Scarica l`opuscolo 2013 - S.S. Crocifisso Galatone
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2 Saluto del Rettore Il clima di gioia che la Pasqua del Signore ha appena portato nel nostro cuore ci spinge a celebrare ogni giorno di questo mese di aprile i misteri della nostra fede, consapevoli che il Signore, risorto da morte, ci ha fatto dono della sua vita e solo continuando a vivere uniti a Lui possiamo conservare la sua pace e la sua gioia. Viviamolo, allora, questo mese con la fede appena rinnovata, esprimendola con gioia e umile fiducia nel canto serale del Responsorio in onore del SS. Crocifisso. Al suono dei ‘colpi scuri’ annunciante la Benedizione con la Reliquia del Sacro Legno segniamoci con il Segno della Croce dovunque ci troviamo. L’ascolto della Parola, la Comunione Eucaristica almeno domenicale, il riallacciare o rinforzare nel nome del SS. Crocifisso i vincoli di amicizia e fraternità con quanti condividono in tutto o in parte la nostra vita siano il modo più bello per prepararci a vivere i giorni dei solenni festeggiamenti in suo onore. Il Crocifisso, che nella nostra statua in cartapesta vediamo risorgere vittorioso dal sepolcro, ci aiuti a credere che la vita è più forte della morte, il bene è più forte del male, la verità è più forte della menzogna, l’amore è più forte dell’odio. Egli benedica i nostri progetti di bene, le nostre famiglie, la nostra Città. Galatone, Aprile 2013 Il rettore don Giuseppe Casciaro 3 4 Il Sindaco Cari concittadini, come ogni anno si rinnova il tanto atteso appuntamento con i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone. Nel porgere i miei saluti e quelli di tutta l’amministrazione comunale, è doveroso un ringraziamento al Comitato per lo sforzo profuso nell’organizzazione della festa, agli sponsor e a tutti coloro che si dedicano, con spirito di devozione per la buona riuscita della stessa. Questi giorni di festa rappresentano la manifestazione autentica del grande sentimento religioso e della profonda fede e devozione del popolo galatonese nei confronti del SS. Crocifisso della Pietà. Le celebrazioni religiose, i rituali civili, l’atmosfera emozionante e suggestiva e le manifestazioni in programma, assumono valenza di un atto di fede condivisa e profonda tanto quanto costituiscono espressione del nostro folklore popolare e rinnovano il nostro ricco patrimonio di tradizioni e valori. Un patrimonio che costituisce la nostra identità, al quale ci sentiamo profondamente legati, che ci spinge ad onorare le nostre origini e ci fa sentire uniti, evidenziando quel desiderio concreto di essere comunità, di partecipare alla vita sociale, lo stesso che lega indissolubilmente alla terra d’origine i nostri concittadini lontani che con profondo senso di appartenenza ritornano al paese in questi giorni per condividere il rito e la fede per il SS. Crocifisso. Quest’anno, inoltre, la processione del 2 maggio sarà impreziosita dalla presenza delle delegazioni dei Comuni appartenenti all’Associazione delle Città del SS. Crocifisso, che raccoglie numerosi comuni di Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania, alla quale l’attuale amministrazione comunale ha voluto aderire perché possa rappresentare strumento di valorizzazione della nostra identità culturale e religiosa, nonché occasione di scambio culturale e promozione del territorio. Gli auguri più sinceri, allora, a tutti i cittadini galatonesi vicini e lontani, e a tutti i pellegrini del nostro Santuario, di vivere questi giorni con fede, gioia e armonia, confidando nella costante protezione del SS. Crocifisso. Buona festa a tutti. Il Sindaco Livio Nisi 5 6 Il Comitato Cari amici e concittadini, anche quest’anno si rinnova l’entusiasmo e il nostro impegno per realizzare con i migliori risultati possibili la festa del SS.Crocifisso della Pietà. Mesi di lavoro, tanta passione e spirito di sacrificio sono gli ingredienti principali che adoperiamo per far sì che i festeggiamenti siano sempre all’insegna della tradizione e dell’ innovazione raggiungendo così un alto profilo qualitativo. L’anno che ci siamo da poco lasciati alle spalle è stato per tutti molto difficile per la nota crisi economica e sociale del nostro Paese. Anche nel 2013 le cose non sono cambiate, anzi secondo le statistiche c’è stato un peggioramento generale. La forte crisi, la gente assillata da mille problemi quotidiani, non hanno certo reso facile la realizzazione del nostro programma. Tuttavia con tenacia, orgoglio e anche un po’ di audacia, pensiamo di essere riusciti anche quest’anno a chiudere il cerchio nonostante le avverse condizioni. Ai Cittadini certo spetterà giudicare i risultati convinti che essi terranno conto delle difficoltà sopra accennate e daranno atto dell’impegno profuso. Non bisogna dimenticare che i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso vengono attesi, anno dopo anno, con grande spirito di partecipazione da tutti i cittadini galatonesi e dei paesi limitrofi. Poter dare forma smagliante ai vari giorni di Festa è un titolo di soddisfazione e di orgoglio per la nostra Galatone e senza falsa modestia, anche per il Comitato organizzatore e per tutte le organizzazioni sociali che contribuiscono al loro successo. Quest’anno inoltre i festeggiamenti saranno impreziositi dalla presenza delle delegazioni dei Comuni appartenenti all’associazione “Città del SS.Crocifisso”. Associazione che unisce città di tutta Italia devote al SS. Crocifisso e della quale la Città di Galatone è recentemente entrata a far parte. Ciò comporta non solo la partecipazione delle massime autorità dei paesi vicini alla nostra festa ma il risultato di una maggiore visibilità della nostra Galatone e della nostra tradizione. Il più sentito ringraziamento va a tutti quanti hanno contribuito alla realizzazione della festa: all’Amministrazione Comunale, alla Comunità Ecclesiale cittadina, alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile C.A.R. e R.V.A. ed alla Polizia Municipale per il loro impegno straordinario ed il pregevole contributo 7 8 operativo ed organizzativo; a tutte le realtà del mondo del lavoro, artigiani, imprenditori, esercizi commerciali e società di servizi, a Circoli, Club, Associazioni culturali, sportive e Onlus per il generoso sostegno finanziario assicurato. Ma un grazie speciale rivolgo a quelle attività commerciali che quest’anno hanno voluto sponsorizzare le piazze della Città e che con il fondamentale gesto di adesione hanno dato un segno prezioso di solidarietà ai valori della Festa. Il Presidente Pasquale DE MONTE Comitato Festa 2013 don Giuseppe De Monte Filieri Musardo Filoni D’Elia Ramundo Tuma Cannazza Grasso Montagna Papa Alemanno Capua Caputo Carmagnola Cucci De Braco Delbi Filieri Gatto Casciaro Pasquale