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rivista del M E N S I L E N . 5 M A G G I O 2 0 1 1 € 3,50 dal 1928 fondazione ente™ dello spettacolo SPECIALE Fior di Croisette EVENTI E STAR: LA STRATEGIA DI FREMAUX ONORE A BERTOLUCCI LA PALMA ALLA CARRIERA E LA RETROSPETTIVA A PESARO INCONTRI D’AUTORE BRADLEY COOPER CAROLINA CRESCENTINI ZOE KRAVITZ EMIR KUSTURICA DOPPIA SFIDA PER SEAN PENN: IN CONCORSO A CANNES CON THIS MUST BE THE PLACE DI PAOLO SORRENTINO E TREE OF LIFE DI TERRENCE MALICK Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano PARABOLA DI UN DIVO Rockstar in declino, nelle vesti dark di Cheyenne, e protagonista di un viaggio esistenziale TV LED CINEMA 3D LW650G 55”/47”/42” IL PRIMO CON OCCHIALINI NO STRESS € GRATIS. Nessun costo per l’acquisto degli occhialini 3D. 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All Rights Reserved. www.lg.com/it CONVERTI AUTOMATICAMENTE OGNI PROGRAMMA IN 3D rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 81 n. 5 maggio 2011 In copertina Sean Penn Segui l’Ente dello Spettacolo anche su FACEBOOK Fondazione Ente dello Spettacolo: www.fbook.me/entespettacolo Tertio Millennio Film Fest: www.fbook.me/tertiomillenniofilmfest YOUTUBE www.youtube.com/EnteSpettacolo TWITTER www.twitter.com/entespettacolo pun ti di vi st a Segui la Rivista del Cinematografo su FACEBOOK Cinematografo.it: www.fbook.me/cinematografo Rivista del Cinematografo: www.fbook.me/rivistadelcinematografo DIRETTORE RESPONSABILE Dario Edoardo Viganò CAPOREDATTORE Marina Sanna La Palma e l’alloro REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Alberto Barbera, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Pietro Coccia, Monica De Luca, Steve Della Casa, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Michela Greco, Shekhar Kapur, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Valentina Neri, Peppino Ortoleva, Luca Pellegrini, Manuela Pinetti, Giorgia Priolo, Angela Prudenzi, Marco Spagnoli, Chiara Supplizi REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Tipografia STR Press S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di aprile 2011 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: [email protected] DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201 [email protected]. PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA [email protected] Malick, Dardenne, Almodovar, von Trier e Kaurismaki. Non è una squadra di calcio a 5 ma alcuni dei grandi nomi che si contenderanno sulla Croisette la Palma d’Oro. Cannes ha fatto il pieno di maestri. In concorso, fuori, persino nelle sezioni collaterali. Quale altro festival potrebbe permettersi di riservare “solo” il Certain Regard a registi di fama internazionale come Gus Van Sant (Restless), Bruno Dumont (Hors Satan) e Kim Ki-duk (Arirang)? Festival onnivoro quello francese, sul piatto il “grande cinema” e agli altri le briciole. alla platea transalpina la probabile passerella di Sarkozy e signora) e il quarto Pirati dei Caraibi di Rob Marshall, che sbarcherà sulla Croisette con Johnny Depp al seguito. E che dire dei giurati De Niro (Presidente), Uma Thurman e Jude Law, corpo hollywoodiano a tre teste con la mente al verdetto e il resto offerto ai fotografi? Fremaux e Jacob hanno disegnato un’edizione che sembra una formula matematica per come bilancia innovazione (due esordienti in gara – Julia Leigh e Markus Schleinzer – più il Premio alla Carriera conferito ex novo: destinatario per primo il nostro Bernardo Bertolucci) e tradizione, eccellenza e immaginario pop. Sulla carta è l’equazione da grande festival. La qualità sempre servita con popolarità: così meno rischi rispetto all’anno scorso e puntate sicure su Moretti (Habemus Papam), Sorrentino (This Must Be The Place), Takashi Miike (Ichimei ), Nicolas Winding Refn (Drive), Nuri Bilge Ceylan (Bir Zamanlar Anadolu’Da) e Radu Mihaileanu (La source des “Cannes 64, ovvero La parola passa ora ai film e alla femmes), tutti in competizione l’equazione per un grande critica. E a proposito di critici, se ufficiale, ciascuno a suo modo non lo siete ma sognate di già dentro l’empireo della festival: innovazione e settima arte, perché pupillo dei tradizione, arte e grande diventare “scrittori di cinema”, dal 6 al 10 giugno la Fondazione cinefili, fenomeno alla moda o pubblico” Ente dello Spettacolo e la Rivista beniamino di un consorzio di fan. L’arte del cinema, certo, del Cinematografo (in ma anche il suo volto collaborazione con la Film luccicante, il glamour, la spendibilità presso il Commission Torino Piemonte e il Museo grande pubblico. Un mix che è già tutto nella Nazionale del Cinema) hanno qualcosa per voi: scelta della madrina, la brava e splendida lo Stage di Critica Cinematografica, con la Melanie Laurent. Ma non solo: fuori concorso sesta edizione che torna a Torino e sarà tutta troviamo Woody Allen (che per il cameo di dedicata alla commedia. Iscrizioni aperte fino al Carla Bruni nel suo Midnight in Paris regalerà 13 maggio (www.entespettacolo.org). COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200 Fax 06.96.519.220 - [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 $ZRUNRI$FHWDWH (WLHQQH5H\ 0DUVHLOOH)UDQFH 32 3HUVROFRP sommario n.5 maggio 2011 PERSONAGGI 20 Fenomeno Bradley Cooper “senza limiti”: dalla droga per finzione alla Thailandia da leoni FILM DEL MESE 25 Mi manda Lenny 56 Habemus Papam 60 Source Code 61 Red 61 Beastly 62 Hai paura del buio 62 Uomini senza legge 64 Thor 66 Cirkus Columbia 66 The Housemaid 68 Bronson Astro emergente, per Zoe Kravitz non solo X-Men, è l’ora di Mad Max 54 Il Senso di Alida Ritratto della Valli, bellezza glaciale SERVIZI 28 Pirati alla ribalta Arriva la quarta avventura dei Caraibi: con Depp c’è la Cruz 32 In cerca d'autore Tête-à-tête con Carolina Crescentini: dopo Boris sogna il grande salto John Malkovich in una scena di Red. A sinistra Zoe Kravitz COVER STORY 36 Sean Sean In gara per Malick e Sorrentino, Penn divo tra i divi sulla Croisette. Onore a Bertolucci, Kubrick restaurato, De Niro e Kusturica presidenti Uma Thurman tra i giurati al Festival di Cannes 10 Morandini in pillole Criteri di voto, critici senza biglietto 12 Circolazione extracorporea Friday: cliccare per distruggere 14 Glamorous News e tendenze: Cage in the cage 16 Colpo d’occhio Abbie Cornish: stella nascente 18 La posta di Shekhar Le caste indiane: sistema di oppressione 72 Dvd & Satellite Megamind si fa in tre, grandi classici in Blu-ray 78 Borsa del cinema Allarme incassi USA, montare il suono 80 Libri Taylor, Cardinale e zombie 82 Colonne sonore Playlist senza tempo: The Dilemma 28 Penélope Cruz Star sulla Walk of Fame e new entry per i Pirati dei Caraibi pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di un critico DOC MORANDINI in pillole di Morando Morandini I due criteri – Esiste un criterio attendibile per giudicare il verdetto di una giuria a un festival del cinema? Generalmente si ricorre a quello della consonanza: se i premi coincidono con le scelte di chi scrive o, comunque, della maggioranza dei critici, il verdetto è buono. E viceversa. Si può seguire, però, un altro criterio: vedere se nella distribuzione dei premi la giuria abbia seguito un metodo che la renda in qualche modo l’espressione coerente di una tendenza, di un atteggiamento. Scrissi queste righe sul Giorno del 16 settembre 1990, all’indomani di una Mostra di Venezia dove l’annuncio del Leone d’Oro a Rosencrantz e Guildestern di Tom Stoppard (opera prima) fu fischiatissimo. La giuria, presieduta da Gore Vidal, comprendeva quattro donne. Come la maggior parte dei miei colleghi, anch’io non condivisi quel premio, ma cercai di applicare il secondo criterio, e conclusi che quel verdetto era coerente e omogeneo, spiegandone le ragioni. Giudizio e successo – Dalla fine degli anni ’90 il mio lavoro principale è la compilazione del Dizionario dei film Zanichelli. E’ l’unico cinedizionario in Italia (probabilmente in Europa, forse nel mondo) che al segno grafico per il giudizio critico (le famigerate “stellette”) segue un altro segno che stabilisce il successo di pubblico. In base a che cosa? Gli incassi, ovviamente, ma anche le vendite all’estero, i passaggi nei festival, la resistenza al tempo, le repliche sul mercato dell’home video e su Internet. Pagare il biglietto offrirebbe al critico soddisfazioni che non si può permettere, quella di fischiare per esempio 10 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Torre d’avorio – Il 9 aprile 1976 sul Giorno ebbi una quieta polemica con Oreste Del Buono che, fraintendendo una mia frase sul film Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, mi aveva esortato a rinunciare alla tessera di ingresso gratuito e a pagare anch’io il biglietto, cioè a vedere il film col pubblico. Per ignoranza o per polemica, Del Buono si era fatto un’idea un po’ mitica e, comunque, sbagliata della torre d’avorio in cui vivrebbero i cinecritici dei quotidiani, chiusi in una saletta privata a godersi in silenzio i film da recensire. Gli replicai che pagare il biglietto offrirebbe al critico soddisfazioni che non si può permettere, almeno se è bene educato: quella di fischiare, per esempio. Come l’applauso, il fischio è un modo di far critica, ma il critico ha il modo di esprimere, scrivendo, i suoi dissensi o consensi. Quella dei critici che pagano è un’utopia che, messa in pratica, provocherebbe una piccola rivoluzione. “Riesci a immaginare, caro Del Buono – conclusi – che cosa succederebbe se i critici letterari dovessero pagare di tasca propria i libri che recensiscono? Eh, si, perché come diceva Brecht – nessuno o tutti”. Sono passati quasi 40 anni: sono considerazioni che valgono anche oggi, no? maggio 2011 FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI Tira più una piuma che una tiara. Rio batte Habemus Papam, ma Nanni promette: la Messa non è finita. #### Faccio un salto all’Avana. Ecco, facci un favore: restaci. #### Galan ritrova il Fus: 76 milioni al cinema. Bondi sentitamente ringrazia #### Arnold Schwarzenegger in lizza per Terminator 5: ma non l’aveva già fatto da governatore della California? #### Bucare lo schermo: dopo Fuori Vena, Tekla Taidelli a Cannes con il narcotraffico messicano di Dias de gracia. #### La combustibile leggerezza dell’essere: eravamo alla canna del gas, ora siamo alla pompa di benzina. #### Il softcore Sex and Zen trionfa in Estremo Oriente. Principianti: noi abbiamo (H)Ar(D)core, vuoi mettere? #### Mr. Beaver: Mel Gibson è l’uomo che sussurrava ai castori (di pezza, per giunta). ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Special Guest: Enrico Lucherini. “Ruby Rubacuori: sotto il vestito gente”. STOP Cappuccetto Rosso : il Sangue è del pubblico. STOP Goodbye Bonev: al terzo weekend solo 190mila euro, nemmeno il product placement di Papi poté nulla. STOP The Eternal Sunshine of an Addicted Mind. E Bradley Cooper si calò il film. STOP Elisabetta Rocchetti debutta alla regia con Diciottanni: non era l’età della maturità? STOP Riccardo Scamarcio supplente d’italiano, ma Giuseppe Piccioni giura non trattarsi di fantascienza. Federico Pontiggia MEDUSA FILM PRESENTA MEL GIBSON JODIE FOSTER Mr. BEAVER SUMMIT ENTERTAINMENT E PARTICIPANT MEDIA PRESENTANO IN ASSOCIAZIONE CON IMAGENATION ABU DHABI UNA PRODUZIONE ANONYMOUS CONTENT UN FILM DI JODIE FOSTER MEL GIBSON JODIE FOSTER “THE BEAVER” ANTON YELCHIN JENNIFER LAWRENCE MUSICHE DI MARCELO ZARVOS SUPERVISORE ALLE MUSICHE ALEXANDRA PATSAVAS MONTAGGIO LYNZEE KLINGMAN, A . C . E. COSTUMI SUSAN LYALL SCENOGRAFIA MARK FRIEDBERG DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA HAGEN BOGDANSKI PRODUTTORI ESECUTIVI JEFF SKOLL MOHAMMED MUBARAK AL MAZROUEI PRODOTTO DA STEVE GOLIN KEITH REDMON ANN RUARK SCRITTO DA KYLE KILLEN DIRETTO DA JODIE FOSTER DAL 20 MAGGIO AL CINEMA mrbeaver.yahoo.it PAUL GREEN JONATHAN KING circolazione extracorporea Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva BRUTTO? E ALLORA? FENOMENO FRIDAY: QUANDO L’ESALTAZIONE È TESA VERSO NON CIÒ CHE È BELLO, MA VERSO CIÒ CHE SI SENTE PROPRIO 120 MILIONI DI CLICK La ragazzina che ha postato il video su YouTube, Rebecca Black. Sotto, la schermata di Friday In queste esplorazioni sulla vita del film fuori dal cinema ci siamo confrontati più volte con l’estetica del cult, con la tendenza diffusa tra i frequentatori della rete a esaltare non ciò che giudicano bello ma ciò che sentono proprio. Un recente e importante libro di Patrice Flichy parla di “amatori”: nel senso di “dilettanti” ma anche di persone che sovrappongono al piacere della fruizione una forma di adesione affettiva, simile a quella che lega i tifosi alla loro squadra. Una categoria trasversale ai media e ai generi: che mette in circolazione film e canzoni, programmi TV e tranche de vie. Non è casuale che le radici del cult moderno stiano nel gusto camp, oggetto già negli anni ‘60 di un magnifico saggio di Susan Sontag (Contro l’interpretazione, 1966): un gusto che preparava lo “snobismo di massa”, innamorato come diceva Sontag non del bello ma della stilizzazione. E’ l’amore dell’eccesso (ama i fratelli Marx, non Chaplin; Totò, non Eduardo, Comunardo Niccolai non Gigi Riva), e non solo esalta le citazioni in quanto citazioni, ma ancora con Sontag “vede tutto tra virgolette”, esalta la distanza tra chi guarda, legge o ascolta, e il suo oggetto. Esalta la soggettività, e favorisce il formarsi e il riformarsi delle mode. E questo ci aiuta a comprendere un fenomeno proprio dell’estetica della rete: il senso del gesto di chi immette online i suoi brani “preferiti”, e di chi li rielabora. Che non è un “dono”, ma una sottolineatura del carattere personale, e affettivo del suo rapporto con quei brani. Se teniamo in mente il gusto camp, capiamo anche fenomeni stupefacenti e un po’ misteriosi, come il successo riscosso da prodotti che vengono da tutti, inclusi i loro “amatori”, definiti orrendi. Per esempio la canzone Friday cantata da Rebecca Black, che in poco tempo ha superato i 120 milioni di ascolti. Che cosa la rende così “attraente”? Di sicuro il carattere paradigmatico ed eccessivo insieme: una musica banale e ripetitiva, dei versi che sembrano scritti per parodiare le canzoni per adolescenti e che invece a quanto pare fanno sul serio, un videoclip che sembra una parodia al quadrato, con la retorica dei programmi TV per teenager profusa a piene mani. E il piacere una volta visto il video di poterne dire tutto il male possibile. Un successo solo in apparenza paradossale, perché la logica dei numeri posti sotto il video ci dice, comunque, che di successo si tratta. Guardare per credere. E naturalmente il cult genera le rielaborazioni. Fermiamoci un attimo però: c’è anche una versione “as performed by Bob Dylan”. Non il Dylan 70enne di ora: quello 20enne tutto acustico. Una messa in scena accurata, con l’immagine di un 45 giri inesistente ma plausibile, e un’esecuzione con quella voce. L’icona sonora del forever young della canzone del ‘900, alle prese con una melodia da supermercato e con parole idiote, va per qualche aspetto oltre la parodia. Ci dà l’impressione di salto nel tempo, di incontro paradossale tra generazioni ormai lontane, che non lascia indifferenti. Che cosa la rende così “attraente”? Soprattutto il carattere paradigmatico ed eccessivo insieme 12 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 I LEONI SONO TORNATI UN FILM DI TODD PHILLIPS www.unanottedaleoni2.it BANGKOK LI HA STESI 25 · 5 · 2011 glamorous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze IL TRAMONTO DI MADONNA Madonna sul Viale del tramonto. Non è un auspicio, ma un rumor clamoroso: la pop star sarà Norma Desmond nel remake del capolavoro di Billy Wilder, ovvero la diva vanesia, decaduta e psicotica che fu magistralmente interpretata dalla mitica Gloria Swanson nella pellicola del 1950. A trascinare la Ciccone nel progetto Andrew Lloyd Webber, già autore delle musiche di Evita. Ma le notizie riguardo a Madonna non finiscono qui: la scandalosa interprete di Papa Don’t Preach abbandona la Kabbala per abbracciare l’Opus Dei. Che suona quasi come un ritorno a casa. 