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1 ABSTRACT BOOK Abstract Book 2 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 1 “SCLEROSI MULTIPLA” Aula A Giovedì 8 Maggio 2014 Ore 18.50-19.50 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 3 Abstract Book C01 EVIDENZA DI COMPROMISSIONE DEL TEMPO DI REAZIONE MOTORIO IN PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA CON CINEMATICA DELL'ARTO SUPERIORE CONSERVATA A. Crecchi, M.C. Carboncini, M.E. Girò, L. Bonfiglio, B. Rossi, P. Arrighi UO Neuroriabilitazione Università di Pisa INTRODUZIONE A differenza del cammino, il movimento dell'arto superiore è stato relativamente poco indagato in pazienti con Sclerosi Multipla (SM)1. A questo scopo abbiamo analizzato alcuni parametri cinematici di pazienti con SM durante l'esecuzione di movimenti di puntamento effettuati con entrambi gli arti superiori, e abbiamo confrontato il Tempo di Reazione Motoria (TRM) con i tempi di esecuzione del Test di Stroop (TS) e del Trail Making Test (TMT)2. MATERIALI E METODI Sono stati reclutati 26 pazienti (12 maschi, età media 45±10 anni) con diagnosi di SM (PP 5 SP 6 RR 15, durata media di malattia 11,7±6,8 anni) con EDSS fra 1 e 8,5 (media 4,4±2,5). I movimenti di entrambi gli arti sono stati monitorati utilizzando un sistema optoelettronico (ELITE, BTS, Milano) in grado di localizzare nello spazio markers posizionati su ciascun processo acromiale, gomito, polso e indice. Ciascun paziente eseguiva almeno 7 movimenti di puntamento verso ciascuno dei tre target (LEDs, diametro 5 mm) posizionati a 0°, 20° a sinistra e 20° a destra rispetto alla linea mediana, secondo una sequenza pseudorandomizzata. Il segnale di GO consisteva nell'accensione di uno dei tre LED. Abbiamo calcolato i seguenti parametri cinematici: TRM, Durata del Movimento (DM), Picco di Velocità Tangenziale (PtgVel), e li abbiamo confrontati con quelli ottenuti da un campione uniforme per sesso e per età composto da 11 volontari sani. Ai pazienti sono poi stati proposti il TS ed il TMT. E' emersa una correlazione inversa statisticamente significativa fra PtgVel e DM per entrambi gli arti (dx:r=0,77 p=0,00000689; sn:r=0,79 p=0,00000458). Il TS è risultato patologico in 10 pazienti su 26, mentre la performance del TMT è risultata essere nella norma in tutti i pazienti. Nessuna correlazione statisticamente significativa è emersa tra TRM ed i tempi di esecuzione di ciascuna prova del TS. CONCLUSIONI I presenti dati suggeriscono due conclusioni, a nostra conoscenza non ancora evidenziate in letteratura: 1. Il TRM risulta patologico nella quasi totalità dei pazienti, anche a fronte di una cinematica dell'arto superiore conservata. 2. Il TRM tuttavia non correla con i tempi di esecuzione del TS suggerendo una specifica alterazione della pianificazione del movimento indipendente da processi attenzionali. BIBLIOGRAFIA 1. Solaro C, Brichetto G, Casadio M, Roccatagliata L, Ruggiu P, Mancardi GL, Morasso PG, Tanganelli P, Sanguineti V. Subtle upper limb impairment in asymptomatic multiple sclerosis subjects. Multiple Sclerosis 2007; 13:428-432 2. Chiaravalloti ND, DeLuca J. Cognitive impairment in multiple sclerosis. Lancet Neurol 2008; 7:1139-51 RISULTATI Mentre PtgVel e DM risultavano nella norma nella maggior parte dei pazienti (19 per l'arto dx, 16 per il sn), TRM risultava superiore a quello del gruppo di controllo in 20 pazienti per l'arto dx e 21 per l'arto sn, fra i quali 14 per l'arto dx e 16 per l'arto sn presentavano una cinematica nella norma. 4 C02 TAPING NEUROMUSCOLARE E SCLEROSI MULTIPLA: EFFICACIA DI UTILIZZO NELLA RIABILITAZIONE DEI PROBLEMI DI EQUILIBRIO R. Antenucci*, MP.Gruppi*, A.Secchi°, F.Fichera^, D.Guidetti", P.Immovilli", P.De Mitri", N.Carragli#, MT. Pinotti# * US e Medicina Riabilitativa Intensiva Osp. Borgonovo (PC), ° Clinica priv. S.Giacomo Pontedell'olio (PC), ^Medicina Riabilitativa Estensiva PC, “UO Neurologia Osp. di Pc, # UO Gestione Territ. Non Autosufficienza PC INTRODUZIONE La Sclerosi Multipla è una malattia cronica progressiva del SNC, caratterizzata da infiammazione, demielinizzazione e distruzione degli assoni sensitivi e motori dell’encefalo e del midollo spinale. Si osservano tipicamente lesioni disseminate nello spazio e nel tempo. Colpisce prevalentemente soggetti tra i 20-50 anni con un picco attorno ai 30 e un rapporto F:M 2-3:1. Tra le problematiche più rilevanti vi sono l’affaticamento precoce, le alterazioni dell’equilibrio con conseguente grave rischio di caduta e il deficit di coordinazione; ciò determina una riduzione della qualità di vita dei pazienti affetti. Il Taping Neuromuscolare (TNM) è una tecnica che consiste nell’applicazione di nastro adesivo elastico (tape) sulla cute, con effetto biomeccanico terapeutico diretto locale e a distanza per via riflessa grazie all’agevolazione dei movimenti cutanei e muscolari che esso produce. MATERIALI E METODI Lo scopo dello studio è stato quello di verificare se l’applicazione del Taping Neuromuscolare (TNM) a livello dei muscoli lombari, retto addominale e gastrocnemio, in aggiunta o meno al trattamento rieducativo tradizionale, potesse indurre miglioramenti nella sfera dell’equilibrio nei pazienti affetti da sclerosi multipla. Abbiamo reclutato 