Romagna, ore 10.59, 3 agosto. Costume a

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Romagna, ore 10.59, 3 agosto. Costume a
Francesca di Nardo / Diego Marcon
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(... - Romagna, ore 10.59, 3 agosto. Costume a righe bianche e rosse)
Ciao Diego!
Sono al mare e ho un giardino di grandi oleandri in fiore tutto per me.
In questa casa ho il mio primo ricordo: ho 8 mesi e sono in braccio al mio bisnonno.
Lui è seduto su una grande poltrona di vimini e indossa una vestaglia bordeaux. Siamo sul
terrazzo della casa al mare (quella da cui ti scrivo ora). Il mio bisnonno mi sta facendo saltare
sulle sue ginocchia. Sono felice. Mia mamma sostiene che, nonostante la veridicità della
situazione, questo ricordo non sia ‘vero’, che lo abbia nel tempo ‘ricostruito’ sulla base di
racconti ascoltati... e sia impossibile avere ricordi di quando si è così piccoli...
Qual’è il tuo primo ricordo?
Un abbraccio Diego,
Fra
---------(... - Mornago (VA), ore 11.49, 3 agosto. Felpa verde e pantaloncini grigi)
Ciao Fra ^^
Io sono a casa di mia madre e qui c’è un temporale che continua da questa notte!
E’ pure saltata la corrente!
Sono in cucina e mi preparo un altro caffè. Qui è tutto nuovo, mia madre ci si è trasferita
quattro anni fa. Ad un certo punto, io avevo forse 14 anni, le è presa questa mania della ‘Casa
ideale’.
Da allora si è trasferita 4 volte, c’è sempre qualcosa che non va bene. In ogni nuovo posto
infila nuovi mobili, mentre alcuni li porta con sé dalle case precedenti. Guardo la sala: i
divani sono nuovi, come anche la vetrina per gli Swarowski. I tavolini invece li ricordo fin da
piccolo, questa TV c’era già nella casa precedente - le tende verranno installate il prossimo
mese.
Penso forse che quello che mi chiedi è un po’ come questo luogo - ho difficoltà a trovare un
ricordo preciso, la cronologia si frantuma, si mischia come lo fanno anche i particolari degli
eventi. Ne ricavo questa massa di situazioni e dettagli che ho difficoltà a chiamare memoria
ed in cui mi smarrisco presto, mi sembra così astratto e mi spaventa non riuscire ad
organizzare queste immagini... il primo ricordo potrebbe essere - non ne sono affatto sicuro io che dal salotto dico a mia madre, seduta sul water in vestaglia e con la porta aperta, che non
sono molto felice che arrivi un fratellino, che ho paura poi non si curi più troppo di me. In
quello stesso salotto cantavo ‘Spunta la luna dal monte’ che mio padre suonava dal vinile di
Sanremo 1991.
Dovevi sentire come ero bravo col sardo ihihi!
Stai ascoltando qualcosa tu?
Anche io ti abbraccio!
Diego.
---------(... - Gallarate (VA), ore: 23.14, 3 agosto)
da: 366.3277XXX a: 349.4748XXX
Ancora ron ed ermione non si son baciati, argh! notte fra :-)
---------(... - Romagna, ore 23.31, 3 agosto. Pantaloni turchi neri e maglia color sabbia)
Ora, in questo momento preciso, no. Ma da qualche tempo sul mio giradischi (poi su lettore
MP3 e altri supporti diversi) ascolto quasi esclusivamente Conor Oberst / Bright Eyes.
Io negli ultimi 4 anni ho cambiato 5 case, in 3 città diverse, in 2 nazioni e l’anno prossimo
cambierò ancora. La casa in cui sono ora si porta dentro le precedenti. Sono forse come
matrioske?!
So che apprezzerai molto questo ricordo: estate del 1985 io che salto sul letto della casa al
mare cantando a squarcia gola ‘L’estate sta finendo’ dei Righeira. Io e mia sorella
ascoltavamo sempre il 45 giri nel piccolo giradischi portatile. Non te l’ho mai chiesto...
quando hai iniziato a ‘registrare’ immagini?
Buonanotte!!
Fra
PS: Bright Eyes - [...] But what was normal in the evening, by the morning seems insane [...]
(Lua - 2005 da ‘I’m Wide Awake It’s Morning’).
---------(... - Mornago (VA), ore 00.27, 4 agosto. Maglietta bianca e pantaloncini grigi)
Pensa che strano, la prima cosa che ho registrato, era dell’audio!