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 a cura di Gianluca Arnone IN THE CAGE Volendo emulare Mel Gibson, Nicolas Cage ha picchiato la moglie, distrutto casa e si è fatto arrestare. Era ubriaco. Una volante della polizia di New Orleans - accorsa sul posto dopo una telefonata del solito vicino - avrebbe preferito riportarlo dentro, metterlo a letto e rimboccargli le coperte. Ma l’attore ha insistito. Continuava a urlare: “Perché non mi arrestate?”. Per non farlo dispiacere troppo, allora, lo hanno accompagnato in prigione, dove ha trascorso una notte tranquilla. Il giorno dopo, svegliatosi con il mal di testa, Nick ha però di nuovo fatto i capricci. Voleva tornare a casa. Lo hanno rassicurato. Poteva andarsene una volta pagata la tariffa dovuta. Fortemente contrariato pare abbia lamentato la grettezza della città di New Orleans, accusata di aver perso il senso d’ospitalità – la star ha alla fine acconsentito. Ma che faccia ha fatto quando di fuori non ha trovato nemmeno la moglie ad aspettarlo! maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 15 c olpo d’occhio FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone Riflettori su Cannes. Poi Seattle e ambiente a Torino BLACK INTERNATIONAL 1 CINEMA (BERLIN) KRAKOWSKI FESTIWAL 5 FILMOWY XXVI edizione della rassegna competitiva annuale di film e video a carattere interculturale e interdisciplinare. LI edizione dello “storico” festival polacco dedicato ai cortometraggi. In concorso opere di fiction, documentari, sperimentali, d’animazione, anche realizzate nelle scuole. Località Cracovia, Polonia Periodo 23-29 maggio tel. (0048-12) 2946945 Sito web www.kff.com.pl E-mail [email protected] Resp. Krzysztof Gierat FESTIVAL DE CANNES LXIV edizione del festival cinematografico per eccellenza, noto in tutto il mondo. Novità internazionali in concorso per la Palma d’Oro, più le consuete sezioni collaterali. Contemporaneamente ospita il Marché dove si svolge la compravendita internazionale delle case di distribuzione. 6 Località Berlino, Germania Periodo 4-8 maggio tel. (0049-30) 7821621 Sito web www.blackinternational-cinema.com E-mail [email protected] Resp. Angela Kramer, Marion Kramer B r ig h t S ta r INTERNATIONALE KURZFILMTAGE OBERHAUSEN LVII edizione di uno fra i più autorevoli e “storici” festival europei dedicati al cortometraggio di ogni genere e formato, compreso il video. Prevede un concorso e un Market di settore. Località Oberhausen, Germania Periodo 5-10 maggio tel. (0049-208) 8252652 Sito web www.kurzfilmtage.de E-mail [email protected] Resp. Lars Henrik Gass 2 L’ascesa di Abbie Cornish, da musa di John Keats a protetta di Madonna: la nuova Nicole Kidman? La “nuova Nicole Kidman” l’hanno ribattezzata. Perché con la divina condivide natali australiani - è cresciuta nelle sterminate vallate del Nuovo Galles - la bellezza diafana e la faccia opalescente degli illuminati zen. Il bagliore cristallino negli occhi, l’ossessione per il set. La recitazione, una droga: “Quando recito sono completamente consumata dal ruolo, vivo come in 16 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 VALDARNO CINEMA FEDIC XXIX edizione del festival competitivo per i filmaker FEDIC e per gli indipendenti. Il Concorso Nazionale ha tre sezioni (lungometraggi di fiction, “corti” di fiction, documentari). Località San Giovanni Valdarno (Arezzo), Italia Periodo 10-14 maggio tel. (055) 940943 Sito web www.cinemafedic.it E-mail [email protected] Resp. Francesco Calogero 3 un tempo sospeso: è un’esperienza stupefacente”. A proposito di sostanze psicotrope, Abbie Cornish ne assumeva una molto particolare in Limitless, dove era la donna di Bradley Cooper e l’invidia di tante altre. Ma a lanciarla è Snyder con Sucker Punch, dove resiste a tutto, persino al regista. Presto la vedremo in W.E. di Madonna (sarà Wallis Simpson, amante di Edoardo VIII), mentre all’origine fu Fanny Brawne, amante e musa del grande John Keats nel biopic firmato da Jane Campion. Quasi una predizione in versi per la sfolgorante ascesa della Cornish: Bright Star. G.A. SIFF - SEATTLE 4 INTERNATIONAL FILM FESTIVAL XXXVII edizione del più grande festival cinematografico degli Stati Uniti. In concorso lungometraggi e corti, documentari e produzioni indipendenti. Altre sezioni riguardano registi esordienti e talenti emergenti. Località Seattle (Washington), USA Periodo 19 maggio - 12 giugno tel. (001-206) 4645830 Sito web www.seattlefilm.org E-mail [email protected] Resp. Deborah Person Località Cannes, Francia Periodo 11-22 maggio tel. (0033-1) 53596100 (riferimento a Parigi) Sito web www.festivalcannes.com E-mail [email protected] Resp. Gilles Jacob MOUNTAINFILM IN 7 TELLURIDE XXXIII edizione del festival competitivo dedicato ai temi della montagna (avventura, cultura, etnografia). Località Telluride (Colorado), USA Periodo 27-30 maggio tel. (001-970) 7284123 Sito web www.mountainfilm.org E-mail [email protected] Resp. David Holbrooke CINEMAMBIENTE XIV edizione di CinemAmbiente, il più importante festival di film a tematica ambientale. Circa 100 film, tra sezioni competitive e non, che aiutano ad approfondire tematiche legate allo stato di salute del nostro pianeta. 8 Località Torino, Italia Periodo 31 maggio - 5 giugno tel. (011) 8138860 Sito web www.cinemambiente.it E-mail [email protected] Resp. Gaetano Capizzi La po sta di SHE KHA R KA PUR Pensieri in libertà: lo sguardo globale del cineasta indiano “CONOSCEVO IL SISTEMA INDIANO DELLE CASTE, MA TOCCARLO CON MANO È UNO Il villaggio dove ho girato molte delle scene di Bandit Queen (1994) era diviso in Caste Superiori e Inferiori. Le abitazioni della Casta Inferiore si trovavano ai piedi di un lieve pendio, erano fatte di fango e rametti d’albero, cespugli e ogni altro materiale che si può lavorare con le mani. Erano molto fatiscenti. Sulla vetta della collina si ergeva invece il villaggio della Casta Superiore. Le persone vestivano meglio e sembravano molto più in salute. Più nutrite, dalla carnagione tipica dei proprietari terrieri, che è meno scura di quella dei contadini. Un giorno che faceva molto caldo, ero in giro in cerca di location nella parte del villaggio riservata alla Casta Inferiore. Avevo la gola secca quando mi affacciai su un arbusto spinoso che recintava una casa. C’era una donna e le chiesi un po’ d’acqua. Ma lei esitava. Mi guardava imbarazzata, e all’improvviso andò a chiamare il marito. Rifeci a lui la stessa domanda. Come la moglie, esitava. Alla fine si scusarono e mi dissero di non potermi dare dell’acqua da bere. Naturalmente ho chiesto perché. “Dopo andrai a mangiare in una casa sulla collina”, risposero. Il pranzo per la troupe veniva generalmente servito in una delle famiglie della Casta Superiore, dall’altra parte del villaggio. Lo sapevano tutti. IL VILLAGGIO DEI DANNATI 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Ma la sua risposta mi spiazzò ugualmente. - “Insomma, non posso avere dell’acqua prima di andare?”. - “Signore, apparteniamo a una Casta Inferiore”, rispose il marito. - “E allora?”. - “I membri della Casta Superiore non vogliono che si entri nelle loro case dopo aver bevuto dell’acqua offerta da noi”. Ero scioccato. Conoscevo il sistema delle caste in India, ma trovarsi faccia a faccia era come ricevere una scossa. - “Beh, non è un problema per me e, se vuoi, non lo dirò a nessuno”. - “Lo sapranno. E’ nostro dovere avvisarla”. SHOCK”. APPUNTI DI VIAGGIO DA UN LUOGO CHIAMATO OPPRESSIONE In quel momento ho capito quanto fosse difficile rompere una tradizione secolare che ha fatto prigioniera persino la mente. Paura del castigo. Paura di un ipotetico peccato. Alla fine ho avuto il mio piccolo bicchiere d’acqua per placare la sete con la promessa che, prima di entrare nell’altra casa, avrei riferito da chi l’avevo preso. Mentre stavo andando a pranzo con la troupe cercavo di dimenticare l’incidente ma, avendo fatto una promessa, informai i padroni di casa che avevo bevuto dell’acqua offerta da una famiglia della Casta Inferiore. Si guardavano l’un l’altro non sapendo bene come affrontare la cosa. Dopotutto ero un filmaker conosciuto che veniva dalla città, un ospite importante. Li avevo messi in una situazione imbarazzante. Il capofamiglia la risolse così: “Nessun problema. Solo lavati le mani prima di entrare”. Ricordo con precisione che la loro giovane figlia venne fuori con una piccola brocca d’acciaio e mi versò dell’acqua sulle mani prima di farmi entrare in casa. Un piccolo gesto simbolico che confermava secoli di oppressione. Avevo già affrontato il tema delle caste in un piccolo racconto scritto per una pubblicazione della National Geographic, Written on Water. Mi vennero fatte alcune critiche sul modo in cui avevo affrontato il problema e per il fatto che apparivo contro gli Indù e a favore dei Musulmani. Ho trovato questi argomenti pretestuosi. I miei genitori erano rifugiati dal Lahore durante la Separazione. Ma mio padre era un dottore e, onorando il giuramento medico, era tornato nel Lahore per curare i feriti. Solo poche volte nella vita sono riuscito a farmi raccontare delle orrende violenze a cui aveva assistito. “Vivevamo come fratelli e rispettavamo le loro feste come loro rispettavano le nostre. Fino alla Separazione, regnava solo l’armonia tra le nostre comunità”. Questa fu la sola cosa che gli abbia mai sentito dire a proposito. (TRADUZIONE A CURA DI GIANLUCA ARNONE) "Ho capito quanto fosse difficile rompere una tradizione secolare che ha fatto prigioniera persino la mente” maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 19 fenomeni “ME LA PRENDEREI!”, MA FORSE NON NE HA BISOGNO: LA SUA DROGA SI CHIAMA BRADLEY. CHIEDETE A DE NIRO 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Maxi Cooper DI FEDERICO PONTIGGIA maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 fenomeni Bradley Cooper uno e bino: pagine precedenti, tra Limitless e Una notte da leoni 2. Qui, con l’idolo Robert De Niro attribuitigli (“Magari ne fosse vero solo “NON CI PENSEREI UN SECONDO: me uno!”), e un sorriso con surplus di occhi la prenderei!”. No, non è la parte della verdi che ti scioglie. Disarmante? Sì, la vita, né un’attrice super, né una femme bellezza ha pagato, ma solo “dopo fatale: più prosaicamente, è droga. E migliaia di provini senza successo: per che droga: capace di farti utilizzare la anni, ho vissuto di rifiuti”. C’è da mente al 100%, e trasformarti in genio. credergli anche qui, perché Maxi A vedere la sua carriera, c’è da Cooper ha le idee chiare, e poco credergli: quella droga, Bradley Cooper adulterate: “Se si prendono scorciatoie l’ha presa sul serio, e ancor prima di c’è sempre un prezzo da pagare, ed è Limitless, la sua ultima “stupefacente” un rischio che non fa per me”. performance. Last but not least, in Dritto per dritto, come dicono a Roma, realtà, perché sballato e rintronato lo posando una prova ritroveremo presto dopo l’altra su titoli di anche nel sequel Una successo - La verità è notte da leoni 2 (vedi che non gli piaci QR):“Non mi ricordo abbastanza, A-Team che è successo (ovvio, era Sberla) e, ironizza sull’esilarante appunto, Hangover 1 & dittico di Todd Phillips 2 – ma con l’Italia non - ma dalle foto che ho finisce qui: nonna visto deve essere stato materna abruzzese, fantastico”. nonno materno D’altronde, nemmeno napoletano, Cooper ci fuori dal set Bradley ha nel sangue. E anche se la passa male: INQUADRA IL CODICE QR CON IL TELEFONINO per modello, in mix innumerevoli i flirt PER VISUALIZZARE IL TRAILER DEL FILM 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 italoamericano, quello di Robert De Niro, che ha scoperto collega per Limitless: “Sono stato cresciuto dai mie genitori nel suo mito, ho visto tutti i suoi film, lo ammiro a dismisura”. A tal punto da fargli da assaggiatore personale: “Era ossessionato dal trovare la miglior mozzarella (tormentone già per Manuale d’amore 3, NdR) di Philadelphia, e visto che è la mia città ho dovuto scovargliela io, provandone tre ogni giorno…”. Non è una bufala, l’alchimia tra Bob e Bradley esiste e si vede a tutto schermo, complice quella pillola NZT che, però, solo uno dei due – sì, Cooper – riuscirà a fare propria, sintetizzandola in testa: “Lui è il diavolo, ma alla fine riesco a batterlo per furbizia e intelligenza”. Badate bene, potrebbe non essere (solo) una battuta diegetica: cresciuto a pane ed Elephant Man (bontà del papà irlandese), Cooper vede in grande, e i prossimi progetti confermano. Con Anne Hathaway, lo attende David O. Russell, il regista di The Fighter, per The Silver Linings Playbook , e poi un altro scrittore – si spera non dopato come quello di Limitless – in The Words, al fianco di Jeremy Irons. % Un tranquillo weekend di paura Tornano i quattro amici di Una notte da leoni. E stavolta il fattaccio si consuma in Thailandia Un successo così non se l’aspettava nessuno: oltre 100 milioni di dollari in 10 giorni. Neanche il regista Todd Phillips, che l’anno scorso ci raccontava: “Se anche negli altri paesi il film incasserà penso proprio che metteremo in cantiere una seconda puntata”. Ed eccolo puntuale: il 27 maggio arriverà nelle sale The Hangover Part II, ossia Una notte da Leoni 2, distribuzione Warner Bros. Il meccanismo è lo stesso del precedente, ma se nel primo la storia si svolgeva a Las Vegas, stavolta siamo in Thailandia. C’è sempre un matrimonio in arrivo: quello di Stu (Ed Helms), il più imbranato del gruppo, professione dentista. Gli amici sono ancora loro: oltre a Bradley Cooper, l’esilarante Zach Galifianakis e Justin Bartha. Nessuna follia in programma eppure il giorno dopo una sorpresa: qualcosa è successo. E non sono solo i postumi di una sbronza colossale (The Hangover, titolo originale), soprattutto di una nottata di cui nessuno conserva memoria. Da segnalare la scimmietta, new entry, che promette una performance da Oscar. (M.S.) Il trio è tornato, la sbornia è servita. Sopra, con Abbie Cornish in Limitless maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 23 ANCORA ARMATI. ANCORA PERICOLOSI. ANCORA SULLA CRESTA. SUMMIT ENTERTAINMENT PRESENTA UNA PRODUZIONE DI BONAVENTURA PICTURES UN FILM DI ROBERT SCHWENTKE BRUCE WILLIS MORGAN FREEMAN JOHN MALKOVICH E HELEN MIRREN “RED” KARL URBAN MARY-LOUISE PARKER BRIAN COX JULIAN MCMAHON CON RICHARD DREYFUSS CASTING DEBORAH AQUILA, C.S.A. E TRICIA WOOD, C.S.A. MUSICHE CHRISTOPHE BECK SUPERVISORE MUSICALE JULIANNE JORDAN SUPERVISORE EFFETTI VISIVI JAMES MADIGAN COSTUMI SUSAN LYALL MONTAGGIO THOM NOBLE SCENOGRAFIA ALEC HAMMOND DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA FLORIAN BALLHAUS PRODUTTORI ESECUTIVI GREGORY NOVECK JAKE MYERS PRODOTTO DA LORENZO