D`Autore e d`Amore - Estro

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D`Autore e d`Amore - Estro
D’Autore e d’Amore
Poesie e lettere d’amore
Autori contemporanei
E-BOOK
Edizioni Estro-Verso
Autori vari
D’Autore e d’Amore
Poesie e lettere d’amore
Edizioni Estro-Verso
Collana “Antologia”
A cura di Jean Bruschini
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata ed
effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad
uso interno o didattico. L’illecito sarà penalmente perseguibile a
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©2013
Proprietà letteraria riservata
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Prefazione
Sin dall’antichità l’amore ha spinto uomini e donne a mettere per iscritto
il desiderio e la disperazione. Una volta si usava carta e penna, c’erano
l’ansia e la gioia di ricevere una lettera, pregna di quel romanticismo che
solo nell’inchiostro non stampato si può trovare, per poi riporla in un
cassetto, insieme ai ricordi più belli, o quelli più nostaglici e tristi.
E’ vero, i tempi sono cambiati e pochi scrivono ancora a mano, ma abbiamo dimenticato forse il profumo delle lettere e la magia della carta? Oggi
è tutto più facile, basta un colpo di telefono per sentire subito e in diretta
la voce di chi amiamo, ma per millenni le cose sono andate diversamente:
solo una lettera scritta a mano poteva, forse, raggiungere la persona amata. Ciò che emerge, leggendo poesie e lettere romantiche, è che davanti al
più nobile dei sentimenti siamo tutti disperatamente umani. Proviamo un
fremito davanti alla manifestazione di tanta intimità, ritrovandoci in una
moltitudine di sentimenti e personalità differenti. La passione, il coraggio, il tormento, sono qui, di getto, esecrate e stillate dal cuore.
Quest’antologia è il frutto di un concorso letterario dal tema: “D’AUTORE E D’AMORE” e i testi contenuti sono stati selezionati da un’attenta
giuria. Nella prima parte del libro abbiamo inserito alcune lettere d’epoca, scritte cioè da personaggi famosi, a dimostrazione del fatto che nell’amore siamo tutti simili e che l’amore non ha tempo: le lettere, anche se
datate, riflettono sentimenti sempre forti e attuali.
Nella seconda parte del libro, invece, troverete poesie e lettere romantiche scritte da autori contemporanei. Anche se i mezzi sono fortemente
cambiati, e pochi forse oggi utilizzano la penna, i sentimenti espressi in
questi testi sono immutabili nel tempo.
di Jean Bruschini
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D’Autore e d’Amore
Autori vari
Prima parte
LETTERE D’AMORE
di personaggi famosi
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Lettera di Napoleone Bonaparte a Giuseppina
A Giuseppina Beauharnais
primavera 1797
Non ti amo più; al contrario, ti detesto. Sei una disgraziata, realmente
perversa, realmente stupida, una vera e propria Cenerentola. Non mi
scrivi mai, non ami tuo marito; tu sai il piacere che le tue lettere gli procurano eppure non riesci nemmeno a buttar giù in un attimo una mezza
dozzina di righe.
Che cosa fate tutto il giorno, Signora? Che tipo di affari così vitali vi
privano del tempo per scrivere al vostro fedele amante? Quale pensiero
può essere così invadente da mettere da parte l’amore, l’amore tenero e
costante che gli avevate promesso? Chi può essere questo meraviglioso
nuovo amante che vi porta via ogni momento, decide della vostra giornata e vi impedisce di dedicare la vostra attenzione a vostro marito? Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e là io saro.
In verità, amor mio, sono preoccupato di non avere tue notizie, scrivimi
immediatamente una lettera di quattro pagine con quelle deliziose parole che riempiono il mio cuore di emozione e di gioia.
Spero di tenerti tra la braccia quanto prima, quando spargerò su di te
milioni di baci, brucianti come il sole dell’equatore.
Bonaparte
Quando il tradimento consolida i rapporti.
Napoleone e Giuseppina si conobbero nel 1795 quando il figlio di lei, Eugenio
di Beauharnais, andò dal giovane corso a pregarlo di farsi ridare la spada sottratta al padre durante gli anni del Terrore. Napoleone aveva 26 anni, lei 32.
Gelosissimi, i due coniugi si tradivano comunque a vicenda fin quando decisero
di riconsolidare il raporto. Prima di morire, Napoleone dichiarò apertamente
i suoi tre più grandi amori : Le France, les armées, Josephine...(La Francia,
l’esercito,Giuseppina).
7
Lettera di Caterina d’Aragona a Enrico VIII
A Enrico VIII, 1535
Mio Signore e Caro Marito, mi affido a voi. L’ora della mia morte si
avvicina velocemente ed essendo questa la mia condizione, il tenero
amore che vi porto mi spinge a ricordarvi, con queste mie parole, della
salute e salvaguardia della vostra anima, che dovete preferire sopra a
ogni altra cosa mondana e prima della cura e salvaguardia del vostro
stesso corpo per il quale avete gettato me in molti affanni e voi stesso in
cure continue.
Da parte mia vi perdono di tutto, sì, questo è il mio desiderio e prego
devotamente Dio perchè anche Engli voglia perdonarvi.
Per il resto vi affido nostra figlia Maria e vi raccomando di essere per
lei un buon padre, come ho sempre desiderato.Vi prego inoltre, a nome
delle mie dame di compagnia, di assegnare loro una dote, che non sarà
molto poichè sono solo tre. Per quanto riguarda tutti gli altri miei servitori, vi chiedo di dare loro un anno di paga in più rispetto a quello che
è loro dovuto, così che non rimangano senza mezzi di sostentamento.
Per ultima cosa, giuro che i miei occhi desiderano voi sopra ogni altra
cosa.
Nelle corti reali l’amore non bastava a tener salda l’unione, serviva un erede
maschio. Enrico VIII dopo esser stato sposato oltre ventanni con Caterina d’Aragona ed essendo ossessionato dal desiderio di un erede maschio, la trascinò in
tribunale pur di essere libero di sposare in seconde nozze Anna Bolena, cosa che
poi avvenne nel 1533. Esiliata da Londra, Caterina si ammalò e morì un anno
dopo aver inviato al marito questa lettera.
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Lettera di Enrico VIII a Anna Bolena
Riflettendo sul contenuto delle vostre lettere, mi sono procurato una
grande agonia; non sapendo come interpretarle, se a mio svantaggio,
come si può vedere in alcune righe, o a mio vantaggio in altre.
Vi scongiuro con tutto il mio cuore di Lasciarmi conoscere appieno le
vostre intenzioni sul nostro amore; la necessità mi costringe a pietire
da voi una risposta, essendo stato colpito da più di un anno dal dardo
dell’amore, e non sapendo se ho fallito oppure ho trovato un posto nel
vostro cuore e nei vostri affetti, il che mi ha certamente trattenuto per un
periodo dal chiamarvi mia amante, dal momento che se VOI mi amate
solo di un amore comune questo termine non vi si addice, visto che rappresenta una posizione eccezionale; ma se vi piace assolvere al dovere
di una vera, leale amante e amica, e darvi anima e corpo a me, che sono
stato, e sempre sarò, il vostro servitore leale (se il vostro rigore non me
lo impedirà), vi prometto che non solo il nome vi sarà dovuto, ma anche che vi prenderò come mia unica amante, allontanando tutte le altre
salvo voi stessa dal mio cuore e dalla mia mente, che servirà voi sola; vi
prego di dare una risposta completa a questa goffa lettera, di dirmi fino
a che punto e in che cosa posso sperare; e se non vi piacesse rispondermi
per iscritto, di indicarmi qualche luogo dove io possa avere una risposta
a voce, luogo che io cercherò con tutto il mio cuore.
Non vado oltre per paura di annoiarvi.
Scritto dalla mano di colui che vorrebbe rimanere il vostro.
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Lettera di Charles Baudelaire a Jeanne Duval
Lasciami respirare a lungo, a lungo, l’odore dei tuoi capelli. affondarvi
tutta la faccia, come un assetato nell’acqua di una sorgente, e agitarli con
la mano come un fazzoletto odoroso, per scuotere dei ricordi nell’aria.
Se tu sapessi tutto quello che vedo! tutto quello che sento! tutto quello
che intendo nei tuoi capelli! La mia anima viaggia sul profumo come
l’anima degli altri viaggia sulla musica.
I tuoi capelli contengono tutto un sogno, pieno di vele e di alberature:
contengono grandi mari, i cui monsoni mi portano verso climi incantevoli, dove lo spazio è più bello e più profondo, dove l’atmosfera è profumata dai frutti. dalle foglie e dalla pelle umana.
Nell’oceano della tua capigliatura, intravedo un porto brulicante di canti
malinconici, di uomini vigorosi di ogni nazione e di navi di ogni forma,
che intagliano le loro architetture fini e complicate su ün cielo immenso
dove si abbandona il calore eterno.
Nelle carezze della tua capigliatura, io ritrovo i languori delle lunghe
ore passate su un divano, nella camera di una bella nave, cullate dal rullio impercettibile del porto, tra i vasi da fiori e gli orcioli che rinfrescano.
Nell’ardente focolare della tua capigliatura, respiro l’odore del tabacco,
confuso a quello dell’oppio e dello zucchero: nella notte della tua capigliatura, vedo risplendere l’infinito dell’azzurro tropicale; sulle rive
lanuginose della tua capigliatura, mi inebrio degli odori combinati del
catrame, del muschio e dell’olio di cocco.
Lasciami mordere a lungo le tue trecce pesanti e nere. Quando mordicchio i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare dei ricordi.
La sua lunga relazione con Jeanne Duval, caratterizzata da alti e bassi e di
tanto in tanto da riprese continue, perdurò; Charles accompagnò Jeanne, nel
frattempo diventata cieca e sofferente per la sifilide, e l’assistette fino alla fine
della sua vita.
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Lettera di Oscar Wilde ad Alfred Douglas
Mio carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino,
pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora
più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità
e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in
un altro mondo è la meta e l’ incoraggiamento della mia vita attuale, ah!
debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione. Il nostro
caro amico mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi
per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato: che a mia madre non
mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva
infelice. Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo),
quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare,
parti per l’ Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie
che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all’ Inghilterra
per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola
incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita
sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è
forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi
conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore scriveranno, lo so, che ho avuto
una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a
tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e
se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di
quell’ amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici
una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere
verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero.
Ci proverò e lo farò.
Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così
che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano
vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te.
Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato.
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Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo
nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri.
I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io
vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore
veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita
dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo
a grandi sofferenze; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile.
Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci
siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale Oscar.
(dal “De Profundis”)
Riflessione: “Una parola ci libera di tutto il peso e il dolore della vita:
quella parola è amore”. (Sofocle)
Quando nel maggio del 1881 conobbe Constance Lloyd, una ragazza più giovane di lui di tre anni e che sapeva leggere Dante in italiano, fu talmente impressionato dalla sua intelligenza che al primo incontro pensò subito di sposarla. E
così fu, ma dopo la luna di miele sembrava già pentito di essersi sposato. Dopo
la nascita dei figli, Constance e Oscar iniziarono a non essere più la coppia felice di un tempo. Lei lo riprendeva per ogni errore e smascherava le sue piccole
bugie, Wilde dal canto suo mostrava amore paterno per i figli ma non cessava
di frequentare uomini.
Quella che vi proponiamo è una lettera commovente che Oscar Wilde inviò dal
carcere al suo innamorato Alfred Douglas.
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Lettera di Johann Wolfgang Goethe a Charlotte Von Stein
Il tuo amore è per me come la stella della sera e quella dei mattino: tramonta dopo il sole e sorge prima di esso.
Come la stella polare che non tramonta mai, e intreccia sopra le nostre
teste una corona eternamente viva.
Prego gli dèi che mi concedano di non veder mai oscurato il cammino
della mia vita.
La prima pioggia di primavera sciuperà la nostra passeggiata: ma rinverdirà le piante, e fra poco noi potremo rallegrarci del primo vento.
Non abbiamo, finora, mai goduto insieme di una così bella primavera:
Dio voglia che essa non si muti in autunno.
Addio. Verso mezzogiorno verrò a prendere sue notizie. Addio, cara,
buona.
Nel 1775 il duca di Weimar, KarlAugust, offrì a Wolfgang Goethe (1749-1832)
l’incarico di suo precettore. Per un decennio, il poeta tedesco si impegnò in una
multiforme attività di riformatore e organizzatore, trasformando la modesta capitale del piccolo ducato in un centro culturale di prim’ordine. Risale a quel periodo la relazione amorosa e intellettuale con Charlotte von Stein, una signora
dai rigidi costumi morali per cui Goethe scrisse alcune delle sue poesie più belle
e con la quale intrattenne un memorabile epistolario.
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Lettera di Sibilla Aleramo a Dino Campana
Villa La Topaia, Borgo S. Lorenzo 6-7 agosto 1916
Perché non ho baciato le tue ginocchia?
Avrei voluto fermare quell’automobile giù per la costa, tornare al Barco
a piedi, nella notte, che c’è il tuo petto per questa bambina stanca.
Tornare. Come una bambina, questa del ritratto a dieci anni. Non quella che t’ha portato tanto peso di storie di memorie affannose, che t’ha
parlato come se stesse ancora continuando il suo povero viaggio disperato, come se non ti vedesse, quasi, e non vedesse lo spazio intorno, le
querele, l’acqua, il regno mitico del vento e dell’anima Tu che tacevi o
soltanto dicevi la tua gioia. Sentivi che la visione di grandezza e di forza
si sarebbe creata in me non appena io fossi partita? Nella tua luce d’oro.
E non ho baciato le tue ginocchia.
I nostri corpi su le zolle dure, le spighe che frusciano sopra la fronte,
mentre le stelle incupiscono il ciclo.
Non ho saputo che abbracciarti. Tu che m’avevi portata cosi lontano.
Che il giorno innanzi ascoltavi soltanto l’acqua correr fra i sassi. Oh, tu
non hai bisogno di me!
È vero che vuoi ch’io ritorni? Come una bambina di dieci anni. È vero
che mi aspetti? Rivedere la luce d’oro che ti ride sul volto. Tacere insieme, tanto, stesi al sole d’autunno. Ho paura di morire prima. Dino,
Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del
miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore! Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è cosi forte. Non posso scriverti. Verrò il 19.
dovunque. Il 14 resterò qui; a Firenze andrò poi per un giorno. Son tua.
Sono felice. Tremo per te, ma di me son sicura. E poi non è vero, son sicura anche di te, vivremo, siamo belli. Dimmi. Io non posso più dormire,
ma tu hai la mia sciarpa azzurra, ti aiuta a portare i tuoi sogni? Scrivimi.
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Lettera di Franz Kafka a Felice Bauer
Praga, 20 Settembre 1912
Gentile Signorina,
Per il caso facilmente possibile che Lei possa ricordarsi più minimamente di me, mi presento un’altra volta: mi chiamo Franz Kafka e sono
quello che la prima volta la salutò a Praga quella sera in casa del direttore Brod, poi le porse da un lato all’altro della tavola fotografie di un
viaggio da Talia, l’una dopo l’altra, e infine con questa mano, che ora
batte i tasti, tenne la Sua con la quale Lei confermò la promessa di fare
con lui l’anno venturo un viaggio in Palestina. Se é ancora dell’idea di
intraprendere quel viaggio.
Lei disse allora di non essere di carattere volubile né io notai qualcosa
di simile in Lei, sarà non solo opportuno, ma assolutamente necessario che fin da ora cerchiamo di intenderci per questo viaggio. Dovremo infatti sfruttare fino in fondo le nostre ferie, troppo brevi per un
viaggio in Palestina, e lo potremo fare soltanto se ci saremo preparati
nel miglior modo possibile e se saremo d’accordo su tutti i preparativi.
Devo soltanto confessare una cosa, per quanto suoni male e oltre a ciò
male si adatti a quanto ho scritto: io non sono puntuale nello scrivere lettere. Anzi sarebbe peggio di quanto non sia già se non possedessi la macchina per scrivere; infatti se qualche volta il mio umore non
fosse sufficiente per una lettera, ci sono in fin dei conti pur sempre le
punta delle dita che possono scrivere. In compenso non mi aspetto
mai che le lettere arrivino puntualmente; perfino quando ne aspetto
una con ansia ogni giorno nuova, non resto mai deluso se non arriva,
e quando infine arriva rimango facilmente scosso. Nell’infilare ogni foglio noto che mi sono presentato forse più difficile di quanto non sia.
Ben mi starebbe se avessi commesso questo errore: infatti perché mi metto a scrivere questa lettera dopo sei ore d’ufficio e con
una macchina alla quale non sono molto avvezzo? Eppure, eppure - é l’unico svantaggio dello scrivere a macchina quello di sviarsi così se anche ci dovessero essere dubbi, dubbi pratici intendo, per prendermi in un viaggio come accompagnatore, guida,
zavorra, tiranno e quello che ancora potessi diventare, contro di me
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in quanto corrispondente (e solo di questo si tratterebbe per il momento)
non ci dovrebbe essere da fare alcuna obiezione decisa e Lei potrebbe
probabilmente tentare con me.
