Scarica l`opuscolo 2013 - S.S. Crocifisso Galatone

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Saluto del Rettore
Il clima di gioia che la Pasqua del Signore ha appena portato nel nostro
cuore ci spinge a celebrare ogni giorno di questo mese di aprile i misteri della
nostra fede, consapevoli che il Signore, risorto da morte, ci ha fatto dono della
sua vita e solo continuando a vivere uniti a Lui possiamo conservare la sua
pace e la sua gioia.
Viviamolo, allora, questo mese con la fede appena rinnovata, esprimendola
con gioia e umile fiducia nel canto serale del Responsorio in onore del SS. Crocifisso. Al suono dei ‘colpi scuri’ annunciante la Benedizione con la Reliquia
del Sacro Legno segniamoci con il Segno della Croce dovunque ci troviamo.
L’ascolto della Parola, la Comunione Eucaristica almeno domenicale, il riallacciare o rinforzare nel nome del SS. Crocifisso i vincoli di amicizia e fraternità
con quanti condividono in tutto o in parte la nostra vita siano il modo più bello
per prepararci a vivere i giorni dei solenni festeggiamenti in suo onore.
Il Crocifisso, che nella nostra statua in cartapesta vediamo risorgere vittorioso
dal sepolcro, ci aiuti a credere che la vita è più forte della morte, il bene è
più forte del male, la verità è più forte della menzogna, l’amore è più forte
dell’odio. Egli benedica i nostri progetti di bene, le nostre famiglie, la nostra
Città.
Galatone, Aprile 2013
Il rettore
don Giuseppe Casciaro
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Il Sindaco
Cari concittadini,
come ogni anno si rinnova il tanto atteso appuntamento con i festeggiamenti
in onore del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone.
Nel porgere i miei saluti e quelli di tutta l’amministrazione comunale, è doveroso un ringraziamento al Comitato per lo sforzo profuso nell’organizzazione
della festa, agli sponsor e a tutti coloro che si dedicano, con spirito di devozione per la buona riuscita della stessa.
Questi giorni di festa rappresentano la manifestazione autentica del grande
sentimento religioso e della profonda fede e devozione del popolo galatonese
nei confronti del SS. Crocifisso della Pietà. Le celebrazioni religiose, i rituali
civili, l’atmosfera emozionante e suggestiva e le manifestazioni in programma,
assumono valenza di un atto di fede condivisa e profonda tanto quanto costituiscono espressione del nostro folklore popolare e rinnovano il nostro ricco
patrimonio di tradizioni e valori.
Un patrimonio che costituisce la nostra identità, al quale ci sentiamo profondamente legati, che ci spinge ad onorare le nostre origini e ci fa sentire uniti,
evidenziando quel desiderio concreto di essere comunità, di partecipare alla
vita sociale, lo stesso che lega indissolubilmente alla terra d’origine i nostri
concittadini lontani che con profondo senso di appartenenza ritornano al paese in questi giorni per condividere il rito e la fede per il SS. Crocifisso.
Quest’anno, inoltre, la processione del 2 maggio sarà impreziosita dalla presenza delle delegazioni dei Comuni appartenenti all’Associazione delle Città
del SS. Crocifisso, che raccoglie numerosi comuni di Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania, alla quale l’attuale amministrazione comunale ha voluto aderire perché possa rappresentare strumento di valorizzazione
della nostra identità culturale e religiosa, nonché occasione di scambio culturale e promozione del territorio.
Gli auguri più sinceri, allora, a tutti i cittadini galatonesi vicini e lontani, e a
tutti i pellegrini del nostro Santuario, di vivere questi giorni con fede, gioia e
armonia, confidando nella costante protezione del SS. Crocifisso.
Buona festa a tutti.
Il Sindaco
Livio Nisi
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Il Comitato
Cari amici e concittadini,
anche quest’anno si rinnova l’entusiasmo e il nostro impegno per realizzare
con i migliori risultati possibili la festa del SS.Crocifisso della Pietà. Mesi di
lavoro, tanta passione e spirito di sacrificio sono gli ingredienti principali che
adoperiamo per far sì che i festeggiamenti siano sempre all’insegna della tradizione e dell’ innovazione raggiungendo così un alto profilo qualitativo. L’anno
che ci siamo da poco lasciati alle spalle è stato per tutti molto difficile per la
nota crisi economica e sociale del nostro Paese. Anche nel 2013 le cose non
sono cambiate, anzi secondo le statistiche c’è stato un peggioramento generale.
La forte crisi, la gente assillata da mille problemi quotidiani, non hanno certo
reso facile la realizzazione del nostro programma. Tuttavia con tenacia, orgoglio e anche un po’ di audacia, pensiamo di essere riusciti anche quest’anno a
chiudere il cerchio nonostante le avverse condizioni.
Ai Cittadini certo spetterà giudicare i risultati convinti che essi terranno conto
delle difficoltà sopra accennate e daranno atto dell’impegno profuso.
Non bisogna dimenticare che i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso vengono attesi, anno dopo anno, con grande spirito di partecipazione da tutti i
cittadini galatonesi e dei paesi limitrofi. Poter dare forma smagliante ai vari
giorni di Festa è un titolo di soddisfazione e di orgoglio per la nostra Galatone
e senza falsa modestia, anche per il Comitato organizzatore e per tutte le organizzazioni sociali che contribuiscono al loro successo.
Quest’anno inoltre i festeggiamenti saranno impreziositi dalla presenza delle
delegazioni dei Comuni appartenenti all’associazione “Città del SS.Crocifisso”.
Associazione che unisce città di tutta Italia devote al SS. Crocifisso e della quale la Città di Galatone è recentemente entrata a far parte. Ciò comporta
non solo la partecipazione delle massime autorità dei paesi vicini alla nostra
festa ma il risultato di una maggiore visibilità della nostra Galatone e della
nostra tradizione.
Il più sentito ringraziamento va a tutti quanti hanno contribuito alla realizzazione della festa: all’Amministrazione Comunale, alla Comunità Ecclesiale
cittadina, alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile C.A.R. e R.V.A. ed alla
Polizia Municipale per il loro impegno straordinario ed il pregevole contributo
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operativo ed organizzativo; a tutte le realtà del mondo del lavoro, artigiani,
imprenditori, esercizi commerciali e società di servizi, a Circoli, Club, Associazioni culturali, sportive e Onlus per il generoso sostegno finanziario assicurato.
Ma un grazie speciale rivolgo a quelle attività commerciali che quest’anno
hanno voluto sponsorizzare le piazze della Città e che con il fondamentale
gesto di adesione hanno dato un segno prezioso di solidarietà ai valori della
Festa.