DI BONAVENTURA MARK VAHRADIAN TRATTO DA THE GRAPHIC NOVEL DI WARREN ELLIS E CULLY HAMNER SCENEGGIATURA JON HOEBER & ERICH HOEBER DIRETTO DA ROBERT SCHWENTKE TRATTO DALL’OMONIMO FUMETTO PUBBLICATO IN ITALIA DALLA MAGIC PRESS EDIZIONI SRL DALL’ 11 MAGGIO AL CINEMA http://red.libero.it personaggi La piccola Kravitz sta per esplodere sullo schermo con X-Men: l’inizio e Mad Max: Fury Road. “Sono diventata un’action woman”, racconta. “Ma nella vita mi sento una mutante” di Michela Greco My name is ZOE maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 personaggi Una scena di XMen: l'inizio. Pagina precedente: Zoe Kravitz “QUANDO ERO BAMBINA ero una nerd, mi mascheravo e cantavo ‘Somewhere over the Rainbow’ ai miei nonni. Sono sempre stata un’intrattenitrice, al liceo partecipavo ai musical e facevo teatro, poi ho fatto l’Acting Conservatory e dopo poco l’ho lasciato: avevo già un agente e facevo dei provini”. Non stupisce che Zoe Kravitz abbia lo spettacolo nel sangue, e anche qualche porta aperta per mettere a frutto il suo talento: figlia di tanto padre, Lenny Kravitz, e tanta madre, Lisa Bonet, dai genitori la ventiduenne newyorchese ha ereditato una bellezza intrigante e sensuale, ma anche la determinazione giusta per seguire il suo sogno in barba a pregiudizi e commenti malevoli. “Penso che tante persone siano incuriosite da me 26 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 e dal mio ingresso nel mondo del cinema e vogliano essere critiche, pronte a verificare se ho talento o meno”. Ma la piccola Kravitz sembra non preoccuparsene più di tanto: quando ha presentato in concorso un’opera prima indipendente di cui è protagonista – Yelling to the Sky di Victoria Mahoney, in cui recita accanto a Gabourey “Precious” Sidibe - ha chiacchierato con noi in assoluto relax. Piedi scalzi, gambe incrociate sulla sedia, t-shirt bianca. A nemmeno vent’anni ha recitato al fianco di Aaron Eckart e Catherine Zeta-Jones in Sapori e dissapori, di Jodie Foster in The Brave One, e di Kiefer Sutherland in Twelve di Joel Schumacher. Piccoli ruoli, certo, ma quanto basta per aprirle la strada della Hollywood che conta, che ora la aspetta al varco con due attesi blockbuster d’azione: X-Men: L’inizio e Mad Max: Fury Road. “Yelling to the Sky è un film, diciamo, ‘low profile’ – dice - ma penso che sarà importante per dimostrare alle persone dell’industria cosa sono capace di fare. X-Men lo sarà altrettanto, perché lì ho la possibilità di dimostrare un altro tipo di appeal”, dice. E così Zoe si trasforma in un’Action Woman, profilo che rischia di rimanerle tatuato sulla pelle, ma anche di consacrarla nello star system mondiale. “Mad Max doveva essere fatto tanto tempo fa, ma lo gireremo l’anno prossimo in Australia; non sarà un remake, ma un reboot, e nel cast ci saranno, tra gli altri, “Il mio agente ha dovuto insistere per farmi fare i provini: pensavo non mi avrebbero presa. Sono diversa da come appaio” Charlize Theron e Tom Hardy - racconta - . Questo nuovo film avrà più azione degli altri Mad Max: sono passati anni e ora siamo capaci di fare cose più spettacolari, cerchiamo di spingere i limiti più lontano. Il mio provino è stato un workshop di cinque ore, ho incontrato George Miller diverse volte e ho avuto la parte un anno fa, tanto che ho perso altre occasioni perché dovevo girare Mad Max”. Intanto, però, una pellicola che deve ancora girare l’ha catapultata sul set di X Men: L’inizio: Qui e in alto, Zoe Kravitz in Yelling to the Sky “Penso che mi abbiano scelto perché ero già sull’orizzonte dell’action movie grazie a Mad Max. Sto diventando un’action woman, ma è una dimensione che non c’entra molto con quello che sono davvero. Il mio agente ha dovuto insistere per farmi fare questi provini: pensavo non mi avrebbero mai presa perché non sono così, e non pensavo di avere la minima possibilità di avere nessuno dei due ruoli”. In X-Men: L’inizio Zoe sarà Angel Salvadore, “una mutante con le ali da insetto, per sintetizzare: una bella e cattiva”. Diretto da Matthew Vaughn, il film ha nel cast James McAvoy, Michael Fassbender e Jennifer Lawrence, nuova stella del firmamento hollywoodiano grazie all’exploit di Un gelido inverno, e amica del cuore della “piccola” Kravitz: “Mentre facevamo X-Men dovevamo fare tanta palestra e seguire una dieta, cosa che non abbiamo mai fatto prima, anzi abbiamo sempre mangiato ciò che volevamo. Eravamo insieme a Londra, ci siamo ritrovate a mangiare tanta frutta e a dirci che morivamo dalla voglia di mangiare un hamburger e dei biscotti. E’ stato divertente rendersi conto insieme che, cavolo, siamo diventate quel tipo di attrici!”. Una vera mutante, insomma, che passa dal dramma super-indie minimalista diretto e interpretato da (quasi) solo donne al filmone da major tutto azione ed effetti visivi. Chissà cosa ne pensano mamma e papà... “Loro in qualche modo hanno ispirato le mie scelte, ma non mi giudicano. Sono entrambi artisti. Sono cresciuta in un ambiente creativo, ma ho imparato a non prendere mai nulla troppo sul serio”. % maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 27 anteprima All’arrem I PIRATI SBARCANO SULLA CROISETTE: AL COMANDO JOHNNY “JACK SPARROW” DEPP, CON PENÉLOPE CRUZ MISTERIOSA NEW ENTRY E ROB MARSHALL IN REGIA DI VALENTINA NERI 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 baggio! maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 anteprima E’ DAVVERO LUNGO e avventuroso il viaggio dei pirati targati Disney. Doveva essere una trilogia ed ecco arrivare nei cinema - e in premiere a Cannes - il IV capitolo mentre il produttore Jerry Bruckheimer ha già annunciato che un quinto episodio è in fase di sviluppo e un sesto non è da escludere. Del resto i numeri sono dalla parte del produttore: la saga finora ha guadagnato nel mondo la bellezza di 2 miliardi e 68 milioni di dollari, e ai profitti del box office vanno aggiunti quelli del merchandising, ovvero 1,6 miliardi di dollari. Lunga vita dunque al Capitano Jack Sparrow che con la faccia di Johnny Depp e le movenze di Keith Richards, non può far a meno di conquistare l’audience di tutto il mondo. E il cuore di qualche fanciulla. Ovviamente, non di una qualunque, vista la presenza in questo episodio della fascinosa Penélope Cruz, felice neo mamma (ha da poco avuto un bimbo col collega Javier Bardem) e stella a tutto tondo di Hollywood da quando ha il suo nome sulla Walk of Fame. Ma andiamo con ordine: dopo La maledizione della prima luna (2003), La maledizione del forziere fantasma (2006), Ai confini del mondo (2007), esce ora Oltre i confini del mare. Scritto ancora una volta dal duo Ted Elliott e Terry Rossio, affiancati da Stuart Beattie e Jay Wolpert, il film s’ispira al Johnny Depp e Penélope Cruz. Sopra Geoffrey Rush, è Barbossa 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Italia chiama Imax libro per ragazzi “Mari stregati” di Tim Powers, che vede al centro della vicenda un periglioso viaggio alla ricerca della Fonte della giovinezza. Molto popolare nel mondo anglosassone, il romanzo di Powers è stato opzionato dalla Disney nel 2007, subito dopo che la compagnia aveva ricevuto la disponibilità di Depp a tornare nei panni di Capitan Sparrow. L’attore infatti è l’unico del vecchio trio di protagonisti, formato da lui, Orlando Bloom (Will Turner) e Keira Knightley E’ un’inaugurazione col botto quella del formato Imax in Italia fissata per il 18 maggio con l’uscita di Pirati dei caraibi: Oltre i confini del mare. Gli spettatori della sala UCI Cinemas di Pioltello (Milano) potranno gustare le avventure di Capitan Sparrow nella prima sala digitale Imax nostrana, istallata grazie alla joint venture siglata tra IMAX Corporation e il Gruppo Odeon & UCI, nel 2010. Un’esperienza unica, registrata sotto il marchio The IMAX Experience, che scaturisce dalla combinazione di immagini dotate di una risoluzione e una nitidezza senza precedenti, date dall’utilizzo di due proiettori digitali, e da un impianto surround digitale ad allineamento laser. A rendere ancora più particolare la visione c’è poi la conformazione speciale della sala: progettata per abbracciare tutto il campo visivo dello spettatore con uno schermo più grande e curvo. (Elizabeth Swann) ad aver voluto dare un seguito alla storia. Anche il regista dei primi tre capitoli, La sala UCI Cinemas di Pioltello (MI), prima IMAX in Italia. In basso Astrid BergesFrisbey, Depp e Bruckheimer Gore Verbinski, ha lasciato la saga, passando il testimone a Rob Marshall, noto più come autore di film musical come Chicago e Nine, che non di avventura. Ma come lui stesso ha avuto modo di dichiarare, “in fondo non c’è molta differenza tra un duello piratesco e un balletto: in entrambi c’è bisogno di qualcuno che inventi passi e movimenti”. In Oltre i confini del mare Jack Sparrow si lancerà alla ricerca della Fonte della giovinezza ma non da solo: con lui il coprotagonista Barbossa, al secolo Geoffrey Rush, e Angelica (Penélope Cruz), focosa donna latina che torna dal suo passato e vanta natali prestigiosi in ambito piratesco perché figlia del temibile Barbanera (Ian McShane). Cosa vorrà veramente da Sparrow, se sia amore o la strada spianata verso la Fonte, al momento nessuno sa dirlo. Quello che la produzione ha lasciato trapelare è che la struttura del film sarà divisa in tre parti principali con le ambientazioni a fare da spartiacque. La prima sezione si svolgerà nella Londra del XVIII secolo perfettamente ricostruita, la seconda, che pare ricorderà molto il primo episodio della saga, vedrà il nostro eroe Jack in mare aperto, mentre la terza ci porterà nella giungla… tra le braccia degli zombie! Dettaglio non secondario, quello degli ambienti, considerato che questo ì capitolo è anche il primo dei Pirati dei caraibi ad essere girato in 3D. Il formato stereoscopico ultimamente non ha dato grandi soddisfazioni agli spettatori neanche con film attesissimi come Alice in Wonderland, peraltro sempre un titolo Disney: si spera che stavolta l’istrionico Depp armato di spada e 3D buchi lo schermo come non mai. % Jerry Bruckheimer ha annunciato che è in sviluppo un quinto episodio e che il sesto non è da escludere maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 FOTO: PIETRO COCCIA intervista Voglia d’autore 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 “Sorrentino mi chiamerà”, promette Carolina Crescentini. Nel frattempo, si riscopre innamorata di Giuliano Montaldo di Federico Pontiggia PER I “GENERAZIONALI” era il sogno di Notte prima degli esami, per i “borisiani” è la Cagna maledetta, per il cinema italiano una certezza: Carolina Crescentini. Bella e bionda, ma con “le occhiaie e un destino da stro...”, si confessa a tutto campo: dal nudo a Sorrentino, fino al “grande amore” Montaldo. Carolina, per fare la Cagna ci vuole coraggio. O devi essere pazza. La cagna imposta è nel linguaggio degli attori, già la conosci: dal 2005, Corinna è una mia grande amica, ma rappresenta una mentalità terribile e diffusa. Perché? Negli ultimi 20 anni, nell’ambiente dello spettacolo sono entrati tanti non professionisti: non so fare niente, ma sono videogenico. I famosi 15 minuti di popolarità hanno creato dei mestieri: prima c’erano attori più o meno bravi e aspiranti con qualche possibilità, ora si sono aggiunti i senza competenza. Qual è il rimedio? Il primo ad arrabbiarsi dovrebbe essere il pubblico: gli stanno mancando di rispetto. Entrando in sala si sceglie: se un personaggio popola gli schermi è perché il pubblico ne è incuriosito, i produttori fanno ragionamenti da slot-machine. Ma lo star-system non esiste più: provare a fare i divi non ha senso e infatti io faccio Corinna. Oggi un attore può essere ornamentale per la scenografia: comici a parte, non abbiamo alcun tipo di peso. Appunto, i comici. Fino a due anni fa, era loro la croce: “Lui è un comico, non può”. Un gioco strano, in Italia andiamo a mode, cicli: io ho fatto i generazionali, ora tocca ai comici. Non voglio fare la commedia a tutti i costi, ma quella intelligente: sono comica di mio, ma finora ho fatto solo Corinna. Risate a parte, dove ti ritroveremo? Nel film-tv di Marco Pontecorvo, Il segreto del web: interpreto una webcam-girl che diventa escort, do- maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 intervista vrebbe andare in autunno su RaiUno. Ho avuto un rapporto conflittuale col personaggio: non ne sapevo abbastanza, ho visto, letto e mi ha preso un senso di squallore totale. Ho fatto qualunque cosa: barista, gelataia, ma non m’è mai venuto in mente di pagarmi l’affitto con strip sul web. Ti sei spogliata? Ero molto imbarazzata. Se fai una scena di passione è più facile: c’è un altro, un minimo scarichi. Il nudo non mi spaventa, ma qui mi sentivo merce. E’ un mercato incredibile: noi siamo delle fragole per degli uomini assorbiti dal lavoro - dicono queste ragazze - a cui diamo un’ora della nostra vita perché si sentano amati. Ma se c’è uno schermo, un filtro: che amore è? Oltre alla webcam c’è di più: la macchina da presa. Mi piace tanto lavorare, è una droga: è uno strambo gioco tra te, l’attore e la camera. Ed è lei l’amante. Chi ti piace tra le colleghe? La Golino, Licia Maglietta, la Ramazzotti. E Julianne Moore, una signora attrice che può fare film drammatici e Boogie Nights con la stessa forza. E Laura Chiatti? Ha lavorato con Sorrentino. Chiedilo a lui... Avevamo fatto due proposte diverse di personaggi (per L’amico di famiglia, NdR), ha scelto quello più in linea con quanto aveva immaginato. Ma voglio fare l’attrice per l’intera vita, non ho fretta di spararmi tutte le cartucce: voglio lavorare con Sorrentino perché lo stimo molto, lo vado a vedere e lo rivedo. Nel frattempo, Ti amo troppo per dirtelo di Marco Ponti. Il classico triangolo e io sono la stro...: mi vedono così, non si sa perché, avendo una “Lo star system non esiste più: fare la primadonna non ha senso, io infatti gioco con Corinna, la Cagna maledetta” vita tanto sobria. Saranno le occhiaie? E poi, sempre a Torino, L’industriale. Montaldo è il mio primo grande amore (I Demoni di San Pietroburgo, NdR). Interpreto la moglie di un industriale in crisi e, finite le riprese, ho sentito una privazione sconvolgente: non volevo abbandonarla, nonostante non mi assomigliasse. Il merito? Del regista più giovane con cui abbia mai lavorato: Montaldo è una rockstar, il divo del set. Infine, Davide Marengo: Breve storia di lunghi tradimenti. Un thriller grottesco, che ruota intorno allo sfruttamento di un giacimento di litio in Colombia, con Maya Sansa, Caprino, Pannofino e Fantastichini. Io sono l’ad di una banca d’affari internazionale. E? Sì, è un’altra stro... % Qui e sopra in Boris Il film; a lato, con Marchioni in 20 sigarette; pagina precedente, Carolina Crescentini è la Cagna maledetta 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 11 MAGGIO 2011 VAI SU WWW.BEASTLY-ILFILM.COM E VINCI FANTASTICI PREMI INFO E REGOLAMENTI INTEGRALI DISPONIBILI SUL SITO sulla croisette Selezione corazzata. Divi di ogni grandezza e omaggi imperdibili: la strategia vincente di Thierry Fremaux di Marina Sanna Cannes senza frontiere Sean Penn in Tree of Life di Terrence Malick 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 sulla croisette BISOGNA RICONOSCERLO: Cannes pensa in grande. Non è solo una questione di titoli e di budget (per quanto 20 milioni di euro siano circa il