24 pazienti afferenti presso il Servizio di Medicina Riabilitativa dell’AUSL di Piacenza con EDSS compresa tra 1 e 5, trattati per 12 sedute per 3 volte la settimana, con valutazioni effettuate all’inizio (T1) e alla fine del trattamento (T2), a 1 mese (T3) e a 4 mesi (T4) dalla fine del trattamento. Criteri d’inclusione: diagnosi clinica di SM, deambulazione autonoma (con o senza ausili), EDSS tra 1 e 5. Criteri di esclusione: patologie neurologiche diverse dalla Sclerosi Multipla, patologie ortopediche e cardiovascolari gravi, deficit visivi gravi, allergia al nastro, poussè nei 6 mesi antecedenti la sperimentazione. Protocollo di valutazione: esecuzione di Berg Balance Scale (BBS), Up & Go test, Sixminute Walk test (6MWT), Test dell’Estensibilità muscolare, Pedana Stabilometrica (test di Romberg). I pazienti sono stati randomizzati in 3 gruppi di 8 ciascuno: Gruppo A eseguiva 60’ di trattamento standard (30’ esercizi di stretching e 30’ equilibrio) associati ad applicazione di TNM ogni 3 giorni Gruppo B eseguiva 60’ di trattamento standard (30’ esercizi di stretching e 30’ equilibrio) Gruppo C eseguiva 30’ di esercizi di stretching 3 volte la settimana al proprio domicilio associati ad applicazione di TNM ogni 3 giorni Gli esercizi per l’equilibrio comprendevano anche: utilizzo di tavoletta propiocettiva, esercizi di pointing e tracking in posizione seduta, in ginocchio ed eretta. Il TNM era sui muscoli lombari, sui tendini d’achille, i muscoli gastrocnemi e sul retto addominale. RISULTATI L’analisi per ranghi ha fornito risultati statisticamente significativi al T2 in tutti e tre i Gruppi di studio per la BBS, Up & Go test (maggiore per il gruppo A) e dell’ Estensibilità Muscolare; per il 6MWT solo nel Gruppo C. Miglioramenti statisticamente significativi al T3: BBS e Up & Go Test per il Gruppo A test di estensibilità muscolare per catene laterali a sinistra per il Gruppo B Miglioramenti presenti, ma non significativi, alla BBS e 6MWT per i Gruppi B e C. Nessun miglioramento statisticamente significativo al T4, ma miglioramenti conservati, pur se non significativi alla BBS e 6MWT per i Gruppi A, B e C, all’estensibilità nella maggior parte dei pazienti dei Gruppi A, B e C e all’Up and Go test per alcuni pazienti del Gruppo C Per l’analisi dei dati della Pedana Stabilometrica, risultano miglioramenti statisticamente significativi solo al parametro "Lunghezza Statokinesigramma" nel Gruppo A al tempo T2, rimasti anche al tempo T3. L’analisi trasversale ha evidenziato una significatività statistica solo alla BBS al tempo T2. Un paziente è uscito dallo studio causa poussè, un altro ha abbandonato la sperimentazione a fine trattamento. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 5 Abstract Book CONCLUSIONI Il TNM si è dimostrato un valido strumento se abbinato alla FKT tradizionale e ha mostrato nei diversi gruppi di pazienti alcuni miglioramenti significativamente statistici; tutti i pazienti hanno segnalato una riduzione dei crampi al tricipite surale. A fine trattamento i pazienti erano entusiasti e riferivano di aver apprezzato molto l’uso del TNM; spesso riportavano di aver visto i “cerotti” anche su sportivi famosi in televisione, e questo era per loro segno di importanza e di grande motivazione verso questa sperimentazione. Appaiono opportune alcune proposte per futuri lavori di ricerca: aumentare il numero di sedute, somministrare questionari di autovalutazione e della fatica, reclutare pazienti più omogenei (es. EDSS tra 1 e 3 e/o solo tra 3,5 e 5,5), esecuzione di studi di natura neurofisiologica e/o con risonanza magnetica funzionale, realizzazione di uno studio multicentrico. BIBLIOGRAFIA *M. Cortesi, D. Cattaneo, J. Jonadottir: Effect of Kinesio taping on standing balance in subjects with multiple sclerosis: A pilot study. 2011. www.pubmed.com [online] [Riportato: 2 settembre 2012] *D. Blow : Il Taping NeuroMuscolare, dalla teoria alla pratica. EdiErmes 2012 *Cameron MH, Lord S. Postural Control in Multiple Sclerosis: implications for fall prevention: Curr Neurol Neurosci Rep. 2010 Sep 10 [online] [Riportato: 26 Agosto 2012.] C03 L’IMMAGINAZIONE MOTORIA DELLA LOCOMOZIONE È PRESERVATA IN PERSONE CON SCLEROSI MULTIPLA? UNO STUDIO PILOTA. L’IMMAGINAZIONE MOTORIA DELLA LOCOMOZIONE È PRESERVATA IN PERSONE CON SCLEROSI MULTIPLA? UNO STUDIO PILOTA. A. Tacchino1, C. Spelta1, L. Pedullà2, M.A. Battaglia3, M. Bove2, G. Brichetto1 1 Scientific Research Area, Italian Multiple Sclerosis Foundation (FISM) – Genoa, Italy 2 Department of Experimental Medicine, Section of Human Physiology, University of Genoa – Genoa, Italy 3 Department of Physiopathology, Experimental Medicine and Public Health, University of Siena – Siena, Italy Introduzione: Jeannerod (2001) [1] ha definito l’immaginazione di movimenti come un’esecuzione mentale degli stessi senza il reale output motorio. Caratteristica dell’immaginazione motoria in soggetti sani è l’isocronia tra movimenti immaginati e realmente eseguiti; di conseguenza una loro discrepanza temporale (anisocronia) potrebbe essere espressione di deficit neurologici nella rappresentazione dell’azione, così come accade nella Sclerosi Multipla (SM) nell’arto superiore [2]. Tuttavia per definire meglio tale anisocronia nella SM è necessaria anche la valutazione dell’immaginazione motoria nell’arto inferiore. In questo studio abbiamo valutato persone con SM (PwMS) con bassa disabilità durante un task di immaginazione della locomozione adattando il protocollo utilizzato da Personnier et al. (2007) [3]. Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 10 PwMS (32.4±2.1 anni; EDSS medio 2.14) e 10 soggetti sani (HS; 28.0±1.9 anni). Tutti i soggetti erano “buoni immaginatori” come stabilito dalla scala Kinaesthetic and Visual Imagery Questionnaire (KVIQ). Tre percorsi di 5 metri in lunghezza e 20, 35 and 50cm in larghezza erano disegnati sul pavimento della stanza di valutazione. I partecipanti dovevano camminare o immaginare di camminare (secondo una prospettiva in prima persona) lungo ciascun percorso alla loro velocità naturale. Per ogni condizione erano previste 12 ripetizioni presentate in ordine random ai soggetti. Le durate dei movimenti immaginati (DI) e realmente eseguiti (DE) erano registrate da parte dello sperimentatore tramite un cronometro. La performance era calcolata secondo l’indice di performance IP = ((DE–DI)/DE)×100. Risultati: Come atteso da precedenti studi, l’analisi statistica ha mostrato che il gruppo HS preservava le caratteristiche di isocronia indipendentemente dal percorso considerato. Al 6 contrario i PwMS sovrastimavano la durata dei movimenti immaginati rispetto alle tempistiche di quelli realmente eseguiti. Inoltre era presente una dipendenza dalla larghezza del percorso; a mano a mano che questa diminuiva aumentava l’anisocronia. Conclusioni: I risultati di questo studio sembrano confermare che l’immaginazione motoria è anisocrona in PwSM, suggerendo una stretta dipendenza dai deficit neurologici dovuti alla malattia. Tuttavia ulteriori approfondimenti sono necessari per meglio capire i meccanismi coinvolti e prospettare un possibile utilizzo in ambito riabilitativo. [1] Jeannerod M. Neuroimage. 2001 Jul;14:S103-9. Review. [2] Tacchino, 2013, Exp. Brain Res., 229:561-570. [3] Personnier P et al. Neurosci Lett. 2010 Jun 7;476(3):146-9. C04 IMMAGINAZIONE MOTORIA NELLA SCLEROSI MULTIPLA: DIPENDENZA DALL’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA A. Tacchino1, L. Roccatagliata2, G. Bommarito2, C. Cordano2, G.L. Mancardi2, M.A. Battaglia3, M. Inglese4, G. Brichetto1 1 Area Ricerca Scientifica, Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Genova, Italia 2 Dipartimento di Neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica e scienze materno-infantili, Università di Genova, Genova, Italia 3 Dipartimento di Fisiopatologia, Medicina Sperimentale e Salute Pubblica, Università di Siena, Siena, Italia. 4 Department of Neurology, Radiology and Neuroscience; Mount Sinai School of Medicine, New York. Introduzione: L’immaginazione di movimenti è stata definita come un’esecuzione mentale senza il reale output motorio. In soggetti sani i movimenti immaginati sono isocroni a quelli realmente eseguiti e di conseguenza una loro discrepanza temporale (anisocronia) è espressione di deficit neurologici nella rappresentazione dell’azione, così come accade nella Sclerosi Multipla (SM) [1]. In questo studio è stata valutata la dipendenza dell’immaginazione motoria dalla progressione della malattia valutandola in soggetti sani (HS), in “clinically isolated syndrome” (CIS) e in persone con recidivante-remittente SM (RR). Materiali e Metodi: Sono state reclutati 12 HS, 17 CIS e 15 RR simili per età e tutti destrimani (Edinburgh Handedness Inventory). Sono state somministrate le seguenti scale cliniche: Modified Fatigue Impact Scale (MFIS), Symbol Digit Modality Test (SDMT), 9 Hole peg test (9HPT), Kinesthetic and Visual Imagery Questionnare (KVIQ). Sono state utilizzate due condizioni di valutazione [2]: (1) Movimento reale (i soggetti dovevano premere una pallina di gomma del diametro di 7 cm sia con la mano dominante che con quella non dominante); (2) Movimento immaginato (i soggetti dovevano immaginare secondo una prospettiva in prima persona di premere la pallina di gomma sia con la mano dominante che con quella non dominante tenendola in mano). Ogni prova durava 4 minuti composti da quattro periodi consecutivi di movimento reale (30 s) e riposo (30 s). Ai soggetti veniva richiesto di eseguire o immaginare il movimento alla velocità a loro più confortevole. Per la valutazione della isocronia/anisocronia è stato registrato il numero di movimenti eseguiti e immaginati e da questi è stato calcolato il rapporto Reale/Immaginato (R). XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 7 Abstract Book Risultati: Come atteso il gruppo HS mostrava anisocronia lieve (R=1.19 per la mano destra; R=1.21 per la mano sinistra). Tuttavia al progredire della malattia è stata evidenziata una più marcata anisocronia: il gruppo CIS mostrava R=1.31 per la mano destra e R=1.37 per la sinistra; il gruppo RR mostrava R=1.48 per la mano destra e R=1.60 per la sinistra. Conclusioni: L’evoluzione della malattia sembra all’origine di una dissociazione temporale tra i movimenti reali e immaginati con un effetto più marcato per la mano dominante rispetto a quella non dominante. Il presente studio mira a meglio chiarire l’immaginazione di azioni in persone