Riccardo Antonio Fabio Giovanni Cosimo Giancarlo Alessandro Antonio Luigi Antonio Sabrina Alessandro Fernando Graziano Silvana Annarosa Carmela Anna Rita Giuseppe Rettore Presidente V. Presidente V. Presidente Segretario Cassiere V. Cassiere Rev. dei Conti Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere 9 Gatto Geusa Inguscio Luperto Mariano Marra Martalò Murrone Ramundo Ramundo Reo Santese Sena Stapane Terragno Trani Varra Matteo Marco Salvatore Giovanni Stefania Tiziana Annunziata Agata Annamaria Serenella Luigi Luca Lucia Vincenzo Ivano Sebastiano Marcello 10 Programma Religioso - Sante Messe Mercoledì 1 Maggio - San Giuseppe lavoratore Sante Messe: ore 7,30 – 8,30 – 9,30 – 10,30 ore 19,30 S. Messa - Canto del Responsorio - Benedizione della Città con la Reliquia della Santa Croce e apertura dei festeggiamenti Giovedì 2 Maggio Sante Messe: ore 7,30 - 8,15 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 14,15 - 18,30 ore 14,00: esposizione del Sacro Legno della Croce tra il festo so suono delle campane annunziante la solenne ora dei miracoli ore 20,00: Solenne processione per le vie cittadine Venerdì 3 Maggio - Solennità del SS. Crocifisso della Pietà Sante Messe: ore 7,00 - 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 -18,00 - 19,00 - 20,00 ore 11,00: Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Amministratore Diocesano Mons. Luigi Ruperto Sabato 4 Maggio - Santi Filippo e Giacomo apostoli Sante Messe: ore 7,30 - 8,30 - 9,30 - 10,30 - 17,30 - 18,30 - 19,30 Domenica 5 Maggio - VI^ Domenica di Pasqua Sante Messe: ore 7,30 - 8,30 - 10,00 - 11,15 - 19,30 11 12 “In questo segno vincerai!” Se tutti gli altri anni si è celebrata solennemente la Festa del Crocifisso, quest’ anno c’è un motivo in più per renderla ancora più solenne, ricorrendo l’anniversario dell’ evento che può essere considerato come uno dei motivi-base della sua istituzione. Approfondendone il contenuto e il significato, si ha modo di giustificare non solo l’istituzione, ma anche la legittimità e il dovere della sua celebrazione. Sono passati 1700 anni da quando, nel 313, l’imperatore Costatino emanò un Decreto con cui si dava la possibilità ai cristiani di poter professare e celebrare liberamente la propria religione. A quanto stabiliva il Decreto erano interessate anche le altre religioni presenti su tutto il territorio dell‘ Impero Romano. Corrispondeva, in concreto, a quella che oggi si suole definire libertà di culto e, tenendo conto che la stessa libertà si concedeva ad altre confessioni religiose, si può salutare e ritenere il gesto di Costantino come un’operazione sorprendentemente ecumenica, anticipatrice dei nostri giorni. e, quindi, decisamente profetica. Il Decreto è passato alla storia anche sotto altre denominazioni, otre quella del nome dell’Imperatore che lo ha promulgato: Decreto di Milano o Editto di tolleranza, perché emanato in questa città, capitale dell’Impero romano d’Occidente, dove risiedeva l’Imperatore (privo motivo); di tolleranza, per il contenuto della liberalizzazione dell’esercizio religioso (secondo motivo). Il testo del Decreto è il seguente: “Noi, Costantino Augusto (Imperatore d’Occidente) e Licinio Augusto (Imperatore d’ Oriente) abbiamo risolto di accordare ai cristiani la libertà di seguire la religione che ciascun crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”. Se le altre espressioni religiose erano guardate con sospetto, quella cristiana era ritenuta la più pericolosa, per via di un annuncio dirompente a livello sociale, seguito da un comportamento sul piano pratico, pericolosamente destabilizzante a livello di convivenza civile. La nuova religione, col passar del tempo, diventava gradualmente uno stile di vita, sempre più massicciamente presente a livello di pensiero e di pratica. Alla luce del moltiplicarsi delle azioni corrispondenti, urgeva agire rapidamente, con interventi mirati a troncare sul nascere qualsiasi pur timido tentativo di insurrezione, o presunto tale. A salvaguardia dell’ordine pubblico, se inizialmente ci si limitò a mantenere rapporti di mera convivenza pacifica, curando relazioni di apparente 13 non violenza, man mano che si andava avanti, si sentì la necessità di ricorrere alla “forza” per scoraggiare ogni adesione a quel movimento, sempre più numeroso e che si espandeva con una rapidità preoccupante. Si rischiava di mettere in pericolo, a giudizio delle Autorità, le sorti stesse dell’Impero. Furono gli anni in cui infuriarono le persecuzioni: molti cristiani preferirono morire piuttosto che tradire la propria fede. Fu sparso tanto sangue, fino a definirlo “seme di nuovi cristiani” (Tertulliano), in considerazione della consistenza e dell’estensione con cui e in cui la religione cristiana si affermava. Gli storici discutono su quali possano essere stati i veri e vari motivi per i quali Costantino emanò quel Decreto: se prevalentemente politici o strumentalmente religiosi. Pur non entrando in merito, quello che è certo è che i cristiani poterono lasciare le catacombe, luoghi sotterranei, in cui erano costretti a vivere con tanta paura e in clandestinità. Il Decreto non solo segnava una svolta epocale nella storia civile dell’umanità, ma dava anche la possibilità ai cristiani, vivendo in un clima di maggiore serenità e non più condizionati dalla paura che potesse distoglierli dal dedicarsi alla riflessione più approfondita della propria fede, irrobustendola alla luce della Parola di Dio. Emerse, anche al loro sguardo e con più chiarezza, la dimensione della Persona di Cristo Signore, il significato della sua incarnazione, della sua opera e del suo martirio, riprodotto soprattutto nell’offerta suprema della sua vita. Lo si contemplò, steso sulla Croce, come su un altare su cui consumava, quasi offerta, l’atto della sua obbedienza alla volontà del Padre: il fine per cui era venuto sulla terra. La Croce, come simbolo e come messaggio, era già comparsa nella vita di Costantino. La vigilia della battaglia di Ponte Milvio, contro Massenzio, il 28 ottobre 312, ebbe una visione, prima di giorno e poi di notte, con l’ingiunzione di mettere sul labaro dei suoi soldati, le lettere corrispondenti alle iniziali (greche) del nome di Cristo XP (ÝΣΤΟΣ con la scritta: in hoc signo vinces. Sempre a proposito della Croce, intorno ad essa compare idealmente una donna, Elena, madre di Costantino., come sul Calvario, era stata fisicamente presente Maria, la madre di Gesù. Elena era venuta a conoscenza che la Croce, strumento della passione di Gesù, era stata abbandonata in una fossa. Erano passati tanti anni, eppure non la sfiorò il minimo dubbio sulla possibilità di poterla trovare. Lasciò il palazzo imperiale e intraprese un viaggio: la sua ricerca, almeno secondo una tradizione non si sa quanto storicamente fondata, venne premiata, con l’invenzione della Croce, ove “invenzione” ha il significato di “ritrovamento” e non quello di un’idea pensata e desiderata e rimasta nel campo del pensiero e del desiderio. 