gaspero olmi - Ecomuseo Siena

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GASPERO OLMI
Le note biografiche a seguire sono un omaggio a don Gaspero Olmi, munifico contradaiolo della
Torre, che ha contribuito in più occasioni ai bisogni della sua Contrada; in particolare ai restauri e
alle decorazioni dell’oratorio di San Giacomo e alla fusione delle due campane maggiori ancor oggi
sul campanile (oggetto della scheda).
In suo ricordo, quale segno di gratitudine, all’interno della chiesa sono conservati una lapide
marmorea e un busto in gesso di produzione senese databile fra otto e novecento, probabilmente di
un collaboratore o dello stesso Tito Sarrocchi.
Gaspero Luigi Felice Maria Olmi nasce a Siena nel territorio della Contrada della Torre, nella
piazzetta della non più esistente chiesa di San Giusto, il 20 novembre 1833.
Il padre Fabio, figlio di Vincenzo e di Caterina Niccolini, impiegato delle dogane granducali, si
occupa anche della gestione del mulino dei Due Ponti “fuori porta Pispini” e dei terreni adiacenti
portati in dote dalla moglie Caterina Landi. Amante della musica e del canto fa parte della Cappella
della Collegiata di Provenzano.
Gasparre Landi, nonno materno, evidentemente di discreta condizione economica, era venditore al
mercato di frutta e formaggi freschi ed era fornitore della Corte quando questa giungeva a Siena.
Gaspero però non ha mai conosciuto il nonno, mentre conosce la nonna Assunta Rossi che lo ha
sostituito nell’attività commerciale.
La madre Caterina, di gracile costituzione e di precaria salute, nella propria abitazione si prende
cura di un discreto numero di ragazze di “civil condizione” insegnando loro a leggere, a cucire e a
lavorare a maglia e impartendo lezioni di storia sacra e catechismo.
Accanto all’abitazione degli Olmi ma anche vicino a un’osteria “di poco buon odore” e
all’abitazione di “una donna maritata che faceva da diavolo tentatore a tanti incauti”, i fratelli
Cecilia e Francesco Rosati insegnano a bambini e fanciulle nozioni elementari di scrittura, lettura e
aritmetica oltre alla dottrina cristiana. E’ qui che Gaspero riceve i primi rudimenti negli anni della
sua infanzia per poi proseguire con lo studio, specialmente del latino, alla scuola della Collegiata di
Provenzano a cui, a pagamento, sono ammessi pure i laici.
Dei suoi anni giovanili Gaspero ricorda “una vita mezza eremitica”, sempre a contatto con gli adulti
e poco con i coetanei ad esclusione dei fratelli Giacomo e Caterina. Annovera però il divertimento
nel “fare i barberi con piccole palle di legno rappresentanti le 17 contrade di Siena” evidenziando
che fin d’allora si sentiva “appassionato per la contrada mia, che era la Torre”.
L’istruzione di Gaspero Olmi prosegue al Collegio Tolomei dove ottiene buoni risultati, e discreta
soddisfazione, soprattutto negli studi letterari.
Sicuramente attratto dall’aria rivoluzionaria che si respira sia in città e sia nell’ambiente scolastico
negli anni intorno al 1848 e non possedendo “tutto quel fuoco d’amore che sarebbe stato bene
avessi avuto” corre “il rischio di addivenire un liberale dei più sfegatati”.
Ammette lui stesso che è grazie all’intervento di un sacerdote e dei suoi genitori che è “salvato dalla
lebbra del liberalismo” e che “se i miei genitori non mi avessero molto sorvegliato, a motivo di
questi scolarucci avrei perduta anche la fede, e sarei addivenuto rivoluzionario anch’io”. Nonostante
qualche dubbio giovanile sulla troppa ingerenza dei genitori nelle sue scelte (si pensi che non è mai
stato mandato solo a passeggio fino all’età di tredici-quattordici anni) in età matura Gaspero
dichiara “senza però che mi riuscisse grave, giacché troppo amore portavo per le pareti
domestiche”.
Compiuti gli studi al Collegio Tolomei e ormai deceduti i genitori (Fabio il 22 settembre 1850 e
Caterina il 10 aprile 1852), Gaspero frequenta l’Università di Siena dove si laurea in Teologia,
tralasciando il corso di Diritto Canonico a cui peraltro si era iscritto.
Fin da fanciullo è attratto dalle “cose sante” e da tutte trae alimento alla sua vocazione. Vocazione
che trova “impulsi più vivi nella Chiesa di San Giusto” dove gli è concesso di aiutare don Benedetto
Manneschi, prima chierico e poi sacerdote, a cui Gaspero, fin da piccolo, è stato affidato per essere
accompagnato a scuola o semplicemente a passeggio. E’ grazie all’interessamento del Manneschi
che l’amata chiesetta è data in consegna al Collegio dei chierici esterni in sostituzione della
Compagnia di San Carlo Borromeo che già la officiava prima delle soppressioni leopoldine. La
compagnia di San Carlo, sotto cui si riunivano gli esecutori di giustizia, era particolarmente invisa
alla popolazione; Olmi stesso li definisce “sbirri”.