con SM al fine di identificare possibili nuove strategie di riabilitazione e indirizzandosi verso una migliore qualità di vita. [1] Tacchino A et al. Exp Brain Res. 2013; 229(4):561-70. [2] Mizuguchi N et al. Neurosci Res. 2013;76(3):150-5. C05 LA RIABILITAZIONE MOTORIA MODIFICA LA SOSTANZA BIANCA DEL CORPO CALLOSO IN SOGGETTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA G. Brichetto1, A. Tacchino1, L. Bonzano2, L. Roccatagliata2, G. L. Mancardi2, M. A. Battaglia3, M. Bove2 1 Area Ricerca Scientifica, Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Genova, Italia 2 DINOGMI & DIMES, Università di Genova, Genova, Italia 3 Dipartimento di Fisiopatologia, Medicina Sperimentale e Salute Pubblica, Università di Siena, Siena, Italia. Introduzione: La riabilitazione nella Sclerosi Multipla (SM) ha come obiettivo il mantenimento delle capacità residue motorie e cognitive degli individui che ne sono affetti. Tuttavia non sono disponibili in letteratura dati consistenti sull’effetto apportato dalla riabilitazione alle strutture encefaliche(1). È stato dimostrato come il corpo calloso (CC) possa essere danneggiato in persone con SM (PwMS) nelle prime fasi di malattia. In questo studio, abbiamo esaminato la correlazione fra il miglioramento del deficit motorio all’arto superiore dopo trattamento riabilitativo attivo e i suoi effetti sulla sostanza bianca del CC. Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 30 PwMS: 15 sono stati trattati attivamente (gruppo AMT) e 15 passivamente (gruppo PMT). I due gruppi sono stati sottoposti a 20 sedute di trattamento di un’ora ciascuna tre volte alla settimana. Il gruppo AMT è stato sottoposto a esercizi task-oriented con l’obiettivo di migliorare le attività di vita quotidiana, mentre il gruppo PMT è stato trattato con esercizi di mobilizzazione passiva per mano, polso, gomito e spalla di entrambi gli arti. L’effetto del trattamento riabilitativo è stato valutato con scale cliniche e con un guanto sensorizzato risonanza compatibile in modo da quantificare la performance motoria in compiti unimanuali e bimanuali. Inoltre, ogni soggetto è stato sottoposto ad indagine RM con tensore di diffusione prima e dopo il trattamento riabilitativo. Sono state selezionate e studiate tre aree di interesse del corpo calloso e, per ogni area, è stata calcolata l’anisotropia frazionale (FA). Risultati: E’ stato evidenziato come, dopo il trattamento, le performance motorie unimanuali migliorino in entrambi i gruppi. Al contrario, durante I compiti bimanuali le performance diminuiscono significativamente nel gruppo passivo mentre rimangono stabili in quello attivo. Inoltre, dopo il trattamento i valori di FA diminuiscono in modo significativo in tutte le regioni di interesse del CC in PMT mentre non si modificano in AMT. 8 Conclusioni: Il trattamento riabilitativo attivo sembra mantenere l’integrità strutturale ed apre nuovi orizzonti sulle capacità neuroplastiche che possono essere indotte con la neuroriabilitazione nei PwMS (2). C06 STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO SULL’EFFICACIA DELLA RIABILITAZIONE DEI DISTURBI URINARI IN PAZIENTI CON SM M.L. Lopes de Carvalho, R. Motta, G. Francavilla, M. Pagliai, E. Pedrazzoli°, I. Ignelzi°, O. Bordin°, G. Brichetto*, M.A.Battaglia* Bibliografia: Servizio di Riabilitazione AISM Genova, ° Servizio di Riabilitazione AISM Padova, *Fondazione Italiana Sclerosi Multipla 1 Taubert M, Draganski B, Anwander A et al. J. Neurosci, 2010. 2 Prakash, R.S., Snook, E.M.,Motl, R.W. et al. Brain Res, 2010. Introduzione: Questo studio ha come obiettivo valutare l'efficacia del trattamento riabilitativo dei disturbi urinari in pazienti affetti da SM confrontando un gruppo di pazienti sottoposti al trattamento con un gruppo di controllo (lista di attesa). Materiali e Metodi 163 pazienti con SM con sintomi urinari sono stati reclutati, consecutivamente c/o 2 Servizi di riabilitazione AISM (Genova e Padova) e assegnati in modo randomizzato al gruppo sperimentale (GE), che ha effettuato il trattamento riabilitativo, o al gruppo di controllo (GC), assegnato alla lista d'attesa. Sono stati registrati i dati demografici e clinici a T0. Entrambi i gruppi sono stati valutati con misure di outcome a T0 (inizio trattamento o in lista di attesa) e dopo 2 mesi (T1, fine del trattamento o in lista d'attesa) che comprendono: Residuo post-minzionale (PRM); test di valutazione funzionalità pavimento pelvico (forza, tono, coordinamento); EMG di superficie, diario minzionale per valutazione frequenza, incontinenza, urgenza e nicturia; scale di valutazione (VAS, Qualiveen, IIQ, Wagner, NQOL, UDI, ICIQ, OAB). Il protocollo di riabilitazione prevedeva 24 sedute con trattamento personalizzato sulla base della valutazione clinica comprendente: IVES, PTNS, chinesiterapia , biofeedback EMG, elettrostimolazione, cateterismo intermittente. L’analisi statistica è stata effettuata con un modello ANOVA per misure ripetute (RMANOVA) per le principali variabili dello studio. Risultati Dei 163 soggetti reclutati 154 hanno completato lo studio (77 del GE e 77 del GC) di cui 121 erano femmine e 33 maschi con una età media di 51,12 ± 11,47 anni, EDSS media di 4,87 ± 1,69, una durata media di malattia di 13,2 ± 