In campeggio io e mio cugino Roger avevamo un gruppetto di amici, la notte si stava in
spiaggia. Uno dei ragazzi aveva una chitarra - cantavamo canzoni, fumavamo sigarette (solo
quelle giuro!) e bevevamo del vino (Lambrusco!) e io avevo un piccolo registratore di
musicassette, così una notte lo portai in spiaggia e registrai un’ora della serata. Avevo 15
anni. Mi hai chiesto delle immagini... credi valga lo stesso questa risposta?!
Il tuo ricordo è meraviglioso si! Uhmpf io avevo solo qualche mese mentre tu saltavi sul letto
cantando! Però l’anno scorso ho trovato in un mercatino il 45 giri di ‘Vamos a la playa’, sai
che ha una copertina stupenda?
Mi butto a letto stanchissimo.
‘Notte a te, e fa bei sogni!
Diego.
PS: sai che ho ascoltato tantissimo a Como il pezzo di Bright Eyes che mi hai spedito? Era
quasi l’unica canzone che ascoltavo.
---------(... - Mornago (VA), ore 09.06, 4 agosto. Maglia bianca e pantaloncini grigi)
Buongiorno Francesca.
Sai ieri dopo che ti ho scritto ho continuato a pensare tanto a questa cosa della musicassetta,
dell’audio... Mi è venuto in mente che qualche mese fa un amico mi ha detto che è l’udito il
senso con cui, attraverso gli stimoli sonori che ci circondano, ricostruiamo lo spazio attorno a
noi - molto più che la vista.
Così per esempio, in una camera anecoica, la prima cosa che accade è che si perde l’equilibro.
Mi è venuto in mente anche un caso clinico che ho trovato in un libro di Lombroso: la
paziente aveva subito uno spostamento di senso per cui ‘vedeva con l’orecchio’. Posizionata
una stoffa dietro la nuca, accanto al padiglione auricolare, ne riconosceva il colore, la
decorazione. E se con uno specchietto le si proiettava un raggio di luce nell’orecchio, o glielo
si toccava con un dito, quella si arrabbiava, se lo copriva e urlava ‘Mi volete accecare!!!’
Buon risveglio,
a più tardi ^^
---------(... - Romagna, ore 10.59, 4 agosto. Costume bianco e maglietta nera)
Buongiorno Diego,
pur essendo una bella mattina di sole, l’idea di poter vedere con l’udito mi fa immediatamente
pensare ai pipistrelli e alla loro vita cieca e notturna. Alle loro affascinanti colonie nelle
grotte. Poco lontano da qui c’è una gola tra le colline in una località chiamata Onferno, sul
fondo della gola si apre una grotta che ospita una delle più popolose colonie di pipistrelli di
tutta Europa. Sono animali straordinari, con vista scarsamente sviluppata, ma un sistema
uditivo raffinatissimo: scansionano con gli ultrasuoni lo spazio a loro circostante, ricevendone
un’immagine tridimensionale che gli consente di volare agilmente.
Ti ho chiesto delle immagini, e la risposta è assolutamente valida... mi permette di fartene una
a cui tengo molto che faccio spesso agli artisti che intervisto: cosa è un’immagine? E te ne
faccio un’altra: qual’è il loro status oggi? Per me, ad esempio, un’immagine non è solo una
serie di forme e luci che si compongono sulla nostra retina, codificata e decifrata poi dal
cervello. Le immagini sono materiale tridimensionale plastico, sonoro e magari anche odorose
e saporite. Un po’ come sosteneva il mio professore di Estetica, allievo di Dino Formaggio,
che la nostra estetica e la nostra percezione estetica non si doveva limitare alla vista, ma
ampliare a tutti e 5 i sensi.
Sono felice che ti sia piaciuta quella canzone, è una delle mie preferite. ‘I have my drugs, I
have my woman / they keep away my loneliness / My parents, they have their religion / But
sleep in separate houses’.
Vado in spiaggia!
A più tardi,
Francesca
PS: Ho ricevuto il tuo sms, davvero mannaggia!!
---------(... - Solbiate Olona (VA), ore 11.42, 4 agosto. Jeans corti blu e maglietta nera)
Sono d’accordo con te, rispetto alle immagini. Secondo me, un’immagine è anche quello che
si porta dentro, che non è ‘registrato’ nel campo visivo, che sta nei bordi, o fuori dalla
‘cornice’, e che non è nemmeno rintracciabile coi sensi, è quello che ricorda. E con è quello
che ricorda non mi riferisco a somiglianze con altre immagini, mi riferisco a quello che porta
con sé e che ci fa venire a mente nel momento in cui la guardiamo.
