PROGETTO DI DIDATTICA
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PROGETTO DI DIDATTICA - "INVITO AL... CENACOLO" ::.. “In verità, in verità vi dico: Uno di Voi mi tradirà” Il Cenacolo del Bonsignori Museo Civico “A. E. Baruffaldi” di Badia Polesine a cura di Chiara Tosini “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., Museo Civico “A.E. Baruffaldi”, Badia Polesine (per concessione del Museo) CENNI STORICI Il Cenacolo, attualmente conservato presso il Museo Civico “A.E. Baruffaldi” di Badia Polesine , proviene dal refettorio dell’Abbazia della Vangadizza sempre a Badia, presso il quale fu posto nel corso del XX secolo. Venne eseguito da Girolamo Bonsignori per il refettorio dell’Abbazia di San Benedetto Po in Polirone (MN). La tela fu venduta, insieme ad altri quadri e mobili che adornavano l’Abbazia, alla nobile famiglia francese dei d’Espagnac, che la collocarono nel palazzo di famiglia a Sassuolo. In seguito, i d’Espagnac portarono il dipinto con loro a Parigi e, successivamente, pare nel corso del 1915, lo fecero porre a Badia Polesine nel refettorio dell’Abbazia della Vangadizza, di loro proprietà. L’8 maggio 1981 un incendio danneggiò gravemente il “Cenacolo”, che fu restaurato e presentato al pubblico presso l’Accademia dei Concordi di Rovigo, il 5 maggio 1984. Un anno dopo fu acquistato dal Comune di Badia Polesine. NOTE TECNICHE L’opera, di 234 x 722 cm., è stata eseguita su tela con colori ad olio, sopra una preparazione di biacca e gesso con legante oleoso . LA COMPOSIZIONE DEL CENACOLO DEL BONSIGNORI La tela del Bonsignori raffigura gli Apostoli suddivisi in quattro gruppi (di tre figure ciascuno), due per lato, con Cristo al centro chiuso in un ideale triangolo, che simboleggia la Trinità. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Il Cristo” (per concessione del Museo) Tra tutti gli Apostoli risalta la figura di Giuda, che tiene la mano destra appoggiata al tavolo ed impugna, con la sinistra, il sacchetto dei trenta denari ricevuti dai sacerdoti in cambio del tradimento ai danni di Gesù. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Giuda” (per concessione del Museo) La disposizione di Giuda, collocato in mezzo agli altri Discepoli, ha il suo antecedente più celebre nel Cenacolo di Leonardo. “Cenacolo” di Leonardo da Vinci, 1495-1499, refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, Milano (tratto da “Leonardo. L’Ultima cena”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) Nell'iconografia tradizionale Giuda, invece, veniva generalmente rappresentato, da solo, dalla parte opposta del tavolo, di fronte agli altri Apostoli, quale anticipazione del tradimento che sarebbe stato compiuto a breve. “L’Ultima Cena” di Andrea del Castagno, 1447, cenacolo del Convento di Sant’Apollonia, Firenze (tratto da “Andrea del Castagno. Ultima cena”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) Bonsignori presenta, sulla scorta del Cenacolo leonardesco, il prossimo tradimento in modo più sottile, animando la rappresentazione con gesti e con espressioni che creano un notevole effetto drammatico. Il pittore, collocando Giuda in mezzo agli altri Apostoli, lascia lo spettatore vagare sulla superficie del dipinto alla sua ricerca, come l'occhio dei discepoli che guardano all'interno, di sé stessi e del gruppo, alla ricerca del traditore. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., Museo Civico “A.E. Baruffaldi”, Badia Polesine (per concessione del Museo) Gesù è rappresentato mentre, dopo aver pronunciato le parole “In verità, in verità vi dico: Uno di Voi mi tradirà”, è assorto nell'istituzione dell'Eucarestia, indicando con la mano destra il vino e con la sinistra il pane, in segno del sacrificio che sta per compiersi. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Il Cristo” (per concessione del Museo) Bonsignori rappresenta i tratti fisionomici di ciascun Apostolo, da una parte tramite l'aspetto somatico (Pietro, ad esempio, per tradizione, ha i capelli grigi, spesso corti e ricci…) e, dall'altra, delinea il modo con cui ognuno vive quella medesima situazione emotiva, in relazione al proprio carattere. Procedendo da sinistra, il primo gruppo è formato da tre personaggi: Bartolomeo, Giacomo Minore e Andrea. Bartolomeo, poggia le mani sul tavolo, mentre si protende con il corpo verso il centro della composizione, dove si trova Gesù, come se non avesse udito bene e volesse una conferma di quello che lo ha sconvolto. Giacomo Minore poggia la mano sinistra sul braccio di Andrea, e con la destra tocca la spalla di Pietro, come se volesse continuare quel dialogo muto, fatto solo di gesti, coinvolgendo, in questo modo, il gruppo successivo. Andrea, di carattere pacato, resta fermo al suo posto e con gesto inteso solleva in alto entrambe le mani con i palmi rivolti all'esterno, quasi ad allontanare da sè i sospetti. