l`impresa più attesa - Corriere del Mezzogiorno
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Lunedì 4 ottobre 2010 Speciale Napoli-Roma L’IMPRESA PIÙ ATTESA di CARLO FRANCO C inquantamila puponi finti ma pazzi di gioia che rifanno il verso al pupone originale che con la testa incassata nelle spalle infila gli spogliatoi mortificato dai fischi e dal risultato. Gli esteti del calcio diranno che il Napoli ha vinto con un risultato «all’inglese» ma è tutt’altra cosa: questo splendido 2-0 è stato conseguito in uno scenario che più meridionale e caldo non si potrebbe immaginare. Una caldera nella quale i tifosi azzurri hanno ragione di sognare anche se il presidente De Laurentiis si sforza di fare il pompiere, ma non gli crede neanche il carissimo amico Carlo Verdone che ha il torto di tifare giallorosso. Ma torniamo ai puponi finti, tutto sommato è stato uno sfottò accettabile, ma Totti non ha gradito e ha abbandonato il campo smadonnando. Come è consentito solo al Premier. In campo si era comportato anche peggio, più di una volta aveva «ordinato» la punizione fermando il gioco prima che l’arbitro avesse fischiato e poi tentando di buggerare i difensori azzurri battendo il fallo prima del fischio. Gli è andata male, ma Ranieri ha mostrato di subirlo e lo ha tenuto in campo mandando via Borriello, l’attaccante giallorosso più pericoloso, che ora giustamente schiuma rabbia. I metereologi annunciano bufera a Trigoria per i prossimi giorni, ma il tecnico non ha alcuna voglia di fare da capro espiatorio. Da casa Napoli, invece, solo notizie che fanno volare la fantasia dei tifosi. La vittoria, per dirla con Josè Altafini, è stata siglata con due «gollazzi» che hanno incorniciato una gara tatticamente e agonisticamente molto convincente. Quasi perfetta che, tra l’altro, ha evidenziato una condizione atletica invidiabile: la Roma aveva potuto riposare due giorni in più ma nella seconda parte dela ripresa, quando ole partite si decidono, gli azzurri erano più freschi e hanno ubriacato gli avversari stanandoli con contropiede incisivi. Diciamo la verità: la premiatissima «ditta» MA-CA-LA (Marek sta per Hamsik)specialista in gol da antologia fa sognare e qualcuno già la parogona alla MA-GI-CA di Maradona, Giordano e Careca: andiamoci piano, ma a bassa voce diciamocelo perchè i fuoriclasse sono supportati da un impianto di gioco che di domenica in domenica si mostra più convincente. Anche per l’apporto dei nuovi arrivati: ieri il franco alegerino Yebda si è inserito come fosse un veterano, segno che ha stoffa e grinta, al pario del «principito» Sosa. Guardiamo avanti, insomma, ma non dimentichiamo quello che è successo ieri pomeriggio. Statistiche alla mano, infatti, gli azzurri hanno frantumato l’ultimo tabù e guardano la Roma dall’alto in basso. I due gol che hanno fatto esplodere il San Paolo, tra l’altro, valgono sei punti di distacco: nessuno s’illude più di tanto perchè il campionato sta facendo ancora le prove, ma certi distacchi fanno bene alla classifica e, soprattutto, al morale. Sugli spalti è stata festa grande e sinceramente dispiace che la tribuna riservata ai tifosi giallorossi sia rimasta desolatamente vuota. Non lo diciamo perchè il Napoli ha vinto, ma, vivaddio, alla coreografia del derby non si può «togliere» la sfida nella sfida, quella che dal campo si trasferisce sugli spalti. Sono passati molti anni ma quell’assordante «nun ce vonno sta» che ascoltammo all’Olimpico in occasione di una sonorissima batosta del Napoli ci fischia ancora nelle orecchie e ci fa male. E allora gettiamo la maschera e mischiamoci al coro di fine partita (oj vita oi vita mia) che ha trasformato lo stadio in un palcoscenico dove il pubblico è in delirio al termine di una recita perfetta. Alla festa è mancato solo Mazzarri che a fine partita ha tirato via rifiutando l’intervista di rito: ufficialmente il tecnico azzurro ha accusato un leggero calo di zuccheri e questo sinceramente addolora, ma conoscendo il suo temperamento non ci sentiremmo di escludere che abbia scelto di uscire per la porta di servizio in segno di protesta: troppe volte il gioco del «suo» Napoli, infatti, è stato criticato oltre i demeriti della squadra e sinceramente se è andata come abbiamo ipotizzato si può anche capire il «toscanaccio» che ha messo insieme una squadra che la faccia difficilmente la perde. Anche dopo quindici minuti di black-out e tre pappine che potevano buttarci fuori dall’Europa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno NA La partita Gol di Hamsik e autorete di Juan. Si va avanti in classifica Napoli sul podio del suo San Paolo Azzurri vittoriosi (2-0)su una Roma senza piglio L squadra. Ranieri in avvio di ripresa modifica a Roma rende tutto più semplice al subito l’assetto tattico, inserendo Brighi per Napoli e la sfida del San Paolo vinta Menez, unico uomo del suo tridente che fino dagli azzurri per 2-0, resterà nella a quel momento aveva garantito maggiore vestoria. Almeno in quella che Aurelio locità e spinta. Totti non in gran giornata si De Laurentiis ha cominciato a scrivere sei anlimita all’ordinario, fidando evidentemente ni fa. Il pubblico è quello delle grandissime nei tocchi leziosi che un campione assoluto occasioni, la formazione messa in campo da sa di avere e di poter sfoderare in un qualsiasi Mazzarri (che a fine gara ha anche un lieve momento; Borriello si dà da fare andando a malessere) è la più titolata, col tridente delle recuperare palla fino alla trequarti ma trova meraviglie - Hamsik, Lavezzi e Cavani - e la in Cannavaro un muro quasi invalicabile. La difesa invalicabile dei tempi migliori. L’avvio Roma prova ad alzare il ritmo, ma resta vittidi gara è di un tatticismo esasperato, con gli ma di se stessa. Perchè il Napoli non è affatto avversari che provano a rallentare il ritmo e stanco, non risente della fatica di Europa Leacon squadre che difficilmente si fanno trovague e finalmente trova terreno per giocate vere allungate. Il Napoli deve adeguarsi, non loci, ripartenze pericolose. Ci prova Cavani al può ripartire in velocità perchè la difesa della minuto dodici che arriva in contropiede da Roma è quasi sempre schierata con sei uomimetà campo davanti a Lobont, ma spara il palni dietro la linea della palla. La Roma dà quasi lone sul portiere. Ci prova lal’impressione di voler far solo vezzi, ispirato da Hamsik e ancorrere a vuoto il Napoli, sfianticipato di un soffio in calcio carlo e poi eventualmente col- Malessere per Mazzarri d’angolo. Ci prova tutto il pirlo quando le forze e le ener- Il tecnico azzurro ha avuto gruppo azzurro. Che spinge e gie degli azzurri (reduci dalla un leggero malore mette la Roma in difficoltà. gara di Europa League di giovedì scorso a Bucarest)sareb- e non ha tenuto la consueta Mazzarri fa il primo cambio: Yebda per Gargano, l’algerino bero venute meno. Primo tem- conferenza stampa subentra con autorevolezza e po di sostanziale equilibrio, gran senso di organizzazione sebbene l’occasione d’oro che di gioco. Ranieri, a sorpresa toglie Borriello capita sui piedi di Lavezzi ad una manciata di per Vucinic. Al minuto ventisei la svolta della minuti dal fischio di inizio dia già il senso di partita: Lavezzi serve con intelligenza Dossequella che sarebbe stata la partita fino al nona, che va sul fondo e crossa al centro per vantesimo. Occasione per il pocho di lanciarHamsik, il quale, in corsa, mette di destro alle si in contropiede a difesa non schierata: metri spalle di Lobont. Esplode il San Paolo, la Roe metri, la falcata è impressionante. Lavezzi ma è all’angolo e non accenna ad alcuna reaperò invece di servire Cavani, libero e solo, zione, subisce dieci minuti più tardi il raddopcalcia fiacco nelle mani di Lobont. Si spegne pio azzurro: l’azione parte proprio da Yebda poi di poco a lato il tiro di Dossena su passagche apre per Campagnaro; l’argentino serve gio di Hamsik. Lo slovacco gioca la sua miCavani che spara verso la porta e con la comglior partita di inizio stagione. Intelligenza tatplicità din una deviazione involontaria di tica, controllo palla al piede, pregevolissimo Juan sigla il 2-0. Tredici anni dopo la vittoria ispiratore per i compagni e soprattutto unico sulla Roma al San Paolo, regala il secondo poa portare a conclusione ogni azione. La Roma sto in classifica, in attesa del posticipo tra Jufa poco o nulla, arroccata com’è nella sua ve e Inter. area. La prima frazione di gioco si chiude tra Monica Scozzafava gli