14 E’ la ricorrenza che noi, di Galatone, celebriamo da tempo immemorabile (3 maggio), in Oriente, invece dell’ “invenzione”, si celebra l’ “esaltazione” della Croce” (14 settembre). Le due date, praticamente un doppione, in sede di revisione del calendario liturgico, sono state unificate in base al criterio del tempo. Risultando più antica quella del 14 settembre, ha avuto la precedenza come giorno della celebrazione ufficiale per tutta la Chiesa. Quella del 3 maggio non è stata soppressa, ma, saggiamente, se ne è suggerita la conservazione della data, dove vi fosse una tradizione di celebrazione da tempo immemorabile, proprio come a Galatone. Se nel frastuono della Festa, meglio ancora se nel silenzio degli altri giorni, eleviamo il nostro sguardo verso l’alto, nel nostro Santuario, (saltando, possibilmente, l’indecente spettacolo dell’impalcatura che, quasi ab immemorabili ormai lo ricopre!...Quo usque, tandem?...) potremo ammirare gli affreschi che riproducono il trionfo della Croce, tema dominante in tutto l’edificio sacro. Visitando il Santuario, con tutti quelli sparsi in ogni parte del mondo cristiano, ne usciremo arricchiti.. Questi luoghi sono stati definiti “cliniche dello spirito” (Paolo VI), dove si piange, ma non ci si dispera. E’ in questi luoghi che le lacrime si trasformano in lenti attraverso le quali si acquista la possibilità di vedere il mondo e le persone in una luce sempre nuova, mentre le incontriamo nell’ attraversamento della “selva selvaggia” del nostro camminare terreno. Da sopra quell’ “albero”, irrorato e intriso del sangue di chi lo ha “vitalizzato”, si potrà “vedere” come lo stesso sangue, con il medesimo colore, scorra nelle membra di tutti gli uomini, senza distinzione di pelle o di collocazione geografica ed etnica. L’albero della Croce si trasforma in cattedra da cui parte e a cui ritorna un insegnamento, carico di luce e di mistero. Il suo “libro di testo” sono le membra sconfitte del Morente che, da questa cattedra, diventa “il maestro che insegna”1 , con un vocabolario di difficile comprensione umana e decifrabile solo nella “traduzione” di Dio. In questo senso, acquista tutta la sua portata, l’espressione di un autore cattoli- 1 S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, Omelia 119, 2. Sul concetto della Croce come cattedra, confronta il richiamo simile (porta) e quanto scrive S. Giovanni della Croce: “per accedere alla ricchezza della sapienza la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo”, Cantico Spirituale, strofa 37. 15 16 co, spesso incline al paradosso, che scrive: “voi siete simili a quei cristiani che sono capaci perfino di sedersi comodamente ai piedi della croce di Cristo, di trovare, perfino ai piedi della croce, delle poltrone comode” (G. Bernanos). L’espressione visiva sul significato universale della croce, è riprodotta plasticamente dal “Cristo” di Dalì: un’enorme croce, chinata, con il Cristo che vi è inchiodato, sul Globo terrestre, senza distinzione di meridiani e di paralleli. Il “contenitore” di tante storie e di una storia che vivono all’ombra/ luce dell’“albero” su cui è salito il Crocifisso e su cui, sull’esempio di Zaccheo, è invitato a salire chiunque vuol vederlo perché, comunque, “deve passare di là”. La Croce la invocheremo come “albero della vita: l’albero della morte all’origine della caduta e della morte, nell’Antico Testamento, diventato albero della risurrezione e della vita nel Nuovo Testamento. Insieme con la liturgia inneggeremo alla ricchezza e alla bontà dei suoi frutti, quali nessun terreno ha la capacità di produrli: O croce fedele, il più nobile degli alberi; nessuna selva ne produce uguale per fronde, fiori frutti!! (Liturgia). “Insomma, Gesù sulla Croce è a un tempo il simbolo e la realtà dell’immensa fatica secolare che, poco per volta, eleva lo spirito creato, per ricondurlo nelle profondità dell’Ambiente Divino. Rappresenta (in un senso vero, è) la creazione che, sorretta da Dio, risale la china dell’essere, talvolta ancorandosi alle cose per prendervi appoggio, talvolta distogliendosi da esse per superarle, e compensando sempre, con le fatiche fisiche, il ritorno indietro causato dalle sue cadute morali” (Teilhard de Chardin). S. Agostino, con un richiamo evidente al messaggio di salvezza, ha presentato la Croce come sintesi del Cristianesimo, simbolo della salvezza universale espresso dalle quattro dimensioni richiamate da S. Paolo nella Lettera agli Efesini, in cui l’apostolo parla di larghezza, lunghezza, altezza, profondità (Ef 3, 18) dell’ amore di Cristo. 17 Viale XXIV Maggio - GALATONE 18 (La Croce) “E’ larga nella trave orizzontale su cui si estendono le braccia del crocifisso e significa le opere buone compiute nella larghezza della carità; è lunga nella trave verticale che discende fino a terra, sulla quale sono fissati i piedi e il dorso, e significa la perseveranza attraverso la lunghezza del tempo sino alla fine; è alta nella sommità che si eleva al di sopra della trave orizzontale, e significa il fine soprannaturale al quale sono ordinate tutte le opere, poiché tutto quanto noi facciamo in larghezza e lunghezza, cioè con amore e perseveranza, deve tendere all’altezza del premio divino E’ profonda, infine, in quella parte della trave verticale che viene conficcata in terra; essa è nascosta e sottratta agli sguardi umani, ma tuttavia da essa sorge e si eleva verso il cielo la parte visibile della croce: significa che tutte le nostre buone azioni e tutti i beni scaturiscono dalla profondità della grazia di Dio, che sfugge alla nostra comprensione e al nostro giudizio”. (S. Agostino, Commento al Vangelo di S. Giovanni, Omelia 118, 20). Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me (Gv 12, 32) Con questo segno tu vincerai! Salve, Croce, unica speranza! (dalla Liturgia) Cristo, mia speranza, è risorto! (dalla Liturgia) Sì, proprio di Lei, della Speranza, abbiamo bisogno! “Il popolo cristiano non vede che le due grandi sorelle, quella che è a destra e quella che è a sinistra, e non vede quasi mai quella che è nel mezzo…Nel mezzo, tra le sue due grandi sorelle, la speranza dà l’impressione di lasciarsi trascinare come una bambina che non ha la forza di camminare, ma in realtà è lei a far camminare le altre due. E che le trascina, e che fa camminare il mondo intero, trascinandolo. Le due grandi camminano solo grazie alla piccola” (C. Péguy). La speranza, la piccola che non è cresciuta, ma che trova la forza proprio nella sua piccolezza ed è proprio lei che ci rivolge l’invito, come a Costantino, di guardare e leggere la scritta: con questo segno tu vincerai! …e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede....(1Gv 5, 4) Don Antonio Resta Docente emerito di Teologia 19 VENDITA E ASSISTENZA 20 IN CAMMINO, NELLA STORIA La processione tra itinerario di fede, folklore e ricordi «Una grande processione che pervade la storia. (…) Gli uomini che allora partirono verso l’ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto. Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana» (DALL’OMELIA DEL 6 GENNAIO 2013 DI BENEDETTO XVI). Ero poco più che bambino, ma ricordo ancora i colori, i suoni, i profumi, e a volte persino i volti della festa del SS. Crocifisso. Ero poco più che bambino, e aspettavo il passaggio della processione affacciato sul balcone della nonna. L’indimenticabile Totu (Salvatore Rizzo), con la cassetta per le offerte, il corteo delle vergini, come spose avvolte dal manto celeste e sulle mani il cuscino. Le associazioni tutte, con le proprie insegne. E vedo mio padre, elegante, con i guanti bianchi, in processione con i soci del circolo SS. Crocifisso. Il sorriso sul volto, la soddisfazione del cuore, passare tra drappi e copriletti bordati di ogni ricamo, trasparenze di una preziosa manifattura, richiamo di un tempo in cui le mamme e le nonne tessevano, tra l’ordito e la trama del tessuto, con arte, il loro amore e la loro semplice fede. Ero poco più che bambino. Ora sono adulto, molte cose sono state relegate nell’albo dei ricordi, altre hanno subito una giusta maturazione, perché il folklore non deve mai offuscare ciò che di bello doveva e deve, nella sua semplicità, trasmettere: le fede di un popolo in cammino. E’ rimasta la voglia e il desiderio di abbellire le strade, di rendere bella ogni via. Ma, adulto, oggi mi scopro intento a chiedermi, tra tanta gente, mentre cammino con loro, parte di questo movimento: dov’è diretta questa processione? Dove sono diretti i nostri passi? Cos’è che da senso al nostro procedere incerto? Mi ritorna alla mente l’omelia del giorno dell’epifania, dell’ormai papa emerito Benedetto XVI°: «Una grande processione che pervade la storia». Ricordavo bene che si accennava ad una grande processione, una processione che riempiva di senso la storia. Decontestualizzando l’omelia, ho associato questa frase alla nostra processione, alle nostre tradizionali processioni, che hanno lasciato inevitabilmente un solco nella storia della nostra città, che hanno visto soffiare su questi tragitti cittadini, tra le nostre case e per le nostre strade il vento a volte impetuoso del21 22 la storia della nostra bella cittadina come anche le folate delle storie di ognuno di noi. Una lunga processione, di oltre trecento anni, che si ripete ogni anno, che è stata seguita dai nostri genitori, dai nostri nonni e così via indietro nel tempo, fiduciosi che ancora percorrerà le nostre vie. Ma perché plasmi le nostre vite, perché non sia solo una faticosa camminata, perché non si sterilizzi in una prassi folkloristica, perché sia cammino di novità di vita, cosa è necessario che avvenga in me, in noi? Ecco che le parole di Benedetto XVI° illuminano questa domanda. È necessario riconoscere l’inquietudine del nostro cuore, è necessario riconoscersi come esseri bisognosi di senso, necessitati e spinti dal desiderio di un qualcosa o Qualcuno che appaghi ogni nostra fame e ogni nostra sete di vita. È necessario partire, non solo mettendo in moto le gambe, ma soprattutto mettendo in circolo il cuore. Non solo vestendo di abiti eleganti, ma nobilitando il cuore; non solo abbellire le nostre strade, illuminare le nostre case, ma abbellire la vita di cristiana operosità, lasciare entrare nella nostra mente la luce radiosa che si propaga dalla Croce di Cristo Crocifisso. Ma a cosa pensiamo quando siamo in processione? Cosa cerchiamo? Cosa desideriamo? Aveva ragione il papa, siamo uomini in attesa, siamo uomini in cerca di una realtà più grande di ogni ricchezza, più importante di ogni posizione sociale, siamo, come ci ha ricordato prima di ritirarsi il 28 febbraio a Castel Gandolfo, “ semplici pellegrini”. Già, siamo dei pellegrini, ognuno in cerca di quel qualcosa o di quel Qualcuno che è meta e senso del nostro camminare nella storia. Siamo esseri itineranti, portiamo il peso delle nostre esperienze, della nostra misera e ricca umanità. Ma siamo veramente in cerca dell’essenziale? Cari cittadini cristiani, quel Signore che amiamo, quel Dio che adoriamo, quel Crocifisso che veneriamo, è epifania di quell’essenziale. Egli è la Verità sulla nostra storia, la Via stessa, il cammino. Egli è l’umanità nuova, la risposta alla domanda su come si possa essere oggi persona umana. Tra i fiori colorati e profumati, tra i lumini che fiancheggiano il percorso delle nostre processioni, tra luminarie e fuochi pirotecnici, nello scintillio delle luci, passa la nostra fede, e passa la nostra umanità, due realtà inscindibili della nostra identità. Sia questa nostra processione espressione della nostra volontà a scoprirci come persone umane, credenti, cristiane, Chiesa viva e pellegrinante che giorno dopo giorno fa il suo ingresso nel santuario dell’eterna carità di Dio, nel Giorno che non ha fine. Ero bambino, eravamo bambini, ma faremo rinascere quel bimbo che è sempre in noi, se sapremo impegnarci a diventare «persona umana». Graziano Aloisi 23 24 Programma Civile Luminarie: Ditta F.lli Parisi da Taurisano Saranno illuminate le seguenti vie: P.zza Umberto I, Via Regina Elena, Via Garibaldi, Via Nizza, P.zza SS.Crocifisso, Via Convento, P.zza Costadura, Via Rubichi, Via G.Leuzzi, P.zza S.Antonio, Via Chiesa, Largo Chiesa, Via S.Anna, P.zza San Demetrio, Via S.Sebastiano, P.zza S.Sebastiano, Via Cappuccini, Via Torrente, Via Roma, Viale XXIV Maggio, Via Cavour e Piazza Eroi di Cefalonia. Gruppi elettrogeni: Ditta Marco Costantini da Neviano Dal 1 Aprile al 1 Maggio per tutta la durata “ti li tisponsi”, sparo di petardi in memoria di Mario Giuri e Rosaria Colitta. 2 Maggio: le Sante Messe delle ore 7.30 - 8.15 - 9.00 - 10.00 - 11.00 saranno annunciate da sparo di petardi a devozione di Sebastiano Corrente e Stella Miccoli. L’ora dei miracoli sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Reo Luigi, Delbi Carmela, Gemello Elio, Fam. Bonzi Giovanni e di Gina Misciali e in memoria di Calò Giuseppe. La Santa Messa delle ore 18.30 sarà annunciata con lo sparo di petardi in memoria di Lega Antonia. All’uscita della Processione, lancio di palloni aerostatici offerti a devozione dai Fratelli Gatto (Z.Ind. Galatone), Centro Sociale Anziani Galatone, Fam. Macaro Ivan, F.lli Ferrante, “Il Faro”, Associazione Arma Aeronautica e il Comitato Festa, e in memoria di Colopi Salvatore, Greco Crocifisso e D’Intino Ernesto. 