parte 02 - Eroi Per caso

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parte 02 - Eroi Per caso
2) Malore?
Rufy era appena entrato in casa e Toshiro immediatamente lo seguì e chiuse la porta.
“Non posso certo mandarlo in giro e farlo finire sui notiziari”
Rufy cominciò ad allargare le narici per concentrarsi meglio sugli odori e pian pianino si diresse verso il
frigorifero.
< E no! Stai calmo! > Disse Toshiro mettendosi fra Rufy e l’elettrodomestico.
< Nel frigo non c’è niente che ti possa sfamare, fidati. Cerca di resistere perché devo spiegarti alcune cose
prima che mia madre torni! >
Rufy sorrise e disse:
< Volevo solo un po’ di latte! >
< Latte? SOLO un po’ di latte? > Disse Toshiro con tono sorpreso.
< Sì, è da qualche anno che ho cominciato a darmi una regolata con il cibo, da quando la grande guerra… >
Toshiro lo interruppe dicendo:
< Aspettaaaaa! Stai zitto. Fammi capire una cosa. Ma hai più di 17 anni? >
< Certo! Sembro un diciassettenne! Eh eh eh mi prendo il latte. >
Rufy aprì il frigo approfittando del momento di distrazione di Toshiro. Quest’ultimo infatti stava pensando.
“C’è qualcosa che non mi quadra; il braccio l’ha allungato quindi questo è Rufy, non c’è dubbio, però è più
grande è sta dicendo cose che non so ancora. Forse le persone che qui non esistono, escono da quel macchinario
ed appaiono al massimo della loro creazione…anche se nella realtà non sono ancora stati creati…”
Toshiro cominciò a pensare a cose complicate, pensieri dai quali difficilmente sarebbe uscito. Fortunatamente
la porta di casa si aprì di colpo ed i pensieri del ragazzo si bloccarono. La madre era arrivata.
< Cavolo! > Disse Toshiro sottovoce. Poi prese per mano Rufy e dicendogli di tacere lo portò in camera prima
che la madre potesse vederlo.
< Stai qui, bevi il tuo latte e non parlare, non fare rumore, non fare nulla finchè non torno! >
< D’accordo! Però in cambio devi entrare nella mia ciurma! >
“Si si certo…ne parliamo dopo…che casino ho combinato.”
L’aspirante mangaka riuscì a stare con la madre e a cenare senza dare nell’occhio e fortunatamente Rufy non
fece nessun rumore. Così, arrivata l’ora per andare a dormire, Toshiro tornò in camera e trovò Rufy a dormire
sul letto, con il braccio penzolante che impugnava la bottiglia vuota del latte.
< Ehi! Svegliati non possiamo mica dormire adesso! >
Rufy si voltò dall’altro lato e continuò a russare. Dopo alcuni minuti Toshiro riuscì a svegliarlo e disse:
< Devo spiegarti una cosa, anzi, prima mi spieghi come mai non ti chiedi dove sei, perché sei diverso e cose di
questo tipo? >
< In effetti…- disse Rufy - dove sono? >
< E dovevo dirtelo io per fartelo dire? Vabbè, lasciamo perdere, almeno mi dai prova che sei tu ahahaha >
Rufy sorrise e disse: < Sai che sei simpatico? Ecco perché ti voglio nella ciurma! Hai un tipo d’occhi che non
ho mai visto. Sembrano delle mandorle! A proposito, per caso ne hai qualcuna? >
< Ahahahah no, non ho mandorle, ma dovresti ringraziare questo tipo d’occhi, senza di loro non esisteresti. E’
complicato da spiegare… >
Toshiro non sapeva da dove cominciare, stava vivendo momenti strani, passava dallo star bene allo star in
pensiero nello stesso momento. Quanta gente sognava di vivere un momento simile? Eppure dal foglio magico
al suo primo manga, dal macchinario al Rufy che aveva in stanza, Toshiro non sapeva cosa fare, così disse
semplicemente la verità:
< Tu non esisti, cioè, esisti ma non qui. Sei frutto di disegni…come dire, tu sei un manga. Un fumetto…un
disegno! Ecco, sai cos’è un disegno? Una persona ti ha disegnato e ha creato una storia, ha creato ciò che tu sai,
ciò che tu sei. Poi però sei venuto qui per colpa di un aggeggio…ed ora devi tornare indietro! >
“Ma certo! Ho capito come fare!”
