sua immagine tremolante si é già involata, con un lieve sorriso. Ma Tuiavii ha ora perfettamente chiara la sua missione : seminare figli e piante di ogni genere su quel piccolo angolo di Universo, crescere i quattro gemelli con saggezza ed attendere una vecchiaia felice con Xila, circondato da una moltitudine di nipotini vispi e tiranni, forti e gentili, una specie profondamente umana, cosciente ed autonoma, estranea al prototipo UNLIMITED. Qualche mese dopo, Tuiavii e Xila sono totalmente presi dalle loro occupazioni dentro il vecchio cargo, che é divenuto il loro laboratorio, vivaio, magazzino mercato e clinica ginecologica. Xila coltiva alghe, felci, funghi e licheni nell’ombra costante delle grandi celle per i cloni, mentre Tuiavii 81 pianta il suo ennesimo bonsai di Ulivo Sempiterno alla luce filtrata dello schermo gigante, mentre la provvista di olive in salamoia cresce a vista d’occhio. Ha calcolato che ne avrà da mangiare tutto l’anno e da seminare una al giorno. Fra un anno, le collinette di talco e argilla cominceranno a verdeggiare di ulivastri. Il nugolo di sorelline controlla il bancone di scambio, dove gli xenoviani si affollano per procurarsi il kefir speciale di Xila, barattandolo con ogni qualità di mercanzia, in particolare prodotti del sottosuolo, fra cui un tipo di tartufo di cui Tuiavii va pazzo. Data l’enorme richiesta, Xila ha istruito due delle sorelline più grandi nella preparazione e confezione del kefir. Ormai, gli xenoviani fin da bambini lo bevono, e tutti quanti vivono in media fino all’età di 110-­120 anni. Pare che nessuno su Xenos soffra di tubercolosi, catarri ai polmoni, crampi allo stomaco, infiammazioni intestinali e del fegato, dolori alla cistifellea, malattie della vescica e della prostata. In alcuni casi, sostituisce il latte materno nella cura degli eczemi della gravidanza e nelle malattie degli organi genitali femminili. E’ ottimo per le malattie nervose, le ulcerazioni interne, la cistifellea, il fegato, le reni, la cirrosi epatica, le malattie dello stomaco e dell’intestino, la diarrea, la stipsi, l’anemia, la disgregazione del sangue, le erezioni cutanee e gli eczemi. Xila lo prepara secondo l’antica modalità : in un boccione di pressoché un litro del liquido cristallino che somiglia all’acqua, pone 3 cucchiai di funghi di kefir ben lavati, 3 cucchiai di zucchero, 1 frutto secco (fico, uvetta, prugna, mela) e mezzo limone. Poi, rimesta il tutto e lo lascia fermentare per due giorni. I funghi di kefir non si esuriscono mai, anzi si riproducono rapidamente. Quando, molti anni prima, il Patriarca gli sussurro’ all’orecchio il significato di uno dei primi versetti del rotolo di papiro : « Conserva il tuo seme », Tuiavii 82 resto’ come sbalordito, ma segui’ l’istruzione fedelmente, sempre, pur non capendone il significato e lo scopo. Nell’ultima iniziazione ricevuta, ha capito. La sparuta popolazione di Xenos, il cui rapporto demografico é di un maschio ogni dieci femmine, soffre senza dubbio di un forte sbilanziamento genetico, la cui causa é misteriosa, che puo’ anche determinarne la completa estinzione. I genitori di Xila sostengono che molti secoli prima non era cosi’. Xenos era ben popolato di maschi e femmine in pari numero su tutta la sua superficie. Evidentemente, qualcosa di subdolo e terribile doveva essere accaduto. Dopo una settimana di ritiro nel suo sotterraneo, Tuiavii ne é uscito un po’ sconvolto, ma raggiante. « Fai cio che va fatto ». E senza perdere un attimo di più, si é messo al lavoro. Davanti alla porta blindata della clinica ginecologica che Tuiavii ha realizzato all’interno del vecchio CARGO UNLTD, un gruppetto di ragazze dai 12 ai 45 anni attende paziente, parlottando e ridacchiando. Xila e Tuiavii con mascherina, camice e guanti chirurgici, le ricevono una alla volta. Tuiavii estrae dalla cella frigorifera il thermos contenente il suo seme, conservato in uno scomparto segreto, nel coperchio bombato del baule, dal quale aspira con estrema attenzione una goccia tramite una sonda, che poi inserisce nell’utero della recipiendaria. Subito dopo, le fa bere un gran calice della sua bevanda ancestrale segreta per avere figli maschi, a base di olio di tamarindo, muffa di segale cornuta, corteccia di china e succo di Cassia. Poi, si concentra in una muta potente invocazione alle anime pronte ad incarnarsi. La fanciulla inseminata ringrazia sommessamente e cede il posto ad un’altra. E’ cosi’ 83 tutti i giorni, da quando la discreta propaganda da bocca ad orecchio di Xila ha avuto inizio durante una segreta riunione notturna delle donne xenoviane. Da fuori, arrivano i gridolini e le risate del nugolo di sorelline con le teste rovesciate verso il cielo. Tuiavii e Xila corrono alla calotta di casa loro, che ingrandisce enormemente la visuale. Il cielo opale é striato dalle scie luminose, lontane, della spettacolare partenza della Flotta UNLIMITED in direzione di Sirio. Assistono in silenzio, sorridendo. Tuiavii serve per entrambi il cocktail , sua ultima invenzione, a base di kefir, vodka, limone, angostura, grattatina di tartufo nero e una ciliegia snocciolata. Per molti anni, quello sarebbe stato il culmine e il coronamento della carriera di Tuiavii pilota. Ora, sorseggiando, li guarda quasi compiangendoli, andare in formazione aperta, un pizzico spavalda, verso il loro destino imperscrutabile. Le sue grosse mani carezzano teneramente il pancione diafano di Xila, palpitante. Ci sono, eccoli ! Li puo’ quasi intravedere, i quattro birbanti ! 84 N O T I Z I E D A S I R I O I 85 Su Xenos, la vita scorre estremamente serena e rilassata per Tuiavii e Xila, alle prese coi loro bonsai, orti, piantagioni e kefir, oltre alla Clinica di Inseminazione, ogni giorno frequentata da un continuo via-­vai di ragazze incinte e non ancora. E’ passato un anno. Xila ha dato al suo piccolo mondo Tuiavii III°, Xilo, Tuiavii IV° e Tuiavii V°, che vengono spupazzati regolarmente dal nugolo delle sorelline, eccitatissime nel ruolo di mammine. Ogni giorno é la festa a Xenos, poiché a ritmo quasi quotidiano, le ragazze inseminate partoriscono i figli di Tuiavii, per lo più maschi sani e robusti, appena filiformi e diafani, dalla pelle leggermente ambrata, mentre i nonni si rotolano per la gioia sulle collinette di talco, ridendo e fumando alla grande. Fra sei mesi circa, la popolazione di Xenos sarà raddoppiata. Ed é solo l’inizio. Tuiavii ha deciso, d’accordo con Xila, di conservare il proprio seme per continuare la grande operazione di ripopolamento. Gli xenoviani, eccitati dallo straordinario risultato, si dedicano con tutte le loro energie alle colture di nuovi vasti terreni. Le cupolette abitative spuntano come funghi nelle vallate e gli ulivastri piantati da Tuiavii sulle colline crescono rapidamente, cominciando a fruttificare le prime olive. Seguendo l’esempio dell’amico Pantos, ha seminato tutto cio’che aveva nel fondo del baule creando il suo orto, ed é riuscito ad ottenere peperoncini rossi e verdi, prezzemolo cinese, basilico, salvia, rosmarino, agli e cipolle e soya, nonché un po’ di thé e di caffé. Giusto per non dimenticarne i sapori. Si rammarica solo di non aver portato 86 con sé altre semenze. Ogni tanto, Ruiavii e Xila prendono il traghetto per Urano, per andare a barattare i loro prodotti al mercato, in cambio di frutta e ortaggi mancanti su Xenos, e quindi piantarne i semi e le radici. Una volta sono riusciti a fare un carico di volatili da cortile, a coppie, e in breve gli xenoviani hanno potuto gustare uova e polli arrosto. Ma Tuiavii non tenta neanche di far tacere il suo cervello in ebollizione. Una malattia contagiata su Giove e Venere. Nel consiglio degli anziani, Tuiavii ha fatto approvare l’idea di costruire dei giardini per l’infanzia, necessari per i suoi quattro birbanti e le decine di pargoli che hanno l’imperativa necessità di un loro spazio giochi, guardati dalle ragazze incinte e dal nugolo di sorelline, anche per lasciar liberi gli adulti nelle loro mille nuove occupazioni. Con l’estendersi a vista d’occhio delle nuove colture, si era presentato il problema dell’acqua, del tutto insufficiente per irrigare la vallata. Gli xenoviani, per lo più, bevono la rugiada notturna. Tuiavii ha trivellato per mesi nei fianchi delle colline, finché un giorno la parete gli é crollata davanti, aprendo la vista su una grande grotta sotterranea, al cui interno si estendeva un lago fin dentro le viscere delle colline. Gli xenoviani erano al colmo dell’entusiasmo, ma restava il più da fare : estrarre l’acqua, per convogliarla verso i campi. Dopo aver tracciato il reticolo dei canali, che gli xenoviani presero a scavare alacremente, Tuiavii si reco’ su Urano col sacco pieno di arnesi e qualche grosso tartufo. Il vecchio guardiano degli hangar lo accolse a braccia aperte, avendo sniffato da lontano i tartufi nel sacco. Tuiavii gli dette il più grosso e si diresse deciso verso l’hangar più isolato. Da una vecchia aeronave in carenaggio, smonto’ ed estrasse una grossa pompa idraulica che infilo’ nel sacco, e fece ritorno a Xenos. Il giorno dopo, un grosso fiotto d’acqua prese a scorrere nei canali irrigando la vallata, fra l’esultanza degli abitanti. 87 Qualche sera, sorseggiando con Xila il loro cocktail, Tuiavii osserva la vallata completamente messa in coltivazione e non puo’ fare a meno di pensare alle fattorie di Pantos e ai giardini di Shimbutzu, mentre una sottile nostalgia lo invade. Xila dagli occhi stretti e lungi, lo capisce e lo consola stringendolo a sé e grattandolo sotto il mento, per farlo sorridere. E il più delle volte, ci riesce, fino a coinvolgerlo in un gioco gentile che li fa poi rotolare sul loro grande letto, sotto la cupola a 180 gradi. Ma la spedizione verso Sirio, che fine avrà fatto ? Anche su Urano non ne sanno niente. Una mattina, mentre sta zappando l’orto per piantare tuberi, Tuiavii sente un forte ronzio, quasi un sibilo nelle orecchie, sempre più forte, fino a gettarlo in terra. Davanti a sé si materializza, prima sbiadita, poi più netta, l’immagine del Patriarca. I suoi occhi sono profondamente tristi, mentre una macchia di sangue si spande sul suo petto, all’altezza del cuore. Ha fra le mani un cristallo che pulsa luce blu intensa. Poi, la sua voce gli arriva, profonda e accorata : « Vieni, figlio mio. » E sparisce lentamente. Tuiavii sente un groppo salirgli in gola, ma trattiene le lacrime. Scosso, disorientato, rientra in casa. Xila, rientrando dal CARGO piantagione, lo trova che sta preparando in fretta il suo sacco. Vi caccia dentro alla rinfusa la sua sdrucita tuta da pilota, arnesi indispensabili, un grosso coltello, una scatola di thé verde, roba da fumare, una tanica di trembu e infine la sua vecchia pistola d’ordinanza. Xila, contrita, non dice niente. Sa che tornerà presto, lo sente. Tuiavii l’abbraccia forte, quasi soffocandola e le sussurra all’orecchio di dare un 88 bacio ai quattro birbanti. Poi, scappa in fretta, ad imbarcarsi sul postale per Urano. Appena sbarcato, va direttamente agli hangar, dove il guardiano come d’abitudine gli abbraccia le ginocchia. Tuiavii si sfila dal collo la catenella con la pietra-­rubino e gliela passa sulla testa. Il guardiano sfodera il suo miglior sorriso, mentre protende la fronte per ricevere il cazzottone d’obbligo. Tuiavii, sbirciati gli interni degli hangar, sceglie infine la navetta del Doganiere, piccola, maneggevole, ultraveloce e ben armata. Lui, il Doganiere, sarà senz’altro molto impegnato con le sue nipotine ben cresciute. Manovrando sommesso, si lancia a tutta forza in direzione di Nettuno. Dopo una settimana, é già nei pressi della Fascia Neutra. Spinge a fondo i motori, con la mano sul pulsante delle armi di bordo. Le navette dei pirati e fuoriusciti, sbucando dai loro rifugi nella Fascia, lo seguono a distanza, fuori tiro : conoscono bene l’irascibilità del Doganiere. Qualcuno ci ha lasciato le penne. Tuiavii passa indisturbato, fatto segno da raffiche intimidatorie ma impotenti, giusto per marcare i confini, e prosegue la sua corsa solitaria. Nettuno, già in lontananza, nel suo splendido blu profondo, pare che dorma. Appena planato nei pressi della montagna di ghiaccio, tre Nettuniani a testa coperta, di cui uno molto giovane, gli si fanno incontro. Proprio il più giovane, col volto sereno, lo abbraccia e lo prende per mano, conducendolo dentro l’Archivio Siderale. Davanti alla cripta, un gruppo lo attende per entrare insieme al suo interno. E’ la Cerchia Interiore, che prende posto tutto intorno allo scanno del Patriarca. Questi si alza e lo abbraccia. Poi, con l’aiuto del giovane dal volto sereno, procede alla sua iniziazione all’alto rango di Adepto Interiore, con lavacri, unzioni, invocazioni e scambio di bacio fraterno con 89 tutti gli astanti. E’ infine il giovane che, postagli una mano sul cuore, gli indica il suo scanno nella Cerchia, mentre il Patriarca gli dice dolcemente : « Ora, anche tu puoi vedere. » Estrae da un’urna un cristallo di rocca. E’ lo stesso che Tuiavii ha visto nell’intravisione astrale, mentre lavorava nell’orto. Il Patriarca lo pone al centro della Cerchia, e dopo una muta invocazione, si siede. Il cristallo prende a pulsare una luce blu, sempre più forte e intensa, finché le pareti e il soffitto della cripta ne sono invase. Nel buio intenso, sfrecciano 10 astronavi verso un grande sole : Sirio. Tuiavii, col cuole in gola, riconosce la Flotta UNLIMITED che vide partire con grande pompa. Le aeronavi sono le gemelle di quella donata a Ipergone per i suoi meriti presunti. Avvistato il pianeta più esterno del Sistema di Sirio, ricco di colori che accertano la presenza di acqua e vegetazione, la formazione entra decisa nella sua orbita e plana ad esplorarlo. I dati scientifici rilevati confermano l’opulenza di ogni specie animale, vegetale e minerale. Sull’ammiraglia, l’Alto Funzionario gongola per i prossimi colossali affari. Dalla grande base aerospaziale del pianeta, viene individuata la flotta come una delle loro e sparano una salve di saluto. L’Alto Generale, al quale in vita sua nessuno aveva mai osato neanche fare PUM ! con la bocca, preso da furore bellico, o meglio da timor panico, ordina il fuoco a profusione, nonostante i dubbi e le proteste dell’Alto Funzionario, che vede sfumare congrue e pacifiche trattazioni commerciali. Vengono distrutte tutte le postazioni antiaeree, le antenne e le parabole di trasmissione. Al