2 Maggio al ritiro della processione, sarà accesa una fontaniera a devozione dei f.lli Vainiglia e dopo la benedizione fuoco pirotecnico a devozione dei F.lli Danieli. 3 Maggio La Santa Messa delle ore 7.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Salvatore Minerba e famiglia. La Santa Messa delle ore 8.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi a devozione di Papa Mario e Romano Vita. Le Sante Messe delle ore 9.00 - 10.00 - 11.00 - 12.00 - 18.00 saranno annunciate con lo sparo di petardi in memoria di Rapanà Giuseppe Antonio e Aloisi Carmela e a devozione di Maria Teresa Rapanà. La Santa Messa delle ore 19.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi in memoria di Alemanno Armando. La Santa Messa delle ore 20.00 sarà annunciata con lo sparo di petardi in memoria di Aprile Donato e Mangione Giovina. 25 26 Città di Galatone Associazione Città del SS. Crocifisso Giovedì 2 Maggio - PALAZZO MARCHESALE - GALATONE “Fiera itinerante della Città del SS. Crocifisso tra storia, tradizioni e sapori” ore 10.00 Inaugurazione Fiera dei prodotti enogastronomici locali ore 10.30 Convegno “SS. Crocifisso di Galatone: uno scrigno di fede, storia e arte nel cuore del Salento.” SALUTI Livio NISI - Sindaco Don Giuseppe CASCIARO - Rettore Santuario SS. Crocifisso Pasquale De Monte - Presidente Comitato Festa SS. Crocifisso INTERVENTI Francesco DANIELI - Vittorio ZACCHINO - Francesco POTENZA FIERA DEL LIBRO 1 - 3 MAGGIO 2013 a cura della Cartolibreria Antiqua MOSTRA LABORATORIO ARTISTICO “SS. CROCIFISSO” 29 APRILE - 5 MAGGIO 2013 a cura Classi III Scuola Secondaria 1°Grado “A. De Ferrariis” Polo 1 Gli eventi si svolgeranno nel Palazzo Marchesale - GALATONE 27 28 29 30 L’Argentina povera di Papa Francesco conosceva già il SS. Crocefisso di Galatone. Grazie al concittadino Antonio Fanuli. La recente elezione di Papa Francesco I, l’oriundo piemontese donato al mondo dalla chiesa argentina, precede gli imminenti gemellaggi annunziati a Galatone per il 2 maggio 2013, tra la nostra ed altre città accomunate dal culto del Crocefisso. E riporta in primo piano una vicenda forse un po’ appannata, ossia il gemellaggio nel segno del Cristo della Pietà, suggellato nel maggio 1975 tra Galatone e il piccolo comune argentino di Las Catitas. In questa località della vasta provincia di Mendoza, sita lungo la strada Pan Americana, a quasi mille km da Buenos Aires, nel lontano 1951 giunse per lavoro l’emigrante galatonese Antonio Fanuli. Il suo dono a coloro che lo accolsero fu la storica venerata effigie del nostro Crocefisso, che dal 1962 affratella intorno alla sacra immagine, povere genti distanti 16 mila kilometri. Fanuli è da sempre gran devoto del SS.Crocefisso, pur ignorando che la sua famiglia ha dato nei secoli scorsi alcuni procuratori al nostro tempio monumentale. Propriamente nel 1962, desiderando fortemente una specie di prossimità fisica con la venerata effigie galatea ed una ravvicinata protezione, Fanuli ne dipinge l’icona, sia pure un po’ imperfetta, su una parete esterna della propria casa. Ben presto la gente del vicinato, e le comunità di Las Catitas e del circondario, vengono profondamente attratte e pervase dal culto per quella miracolosa effigie galatea, che presenta molte analogie col loro Cristo della Quebrada, “incontrato in un tronco d’albero” e festeggiato, come a Galatone, Las Catitas. Il Crocifisso dipinto dal Fanuli il 3 maggio e il 14 settembre ( feste dell’Invenzione e dell’ Esaltazione della Croce). Questa venerazione per l’icona di Fanuli si diffonde sempre più tra i cattolicissimi abitanti della provincia di Mendoza, anche per effetto di alcune grazie attribuite ad “intervento divino”, di cui beneficiano nel 1972 , dapprima la moglie di Fanuli Ida Lazari che, 31 32 due volte in punto di morte, due volte riesce a salvarsi, poi lo stesso Fanuli, il quale vagando pensoso a causa della perdita di Ida, ed incerto se far celebrare la messa per l’imminente Festa del “Cristo di Tabelle”,veniva investito da un camion in retromarcia e riusciva a salvarsi miracolosamente. Lo stesso Fanuli così racconta il suo incidente: “dopo essere stato travolto dalle ruote posteriori del camion in retromarcia, per due volte vidi vicino alla mia faccia le ruote anteriori del camion che, continuando quasi a stento la sua retromarcia, stava per schiacciarmi. Le mie grida non erano ascoltate. Rassegnato chiusi gli occhi ed invocai il SS.Crocifisso. Il camion si fermò. Fui trasportato dal La seconda statua. Fanuli è l’ultimo a destra medico.Per grazia di Dio nessun osso rotto. In quell’incidente Dio mi aprì gli occhi:quell’Immagine non doveva essere abbandonata”. Di certo Antonio Fanuli visse il resto dell’esistenza per diffondere sempre più in Argentina la venerazione al nostro Crocefisso della Pietà, sperando e spendendosi per fargli erigere a Las Catitas un altro santuario. Intanto, previ accordi con le autorità religiose e civili galatonesi, e col comitato culto, egli tornava a Galatone verso la fine del 1974, in tempo per commissionare una statua di cartapesta del Crocefisso, identica a quella custodita qui, e ovviamente per rendere pubblica ai concittadini, insieme al parroco di Las Catitas don Tulio Pusterla, la sua cristiana singolare avventura sud-americana, nel corso dei festeggiamenti dell’anno dopo, che coincideva con l’anno santo 1975. Il programma del 1975 includeva onoranze solenni alla seconda statua eseguita a Lecce dal cartapestaio Cesare Gallucci, sul modello dell’originale realizzato nel 1892 da Luigi Guacci, a devozione della Famiglia De Benedetto. 33 34 Quest’altra statua, naturalmente, era destinata a Las Catitas, e pare sia stata accompagnata da numerosi pellegrini galatei fino al porto di Napoli, da dove solcò l’oceano a bordo della “Eugenio C”. Non senza una serie di complicazioni e difficoltà che il tenace Fanuli riuscì comunque a superare. In ogni caso, armato della propria fede ardente, Antonio Fanuli condusse il Crocefisso fino a quella terra di fine del mondo che, appena un mese fa, ha donato alla cattolicità la straordinaria figura di Papa Francesco. Vi è da chiedersi intanto se la “costruente” chiesa in onore del Crocefisso di Las Catitas sia mai stata innalzata. Nel racconto Una storia di emigrati di don S. Fattizzo si fa cenno a contrasti e irrigidimenti opposti al progetto di Fanuli in Argentina, che persistevano ancora nel 1979. Nonostante tutto ciò, non si può escludere che il gesuita e vescovo Jorge Mario Bergoglio non conoscesse questa vicenda, né che abbia avuto l’occasione di inginocchiarsi a Las Catitas davanti al nostro Crocefisso della Pietà. E seppure ciò non sia accaduto, chi ci vieta la speranza di una visita di Papa Francesco a Galatone, magari quando il restauro infinito verrà