Toshiro cominciò a prendere una matita per poi disegnare una cosa sul foglio magico. Intanto Rufy disse:
< Woooow che bella storia! Sì, tu sarai il cantastorie della ciurma! >
Toshiro disegnò sul foglio il primo oggetto inventato che gli venne in mente e, mentre lo disegnava, pensò che
quell’oggetto potesse far esaudire ogni desiderio di chi lo aveva in mano.
< Fatto! Adesso desidererò che tu sparisca e poi strapperò il foglio chiudendo così la faccenda! >
Passarono i secondi, i minuti, ma non appariva nulla. Il ragazzo uscì sul balcone prendendo la torcia e
puntandola sul balcone del palazzo di fronte dove era apparso in precedenza il macchinario che aveva fatto
comparire Rufy. Non vi era nulla.
“Eppure prima di disegnare ho scritto la parola giusta. Forse funziona una volta sola…sono fregato.”
Rufy si era riaddormentato. Toshiro, lo spostò verso un lato, e dall’altro si mise lui nella speranza di prendere
sonno…
“L’unica cosa che posso fare è trovare quella vecchietta, lei saprà dirmi come far funzionare ancora una volta il
foglio…”
Il ragazzo in quel momento si ricordò delle parole della vecchia: “Ciò che su un foglio si disegna, sugli altri due
compare”
“Non c’è dubbio, devo ritrovarla, ho fatto un macello…”
Toshiro cominciò ad addormentarsi fra i vari pensieri e proprio un istante prima di addormentarsi
completamente, notò che il suo corpo, senza che lui lo volesse, cominciò ad alzarsi dal letto. Subito dopo girò la
testa verso il letto e vide che il suo corpo si trovava sempre lì.
“Sto morendo?” Pensò Toshiro.
Il ragazzo non poteva parlare, non sentiva nulla, nemmeno il suo respiro. Come un fantasma continuò a salire.
Gli sembrava di volare. In men che non si dica oltrepassò il soffitto, poi il tetto fino a trovarsi metri e metri da
terra. La sua velocità era tale da non permettergli di capire dove stesse andando e cosa stesse succedendo, in
breve tempo si ritrovò all’interno di un corpo che non era il suo, poteva sentire e vedere tutto, ma non poteva
agire, era come essere nella mente di una persona senza poterla controllare. Stette lì un po’ di tempo, quanto
non riusciva a capirlo e, cosa avesse visto e sentito, nemmeno. Ancora una volta si sentì sbalzare in aria per
finire all’interno di un altro corpo e, come in precedenza, restarne il giusto tempo. Toshiro non poteva capire,
quello che stava subendo era indescrivibile, solo quando tornò all’interno del suo corpo ed aprì gli occhi, si
ricordò tutto, sia della prima esperienza extra-corporale sia della seconda.
“E’ stato come un lungo sogno. Un incubo direi.”
Toshiro vide l’orario e notò che era già mattina. Di colpo però la porta della sua stanza si aprì e la madre corse
ad abbracciarlo dicendo:
< Toshiro! Finalmente ti sei svegliato. I medici volevano portarti in ospedale ma ti ho voluto tenere qui, sapevo
che non mi avresti abbandonato. >
La madre di Toshiro mentre parlava piangeva. Il ragazzo immediatamente disse:
< Quanto tempo ho dormito? E dov’è il ragazzo che era sul mio letto? >
< Hai dormito più di un giorno! > La mamma continuava a stringerlo fra le sue braccia.