Il Presidente
Pasquale DE MONTE
Comitato Festa 2013
don Giuseppe
De Monte
Filieri
Musardo
Filoni
D’Elia
Ramundo
Tuma
Cannazza
Grasso
Montagna
Papa
Alemanno
Capua
Caputo
Carmagnola
Cucci
De Braco
Delbi
Filieri
Gatto
Casciaro
Pasquale
Riccardo
Antonio
Fabio
Giovanni
Cosimo
Giancarlo
Alessandro
Antonio
Luigi
Antonio
Sabrina
Alessandro
Fernando
Graziano
Silvana
Annarosa
Carmela
Anna Rita
Giuseppe
Rettore
Presidente
V. Presidente
V. Presidente
Segretario
Cassiere
V. Cassiere
Rev. dei Conti
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
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Gatto
Geusa
Inguscio
Luperto
Mariano
Marra
Martalò
Murrone
Ramundo
Ramundo
Reo
Santese
Sena
Stapane
Terragno
Trani
Varra
Matteo
Marco
Salvatore
Giovanni
Stefania
Tiziana
Annunziata
Agata
Annamaria
Serenella
Luigi
Luca
Lucia
Vincenzo
Ivano
Sebastiano
Marcello
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Programma Religioso - Sante Messe
Mercoledì 1 Maggio - San Giuseppe lavoratore
Sante Messe: ore 7,30 – 8,30 – 9,30 – 10,30
ore 19,30 S. Messa - Canto del Responsorio - Benedizione della
Città con la Reliquia della Santa Croce e apertura dei festeggiamenti
Giovedì 2 Maggio
Sante Messe: ore 7,30 - 8,15 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 14,15 - 18,30
ore 14,00: esposizione del Sacro Legno della Croce tra il festo so suono delle campane annunziante la solenne ora dei miracoli ore 20,00: Solenne processione per le vie cittadine
Venerdì 3 Maggio - Solennità del SS. Crocifisso della Pietà
Sante Messe: ore 7,00 - 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 -18,00 - 19,00
- 20,00
ore 11,00: Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Amministratore Diocesano Mons. Luigi Ruperto
Sabato 4 Maggio - Santi Filippo e Giacomo apostoli
Sante Messe: ore 7,30 - 8,30 - 9,30 - 10,30 - 17,30 - 18,30 - 19,30
Domenica 5 Maggio - VI^ Domenica di Pasqua
Sante Messe: ore 7,30 - 8,30 - 10,00 - 11,15 - 19,30
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“In questo segno vincerai!”
Se tutti gli altri anni si è celebrata solennemente la Festa del Crocifisso, quest’
anno c’è un motivo in più per renderla ancora più solenne, ricorrendo l’anniversario dell’ evento che può essere considerato come uno dei motivi-base
della sua istituzione. Approfondendone il contenuto e il significato, si ha modo
di giustificare non solo l’istituzione, ma anche la legittimità e il dovere della
sua celebrazione.
Sono passati 1700 anni da quando, nel 313, l’imperatore Costatino
emanò un Decreto con cui si dava la possibilità ai cristiani di poter professare
e celebrare liberamente la propria religione. A quanto stabiliva il Decreto erano interessate anche le altre religioni presenti su tutto il territorio dell‘ Impero
Romano. Corrispondeva, in concreto, a quella che oggi si suole definire libertà
di culto e, tenendo conto che la stessa libertà si concedeva ad altre confessioni
religiose, si può salutare e ritenere il gesto di Costantino come un’operazione
sorprendentemente ecumenica, anticipatrice dei nostri giorni. e, quindi, decisamente profetica.
Il Decreto è passato alla storia anche sotto altre denominazioni, otre
quella del nome dell’Imperatore che lo ha promulgato: Decreto di Milano o
Editto di tolleranza, perché emanato in questa città, capitale dell’Impero romano d’Occidente, dove risiedeva l’Imperatore (privo motivo); di tolleranza,
per il contenuto della liberalizzazione dell’esercizio religioso (secondo motivo). Il testo del Decreto è il seguente: “Noi, Costantino Augusto (Imperatore d’Occidente) e Licinio Augusto (Imperatore d’ Oriente) abbiamo risolto
di accordare ai cristiani la libertà di seguire la religione che ciascun crede,
affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri
sudditi dia pace e prosperità”.
Se le altre espressioni religiose erano guardate con sospetto, quella cristiana era ritenuta la più pericolosa, per via di un annuncio dirompente a livello sociale, seguito da un comportamento sul piano pratico, pericolosamente
destabilizzante a livello di convivenza civile. La nuova religione, col passar del
tempo, diventava gradualmente uno stile di vita, sempre più massicciamente
presente a livello di pensiero e di pratica. Alla luce del moltiplicarsi delle azioni corrispondenti, urgeva agire rapidamente, con interventi mirati a troncare
sul nascere qualsiasi pur timido tentativo di insurrezione, o presunto tale. A salvaguardia dell’ordine pubblico, se inizialmente ci si limitò a mantenere rapporti di mera convivenza pacifica, curando relazioni di apparente
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non violenza, man mano che si andava avanti, si sentì la necessità di ricorrere alla “forza” per scoraggiare ogni adesione a quel movimento, sempre più
numeroso e che si espandeva con una rapidità preoccupante. Si rischiava di
mettere in pericolo, a giudizio delle Autorità, le sorti stesse dell’Impero.
Furono gli anni in cui infuriarono le persecuzioni: molti cristiani preferirono morire piuttosto che tradire la propria fede. Fu sparso tanto sangue, fino
a definirlo “seme di nuovi cristiani” (Tertulliano), in considerazione della consistenza e dell’estensione con cui e in cui la religione cristiana si affermava.
Gli storici discutono su quali possano essere stati i veri e vari motivi per
i quali Costantino emanò quel Decreto: se prevalentemente politici o strumentalmente religiosi. Pur non entrando in merito, quello che è certo è che i cristiani poterono lasciare le catacombe, luoghi sotterranei, in cui erano costretti
a vivere con tanta paura e in clandestinità.
Il Decreto non solo segnava una svolta epocale nella storia civile
dell’umanità, ma dava anche la possibilità ai cristiani, vivendo in un clima di
maggiore serenità e non più condizionati dalla paura che potesse distoglierli
dal dedicarsi alla riflessione più approfondita della propria fede, irrobustendola alla luce della Parola di Dio. Emerse, anche al loro sguardo e con più
chiarezza, la dimensione della Persona di Cristo Signore, il significato della
sua incarnazione, della sua opera e del suo martirio, riprodotto soprattutto
nell’offerta suprema della sua vita. Lo si contemplò, steso sulla Croce, come
su un altare su cui consumava, quasi offerta, l’atto della sua obbedienza alla
volontà del Padre: il fine per cui era venuto sulla terra.
La Croce, come simbolo e come messaggio, era già comparsa nella vita
di Costantino. La vigilia della battaglia di Ponte Milvio, contro Massenzio, il 28
ottobre 312, ebbe una visione, prima di giorno e poi di notte, con l’ingiunzione di mettere sul labaro dei suoi soldati, le lettere corrispondenti alle iniziali
(greche) del nome di Cristo XP (ÝΣΤΟΣ con la scritta: in hoc signo vinces.
Sempre a proposito della Croce, intorno ad essa compare idealmente
una donna, Elena, madre di Costantino., come sul Calvario, era stata fisicamente presente Maria, la madre di Gesù. Elena era venuta a conoscenza che
la Croce, strumento della passione di Gesù, era stata abbandonata in una
fossa. Erano passati tanti anni, eppure non la sfiorò il minimo dubbio sulla possibilità di poterla trovare. Lasciò il palazzo imperiale e intraprese un viaggio:
la sua ricerca, almeno secondo una tradizione non si sa quanto storicamente
fondata, venne premiata, con l’invenzione della Croce, ove “invenzione” ha
il significato di “ritrovamento” e non quello di un’idea pensata e desiderata e
rimasta nel campo del pensiero e del desiderio. 14
E’ la ricorrenza che noi, di Galatone, celebriamo da tempo immemorabile (3 maggio), in Oriente, invece dell’ “invenzione”, si celebra l’ “esaltazione” della Croce” (14 settembre).