9,06 anni, un decorso Benigno nel 0,6%, RP nel 1,9%, PP nel 13%, SP nel 38,3 % e RR nel 46,1%. Le seguenti scale hanno evidenziato un effetto del trattamento nel modello RMANOVA con p<0,0001, a sottolineare una efficacia del trattamento riabilitativo eseguito nel gruppo XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 9 Abstract Book trattato rispetto al gruppo di controllo: Qualiveen, IIQ Wagner, NQOL, ICIQ e VAS. Ugualmente i seguenti parametri funzionali hanno evidenziato un effetto trattamento nel con p<0,0001: forza fasica e resistenza tramite PC test, i cambiamenti del tono muscolare e della coordinazione. Il RPM (tenendo in considerazione solo i soggetti con residuo ?100ml in accordo con le varie linee guida presenti in letteratura sulla gestione della vescica neurologica) è risultato in maniera statisticamente significativa diminuito nel gruppo di soggetti trattati con una p <0,0001. In conclusione i risultati evidenziano che la riabilitazione dei disturbi urinari è efficace nel migliorare i parametri clinici e funzionali in pazienti con SM sia con disturbi della fase di riempimento che nella ritenzione. C07 EFFETTI DELLA RADIAL SHOCK WAVE THERAPY SUL DOLORE E SULL’IPERTONO MUSCOLARE: STUDIO IN DOPPIO CIECO IN PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA L. Marinelli, L. Mor, F. Colombano, S. Canneva, C. Solaro, A. Uccelli, E. Pelosin, A. Currà, L. Molfetta, G. Abbruzzese, C. Trompetto DINOGMI - Università degli Studi di Genova Recenti studi suggeriscono che il trattamento con onde d’urto radiali (Radial Shock Wave Therapy, RSWT) riduca l’ipertono in soggetti affetti da esiti di paralisi cerebrale infantile e stroke. In questo lavoro abbiamo voluto studiare gli effetti della RSWT sull’ipertono doloroso a carico dei muscoli plantiflessori (muscolo tricipite surale) in soggetti affetti da sclerosi multipla (SM). Materiali e metodi Su 68 soggetti selezionati, 34 hanno ricevuto il trattamento con RSWT e 34 il trattamento placebo. Abbiamo misurato il dolore (Visual Analogic Scale - VAS), il tono muscolare (Modified Ashworth scale - MAS) e la velocità nel cammino (test dei 10 metri - 10MWT). Per differenziare i possibili effetti sulle componenti riflessa e non riflessa dell’ipertono, è stata misurata l’eccitabilità spinale studiando il riflesso-H sul muscolo soleo. I pazienti sono stati trattati settimanalmente con 4 sessioni di RSWT (2000 shots sul ventre muscolare e sul tendine del tricipite surale). La valutazione clinica è stata eseguita subito prima del primo trattamento (T0), una settimana dopo il primo trattamento (subito prima della seconda sessione) (T1), una settimana (T2) e 4 settimane dopo l’ultimo trattamento (T3). La valutazione del riflesso H, effettuata solo nei soggetti trattati con RSWT, è stata effettuata a T0 e a T2. Il confronto tra gruppo RSWT e placebo per MAS, VAS, 10-MWT e MRC è stato effettuato con il test U di Mann-Whitney. Il confronto tra T0 e le valutazioni successive al trattamento (T1-T2-T3) è stato effettuato con il test di Wilcoxon. Risultati In seguito al trattamento con RSWT, il punteggio alla scala VAS era significativamente diminuito in tutte le valutazioni effettuate (p<0,0001), in particolare in T2, dove l’85% dei soggetti aveva riferito una diminuzione di almeno un punto. Il punteggio alla scala MAS era significativamente diminuito solo a T2 (p<0,0001). Non sono state osservate variazioni 10 significative dell’eccitabilità spinale. Dopo il trattamento placebo non si sono osservate modificazioni significative rispetto al baseline. Conclusioni I risultati ottenuti in questo studio dimostrano che il trattamento con RSWT possa essere utile nel ridurre il dolore e il tono muscolare in soggetti affetti da SM, senza effetti collaterali. La mancanza di effetti sull’eccitabilità spinale suggerisce l’idea che la RSWT agisca sulla componente non riflessa dell’ipertono. Bibliografia Gonkova MI, et al. Int J Rehabil Res. 2013;36:284 Vidal X, et al. NeuroRehabilitation. 2011;29:413 Kim YW, et al. Chin Med J (Engl). 2013;126:4638 C08 DEPRESSION CORRELATE WITH DISABILITY IN MULTIPLE SCLEROSIS PATIENTS: AN ITALIAN MULTICENTER STUDY USING BECK DEPRESSION INVENTORY SCALE C. Solaro1, E. Trabucco1, M.Cella1, A. Signori2, V. Martinelli3, M. Radaelli3, D. Centonze4, S. Rossi4, M.G. Grasso5, A. Clemenzi5, S. Bonavita6, A. D’Ambrosio6, F. Patti7, E. D’Amico7, G. Cruccu8, A. Truini8 1Neurology Unit, Head and Neck Dept., ASL 3 “Genovese” – Genoa; 2 Dept. of Health Sciences, Section of Biostatistics University of Genoa ; 3Dept. of Neurology, San Raffaele Scientific Institute, Milan; 4Neurology Clinic, Dept. Of Neuroscience, Tor Vergata University, Rome; 5Santa Lucia Foundation, IRCCS, Rome; 6Neurology Clinic, Second University of Naples, Naples; 7Dept. of Neurosciences, Univers BACKGROUND: Multiple Sclerosis (MS) is an inflammatory, demyelinating disease of the Central Nervous System (CNS) and this results in a number of consequences, including psychological and psychiatric diseases. The frequency of depression is reported in about 50% of patients with MS (pwMS) OBJECTIVES: The aims of this study are to investigate the prevalence of depression in a wide multicenter MS population using Beck Depression Inventory II, and to