In questo senso un’immagine non ha solo quello di chi l’ha prodotta, ma anche di chi la
guarda e del sistema che ospita entrambi. Mi piace pensare che poco a poco nel tempo, i
dispositivi per catturare immagini siano diventati parte di noi stessi, e diventati noi, hanno
sviluppato anche una dimensione inconscia. Registrando un’immagine, delle volte capita
qualcosa di assolutamente non previsto ma magico, sconvolgente - appare un sintomo, un
dettaglio, un indizio che scopre dell’altro oltre quello che è registrato. Così mi piace pensare,
sia quando lavoro su immagini d’archivio, come quando giro delle immagini io stesso: anche
se cerco di avere il controllo su tutto, in qualche momento accade sempre qualcosa di
straordinario ma che alla fine risulta essere esattamente quello di cui volevo farne
un’immagine.
Trovo meraviglioso, ad esempio, che tu abbia parlato di pipistrelli.
I pipistrelli mi fanno venire in mente i vampiri, ed i vampiri sono gli immortali che hanno
attraversato intere epoche e che le conservano tutte quante in sé e nei film, nei romanzi,
quando si vede un vampiro, non lo si scopre subito. Ci sono piccoli dettagli ed eventi che lo
smascherano - e spesso casuali. Penso al passaggio davanti allo specchio. E questo che stiamo
facendo, aprirci a delle associazioni, degli accostamenti, è esattamente quello che io credo si
debba fare nel momento in cui ci si apre alla visione delle immagini, è esattamente quello di
cui parlavo qualche riga sopra.
Ti immagino in spiaggia esattamente come l’ultima volta,
ma dato che adesso è quasi mezzogiorno, ti aggiungo in mano una prugna!
A presto,
Diego.
---------(... - Romagna, ore 20.34, 4 agosto. Pantaloni turchi marroni e maglietta carta da zucchero)
[...] mentre dormivano qualcosa di nero sorse dalla terra buia
sbattendo le ali e si appollaiò sul petto di Sproule. Dita sottili
reggevano le ali di pelle con le quali si teneva in equilibrio mentre gli camminava sopra. Un
muso rincagnato e raggrinzito, piccolo e cattivo, labbra nude arricciate in un orribile sorriso e
denti azzurro pallido alla luce delle stelle. Si piegò su di lui. [...]
Poco dopo averti scritto questa mattina mi sono imbattuta in questo passo, in uno dei libri che
contiene un’immagine ‘letteraria’ tra le più straordinarie e vivide che abbia avuto modo di
leggere negli ultimi tempi. E’ la lunga descrizione della carneficina dei Comanche, pp. 55-58
di ‘Meridiano di sangue’ di Cormac McCarthy.
Sottoscrivo la tua ‘visione’ delle immagini! Ti consiglio se non lo hai già letto il saggio di
David Freedberg ‘Il potere delle immagini’. Le icone sono oggetto delle preghiere dei fedeli e
di adorazione, perchè sono proprio i santi raffigurati su quelle tavole di legno ricoperte
d’argento sbalzato ad avere poteri miracolosi. Distruggiamo foto dei nostri ex-fidanzati per
rabbia e rancore, proprio come nei riti woodoo si trafiggono bambole stregate. Nonostante
tutta la nostra scienza, conoscenza e supponenza un’immagine riesce ancora a soggiogarci,
nel bene o nel male: un cielo stellato, la potenza di una montagna, etc...
Cosa stai leggendo?
Bacio,
Fra
---------(... - Mornago (VA), ore 23.58, 4 agosto. Jeans corti blu e maglietta nera)
Sto leggendo ‘Pose in movimento’, di Di Marino, ma non è che mi stia piacendo molto per il
momento. E ‘L’invenzione dell’isteria’, di Didi-Huberman (ihi carino che tutti e due iniziano
con ‘Di’, di Di Marino, di Didi-Huberman, fa ridere!) ma è un libro grosso, pesante e ben
rilegato e non si porta in giro facilmente, così vado piano. In più ha le pagine plastificate, non
ci si riesce a scrivere, sottolineare. Io le odio. Tu pure? Secondo me si! Quando lo comprai
ero tutto eccitato, mi sono piaciuti moltissimo tutti i suoi libri che ho letto ed avevo un sacco
di aspettativa, ma in verità questo lo trovo meno bello, sarà forse perchè è uno dei suoi primi,
magari, non so. Quando a marzo ho iniziato a lavorare a ‘Studio per dieci tavole’ cercavo
grandi catalogatori, tassonomisti, entomologi, studiosi del periodo positivista e ho incontrato
la ‘Psycopathia Sexualis’ di Krafft-Ebing. Mi ha sconvolto. E’ stata pubblicata un’edizione
senza i commenti medici. Da allora rileggo le biografie sessuali spessissimo, sempre. Mi
piacerebbe fare un lavoro sulla ‘Psycopathia Sexualis’.