< Mamma! Ti prego, ora sto bene, basta. Dimmi, hai visto un ragazzo oltre me in questa stanza? >
La madre guardò il figlio e disse:
< No, ieri sono venuta a svegliarti ma non ti alzavi, così ti ho mosso ma niente, ho chiamato il dottore e…>
< Non mi interessa dannazione! Non c’era nessuno oltre me? >
< Ma che ti succede? Non sembri più tu…Toshiro…che hai? No, non c’era nessuno, solo tu e la finestra aperta.
Con questo freddo! Non farlo mai più! >
Toshiro fu ancora una volta abbracciato dalla madre e pensò: “E’ uscito nella notte. E sono passate molte ore..”
Toshiro immediatamente scese dal letto, prese dalla scrivania un foglio ed una penna per poi scattare verso
l’uscita della stanza. La madre non potette fermarlo e, convinta che il figlio stesse male per colpa di questo suo
misterioso mini coma, chiamò il medico.
Intanto l’aspirante mangaka, ancora in pigiama, uscì di casa e ricordandosi di ciò che aveva visto durante quelle
ore in coma, guardò l’orologio, scrisse una cosa sul foglio che aveva preso e si diresse alla casa dell’amico
Yuichi. Era l’unico che poteva credergli…
Andrè e Goku
Andrè restò svenuto per una mezz’oretta e, nel momento in cui aprì gli occhi si ritrovò davanti la faccia di
quella strana persona.
< Era ora che ti svegliassi! Mi stavo preoccupando sai? >
Andrè alzandosi lentamente disse:
< Senti, che succede? Chi sei veramente? >
L’uomo che Andrè aveva di fronte spostò il capo da destra a sinistra e viceversa come per sgranchirsi il collo.
Subito dopo parlò:
< Ciao, io sono Goku e a dirla tutta non so come ho fatto a trovarmi in mezzo alla strada… >
Andrè restò zitto, incredulo, sapeva di aver visto fare a quell’uomo cose che gli ricordarono Goku, ma mai
poteva immaginare che si chiamasse Goku.
< …stavo dormendo. Ricordo di essere andato a fare un pisolino e al mio risveglio ero lì. A proposito! >
Goku cominciò a guardarsi le gambe, poi vide per bene Andrè, subito dopo guardò il terreno.
< Mi sembra di essere in un cartone animato. Ne sai niente? >
Andrè immediatamente rispose:
< Se sei davvero Goku, adesso mi fai una Kamè Hamè Ha? Però verso il cielo eh! >
[NOTA: Quella tecnica in Francia è stata tradotta a quel modo]
Goku fece una strana smorfia in viso e disse:
< Come sai che so fare una cosa simile? >
< Te lo dico dopo che l’avrai fatta. Se non la farai, non lo saprai mai!>
“L’ho fatto incuriosire…se è davvero lui me la mostrerà.” Pensò…
Goku cominciò a concentrarsi e disse:
< Allontanati. >
In pochi istanti, dalle mani di Goku, cominciò ad uscire una luce blu. Successivamente un grido cominciò a
rimbombare nell’aria:
< Kameeeeeeeeeeeeeeee Hameeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee Haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa >
L’onda era abbastanza grande e Andrè, che si era allontanato di 4 metri, volò all’indietro e cominciò a rotolare
giù dalla ripida collina. Goku, che ormai aveva lanciato l’onda, balzò verso il ragazzo e, prendendolo da un
braccio lo sollevò da terra per poi spiccare un volo di una decina di metri. Andrè cominciò a gridare ed
immediatamente Goku lasciò la presa a circa 2 metri da terra facendo cadere il povero ragazzo sulla schiena.
< Ahi! >
< Scusa non volevo! >
Il ragazzo si alzò in piedi e Goku, quasi spazientito disse:
< Ora mi rispondi? >
< Ecco…tu sei tale e quale ad un personaggio di un manga giapponese. Dragon Ball. Non so come sia possibile
ma sei davvero lui! >
< Dragon Ball? > Disse Goku molto incuriosito.