Suo cordialmente devoto
Dott. Franz Kafka
Quando Franz Kafka (1883/1924) e Felice Bauer si incontrano in casa
di Max Brod, lui ha ventinove anni e lei venticinque. E’ un amore lungo e tormentato, dura dal 1912 al 1917 con fidanzamenti, rotture, riunioni e l’addio definitivo. Nel 1915, Felice su suggerimento di Kafka, offre la
sua collaborazione volontaria alla Casa del Popolo ebraica per i figli degli
ebrei orientali che vivevano a Berlino in condizioni estremamente precarie.
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Lettera di Guillaume Apollinaire a Louise de Coligny
Nizza, 28 Settembre 1914
Avendovi detto questa mattina che vi amavo, mia vicina di ieri sera,
provo ora meno vergogna a scrivervelo. L’avevo già capito quel giorno
a colazione a Nizza nella città vecchia, quando i vostri grandi e begli
occhi di cerbiatta mi avevano cosi turbato che me ne ero andato al più
presto per evitare la vertigine che mi procuravano. E quello sguardo
che rivedo dovunque, piuttosto che i vostri occhi di questa notte di cui
il mio ricordo ritrova soprattutto la forma e non lo sguardo. Di questa
notte benedetta ho soprattutto conservato davanti agli occhi il ricordo
dell?arco teso della bocca semiaperta di giovane fanciulla, di una bocca
fresca e ridente, che proferiva le cose più ragionevoli e più spirituali con
un suono di voce cosi incantatore che, con lo spavento e il dispiacere
in cui ci gettano i desideri impossibili, sognavo che vicino a una Luisa
come voi, non avrei voluto essere nient’altro che il Taciturno*.
Potessi ancora tuttavia udire una voce il cui fascino procura illusioni
cosi meravigliose! Sono passate solo ventiquattro ore da questi avvenimenti e già l’amore mi prostra e mi esalta di volta in volta cosi in alto e
cosi in basso che mi domando se ho già veramente amato.
E io vi amo con un brivido così deliziosamente puro che ogni volta che
io mi immagino il vostro sorriso, la vostra voce, il vostro sguardo tenero
e malizioso mi sembra che, non dovessi più vedervi di persona, la vostra
cara apparizione legata al mio cervello non smetterà mai di accompagnarmi. Come potete vedere, ho preso, ma senza volerlo, delle precauzioni da disperato, perché? dopo un minuto vertiginoso di speranza non
spero più, se non che voi permettiate a un poeta che vi ama più della vita
di eleggervi sua signora e di dirsi, mia vicina di ieri sera a cui bacio, le
adorabili mani, il vostro appassionato servitore.
Guillaume Apollinaire
Nel 1915, a Nizza Guillaume Apollinaire (1880/1918) incontra Louise de Coligny-Chatillon, donna di gran fascino e di nobili natali, e se ne innamora: La
relazione non dura più di un anno, ma segna un momento nella vita di Apollinaire in cui ancora vive la speranza non solo dell’abbandono erotico, ma del
vero grande amore.
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Lettera di George Byron a Teresa Guiccioli
Bologna, 25 Agosto 1819
Mia carissima Teresa, ho letto questo libro nel tuo giardino; amore mio,
tu non c’eri, o io non avrei potuto leggerlo. E’ uno dei tuoi favoriti e lo
scrittore era un amico mio. Tu non capirai queste parole inglesi, e altri
non le capiranno, ecco la ragione per cui non le ho scarabocchiate in
italiano. Ma riconoscerai la calligrafia di colui che ti amò appassionatamente, e capirai che, su un libro che era tuo, poteva solo pensare all’amore. In questa parola, bellissima in tutte le lingue, ma soprattutto nella
tua - Amor mio - è compresa la mia esistenza qui e dopo. Io sento che
esisto qui, e sento che esisterò dopo, per quale scopo lo deciderai tu; il
mio destino riposa con te, e tu sei una donna di diciotto anni, che ha lasciato il convento due anni fa. Desidererei che fossi rimasta lì, con tutto il
mio cuore, o, almeno, che non ti avessi incontrata nel tuo stato di donna
sposata. Ma per questo è troppo tardi. Io ti amo e tu mi ami o almeno,
cosi dici, e agisci come se mi amassi, il che comunque è una grande consolazione. Ma io ancor più ti amo e non posso cessare di amarti. Pensa a
me qualche volta, quando le Alpi e l’oceano ci divideranno, ma non sarà
cosi a meno che tu non voglia.
Lord Byron
George Byron (1788/1824) arrivando in Italia nel 1819 incontra Teresa Guiccioli. Il loro amore aveva tutti gli elementi dell’opera buffa italiana: un vecchio
marito, una giovane moglie, fughe, amici indiscreti. Vivono insieme due anni
prima che Byron parta per la Grecia nel 1823.
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Lettera di Ugo Foscolo a Antonietta Fagnani Arese
Sabato, prima di desinare, (1801)
Tu sei certa dunque ch’io t’amo, o celeste creatura ? Oh!…si, io t’amo
quanto posso amare; il mio cuore non può reggere più alla piena di tante
sensazioni. Io sento la passione onnipotente dentro di me…eterna! Si io
t’amo.
Io sperava da’ tuoi baci un qualche ristoro; ma io invece ardo ognor
più…Il sorriso è fuggito dalle mie labbra; e la profonda malinconia che
mi domina non mi lascia se non quando io ti vedo…e ti vedo venire così
amorosa verso di me a farmi confessare come, ad onta di tanti mali, la
vita è preziosa. Ma io …tremo! Che farai di me ora che sei sicura del tuo
potere ? Mi abbandonerai tu alle lagrime e alla disperazione ? ti raffredderai tu con me ? –
io so che mi sarebbero utili le arti del libertinaggio per farmi amare
di più: dovrei fingere meno ardore per irritare il tuo amor proprio, dovrei…ah! La mia ragione le conosce tutte queste arti, ma pur troppo il
mio povero cuore non sa fare alleanza con la mia ragione. Io lo abbandono tutto a te…io spero che tu non sarai capace di tradirlo.
E’ vero, mia cara, ch’io temo del tuo amore perché ne’ suoi principi è
stato troppo impetuoso, perché tu sei troppo bella, o troppo circondata
dal bel – mondo in cui ti perdi, perché…ma con tutto ciò io non ti credo
così cattiva da lasciarmi crudelmente: quando l’amore si raffredderà in
te, posso io lusingarmi, o Antonietta, che la compassione e la riconoscenza ti parleranno in favore del tuo amico ? Si, io me ne lusingo, perché il
tuo cuore è ben fatto…perché io non merito di essere tradito.
T’amai e t’amo con tutta la lealtà e la delicatezza della virtù…io mi sono
confidato tutto a te…nelle mie stesse diffidenze io ho prescelto di essere
piuttosto tradito che di non credere ai tuoi giuramenti.
Rispondimi lealmente, o mia amica; e rispondimi con tutta l’effusione della tua anima.
La tua passione per me s’è ella raffreddata ?… Oh terribile idea!
Ma tu rispondimi.
Non temer dal mio canto né rimproveri, né eccessi…Io piangerò, io
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morirò, ma rispettando sempre la tua fama. Io verserò l’ultimo respiro
su le tue lettere. E dirò leggendole: la mia Antonietta mi ha pur qualche
volta dato tutto il suo cuore e ha confuso le sue lagrime alle mie. Intanto
odilo: niuna donna può vantarsi di essere stata tanto amata da me. Ho
amato, è vero, ma non sapeva di poter amare tanto; i miei passati amori
hanno avuto o i caratteri romanzeschi, o con qualche donna del gran
mondo quei del libertinaggio; ma con tanta passione, con tanta ingenuità, con tanta verità di amore non ho amato mai.
E non amerò più! Io te lo ripeto, o Antonietta, questo giuramento:tu
sarai l’ultima donna ch’io amerò: e dopo di te non mi avrà che la solitudine, o la sepoltura.
Rispondimi. Addio.
Tra il 1801 e il 1803, Ugo Foscolo ( 1778 – 1827 ) ama di amore inquieto e non
sempre fiducioso la contessa Antonietta Fagnani Arese: nella corrispondenza i
ricordi e l’evocazione, talvolta esplicita, delle Ultime lettere di Jacopo Ortis si
mescolano con diffidenza e sdegno per quella società elegante che egli disprezza,
ma della quale è pur a suo modo partecipe.
Foscolo ha ventidue anni e altri amori conoscerà nel corso della sua sofferta
esistenza.
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Lettera di Zelda Sayre a Francis Scott Fitzgerald
(1920)
Guardo lungo il sentiero e ti vedo arrivare – dalla foschia e dalla nebbia
i tuoi cari pantaloni stazzonati si affrettano verso di me – Senza di te,
caro, carissimo non potrei vedere, né udire, né sentire, né pensare – o
vivere – ti amo cosi tanto e, per tutta la nostra vita, non permetterò che
passiamo un’altra notte separati. Senza di te è come chiedere pietà a un
temporale o uccidere la bellezza o diventare vecchi.
Ho una tale voglia di baciarti – e dietro sull’attaccatura dei tuoi cari
capelli e sul petto – ti amo – e non posso dirti quanto.
Pensare che morirei se tu non lo sapessi – sciocco – devi tentar di capire
quanto ti amo – come sono senza vita quando tu non ci sei – non posso
neppure odiare queste dannate persone –
Nessuno ha il diritto di vivere se non noi – e loro stanno insozzando
il nostro mondo e non posso odiarli per il fatto che ti voglio – Vieni in
fretta – Vieni in fretta da me – non potrei fare a meno di te neppure se
tu mi odiassi e fossi coperto di piaghe come un lebbroso – se fuggissi via
con un’altra donna e mi facessi morir di fame e mi picchiassi – ancora ti
vorrei, lo so – Amore, Amore, Caro –
Tua moglie
Zelda Sayre (1900 – 1948) e Scott Fitzgerald si sposano nel 1920.
Con il loro aspetto dorato, talento e fascino diventano il simbolo dell’Età del
Jazz. Nel 1929 il matrimonio si sta sfaldando: Zelda ha il primo dei suoi numerosi crolli nervosi; Scott beve sempre di più. Egli muore nel 1940 per un
attacco di cuore, Zelda nel 1948 per un incendio nell’ospedale dove si trovava
ricoverata.
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Lettera di Benjamin Franklin a Madame Brillon
(10 Novembre 1779)
Che differenza, cara amica, fra voi e me. Voi trovate in me innumerevoli
difetti, laddove io ne vedo in voi solo uno (ma forse è colpa dei miei
occhiali).
Voglio dire questa specie di avarizia che vi porta a cercare il monopolio
su tutti i miei affetti, e non concedermene alcuno per le gentili signore
del vostro paese.
Pensate che sia impossibile per il mio affetto (o la mia tenerezza) essere
diviso senza essere sminuito ? Vi ingannate, e dimenticate il piacevole
modo in cui mi avete placcato.
Rinunciate ed escludete tutto quello che può essere carnale dal vostro
affetto, permettendomi solo alcuni baci, civili e onesti, come potreste
permettere ai vostri cuginetti.
Che cosa ricevo di cosi speciale da impedirmi di dare lo stesso alle altre, senza togliere quello che appartiene a voi?… Il dolce suono che le
vostre abili mani traggono dal pianoforte può essere goduto da venti
persone allo stesso tempo senza per nulla diminuire il piacere che voi
cosi cortesemente intendete per me, e io potrei, con altrettanta ragione,
domandare al vostro affetto che a nessun altro orecchio se non al mio sia
concesso il fascino di questi dolci suoni.
Benjamin Franklin (1706 – 1790) ha settant’anni, Madame Brillon una trentina, quando si conoscono a Parigi.
Il loro elaborato e deduttivo corteggiamento su carta non si svilupperà mai in
qualcosa di più di una affettuosa amicizia.
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Lettera di Wolfgang Amadeus Mozart a Costanze Weber
Vienna, 29 Aprile 1782
Carissima, amatissima amica,
Sicuramente mi permetterai di chiamarti ancora con questo nome. Sicuramente non mi odi a tal punto che io non possa essere più tuo amico, e
tu – non più mia ?
E anche se non sarai più mia amica, tuttavia non mi puoi impedire di
augurarti ogni bene, amica mia, dacché è molto naturale per me fare
cosi. Pensa a quello che mi hai detto oggi.
Nonostante tutti i miei tentativi mi hai scacciato tre volte e mi hai detto
in faccia che non intendi più aver nulla a che fare con me.
Io (a cui importa più di quello che importa a te di perdere l’oggetto del
mio amore) non sono cosi focoso, cosi rozzo e stupido da accettare la
mia dismissione.
Ti amo troppo per far questo. Ti raccomando pertanto di ponderare e
di riflettere sulla causa di questa spiacevole vicenda, che è nata dal fatto
che mi ha seccato il modo cosi impudente e sconsiderato da farti dire a
tua sorella – e sia chiaro, in mia presenza – che tu avevi permesso a un
gentiluomo di prendere le misure dei tuoi polpacci.
Nessuna donna a cui sta caro il suo onore può comportarsi così. E sempre
un buon principio quello di fare ciò che fanno gli altri. Allo stesso tempo
ci sono molti altri fattori da considerare – come, per esempio, se siano presenti solo intimi amici e conoscenti – se una sia una bambina o una ragazza in età da marito – più precisamente se sia fidanzata – ma, soprattutto,
se nella compagnia siano presenti solo persone della sua classe sociale,
o suoi inferiori – o, cosa ancor più importante, suoi superiori. Se è vero
che anche la Baronessa ha permesso che la stessa cosa fosse fatta a lei, il
caso è comunque diverso, perché lei non è più di primo pelo e non può
più attrarre gli uomini – e inoltre, è propensa alla promiscuità e dispensa
favori qui e là. Io spero, carissima amica, che anche setu non desideri
diventare mia moglie, non condurrai mai una vita come la sua.
Se è stato per te impossibile resistere al desiderio di partecipare al gioco (anche se non sempre è saggio per un uomo farlo e tanto meno per una donna), allora perché in nome del cielo non hai preso tu il nastro e non ti sei misurata tu i polpacci
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(come donne timorate hanno fatto in simili occasioni alla mia presenza)
, invece di permetterlo a un gentiluomo di farlo ?…
Ma basta ora; e il minimo riconoscimento del tuo comportamento in
qualche modo sconsiderato in questa occasione metterebbe a posto le
cose di nuovo, e se tu non ne facessi un caso, carissima amica, tutto andrebbe a posto.
Capisci ora quanto ti amo. Non mi infiammo come fai tu. Penso, rifletto
e sento.
Se solo tu ti arrenderai ai tuoi sentimenti, allora so che quello stesso
giorno sarò in grado di dire con assoluta certezza che Costanze è la virtuosa, prudente, onorata e leale amante del suo onesto e devoto
Mozart
Nel 1781 Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791) vive a Vienna in casa Weber. Anche se proclama al proprio padre l’indifferenza nei confronti di Costanze,
figlia della sua padrona di casa, si innamora di lei. Nonostante la sua leggerezza
per la quale la rimprovera in questa lettera, la sposa nel 1782. Il consenso del
padre arriverà il giorno dopo le nozze.
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Lettera di Ludwig Van Beethoven alla Immortale Amata*
Buon giorno, il 7 di Luglio (c. 1811 – 12).
Anche quando sono a letto i miei pensieri si affrettano verso di te, mia
eternamente amata, qualche volta con gioia, poi ancora con tristezza, in
attesa di sapere se il fatto udrà le nostre preghiere.
Per affrontare la vita devo vivere sempre con te o non vederti mai più.
Si, ho deciso di essere un vagabondo all’estero fino a quando potrò volare fra le tue braccia e dire che ho trovato la mia vera casa con te e,
circondato dalle tue braccia, potrò lasciare salire la mia anima al reame
degli spiriti benedetti.
Ahimè, sfortunatamente deve essere cosi – Tu sarai ancor più tranquilla
perché sai che ti sono fedele; nessun’altra donna potrà mai possedere
il mio cuore – mai – mai – Oh Dio, perché uno deve vivere separato da
colei che gli è cosi cara.
Eppure la mia vita adesso a Vienna è una vita miserabile – il tuo amore
mi ha reso sia felice che il più infelice dei mortali – Alla mia età ho bisogno di stabilità e di regolarità.
Può questo coesistere con la nostra relazione ? – Angelo, ho appena
saputo che la posta viaggia ogni giorno – per cui devo smettere, cosi che
tu possa ricevere la lettera immediatamente.
Stai calma; perché solo considerando con calma le nostre vite possiamo
realizzare il nostro proposito di vivere insieme – Sii calma – amami –
Oggi – ieri.
Che doloroso desiderio di te – di te – te – mia vita – mio tutto – tutto il
bene per te.