sbadigli, sebbene i cinquantamila del San Paolo non smettano mai di incitare la propria © RIPRODUZIONE RISERVATA 25’ pt Penetrazione azzurra con Hamsik che porta palla, destro e sinistro poi la botta secca ma il portiere giallorosso c’è e respinge 32’ pt Lavezzi lancia in profondità Hamsik che stoppa di petto e tira di sinistro, ma questa volta Lobont si supera e respinge con i piedi 13’ st Il Napoli potrebbe colpire come meglio gli viene: in contropiede. Cavani s’invola e arriva davanti all’estremo difensore giallorosso che respinge il tiro 20’ st Occasione per il Napoli Cavani tutto solo sotto rete non deve far altro che insaccare alle spalle di Lobont, ma c’è Jaun che salva 3 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA Le interviste Hamsik: non è importante chi segna. Lavezzi: in campo con grinta Le pagelle NAPOLI di MONICA SCOZZAFAVA Hamsik, c’è sempre il suo «zampino» 7,5 HAMSIK Mai una giocata a caso. L'intelligenza tattica pure quando il ritmo della partita è basso lo distingue pure in mezzo a una scuderia di campioni. Ispira tutte le azioni pericolose del Napoli, cerca e trova il gol. 6,5 DE SANCTIS C'è ed è una garanzia. Mai un pericolo vero per merito degli attaccanti avversari. Recupera però su una deviazione che poteva essere letale. Il risultato era ancora sullo 0-0, il salvataggio è stato decisivo. 6,5 CAMPAGNARO Non deve fare straordinari, i suoi disimpegni sempre ordinati e precisi. Si infortuna nel finale al termine di una gara in cui ha dato tutto. La dedica di De Laurentiis «Vittoria per i nostri tifosi» 6 MAGGIO In avvio si adegua al ritmo lento della gara, non riesce ad affondare come sa, meglio in fase di copertura. 6 GARGANO Zanzara fastidiosa, spezza il ritmo pur se blando della manovra avversaria. Non ha molte idee in fase di impostazione, non è giornata per punizioni. 6,5 DOSSENA Va al tiro più volte, si smarca ma le sue conclusioni trovano poca fortuna. Poco audace rispetto ad una difesa che non è irresistibile. I cross sono la sua forza più grande e quello per Hamsik diventa decisivo. 7 LAVEZZI In avvio i ritmi bassi non sono per le sue giocate. Ha un'occasione chiarissima, ma non vede Cavani che tutto solo può solo appoggiare in rete. Vede invece Dossena (nella ripresa) e ispira il gol di Hamsik. L mo abituando ad affrontare le giornaa soddisfazione di aver sfatate senza una programmazione e una to un tabù lungo 13 anni c’è logica specifica sul piano produttivo tutta. Ma il presidente del Nae sul piano razionale». Sfoghi a parte, poli, Aurelio de Laurentiis, si il patron chiosa la sua incursione presenta in sala conferenze senza il post partita con i giornalisti con la casolito sorriso, quello che tiene sembala. Per lui, che alla scaramanzia ci pre stampato sul volto dopo una gara crede eccome, vincere contro i cugini come quella di ieri. Aveva una sola giallorossi è sinonimo di tabù sfatapreoccupazione, il patron: che la to. Erano 13 anni, infatti, che di fronsquadra non avesse recuperato la parte al pubblico amico del San Paolo, tita giocata giovedì scorso a Bucarest, gli azzurri non vincevano contro la e non lo nasconde: «Abbiamo fatto Roma. Secca la risposta: «Il 13 non è una squadra per vincere. Oggi, con il mio numero, non mi piace. Ma oggi questa vittoria, abbiamo sfatato il tami ha portato fortuna. Va bene così». bù del 13 soprattutto perché io sono Prima della conferenza stampa del convinto che abbiamo un’ottima presidente, a passare in sala stampa è squadra e un allenatore che ha capacistato uno dei due "man of the matà ed esperienza anche sul piano eurotch", Marek Hamsik. Cappeo». «Certo, ero preoccupellino calato sugli oc- Pocho Ezequiel Lavezzi in azione pato del fatto che la Rochi, timido come sempre ma aveva giocato martedi fronte a taccuini e teledì in casa e noi giovedì in camere lo slovacco è conRomania. Mi chiedevo se Mi chiedevo tento per il risultato. avevamo il tempo di recu«Non è importante chi perare. Era una cosa che se avevamo il tempo segna — si schernisce il mi dava fastidio, mi chie- di recuperare centrocampista azzurro devo se noi siamo servi — la cosa che conta è vinsciocchi del sistema. Non Era una cosa cere». Poi una riflessione stiamo lì a fare il giochi- che mi dava fastidio sul piazzamento in classino per chi governa il calfica: «Sicuramente — ha cio, lo dico a voce alta e, rriva la sosta per le nazioaggiunto — siamo conse necessario, lo dirò annali, ma quella che potrebtenti di stare così in alto cora a voce più alta. Perbe rivelarsi una panacea in classifica, ma la stagioché questa partita non la per far rifiatare qualche giocatore si poteva giocare lunedì si è invece trasformata in un ostane è iniziata da poco e Tredici anni che non sera? I campionati devocolo ulteriore. Mazzarri, infatti, alquesto campionato è no giocarsi in equilibrio e vincevamo? la ripresa fissata per mercoledì, si molto combattuto». L’innoi abbiamo giocato gio- Non è un numero che mi vito alla calma, così cotroverà a fare a meno di ben otto vedì. Il fatto che abbiamo giocatori tutti convocati per le rime poi ha fatto il pavinto è importante. Ab- piace, ma questa spettive nazionali impegnati in tron, arriva anche dal biamo dimostrato che sia- volta ci ha portato bene amichevoli o qualificazioni eurobomber azzurro: «È anmo qui a disposizione dei pee. Di certo, il tecnico toscano si cora presto, ma il nostro nostri tifosi. È a loro che è lamentato di sovente, così come obiettivo è l’Europa, dobbiamo rendere conto». Poi è un De Laurentiis, di non poter prodobbiamo pensare a una gara per crescendo, con uno sfogo contro il Pagrammare la settimana tipo viste volta, ma giocare ogni tre giorni non lazzo: «Finché ci saranno i "finti pale numerose assenze, ma ciò signiè facile, ma oggi abbiamo fatto una droni" conviene rimanere con i piedi fica anche aver in rosa giocatori buona partita». Infine la dedica per il per terra e non alimentare speranze di valore che rappresentano un gol, alla moglie Martina e al piccolo che potrebbero rivelarsi vane». Obietfiore all’occhiello per la società Cristian. Parole di gioia anche dal Potivi. De Laurentiis conferma che quelche vede aumentare anche il valocho Lavezzi, intervistato da Sky non lo primario è un posto dal quinto al re dei calciatori. Ezequiel Lavezzi appena terminata la gara: «Penso decimo: «poi se verrà qualcosa di mee il Principito Sosa sono stati conche la grinta che abbiamo messo in glio sarà tutto guadagnato. Sono coi vocati dal ct dell’Argentina Baticampo sia stata la cosa che più ci ha piedi per terra, conosco come sono sta per affrontare il Giappone in aiutato per ritrovare la vittoria che impostati male i campionati in Italia un’amichevole a Saitama il prossiqua da parecchio tempo mancava». e in Europa. Se avessimo organizzato mo 8 ottobre. «Dobbiamo rimanere tranquilli — tutto noi che siamo i veri padroni del Nell’ultima partita contro la ha aggiunto — tre giocatori aiutano, calcio e non loro finti padroni del calSpagna, il Pocho non ha giocato ma la cosa più importante è la squacio potrei dare una risposta diversa. nemmeno un minuto, finendo in dra. Non si va da nessuna parte se Adesso, poi, ci sottraggono anche i panchina e sobbarcandosi un vonon si gioca in undici». Antonio Scolamiero giocatori per le Nazionali». «Insomlo intercontinentale. Per Sosa si ma — ha aggiunto ancora — ci stiatratta, invece, della prima convo© RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ 6,5 ARONICA Erge un muro contro Cicihno e Totti. Ci va di tecnica e di mestiere, buoni anche gli spunti in avanti per i compagni. Lottatore. 6,5 PAZIENZA Ammonito un po' troppo frettolosamente da Tagliavento, ma non si lascia condizionare. sale in cattedra nella ripresa. Il patron frena però gli entusiasmi: «Puntiamo al quinto posto, quello in più sarà tutto guadagnato» ❜❜ 6,5 CANNAVARO Controlla Borriello quasi in surplus, tranne in una occasione dove una sua deviazione stava per beffare De Sanctis. Capitano instancabile fino all'ultimo secondo. 6,5 CAVANI Si dà da fare, ma l'impressione è che sconti la stanchezza della gara giocata giovedì a Bucarest. Fa lavoro straordinario anche in fase di copertura e quando riparte da troppo lontano, arriva poco lucido davanti alla porta avversaria. Quando è in area diventa infallibile. 6 YEBDA Entra d'autorità e si carica col gol che arriva esattamente un minuto dopo il suo ingresso. In crescita 6 ZUNIGA C'è da lottare negli ultimi dieci minuti e lui si cala nel ruolo in ogni parte del campo. 