secondo volo radente, ogni costruzione militare e civile, ogni infrastruttura logistica della base vengono annientate. Quindi, la Flotta sbarca e getta all’assalto i 300 cloni iperselezionati, che si scatenano in una caccia forsennata ai superstiti, disperdendosi a raggiera, ben oltre la superficie della base. Ma d’improvviso, una formazione di 30 grandi astronavi si profila all’orizzonte, sbucata forse dall’altro lato del pianeta, e si getta sulle UNLIMITED al suolo, 90 bersagliandole con fulminei raggi fluorescenti, incenerendone la più parte. L’ammiraglia, benché colpita, riesce appena ad alzarsi in volo, ma viene ancora centrata, finendo per schiantarsi al suolo. I Siri, atterrati a loro volta, lanciano un migliaio di assaltatori sui 300 cloni, dispersi in piccoli gruppi e sorpresi da quell’attacco. Vengono, uno dopo l’altro, fatti a pezzi in tremendi corpo a corpo dai giganteschi e feroci Siri. Solo le hostess vengono risparmiate e distribuite fra i Capitani delle aeronavi. L’Alto Generale e l’Alto Funzionario UNLIMITED, estratti ancora vivi dall’ammiraglia, vengono impiccati senza tante cerimonie sul posto. Il cristallo di rocca sbiadisce la sua luce, fino a che il pulsare cessa. Tuiavii é profondamente turbato. Tutti escono dalla cripta, lasciandolo solo col Patriarca. Questi lo incarica di contattare il Consiglio di Amministrazione della UNLIMITED e raccontare cio’ che ha visto. « Poiché non crederanno… », gli porge una copia del cristallo e gli mormora all’orecchio le istruzioni, secondo un’antica tecnologia che data dell’Era Atlantidea. Dopo averlo abbracciato, va a collocare il cristallo originale nell’Archivio Siderale, nel posto che gli compete. Mentre Tuiavii avvia i motori, si chiede da chi, come e quando il Patriarca abbia ricevuto il cristallo testimone. I « gentili viaggiatori » ? Uscito dall’orbita di Nettuno, dispone la rotta diretta verso Giove, evitando gli Anelli di Saturno. Non é nello stato d’animo di vedere Ipergone. Mentre attacca la tanica di trembu a grandi sorsi, prende ad arrotolarsi un cartoccio di jamala, per distrarsi dal turbinare dei pensieri. Dopo qualche ora, la vista in lontananza del Grande Pianeta lo rasserena. 91 L’incontro con Pantos é quello di due amiconi che si erano appena lasciati il giorno prima. Mentre egli si getta a capofitto sulla colazione improvvisata con salumi e formaggi, Pantos stappa una bottigia di Morellino di Scansano e brindano in silenzio. Ma non é il Tuiavii di sempre, quello che taciturno non alza neanche la testa dal piatto. Pantos gli riempie il calice più volte, e lui beve, beve…finché scoppia in un pianto dirotto, quello che ha tenuto dentro per molti giorni. E racconta all’amico cio’ che ha visto. Pantos ascolta calmo, apparentemente impassibile. Poi, si alza e prende a camminare a grandi passi sotto la pergola. Ha voglia di reagire, di fare qualcosa ; non non puo’ stare con le mani in mano e quando Tuiavii gli parla dell’incarico ricevuto dal Patriarca, senza esitare tuona : « Vengo anchio ». Caricata la navetta di provviste e carburante, decollano in direzione della Terra. Durante il viaggio, Tuiavii confida all’amico il progetto di fare una diversione verso Venere, per mettere al corrente Shimbutzu. A Pantos brillano gli occhi, mentre consente subito all’idea. E’ dagli ultimi Giochi Interplanetari che non la vede. Ma, oltre al piacere di reincontrarla, Pantos confessa a Tuiavii che, se anche lei decidesse di accompagnarli, sarebbe un aiuto prezioso, col suo incomparabile intuito e la sua arte sublime di convinzione. Perché sarà uno scontro duro, prevede Pantos, contro i Consiglieri UNLIMITED. Dallo splendido viso impassibile, Shimbutzu, intenta a curare i suoi giardini in fiore, osserva la navetta planare e fa preparare il suo miglior thé. 92 Attorniata dalle allieve, accoglie i due amici con gioia appena dissimulata. Sente che é per qualche ragione veramente importante, quella visita. E non tarda ad averne conferma. « Non ti crederanno » accenna a Tuiavii con un sorriso triste. Tuiavii tira fuori dal sacco il cristallo e si accinge a metterlo in funzione, ma Shimbutzu lo ferma cortesemente : « Non ora. E non a me. Io ti credo. » Poi, dà disposizioni alle allieve per la sua assenza, e si ritira a prepararsi. Tuiavii e Pantos sorseggiano il thé, felici della sua pronta adesione. Durante tutto il tragitto verso la Terra, i tre si interrogano a fondo sul prossimo futuro, sulle conseguenze di cio’ che sanno, sull’impatto della triste verità con i Consiglieri estremamente scettici e refrattari ad ogni novità e cambiamento. Ma dovranno pur prenderne atto. Una cosa é certa, sostiene Pantos : dovranno far fronte alla disfatta, decidere qualcosa. Il Sistema Planetario é ora sguarnito di ogni forza difensiva. « Verranno », mormora Shimbutzu. E il silenzio cala fra di loro, come un macigno. All’orizzonte, la desolante immagine della Terra non contribuisce a confortare il morale. Entrato in orbita, Tuiavii plana radente sulle sue isole, poi punta deciso verso una grande catena montagnosa, una volta culla di grandi ghiacciai, ora spoglia e tagliente. Sopra una vasta depressione desertica, arresta i motori e scende in verticale. Il terreno si muove e un ascensore cala la navetta per centinaia di metri nel sottosuolo. L’apparato di sicurezza li accoglie minaccioso, finché un funzionario dell’Ufficio Merci riconosce Tuiavii e fa abbassare le armi. Comunque, la navetta viene confiscata, essendo proprietà del Ministero delle Dogane. 93 Dopo qualche ora, probabilmente messi al corrente dell’arrivo del Sovrintendente di Giove e dell’Arconte di Venere, il Consiglio di Amministrazione UNLIMITED decide di riunirsi, come ripetutamente aveva richiesto Tuiavii, senza esser preso in molta considerazione. II 94 I tre vengono accompagnati cortesemente verso gli ascensori, che li riportano quasi in superficie. Tuiavii affida il cristallo-­copia a Shimbutzu, che lo fa sparire fra le pieghe del kimono celeste-­cielo, dentro la trousse da maquillage. Come previsto, vengono fatti passare attraverso gli skanner di controllo. Aperta dai guardiani la trousse di Shimbutzu, il cristallo passa come oggetto di bellezza, sconosciuto alla specie maschile. Sulla porta della Sala Riunioni,un vecchio Consigliere riconosce Tuiavii e, sarcastico, gli sussurra: “Un altro messaggio del tuo Patriarca ? » E Tuiavii, di rimando : « Magari, lo aveste ascoltato ! » Il Consigliere, con gli occhi sbarrati, raggiunge il suo posto intorno al tavolo ovale, al centro dell’enorme Sala sotto una cupola che funge da Planetario. Uno stuolo di camerieri serve bevande e pasticcini, mentre il Maestro di Cerimonia invita i tre a sedersi davanti al grande tavolo. Uno dei Consiglieri più anziani apre i convenevoli con un saluto e un brindisi a Shimbutzu, Arconte di Venere e a Pantos, Sovrintendente di Giove. Tuiavii interrompe bruscamente l’andazzo dell’etichetta, chiedendo a bruciapelo cosa ne sanno della spedizione su Sirio. « Questi sono argomenti strettamente confidenziali ! » sbotta un responsabile della missione. « Tanto confidenziali, che nessuno ne sa niente ! » urla Tuiavii. I due stanno per venire alle mani, quando Pantos li afferra entrambi per un braccio, costringendoli a sedersi e darsi una calmata. E prende a parlare, con tono posato ma estremamente serio. Non é più tempo di schermaglie, diffidenze e segreti meschini, dice in sostanza Pantos, lasciando la parola a Shimbutzu. La Grande Geisha pronuncia qualche frase col suo stile incomparabile e già l’atmosfera si rasserena, gli animi si predispongono all’ascolto e alla mutua comprensione. Quindi, cede la parola a Tuiavii il 95 quale, ripreso il suo abituale controllo, racconta mestamente, nei particolari, cio’ che ha visto. Un pesante silenzio cade nella Sala. I Consiglieri si guardano fra loro, mormorano, tossiscono, sbuffano, qualcuno ride acido, altri si agitano, gesticolano, borbottano. Molti chiedono spiegazioni ai responsabili della missione. Il mormorio si é trasformato in un clamore, un urlare strozzato verso Tuiavii, che lo qualifica del bugiardo, del demente, dell’irresponsabile. Shimbutzu estrae dalla trousse il cristallo e lo porge a Tuiavii, il quale, senza perdere un secondo, lo piazza al centro del tavolo ovale, dopo avergli mormorato il dovuto. Il cristallo, dopo pochi istanti, prende a pulsare la sua luce blu, che si spande lentamente nella volta della cupola. E il silenzio si fa assoluto. Gli astanti, compresi Pantos e Shimbutzu, trattengono il respiro. Una cosa é ascoltare un racconto, altro é vedere coi propri occhi. Quando le immagini diventano truci, si odono sospiri, singhiozzi, urla di indignazione. Altri, piangono in silenzio. Appena il cristallo cessa di pulsare, Tuiavii lo afferra giusto in tempo, prima che il Capo dei Servizi Segreti si slanci per appropriarsene. E proprio lui viene fatto bersaglio delle urla dei Consiglieri più vivaci, che chiedono spiegazioni, ragguagli, precisazioni sull’intera vicenda. Di fronte alla sua esitazione, il Presidente del Consiglio lo invita fermamente ad esporre come sono andate le cose. Reticente ma costretto, questi racconta che, dal momento della partenza, sono sempre stati in contatto con la spedizione tramite il computer di bordo dell’ammiraglia, che giornalmente inviava messaggi, per quattro mesi circa. Poi, d’improvviso, il silenzio. Hanno provato per un mese a prendere contatto, ma niente. Finché, é giunto un altro messaggio, l’ultimo, piuttosto strano. Tuiavii chiede di poterlo leggere, ma il Capo si oppone con un TOP SECRET. All’asserzione che quel computer é stato per anni in funzione sul suo CARGO ENTERPRISE UNLTD, Tuiavii ottiene il nulla-­osta dal Presidente del Consiglio, e legge : « 6 1 STR… STIAMO ARRIVANDO !!!!!!! » Sembra un messaggio di gioia per il rientro a casa, ma quella lunga sequela 96 di punti esclamativi ? E quel codice ? Tuiavii prova a leggerlo in svariate lingue : « SIX ONE STR… SIX UN STR… SECHS EIN STR… SEI UNO STR… Ma si ! E’ la frase che Facta gli mormorava, ogni volta che Tuiavii le palpeggiava il culetto a prugna !! Gli sembra di vederla, mentre costretta dal suo nuovo Capo a battere il messaggio, il suo dito pulsa freneticamente sul punto esclamativo, finché viene bruscamente interrotta. Voleva comunicare qualcosa oltre le righe. Qualcosa di terribile. Shimbutzu, con un sorriso triste, mormora all’assemblea : « Verranno. E presto. » Al primo timido accenno di entusiasmi ed evviva, Pantos tuona, fermo e amaro : « Loro, gli altri ! » E Tuiavii: ” E’ l’invasione!” Un terrore freddo scende nelle ossa dei Consiglieri. Il Presidente invita i tre ospiti ad attendere nella sala attigua, durante la loro consultazione a porte chiuse. Mentre bevono il loro thé in silenzio, giungono alle loro orecchie dalla Sala discussioni convulse, grida minacciose, risate isteriche, rumori di colluttazione, insulti, minaccie, tonfi sordi. Dopo un’ora circa, Shimbutzu, Pantos e Tuiavii vengono gentilmente, quasi cerimoniosamente riaccompagnati nella Sala, dove apparentemente non é successo alcunché, a parte cravatte fuori posto, capelli scarruffati, ecchimosi e nasi gocciolanti. Un Consigliere di mezza età, giovanile e deciso, prende la parola e annuncia le decisioni, mentre il vecchio Presidente é relegato fra i semplici Consiglieri. Il Capo dei Servizi Segreti é destituito. Come lui, il Ministro degli Interni, della Difesa e degli Affari Esteri. La stragrande maggioranza, che é rappresentata dall’Oratore, nomina Pantos Capo Supremo per la Difesa Interplanetaria e Shimbutzu Consigliera Ad Honorem della UNLIMITED. L’applauso della nuova maggioranza é convinto e sincero. Shimbutzu ringrazia con un lieve inchino. Pantos, dopo palpitanti attimi di silenzio, dice calmo e deciso : « Accetto ad una sola condizione. Voglio carta bianca. » Ottanutala senza esitazioni, Pantos nomina Shimbutzu sua Consigliera alla Strategia e Tattica e Tuiavii Comandante delle Forze 97 Aeree, oltre a Rombo responsabile delle Fanterie, Ipergone economo di tutto l’Apparato Difensivo, oltreché di Saturno e i suoi Anelli. Infine, il Senzanome, fabbro alchimista di Mercurio, Supervisore alle Tecnologie. « Se vogliamo avere una pur minima possibilità di farcela, ognuno di noi, senza esclusioni, dovrà dare tutto sé stesso. » Con queste gravi e semplici parole, Pantos ritiene chiusa la riunione e se ne va, con i due amici, verso l’ascensore che li porta alla navetta. Prima di imbarcarsi, su consiglio di Shimbutzu, si recano alla stazione trasmittente della UNLTD.NET, dove Pantos comunica a tutto il Sistema Planetario la nuova situazione amministrativa, e convoca Rombo, Ipergone e il Senzanome su Giove, sede del Comando Supremo, senza alcuna reticenza o ritardo. Quindi, cede la parola a Tuiavii il quale, assumendo l’accento deciso di Pantos, ordina che tutte le aeronavi disponibili, militari e commerciali, compresi i Cargo e i paquebot da crociera turistica, le vedette, le doganiere e quelle private da diporto con i relativi comandanti, si dirigano verso l’aerodromo di Giove. Seguendo le istruzioni di Shimbutzu, entrambi hanno evitato toni allarmistici, e sopratutto hanno taciuto cio’ che li attende, il grave pericolo che minaccia l’intero Sistema Planetario. Decollati dalla Terra, direzione Giove, i tre amici tirano il fiato in silenzio. Per la prima volta soli, faccia a faccia con sé stessi, sentono sul dosso tutto il peso dell’enorme responsabilità di cui si son fatti carico. Quasi un tremore 98 interiore li attanaglia. Tuiavii, per alleviare il clima, fa circolare la tanica di trembu e una sigaretta ben carica. Sollevato il morale, é Shimbutzu la prima a parlare, col suo soave mormorio. Saranno molti e possenti, ella dice, quindi non potranno affrontarli direttamente. Dovranno escogitare un sistema di difesa elastico, che si presti a repentini cambiamenti, che non offra mai un bersaglio fisso e quindi facile a colpire. Pantos, lucido e razionale, indica tre punti fondamentali : sapere quanto tempo hanno per programmare una difesa adeguata, istituire mezzi di osservazione ed ascolto su Plutone, estremo limite del Sistema, inventariare le proprie forze e prepararle. Tuiavii chiede di avere in dotazione l’aeronave di Ipergone, estremamente veloce, per i collegamenti fra i pianeti, in particolare Plutone e Urano. Dopo un minuzioso calcolo, Shimbutzu stima che hanno circa tre mesi di tempo, prima