Ammentu 002 20130102 DEF UV

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Ammentu 002 20130102 DEF UV
CENTRO STUDI SEA
ISSN 2240-7596
AMMENTU
Bollettino Storico, Archivistico e
Consolare del Mediterraneo (ABSAC)
N. 2
gennaio - dicembre 2012
www.centrostudisea.it/ammentu/
Direzione
Martino CONTU (direttore), Giampaolo ATZEI, Manuela GARAU.
Comitato di redazione
Lucia CAPUZZI, Maria Grazia CUGUSI, Lorenzo DI BIASE, Maria Luisa GENTILESCHI, Antoni
MARIMÓN RIUTORT, Francesca MAZZUZI, Roberta MURRONI, Carlo PILLAI, Domenico RIPA,
Maria Elena SEU, Maria Angel SEGOVIA MARTI, Frank THEMA, Dante TURCATTI, Maria Eugenia
VENERI, Antoni VIVES REUS, Franca ZANDA.
Comitato scientifico
Pasquale AMATO, Università di Messina - Università per stranieri “Dante Alighieri” di Reggio
Calabria (Italia); Juan Andrés BRESCIANI, Universidad de la República (Uruguay); Margarita
CARRIQUIRY, Universidad Católica del Uruguay (Uruguay); Giuseppe DONEDDU, Università di
Sassari (Italia); Luciano GALLINARI, Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del CNR
(Italia); Elda GONZÁLEZ MARTÍNEZ, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (Spagna);
Antoine-Marie GRAZIANI, Università di Corsica Pasquale Paoli - Institut Universitaire de
France, Paris (Francia); Rosa Maria GRILLO, Università di Salerno (Italia); Victor MALLIA
MILANES, University of Malta (Malta); Roberto MORESCO, Società Ligure di Storia Patria di
Genova (Italia); Fabrizio PANZERA, Archivio di Stato di Bellinzona (Svizzera); Roberto PORRÀ,
Soprintendenza Archivistica della Sardegna (Italia); Didier REY, Università di Corsica Pasquale
Paoli (Francia), Sebastià SERRA BUSQUETS, Universidad de las Islas Baleares (Spagna); Cecilia
TASCA, Università di Cagliari (Italia).
Comitato di lettura
La Direzione di AMMENTU sottopone a valutazione (referee), in forma anonima, tutti i
contributi ricevuti per la pubblicazione.
Responsabile del sito
Stefano ORRÙ
AMMENTU - Bollettino Storico, Archivistico e Consolare del Mediterraneo (ABSAC)
Periodico annuale pubblicato dal Centro Studi SEA di Villacidro.
Registrazione presso il Tribunale di Cagliari n° 16 del 14 settembre 2011.
ISSN 2240-7596 [online]
c/o Centro Studi SEA
Via Su Coddu de Is Abis, 35
09039 Villacidro (VS) [ITALY]
SITO WEB: www.centrostudisea.it
E-MAIL DELLA RIVISTA: [email protected]
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Sommario
Presentazione
Presentation
Présentation
Presentación
Apresentação
Presentació
Presentada
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DOSSIER
Atti del convegno internazionale
1840-2010 SARDEGNA – URUGUAY. Dai 170 anni di amicizia e di rapporti
culturali e commerciali ai nuovi possibili scenari di sviluppo economico
Cagliari–Villacidro 25-26 novembre 2010
a cura di Giampaolo Atzei e Martino Contu
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GIAMPAOLO ATZEI – MARTINO CONTU Introduzione
GIANLUCA BORZONI Profili politico-diplomatici del trattato di amicizia,
commercio e navigazione tra Regno di Sardegna e Repubblica Orientale
dell’Uruguay del 29 ottobre 1840
CARLO PILLAI I rapporti economici tra Sardegna e Sud America nel XIX
secolo
MARTINO CONTU Consoli e vice consoli della Repubblica Orientale
dell’Uruguay in Sardegna tra XIX e XX secolo
RAÚL D. CHEDA ESPIGA Una historia de la unificación italiana en América.
