Falcioni-Le rogne della MotoGP

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Falcioni-Le rogne della MotoGP
Le "rogne" della MotoGP vengono da lontano: adesso voltiamo pagina!
No, non è finita e non finirà per un bel po’ la lingua velenosa che serpeggia dentro il Motomondiale e dintorni, dopo i
fattacci di Sepang e dopo l’ultima corsa stagionale di Valencia che ha visto trionfare Jorge Lorenzo, nuovo campione
del mondo MotoGP, risultato fortemente contestato da Valentino Rossi per il presunto “biscottone” degli spagnoli.
Non torniamo sui singoli aspetti della triste e controversa vicenda – oramai un tormentone da telenovela - perché non
serve a niente, rimanendo ognuno – protagonisti e fan – della propria (legittima) opinione.
La questione di fondo è un’altra e riguarda innanzi tutto l’identità e l’organizzazione del Motomondiale(a
cominciare dalla premier class) e – cosa tutt’altro che secondaria – la gestione della MotoGP del “dopo Rossi”, il
campione-star che da oltre 10 anni la identifica nell’immaginario collettivo italiano e mondiale allargando i confini di
uno sport di nicchia e incrementandone l’appeal di immagine e comunicazione, quindi contribuendo a far piovere
sull’intero Circus iridato montagne di soldi, mai visti prima.
In realtà dal 1992 il Motomondiale è cambiato radicalmente, passando dalla organizzazione “istituzionale” della FIM con le Federazioni nazionali - incentrata sul lavoro appassionato e volontario dei Moto Club a una gestione affidata
dalla FIM stessa a una società multinazionale privata con base in Spagna (DORNA) incentrata sul motociclismo inteso
esclusivamente come show-business, strumento in grado di pompare soldi soprattutto attraverso la vendita
internazionale dei diritti televisivi. Questo, sinteticamente, il quadro.
Sul primo punto la DORNA ha seguito gli altri grandi sport (in primis la F1) perché tra sport puro, sport spettacolo e
spettacolo puro, il grande pubblico internazionale (televisivo) vuole soltanto lo sport-spettacolo. Può piacere o meno
ma è così, specie dopo l’avvento della comunicazione globale con la rivoluzione tecnologica dei new media. Il
motociclismo inteso come sport “dilettantistico” o amatoriale, indispensabile come promozione, non richiama il grande
pubblico (televisivo e non solo) non giustificando investimenti da parte di Aziende sponsor.
E’ il gatto che si morde la coda. Dentro questa impostazione, pur con molti limiti ed errori su cui non torniamo, la
DORNA ha fatto fare al motociclismo complessivamente un salto di qualità migliorando in parte lo spettacolo,
migliorando molto la sicurezza, migliorando in modo straordinario l’immagine e la comunicazione. Su questa torta
sempre più sostanziosa e appetitosa, la ciliegina rappresentata da Valentino Rossi, straordinario campione e
comunicatore show-man che buca lo schermo, ha moltiplicato interesse e interessi per questo sport.
Caso mai, forse, DORNA ha “esagerato” nel puntare totalmente su un unico cavallo, bruciando chiunque facesse
ombra a Valentino (esempio eclatante quello di Stoner, abbandonato alle sue elucubrazioni), eliminando di fatto
l’elemento fondamentale di ogni sport che è la lotta fra due grandi campioni: il campione e il suo contraltare, il CoppiBartali, il Nuvolari-Varzi ecc. ecc. Ma anche così il Luna Park è cresciuto con Rossi-star e sempre più nel ruolo di
portabandiera identitaria del motociclismo, una gallina d’oro con benefici anche all’ultimo del Circus, il mito per
genitori e figli e nipotini da avviare alla carriera del pilota per diventare campione e star “come Valentino”. E la barca
va con Rossi vincente in pista.
Il Rossi perdente (in Ducati) fa avvizzire e restringere la torta, quindi la DORNA “impone” (a Yamaha) il rientro di
Valentino su un mezzo all’altezza per tornare ai vertici. E i frutti tornano a crescere copiosi. Poi il meccanismo si
inceppa (fino a rompersi in questi giorni) proprio quando poteva essere fattibile e nel migliore dei modi un passaggio
“guidato” del testimone fra il “vecchio” Rossi e il nuovo emergente, Marc Marquez, un ragazzino fuoriclasse, quasi un
Valentino fotocopia degli inizi carriera. Rossi, ma i campioni sono tutti così, accetta sorrisi e pacche sulle spalle
dall’avversario sconfitto, non da chi lo supera.
E Marquez diventa presto indigesto perché vincente, quindi il nuovo vero “nemico”. Lorenzo è il terzo incomodo cui
vanno per adesso (per lo più meritati in pista) i frutti di questa nuova diatriba. I rapporti fra Valentino e Marc non
potevano essere gestiti da uno dei due, in questo caso da Rossi che guidava il tutto dall’alto in basso, con l’arroganza
del “dux” cui tutto è permesso perché tutto è a lui dovuto. Rossi, pur persona intelligente e di gran fiuto è caduto
nella trappola come tutti quelli che insistono troppo nello stesso gioco, usando cioè con Marquez il metodo usato
precedentemente con gli altri avversari, la pressione fino al condizionamento che trascende nella delegittimazione.
Quindi, spinto anche dall’ululato del suo clan, non vede che il “leoncino” Marc con cui si trastullava prima era
diventato un “leone” che rivendicava il suo spazio nella foresta, il proprio terreno di caccia. Dov’era la Yamaha? Ma
soprattutto dove era e dove è la DORNA per non intervenire evitando la famosa deflagrante conferenza stampa di
Valentino prima di Sepang, non vedendo che la corda si sarebbe spezzata e avrebbe mutato il gioco con il rischio di
mandare tutto a carte quarantotto? Qui siamo. Il motociclismo show-business non può tornare indietro al
motociclismo de: “I giorni del coraggio”, per far contento i nostalgici.
Ma il contraccolpo di quel che è accaduto nel finale di questo mondiale pesa e peserà negativamente, e non di poco.
Serve un salto di qualità nei regolamenti e nei rapporti interni ed esterni, una nuova capacità di direzione e di
gestione, con la DORNA in grado di esercitare il ruolo effettivo di super-partes, non quello di fan. Bene le luminarie,
bene gli sciami di ombrelline, bene i leccapiedi in fila per un pass e i portavoce degli amici degli amici.
Ma ognuno al proprio posto, capace di fare davvero quello per cui viene (per lo più) profumatamente pagato. La
MotoGP, il motociclismo tutto, appartengono solo ed esclusivamente agli appassionati sugli spalti o davanti alla tv.
Questi appassionati – ognuno con le proprie ragioni e le proprie esagerazioni- si sentono a disagio, insoddisfatti, se
non traditi.
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