7 MAZZARRI Sfata anche l'ultimo tabù dell'era De Laurentiis. Prepara una gara perfetta contro una Roma disposta in campo solo per evitare di subire troppo. La sosta Il Napoli riprenderà gli allenamenti senza i suoi «big» Otto azzurri volano in nazionale A Esultanza Hamsik festeggiato dai compagni dopo il gol cazione nel nuovo corso targato Batista. Camilo Zuniga, invece, dovrà disputare una doppia amichevole con la Colombia. La prima contro l’Ecuador (8 ottobre nel New Jersey), mentre il 12 ottobre affronterà gli Usa a Philadelphia in Pennsylvania. Un tour de force notevole per l’esterno sudamericano. Anche Walter Gargano e Edinson Cavani saranno impegnati in una bella sfacchinata. L’8 ottobre affronteranno l’Indonesia ed la Cina il 12 ottobre la Cina. Yebda, invece dovrà affrontare con la maglia dell'Algeria (10 ottobre) la Repubblica Centrafricana, partita valevole per le qualificazioni alla Coppa Africa del 2012 che si giocherà a Bangui, nella repubblica centraficana. Hamsik, autore di tre gol in stagione (due in campionato), parteciperà con la Slovacchia a una doppia sfida per le qualificazioni europee del 2012. La prima con l’Armenia l’8 ottobre e poi quattro giorni dopo nel "derby" con la Repubblica Ceca. Infine anche Nicolao Dumitru, uno degli ultimi arrivati in maglia azzurra è stato convocato nella nazionale under 20 e giocherà a Cervia contro la Svizzera (il 12 ottobre) nell’ambito del torneo delle Quattro nazioni. Donato Martucci © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 NA Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno 5 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA Il personaggio Applaudito a fine partita dai tifosi azzurri: foto e tanti autografi L’attore Borriello, il napoletano arrabbiato Verdone: Marco è davvero un campione Sostituito non gradisce: «Non ero stanco» B ello, bravo, a volte chiacchierato, spesso felice. Ma mai del tutto, perché la jella torna sempre a trovarlo, a intervalli più o meno regolari. E' da sempre così, la vita di Marco Borriello. Alti e bassi: volare, cadere e ripartire. Sempre così, fin dall'inizio. Con la professionalità del campione, che sa dire le verità sempre, anche se fanno male. Ieri sostituito un po’ a sorpresa da Ranieri, a fine gara: «Rispetto la decisione dell’allenatore, ma se ha detto che ero stanco non posso condividere. Non ero stanco». Lascia poi il San Paolo tra sorrisi, strette di mano. Autografi e foto di chi lo guarda con rimpianto. Lui è napoletano e non dimentica. Da quell'infanzia a San Giovanni a Teduccio segnata dalla morte del padre e dalla decisione della mamma di mandarlo al nord quando non era neppure adolescente, a cercar fortuna tirando calci ad un pallone. E' passato tempo, da allora. E Marco, a un'occhiata superficiale, non sembra neppure più un figlio di questa terra. I modi sono poco ruvidi, il lessico risente pochissimo dell'accento natìo. Ma è solo la corteccia. Il ragazzo è napoletano dentro, e appena può lo dimostra. Come quando criticò Roberto Saviano: «Ha lucrato sulla mia città. Non c'era bisogno che scrivesse un libro (Gomorra, ndr) per sapere cos'è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto», disse l'attaccante della Roma. Per poi correggere il tiro, e chiarire: «Sto dalla sua parte». Sfoghi, scatti… Rimane però il messaggio di fondo: Marco si sente ed è napoletano. Nonostante il suo girovagare su al nord: Trieste, Treviso, Empoli, Milano, Genova. Con la parentesi di un anno a Reggio Calabria. Una carriera tra alti Attaccante Marco Borriello durante la conferenza stampa di presentazione a Roma dopo il suo passaggio dal Milan ai giallorossi e bassi, costellata di infortuni (un menisco, una spalla ballerina, un po' di problemi muscolari assortiti) e di altri incidenti di percorso. Come quello datato dicembre 2006: positivo al cortisone al test anti-doping in seguito a Roma-Milan. Il giocatore attribuì il fatto ad una contaminazione fortuitamente derivata da una crema topica contenente cortisone, usata dalla compagna sui genitali per una lieve e comune infezione irritante. Già, le donne. La sua relazione con Belen Rodriguez ha fatto più rumore delle due tri- Orgoglio di mamma «E’ uno di noi, di questa terra. Non debbo aggiungere altro» ha detto la mamma del centravanti giallorosso, Margherita Esposito che gestisce una tabaccheria in città plette nella stessa stagione con la maglia del Genoa. Quella che ha caratterizzato l'apice della sua carriera. Finora, almeno. Perché Marco continua a migliorarsi, e continua ad incantare per quel modo di giocare unico: forza fisica, capacità di proteggere palla e far salire la squadra, ma anche grande rapidità e tecnica, che sfrutta per segnare gol spesso bellissimi. La mezza girata col piede mancino su cross da sinistra è già un marchio di fabbrica. E' «un gol alla Borriello», come ci sono il cucchiaio di Francesco Totti e il colpo alla Del Piero, col destro a giro dal vertice sinistro dell'area di rigore a morire nell'angolo alto opposto. A Roma, e non poteva essere altrimenti, già lo adorano. Eloquenti le parole di Riise nel mezzo della settimana che ha portato a Napoli-Roma: «Borriello mi ha impressionato, è un giocatore fantastico che sarà molto importante per noi. È nuovo ma ha già segnato gol importanti e bellissimi. Lavora molto duramente anche in difesa e mi piace come tipo di giocatore». Umiltà, spirito di sacrificio e talento. I tratti caratteriali della gente di qui. Del resto, la sua San Giovanni la punta giallorossa se la porta nel cuore e vi fa spesso ritorno per salutare gli amici e andare a trovare sua madre. «E' il quartiere con il più alto tasso di famiglie malavitose in Italia, pare. Come si cresce in un ambiente del genere? Non è la jungla, ma nemmeno Disneyland. Diciamo che ti tempra e ti insegna a stare sveglio fin da piccolo. Prendi un bambino di otto anni di Napoli e uno venuto su altrove: la differenza si vede», confidò Marco alla rivista GQ. Spiegando molte cose. E lasciando intendere che sotto sotto l'idea di tornare nella sua città lo stuzzica e non poco. Nel corso dell'ultimo mercato Aurelio De Laurentiis ci provò a portarlo in azzurro, poi non se ne fece più nulla. Dino Manganiello © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Verdone è supertifoso giallorosso ma ammette che il Napoli è una squadra forte che può essere protagonista in questo campionato. E non lo dice soltanto perchè il suo produttore cinematografico, Aurelio de Laurentiis, è il presidente degli azzurri. La partita l’ha seguita in televisione, ma di certo non macherà al match di ritorno all’Olimpico di Roma. «Il Napoli è la squadra del mio produttore, pensate che gli ho mandato un sms dimenticandomi che c'era la partita — ha detto Verdone a Radio Marte — non mi rispondeva e solo dopo ho capito il motivo. Comunque il Napoli è forte, Cavani è un campione, e fa paura: è rapido, segna, è un giocatore completo. Anche Lavezzi mi piace. Comunque devo dire che De Laurentiis è un galantuomo, ama lo sport e non si nasconde quando una squadra diversa dal Napoli fa una bella prestazione. La Roma? Abbiamo sempre problemi di preparazione, speriamo che poi ci sia un buon recupero. Borriello mi piace molto, è un vero bomber». © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 NA Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno 7 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA Al San Paolo Sulla panchina partenopea dal 1991 al 1993 fu esonerato da Ferlaino dopo la sconfitta con il Milan e l’eliminazione dalla Uefa Rapporto difficile Ranieri ha avuto momenti di tensione con l’allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino Allenatore gentiluomo Dal Campania Puteolana fino all’azzurro: la storia dell’uomo e del tecnico Ranieri A Roma lo chiamano l’Imperatore Claudio. A Napoli lo ricordano con grande affetto, soprattutto per quello che è: un signore e un grande allenatore. Nel 1988, dopo una parentesi alla Vigor Lamezia in Interregionale (attuale serie D) arriva a Pozzuoli a guidare la Campania Puteolana, in serie C. Viene esonerato dopo la sconfitta di Francavilla. Al ritorno agli allenamenti i calciatori si rifiutano di rimettersi al lavoro, proclamano un’assemblea e intimano al club: reintegrate Ranieri, altrimenti non ci alleniamo. Solo a a cinque giornate dal termine viene richiamato per cercare di salvare la squadra dalla retrocessione. Questo episodio fa capire quanto Ranieri lasci il segno