Oh, continua ad amarmi – non sbagliarti a giudicare il cuore del tuo
amante, sempre a te fedele.
Sempre tuo, sempre mia, sempre nostro.
Beethoven
*Forse Antonie Brentano, sposata con Franz Brentano e madre di quattro figli.
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Lettera di Manon Balletti a Giacomo Casanova
Domenica a mezzanotte (Parigi, fine Agosto 1757)
Mi rendo sempre più conto della tenera amicizia che provo per voi, mio
caro Casanova; ora più che mai. La vostra lontananza mi dà un grande
dolore che non so esprimere a parole.
Sono cosi accasciata da non averne la forza. Non so rassegnarmi alla
triste idea che siate lontano da me, che per due interi mesi non vi potrò
vedere e non avrò neppure vostre notizie.
Queste melanconie mi opprimono, mi gelano il cuore. Non devo pensarci; ahimè!, mio caro amico, se lo facessi mi priverei della gioia di testimoniarvi la mia amicizia.
Caro amico, mio fratello sta partendo, ogni consolazione mi è tolta, immaginate come mi sento.
Vi amo non posso più negarlo (che questa confessione serva a far crescere il vostro amore e a non insuperbirvi, di che utilità vi sarebbe?).
Dunque, vi amo, vi ho visto partire con la paura che afferra un cuore
quando è sul punto di perdere ciò che ama; ho dovuto soffocarlo il mio
dolore, nasconderlo a un mucchio di curiosi che sembravano scrutarmi
con sguardi penetranti, cattivi; ah! Che terribile momento; solo la notte
mi ha dato un po’ di sollievo, mi sono messa a letto più per pensarvi
senz’essere spiata che per dormire, per poter piangere tutta sola, senza
intrusi, quelle lacrime che tanto a lungo trattenute, poi non si volevano
più asciugare.
Ho letto e riletto la vostra cara lettera; mi chiedete di essere allegra, ma
come potrò mai farlo se siete lontano ? Se mi amate, mio caro, non dovreste proprio risentirvi.
Cosi non potrete certo accusarmi d’essere incostante, non credo proprio
d’esserlo e specialmente con voi.
Sapeste quanto mi è cara la vostra lettera ! la rileggo ogni volta che posso, non l’abbandono mai, né di giorno né di notte, è la mia compagna di
tristezza cosi come spero che il mio cuore sia il vostro compagno di viaggio; possiate sempre voler bene al vostro piccolo compagno, cosi come
io vorrò bene per l’eternità a tuttociò che vi appartiene. Possiate sempre amarmi; oso dire, dovete amarmi, fosse soltanto per riconoscenza !
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Addio, mio amatissimo Casanova, questa notte, forse, sarà meno dolorosa dell’altra perché vi ho scritto ed è già una piccola consolazione;
- ma ahimè!- solo a pensare che possiate non rispondermi io… ma sarebbe peggio se dovessi sapere che non riceverete la mia lettera, allora
mi vedrei tolta anche l’estasi che provo scrivendovi, tutto il mio dolore
riaffiorerebbe, le mie lacrime continuerebbero a sgorgare come prima.
Dio mio ! perché il mio cuore è tanto sensibile !
Vi scongiuro… scrivete a casa mia, fatemi sapere che avete ricevuto la
mia lettera, liberatemi dal dubbio. Addio, mio solo amico; addio, amatemi sempre.
Sappiate che non cambierò mai e che solo il vostro ritorno potrà farmi
felice.
Mi pare di non avervi visto, ormai, da un intero mese. Addio, trattate
bene il vostro piccolo compagno; coccolatelo sempre.
E proprio vostro.
Manon Balletti (1740 - ?) , figlia di comici è una delle numerose donne che
hanno amato Casanova.
Senza falsi pudori, la ragazza si concede completamente e totalmente all’avventuriero, lo perseguita, arriva a inviargli tre lettere al giorno. Ma il sogno
d’amore non può realizzarsi e Manon si sposerà con un architetto e chiederà che
tutte le sue lettere vengano bruciate. Verranno invece ritrovate da Aldo Ravà
nel castello del conte Waldstein in Boemia.
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Lettera di Giovanni Verga a Dina
(Mendrisio, 29 Agosto 1900)
Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta.
Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più
cara e la miglior parte di me stesso. Come hai fatto a prendermi così?
Quel viaggio che ho rifatto da solo, dopo averlo fatto insieme a te è stato
una gran tristezza; ogni luogo, ogni pietra che abbiamo visto insieme mi
ritorna dinanzi, e mi lega.
Le parole, gli atti, il tono della voce. Le parole che non dicesti e quelle
che non osai dirti.
L’ombra che ti fuggiva nella fronte e gli occhi che guardavano lontano.
Ancora non mi dà pace di aver perduto questi giorni che avrei potuto
passare ancora insieme a te, o vicino a te. E se non fosse la certezza di far
pensare che son matto, farei il ballo del ritorno anche per un sol giorno.
Beata te che sei così giudiziosa ed equilibrata!
Vedi che un po’ d’equilibrio l’hai dato anche a me!
Però domani sera voglio essere a Milano, senz’altra dilazione e vuol dire
che lontani per lontani guarderò almeno il posto dove ti vedevo passare
dalla finestra. Che sciocchezze, eh? Ebbi la tua lettera come una carezza.
Ma l’avevo aspettata tanto che sono andato ad aspettarla anche all’arrivo del corriere dall’Italia. Scrivimi al “Continentale” dal giorno del tuo
arrivo. Io non mi permetto di darti dei consigli, ma penso che se non
potessi trovare l’alloggio per cui hai telegrafato, non sarebbe poi la fine
del mondo se tu andassi all’albergo fin che avessi trovato di collocarti
bene. Ti bacio quelle mani che mi attirano e mi tengono stretto.Addio.
Tuo Verga
Giovanni Verga ( 1840 - 1922 ) incontra Dina (Francesca Giovanna Annunziata Castellazzi) dopo la morte del marito Alessandro Brucco di Sordevolo. Il loro
amore dura per tutta la vita. Per un trentennio Dina spera se non di sposarlo,
almeno di riuscire a vivere insieme. Questo non sarà mai. Alla morte dello scrittore, Dina decide di ricoverarsi in un istituto.
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Estratti da alcune lettere di Benito Mussolini a Clara Petacci
18 giugno 1944 - «Clara, quando io ti dicevo che io conto meno del due
di coppe, tu protestavi. Era la verità. Questo è un governo che non dispone di armi. È disarmato. È peggio che disarmato: poiché il suo simulacro di armamento è ridicolo. Fucili senza cartucce e cartucce senza
fucili. I ribelli riforniti dai nemici lo sanno e fanno quello che vogliono.
Vaste zone del popolo italiano, sono entrate in uno stadio confinante
colla vera e propria follia...»
10 aprile 1945 - «Clara, vi è qualcosa di sommamente antipatico nelle tue
lettere e cioè l’ossessione del mio fatto sessuale e del tuo. Non sembri
avere altro pensiero per la mente, la tua preoccupazione è questa: che
io prenda altre donne. Tutto ciò è tremendamente stupido. Penosoffensivo. Tu dici di conoscermi? Una volta. Oggi non più. Non sono questi
giorni da donne, nemmeno se si trattasse di Veneri redivive...»
«Cara piccola Clara, ti ringrazio per ciò che hai sopportato. Io sono ormai veramente un cadavere vivente... Ti amo, tuo Ben»
Dai sotterranei dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma riaffiorano 318 lettere inedite che il dittatore e la sua amante si scambiarono tra il 10 ottobre 1943
e il 18 aprile 1945. Mussolini su ogni lettera aggiungeva in rosso “stracciare,
stracciare”, cioè non voleva che Clara conservasse il carteggio. Volontà assolutamente disattesa, perché non solo lei conservava le missive, ma trascriveva
anche molte telefonate che intercorsero tra loro in quegli anni.
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Lettera di Sigmund freud alla fidanzata
Vienna, domenica 5 luglio 1885
Mio dolce tesoro,
guarda un po’, non ti capisco. Essere così assolutamente buoni da consentire tutto a tutti, e essere incapaci di prendersela con qualcuno non
è davvero una virtù. Non sono un filisteo, e non posso che stimarti per
il fatto che anche tu non lo sei, ma non riesco a capire come, dopo tutto
quello che è accaduto con Elise e ancora dopo le ultime cose, abbia potuto pensare di farle l’onore di una tua visita. Voglio risparmiare a me
la predica che tu puoi fare a te stessa per questo motivo, ma davvero
questo episodio mi riporta di colpo ai nostri tempi cattivi, per i quali
credevo non esistessero più le condizioni. Una persona deve poter pronunciare un giudizio, altrimenti resta quel che da noi, in viennese, si
dice “un buon diavolo”. Questo è esattamente lo stato d’animo che quasi
mi avrebbe indotto a lasciarti al signor Fritz Wahle quando avanzò su
di te diritti di vecchia data, che tu non riuscisti a respingere né con una
parola né con un gesto. Insomma non ho voglia di pensare a quel che è
stato e avrebbe potuto essere, e non dovresti far nulla per farmelo ricordare. Che c’entra il fatto che ora tutto per te è deciso e che questo rapporto non può danneggiarti? Una ragazza non si abbassa di proposito alla
leggerezza e alla mancanza di carattere che la tua amica ha sempre fatto
intuire e infine ha dimostrato abbondantemente. Non mi importa nulla
del decoro, di cui Elise del resto non si cura, ma solo della sua assoluta
fragilità e inconsistenza morale. Lascia che sia quello che è, una povera ragazza che cerca un marito dove può trovarlo, e sii felice per lei se
l’ha trovato. Ma non ti mettere al suo livello, continuando ad avere con
lei rapporti amichevoli. Non dire che sono troppo duro: tu sei troppo
molle; e io debbo intervenire, perché ciò che uno di noi fa viene sempre
attribuito anche all’altro. Mi hai procurato una cattiva giornata, piccola
Martha; scrivimi subito che ti dispiace un po’. So che ciò ti succede
per compassione, ma una persona, oltre alla compassione per gli
altri, deve avere il rispetto per sé. Non potevo lasciartela passare
senza rimproveri, e non credere che mi dispiacerà.
Va’ pure, mio povero dolce tesoro, ti trovi così male a casa tua,
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che vuoi partire a queste condizioni? Fammi almeno sapere che sta succedendo. Che cosa ti ha allontanato da me? Non sono forse ancora il tuo
confidente, puoi forse separare la tua fiducia dal tuo amore? Aspetta e
vedrai che, quando arriverò, ti abituerai di nuovo ad avere un padrone.
Rigido, è vero, ma non ne puoi avere un altro che ti ami di più e che si
preoccupi di te più intensamente. Del resto lo sai, e sai anche che maledico il tempo miserabile che manca fino a settembre, quando potrò
cogliere un bacio dalla mia dolce, buona principessina, che non riesce
neppure a indignarsi di ciò che mi fa indignare.
Tuo Sigmund
Innamorato di Martha Bernays, con la quale si era fidanzato poco dopo averla
conosciuta, Sigmund era desideroso di ottenere un’indipendenza economica che
gli consentisse di poterla prendere in moglie. Freud è certamente innamorato
di Martha, ha lottato per poterla sposare, ma ella non rappresenta per lui un
confidente, la vede molto più come una “signora della casa”, come donna dedita
alla famiglia, che si occupa di allevare i figli, curare i pasti, sovrintendere alla
servitù, come si conviene ad un perfetto stile borghese. Lou Andreas-Salomé,
una delle donne più affascinanti ed anticonvenzionali del suo tempo, aveva
confessato a Jung la sua relazione segreta con lo psicoanalista, col quale aveva
lavorato tra il 1912 e il 1913. Quello che è sempre stato accettato è che Freud
si sia sempre compiaciuto nell’ammirazione che suscitava nelle donne belle ed
affascinanti.
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Lettera di Sabina Spielrein a Carl Gustav Jung
(frammento senza data)
Si parla come si deve parlare, si agisce come si deve agire; spesso ci
si sente coinvolti, mentre ci si oppongono enormi complessi, e si parla
di desiderio. Allora si sollevano gli altri gruppi, i cosiddetti sentimenti
morali; questi sono i più dolorosi perché la loro pre-destinazione è la
sofferenza, dato che sono sempre in feroce contrasto tra di loro. La morale cerca di adeguarsi al “vantaggio” e quello che si vuole intendere con
questo concetto pieno di ombre è cosa soggettiva.
- “Procurare delle sofferenze a qualcuno? Mai” - Non mi procura sofferenza ciò a cui anelo? Lo voglio poi per me stessa? La lotta per l’esistenza?”, ecc - “Questo si chiama rubare, rapinare, essere irriconoscenti” - “
Se volete proteggere le vostre oche, rivolgete loro la vostra attenzione “
e tutto il resto. - Ognuno delle due parti con ugual ragione dice all’individuo: “Sei abominevole, sei un egoista (con variazioni individuali).
Rubare il padre ai figli? Questo mi colpisce profondamente, perché non
sarei mai capace di antepormi a un bambino. Lei pensa che su questo
ho ricevuto una risposta? Voglio osservare in anticipo che non mi verrebbe mai in mente di desiderarLa quale marito. di prenderla a prestito,
(rubarLa) dalla Sua famiglia. Ebbene: una nostra parente divorziò dal
marito quando la sua figlioletta aveva appena qualche anno. La prima
figlia amava la madre e la sorella più di ogni altra cosa al mondo ma
amava anche il padre e portò di nascosto sul seno una sua fotografia
fino a che la madre non gliela tolse. Poi divenne una cantante dell’opera
ebbe grande successo e... in quel periodo conobbe suo fratello e i due si
vollero bene ( non in senso sessuale). Lei voleva raggiungere il padre, il
quale come si diceva era un famoso dottore a Pietroburgo, ma poi ricevette una lettera di qualcuno, che la informò della situazione tra il padre
e la madre, in quella lettera sulla madre [...]
Sabina fu l’amante di Carl
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Lettera di George Sand* ad Alfred de Musset
(Aurore Lucile Dupin, scrittrice - Parigi 1804-1876)
Inseriamo la lettera originale, in lingua francese per un motivo ben preciso: in apparenza sembrerebbe una normale lettera d’amore, ma leggendo solo le righe in grassetto troverete un altro testo nascosto e scabroso che la scrittrice desidera inviare al suo amato. Traducendola, non
avrebbe più alcun senso.
Je suis très émue de vous dire que j’ai
bien compris l’autre soir que vous aviez
toujours une envie folle de me faire
danser. Je garde le souvenir de votre
baiser et je voudrais bien que ce soit
là une preuve que je puisse être aimée
par vous. Je suis prête à vous montrer mon
affection toute désintéressée et sans calcul, et si vous voulez me voir aussi
vous dévoiler sans artifice mon âme
toute nue, venez me faire une visite.
Nous causerons en amis, franchement.
Je vous prouverai que je suis la femme
sincère, capable de vous offrir l’affection
la plus profonde comme la plus étroite
en amitié, en un mot la meilleure preuve
dont vous puissiez rêver, puisque votre
âme est libre. Pensez que la solitude où j’habite est bien longue, bien dure et souvent
difficile. Ainsi en y songeant j’ai l’âme
grosse. Accourrez donc vite et venez me la
faire oublier par l’amour où je veux me
mettre.
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La risposta di Alfred de Musset :
(Il messaggio nascosto è nelle iniziali in grassetto)
Quand je mets à vos pieds un éternel hommage
Voulez-vous qu’un instant je change de visage ?
Vous avez capturé les sentiments d’un cour
Que pour vous adorer forma le Créateur.
Je vous chéris, amour, et ma plume en délire
Couche sur le papier ce que je n’ose dire.
Avec soin, de mes vers lisez les premiers mots
Vous saurez quel remède apporter à mes maux.
E...segue la risposta nascosta di George Sand:
Cette insigne faveur que votre cour réclame
Nuit à ma renommée et répugne mon âme.
Aurore Lucile Dupin, femminista molto moderata, fu attiva nel dibattito politico e partecipò, senza assumere una posizione di primo piano, al governo provvisorio del 1848, esprimendo posizioni vicine al socialismo, che abbandonò alla
fine della sua vita per un moderato repubblicanesimo. La sua opposizione alla
politica temporalistica ed illiberale del papato le costò la messa all’Indice di tutti
i suoi scritti nel dicembre del 1863.
Sand è inoltre ricordata anche per il suo anticonformismo e per le relazioni
sentimentali avute con lo scrittore Alfred de Musset e con il musicista Fryderyk
Chopin.
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Concludiamo questa prima parte con una lettera molto antica, non d’amore,
ma che fa comprendere cosa succede quando i coniugi si allontanano, scritta
da una donna greca a sua cugina, consigliandole di tener vivo il matrimonio dopo i piacevoli inizi. L’uomo, troppo preso dal suo lavoro, dimentica di
ASSOLVERE IL DOVERE CONIUGALE
lettera di Glicera a sua cugina Filinna
Cara Filinna,
il mio matrimonio con il sapiente avvocato Strepsiade non si è rivelato
felice. Questi, infatti, ogni volta che giunge l’ora di andare a letto, finge
di esaminare cause nel cuore della notte, e fa vista d’occuparsi, a quell’ora, dei procedimenti che ha istruito, e recitando la commedia muove le
labbra e, io credo, bisbiglia non so cosa fra sé e sé.