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Bartolomeo, Giacomo Minore, Andrea” (per concessione del Museo). 1° gruppo a SN Nel secondo gruppo troviamo, a formare una sorta di composizione a piramide: Giuda, Pietro e Giovanni. Giovanni, con le mani intrecciate sul tavolo, inclina il capo, con espressione dolce, verso Pietro, che pare apprestarsi a lui per parlargli in un orecchio, creando con il proprio corpo una linea obliqua e parallela a quella del corpo di Giuda, seduto, che pare ritrarsi per far spazio a Pietro. Pietro impugna un coltello, con espressione irata, aderendo così alla tradizione che lo vuole simbolo della vita attiva, in contrapposizione a Giovanni, dall'espressione malinconica. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Giuda, Pietro, Giovanni” (per concessione del Museo). 2° gruppo a SN Il terzo gruppo, alla destra del Cristo, è composto da Tommaso, Giacomo Maggiore e Filippo, sempre a costituire una piramide. Giacomo appare seduto, al centro del gruppo, mentre allarga le braccia con il gesto ampio, franco e vitale di chi mostra di non nascondere nulla. Tommaso si protende verso Cristo con il suo classico dito teso, che è il simbolo della sua incredulità. Filippo in piedi porta il busto in avanti e le mani al petto in segno di innocenza. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Tommaso, Giacomo Maggiore, Filippo” (per concessione del Museo). 1° gruppo a DR Il quarto gruppo, all'estrema destra, comprende Matteo, Simone e Taddeo. Matteo protende le braccia verso Cristo, ma volge il busto ed il volto all'indietro verso Simone e Taddeo per comunicare loro il suo sgomento. Taddeo usa le mani, in questo caso volgendo le palme all'insù, per manifestare la sua meraviglia. Taddeo si rivolge a Simone in un muto dialogo. “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., part. “Matteo, Taddeo, Simone” (per concessione del Museo). 2° gruppo a DR L’Ultima Cena o Cenacolo. Brevi notizie storiche Gesù ed i suoi Discepoli si riunirono a Gerusalemme, per consumare il loro ultimo pasto insieme, in occasione della celebrazione della “Pasqua ebraica” o “Festa della liberazione”, che ricordava l’esodo degli Ebrei dall’Egitto. Fu durante questa cena che il Signore annunciò agli Apostoli che uno di Loro lo avrebbe tradito (Matteo, 26, 17-29; Marco, 14, 12-25; Luca, 22, 7-23; Giovanni, 13, 21-30). I soggetti iconografici “l’annuncio del tradimento” e “la prima Comunione degli apostoli”, che si rifanno ai due momenti salienti della cena, predominano alternativamente nelle varie fasi storiche. Si può osservare prevalere il tema “L’Ultima Cena”, mosaico bizantino del VI sec., Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna (tratto da “I mosaici di Ravenna”, Claudio Marabini, De Agostini, Novara, 1998) dell’Eucarestia, nei mosaici bizantini del VI secolo. Gli Apostoli sono raffigurati distesi attorno al tavolo e, su di esso, secondo un tardo uso ebraico, appoggiano il braccio sinistro. In origine gli Ebrei mangiavano in piedi per ricordare che in piedi ed in fretta avevano mangiato alla vigilia dell’esodo; in seguito, visto e considerato che i romani liberi consumavano i pasti semisdraiati, tale posizione fu ritenuta la più adatta. Nel Trecento, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, Giotto sceglie di rappresentare i Discepoli seduti attorno ad un tavolo. “L’Ultima Cena”, Giotto di Bondone, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova (tratto da “Giotto. Atlante iconografico della Cappella di Giotto (1303-1305)”, 1997, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) Anche nella pittura del Rinascimento i Discepoli sono raffigurati mentre mangiano seduti, solitamente attorno ad un tavolo rettangolare. Gesù siede nel mezzo e compie i gesti ripetuti oggi dai sacerdoti: consacra il pane o porge un’ostia ad uno degli Apostoli. “L’Ultima Cena”, Domenico Ghirlandaio, 1480, refettorio della Chiesa d’Ognissanti, Firenze (tratto da “Andrea del