dell’invasione. Non c’é neanche un giorno da perdere, afferma Pantos. Nei giorni successivi di viaggio, i tre entrano nei particolari delle infinite cose da fare. Appena sbarcati su Giove, Pantos dà disposizioni ai suoi contadini e ai Gioviani di concentrare tutti i trattori ed escavatori disponibili all’aerodromo, per ampliarlo fino a triplicarne la superficie, cosi’ da poter accogliere tutte le aeronavi precettate. Poi, fa sgomberare il solaio della sua abitazione, dove impianta la Sala Comando, provvista di molti computer, di un telescopio e di una grande superficie in plexiglas, che Shimbutzu ha chiesto per poter dipingere un Planetario del Sistema Solare. Tuiavii, sotto la pergola, nonostante il trambusto del via-­vai, riesce a meditare per un’ora circa, scacciando la consapevolezza che la sua Forza Aerea é disperatamente debole, sprovvista di grandi aeronavi da combattimento, di piloti militari sperimentati, di armi adeguate. Ma confida nella sua inventiva, nella fiducia 99 che gli ispira la colonna portante di Pantos, e nell’astuzia di Shimbutzu. La notte, davanti al gran fuoco nel camino, Pantos provvede a rallegrare il suo Stato Maggiore con bottiglie di vinello frizzante, che Shimbutzu in particolare gradisce, talmente da farla cantare fino all’alba. Il giorno dopo, i trattori hanno appena sbancato buona parte del terreno intorno all’aerodromo, che già le prime aeronavi cominciano ad arrivare disponendosi in ordine sparso dove capita. Il responsabile dell’aerodromo ha il suo bel daffare per dirigere quell traffico e per evitare l’imbottigliamento sulla grande piattaforma di atterraggio. Nel pomeriggio, sbarca Rombo da una vedetta, con lo zaino pieno di una millesima parte del suo arsenale privato, più la scorta di caffé e tabacco. Poi, arriva il fabbro Senzanome, con un vecchio Cargo che contiene la sua officina al completo, compresi Celso il suo discepolo e il gruppo dei garzoni. Infine, venendo da più lontano, Ipergone fa la sua maestosa discesa con la splendida aeronave di Sirio. Tuiavii é senza fiato. Ma, fra le decine di aeronavi dalle dimensioni e le forme più disparate, ha suscitato l’ammirazione di tutti la stupenda astronave da crociera di un nababbo del turismo planetario, il quale, appena sbarcato, si é diretto verso Pantos e gliene ha fatto dono, a patto di essere lui stesso lo chaffeur del Comandante Supremo. Pantos ha accettato, commosso. Poi, ha convocato tutti nella Sala Comando. 100 Shimbutzu é in piedi, davanti al gran Planetario che ha appena finito di dipingere, appoggiata alla lunga asta che le servirà per illustrare la situazione. Senza molti preamboli, Pantos viene subito al dunque. Quasi certamente, il Sistema Planetario sarà invaso da una flotta proveniente da Sirio. La stessa che ha annientato la spedizione UNLIMITED. Tutti sono coinvolti per cercare una difesa efficace dall’annientamento. Prima ancora che i nuovi venuti si riabbiano dalla sorpresa, il terrore e lo scoramento, Shimbutzu comincia a raccontare una storia. Qualche secolo prima, un Maestro era seduto in meditazione, osservando i fitti fiocchi di neve che cadevano in giardino, coprendo il terreno e la vegetazione. I rami di un vecchio pino, sempre più carichi , sembravano rompersi sotto il peso del manto nevoso e si piegavano, si piegavano…finché il peso diventato ingente, li piegava all’estremo e la massa di neve cadeva al suolo, mentre i rami si raddrizzavano di scatto, senza rompersi. Il Maestro ne dedusse i principi basilari del Judo. Anche l’avversario più grosso e potente sarebbe caduto per la spinta del suo peso. Bastava appena sbilanciarlo. Cosi’ debbono agire anche loro. Lasciarli avanzare indisturbati con tutta la loro potenza, abbandonando se necessario anche alcuni pianeti. Fino a un punto limite, dove con intervento deciso, possono rovesciare la situazione a loro favore. Per lei, il punto chiave sono gli Anelli di Saturno, senz’altro il boccone più pregiato, fortemente ambito dagli invasori. E là dovranno sbarcare, per caricare le loro astronavi coi materiali dei preziosi giacimenti. Quello sarà il luogo e il momento opportuno. Pantos concorda con le idee di Shimbutzu, ma continua ad interrogarsi sulle proprie forze. Rombo potrebbe fornire un contingente di Marziani, ottimi combattenti, (e lui ne sa qualcosa) ma tutto dipende dal vecchio Jero, col quale i rapporti del veterano sono piuttoso freddi. Tuiavii si offre di mediare, proponendosi di parlarci al più presto. Ipergone ha in forza 10.000 detenuti, scheletrici e spossati di fatica, e le provviste UNLIMITED sono quasi esaurite. Per quanto riguarda i Saturniani, 101 qualche migliaio, sono volenterosi e cocciuti, ma del tutto impreparati al combattimento e alla disciplina. Salvo qualche decina di cani-­pirana in dotazione ai guardiani. Shimbutzu mette a disposizione le sue allieve per addestrarli nelle arti marziali, mentre Pantos dà immediate disposizioni per l’incremento di cani-­pirana, molossi, doberman e altre specie canine da guardia. Per i 10.000 detenuti, decide di portarne 5.000 su Giove, i più anziani, deboli e sfiniti per impiegarli negli orti, i campi e i frutteti, al fine di ben nutrire gli altri 5.000, che dovranno interrompere il lavoro attuale per dedicarsi a fondo a un suo progetto. Al Senzanome, chiede di incrementare al massimo la produzione del carburante speciale, quello che invento’ per le astronavi dirette verso Sirio. A tarda notte, aggiornata la riunione, Pantos fa servire un buon pasto, al termine del quale tutti si ritirano. Solo Tuiavii, in un angolo del camino, trembu e sigaretta, rimugina senza sonno, gli occhi fissi sulla brace. Nella catasta di legna a fianco, un ragnetto é indaffaratissimo a filare la sua tela invisibile e a involtolare le prede in matasse vischiose. Che abilità ! Domani, bisogna che parli col fabbro Senzanome, decide Tuiavii. All’alba, passa in rapida rassegna le aeronavi già arrivate. I Comandanti di quelle da guerra, una decina scarsa, si dispongono ai suoi ordini. Quelli dei Cargo, che lo conoscono bene, lo festeggiano amichevolmente. I civili di dichiarano pronti ad ogni necessità. Tuiavii, con frasi brevi e decise, chiede 102 una sola cosa : eseguire gli ordini senza discussioni e tergiversazioni. Poi, li indirizza dal fabbro, per cambiare il carburante col nuovo da lui inventato. Mentre Pantos chiede gentilmente a Ipergone di cedere l’aeronave a Tuiavii, mettendogli a disposizione un grosso Cargo più adatto alle sue necessità, Tuiavii espone al Senzanome l’idea maturata nella notte. Ha bisogno di una fibra estremamente elastica, collosa, fortissima e quasi invisibile, come i fili di una tela di ragno. Ne occorrono parecchi chilometri. Pensava di lasciarlo sbigottito, ma il vecchio alchimista non fa una piega. Dopo aver rimuginato qualche minuto, scarabocchiando un pezzo di carta straccia, fa la sua comanda a Tuiavii : tutta la scorta di chewing-­gum della UNLIMITED, svariati ettolitri di lattice di papaya, tutta la cellulosa che Pantos puo’ procurargli e tutto il lattice di papavero recuperabile nei campi di cereali. Infine, incarica i suoi garzoni di catturare tutti i ragni scovabili nella vallata, per secernere il loro liquido colloso. Dopo una veloce colazione nella grande cucina, Pantos riprende la riunione, prima della partenza di ciascuno. Lui e Shimbutzu, con l’aeronave da crociera carica di viveri per i forzati e numerosi escavatori, punterà sugli Anelli di Saturno, accompagnato da tutti i Cargo disponibili, per il trasferimento dei 5.000 destinati alle colture su Giove. Tuiavii e le aeronavi militari, cariche anch’esse di viveri, accompagneranno Rombo su Marte per rifornire i Marziani e parlare con il Capo Jero, poi prenderà la direzione di Plutone, per evacuare il pianeta. Tuiavii espone il suo proposito di fare tappa anche su Nettuno, per metterli in guardia del pericolo e illustrare la nuova situazione. Poi, aggiunge qualcosa che lascia tutti di stucco. Anche se é rischioso, ha intenzione di contattare i pirati e fuoriusciti della Fascia Neutra, per constatare se é possibile coinvolgerli in qualche modo nel piano generale 103 di difesa. Dopo qualche attimo di riflessione, Pantos decide di accompagnarlo, con Shimbutzu, per dare ufficialità all’incontro e proporre loro qualcosa d’importante. Ad Ipergone, infine, viene affidato il compito di recarsi su Venere, per recuperare le allieve di Shimbutzu, le future istruttrici dei Saturniani. Nel frattempo, il Comandante della base aeronavale continua a registrare nuovi arrivi. Sono già circa duecento le aeronavi, e il flusso non accenna a finire. Prima di dare il via alle operazioni, Pantos, sotto la pergola, raduna tutti e brindando solennemente, fissa ognuno negli occhi e mormora : « Questo potrebbe essere il nostro ultimo bicchiere. » III 103 Lo sbarco di viveri freschi é accolto dai Marziani con gioia e sorpresa. Il vecchio Capo Jero si fa incontro a Tuiavii per abbracciarlo, senza degnare Rombo di uno sguardo. Questi si dà da fare per accendere il fuoco sotto la grande caffettiera. Jero ha intuito che qualcosa d’importante é avvenuto. Negli ultimi 40 anni, mai nessuno si é degnato di qualche attenzione nei loro confronti. Sorseggiando la ciofeca, si accende la pipa in bosso, mentre Tuiavii fa circolare la tanica di trembu, debitamente riempita su Giove. I due gradiscono oltremodo quella novità dolce e forte, e Tuiavii ne profitta per rompere il silenzio. Il momento é grave e abbiamo bisogno di tutti, dice. Il volto di Jero, scavato da solchi profondi che non sono rughe ma i segni lasciati dal Litio, si distende in un vago accenno di consenso. E’tutta la vita che attende un segnale. Porge la sua pipa a Rombo che, piacevolmente sorpreso, cava una stecca di tabacco dalla tasca e gliela offre. Pace fatta. Mentre Tuiavii si arrotola una sigaretta per festeggiare, Jero parla dei suoi fratelli fuggiti oltre le montagne, che hanno figliato giovani forti e coraggiosi, pronti a combattere, ma solo per la causa che riscatti il popolo Marziano. Tuiavii, stringendogli la mano mentre porta l’altra sul cuore, promette solennemente : « Ne’ per la UNLIMITED, né per altri. Per voi, per noi tutti. » Rombo aggiunge la sua mano sulle due fortemente strette. La sera stessa, Jero raduna il suo popolo e parla della nuova situazione. Alcune voci piuttosto critiche si levano, specialmente fra gli anziani. Sono 104 stati massacrati, cacciati come selvaggina, sterilizzati ed ora vengono a chiedere di combattere con loro. “ Un vecchio amico, a cui debbo la vita, mi ha chiesto aiuto. Io, domani, saro’ con lui. Avete la notte per riflettere » conclude Jero. All’alba, più di 300 Marziani si presentano davanti a Tuiavii e Rombo. Questi riesuma il suo intero arsenale privato, col quale arma un plotone di 40 elementi, scelti fra gli anziani più scaltri e pieni d’esperienza. Sarà il suo Corpo Speciale. Inoltre, mette a disposizione di Jero i terribili Campi di Marte, per l’allenamento e le esercitazioni a fuoco. Lasciate due aeronavi a Rombo e Jero per la difesa e il trasferimento su Saturno quando sarà giunto il momento, Tuiavii s’imbarca, rotta su Nettuno, con la sua flotta dopo aver prelevato dall’arsenale di Rombo una cassa di minuscoli sensori termici e acustici. Nel frattempo su Giove il fabbro alchimista Senzanome, ottenute tutte le materie comandate, prepara una decina di enormi pentole, dove getta a bollire le sostanze in tempi diversi, con i mantici a tutta forza per raggiungere le più alte temperature. Dopo svariati giorni di cottura, il liquido si amalgama completamente. Allora, lo introduce nelle macchine per fabbricare barre di metallo, estraendone lentamente un cavo compatto, elastico, vischioso e trasparente come gelatina, che provvede ad arrotolare man mano in grossi rotoli, ognuno della lunghezza di 1 chilometro. Ne riesce a produrre fino a 50 chilometri circa. 105 Doppiati gli Anelli di Saturno, il Pianeta Blu gli si propone in tutta la sua semplice bellezza, e Tuiavii spera che gli invasori non provino i medesimi sentimenti di attrazione. All’apparire della flotta aeronavale, il Patriarca intuendo che si tratta di Tuiavii, fa convocare tutti gli abitanti del pianeta, compresi i pellegrini di passaggio e coloro che si sono installati nei villaggi e sulle palafitte. Tutti alle pendici della montagna di ghiaccio, dove le aeronavi vanno a posarsi in ordine sparso. Tuiavii abbraccia le ginocchia del Patriarca, poi i fratelli della Cerchia Interiore. Infine, rivolgendosi a quella piccola moltitudine che si é assiepata in silenzio, espone lo stato delle cose. Prendendo spunto dall’esempio di Xenos, dispone il mascheramento mimetico dei villaggi, delle abitazioni isolate e delle colture. I bordi dei laghi sono ricchissimi di giunchi, piante acquatiche e canne che saranno perfette per ottenere delle grandi stuoie. Dallo spazio, Nettuno deve avere un aspetto uniforme, disabitato e inospitale. Terminato il mascheramento, tutti si dovranno rifugiare dentro le profonde caverne della montagna di ghiaccio. Restato solo col Patriarca e i Fratelli, li invita ad organizzare un gruppo di volontari per l’ultima strenua difesa dell’Archivio Siderale. In casi estremi, se il piano predisposto contro l’invasione dovesse fallire, egli stesso con i superstiti farà rotta su Nettuno, per mettere in salvo il Patriarca, i Fratelli e l’Archivio, memoria collettiva del Sistema Solare, fuggendo verso un luogo segreto. L’ultimo rifugio sarà Xenos, pensa fra sé. Addolorato di non potersi trattenere più a lungo, Tuiavii chiede al Patriarca di benedirlo, forse per l’ultima volta. Poi, comandate due aeronavi nel ruolo di vedette per i cieli di Nettuno, punta deciso verso la Fascia Neutra, dove ha appuntamento con Pantos. 106 In tempi diversi, quella di Pantos e Shimbutzu sarebbe stata una stupenda crociera per festeggiare il loro piacersi a prima vista. Ora, in corsa contro il tempo, hanno dapprima sfamato i 10.000 forzati degli Anelli, fra i quali ne hanno scelto la metà da trasferire nelle fattorie su Giove. Ispezionati con cura i dintorni dei giacimenti, hanno individuato il luogo adatto per la difesa in una serie di alture a mezza luna, presso le quali Pantos ha scaricato i trattori e gli escavatori. Durante il viaggio Shimbutzu, seguendo le idee gettate alla rinfusa da Pantos, ha disegnato il progetto di una serie di gallerie sotterranee per rifugi e abitazioni dei forzati abili, culminanti in fortini-­