Perché ha sposato una giovane, per di più nel fiore degli anni, se non
sente il bisogno di una donna – se, insomma, non ha voglia di scopare,
se il suo cazzo non sente quel pizzicore che va spento fra il pelo della
figa? forse per rendermi partecipe delle sue cause, e farmi trascorrere la
notte ad esaminare leggi?
Ma se lui trasforma la nostra stanza da letto in un’aula di tribunale, io,
giovane sposina come sono, d’ora in poi me ne starò in disparte, e dormirò sola; e almeno farò l’amore con me stessa, mi darò piacere con la
mia mano, muovendola dolcemente, sfiorando e stirando e titillando
con le mie tenere dita le mie labbra intime e segrete, e gemendo sommessamente nel vasto silenzio del gineceo immerso nelle tenebre.
E se lui continua ad occuparsi delle faccende altrui, trascurando soltanto
i nostri “affari” sotto le lenzuola, sarà un altro avvocato… che perorerà
la mia causa. E’ chiaro ciò che voglio dire? Perfettamente, ne sono certa,
poiché tu, da questi brevi accenni, puoi intuire ciò che segue.
Riflettici bene, mia cara amica, che, da donna, puoi essere partecipe del
disagio di un’altra donna, insoddisfatta, inappagata e piena di voglie represse (anche se ho ritegno a parlare apertamente di tutti i miei bisogni
sessuali di donna), e cerca di alleviare, per quanto ti è possibile, la mia
sofferenza.
Tu che sei stata gradita mediatrice, e per di più sei mia cugina, non
devi solo occuparti del matrimonio al suo inizio, ma anche cercare
di... “raddrizzarlo”, di fargli tornare duro e forte quel moscio cazzetto
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addormentato, ora che sta vacillando. Io infatti tengo il toro per le corna,
cerco di soffocare il mio desiderio, la mia voglia di cazzo, toccandomi da
sola; ma non è possibile trattenerlo a lungo, esploderà come la pipì dopo
averla tenuta fino al limite; e c’è il rischio che si scateni; e lui, mio marito,
l’addormentato, noioso e cavilloso com’è, sarebbe capace di accusarmi
anche se sono innocente!
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Seconda parte
LETTERE E POESIE D’AMORE
di Autori contemporanei
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LETTERA AD UN’AMICA
Lettera di Jean Bruschini ad un’amica
Cara amica di sogni, è sera: sto ascoltando ancora una volta, per la prima
volta il sussurrare del mare entrare a me nella stanza. Gli oggetti che
ho intorno lascerò qui a morire per parlare con te che non sei qui, per
scriverti una lettera, forse l’ultima. Qual è, diceva Nietzsche la massima esperienza che possiamo vivere se non l’ora del grande disprezzo,
quell’ora in cui la ragione, la felicità stessa, la nostra virtù e tutto il resto
disdegniamo? Quello è il momento di cambiare, di decidere per se stessi
e di voltare pagina: io lo sto vivendo ora, mesi dopo la tua assenza. Al
bivio dei miei giorni riesco ora a contemplare, a vedere con chiarezza ciò
che era, ciò che di noi è stato. Quali forze, stagioni e costellazioni celesti
ci circondano come scialbi frutti maturati troppo presto, ma al loro posto
da un sempre troppo insondabile: una realtà impenetrabile, se osservata
da una piccola finestra. Dallo stesso oblò della mia stanza vedo Orione,
silenziosa nel buio apparire e all’improvviso sono avvolto da un vuoto
lacerante: questo silenzio, questa tua non presenza mi induce a ricordare, anche se con distacco, ormai e sono sicuro che capiterà anche a te, di
ripercorrere in pochi attimi, velocemente, una vita intera fatta di ricordi,
di cose e persone incontrate e smarrite, in un vuoto che si apre nell’anima tra causa ed effetto, di tirare le somme, arrivati ad un bivio e chiedersi dove, se e in che cosa abbiamo sbagliato. Di tutto ciò che ho avuto e
perso, la tua amicizia mi ha colmato, amarti mi ha svuotato. In punta di
piedi, proprio come hai fatto tu, vedo gente entrare in me ed uscire dalla
mia vita con logica solenne: uno scintillio di erudite e onorabili preziosità
e merletti di cui la vita è fatta; entità come me, come te, di cui a volte avverto la mancanza perché hanno lasciato qualcosa di indelebile, che non
va più via. Quanti amici, amori e “gente” senza più un nome o una voce,
senza più un volto: “Non più”,”Avreipotutoessere”,”Giammai”, e tanti
“Addii”. Vivi anche tu tutto questo, non è vero? Antichi amori e angustie,
ore di ribollimenti, antichi rigurgiti di sentimenti vanno e tornano al loro
oblio in ore come questa, Amica mia. Gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corsodegli astri
e non si concentrano sull’amore che li trasforma costantemente.
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Si sente spesso dire: “l’amore va, ma l’amicizia resta!”, ma anche questo
non è vero e tu lo sai che l’amicizia va nutrita, rispettata e conservata. Ma tu, sottile chiarezza del cielo, non lasciare che il buio della notte oscuri le stelle, affacciati e cerca una debole luce in cui specchiarti .
Dall’alto verso ogni lontananza, dalla profondità verso ogni altitudine,
dall’angolo verso ogni spazio, l’amico è un abisso in cui specchiarsi...e,
quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti scruta dentro.
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INSIEME
Laura Margherita Volante
“Sono sola, disperata come animale smarrito tra gente che va e che viene
indifferente. Ed ecco che incontro te.
Ti vedo per caso, tra i miei pensieri, bello come un principe; entro per
caso in un dancing e ti rivedo: vestito di azzurro in questa calda serata
d’estate, principe zingaro.
Io, bionda, alta, abbronzata, ti guardo con insistenza, ricambiata.
Mi inviti a ballare: parliamo, sorridiamo, il tutto condito di discrezione.
Mi piaci, mi manca il respiro mentre la pelle è elettrizzata. La musica
crea una magica atmosfera di languore…Poi prima di lasciarmi mi dai
appuntamento per il giorno dopo e quello dopo ancora. Ci rivediamo,
ci raccontiamo guardandoci nel fondo degli occhi che non hanno occhi
che per noi.
Abbiamo una storia alle spalle; la mia lacerata e tu, con il tuo amore parlato di gesti e di parole, mi insegni a ritrovare i miei brandelli per farne
delle stelle.
Sfidiamo il mondo dell’ipocrisia e dell’opportunismo per camminare insieme in un viale di diciotto anni vissuti nello sforzo di accendere più
luci; a volte il buio improvviso mi impaurisce, credo di non ritrovarti e
di perdermi, ma poi, come per magia, la mia mano è nella tua per reinventarci sotto quella luna pacioccona.”
Oggi ripenso a te e alla nostra storia in frantumi. Nel pozzo anche la
luna si guarda e non si riconosce nelle diverse forme della vita con i suoi
cicli, ove ogni cosa non muore, ma lascia mille foglie di ricordi ingialliti
e venati di rubino. Ogni vena pulsa ancora per quel sogno d’amore…
La malinconia soffre di nostalgia per l’amore candido e tradito, perché
non c’è amante senza amato, attraverso trasparenze di bolle di sapone,
avvinghiate ad un soffio senza respiro e poi puff…mille gocce di rugiada sulla mia chioma bionda. Di lontano vedo te, bello come un principe,
insieme a me, mano nella mano. Amo ancora te in quel sogno che acchiappò dalle stelle fili di speranza, dipanando illusioni.
41
PER SEMPRE
Sola nell’andirivieni
dell’indifferenza
ed ecco che incontra te.
Ti vede per caso
tra pensieri
vaghi indistinti
e rimossi
di bellezza pieno…
ti smarrisce per caso
nella nebbia della mente
e d’azzurro sfumato
riappari e lei
che t’avvolge
con lo sguardo insistente
di chi d’improvviso
s’accorge di te
un invito, un ballo,
parole e sorrisi,
discrezione…
la musica e l’atmosfera,
la pelle e il respiro
per raccontare tralci di vite
i cui brandelli
in un gesto d’amore
diventano stelle filanti
la sua mano è nella tua
la lascia e tu la prendi
la riprendi amorevole
per sempre.
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TUTTA LA POESIA DELLA MIA VITA
Fabio Capitanucci
E ripenso a te in questa notte d’estate tremendamente calda…
E rivedo i tuoi occhi nel cielo… E risento il tuo dolce profumo nella
brezza notturna… E ritocco le tue fredde e umide mani nel sudore della
mia fronte. L’afa mi soffoca come la passione che provo per te. Il respiro è pesante ed il cuore mi batte a mille. Le mani mi tremano e la
bocca mi si è ormai del tutto seccata. All’improvviso la Luna si spenge,
il vento muore, il sudore mi si gela sulla pelle e il cuore e il Tempo si
fermano tutt’a un tratto, rimanendo sospesi come per magia: un forte
odore di rose si spande per l’aria!Ti vedo avvicinarti a me, silenziosa
e timida come sempre. Ricominci il tuo discorso d’Amore rimasto in
sospeso tanto, troppo tempo fa e le tue parole vibrano ancora di passione. Presto cessano anche queste e dove esse finiscono tu cominci a
parlare con gli occhi, con i tuoi splendidi occhi! Quante cose riesci ad
esprimere che non trovavano prima forma con le parole!!! Il tuo cuore
è nelle tue pupille ed il tuo Amore nel tuo cuore, che palpita così forte!
Tu mi stringi forte a te e piangi dal dolore… dal dolore per la morte
di tuo padre, per la malattia di tua madre, per i gravi problemi con i
tuoi fratelli, più piccoli di te, che sei ancora poco più che una bambina!
Piangi a dirotto per la tua solitudine, per l’abbandono e la disperazione… e i singhiozzi ti sconquassano tutta. Anche io ti stringo forte a me
ed i nostri cuori battono all’unisono: sono un unico cuore palpitante. Ti
tengo le mani, ma non riesco a fermarti e tu mi sfuggi, inesorabilmente
mi sfuggi!!! Ti rincorro e ti urlo con tutte le forze, ma non ti raggiungo e
tu non mi senti! Mio Dio, non mi senti!!! Ad un tratto ti volti, mi guardi
disperata, ma una “raffica” di vento ti scarmiglia tutta la tua splendida
pettinatura, ti fa girare a vuoto la testa e tu non sai più dove guardare!!!
Ti chiamo a me con tutte le forze, ma tu non senti, non riesci a sentire il mio richiamo, non riesci a capire da dove provengano le poche e
flebili parole che riescono a giungere fino a te e ti disperi… Solo vedi
le mie orme, ma sono quasi del tutto cancellate e tu non ritrovi più il
sentiero che ti conduce a me, così ti dimeni e ti contorci con movimenti
convulsi, fin quando un’ultima raffica ti porta via lontano, proprio non
appena mi hai rivisto e ti sei voltata verso di me per raggiungermi, per
darmi un ultimo bacio.Continui a tener abbracciato a te il fascio di rose
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che ti ho regalato, quello che ho posato sul tuo petto e, librandoti in aria,
te ne vai per sempre. Dove, non lo sai nemmeno tu. Solo sappiamo, io
e te, che stai andando in alto, nel Cielo, dove non c’è più né dolore, né
sofferenza. Dove ora ti trovi vi è solo Amore!!! E l’Amore è immortale
ed eterno: va oltre il Tempo, oltre la Speranza, oltre la Fede e oltre la
Tomba!Io sono qui per testimoniare l’Amore inestinto, l’Amore mai sopito, l’Amore mai spento, nonostante tutte le sofferenze, nonostante tutti i dolori, nonostante tutte le delusioni…Il mio cuore sarà sempre aperto per te, Amore mio, e sarà sempre pronto a cantare per te il suo canto
immortale, per il forte sentimento che inoculasti in me, che rese eterno
il mio Spirito e la mia Anima. Non ho bisogno d’altro. Io sarò la Voce
dell’Amore nonostante tutti gli anni che sono trascorsi, perché i secoli ed
i millenni non sono che un lieve e flebile soffio rispetto alla maestosità
dell’Amore che facesti nascere in me.Sebbene tu ti sia allontanata da me
ormai da tanti anni, sebbene ti abbia perso per sempre ed il mio cuore da
allora sia morto, anche la morte è diventata dolce e gentile per me, che
bevvi il nettare della tua immortale Purezza. Per me il Tempo si è fermato al 1993. Da allora sono solo un morto vivente senza te. E questa notte
mi ritrovo a pensare a te, Amore mio, e ti sono vicino con tutto il cuore,
con tutto il mio spirito e con tutta la mia anima.All’improvviso, una “folata” mi sfiora il viso e, risvegliandomi, il mio cuore ed il Tempo tornano
a pulsare. Mi ricordo di averti sognata, mia Adorata! Io odo di nuovo lo
stormire del vento, che si è rianimato, e rivedo lo splendore della Luna
e delle stelle, che si sono riaccese e sono più splendenti di prima. Sento
che l’afa si è attenuata e ingoio l’ultimo, amaro sorso di tristezza nella
bocca, che mi è rimasta incollata. Abbasso il volume della mia radio ed
ascolto per l’ennesima volta il pianto di Cavaradossi mentre anche lui
scrive, come me, senza riuscire a terminarla, l’ultima lettera a Tosca, prima di affrontare la morte… E lucevan le stelle anche a lui come a me! Mi
stiro le braccia, riprendo la penna e finisco di scrivere gli ultimi, scarni
versi d’Amore dell’infinita lettera accorata che non ho mai smesso di
scriverti, ogni giorno!, mio caro Tesoro:
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Penso a te e alla tua vita:
fragile e delicata,
dolce e profumata,
un disegno a matita…
di pianti e sospiri,
pensieri e dolori,
affannosi respiri,
lacrime e fiori…
E’ per questo che anche stanotte, così tardi, sto ancora scrivendo al chiaro di luna, ascoltando Puccini, solo, completamente solo, come queste
note al vento. Scrivo per non dimenticarti. Scrivo e continuerò a scrivere fin quando le mie parole non ti avranno raggiunta in Cielo, finché non avranno formato una strada, che potrò percorrere anch’io per
venire da te a portarti il mio messaggio d’Amore: “L’Amore viene da
Dio. L’Amore appartiene a Dio. L’Amore ritorna a Dio. L’Uomo non
può pensare di possedere l’Amore. Solo Dio Lo possiede! L’uomo può
solo trasmetterLo, comunicarLo, trasportarLo da una persona all’altra o
da una parte all’altra: il compito dell’uomo nella sua vita è solo quello di
essere messaggero e testimone dell’Amore. Deve svolgere questo compito con tutto il cuore, con tutte le sue forze, senza chiedere alcunché in
compenso; solo allora potrà veramente definirsi Uomo. Tutto il resto è
solo egoismo e brama.” Ed io non smetterò mai di essere il testimone del
“nostro” Amore e di scriverti che nessun’altra potrà mai prendere il tuo
posto, che ti amo ancor oggi come allora, che per me nulla è cambiato …
che per me sei rimasta sempre la stessa, mia cara Lavinia: tutta la poesia
della mia vita!!!
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L’ AMORE NON MI HA MAI AMATO
Lettera di un adolescente represso
Francesco Iannì (Vitamin F)
Di una cosa vi è bisogno per essere vivi: essere ora. Vivere nel passato o
nel futuro equivale a non vivere, a essere già morti. So bene che il passato ha in sé cose meravigliose, che offre la possibilità di imparare molto,
che influenza e plasma; ma esso non è reale.
La ricerca di orizzonti più vasti mi stimola ad un incessante rinnovamento di esperienze e di contatti umani. Adesso ho voglia di vivere il
presente: ho voglia di cogliere ogni occasione che mi si presenta, ho voglia di assaporare ogni attimo, ho voglia di ricevere delle soddisfazioni
morali, ho voglia di mettermi in gioco, ho voglia di rischiare, ho voglia
di lottare al fine di ottenere ciò che desidero e, soprattutto, che posso
avere, ho voglia di amare e di essere amato.
Devo necessariamente “cambiare pagina”, ma per poter andare avanti
occorre prima mettere tutto in chiaro, cosicché nulla possa essere lasciato in sospeso…
Caro Eliseo,
poche ore, oramai, ci separano dall’ultimo giorno di scuola. Domani
varcheremo la porta del “nostro” liceo linguistico per l’ultima volta; ciò
segnerà la fine di un’epoca, di un capitolo meraviglioso nella sua essenza ed importante della mia vita, di cui tu sei stato parte integrante. Sei
sicuramente il compagno di classe a cui sono più affezionato.
Durante questi lunghi cinque anni mi sono nutrito di emozioni che tu, in
parte, neanche sai di avermi offerto.