Mi hai scritto delle immagini che ci rapiscono completamente, hai fatto degli esempi: il cielo
stellato, la montagna. Mi viene in mente un articolo che ho letto su ‘Cronaca vera’ diversi
mesi fa. In questo paese spesso venivano bruciate delle macchine. Ad un certo punto
arrestarono il piromane colpevole, perchè c’era sempre una persona con un cagnolino, tra i
curiosi: era lui. Il giorno stesso che venne liberato, furono date alle fiamme altre auto. Lo
riarrestarono subito. Lui disse che non riusciva a non guardare il fuoco, le fiamme divampare.
Doveva appiccare questo fuoco, e poi guardare queste fiamme salire al cielo. Nell’articolo poi
si diceva che la sua famiglia era bruciata in un incendio che ne aveva distrutto la casa.
Quando lo lessi mi venne subito a mente un testo di Bataille pubblicato su ‘Documents’ in cui
parla di un malato che non può fare a meno di guardare il sole e di Van Gogh, del suo
orecchio tagliato...ho fatto una corsa in camera ma non ho qua il libro, deve essere a
Venezia...quando sabato ci torno ti dico meglio!
Buonanotte!
(non ho letto nessuno dei libri che hai citato, lo farò ;-) )
Diego
---------(... - Romagna, ore 11.18, 5 agosto. Costume Blue)
Buongiorno Diego!!
Credo di avere letto anche io qualcosa di simile su di un piromane, da qulche parte ma non
riesco a ricordare dove. Non su ‘Cronaca vera’, però. Qui al mare, la radio che viene diffusa
sulle spiagge della riviera fa, o meglio faceva, spessissimo pubblicità a ‘Cronaca vera’, solo
qui la sentivo nominare, tu sei la seconda fonte da cui la sento nominare. Mi hai anche
mandato la scansione di una pagina della rivista con la tua foto. ^^ ... o forse era in un film...
sai che credo fosse in un film questa storia del fuoco... ma proprio non ricordo in che film...
pensa se fosse un film del ‘85!!
Sai che sto lavorando ad un progetto espositivo proprio sul tema dell’archivio, beh, in epoca
romana e durante il periodo medievale, la definizione di archivio era ‘locus in quo acta
pubblica asservantur, ut fidem faciant’ (luogo in cui sono conservati i documenti pubblici
affinché se ne garantisca la pubblica fede). Questa definizione mi ha subito colpita per il
ricorso al termine “fidem”, stabilendo un legame tra la presenza di un documento in un
archivio e la sua autenticità. Lo trovo molto affascinante, le fonti storiche e d’archivio sono
indissolubilmente legate ai concetti di verosimiglianza, finzione, falsità, dovresti leggere il
saggio di Carlo Ginzburg ‘Il filo e le tracce’, ti piacerebbe molto.
Si hai ragione non mi piacciono le pagine plastificate.
Come dicevi prima per le immagini e il loro potere evocativo, fuoco, ossessione, libri, non
può non venirmi in mente Umberto Eco e ‘Il nome della rosa’. Uno dei miei libri preferiti.
L’estate scorsa ho letto di Eco ‘Baudolino’. Baudolino mente sempre, dice un sacco di balle,
ma ha la capacità di raccontare e raccontando rende vere le invenzioni che va in giro
dicendo... così inventa regni, civiltà, continenti, animali fantastici che riempiono i bestiari... e
ritorniamo alla tassonomia e alla veridicità delle fonti... Quando andremo a Parigi ci dovremo
un po’ perdere insieme tra la BPI e il mercatino delle pulci a caccia di libri!
Mi hanno detto che a Milano mi è arrivata la tua cartolina da Como: grazie mille!!!! Come
sono state le tre settimane a Como?
Buonagiornata!!
Francesca
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(... - Mornago (VA), ore 12.48, 5 agosto. Maglietta bianca e pantaloncini grigi)
Uhmpf, il fatto è che tu i libri che troverai nei mercati delle pulci parigini li potrai leggere,
sapendo il francese... io no!!!