bunker mimetizzati. Rassicurati dalla promessa di Pantos di vitto, alloggio e salario adeguati, i 5.000 ex-­forzati, sotto la guida dei suoi maestri muratori, hanno iniziato di buona lena il lavoro con pale e picconi. Mentre le quasi 200 variopinte aeronavi civili caricano i 5.000 da portare su Giove, il Comandante della splendida ammiraglia fa rotta verso la Fascia Neutra, cosicche’ Pantos e Shimbutzu possono finalmente rilassarsi, coccolati dal personale di bordo con cocktails, manicaretti e barbecue. L’incontro di Pantos con Tuiavii e le sue aeronavi non passa inosservato alle pattuglie corsare di vedetta nei pressi della Fascia Neutra, anche per la voglia di festeggiare del Comandante nababbo, con una serie di fuochi d’artificio variegati e coloratissimi. Tuiavii fa restare le sue aeronavi nelle retrovie, pronte comunque ad ogni evenienza, ed avanza lentamente, affiancato dall’ammiraglia da crociera, verso la giungla della Fascia. Nelle vicinanze, fa sparare al nababbo un fumogeno bianco, poi fa fermare i motori. Non passa 107 molto, che gruppi di navette cominciano a sbucare da ogni dove e incrociano intorno alle due aeronavi, curiose e circospette. Dopo che Tuiavii ha fatto sparare un secondo fumogeno bianco, tre navette si dirigono decise verso l’ammiraglia, alla quale si aggrappano col loro tampone. Anche Tuiavii, affiancatosi trasborda, con la pistola d’ordinanza dentro la tuta di volo. Nel mentre, un centinaio di navette corsare hanno completamente circondato le due aeronavi, per scongiurare qualsiasi intervento della flotta schierata nei pressi. Di fronte all’aspetto deciso e un po’ minaccioso dei capi corsari, Pantos e tanto più Shimbutzu sfoderano la loro fredda calma ed espongono la situazione. Quelli che ben presto invaderanno il Sistema Planetario, non sono come la UNLIMITED, mercanti in cerca di nuovi fondaci. Tutto sommato, la UNLIMITED non ha mai veramente combattuto i fuoriusciti e i pirati della Fascia Neutra. Fondamentalmente, non le interessava. Questi, invece, faranno terreno bruciato, senza pietà. Mentre i capi si consultano con occhiate perplesse, Tuiavii interviene proponendo un suo piano, se troveranno un accordo per combattere assieme contro gli invasori. Prima ancora che articolino qualche risposta, Pantos gioca la sua carta vincente. Con tono solenne, in qualità di Capo Supremo della Difesa Interplanetaria, dichiara l’amnistia totale sulle cause pendenti, condanne e ingiunzioni nei confronti di tutti i fuoriusciti, esiliati, ricercati che hanno trovato rifugio nella Fascia Neutra, con decorrenza da quello stesso istante. L’effetto é dirompente. I capi aderiscono in pieno all’alleanza e mettono a disposizione tutte le loro forze, pur mantenendo una certa autonomia. Vogliono fatti concreti, oltre alle promesse. Shimbutzu, calma e sorridente, li gela con la frase : « Prima, dobbiamo vincere… » Il Comandante nababbo fa stappare il suo miglior Champagne per festeggiare, e chiede il permesso di sparare un’altra salve di fuochi d’artificio, subito accordato da Tuiavii, in quanto fungerà da segnale positivo alla sua flotta. 108 Sorseggiando i loro calici, i tre amici si ragguagliano sulle faccende già sbrigate. Tuiavii porta loro il saluto e la benedizione del Patriarca, che ha espresso il desiderio di conoscerli. Pantos lo informa sui successi del fabbro Senzanome e del materiale già pronto. Tuiavii esplode di gioia e si scola mezza tanica di trembu : é la notizia che aspettava, per concretizzare il suo piano nella Fascia Neutra. Ma é già l’ora di lasciarsi, che le cose ancora da fare sono una miriade. Tuiavii fa installare sull’ammiraglia alcuni sensori, che saranno in contatto con quelli che andrà a impiantare su Plutone, poi chiede ai capi ex-­pirati di effettuare insieme una ricognizione all’interno della Fascia. Mentre Pantos invita il suo Comandante a far rotta per Saturno, per incontrare Ipergone e i Saturniani, Tuiavii comanda alla sua flotta di disporsi a raggiera, in escursione nello spazio che li separa da Urano. Quindi, guidato dalle tre navette dei capi, si addentra nella Fascia Neutra tramite un largo passaggio rettilineo, invisibile dall’esterno, che si insinua fra il nugolo di meteoriti. Procedendo lentamente, adocchia i punti che più gli interessano, fino ad una specie di collo d’imbuto, dove il canale si fa stretto fino a lasciar passare appena la sua aeronave. Esattamente cio’ che cercava. Convocati i capi a bordo, mette a punto con loro la sua strategia. Avuta la certezza della loro massima collaborazione e assicurato il suo prossimo ritorno coi materiali necessari, si congeda e fa decisamente rotta verso Plutone, sulla scia della sua flotta. Passando nei pressi dell’orbita di Urano, riesce a scorgere i due satelliti Xeros e Xenos. Un’ondata di calore dolce lo invade al pensiero di Xila e dei quattro birbanti che fra non molto potrà riabbracciare. Ma già Plutone gli appare come una Luna pallida e brillante, dall’aspetto gelido e misterioso. E’ 109 una palla da biliardo, liscia e completamente ricoperta da uno strato profondo e ghiacciato di plutonio e azoto, venato da striature di vari gas semiliquidi multicolori. E’ disabitato, cosi’ si crede. Salvo le voci bisbiglianti di esseri larvali che si nutrono con gli effluvi delle merci UNLIMITED, in particolare di tabacco, droghe, alcolici e prodotti farmaceutici a base oppiacea. Fu comunque ufficialmente dichiarato disabitato, dopo che una flotta commerciale vi si poso’, senza alcun risultato. Nessuno, proprio nessuno si fece vivo ad abbrancare i prodotti sbrilluccicanti e profumati della UNLIMITED, come era successo sugli altri pianeti. In seguito, fu dichiarato OFF LIMITS a qualsiasi volo commerciale o turistico, divenendo base esclusivamente militare, in vista della futura spedizione verso Sirio. Al planare della flotta, una sparuta folla di ingegneri e tecnici si precipita affamata verso le scalette. Le scorte sono finite da un pezzo. Si sono arrangiati scavando nel ghiaccio alla ricerca di radici e tuberi e facendo bollire perfino pezzi di cuoio e stringhe di scarpe. Non appena rifocillati, Tuiavii dispone per la distruzione totale della base, dopo aver recuperato i macchinari di fabbricazione e assemblaggio delle astronavi, che fa caricare a bordo della flotta. Tutti imbarcati, installa lui stesso i sensori acustiti e termici intorno alla piattaforma d’atterraggio. Quindi, rotta per Urano. Appena Tuiavii appare in cima alla scaletta, il vecchio guardiano dell’ultimo hangar gli corre, si fa per dire, incontro ad abbracciargli le ginocchia. Mentre gli arrotola una sigaretta di jamala, Tuiavii vede sbucare alla spicciolata soldati e guardiani della base, magri come stoccafissi, affamati ancor più di quelli su Plutone. In fondo, ai limiti della base, uno sparuto gruppo di 110 Uraniani. Date disposizioni per nutrire tutti, ordina la distruzione della base. Negli hangar, dopo un rapido sopralluogo, restano solo alcune aeronavi in carenaggio, mai effettuato, data la precedenza alla grande spedizione. Pressoché inservibili. Restano solo i due traghetti postali per Xeros e Xenos, sui quali fa imbarcare tutti, più ogni materiale recuperabile. Minata la base, la fa esplodere totalmente. Quindi, posa i sensori in luoghi appropriati, si alza in volo indicando alla flotta la direzione di Xenos, e dispone i due traghetti in testa alla formazione, come battistrada. Tuiavii III°, Xilo, Tuiavii IV° e Tuiavii V° mentre ruzzano fra il nugolo di sorelline, ad un tratto alzano l’indice verso il cielo, squittendo di gioia. Le sorelline corrono ad avvisare Xila dentro il cargo-­magazzino. Gli anziani, dalle colline di talco, osservano sbigottiti quella strana flotta che si intravede all’orizzonte. Qualcuno, preso dal panico, vorrebbe azionare subito il sistema di mascheramento, ma Xila, trafelata dalla corsa, sostiene che é Tuiavii di ritorno. Si accende una discussione fra chi é pro e chi contro, ma nel frattempo si é fatto troppo tardi. Non resta che aspettare. E sperare. I due traghetti e l’aeronave di Tuiavii planano contemporaneamente. Non appena quest’ultimo si affaccia alla scaletta, un’ovazione di gioia si alza dagli xenoviani, che corrono verso di lui, ragazze in testa con i suoi bambini in braccio. Il consiglio degli anziani, scendendo dalle colline, proclama un giorno di festa solenne, in onore del Comandante della flotta. Ma Tuiavii gela un po’ il clima gioioso, ordinando l’immediata messa in funzione del mascheramento. Riunito il consiglio, lo mette al corrente della situazione. 111 Davanti alle loro espressioni sbigottite e timorose, quelle di un popolo estremamente pacifico e innocuo, li rassicura accennando al grande dispositivo di difesa che stanno attuando col concorso di tutti i pianeti. Comunque, se gli xenoviani terranno il mascheramento e la mimetizzazione completa fino a nuovo ordine, non avranno nulla da temere. Quindi, raduna gli ingegneri e tecnici di Plutone, ai quali chiede la messa in funzione di un’officina, dove si dedicheranno alla costruzione di una o due aeronavi, secondo i materiali a disposizione. Tutti gli altri, soldati, guardiani e civili vengono destinati alle coltivazioni sotto la guida dei xenoviani, per incrementare la produzione dei viveri necessari a tutta quella nuova popolazione. Infine, puo’ ritirarsi nella sua stanza dal tetto a cupola, per farsi coccolare da Xila e i quattro birbanti, sorseggiando una grande coppa di cocktail al kefir. Le inquietudini non impediscono agli anziani di organizzare di sera una festa per onorare gli ospiti. Vengono serviti i loro migliori prodotti dell’orto, i tartufi e la roba da fumare. Le ragazze in particolare, diverse centinaia, si fanno in quattro attorno ai giovani tecnici, astronauti e soldati che si tratterranno a lungo su Xenos. L’asilo d’infanzia viene trasferito, per l’occasione, al centro della festa attorniato da giochi, musiche, leccornie e improvvisati buffoni. Tuiavii fa scorpacciata di tartufi ed alghe in salamoia, con solenne bevuta e potente fumata, finché, fatte le ore piccole, il ron-­ron da gatta soriana di Xila lo invita a ritirarsi. Dando un ultimo sguardo alla festa, sorridendo si persuade che quella notte la popolazione di Xenos avrà un altro forte incremento. 112 Non proprio all’alba, gli equipaggi della flotta s’imbarcano pigramente. Tuiavii ha fretta di partire. Il tempo stringe e le cose da attuare sono ancora molte. Xila gli riempie il sacco di provviste, fra cui la tanica piena di cocktail al kefir, tartufi neri e buona roba da fumo. I genitori di Xila, abbracciandolo, gli mormorano parole tenere con occhi umidi, mentre i quattro birbanti quattro gli circondano il collo e le spalle. Prima che la commozione lo prenda alla gola, Tuiavii monta veloce la scaletta e dà il segnale di decollo. Gli anziani, dalle collinette di talco, lo salutano con le braccia alzate, pronti a mettere in funzione il marchingegno di mascheramento. La piccola folla di ragazze si allontana malvolentieri dalle aeronavi, mentre l’asilo d’infanzia fa un chiasso terribile per l’eccitazione. Tuiavii, direzione Giove, già si allontana all’orizzonte. IV 113 Anche un cuore arido come quello di Ipergone, davanti ai giardini di Shimbutzu si é umettato di nuova linfa. E dopo lo speciale trattamento riservato agli ospiti dalle allieve, a base di bagni di argilla, massaggi, stiramento vertebrale, ha decisamente cominciato a pulsare decentemente, adducendolo quasi in una condizione estatica. Infine, quel thé sopraffino della piantagione privata ha disposto il suo animo ad una composta gioia. (Se si aggiunge, per di più, che il tutto é completamente gratuito…) Durante il viaggio di ritorno, intrattenuto dalla convivialità delle dodici birichine, si é lasciato addirittura andare a battute umoristiche e scherzi fanciulleschi. Mai, Ipergone avrebbe minimamente sospettato che esistesse quest’altra visione della vita. Appena sbarcati su Saturno, presenta le fanciulle agli arcigni e scontrosi abitanti in qualità di loro prossime maestre nelle arti marziali. Grugniti sarcastici e smorfie beffarde fanno commento a tale affermazione. Ma le ragazze non demordono : hanno conosciuto clienti-­allievi ben più schifiltosi. Ipergone raduna velocemente alcune squadre di carpentieri, falegnami, fabbri, muratori e arredatori per realizzare in brevissimo tempo gli alloggi per le ragazze, i bagni, la cucina e gli ambienti per l’addestramento. Le fanciulle scelgono accuratamente 20 allievi ciascuna, fra i più robusti e combattivi, per un totale di 240. Ogni quindici giorni di intense lezioni, se li passeranno fra loro, a rotazione, cosi’ da prepararli in 12 discipline diverse. Ipergone, sbalordito della loro professionalià, le ammira in silenzio. Una in particolare, la più grande, anche la più bella forse, di nome Jada, come i suoi occhi. 114 Tuiavii e la flotta planano su Giove con le ultime goccie di carburante, fra una selva di aeronavi e navette anch’esse a secco. L’officina del Senzanome é in funzione giorno e notte per far fronte alla richiesta. Pantos e Shimbutzu ascoltano trepidanti le notizie di Tuiavii, mentre questi saggia il cavo inventato dal fabbro. E’ estremamente elastico e colloso, ma allo stesso tempo forte e resistente alle più forti trazioni, esattamente come aveva chiesto. Dovrà stivare bene le aeronavi per poter imbarcare quei 50 grandi rotoli da 1 chilometro l’uno. Pantos complimenta il Senzanome, fin quasi a farlo arrossire, ma Shimbutzu non gliene dà il tempo, sottoponendogli un altro grosso problema. Sugli Anelli di Saturno, i 5.000 operai hanno per bere solo la rugiada della notte, del tutto insufficiente per l’enorme fatica che stanno sopportando, dati i tempi strettissimi. Il fabbro si schernisce che cio’ non é di suo dominio. Bisognerebbe scandagliare il terreno di Saturno in profondità e se anche riuscissero a trovare dell’acqua, resterebbe il problema insormontabile del suo trasporto sugli Anelli. Davanti all’evidenza, Shimbutzu sta per arrendersi, quando Celso, il discepolo del Senzanome, quasi in sordina accenna ad una possibilità. Quando era forzato alle cave dei gas esilaranti, per puro caso, raccogliendo la rugiada del mattino con la gamella ne rovescio’ un po’ sul terreno, proprio sul pulviscolo contenente i gas. Dopo qualche attimo di effervescenza, si era formata una pozza d’acqua, dieci volte più grande della rugiada versata. Assaggiatala, era buona e leggermente frizzante. Fu quella scoperta a salvargli la vita, come quella dei suoi compagni. Il Senzanome, scribacchiando dei numeri in terra, calcola : 5 centilitri di rugiada per 10 grammi di pulviscolo = mezzo litro d’acqua, quindi, per 5.000 litri d’acqua al giorno, sono necessari 500 litri di rugiada e 100 kg. di pulviscolo. E’ d’obbligo, quindi, che ogni operaio all’alba raccolga una gamella piena di rugiada. Sulla parete, traccia il disegno di un grande serbatoio dove effettuare la miscela e lo mostra al suo capo-­officina, perché lo realizzi al più presto, entro due giorni al massimo. 