Andrè non sapeva come spiegargli la situazione. In fondo, non capiva nemmeno come fosse possibile che
quella situazione stesse accadendo.
< Goku, sinceramente non so che dirti. Mi sembra di essere in un sogno. >
Andrè mentre parlava sorrideva, e Goku, capendo che il ragazzo era felice di quella situazione, disse:
< Pazienza. Lo scopriremo assieme ok? Sai, io posso percepire le energie delle persone e non sento nessuna
energia che conosco, credo di essere finito su un pianeta lontano dal mio. E’ tutto molto simile, però cambiano i
colori. Non saprei come spiegartelo. >
< Si. Capisco. In effetti non puoi far altro che pensare che sei su un altro pianeta. La cosa che hai detto quadra
alla perfezione. >
< Cioè? > Disse Goku incuriosito.
< Come ti ho detto prima è complicato da spiegare. Facciamo così, in modo da capirci; premesso che tu non sei
su un altro pianeta, facciamo finta che tu lo sia ok? >
Goku mettendosi una mano dietro la nuca disse un semplice:
< Ok >
“Non sembra molto convinto…ma è da lui” Pensò Andrè che continuò dicendo:
< Su questo pianeta tu esisti, però esisti come storia di fantasia. Tipo un libro. In questo libro c’è tutta la tua vita
e quella dei tuoi amici. Ora ti nomino il nome di qualche tuo amico così ti dimostro che è vero che li conosco:
Bulma, Krilin, Yamcha, Piccolo, Vègèta e tutti gli altri!
[NOTA: Anche qui i nomi sono quelli dati dai francesi]
Conosco tutto di tutti, le vite e tutto il resto. Questo perché è scritto in quel libro ok? >
Goku, che solo allora tolse la mano da dietro la nuca, disse:
< Ok. Non mi è chiaro il tutto ma ho capito. >
“Come fa ad aver capito se non gli è chiaro il tutto?” Pensò Andrè. Poi Goku disse:
< Quindi tu mi conosci. Mi hai già dato delle prove, questa cosa è divertente. Ma voglio un’altra prova! >
< Sarebbe? > Disse Andrè non molto convinto.
< Chi è Paikuhan? E’ una cosa che so solo io. >
Andrè prima di rispondere pensò:
“Strano. So che quel personaggio nel manga non esiste, quindi lui è quello dell’anime. Il personaggio completo,
diciamo…Vabbè, cambia poco, già così è complicato da capire, è inutile scervellarsi anche in questo”
Andrè si riferiva al fatto che Paikuhan è un personaggio creato soltanto nell’anime di Drago Ball mentre nel
manga non è mai esistito. Subito dopo rispose:
< Paikuhan è un tuo amico che hai incontrato nell’aldilà. >
Goku sorrise e disse:
< Ho incontrato molti nemici, erano così forti da sembrarmi esseri che mi conoscessero alla perfezione. Eppure
ora, rispetto a te, sembrano dei moscerini! Eh eh eh >
Andrè con un sorrisino in volto rispose:
< In questo momento mi stanno venendo tantissimi pensieri alla mente, mi sembra come se tutte le cose che ho
sempre visto come finzione diventassero vere. Comunque, devi cambiarti i vestiti! Non puoi andare in giro così,
dai troppo nell’occhio! Anche i capelli dovrebbero essere sistemati ma so che sarebbe inutile. Ti metterai un
cappello. >
< Se qui casa mia non c’è, non so proprio come cambiarmeli i vestiti. Hai qualche soldo addosso? >
Andrè pensò ai risparmi che aveva messo da parte per comprarsi un buon Computer per giocare ai videogiochi
di ultima generazione.