E’ interessante, rispetto il discorso dell’archivio, dei materiali archiviati che costituiscono
documenti indiscutibilmente veri, ‘Mal d’archivio’ di Derrida - anche se ho difficoltà a
leggerlo, mi manca molto per capirlo. Anche questo, l’ho a Venezia però... Le tre settimane a
Como sono state meravigliose, ne parlavo con Annie. Ci è stato spedito un questionario per
valutare il Corso e le dicevo che è molto difficile essere obiettivi dopo tre settimane così
piene e trascorse piacevolmente, anche tra di noi; si sono create amicizie, ci si è affezionati, si
sono passate assieme mattine, pomeriggi, pranzi, cene, notti, è dura parlarne in maniera
distaccata. Una cosa è certa, il lavoro di Walid, tantissimo incentrato su questi discorsi di cui
parli, della forma-documento che attesta la veridicità dall’evento che documenta, ma anche
della finzione, della narrazione che, a sua volta, rendono possibili esistenti cose che
probabilmente sono pura invenzione. Per me, ma credo per noi tutti, sono state molto
importanti le sue lezioni, lectures e soprattutto la visita guidata alla sua mostra - mi ha aiutato
molto a tornare a lavorare con entusiasmo su ‘Spool’, ma anche rispetto i discorsi sul
documentario, sul lavorare con la realtà. Forse sono state poche le lezioni tenute solo da lui,
ne avrei preferite di più.
Quello che dici succeda nel Baudolino, penso accada anche al cinema. Anche per questo mi
piacciono molto film ‘fantasiosi’ per ragazzi, parlavamo qualche giorno fa di Harry Potter... E
credo che la stessa cosa, ma in maniera diversa, faccia pure la musica. Ti accennavo di
‘Amoureux Solitaires’, di cui mi piacerebbe parlarti e mostrarti a Parigi. Hai mai notato,
osservando qualcuno che ascolta musica, come si crei una sorta di dimensione altra in cui il
fan è completamente immerso e coinvolto e che, in qualche maniera, modifica anche la
percezione dello spazio, del luogo in cui accade l’ascolto e di come, quando la musica finisce,
l’ambiente sonoro si svuoti, pare manchi qualcosa alla visione di prima (dico visione a
proposito, non mi riferisco solo a che manca la musica)? C’è questo altro mondo, ‘c’è’, è
‘vero’, ma dove? come? esiste? se si, quando?
Stavo sistemando la camera, ho ancora un sacco di scatoloni li da tantissimo tempo, ed altri
dall’ultimo trasloco via da Venezia prima di Parigi. Ho trovato una foto di mia madre che
avevo appeso in camera. E’ un campo lungo, c’è questo paesaggio di montagna: un po’ di
prato con rocce, poi una valle, in fondo, le sagome delle montagne. nel centro, sta lei, di
spalle, inquadrata dal busto in sù. Indossa una maglia nera, sulla schiena in rosso c’è la scritta
‘Pooh’, di cui è gran fan. Magari la mettiamo in copertina al poster, che dici? In ogni caso la
scansiono e te la mando!
Buona giornata,
Diego
---------(... - Mornago (VA), ore 14.21, 5 agosto. Maglia bianca e pantaloncini grigi)
Francesca! Ho trovato il libro di Derrida! Nel primo capitolo, parlando del termine, dice che il
suo senso gli deriva dal termine greco archeîon: un domicilio, una casa - in ogni caso un
luogo, dove abitano gli arconti, coloro che comandavano, che detenevano il
potere...interessante no, anche rispetto al discorso sulla verità e, soprattutto, sulla fede...
Nel frattempo, in onore tuo, ho pranzato a suon di piadina ^^ !
A presto,
Diego
---------(... - Romagna, ore 10.04, 6 agosto. Costume verde)
Ciao Diego!
Grazie della fotografia, si, sono d’accordo ad usarla come copertina. Il tuo discorso sulla
musica mi trova d’accordo, pensa al ruolo chiave della colonna sonora, scene e sequenze in
cui diventa visibile la fine di un momento e di uno spazio altro - quello cui tu accenni - ,
proprio al cessare della musica. Un potere trasfigurante. E’ un’esperienza che viviamo tutti,
verificare come cambia la nostra percezione e il nostro stare in rapporto ad un ambiente e agli
altri in condizioni sonore particolari o differenti.
Quando parli di fan mi viene subito in mente il film ‘Sposerò Simon Le Bon’, non è dell’85,
ma lo è il libro da cui è tratto... ne abbiamo anche parlato quel pomeriggio ai giardini
pubblici... che bel pomeriggio!! E’ stato lì che mi hai raccontato di ‘Studio per dieci tavole’.
Si è estremamente pertinente al mio ragionamento il riferimento di Derrida, del resto la
questione del potere delle informazioni e della loro diffusione è capitale. Nonché quello della
nostra fede/fiducia. In fine dei conti quel che noi sappiamo del passato e quindi il modo in cui
costruiamo il nostro presente e futuro è basato sulle informazioni - fonti e documenti
conservati in archivi e non solo - che abbiamo di ciò che è stato prima di noi. Ma se queste
fonti e documenti fossero manipolate, cancellate, distrutte, falsificate? E’ una questione
serissima.