Sei entrato nella mia vita casualmente, in punta di piedi, con la leggerezza di un abbraccio, senza quasi che io me ne accorgessi. In poco
tempo avevi già invaso la mia anima, rendendola schiava della tua persona. Tu hai avuto il potere di stravolgere e plasmarela parte più profonda del mio essere; come un uragano, un giorno, improvvisamente,
hai stravolto completamente la mia esistenza, le mie categorie di interpretazione, spazzando via le vecchie certezze, ma ponendo i presupposti per il nuovo. Ora so cosa significa amare intensamente qualcuno,
e ciò lo devo a te.Dopo averti conosciuto, sono entrato a contatto con
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l’amore, quello vero, che resiste ai litigi, che dona nuova luce all’anima,
che fa sognare ad occhi aperti, che fonda il proprio cuore con i propri
pensieri, per cui si sarebbe disposti a trascorrere un’intera nottata rimanendo svegli pur di osservare l’altra persona a fianco mentre dorme; è
una delle poche cose (se non l’unica) per le quali valga la pena vivere.
Nella sua immensità e misteriosità, l’amore è sconfinato, proprio come
Dio; così come può far toccare il cielo con un dito, con la stessa intensità
esso è in grado di far sprofondare nella più totale disperazione, trasformandosi dal più efficace elisir alla peggiore delle maledizioni.
Noi tutti, nel corso della nostra esistenza, ci evolviamo, mutiamo inconsapevolmente giorno dopo giorno; sarebbe sciocco, dunque, chiederti
di non cambiare mai, di rimanere lo stesso di sempre. Ti invito, però, a
non omologarti troppo agli altri, a non perdere la tua unicità che tanto ti
caratterizza e ti rende speciale, a non far sì che le eventuali delusioni che
normalmente dovrai affrontare ti trasformino troppo, poiché sarebbe un
vero peccato.
Ti ringrazio per la tua compagnia, per la tua simpatia, per le molteplici
emozioni che, con semplicità, hai saputo donarmi, per ogni sorriso che
hai saputo regalarmi, per ogni attimo di tenerezza vissuto insieme. Grazie per avermi spesso, seppur inconsapevolmente, rallegrato la giornata
con un gesto per te semplice e di poco valore, ma per me immenso. Non
dimenticherò mai le notti in cui trascorrevo ore e ore sul letto a pensarti,
fantasticando con aria trasognata su cosa avresti potuto pronunciare con
le tue labbra finissime, o tutte le volte in cui sei stato il protagonista dei
miei sogni (spesso, ahimè, di splendide utopie).
Non scorderò neppure le mattine in cui, preparandomi per affrontare un
nuovo giorno di scuola, mi rallegravo al solo pensiero che tra qualche
minuto ti avrei finalmente rivisto. E come poter spazzar via dalla mente
i pomeriggi trascorsi di fronte al computer, ascoltando canzoni su canzoni che mi portavano in mente te, o i video musicali ideati dalla mia
fantasia incentrati su noi due? In questo momento ricordo la gioia
che pervadeva il mio corpo dopo aver ricevuto un tuo qualsiasi
spontaneo squillo o sms, e avverto la stessa trepidazione che sentivo ogni sera nello scrivere una nuova pagina del diario segreto raccontando di ciò che mi era accaduto di nuovo in giornata,
soprattutto riguardo a te, ai tuoi occhi così piccoli ma anche così
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dannatamente espressivi e profondi, ai nostri scambi di sguardi, ai nostri dialoghi, ai nostri litigi.
Custodirò sempre, in una parte del mio cuore, i ricordi legati alla festa
di Natale del 2005, in cui ricevetti inaspettatamente come regalo una
pietra a forma di topolino che tratto quasi come fosse una reliquia, alla
giornata del 31 marzo 2006, in cui ebbi il privilegio di entrare nel tuo
mondo, trascorrendo del tempo pure con la tua famiglia, e, soprattutto,
alla festa di compleanno di Marina, in cui provai delle emozioni fortissime, mai vissute prima, assaporando, forse per la prima volta, realmente
ogni attimo.
Sei stato l’unico fra tanti, Eliseo.
Io ho sempre saputo che il sentimento che nutro nei tuoi confronti sarebbe stato soltanto unilaterale, ma ciò non è mai stato motivo di gran
sofferenza, per me; l’ho sempre accettato con pacifica rassegnazione. In
Flavia, ad esempio, o in qualsiasi altra ragazza, non ho mai visto una
rivale da dover sconfiggere, poiché sono sempre stato consapevole che
fra me e loro non potrebbe mai esserci alcuna competizione. Vederti innamorato e felice, piuttosto, rendeva anche me felice, davvero.
A farmi male è stato questo improvviso distacco, il tuo menefreghismo nei miei confronti negli ultimi anni di convivenza in classe, essere
cosciente del fatto che fra 28 compagni di scuola io sono sicuramente
uno di quei pochi ai quali non tieni particolarmente, nonostante tutto. Mi sarebbe bastato poco, davvero poco, da te per potermi sentire
sereno e appagato: ricevere sporadicamente un sms spontaneo, sentirmi chiamare “Fra” piuttosto che con uno sterilissimo e formalissimo
“Francesco”, vederti arrivare anche di fronte al mio banco per scambiare insieme qualche parola durante la ricreazione o un cambio d’ora, ad esempio. Mi sarebbe bastato semplicemente un po’ di considerazione in più, essere per lo meno un tuo “amico di scuola”, per così
dire. Non è affatto bello, credimi, non sentirsi all’altezza di stare con te,
vederti star male e voler star lì, accanto a te, per aiutarti, ma sapere di
essere soltanto un inetto incapace di alleviare i tuoi dolori, notare che
persino con la classica antipatica dell’istituto parli meravigliosamente,
mentre con me accanto ricevi lodi dai professori circa il fatto che, stranamente, non spiccichi neanche una parola; tutto questo è abbastanza
frustrante.Non voglio attribuirti nessuna colpa, poiché mi rendo conto che nel mondo dei sentimenti non vi è posto per la meritocrazia.
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Tu sei semplicemente stato te stesso, spontaneo fino alla fine, però permettimi di sentirmi ugualmente umiliato e ferito.
Sembra che in questo mondo, spinti dal desiderio di distruggermi, tutti
facciano a gara per deridermi, sminuirmi, indebolirmi e mortificarmi:
per come parlo, per come mi muovo, per come mi vesto. Ogni giorno in
questo luogo, per me, è una dura sfida, una condanna costante, e saperti
dalla parte dei nemici di certo non contribuisce all’ascesa della mia autostima, o comunque di ciò che di essa ormai stenta a rimanere.
Spesso, in confidenza con qualcuno, mi è capitato di dire che ti repello,
che ti faccio solo schifo, però in cuor mio mi sono sempre detto che potevo sbagliarmi, che un giorno avrei potuto farti capire, una volta per
tutte, che sono una bella persona, facendoti affezionare almeno un po’ a
me; ma questa speranza, dopo la gita, è morta drasticamente. Essere ambiziosi è una cosa meravigliosa, ma essere schiavi dell’ambizione può
essere davvero orribile, ed io, per fortuna, adesso sono libero.
A me dispiace tantissimo che tu non abbia voluto darmi alcun modo per
farmi conoscere meglio a causa di un muro indistruttibile che hai voluto
innalzare fra noi, fatto di paura, di silenzi, di parole dette a metà e, soprattutto, di tanta ignoranza.
Se da quando siamo tornati in Italia mi vedi distante ed evitarti il più
possibile, sappi che mi comporto così perché credo fermamente che sia
la cosa più giusta da poter fare, sia per te, per cui non sono altro che un
inutile e fastidioso “sassolino nella scarpa”, sia per me, che devo riprendere in mano le redini di una vita in un mondo che non è disposto a
fermarsi per aspettare nessuno.
Mi mancherai tanto, Eliseo, e sapere che presto niente più ci legherà in
alcun modo è un duro colpo all’anima.
In questa vita, finora, l’amore non mi ha mai amato.
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Lettera a un amore unico e segreto
Yuleisy Cruz Lezcano
A distanza di qualche mese, percepisco la magia del nostro rapporto;
sei come un sogno che non si realizza, ma pur sempre un bel sogno. Sai,
molte volte mi chiedo: “Chissà cosa stai facendo?” Forse sorridi quando
mi pensi, oppure mi sogni, perché è quello che io faccio. Sì, proprio io,
sogno quest’amore nato in una vita già realizzata che sembrava andare in un senso diverso. Prima di conoscerti sembravo tranquilla, senza
inquietudine; non mi ponevo così tante domande. Invece ora, sono qui
a pensarti, mi dico sei là, ma non so dove. Penso a come ti corteggiano
le liete nubi nel cielo. Io mi sento un‘anima piena d’illusioni, guidata
da una passione turbolenta che porta con sé un grandissimo timore che
quanto desidera non succeda. Vorrei correre per entrare in quelle strade
segrete che custodiscono i mille pensieri, sulle orme dei miei passi che
penetrano nel tuo universo. Vorrei volare verso l’intimità del tuo respiro
e perdermi nella sonorità della tua parola. Vorrei svelare il mio amore
di passioni folli, descriverti i miei desideri dai sapori forti, e immaginare
ogni palmo della tua pelle, con uno slancio verso gli infiniti orizzonti che
si perdono oltre il firmamento. Sì, se fosse possibile volerei attraverso le
nuvole spumeggianti. Non ho dubbi, mi butterei con slancio in questa
pazza avventura. Il pensiero di sussurrarti nell’orecchio quanto ti amo
diventa sempre più vivo e si accompagna alle mie paure. Ho paura che
questo sentimento, che si aggrega di gioia e scoperte nuove, rimanga
un’energia cosmica che si spegne nel tempo e si perde nel nulla. Vorrei
lanciarmi a picco nella tua vita e rimbalzare sui tuoi giorni come una
palla che si ferma perché trova un attrito su di te. Invece no, sono qui
a pensare ai tuoi legami e all’irriverenza di questo disegno clandestino
che si prospetta così lontano. Ci vuole un’allegra pioggia di primavera
che ritmicamente bagni e lavi via la tristezza che mi provoca la mancanza di te. Chissà se in un’altra vita siamo stati insieme? Questa è una
delle tante lettere d’amore che si sveglia sul mio cuscino freddo ogni
mattina. Sentire che ogni volta che ti chiamo, ci sei, mi tranquillizza. Con
il suono della tua voce il giorno diventa rosa e all’improvviso cambia la
vita; sbocciano i fiori dal fango e tutto diventa vita. I tuoi messaggi mi
ridanno ancora una volta quella felicità che si anima da un palpito segreto, che sono quegli attimi di te, che come una ladra, rubo al tuo tempo.
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Conservo la fantasia di vederti arrivare nella mia vita e di avvolgermi
fra le tue braccia, di sentirmi bambina dentro il tuo corpo. Mi sono innamorata di quest’amore che mi avvolge con le sue parole. Tu e io, tutti i
giorni siamo lì ad aspettare che uno di noi voglia comunicare con l’altro.
Questa carica di pathos mi sorprende. Confesso che molte volte mi sono
stupita delle risposte che davi alle mie domande, come se la tua mente
racchiudesse l’essenza dei miei neuroni e prolungasse nelle tue risposte
il senso che volevo dare ai miei dubbi.
Tesoro, giorni fa, volevo smettere di cercarti. Cercare quest’amore mi
sveglia dei sensi di colpa, che a volte sono difficili da gestire. Ma il pensiero delle tue carezze mi fa dondolare nel cielo. Covo in tutto il mio essere quest’amore platonico che vive, senza la certezza che un giorno diventerà terreno. A volte non riesco a calibrare i rischi e prendo il telefono
in mano con il desiderio di chiamarti. Subito dopo desisto, e il mio cuore
diventa un lievito ancestrale, che fa crescere emozioni contrastanti.
Penso che ci sarà un’occasione per noi, e questo pensiero sembra quasi
una metafora consolatoria alla mia ansia. Se tu fossi qui adesso, di sicuro non sprecherei così tante parole, non dovrei convincerti di un sentimento che vive di vita apparente. Se tu fossi qui, basterebbe soltanto un
bacio per convincerti della mia immensa voglia di te.
Per sempre tua
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UTOPIA
Carla De Angelis
Scusa Signore se non ho ricordo dei giorni vissuti
Un pensiero lungo in cerca di incanto
È rimasto impigliato nei perché
Tuttavia riprendo la strada
Senza sprecare una mollica di pane
Un sorso di acqua un passo una parola
Senza consumare il mistero mi fermo
Dalla finestra vedo passare il gregge
Il cane bianco lo protegge lo avvia alla collina
L’incanto si trova nei fili d’erba
Nel silenzio del pastore, nel sole
Nessuna pecora si deve smarrire
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A POEM 280 – FOLLE
Sabina Biasuzzo
Quando gli amanti
si baciano
io distolgo lo sguardo,
umido di pianto.
Bruciano ancora
le mie labbra
ove poggiasti le tue.
Tirano i punti di sutura
dello strappo mai ricucito
nel mio cuore.
Possiate ardere,
o amanti,
nelle fiamme della passione.
Che vi danni l’anima,
che vi renda folli,
accecati d’amore.
Come ancora folle e cieca d’amore
sono io.
Folle e cieca di te.
53
APPUNTI DAL VIAGGIO DI NOZZE
Maurizio Di Palma
Finalmente gli sposi
si ritrovano nella solitudine
della camera d’albergo
dove possono giocare
agli angeli caduti
alla fine del mondo
agli ultimi sopravvissuti
ai clandestini incalliti
all’onda e la scogliera
alla risacca e la spiaggia
alla foglia e la goccia di rugiada
al ciottolo e il muschio…
è la felicità
la prova schiacciante
che sono
vivi.
***
Guardano il cielo
gli sposi e leggono
che la notte
è la promessa del giorno…
guardano il cielo
gli sposi e leggono
che il giorno
è il segreto della notte…
54
guardano il cielo
sapendo come un giorno
può morire all’alba
e sopravvivere al tramonto …
si baciano senza sapere
chi dei due infonde all’altro
con un bacio
la vita.
***
Parlano i corpi nudi
senza voce dicono
che la solitudine
è della carne…
parlano i corpi nudi
senza voce dicono
che nell’amare
ed essere amati
come nell’amare
senza essere amati
sta la grandezza dell’amore
e l’amore è ritrovarsi al risveglio.
***
Nel giardino
del matrimonio
l’amore trova
le scorciatoie del cuore…
nel giardino
del matrimonio
il cuore
è il bandolo dell’amore.
55
CALIFORNIA WHITE
Davide Rocco Colacrai
Siamo farfalle che si rincorrono per l’aria leggera,
all’ombra di steli su cui riposano i sogni,
tra tonde ciliegie di sangue,
sotto il lenzuolo sgualcito del cielo,
inseguendo l’eco del primo bacio che la terra da
ai suoi figli;
al dondolare celeste del vento,
per le pieghe morbide del grano
prima che sia pane,
lungo le efelidi di un ricordo,
al frinire di un canto al presente,
sotto l’incontro fortuito di nuvole
dietro cui ozia la luna;
in un meriggio sincero come la voce del cuore,
rorido di speranze e di attesa,
che rende più dolce la calda quiete.
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LETTERA AL PASSATO
Monica Pasero
Caro Amore mio,
stamani la malinconia mi riempie il cuore, sarà l’autunno, forse la poca
luce, sarà questa sensazione del tempo che mi abbandona.
Ho così deciso di scriverti.
Conservo ancora il tuo vecchio indirizzo, insieme alla mia carta da lettere, è tutto qui in questa scatola che ora mi accingo ad aprire. E’ tanto,
forse troppo tempo che non scrivo una lettera, spero che la mia vecchia
mano non tremi, almeno per oggi, e mi lasci stendere i miei pensieri in
questa luce di vita ancor apparente che sconfina fin nell’anima, riportandomi alla mente il nostro amore.
Rammenti quei giorni quando le nostre missive ci riempivano la vita?
Tutto iniziò con un tuo biglietto lasciatomi su uno dei banchi della chiesa dove io e la mia famiglia prendevamo posto tutte le domeniche. Lo
nascosi furtivamente nella mia tasca. Ringraziando il Buon Dio che mio
padre non l’avesse visto.
Erano mesi che i nostri occhi continuavano ad esplorarsi durante la messa domenicale. Tu accennavi un sorriso in cui io mi riscoprivo non più
bambina.
Non ci eravamo mai parlati. Chissà poi perché? Forse, la mia giovane
età spaventava i tuoi compiuti diciotto anni. Ricordo quel giorno come
fosse ieri, persi completamente l’omelia, ma non me ne importò.
Passai quel tempo rinchiusa nei miei pensieri, domandandomi quali parole avrei trovato nel tuo messaggio.
Fu il nostro primo contatto, lessi miriadi di volte quelle poche righe
cariche di tutto quello di cui in quel momento avevo bisogno, non ero
ancora donna, ma dentro me vibrava il mutamento.