Le due date, praticamente un doppione, in sede di revisione del calendario liturgico, sono state unificate in base al criterio del tempo. Risultando
più antica quella del 14 settembre, ha avuto la precedenza come giorno della
celebrazione ufficiale per tutta la Chiesa. Quella del 3 maggio non è stata soppressa, ma, saggiamente, se ne è suggerita la conservazione della data, dove vi
fosse una tradizione di celebrazione da tempo immemorabile, proprio come
a Galatone. Se nel frastuono della Festa, meglio ancora se nel silenzio degli altri
giorni, eleviamo il nostro sguardo verso l’alto, nel nostro Santuario, (saltando,
possibilmente, l’indecente spettacolo dell’impalcatura che, quasi ab immemorabili ormai lo ricopre!...Quo usque, tandem?...) potremo ammirare gli affreschi che riproducono il trionfo della Croce, tema dominante in tutto l’edificio
sacro. Visitando il Santuario, con tutti quelli sparsi in ogni parte del mondo
cristiano, ne usciremo arricchiti.. Questi luoghi sono stati definiti “cliniche
dello spirito” (Paolo VI), dove si piange, ma non ci si dispera. E’ in questi
luoghi che le lacrime si trasformano in lenti attraverso le quali si acquista la
possibilità di vedere il mondo e le persone in una luce sempre nuova, mentre
le incontriamo nell’ attraversamento della “selva selvaggia” del nostro camminare terreno.
Da sopra quell’ “albero”, irrorato e intriso del sangue di chi lo ha “vitalizzato”, si potrà “vedere” come lo stesso sangue, con il medesimo colore,
scorra nelle membra di tutti gli uomini, senza distinzione di pelle o di collocazione geografica ed etnica.
L’albero della Croce si trasforma in cattedra da cui parte e a cui ritorna un
insegnamento, carico di luce e di mistero. Il suo “libro di testo” sono le membra sconfitte del Morente che, da questa cattedra, diventa “il maestro che
insegna”1 , con un vocabolario di difficile comprensione umana e decifrabile
solo nella “traduzione” di Dio.
In questo senso, acquista tutta la sua portata, l’espressione di un autore cattoli-
1 S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, Omelia 119, 2. Sul concetto della Croce come cattedra,
confronta il richiamo simile (porta) e quanto scrive S. Giovanni della Croce: “per accedere alla ricchezza
della sapienza la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo”, Cantico Spirituale, strofa 37.
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co, spesso incline al paradosso, che scrive:
“voi siete simili a quei cristiani che sono
capaci perfino di sedersi comodamente ai
piedi della croce di Cristo, di trovare, perfino ai piedi della croce, delle poltrone comode” (G. Bernanos).
L’espressione visiva sul significato universale della croce, è riprodotta plasticamente
dal “Cristo” di Dalì: un’enorme croce, chinata, con il Cristo che vi è inchiodato, sul
Globo terrestre, senza distinzione di meridiani e di paralleli. Il “contenitore” di tante
storie e di una storia che vivono all’ombra/
luce dell’“albero” su cui è salito il Crocifisso e su cui, sull’esempio di Zaccheo, è invitato a salire chiunque vuol vederlo perché,
comunque, “deve passare di là”.
La Croce la invocheremo come “albero
della vita: l’albero della morte all’origine
della caduta e della morte, nell’Antico Testamento, diventato albero della risurrezione e della vita nel Nuovo Testamento.
Insieme con la liturgia inneggeremo alla
ricchezza e alla bontà dei suoi frutti, quali nessun terreno ha la capacità di
produrli: O croce fedele, il più nobile degli alberi; nessuna selva ne produce
uguale per fronde, fiori frutti!! (Liturgia).
“Insomma, Gesù sulla Croce è a un tempo il simbolo e la realtà dell’immensa
fatica secolare che, poco per volta, eleva lo spirito creato, per ricondurlo nelle
profondità dell’Ambiente Divino. Rappresenta (in un senso vero, è) la creazione che, sorretta da Dio, risale la china dell’essere, talvolta ancorandosi alle
cose per prendervi appoggio, talvolta distogliendosi da esse per superarle, e
compensando sempre, con le fatiche fisiche, il ritorno indietro causato dalle
sue cadute morali” (Teilhard de Chardin).
S. Agostino, con un richiamo evidente al messaggio di salvezza, ha presentato la Croce come sintesi del Cristianesimo, simbolo della salvezza universale
espresso dalle quattro dimensioni richiamate da S. Paolo nella Lettera agli Efesini, in cui l’apostolo parla di larghezza, lunghezza, altezza, profondità (Ef 3,
18) dell’ amore di Cristo.
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Viale XXIV Maggio - GALATONE
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(La Croce) “E’ larga nella trave orizzontale su cui si estendono le braccia del
crocifisso e significa le opere buone compiute nella larghezza della carità; è
lunga nella trave verticale che discende fino a terra, sulla quale sono fissati i
piedi e il dorso, e significa la perseveranza attraverso la lunghezza del tempo
sino alla fine; è alta nella sommità che si eleva al di sopra della trave orizzontale, e significa il fine soprannaturale al quale sono ordinate tutte le opere,
poiché tutto quanto noi facciamo in larghezza e lunghezza, cioè con amore e
perseveranza, deve tendere all’altezza del premio divino E’ profonda, infine,
in quella parte della trave verticale che viene conficcata in terra; essa è nascosta e sottratta agli sguardi umani, ma tuttavia da essa sorge e si eleva verso il
cielo la parte visibile della croce: significa che tutte le nostre buone azioni e
tutti i beni scaturiscono dalla profondità della grazia di Dio, che sfugge alla
nostra comprensione e al nostro giudizio”.
(S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, Omelia 118, 20).
Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me (Gv 12, 32)
Con questo segno tu vincerai!
Salve, Croce, unica speranza! (dalla Liturgia)
Cristo, mia speranza, è risorto! (dalla Liturgia)
Sì, proprio di Lei, della Speranza, abbiamo bisogno!
“Il popolo cristiano non vede che le due grandi sorelle, quella che è a destra
e quella che è a sinistra, e non vede quasi mai quella che è nel mezzo…Nel
mezzo, tra le sue due grandi sorelle, la speranza dà l’impressione di lasciarsi
trascinare come una bambina che non ha la forza di camminare, ma in realtà
è lei a far camminare le altre due. E che le trascina, e che fa camminare il mondo intero, trascinandolo. Le due grandi camminano solo grazie alla piccola”
(C. Péguy).
La speranza, la piccola che non è cresciuta, ma che trova la forza proprio nella
sua piccolezza ed è proprio lei che ci rivolge l’invito, come a Costantino, di
guardare e leggere la scritta: con questo segno tu vincerai!
…e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede....(1Gv 5, 4)
Don Antonio Resta
Docente emerito di Teologia
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VENDITA E ASSISTENZA
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IN CAMMINO, NELLA STORIA
La processione tra itinerario di fede, folklore e ricordi
«Una grande processione che pervade la storia. (…) Gli uomini che allora
partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini
in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro
posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri
e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non
volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana»
(DALL’OMELIA DEL 6 GENNAIO 2013 DI BENEDETTO XVI).
Ero poco più che bambino, ma ricordo ancora i colori, i suoni, i profumi, e a
volte persino i volti della festa del SS. Crocifisso. Ero poco più che bambino,
e aspettavo il passaggio della processione affacciato sul balcone della nonna.