< Ehm…sì. Anche se non vorrei spenderli. Fa nulla, non c’è altro da fare. >
In quel momento Goku poggiò una mano sulla spalla di Andrè e mise l’indice e il medio dell’altra mano sulla
sua fronte e disse ad Andrè:
< Pensa intensamente a casa tua e ci arriveremo in un istante. Lo sai no? >
Andrè restò sorpreso perché non sapeva che Goku potesse leggere il pensiero della gente. Infatti, come scoperto
da Toshiro, i personaggi che escono dal marchingegno creato dal foglio, sono completi al 100% anche se nella
realtà non sono ancora uscite le ulteriori avventure dei personaggi in questione. Evidentemente in futuro
avrebbero creato un’anime, o un capitolo speciale del manga dove Goku potesse fare quello che stava facendo
in quel momento. Andrè non ci pensò molto e disse:
< Sì, ovvio che lo so! Ora penso a casa mia. Dammi qualche istante…>
“E se appaio vicino a qualcuno dei miei che dico? Sarà meglio pensare al vicolo cieco che sta a qualche isolato
più giù…”
Nel momento in cui Andrè pensò al vicolo, Goku capì che era quello il luogo giusto e si teletrasportò. Andrè si
sentiva di nuovo svenire…
“Merd…il teletrasporto mi fa uno strano effetto ma questa volta non sverrò! Però per sicurezza è meglio se…”
Il pensiero di Andrè fu velocissimo e subito dopo disse a Goku:
< Il teletrasporto mi fa star male, se svengo vola di colpo sul tetto di qualche palazzo alto così non ci vedrà
nessuno.> Le ultime parole furono pronunciate dal ragazzo con tono lieve, quasi sottovoce, questo perché stava
svenendo. Infatti così fu.
“Strano…” Pensò Goku. Subito dopo fece come richiesto dal ragazzo e andò sul tetto del primo palazzo alto
che trovò. Successivamente si sedette vicino ad Andrè ed attese che si risvegliasse…
Il contatto con la realtà
L’aspirante medico, Nathan Smith, aveva appena visto l’ambulanza andar via con all’interno lo strano ragazzo
che diceva di essere Naruto.
Passò una mezz’oretta e finalmente arrivò il mezzo di trasporto che avrebbe portato Nathan all’università…
“Finalmente…non vedevo l’ora!” Pensò Nathan salendo sul pullman.
Intanto Naruto fu portato all’ospedale dove i medici che lo visitarono non riuscirono a capire cosa ci fosse di
strano e perché non si svegliasse. Notarono però che il paziente respirava a fatica, così, dopo un esame ai
polmoni, il primario fu contattato d’urgenza per la strana cosa che le lastre avevano evidenziato.
< Che succede? A breve ho un’operazione! > Gridò il primario nel corridoio.
< Guardi qui! E’ una cosa mai vista! > Disse il medico che aveva visitato Naruto.
Il primario guardò la lastra e disse:
< Pazzesco. Come fa ad avere dei polmoni così puliti? Nemmeno un neonato nasce così perfetto. Dobbiamo
assolutamente mettere questa persona all’interno di una stanza sterile o morirà! >
Naruto fu portato all’interno della stanza e il primario prese dalla tasca un piccolissimo registratore con cassetta
e cominciò a registrare:
< Per la prima volta in vita mia ho visto dei polmoni completamente puliti. Non vi è nessuna traccia di
inquinamento. Mi chiedo da dove venga questo ragazzo. Spero si riprenda presto.
Facendo qualche calcolo direi che ha vissuto sempre in un luogo completamente pulito dallo smog che tanto ci
inquina. Dalla velocità del respiro che aveva prima di essere messo nella stanza sterile posso affermare che, a
contatto con l’esterno, resisterà non più di due minuti prima di svenire e poi morire entro dieci. >
Di colpo il primario bloccò il suo discorso e chiese al medico che aveva di fianco quanto tempo era stato
nell’ambulanza.
< 15 minuti! Perché? >
“Impossibile…” Pensò il primario.