nelle squadre dove ha allenato. Tutti ne hanno sempre apprezzato le doti umane, ma soprattutto quello di allenatore capace di leggere anche le partite in corsa e trovare le giuste soluzioni. A Napoli arriva nell’estate del 1991 e strappa un ingaggio di 750 milioni di lire, poi con la conquista dell’Uefa ottiene un aumento fino a un miliardo. E’ reduce da uno straordinario trienno a Cagliari, squadra che ha portato dalla serie C alla serie A. Il Napoli è una squadra allo sbando, messa ko dalla positività di Maradona. Arrivano Blanc, e Padovano, ma nel Napoli ci sono ancora Careca (che chiuderà con 15 reti), Zola (12 reti), De Napoli, Crippa, e Alemao che verrà schierato anche terzino sinistro. Ranieri lavora molto sulla testa dei calciatori, li trasforma e compie il miracolo: arriva quarto e conquista la qualificazione alla Coppa Uefa. A Napoli si trova benissimo, trova la sua guida spirituale: don Gennaro, sacerdote della parrocchia di Via Tasso. E’ sempre sulla graticola, ma nonostante ciò la squadra parte benissimo nella seconda stagione. Arrivano Fonseca e Thern. L’uruguagio in Coppa Uefa fa ben 5 gol al Valencia, sembra il preludio ad una grande stagione e invece in campionato arrivano le grane. Il Milan di Capello passeggia al San Paolo (1-5 con quattro reti di Van Basten). Ferlaino esonera Ranieri, che intanto è stato eliminato anche dal Paris Saint Germain in Coppa Uefa. Il presidente del Napoli rivelò poi di non avere avuto più un dialogo con l’allenatore Romano: «Il primo anno fu straordinario e raggiungemmo la Uefa con pieno merito. Il secondo andò male: Ranieri non accettava consigli, sarebbe rimasto a lungo in azzurro se solo L’incontro Padre Gennaro, il parroco di via Tasso, è diventato la guida spirituale del mister giallorosso Da calciatore Scoperto da Herrera, lanciato da Scopigno avesse avuto maggior dialogo con me». Fine di un sogno, per il giovane Ranieri che comunque si è tolto grande soddisfazioni da allenatore. Il resto, infatti, è storia recente. Fiorentina e poi tanto estero. Esperienza maturate in giro per l’Europa, passando dalla Spagna all’Inghilterra e viceversa. Tra Chelsea, Valencia ed Atletico Madrid, il tecnico di San Saba si è formato, è cresciuto, ha consolidato un’esperienza internazionale. Un nuovo impulso lo ha avuto con il ritorno in Italia, a Parma per la precisione dove è riuscito a salvare la squadra, compiendo un autentico miracolo. Poi alla Juventus, dove nel suo biennio ha conquistato un secondo e un terzo posto. Ma non sono bastati anche per lo scarso feeling con l’ambiente juventino che lo scaricato nonostante mille difficoltà. Ora ha coronato il suo sogno il 2 settembre del 2009. E’ ritornato a casa, nella sua Roma. Per un ragazzo cresciuto a Testaccio è proprio il massimo. Il tifoso Ranieri ha stretto i denti nei momenti più duri, soprattutto in avvio ma ha compiuto un autentico miracolo, contendendo fino all’ultimo lo scudetto all’Inter. Cosa chiedere di più? Tutti gli rinfacciano di aver vinto poco o nulla in carriera, ma ha vinto mille battaglie e queste accuse non l’hanno mai scalfito. Mai oltre la Capitale: la carriera di Claudio Ranieri si è consumata tutta al Sud. Con un grande amore: la Roma. La squadra che ora allena. Oltre ai giallorossi, Ranieri ha giocato con Catanzaro, Catania e Palermo. Comincia giovanissimo nell'oratorio di Piazza San Saba a Roma. E’ un attaccante col vizio del gol. Tant’è che a sedici anni passa con la formazione «Dodicesimo Giallorosso» sempre a Roma. Qui lo nota Helenio Herrera e a 17 anni viene tesserato con la Roma. La svolta tecnica è dovuta al suo allenatore Primavera, Antonio Trebiciani che gli cambia ruolo portandolo in difesa. E da terzino esordisce in serie A Esordisce in Serie A il 4 novembre 1973 in Genoa-Roma 2-1 ed a lanciarlo è il tecnico Manlio Scopigno. Disputa 6 partite in campionato, per poi passare al Catanzaro: in serie A con questa maglia disputa 128 partite tra il 1976 e il 1982. Chiude la carriera a Catania e Palermo. Donato Martucci © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento sul campionato Il tecnico: Napoli da scudetto con Lavezzi al top «I l Napoli può essere davvero la sopresa di questo campionato: una squadra bello e quadrata». Claudio Ranieri vede anche un futuro azzurro per la lotta allo scudetto. «E’ una grande squadra — insiste il tecnico giallorosso — Lavezzi è tornato il giocatore che tutti conoscevamo. Poi Hamsik e Cavani sono fior di giocatori. Lottare per lo scuedetto? Il Napoli può farcela. Poi le altre outsider sono Lazio e Palermo. La prima è uscita dalle ambiguità dello scorso campionato, partendo bene. Il Palermo invece è ancora troppo giovane, pur avendo Pastore e Hernandez. Potrebbe venire fuori un campionato come quello vinto dal Verona, nel 1985. A me piaceva tanto il Cagliari di Riva, se non dovesse vincere la Roma mi piacerebbe vincesse una di queste». Per l’allenatore della Roma è in arrivo anche il rinnovo del contratto. A breve dovrebbe esserci l’incontro decisivo con la società per firmare un prolungamento destinato a garantirgli la permanenza sulla panchina giallorossa almeno fino Il Pocho Lavezzi è per Ranieri giocatore dal grande talento al 2013. Anche perchè sull’operazione pare ci sia stato il definitivo via libera da parte dell’Unicredit, il colosso bancario che di fatto controlla la Roma. Ma Ranieri preferisce parlare del presente, del campionato, più che approfondire il tema del suo futuro. «L'attuale campionato sarà un torneo combattuto fino alla fine — ha evidenziato il tecnico — c'è livellamento, ci sono molte squadre valide che possono dare fastidio fino alla fine e lottare per traguardi importanti». Qualche commento, invece, l’allenatore lo ha rilasciato sul ruolo della società e sul suo rapporto con gli attuali vertici del sodalizio giallorosso. «Ho sempre rispettato ed apprezzato il lavoro svolto da Rosella Sensi — ha conclueso Ranieri — c'è unità d'intenti e stessa visione delle cose. Siamo da dieci anni ai vertici grazie ai Sensi». Per Ranieri il ritorno a Napoli ha rappresentato anche una sorta di amarcord. «Sono stati momenti belli» ha detto il tecnico giallorosso commentando la sua esperienza in azzurro. Ma il tecnico ora è più che mai proiettato verso il campionato della sua Roma. Che dopo un inizio difficile sembra pronta ad un recupero. «Stiamo crescendo — ha detto l’allenatore — e sono convinto che possiamo essere protagonisti in questo campionato che si sta rivelando interessante». © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno 9 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA NA Il confronto L’uruguaiano e il cileno sono pedine fondamentali della mediana di Napoli e Roma Gargano-Pizarro, i piccoli giganti del centrocampo Insostituibili per i propri allenatori La curiosità Per i partecipanti al «Fantacalcio» originale, quello della Gazzetta dello Sport, «il mediano modello» è Walter Gargano. E infatti chi l’ha acquistato ad inizio stagione si è sempre C entrocampisti tascabili, di qualità e quantità, diventati perni fondamenti della mediana. Walter Gargano e David Pizzarro, si assomigliamo molto nel fisico e nella tecnica e hanno fatto e stanno facendo tanto con le rispettive maglie. L’uruguaiano è alto 168 cm, il cileno 170. Simili, dicevamo, ma anche fondamentali nello scacchiere di Napoli e Roma. Pizarro è necessario per il modulo di Ranieri, per il suo 4-4-2. Così come per Mazzarri, il Mota, è diventato un calciatore insostituibile. Fin qui, infatti, l’uruguaiano ha giocato tutte le partite in campionato ed Europa League. Ha però saltato quella di Cesena sin dal primo minuto, poi però quando è entrato, ha fatto vedere tutto il suo valore. Le sue accelerazioni hanno dato la stura alla rimonta del Napoli, e ha servito anche l’assist per il 3-1 griffato dal connazionale Cavani. E’ migliorato con Mazzarri, sta lavorando tanto in allenamento tra i rimbrotti dell’allenatore che chiede sempre il massimo ai suoi giocatori, anche per cercare di limare i difetti. Ecco, i difetti. Spesso Walter, dopo un lavoro dispendioso, fatto di pressing ai portatori di palla, pecca proprio negli assist spesso non precisi. In quest’avvio di stagione un po’ meno per la verità, disciplinato proprio dagli insegnamenti del tecnico toscano. Resta memorabile il suo primo gol nel campionato italiano proprio alla Roma, in un 4-4 che resta nella storia recente di una rivalità sportiva intramontabile. Il mediano di Paysandù