A001801 FIGLI? - Fondazione Insieme onlus
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A001801 FIGLI? - Fondazione Insieme onlus
A001801, 1 A001801 FONDAZIONE INSIEME onlus. Da MENTE&CERVELLO del dicembre 2009 pag. 38 <<FIGLI? NO, GRAZIE>> di Paola Emilia Cicerone, giornalista. Per la lettura completa del pezzo si rinvia al mensile citato. <<Hai figli? E come mai?>>: la domanda suona bizzarra, non capita spesso di sentirsela porre. Invece sentirsi chiedere <<Niente figli? E come mai?>>, non è un’esperienza insolita: alle donne senza figli succede spesso. Solo a loro, perché una domanda così –almeno nel nostro paese- ha diritto di cittadinanza solo la girata al femminile. E sono sempre loro che escogitano risposte ironiche, banalizzano -<<non ho avuto tempo>>, <<non sono sposata>> - o cercano di sintetizzare: <<Non ho trovato l’uomo giusto al momento giusto>>. Tenendosi dentro la voglia di chiedere ragione di una domanda tanto personale, che a volte si trasforma in pressioni, critiche, accuse di edonismo, egoismo, irresponsabilità. <<Per le nostre ricerche abbiamo realizzato una serie di focus group con donne senza figli in diverse città –racconta Maria Letizia Tanturri, docente di demografia all’Università di Pavia, che ha partecipato a un imponente progetto di ricerca coordinato da varie università- molte hanno detto di sentirsi giudicate, a volte anche severamente, da familiari o conoscenti, stigmatizzate come donne di serie B>>. È una magra consolazione, quella di essere in buona compagnia: nel 2007 una senatrice democratica della California, Barbara Boxer, ha attaccato il segretario di Stato Condoleezza Rice: <<Poiché non hai figli e non hai famiglia –ha detto- non pagherà nessun prezzo personale per l’invio di altri 20.000 soldati americani in Iraq>>. Variante politicizzata del <<chi non ha figli non può capire>> che arriva spesso in risposta se qualcuna -al supermercato o in treno- osa sbuffare di fronte a qualche intemperanza infantile. Il mito della maternità. Eppure il dibattito femminista –dalle storiche prese di posizione di Simone de Beauvoir a quelle della filosofa Elisabeth Badinter- sembrava aver cancellato il mito della maternità come destino e dell’istinto materno come pulsione innata. Mentre si moltiplicano, in Europa e negli Stati Uniti, pubblicazioni serie o scherzose che analizzano il problema, e siti dedicati al mondo childfree, il neologismo inglese che marca la novità distinguendo tra le donne prive di figli –childless- e quelle appunto childfree, ossia <<libere da figli>>. Anche se i sociologi continuano a parlare di voluntary childlessness. È l’espressione che usa Catherin Hakim, sociologa del London School of Economics, una delle più autorevoli ricercatrici a occuparsi del nuovo corso: <<Oggi le donne possono scegliere, e almeno in Europa, una su quattro non sembra interessata ad avere figli>>, spiega la ricercatrice inglese. <<In termini numerici non è una novità: anche in passato c’era un 20 percento di donne senza figli, ma questo era dovuto a povertà, a malnutrizione o all’emigrazione che impediva i matrimoni. La famiglia era il centro della vita, ora ci sono più possibilità di lavoro, di divertimento. Più scelte>>. Tar cui quella di non fare figli: <<Una scelta che, se consapevole, è sana e naturale quanto quella di essere madre>>, sostiene Geni Valle, psicoanalista Aipsi. <<Siamo in un’epoca in cui le donne stabiliscono una gerarchia delle A001801, 2 cose importanti della propria vita; alcune riescono a conciliare elementi diversi, altre scelgono di privilegiare un aspetto anziché un altro>>. Resta il fatto che la scelta di fare altro è più accettata se viene da una scienziata come Rita Levi Montalcini, o comunque da una persona nota. Come quelle intervistate dalla psicologa Paola Leonardi in un libro che parte dalla sua esperienza personale per raccontare un altro modo di vivere la femminilità. <<Ho visto per anni la faccia che faceva la gente quando dicevo che io, i figli, non li ho fatti né desiderati. Guai ad esprimersi contro le gioie della famiglia>>, spiega Leonardi, <<in questo progetto –un’elaborazione durata anniho coinvolto donne che hanno vissuto il femminismo, che sono state giovani quando la maternità era ancora vissuta come un destino. Trovando tra loro, pur nelle differenze della varie situazioni, una grossa identità>>. Una scelta senza ritorno. La stessa identità che unisce le donne dei focus group, accomunate