Juan Bautista Fá (1839 – 1904) combatiente de la integridad
MARIO JUAN BOSCO CAYOTA ZAPPETTINI Dos historias uruguayas: la “Virgen de
los Treinta y Tres Orientales”; la figura de la Beata Madre Maria
Francesca Rubatto y su amistad con el médico de familia Giovanni
Antonio Crispo Brandis de Codrongianos
GIAMPAOLO ATZEI Juan Carlos Fa Robaina: parlamentare, emigrato di terza
generazione, con la passione per la saggistica
DOMENICO RIPA Uno scrittore uruguaiano di origine sarda: Osvaldo Crispo
Acosta e la sua opera
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Sommario
FOCUS
Consoli e consolati stranieri tra Settecento e Ottocento in Sardegna e
Corsica
a cura di Manuela Garau
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MANUELA GARAU Introduzione
GIAMPAOLO SALICE L'invenzione della frontiera. Isole, Stato e colonizzazione nel Mediterraneo del Settecento
ANTOINE-MARIE GRAZIANI Un témoin de la révolution française en Corse : le
consul napolitain Francesco Bigani
CARLO PILLAI Novas appizus de is maltesus in Sardigna a is tempus de is
piemontesus
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FOCUS
Visite pastorali in età moderna e contemporanea
a cura di Cecilia Tasca
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CECILIA TASCA Introduzione
CECILIA NUBOLA L’importanza delle visite pastorali dal punto di vista
storico
DON GIANCARLO ZICHI L'uso delle visite pastorali e delle relationes ad
limina nello studio della storia della Chiesa sarda aspetti generali
MANUELA GARAU La Fonte Visitale e i Montes de Piedad: le respuestas al
questionario del 1761 del vescovo di Ales Giuseppe Maria Pilo
CECILIA TASCA «Decreti dati nella visita dei Monti di Soccorso dei villaggi
di dentro» da Antonio Raimondo Tore, vescovo di Ales-Terralba, nel 1834
MATTEO BARAGLI Visite pastorali in terra di mezzadria: il clero e le
popolazioni contadine nella Toscana d’inizio ‘900
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Ringraziamenti
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Profili politico-diplomatici del trattato di amicizia, commercio e
navigazione tra Regno di Sardegna e Repubblica Orientale dell’Uruguay del
29 ottobre 1840
Gianluca BORZONI
Università di Cagliari
Abstract
This essay offers a framework of historical-diplomatic aspects of the treaty signed on the 29th
October 1840. It recalls how interested the Court of Turin was in recognizing the Uruguayan
Republic, showing the cordiality of the atmosphere between the two parts. A following
detailed analysis of the contents will underline the remarkable significance of the agreement
both from a diplomatic-commercial and political point of view: a milestone for a long-run
path of stable and valuable friendship.
Keywords
Diplomatic and consular relations between Uruguay and Italy, Treaty of friendship, commerce
and navigation between the Kingdom of Sardinia and Uruguay, rapports Sardinia – Uruguay
Estratto
Il presente saggio offre un inquadramento degli aspetti storico-diplomatici del trattato del 29
ottobre 1840, rievocando l’interesse della corte di Torino per il riconoscimento della
Repubblica Orientale dell’Uruguay e mostrando quale atmosfera di reciproca comprensione
accompagnasse la stipulazione dell’accordo. Seguirà un’analisi di dettaglio del contenuto, dal
notevole significato commerciale, diplomatico-consolare ed altresì politico-programmatico:
viatico per un successivo consolidamento di rapporti di solida amicizia.
Parole chiave
Relazioni diplomatiche e consolari tra Uruguay e Italia, Trattato di amicizia, commercio e
navigazione tra Regno di Sardegna e Uruguay, rapporti Sardegna - Uruguay
Sono particolarmente lieto di aprire con la mia breve relazione questo importante
convegno, che annovera illustri partecipazioni e qualificati interventi. Ed in realtà,
proprio al fine di meglio inquadrare le dinamiche che hanno condotto
all’instaurazione ed all’approfondimento di un’amicizia – quella tra l’Uruguay e la
Sardegna, prima, l’Italia poi – mantenutasi salda per centosettanta anni, non
risulterà forse inutile un inquadramento degli aspetti storico-diplomatici del trattato
di amicizia, commercio e navigazione stipulato il 29 ottobre 1840 tra il Regno di
Sardegna e la Repubblica Orientale dell’Uruguay. Al contempo, una premessa ai
lavori ed altresì un auspicio a che conducano a nuovi interventi di stimolo
all’interscambio e alla mutua conoscenza lungo la rotta tra Cagliari e Montevideo.