find possible connections between psychopathologic symptoms and demographic and clinical variables. METHODS: Data was collected in a multi-centre, cross-sectional study involving 6 italian MS centres using a face-to-face structured questionnaire compiled by a neurologist in subjects with a diagnosis of MS according to recognized criteria or clinically isolated syndrome (CIS) over a period of 6 month. The questionnaire included demographic data, year of symptom onset and diagnosis, Expanded Disability Status Scale (EDSS), clinical course, Beck Scale, medication for MS. RESULTS: 1011 MS patients participated at the study and clinical and demographic characteristics were shown in Table 1. Briefly 676 (66.9%) patients were females, with mean age 34 years (SD 10.8), a mean EDSS of 3.3 (0 – 9.5) and mean disease duration of 10.3 years (1 – 50 years). Most of the patients had a relapsing remitting (RR) (n° 708, 70%) while 236 (23.3%) a Secondary Progressive (SP) and 44 (4.4%) primary progressive (PP) course. Based on BDI score 668 subjects (66.1%) have a score lower than 14 and 343 subjects XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 11 Abstract Book (33.9%) have a score greater than 14, i.e clinically depressed values. Considering disease course, SP patients were significantly different both from RR patients (p < 0.001) and from PP patients (p < 0.001). Particularly among PP patients 10/44 (22.7%) had clinical depression vs 188/708 (26.6%) in RR and 142/236 (60.2%) in SP patients. CONCLUSION: Due to the high frequency of depression in this population, the possibility to successfully treat depression and its implication on an individual’s quality of life, we suggest that the BDI be used in clinical practice as a screening tool for depression in people with MS 12 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 2 “SPASTICITA’” Aula B Giovedì 8 Maggio 2014 Ore 18.50-19.50 13 Abstract Book C01 INFILTRAZIONI RAVVICINATE (BOOSTER) CON TOSSINA BOTULINICA TIPO A (INCOBOTULINUM) IN PAZIENTI AFFETTI DA SPASTICITÀ E DISTONIA ESITO DI ICTUS L. Mori, L. Marinelli, S. Canneva, F. Colombano, G. Abbruzzese, C. Trompetto A T2, 10 soggetti hanno presentato un miglioramento del pROM, del punteggio della MAS e di quello della UDRS rispetto a T1. Nei rimanenti 4 soggetti, la seconda infiltrazione non ha prodotto alcuna modificazione rispetto a T1. DINOGMI - Università degli studi di Genova Conclusioni Questi dati preliminari, ottenuti nei pazienti con esiti di ictus, suggeriscono che un’infiltrazione di “richiamo” con BoNT-A possa migliorare il risultato clinico della prima infiltrazione in una vasta percentuale dei soggetti. Alcune evidenze scientifiche suggeriscono che l’infiltrazione con tossina botulinica tipo A (BoNT-A) ad intervalli ravvicinati possa aumentare il rischio di produzione di anticorpi in grado di neutralizzare l'azione della tossina. Per tale motivo, nella pratica clinica le infiltrazioni vengono effettuate ad intervalli di tempo di almeno 3 mesi. Recentemente, è stato dimostrato che l’infiltrazione con un nuovo tipo di BoNT-A (incobotulinum) non induce la produzione di anticorpi, rendendo quindi possibile effettuare trattamenti successivi ad intervalli di tempo minori senza il rischio di sviluppare una resistenza al trattamento. Lo scopo di questo studio, condotto nei pazienti con esiti di ictus, è quello di verificare la possibilità di migliorare l'effetto del trattamento con tossina botulinica mediante una “infiltrazione di richiamo” (booster injection), effettuata nel momento di massima azione della prima infiltrazione. Bibliografia Santamato A, et al. Eur J Phys Rehabil Med. 2013;49:483 Ka?ovský P, et al. J Rehabil Med. 2011;43:486 Materiali e metodi Quattordici soggetti con esiti di ictus affetti da ipertono spastico e/o distonia (4 donne, età media 53,4±16,6 anni) sono stati sottoposti ad infiltrazione con BoNT-A (incobotulinum) un mese dopo il primo trattamento (booster injection). I soggetti sono stati valutati al momento della prima infiltrazione (T0), un mese dopo in occasione della booster injection (T1) e dopo un ulteriore mese (T2). L’articolarità passiva (passive range of motion - pROM) del segmento trattato è stata misurata utilizzando un goniometro manuale, l'ipertono è stato quantificato con la scala di Ashworth modificata (modified Ashworth scale – MAS) e la distonia è stata valutata utilizzando la unified dystonia rating scale (UDRS). Tutte le valutazioni sono state eseguite a T0, T1 e T2. Il confronto dei suddetti parametri tra T0, T1 e T2 è stato effettuato con il test di Wilcoxon. Risultati 14 C02 CORRELAZIONE TRA PARAMETRI ULTRASONOGRAFICI, ELETTROMIOGRAFICI E CLINICI IN PAZIENTE ADULTO CON PIEDE EQUINO SPASTICO IN ESITI DI STROKE: UNO STUDIO OSSERVAZIONALE G. Berto, A. Picelli, S. Tamburin, S. Cavazza, C. Scampoli, M. Manca, M. Cosma, G.Vallies, L.Roncari, C. Melotti, V. Santilli, M. Gandolfi, N.Smania Centro di ricerca in Riabilitazione neuromotoria e cognitiva e Sezione di Neurologia, Università di Verona; Unità di riabilitazione, Ospedale universitario di Modena; Laboratorio Analisi del Movimento, Ospedale San Giorgio Ferrara; Medicina fisica e riabilitazione, dipartimento di Scienze Ortopediche, Università La