Fino al compimento dei diciotto anni Gaspero deve però accontentarsi di fare da “mezzo
sacrestano” a San Giusto in quanto i genitori non approvano la sua scelta pensando che non sarebbe
“riuscito un buon prete”. Nel 1851 viene finalmente ordinato chierico dal curato di San Martino e
nel 1854 è chiamato a Genova nel collegio Brignole-Sale in cui si preparano giovani ecclesiastici
alle Missioni straniere. E’ in questa data che lascia la sua città natale disfacendosi di quanto
posseduto e donandolo ad opere benefiche ad eccezione di un piccolo lascito ad una donna che ha
accudito i fratellini Olmi fin dalla più tenera età. Gaspero incontrerà ancora la donna, Caterina,
quando ormai vecchia e malata è ridotta in povertà essendo stata costretta dalla sua condizione a
vendere quanto posseduto per essere assistita. Morto il nonno Vincenzo che si è curato degli orfani
anche il fratello Giacomo lascia Siena per trasferirsi sul monte Senario, nei pressi di Firenze, nel
convento dei Servi di Maria (dove diverrà maestro dei novizi), mentre la sorella Caterina entra nel
Conservatorio di Santa Maria Maddalena.
A Genova una brutta malattia colpisce Gaspero facendogli rischiare addirittura la morte. Gli anni
economicamente difficili non solo per lui ma per l’intera la società e le sue precarie condizioni di
salute lo costringono a lasciare il collegio e a tornare a Siena, ospite, quasi a titolo di elemosina,
vuoi da parenti, vuoi da vecchi conoscenti (come tale Baffino mercante “tutto cuore” abitante nei
Pispini) o da pie congregazioni.
Monsignor Baldanzi, succeduto a Mancini nella Cattedra arcivescovile di Siena, lo ordina
suddiacono, diacono e, il 19 settembre 1857, in Cattedrale, sacerdote. I primi anni, a Siena, ufficia
nella chiesa dei Servi ma
da vero senese portavo un grande amore anche alla chiesa della mia contrada dedicata a S.
Giacomo Maggiore, e vi andavo a servire in occasione delle feste che vi erano, delle quarantore,
della Novena di Natale ecc.
E’ l’arcivescovo Baldanzi che riesce a procurargli, agli inizi degli anni Novanta dell’800, un
insegnamento di retorica al seminario di Montalcino. Inizia da qui una lunghissima serie di
peregrinazioni che lo portano in giro per varie diocesi d’Italia con funzioni e ministeri diversi ma
che lo vedono impegnato soprattutto in missioni apostoliche e prediche. Alle prediche Gaspero si è
dedicato prima ancora di vestire l’abito talare, è del 1851 il suo primo discorso nell’oratorio di
Santa Caterina della Notte presso il vecchio ospedale di Santa Maria della Scala a Siena e di poco
successivo il panegirico di San Luigi a San Giusto alla presenza dell’arcivescovo Mancini, da lui
molto stimato.
Col trasporto alla predicazione andava in me di pari passo quello di scrivere per la stampa, e le
prime pubblicazioni nell’età giovanile furono poesie, che componevo per le contrade di Siena,
le quali nelle loro feste pubblican sempre odi e sonetti.
E allo scrivere si dedica intensamente nell’età matura con innumerevoli articoli sulla stampa
periodica. Da annotare la collaborazione con don Leopoldo Bufalini, poi arcivescovo di Siena, e
con tipografie di Modena, Bologna e Genova. Impianta e gestisce un bimestrale intitolato “La figlia
di Maria”, e periodici vari fra cui “L’Angelo delle Vergini”, “I fiori di Nazaret” e “La
Gerusalemme”. Pubblica inoltre numerosi testi a sfondo religioso – anche uno sulla vita di San
Bernardino donato al papa Leone XIII in occasione del Giubileo sacerdotale - e compone addirittura
testi teatrali.