Si tratta certo di una storia che rimanda a tempi passati, ad un Regno di Sardegna
giunto al termine dei primi dieci anni sotto la guida di Carlo Alberto, nel corso dei
quali già si era iniziata a delineare l’azione riformatrice che di seguito sarebbe più
compiutamente emersa, ed alla Repubblica Orientale dell’Uruguay che a sua volta da
poco più di un decennio aveva ottenuto la propria indipendenza, ma che continuava
a vivere al suo interno giorni agitati. La guerra civile in atto andava infatti a
manifestare con compiutezza una situazione di contrapposizione politica e sociale
all’interno del paese che datava da alcuni anni, affondando le proprie radici nelle
modalità stesse della realizzazione statuale. Una contrapposizione che a sua volta
esplicava rilevanti effetti in sede internazionale, specie in considerazione dei legami
tra i nazionalisti blancos al potere dalla metà degli anni ’30 e l’autoritario
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Gianluca Borzoni
governatore di Buenos Aires, Juan Manuel de Rosas1, avversato dai rivali colorados,
che a fine decennio erano tornati alla guida del paese con il loro fondatore José
Fructuoso Rivera2.
Ebbene, le carte mostrano come la Sardegna sia cosciente di quanto accade e abbia
una sua posizione in proposito, a partire dalla questione stessa del riconoscimento.
Che vi si potesse procedere sic et simpliciter per tutte le nuove repubbliche
americane, a Torino suscitava piccati malumori – «come una deviazione dai principii
monarchici» – per cui Carlo Alberto ne parlò al suo ministro degli Esteri. Il conte
Solaro della Margarita, alfiere del principio legittimistico nelle lotte che
infiammarono Spagna e Portogallo3, si mostrò divertito all’idea «che sarei accusato di
troppo affetto alle Repubbliche». Peraltro, si diceva anche convinto che l’ipotesi del
non riconoscimento fosse «assurda, quasi fossero fondate fra tribù selvaggie, né
avessero porti ai quali approdare, né popoli colti coi quali stabilire relazioni». Né
mancavano le motivazioni diplomatiche per procedervi; si pensi alla questione
argentina, sintomatica di orientamenti politici che si riverberavano anche sulle
vicende uruguaiane: a corte «non avevamo alcuna simpatia» per Rosas4, che a causa
di numerosi incidenti – tra i quali la stessa questione dell’accreditamento del console
Picolet d’Hermillion – e scelte non condivise in tema di politica estera, nel corso
degli ultimi anni era stato gratificato di giudizi assai severi dalla rappresentanza
diplomatica sarda5. Tuttavia, prosegue Solaro nel suo Memorandum storico politico, i
15 mila e più sudditi stabilitisi nella repubblica argentina e le fiorenti attività
commerciali svolte dai genovesi lungo il Rio de la Plata, oltre al mantenimento di
naviglio da guerra per consentirne la protezione, necessitavano che «la situazione
fosse guarentita nell’interno del paese e i loro interessi messi a riparo dalle
prepotenze del Dittatore»6.
Questa stessa premura non si ravvisava nei confronti dell’Uruguay, con i sudditi sardi
(tra i quali una significativa componente di emigranti per scelta politica) che qui,
«immuni da ogni prepotenza», praticavano soprattutto il commercio di cabotaggio;
ma questa era considerata una ragione di più per riconoscere la Republica Oriental,
«che con generoso modo trattava le genti straniere, sebbene non legata da
stipulazioni diplomatiche»7. Così, relazioni ufficiali poterono essere instaurate già
alla metà degli anni ‘30, con relativo invio di autorità consolari8, mentre tra il 26
giugno 1837 e il 28 gennaio 1838 si perfezionò lo scambio di note con il quale il re di
Sardegna, «soddisfatto» dell’accoglienza data al console generale a Montevideo
d’Hermillion, formalizzava con scambio di note il riconoscimento del governo della
repubblica uruguaiana e l’impegno all’accoglimento ed al trattamento degli
1
FERNANDO LOPEZ-ALVES, State Formations and Democracy in Latin America, 1810-1900, Duke University Press, Durham
2000, p. 81.