115 Pantos applaude, mentre Shimbutzu stampa un grosso bacio in fronte al Senzanome e al timido Celso. Dopo una squisita serata a base di astice di Bretagna e vinello frizzante, Tuiavii saluta gli amici, rotta per la Fascia Neutra. Passando davanti a Nettuno, niente di nuovo dalle due aeronavi vedette. In vista della Fascia, un nugolo di navette gli si fa incontro, per scortarlo dentro il canale invisibile. Riuniti i capi, entra nei particolari del suo piano. Ogni chilometro di cavo deve essere fissato a due meteoriti laterali al canale, fino all’imboccatura dell’imbuto, che andrà completamente irretita con cavo doppio, essendo il punto più delicato della grande trappola. Immediatamente, le navette caricano i grossi rotoli e cominciano a fare la spola fra le meteoriti, mentre Tuiavi con i capi si porta all’imboccatura del canale per constatare l’effetto. I cavi risultano completamente invisibili. Nessuno potrà sospettare quella immensa rete che stanno tendendo fra le meteoriti. Mentre si congratula coi capi per l’efficienza dei loro uomini, uno di loro gli pone una domanda a dir poco sibillina : « Chi indurrà le astronavi nemiche ad entrare nel canale ? » Tuiavii conosce la risposta fin da quando ha progettato la trappola : « Io. E chi altro ? » Su Marte, Rombo e Jero lavorano a gruppi separati. Rombo ha diviso il suo plotone in quattro squadre di 10 elementi, una di tiratori scelti, una di mortaisti e bazookisti, una di granatieri e lancia-­fiamme e un’altra di 116 assaltatori. Addestramento diurno e notturno, per un totale di 16 ore. Nelle ore di riposo, lui stesso si incarica di piombare all’improvviso su di loro con sventagliate di mitragliatore, per farli dormire un occhio si’ e un occhio no. Jero ha altri metodi coi suoi. Avvezzi alla guerriglia, non ha altro da insegnare loro che l’arte della sorpresa, del mimetismo, dell’avvicinare il nemico senza il minimo rumore, del saltare fra le roccie aguzze sotto il fuoco nemico. Combattono nudi con il solo perizoma, armati di piccole cerbottane, fionde, accette e pugnali. Intorno al collo, una fiaschetta di liquido vischioso che si spalmano addosso prima di rotolarsi sul terreno, dove mimetizzarsi in qualche istante. A 10 metri, risultano pressoché invisibili. Si spostano a folate, secondo tempi decisi dai capigruppo e segnalano con fischi, grugniti, sibili, rumori di lingua. Jero, in piedi su una roccia, invia segnali con le braccia e le gambe ai capigruppo. In scontri simulati col plotone di Rombo, pur essendo Marziani anch’essi, prevalgono sempre circondandoli e adescandoli in tranelli. Appena sbarcati sugli Anelli, il Senzanome e Celso con i garzoni assemblano i pezzi della grande cisterna per la saldatura. In alto, viene sistemato il miscelatore, mentre alla base vengono installati una ventina di rubinetti. Pantos e Shimbutzu, scaricati i viveri freschi, danno disposizioni per la raccolta della rugiada all’alba, poi vanno ad ispezionare i lavori. Le gallerie sotterranee sono già pressoché abitabili, mentre restano da effettuare le fortificazioni sopraelevate. Durante la notte, con la prima rugiada il Senzanome e Celso verificano le dosi e i risultati. Sorpresa : aumentando la 117 dose di pulviscolo, l’acqua ottenuta si fa più frizzante ! Shimbutzu, facendo eccezione al suo aplombe, bevutala, fa schioccare la lingua ridendo. All’alba, la grande prova generale. Azionato il miscelatore, non resta che attendere. Dopo qualche minuto vengono aperti i rubinetti, dai quali sprizzano con forte pressione i getti, sui quali gli operai si precipitano con urla di gioia. Ipergone, sbarcato per l’occasione con le 12 allieve di Shimbutzu, ha gli occhi che brillano. Sta pensando al dopoguerra. Comunque vadano le cose, lui sogna già di diventare il Re delle Acque Minerali, da distribuire su tutto il Sistema Planetario. Jada é estremamente esigente nel tiro con l’arco. Man mano che il bersaglio viene centrato dagli allievi, lo allontana sempre più. Devono poter arrivare a far centro a 200 metri. Solo pochi vi riusciranno, ma la media dei buoni tiratori la pretende molto alta. Le altre colleghe abbattono sistematicamente i più grandi e grossi Saturniani con molteplici tecniche micidiali. Ed imparano presto, i coriacei e scorbutici allievi, arrivando qualcuno di essi a mettere a disagio la propria maestra. Dopo le prime due settimane tiratissime, con un’intensità di 12 ore al giorno, le giovani insegnanti passano al livello superiore. Non si tratta più di vincere un avversario, ma di neutralizzarlo del tutto. Quindi, rotture di dita e polsi, slogature di spalle, distorsioni di ginocchi e gomiti, fino all’estrema rottura dell’osso del collo. Per i Saturniani é la musica che attendevano. 118 Ipergone ha preso carico di una cinquantina di cani, con relativo guardiano istruttore. Pirana, molossi, doberman, pittbull, mastini, tutti aggressivi di natura, resi ancora più feroci e nevrotici dal suo tassativo inquadramento : poco cibo e pochissimo sonno. Durante la notte, manda i guardiani a tormentarli con bastoni aguzzi e urla bestiali, rendendoli folli di rabbia impotente che si infrange sui robusti recinti. Ma non appena é libero dai suoi impegni, corre ad estasiarsi alla vista di Jada, che tende l’arco a seno scoperto con la grazia di una dea. Sono trascorsi due mesi di intenso lavoro, sugli Anelli di Saturno. Pantos e Shimbutzu, sbarcando viveri freschi dall’ammiraglia, constatano ogni settimana il progresso dellecostruzioni che volgono quasi al termine. Le fortificazioni permettono di colpire al riparo e sono pressoché invisibili planando dall’alto. Comunque, Pantos dà disposizioni per una forte mimetizzazione : non si deve neanche sospettare l’esistenza di una base fortificata. Dal Consiglio UNLIMITED sulla Terra, nessun messaggio di risposta alle pressanti richieste di materiali, viveri confezionati e tecnici specialisti come idraulici, elettricisti e orticultori, che Pantos invia quasi quotidianamente. Probabilmente, la situazione non é ben definita al loro interno. Shimbutzu gli consiglia una visita lampo, per stappare loro le orecchie, accompagnati magari da Tuiavii con la flotta militare e la marea di navette civili per 119 l’eventuale prelievo forzato di tutto cio’ che é necessario. Pantos sarebbe tentato, ma teme di essere accusato di pretese dittatoriali. Vuole fare le cose per via regolare. Magari tenace e minaccioso, ma dentro i limiti della legge. Perché nel futuro, se un futuro ci sarà, nessuno possa minimamente insinuare nei suoi confronti un sogno di potenza assolutista. Decide, quindi, di inviare un messaggio ultimatum : o vengono immediatamente inviati i materiali e gli uomini richiesti, o si dimette dall’incarico. La notte stessa, un messaggio gentile e premuroso, per non dire trepidante, lo informa che 10 cargo sono già partiti per Giove con tutto il richiesto, più deliziose sorprese. La fazione a lui favorevole deve aver vinto una grossa battaglia, minacciando il disastro completo in caso di sue dimissioni. Di ritorno su Giove, Tuiavii ragguaglia Pantos e Shimbutzu sulla trappola preparata, poi si sdraia sfinito sotto la pergola. Ha dato due giorni di riposo alla flotta, tenuta comunque all’erta costante. Pure sugli Anelli, aggiunge Pantos, é tutto pronto. Non resta che attendere. Ma non é per niente facile. Anche dormire é divenuto un problema. Incubi, bagni di sudore gelido, crampi allo stomaco. « E, se poi non arrivasse nessuno ? » mormora Pantos. « Meglio ! » grida Tuiavi . « Tanto lavoro, per niente… » sospira Pantos. « Non fatevi illusioni. » sussurra Shimbutzu, con gli occhi persi nel cielo muto. 120 I Cargo UNLIMITED sono arrivati dalla Terra, pieni fino all’orlo, compresi alcuni cartoni speciali per Pantos e Shimbutzu. I due ne rendono partecipe anche Tuiavi il quale, fraternamente grato, vi si tuffa agguantando una grossa trancia di bufalo canadese, un granchio imperiale artico, due bottiglie di Ammontillado e qualche sigaro cubano. La serata si fa gentile e conviviale, mentre la voce soave di Shimbutzu racconta vecchie storie del passato dalle impressionanti somiglianze con le storie del presente. Alla terza bottiglia di Ammontillado, Tuiavii scivola nelle immagini in Tecnicolor di Xila e la Banda dei Quattro, cosicché Pantos e Shimbutzu ritengono sia giunta l’ora per essi di ritirarsi. V 121 Terminato il duro addestramento, i Marziani di Rombo e Jero vengono trasferiti con la flotta civile sugli Anelli di Saturno, per prendere dimestichezza con quel particolare terreno. A paragone dei micidiali Campi di Marte, ai 250 guerrieri gli Anelli appaiono come una piacevole pausa vacanziera. In particolare, é molto più agevole per essi la mimetizzazione col pulviscolo onnipresente. Ipergone, da parte sua, ha fatto al fabbro una comanda del tutto particolare : 50 armature per cani di piccola e media taglia, fornite di punte d’acciaio ben aguzze e lame taglienti. Le quali, lo ha assicurato il Senzanome, saranno pronte fra qualche giorno. I 240 Saturniani perfettamente addestrati dalle allieve prendono alloggio anch’essi nei bunker sugli Anelli, mentre le loro donne, istruite da Jada, cominciano a fabbricare freccie ed archi a ritmo forsennato. Pantos ha fatto aumentare la produzione di acqua frizzante e di viveri freschi da Giove per tutti i nuovi arrivati, mentre Shimbutzu ha riunito le sue allieve per un colloquio riservato. Non si tratta di segreti, ma di istruzioni particolari di grado superiore, sul come tenere in pugno i loro allievi e come caricarli al massimo per poter far esplodere tutta la loro potenzialità. Dopodiché, le ha sottoposte ad un impressionante allenamento con la katana, svelando loro colpi segreti ricevuti in eredità dal suo avo, lo Shogun dell’Hokkaido. Tuiavii incrocia con la flotta fra Nettuno e la Fascia Neutra, per mettere a punto la strategia con le navette corsare, studiando la prontezza degli spostamenti, la velocità, le false manovre per trarre in inganno il nemico. Da Plutone e Urano, nessun segnale particolare, salvo alcuni tonfi sordi, 122 dovuti senz’altro all’impatto di piccole meteoriti. Stabiliti i turni di perlustrazione, scende su Nettuno per un’ultima visita al Patriarca. Il pianeta, come aveva raccomandato, appare disabitato, uniforme e silenzioso. Ai piedi della montagna di ghiaccio, i Fratelli gli vanno incontro sereni, quasi impenetrabili, ma Tuiavii legge nei loro cuori una certa apprensione. Il Patriarca, con lo sguardo contrito per le premonizioni ricevute, lo abbraccia forte per infondergli coraggio e fermezza. Quindi, circondato dalla Catena di Forza della Cerchia Interiore, pone una goccia d’olio sul suo cranio, sul quale posa i palmi delle mani, pronunciando una formula di benedizione. Poi, mentre sta per risalire la scaletta dell’aeronave, gli mormora all’orecchio : « Torna ! » Quella stessa notte, un improbabile abitante insonne di Plutone avrebbe assistito ad un grandioso spettacolo, inedito e originale. Ancora lontana dall’orbita, un’immensa flotta di astronavi schierate in formazione procedeva veloce, diretta proprio sul pianeta. Cento grandi aeronavi da guerra, silenziose e a luci spente, armate di grossi cannoni fotonici e raggi disintegratori, con gli scafi metallici opacizzati, si muovevano a ventaglio intorno alla più grande, imponente Ammiraglia, secondo schemi prefissati, alternandosi nell’avanscoperta e nella copertura laterale dello schieramento. Ognuna di esse poteva contenere, oltre all’equipaggio, un centinaio di assaltatori, per un totale di 10.000 esseri ben armati, decisi a tutto, spietati e feroci, come risultava ben chiaro dalle immagini proiettate dal cristallo. Se Tuiavii fosse stato presente, probabilmente non avrebbe avuto né la forza né il coraggio per sostenere un eventuale impatto contro quella terribile potenza. 123 All’insaputa di cio’ che sta avvenendo, Tuiavii con la flotta scende su Giove per il rifornimento ed incrocia Pantos e Shimbutzu che si trasferiscono definitivamente sugli Anelli, per organizzare la difesa e studiare un piano di battaglia. Data la sua velocità, é poi in grado di raggiungerli e planare con loro. Shimbutzu ha previsto uno schieramento a mezza luna, intorno ai bunker e alle postazioni fortificate, con cinque reggimenti di operai al centro, su cinque linee di 1.000 uomini, i 300 Marziani di Jero sulla destra, quelli di Rombo al centro sulle postazioni, i 240 Saturniani delle allieve sulla sinistra con gli archi, i cani corazzati di Ipergone di fianco ai Marziani di Jero. E’ certa che gli invasori planeranno nei pressi delle cave di gas esilaranti, per far bottino dei materiali che a loro più interessano. Fino a quel momento, gli Anelli di Saturno dovranno apparire completamente deserti e privi di ogni struttura. Mette quindi l’accento sulla necessità di una mimetizzazione perfetta, del silenzio più completo e del rigido rispetto degli ordini segnalati. Pantos fa radunare tutti e parla. C’é sempre una remota speranza che nessuno arrivi ad invadere il Sistema Solare. Ma nessuno si faccia illusioni. Verranno, e sarà una lotta per la loro stessa sopravvivenza. Non ci sono vie di mezzo. Non é possibile alcuna trattativa. Bisogna sconfiggerli e sventare l’invasione di tutto il Sistema Planetario. Prima ancora di concludere, il nababbo Comandante arriva trafelato e gli fa cenno con le braccia. Pantos, senza scomporsi, termina esortando tutti al massimo coraggio e sacrificio. Anche Tuiavii arriva di corsa. I suoi sensori, come quelli dell’ammiraglia, stanno inviando da qualche minuto segnali di rumori assordanti, continui e spettrografie di temperature altissime. Postisi in ascolto, per più di un’ora i segnali arrivano forti e chiari. Non c’é alcun dubbio, afferma Tuiavii, sono decine di grandi astronavi. 