Costruzione dei generi e violenza-Sala

Transcript

Costruzione dei generi e violenza-Sala
Corso di formazione "Percorsi di libertà". Come contrastare la
violenza sulle donne
Costruzione dei "generi" e violenza - 28 ottobre 2013
Docente Maria Concetta Sala
1. Al di là dei generi
-
-
Rappresentazioni simboliche dei rapporti fra il maschile e il femminile e
stereotipi di genere (dualismi: natura e cultura, corpo e mente, emozioni e
ragione, debolezza e forza, dipendenza e autonomia, succube e indomito,
vittima e carnefice, privato e pubblico, personale e politica)
Oltre la logica dei dualismi. Oltre la logica del potere
MATERIALI
**Virginia Woolf Una stanza tutta per sé (Lezione 1)
**Luisa Muraro (Lezione 1)
**Anna Maria Piussi (Lezione 1)
**Chiara Zamboni sulla lingua materna (Lezione 1)
2. Violenza: antidoti
-
Salvaguardare la differenza che salva
Mediazione. Rispetto del libero consenso dell'altro/a da sé (Simone Weil)
Rapporto di potere tra i sessi e amore (Lea Meandri)
Una nuova lingua (Lucia Mastrodomenico)
MATERIALI
***Lea Meandri (http://paestum2012.wordpress.com/2013/09/11/alcune-riflessioni-perun-laboratorio/)
1
"Penso alla parte che ha ancora l’amore –una parola che sembra un tabù per il
femminismo– come “copertura” del rapporto di potere tra i sessi: della violenza, della
sessualità, ma anche del lavoro e del denaro. Della questione della violenza maschile
contro le donne oggi si discute molto più che in passato, ma non sembra sollevare
l’attenzione che merita il fatto la violenza manifesta –maltrattamenti, stupri, omicidi– è
anche la più sfuggente: sono poche le donne che ne fanno denuncia, molti addirittura non
la considerano ancora un crimine, alcune vittime dichiarano di amare nonostante tutte il
loro aggressore (v. Questo non è amore, Marsilio 2013).
Ora, è vero –come ci si affretta sempre a sottolineare– che “non si uccide per amore”, ma
non possiamo nasconderci che l’amore c’entra, dal momento che a uccidere le donne sono
quasi sempre uomini a loro legati da rapporti intimi: mariti, amanti, padri, fratelli, figli.
Siamo di fronte cioè a un dominio che conserva poteri arcaici di vita e di morte, ma che
nasce dall’interno delle case, delle famiglie, di quelli che sono o sono stati rapporti di
coppia. E’ lì, nella sfera domestica, che le donne hanno mostrato di non voler più essere
“un corpo a disposizione di altri”; ma è lì che ancora sopportano oltre ogni limite la
convivenza con i loro aggressori, sperando di poterli cambiare o per paura della
solitudine. Se, nonostante tutto, l’idealizzazione della famiglia è così duratura, forse è
perché è negli interni delle case che tornano a confondersi la nostalgia dell’uomo-figlio, il
potere di indispensabilità della donna-madre e i residui di un dominio patriarcale in
declino.
Che parte ha l’amore nel mantenere l’ambiguità che si annida in questi vincoli –famigliari,
affettivi, sessuali- che oggi , nel venire meno dei confini tra privato e pubblico vediamo
agire anche nell’economia, nella politica, nell’industria dello spettacolo e della pubblicità?
Non è forse il fascino che ha ancora il sogno di una ideale riunificazione di “nature”
diverse e complementari a rendere così difficili la volontà e la fantasia necessarie per
ripensare il piacere e la responsabilità del vivere (quella che abbiamo chiamato “la
rivoluzione necessaria”) fuori dalla divisione dei ruoli, dalle gerarchie di potere e di valore
che hanno segnato disastrosamente la relazione uomo-donna, ma anche natura-storia,
individuo-società?
Col venire meno dei confini tra privato e pubblico, col prevalere delle logiche di mercato e
di consumo, sono venuti allo scoperto nessi che ci sono sempre stati tra i poli opposti della
dualità, altri nuovi si sono creati: tra sessualità e economia, sessualità e politica, sessualità/amore
e denaro, amore e lavoro. L’amore non ha più la potenza illusoria di mantenere in ombra il
dominio maschile, ma se si ha fretta di smascherarlo, si rischia di non vedere quanto ha
contato e conta ancora nel render le donne “complici” –inconsapevoli e incolpevolidell’oppressione che subiscono.
Alcuni esempi di modificazioni e permanenze li possiamo vedere nella femminilizzazione
della sfera pubblica e nella crescente commercializzazione della sessualità e della vita intima.