Leggevo tempo fa che Bill Gates sta nel tempo acquistando archivi interi e abbia i diritti sul
moltissimi documenti e se decidesse di farli sparire, ciò che vi è contenuto - le storie, i
resoconti e i dati - , alla morte dei testimoni diretti sparirebbero dalla Storia, come se non
fossero mai esistiti. E’ questa una delle più grandi preoccupazioni dei sopravvissuti ai campi
di sterminio. Fin da molto giovane ne ho incontrati e frequentati, ogni volta, che si trattasse di
un incontro pubblico o più riservato, ci tenevano a ricordare come il raccontare ad altri quello
che successe ad Auschwitz, Treblinka o negli altri campi era essenziale per il mantenimento
della memoria. Il racconto produceva testimoni, impedendo la cancellazione e l’oblio o la
falsificazione, in questo caso le orrende devianze del revisionismo. E torniamo a quello che ci
dicevamo l’altro giorno rispetto al ricordo, alla visione dei suoni. Dopo aver ascoltato i loro
racconti ho fatto un lungo viaggio in Polonia, era il 1992, sono stata nei luoghi che mi
avevano descritto, le loro parole si sono sovrapposte a ciò che con la vista esperivo, non
dimenticherò mai. Nel libro di McCarthy che sto leggendo c’è appunto uno dei personaggi
principali ‘il Giudice’ che tra un agguato ed un massacro, come un vero tassonomista
raccoglie in un quaderno schizzi e disegni di tutto ciò che di sconosciuto a lui vede, disegni
rupestri, antichi manufatti spagnoli, farfalle, foglie, che poi puntualmente distrugge. Quando
gli domandano perché lo faccia risponde: ‘Qualunque cosa esiste nella creazione senza che io
la conosca esiste senza il mio consenso’. Il potere è una questione seria e delicata. E fa paura.
Ti abbraccio,
Fra
---------(... - Solbiate Olona (VA), ore 13.34, 6 agosto. Jeans blu scuri e maglietta bianca con stampa)
Derrida, sempre in ‘Mal d’archivio’, fa un complesso ragionamento in cui dice che ‘se non
c’è archivio senza consegna in un qualche luogo esterno che assicura la possibilità della
memorizzazione, della ripetizione, della riproduzione o della ristampa, allora ricordiamoci
anche che la ripetizione stessa resta, secondo Freud, indissociabile dalla pulsione di morte.’
Da qui deduce che l’archivio, a partire da ciò che lo rende possibile, introduce sempre l’oblio,
lavora ‘sempre e a priori contro se stesso’. Mi viene in mente un caso clinico trattato da Jung
in cui analizza una paziente che, interrogata, risponde in maniera inesatta alle domande. Jung
dice che si tratta di un non-sapare-più che si tramuta in non-voler-sapere, ed è proprio una
conseguenza dell’impulso all’oblio che Derrida ritrova anche nell’archivio. In questo stesso
testo, Jung cita un esperimento di Janet il quale, per arrivare ad un più profondo stato di
memoria, ipnotizza Lucie II, ovvero la Lucie già ipnotizzata, in maniera da arrivare a
‘trattare’ con una terza Lucie, che appunto ‘detiene’ ricordi ancora più ‘nascosti’.
Quando parli dei campi di concentramento, mi vengono in mente le immagini che i militari
scattarono nelle prigioni dell’Iraq, le ricordi?, quelle con gli ammassi di corpi, dei prigionieri
nudi tenuti al guinzaglio. Quelle non erano foto-reperti, erano anzitutto foto-ricordo per i
marines. Mi viene subito da pensare ancora una volta alla delicatezza e fragilità di qualsiasi
documento, il fatto che non sia a testimonianza di una storia con lettura univoca (il che ne
costituisce, da un lato, anche una forza - una possibilità... Credo questo sia un altro punto
serissimo) - e in qualche modo la trovo una conferma di un inevitabile fallimento della
possibilità di memoria, una negazione a priori di questa possibilità - ma, allo stesso tempo, da
qui la responsabilità di ognuno di noi, di ogni spettatore, di qualsiasi cosa, anche d’arte, del
proprio sguardo, della propria lettura di fronte all’immagine, ad un’opera, un film, un articolo
ecc...
Di entrambi i casi, Olocausto e guerra in Iraq, io non ho mai visitato quei luoghi, come mi
racconti tu, ho ‘solo visto le immagini’. Credi sia diverso? In cosa? Ritorniamo a DidiHuberman, che ha scritto un bellissimo saggio, ‘Immagini malgrado tutto’, sulle poche
fotografie strappate ai campi di sterminio ancora funzionanti. E mi viene in mente Anna
Frank, quella piccola scritta aggiunta alla fine dell’ultima pagina del Diario, ‘Questo libro è
bellissimo’. Mi hanno fin da subito colpito i termini ‘libro’, certamente generico ma che
identifica immediatamente il romanzo, la storia di finzione, e ‘bellissimo’. Lo sai che Anna
Frank scriveva pure racconti? Ho trovato una raccolta pubblicata nel ‘66 in un mercatino.