124 Su Plutone, gli invasori constatano quanto sia inospitale il pianeta e la base UNLIMITED del tutto inutilizzabile. Il Generale Comandante dà disposizioni ai suoi ingegneri di effettuare prelevamenti di campioni sulla natura del sottosuolo. I risultati non sono incoraggianti, a parte il plutonio utilizzabile dall’industria bellica, che imbarcheranno sulla via del ritorno, nel caso le stive non siano già piene fino all’orlo. Quindi, ordina il decollo, rotta verso Urano. Tuiavii, Pantos e Shimbutzu, col cuore in gola, calcolano che la flotta nemica arriverà su Urano in meno di una settimana. E’ il tempo che resta loro per gli ultimi preparativi, poiché gli invasori certamente si dirigeranno subito verso gli Anelli di Saturno, che sono la loro meta più ambita. Tuiavii li saluta in fretta, abbracciandoli entrambi, a denti stretti. Ha giusto il tempo di raggiungere la Fascia Neutra, per prepararsi all’impatto e all’adescamento. Pantos cava fuori una bottiglia polverosa di Armagnac, verso la quale i tre, con gli occhi lucidi, non fanno complimenti. Quando, alcuni giorni dopo, la flotta di Sirio si avvicina all’orbita di Urano, il Generale Comandante constata la medesima situazione vista su Plutone : la distruzione e l’abbandono della base. Con un dato in più : l’assoluta assenza di popolazione uraniana. Sono stati tutti evaquati. Fanno terreno bruciato, pensa fra sé. Ma come hanno saputo del loro arrivo ? Chi li ha informati ? Facta, in forza sull’Ammiraglia, del tutto assente, come un automa, calcola l’entrata in orbita e dispone la discesa su Urano. 125 I sensori di Tuiavii e di Pantos, come per Plutone, prendono a trasmettere i loro terribili segnali. Tuiavii effettua con le navette corsare un ultimo minuzioso controllo della rete installata nel canale. Pantos e Shimbutzu verificano le mimetizzazioni e lo schieramento dei contingenti, effettuando varie simulazioni di attacco e difesa. La tensione é alta e si verificano incidenti durante le manovre, dovuti al nervosismo, la stanchezza e la paura atroce inconfessata. Pantos provvede raddoppiando la produzione di acqua effervescente. I più duri da controllare sono i cani, isterici e intrattabili per il micidiale allenamento subito da Ipergone. Shimbutzu e le allieve si ritirano nelle gallerie sotterranee, per entrare in meditazione profonda. Rombo e Jero, già appostati, fumano e masticano tabacco, davanti al bricco bollente di ciofeca. Pantos, restato solo, stappa il suo Barolo preferito. Su Urano, il Generale Comandante decide di creare la loro base operativa. Lascerà sul pianeta dieci astronavi con 1.000 armati, più ingegneri e tecnici per riallestire gli hangar, le officine di carenaggio e le infrastrutture necessarie all’intera flotta. Riuniti i comandanti, espone la sua strategia. Venti astronavi andranno direttamente verso gli Anelli di Saturno con i loro 2.000 armati, in avanguardia, col compito di iniziare l’estrazione e il carico dei materiali indispensabili alla produzione di carburante. La flotta, a mezza velocità per il risparmio di energia, seguirà la stessa rotta, costeggiando 126 Nettuno senza planarvi, ritenendolo poco interessante, probabilmente disabitato. Nessuno ha niente da obiettare, conoscendo il carattere ultraintransigente e permaloso del Capo Supremo. Facta, in disparte, ha come un’impercettibile contrazione delle labbra in un sorriso malefico, ma solo Tuiavii avrebbe potuto afferrarne il senso. Quando Tuiavii, appostato nei pressi della Fascia Neutra vede filare velocissime le venti grandi astronavi, ognuna quattro volte più grande della sua, ha un attacco di tremore per Pantos, Shimbutzu e quelle migliaia di esseri pressoché disarmati in atroce attesa sugli Anelli. Comanda alle due aeronavi di vedetta nel cielo di Nettuno di tenersi in disparte, dietro il profilo del pianeta, al passaggio delle venti di Sirio, ma di seguirle poi a debita distanza. Dopo una mezza giornata di perlustrazione, uno dei suoi comandanti segnala concitato a Tuiavii l’avvicinarsi di un’immensa flotta di 70 enormi astronavi facenti rotta a mezza velocità verso Nettuno e quindi su Saturno. Avvistatala proprio davanti a sé, Tuiavii stavolta trema per i suoi, per le navette corsare e per sé medesimo. Mai visto niente di simile in vita sua. Se arrivano sugli Anelli, é la fine per tutti quanti. Deve riuscire in ogni modo a distrarle, a deviarle dalla loro rotta. Non appena Pantos individua col telescopio le 20 astronavi dirette proprio sugli Anelli, ordina l’immediato ritiro nelle gallerie e nei bunker, oltre alla completa occultazione di entrate e fortificazioni. Dopo meno di un’ora, le 127 astronavi planano, proprio come aveva previsto Shimbutzu, presso le cave dei gas esilaranti e i loro 2.000 armati cominciano l’escavazione dei materiali, alleggeriti dell’armamento, muniti solo di una pistola al fianco e di maschere antigas. Le aeronavi, pressoché sguarnite, ospitato soltanto il personale di volo. Nessun minimo segno di presenza umana é stato rilevato. Si presenta una tranquilla giornata di lavoro per gli assaltatori, e di ozio per gli equipaggi. Pantos e Shimbutzu attendono l’attimo giusto per attaccare: la pausa del rancio. Sulla Terra, il Consiglio UNLIMITED riunito al completo, messo al corrente degli ultimo messaggi di Pantos, si ingaggia per svariati giorni in lunghe discussioni severe, farcite di pugni e schiaffi, che alla fine ottengono l’unanimità. Dopo aver cercato a lungo improbabili volontari, decidono a malincuore di ingaggiare due battaglioni di mercenari, veterani e ben armati. Finalmente, due Cargo UNLIMITED modello ENTERPRISE, dotati pero’ del nuovo carburante, fanno rotta per gli Anelli di Saturno, Consiglio compreso. Se non arrivano troppo tardi, saranno di qualche aiuto, sperano. Almeno, la loro coscienza riposerà in pace. Tuiavii, osservando sbigottito la grande flotta sfilare davanti a sé, tenta di far cessare il tremore delle mani con grandi sorsate di trembu e una sigaretta 128 forte. Sudore freddo gli cola dalla nuca alle spalle, mentre una vampa di calore altissimo gli monta dallo stomaco alla bocca, poi agli occhi. Tirato l’ultimo sorso, con un urlo possente afferra i comandi e spinge a fondo, con tutta la velocità disponibile, diretto decisamente verso l’Ammiraglia nemica. Le sue aeronavi e il nugolo di navette lo seguono all’istante nell’azione. L’attacco di Tuiavii é solo un’azione velocissima dimostrativa. Quando é arrivato piuttosto vicino all’Ammiraglia, si impenna in verticale rovesciandosi a compiere un cerchio, seguito da navette e aeronavi che si disperdono a 360 gradi, per poi riunirsi e filare verso la Fascia Neutra. I Comandanti delle astronavi nemiche sono dapprima sorpresi, poi divertiti quasi da quella nube di moscerini che insegue qualche moscone. Ma il Generale Comandante non é di questo avviso. L’impudenza di quelli sfrontati lo fa innervosire, per non dire imbestialire. Dopo aver cambiato rotta verso quel nugolo che fugge, con l’intenzione di inseguirli e annientarli, viene convinto dall’Ufficiale in seconda di lasciar perdere e proseguire la rotta verso Saturno. Non appena Tuiavii si rende conto che la flotta nemica non ha abboccato e continua imperterrita nella corsa verso gli Anelli, decide in un attimo di tentare il tutto per tutto. Dato l’ordine per uno schieramento d’attacco a tutto fronte, scatta in avanti e arrivato a distanza utile, ordina il fuoco. La nutrita sventagliata provoca danni non proprio seri alla flotta di Sirio, ma ha l’effetto che Tuiavii sperava : cambiano la rotta verso di loro, inviperiti. Il Generale Comandante ordina velocità a tutta ed apre il fuoco con tutti i pezzi disponibili. Tuiavii col suo nugolo ripete l’azione precedente, volando a tutta forza verso il grande canale nella Fascia Neutra. Nell’inseguimento, due delle sue aeronavi e una decina di navette vengono colpite e disintegrate. Ma il piano funziona, per il momento. Giunto al canale, lo imbocca deciso tenendo ben d’occhio i limiti laterali della giungla di meteoriti. Le sue aeronavi lo seguono in fila, mentre le navette corsare, entrate anche loro, si disperdono velocemente nei canali laterali che 129 conoscono a memoria. L’Ammiraglia di Sirio é la prima ad entrare nel canale, seguita ordinatamente dall’intera flotta. Quando anche l’ultima é entrata, alle sue spalle le navette corsare appostate allo scopo chiudono l’entrata, tirando i lunghi cavi predisposti. Tuiavii, giunto al grande imbuto restringente, fuoriesce dal collo, cosi’ come le sue aeronavi. Un istante dopo, le navette chiudono l’apertura, facendo spola con i cavi elastici fra le meteoriti. Un perfetto lavoro da ragni. Dopo meno di un minuto, l’Ammiraglia arriva a tutta velocità e va ad incappare nella fittissima ragnatela invisibile che chiude il collo dell’imbuto. La sua forza e velocità fa tendere al massimo i cavi, fin quasi a lacerarli. Ma cosi’ non é. L’eccellente lavoro del Senzanome ha dato i suoi frutti. L’astronave rimbalza per il contraccolpo, andandosi a invischiare negli altri cavi laterali. La flotta, che arriva anch’essa a tutta forza, non puo’ evitare un immane tamponamento a catena. Dopo pochi minuti, é completamente invischiata nella grande rete. Tuiavii, passandole a fianco orgoglioso, é riuscito a costruire la più grande nassa per aragoste mai vista, esattamente uguale a quelle che suo nonno Tuiavii gli aveva insegnato a intrecciare da piccolo. Le navette hanno intanto minato gli accessi di ogni astronave con ordigni autoadesivi. Gli occupanti all’interno non hanno alcuna via di uscita. Proprio una buona pesca, oggi : 70 astronavi e 7.000 prigionieri, mormora fra sé Tuiavii, tirando una grossa canna di jamala. VI 130 Dopo molte ore di duro lavoro, non appena suona il segnale del rancio, gli armati di Sirio si gettano voraci sulla loro razione. Pantos attende con calma che si riempiano lo stomaco, prefigurandosi già un’oretta di siesta. Non appena cominciano a distendersi per la pausa post-­rancio, dà l’ordine a Shimbutzu, la quale segnala alle allieve con drappi colorati. Immediatamente, i 240 arcieri saturniani cominciano a scagliare le loro freccie. Nello stesso tempo, Pantos dà il via a Rombo che ordina il fuoco ai suoi 40 tiratori scelti, lancia-­bombe e bazookisti. L’effetto é micidiale : il rilassamento e la sorpresa hanno reso quelli di Sirio un facile bersaglio, cosi’ che svariate decine di essi restano al suolo, morti o feriti. Negli istanti che impiegano per riorganizzarsi, Pantos manda all’assalto due reggimenti dei suoi operai, armati di pale e picconi. Gli armati di Sirio, raggruppatisi, fanno fronte all’assalto con le micidiali pistole a fotoni, che fanno strage nelle file degli operai. Poi, chiusi a testuggine con formazione a cuneo, attaccano a testa bassa, sfondando le due linee dei reggimenti operai proprio al centro, avvicinandosi pericolosamente ai bunker e alle postazioni, dove sono ammassate le altre truppe di Pantos. Mentre le allieve di Shimbutzu continuano a scagliare freccie, mandano all’assalto i Saturniani che ingaggiano micidiali corpo a corpo con i terribili colpi di karate e delle altre arti marziali apprese dalle fanciulle. Dall’altro lato del campo di battaglia, i Marziani di Jero sbucano dalla polvere e attaccano a folate con fionde e cerbottane, veloci e inafferrabili. I Siri, molto alti e corpulenti, sono difficili da abbattere, ma i Marziani li attaccano anche in quattro alla volta, specialmente alle gambe per sbilanciarli. Una volta abbattuti, diventano un boccone facile. I due reggimenti di operai, sfondati al centro, ripiegano sulle 131 ali, mentre altri due loro schieramenti si accingono a difendere i bunker e le postazioni, dalle quali i tiratori di Rombo continuano nel loro fuoco preciso. Rombo stesso li incoraggia con la sua Luger e Jero col suo vecchio Winchester. Quando Pantos si accorge che gli equipaggi delle astronavi si stanno imbarcando per utilizzare le terribili armi di bordo, dà il segnale a Ipergone di attaccare coi suoi cani. Questi, che a malapena i guardiani sono riusciti a trattenere fino a quel momento, appena liberi dal guinzaglio scattano velocissimi, nonostante le corazze chiodate, contro le quali sono inutili i colpi di pistola. In brevissimo tempo, arrivano alle astronavi ed attaccano alle caviglie, ai polsi, al viso e alla gola i terrorizzati astronauti, che vengono disarmati, straziati, quasi sbranati. In pochi minuti, le astronavi sono conquistate. Solo due di esse riescono a decollare in tempo, ma non potendo sparare sulla gigantesca mischia di combattenti, decidono di raggiungere la grande flotta per metterla al corrente. Ipergone e i guardiani, raggiunte le astronavi, finiscono il lavoro dei cani e ne prendono decisamente possesso. Ma la battaglia infuria senza esito, con centinaia di morti e feriti nei due schieramenti. Gli armati di Sirio, militarmente più preparati, pur essendo quasi chiusi in un cerchio, rispondono con contrattacchi organizzati in più ondate, massacrando le file degli operai. Ormai, gli assaltatori di Rombo si difendono nelle postazioni, molti Saturniani cadono sotto i colpi dei giganteschi Siri, i Marziani di Jero anche se stremati resistono, mentre le freccie delle allieve cominciano a scarseggiare. Ipergone lancia ancora i cani alle spalle dei Siri, creando scompiglio e ferite laceranti. Molti vengono fulminati dalle terribili pistole a fotoni. Quando un assalto dei Siri converge deciso verso il gruppo delle allieve, che causano non pochi danni fra le loro file, Shimbutzu salta giu’ dalla postazione e sguainata la katana si getta quasi volando al loro soccorso. Inutile il tentativo di Pantos di trattenerla. Le allieve anch’esse combattono ora con la katana, facendo strage, ma sono veramente troppi gli avversari. Shimbutzu, postasi al centro di esse, dà 132 lezione di stile, seminando la morte. Jasmina, la più piccola, ha appena ferito gravemente un avversario e già si concentra contro un altro. Ma il ferito ha estratto la pistola e la prende di mira. Con la coda dell’occhio, Shimbutzu lo vede e d’un balzo gli si getta contro, conficcandogli la katana in mezzo agli occhi. Il colpo, già partito, le dilania il ventre. Jasmina, con lacrime disperate, abbraccia la Maestra morente, sussurrandole parole dolcissime. Pantos, che ha seguito la vicenda dalla postazione, dopo qualche attimo di pallore freddo, impietrito, scatta come in trance afferrando due mitragliatori, uno per braccio, e con un urlo terrificante si getta all’assalto verso il gruppo delle allieve, seguito all’istante da Rombo e i suoi, Jero e l’ultimo reggimento di operai. Pantos si apre la strada a sventagliate verso Shimbutzu, e il suo esempio trascina tutti. In pochi minuti, la furia disperata dei suoi travolge le file dei Siri, i quali, circondati, massacrati da pale e picconi e dilaniati dai cani, fatto quadrato, sono costretti a difendersi disperatamente. Intanto, vicino alle cave, planano i due CARGO UNLTD., dai quali sbarcano i due battaglioni di mercenari. In pochi istanti, arrivano in prima linea e aprono un fuoco falciante che decima le file dei Siri. Dopo pochi minuti, questi gettano le armi e si arrendono. I mercenari devono impedire con la forza che gli operai imbestialiti non li massacrino. Pantos, con l’esile corpo di Shimbutzu stretto fra le braccia, seguito dalle allieve distrutte dal dolore, si avvia verso l’ammiraglia, dove il Comandante lo accoglie in lacrime. Il viso di Shimbutzu, bello e sereno come sempre, mostra il suo solito sorriso ironico e appena triste. Dato l’ordine di decollo, rotta verso Giove, Pantos puo’ finalmente lasciarsi andare ad un pianto sconsolato. 