L’indimenticabile Totu (Salvatore Rizzo), con la cassetta per le offerte, il corteo
delle vergini, come spose avvolte dal manto celeste e sulle mani il cuscino. Le
associazioni tutte, con le proprie insegne. E vedo mio padre, elegante, con i
guanti bianchi, in processione con i soci del circolo SS. Crocifisso. Il sorriso sul
volto, la soddisfazione del cuore, passare tra drappi e copriletti bordati di ogni
ricamo, trasparenze di una preziosa manifattura, richiamo di un tempo in cui
le mamme e le nonne tessevano, tra l’ordito e la trama del tessuto, con arte,
il loro amore e la loro semplice fede. Ero poco più che bambino. Ora sono
adulto, molte cose sono state relegate nell’albo dei ricordi, altre hanno subito
una giusta maturazione, perché il folklore non deve mai offuscare ciò che di
bello doveva e deve, nella sua semplicità, trasmettere: le fede di un popolo in
cammino. E’ rimasta la voglia e il desiderio di abbellire le strade, di rendere
bella ogni via. Ma, adulto, oggi mi scopro intento a chiedermi, tra tanta gente,
mentre cammino con loro, parte di questo movimento: dov’è diretta questa
processione? Dove sono diretti i nostri passi? Cos’è che da senso al nostro
procedere incerto?
Mi ritorna alla mente l’omelia del giorno dell’epifania, dell’ormai papa emerito
Benedetto XVI°: «Una grande processione che pervade la storia». Ricordavo
bene che si accennava ad una grande processione, una processione che riempiva di senso la storia.
Decontestualizzando l’omelia, ho associato questa frase alla nostra processione, alle nostre tradizionali processioni, che hanno lasciato inevitabilmente un
solco nella storia della nostra città, che hanno visto soffiare su questi tragitti
cittadini, tra le nostre case e per le nostre strade il vento a volte impetuoso del21
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la storia della nostra bella cittadina come anche le folate delle storie di ognuno
di noi. Una lunga processione, di oltre trecento anni, che si ripete ogni anno,
che è stata seguita dai nostri genitori, dai nostri nonni e così via indietro nel
tempo, fiduciosi che ancora percorrerà le nostre vie. Ma perché plasmi le nostre vite, perché non sia solo una faticosa camminata, perché non si sterilizzi
in una prassi folkloristica, perché sia cammino di novità di vita, cosa è necessario che avvenga in me, in noi?
Ecco che le parole di Benedetto XVI° illuminano questa domanda. È necessario riconoscere l’inquietudine del nostro cuore, è necessario riconoscersi
come esseri bisognosi di senso, necessitati e spinti dal desiderio di un qualcosa
o Qualcuno che appaghi ogni nostra fame e ogni nostra sete di vita. È necessario partire, non solo mettendo in moto le gambe, ma soprattutto mettendo in
circolo il cuore. Non solo vestendo di abiti eleganti, ma nobilitando il cuore;
non solo abbellire le nostre strade, illuminare le nostre case, ma abbellire la
vita di cristiana operosità, lasciare entrare nella nostra mente la luce radiosa
che si propaga dalla Croce di Cristo Crocifisso.
Ma a cosa pensiamo quando siamo in processione? Cosa cerchiamo? Cosa
desideriamo?
Aveva ragione il papa, siamo uomini in attesa, siamo uomini in cerca di una
realtà più grande di ogni ricchezza, più importante di ogni posizione sociale,
siamo, come ci ha ricordato prima di ritirarsi il 28 febbraio a Castel Gandolfo, “ semplici pellegrini”. Già, siamo dei pellegrini, ognuno in cerca di quel
qualcosa o di quel Qualcuno che è meta e senso del nostro camminare nella
storia. Siamo esseri itineranti, portiamo il peso delle nostre esperienze, della
nostra misera e ricca umanità. Ma siamo veramente in cerca dell’essenziale?
Cari cittadini cristiani, quel Signore che amiamo, quel Dio che adoriamo, quel
Crocifisso che veneriamo, è epifania di quell’essenziale. Egli è la Verità sulla
nostra storia, la Via stessa, il cammino. Egli è l’umanità nuova, la risposta alla
domanda su come si possa essere oggi persona umana.
Tra i fiori colorati e profumati, tra i lumini che fiancheggiano il percorso delle
nostre processioni, tra luminarie e fuochi pirotecnici, nello scintillio delle luci,
passa la nostra fede, e passa la nostra umanità, due realtà inscindibili della nostra identità. Sia questa nostra processione espressione della nostra volontà a
scoprirci come persone umane, credenti, cristiane, Chiesa viva e pellegrinante
che giorno dopo giorno fa il suo ingresso nel santuario dell’eterna carità di
Dio, nel Giorno che non ha fine.
Ero bambino, eravamo bambini, ma faremo rinascere quel bimbo che è sempre in noi, se sapremo impegnarci a diventare «persona umana».
Graziano Aloisi
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Programma Civile
Luminarie: Ditta F.lli Parisi da Taurisano
Saranno illuminate le seguenti vie: P.zza Umberto I, Via Regina Elena, Via
Garibaldi, Via Nizza, P.zza SS.Crocifisso, Via Convento, P.zza Costadura, Via
Rubichi, Via G.Leuzzi, P.zza S.Antonio, Via Chiesa, Largo Chiesa, Via S.Anna,
P.zza San Demetrio, Via S.Sebastiano, P.zza S.Sebastiano, Via Cappuccini, Via
Torrente, Via Roma, Viale XXIV Maggio, Via Cavour e Piazza Eroi di Cefalonia.
Gruppi elettrogeni: Ditta Marco Costantini da Neviano
Dal 1 Aprile al 1 Maggio per tutta la durata “ti li tisponsi”, sparo di petardi
in memoria di Mario Giuri e Rosaria Colitta.
2 Maggio: le Sante Messe delle ore 7.30 - 8.15 - 9.00 - 10.00 - 11.00 saranno
annunciate da sparo di petardi a devozione di Sebastiano Corrente e Stella
Miccoli. L’ora dei miracoli sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Reo Luigi, Delbi Carmela, Gemello Elio, Fam. Bonzi Giovanni e di Gina
Misciali e in memoria di Calò Giuseppe. La Santa Messa delle ore 18.30 sarà
annunciata con lo sparo di petardi in memoria di Lega Antonia.
All’uscita della Processione, lancio di palloni aerostatici offerti a devozione dai
Fratelli Gatto (Z.Ind. Galatone), Centro Sociale Anziani Galatone, Fam. Macaro Ivan, F.lli Ferrante, “Il Faro”, Associazione Arma Aeronautica e il Comitato
Festa, e in memoria di Colopi Salvatore, Greco Crocifisso e D’Intino Ernesto.
2 Maggio al ritiro della processione, sarà accesa una fontaniera a devozione
dei f.lli Vainiglia e dopo la benedizione fuoco pirotecnico a devozione dei F.lli
Danieli.
3 Maggio La Santa Messa delle ore 7.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Salvatore Minerba e famiglia. La Santa Messa delle ore 8.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Papa Mario e Romano
Vita. Le Sante Messe delle ore 9.00 - 10.00 - 11.00 - 12.00 - 18.00 saranno
annunciate con lo sparo di petardi in memoria di Rapanà Giuseppe Antonio
e Aloisi Carmela e a devozione di Maria Teresa Rapanà. La Santa Messa delle
ore 19.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi in memoria di Alemanno
Armando. La Santa Messa delle ore 20.00 sarà annunciata con lo sparo di
petardi in memoria di Aprile Donato e Mangione Giovina.