‘Questo libro è bellissimo’, sulle pagine del Diario di Anna Frank, per me racchiude tutto
quello che ci siamo scritti e che ci stiamo scrivendo, sul potere del Baudolino, dei film di
fiction, sulla colonna sonora, sul lavoro di Walid, il genere documentario e anche il tuo
ricordo, che tua madre dice ‘ricostruito ma valido’. Mi viene in mente, e già te ne parlai mi
pare, lo spettacolo che vidi a Venezia del Teatrino Clandestino, ‘L’idealista magico’. E’ una
piece che mette in scena i primi macchinari ed esperimenti sull’elettricità. La compagnia ha
ricreato esattamente le stesse macchine con cui vennero fatti questi primi tentativi. Sul
palcoscenico la corrente appariva, passava da un dito di un attore alla spalla dell’altro.
Ricordo che tornando a casa ero in vaporetto, guardavo i neon dentro la barca. Ho pensato a
come alcune cose le abbiamo vicinissime, pensa proprio alla corrente, alla luce: mi basta
premere un interruttore ed ecco, si accende - ma mi sentivo così lontano dall’esperienza stessa
della corrente, dal dato esperienziale in sé, mi è venuta una paura incredibile. Ero terrorizzato,
sconvolto. Mi sentivo in uno stato di alienazione totale da tutto, sentivo tutto assolutamente
distante, respinto e alieno dal mondo in cui ogni giorno vivevo ed agivo. E’ stato uno dei
momenti in cui credo di essermi sentito più solo che mai, solo e distante rispetto a tutto.
‘Sposerò Simon Le Bon’... questo film è bellissimo ^^ Ieri notte invece ho rivisto ‘Tesoro mi
si son ristretti i ragazzi’, bellissimo pure :-)
Un bacio, a presto,
Diego.
---------(... - Romagna, ore 20.57, 6 agosto. Vestito verde)
Ciao Diego,
ho purtroppo ben in mente le fotografie cui fai riferimento. Ne ho discusso spesso con la mia
cara amica L... F... N..., cui devo le riflessioni seguenti. Tra le tante fotografie prendiamo
quella del soldato Sabrina Harman accanto al cadavere di un detenuto iracheno. In ‘Standard
operating proceeding’ di Herold Morris si racconta proprio di come siano state messe in scena
le fotografie scatte ad Abu Ghraib. Morris sottolinea un aspetto di grande importanza ed
interesse per le questioni di cui stiamo discutendo: documento, autenticità, veridicità, messa
in scena: ‘Se il soldato fosse stato un giornalista infiltrato avrebbe vinto il premio Pulizer’.
Ma chi ha scattato quella foto ricordo? Qualcuno che ha domandato al soldato Sabrina di
mettersi in posa, ha messo il flash per scattare e lei gli ha sorriso spontaneamente come se
invece che in un carcere in Iraq, tra uomini umiliati torturati ed uccisi, fosse a Disneyland.
Come affermavi in una delle tue prime e-mail, c’è sempre un fuori campo in fotografia e la
scelta di una porzione di immagine piuttosto che di un’altra. Qui si impone la questione di
questo fuori campo, di chi abbia scattato l’immagine e del desiderio di questa foto ricordo...
Mi chiedi in cosa sia diverso se hai solo visto le immagini? ...credo lo scarto sia proprio aver
visto, vedere quel che resta fuori dal campo dell’immagine, della fotografia. Ti ricordi
‘L’infernale Quinlan’, la scena iniziale è uno dei piani sequenza da manuale di tecnica del
linguaggio cinematografico, la bomba è stretta tra le mani di uno dei personaggi ed è
inquadrata dal dettaglio al generale dalla cinepresa, ma l’esplosione (che innesca la vicenda)
avviene fuori campo. Welles ha anche inventato la quarta parete rendendo visibile ciò che sta
alle spalle della macchina da presa, ne ‘L’Orgoglio degli Amberson’ uno dei protagonisti è su
una carrozza che transita per una strada su cui si affacciano molte vetrine, il lato opposto della
strada, quello dove teoricamente stanno la cinepresa e la trouppe è riflesso in queste vetrine e
vi si scorgono i palazzi, i passanti etc... una scena a 360°... memorabile. Ecco per me la
differenza sta in quei palazzi riflessi nella vetrina.
A dopo,
buona serata!!