133 Le due astronavi in fuga dagli Anelli per raggiungere la grande flotta, vengono intercettate dalle due aeronavi che Tuiavii ha lasciato nei cieli di Nettuno, come sentinelle del pianeta. L’attacco compiuto a sorpresa con fuoco concentrico ne distrugge una, mentre l’altra risponde coi terribili raggi disintegranti. Un’aeronave di Tuiavi viene letteralmente spezzata in due prima di incenerirsi, mentre l’altra, benché colpita riesce a rendere ingovernabile la seconda di Sirio, centrando gli alettoni direzionali, cosi’ che si perde alla deriva nello spazio. La superstite, a velocità ridottissima, fa rotta verso la Fascia Neutra per informare Tuiavii. Quando questi la incontra mentre fa rotta verso Saturno, messo al corrente dello scontro nel cielo di Nettuno, intuisce il buon esito della battaglia sugli Anelli. Ma vuole esserne certo. Dove sono le altre 18 astronavi di Sirio ? E se quelle due distrutte fossero solo in perlustrazione, oppure staffette col compito di informare la loro flotta ? Punta allora deciso verso gli Anelli, seguito dalle sue aeronavi in formazione d’attacco. Ipergone, Rombo e Jero, completamente presi nell’ingrato compito di seppellire i morti e far curare i feriti, sembrano non accorgersi degli impellenti bisogni dei sopravissuti a quel macello, che hanno urgente necessità di bere e mangiare qualcosa. I membri del Consiglio UNLIMITED prendono l’iniziativa di distribuire i viveri dei Cargo destinati al soggiorno dei mercenari, mentre Ipergone viene sollecitato dagli operai alla fabbricazione di acqua effervescente. Questi, in privato coi guardiani, 134 procede poi all’inumazione in una fossa comune dei 35 cadaveri dei suoi eroici cani, col cuore stretto in un singulto di pieta. Il bilancio della battaglia é terrificante. 1200 morti e 400 feriti fra gli armati di Sirio, prigionieri gli altri 400, più 18 astronavi con relativo equipaggio. Gli operai hanno pagato il tributo più alto : 2.200 morti, 1.400 feriti. Fra i Saturniani delle allieve, 80 morti e 130 feriti. I Marziani di Jero, 70 morti e 110 feriti. Gli assaltatori di Rombo, 15 morti e 12 feriti. Una vittoria costata un prezzo altissimo. Ma é una vittoria totale. Mentre Tuiavii plana sugli Anelli, ha la visione agghiacciante del campo di battaglia ancora ingombro di cadaveri insepolti, ma anche la gioia di constatare le astronavi nelle mani dei suoi. Appena sbarcato, chiede di Pantos e Shimbutzu, e ottiene risposte evasive, imbarazzate. Sono partiti per Giove. Lei, pare che sia ferita. Anche le allieve sono partite, aggiunge Ipergone a bocca amara. Infine, qualcuno gli dice come stanno le cose. Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco lo lascia senza fiato. Ma non ha tempo per il cordoglio. Deve portare a termine la sua missione. Facta, felicemente recuperata dall’Ammiraglia di Sirio prigioniera della ragnatela, dopo aver prefigurato il decollo, gli porge la tanica di trembu ormai agli sgoccioli e gli arrotola un tiro di jamala. Poi, dispone la rotta verso Urano, mentre Tuiavii tenta inutilmente di rilassarsi. 135 Appena sbarcato dall’ammiraglia, Pantos dà disposizioni ai suoi boscaioli di abbattere gli alberi più resinosi per innalzare la pira funeraria nella parte più alta dei giardini pensili. Nel frattempo, le allieve provvedono a lavare e profumare il corpo di Shimbutzu, per vestirlo col suo kimono più bello, quello color malva che incanto’ Tuiavii al primo incontro. Quindi, allestiscono la camera ardente nello studio di Pantos, davanti al grande Planetario, dove i giardinieri arrivano con le braccia colme dei fiori più belli appena raccolti. Fuori, una fila interminabile di abitanti del pianeta attende paziente e commossa di poterla vedere. Pantos é seduto accanto a lei, sullo scanno che non lascerà per giorni e notti. Dopo il tempo rituale, le allieve trasportano la loro Maestra sui giardini pensili e la depongono sulla pira. E’ Jada colei che appicca il fuoco. Per un giorno intero la pira brucia, inondando la valle col profumo delle resine, fino a consumarsi. Le allieve raccolgono le ceneri di Shimbutzu in un’urna di alabastro, che viene affidata con la sua katana a Jada, in segno di trasmissione del Maestrato. Sarà lei, d’ora in poi la Decana, Conservatrice dell’Accademia del Bello e responsabile delle allieve, della casa, dei giardini e piantagioni. Col cuore pesante, intorpidito e gelido, Tuiavii raduna le sue aeronavi e punta deciso su Urano, per farla finita. Giunto in orbita, le schiera a ventaglio e si getta a velocità massima sulla base, dove le grosse astronavi di Sirio stazionano, quasi in disarmo di retrovia. Tutto si aspettano fuorché un 136 eventuale attacco nemico. In qualche minuto, sette di esse vengono distrutte e la base rasa al suolo, con l’intera guarnigione falciata. I superstiti, prigionieri sbigottiti, vengono radunati davanti a Tuiavii, il quale senza esitare li ammonisce duramente. Quindi, li imbarca sulle tre astronavi restanti, debitamente disarmate, con la missione di mettere al corrente i loro capi nella Costellazione di Sirio sulla reale situazione : il grosso della spedizione, compreso il Generale Comandante, é prigioniera in attesa che una delegazione venga a trattare i termini del loro rilascio. Se entro pochi mesi non si faranno vivi, i prigionieri saranno processati e inviati ai campi di lavoro, mentre le astronavi verranno incenerite. Le tre astronavi decollano celermente, direzione Plutone, quindi Sirio. Tuiavii puo’ fare rotta verso Giove, per mettere al corrente Pantos dei suoi risultati e delle decisioni prese riguardo ai superstiti inviati verso Sirio e la flotta prigioniera nella Fascia Neutra. Passando di là, si accorda con i capi corsari per il controllo stretto delle astronavi. I prigionieri si dovranno nutrire con le loro derrate di scorta, fino all’arrivo di una eventuale delegazione da Sirio. Il Generale Comandante e e gli altri ufficiali vengono da lui imbarcati, destinazione Giove, dove Pantos prenderà disposizioni nei loro confronti. Prima di partire, si congratula ancora una volta con i capi e i loro aeronauti per il grandioso lavoro svolto. Molto presto, promette loro, la loro fedeltà sarà premiata generosamente. Ultima raccomandazione prima di partire, in colloquio privato con i soli capi, quella di sabotare i motori delle 137 astronavi, a scanso di brutte sorprese. I capi decidono che uno di loro lo accompagnerà su Giove, per colloquiare con Pantos riguardo al loro futuro. Quando Nettuno si intravede all’orizzonte, Tuiavii invia un’aeronave per informare il Patriarca sull’esito della battaglia e della vittoria totale. Il pianeta puo’ essere quindi normalizzato, poiché non sussiste più alcun pericolo. Quanto a lui, sarà presto di ritorno, magari con ospiti. Non appena Pantos riceve il messaggio da Facta, che lo ragguaglia sugli ultimi avvenimenti e sul loro imminente rientro alla base, non puo’ contenere un grido di gioia e di sollievo. Dà quindi istruzioni per ricevere degnamente Tuiavii e la sua flotta. Quando questa plana sulla grande piattaforma, c’é l’intera popolazione di Giove ad acclamarla, e Pantos li saluta con parole riconoscenti e commosse. Afferrato Tuiavii per le spalle, lo abbraccia fortemente, senza una parola. I due hanno gli occhi gonfi, pensando a Shimbutzu che avrebbe dovuto essere in quell’istante stretta fra loro. Jada si avvicina lentamente, con l’urna delle ceneri e la katana della Maestra. Tuiavii si inchina profondamente, a lungo, piangendo. Pantos stappa una bottiglia di quel vinello frizzante oltremodo gradito a Shimbutzu, ne versa un po’ sull’urna delle sue ceneri e ne offre un calice a Tuiavii, per brindare alla sua memoria. Dopo la pausa di raccoglimento, Tuiavii presenta il capo delegato dei corsari, che riceve da Pantos un’accoglienza calorosa. Dà poi consegna ai suoi Comandanti di sbarcare gli ufficiali prigionieri in segreto, per evitare loro un eventuale linciaggio da parte della folla. 138 Non possono pero’ sfuggire al violento attacco verbale da parte dei Consiglieri UNLIMITED, che finirebbe senza dubbio in una colossale rissa, senza l’autorevole intervento di Pantos. I Consiglieri sostengono che la loro missione verso Sirio aveva scopi prettamente commerciali, ma il Generale Comandante, in preda alla collera predisposta dalla sua natura atrabiliare, ribatte che quella della UNLIMITED é stata una vera e propria invasione per la conquista con la forza del loro sistema planetario. Tuiavii, in base ai fatti osservati tramite il cristallo-­testimone, afferma con cautela che i Siri hanno ragione, ma solo in parte, poiché la loro reazione é stata smisuratamente violenta e senza alcuna pietà. Il Sistema Planetario Solare, aggiunge Pantos, ha risposto invece alla loro invasione con atteggiamento prettamente difensivo, grazie al quale essi, gli ufficiali, le truppe e le astronavi sono sopravissuti. La scelta é ora in mano dei dirigenti di Sirio, se vorranno venire a discutere di un armistizio e di una eventuale pace. Passando quindi ad un tono più fermo ed ufficiale, dispone che la UNLIMITED avrà d’ora in poi un ruolo corrispondente alla sua vera natura, quello prettamente commerciale. Viene interdetta in modo assoluto la fabbricazione di cloni, mentre il potere esecutivo verrà interamente demandato al Consiglio Supremo Interplanetario, formato da lui stesso, Tuiavii, Ipergone, Rombo, Jero, Jada e Senzanome. Per quanto riguarda Nettuno, sarà il Patriarca ad indicare la persona che lo rappresenterà nel Consiglio. Rivoltosi al capo delegato dei corsari, lo invita ad informare i suoi che viene loro affidato il controllo, la residenza e la difesa dei pianeti Urano e Plutone. Saranno loro le sentinelle avanzate dell’intero Sistema Interplanetario, essendo stati ufficialmente reintegrati nei loro diritti politici e sociali tutti i fuoriusciti della Fascia Neutra. Prevenendo le legittime preoccupazioni del Generale Comandante, Pantos dispone che i prigionieri nella Fascia Neutra vengano trasferiti su Giove, tramite l’intervento dell’intera flotta civile, scortata dalle navette ex-­
corsare. I prigionieri lavoreranno nelle fattorie per provvedere al loro 139 sostentamento e i loro ufficiali faranno in modo che le cose funzionino correttamente. Quanto al Generale Comandante, sarà suo gradito ospite, se lo desidera. In caso contrario, potrà stare con i suoi nelle fattorie. Di fronte a tale disponibilità e gentilezza, il Generale accetta il suo invito. Pantos decide inoltre di affrancare gli operai ex-­prigionieri sugli Anelli, annullando le sentenze inique delle loro condanne, e prende in carico i 5.000 divenuti giardinieri, orticultori e contadini donando loro terre, sementi ed abitazioni da realizzare prontamente. Ipergone coglie l’occasione per assumere gli altri, i superstiti della battaglia sugli Anelli, nella sua nuova Impresa : l’Azienda Acque Minerali s.a.r.l., con salario mensile, ferie annuali, fondo malattia e pensione. Pantos affida poi a Rombo e Jero lo sviluppo commerciale e turistico del pianeta Marte, col coinvolgimento di tutti gli abitanti, per il rilancio del Museo e dei Campi di Marte a livello interplanetario, col sostegno convinto di tutti gli operatori nei vari settori. Al Senzanome e Celso confida la produzione e il commercio del nuovo carburante, basato su Mercurio e Saturno con succursali su tutti i pianeti. A Jada e le allieve di Shimbutzu affida Venere, affinché ne conservino e sviluppino la bellezza e la ricettività nell’accoglienza, per rendere il migliore omaggio alla loro incomparabile Maestra. Passa quindi alla premiazione ufficiale di Ipergone, Rombo e Jero, con viaggio e soggiorno di un mese sul satellite di Urano, Xeros, a sue proprie spese, per il recupero psicofisico dopo le immani fatiche. Quanto a Tuiavii, gli offre un viaggio-­premio, con famiglia, sulla Terra per rivedere le sue isole. All’orecchio, non manca di affidargli la missione segreta di intravedere cosa si puo’ fare per il pianeta, magari con l’ausilio del fabbro Senzanome. Chissà cosa potrà mai inventare il vecchio… Lo eleva poi al massimo grado di Maresciallo Generale delle Flotte Aeronavali e lo insignisce della più alta decorazione, quella di Eroe Interplanetario, fra l’ovazione di tutti. Ma nessuno ha pensato a premiare lui, Pantos. Tanto meno la UNLIMITED, famosa per la sua tirchieria. 