< Con questo ragazzo diverremo famosi! >
In quel momento il primario prese il cellulare per chiamare i migliori dottori che conosceva e cominciò
raccontare loro ciò che aveva visto. Nella sua mente si stava lentamente stampando il possibile futuro dei
prossimi giorni dove il suo ospedale si sarebbe riempito dei migliori medici Americani euforici di visitare il
paziente. Peccato però che questo non sarebbe mai avvenuto perché Naruto si stava svegliando e non aveva
alcuna intenzione di restare lì.
Naruto si svegliò e cominciò a guardarsi intorno.
“Dove mi trovo?” Pensò.
“Che brutto sogno…sembrava così vero…”
In pochi istanti però Naruto, vedendo che attorno a lui tutto era di quello strano colore, tornò alla realtà.
“Dannazione, sono ancora in quell’illusione? No, non era un’illusione. Non provo dolore, mi sento come al
solito, tranne questo strano dolore dentro il petto.”
I medici si accorsero del risveglio del paziente e uno di loro, dopo aver attraversato la zona antistante la stanza
di disinfettazione, entrò e disse:
< Stai tranquillo, sei in ospedale. Abbiamo cercato all’interno delle tasche dei tuoi vestiti se avevi qualche
documento o un cellulare ma non abbiamo trovato nulla, chi sei? Come ti chiami? >
Naruto non rispose.
< Sei forse muto? > Disse il medico.
“Documenti, cellulare. Ma di che parla? Mi sembra di essere in un altro mondo…”
Naruto si alzò, si tolse tutto ciò che i medici gli avevano messo alle braccia e al petto e disse:
< Sto bene, quindi me ne vado. >
Il medico stava per indietreggiare mettendosi davanti alla porta per poi spiegare a Naruto che non poteva uscire
visto il problema che aveva ma, proprio in quel momento, Naruto si mosse al massimo della velocità e svanì di
lì lasciando molte persone esterrefatte dall’accaduto.
Il primario, qualche minuto dopo aver saputo dell’accaduto, vide ancora una volta le lastre e disse al suo
reparto:
< Ecco perché non è morto in ambulanza, i suoi polmoni si curano da soli! E’ pazzesco…>
< Come fa a dirlo? > Chiese un medico.
< Le lastre sono tre, da angolazioni diverse, fra una e l’altra passano dai 2 ai 3 minuti. Guardi la prima lastra,
ora guardi la seconda e poi la terza. Ha notato? >
< Cosa dovrei notare? > Chiese incuriosito il medico.
Il primario sorrise e disse:
< Nella prima lastra i polmoni sono puliti, nella seconda lo sono di meno, nella terza ancora meno. Se i polmoni
col passare dei minuti si stessero semplicemente rovinando, vedremmo delle escoriazioni, invece si trasformano
diventando pian pianino uguali ai nostri polmoni abituati all’aria non perfetta che ci circonda. Ecco perché ho
detto che guariscono da soli. In realtà si stanno abituando in maniera incredibile all’aria che respiriamo! Quel
ragazzo non è più in pericolo. E qualcosa mi dice che non lo rivedremo più…”
Naruto cominciò a camminare per strada e la gente lo guardava strano.
“Che vogliono?”
< Ehi tu! Ma come ti vesti! Ahahahah > Disse un vecchio ubriacone.
< Bha…pensa ai tuoi di vestiti! > Disse Naruto.
Un bambino, che assieme al padre passava nelle vicinanze, cominciò a gridare:
< Papà! Papà! C’è Naruto! Guarda! >
Naruto si avvicinò al bambino e disse:
< Ci conosciamo? >
< Sembri proprio lui! Papà hai visto? >
Il padre del bimbo sorrise e sottovoce disse a Naruto:
< Non so di che parla. >
In quel momento Naruto disse:
< Come conosci il mio nome? >
Il bambino prese dalla tasca una Card di Naruto.
< Vedi? Sei tu! >
Naruto guardò la carta e vide che vi era la sua immagine colorata nel modo in cui Naruto sapeva di essere e non
come si vedeva adesso.
“Ma che cavolo…” Pensò confuso Naruto “Dove sono finito? Come ho fatto a finire su questa carta?”