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Città di Galatone
Associazione Città del SS. Crocifisso
Giovedì 2 Maggio - PALAZZO MARCHESALE - GALATONE
“Fiera itinerante della Città del
SS. Crocifisso tra storia, tradizioni e sapori”
ore 10.00
Inaugurazione Fiera dei prodotti enogastronomici locali
ore 10.30
Convegno “SS. Crocifisso di Galatone: uno scrigno di fede, storia e
arte nel cuore del Salento.”
SALUTI
Livio NISI - Sindaco
Don Giuseppe CASCIARO - Rettore Santuario SS. Crocifisso
Pasquale De Monte - Presidente Comitato Festa SS. Crocifisso
INTERVENTI
Francesco DANIELI - Vittorio ZACCHINO - Francesco POTENZA
FIERA DEL LIBRO
1 - 3 MAGGIO 2013
a cura della Cartolibreria Antiqua
MOSTRA LABORATORIO ARTISTICO
“SS. CROCIFISSO” 29 APRILE - 5 MAGGIO 2013
a cura Classi III Scuola Secondaria 1°Grado “A. De Ferrariis” Polo 1
Gli eventi si svolgeranno nel Palazzo Marchesale - GALATONE
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L’Argentina povera di Papa Francesco conosceva già il SS. Crocefisso di
Galatone. Grazie al concittadino Antonio Fanuli.
La recente elezione di Papa Francesco I, l’oriundo piemontese donato al mondo dalla chiesa argentina, precede gli imminenti gemellaggi annunziati a Galatone per il 2 maggio 2013, tra la nostra ed altre città accomunate dal culto
del Crocefisso. E riporta in primo piano una vicenda forse un po’ appannata,
ossia il gemellaggio nel segno del Cristo della Pietà, suggellato nel maggio
1975 tra Galatone e il piccolo comune argentino di Las Catitas. In questa località della vasta provincia di Mendoza, sita lungo la strada Pan Americana,
a quasi mille km da Buenos Aires, nel lontano 1951 giunse per lavoro l’emigrante galatonese Antonio Fanuli. Il suo dono a coloro che lo accolsero fu la
storica venerata effigie del nostro Crocefisso, che dal 1962 affratella intorno alla sacra immagine, povere genti distanti 16 mila kilometri.
Fanuli è da sempre gran devoto del SS.Crocefisso, pur ignorando che la sua
famiglia ha dato nei secoli scorsi alcuni procuratori al nostro tempio monumentale. Propriamente nel 1962, desiderando fortemente una specie di prossimità fisica con la venerata effigie galatea ed una ravvicinata protezione, Fanuli ne dipinge l’icona, sia pure un
po’ imperfetta, su una parete esterna della propria casa. Ben presto la
gente del vicinato, e le comunità di
Las Catitas e del circondario, vengono profondamente attratte e pervase dal culto per quella miracolosa
effigie galatea, che presenta molte analogie col loro Cristo della Quebrada, “incontrato in un tronco d’albero” e festeggiato, come a Galatone,
Las Catitas. Il Crocifisso dipinto dal Fanuli
il 3 maggio e il 14 settembre ( feste
dell’Invenzione e dell’ Esaltazione della Croce). Questa venerazione per l’icona di Fanuli si diffonde sempre più tra i cattolicissimi abitanti della provincia
di Mendoza, anche per effetto di alcune grazie attribuite ad “intervento divino”, di cui beneficiano nel 1972 , dapprima la moglie di Fanuli Ida Lazari che, 31
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due volte in punto di morte, due volte riesce a salvarsi, poi lo stesso Fanuli, il
quale vagando pensoso a causa della perdita di Ida, ed incerto se far celebrare
la messa per l’imminente Festa del
“Cristo di Tabelle”,veniva investito
da un camion in retromarcia e riusciva a salvarsi miracolosamente.
Lo stesso Fanuli così racconta il
suo incidente: “dopo essere stato
travolto dalle ruote posteriori del
camion in retromarcia, per due
volte vidi vicino alla mia faccia le
ruote anteriori del camion che,
continuando quasi a stento la sua
retromarcia, stava per schiacciarmi. Le mie grida non erano ascoltate. Rassegnato chiusi gli occhi
ed invocai il SS.Crocifisso. Il camion si fermò. Fui trasportato dal
La seconda statua. Fanuli è l’ultimo a destra
medico.Per grazia di Dio nessun
osso rotto. In quell’incidente Dio mi aprì gli occhi:quell’Immagine non doveva essere abbandonata”.
Di certo Antonio Fanuli visse il resto dell’esistenza per diffondere sempre più
in Argentina la venerazione al nostro Crocefisso della Pietà, sperando e spendendosi per fargli erigere a Las Catitas un altro santuario.
Intanto, previ accordi con le autorità religiose e civili galatonesi, e col comitato culto, egli tornava a Galatone verso la fine del 1974, in tempo per
commissionare una statua di cartapesta del Crocefisso, identica a quella custodita qui, e ovviamente per rendere pubblica ai concittadini, insieme al
parroco di Las Catitas don Tulio Pusterla, la sua cristiana singolare avventura
sud-americana, nel corso dei festeggiamenti dell’anno dopo, che coincideva
con l’anno santo 1975.
Il programma del 1975 includeva onoranze solenni alla seconda statua eseguita a Lecce dal cartapestaio Cesare Gallucci, sul modello dell’originale realizzato nel 1892 da Luigi Guacci, a devozione della Famiglia De Benedetto.
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Quest’altra statua, naturalmente, era destinata a Las Catitas, e pare sia stata
accompagnata da numerosi pellegrini galatei fino al porto di Napoli, da dove
solcò l’oceano a bordo della “Eugenio C”. Non senza una serie di complicazioni e difficoltà che il tenace Fanuli riuscì comunque a superare.
In ogni caso, armato della propria fede ardente, Antonio Fanuli condusse il
Crocefisso fino a quella terra di fine del mondo che, appena un mese fa, ha
donato alla cattolicità la straordinaria figura di Papa Francesco.
Vi è da chiedersi intanto se la “costruente” chiesa in onore del Crocefisso di
Las Catitas sia mai stata innalzata. Nel racconto Una storia di emigrati di don
S. Fattizzo si fa cenno a contrasti e irrigidimenti opposti al progetto di Fanuli in
Argentina, che persistevano ancora nel 1979.
Nonostante tutto ciò, non si può escludere che il gesuita e vescovo Jorge Mario Bergoglio non conoscesse questa vicenda, né che abbia avuto l’occasione
di inginocchiarsi a Las Catitas davanti al nostro Crocefisso della Pietà.
E seppure ciò non sia accaduto, chi ci vieta la speranza di una visita di Papa
Francesco a Galatone, magari quando il restauro infinito verrà finalmente
completato e inaugurato?
E chi altri se non il cardinale concittadino Fernando Filoni potrebbe dar concretezza a questa speranza?
Frattanto il nostro santuario è sempre in attesa di ridiventare una meta ineludibile del turismo religioso e culturale.
Le Illustrazioni sono tratte da A.FANULI, Cenno storico per la seconda statua del
SS.Crocefisso della Pietà di Galatone (Lecce) - Italy - << da destinarsi nella costruente
chiesa,in suo onore, a Las Catitas - Mendoza - R.Argentina >> .
Galatone Tip. Danieli (gentilmente messo a disposizione dall’Avv. Giorgio Contese).
