tra i bacini del Piave e dell`Adige. Il fronte di guerra attraversa la
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tra i bacini del Piave e dell`Adige. Il fronte di guerra attraversa la
Fronte della Marmolada. Galleria nel ghiaccio 1916/17. Ruderi del castello di Andraz. Kriegsarchiv Vienna. I Fronte della Marmolada. Ricoveri austriaci nel ghiaccio. 1916/17. Kriegsarchiv Vienna. l più alto gruppo montuoso delle Dolomiti orientali culmina a 3342 metri con un vasto ghiacciaio, spartiacque Il fronte di guerra attraversa la Marmolada, scende verso Livinallongo del Col di Lana, risale al Passo Falzarego e prosegue per Sasso di Stria, Lagazuoi, Castelletto, Tofana, Monte Cristallo e Val Popena, fino a Monte Piana. tra i bacini del Piave e dell’Adige. Nel 1915, nel timore di una rapida avanzata italiana, la Marmolada viene presidiata anche dall’Alpenkorps germanico, accorso in aiuto agli Standschützen del Trentino-Tirolo. Gli Austriaci costruiscono poi in profondità un’autentica “città del ghiaccio”, con baracche, magazzini, cucine, depositi e centralina telefonica. Ma l’intera montagna è segnata da strade e trincee, con vaste aree ingegnosamente attrezzate e rifornite tramite audaci teleferiche. L’inverno 1916-17 risulta molto rigido e catastrofico per tutti: sulle Dolomiti si raggiungono gli 8-10 metri di neve, a Passo Fedaia i 10-12, cosicché aumenta dovunque il pericolo di valanghe. L’11 novembre 1916 gli Austriaci contano 123 morti, 194 feriti e 51 dispersi, vittime della “morte bianca”. Sulla Marmolada il 13 dicembre 1916 accade la più grande tragedia dovuta alle valanghe: da Punta Penia si stacca una massa di neve che causa la morte di 300 Landesschützen. Partenza della teleferica per Dos di Landro. Raccolta I. Carretta. Fronte della Marmolada. Galleria nel ghiaccio 1916/17. Kriegsarchiv Vienna. LIVINALLONGO DEL COL DI LANA Il Col di Lana (m 2462) sorge tra la Marmolada, il Boè e il Gader, congiungendo le Dolomiti orientali con quelle occidentali. Dal costone roccioso presso Cima Sief si stacca il Coston di Brenta: qui sono piazzati gli Austriaci, le cui postazioni riusciranno a collegare il Monte Castello, la testata di Rio Valparola, il corridoio di Intrà i Sass e il Sass de Stria. Cannoni, mitragliatrici e fucili escono talvolta a sorpresa dai crepacci di ghiaccio e roccia. Gli Italiani costruiscono un avamposto inespugnabile a Punta Serauta, a quota 2963, ma ambedue gli eserciti fanno a gara per un assalto risolutivo: con gallerie di mina e contromina ognuno non lascia tregua all’altro ed ogni assalto si conclude con un massacro, specie per chi attacca. Anche nelle immediate retrovie la guerra lascia tangibili segni: a Rocca Pietore e a Caprile si costruiscono molti magazzini e depositi per i soldati che vanno e vengono dalla prima linea. Il 3 novembre 1917, a causa della disfatta di Caporetto, gli Italiani abbandonano le posizioni, alcune oltre i 3.200 metri, che hanno difeso eroicamente per 29 mesi. La popolazione delle vallate ladine, territorio asburgico da secoli, viene chiamata in guerra il 31 luglio 1914 e portata a combattere in Galizia contro i Russi, ma dopo il 23 maggio 1915 anche questa terra diventa prima linea. La gente è costretta ad abbandonare le proprie ca- se, o perché internata in Abruzzo, Toscana e Piemonte, o perché profuga in Val Badia o addirittura in Boemia. Dal luglio 1915 gli Italiani puntano alla conquista del Col di Lana, apparentemente insignificante, invece necessario per proseguire l’avanzata. Per la difesa del territorio gli Austriaci hanno costruito il forte La Corte e la tagliata di Ruaz, nonché il forte Intrà i Sass sul Passo Valparola. Il 18 agosto 1915 Livinallongo è bombardato dagli Austriaci e la lotta si fa sempre più dura. Il 17 aprile 1916 si fa brillare una mina per conquistare la cima, eppure lo scoppio non risolve la situazione strategica e si continua a lungo a combattere per l’occupazione del monte Sief, difeso dagli Austriaci. L’esercito italiano conquista le posizioni partendo dal basso verso l’alto, lasciando sul campo migliaia di caduti e feriti: ogni sasso resta letteralmente bagnato di sangue. Per gli Italiani e per le popolazioni ladine, il Col di Lana è il Col di ferro, il Col di sangue, un Calvario, per gli Austriaci è Blutberg. Fino al 3 novembre 1917, quando la IV Armata deve abbandonare forzatamente le posizioni a causa della disfatta di Caporetto. Sciatori austriaci. Raccolta G. De Donà. Cavalletta e stazione di teleferica lungo le pendici della Tofana III. Raccolta C. Ballelli. Trinceramenti e reticolati sul Cappello di Napoleone al Col di Lana. Archivio Museo storico della Guerra di Rovereto, foto 6/2438. Da I luoghi della grande Guerra Comunità Montana Agordina Interreg 2000 2006 La strada a Pieve di Livinallongo. Agosto 1918. Raccolta Kaiserjägermuseum Bergisel, Innsbruck. Fronte della Marmolada. Galleria nel ghiaccio 1916/17. Kriegsarchiv Vienna.