Mi hai rubato l’anima Nina, non v’è giorno, né notte, che tu non sia
con me. Scrivimi! Te ne prego! Conservo ancora quel messaggio ormai
logoro, consunto dal tempo e dalle calde lacrime che giunsero da lì a
poco. Tramite un’amica comune iniziammo una corrispondenza serrata.
Chissà la cara Anna che fine ha fatto? è cosi tanto tempo che non so più
nulla di lei.
Passammo così alcuni mesi scrivendoci assiduamente lettere colme di
noi, dei nostri sogni, tanti progetti, forse troppi in un periodo come il
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nostro in cui la guerra imperversava in mezza Europa e il profumo di
morte era nell’ aria misto a quello di speranza dei nostri giovani cuori
innamorati.
Sapevo quasi tutto di te, ma mi mancava conoscere il tuo profumo, assaporare i tuoi baci. Spesso i miei sogni si popolavano di nuove sensazioni
mai vissute, in cui le tue braccia avvolgevano il mio esile corpo e il tuo
amore permeava i miei sensi, lasciandomi addosso il tuo profumo.
Rammento quei pensieri strani, accompagnati quasi sempre da un frettoloso segno di croce, convinta che fossi nel peccato. Se ci ripenso mi
scappa un sorriso nel considerare quanto la vita possa mutare i pensieri.
Oggi, col senno di poi, comprendo che il peccato vero è stato perder
tempo, essere frenata dal perbenismo che riempiva le nostre teste e
le nostre vite quando l’apparenza contava più della felicità stessa, ma a
distanza di anni le cose non sono mutate e i pensieri hanno violato lati
tarpati sempre da una società in cui l’amore passava in secondo piano .
Poi giunse anche per noi quel momento. Il nostro primo incontro. Sapevo il motivo e in cuor mio vederti mi lacerava l’anima, ma ti aspettai al
limitare del bosco di faggi come tu mi avevi chiesto. Era la prima volta
che ci trovavamo soli uno di fronte all’altro, tutte le emozioni scritte in
quei mesi librarono libere nei nostri corpi.
Un caldo abbraccio ci avvolse rendendoci una cosa sola. Rammento ancora quell’abbraccio che sapeva di casa. Finalmente potei sentire il tuo
profumo, assaporare la tua bocca che non tardò a invadere la mia, compiendo appieno le mie fantasie. I nostri corpi parlarono per noi e sotto la
pineta ombrosa divenni donna.
Sento ancor quei brividi di vita attraversarmi questo corpo ormai stanco,
mi rivedo ragazza dai delicati lineamenti, con occhi sognanti e disperati
pieni di paure e di consapevolezza.
Mi stringesti così forte da togliermi il fiato. Quell’ abbraccio non era un
inizio, ma una fine. Lo sapevamo entrambi. Nella tua ultima lettera mi
confidasti che eri stato chiamato in guerra. Ora che la mia vita volge al
termine rivivo ancor una volta l’immensa sensazione dello scriverti.
Quel giorno, sapevo che vederti e viverti sarebbe stato devastante, ma
se non ti avessi vissuto, amore mio, non avrei mai compreso cosa significasse Amare .
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L’ORIZZONTE DELLA PACE
Barbara Lo Fermo
Alzo gli occhi e vedo un cielo sereno
Di un azzurro intenso, vedo sorgere il sole
Che sembra carezzare tuto ciò che incontra.
All’improvviso, ecco una brezza di vento,
agita leggermente le foglie degli alberi
e poi, all’orizzonte, vedo spuntare dal mare
una piccola barca con una vela bianca vela, sembra
confondersi col bianco panna delle nuvole.
Alzo ancora gli occhi verso il cielo,
vedo due colombi rincorrersi e giocare.
Il mio cuore esulta di gioia, loda
E ringrazia Dio per le meraviglie del creato.
Avverto dentro me una sensazione di pace
Che emana tanto amore e tranquillità.
Vorrei che tutto il mondo vivesse la pace
Non come una parola, ma espressione di bene .
Buttiamo nel fuoco l’odio e viviamo la pace
Nella gloria dei giusti, sconfiggiamo il potere
Con l’amore e la felicità dei bambini.
Noi dobbiamo crederci fino infondo,
perché se in ogni cuore ci sarà solo amore vero,
alla fine tutti gli uomini di popoli e nazioni
cammineranno a fianco stringendosi le mani,
rispettandosi ed amandosi sinceramente.
Questa è l’orizzonte della pace, che rende l’uomo
uno spirito libero pieno di luce e amore per Dio
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BENE FRATERNO
Irene Mesolella
Queste lacrime
sono tutto ciò
che in questi vent’anni
non sono riuscita a comunicarti
Bene fraterno
che spezza le distanze
fisiche e mentali.
Aprimi ancora il tuo cuore
scoprirai che i legami
di sangue
sono solo il tatuaggio
di un disegno più profondo
da condividere.
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ANNIVERSARIO
Rosalba Spagnolo
E mi ritrovo a camminare
in mezzo a una poesia.
Metrica che accoglie una storia
che si trucca da favola.
Sillabe che raccontano il cuore.
E li rivedo, sì, quei ragazzi
nella sera colma d’estate.
Passeggiano amici sui colli.
Le loro ombre che diventano una.
Nuovi a quel sogno
e ardenti di vita nuova
sperimentano emozioni senza rete.
E tra parole e soffi di vento
la vita scrive versi di cristallo
e io, ancora, galleggio
nell’azzurro delle sue pupille
mi adagio nella culla delle sue mani.
Il tempo s’innesta tra memoria e realtà
e confonde silenzio e canto
nel profumo di trenta anniversari
vissuti tra frulli d’ali
e fremiti del cuore.
61
NON SEI LEI
Antonio Nespeca
ti trovo, ma non sei tu
sfioro trattenuto al buio le pallide gote;
calde e dai profondi respiri spezzate parole all’orecchio
quella voce,
la fine caviglia e la mano sul fianco
e frange e tinte
comparati odori
eppure non sei lei.
Riflesse anzi quel manichino fianco la mia sagoma
non sono le tue forme.
L’ora inutile neve, a sud, mi gira il capo
caldo per pensieri,
caldo dai desideri
e sciarpe e maglie
incroci di sguardi
eppure non sei lei.
Tranne bei ricordi
nulla dopo te
costretto a portarti in ogni dove
e chiamarla con il tuo nome
e baciarla ad occhi aperti.
Per quanto grande lo sforzo
eppure non sei lei
neppure, mia cara, varrai mai la sua metà.
62
AL MIO AMORE LONTANO
Laura Congedo
Carissimo amore mio,
al risveglio sono stata attratta
dal fluire di un colore:
era quello del tuo volto;
ne ho poi visto un altro
ed era sempre il tuo volto,
poi, ancora un altro, differente:
… era sempre il tuo volto!
Tanti colori, tanti ancora,
rappresentano tutti il tuo ineguagliabile volto:
quello dell’AMORE VERO
che mi fa vedere TE,
sognarti,
e cercarti sempre…!!!
E’ la voce della passione,
quella voce interiore, del mare di straripanti
sentimenti che te lo dice,
peccato che tu non possa vederla:
ESSA è vigorosa, ti cerca e attutendo le saette,
della virulenta tempesta dell’umano sentire,
s’inebria fino a ricadere, infine
languendo, senza vita.
Immaginando di rivederti, rivive
tra la panacea dei vividi ricordi,
la nostra magnifica magia;
63
i giochi, le viuzze che tu sai
e i nostri momenti, ammalianti …
che mi hai donato col tuo cuore bambino.
.. Non puoi vederla
ma sentila ,attraverso queste parole
che te lo dicono che c’e’
e vive di te, dei tuoi umori ,
delle tue stravaganze,
con caparbia,
con tenacia,
con profondità, sovrumane,
con tutto cio’che chiamerò AMORE.
Ti amo
amore mio, per sempre e sempre più
tua per l’eternità!!
64
TI CERCHERO’ OLTRE LA REALTA’
Luigi De Simone
AL DI LA DEL MURO DI UN SOGNO,
IO VERRO A CERCARTI.
NEL BUIO PIU’ FREDDO,
DOVE IL MONDO HA SMESSO DI SOGNARE.
CALPESTERO LA MIA MASCHERA,
NERA DI IPOCRISIA.
IO VERRO A CERCARTI,
DENTRO UNA LACRIMA.
TI CERCHERÒ,
STRAPPANDO LA MIA ANIMA,
PER TROVARE LA TUA.
IO VERRO A CERCARTI.
65
ENERGIA D’AMORE
Elisabetta Errani Emaldi
Energia d’amore.
Ti ho sentito nel cuore,
nel corpo e nell’anima, la tua energia d’amore
mi scorreva dentro e si univa alla mia
diventando una.
Insieme vibravamo d’estasi nell’aria
nel vento, tra boschi profumati
di piacere infinito
Un amore doloroso sbocciato e morto al tramonto
Sto raccogliendo le foglie secche nel giardino, al tramonto. Centinaia di
uccelli stanno cinguettando gioiosi sul mio enorme pino ricoperto dalla
pianta del glicine.
L’aria fresca del giorno morente mi accarezza. Il sole, mentre si prepara
a scendere, invia tra i rami i suoi raggi, che danzando atterrano disegnando tremolanti fiori di luce dorata, sul prato verde smeraldo.
All’improvviso, mentre continuo a raccogliere le foglie miste, nel mio
paradiso fatato, odo il gemito di dolore di un passerotto sotto la mia
scopa di ferro; preoccupata mi chino e rovisto tra le foglie e vi trovo un
piccolo passerotto ferito.
Un dolore lancinante mi coglie, mentre capisco che il passerotto caduto
dal nido è stato ferito da me, involontariamente. Il passerotto soffre e
continua a gridare disperato. Le lacrime mi scendono veloci dal volto,
mentre il nostro dolore si incontra: lo fisso, lui è sofferente, sanguina ma
cerca di scapparmi dalle mani.
L’esile creatura vuole scappare, io invece vorrei guarire le sue ferite e
farlo smettere di soffrire. Sospirando sussurro: “Che dolore infinito sapere di aver provocato una sofferenza così grande in una creatura così
piccola ”.
66
Voglio salvarlo, lascio cadere la scopa di ferro e corro in casa, gli preparo
una cassettina, con acqua e briciole di pane, ma lui è ormai steso a terra
e mi fissa addolorato; lo prendo tra le mani per tenerlo al caldo, sembra
riprendersi, riesco a farlo bere, lo metto dentro la scatola e lui, dopo
alcuni battiti d’ali, stramazza e quel poco d’acqua che ha bevuto esce
dal suo beccuccio semiaperto. Il passerotto esala il suo ultimo respiro,
io disperata scoppio in singhiozzi, borbottando: “Un amore doloroso
sbocciato e morto al tramonto”.
67
E CHE SIA QUELLO GIUSTO
Stefano Pellone
Per quando io non sarò con te,
e per quando tu non sarai con me,
io ti auguro questo.
Che ti trovi un amore
e che sia quello giusto,
che lui ti guardi con lo stesso cuore
con cui ti guardo ora io,
che sia lì quando tu piangi
e che sia lì quando tu rida,
che poggi la mano sulla tua spalla
quando hai bisogno di non essere sola,
che sia dietro di te quando ridi
in modo da poterlo guardare quando ti girerai,
che ti sia al fianco quando il bianco
sarà il colore di una nuova pagina della tua vita.
Che ti trovi un lavoro
e che sia quello giusto,
che ti faccia sorridere pensandoci,
che non ti pesi il tempo che passi
e che ogni fatica sia ricompensata,
che ne parli con orgoglio
e che non ti faccia vergognare.
Che ti trovi un luogo
e che sia quello giusto,
che tu lo possa chiamare casa,
che sia caldo quando ritorni,
che sia fatto di risate e sorrisi,
che non abbia lacrime sui cuscini
e che non abbia dolore tra le sedie,
68
che sia campo di battaglia per bambini
e luogo di dolcezza per gli anziani.
E che io ti trovi in futuro
bella come sei ora,
semplice come sei ora,
forte come sono certo sarai.
Che qualche dio ti abbia in dono
e ti porti nel suo grembo,
che il vento sia per te ninna nanna
e che abbia l’odore del mare,
che il sole sia per te carezza
e che abbia il calore dell’estate,
che la pioggia ti sfiori senza bagnarti
e che sia concime per la tua terra.
E che io sia per te
quella carezza sul cuore
che tu sei per me,
che io valga per te
quel prezzo inestimabile
che tu vali per me,
che io resti per te
quello che tu sei per me:
quella cosa meravigliosa
che il destino mi ha regalato.
69
LETTERA A MIO FIGLIO …A UN ANGELO
Aurora Fiorotto
Fra incubi e dormiveglia
dopo l’alba ti ho sognato questa notte.
Donna di una certa età passeggiavo
spingendo una carrozzina,
sorridevo , e ogni spesso, guardandoti
ti accarezzavo, riempiendomi di te.
Camminavo tranquilla e serena.
Sentivo sguardi di donne e bambini,
leggeri mormorii quando qualcuno
si chinava per guardarti
e non ti vedeva.
Non mi sentivo strana.
Soltanto una mamma
con il suo bambino.
“E’ strana poverina
non c’è nessuno nella carrozzina”.
“Non sono strana, mio figlio
mi è stato portato via.
Ora sono mamma di un angelo”.
E continuavo a passeggiare
con il mio angelo.
Sono ancora una mamma.
Mi sento ancora una mamma.
La mamma di un angelo.
Ti voglio bene angelo mio
70
C’E’ AMORE
Michela Salzillo
C’è amore nel legame che lascia liberi,
nel sostegno che non giudica.
C’è amore nella fiducia che non vacilla,
nel bisogno che non sia dipendenza.
C’è amore nella presenza che non invade,
nell’intesa di uno sguardo.
C’è amore nel coraggio di accettare.
Nel gesto non preteso.
C’è amore quando il bene dell’altro è la cosa che più ti sta a cuore,
quando la sua felicità è la tua.
C’è amore quando ci si aspetta senza mettersi fretta,
quando l’impegno è un divertimento che appaga l’anima.
Ci si ama quando ciascuno si nutre dell’altro senza annientarlo,
ma lasciandolo vivo.
71
MIO AMORE
Laura Bruschini
Mio amore,
ricordi quella sera?
ci incontrammo nei bui labirinti della vita
gli occhi tuoi incrociarono i miei
E fu allora che capii
ma poi non ti rividi per giorni e giorni
Una mattina però ecco che inaspettatamente
il sole illuminò i tuoi passi
Il vento poi ci sospinse e ci salutò
Seppi chi eri
Tu volesti sapere di me, della mia vita, il mio vivere
Così curioso e attento
Io scoprii piano la tua, così brillante, così occupata
Amore mio,
tu che mi cercavi come io cercavo te
per quella intensità elettrica che ci avvolgeva ogni volta
Un caldo fluido dalla testa verso il cuore sino a nessun dove
Perché nessun posto poteva essere giusto per noi
Negli occhi la trappola piano piano si componeva
Più ti guardavo e più restavo incatenata
Nella mente, nell’anima, nei sensi, nei respiri
Ogni molecola si appellava a te
Senza poterti avere
Ah, che terrore, che momenti.. che pazzia
Ti sentivo arrivare quando ancora non ti vedevo
Sentivo la tua voce anche se non eri presente
Eppure, amore mio..
Eppure mai di noi nulla sarà
Rimarrai nei miei ricordi come una storia d’amore mai vissuta
Come questa lettera che mai leggerai
72
UNICO AMORE
Maria Vittoria Massimo
Amore mio dove sei…
mi manchi da morire, la tua lontananza mi fa soffrire.
La notte sei nei miei sogni, il giorno nei miei pensieri, la sera nel mio
cuore. Ogni giorno lontana da te mi sembra un secolo,aspetto con ansia
il tuo ritorno per poterti abbracciare e poter vivere i nostri sogni insieme.
Questa notte mi sei venuto in sogno e mi dicevi vuoi sposarmi? Io per la
gioia sono svenuta nelle tue braccia e quando mi sono ripresa ho capito
che era solo un sogno. Il tuo cuore lo sento nel mio ;pero` vorrei che tu
fossi vicino per potermi sussurrare le parole che solo tu sai dire.
Vorrei poterti amare con tutta la passione che sento… Sentire le tue
mani scivolare sul mio corpo per farmi rabbrividire. Amami cuore mio,
fammi stare bene, fammi sentire i tuoi baci appassionati che mi lasciano
senza respiro, il tuo calore che brucia la mia pelle, il tuo profumo mi fa
girare la testa per poi perdermi tra le tue braccia.