In quel momento Naruto si trovava di fronte ad un negozio di elettrodomestici ed in vetrina vi era un televisore
59’’ sintonizzato su di un canale di shopping. Il caso volle che in quel momento trasmettessero un messaggio
promozionale sui gadget di Naruto.
“Cosa?”
Il ninja si avvicinò e cominciò ad ascoltare:
< A soli 9,9 dollari, i tuoi eroi ti terranno compagnia per tutta la notte! Compra anche tu i pupazzi fosforescenti
di Naruto, Sukura e Sasuke! I personaggi della serie TV con te, per te e per sempre! >
Naruto indietreggiò come colto da un attimo di terrore.
“Personaggi della serie TV?” Ancora una volta Naruto svanì di lì, ed andò di corsa sul tetto di un grattacielo, il
Chrysler Building, e, una volta arrivato alla punta della Guglia, esattamente sopra la cima della grande punta
del grattacielo, cominciò a guardare l’intera New York dall’alto.
“Mi servono più informazioni. Dovrò essere cauto e non farmi vedere da nessuno. C’è davvero troppa gente
qui.”
< Kage Bunshin no Jutsu! >
Naruto si moltiplicò creando decine e decine di cloni che balzarono via smistandosi ognuno fra i tetti e le strade
dell’intera città in cerca di informazioni. La velocità dei cloni era tale da non permettere all’occhio umano di
essere visti.
“Bene, mi godrò il paesaggio per un po’.”
L’incontro
Andrè stava per svegliarsi, era lì che apriva gli occhi e si riprendeva quando di colpo Goku percepì qualcosa. Il
ragazzo si alzò e disse:
< Penso che dobbiamo usare il teletrasporto solo come ultima risorsa ok? Non posso mica svenire ogni volta! >
Il ragazzo vide Goku che muoveva gli occhi da una parte all’altra.
< Che succede? >
Goku, continuando a muovere gli occhi e anche il capo, disse:
< Ho sentito una forte presenza molto lontana da qui. Non è come le altre persone di questo pianeta. Però è
strano. >
< Cosa è strano? > Disse Andrè con curiosità.
< L’ho sentito per un attimo. Aveva una strana energia che è sparita lentamente come se si fosse divisa, come se
fosse esplosa. Non ho mai sentito un’energia simile. Ricordo che quando Majin Bu finiva in pezzi sentivo
sempre e comunque una sola energia, ma ora è stato come sentire la stessa che si divideva in parti. >
[NOTA: In Francia Majin Bu è stato chiamato Boo]
Andrè non sapeva chi fosse Majin bu così disse:
< Chi sarebbe Majin Bu? Dal fatto dei pezzi penso parlassi di Boo… >
< Chi? > Disse Goku.
< Quello rosa che trasformava tutti in caramelle! >
Goku sorpreso dalla cosa disse:
< Anche lui lo conosci con un nome diverso. Prima hai nominato Vegeta con uno strano accento, che gli dona
devo dire eh eh… >
< Cavolo è vero! Come ho fatto a dimenticarmene? Nella versione originale di Dragon Ball, Boo si chiama
Majin Boo! >
< Versione originale? > Disse Goku.
< Lasciamo perdere, non importa. > Disse Andrè, che poi pensò:
“Anche perché se ci penso, mi sembra strano che parla la mia lingua e ha la voce con cui l’ho sempre sentito
nell’anime. Dovrebbe parlare il Giapponese no? Bo? Sta storia è assurda. Ma scoprirò anche questo.”
Goku tornò serio e disse:
< Trovato! Devo andare a vedere di chi è quest’energia! >
Andrè immediatamente disse:
< Aspetta! Non puoi fare niente finchè non ti cambi! >
< Ti prometto che non ci metterò molto. Tornerò da te il prima possibile. Hai la mia parola. >
Andrè in quel momento vide quella serietà e bontà che sempre aveva contraddistinto Goku. Così non potè far
altro che dire:
< Ok. Ti aspetto qui. >
Goku si teletrasportò ritrovandosi a oltre 300 metri d’altezza dal suolo nei pressi della cima di un enorme
grattacielo. In quel momento Goku notò la figura di una persona in equilibrio sulla punta del grattacielo.