Nel 1870 si trasferisce nuovamente a Genova dove stabilisce la sua dimora nella Congregazione dei
Missionari presso i Figli di Maria Immacolata continuando però le missioni apostoliche in Italia e
Oltralpe a cui unisce pellegrinaggi in Terra Santa. In questi suoi viaggi raccoglie, per non dire
colleziona, un gran numero di immaginette sacre (santini) e di ritratti a stampa di personaggi esotici,
forse abitanti della Palestina meta di cinque pellegrinaggi. La curiosa raccolta è oggi conservata
presso l’Archivio Arcivescovile di Siena insieme ad altri documenti. Gaspero non dimentica
comunque la sua adorata Siena presenziando a avvenimenti importanti e provvedendo a necessità
cittadine con munifiche elargizioni. Da ricordare “il trono” in Cattedrale, restauri alla chiesa del
Carmine e in due cappelle ai Servi, le pitture di Alessandro Franchi nella camera di Santa Caterina
in Fontebranda, un reliquiario per la Contrada dell’Onda, il “bussolotto” della porta della basilica di
San Francesco, la ristrutturazione della cappella del Seminario Arcivescovile. Da ricordare inoltre i
restauri per l’oratorio di San Giacomo della Contrada della Torre, fra cui il campanile con le due
campane (oggetto della scheda), il pavimento, arredi sacri e un ostensorio.
La sua munificenza verso l’intera città non passa inosservata tanto che il 14 agosto 1896 la proposta
del Capitolo di nominare Gaspero Olmi canonico onorario della Metropolitana di Siena, per quanto
inusuale, viene accolta con favore. Grato di tale riconoscimento ma, alieno da ogni onore e amante
dell’umiltà desidera però essere sempre chiamato semplicemente don Gaspero.
Nel 1907, nel cinquantesimo anniversario del sacerdozio, il 19 settembre celebra una messa solenne
nella cappella del Seminario Arcivescovile di Siena, luogo a cui è particolarmente affezionato tanto
che negli anni della vecchiaia è solito trascorrervi periodi di villeggiatura e riposo dalle “apostoliche
fatiche”. Alla messa partecipano, oltre all’arcivescovo Monsignor Benedetto Tommasi,
rappresentanze delle autorità cittadine, giovani di associazioni cattoliche e sportive, amici e
conoscenti, i paggi delle otto Contrade di cui Gaspero Olmi è benemerito protettore nonché l’intera
comparsa della Torre. Del giubileo sacerdotale, annotato nelle cronache cittadine, sono conservati
numerosi attestati di felicitazioni, fra cui biglietti, lettere, cartoline, telegrammi e anche sonetti e
poesie.
Il Capitolo della Metropolitana di Siena, annotando nel “XXX Libro delle Deliberazioni” la morte
di Gaspero Olmi avvenuta il 17 aprile 1909 a Genova presso i Figli di Maria Immacolata, invoca
“pace eterna all’anima del benemerito nostro collega”.
Bibliografia.
-Ministero per i beni Culturali e Ambientali, ICCD, Scheda di catalogo, n. Cat. Gen. 09/00473391.
-Archivio Arcivescovile di Siena, Fondo storico della Curia arcivescovile di Siena, 6798; Fondo
Storico della Curia Arcivescovile di Siena, 2646; Fondo del Capitolo della Cattedrale di S. Maria
Assunta in Siena, Capitolo XXIX, 1896, cc. 324-326, 328-329, 331-332; Fondo del Capitolo della
Cattedrale di S. Maria Assunta in Siena, Capitolo XXX, 1898-1910, cc. 340-341, c.n.n. del 19 apr.
1909; Fondo della Parrocchia di San Martino in Siena, 27, V Registro dei morti, n. 228; Fondo della
Parrocchia di San Martino in Siena, 28, VI Registro dei morti, n. 58; Fondo della Parrocchia di San
Martino in Siena, 29, VII Registro dei morti, n. 46.
-Archivio Contrada della Torre, II. A. 3, Deliberazioni, Verbali dell’Assemblea Generale 18761900; II. A. 4, Deliberazioni, Verbali dell’Assemblea Generale 1900-1933; V. E. 1, Carteggio,
Corrispondenza con enti diversi; Appendice, Fototeca, Fototeca digitale.
-Archivio di Stato di Siena, Catasto toscano poi italiano, Tavola indicativa del Terzo di San
Martino, Sez. C di Vignanone, part. n. 217 e a seguire.
-XXVIII luglio MCMVII, Contrada della Torre, Note storiche, Siena, Tipografia Nuova, 1907, p.37.
-G. Olmi, Le note allegre di D. Olmi precedute dalla sua autobiografia e pubblicate nell’anno
cinquantesimo del suo sacerdozio, Siena, Tipografia Pontificia San Bernardino, 1909.
-G. Olmi, I senesi d’una volta, opera istruttiva e dilettevole in cui alle biografie di tanti grandi è
compresa la descrizione delle feste del Giubileo sacerdotale del S.S. Leone XIII, Siena, Tipografia
Arcivescovile, Editrice San Bernardino, 1909.
-“Il Popolo di Siena”, 21 settembre 1907, p. 1 e 28 settembre 1907, p. 2; 24 aprile 1909, p. 2.
-“La Vedetta Senese”, 19-20 aprile 1909, p. 2.