finalmente completato e inaugurato? E chi altri se non il cardinale concittadino Fernando Filoni potrebbe dar concretezza a questa speranza? Frattanto il nostro santuario è sempre in attesa di ridiventare una meta ineludibile del turismo religioso e culturale. Le Illustrazioni sono tratte da A.FANULI, Cenno storico per la seconda statua del SS.Crocefisso della Pietà di Galatone (Lecce) - Italy - << da destinarsi nella costruente chiesa,in suo onore, a Las Catitas - Mendoza - R.Argentina >> . Galatone Tip. Danieli (gentilmente messo a disposizione dall’Avv. Giorgio Contese). Vittorio Zacchino 35 36 Li ‘nduri ti lu Panieri Le feste popolari salentine sono fantasmagoriche. Come ogni festa meridionale. Possono lasciare impronte sensoriali ottiche legate alle luci delle luminarie variopinte e scintillanti così come ai luminosi colori spettacolari dei fuochi pirotecnici, o immagini sonore legate ai metallici suoni delle bande, o alle grida dei venditori, o al cantilenare delle pizzoche durante la processione o la funzione liturgica. Rimangono nella mente i dondolii ieratici delle statue di cartapesta, i volti patenti dei santi, le divise delle congreghe, i nuovi abbigliamenti di chi ha sostituito l’abito della festa lucido o impettito di una volta per la nuova foggia più casuale, ma ogni tanto contraddistinta dall’eccesso di chi confonde la festa di piazza per un lupanare o per qualche reality scosciato. Caratteristiche di ogni festa, se vogliamo, su o giù per lo stivale. A distinguere la festa salentina, lu Panieri, è la dominante impronta olfattiva, quella che farebbe riconoscere una festa popolare salentina tra mille. L’odore del territorio, della cultura enogastronomica: il profumo dell’ “uomo è ciò che mangia”. L’odore di cannella e chiodo di garofano degli scagliozzi, quello di zucchero caramellato della cupeta, quello di tostatura delle mendule ricce, quello acidulo e speziato della scapece. E poi l’odore sapido e acidulo che viene dal banco dei formaggi dove si vendono pecorino stagionato, ricotta schiante e sarde salate. L’odore polveroso di cenere delle nocciole tostate, e quello delle arachidi e dei ceci infornati. Aromi immutati nel tempo. Come quello della cordite esplodente che rimane in gola dopo ogni sparo di petardi al passare lento del lungo e brusiante serpentone della processione. E il fetore di grasso, gomma e ozono da scintilla che viene fuori dalle piste per le macchine a scontro nei Luna Park. Olezzi che rimangono più scolpiti nella mente di quelli sacri dell’incenso e della cera durante l’Ora dei Miracoli. Un tempo assai lontano c’era anche l’odore del diluente del bianchetto, anticipatore della festa, che si dava sui sandali dei bambini, rigorosamente bianchi. Rimessi a nuovo per la festa da econome mani di mamma. Un candido 37 38 biancore che durava solo pochi attimi, una volta scesi a passeggiare tra le strade polverose e i piazzali terrosi delle giostre. Ancora oggi si sente l’odore dei cibi provenire dalle finestre, già al mattino di buon’ora. Ci si mette in cucina presto, per cucinare quello che, poi, diverrà facile scaldare una volta tornati da funzioni, incontri, passeggi, esibizioni, compere, aperitivi; subito pronti a somministrare agli ospiti, ai parenti ed agli amici convenuti a pranzo per la festa. Gli odori inebrianti del ragù, quello dei pezzetti o delle polpette, fritte ed al sugo, le fragranze aromatiche della pasta al forno, delle melanzane o dei peperoni ripieni, quello piccante delle schiacciate di carne macinata coi capperi vanno rimbalzando per i vicoli silenziosi, si spandono per le strade trafficate, si miscelano, si fondono, fanno a gara con quello di quatara, pezzetti e polpette, servole, turcinieddhri, ‘mboti, sunzene e cirvillate che si preparano nelle bettole aperte per l’occasione. Tutti odori che inebriano e infondono a tutti il senso della festa popolare e di una cultura alimentare ancora resistente e salda. Gli odori che marcano il territorio, lo contraddistinguono, lo identificano. Wurstel, patatine e porchetta romana precotta rimangono relegati a profumare il quartiere delle “giostre”. Dove la tradizione è già battuta in ritirata, allontanata spaventata dai bassi battenti delle nuove musiche tribali sparate da altoparlanti da giorno del giudizio. Lì abita la globalizzazione, fatta di anonimi nauseanti oli di semi strafritti, di polinsaturi artificiali, di carni provenienti da chissacché, chissacchì, chissaddove, chissaccome, chissammai. Gli odori buoni, quelli autentici, quelli che ci contraddistinguono, quelli che ci pongono al primo posto fra i territori turistici nel cuore degli italiani, quelli per cui vale il viaggio, rimangono a volteggiare stuzzicanti al centro, fra antichi muri, sulle sensualissime note del Bolero. Giuseppe Resta 39 40 Concerto Bandistico 2 MAGGIO CITTÀ DI GALATONE Ass.ne Musicale “S.Gira” Direttore Artistico Prof. Diego GIRA Ass.ne Musicale Galatea “L. De Razza” Pres. Silvio MAGLIO M° Loredana CALÒ 3 MAGGIO CITTÀ DI PESCARA Direttore Giovanni MINAFRA CITTÀ DI CONVERSANO Maestro e Direttore Angelo SCHIRINZI 4 MAGGIO CITTÀ DI RACALE Direttore e Concertatore M° Grazia DONATEO FUOCHI PIROTECNICI 3 MAGGIO ORE 24.00 GARA PIROTECNICA Ditta COSMA Dario da Monteroni - Ditta F.lli D’ORONZO da Guagnano Ditta COLUCCIA Pietro da Galatina www.piroweb.it portalepirotecnico italiano - sito partner ufficiale 41 42 I restauri della cupola della Chiesa del Crocifisso della Pietà di Galatone La cupola della chiesa del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone, come i lacunari del suo soffitto ligneo intagliati da Aprile Petrachi nel 1696, è a forma ottagonale; al pari di altri celebri monumenti, si pensi a Castel del Monte, la forma ottagonale simboleggia il legame tra il finito e l’infinito, è il simbolo della perfezione, e rappresenta la totalità dello spazio, del tempo e della musica. La cupola è stata affrescata, la prima volta in occasione del secondo centenario di costruzione della chiesa nel 1896 ad opera Santuario SS. Crocifisso - Cupola del leccese Orazio Tortorella che ritrasse, forse unica immagine, l’imperatore Costantino a cavallo sorpreso dall’apparizione della croce e dal profetico suono ”in hoc signo vinces”1 . Non si conoscono le fattezze di questa immagine, né si conservano riproduzioni fotografiche sebbene la fotografia fosse già in uso negli anni 40 del ventesimo secolo. La sua perdita, in modo definitivo, è imputabile ad eventi naturali che si sono verificati nel corso degli anni; la cupola, infatti, più volte è stata colpita da scariche elettriche di fulmini che l’hanno danneggiata, ma ha subito anche la caduta di intonaco pittorico dovuto all’umidità che ha determinato, in seguito, la rimozione del dipinto. I primi lavori di riparazione