doppio di quello di Venezia), è la visione di insieme che suscita ammirazione e un po’ di invidia. La strategia di calibrare l’attenzione su eventi diversi, senza indebolire lo spirito del festival, la qualità delle selezione. Ed ecco che la Palma alla carriera a Bernardo Bertolucci e la festa per Jean-Paul Belmondo possono convivere con la quarta puntata dei Pirati dei Caraibi in 3D e la lista di pesi massimi in cartellone. Woody Allen in apertura (Midnight in Paris) con la moglie del presidente Carla Bruni, e in ordine sparso: Johnny Depp, Penelope Cruz, Brad Pitt, Sean Penn, Jodie Foster, Mel Gibson, Charlotte Rampling e Robert De Niro con la sua giuria di pezzi grossi. Almeno 10 big in concorso: dalla sorpresa Almodóvar (La piel que habito) al fantascientifico Lars von Trier (Melancholia) ai fratelli Dardenne (Le Sean Penn in This Must Be the Place, sopra una scena di Le gamin au velo 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 gamin au velo), Nanni Moretti (Habemus Papam), Alain Cavalier (Pater), Aki Kaurismaki (Le Havre), Radu Mihaileanu (La source des femmes) e Takashi Miike (Ichimei). Esordienti e storie che faranno scalpore: l’erotico La bella addormentata di Julia Leigh e We Need to Talk About Kevin di Lynne Ramsay. Dal libro omonimo, lettera aperta di una madre straziata dalle mostruosità commesse dal figlio. Gus Van Sant (Restless), Robert Guédiguain (Les neiges du Kilimandjaro) e Kim Ki-duk (Arirang) nella sezione parallela Un Certain Regard. E Terrence Malick, ovviamente. In competizione con Tree of Life, uno dei film più attesi degli We Need to Talk About Kevin di Lynne Ramsay: lettera aperta di una madre straziata dai crimini del figlio Banderas nella Piel que habito, sotto Kirsten Dunst in Melancholia e Carla Bruni guest star di Midnight in Paris In corsa per un premio Da Nuri Bilge Ceylan a Lars von Trier e Almodóvar: posti in piedi per la Palma ultimi anni al di là di ogni immaginabile risultato. Se il quinto lavoro di Malick è l’evento annunciato, non c’è dubbio che la star di Cannes 2011 sia Sean Penn. In una duplice prova di attore, accanto a Pitt in Tree of Life e protagonista assoluto di This Must Be the Place di Paolo Sorrentino. Due opere difficilmente accostabili, se non per la ricerca condivisa di inedite soluzioni formali, che nel caso specifico hanno come trait d’union, oltre allo stesso Penn, anche uno spunto narrativo: l’elaborazione del rapporto padre-figlio. Propedeutico per l’indagine filosofico-mistica di Malick, che esplora le fasi della vita: infanzia, adolescenza e maturità a cui fanno da contraltare innocenza, disincanto e consapevolezza. Pilastro drammaturgico per Sorrentino: qui Sean Penn è l’asso nella manica, il personaggio con la storia sulle spalle, nelle vesti dark di Cheyenne, ex rock star degli anni ottanta in declino, simile come una goccia d’acqua a Robert Smith, il leader dei Cure. Che ha raggiunto la fama ed è diventato un rottame in attesa di uno scopo, la villa dove vive con la moglie Jane (Frances McDormand) richiama i fasti precedenti e la desolazione di oggi, l’enorme piscina senza acqua trasformata in un campo personale di squash. La notizia dell’agonia paterna, lo porta da Dublino a New York e New Mexico, per scovare, tra inerzia e vendetta, il criminale nazista che ha torturato e umiliato il padre. Coraggioso e speriamo all’altezza delle aspettative, Sorrentino è una delle scommesse della 64ma edizione, mai come quest’anno tanto azzeccata. Per essere un buon direttore di festival, ci aveva detto Thierry Fremaux in un’intervista esclusiva, bisogna conoscere il cinema ed essere aperti al mondo e alla gente. Saper stare al vertice di un’equipe e avere coraggio politico. Essere diplomatici e dimenticare a volte di avere una vita privata. Flessibilità, abnegazione e lungimiranza: le parole chiave di una dirigenza illuminata. % CONCORSO Pedro Almodóvar La piel que habito Bertrand Bonello L’apollonide souvenirs de la maison close Alain Cavalier Pater Joseph Cedar Hearat Shulayim Nuri Bilge Ceylan Bir zamanlar Anadolu’da Jean-Pierre et Luc Dardenne Le gamin au vélo Aki Kaurismäki Le Havre Naomi Kawase Hanezu no tsuki Julia Leigh Sleeping Beauty Maïwenn Polisse Terrence Malick Tree of Life Radu Mihaileanu La source des femmes Takashi Miike Ichimei Nanni Moretti Habemus Papam Lynne Ramsay We Need to Talk About Kevin Markus Schleinzer Michael Paolo Sorrentino This Must Be the Place Lars von Trier Melancholia Nicolas Winding Refn Drive UN CERTAIN REGARD Gus Van Sant Restless Bakur Bakuradze The Hunter Andreas Dresen Halt auf freier strecke Bruno Dumont Hors satan Sean Durkin Martha Marcy May Marlene Robert Guédiguian Les neiges du Kilimandjaro Oliver Hermanus Skoonheid Hong Sangsoo The Day He Arrives Cristián Jiménez Bonsái Eric Khoo Tatsumi Kim Ki-duk Arirang Nadine Labaki Et maintenant on va ou? Catalin Mitulescu Loverboy Na Hong-jin Yellow Sea Gerardo Naranjo Miss Bala Juliana Rojas, Marco Dutra Trabalhar cansa Pierre Schoeller L’exercice de l’etat Ivan Sen Toomelah Joachim Trier Oslo, August 31st maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 39 sulla croisette Alle origini della vita con Tree of Life. Filosofia ed etica del regista più misterioso dei nostri tempi di Alberto Barbera Inside IN UN FESTIVAL di Cannes che si annuncia particolarmente ricco di grandi autori e prodigo di opere molto più che promettenti, il primato del film più atteso va senz’altro a Tree of Life di Terrence Malick. Non tanto per la consueta gestazione lunga e laboriosa, alla quale siamo nel caso suo in 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 qualche modo abituati. E non solo perché - dopo la sorprendente assenza dalla Croisette dello scorso anno, dove i più lo davano per certo – ne avevamo sospirato e previsto più volte l’epifania, a ogni successivo appuntamento festivaliero di un certo rilievo (Venezia, Berlino). Il vero motivo della nostra comprensibile impazienza va piuttosto ricercato nel fatto che Malick è, tra i registi in attività, un cineasta immenso, da pochi eguagliato in grandezza e peculiarità. Ciascuno dei suoi film rappresenta un limite estremo per il genere al quale rinvia, ogni volta travalicato in virtù di un approccio Malick radicalmente innovatore e di un punto di vista profondamente originale. Il suo primo film, Badlands (in italiano, La rabbia giovane, del 1974), è un’insuperata riflessione sul disagio giovanile e il volto oscuro del sogno americano, un road movie talmente singolare da far sembrare gli altri film ‘di strada’ banali resoconti di vacanze piccolo-borghesi in cerca di evasione dalla noia quotidiana. Di quattro anni successivo, I giorni del cielo è un insolito melodramma rurale ambientato nei primi anni del ‘900, che non mancò di suscitare riserve per una pretesa subordinazione delle emozioni alla dittatura di una fotografia sontuosa (in 70mm) che il geniale Nestor Almendros caricò di preziose valenze pittoriche. La sottile linea rossa realizzato vent’anni dopo il suo secondo film: un interminabile buco nero nella vita e nella carriera del cineasta che rimane tuttora un mistero irrisolto, maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 41 sulla croisette dal comune di un cineasta irriducibile ad ogni schematica classificazione. Si potrebbe dire, come in alcuni casi è stato fatto, che nessun film di Malick è “perfetto”, ammesso che quest’affermazione abbia un significato al di là del rimando a una compiutezza formale classica alla quale evidentemente il regista non ha mai aspirato. Nessuno dei suoi film fa eccezione a questa regola di apparente incompiutezza. Chi ne lamenta le manchevolezze sembra non aver capito, in sostanza, che l’impeto lirico e la ricerca assoluta del sublime e del mai visto – caratteristiche fondamentali dell’inesausta aspirazione dell’autore – finiscono ogni volta per travalicare i valori puramente visivi delle straordinarie inquadrature malickiane nonostante si abbiano notizie della sua attività di sceneggiatore e produttore, che non ci dicono nulla delle autentiche ragioni di un incomprensibile silenzio autoimposto - è il film di guerra insieme più realistico e onirico al tempo stesso che sia mai stato realizzato, in assoluto uno dei più grandi film di un genere che pure conta nelle sue file alcuni autentici capolavori come Apocalypse Now, Il cacciatore, Obiettivo Burma e (più di recente) il dittico eastwoodiano dedicato alla battaglia di Iwo Jima. L’ultimo film di Malick, infine, è The New World - Il nuovo mondo (2006), forse la più visionaria e sconcertante riflessione storica sulla nascita della civiltà americana, che conferma il talento fuori Sean Penn. Sopra e a sinistra Jessica Chastain con Brad Pitt in Tree of Life Ben Affleck e Rachel McAdams nel prossimo film di Malick, ancora senza titolo 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 per incarnarsi in una trasfigurazione fantastica e mitologica del reale dove la natura, solitamente relegata a ruolo di semplice sfondo sul quale si muovono i personaggi dei film americani, è invece protagonista assoluta. Del nuovo film, poco o nulla sinora è trapelato. Le poche, straordinarie immagini circolate su internet lasciano presagire un nuovo traguardo nella ricerca di un’intensità visiva senza precedenti. Così come i rarissimi commenti filtrati fanno intendere che Malick si sia spinto molto di là dalla frontiera che separa il cinema narrativo da qualcos’altro che forse non esiste ancora. Per esplorare (si ipotizza) gli inediti territori, dove la riflessione filosofica sull’origine e il mistero dell’esistenza non si era ancora mai spinta. Non al cinema, perlomeno. % NICOLA GIULIANO FRANCESCA CIMA PRESENTANO UN FILM DI MASSIMO COPPOLA CON ALEXANDRA PIRICI ERICA FONTANA ANTONELLA ATTILI ALFIO SORBELLO MANRICO GAMMAROTA LIA BUGNAR ANDRA BOLEA CON MARCELLO MAZZARELLA E CON ANGELA GOODWIN BARBARA BRACONI AIUTO REGIA BERENICE SIMONA VIGNOLI GENNARO FORMISANO MONTAGGIO DEL SUONO RICCARDO SPAGNOL EMANUELE CECERE (AITS) COSTUMI ROBERTA NICODEMO SCENOGRAFIA PAOLO BONFINI MONTAGGIO CRISTIANO TRAVAGLIOLI FOTOGRAFIA DARIA D’ANTONIO PRODUTTORE ESECUTIVO VIOLA PRESTIERI PRODUTTORE ASSOCIATO CARLOTTA CALORI FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON SOSTEGNO DEL MINISTERO PER BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI - DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA REALIZZATO ANCHE GRAZIE ALL’UTILIZZO DEL CREDITO DI IMPOSTA PREVISTO DALLA LEGGE 24 DICEMBRE 2007, N° 244 REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DEL PROGRAMMA MEDIA DELL’UNIONE EUROPEA UNA PRODUZIONE INDIGO FILM IN ASSOCIAZIONE CON MTV ITALIA IN COLLABORAZIONE CON BIM DISTRIBUZIONE UN FILM PRODOTTO DA NICOLA GIULIANO FRANCESCA CIMA SCRITTO E DIRETTO DA MASSIMO COPPOLA CASTING ORGANIZZATORE SUONO IN PRESA DIRETTA www.indigofilm.it www.bimfilm.com www.facebook.com/bimfilm DAL 6 MAGGIO AL CINEMA sulla croisette Magnifica ossessione A Bertolucci la Palma d’Oro alla carriera del Festival. Dopo Cannes in retrospettiva a Pesaro, attendendo le riprese di Io e te in 3D di Luca Pellegrini LA NUOVA “PALMA D’ORO D’ONORE” a Cannes gli viene consegnata per una magnifica ossessione. Si chiama cinema. Ha soppiantato, fin dai primi anni, la poesia che è rimasta nelle mani del padre Attilio, ma ne ha permeato la tecnica: “Montare inquadrature in sequenza è come infilare parole in un verso”. Il grande cinema di Bernardo Bertolucci - tra immagini e parole - ha svelato molto di questi suoi settant’anni di vita, un gioco dell’inconscio teorizzato a partire dalla Strategia del ragno. Piuttosto riottoso nel parlare di sé agli altri, ha deciso molto scettico all’inizio, molto felice poi - di raccogliere i suoi scritti cinematografici grazie alla pazienza e alla perseveranza di Piero Spila e Fabio Francione (La mia magnifica ossessione. Scritti, ricordi, interventi, Garzanti, 296 pagine ricchissime, cui fa da agile compendio il volumetto La certezza e il dubbio a cura di Fabien S. Gerard, ed. Cinemazero). E’ l’anno, senza dubbio, di Bertolucci. Anche lui, come Kit all’inizio del Tè nel deserto, “a metà” tra l’essere turista e viaggiatore, ossia sempre in dubbio se proseguire o tornare a casa. sulla croisette Dopo l’omaggio di Cannes affollato di mondanità internazionale, ne troverà, infatti, un secondo, più riflessivo, al Festival di Pesaro nel mese di giugno, con una retrospettiva completa. Anno partito con l’annuncio del nuovo film (in 3D!) tratto dal romanzo breve di Ammanniti Io e te, nuova e perfetta ossessione, cupa e claustrofobica. Bertolucci, come se lui chiedesse lo sforzo, doveroso e faticoso, di espellere dopo una rivoluzione, un tango francese, un’epopea italiana o cinese, un tè sulle dune, una tragedia paterna, un assedio in metafora o una fugace illusione giovanile, tutti i veleni instillati dalla borghesia, dalle privazioni, dalle differenze, dai privilegi obsoleti e Pochi autori sono stati così legati al proprio cuore, al sangue che pulsa. In lui c’è una totale sincerità Dovremmo ora forse parlare dei progetti che aspettano ancora di essere realizzati? Del “Gesualdo da Venosa”, che sta a Bertolucci come il mitico “San Francesco” sta a Antonioni? A proposito del quale - “autore diverso e grande”, come lui lo ricorda - mostra ammirazione soprattutto per la messa a fuoco sul non detto e il non raccontato, che diventa con L’Avventura una specie di “intossicazione”. Ma lo spettatore ha ricevuto la stessa, catartica sorte, anche da parte di sfacciati, dalle convenzioni bigotte, dagli ideali scadenti, dai sentimenti repressi, dai tradimenti della storia e delle persone e delle ideologie, e diventare - perdonerà il termine migliori. Per questo Bertolucci è, nel suo pensiero e nel suo cinema, piena espressione del Novecento (ben al di là e oltre l’omonimo film) e ancora una formidabile, potenziale espressione del Millennio nuovo, quando deciderà di averne captato tutti gli umori e i dissapori. Ha un cuore, confessa il regista, che nel suo ritmo gli condiziona le scelte. Ed è vero. Pochi autori sono stati così legati al proprio cuore, al sangue che pulsa, che assicura la vita, anche nella sua fisicità, nei suoi impulsi primari, nella sua torbidezza e nella sua lucentezza. In lui troverete sempre una totale sincerità - che non è mistica, retorica, finzione, mezzo - ma forza morale. Con questa combatte il mondo amorale in cui siamo tutti costretti a vivere. Oltre questo mondo fisico, si spalanca l’inconscio. Che prende il tono del melodramma nella Luna, dove musica possibile e desiderio impossibile sfociano, oltre La forza del destino (o dell’inconscio, per lui) di Verdi, nell’amara constatazione mozartiana apice del film: Così fan tutte. Bertolucci con Thandie Newton e David Thewlis sul set di L’assedio John Malkovich e Debra Winger nel Tè nel deserto. Accanto Peter O’Toole in L’ultimo imperatore; sopra Claudio Santamaria nell’Assedio e una scena corale di Io ballo da sola 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Dinnanzi alla planetaria consacrazione avvenuta con L’ultimo imperatore (ma è stata incoronazione più americana che europea) e ai suoi set così imponenti e assediati da attori, comparse, tecnici e amici, è un altro Assedio, minuscolo e romano, quello che svela il vero sorriso di Bernardo: un pianoforte venduto per una notte d’amore. La certezza della musica (ancora) contro l’incertezza