140 Ci pensa allora il nababbo Comandante, che gli fa dono della sua beneamata ammiraglia, completa di personale. Il viso di Pantos si irradia di un enorme sorriso di gratitudine, tanto più che Tuiavii sta aiutando Facta a scendere la scaletta della sua aeronave e a risalire veloce quella dell’ammiraglia. Giunto il momento dei commiati, la grande piattaforma é tutta un fermento di abbracci e baci e « a presto ! » Indimenticabile l’arrivederci di Ipergone a Jada e alle altre fanciulle. Tuiavii confida a Pantos il suo desiderio di presentarlo al Patriarca. Forse, Pantos aspettava da tempo quell’invito. VII 141 Nettuno, il bel tenebroso, senza mascheramenti ormai, si presenta magnifico ai due aeronauti che planano dall’orbita verso la montagna di ghiaccio. Ci sono proprio tutti a riceverli ed acclamarli con discezione. Pantos si inginocchia davanti al Patriarca, che lo rialza sollecito e lo abbraccia, ringraziandolo. Quindi lo guida dentro l’Archivio, dove Pantos si meraviglia e si entusiasma. Ora comprende per cosa ha combattuto. Nella cripta, la Cerchia Interiore lo circonda e il Patriarca lo inizia Maestro della Grande Opera e Guardiano della Montagna. Visibilmente commosso, Pantos non riesce ad aprir bocca. Lo fa per lui Tuiavii, chiedendo al Patriarca di nominare il suo delegato nel Consiglio Supremo Interplanetario, appena costituito. Il Patriarca indica il più giovane della Cerchia Interiore, al quale raccomandata la massima disponibilità e comprensione verso argomenti spesso di natura molto materiale. Il giovane annuisce in silenzio, con un’ombra di sorriso gentile. Quindi, tutti insieme celebrano un rituale di ringraziamento. Pantos e Tuiavii, nello stesso istante, inviano il loro pensiero a Shimbutzu, che avrebbe dovuto essere li’, presente, con le mani strette alle loro. Prima di imbarcarsi, Pantos dà appuntamento a Tuiavii per l’eventuale arrivo della delegazione da Sirio. Gli ex-­corsari lo terranno al corrente da Plutone. Mentre Tuiavii lo abbraccia, Facta fa capolino dalla porta dell’ammiraglia e gli invia un sorriso cinematografico. Finalmente in rotta decisa verso Xenos, passa da Urano dove constata che, dopo la battaglia, il traghetto per il satellite é stato ripristinato e gli Uraniani 142 sono tornati a casa. Anche gli ingegneri ne hanno profittato per dare un’occhiata ai resti contorti delle astronavi distrutte, dalle quali hanno recuperato materiali preziosi. Lo sbarco di Tuiavii su Xenos ha l’aspetto di un trionfo, che quasi lo intimidisce. Per fortuna, i quattro birbanti aggrappati al collo contribuiscono a rendere l’occasione più casereccia e ridanciana, mentre gli anziani non riescono a togliere gli occhi sbigottiti dal gran collare di Maresciallo che gli circonda le spalle. Xila, i genitori e il nugolo di sorelline piangono senza ritegno. Quindi, un grande calice del suo cocktail preferito e un grosso rotolo di jamala danno inizio alla festa per il suo ritorno, che si protrarrà per svariati giorni. Completato l’imbarco dell’intera famiglia, compresi gli anziani genitori di Xila, eccitatissimi come ragazzetti in gita scolastica, Tuiavii fa rotta diretta per la Terra senza scalo, alla massima velocità consentita. Passando per Giove, non manca di inviare un messaggio fraterno a Pantos, avendo di ritorno una caterva di auguri di buone vacanze, e « a presto ». Nei dintorni del cielo di Venere, i quattro birbanti, naso incollato all’oblo’, danno d’un tratto in escandescenze con strilli e risate, agitando le manine. Tuiavii fa appena in tempo a intravedere sul bordo del Vortice delle Incarnazioni, in attesa di tuffarsi, un’anima che li saluta sorridendo. Xila, divertita, non capisce là per là, ma lui avrà tutto il tempo di spiegarle il piccolo mistero nelle dolci notti delle sue isole. Quando già la Terra si scorge lontana, Tuiavii decide improvvisamente di passare per Mercurio ed invitare il fabbro Senzanome a prendersi una meritata vacanza. Ne profitterà per sottoporgli il problema Pianeta Terra, che ormai da tempo lo tormenta, da quando Pantos gli ha confidato una missione esplorativa. Il fabbro, che mai ha conosciuto 143 vacanze nella sua lunghissima vita, resta sconcertato dalla proposta inusuale, ma anche divertito e lusingato. Celso lo incoraggia : l’officina non cesserà di funzionare, anzi, sarà lui stesso a garantirne l’operosità. Quando l’aeronave plana verso le spiaggie di Samoa, é tutto un brulicare e un fuggi-­fuggi di uomini e donne intimoriti ma curiosissimi. Non appena il portello si apre e Tuiavii appare in solo perizoma col grande corpo dai tatuaggi multicolori, un’esplosione di gioia scuote le palme e le amache , mentre un nugolo di familiari corre sull’arenile per salutarlo e abbracciarlo, fra spontanei canti di bentornato. Decretati tre giorni di festa, gli anziani fanno cerchio intorno a Tuiavii e Senzanome, ofrendo il trembu migliore e jamala appena colta. Lo sciamano fissa a lungo Senzanome, il quale dà inizio ad una muta conversazione per gesti. Il vecchio spalanca la bocca sdentata in un sorriso di meraviglia e gli risponde muto, offrendogli una ciotola piena di betza-­betza, il sacro liquore estratto dalla canna da zucchero, che il fabbro ingolla d’un sol fiato, apprezzandolo oltremodo. « Questa cosa chiamata vacanza, comincia bene !... » sussurra a Tuiavii. Nel pomeriggio, mentre il mucchio selvaggio formato dalla Banda dei Quattro, il nugolo di sorelline, i genitori di Xila e quelli di Tuiavii, più uno stuolo di ragazzetti ricciuti che brulicano intorno alle sorelline fra l’arenile e il bagnasciuga, Tuiavii ne profitta per sottoporre al Senzanome il quesito che lo tormenta. La Terra, dice, necessita di un grandioso lavacro purificatorio per essere liberata da ogni scoria e traccia radioattiva, riprendere i cicli naturali di semina e raccolta, stagioni regolari con relativi climi e cominciare cosi’ una nuova vita 144 sana e pura. Ma come fare ? Il fabbro, centellinando il betza-­betza, resta a lungo in silenzio. Infine, mormora: « Un corpo sofferente deve sudare molto, per espellere le impurità. Una grande febbre non basta. Bisogna provocare alte temperature. » E se ne va a passeggio con lo sciamano, continuando con lui la muta conversazione su argomenti ineffabili. Tuiavii, perplesso, si ritira con Xila per la siesta pomeridiana e spiegarle, inoltre, il mistero del Vortice nei dintorni di Venere. Fu proprio quel pomeriggio che Xila concepi’ una bambina. Durante le notti seguenti rischiarate dall’enorme luna tropicale, Tuiavii scruta curioso il fabbro che borbotta fra sé, sull’arenile, mentre fa disegni e calcoli con un fuscello. Finché, una di quelle mattine verso l’alba, il villaggio viene risvegliato da una colossale risata di felicità. Tuiavii corre alla spiaggia, sapendo che il Senzanome ha risolto il dilemma. In pratica, egli propone il risveglio dei vulcani spenti nelle profondità degli oceani, iniettando loro il suo carburante tramite aeronavi posate sulla superficie marina. Cio’ provocherà il surriscaldamento delle acque, fino ad una colossale evaporazione che, giunta agli strati freddi dell’atmosfera, precipiterà in grandi pioggie che dureranno mesi, lavando tutta la superficie terrestre dalle impurità. Queste, giunte negli oceani, saliranno per la continua evaporazione fino ai limiti dell’atmosfera dove, per effetto della forza centripeta, verranno espulse nello spazio, diventando inerti. Tuiavii é sbalordito e incredulo circa i risultati, ma sa che il fabbro non si é mai sbagliato nella formulazione dei suoi progetti. E provare non guasta. 145 Non hanno niente da perdere, se non qualche milione di tonnellate di carburante. Bisognerà semplicemente prevenire le popolazioni superstiti della Terra sull’arrivo imminente di un grande diluvio, che durerà molti mesi. Chi vorrà ascoltare, sarà salvo. (La storia si ripete, quasi monotona…) La vacanza é finita in un lampo, sospira Tuiavii mentre stiva l’astronave con taniche di trembu e diversi sacchi di jamala fresca. Senzanome si accomiata dall’ormai amico sciamano, promettendo a gesti di tornare presto, non appena scolate le due taniche di betza-­betza. Fra baci, abbracci e piantini, particolarmente accorato é il distacco delle sorelline dai ragazzetti ricciuti. Chissà, forse anno prossimo… Mentre l’astronave s’ innalza verso la quota orbitale, Senzanome fa a tempo ad individuare una quindicina di vulcani sommersi nelle profondità del Pacifico. Se tanto gli dà tanto, ne prevede una cinquantina da risvegliare. Non é poi tanto difficile… Planati su Mercurio, Celso nota sbalordito l’ottima cera del fabbro Maestro e s’incuriosisce alquanto sul contenuto delle misteriose taniche da lui frettolosamente rintanate nel suo sgabuzzo personale. Ringraziandolo per la strepitosa vacanza, il Senzanome resta d’accordo con Tuiavii di sentirsi dopo l’eventuale approvazione del loro progetto. Nel frattempo, studierà il modo di potenziare il suo carburante. 146 Quando Tuiavii gli espone il progetto del Senzanome, Pantos, sbalordito ed eccitato, non vede l’ora di cominciare. Non sia mai detto che non ci hanno provato ! Resta pero’ un problema : il finanziamento. Una cifra astronomica. Solo la UNLIMITED puo’ far fronte a tale spesa, ma conoscendo le tasche strette e sigillate dei suoi Consiglieri, restano poche speranze. Invece, la sollecita risposta della UNLIMITED alla proposta di Pantos é quanto meno incoraggiante : semplicemente chiedono in contraccambio i diritti assoluti sul cristallo di Tuiavii, per mettere in onda su UNLTD.NET le sue immagini, unite a quelle da loro riprese in occasione della battaglia sugli Anelli di Saturno, più quelle che intendono filmare sulle astronavi prigioniere nella Fascia Neutra. Ed eventualmente, un’intervista esclusiva col Generale Comandante di Sirio e le sue truppe contadine. Tuiavii ritiene la proposta più che ragionevole, ed accetta. Pantos invia quindi un messaggio al Senzanome, invitandolo a procedere spedito nella messa a punto della fase operativa. Occorre un brindisi per festeggiare, al quale Pantos invita anche il Generale Comandante suo ospite. Questi ha frattanto perso un po’ del caratteraccio acido che terrorizzava ufficiali e truppa. L’atteggiamento semplice e gioviale (appunto) di Pantos ne ha fatto quasi un gentiluomo, che ora sorseggia conversando il suo calice di vinello frizzante. Inoltre, i suoi soldati si sono ben trasformati da rudi militari in tenaci agricoltori, rubicondi e pasciutelli, che incontrano calorose simpatie fra le ragazze gioviane. Non resta ora che attendere lo sperato arrivo di una delegazione da Sirio. Ma da Plutone, tutto tace. In rotta verso casa, Tuiavii fa tappa obbligata su Saturno per consegnare a Ipergone un suo personale regalo: una sua cugina vedova, burbera almeno 147 quanto lui, ma grande cuoca il cui piatto speciale, fagioli con cotiche e peperoncini rossi, é famoso in tutta Samoa e le isole intorno. Ipergone, il quale l’intensa cura su Xeros ha reso magro e con la pelle di fanciullo, con occhi bovini mostra di gradire alquanto il pensiero. Anche lei, con un grugnito sommesso, pare gradire. Resta a vedere lo scontro caratteriale. Per ringraziamento, Ipergone fa stivare l’astronave di Tuiavii con qualche migliaio di bottiglie della sua Acqua Minerale degli Anelli, ormai famosa nel sistema planetario grazie a UNLTD.NET. Già il profumo dei fagioli pervade l’ambiente, che Tuiavii s’innalza in cielo, direzione Nettuno, dove é ansioso di presentare la famigliola al Patriarca. I quattro birbanti, appesi al collo e alla veste del Patriarca, gli tirano la barba, gli fanno il solletico e gli strillano parole incomprensibili alle orecchie. Il venerando uomo, travolto dalla tenerezza, ride e fa le boccaccie, per le quali i pargoli si sbellicano. « Ecco, le quattro piccole comete ! » Xila gli abbraccia le ginocchia, mentre le sorelline cercano di contenere l’esuberanza dei frugoletti, senza pertanto riuscirvi. Tuiavii gli confida esitante di aver concesso i diritti del cristallo, in cambio del finanziamento di un progetto per bonificare la Terra. Il Patriarca lo rassicura, approvandone la commercializzazione per fini più alti. E’ bene, del resto, che i mondi vengano a conoscenza degli errori ed orrori che la sete di potere e di lucro possono provocare. Quanto agli invasi-­invasori, auspica che Pantos e lui stesso sappiano condurre una trattativa equa, al fine di conseguire la pace e la buona vicinanza, basata sulla fiducia reciproca e, chissà, una profonda amicizia, fertile di molteplici scambi materiali, culturali e, perché no, spirituali. 148 Alla partenza, la commozione non impedisce a tutti quanti di lanciarsi saluti e sorrisi, mentre la Banda dei Quattro intona un coro di strilli e sberleffi assordanti che annullano il rombo dei motori. Il ritorno su Xenos della famiglia Tuiavii é come sempre festeggiato alla grande, con colossali bevute e fumate. L’Acqua Minerale di Ipergone viene apprezzata enormemente da tutti, in particolar modo da ingegneri e tecnici, che festeggiano col Maresciallo il varo della prima astronave assemblata nel loro cantiere. Vista la loro perfetta acclimatazione con gli abitanti del satellite, e in particolare con le fanciulle xenoviane, Tuiavii decide di trasformare l’esperimento in una effettiva produzione continuata di astronavi per tutti gli eventuali clienti del sistema interplanetario. La sera, quando si ritirano sotto la loro cupola aperta sul cielo di Urano, Xila dà la notizia della sua nuova gravidanza a Tuiavii, il quale per poco non si strozza col suo cocktail, mentre Tuiavii III°, Tuiavii IV°, Tuiavii V° e Xilo abbracciano e baciano la pancia di Xila, sbellicandosi. E P I L O G O 149 Dopo molti mesi, l’attesa delegazione dal Sistema Planetario di Sirio giunse su Giove, dove le trattative sfociarono in una riconciliazione siglata da un trattato di pace e buona vicinanza. Una parte dei prigionieri affrancati restarono su Giove, dove misero su casa, famiglia e prole. Senzanome e Tuiavii attuarono il progetto bonifica-­Terra, con risultati insperati. Fu necessario eseguirlo a più riprese per eliminare il totale delle scorie nucleari, ma infine le acque, le terre e i cieli furono sanati. Tuiavii e Xila ebbero una bimba ed ogni anno andarono in vacanza a Samoa, con l’ormai abituée Senzanome, raggiunti anche dall’irascibile coppia Ipergone e consorte. Del nugolo di sorelline, alcune si fidanzarono coi ragazzi ricciuti dell’isola, qualcun’altra raggiunse le Allieve su Venere. I Giochi Interplanetari divennero Interstellari per la partecipazione gioiosa e convinta dei Siri. Pantos e il Generale Comandante si consultarono sull’eventualità di contattare eventuali abitanti dei sistemi stellari attigui. Il Patriarca invio’ il giovane della Cerchia Interiore sulla Terra allo scopo di ripristinare Shambala, seguito dai pellegrini che scelsero di continuare la loro missione sul pianeta ringiovanito. Il Consiglio UNLIMITED rilevo’ da Tuiavii la formula di inseminazione, allo scopo di ripopolare la Terra, sotto stretto controllo di Pantos e il Consiglio Supremo. Il 4° millennio si preannunciava piuttosto tranquillo per il Sistema Solare, a parte qualche strana incursione, segnalata un po’ dovunque, di esseri imprecisati…