i mezzi di trasporto del primo 900
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i mezzi di trasporto del primo 900
L’ esperta della storia della nostra città, la signora Graziella Valentini, viene a scuola ad illustrarci la situazione delle strade e le caratteristiche dei mezzi di trasporto, a partire dal 1900 fino al 1930. Ci mostra una fotografia in bianco e nero di Corso Mazzini; nel prezioso documento che risale al 1903, si nota la Porta di San Pietro che, a quei tempi, veniva ancora chiusa la sera e riaperta la mattina seguente. Si intravedono i fili della corrente elettrica, qualche negozio e la barriera daziale. In alcune vie della città, correvano dei binari su cui viaggiava, alla velocità massima di 18 chilometri orari, il TRANVAI: il suono di una trombetta annunciava la sua presenza ogni volta che si avvicinava ad un gruppo di persone. Con il suo sferragliare monotono, arrivava fin sotto il Palazzo del Municipio e il biglietto per salire a bordo costava 3 £ire. Trasportava il carbon fossile, dal porto di Ravenna fino al capolinea, che era Meldola. Lungo le strade polverose, si potevano incontrare soltanto due AUTOMOBILI che, a quei tempi, avanzavano lentamente per non spaventare i cavalli: era il 1904. Una apparteneva al tenore Masini, un uomo ricco per la professione che svolgeva ed un personaggio molto noto in città. Queste auto ricordavano ancora le carrozze: il motore veniva azionato a mano, con una manovella, e il clacson aveva la forma di una buffa trombetta; i fari sporgenti, come occhi di un ranocchio, nei primi esemplari, erano collocati in alto e sembravano lanterne ad olio. Com’ erano strane, poi, quelle ruote con i raggi che sembravano appartenere ad un carro! Il pilota non era riparato, mentre conduceva la vettura alla velocità massima di 20 chilometri orari e di solito stringeva al volante le mani protette dai guanti. Tanto atteso dai bambini, con il suo bizzarro CARRETTINO TRASPORTATO A MANO, col papillon ed un cappellino sulle ventitrè, arrivava dal Veneto GIÒ BATTA. Passo dopo passo, si spingeva fino a San Martino e a Roncadello per vendere le sue gustose granite e i primi gelati al sapore di cioccolato, di crema, di fragola e di limone. Erano tante le persone che allora in città e nella campagna, conducevano la BICICLETTA per spostarsi o raggiungere il mercato. Una fotografia un po’ sbiadita, che appare sullo schermo del computer, ci mostra l’antica piazza delle erbe gremita di bici. I ciclisti del tempo, secondo un’ Ordinanza Comunale, quando circolavano di notte, dovevano farsi notare sorreggendo con una mano una lanterna e se non possedevano il campanello rischiavano una multa. Anche i postini spingevano con fatica sui pedali per andare a consegnare ai destinatari i pacchi e le lettere prelevati dalla stazione. In un’altra immagine del primo novecento che ci viene mostrata, si intravede in lontananza una GIARDINIERA: sulle panche di legno viaggiavano i passeggeri, riparandosi le ginocchia con una coperta . Ci sembra buffo questo antenato del pullman che era scoperto, conteneva un massimo di venti turisti e giungeva fino alla costa, in pineta nelle località di mare o alle saline. Con l’arrivo del 1905, finalmente le porte della nostra città non vennero più chiuse durante la notte e Forlì divenne Comune aperto. Da allora si poté accedere nel centro storico, senza pagare il dazio, con i BIROCCI che trasportavano i passeggeri e talvolta anche la merce, con i FIACRE, i piccoli taxi del tempo guidati dai vetturini, oppure a bordo delle automobili o sui CARRI AGRICOLI, attraverso le quattro porte: quella di San Pietro, di Ravaldino, Cotogni e di Schiavonia. Lungo le vie della città, era facile imbattersi