da 30 metri annichilì Curci in porta. Un gol straordinario, bissato una settimana dopo da un'altra rete segnata a Buffon contro la Juventus. Capace di questo e altro Gargano, che sta cercando il gol con insistenza, dopo aver colpito pali e traverse. Gargano ha detto sempre di ispirarsi a Pizzarro, ormai da Non si passa Walter Gargano è diventato uno dei più forti interditori d’Italia Tanto carattere ma anche forza in quei soli 168 centimetri ritrovato con ottimi voti in pagella rispetto ad un costo, nove milioni, che non risulta affatto esagerato. Nella classifica di rendimento dei centrocampisti, infatti, l’uruguagio risulta essere il migliore. Anche più di Pizarro. L’unico che ha recuperato qualche posizione è Rino Gattuso. Che comunque resta a debita distanza dal centrocampista partenopeo. Le quotazioni di Gargano sono il rialzo: ma come nella realtà non lo si vende. © RIPRODUZIONE RISERVATA La sfida del presepe: Totti contro il Pocho Uno contro uno David Pizarro e Walter Gargano si sono sfidati più volte con le maglie di Napoli e Roma E’ sempre stato un confronto aspro ma corretto tra questi due piccoli uomini dominatori del centrocampo anni nel calcio italiano. Il cileno ha 31 anni, contro i 26 dell’uruguaiano, e ha sempre dimostrato il suo valore sin dai tempi dell’Udinese guidata da Spalletti. Non è un caso poi che lo stesso tecnico lo ha rivoluto alla Roma, dove ha trovato la sua consacrazione con prestazioni d’autore e rivelandosi un grande centrocampista. Roy Hogdson, attuale allenatore del Liverpool, lo ha trasformato in un regista davanti alla difesa. Le sue doti sono indiscusse: è capace di verticalizzare la manovra, così come dare un notevole contributo alla difesa. Celebri e efficaci anche i suoi calci di punizione, spesso a segno. Gargano sta cercando di affinare la tecnica, proprio sui calci da fermo e ultimamente sembra più preciso. El Mota si è legato al Napoli fino al 2015, così come il suo cognato Hamsik (Walter è fidanzato con Minska, la sorella dello slovacco con la quale ha avuto anche un figlio). Ama Napoli e non vorrebbe mai lasciarla. Dopo tre stagioni è diventato ormai un punto fermo, collezionando le 100 presenze in maglia azzurra. Il mondiale sudafricano è stata una grande vetrina per lui, anche se non ha giocato L tantissimo ma l’Uruguay si è classificato al quarto posto. Non male. Ora vuole vincere con il Napoli, il suo vero obiettivo e regalare una gioia ai tifosi azzurri. Ora Gargano è senza dubbio più di Pizarro. Più forte atleticamente e meno soggetto agli infortuni del cileno che spesso marca visita. E soprattutto il suo dinamismo sembra insostituibile. Trovare un giocatore che gli somigli in questo Napoli è un’impresa ardua. Recuperare palloni come fa lui e riuscire a dare quella giusta spinta propulsiva è una prerogativa difficilmente acquistabile sul mercato. Insomma, è un perno fondamentale.. L’uruguaiano ha la tempra di Gattuso, ma pure qualcosa in più. Di certo il Napoli non se ne priva, ma cercare un sostituto o un altro da affiancare sembra impresa ardua. Stesso discorso per Ranieri che quando manca Pizarro fa grande fatica a trovare le giuste contromisure. Donato Martucci © RIPRODUZIONE RISERVATA e partite, a Napoli, si giocano in tanti modi: sul campo, dove si sfidano i giocatori; sugli spalti, dove il tifo partenopeo è sempre caloroso e garantisce sostegno continuo alla squadra; e nel presepe. Perchè alla vigilia di Napoli-Roma, la prima sfida tra azzurri e giallorossi si è svolta proprio tra il bue e l’asinello, tra un contadino e un re magio. Ecco, quindi, che a Napoli sono spuntate le statuine realizzate dal maestro pastoraio Gennaro Di Virgilio. Che ne ha realizzate cinque tutte nuove in vista del derby del Sud. Per gli amanti del presepe napoletano ecco che è possibile recuperare il goleador del momento, Edison Cavani, oppure il capitano della Roma Francesco Totti che ciuccia il pollice dopo il gol. La scelta si amplia per i supporter del Napoli: c’è Hamsik che accarezza la sua cresta di capelli gelatinata e il Pocho Lavezzi senza maglia che mostra gli innumerevoli tatuaggi. Non poteva mancare, naturalmente, l’allenatore. Spazio, quindi, a Walter Mazzarri. Nel consueto abito blù con camicia bianca. Ma stavolta il tecnico saluta i tifosi e non ha rinunciato, come spesso avviene in panchina, alla giacca per restare in maniche di camicia. L’attesa, adesso, è tutta rivolta alla partita di ritorno quando Napoli e Roma si sfideranno all’Olimpico. Passerà qualche mese ed anche il Natale. Probabile che la sfida del presepe per la gara di ritorno possa essere riaggiornata con nuovi personaggi che aumenteranno l’interesse del match presepiale. Anche questo è il derby tra Napoli e Roma. Che non manca di altre curiosità e consuetudini. Come quella degli amici più cari di Marco Borriello. Che dopo due giorni di feste in omaggio dell’amico centravanti si sono recati allo stadio con la nuova maglia della Roma numero 22. Un saluto al fraterno amico, certo. Ma il tifo è rimasto sempre e comunque per il Napoli. Ed ancora Marco Borriello è stato protagonista sabato sera (ma la trasmissione era naturalmente registrata) della trasmissione di Maria De Filippi «C’è posta per te» in onda su Canale 5. Con lui anche il supertifoso giallorosso Claudio Amendola. La vigilia della partita tra giallorossi e azzurri ha animato anche i parlamentari tra il voto di fiducia al governo Berlusconi tra Camera e Senato. Tant’è che nei corridoi non c’era altro argomento di discussione — eccezion fatta per l’attualità politica — tra deputati e senatori delle due città. Anche il senatore Antonio Gentile, presidente del Napoli Club di Palazzo Madama, ha lanciato un messaggio che è stato accolto dal popolo partenopeo durante la partita. «Spero che il San Paolo riservi un lungo e caloroso applauso a Daniele De Rossi che, l'anno scorso, dopo essere stato vittima di vergognosi cori su un campo di serie A sottolineò la correttezza dei supporters napoletani». Accontentato immediatamente. L’antimerdionalismo del senatur Montella: «Bossi sbaglia, e lo dico da napoletano» «Inter, Roma, Milan e quarto posto fra Juve e Napoli, che è una grossa squadra». Vincenzo Montella, nato a Pomigliano d’Arco, cuore azzurro da bambino ma giocatore giallorosso in carriera, non vede male il campionato degli azzurri. Per la vittoria finale del campionato, però, l’aeroplanino ha pochi dubbi: «E' difficile dirlo oggi — sostiene l’ex attaccante ora commentatore televisivo — ma l'Inter penso abbia ancora le risorse per vincerlo, nonostante abbia qualche giocatore in meno. La Roma è partita male, ma c'è posto per inserirsi». A Montella non è piaciuta la dichiarazione di Bossi contro Roma e meridionali: «Sono cose antipatiche, non ho visto il contesto, voglio pensare che voleva essere una battuta. Ma quando ricopri un ruolo istituzionale è fuori luogo, è antipatico e si commentano da sole, da napoletano posso dire che ne subisci tante». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 NA Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno 11 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA Oltre il campo Un solo testa a testa per lo scudetto: nell’81 col Napoli di Rudy Krol Sfide quasi da film La rivalità tra le due squadre è finita anche al cinema L’epopea dal ’50 ai giorni nostri A ldo Fabrizi e Nino Taranto girarono nel 1958 un film sulla rivalità sportiva tra Roma e Napoli. Cesare Martucci (Fabrizi) e don Mimì Esposito (Taranto), furono i protagonisti de «I prepotenti», divertente guazzabuglio sul campanilismo regionalistico che prende corpo in seguito ad una lite fra i figli Alfredo e Gennarino finiti in commissariato a causa di un diverbio calcistico. Anni cinquanta; quelli di Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício da una parte, Alcides Ghiggia, Dino Da Costa e Giacomo Losi dall’altra. Sembra strano, ma Roma e Napoli nonostante la lunga militanza in serie A, non hanno mai lottato spalla a spalla per il vertice. Solo nel campionato 1980/81 la volata scudetto le vide contrapposte al pari della Juventus. Il Napoli di Rudy Krol finì terzo. Lo scudetto andò ai bianconeri. Gli azzurri di Rino Marchesi crollarono ad un pugno di giornate dalla fine complice un’autorete di Ferrario che regalò il successo al Perugia per 1-0 al san Paolo. Gli azzurri, però, nel confronto diretto diedero una lezione di calcio alla Roma battendola 4-0 con reti di Pellegrini, Nicolini ed un’autorete di Agostino Di Bartolomei. Tra Napoli e Roma, a parte un lungo periodo di 0-0 negli anni Sessanta, si è vissuto di cicli. Periodi in cui sono stati gli azzurri a dominare la sfida e la Roma ad arrancare, periodi in cui è stata la formazione giallorossa ad infliggere lezioni di calcio ai partenopei. Memorabile, in negativo, resta un 8-0 targato 1958-59, ma anche uno 0-3 del 1975/76 con doppietta di Savoldi e gol di Sperotto. Gli anni di Falcao e Maradona fanno pendere la bilancia verso le squadre del rispettivo fuoriclas- ❜❜ Fabrizi e Taranto impersonarono lo scontro tra i tifosi delle due città se. Roma vittoriosa per 3-1 nell’anno del secondo scudetto (82/83). E c’è il marchio del brasiliano anche nell’1-2 dell’anno successivo. Alla fine degli anni ottanta cambia la storia. 