HAROLD EUGENE DAVIS, JOHN J. FINAN, FREDERIC TAYLOR PECK, Latin American Diplomatic History: An Introduction,
Louisiana State University Press, New Orleans 1977, p. 82 e ss.
3
FRANCESCO LEMMI, La politica estera di Carlo Alberto nei suoi primi anni di regno, Le Monnier, Firenze 1928, pp. 291300.
4
Memorandum storico politico del conte Clemente Solaro della Margarita, a cura del Centro di Studi Monarchici
(Istituto Fascista di Cultura), Fr. Bocca, Torino, pp. 99-100.
5
IGNAZIO WEISS, Carlo Alberto e Juan Manuel De Rosas: contributo alla storia delle relazioni diplomatiche fra il Regno
di Sardegna e la Confederazione Argentina, Societa tipografica Modenese, Modena 1951, p. 36 e ss.
6
Ivi, p. 99.
7
Ivi, p. 100.
8
MARTINO CONTU, Introduzione, in Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione tra S.M. il Re di Sardegna e la
Repubblica Orientale dell’Uruguay (1840), Centro Studi SEA - Consolato Onorario dell’Uruguay a Cagliari, VillacidroCagliari 2010, p. 10.
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uruguaiani nel regno alla stregua «delle altre nazioni amiche più favorite»9; sette
mesi più tardi Solaro ricevette poi l’attestazione che «il passo tanto lodevole»
compiuto era stato considerato in Uruguay come una «testimonianza inequivoca»
dell’apprezzamento con cui da Montevideo si guardava alle relazioni reciproche10.
Ecco dunque il contesto di cordialità in cui si giunge al perfezionamento del trattato
di amicizia dell’ottobre 1840, che se in via generale corrispondeva ad una ben
consolidata linea intrapresa dal conte Solaro11, in questo caso specifico vale a
precisare nel dettaglio i rapporti reciproci, incanalandoli lungo un sentiero che come
subito vedremo sarà interessante e duraturo.
L’accordo presenta numerosi aspetti significativi, a partire dai primi due articoli che
– come quasi di prammatica – assumono certo un carattere programmatico ma,
fondando l’amicizia tra i due paesi sulla pace e sulla libertà di commercio e
navigazione, secondo quel serio principio che risponde al nome di regime di
reciprocità, seriamente giungono a disciplinare anche gli eventuali casi di
contrapposizione e persino di guerra, stabilendovi le forme di protezione da
accordare comunque a cittadini e navigli. E sono proprio queste le clausole che
dimostrano la buona volontà comune, e direi massimamente la buona volontà del
governo di Montevideo. Lungo tale solco, le successive disposizioni ben puntualizzano
il regime degli scambi – assolutamente ampio – con specifiche previsioni atte ad
individuare le merci di contrabbando di guerra ma anche i casi di naufragio, in modo
da evitare interpretazioni difformi: e dunque «onde non lasciar dubbio quali siano gli
oggetti e merci di contrabbando», ci sarà un lungo elenco tassativo di articoli, dalle
armi da fuoco allo zolfo ai cavalli, mentre nel caso in cui bastimenti da guerra o
mercantili avessero fatto naufragio sulle coste dell’altra parte contraente, avrebbero
ricevuto gli stessi soccorsi accordati ai convogli nazionali. Dalla lettera traspare
altresì l’impegno ad agire concordemente nella repressione della pirateria con il
divieto di accoglimento di bastimenti rei di infrazioni nei propri porti, e nel processo
di concreta rimozione delle barriere doganali: così, dal porto di Genova avrebbero
potuto da quel momento attraversare il territorio sardo tutti «gli articoli di
commercio, produzione del suolo o dell’industria» o della pesca uruguaiane, con
eccezioni analiticamente codificate: sale, polvere da sparo, tabacco.