Castagno. Ultima Cena”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) Con Leonardo da Vinci l’interpretazione prettamente eucaristica dell’Ultima Cena passa in secondo piano, con la scelta di raffigurare lo sconcerto ed il dramma degli Apostoli che seguono alle parole pronunciate dal Cristo sull’imminente tradimento. “Cenacolo” di Leonardo da Vinci, 1495-1499, refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, Milano (tratto da “Leonardo. L’Ultima cena”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) Ma, pur essendo quella di Leonardo la più celebre, questa versione veniva raffigurata in alcuni refettori già nel corso del XIV - XV secolo. La scena tese, in seguito, ad arricchirsi di figure supplementari, come i servi che portano le vivande o angeli in volo. Al Veronese, di cui vedete la riproduzione su riportata, fu commissionata dal convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia, nel 1573, un’Ultima Cena, che il pittore immaginò molto decorativa e “mondana”. Il Tribunale dell’Inquisizione contestò all’artista di aver affollato eccessivamente le scena, discostandosi troppo dal racconto evangelico; e, pertanto, pena l’incarcerazione, Veronese fu sottoposto ad un processo e costretto a modificare, a proprie spese, il titolo del dipinto, che diventò così “Cena a casa di Levi”. Talvolta sono raffigurate una bacinella ed un asciugatoio che, abbandonati a terra, richiamano la “Lavanda dei piedi”, appena avvenuta (Giovanni, 13, 4-15). Nelle rappresentazioni dell’annuncio del tradimento, l’aspetto più importante è costituito dalla reazione degli Apostoli alle parole del Cristo e dal ruolo di Giuda. Giuda si distingue in vari modi. Nelle rappresentazioni artistiche del primo Rinascimento, Giuda siede sul lato opposto del tavolo rispetto agli altri e talora riceve da Cristo un pezzo di pane. “Cena in casa di Levi”, Paolo Caliari detto Il Veronese, 1571, Gallerie dell’Accademia, Venezia, (tratto da “Veronese. Cena in Emmaus”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) “L’Ultima Cena” di Andrea del Castagno, 1447, cenacolo del Convento di Sant’Apollonia, Firenze (tratto da “Andrea del Castagno. Ultima cena”. Cento dipinti / Rizzoli 1998) Solitamente, Giuda ha barba e capelli scuri; può avere un aureola nera o non averla affatto, per distinguerlo dagli altri Discepoli. Giuda è raffigurato anche mentre regge la borsa dei denari, probabile allusione alle trenta monete ricevute per consegnare Gesù alle autorità, oppure come semplice attributo, in quanto a lui era affidata la custodia del denaro comune. Nell’Ultima Cena di Leonardo e del Bonsignori, Giuda è rappresentato seduto dalla stessa parte del tavolo “Cenacolo” del Bonsignori, XV sec., Museo Civico “A.E. Baruffaldi”, Badia Polesine (per concessione del Museo) Provate a confrontare il Cenacolo del Bonsignori con quello di Leonardo Quali sono, secondo voi, le similitudini e quali le differenze? Cercate altre rappresentazioni dell’Ultima Cena. Osservate come, ad esempio, Pico e Copi hanno “rivisitato” l’opera. La grande abbuffata - Pico e Copi/DADA N° 4 Che ne pensate? Se desiderate avere risposte e/o informazioni, scrivete al seguente indirizzo: [email protected] BIBLIOGRAFIA Torna indietro Sul “Cenacolo” del Bonsignori: - AA.VV, “Restauri nel Polesine”, Electa, Milano1984 - Voce “Bonsignori Girolamo”, Enciclopedia Treccani A carattere generale - Johann Wolfgang Goethe, “Il Cenacolo di Leonardo”, serie Miniature / n. 25, Abscondita, Milano2004 - Pietro C. Marani, “Il Cenacolo. Guida al Refettorio”, Electa, Milano 1999 - Claudio Marabini, “I mosaici di Ravenna”, De Agostini, Novara 1998 - “Leonardo. L’Ultima cena”, serie Cento Dipinti, a cura di Federico Zeri, Rizzoli, Milano 1998 - “Veronese. Cena in Emmaus”, serie Cento Dipinti, a cura di Federico Zeri, Rizzoli, 1998 - “Andrea del Castagno. Ultima Cena”, serie Cento Dipinti, a cura di Federico Zeri, Rizzoli, 1998 - “Giotto. Atlante iconografico della Cappella di Giotto (1303-1305)”, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Padova 1997 Siti internet di interesse: Per informazioni sull’Abbazia del Polirone http://turismo.mantovabox.it/index.php?action=dettnotizie&idnotizia=399 http://www.turismo.mantova.it/itinerari/oraetlabora_i.htm http://www.comune.san-benedetto-po.mn.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=241&idCat=237&inevidenza=true http://www.classicitaliani.it/muratori/dissert21.htm