“Eccolo, il fatto che sia lì significa che non è normale…interessante.”
Goku aveva percepito l’energia di Naruto che in quel momento dava le spalle a Goku. Ovviamente il ninja si
accorse di avere dietro qualcuno ed immediatamente si girò e, vedendolo immobile per aria pensò:
“Era da tempo che non vedevo volare una persona…”
< Chi sei?! Dimmelo! Sei tu il responsabile di tutto questo? > Gridò Naruto.
Goku non disse nulla, fissava semplicemente il ninja guardandolo negli occhi. In quel momento una folata di
vento attraversò i due come per sigillare il momento. I secondi passavano e il silenzio incombeva nell’aria.
“Perché sta zitto?” Pensò Naruto. “Cerca di leggermi il pensiero?”
Goku, con uno scatto aereo apparve a 3 metri da Naruto che, colto di sorpresa perse l’equilibrio e cominciò a
cadere. In pochi istanti si moltiplicò in modo da unire i vari cloni creati, dal grattacielo a dove si trovava lui, per
poi prenderlo a volo e farlo tornare sulla punta del grattacielo.
< Però! Niente male come tecnica? Ora capisco la mia percezione di poco fa. > Disse Goku a Naruto.
< Dimmi chi sei! > Continuò a chiedere Naruto.
“Questo tipo non mi piace, è veloce, forse quanto me al massimo della potenza, sta li fermo per aria come per
dimostrarmi la sua superiorità. Mi fa incavolare solo a guardarlo.”
< Io mi chiamo Goku! Mi sembri un tipetto interessante. Anche se non sai volare sento che non te la cavi male
a combattere vero? >
Naruto, con un sorrisetto in volto, disse:
< Eh eh, dici bene. Ma “tipetto” vallo a dire a qualcun altro! > In quel momento il ninja sollevò il braccio e
puntò il dito indice verso Goku.
< Scusa scusa! Non volevo offenderti. Tipetto. >
“Lo ammazzo” Pensò Naruto.
< Io sono Naruto Uzumaki, il ninja più potente di tutti, il ninja che ti metterà al tappeto e ti farà sputare il
rospo!>
< Che rospo? Non ho mica rospi in bocca io. > Disse Goku.
Naruto, in quel momento, per solo un istante, ebbe la sensazione di avere di fronte qualcuno che non centrava
nulla con ciò che gli stava accadendo ma, preso dall’euforia del momento disse:
< Ti concedo di volare, se vuoi, però dobbiamo andare in un posto più tranquillo dove possa muovermi
liberamente. Anche se ti consiglio di dirmi tutto adesso. Lo dico per te. >
< Come vuoi. Mettimi una mano sulla spalla. >
“Crede di fregarmi? Starò al gioco e poi lo fregherò io.” Pensò Naruto.
Goku si avvicinò in modo che potesse farsi mettere la mano sulla spalla e, nel preciso istante in cui il ninja
poggiò la mano, si teletrasportò sulla collina deserta dove aveva portato Andrè ma dal lato opposto in modo che
il ragazzo non vedesse nulla e quindi non corresse pericoli.
Naruto immediatamente balzò indietro allontanandosi di qualche metro per poi pensare:
“Quel tipo fa cose che non mi piacciono…”
Intanto Goku cominciò a piegare il busto in ogni direzione per sgranchirsi, poi cominciò a sgranchirsi anche le
gambe e tornando in posizione eretta fece lo stesso anche con le braccia. Poi disse:
< Sei pronto? >
Naruto stava prendendo un Kunai dalla sacca che portava sempre al fianco ma notò di non averla.
“L’ho lasciata in ospedale. Pazienza.” < Sì! Sono prontissimo! >