sulla parte esterna della cupola e su altre parti della chiesa furono commissionati alla ditta Carone Crocifisso da Galatone ed ebbero inizio nel settembre 1934: questo intervento riguardava la “stonacatura” ed intonacatura della parte esterna della cupola, l’asfaltatura della parte superiore della stessa, la sostituzione dei canali, il rifacimento delle unioni, 1 Primaldo Coco, Il SS. Crocifisso della Pietà di Galatone. Appunti e documenti, Lecce 1920 pag. 68 43 44 i così detti “chiamienti” sul lastricato della parte sinistra della navata2 per la spesa di £.7470,80. Negli anni successivi la cupola venne ulteriormente danneggiata da ripetuti fulmini che si abbatterono su di essa tali da provocarne il distacco dell’intonaco decorato. A seguito di queste avversità, il 2 settembre 1941 il cappellano della chiesa, Luigi Marzano, invitò il Prof. Corrado Mezzana, pittore di Roma, che si trovava ad Ugento, a dare il suo competente parere circa il restauro dell’affresco; il professionista, probabilmente per le condizioni alquanto precarie del dipinto, invece di restaurarlo, espresse il parere di farlo sostituire con un nuovo progetto pittorico, promettendo di inviare un suo disegno da eseguirsi da un pittore locale non potendosi assentare da Roma per Santuario SS. Crocifisso - Veduta Aerea poterlo realizzare3. Il 17 settembre un fulmine causò l’ulteriore rovina della cupola4. 2 Quale consulente tecnico sui lavori di riparazione della cupola e dei cappelloni del lato sinistro della navata commissionati alla ditta Carone viene chiamato l’ingegnere Pantaleo Baffa di Galatina . Cfr. Archivio della Chiesa del Crocifisso, Libro introito ed esito dal 1933 al 1956, pag. 20-26 3 Il prof. Mezzana era stato in precedenza chiamato per verificare lo stato della pittura ed aveva rimandato la sua visita quando sarebbe venuto in Puglia. Vi giunse a Galatone il 2 settembre 1941 da Ugento e fece ritorno a Roma provvisionato da un biglietto ferroviario di prima classe per il costo di £. 850. Il professore era membro della Commissione di arte sacra. 4 Un successivo fulmine si abbatte sulla cupola il 17 settembre 1941. Riportiamo la cronaca così come viene raccontata dal cappellano. “Quest’oggi, alle ore 10 circa si è verificata un’altra scarica elettrica atmosferica sulla cupola della chiesa producendo un discreto danno. Nell’interno: n. 9 rosoni della cantoria dell’organo staccati; caduti due pezzi di cielo appeso, della parte indorata; caduti alcuni pezzi non grossi della parte a stucco del cornicione; 2-3 pezzi delle decorazioni indorate e altri di pietra leccese, forse del fregio a faglie d’acanto; fili elettrici, contatore, interruttori bruciati. Nell’esterno: divelta e spezzata la croce di legno elevantesi su la cupola, nonché la sua base in pietra (circa 5 metri quadrati); rotto in tre parti il canale in pietra leccese che raccoglie l’acqua su la cupola; uno dei raccoglitori che immette l’acqua in un tubo di zinco divelto e distrutto; un altro spezzato; i tubi di zinco rotti, bucati stroncati in varie parti. Lastre di vetro rotte in gran numero, non solo di quelle delle finestre della chiesa 45 Riparata con cura in breve tempo dal capo mastro Carone Crocifisso per la spesa di £. 795,405, nel luglio successivo del 1942 venne invitato a Galatone il pittore Mario Prayer, mentre era a Parabita a decorare la chiesa della Madonna della Coltura per i missionari della Consolata, per osservare la cupola ed eventualmente per poterla restaurare. Il maestro, un mese dopo, il 7 agosto, vi ritornò per la seconda volta assieme al fratello Guido “allo scopo di osservare questa chiesa”. La fine dell’anno si chiuse con l’ispezione di un rappresentante della Sovrintendenza6, una certa Luceri, mandata dalla direzione di Bari “allo scopo di accertare la necessità dei lavori di restauro che si ha in mente di eseguire”, facendola incontrare con il Prayer appositamente fatto venire da Parabita “per conferire con lei”7. Non si conoscono le questioni trattate, né se al funzionario venne presentato il progetto del Mezzana per l’esecuzione qualora, nel frattempo, l’avesse inviato; di fatto la realizzazione degli affreschi sulla cupola della chiesa del Crocifisso ebbero inizio nel giugno del 19448. Il Prayer si stabilì a Galatone nell’abitazione a primo piano di proprietà della chiesa sita in via XI Febbraio restandovi fino al termine dei lavori9 usufruendone in modo gratuito e senza alcun onere sul consumo di energia elettrica per tutto il tempo di sua permanenza fino al termine dei lavori. Il lavoro preliminare attinente alla realizzazione dell’impalcatura ebbe inizio ma anche della sacrestia. Altri piccoli danni: il quadro posto su l’altare maggiore raffigurante un Angelo con l’effigie della testa di Gesù caduto; scheggiato un gradino di marmo dell’altare, è il secondo di su la mensa a sinistra. Due pezzi dell’ornato di filo di ferro che sostiene il lampadario centrale staccati. Staccato un pezzo di marmo color rosso del paliotto dell’altare dell’Addolorata e ridotto a piccoli pezzi. La cupola presenta tre buchi: uno esterno e due interni che indicano la via della scarica elettrica. Questa probabilmente, verificatasi alla croce, ai suoi piedi ha prodotto un buco sul’arco principale, seguendo poi, il filo di ferro del lampadario centrale ove era disteso il filo elettrico: quindi ha seguito il filo, uscendo per il cavo di presa di corrente e precipitandosi su la linea pubblica della luce elettrica. Il colpo d’aria con il suo spostamento, ha dovuto produrre il danno delle varie rotture. Cfr. Archivio della Chiesa del Crocifisso, Libro introito ed esito dal 1933 al 1956, pagg. 68 e 69. 5 Spesa registrata il 28 settembre 1941. Altri muratori che vi lavorano sono: Miceli Vincenzo, Bove Carmelo, Malerba Mario, un ragazzo. Ivi, pagg. 69 e 70. 6 Il 16 Dicembre 1942 è registrata la somma di £. 264,40, spedita con vaglia, al Sovrintendente ai Monumenti della Puglia e della Lucania Signor Alfredo Barbacci per “spese di viaggio e indennità di missione a un funzionario per visitare la chiesa”. Ivi, pag 80. 7 Ivi, pag. 81 8 Una bozza degli affreschi da dipingere è custodita nella sacrestia della chiesa ed è autografata dai fratelli Prayer Mario e Guido ma non reca alcuna datazione. 