Francesca
---------(... - Mornago (VA), ore 22.06, 6 agosto. Maglietta bianca e pantaloncini grigi)
Buonasera Francesca,
questo ultimo messaggio mi ha fatto venire in mente un altro film,
‘Benny’s Video’, di Michael Haneke, credo del 1992.
C’è una scena in cui Benny, in camera sua, uccide un’amichetta con una pistola di quelle che
si usano per ammazzare i maiali. Lo sparo è fuori campo, loro sono ripresi stretti e il colpo
ferisce la ragazzina nello stomaco. Lei cade a terra, escono dall’inquadratura ma possiamo
vedere parte della scena da un televisore che sta riproducendo quello che la camera di Benny,
su di un cavalletto, sta riprendendo nella stanza: la ragazzina, strisciando a terra, chiede aiuto,
Benny spaventato le spara altri colpi con la pistola, finché non la uccide. Anche in questa
inquadratura, però, l’azione è a bordo immagine.
In qualche maniera il fuori campo, questa quarta parete di Welles, - qui riflesso anziché da
una vetrina, da uno schermo - è un’altra messa in scena (o la stessa, che continua ‘di fuori’).
A questo punto esiste solo finzione, recitazione, dialoghi ed azioni scritte da autori. Non esiste
più nulla di vero forse, oppure tutto è verissimo, come Harry che cavalca una scopa per
giocare a quidditch.
Jean-Luc Nancy, nel primo dei tre saggi sull’immagine scrive ‘la violenza dell’arte differisce
da quella dei colpi, non perchè l’arte resti nella finzione, ma al contrario perchè tocca il reale che è senza fondo - mentre il colpo è subito il suo proprio fondo’.
Anche per me credo sia diversissimo, l’aver visto dall’averne visto l’immagine. Ancora sono
molto insicuro e confuso di come o quale sia meglio e, soprattutto, se è in questi termini in cui
vada posta la questione. In verità, ora che lo scrivo, credo di no. Rileggo e mi accorgo che è
dalle prime righe che sono un po’ confuso.
Ho ricevuto poco fa una telefonata di durissima discussione con mio padre - che, senza
entrare nel dettaglio, è molto lontano da quanto io faccia, voglia fare e anche da quanto
stiamo facendo ora qui. Sono molto felice di queste mail, di questa cosa che stiamo facendo.
Aspettarle ogni giorno, leggerle una prima volta di un fiato con un sacco di eccitazione, poi
metterle su questo txt e rileggerle, rispondere, inviare, aspettare... sono proprio felice. Magari
questa debolezza non è necessaria metterla poi, volevo dirlo a te ecco ^^
E’ carino, non avevamo mai parlato così intensamente, non ci eravamo mai confrontati in
maniera così diretta e intensa, vero? Tu pure sei felice?
Buona serata a te,
grazie mille Francesca...
a dopo!,
Diego.
---------(... - Romagna, ore: 00.12, 7 agosto)
da: 349.4748XXX a: 366.3277XXX
Sono molto felice e anche orgogliosa del nostro scambio di messaggi! Intenso e genuino. Non
credo proprio tu sia confuso. Bacio e buonanotte!
---------(... - Mornago (VA), ore 00.14, 7 agosto)
da: 366.3277XXX a: 349.4748XXX
Forse la chiamata,mi ha reso un poco più insicuro del solito-un poco così.anche io francesca
sono felicissimo,davvero!notte a te e davvero grazie ancora grazie!sai cosa sto guardando?i
gremlins!questo non lo avevo mai visto ih!un bacio, ‘a dopo’!
---------(... - Romagna, ore 00.21, 7 agosto)
da: 349.4748XXX a: 366.3277XXX
Bellissimo! Mai dargli da mangiare dopo mezzanotte signore. Hihihi
---------(... - Mornago (VA), ore 00.22, 7 agosto)
da: 366.3277XXX a: 349.4748XXX
E ho letto che è stato scritto da chris columbs,quello che ha girato alcuni harry potter e
mamma ho perso l’aereo!mai,vedo che convenga tenerlo ben a mente!
---------(... - Romagna, ore 11.41, 7 agosto. Costume verde)
Ciao Diego,
sto partendo per la Sicilia, nelle prossime settimane non avrò più connessione a internet, ma
potremmo continuare a scambiarci sms... abbiamo toccato temi serissimi e di grande
profondità, in queste che nel mio txt ho chiamato ‘epistole estive’, ma ci siamo anche aperti
con le nostre personali visioni in modo trasparente.
Ci vediamo il primo settembre alla Stazione Centrale di Milano, carrozza 5 del TGV per
Parigi. Magari ci aspetta un binario 9 e 3/4.
Un bacio,
Francesca