Del citato primo gruppo di disposizioni, ad ogni modo, interessava massimamente la
cancelleria torinese l’articolo X, che recita:
Ambe le Alte Parti contraenti riconoscono che nel caso che una delle due fosse in guerra con
una terza potenza, la bandiera neutrale dell’altra assicura il legno e le persone, eccettuati gli
ufficiali ed i soldati al servizio effettivo del nemico, e copre eziandio le proprietà, meno gli
articoli di contrabbando di guerra. In conseguenza sarà libero e lecito ai sudditi o cittadini di
ambi i paesi di navigare coi loro bastimenti partendo da qualunque porto per altri
appartenenti al nemico dell’uno o dell’altro, e proibito di recar loro molestia alcuna in questa
navigazione12.
Principio, questo, chiosa il conte della Margarita, «che a noi altamente conveniva di
ammettere». Mentre infatti l’Inghilterra «regina dei mari» poteva in proposito
permettersi di informare le proprie relazioni a scelte opposte, in virtù della possanza
della propria marina militare, ciò risultava assai meno praticabile per gli altri paesi
9
Solaro della Margarita a Oribe, 26 giugno 1837, in REPUBLICA ORIENTAL DEL URUGUAY – SECRETARIA DEL SENADO, Tratados y
Convenios Internacionales, tomo I, Montevideo 1993, pp. 491-492.
10
Blanco a Solaro della Margarita, 28 gennaio 1838, ivi, p. 492.
11
WEISS, Carlo Alberto e Juan Manuel De Rosas, cit., p. 12.
12
Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, cit., p. 21.
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Gianluca Borzoni
che, sprovvisti di analoghi mezzi da battaglia in campo navale, possedevano tuttavia
notevoli flotte mercantili cui conferire protezione. Questa era la realtà in cui si
trovava anche il regno di Sardegna, dacché «[m]olti sono i bastimenti […] che
potrebbero essere catturati; il compenso nella cattura di altre navi assai dubbioso; in
ogni caso minore del danno». Né in materia si poteva fare affidamento sul diritto
internazionale, privo di un orientamento univoco – ma che certamente, sulla scorta
del diritto romano, risulta orientato a non assicurare le merci in virtù della bandiera
neutrale – mentre a livello convenzionale non pareva praticabile un accordo «fra le
primarie potenze marittime»13.
Di seguito, gli articoli fino al 33 disciplinano con dovizia di particolari il rapporto
consolare ora inaugurato: pur non potendoci dilungare in dettaglio, sarà sufficiente
rilevare come si tratti anche in questo caso di previsioni di ampio respiro, che
comprendono il mutuo diritto di inviare agenti in tutte le città si ritenga opportuno,
immunità funzionali e naturalmente limiti, specie di tipo politico generale (come la
consueta impossibilità ad aprire trattative senza incarichi ad hoc) ma anche ampie
possibilità di intervento nella proposizione di azioni giudiziarie (contro ad esempio i
disertori), di polizia interna sui convogli marittimi, di azioni di salvataggio di
bastimenti nazionali «senza che l’Autorità locale debba ingerirsene che per rapporto
alla regola conveniente ed alla conservazione dell’ordine». Completano il quadro le
clausole relative alla sudditanza ed all’asilo – con l’impegno reciproco ad arrestare e
consegnare individui ricercati per un nutrito elenco di reati – nonché alla durata e
rinnovo dell’accordo: sancita la perpetuità della pace e dell’amicizia tra i due paesi,
si stabilisce in sei anni la vigenza delle previsioni relative a commercio e navigazione,
con rinnovi taciti di un anno a meno di notifiche di diversa volontà. Il tutto a datare
dalla ratifica dell’atto, che per parte sua Carlo Alberto avrebbe concesso
nell’autunno di due anni dopo14.
L’ultimo atto del negoziato si svolse presso lo stesso re di Sardegna, «il signor Ellauri,
Ministro degli Affari Esteri [uruguaiano], essendo venuto a tal effetto in Torino»15.