negli OMNIBUS privati; al loro interno prendevano posto diverse persone che, valigie alla mano, partivano o arrivavano da lontano. C’erano, fra i passeggeri, anche gli ospiti dell’Albergo Centrale e del Grand Hotel, situati nel cuore del territorio urbano. Era il 1906 - 1907, quando davanti alla vetrina del negozio di Ulisse, si fermavano i curiosi, gli occhi incollati ai primi motori di piccole dimensioni appena arrivati in città. Non avevano ancora la chiavetta di accensione, ma possedevano il serbatoio ed erano in bella mostra accanto alle bici più fiammanti. Intorno al 1910, comparvero, invece, le prime DILIGENZE a motore, i POSTALI che caricavano i sacchi di lettere e cartoline sul tetto, svolgendo il servizio da Forlì a Pontassieve e all’interno accoglievano i passeggeri diretti a Firenze. C’era una fermata anche in collina, vicino ai confini con la Toscana, al passo del Muraglione. Nelle strade di campagna, apparvero, poi, i primi TRATTORI Fiat dalle ruote dentate che anticipavano i cingoli: sembravano mostri di acciaio, con il rombo assordante spaventano oche e maiali, pecore, anatre, mucche e galline, e come ogni novità, lasciarono sbigottiti i contadini. Soltanto qualche tempo dopo questo mezzo cominciò ad alleviare la fatica degli agricoltori e a sostituire, nei campi, il lavoro dei buoi. Strani i primi SIDECAR che correvano rombando fra nuvole di polvere! Erano motociclette speciali perché potevano trasportare in una navicella accanto al pilota, un passeggero che, però, non sembrava viaggiare in una posizione comoda: immaginiamo che sobbalzasse ad ogni buca, che si muovesse con difficoltà, dovesse sopportare tante vibrazioni e si ritrovasse, in fondo al tragitto, ricoperto da un gran polverone. Con questo veicolo caratteristico, arriviamo alla fine di un percorso avventuroso che, andando indietro nel tempo, un po’ ci ha incuriositi e un po’ ci ha fatto viaggiare sulle strade della vecchia Forlì, anche se con la sola fantasia! /////////////////////////////////////////////////////////////// PARTECIPAZIONE ALLA MOSTRA DI PALAZZO ALBERTINI Scuola primaria Duilio Peroni - fase conclusiva del progetto “Conoscere il passato per crescere nel futuro”; gli alunni delle classi IV A- B e C si sono iscritte per partecipare alla mostra che si terrà nel cuore della città, a palazzo Albertini, dal 15 al 21 maggio 2008. Per tre anni consecutivi le attuali quarte hanno aderito al progetto. L’entusiasmo di scoprire un mondo inesplorato, la curiosità e l’interesse compagni di viaggio, hanno favorito l’approccio positivo con questa esperienza formativa. Gli alunni hanno ben interiorizzato la storia dei mezzi di trasporto del primo novecento. Le immagini vivaci delle poesie dialettali e diversi termini tipici della cultura romagnola sono stati compresi. La canta, poi, è divertente perciò è stata facilmente memorizzata . In modo animato, i ragazzi si sono cimentati con le battute della commedia proposta dalla compagnia teatrale “Cvì de’ mi paes”. Interpreti efficaci quest’anno! Sono notevolmente cresciuti: più spigliati, espressivi, calati nei personaggi. Matita, cartoncino e forbici alla mano, hanno realizzato un ampio quadro murale: colori brillanti, veicoli, personaggi e sfondo di grande effetto. Anche gli ultimi ritocchi alla produzione, creata con la tecnica del collage, sono compiuti. Ecco le foto. Ve le presentiamo. Gli autori della rielaborazione scritta della storia dei veicoli nel primo novecento sono gli alunni della classe IV B che hanno svolto questo lavoro durante le ore di informatica. Gli ideatori delle immagini e dello sfondo del quadro murale, che è stato esposto alla mostra di palazzo Albertini, sono i ragazzi delle IV A, B e C.