Ogni istante lontano da te e un sacrificio che mi fa soffrire,
vorrei che anche tu sentissi le stesse cose cioè i stessi sentimenti,lo stesso
amore incondizionato. Ti scrivo questa lettera per dirti che sei l’aria che
respiro, sei il sole che mi riscalda, sei la luna che di notte mi guarda e
sei le stelle che illuminano il mio firmamento. Amore mio mi manchi
tanto,in questo momento mentre tu leggi le mie parole unisci il tuo cuore al mio i tuoi pensieri ai miei,fai scivolare le tue mani sul tuo corpo e
pensa che io sono li davanti a te,abbracciami forte da farmi rimanere
senza fiato,baciami come solo tu sai fare. Dal primo giorno sei entrato
nella mia anima,ti amo come non ho mai amato, perché sei come sei,
guarda infondo al tuo cuore ,in un angolino troverai il mio amore grande come l’universo. Dentro la mia anima in questo preciso momento una
goccia del tuo amore mi ravviva come il primo sole del mattino.
Amore mio tu fai battere forte il mio cuore ,io mi perdo e non riesco ad
esprimere le parole che vorrei scriverti,ti prego fai presto torna da me
ho tanto bisogno di sentirmi tua in tutti i sensi.
Tua per sempre….
Con amore
Maria Vittoria
73
ADORAZIONE
Lea Mina Ralli
A te mio Amore!
Ti guardo…
e vedo in te ciò che il mio cuore
da sempre brama nelle notti insonni.
La trasparenza delle tue pupille
esprime un guizzo di complicità sottile.
Ti ammiro…
e anelo il guardo vivido e sincero
che mi riporta ognor vaghi ricordi.
Non passa il tempo nelle tue sembianze
e sempre tu m’appari come allora.
Ti amo…
Dimenticar potrò giammai nel tempo
l’idillio che ha legato i nostri cuori
in comunione devota ed appagante
simile a poesia sempre presente.
Ti sogno…
Il fascino discreto che possiedi
si snoda dal tuo incedere elegante,
da ogni tuo dire e dai tuoi silenzi
e i sensi son rapiti al tuo passaggio.
Ti adoro…
che di vita sei mia vita
e forza rechi in me col tuo calore
e quando mi regali il tuo sorriso.
E faccio voti e me ne raccomando
che s’abbia a spegner mai tanta passione
con te e per te che sei il mio tutto.
74
SENZA UNA PIEGA
Anna Maria Cardillo
(una strana lettera d’amore)
Ho stirato fino adesso.
Ho stirato soltanto?
No, ho fatto molto altro e di più importante, come sempre, stirando…
Stirare mi piace molto, mi è sempre piaciuto, lo sai.
Sola, in cucina … e tu, nell’altra stanza,
La televisione accesa su un canale qualunque – non so neanch’io quale
– serve solo a fare rumore. E il rumore, anziché distrarmi, mi aiuta ad
isolarmi e a concentrarmi esclusivamente sui miei pensieri… come un
muro che mi nasconda alla vista di chiunque e, contemporaneamente,
nasconda il mondo a me stessa. Il vapore del ferro che m’avvolge, fa il
resto…: caldo… m’accarezza il viso e la pelle, mi vela l’ambiente e ciò
che mi circonda e m’avvolge di quella solitudine spessa come la creta
che m’illude di essere altrove. Dove? Non importa… altrove.
Stirare mi piace. Non con il ferro… il ferro è solo l’ultima cosa…
Mi piace stirare prima ogni panno con una carezza della mano…; spianare, con le dita, ogni piega…; riprendere cuciture e tendere il tessuto sotto i polpastrelli dell’indice e del medio…, lentamente, centimetro
dopo centimetro, assaporando al tatto il morbido di un cotone lavato
e rilavato da anni, il fruscio di una seta che sfugge…, il contorno di un
ricamo, il rilievo di una impuntura…
Poi, dopo, e solamente dopo, il ferro…
E poi, dopo il ferro, ancora le dita a piegare quei panni: accuratamente…, con le mani…, e a impilarli, uno sull’altro, tutti della stessa misura…, con le mani… Perché le mani parlano, tu lo sai, più delle parole…
e accompagnano lente i pensieri che nel frattempo nascono nella mente… Si’, le mani parlano e, come ci siamo detti ieri, non sanno mentire…
come i pensieri che pensi da sola, – o sono loro che pensano te? O sono
loro che si pensano da se stessi?
Anche stasera ho stirato… panno dopo panno… e ho pensato a me, a
te… alla nostra vita, a domani, agli strappi che spesso feriscono rabbiosi
i miei giorni.., proprio mentre accarezzavo camicie, toglievo pieghine a
un colletto e grinze a un polsino…
75
E le pieghe della mia storia?
E le grinze delle mie notti?
Ho stirato? No. Ho bevuto il mio dentro…
Ho parlato di me con me, mi sono accusata e perdonata, mi sono specchiata nell’acciaio rotondo del ferro da stiro e da lì dentro mi sono donata un sorriso… Il rumore e il vapore mi hanno nascosto: nessuno ha
visto e nessuno ha sentito e ho stirato parole e ho rubato al tempo ancora
una sera che nessuno saprà mai…
Io, con te. Con te… chiuso nell’altra stanza.
E tu m’hai scaldato, accarezzato con le dita, sul cotone e sulla seta della
pelle, sulle grinze e sulle pieghe della mente e hai slacciato i bottoni del
mio cuore,- uno dopo l’altro, per entrarci dentro, dentro, dentro…
e ancora, riponendo sui nostri ieri, gli oggi e i domani appena stirati, col
calore del nostro primo giorno, IO TI AMO.
76
UNA NOTTE DI LUNA
Francesco Amoruso
Sai, minimo dieci anni fa, anche qualcosa in più, anche qualcosa in meno
– quanti anni avevo? i ricordi sono così, spesso instabili, in equilibrio sul
filo del tempo -, insomma, qui, dove abito, giocavamo a calcio, quando
ce lo permettevano… i grandi si facevano vecchi e anche rompicoglioni… e quindi il pallone veniva nascosto, osteggiato… però, quando ci
riuscivamo, facevamo grandi triangolari… una volta organizzammo addirittura un partitone, con tanto di striscioni e tifo… quanti ne eravamo?
Tipo 15 contro 15, boh. Poi giocavamo con le bici… improvvisavamo dei
piccoli giri d’italia… davamo i punti… e con logiche un po’ alla cazzo
ci si dava la maglia gialla, rosa, a scacchi, a pois… ma tendenzialmente
erano sporche, sudate… giocando, vincevamo grandi chiazze di sudore
e di terra… correvamo, incontro al vento… io ero sempre l’ultimo… non
vincevo mai un cazzo… a calcio, qualche goal lo facevo, qualche partita
la vincevo… ma sulla bici, beh, facevo pena… ma si correva, si volava
e ce ne fregavamo di tutto, del cuore, delle sottane, dei motorini, delle
macchine, della scuola, del lavoro… si correva, si viveva… e sotto sotto,
si amava… e poi? Boh.
Ora sono al buio. In realtà c’è questa luce dello schermo del portatile, ma
tutto il resto intorno a me è buio. Non ho mangiato, non ho fame, e cerco
qualcosa che mi convinca che sia giusto dirsi basta: posare l’ultima pietra, voltarsi, ammirare ciò che si è costruito – con gioia alterna, con fatica
alterna – e poi guardarsi negli occhi e dirsi ‘ è tutto finito’, oppure, ‘è stato bello ma…’. Ecco, queste sono cose che non capisco. Com’è che una
cosa che è stata bella, all’improvviso, è finita? Ti giuro, non lo capisco.
E questo non capire mi riempie lo stomaco di ansie, unghie morsicate e
fumo. Cos’è la bellezza se non amarsi, anche quando il vento è gelido?
Non lo so. Mi guardo intorno e mi manca l’aria. Nel buio, le immagini
si montano uno sopra l’altro e diventano ricordi. La finestra è aperta.
Fa caldo. E la testa mi scoppia. È difficile capire ciò che non vuoi capire.
Com’è che ci riescono gli altri? Intendo a capirsi, a capire. Forse nessuno
ci riesce. In fondo, stiamo tutti nella merda.
E ti amo. Questo lo so, altrimenti non mi mancherebbe l’aria.
Ma a cosa serve se poi, passo dopo passo, sento solo i miei? Mi volto e le
tue orme non ci sono, eppure intorno è tutto fangoso e umido.
77
Già, mi dirai che parlo a vuoto, ma fuori c’è la luna, è bella e vorrei solo
ballarci sotto, con te. Senza musica, così. Solo tu ed io. Ed in fondo credo di meritarmi almeno un ballo, uno solo, per sentire, di nuovo, i tuoi
passi affianco ai miei. Anche perché, quando stiamo insieme non esiste
tempo, non esiste spazio, non esiste morte, non esiste altro che la felicità.
È la distanza che mi fotte. È la distanza che ci ha fottuto.
Ho torto io, hai torto tu, che importa? Conta il risultato.
Sposto il mouse, guardo l’orario è l’una meno un quarto. Vorrei che fosse
già giorno. Il buio fa giochi strani, è pericoloso, ti dà il tempo di pensare.
Sai cos’è il vuoto? Una notte lunga che non sai come riempire, se non
mangiandoti le unghie, bevendo, accendendo, fumando e spegnendo
sigarette… il vuoto è rileggere mille volte queste parole, e pensare se
cliccare o meno su invio.
Una lettera d’amore, Diomio, te ne ho scritte tante, ma chissà perché
sento che questa è la più importante. Ma questo fa di me uno stupido,
un’irreale. Come ci si può abbandonare così tanto alla scrittura? Tanto
non mi salverà, lo so. Ma mi aiuta. Mi aiuta a spogliarmi, qui, così: dita
su dita, tasti su tasti.
Dovrei alzare il capo, accendere la luce. Ma qui non si tratta di fare l’uomo, né si tratta di me. Si tratta di te, cazzo. Di te. Di quanto mi mancherai…Perché mi mancherai, lo sai? E sognerò per mille notti, l’ultima
volta che abbiamo fatto l’amore. L’ultima volta che mi hai detto ‘ mi
manchi’, l’ultima volta che mi hai detto ‘ ti amo’… Ma mi sto facendo del
male. Ma ti sto facendo del male. Basta. Ti dico ciao, a presto. Nient’altro.
C’è un letto che mi aspetta, c’è una preghiera – la solita – che vuole essere bisbigliata. Tuo, come sempre. Francesco.
78
COME IL MARE D’INVERNO
Ilaria Zof
Mio carissimo Mark,
sta piovendo, in questo freddo e buio mattino di Dicembre, mentre
ascolto la radio a bassissimo volume, guardando la spiaggia attraverso
il finestrino bagnato.
Il mare in inverno è bellissimo: le sue onde, sferzate dal vento, mi ricordano i tuoi capelli; i suoi colori così carichi mi fanno pensare ai tuoi
occhi, capaci di penetrarmi l’anima ed arrivarmi dritti al cuore.
Che meraviglia, quel cielo color cenere che si riflette su una distesa di
piombo liquido! Se non fosse per il movimento delle onde spumose,
che vanno e vengono, infrangendosi sulla riva, quasi a volerla graffiare,
potrebbe sembrare un quadro di Monet.
Le pesanti gocce di pioggia rimbalzano disordinatamente sulla lamiera,
seppellendo ogni altro suono. Alzo il volume dello stereo: stanno trasmettendo la nostra canzone e non voglio perdermela.
E mentre le note mi entrano dentro e si mescolano al mio sangue, facendo battere più forte il mio cuore, carezzo con un dito la rosa che ho
raccolto per te, unica superstite del mio giardino, chiedendomi come sia
riuscita a salvarsi dal freddo e dalle intemperie.
Ma ora scusami solo un attimo, tesoro, e lascia che io chiuda gli occhi
per un istante, immaginando di averti qui, pensando che questi petali
profumati siano le tue labbra, che questi suoni siano la tua voce, che
questi brividi siano le tue carezze…
…La canzone è finita, ora, lasciandomi le mani gelide e le guance bagnate. Abbasso la radio e metto in moto l’auto, per scaldarmi un po’. Con un
movimento deciso, i tergicristalli spazzano via l’acqua dal parabrezza.
Peccato non esista qualcosa del genere anche per le lacrime.
Oh, no, questo è meglio cancellarlo! Tu non vuoi che io pianga.
Ma come posso non piangere io, se persino il cielo, nella sua grandezza,
non riesce a trattenere il suo dolore? Se persino il firmamento è triste
e cupo, in questa stagione, perché il sole lo abbandona troppo presto
ogni giorno e le nuvole non permettono alle stelle di splendere, né alla
luna di specchiarsi, vanitosa, sulle acque? No, non proprio tutto. Odio
il freddo, la pioggia, il vento gelido, le giornate corte, le pozzanghere
fangose, i vestiti pesanti. Ma amo oggi, giorno del tuo compleanno, e
questo mare, dove ti ho incontrato per la prima volta.
79
Te ne ricordi ancora? Pioveva, proprio come adesso; i nostri ombrelli si
scontrarono e le nostre strade si incrociarono proprio laggiù, sulla spiaggia, due anime solitarie strapazzate dalla vita come aquiloni strattonati
dal vento, tessere perdute di un puzzle che in quel momento trovarono
l’incastro perfetto.
Bene, finalmente ha smesso di piovere. Un timido sole fa ora capolino
tra i pesanti nuvoloni grigi che fino a pochi istanti fa avevano monopolizzato il cielo.
Chiudo qui questa mia lettera e ti vengo a trovare. Ho tanta voglia di
vederti ed un sacco di cose da dirti, amore!
Ti darò un bacio, siederò accanto a te, e ti racconterò tutto quello che mi
passa per la testa.
E tu sarai lì, come sempre, pronto ad ascoltarmi, gentile e paziente, col
tuo bel sorriso luminoso ed i tuoi occhi grigi come il mare d’inverno,
impietosamente fissati su un pezzo di marmo bianco, accanto ad una
piccola croce dorata, sotto l’ombra del cipresso.
Aspettami, amore mio…
Tua per sempre, Elizabeth
80
A TE AMATA MIA
Antonio Cervo
Amata mia, come foglia al vento vaga il mio cuore nella tua assenza.
In questa esasperante attesa, sento il tuo profumo che pervade ogni mio
pensiero e espande la mia immaginazione. non so come posso a parole
spiegarti quello che provo, ma mentre scrivo queste righe il desiderio di
te sale lentamente, in ogni mio respiro riempiendomi il petto di un dolce
dolore, che è immenso come l’universo.
un universo multi sensazionale, che prende ogni fibra del mio corpo innalzandomi a vette che è impossibile qui descrivere, solo la lontananza
trattiene il fuoco che brucia racchiuso nel mio cuore, e immagino:
Immagino quel dolce volto amato e quegli occhi blu più profondi del
mare, che mi annientano.
Non resisto a questa tortura che mi strazia.
Ho bisogno di te e tu lo sai. ho bisogno del sapore dei tuoi baci che rapiscono le mie labbra e mi lasciano senza respiro, ma mi danno la vita.
Ho bisogno di sentirti fra le mie braccia, che bruci come una fiamma di
stella, crogiolo dove mi consumo senza remora di morire.
Ho bisogno di te come di un gabbiano, che ha bisogno del mare per non
morire, ho bisogno di te come l’aquilone dell’alito del vento per poter
volare.
Ho bisogno di te amata mia, del tuo sorriso che mi incatena con legami
tanto invisibili quanto inestricabili e indistruttibili.
Ho bisogno del tuo respiro, che alita in me la vita sostenendo il fuoco di
questo amore, che brucerà finché avremo vita e che oltrepasserà anche
il velo dell’oscurità.
Non so amata mia se queste confuse parole possano descrivere ciò che
tu sei per me, ma una cosa è certa amata mia, se un giorno tutto questo
si dovesse spegnere perché tu mancassi, allora chiederei, implorerei alla
signora dalle ali nere di prendersi la mia inutile anima pur di riaverti
indietro e non mi importerebbe se ciò significasse chiudere gli occhi per
l’eternità.
Tuo per l’eternità Amata mia.
81
AL MIO ADORATO MARITO…
Katia Belloni
Amore mio,
ormai sono già trascorsi 22 anni insieme, ti voglio bene come il primo
giorno. Tante cose abbiamo trascorso insieme , belle e meno carine, l’importante è che tu sei ancora al mio fianco.
Amare non significa solamente stare insieme ad una persona, ma accettare i propri pregi e difetti. Aiutando la persona che si ama nei momenti
più bui standole accanto e vivere con il sorriso….
Il nostro amore durerà oltre di noi perché è in te che ho visto l’eterno.
Quando sfioro con un dito un petalo di un fiore, ho la sensazione di
accarezzare la tua pelle, che a poco a poco espande il profumo di primavera. La tua voce si trasforma in una dolce melodia ed io m’incanto ad
ascoltarla.
Tutto questo è amore che provo per te!
Ti amo, per sempre……
82
FARE L’AMORE CON L’ANIMA
Anna Maria Angelitti
Mia dolcezza,
è da giorni che cerco un’espressione per definire quel rapporto esclusivo, particolarissimo che c’è tra noi, dove si fondono il piacere dello stare
insieme ed il piacere erotico, la mente e il corpo.