dall’esigenza di giustificare la loro scelta agli occhi del mondo. <<D’altronde, viviamo nella società della scelta>>, osserva Tanturri. <<Oggi le ragazze possono e vogliono scegliere. L’identità non è più legata alla maternità ma alla realizzazione di se stesse anche attraverso il lavoro, l’indipendenza. E fare figli può sembrare una scelta senza ritorno, che preclude altre strade>>. Risultato: l’opzione childfree sta facendo proseliti. <<Le percentuali sono tra il 20 e il 25 percento in molti Paesi, con la Germania ai primi posti>>, spiega Hakim. In Francia, siamo intorno al 12-13 percento, in Svezia la percentuale è del 16% e sta salendo. Credo che in media ci attesteremo abbastanza velocemente intorno al 20%>>. E le politiche a favore della maternità messe in atto in alcuni Paesi? <<Influiscono solo marginalmente: o meglio, servono a convincere chi vuole figli a farne più di uno>>, prosegue Hakim. <<Spesso si giustifica la scelta di non fare figli con ragioni economiche, soprattutto perché è un motivo socialmente accettabile, ma le motivazioni reali sono altre. E ci sono donne, per esempio in alcune aree degli Stati Uniti, che hanno famiglie numerose e non lavorano fuori casa, ma dicono che il denaro non è un problema>>. E in Italia? <<A non avere figli è il 15% delle nate intorno agli anni sessanta, ma in alcune regioni, come in Friuli Venezia Giulia, si supera il 20%>>, spiega Tanturri. <<Una percentuale più bassa rispetto alla media europea, ma abbastanza alta in relazione agli altri Paesi mediterranei, e comunque in crescita>>. Di queste solo un terzo –ma la percentuale aumenta nel Nord- afferma di avere scelto consapevolmente di non avere figli; per le altre sono intervenute circostanze avverse e in qualche caso difficoltà di concepimento. <<Ci sono donne che si dicono nate per non essere madri –precisa la demografa- altre che non sono riuscite ad uscire dall’incertezza, e poi le ritardatarie>>. Sono quelle che dicono <<poi vedremo>>, per scoprire che il momento buono non arriva mai: <<Si aspetta di avere trovato lavoro, un compagno, poi si ha voglia di godersi un momento di tranquillità. E può succedere che poi sia troppo tardi, o semplicemente che si sia soddisfatte dell’equilibrio trovato senza nessuna voglia di cambiarlo>>, osserva Tanturri. <<Altre volte forse –pensiamo a quante sono le donne ufficialmente fertili che non riescono a rimanere incinte- è l’intelligenza del corpo a entrare in gioco>>, aggiunge Leonardi. Il clima generale non incoraggia: <<Da voi in Italia c’è un atteggiamento euforico nei confronti della maternità. Ma a fare figli impone spesso di A001801, 3 scegliere tra la maternità e altro, e questa è una delle cause del calo della fertilità<<, osserva Hakim. A un sondaggio in materia promosso dal sito alfemminile.com, una donna su tre ha risposto di non volere figli; con motivazioni varie, tra cui <<è troppo impegnativo>> conquista un rispettabile 35%. <<Molte donne che hanno partecipato ai gruppi hanno definito i figli come spugne, che assorbono energie>>, spiega Tanturri. E trovano questo impegno inconciliabile con la vita stressante di questi anni, anche perché le donne senza figli hanno spesso un’ideale di maternità molto elevato>>. Il peso del giudizio. E non è detto che chi non ha figli non ami i bambini: <<Li adoro, ma no desidero averne di miei, è una frase che ricorre spesso. <<Ci sono persone molto coinvolte con i bambini che sono felici di occuparsene, per lavoro o dedicandosi a figli di familiari e amiche, ma non si sentono di averli come una presenza permanente>>, sostiene Hakim. <<Io, per esempio, ho scoperto di avere bisogno di leggerezza nella vita: mi piacciono i bambini degli altri, ma non me la sono sentita di avere un rapporto totalizzante come è quello con un figlio>>, spiega Leonardi. <<E sono soprattutto gli uomini a guardare con astio le donne che non hanno figli, giudicandole aride e incapaci di relazionarsi con gli altri>>. Lo conferma la ricerca di Catherine Gattrell, della Lancaster University management School, da cu emerge che spesso le lavoratrici senza figli sono escluse da promozioni e altri riconoscimenti perché considerate fredde ed emotivamente carenti. <<Si trovano sempre buone ragioni per accusare le donne di egoismo: basta che facciano qualcosa per se stesse>>, polemizza Leslie Leonelli, psicoterapeutica e <<amorologa>>, tra le protagoniste del libro di Leonardi. <<Che dire allora di chi fa un figlio per dare un senso alla propria vita, per avere un sostegno per la vecchiaia. O lo usa per rinunciare a sfide professionali che fanno paura?