9 Per la permanenza nell’abitazione viene attivata una nuova utenza elettrica n. 321 il cui consumo è a carico della chiesa. Ivi, 99 46 nel febbraio 1944 ad opera della ditta Martines Pietro da Galatina; per il trasporto dei legnami venne utilizzato un camion militare polacco offerto gratuitamente.10 Il 4 marzo 1944 l’impalcatura era pronta e il 24 dello stesso mese Giuseppe Giuranna fu Costantino di Galatone “decoratore non figurista” raggiunse il prof. Prayer a Bari per “conferire circa gli esperimenti fatti per riparare la tunica vecchia della cupola”.11 Il professore l’11 aprile venne a Galatone per constatare lo stato dei lavori della cupola la cui preparazione sulla superficie da decorare, fu predisposta da Giuseppe Giuranna, da suo figlio Cosimino, dai suoi nipoti, da Giovannino Giuranna di Luigi e da Giuseppe De Giorgi che effettuarono lo scrostamento della tunica deteriorata, la spalmatura della pece navale nelle parti stonacate e la rimozione del vecchio dipinto con l’utilizzo di 14 spugne comprate da Vito Rizzello di Gallipoli per “lavare la cupola internamente onde togliere la vecchia decorazione”.12 Dopo aver sistemato l’alloggio destinatogli, il cappellano comunicò al pittore, con telegramma datato il 27 maggio, la superficie della cupola da decorare, e con un successivo comunicato spedito il 3 giugno 1944 lo informò che ogni cosa era pronta per poter eseguire il lavoro. Da questa seconda data possiamo ritenere aperto il cantiere pittorico in Galatone che terminerà nell’agosto 1944 con il pagamento del settimo ed ultimo acconto, quindi a saldo sugli affreschi della cupola, sebbene si registra il 31 maggio 1945 una spesa di £. 2500 in favore dell’artista “per ritocco all’affresco dell’arco maggiore”.13 Al Prof. Prayer per la realizzazione degli affreschi gli venne riconosciuto, con versamenti in sette acconti, un onorario di £. 57.000 al netto delle spese calcolate in £. 13.100 relative all’acquisto , effettuato a Bari, di materiale pittorico, di foglie d’argento e d’alluminio necessarie per l’indoratura dei pennacchi della cupola. C’è da osservare che nel 1944 durante l’amministrazione del Comune affidata al commissario prefettizio Cesare Megha, circolavano tra la popolazione di Galatone due volantini di protesta contro il clero, fatti stampare nella tipografia Neritina di Nardò da parte del comitato culto, circa l’utilizzo delle offerte elargite dalla popolazione ed il ritardo sui lavori di restauro della cupola in risposta ad una precisazione apparsa sul manifesto per i festeggiamenti del 10 Ivi, pag. 112 11 Ivi, pag. 113 12 Ivi, pag. 113 13 Ivi pag. 116 47 Crocifisso fatta dal clero galatonese. I due volantini così recitano: il primo “AI DEVOTI CITTADINI TUTTI - Da che mondo è mondo non si sono visti, almeno nella ridente cittadina di Galatone, manifesti che potessero inculcare ai nostri animi la maniera di dare le offerte nella ricorrenza della festa del SS. Crocifisso. Sembra di essere ritornati ai tempi di Scilla!. Anche i signori reverendi vogliono prendere il metro per la suddivisione dei sacri locali!. Cittadini. – Elargite per la festa del SS. Crocifisso non con doppio fine, ma secondo i vostri animi. Dove andrebbero a finire i denari che i devoti elargissero secondo la prima parte del manifesto?”. Il secondo manifesto “ CITTADINI!!! Non ci sarebbe stato bisogno che i Signori sacerdoti esponessero al pubblico l’avviso che le offerte e doni elargiti in Chiesa sono dei Preti e quelle date durante la processione sono della festa esterna!. Non eravamo forse d’intesa col manifesto della festa?. Che cosa ne hanno fatto i preti delle offerte e dei doni degli anni passati? Nulla! Ma proprio nulla! Prova ne sia la cupola del Santuario che pel restauro è raccomandata alle calende greche!. La deputazione invece tutto, proprio tutto spese per la festa. Ciò sia di norma e di avviso onesto ai buon pensanti senza tema di offendere qualcuno. Se avrebbero (sic) desiderato di restaurare la cupola della cappella del SS. Crocifisso chi di noi non offrirebbe l’obolo! Sono altre le idee dei Preti…”14 Il restauro della cupola e la realizzazione degli affreschi sono i soli lavori edili del XX secolo alla chiesa del Crocifisso eseguiti senza alcun finanziamento pubblico ma con le sole oblazioni spontanee e con le entrate provenienti dagli affitti sugli immobili (terreni e fabbricati) donati alla chiesa del Crocifisso. I lavori sono stati realizzati in un periodo critico per la comunità cittadina che doveva affrontare la miseria dovuta al conflitto mondiale che, tuttavia, attorno al suo pastore Don Luigi Marzano, riuscì a dare il meglio di sé e a realizzare il grande miracolo dell’economia cittadina col suo generoso aiuto espresso anche in elargizione di servizi gratuiti come nel caso dei viaggi di traino o della disponibilità gratuita di camion militari polacchi per prendere l’impalcatura della ditta Martines di Galatina. Altro esempio di generosità sono le offerte devolute a favore del Santuario nei giorni 1-4 maggio della festa del SS. Crocifisso con un provvidenziale crescendo: £. 9.652,70 nel 1943; £ 35.931 nel 1944, 14 Francesco Potenza, Il comitato culto SS. Crocifisso di Galatone. Origine e sviluppo della festa, Congedo Editore, 1996, pagg.145-146. 49 £. 94.138 nel 1945. Al termine dell’anno 1945 il bilancio della chiesa del Crocifisso era determinato da un avanzo di amministrazione di £. 63.234,20 derivante dalle seguenti somme: 1) Esistenza in cassa a 1.1.1945 2) Introiti del 1945 £. 94.836,00 £. 110.666,90 (gestione ordinaria) 3) Oblazioni ricevute nel 1943 £. 2.500,00 (offerte volontarie pro restauro cupola) 4) Oblazioni ricevute nel 1944 £. 18.308,00 (offerte volontarie pro restauro cupola) 5) Oblazioni ricevute nel 1945 £. 24.533,00 (offerte volontarie pro restauro cupola) Totale entrata £. 250.838,90 Uscite del 1945 1) Spese ordinarie nell’anno 1945 £. 7.441,47 2) Spese per restauro chiesa nel 1944 £. 124.158,25 3) Spese per restauro chiesa nel 1945 £. 56.005,00 Totale spese £. 187.604,72 Avanzo di amministrazione £. 63.234,20 Voler esprimere un commento su queste cifre può essere inutile esercizio contabile; il detto popolare che la chiesa si “mantiene da se” per le generose offerte di molte persone devote al Crocifisso della Pietà, terminata la gestione capitolare i cui cappellani “ad tempus” in numero di due davano conto del loro servizio all’assemblea dei presbiteri, ha originato tra i prelati galatonesi del XX secolo concorrenza tra di loro per la gestione della chiesa. Nel frattempo la cupola del bel Crocifisso resta ancora inglobata dall’impalcatura che dura da 17 anni, un tempo così lungo da far diventare la struttura metallica elemento architettonico del transetto della chiesa; e intanto in attesa di ulteriori finanziamenti pubblici resta inibita alla vista dei pellegrini e turisti. Francesco Potenza 50 51 3 54 55 PREMI OFFERTI DA Premio n°2 Premio n°3 Premio n°4 Premio n°5 56 www.sscrocifissogalatone.com Estrazione 5 Maggio 2013 ore 19.00 Piazza Costadura GALATONE •1 Premio: Collier Perry Oro e Diamanti • 2 Premio: Orologio da polso Breil • 3 Premio: Lettore DVD portatile SDX1013 Trevi • 4 Premio: Bicicletta MTB 26 18V Women •5 Premio: Occhiale da sole Mod. 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