Vittorio Zacchino
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Li ‘nduri ti lu Panieri
Le feste popolari salentine sono fantasmagoriche. Come ogni festa meridionale. Possono lasciare impronte sensoriali ottiche legate alle luci delle luminarie
variopinte e scintillanti così come ai luminosi colori spettacolari dei fuochi
pirotecnici, o immagini sonore legate ai metallici suoni delle bande, o alle
grida dei venditori, o al cantilenare delle pizzoche durante la processione o
la funzione liturgica. Rimangono nella mente i dondolii ieratici delle statue
di cartapesta, i volti patenti dei santi,
le divise delle congreghe, i nuovi abbigliamenti di chi ha sostituito l’abito
della festa lucido o impettito di una
volta per la nuova foggia più casuale,
ma ogni tanto contraddistinta dall’eccesso di chi confonde la festa di piazza
per un lupanare o per qualche reality
scosciato. Caratteristiche di ogni festa,
se vogliamo, su o giù per lo stivale.
A distinguere la festa salentina, lu Panieri, è la dominante impronta olfattiva, quella che farebbe riconoscere una festa popolare salentina tra mille.
L’odore del territorio, della cultura enogastronomica: il profumo dell’ “uomo
è ciò che mangia”.
L’odore di cannella e chiodo di garofano degli scagliozzi, quello di zucchero
caramellato della cupeta, quello di tostatura delle mendule ricce, quello acidulo e speziato della scapece. E poi l’odore sapido e acidulo che viene dal
banco dei formaggi dove si vendono pecorino stagionato, ricotta schiante e
sarde salate. L’odore polveroso di cenere delle nocciole tostate, e quello delle
arachidi e dei ceci infornati. Aromi immutati nel tempo. Come quello della
cordite esplodente che rimane in gola dopo ogni sparo di petardi al passare
lento del lungo e brusiante serpentone della processione. E il fetore di grasso,
gomma e ozono da scintilla che viene fuori dalle piste per le macchine a scontro nei Luna Park. Olezzi che rimangono più scolpiti nella mente di quelli sacri
dell’incenso e della cera durante l’Ora dei Miracoli.
Un tempo assai lontano c’era anche l’odore del diluente del bianchetto, anticipatore della festa, che si dava sui sandali dei bambini, rigorosamente bianchi. Rimessi a nuovo per la festa da econome mani di mamma. Un candido
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biancore che durava solo pochi attimi, una volta scesi a passeggiare tra le
strade polverose e i piazzali terrosi delle giostre.
Ancora oggi si sente l’odore dei cibi provenire dalle finestre, già al mattino
di buon’ora. Ci si mette in
cucina presto, per cucinare
quello che, poi, diverrà facile
scaldare una volta tornati da
funzioni, incontri, passeggi,
esibizioni, compere, aperitivi;
subito pronti a somministrare
agli ospiti, ai parenti ed agli
amici convenuti a pranzo per
la festa.
Gli odori inebrianti del ragù,
quello dei pezzetti o delle
polpette, fritte ed al sugo, le
fragranze aromatiche della pasta al forno, delle melanzane o dei peperoni
ripieni, quello piccante delle schiacciate di carne macinata coi capperi vanno rimbalzando per i vicoli silenziosi, si spandono per le strade trafficate, si
miscelano, si fondono, fanno a gara con quello di quatara, pezzetti e polpette, servole, turcinieddhri, ‘mboti, sunzene e cirvillate che si preparano nelle
bettole aperte per l’occasione. Tutti odori che inebriano e infondono a tutti il
senso della festa popolare e di una cultura alimentare ancora resistente e salda. Gli odori che marcano il territorio, lo contraddistinguono, lo identificano.
Wurstel, patatine e porchetta romana precotta rimangono relegati a profumare il quartiere delle “giostre”. Dove la tradizione è già battuta in ritirata,
allontanata spaventata dai bassi battenti delle nuove musiche tribali sparate da
altoparlanti da giorno del giudizio. Lì abita la globalizzazione, fatta di anonimi
nauseanti oli di semi strafritti, di polinsaturi artificiali, di carni provenienti da
chissacché, chissacchì, chissaddove, chissaccome, chissammai.
Gli odori buoni, quelli autentici, quelli che ci contraddistinguono, quelli che
ci pongono al primo posto fra i territori turistici nel cuore degli italiani, quelli
per cui vale il viaggio, rimangono a volteggiare stuzzicanti al centro, fra antichi
muri, sulle sensualissime note del Bolero.
Giuseppe Resta
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Concerto Bandistico
2 MAGGIO
CITTÀ DI GALATONE
Ass.ne Musicale “S.Gira”
Direttore Artistico
Prof. Diego GIRA
Ass.ne Musicale Galatea “L. De Razza”
Pres. Silvio MAGLIO
M° Loredana CALÒ
3 MAGGIO
CITTÀ DI PESCARA
Direttore
Giovanni MINAFRA
CITTÀ DI CONVERSANO
Maestro e Direttore
Angelo SCHIRINZI
4 MAGGIO
CITTÀ DI RACALE
Direttore e Concertatore
M° Grazia DONATEO
FUOCHI PIROTECNICI 3 MAGGIO ORE 24.00
GARA PIROTECNICA
Ditta COSMA Dario da Monteroni - Ditta F.lli D’ORONZO da Guagnano
Ditta COLUCCIA Pietro da Galatina
www.piroweb.it
portalepirotecnico italiano - sito partner ufficiale
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I restauri della cupola della Chiesa del Crocifisso della Pietà di Galatone
La cupola della chiesa del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone, come i lacunari del suo soffitto ligneo intagliati da Aprile Petrachi nel 1696, è a forma
ottagonale; al pari di altri
celebri monumenti, si pensi
a Castel del Monte, la forma
ottagonale simboleggia il legame tra il finito e l’infinito,
è il simbolo della perfezione,
e rappresenta la totalità dello spazio, del tempo e della musica. La cupola è stata
affrescata, la prima volta in
occasione del secondo centenario di costruzione della
chiesa nel 1896 ad opera
Santuario SS. Crocifisso - Cupola
del leccese Orazio Tortorella
che ritrasse, forse unica immagine, l’imperatore Costantino a cavallo sorpreso
dall’apparizione della croce e dal profetico suono ”in hoc signo vinces”1 . Non
si conoscono le fattezze di questa immagine, né si conservano riproduzioni
fotografiche sebbene la fotografia fosse già in uso negli anni 40 del ventesimo
secolo. La sua perdita, in modo definitivo, è imputabile ad eventi naturali che
si sono verificati nel corso degli anni; la cupola, infatti, più volte è stata colpita
da scariche elettriche di fulmini che l’hanno danneggiata, ma ha subito anche
la caduta di intonaco pittorico dovuto all’umidità che ha determinato, in seguito, la rimozione del dipinto.