>>. Le soddisfazioni della zia. Il problema del lavoro esiste: <<Ci sono occupazioni difficilmente conciliabili con una vita familiare>>, spiega Hakim. <<E ci sono donne, non necessariamente in carriera, possono essere impiegate o insegnanti- per cui il lavoro ha un ruolo centrale nella vita>>. E altre che non vogliono rinunciare a impegni politici o sociali, o amicizie, viaggi. <<Ho risposto spesso a chi mi chiedeva perché non facevo un figlio che avevo altro da fare –spiega Leonardi- dove altro non è necessariamente la carriera, non mi interessa, ma un lavoro rivolto al benessere altrui: ho insegnato, condotto gruppi, creato un centro di autostima donna>>. Molte fanno riferimento a una sorta di maternità simbolica. Può trattarsi di una produzione culturale –facendo eco a Simone de Beauvoir e al suo <<non faccio figli, faccio libri>>- di un lavoro vissuto come strumento per trasmettere qualcosa di sé, di un impegno verso gli altri, bambini, pazienti, senza il rapporto totalizzante della maternità. L’istinto materno non è innato, ma si sviluppa all’interno di un rapporto, e può essere vissuto in modi diversi, anche fuori dalla maternità biologica<<, spiega Valle. <<E non dimentichiamo che la maternità è soprattutto una atto creativo; può essere espressa in altro modo, attraverso il lavoro, le relazioni o semplicemente lo sforzo di rendere più ricca la propria vita di tutti i giorni<<. <<Per me l’insegnamento è trasmettere qualcosa, dare a una persona un punto di partenza per andare avanti nel mondo: in questo senso lo metto in relazione con la maternità simbolica>>, spiega Letizia Bianchi, sociologa della famiglia all’Università di Bologna, e una delle <<donne senza figli>> di Leonardi. A001801, 4 Sostenitrice di quella che definisce <<la posizione della zia>>, <<ossia qualcuno che ti vuole bene perché vuole bene a tua madre>>, spiega. <<Stabilendo un rapporto con bambini o ragazzi, sapendo che sono figli di qualcun altro, che non si può e non si deve assumere un ruolo materno –e la maternità è anche costrizione- si possono fare cose che un genitore non farebbe. Non si è fondamentali e si godono le gioie di una posizione seconda in cui è meno implicate e meno implicanti>>. <<Un figlio è anche sinonimo di sacrifici personali>>, spiega una blogger. <<Niente più feste con gli amici, niente vacanze improvvisate, finite le domeniche a letto>>. Viversi come <<coppia>> è una cosa, accogliere un <<terzo>> ben altro. <<Può essere vero che i figli garantiscono una certa stabilità all’interno della coppia –c’è chi ha paura proprio di quello- molti però temono che il figlio incrini l’equilibrio raggiunto>>, spiega Leonardi. <<Oggi razionalizziamo molto, mettendo in secondo piano il desiderio biologico>>, aggiunge Bianchi. <<È però vero che la nascita del figlio è un momento di crisi, e molti cessano di essere coppia quando diventano genitori>>. Ma c’è chi si sente troppo fragile all’interno della relazione per affrontare un progetto così importante: <<Molte donne segnalano come ragione per non fare figli l’instabilità di coppia, alcune vedono il figlio come elemento disgregatore che potrebbe incrinare un equilibrio faticoso>>, spiega Tanturri. In realtà gli uomini che non vogliono figli sono più delle donne, anche se alcuni li vedono come <<il prezzo da pagare>> per conquistare una donna, mentre a volte le donne sposano un uomo che non vuole figli pensando poi di convincerlo. <<I problemi nascono quando non si discute questa scelta, come spesso avviene tra i giovani>>, nota Hakim. Rapporti che condizionano. E la famiglia d’origine, quanto pesa nella scelta? <<Quasi tutte abbiamo citato la Muraro, quando sostiene che le donne che non hanno figli sono più in pace con la figura materna rispetto alle altre, perché non hanno bisogno di mettersi a confronto ponendosi loro stesse nel ruolo di madre>>, ricorda Leonardi. Sono molte, tra le intervistate, a ricordare i sacrifici vissuti dalla propria madre affermando di non volerli rivivere: <<Io non ho passato una bella infanzia, e pensavo di dover allevare ancora me stessa>>, spiega Leonelli. <<La storia familiare influisce>>, osserva Valla. <<Ci sono donne che scelgono consapevolmente di non avere figli, altre che non li fanno perché vincolate da motivazioni esterne –sterilità, mancanza di un partner- o