di una donna. E del mondo che lo circonda. % FILMS PRODUCTIONS SA sulla croisette Blue Gipsy, episodio del collettivo All the Invisible Children. Accanto Emir Kusturica, nella pagina che segue Faye Dunaway e Johnny Depp in Arizona Dream A tu per tu con il presidente di giuria di Un Certain Regard. Tra ricordi, politica e tanti film di Steve Della Casa In viaggio con Kusturica “DOVE SONO IN QUESTA STORIA è un racconto in parte autobiografico e in parte immaginario. Sono angosciato dal pensiero di quando non ci sarò più e la memoria di quello che ho fatto andrà persa per sempre o reinterpretata da persone che non mi hanno mai conosciuto bene. I fatti della mia vita saranno interpretati da altre persone, che aggiungeranno i loro pensieri, le loro fantasie. Così ho pensato che forse era meglio se le fantasie erano le mie. Io non amo la narrazione realista, quella la fanno gli storici e io non sono uno storico. Se devo raccontare la storia di me stesso, sono più importanti le emozioni che ho vissuto rispetto ai fatti nudi e crudi”. A parlare è Emir Kusturica, il regista che ha vinto innumerevoli premi e oggi è presidente di giuria di Un Certain Regard a Cannes e da tempo è stato 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 “Mi angoscia il pensiero di quando non ci sarò più e andrà persa la memoria di ciò che ho fatto” soprannominato “il Fellini serbo”. Ma il paese della sua infanzia ricorda assai poco la Rimini di Fellini. C’è un clima diverso, al confine tra sogno e incubo…“Certo il mio paese aveva un modo di vivere molto diverso da quello della Romagna a cavallo della guerra. Noi amiamo molto gli scherzi e i giochi, e nel romanzo che ho appena scritto (Dove sono in questa storia, ndr) ne racconto un po’. Ma vivevamo in un regime, che non era paragonabile a quelli del patto di Varsavia (infatti Tito entrò ben presto in conflitto con l’URSS) ma era pur sempre un regime. Mio padre, che era stato partigiano, non perdeva occasione per criticare Tito, guadagnandosi i rimbrotti di mia madre. Io capivo che c’era una situazione difficile. Giocavo come tutti gli altri bambini, ma il senso di un profondo disagio mi accompagna già dai primi anni di vita”. Nella tua infanzia c’è anche molto cinema… Tanto, tanto cinema. Le case del popolo proiettavano molto spesso film italiani, maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 49 sulla croisette per quelli americani bisognava invece andare nei cinema in centro città. I miei primi ricordi riguardano Le fatiche di Ercole con Steve Reeves. Dopo averlo visto, per più di un anno con i miei amici abbiamo giocato a legarci i polsi con delle corde per poi distruggere le colonne del tempio. Mi piaceva l’immediatezza di quelle storie così manichee: i buoni erano molto buoni, i cattivi davvero cattivi. Non ho mai trovato un altro cinema nel quale i valori fossero così evidenti. Adesso li chiamano film trash: non mi stupisce, hanno detto lo stesso anche di alcune situazioni dei miei film. Per quanto riguarda i film americani i miei preferiti erano le commedie e l’attore preferito Cary Grant. Quelli erano film che si vedevano anche con le ragazze. Gli Ercole e i western invece si guardavano con una compagnia maschile. La lotta dei sessi passa anche attraverso le prime scelte di film. Anche se vivevi al di là della cortina di ferro c’è nel tuo DNA un altro elemento oltre al cinema che ti accomuna con i tuoi coetanei occidentali. La passione per i viaggi. Ne racconti molti, e quando inizi a parlare di viaggi sembra anche cambiare la persona che li racconta… I viaggi sono fondamentali se sai dove andare e soprattutto se sai dove tornare. Per me il viaggio è molto affascinante ma deve avere un inizio e una fine. Poi può succedere di tutto, puoi cambiare tu, possono mutare le persone di fronte a te. Ma è sempre bene avere un tuo posto, una base. A causa dei viaggi ho anche dovuto fare delle scelte. Quando ero in Germania a studiare cinema ho dovuto scegliere tra vedere in Germania Amarcord di Fellini (che non avevo mai visto) e tornare a casa per vedere una ragazza che mi interessava. Sono andato a casa, scoprendo poi che lei non poteva vedermi per questioni familiari. Sono allora tornato in Germania e ho scoperto che quindici giorni dopo avrebbero riproiettato il film. Era proprio il fine settimana in cui quella ragazza mi aveva dato appuntamento. Scelsi di nuovo di andare da lei e di non vedere il film. Quando arrivai ci salutammo e lei mi disse: ho appena visto un film stupendo di Fellini, si intitola Amarcord. Tu che ti occupi di cinema lo conosci sicuramente, vero? Capii che dovevo mentire. E anche che quella donna sarebbe diventata mia moglie. Nel libro parli anche senza peli sulla lingua delle polemiche che hanno accompagnato alcune tue prese di posizione sulla politica nel tuo paese. Sei stato accusato di essere nazionalista… Il mio paese ha conosciuto guerre e bombardamenti che dovevano essere umanitari ma che sinceramente non mi sembra lo siano stati. Io mi considero un anarchico al quale non è estraneo il concetto di patria intesa come appartenenza. Lo so che è un ossimoro. Ma la cosa bella della vita sono proprio gli ossimori. % Robert De Niro, presidente di giuria della 64ma edizione del Festival di Cannes Nel segno Robert De Niro e Kusturica: NELLE PASSATE 63 EDIZIONI il festival di Cannes ne ha visti di tutti i tipi: intransigenti, originali, trasgressivi, accomodanti, presuntuosi, isterici, disponibili, sorridenti, burberi. Non c’è stato presidente di giuria che non si sia fatto ricordare per un lato del carattere oltre che per la caratura artistica. Di solito le personalità con la P maiuscola sono a capo della giuria del concorso, ma quest’anno i mattatori sono due: re della sezione ufficiale è Robert De Niro, mentre capitano incontrastato del Certain Regard l’effervescente Emir Kusturica. Un’accoppiata da ricordare. Se infatti uno è attore straordinario con all’attivo due Oscar, regista di innegabile professionalità, produttore accorto, inventore e animatore del Tribeca, l’altro 50 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 del potere un’accoppiata indelebile di Angela Prudenzi gli rende la pariglia in qualità di regista pluripremiato, attore occasionale, produttore, musicista e pure lui direttore del festival di Kustendorf. Ma le analogie finiscono qua, perché almeno all’apparenza i due sembrano avere caratteri assai diversi. De Niro è uomo di poche parole, laconico nelle occasioni pubbliche e di lavoro. Inoltre è schivo, e non ama avere addosso gli sguardi degli altri, nemmeno quelli dei colleghi sui set. A maggio, invece, gli occhi di tutto il mondo saranno puntati su di lui e sarà improbabile che possa sottrarsi ai riti mondani e ai bagni di folla. Idiosincrasie personali a parte, non è peregrino chiedersi che tipo di presidente sarà. Perfezionista di sicuro, e c’è da scommettere che ai giurati chiederà il massimo. Autoritario? Più che credibile. Del resto è uno abituato a fidarsi molto delle proprie capacità. E chi non lo farebbe dopo aver lavorato in ben otto film al fianco di Martin Scorsese, uno che quanto a mania di perfezione non lo batte nessuno e che pure lo ha sempre lasciato libero di costruire i personaggi. L’altro, Kusturica, ha fama di irrequieto, amante delle feste e impermeabile a qualsivoglia imbrigliamento. Sicuramente dotato della giusta personalità per segnalare le opere più inventive e fuori dagli schemi della sezione Un Certain Regard. La sua linea potrebbe essere una: astenersi giurati amanti del cinema tradizionale. Due uomini di cultura non meno che di polso, abituati ad assumere su di sé il peso delle scelte. Naturale che individualità e carisma li portino a far sentire con forza la propria voce, così come le esperienze professionali faranno loro avere una risposta pronta per ogni obiezione. Da sceneggiatori e registi sapranno analizzare ogni piega delle singole opere; da produttori non si troveranno in difficoltà a calibrare il giudizio in rapporto al budget; da curatori di festival non dimenticheranno le differenze di background tra un lungometraggio americano e uno messicano. Insomma, De Niro e Kusturica si presentano sulla Croisette come presidenti in grado di lasciare il segno. Se in positivo o in negativo lo sapremo solo il 22 maggio. Per il momento, prepariamoci alle sorprese. maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 sulla croisette Succo d’Arancia Viva, vegeta e restaurata: che sarebbe dei supereroi senza la Meccanica di Kubrick? di Federico Pontiggia “LE AVVENTURE DI UN GIOVANE i cui principali interessi sono lo stupro, l’ultra-violenza e Beethoven”. Mai tagline fu più esplicita, più sconvolgente, più duratura: Arancia meccanica (Clockwork Orange) arrivò sugli schermi nel ’71, e il cinema, almeno certo cinema, non fu più uguale. Quanti, tra epigoni e cultori, geni (in tono decisamente minore) e copioni, quell’arancia l’hanno spremuta, sorbita e invano provato a imitarla, manco fosse Coca-Cola? No, era Lattepiù, e che celasse quel segno di addizione ce lo disse lo stesso Kubrick, già affezionato agli ordigni Fine di Mondo: “L’uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un’arancia meccanica”. Non ditelo al buon Alexander DeLarge, a cui il quotidiano, il Formicaio elevato a categoria esistenziale, guerra a parte. E quante di quelle formiche uscite dall’Arancia ancora percorrono i nostri schermi? Hanno preso traiettorie schizzate ma, infine, convergenti nel “genere supereroico”, che nella mise (en abyme) dei Drughi avrebbe trovato il modello per calzamaglie di tutte le fogge. D’accordo con Kubrick, la costumista Milena Canonero optò per un incrocio tra la divisa di un poliziotto e quella di un supereroe malato: un bianco “Piacere impiacentito e divenuto carne”: 40 anni dopo, torna l’Alex di Malcolm McDowell contenimento della violenza tolse, meccanicamente tolse, perfino il battito delle ciglia: la famigerata cura Ludovico, che Stanley ci rifilò per metterci al corrente di un altro, più infido e artistico vulnus. La pop art per spia scoperta - proprio in quel fare di vox pop(uli) vox Dei (l’Autore demiurgo) – e poi le parole di Achille Bonito Oliva a mettere l’occhio nella piaga estetica: “Kubrick profetizza anche la pericolosità di una violenza “estetizzante”, anzi, la rappresenta, ce la mette sotto gli occhi, utilizzando la Nona di Beethoven e Rossini: una violenza a ritmo di musica”. Che il grande schermo ci riconsegnò grande e angolare come una pietra scartata dai costruttori di immagini e suoni: il grandangolo, iterato e tirato alle estreme conseguenze, non per deformare la realtà, ma per stigmatizzarne l’iperrealtà già fatta 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 abbacinante, nutriente come il latte e mortuario come le maschere di altre latitudini, lindo e asettico, immacolato e nazista, come prima solo nelle orde “sacre” dell’Aleksandr Nevsky. Davvero, un film sinistramente multivitaminico, che riequilibrò la dieta progressista e, in effetti, ottimista del ’68: arte-vita sensuale e sessista (di fallo qui si muore, nel libro di Burgess a colpire era il busto di Beethoven), pre-punk e postreazionaria, comunque laicissima, tutta giocata nella società dello spettacolo del capocomico Alex. Così potente, che a sentire Singin’ in the rain oggi non viene in mente Gene Kelly, ma la (ri)partitura a calci e bastonate dei Drughi, scandalosa sinfonia di egotismo animale e iniziativa privata, musical sottratto alla politica del sottotesto hollywoodiano e reificato dal genio ultrapolitico di Kubrick. In altre parole, “piacere impiacentito e divenuto carne” di cinema. Lo ritroviamo restaurato a Cannes: proiezione il 19 maggio, alla presenza di Malcolm McDowell. 40 anni (dopo), e non sentirli. % ritratti Dal Caso Paradine al Terzo uomo, per arrivare a Senso: il cammino di Alida Valli, trasformata da Soldati BELLEZZA GLACIALE di Orio Caldiron 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Alida Valli in una scena di Senso. In basso e in apertura altre immagini dell'attrice Alida Valli, forte della sua strepitosa fotogenia, attraversa il primo tempo della carriera come in trance nel sogno a occhi aperti di un divismo a portata di mano, casalingo e autarchico, apparendo in una trentina di titoli che accompagnano il cinema di regime dalla nascita di Cinecittà ai tempestosi anni di guerra. Sul set fin da giovanissima – è nata a Pola il 31 maggio 1921, giusti novant’anni fa, se ne è andata il 22 aprile 2006 a Roma – nel cambiare dei ruoli resta sempre la ragazza borghese in bilico tra integrazione e rifiuto, ingenuità e malizia, a cui è difficile attribuire un passato. Soltanto Mario Soldati in Piccolo mondo antico (1941) riesce a farla diventare personaggio nel ruolo vibrante di Luisa in ansia per il marito e angosciata per la perdita della figlia: un’immagine indimenticabile del cinema italiano in cerca d’identità. Se nel dopoguerra la trasferta hollywoodiana è deludente, merita una prova d’appello Il caso Paradine (1947), il misconosciuto capolavoro di Alfred Hitchcock che punta tutto sulla bellezza glaciale dell’attrice, sulla sua fascinosa impassibilità nello spettacolo voyeuristico del tribunale, per trasformare il processo nello scontro tra ambiguità e colpi bassi, sospetti e reticenze, in cui l’intricato gioco di coppie si risolve in un’implacabile discesa agli inferi. Barocco e ridondante, Il terzo uomo (1949) di Carol Reed si muove senza illusioni nella Vienna occupata, tra le rovine, i vicoli, le fogne della città, nel labirinto psicologico e sociale di un mondo in stato d’assedio, dove il genio del male Orson Welles si sottrae a una Alida in gran forma. Nessun altro film nella sua lunga carriera è importante come Senso (1954) di Luchino Visconti, in cui sullo sfondo della vicenda risorgimentale vista come rivoluzione tradita si rivela grandissima attrice nella parte della contessa Livia Serpieri, fulcro palpitante del melodramma di dannazione e di morte, scambiato all’epoca per passaggio dal neorealismo al realismo. “Lontana e aristocratica nel palco del teatro La Fenice, maliziosa e regale nel corso della passeggiata notturna, infuocata, seducente, desiderabile nella scena in cui, lisciandosi i lunghi capelli sciolti, divora con gli occhi il giovane ufficiale, lascia germogliare in sé lentamente l’inquietudine che la conduce dalla debolezza alla bassezza” (Freddy Buache). Sfigurata dalla follia, dopo aver denunciato l’amante al comando austriaco, si trascina lungo le mura di Verona invocando il suo nome nel cupo finale che suggella il suo disperato viaggio verso l’abisso. Nonostante le numerose apparizioni cinematografiche, la sua ultima stagione la vive a teatro, animando intense figure femminili al limite, madri che divorano i figli con il loro amore, mogli cieche che vedono nel cuore degli uomini. Nel corso degli anni, i testi di Pirandello, Ibsen, Osborne, Cocteau, Wedekind, Cechov, O’Neill sanno dare all’attrice versatile, alla donna tenace e indistruttibile, quello che il cinema da tempo non sapeva più offrirle. % Nella sua lunga carriera la collaborazione più importante è quella con Visconti maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Habemus Mai nessuno ha raccontato così bene la solitudine e la paura del Pontefice. Bravo Moretti, artefice di un’opera equilibrata e sospesa i film del mese in sala LE CASULE