I primi lavori di riparazione sulla parte esterna della cupola e su altre parti
della chiesa furono commissionati alla ditta Carone Crocifisso da Galatone ed
ebbero inizio nel settembre 1934: questo intervento riguardava la “stonacatura” ed intonacatura della parte esterna della cupola, l’asfaltatura della parte
superiore della stessa, la sostituzione dei canali, il rifacimento delle unioni,
1 Primaldo Coco, Il SS. Crocifisso della Pietà di Galatone. Appunti e documenti, Lecce 1920 pag. 68
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i così detti “chiamienti” sul lastricato della parte sinistra della navata2 per la
spesa di £.7470,80. Negli anni successivi la cupola venne ulteriormente danneggiata da ripetuti
fulmini che si abbatterono su di essa tali da provocarne il distacco dell’intonaco decorato. A seguito di queste avversità, il 2 settembre 1941 il cappellano
della chiesa, Luigi Marzano, invitò il Prof. Corrado Mezzana, pittore di Roma,
che si trovava ad Ugento,
a dare il suo competente parere circa il restauro
dell’affresco; il professionista, probabilmente per le
condizioni alquanto precarie del dipinto, invece di
restaurarlo, espresse il parere di farlo sostituire con un
nuovo progetto pittorico,
promettendo di inviare un
suo disegno da eseguirsi da
un pittore locale non potendosi assentare da Roma per
Santuario SS. Crocifisso - Veduta Aerea
poterlo realizzare3.
Il 17 settembre un fulmine causò l’ulteriore rovina della cupola4.
2 Quale consulente tecnico sui lavori di riparazione della cupola e dei cappelloni del lato sinistro della
navata commissionati alla ditta Carone viene chiamato l’ingegnere Pantaleo Baffa di Galatina . Cfr. Archivio della Chiesa del Crocifisso, Libro introito ed esito dal 1933 al 1956, pag. 20-26
3 Il prof. Mezzana era stato in precedenza chiamato per verificare lo stato della pittura ed aveva rimandato la sua visita quando sarebbe venuto in Puglia. Vi giunse a Galatone il 2 settembre 1941 da Ugento
e fece ritorno a Roma provvisionato da un biglietto ferroviario di prima classe per il costo di £. 850. Il
professore era membro della Commissione di arte sacra.
4 Un successivo fulmine si abbatte sulla cupola il 17 settembre 1941. Riportiamo la cronaca così come
viene raccontata dal cappellano. “Quest’oggi, alle ore 10 circa si è verificata un’altra scarica elettrica
atmosferica sulla cupola della chiesa producendo un discreto danno. Nell’interno: n. 9 rosoni della
cantoria dell’organo staccati; caduti due pezzi di cielo appeso, della parte indorata; caduti alcuni pezzi
non grossi della parte a stucco del cornicione; 2-3 pezzi delle decorazioni indorate e altri di pietra leccese, forse del fregio a faglie d’acanto; fili elettrici, contatore, interruttori bruciati. Nell’esterno: divelta
e spezzata la croce di legno elevantesi su la cupola, nonché la sua base in pietra (circa 5 metri quadrati);
rotto in tre parti il canale in pietra leccese che raccoglie l’acqua su la cupola; uno dei raccoglitori che
immette l’acqua in un tubo di zinco divelto e distrutto; un altro spezzato; i tubi di zinco rotti, bucati
stroncati in varie parti. Lastre di vetro rotte in gran numero, non solo di quelle delle finestre della chiesa
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Riparata con cura in breve tempo dal capo mastro Carone Crocifisso per la
spesa di £. 795,405, nel luglio successivo del 1942 venne invitato a Galatone
il pittore Mario Prayer, mentre era a Parabita a decorare la chiesa della Madonna della Coltura per i missionari della Consolata, per osservare la cupola ed
eventualmente per poterla restaurare. Il maestro, un mese dopo, il 7 agosto, vi
ritornò per la seconda volta assieme al fratello Guido “allo scopo di osservare
questa chiesa”. La fine dell’anno si chiuse con l’ispezione di un rappresentante della Sovrintendenza6, una certa Luceri, mandata dalla direzione di Bari
“allo scopo di accertare la necessità dei lavori di restauro che si ha in mente
di eseguire”, facendola incontrare con il Prayer appositamente fatto venire da
Parabita “per conferire con lei”7.
Non si conoscono le questioni trattate, né se al funzionario venne presentato il progetto del Mezzana per l’esecuzione qualora, nel frattempo, l’avesse
inviato; di fatto la realizzazione degli affreschi sulla cupola della chiesa del
Crocifisso ebbero inizio nel giugno del 19448.
Il Prayer si stabilì a Galatone nell’abitazione a primo piano di proprietà della
chiesa sita in via XI Febbraio restandovi fino al termine dei lavori9 usufruendone in modo gratuito e senza alcun onere sul consumo di energia elettrica per
tutto il tempo di sua permanenza fino al termine dei lavori.
Il lavoro preliminare attinente alla realizzazione dell’impalcatura ebbe inizio
ma anche della sacrestia. Altri piccoli danni: il quadro posto su l’altare maggiore raffigurante un Angelo
con l’effigie della testa di Gesù caduto; scheggiato un gradino di marmo dell’altare, è il secondo di su
la mensa a sinistra. Due pezzi dell’ornato di filo di ferro che sostiene il lampadario centrale staccati.
Staccato un pezzo di marmo color rosso del paliotto dell’altare dell’Addolorata e ridotto a piccoli pezzi. La cupola presenta tre buchi: uno esterno e due interni che indicano la via della scarica elettrica.
Questa probabilmente, verificatasi alla croce, ai suoi piedi ha prodotto un buco sul’arco principale,
seguendo poi, il filo di ferro del lampadario centrale ove era disteso il filo elettrico: quindi ha seguito il
filo, uscendo per il cavo di presa di corrente e precipitandosi su la linea pubblica della luce elettrica. Il
colpo d’aria con il suo spostamento, ha dovuto produrre il danno delle varie rotture. Cfr. Archivio della
Chiesa del Crocifisso, Libro introito ed esito dal 1933 al 1956, pagg. 68 e 69.
5 Spesa registrata il 28 settembre 1941. Altri muratori che vi lavorano sono: Miceli Vincenzo, Bove
Carmelo, Malerba Mario, un ragazzo. Ivi, pagg. 69 e 70.
6 Il 16 Dicembre 1942 è registrata la somma di £. 264,40, spedita con vaglia, al Sovrintendente ai
Monumenti della Puglia e della Lucania Signor Alfredo Barbacci per “spese di viaggio e indennità di
missione a un funzionario per visitare la chiesa”. Ivi, pag 80.
7 Ivi, pag. 81
8 Una bozza degli affreschi da dipingere è custodita nella sacrestia della chiesa ed è autografata dai
fratelli Prayer Mario e Guido ma non reca alcuna datazione.
9 Per la permanenza nell’abitazione viene attivata una nuova utenza elettrica n. 321 il cui consumo è
a carico della chiesa. Ivi, 99
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nel febbraio 1944 ad opera della ditta Martines Pietro da Galatina; per il trasporto dei legnami venne utilizzato un camion militare polacco offerto gratuitamente.10 Il 4 marzo 1944 l’impalcatura era pronta e il 24 dello stesso
mese Giuseppe Giuranna fu Costantino di Galatone “decoratore non figurista” raggiunse il prof. Prayer a Bari per “conferire circa gli esperimenti fatti
per riparare la tunica vecchia della cupola”.11 Il professore l’11 aprile venne a
Galatone per constatare lo stato dei lavori della cupola la cui preparazione sulla superficie da decorare, fu predisposta da Giuseppe Giuranna, da suo figlio
Cosimino, dai suoi nipoti, da Giovannino Giuranna di Luigi e da Giuseppe De
Giorgi che effettuarono lo scrostamento della tunica deteriorata, la spalmatura della pece navale nelle parti stonacate e la rimozione del vecchio dipinto
con l’utilizzo di 14 spugne comprate da Vito Rizzello di Gallipoli per “lavare
la cupola internamente onde togliere la vecchia decorazione”.12 Dopo aver
sistemato l’alloggio destinatogli, il cappellano comunicò al pittore, con telegramma datato il 27 maggio, la superficie della cupola da decorare, e con un
successivo comunicato spedito il 3 giugno 1944 lo informò che ogni cosa era
pronta per poter eseguire il lavoro. Da questa seconda data possiamo ritenere
aperto il cantiere pittorico in Galatone che terminerà nell’agosto 1944 con il
pagamento del settimo ed ultimo acconto, quindi a saldo sugli affreschi della
cupola, sebbene si registra il 31 maggio 1945 una spesa di £. 2500 in favore
dell’artista “per ritocco all’affresco dell’arco maggiore”.13 Al Prof. Prayer per
la realizzazione degli affreschi gli venne riconosciuto, con versamenti in sette
acconti, un onorario di £. 57.000 al netto delle spese calcolate in £. 13.100
relative all’acquisto , effettuato a Bari, di materiale pittorico, di foglie d’argento
e d’alluminio necessarie per l’indoratura dei pennacchi della cupola.