1986/87: Maradona mette in rete un gol storico per l’1-0 all’Olimpico. Nel ’90 arriva un capolavoro. Nela porta in vantaggio i giallorossi al San Paolo. Poi arrivano due rigori di Maradona ed un gol di Careca da cineteca. Il brasiliano fa partire una traiettoria da una posizione impossibile sull’out di destra che si infila in un buco tra il palo ed il portiere giallorosso che allora era Cervone. Ancora da batticuore la gara del ’92: gli azzurri perdono 2-0 dopo un quarto d’ora. Poi ci pensano Silenzi, Careca e Zola a ribaltare l’incontro e a vincere per 3-2. Finita l’epoca di Maradona, anche il Napoli si sgonfia, ma la rivalità rimane fortissima, complice anche la rottura del gemellaggio tra le due tifoserie che aveva regalato fino a qualche anno prima spettacolo sugli spalti. Un periodo nero per la squadra partenopea che comincia dopo l’ultima vittoria targata 11 maggio 1997 con un gol di Caccia. Bisogna risalire ancora più indietro, al 12 settembre 1993 per trovare invece l’ultima vittoria fuori casa: 2-3 con gol di Buso, Di Canio e Ferrara. Dopo gli anni della serie B ed un presidente romano che prende in mano le redini della società partenopea, ripartono le sfide. Pirotecnici gli incontri degli ultimi anni. Nell’anno del terzo scudetto della Roma (2001) il Napoli si tolse lo sfizio di rimandare la festa giallorossa con un gol di Pecchia che fissò il risultato sul 2-2 smorzando in gola l’urlo dei settemila tifosi al seguito. Nel recente passato, memorabile il 4-4 del campionato 2007/08 con Totti che risponde a Lavezzi; La storia Tutto iniziò con un 3-0 a favore del Napoli L’olandese Ruud Krol è stato il primo grande giocatore straniero dell’era moderna del Napoli dopo la riapertura delle frontiere: un libero dai piedi fatati Hamsik che lo fa a Perrotta, un bolide di Gargano che segna il 3-3 dopo il gol di De Rossi e Zalayeta che segna il definitivo 4-1 a cinque minuti dalla fine. Poi sconfitte nel 2009 (3-0 in casa) e un pareggio nel 2010 con Napoli di rincorsa. A Baptista e Vucinic risposero un gol di Denis ed un rigore concesso agli azzurri al 45’ della ripresa. La freddezza di Hamsik si dimostrò anche in quella occasione per il 2-2 definitivo ed il tripudio del San Paolo. Donato Martucci Napoli-Roma: 200 km di rivalità tra due delle tifoserie più calde ed appassionate, che per un breve periodo sono state, negli anni ’80, anche gemellate. Una storia dalle mille sfaccettature quella tra azzurri e giallorossi, partita in serie A nel 1931, con un netto 3-0 a favore dei partenopei, che già da allora imposero una tradizione favorevole, che rimase negli anni come filo conduttore. Anche nel ’42, anno del primo scudetto romanista e della prima retrocessione della storia del Napoli, i giallorossi non riuscirono a fare bottino pieno a casa del "Ciuccio" (1-1). Pareggio che diventa una costante negli anni ’60, con tanti 0-0: ad interrompere il trend ci pensa Josè Altafini, che impone il suo marchio sulla sfida per due anni consecutivi. Sia nel ’67 che nel ’68 Napoli-Roma termina col medesimo risultato: 2-0 per gli azzurri e doppietta, in entrambe le occasioni, del brasiliano, che manda in visibilio il "San Paolo". © RIPRODUZIONE RISERVATA Sugli spalti Tifoserie un tempo amiche, negli ultimi anni hanno dato vita a discutibili fatti di cronaca Quando si ruppe la pax delle curve Dall’ombrello di Bagni, al presunto assalto al treno alla stazione Termini L eggi Napoli-Roma e pensi guerriglia, battaglia. Ma una volta non era così. Una volta era il derby del sole. Due tifoserie che si rispettavano, protagoniste di un gemellaggio che faceva invidia a tutta l’Italia. Scambi di sciarpe, bandiere, insomma quella festa che tutti vorrebbero vivere ma che da vent’anni a questa parte si è trasformata in guerriglia urbana. Napoletani e romanisti si rimpallano le responsabilità della rottura. Il gemellaggio si sa- Gli incidenti Dopo un lungo periodo di gemellaggio le tifoserie di Napoli e Roma sono diventate acerrime nemiche anche fuori dal campo rebbe incrinato irrimediabilmente nel 1985 al passaggio di Giordano dalla Lazio al Napoli dicono i partenopei. No, rispondono i tifosi di fede giallorossa, la rottura ha una data ben precisa: 25 ottobre del 1987. Il Napoli giocava in nove ed era sotto 1-0. Bagni segnò il gol del pareggio facendo il gesto dell’ombrello sotto la sud. Dopo quel giorno non ci fu più spazio per sani sfottò che hanno lasciato la parola a una lunghissima serie di scontri. Nel 2001 la Roma avrebbe potuto vincere lo scudetto a Napoli. Dalla capitale ci fu un vero e proprio esodo. Oltre settemila tifosi per 4.200 biglietti venduti. Il settore ospiti, tra la curva A e la tribuna centrale, fu ingabbiato da una rete metallica. La scelta fece discutere. Ma oggi è quasi normale: a distanza di nove anni tutti i settori ospiti sono ingabbiati. All’esterno del San Paolo fu battaglia prima della partita, con la polizia che per evitare il contatto tra le due tifoserie dovette fronteggiare l’assalto dei napoletani, e dopo il match, quando furono i romanisti a scatenarsi per la delusione di non aver vinto lo scudetto. Risultato: piazzale Tecchio devastato, scene di guerriglia, auto bruciate, feriti e contusi. La replica l’8 dicembre 2005. Dopo gli anni di purgatorio i napoletani aspettavano di incontrare nuovamente la Roma. Se l’erano legata al dito. L’occasione fu un match di coppa Italia. La Polizia evitò il contatto, ma il fermo di un tifoso azzurro provocò l’assalto al commissariato san Paolo. Tafferugli, cariche, lancio di lacrimogeni, cassonetti rovesciati. Soltanto poco prima delle 20, a quasi tre ore dalla fine della partita, i tifosi al seguito della Roma, circa cinquecento, potettero lasciare lo stadio a bordo di pullman scortati. Sul campo una decina di agenti feriti, due macchine incendiate e l’androne del commissariato semidistrutto. Da allora Napoli-Roma è proseguita tra accoltellati, risse, duelli rusticani negli autogrill e trasferte vietate considerato l’altissimo grado di rischio. Tre anni di stop. Fino alla prima giornata del campionato 2008/2009. La trasferta a Roma fu un’apertura di credito si disse. I tifosi napoletani parlano oggi di trappola. Mediaticamente sembrò che un’orda di barbari invadesse la capitale. Le immagini fecero il giro del mondo. Allo stadio scoppiarono dei petardi. Ma l’inchiesta appurò successivamente che, nonostante il grande impatto mediatico, in realtà di incidenti pochi o nulla. Anche Trenitalia che denunciò nell’immediato danni e devastazioni, si dovette ricredere ridimensionando di molto i danneggiamenti subiti. Sull’onda di quell’emozione partì anche il progetto tessera del tifoso nella speranza di voltare pagina e tornare lentamente al clima del Roma-Napoli degli anni ottanta. D. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Supplemento al © Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente Marco Demarco direttore responsabile Maddalena Tulanti vicedirettore Francesco Durante redattore capo redazione campana Carmine Festa redattore capo centrale Editoriale del Mezzogiorno s.r.l Ernesto Cesàro presidente Nicola Putignano vicepresidente Giorgio Fiore amministratore delegato Sede legale: Vico II S. Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli - Tel: 081.7602001 Fax: 081.58.02.779 Reg. Trib. Napoli n. 4881 del 17/6/1997 © Copyright Editoriale del Mezzogiorno s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessu- na parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Da 25 anni il più grande Sistema Commerciale d’Europa. www.cis.it 13 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA Derby del Sud La storia di Napoli e Roma è segnata dai grandi talenti Generazione di fenomeni Campioni che hanno infiammato le due piazze più appassionate G li asini, quelli veri, con tanto di zampe ed orecchie oblunghe, entravano spesso in gradinata, anche all'Olimpico, quando il calcio era ancora in bianco e nero e le bestiole arrivavano Dio solo sa come da Napoli fino alla Capitale in occasione del 'derby del sole'. Sul rettangolo di gioco, invece, altro che somari! Con la casacca azzurra e con quella giallorossa si è potuto ammirare fior di campioni, fuoriclasse di valore assoluto. Anche ieri ne abbiamo visto all'opera tanti sul prato del San Paolo. Ma la storia parte da lontano. Ed è una storia fatta di fenomeni che con le loro gesta hanno infiammato milioni di tifosi nelle due piazze più calde d'Italia, gonfiando i palmares dei due club. Si comincia con Amedeo Amadei, centravanti, grande protagonista (18 gol) del primo tricolore capitolino nel 1942 (diventerà allenatore del Napoli 14 anni dopo…). Degli anni '50 ricordiamo invece con la casacca giallorossa Alcides Edgardo Ghiggia (l'eroe dell'Uruguay al Maracanà: un gol e un assist nella gara decisiva del campionato del mondo in Brasile contro i padroni di casa), e l'esordio di Totonno Juliano in azzurro (1956). Poi, mentre tutto il mondo balla con le note dei Beatles, i valori tra Napoli e Roma improvvisamente si equilibrano. In riva al Golfo nei ruggenti '60 militano Jose Altafini (ancora non soprannominato ’core ’ingrato), l'irriverente e talentuoso Omar Sivori, Luis Vinicio (’o Lione) e un giovanissimo Dino Zoff. Tutte primissime scelte. Con la squadra della Capitale giocano invece Juan Alberto Schiaffino, Pedro Waldemar Manfredini e Antonio Valentin Angelillo (l'Angelo dalla faccia sporca…): sudamericani, oriundi, fuoriclasse autentici. Non a caso il Napoli vince la sua prima coppa Italia (1962), proprio come la Roma (1964), che riesce anche a bissare il successo cinque anni dopo. E siamo agli anni '70. E' il decennio dei capelloni e delle rivolte studentesche, dell'amore libero e della psichedelia. Il Napoli schiera in difesa Tarcisio Attenti a quei tre Josè Altafini, Bruno Pesaola e Omar Sivori sono stati insieme alla corte di un grande Napoli che resta nel ricordo dei tifosi 63 27 16 82 Le sfide al San Paolo in occasione del «Derby del Sud» come viene chiamata dagli appassionati la sfida tra Napoli e Roma Le vittorie del Napoli nella sfida casalinga contro i giallorossi della Roma: l’ultimo risultato positivo risale al 1997 quandò il match finì 1-0 Tante le vittorie esterne della Roma al San Paolo contro gli azzurri. L’ultimo successo è del 2009 con reti di Mexes, Juan e Vucinic I gol segnati dal Napoli nelle partite interne contro i giallorrosi. La Roma, invece, al San Paolo è andata a segno ben 61 volte nelle sfide dirette Burgnich, 'la Roccia', uno degli eroi dell'Azteca. E davanti ha uno dei più grandi attaccanti del calcio italiano: Beppe Savoldi, 'mister due miliardi'. Con loro arriva un'altra coppa Italia, nel 1976. Spinti da 'Picchio' De Sisti, 'Kawasaki' Rocca, Ciccio Cordova e Fabio Capello, la Roma Passato e presente 'risponde' facendo tris nel trofeo tricolore nel 1980. E proprio qui comincia un'altra storia. Una storia che vede le due squadre conquistare la ribalta assoluta. Il Napoli pone le basi dei futuri grandi successi con l'arrivo di Rudy Krol, l'olandese testimone del calcio totale targato Ajax, mentre comincia a farsi notare il talento tutto partenopeo di Ciro Ferrara. I giallorossi crescono invece in fretta grazie alla classe di gente come Bruno Conti, Ciccio Graziani, Carletto Ancelotti, Toninho Cereso, il superbomber Roberto Pruzzo, il compianto Agostino Di Barto- lomei e, soprattutto, il più grande di tutti: Paulo Roberto Falcao, il brasiliano che sa fare il play, l'interditore, il rifinitore e il realizzatore. La Roma non a caso vince uno scudetto e ben tre coppe Italia (anche grazie al contributo di Rudi Voeller e Zibi Boniek), ma il Napoli è lì, sta per arrivare. Perché all'ombra del Vesuvio sbarca Il Divino, il giocatore più forte di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Insieme a lui, ecco Salvatore Bagni, e poi Bruno Giordano, Alemao e Antonio Careca. Con il Pibe de oro nulla è impossibile, le sue giocate inceneriscono gli avversari e mandano nel delirio assoluto i tifosi partenopei. Arrivano così due scudetti (1987 e 1990), una coppa Italia ('87), e una Coppa Uefa (1990). E' l'apice della storia azzurra, il delirio di un popolo intero. E i derby del sud sono sempre uno spettacolo di grandissimo livello, con una cornice da brividi. Da questo momento, però, le strade delle due società più rappresentative del centro-meridione divergono. Nel Napoli comincia la crisi, tanti campioni dicono addio e vanno via, inizia il lento ma inesorabile declino che porterà alla scomparsa del club di Soccavo. Negli anni '90 comincia l'avventura di Fabio Cannavaro, ed arriva il bomber uruguaiano Daniel Fonseca, poco altro. La Roma invece si rinforza pian piano con i vari Aldair, Cafu, Batistuta. Fino a Francesco Totti e Antonio Cassano. Con loro ridiventerà Regina a cavallo tra i '90 e i primi anni del nuovo millennio: terzo scudetto nel 2001; altre due coppe Italia nel 2007 e nel 2008. Sono gli anni in cui il Napoli prova a tornare grande dopo essere ripartito dalle ceneri di un umiliante fallimento. Missione compiuta, come sappiamo. Ma questa è già storia dei giorni nostri. Un'altra storia, invece, è quella che racconta dei tanti giocatori che hanno vestito le casacche di entrambe le società. Come Roberto Scarnecchia, Giuseppe Giannini (fugace apparizione con appena 4 presenze in azzurro), Sebino Nela e Andrea Carnevale. Tra gli allenatori invece, ricordiamo Garbutt, Bianchi, Boskov, Mazzone, Zeman e Ranieri. Tanti legami, tanti campioni, da una parte e dall'altra. Che derby, il derby del sud. Dino Manganiello © RIPRODUZIONE RISERVATA Stagione 1997-98 Tecnico e centrocampista approdano in azzurro. Si dimetteranno entrambi Quel filo giallorosso con Mazzone e Giannini Ceduti alla Roma Iscritti «grazie» a Fonseca e Jonas Thern La prima sfida nell’aprile del 1930 Napoli-Roma è un match per appassionati del calcio. Il risultato più frequente è stato l'1-0, che nel tabellino di questa partita è comparso per ben dieci volte. Ma il derby del Sud è anche una sfida che ha regalato tante goleade. Il risultato più largo per i partenopei è il 4-0, finale di due Napoli-Roma, il primo il 12 dicembre del 1971 (a segno due volte Esposito, Altafini e Pogliana), il secondo il 19 ottobre del 1980. In quest'ultima occasione, però, furono i giallorossi ad aiutare gli azzurri: oltre ai napoletani Pellegrini e Nicolini, due gol li segnarono nella porta sbagliata Romano e Di Bartolomei. La Roma, però, non è mai stata a guardare. Due volte, infatti, i capitolini hanno messo a segno un secco 3-0. La prima il 22 giugno del 1947: protagonisti Salar e Krieziu, quest'ultimo autore di una doppietta. La partita con più gol è un 3-3 del 20 gennaio 1963. Per gli azzurri fecero centro 2 volte Corelli e e poi Fraschini, per i giallorossi fu tripletta di Manfredini. Fulvio Bernardini è stato, invece, il primo marcatore assoluto nella storia di Napoli-Roma, nell'1-1 del 13 aprile del 1930. © RIPRODUZIONE RISERVATA NAPOLI — La Roma e i suoi soldi. Soldi che nel 1994 consentirono al club azzurro di potersi iscrivere al campionato. Soldi che arrivarono nelle casse di Ferlaino a seguito delle cessioni di Daniel Fonseca e Jonas Thern. Cessioni che si aggiunsero a quelle di Ciro Ferrara, alla Juventus, e di Giovanni Bia all’Inter. Ma quei soldi furono indispensabili, anche se il sacrificio per il Napoli e i suoi tifosi fu enorme. Thern e Fonseca erano infatti due pezzi da novanta. Il primo, svedese dai polmoni infiniti, era un autentico padrone del centrocampo. Il secondo, attaccante uruguayano dalle grandi qualità e dal fisico esile, segnava gol a raffica. Due pedine che avrebbero reso grande chiunque. E infatti a Roma fecero la loro bella figura, mentre a Napoli il rimpianto per le loro cessioni è rimasto grandissimo. Entrambi rimasero alla Roma per tre anni. Pa.Cu. © RIPRODUZIONE RISERVATA C’ è un filo giallorosso che lega la Roma al Napoli. O meglio, un filo che ha legato romani e romanisti-doc, come Giuseppe Giannini, ex capitano della Roma, e Carletto Mazzone, ex allenatore dei capitolini, al club azzurro. Un filo che s’è spezzato però bruscamente, nell’anno horibilis della retrocessione in