ROSSE AL VENTO, una bara povera. Le immagini di repertorio sono quelle dei funerali di Giovanni Paolo II. E’ la storia. Si chiarisce fin da subito che il tempo è reale e anche quello che succede dopo potrebbe esserlo. Moretti ricostruisce con grande fedeltà ogni 56 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 particolare, ogni ambiente, attraversato dai cardinali elettori al conclave. Nessuna ironia, tutto molto umano, così come profondamente umano è lo sbigottimento generale che assale il Sacro Collegio quando, dopo l’atteso Regia Con Genere Distr. Durata Nanni Moretti Michel Piccoli, Nanni Moretti Commedia, Colore 01 Distribution 104’ Habemus Papam, l’eletto e anziano Cardinale Melville ha paura, si rifiuta di Michel Piccoli è il Cardinale Melville Papam aprile 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 i film del mese apparire al balcone della Basilica di San Pietro, si rifugia di nuovo in Cappella Sistina, prega, piange, è nervoso, non parla. Da qui in poi Nanni Moretti, che ha voluto, come dalle sue parole, soltanto raccontare l’inadeguatezza e la fragilità che il nuovo Papa - il bravissimo, vulnerabile Michel Piccoli - come tanti altri uomini, potrebbe sentire di fronte al mondo, al ruolo e alle responsabilità enormi di cui è stato investito, lascia la storia e entra in un tempo sospeso, tempo di prova, di riflessione, di attesa, un tempo tutto cinematografico. Chiede agli spettatori la capacità critica di andare oltre ciò che si narra, oltre le convenzioni e oltre la realtà. Il regista si ritaglia a questo punto il ruolo di uno psicanalista che avvicina, senza successo, il Papa, e questa volta lo fa con pudore, con equilibrio e con qualche divertente osservazione, che tocca addirittura l’impotenza della psicanalisi davanti a un paziente e in un contesto così complessi. I toni diventano quelli di una commedia che spera sempre di non precipitare in tragedia. E così avviene: con leggerezza e stupore infantile il protagonista esce dalle mura del Vaticano e penetra la realtà quotidiana Margherita Buy. Sotto Nanni Moretti durante il torneo di pallavolo della vita romana, degli uomini, di Margherita Buy, analista ed ex-moglie di Moretti, alla quale il nuovo Papa riserva la confessione di parte dei suoi tormenti - ma lo fa anche ad una compagnia Uno dei suoi film migliori, scritto e girato per il gusto di raccontare una storia diversa e delicata 58 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 teatrale che sta recitando Il gabbiano di Cechov e fa riemergere in lui, con rimpianto, la passione per un diverso palcoscenico. Mentre i Cardinali (scelti con una cura ammirevole), tenuti a bada da Jerzy Stuhr che del Pontefice è il portavoce (quanto è bravo l’attore polacco) e si dispera, sono tutti molto comprensivi della situazione di assoluta novità, addirittura affettuosi con il Papa in crisi e decidono poi di aspettare, come tutto il mondo fa: chi giocando a carte, chi cercando di concludere un puzzle, chi prendendo tranquillanti, molti organizzando un torneo di pallavolo, l’unico sguardo forse troppo compiaciuto e lungo di Moretti, per una situazione dalle chiare tentazioni felliniane. Il film, sicuramente uno dei suoi migliori, avvolto dalle belle musiche di Franco Piersanti, è stato prima di tutto scritto e girato per il gusto di raccontare una storia diversa e delicata. Certo per porre anche qualche riflessione, che risale ai tempi della morettiana La messa è finita: là un sacerdote in crisi rinnovava la sua fiducia nel sacerdozio pur fuggendo in Patagonia -; qui un Papa in crisi rinuncia al suo Papato e fugge verso un futuro, un luogo, un destino ignoti. Moretti, liberamente, come laico, si ferma prima - anche prima della fede. Si ferma alla solitudine e alla paura del Papa. Che mai nessuno ha raccontato così bene. LUCA PELLEGRINI % MATT DAMON EMILY BLUNT HANNO RUBATO IL SUO FUTURO. ORA VUOLE RIPRENDERSELO. UNIVERSAL PICTURES E MEDIA RIGHTS CAPITAL PRESENTANO UNA PRODUZIONE GAMBIT PICTURES CASTIN ASSOCIAZIONE CON ELECTRIC SHEPHERD PRODUCTIONS UN FILMSUPERVISORE DI GEORGE NOLFI MATT DAMON “I GUARDIANI DEL DESTINO” [THE ADJUSTMENT BUREAU] COMUSICHE PRODUTTORE EMI L Y BLUNT ANTHONY MACKI E JOHN SLATTERY MI C HAEL KELLY E TERENCE STAMP DI AMANDA MACKEY & CATHY SANDRICH GELFOND AGLI EFFETTI VISIVI MARK RUSSELL ASSOCIATO ERIC KRIPKE PRODUTTORE JOEL VIERTEL DI THOMAS NEWMAN BASATO SUL RACCONTO SCENOGRAFIE DIRETTORE PRODUTTORI MONTAGGIO PRODOTTO DI JAY RABINOWITZ ACE DA MICHAEL HACKETT GEORGE NOLFI BILL CARRARO CHRIS MOORE “I GUARDIANI DEL DESTINO” DI PHILIP K. DICK DI KEVIN THOMPSON DELLA FOTOGRAFIA JOHN TOLL ASC ESECUTIVI ISA DICK HACKETT JONATHAN GORDON SCENEGGIATURA DIRETTO DI GEORGE NOLFI DA GEORGE NOLFI WWW.IGUARDIANIDELDESTINO.IT DAL 17 GIUGNO AL CINEMA MANDA UN SMS CON SCRITTO “FILM I GUARDIANI” AL 340 4310022 E SCOPRI I CONTENUTI MOBILE.* *Il costo applicato per l’invio di messaggi, per l’accesso e la navigazione al portale mobile è quello del piano tariffario del tuo gestore. i film del mese Source Code Regia Con Genere Distr. Durata J. Gyllenhaal, M. Monaghan Sci-fi, Colore 01 Distribution Thriller in salsa sci-fi per Duncan Jones. Che perde le atmosfere di Moon e mira allo spettacolo 93’ DALL’AFGHANISTAN ad un treno di pendolari con destinazione Chicago. Il risveglio del capitano Colter Stevens (Gyllenhaal) non è dei più morbidi: di fronte a sé trova una sconosciuta (Monaghan) che continua a chiamarlo Sean e il volto che incrocia nello specchio del bagno non è il suo. Dopo 8 minuti quel treno esplode, e lui si sveglierà di nuovo. Stavolta in una sorta di capsula hi-tech, con un monitor dove appare una donna in uniforme (Vera Farmiga): la missione di Stevens è appena iniziata, “tornare” su quel treno per i soliti 8 minuti potrebbe servire per trovare la bomba e identificare l’attentatore. Ma sarà impossibile salvare tutte le vittime, cambiare il corso degli eventi. Perché il Source Code, programma militare segreto e sperimentale che dà il titolo all’opera seconda di Duncan Jones (Moon), “non è 60 in sala Duncan Jones rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 un viaggio nel tempo, piuttosto un qualcosa che agisce sulla riassegnazione del tempo”: ed è insistendo su questo aspetto – portando a livelli quasi nauseanti la coazione a ripetere di un passato “immodificabile”, seppur “indagabile” – che tanto lo script di Ben Ripley quanto la regia di Jones agiscono per andare in cerca dell’estrema empatia tra lo spettatore e il povero soldato, INQUADRA IL CODICE QR CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM chiamato a rivivere in modo estenuante gli ultimi 8 minuti di vita di uno sventurato passeggero e a confrontarsi ripetutamente con la morte, rivivendo in questo modo – seppur diversamente – anche la propria. Le atmosfere lunari e il trip ipnotico di Moon (anche sonoro, grazie all’indimenticabile soundtrack di Clint Mansell) sono lontani, e il tessuto fantascientifico del film deve più volte districarsi tra dramma e love story, ma rimane comunque lampante il talento di Jones, bravo a confezionare un prodotto destinato più del precedente ad un largo consumo e che, a modo suo, ragiona ancora sul trauma post 11/9. Peccato non aver saputo però premere il bottone sul fermo immagine che meglio di altri avrebbe dato il giusto senso al The End: la “sorprendente”, scorretta coda finale rischia sì di lasciare a bocca aperta, ma per l’ambiguità di una “speranza” che è impossibile fare propria. VALERIO SAMMARCO % Beastly Red Scordatevi Die Hard: Bruce Willis si dà all’action geriatrico. Tra ironia e rovelli, semaforo verde Regia Con Genere Distr. Durata in sala C’era una volta La Bella e la bestia, i sogni e i bambini. A Hollywood sono rimasti il college e il denaro PIÙ CHE UNA LIBERA RIVISITAZIONE della Bella e la bestia, è una scaltra variante del teen movie americano. Prima su carta (romanzo di Alex Flinn), poi su grande schermo (regia di Daniel Barnz), Beastly opta furbescamente per la traslitterazione dei topoi fiabeschi nei codici della narrativa adolescenziale. Così il principe viziato è diventato lo studente fascinoso e spocchioso (Alex Pettyfer), la strega una biondina cinerea e darkettona (Mary-Kate Olsen), la bella la star di High School Musical, Vanessa Hudgens. C’era una volta la fiaba, oggi il college. Prima erano mostri che divoravano bambini, ora padri che si sbarazzano dei propri figli. La maledizione è una cultura che trabocca di estetismi ma manca di bellezza. L’America. Nessun problema però se contro il culto dell’immagine si propina un immaginario di plastica. Se all’osanna della forma fisica risponde l’eloquenza del bel corpo, nel quale il film inscrive strategie comunicative e grammatica emozionale. E poi i ciechi vedono, gli storpi vengono sanati, il juke-box suona una scena sì e l’altra pure. Hollywood non fa miracoli ma è capace come sempre di esercitare il monopolio della fantasia spacciandolo per fantasia al potere. La favola continua, a letto i bambini. GIANLUCA ARNONE % Regia Con Genere Distr. Durata Robert Schwentke Bruce Willis, Helen Mirren Azione, Colore Medusa 111’ C’ERA UNA VOLTA l’eroe con qualche macchia e senza paura di Die Hard, ma anche per Bruce Willis le primavere passano, e il mood tende al rossastro. No, non è il tramonto, ma Red, “action geriatrico” diretto da Robert Schwentke (Flightplan) e tratto dai comics di Warren Ellis e Cully Hamner. Willis è Frank Moses, ex agente CIA in pensione: una vita che non deve chiedere mai, tranne qualche tenerezza telefonica all’impiegata Sarah (Mary-Louise Parker). Ma non è d’avorio la sua torre: un gruppo di fuoco cerca di farlo secco, e il nostro Mosè chiama a sé i vecchi colleghi, da Marvin (John Malkovich) a Victoria (Helen Mirren), fino all’ospitalizzato Joe (Morgan Freeman). Insomma, il mondo va ancora salvato, ma le ricadute sono tanto centrifughe – la cornice è action e, data l’età media del cast (63 anni), nemmeno troppo al ralenti – quanto centripete: come mettere a riposo anni di servizi e segreti, come darsi pace se là fuori ancora si cospira? Interrogativi buoni per un buon film, che mixa ironia sui generis (l’action movie) e rovelli interiori, sventagliate di mitra (la Mirren è cult) e genuini imbarazzi. Per questi eroi acciaccati e indolenti il semaforo è sempreverde, ma canaglia è la nostalgia di Hollywood. FEDEICO PONTIGGIA % in uscita Daniel Barnz Vanessa Hudgens, Alex Pettyfer Fantastico, Colore Videa-CDE 86’ maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 Uomini senza legge Hai paura del buio Da Bucarest a Melfi: Coppola “studia” rumeno per raccontare l’incrocio di due operaie alla ricerca di sé Regia Con Genere Distr. Durata in uscita Quarant’anni di storia algerina nell’impianto poco convincente di Bouchareb: sembra una fiction ALGERIA, 1925. Sono poco più che bambini i tre fratelli Abdelkader, Saïd e Messaoud, quando scoprono sulla propria pelle cosa sia un sopruso: al padre viene sottratta la terra che appartiene alla famiglia da generazioni. La promessa di un riscatto si amplificherà nella lotta per l’indipendenza di una nazione intera. Il regista francese Rachid Bouchareb sintetizza quarant’anni di storia della propria patria d’origine, l’Algeria, in un dramma epico soltanto nelle intenzioni, in realtà fin troppo calcolato: i tre protagonisti prendono parte puntualmente quanto forzatamente agli eventi più rilevanti (come il massacro di Sétif l’8 maggio 1945 o quello di Parigi del 1961), e a risentirne è soprattutto la scorrevolezza dell’impianto. L’interpretazione statica degli attori (già nel precedente Days of Glory, di cui Uomini senza legge è una sorta di ideale sequel) rende indigeste molte scene portanti, e la ricerca di un impossibile equilibrio politicamente corretto rende il prodotto più televisivo che cinematografico. Il coraggio e la fierezza del popolo algerino sono messi in scena con autenticità e sincera partecipazione, ed è forse l’unico elemento di interesse, troppo poco per riscattare un film. MANUELA PINETTI % Regia Con Genere Distr. Durata 62 Rachid Bouchareb Jamel Debbouze, Roschdy Zem Storico, Colore Eagle Pictures 138’ rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Massimo Coppola Alexandra Pirici, Erica Fontana Drammatico, Colore BIM 90’ SCADUTO IL CONTRATTO in fabbrica, Eva (Pirici) parte da Bucarest alla volta di Melfi, paesino del sud Italia, da dove qualcuno continua a scriverle cartoline. La prima persona che incontra è Anna (Fontana), giovane operaia FIAT, con padre disoccupato, mamma tuttofare e nonna allettata. Probabilmente per fretta, la ragazza offre ospitalità ad Eva. Che è arrivata fino lì per mettersi sulle tracce di una donna, spiandone dall’indomani ogni movimento. Fino alla resa dei conti. Esordio al film di finzione per Massimo Coppola, già noto vj di Mtv e documentarista (Bianciardi!), Hai paura del buio sembra rifarsi all’insegnamento dell’ultimo cinema rumeno (da Mungiu a Puiu, passando per Paunescu), puntando su essenzialità e rigore per “tentare di mettere ordine nel caos”, come sottolineato dal regista stesso. Fatti salvi alcuni snodi forzati (perché Anna offre ospitalità così sbrigativamente alla sconosciuta?) e insistenti sottolineature musicali, quello che resta è la solidità di un racconto che, anche grazie alle due protagoniste, tende a dimostrare come alcuni percorsi si intreccino: da un lato affrontando a muso duro un’assenza durata 20 anni, dall’altro riflettendo sul peso di un’esistenza gravata da responsabilità prese forse troppo presto. VALERIO SAMMARCO % in sala Thor Regia Con Genere Distr. Durata C. Hemsworth, N. Portman Action, Colore Universal Pictures Il più “Bardo” dei registi per l’epopea Marvel più shakespeariana: un equivoco in tre atti 130’ DELLE DUE L’UNA: o Thor diventava Amleto, o Branagh Stan Lee. Metamorfosi che nemmeno ad Ovidio sarebbe venuta in mente, ma che Marvel e Paramount credevano evidentemente possibile. L’equivoco nasceva sulla carta, il peccato era dietro la macchina da presa. Poteva il regista innamorato di Shakesperare salvare l’eroe rozzo avvezzo alla rissa? Lui giurava e spergiurava (“The Mighty Thor era tra i comic Marvel quello che mi piaceva di più”), e a noi la scelta: fidarci ingenuamente o, maliziosamente, non fidarci affatto. Vero però che tra i supereroi a fumetti Thor era quello a vantare maggiori affinità col Bardo. La sua storia attingeva dalla mitologia norrena ricca di intrighi e conflitti archetipici, ma poi il fumetto se ne discostava, virava verso 64 in sala Kenneth Branagh rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 l’action. Il film invece dura trenta minuti, il tempo della tragedia tra i reali palazzi di un pianeta sconosciuto – Asgard – dove si consuma la classica faida familiare, con due fratelli in conflitto per il trono di re Odino (Anthony Hopkins, ovviamente). Shakesperare certo, ma anche la Bibbia, perché Loki (Tom Hiddleston) e Thor (l’energumeno Chris Hemsworth) INQUADRA IL CODICE QR CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL TRAILER DEL FILM somigliano a Caino e Abele, con surplus di steroidi e occhialini 3D (a proposito: cui prodest?). Fin qui le cose migliori, a conferma di come Branagh non solo prediliga muoversi tra le corti e gli inganni, ma sia un’abile fabbricatore di “altri mondi” e un pessimo illustratore del suo: così, posta la premessa, è nello svolgimento