interiori: tra queste ha sicuramente un peso importante il rapporto con la madre, ma anche con il padre e con i genitori come coppia>>. Difficile definire uno schema, visto che le esperienze simili possono portare a situazioni opposte: <<Una madre assente può far nascere la volontà di avere bambini che consentano di prendersi cura del bambino interiore che c’è dentro ognuna di noi, oppure si può far fatica a immaginarsi in un ruolo materno che appare estraneo>>, spiega Valle. <<In ogni caso l’idea della maternità porta a fare i conti con le proprie vicissitudini relazionali, e questo può far riemergere confini non risolti>>. Comunque sia, le opzioni sono sempre più aperte. Uno studio dell’Università del Michigan, che ha coinvolto 6000 donne tra i 50 e 60, mostra che l’avere figli o meno ha effetti rilevanti sul benessere psicologico in età matura: <<Gli elementi più importanti per una maturità felice sono la presenza di un compagno e di un circolo di relazioni sociali>>, spiega la sociologa Amy Pienta, coautrice della ricerca pubblicata sull’International Journal of Aging and Human Development>>. A001801, 5 <<È brutto non sapere a chi lasciare le proprie cose, non tanto i beni materiali quanto i ricordi>>, osserva Leslie Leonelli. <<Quanto alla solitudine, viviamo in una società dove sono tutti soli, i bambini come gli anziani: non sono certo i figli a risolvere il problema. Per questo con la mia associazione stiamo lavorando a nuove forme abitative come il cohausing, che uniscano spazi privati e comuni>>. <<L’unico dato certo e positivo è che oggi c’è una maggiore libertà di scelta: si può essere donne nella propria interezza e a prescindere dalla maternità>>, aggiunge Bianchi. <<D’altro canto una volta le donne crescevano all’interno di una genealogia di cura, di una tradizione e di un sapere cui a un certo punto si poteva sentire il bisogno di dare il proprio contributo: oggi madri e non madri si trovano di fronte a una grande solitudine>>. E mentre Nicky Defago, autrice di No child and loving it, ha ammesso –in un articolo sul Daily Mail- di avere scoperto grazie a un cagnolino le gioie di prendersi cura di qualcuno, la maggior parte delle donne intervistate è d’accordo: <<I figli, se ci si pensa non si fanno>>. <<E a volte –conclude Tanturri- sembra emergere un po’ di rimpianto per quel “momento di follia” che avrebbe permesso di superare ansie e incertezze>>. PERCENTO DONNE SENZA FIGLI SU TOT DONNE RAPPORTO DI DONNE SENZA FIGLI SU PAESE CON+SENZA GERMANIA OVEST 28% REGNO UNITO 22% FINLANDIA 18% PAESI BASSI 18% IRLANDA 15% ITALIA 15% SVEZIA 14% BELGIO 14% DANIMARCA 12% SPAGNA 11% NORVEGIA 11% FRANCIA 11% GERMANIA EST 8% ISLANDA 7% PORTOGALLO 7% A001801, 6 PERCENTO DI DONNE SENZA FIGLI SU DONNE CON + SENZA FIGLI 30% 25% PERCENTO 20% 15% 10% 5% 0% GER REGN FINL PAES IRLA ITALI SVEZ BELG DANI SPAGNORV FRAN GER ISLA PORT PAESE A001801, 7 CHILDLESS VIA Internet. C’è anche chi ha inventato il NO PARENTS DAY. È stata la National Organization for Non Parents –in sigla NON-, nata in California negli anni settanta, a fissare nel 1 agosto la ricorrenza dedicata a chi ha scelto di non riprodursi. In tempi più recenti l’organizzazione, ribattezzata National Alliance for Optional Parenthood, ha continuato a promuovere lo stile childfree e a segnalare il rischio dell’incremento demografico. Su temi analoghi si muove No Kidding – www.nokidding.net – che ha scelto come nome un gioco di parole tra il termine kid <<ragazzino>> e l’espressione colloquiale per dire <<niente scherzi>>. Nata nel 1984 a Vancouver, l’associazione si propone oggi a livello internazionale con sezioni in Nuova Zelanda, Cina e Spagna, e annuncia la propria convention per aprile 2010. Ma oggi il mondo dei <<Bambini? No, grazie>> si muove soprattutto su internet. Grazie a siti americani come www.childfree.net , www.child-free.com , o www.happilychildfree.com, che propongono dibattiti, consigli pratici e biglietti d’auguri per festeggiare la legatura delle tube. Ma ci sono anche agenzie di viaggio dedicate a chi non vuole bambini intorno www.childfreetravel.net – è negli Stati Uniti, resort, hotel e ristoranti che non accettano bambini. E poi ci sono l’inglese www.childfreeliving.uk.yuku.com, e il francese www.childfree.moonfruit.fr . E in Italia? Quella childfree sembra ancora una scelta privata, e il dibattito si svolge tra forum, blog –come childfreezone.blogspot.com – e qualche sparuto gruppo su face book.