C’è da osservare che nel 1944 durante l’amministrazione del Comune affidata
al commissario prefettizio Cesare Megha, circolavano tra la popolazione di
Galatone due volantini di protesta contro il clero, fatti stampare nella tipografia Neritina di Nardò da parte del comitato culto, circa l’utilizzo delle offerte
elargite dalla popolazione ed il ritardo sui lavori di restauro della cupola in
risposta ad una precisazione apparsa sul manifesto per i festeggiamenti del
10 Ivi, pag. 112
11 Ivi, pag. 113
12 Ivi, pag. 113
13 Ivi pag. 116
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Crocifisso fatta dal clero galatonese. I due volantini così recitano: il primo
“AI DEVOTI CITTADINI TUTTI - Da che mondo è mondo non si sono visti,
almeno nella ridente cittadina di Galatone, manifesti che potessero inculcare
ai nostri animi la maniera di dare le offerte nella ricorrenza della festa del SS.
Crocifisso. Sembra di essere ritornati ai tempi di Scilla!. Anche i signori reverendi vogliono prendere il metro per la suddivisione dei sacri locali!. Cittadini. – Elargite per la festa del SS. Crocifisso non con doppio fine, ma secondo i
vostri animi. Dove andrebbero a finire i denari che i devoti elargissero secondo
la prima parte del manifesto?”. Il secondo manifesto “ CITTADINI!!! Non ci
sarebbe stato bisogno che i Signori sacerdoti esponessero al pubblico l’avviso
che le offerte e doni elargiti in Chiesa sono dei Preti e quelle date durante la
processione sono della festa esterna!. Non eravamo forse d’intesa col manifesto della festa?. Che cosa ne hanno fatto i preti delle offerte e dei doni degli
anni passati? Nulla! Ma proprio nulla! Prova ne sia la cupola del Santuario che
pel restauro è raccomandata alle calende greche!. La deputazione invece tutto, proprio tutto spese per la festa. Ciò sia di norma e di avviso onesto ai buon
pensanti senza tema di offendere qualcuno. Se avrebbero (sic) desiderato di
restaurare la cupola della cappella del SS. Crocifisso chi di noi non offrirebbe
l’obolo! Sono altre le idee dei Preti…”14
Il restauro della cupola e la realizzazione degli affreschi sono i soli lavori edili
del XX secolo alla chiesa del Crocifisso eseguiti senza alcun finanziamento
pubblico ma con le sole oblazioni spontanee e con le entrate provenienti dagli affitti sugli immobili (terreni e fabbricati) donati alla chiesa del Crocifisso. I
lavori sono stati realizzati in un periodo critico per la comunità cittadina che
doveva affrontare la miseria dovuta al conflitto mondiale che, tuttavia, attorno
al suo pastore Don Luigi Marzano, riuscì a dare il meglio di sé e a realizzare il
grande miracolo dell’economia cittadina col suo generoso aiuto espresso anche in elargizione di servizi gratuiti come nel caso dei viaggi di traino o della
disponibilità gratuita di camion militari polacchi per prendere l’impalcatura
della ditta Martines di Galatina. Altro esempio di generosità sono le offerte devolute a favore del Santuario nei giorni 1-4 maggio della festa del SS. Crocifisso
con un provvidenziale crescendo: £. 9.652,70 nel 1943; £ 35.931 nel 1944,
14 Francesco Potenza, Il comitato culto SS. Crocifisso di Galatone. Origine e sviluppo della festa, Congedo Editore, 1996, pagg.145-146.
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£. 94.138 nel 1945. Al termine dell’anno 1945 il bilancio della chiesa del
Crocifisso era determinato da un avanzo di amministrazione di £. 63.234,20
derivante dalle seguenti somme:
1) Esistenza in cassa a 1.1.1945
2) Introiti del 1945
£. 94.836,00
£. 110.666,90 (gestione ordinaria)
3) Oblazioni ricevute nel 1943 £. 2.500,00 (offerte volontarie pro restauro cupola)
4) Oblazioni ricevute nel 1944 £. 18.308,00 (offerte volontarie pro restauro cupola)
5) Oblazioni ricevute nel 1945 £. 24.533,00 (offerte volontarie pro restauro cupola)
Totale entrata
£. 250.838,90
Uscite del 1945
1) Spese ordinarie nell’anno 1945 £. 7.441,47
2) Spese per restauro chiesa nel 1944 £. 124.158,25
3) Spese per restauro chiesa nel 1945 £. 56.005,00
Totale spese £. 187.604,72
Avanzo di amministrazione £. 63.234,20
Voler esprimere un commento su queste cifre può essere inutile esercizio
contabile; il detto popolare che la chiesa si “mantiene da se” per le generose
offerte di molte persone devote al Crocifisso della Pietà, terminata la gestione
capitolare i cui cappellani “ad tempus” in numero di due davano conto del
loro servizio all’assemblea dei presbiteri, ha originato tra i prelati galatonesi
del XX secolo concorrenza tra di loro per la gestione della chiesa. Nel frattempo la cupola del bel Crocifisso resta ancora inglobata dall’impalcatura che
dura da 17 anni, un tempo così lungo da far diventare la struttura metallica
elemento architettonico del transetto della chiesa; e intanto in attesa di ulteriori finanziamenti pubblici resta inibita alla vista dei pellegrini e turisti.
Francesco Potenza
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PREMI OFFERTI DA
Premio n°2
Premio n°3
Premio n°4
Premio n°5
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www.sscrocifissogalatone.com
Estrazione 5 Maggio 2013 ore 19.00
Piazza Costadura GALATONE
•1 Premio: Collier Perry Oro e Diamanti
• 2 Premio: Orologio da polso Breil
• 3 Premio: Lettore DVD portatile SDX1013 Trevi
• 4 Premio: Bicicletta MTB 26 18V Women
•5 Premio: Occhiale da sole Mod. LK
•6 Premio: Vaso SIA
• 7 Premio: Set caffè per 6 persone THUN
• 8 Premio: Telefonino ALCATEL Mod. 506d dualsim
• 9 Premio: Telefonino NOKIA C101
•10 Premio: Statuetta Angelo Rosen Thal Versace
PREMI OFFERTI DA
Premio n°7
Premio n°6
Premio n°8
Premio n°10
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Grazie
alle attività commerciali che quest’anno hanno voluto sponsorizzare
le piazze della Città
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Grazie
alle attività commerciali che quest’anno hanno voluto sponsorizzare
le piazze della Città
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Partners dell’iniziativa