che Thor si affloscia, dal momento cioè in cui il vanaglorioso principe viene bandito dal regno e cacciato sulla terra a rieducarsi. Allora il regista irlandese s’incarta, perde il filo tra parabole del buon selvaggio (Thor alle prese con gli esseri umani), riedizioni da La Bella e la Bestia (l’amore che sboccia tra l’intelligente astrofisica Natalie Portman e il troglodita palestrato venuto dallo spazio) e Macbeth ultragalattici. Tre atti, pochi applausi, una sola tragedia: la metamorfosi (sic!) del martello del re nella bottiglia di Tafazzi. GIANLUCA ARNONE % AARON JOHNSON ANNE-MARIE DUFF E KRISTIN SCOTT THOMAS LA STRAORDINARIA STORIA DI JOHN LENNON MAI RACCONTATA UN FILM DI SAM TAYLOR-WOOD "...GENESI DI UN ARTISTA GENIALE" ( LA REPUBBLICA ) DALL'11 MAGGIO IN VENDITA IN DVD E BLU-RAY DISC www.01distribution.it i film del mese Cirkus Columbia The Housemaid Im Sang-soo realizza un remake decostruzionista e cinefilo. Elegante, ma freddo Regia Con Genere Distr. Durata anteprima Riflessione dolente sul conflitto serbo-bosniaco-croato: Tanovic torna ad inquadrare temi a lui più congeniali TANOVIĆ torna indietro nel tempo, a temi a lui congeniali dopo il deludente Triage, con una riflessione dolente, pacata, ben distante dal grottesco urlato e sopravvalutato di No Man’s Land. Torna in Jugoslavia, nel 1991, nell’Erzegovina meridionale teatro degli avvenimenti e patria in cui fa ritorno l’esule Divko Buntić. Per lui sembra essere arrivata l’ora delle rivincite, in prim’ordine sulla ex moglie. Il tempo, e i soldi, sembrano essere dalla sua parte: ma la guerra serbo - bosniaca croata incombe, e tutto sta per cambiare radicalmente. Odio e intolleranza minano ogni apparente certezza, e chi era amico non lo è più nell’arco di una notte. E forse, la famiglia che credevi perduta è l’unica certezza che resta. Tanović, al solito, è piuttosto didascalico e di grana grossa nella formulazione delle sue allegorie (la famiglia con cui Divko si riconcilia è un atto di amore e riconoscimento verso la patria da lui rigettata, proprio adesso che sta andando incontro allo sfascio). Ma gli va riconosciuto, nell’adattare il romanzo di Ivica Dikic, l’equilibrio e il lirismo di chi ha vissuto il fratricidio, e non si limita a descriverlo. E il cast, Manojlović in testa, gli dà più di una mano. GIANLUIGI CECCARELLI % Regia Con Genere Distr. Durata 66 Danis Tanović Miki Manojlović, Mira Furlan Drammatico, Colore Archibald Enterprise 113’ rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Im Sang-soo Jeon Do-youn, Lee Jung-jae Noir, Colore Fandango 107’ ALL’INIZIO UN SUICIDIO, il presagio. Poi la scena si sposta tra le quinte di una casa-castello, dimora di un ricco uomo d’affari e della sua eccentrica famiglia. Lì si consuma la via crucis di una giovane balia (Jeon Do-youn, già premiata a Cannes nel 2007 per Secret Sunshine) precettata per accudire signora e figlia – una in dolce attesa, l’altra di belle speranze ma impiegata poi per soddisfare vizi e capricci del suo padrone. Il coreano Im Sang-soo realizza con The Housemaid il remake di un celebre film degli anni ‘60, senza preoccuparsi troppo di aggiornare una storia che ruota attorno al quadrato semiotico potere/sesso, corruzione/morte. Allora c’era un paese sotto scacco dei militari, oggi dei businessmen, ma Im Sang-soo (era suo l’ottimo La moglie dell’avvocato) lavora soprattutto sul décor e sulla decostruzione dell’originale, realizzando un noir strutturalmente ineccepibile – ci sono tutti gli ingredienti del genere: lo spazio chiuso come deflagratore dei conflitti, la scala, gli specchi, l’attrazione per le ombre, l’ambiguità dei primi piani, la vecchia governante che si aggira come un fantasma - ma irrimediabilmente freddo. Un divertimento per cinefili e una perdita di tempo per tutti gli altri. GIANLUCA ARNONE % in uscita i film del mese Bronson Regia Con Genere Distr. Durata Tom Hardy Drammatico, Colore One Movie In cattività è meglio: il genietto Refn “libera” lo straordinario Tom Hardy. Ed è poesia 92’ NICOLAS WINDING REFN presenta… il detenuto più cattivo delle carceri britanniche, Michael Petersen. Condannato a 7 anni per rapina e poi asceso a fenomeno coatto (reclusione, ma non solo...), perché quella pena è levitata a 34 anni, di cui 30 in isolamento, causa irrefrenabili “intemperanze” dietro le sbarre. Circola una petizione per liberarlo, ma difficilmente il non-biopic del genietto danese contribuirà al riesame: Bronson – il nickname con cui fu ribattezzato dal manager di street boxe – è un’iradiddio che butteresti via la chiave. Crasi di Vin Diesel e Aldo Baglio, è lo straordinario Tom Hardy, con surplus di muscolatura, a dargli replica: non c’è trama, non c’è narrazione, piuttosto, rudi, crudi ma immaginifici tableaux vivants in prima persona singolare. In breve, che cinema 68 in uscita Nicolas Winding Refn rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 è? Non un prison-break, perché il carcere è l’hortus conclusus di Bronson, che fuori è un disadattato imbelle, né uno slasher-movie, poiché le sparute efferatezze sono esternalità, né, ovviamente, cinema d’essai buono per (quasi) tutti i palati e i paraocchi: Refn sintetizza una molecola aliena, una scrittura privata da leggere tra le Il regista Nicolas Winding Refn righe dei generi e l’interpunzione di un “cinema” altrove occhiuto e pastorizzato. Al suo (metacinematografico) Bronson concede magnanimo il tu per tu con la camera, lo mette perfino sul palco di un music hall travestito da clown, ma c’è di più: in libera uscita è una splendida rappresentazione di un criminale e del suo habitat d’elezione, che la fotografia di Larry Smith sa accordare tra poesia e lirismo. Scorre il sangue e non si lesina sulle botte, ma questo calcolo agiografico (sui generis) ha per risultato un’iperrealistica catarsi, un affrancamento dalla prigionia audiovisiva ultima scorsa. A portarlo in sala è la benemerita One Movie (farà lo stesso con Valhalla Rising, sempre di Refn?), allo spettatore il gradito compito di togliersi le fette di cinemino dagli occhi e riscoprirsi giustizieri per immagini e suoni: in cattività è meglio. Almeno, per Bronson FEDERICO PONTIGGIA % PRESENTA STAGE DI CRITICA ciNEMA-TOGRAFICA 2011 6/10 giugno (Non) è la solita commedia da Hollywood all'Italia, da Wilder a Zalone, viaggio nel tempo di un genere senza tempo Invio candidatura su www.entespettacolo.org sezione Educational Requisiti diploma di laurea di primo livello di qualsiasi disciplina, sono favoriti i laureati DAMS e Università di Cinema Età massima 30 anni / Impegno Full Time ore 9.30-13.00; 14.30-17.30 in collaborazione con teratura: novità e bilanci Homevideo, musica, industria e let DVD Megamind da non perdere, Silvio Forever e Il discorso del re Borsa del Cinema Hollywood non è più d’oro Libri Il Po sullo schermo, Liz Taylor e Cardinale Colonne sonore Hit evergreen per il nuovo Ron Howard La sottile linea Blu Il capolavoro di Malick in alta definizione. Poi Eva contro Eva e Furyo Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD di Valerio Sammarco E’ l’ora di Megamind! Tre edizioni e fantastici contenuti speciali per il genio del male targato DreamWorks 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Tra i lavori più convincenti sfornati da DreamWorks Animation, Megamind diretto da Tom McGrath arriva in homevideo in tre differenti edizioni: dvd disco singolo, doppio disco e Blu-ray. Con quest’ultima ovviamente consigliabile, in primo luogo per poter apprezzare al meglio l’enorme qualità estetica del film, in seconda battuta per l’infinita lista di extra, tutti in HD: dall’inedita avventura “Megamind: il bottone col botto” (con il protagonista e l’inseparabile Minion chiamati a combattere un nemico ancora più temibile…) fino all’Angolo degli Animatori: una guida per migliorare la visione del film grazie a storyboard, filmati dietro le quinte e interviste approfondite. Spazio poi ai quiz e le curiosità pop-up per conoscere altri aneddoti su Megamind, possibilità di “ritoccare” alcune scene grazie al Creatore di Fumetti interattivo e disegnare il proprio Megamind. Senza dimenticare le Scene eliminate, il Cast del film, e la possibilità di entrare nel Covo di Megamind, vivere il Regno del protagonista nel Video-Fumetto e capire come gli animatori abbiano dato vita all’irresistibile “genio del male”. Previsti anche i commenti dei realizzatori e tanti altri giochi divertenti. DISTR. UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Capolavori HD La sottile linea rossa, Furyo, Eva contro Eva La grande prova di Colin Firth, ma non solo. Il discorso del re, vincitore di 4 premi Oscar (film, regia, attore protagonista, sceneggiatura), arriva in Blu-ray con 86’ di contenuti speciali: oltre alle interviste al cast tecnico (tra cui il regista Tom Hooper) e ai protagonisti (straordinari anche la moglie Helena Bonham Carter e il logopedista del re Geoffrey Rush), il dietro le quinte e soprattutto il making of “Guerra di parole”, per comprendere ancora di più il lavoro realizzato per riportare in vita Giorgio VI e la sua balbuzie. Nella confezione anche la riproduzione di un’affissione dell’epoca e la storia della propaganda voluta dal re in occasione della II Guerra Mondiale. DISTR. EAGLE PICTURES Atteso a Cannes con il suo nuovo The Tree of Life, Terrence Malick “torna” in homevideo con un altro dei suoi capolavori, La sottile linea rossa, finalmente disponibile in alta definizione: negli extra, da non perdere, “Il punto di vista degli attori” e “Dare forma al film di Terrence Malick”. Sempre la 20th Century Fox Home Entertainment propone in Blu-ray un altro classico del cinema mondiale: Eva contro Eva, con i retroscena del film di Mankiewicz e le interviste promozionali d’epoca a Bette Davis e Anne Baxter, fantastiche protagoniste. Batte bandiera nipponica invece Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence), apologo pacifista di Nagisa Oshima passato alla storia per le interpretazioni di David Bowie e Riuyichi Sakamoto, quest’ultimo autore dell’indimenticabile colonna sonora che accompagna il film (distr. Videa CDE – Eagle Pictures). 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Discorso! Discorso! Anche in Blu-ray il Re degli Oscar. Con 90’ di extra Laclassedeiclassici a cura di Bruno Fornara REGIA Tod Browning CON Lon Chaney, Priscilla Dean GENERE Poliziesco (1921) DISTR. DCult, CG Home Video Uomini nella notte Tod Browning fu regista ossessionato da personaggi con menomazioni e mutilazioni fisiche, morali, sessuali. Emarginazione e vendetta: i temi prediletti. La verità umana dei diversi: il cuore del suo cinema. Sono suoi il Dracula con Bela Lugosi (1931) e Freaks (1932). Suo attore di culto fu Lon Chaney, inquietante interprete di personaggi martoriati, deformi, orripilanti: soli. In questo Uomini nella notte (Outside the Law), Chaney fa due parti: il ghignante gangster Black Mike, “topo avvoltoio e serpente, temuto dai suoi stessi compagni”, e Ah Ming, cinese dai dentoni enormi, servo fedele del maestro Chang Low che usa Confucio per riportare sulla retta via ladri e criminali. Nella Chinatown di San Francisco si scontrano perfidi gangster, fuorilegge incalliti e una coppia di delinquenti disposti alla fine a pentirsi. Anomalo e aurorale film di gangster che si trasforma in melodramma familiare. Splendide scenografie art déco, sparatorie caotiche, inquadrature dal vero di strade e vicoli di San Francisco. Scena memorabile con l’ombra di una croce sul tappeto, ombra che porta al pentimento anche se in realtà è soltanto lo scheletro di un aquilone. Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia Francesco Nuti (Premium Cinema Emotion) 56 candeline per Francesco Nuti il 17 maggio: per festeggiarlo, Stregati, Willy Signori e vengo da lontano e Tutta colpa del paradiso. Risate, e tanta nostalgia. Gary Cooper (Studio Universal) A 50 anni dalla scomparsa (13 maggio), SU gli dedica un tributo con 5 film: da La conquista del West a Mezzogiorno di fuoco, passando per il Lubitsch de L’ottava moglie di Barbablù. Fuga da Hollywood (Studio Universal) Omaggio allo scomparso Dennis Hopper, il 30 maggio, con Fuga da Hollywood (v.o. sottotitolata), il film negletto che girò nel 1970 dopo il successo di Easy Rider. Da non perdere. Trilogia Fotter Ben Stiller e De Niro a raccolta: “presentazioni” da ridere Si parte dall’ultimo arrivato, Vi presento i nostri, terzo capitolo dell’irresistibile saga comica con Ben Stiller e Robert De Niro, genero e suocero questa volta ai ferri corti per le differenti metodologie educative da attuare per i piccoli gemelli, new entry in casa Fotter. Disponibile anche in Blu-ray, con divertenti contenuti speciali: dagli esclusivi “Bob e Ben” & “Ben e Owen”, passando per le papere del film, con prologo e finale alternativi, fino alle scene inedite e La genesi del Don Fotter. Ma non finisce qui: per l’occasione Universal propone per la prima volta in Blu-ray anche i primi due capitoli della serie (Ti presento i miei e Mi presenti i tuoi), singolarmente o raccolti in uno speciale cofanetto DVD che contiene tutti i 3 film: “Vi presentiamo i Fotter – La Collezione”. DISTR. UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE DVD Arrivano anche... L’inedito Blindness, Vallanzasca e The Tourist Silvio Forever In DVD l’autobiografia non autorizzata di Berlusconi: lo script tra gli extra CHI LO AMA CONTINUERA’ AD AMARLO, chi lo disprezza non cambierà idea: Silvio Forever di Roberto Faenza e Filippo Macelloni – “autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi” scritta da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (autori de “La casta”) – non pretende di cambiare l’opinione di chi guarda, ma ragiona sul fatto che “poi, col tempo, tutto ha cominciato a ruotare sempre di più intorno a lui. Solo a lui. Ossessivamente a lui: Silvio Berlusconi. Che, comunque la si pensi, al di là dei meriti per cui lo osannano e dei demeriti per cui lo disprezzano, è uno strepitoso personaggio della commedia dell’arte, capace di offrire miriadi di spunti per un’avventura cinematograficamente immaginabile”. Negli extra Rizzo e Stella commentano i giornali, il finale alternativo e la sceneggiatura (in dvd rom). DISTR. LUCKY RED Inve stig are a Holl ywo od L.A. Noire Casi intricati nella Città degli Angeli anni ’40. Per PS3 e Xbox 360 Può un videogioco avere una recitazione degna di Hollywood? Assolutamente sì, come nel caso di L.A. Noire, avventura che mette il giocatore nei panni di un investigatore affermato, che all’interno di una Los Angeles di fine anni ‘40 deve risolvere una serie di casi altamente rischiosi che talvolta si concludono con scontri a fuoco o sane scazzottate. Un’altra componente importante del titolo è rappresentata dal comparto grafico, che ha permesso di riprodurre la città americana alla perfezione con tutti i dettagli dell’epoca, e la recitazione dei personaggi, i cui dialoghi sono in per- 76 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 fetto sincrono con il labiale e assolutamente credibili. L.A. Noire è in uscita il 20 maggio su PlayStation 3 e Xbox 360. Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO L’abbuffata di Blu-ray continua: finalmente in Italia (mai in sala), ecco Blindness di Fernando Meirelles, tratto da “Cecità” di Saramago. Distribuisce CG Homevideo, che propone anche (in versione dvd), il film vincitore allo scorso Festival di Roma: Kill Me Please di Olias Barco. Sempre dalla kermesse capitolina arriva We Want Sex, che Lucky Red distribuisce anche in alta definizione (negli extra l’incontro con le vere operaie, le interviste alle attrici e il making of). Dalla Mostra di Venezia arriva Vallanzasca di Michele Placido (Fox), con il commento audio del regista e le scene inedite. Sony propone l’esordio hollywoodiano di Michel Gondry, il fumettistico The Green Hornet, anche in versione Blu-ray 3D con ricchissimi extra. Mentre 01 distribution punta sul glamour di The Tourist (“Destinazione Venezia”, “Quattro chiacchiere tra i canali” e “Le scene d’azione” tra gli extra) e sulla nostalgia con Nowhere Boy di Sam Taylor Wood, che racconta l’adolescenza di John Lennon. Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Borsa del cinema di Franco Montini Una scena di 2012, regia di Roland Emmerich Non solo in Italia: le produzioni USA perdono pubblico e incassi. Ecco perché Crollo americano NEL MERCATO ITALIANO si sta registrando un’autentica rivoluzione copernicana. Nel breve volgere di dodici mesi, i rapporti di forza fra cinema Usa e produzione nazionale si sono capovolti. Nel primo trimestre del 2010 in Italia si erano staccati 23,5 milioni di biglietti per film americani; quest’anno il numero di spettatori per produzioni Usa è più che dimezzato: solo 11,3 milioni. La quota di mercato del cinema americano 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 è precipitata dal 66,6% al 33%. Nella top ten 2011, dominata dai film italiani, che occupano le prime quattro posizioni, si contano, come non accadeva da tempo immemorabile, solo tre presenze americane e tutt’altro che ai primissimi posti. Se nel confronto 2010/2011, pur con qualche arretramento, il mercato sta complessivamente reggendo, il merito è del cinema italiano, che, con 21 milioni di biglietti venduti, ha visto la propria quota di mercato schizzare dal 28,7% al 56,7%. “Oggi – ha commentato il presidente dei produttori Anica Riccardo Tozzi - una commedia italiana che incassa 7 milioni di euro è spesso giudicata un mezzo flop, mentre un film americano che arriva a questa cifra è considerato un insperato successo. Paradossalmente dovremo cominciare a preoccuparci dello stato di salute del cinema Usa, perché la crisi Cast & Crew di Marco Spagnoli A B e a u ti fu l Sound Da Reds a Ron Howard: il montatore del suono Harry Peck Bolles della produzione americana rischia di bloccare la crescita complessiva del consumo di cinema su grande schermo”. Per il cinema americano si tratta di un vero e proprio tracollo, che non riguarda solo l’esito sul nostro mercato, perché i film Usa perdono terreno, pur se per ora in misura più contenuta, anche negli altri mercati europei e perfino in patria. Nel primo trimestre 2011 gli incassi sul territorio Usa sono, infatti, diminuiti di oltre il 20% rispetto all’analogo periodo 2010. Se può sorprendere la rapidità del fenomeno, non c’è dubbio che l’inevitabilità Il suono di un film va oltre la musica e i dialoghi. Da sempre il cinema americano ha curato il rumore di fondo, gli effetti sonori, costruendo degli intarsi audio straordinari. Una scuola e un team di professionisti che annovera anche il newyorkese Harry Peck Bolles, montatore del suono di grandi film quali Reds, Il colore dei soldi, Apollo 13 e A Beautiful Mind, al lavoro su grandi produzioni per registi come Scorsese, Lumet, Beatty e Forman. Chi è il montatore del suono? Di solito una persona con un ego enorme: si sente migliore degli altri nel realizzare un lavoro di cui, in genere, non si accorge quasi nessuno. Un esempio del suo lavoro? Ne Le regole della casa del sidro c’è una battaglia con le palle di neve e io ho messo insieme tutte le singole voci dei ragazzi, amalgamandole per renderle credibili e divertenti. Lo stesso accade spesso con i dialoghi degli attori, che devi alleggerire e “ripulire”. Il nostro è un lavoro importante, ma invisibile. Se si vede significa che “non funziona”. Un consiglio a chi vuole seguire le sue orme? Di lasciar perdere: oggi il computer ha reso tutti quanti una sorta di “one man band”, con più ego e meno divertimento. Se proprio non se ne può fare a meno, allora è importante avere chiara la propria linea di carriera e seguire i propri colleghi con cui, però, si interagisce sempre meno. E attenersi alle indicazioni dei sindacati contro i continui tentativi di sfruttamento da parte delle produzioni. Essere solidali e fermi su dei principi è fondamentale per non “perdersi”. Il trionfo della tecnologia ha distrutto la narrazione e ridimensionato la forza attrattiva del divismo della crisi del cinema Usa era un evento annunciato. Si sta infatti concludendo un percorso che ha preso il via a metà degli anni ‘70, quando Hollywood ha scelto di puntare decisamente verso un cinema di meraviglia, sorprese, mostri, supereroi ed effetti speciali ad alto tasso spettacolare per un pubblico di adulti/bambini. Il percorso iniziato con film come Lo squalo, Guerre stellari, ET, si è successiva- mente sviluppato nel cinema tridimensionale ed ha celebrato, in attesa di nuove e per ora improbabili rivoluzioni tecnologiche, la definitiva apoteosi con Avatar. Impensabile, al momento, immaginare un ulteriore approdo in questo percorso e di conseguenza, inevitabile, come si è detto, un ripiegamento e una crisi di contenuti, di spettacolarità e di pubblico. Il trionfo della tecnologia ha distrutto la narrazione e ridimensionato fortemente anche la forza attrattiva del divismo. Il grande cinema americano d’autore sembra scomparso con la morte di Altman e resiste, non senza difficoltà, solo grazie alla presenza dell’ultraottantenne Clint Eastwood, mentre anche le ultime prove di un cineasta prestigioso quale Martin Scorsese appaiono decisamente opache. Come già accaduto ad intervalli regolari nella storia del cinema, come successo, ad esempio, all’inizio degli anni sessanta, ad Hollywood si avverte oggi l’urgente necessità di rifondare un’industria e di reinventare un nuovo modo di fare cinema. Sarà una bella sfida. box office (aggiornato al 25 aprile) 1 Rio .............................................................. € 2 Faccio un salto all’Avana ....................... € 3 Habemus Papam ..................................... € 4 Limitless ..................................................... € 5 Cappuccetto Rosso Sangue .................. € 4,338,618 1,400,792 3,408,566 2,518,288 910,584 6 The Next Three Days .............................. € 7 World Invasion: Battle Los Angeles ..... € 8 Scream 4 ................................................... € 9 C’è chi dice no ......................................... € 10 Nessuno mi può giudicare..................... € 2,689,384 474,678 1,100,328 1,678,511 7,715,190 N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi maggio 2011 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE Libri Quando il più importante corso fluviale italiano si è vestito da protagonista. E poi grandi stelle e l’analisi del testo Fiume di storie Un Po di opere Pap à chi am a zom bie Per il suo ultimo lavoro Paolo Micalizzi prende in prestito il titolo da un film di Anthony Mann del ‘52. Là dove scende il fiume (Aska, pagg. 368, € 25,00), frutto di quindici anni di ricerche e letture, ci conduce sulle rive del Po: è sorprendente il numero di film, documentari e cortometraggi che negli anni si sono ispirati al Grande Fiume. L’intento è quello di dimostrare come il Po non abbia fatto da mero sfondo alle storie di grandi registi come Rossellini, Visconti e Soldati, ma scorrendo tra le vite dei personaggi abbia finito per ritagliarsi ruoli propri. Il volume, impreziosito da un valido impianto fotografico, appassionerà di certo chi ha impresse nella mente immagini memorabili come quelle della mondina Silvana Mangano immersa fino alle ginocchia in Riso amaro di Giuseppe De Santis. Padri, voci e… zombie: cine qua non. Sono le voci dell’Apocalisse dell’esalogia di George Romero ad animare L’alba degli zombie di Danilo Arona, Selene Pascarella e Giuliano Santoro (Gargoyle, pagg. 272, € 17,00), saggio dotto e appassionato sulle ricadute sociopolitiche di morti viventi e mai così vegeti nell’immaginario collettivo. Altre voci, non meno affascinanti, quelle raccolte da Massimo Giraldi, Enrico Lancia e Fabio Melelli ne Il doppiaggio nel cinema italiano (Bulzoni, pagg. 336, € 30,00), che abbina cronologia e curiosità, elenchi ragionati e interviste, analizzando in profondità una (quasi) peculiarità tricolore. Tocca a Mario Dal Bello, infine, segnalare I ricercati, ovvero Padri e figli nel cinema italiano del Duemila (Effatà, pagg. 176, € 12,50), con un passo doppio umano, mai paternalistico. MONICA DE LUCA 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 FEDERICO PONTIGGIA Liz, non solo diva Con la morte di Liz Taylor se ne è andata una diva planetaria come solo i migliori anni di Hollywood hanno creato. Eppure su questa attrice, capace di far scorrere fiumi di inchiostro sulle riviste di gossip, poco rimane di scritto sugli scaffali delle librerie italiane. La ricordiamo per i matrimoni numerosi, le amicizie con Montgomery Clift e Michael Jackson, le cure di disintossicazione, ma degli oltre 60 film che interpretò forse ci vengono in mente La gatta sul tetto che scotta, Cleopatra e pochi altri. E’ molto interessante allora sfogliare un volume di Gremese di recente pubblicazione, I film di Elizabeth Taylor (pagg. 175, € 27,00), biofilmografia illustrata completa che ci guida alla riscoperta della Taylor attrice e di capolavori ormai invisibili come Improvvisamente l’estate scorsa o di strani film dimenticati come Cerimonia segreta di Losey. Conversazioni sul tema Polisemia di voci intorno ad una macrodomanda: che cos’è il cinema? di Chiara Supplizi GIORGIA PRIOLO Punto Cardinale Negli anni 50, in un’Italia in balia di continue trasformazioni, il cinema cerca nuovi volti per le strade, sui palcoscenici dei teatri di rivista e sulle passerelle dei concorsi di bellezza. Ed è proprio in una serata di beneficenza che i riflettori convergono sul volto di una ragazza confusa tra la folla. Una rivelazione. Nasce così Claudia Cardinale, diva sfuggente, infelice principessa da liberare dall’antro in cui è rinchiusa, fanciulla nascosta dietro un broncio puerile, ma anche donna prorompente e ‘selvaggia’, difficile da addomesticare. In Claudia Cardinale (L’Epos, pagg. 257, € 23,80) Simona Previti ne ripercorre il mito, la straordinaria presenza capace di riempire lo spazio scenico e di togliere il fiato a generazioni di spettatori, donna sempre diversa, ma in sintonia con l’Italia che cambia. AA.VV. Conversazioni sul cinema Ed. Luigi Pellegrini € 20,00 Pagg. 416 CHIARA SUPPLIZI Tris di capolavori Cosa pensarono de La dolce vita Pasolini, Simenon o Franco Fortini? Dal paragone con il “lessico pasticciato” di Gadda fatto da Pasolini, all’“autoritratto agghiacciante” ravvisato nel film da Montanelli: è una miniera di stimoli interpretativi l’“Antologia di commenti” che chiude il saggio di Costa sul capolavoro di Fellini (La dolce vita, Lindau, pagg. 216, € 18,00). Le nuove uscite della collana Universale Film di Lindau non sono solo analisi monografiche di film capolavoro, ma riservano qualche chicca che rende il discorso ancora nuovo e stimolante. Come lo script di scene mai girate che troviamo nel volume di Vitella su L’Avventura (pagg. 250, € 19,00) o l’appendice “La musica organica” nel saggio di Lucilla Albano su Fanny e Alexander (pagg. 220, € 18,00). GIORGIA PRIOLO Tra gli autori anche Werner Herzog Che cos’è il cinema? Strumento di immortalità o di vampirizzazione? Quale il suo vero scopo? L’inseguimento di una jouissance o la perfetta riproducibilità del reale? Queste sono solo alcune delle domande che attraversano Conversazioni sul cinema (Pellegrini, pagg. 416, € 20,00), volume bilingue in italiano e inglese, in cui si susseguono undici conversazioni con altrettanti pensatori e registi contemporanei – da Julio Bressane a JeanLouis Comolli, Georges Didi-Huberman Roberto Esposito, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Werner Herzog, Paolo Jedlowski, Jean-Luc Nancy, Jacques Rancière, Paul Schrader e Slavoj Žižek. Undici conversazioni tratte da altrettanti numeri del quadrimestrale “Fata Morgana”, nato nel 2006 con l’intento di raccogliere al suo interno una polisemia di voci – da filosofi a registi, sociologi, antropologi, e studiosi di cinema – in grado di far riflettere i loro lettori sulla contemporaneità. Sulle pagine della rivista il cinema diventa così occasione per indagare il mondo e chiave con cui decifrare il moderno, senza cadere in una specificità settoriale che stringerebbe come una morsa il reale, privandolo dell’eterogeneità delle prospettive più diverse. Undici conversazioni su un tema – dal Bíos al Sacro – ma anche sul cinema, altrettanti punti luminosi in grado di segnalare un percorso, ma agli occhi dei più attenti, anche di “disegnare una costellazione”. Telecomando DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli Colonne Sonore Visti da vicino Che Dilemma! Soundtrack o playlist? Dal Grande Freddo a Pulp Fiction, quando vince l’evergreen LA CONSACRAZIONE della playlist da affiancare allo score (quando non a soppiantarlo) ha tra i suoi responsabili Kasdan e il suo Grande freddo, esempio lampante (secondo solo al caso di Pulp Fiction) di come l’evergreen da riscoprire possa rendere unica la sequenza della pellicola che accompagna. Oltre, va da sé, ad avere maggiori possibilità di guadagno una volta sul mercato rispetto allo score di un compositore, per quanto affermato. The Dilemma, incursione nella comedy da parte di Ron Howard, al contrario punta poco sull’effetto nostalgia: con l’eccezione dei Kiss più “seventies” (Detroit Rock City), della splendida Don’t Do It della Band e di Sticks and Stones di Ray Charles, la scaletta mostra una spicca- ta propensione per l’indierock degli ultimi cinque sei anni, sofisticato e non scontato se escludiamo i Fratellis con l’iperdigerita Chelsea Dagger. Ecco allora il rock rétro degli australiani Wolfmother e degli Hold Steady, specialisti nel riproporre in chiave attuale gli old sounds dei numi tutelari anni ’70; il duo dei Black Keys col loro robusto, immarcescibile repertorio rock blues, le incursioni pop rock dei Virgins e il crossover dei Neon Plastix, ammiccante al pop anni ‘80. Uno sguardo al presente con un occhio al passato, con una semplicità che non fa stancare, ascolto dopo ascolto. Perla finale: Damien Jurado, songwriter rampollo di Cohen e Drake, un’emozione “in levare” che resta. Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia Machete Robert Rodriguez se la canta e se la suona. E’ lui a impreziosire la OST di questo trailer espanso, ma non cercatela: per sentire le sue divagazioni sullo spartito supersplatter, l’unica possibilità è la sala. 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo maggio 2011 Source Code Effetti ed effettacci per Chris Bacon, che mette rumori e sintetizzatore al servizio dell’eroe dei due mondi Jake Gyllenhaal. Purtroppo per noi e Duncan Jones, in Moon c’era Clint Mansell: tutta un’altra musica. I baci mai dati Eccessiva, pop e variopinta: Roberta Torre bacia ancora, ma soddisfa meno. Stesso discorso per la soundtrack sbaciucchiata, che evoca e invoca, ma non va Oltre con Erica Mou.