2
La “valorizzazione delle doti femminili” – sia di carattere estetico/erotico o materno –
viene oggi dalla nuova economia, dal mercato, dagli intrattenimenti erotici dei politici, o
dalle donne stesse come rivalsa a secoli di marginalità, e sembra avere come esito l’eclissarsi
della conflittualità tra i sessi. “Professionalità sensuale”, “intelligenza emotiva”, “pensiero
emozionale” sono le forme linguistiche che prende il sogno d’amore quando si trasferisce
dal rapporto di coppia all’ambito lavorativo.
Ma il “mito dell’interezza” lo si ritrova, imprevedibilmente, anche nel business del sesso,
nella commercializzazione della sessualità, nella “normalizzazione” della pornografia.
Rimando per questo all’interessante analisi di Giorgia Serughetti, Uomini che pagano le
donne (Edizioni Ediesse, Roma 2013):
“Tra intimità e attività economiche esiste un continuum anziché una dicotomia. Il riferimento è alle
molte figure che offrono servizi di cura retribuiti – colf, baby sitter- ma anche surrogati a
pagamento dell’intimità sessuale e delle relazioni romantiche. Sono le esperienze di ‘fidanzate a
noleggio’, sotto la dicitura di accompagnatrici, escort e top escort. Si tratta di servizi che non si
limitano al soddisfacimento di impulsi o fantasie sessuali, ma offrono parvenza di un
corteggiamento, di un rapporto di cura affettivo e di una reciprocità emozionale e sentimentale.
L’autenticità, il romanticismo, l’intimità diventano così oggetti di consumo.”
Dobbiamo concludere a questo punto che le donne cominciano a non considerare più il
lavoro domestico, la sessualità al servizio dell’uomo un “dono d’amore”? Che sono più
consapevoli di aver dato cure, affetto, sostegno morale e piacere in cambio non dell’amore
che desideravano e di cui avevano bisogno, ma di denaro, sopravvivenza, oppure di quel
successo e potere che non hanno trovato altrimenti?
Un cambiamento rispetto ai ruoli e alle forme tradizionali del potere maschile c’è
sicuramente, anche se tutt’altro che “neutro”. Ma come chiamare le nuove forme di
complicità che vedono le donne nella posizione non più solo di “oggetti”, “corpi”, “merci”,
ma “soggetti” di un volontario asservimento all’immaginario maschile, protagoniste di
una rivalsa che si avvale degli stessi attributi – la seduzione, la cura materna – per i quali
sono state sfruttate e violate dall’uomo per millenni?
*** Lucia Mastrodomenico, Solo l'amore salva (tratto dalla rivista "ada teoria
femminista", n.2, gennaio 2007, apparso on line; si veda anche il volume della stessa
autrice con lo stesso titolo, Liguori, 2013).
"E’ la mancanza d’amore a far nascere odio, l’uso della forza, la subordinazione
al potere in tutte le sue possibili rappresentazioni.
Dobbiamo imparare ad amare, oggi, di nuovo, ancora.
Imparare dal cuore che capisce e da cui la parola nasce.
Non ci si salva dalla mancanza d’amore, le donne lo sanno, hanno molto pagato
3
per questo.
[...]
Chi ci può aiutare ad avere amore per la realtà così com’è, costruendo per essa
vaccini contro il rancore e la violenza? L’amore non si merita, si riceve e si dà
per quelli/e che sono e siamo, solo riconoscendolo dentro di noi si dà lo spazio
della sua azione. Strette, in cose, progetti, lavoro, obblighi veri ed inventati abbiamo
poca sensibilità per le cose essenziali.
Credo ci sia la possibilità di allontanarsi da riferimenti che crediamo sicuri e gestibili,
la realtà non è così ristretta, a guardarla bene è più grande, possono accadere
cose che non ci aspettiamo, so che questo è più vero per me con una
donna, più difficile e doloroso, con una donna.
A volte sono contenta, perché so meglio cosa fare, con chi e per chi farlo, ed un
po' di felicità arrivi anche a me. Come quando ero piccola, ricordo, camminavo
per strada con mia madre, una mano nella sua, avanzavo a fatica per
dare il suo passo più veloce, nell’altra mano stringevo una carta di caramella,
conservata per giorni, quel prezioso pezzo di carta fermava nella sua trasparenza
i vari colori: il rosso, il bleu, il giallo e quello strano suono che si sentiva
nel piacere di scartocciare.
Sì perché la felicità vive soprattutto nelle piccole cose, come sanno farci capire i
bambini e le bambine".
4