Questa espressione mi è venuta in mente oggi 19/04/2013: fare l’amore
con l’anima.
Quando mi penetri, esprimi il desiderio di penetrare la mia anima.
Ma c’è di più: non sei solo tu che mi penetri, ma sono io che penetro in te.
I ruoli uomo/donna tra me e te non esistono.
Ecco perché ti desidero e ti penso spesso: perché mi piace fare l’amore
con l’anima.
Baci da me
83
MON AMANTE(Mia adorata)
Bouhouch Mohamed - Tunisie
Traduzione italiana di Jean Bruschini
Les testaments de l’amour
Le volontà dell’amore
Le bruissement des premiers pas sur terre,
Il fruscio dei primi passi sulla terra,
Le rugissement des torrents
I torrenti ruggenti
Et le premier sens de la vie, mon amante.
E il senso primordiale della vita, mia adorata.
Un corps d’écume se prolonge dans mes songes
Un corpo di spuma si distende sui miei sogni
Un crépuscule, au temple de joie
Crepuscolo, tempio di gioia
Une blessure éternelle… Mon amante.
Un’eterna ferita… mia adorata
L’énigme de tous les temps, et l’aurore m’éblouissant
Il mistero di tutti i tempi, e l’aurora abbagliante
La tempête, le vent débridé… mon amante.
La tempesta, il vento ormai sciolto… tu, mia adorata.
Une fontaine de volupté, pour péché
Una fontana di piacere, per il peccato
Contre la symphonie absurde de la mort… mon amante.
Contro la sinfonia assurda della morte… mia adorata.
Le coup de poignard, d’une corde de potence
Un fendente, come un cappio avvolgente
Ambiguïté qui s’enroule autour de mon cou.
Ambiguità che si stringe attorno al mio collo
Aussi cruelle qu’assassine…Ô mon amante.
Crudele e assassina … Oh mia adorata
84
RENCONTRE A’ LA PLAGE - Incontro in spiaggia
Med Lamine Chérif - Tunisie
Traduit de l’arabe par : MED Lamine Chérif
Traduzione italiana: Jean Bruschini
Seuls tous les deux Entrambi soli
Attirés par une brise berçante Attirati dalla brezza cullante
Qui offre à la plage La spiaggia ci offre
L’effluve d’une splendeur exalté. Il bagliore di una gloria esaltata.
Et l’horizon bleu Il blu dell’orizzonte
Imite l’affabilité ondulée Percorre la grazia ondulata
De nos yeux passionnés. Dei nostri occhi rapiti.
Stupéfaite et hagarde Attonita e stupita
S’accroit en toi Matura in te
L’heureuse trouvaille improvisée. All’improvviso il felice ritrovarsi.
Tu déambules silencieuse E silenziosa percorri i tuoi passi
Laissant derrière toi Lasciando dietro di te scie
Ta chevelure envolée Di capelli svolazzanti
Que le vent a aimé chatouiller. Che il vento accarezza.
Tantôt tu hisses la tête pour visualiser E spesso ti volti ad osservare
Une voile que les vagues firent danser Una vela danzante tra i flutti
Tantôt tu observes un goéland égaré O un gabbiano agitato
Ayant eu raté sa femelle désirée. Che ha smarrito la sua compagna.
Cette scène t’effrayait Percorsa da fitto dolore
Le frisson t’a pénétrée Raggiunta da un fremito
Et le zéphire a attisée ton cœur écœuré. Lo zefiro caldo nel cuore.
Et avec un désir exacerbé Sconvolta nell’animo
Vers moi tu t’es croulée Stretta a me
Pareille à un bébé kangourou Come un cucciolo di canguro
Dans mon giron tu t’es refugiée. In me ti sei rifugiata.
Je t’étreints bien fort Ti accolgo tra le braccia
J’apaise ta peur Dissipando i tuoi timori
Je rassemble Raccolgo
Tes cheveux dispersés I tuoi capelli
J’arrose ton visage de baisers Ti inondo di baci
Je te contais des poèmes enthousiasmés E di accorate poesie
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Tu me chantes des mélodies extasiées Mentre canti melodici suoni
Tu me fonds en toi Mi leghi a te
Je te dissous en moi In un unico essere
Et dans l’azur des tes yeux Nell’azzurro dei tuoi occhi
Me tente un sentiment d’exode Nel sentimento smarrito
Me surprend une obsession de départ L’ossessione di perderti
Je m’embarque en toi sans gondole Senza gondola in te voglio imbarcarmi
Viens m‘émerger de l’eau et du sable Immergimi di acqua e di sabbia
Hâtons retrouver l’amour inspiré Cerchiamo insieme l’amore ispirato.
Frôlons l’apothéose de féminité Sfioriamo l’apoteosi della femminilità
Ou’ s’unissent mes yeux et tes yeux Laddove i nostri occhi si incontrano
Ma salive à ta salive La mia saliva unita alla tua
Tes seins et ma poitrine I tuoi seni al mio petto
Et ton……..à ma ………… La tua… al mio…
Venons saluer les blessures Salutiamo le ferite
Qui nous ont rassemblés Che abbiamo accolto insieme
Et celles qui nous ont prédits Quelle che ci hanno predetto
Un devenir de câlin et de nostalgie Un destino di effusioni e nostalgie
C’est ce que la tourterelle de l’aurore Che la colomba dell’aurora
M’avait sagement prévenu Mi aveva predetto
Partons, ne laissons pas place à l’imprévu Partiamo, lasciando dietro
di noi l’incertezza
Pour ne plus céder à l’oubli Senza più cedere all’oblio
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SOLO UNA LETTERA
Benedetta Tomasello
Solo una lettera d’amore mai spedita al destinatario inesistente
Io ti amo
una parola pubblica per un mercato di nicchia
Alla cava abbandonata della mia anima c’era un pezzo di marmo
una statua di bianca pieta’ il mio cuore
Era recintato cosi’ bene dal popolare sorriso che nessuno lo vedeva
Il sorriso lo rendeva invisibile
Come l’anello magico a teatro
rubato dal pescatore al re per un amore improvviso
e possibilmente possibile
Improvvisamente un mare di parole
un alfabeto elementare dei sensi
una cupola azzurra mi rinchiuse in un cielo stellato
un presepe le tue parole
Parole parole piovevano come pioggia nel deserto
bagnando il mio viso arido
piu’si bagnava piu’si bruciava
ma piu ne voleva
Le tue sante parole come scalpellini antichi con arte e maestria
lo hanno picchiettato cosi ripetutamente
come un picchio la quercia
come la goccia cinese alla fronte stanca
decorandolo come la fascia marcapiano alla medievale facciata
Riuscendo a smussare i suoi quadri lati i suoi deboli lati
rendendoli circolari e sinuosi per poi lasciarli informi
Perche?
Perche’ hai smosso le sentimentali viscere della mia anima
per poi renderla ora ancor piu dura?
Un concerto il tuo silenzio
mi hai resa piu’ marmorea di come già ero
Cosa avrei mai dovuto capire ?
“Non voglio ferirti voglio che sorridi e con me il tuo viaggio continui”
Io! non avevo chiesto pero’ il biglietto
Stavo per i fatti miei con i gomiti arrossati
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che riposavano alla scrivania sicura
Come Pinocchio adulato e ingannato dal gatto e la volpe
che pianta il caro metallo nella terra sterile
ed ora raglia con Lucignolo al buio con le orecchie d asino mozzate
Come un pitbull da combattimento ferito senza acqua chiuso al buio
dentro lo sgabuzzino delle scarpe puzzolenti dei militari in guerra
Il mio cuore Golgota in salita e vede tre croci
io te e io
due andranno in Paradiso e uno all inferno
se io gia’ci sono l’altro chi e’?
Sotto la mia croce non riesco piu a pregare
l’incenso non e’ piu il mio assenzio
e l’altare ora e’ lontano
Questo dovevo capire?
Non immagini neanche tutte le volte che ti ho pensato
Quante volte ho desiderato la tua anima
il verbo si era fatto carne e la carne verbo
Ora le tue amate stelle neanche messe in fila potrebbero creare il ponte
che ora divide i tuoi pensieri dai miei
ancora tuoi
se mai ci sono stata nei tuoi
Stelle! che potessero fulminarsi come lampadine di Natale
e spegnersi nella notte di San Lorenzo
Chissa se in mezzo a tutte le tue amate parole
trovi la semplice vocale che ti riporta a me
“O” il cerchio elementare che mi ha racchiuso in un vortice senza uscita
pulito come il viso di un bambino
e cinico e crudele come uno spartano in guerra
Un apolide mentore saggio :
mentre Penelope tesse Ulisse dice messe
Argo cane fedele morde i proci
e sul bel vedere Circe ingannatrice lava i panni in lavatrice
Una saggia guida dantesca:
Dante vomita con Virgilio su Paolo e Francesca
mentre la fiera piscia alle porte dell’inferno
Un buon pastore dai consigli messi a fuoco
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Che possa ardere e consumarsi come una vampata
il mio pensiero verso te
Una messa a fuoco focale e la tua anima oramai professionista
scatta la foto al viaggiatore sbagliato
incontrato per caso in un giorno feriale
in un cesso pubblico dove paghi per pisciare
e non trovi la carta per asciugarti
Vorrei poter odiare me stessa cosi odierei te
ma io mi amo e quindi ti amo
Ti amo
solo una parola pubblica per un mercato di nicchia Pardon
solo per una nicchia d’anima arsa viva dall’untore delle parole
solo una lettera d’amore mai spedita al destinatario inesistente
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NEL CREPUSCOLO
Federica Cabianca
Di ogni alba nel suo sonno
cerco lo sguardo dell’amore,
che si affaccia nella nudità
dell’anima, è un delirio,
che sopravvive da secoli
forse è DIO
o sei tu
neppure ti conosco,
magari neanche esisti….
nel rimembrarti
nell’alfabeto dei sogni,
imprigionato nella voliera,
dissolvi il passato,
seduci il domani,
sedando il mio cuore
che nella notte trova un mattino,
l’ebrezza della vita.
Una carezza inventata,
un bacio disegnato nelle labbra,
o delle parole ricamate nell’anima,
sono come briciole seminate
segnano il sentiero
illuminate dalla lanterna
che rincorre la sua ombra,
una fiamma , che muovendosi
con il vento denuncia
la sua infuocata verità
nelle gelide stagioni,
un eco, di una nebulosa parola
che muore, nel cuore
nell’ora dell’amore, a medinaight.
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MIO AMOR
Patrizia Moroni
....Ciao mio amor, anche oggi mi sei mancato e non sapere quando potremo trovare un giorno per stare nuovamente insieme mi fa star male, un
male interiore che mi priva del sorriso che mi rende triste e sola...non so
cosa tu stia facendo... Sorridi sereno ? Sei a passeggio ? Sei arrabbiato?
Stai lavorando? Guardi la TV? Hai voglia di me? Mi stai pensando?
mi piace immaginare tu lo stia facendo perchè mi fa star bene ...sei la mia
bolla di serenità ,piacere intimo, godimento fisico e appagamento mentale. Spesso mi chiedo chi o cosa ha fatto avvicinare le nostre vite?.....
due anime cosi tribolate e simili così particolari e diverse...non è facile
metterle vicino una all’altra ma qualcuno o qualcosa lo ha fatto...
Chiamalo destino, chiamalo caso, chiamala fortuna... sono felice sia accaduto. Sai amor mio? Da anni tenevo chiuso il cassetto del cuore dove
sono riposte le bellezze dell’amore, non ricordavo nemmeno dove avessi riposto la chiave... tu l’hai trovata. Hai riaperto quel cassetto e con la
tua tenacia sei riuscito a farmi tornare a sorridere ...grazie!
Non so quale sorta di sentimento sia quello che provo per te...sento un
mix di cose che mi danno piacere, languore ,tristezza, gioia ,allegria, ..
non so se è amore ma certamente è un profondo affetto legato a stima e
rispetto ,so soltanto che ti voglio bene ...un bene importante! con te mi
sento libera, mi fai ridere e gioire, mi affascina il tuo gesticolare quasi
femmineo , mi rapisci con il tuo parlare sobrio semplice e garbato, quando mi coccoli con gli occhi mi fai sentire tua, nei tuoi abbracci mi sento
protetta, nei tuoi baci mi perdo per ore ,nei nostri amplessi trovo vigore ,tenerezza ,intimità, appagamento ...nei nostri orgasmi provo quella
forza bestiale e dolce che solo gli amanti riescono a scatenare...umori
odori parole carezze sguardi...la miscela più esplosiva che corpo e mente riescono a mettere insieme che prima conduce all’orgasmo mentale
poi a quello fisico che lascia esausti, felici e appagati. Mi piace pensare
di essere la tua donna ...quella donna che ti prende gli attimi di vita più
importanti ,intimi che ti rendono felice e sereno ....quella donna che ti fa
girare la testa come un buon vino d’annata corposo deciso e speziato...
quella donna che ti sa amare a letto come da tanto non ti accade....quella
donna che sa ascoltare i tuoi malumori tenendoti per mano... quella donna che sa quando è il momento di mettere sottosopra il tuo io interiore e
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quando è ora di stare al proprio posto.
Si è fatta notte ...i miei pensieri e la voglia che ho di te corrono nel buio
per arrivare fin dove sei per avvolgerti in un caldo abbraccio...
coprirti di baci dolci e lussuriosi e cullare il tuo sonno...
Buona notte mio amor.
Il tuo tesoro nascosto.
INDICE (Ed. Cartacea)
Prefazione di Jean Bruschini
Prima parte: Lettere d’amore di personaggi famosi
Lettera di Napoleone Bonaparte a Giuseppina
Lettera di Caterina d’Aragona a Enrico VIII
Lettera di Enrico VIII a Anna Bolena
Lettera di Charles Baudelaire a Jeanne Duval
Lettera di Oscar Wilde ad Alfred Douglas
Lettera di Johann Wolfgang Goethe a Charlotte Von Stein
Lettera di Sibilla Aleramo a Dino Campana
Lettera di Franz Kafka a Felice Bauer
Lettera di Guillaume Apollinaire a Louise de Coligny
Lettera di George Byron a Teresa Guiccioli
Lettera di Ugo Foscolo a Antonietta Fagnani Arese
Lettera di Zelda Sayre a Francis Scott Fitzgerald
Lettera di Benjamin Franklin a Madame Brillon
Lettera di Wolfgang Amadeus Mozart a Costanze Weber
Lettera di Ludwig Van Beethoven alla Immortale Amata
Lettera di Manon Balletti a Giacomo Casanova
Lettera di Giovanni Verga a Dina
Estratti da alcune lettere di Benito Mussolini a Clara Petacci
Lettera di Sigmund freud alla fidanzata
Lettera di Sabina Spielrein a Carl Gustav Jung
Lettera di George Sand* ad Alfred de Musset
La replica di Alfred de Musset a George Sand
Lettera di Glicera a sua cugina Filinna sui doveri coniugali
Seconda parte: lettere e poesie di autori contemporanei
Cara amica di sogni - di Jean Bruschini
Insieme - di Laura Margherita Volante
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Tutta la poesia della mia vita - di Fabio Capitanucci
L’amore non mi ha mai amato - di Francesco Iannì
Lettera a un amore unico e segreto - di Yuleisy Cruz Lezcano
Utopia - di Carla De Angelis
A Poem 280 – Folle - di Sabina Biasuzzo
Appunti dal viaggi odi nozze - di Maurizio Di Palma
California White - di Davide Rocco Colacrai
Lettera al passato - di Monica Pasero
L’orizzonte della pace - di Barbara Lo Fermo
Bene fraterno - di Irene Mesolella
Anniversario - di Rosalba Spagnolo
Non sei lei - di Antonio Nespeca
Al mio amore lontano - di Laura Congedo
Ti cercherò oltre la realtà - di Luigi De Simone
Energia d’amore - di Elisabetta Errani Emaldi
E che sia quello giusto - di Stefano Pellone
Lettera a mio figlio...a un angelo - di Aurora Fiorotto
C’è amore - di Michela Salzillo
Mio amore - di Laura Bruschini
Unico amore - di Maria Vittoria Massimo
Adorazione - di Lea Mina Ralli
Senza una piega - di Anna Maria Cardillo
Una notte di luna - di Francesco Amoruso
Come il mare d’inverno - di Ilaria Zof
A te amata mia - di Antonio Cervo
Al mio adorato marito - di Katia Belloni
Fare l’amore con l’anima - di Anna Maria Angelitti
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Mon amante (Mia adorata) - di Bouhouch Mohamed
Rencontre à la plage (in spiaggia) - di Med Lamine Chérif
Solo una lettera... - di Benedetta Tomasello
Nel crepuscolo - di Federica Cabianca
Mio Amor - di Patrizia Moroni
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ESTRO-VERSO
Associazione no-profit
per la Promozione dell’Arte e della Cultura
www.estro-verso.net
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ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE:
Seminari, incontri, rassegne culturali,
reading di poesia.
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