Sarebbe stato l’inizio di un processo di consolidamento di rapporti, che nel breve
periodo avrebbe annoverato la stipulazione di altri accordi, ancora volti a
regolamentare specifiche questioni di comune interesse, specie in campo postale,
commerciale e giudiziario16. La proclamazione dell’unità italiana – salutata con
affettuosa partecipazione a Montevideo – avrebbe poi aperto ulteriori possibilità di
interscambio, avviando «per l’immigrazione italiana una fase di forte espansione»17.
Il breve spazio non consente il dovuto approfondimento di questa amicizia tra sardi,
italiani e uruguaiani, per cui ci si limiterà a rimandare ai lavori esistenti e, per
quanto manca, auspicare la prosecuzione degli studi in proposito. Quale piccolo
lascito per questo convegno si può però, da ultimo, rievocare la testimonianza della
comprensione che Montevideo seppe dimostrare all’Italia in uno dei frangenti più
tristi e difficili della sua storia, la liquidazione dell’esperienza del secondo conflitto
mondiale; e stavolta erano stati gli italiani a sperimentare la realtà della guerra
civile.
13
Memorandum storico politico del conte Clemente Solaro della Margarita, cit., p. 156.
Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione, cit., p. 32.
15
Memorandum storico politico del conte Clemente Solaro della Margarita, cit., p. 155.
16
Cfr. MARTINO CONTU, Le relazioni italo-uruguaiane, l’emigrazione italiana e la rete consolare della Banda Orientale
nel Regno Sardo e nell’Italia unita con particolare riferimento ai vice consoli uruguaiani in Sardegna, in «Ammentu –
Bollettino Storico, Archivistico e Consolare del Mediterraneo», a. I, n° 1, gennaio-dicembre 2011, soprattutto le
pagine 111-117.
17
Ivi, p. 112.
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Ebbene, nel gennaio 1946, mentre si discuteva della modalità di sottrazione all’Italia
delle sue colonie, la presidenza uruguaiana a capo dell’apposita Commissione
Trusteeship dell’ONU appoggiava le ragioni – velleitarie – del nostro governo in tema
di «pace giusta» applicata alla questione coloniale, giungendo anche a svolgere un
‘passo informativo’ riguardo la possibilità di immediata ammissione italiana
all’Organizzazione18. Le iniziative non ebbero evidentemente seguito, ma De Gasperi
e Sforza si accorsero della benevolenza di Montevideo e, alla vigilia dell’arrivo del
ministro degli Esteri nella capitale uruguaiana, lo statista democristiano espresse la
sua «viva gratitudine»19; nel mese di agosto, poi, le entusiastiche manifestazioni
d’affetto tributate a Sforza certamente solleticarono una sovrabbondante vanità, ma
testimoniarono anche di un’amicizia tra due stati e due popoli con molto in
comune20. Passate, infine, le forche caudine del trattato di Parigi del 10 febbraio
1947, non venne meno la disponibilità della repubblica dell’Uruguay a ricercare
collegialmente la via negoziale «più adatt[a]» al fine di sottoporre la punitiva pace
appena sottoscritta a sostanziale revisione21. In mezzo agli svariati tentativi volti a
differenziare le scelte dell’Italia repubblicana da quelle compiute nel ventennio
fascista – e a dispetto di rari motivi di frizione che, fisiologicamente, pure si
presentarono – la solidarietà con i paesi latino-americani, e specialmente l’Uruguay,
rimaneva una solida costante della politica estera nazionale.
18
Carandini a De Gasperi, 17 gennaio 1946, in I documenti diplomatici italiani (d’ora in avanti Ddi), decima serie,
volume III, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1993, D. 95. In tema di colonie, l’appoggio politico e
diplomatico uruguaiano proseguì nei mesi successivi in maniera convinta e qualificata: si veda Moscato a De Gasperi,
3 maggio 1946, ivi, D. 401.
19
De Gasperi a Moscato, 27 maggio 1947, ivi, D. 487.
20
Moscato a De Gasperi, 10 agosto 1946, in Ddi, decima serie, volume IV, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,
Roma 1994, D. 141.
21
Errera a Sforza, 25 aprile 1947, in Ddi, decima serie, volume V, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1996,
D. 374.
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