B del club azzurro dopo 31 anni e un paio di scudetti. Altri tempi, certo. Oggi le cose sono molto ma molto diverse. Oggi ci si chiede invece se questo Napoli di Mazzarri sia già pronto per la Champion’s League oppure manchi ancora qualcosa per il gran salto. Ma quella stagione — 1997-1998 — ha rappresentato per gli azzurri sostanzialmente la fine della Prima Repubblica calcistica e l’inizio della Seconda, decollata definitivamente dall’avvento di Aurelio De Laurentiis sei anni fa. Fu quello il Napoli dei quattro allenatori cambiati in un solo campionato; il Napoli di Bortolo Mutti, Carletto Mazzone, Giovanni Galeone e Vincenzo Montefusco. Un Napoli delle tante esperienze, tutte andate a male. Un Napoli che richiamò perfino Totonno Juliano come direttore generale e che in una sola stagione vide decine di calciatori vestire la casacca partenopea senza però trovare mai l’assetto giusto. Fu quello anche il Napoli di Mazzone e Giannini, romani veraci; il primo, il tecnico, dura appena quattro giornate sulla panchina. Si dimetterà «perché Ferlaino mi ha promesso dei rinforzi che invece non sono arrivati, in questo modo non si va da nessuna parte», disse. Fu profetico. Poi Giannini. Per lui 318 presenze in giallorosso e 49 gol, capitano peraltro pure in nazionale, approdato al Carletto Mazzone è stato uno degli allenatori più amati a Napoli e Roma Napoli a campionato in corso nell’ottobre del 1997. Il «Principe», seppure nella parte finale della sua carriera, è uno che scalda comunque i cuori dei tifosi azzurri. Il suo talento è intatto. Il suo ruolo di regista si modifica però sul campo: via via arretra il raggio d’azione ma le sue giocate e i suoi lanci sono sempre quelli buoni, di qualità. Ma la vita è costellata di amarezze. E a Napoli Giannini dove subire un duro affronto da parte di Giovanni Galeone, il teorico del calcio-champagne, il tecnico di origini napoletane (è nato a Bagnoli) che mise sostanzialmente la firma sotto quella retrocessione condita da sconfitte e prestazioni orribili. Appena arrivato, nel giorno della sua presentazione, Galeone disse infatti chiaro e tondo: «Giannini? Non rientra nei miei piani, il mio modulo non è fatto per lui e non saprei veramente come metterlo in campo». Parole troppo pesanti, un afrronto inconcepibile per il «Principe». Ecco perché Giannini, caso storico per un calciatore, dopo quattro presenze e un mese trascorso senza stimoli, proprio come Mazzone, si dimise dal club per approdare nel Lecce di Nedo Sonetti dove, con 14 presenze e tutte di altissimo livello, diventò il trascinatore dei giallorossi salentini che quell’anno si salvarono. Mentre il Napoli di Galeone scivolò verso il baratro della cadetteria dal quale non riuscì più a sollevarsi. Paolo Cuozzo © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 NA Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno 15 Corriere del Mezzogiorno Lunedì 4 Ottobre 2010 NA L’intervista L’ex centravanti di Torino e Nazionale Parola di Ciccio: Napoli tra le big con Cavani-gol Graziani: «Vedo la Champions» T u chiamale, se vuoi, emozioni. Boras, Firenze, Napoli, Genova, Cesena, Bucarest: benvenuti alla giostra del gol. In giro per l’Italia, in volo sull’Europa, segna sempre lui. Cavani Edinson, giovanotto venuto da Salto, Uruguay. Nomen omen, dicevano i latini. L’attacco del Napoli, finalmente, ha compiuto il… salto di qualità. Una città per cantare. O meglio, per segnare. «Giocatore fantastico, si è subito ambientato in una piazza difficile come quella partenopea. Fa gol a grappoli, ha classe, velocità, fiuto, opportunismo. Con l’uruguagio, ora, l’attacco del Napoli è uno dei più pericolosi della serie A». Dall’altro lato del telefono, la benedizione proviene da chi, di reti, se ne intende: Ciccio Graziani. Campione del Mondo nell’82, l’ex attaccante di Roma e Torino, formidabile cecchino d’area di rigore, protagonista di un’approfondita analisi del Napoli di Mazzarri, pronto ad un avvincente, ancorché estenuante, tour de force tra campionato, Europa League e Coppa Italia. Che Napoli ha visto finora, Graziani? «Una squadra dai due volti, che stenta un po’ in casa, ma che in trasferta gioca con il piglio della grande. Il calcio italiano, comunque, è così. Il Milan non è regolare, così come non lo è la Juventus, la Roma. Prendete l’Udinese: avreste mai pensato fosse ultima in classifica? In questo momento le squadre devono ancora amalgamarsi e consolidare le proprie forze, i tecnici fanno scelte a volte forzate, ma tra un paio di settimane il campionato emetterà i suoi primi verdetti. Solo l’Inter, è l’unica più continua». Quanto pesa, per gli azzurri, giocare ogni tre giorni? «Le gare di coppa danno stimoli a chi gioca meno, è giusto il turnover e non credo sia eccessivamente controproducente, per il Napoli, impegnarsi in Europa. La coppa è importante anche perché contribuisce al naturale processo di crescita di un club ambizioso come quello di De Laurentiis». A Bucarest, però, il turnover è stato molto ampio. «Mazzarri è un tecnico attento, molto bravo a capire che tutti, nel Napoli, fanno parte di un progetto. Magari a volte opta per scelte rischiose, ma queste gare servono anche a verificare le potenzialità dei calciatori anche in campionato. Poi, ovviamente, tutti siamo criticabili e nessuno si sottrae a questo tipo di discorso». Con una competizione da disputare in più, il Napoli ha lo stesso numero di attaccanti della passata stagione. «La cessione di Quagliarella ha privato la squadra di una formidabile soluzione offensiva. Con Lavezzi, Cavani, lo sfortunato Lucarelli ed il giovane Dumitru, in attacco il Napoli sarebbe stato straordinario. Non so perché Fabio sia stato venduto, o il motivo per cui sia voluto andare via. La verità è nel mezzo, ma sta di fatto che dal punto di vista tecnico, Quagliarella ci sarebbe stato benissimo, in questa squadra». ❜❜ Peccato per Quagliarella, con Edison e Lavezzi avrebbero formato un tridente davvero eccezionale per gli azzurri Variazione sul tema: la Roma può vincere il campionato? «La squadra è praticamente la stessa dell’anno scorso, quando a 45’ dalla fine del torneo stava per cucirsi lo scudetto sul petto. In più sono arrivati Simplicio e Borriello, ottimi giocatori. Marco, soprattutto, è un bomber vero. Poi, la scommessa Adriano, che per ora è in stand by. Il ragazzo è dimagrito solo di un paio d’etti, deve mettersi in testa di essere un giocatore di calcio. Altrimenti, la Roma perderà la sua scommessa». Dove rinforzerebbe il Napoli? «Non ho condiviso le cessioni di Bogliacino e Cigarini, dunque a gennaio prenderei un centrocampista in grado di dettare i tempi di gioco ed un’altra punta in sostituzione di Lucarelli». La Champions è un obiettivo perseguibile? «Naturalmente Inter, Milan e Roma sono un livello più su. Inserisco il Napoli nel novero delle pretendenti al quarto posto, con Juventus e Fiorentina. Gli azzurri devono puntare alla zona Champions, i giocatori ci sono. Bisogna dare tempo, però, ai nuovi di inserirsi al meglio. Sosa e Yebda, in particolare. Il reparto su cui bisogna lavorare, ad ogni modo, è la difesa, che prende troppi gol». Francesco Marciano © RIPRODUZIONE RISERVATA La carriera Campione del Mondo ’82 e gemello del gol con Pulici In maglia granata Francesco Graziani ai tempi del Torino Nato a Subiaco nel 1952, Ciccio Graziani è cresciuto nell'Arezzo prima di passare al Torino nel 1973. Con la società granata Graziani disputò otto stagioni, esordendo in Serie A il 18 novembre 1973 contro la Sampdoria e realizzando la sua prima rete in Serie A il 16 dicembre 1973 contro il Bologna. Con la società piemontese ebbe un ruolino di 289 partite segnando 122 gol. In quegli anni divenne celebre la coppia dei "Gemelli del gol" con Paolo Pulici. Lasciò il Toro nel 1981 e con il compagno di squadra Eraldo Pecci (che poi andò al Napoli) arrivò alla Fiorentina. Due anni dopo passò alla Roma e nel 1984 perse con i giallorossi la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Dopo due stagioni con l’Udinese ed una veloce apparizione nel campionato australiano chiuse l’attività agonistica. In Nazionale, invece, Graziani nel 1975 contro la Polonia. Ha partecipato ai campionati del Mondo in Argentina nel 1978 e a quelli in Spagna del 1982 dove, da titolare al fianco di Paolo Rossi in attacco, vinse il titolo battendo in finale la Germania. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 NA Lunedì 4 Ottobre 2010 Corriere del Mezzogiorno