Sapienza di Roma; Unità di riabilitazione neurologica AOUI di Verona INTRODUZIONE: L’obiettivo dello studio è quello di investigare l’esistenza di una correlazione tra reperti ultrasonografici, elettromiografici e clinici, a livello del muscolo gastrocnemio, nei pazienti con piede equino spastico in esiti di ictus cronico. MATERIALI E METODI: Studio osservazionale condotto su un campione di 43 pazienti adulti con esiti stabilizzati di stroke e spasticità agli arti inferiori. Outocomes primari: ecogenicità del muscolo gastrocnemio spastico valutato con la scala di Heckmatt; angolo di pennazione posteriore del muscolo gastrocnemio spastico e sano valutato ecograficamente ai punti di inserzione prossimale e distale; valore elettromiografico CMAP del muscolo gastrocnemio sano e spastico; valutazione clinica attraverso Ashworth Modified Scale (MAS) e p-ROM di caviglia del muscolo affetto. RISULTATI: L’ecogenicità del muscolo gastrocnemio spastico è stata vista avere una correlazione inversa con lo spessore muscolare, l’angolo di pennazione posteriore, l’ ampiezza del CMAP e il p-ROM di caviglia. Inoltre l’angolo di pennazione posteriore si trova in correlazione diretta con lo spessore del muscolo gastrocnemio spastico; nonché il valore della MAS è direttamente proporzionale all’ecogenicità del muscolo, ed inversamente proporzionale al suo spessore e all’angolo di pennazione. CONCLUSIONI: Il presente studio ha evidenziato che l’aumento dell’ecogenicità muscolare è associata alla riduzione dello spessore, dell’angolo di pennazione posteriore e del CMAP del muscolo gastrocnemio spastico. Queste evidenze possono migliorare il trattamento della spasticità nei pazienti con esiti di ictus cronico. C03 INIEZIONE DI TOSSINA BOTULINICA CON GUIDA EMG PER IL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITA’ DEL MUSCOLO ILEOPSOAS. V. Rossi, S. Pistoni, D. Dall’Agata ASL3 Genovese-Dipartimento Cure Primarie e Attività Distrettuali INTRODUZIONE L'iniezione intramuscolare di tossina botulinica A (TB-A) ecoguidata per il trattamento della spasticità del muscolo ileopsoas è tecnica consolidata, ma non è sempre possibile utilizzarla. Scopo di questo lavoro è descrivere una tecnica con guida EMG per l'introduzione intramuscolare di TB-A nel trattamento della spasticità del muscolo ileopsoas e valutare l'efficacia terapeutica di questa terapia così che possa essere una valida alternativa alla tecnica ecoguidata. MATERIALI E METODI Nove pazienti (età 7-59 aa) con spasticità del muscolo ileo psoas, uni o bilaterale, sono stati trattati mediante inoculazione intramuscolare di TB-A sotto guida EMG La tecnica utilizzata è quella descritta da E. Katsavrias (2005) per la registrazione del MUAP. I pazienti vengono collocati in posizione supina con la gamba in esame abdotta, extraruotata a ginocchio flesso, in modo che il tallone sia a livello del ginocchio opposto. Un cuscino è posto sotto il ginocchio della gamba flessa per sostenerlo. Si valuta palpatoriamente il decorso dell’arteria femorale alla regione inguinale. Questa posizione rende il muscolo sartorius visibile nella maggior parte dei casi e palpabile in tutti. Quindi mettendo l'indice e il medio della mano libera sul bordo mediale del sartorio si dirige l'elettrodo ad ago circa 1 cm medialmente al sartorio, circa un dito trasverso sotto il legamento inguinale, nella massa dell’ileopsoas, 1.5-3 cm di profondità a seconda dello spessore della pelle. Le dosi utilizzate di TB-A variano da 30U a 50U per incobotulinumtoxinA e onabotulinumtoxinA; 120U per abobotulinumtoxinA. Sono state utilizzate le seguenti scale di valutazione: MAS per la valutazione del tono muscolare, ROM per il range articolare, entrambe somministrate pre trattamento e dopo 3-6 e 12 mesi. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 15 Abstract Book RISULTATI La TB-A sotto guida EMG ha ottenuto i seguenti risultati (analisi statistica con 1 wayANOVA): - riduzione della spasticità con punteggio medio MAS da 3.8 pre-trattamento a 1.8 a 1 anno (P<0.0001), - miglioramento dei ROM con punteggio medio da -53.1 pre-trattamento a -20.8 a 1 -anno (P<0.0001). CONCLUSIONI La tecnica EMGgrafica descritta consente una guida precisa alla corretta inoculazione del farmaco. L'iniezione sotto guida EMG di TB-A per il trattamento della spasticità del muscolo ileopsoas può essere considerata una valida alternativa alla tecnica ecoguidata. BIBLIOGRAFIA L.M. Sconfienza et al. Ultrasound-guided injection of botulinum toxin A in the treatment of iliopsoas spasticity. Ultrasound. 2008 September; 11(3): 113–117. E. Katsavrias et al. Iliopsoas: A new electromyographic technique and normal motor unit action potential values. Clinical Neurophysiology 2005 Nov; 116 (11): 2528. C04 RUOLO DEL TEST IN CONTINUO CON POMPA ESTERNA NELL’INDICAZIONE AL TRATTAMENTO CON BACLOFEN INTRATECALE IN PAZIENTI DEAMBULANTI: STUDIO PILOTA F. Tonini * +, M. Bertoni *, D. Biacchi *, A. Dario °, D. Stagno # §, M. Invernizzi §, C. Cisari §, A. Baricich § * SC Medicina Riabilitativa, Az. Osp. Universitaria Ospedale di Circolo Fondazione Macchi - Varese + Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi dell’Insubria Varese ° SC Neurochirurgia, Az. Ospedaliero-Universitaria Ospedale di Circolo Fondazione Macchi - Varese # Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Genova § SC Medicina Fisica e Riabilitativa, Az. Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità, Novara Introduzione: Baclofene è un derivato dell’acido gamma-aminobutirico (GABA). Il suo esatto meccanismo d’azione non è completamente chiarito, ma è stato dimostrato che tale molecola è in grado di stimolare i recettori GABAB localizzati in posizione pre- e postsinaptica con una riduzione del tono muscolare spastico e dei riflessi patologici di massa nella spasticità. La somministrazione per via intratecale (ITB) si è dimostrata efficace nel ridurre la spasticità a dosi inferiori rispetto alla somministrazione per via orale. Obiettivo dello studio è la valutazione del ruolo del test con infusione in continuo di ITB attraverso una pompa esterna in pazienti deambulanti (o potenzialmente in grado di deambulare) affetti da spasticità agli arti inferiori in previsione di indicazione a trattamento con ITB. Materiali e metodi: sono stati inclusi nello studio pazienti con spasticità agli arti inferiori in grado di interferire significativamente con il cammino (n=8), sottoposti a intervento per posizionamento di pompa esterna temporanea per l’infusione di ITB (Synchromed Infusion System, Medtronic). La dose iniziale è stata di 48 mcg/die, con incremento progressivo (24 mcg/die ogni 24 ore) per 5 giorni consecutivi, sino ad una dose massima di 144 mcg/die. Il test veniva interrotto in caso di deterioramento delle performances all’incremento del dosaggio di ITB. I pazienti sono stati valutati quotidianamente, a 24 ore dalla precedente modifica della dose; sono stati valutati i seguenti parametri: variazione dell’ipertono (Modified Ashworth Scale, MAS); velocità (10 meter Walking Test, 10mWT), resistenza (6 minutes Walking Test, 6MWT) ed efficienza del cammino (Physiological Cost Index, PCI). 16 Risultati: in tutti i pazienti è stata rilevata una riduzione dell’ipertono, osservata a differenti dosaggi di ITB. Tra i pazienti inclusi, 4 hanno mostrato un incremento clinicamente significativo della velocità (10mWT) e della resistenza (6MWT) durante il cammino. In questi stessi soggetti è stata inoltre osservato un miglioramento dell’efficienza del cammino con una riduzione del costo energetico (PCI). Un paziente, non deambulante al momento dell’inclusione, ha mostrato un recupero delle abilità del cammino. Tra gli effetti avversi è stato registrato un caso di dislocazione di catetere nell’immediato post impianto. Conclusioni: il test in continuo di ITB con utilizzo di pompa esterna ha mostrato di consentire una precisa valutazione delle variazioni funzionali conseguenti ad una riduzione della spasticità. Tale metodica rende inoltre possibile una più precisa analisi dell’efficienza del cammino, parametro di primaria importanza per migliorare il grado di attività e partecipazione dei pazienti attraverso la riduzione del costo energetico della deambulazione. Bibliografia: •Meythaler JM, Guin-Renfroe S,Hadley MN. Continuously infused intrathecal baclofen for spastic/dystonic hemiplegia: a preliminary report. Am J Phys Med Rehabil. 1999 May-Jun;78(3):24754 •Bleyenheuft C, Filipetti P, Caldas C, Lejeune T. Experience with external pump trial prior to implantation for intrathecal baclofen in ambulatory patients with spastic cerebral palsy. Neurophysiol Clin. 2007 Jan-Mar;37(1):23-8 •Fredrickson E, Ruff RL, Daly JJ. Physiological Cost Index as a proxy measure for the oxygen cost of gait in stroke patients. Neurorehabil Neural Repair. 2007 Sep-Oct;21(5):429-34 C05 ANALISI DELLA VARIABILITÀ DELLA FREQUENZA CARDIACA (HRV) IN SOGGETTI EMIPLEGICI ADULTI DOPO TRATTAMENTO CON TOSSINA BOTULINICA TIPO A (NT-201) AD ALTE DOSI D. Stagno § #, M. Invernizzi §, S. Carda°, E. Grana §, C. Cisari §, A. Baricich § § SC Medicina Fisica e Riabilitativa, Az. Osp. Universitaria Maggiore della Carità, Università degli Studi “A. Avogadro” – Novara; # Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione, Università degli Studi di Genova; ° Service de Neuropsychologie et Neuroréhabilitation, Centre Hospitalier Universitaire Vaudois (CHUV) - Lausanne, Switzerland Introduzione: l’effetto collaterale più rilevante del trattamento con tossina botulinica (BoNT-A) è la diffusione sistemica del farmaco. La potenziale conseguenza di ciò è l’insorgenza di un quadro clinico simile al botulismo, seppure caratterizzato da sintomi clinici di minore entità. È stato ipotizzato che l’utilizzo di alte dosi di BoNT-A sia correlato ad un aumentato rischio di diffusione, seppur in assenza di consenso internazionale in merito alla massima dose utilizzabile. Nella diffusione sistemica uno dei principali target di azione della tossina è il sistema nervoso autonomo (SNA), per cui la misurazione dell’attività del SNA è stata utilizzata in studi precedenti per valutare la diffusione del farmaco dopo trattamento. A tale scopo, l’analisi della variabilità della frequenza cardiaca (HRV) è una metodica semplice e non invasiva per la valutazione del controllo del SNA sulle attività del sistema cardiovascolare, applicabile anche in setting clinico. Obiettivo dello studio è la valutazione delle variazioni di HRV indotte da alte dosi di IncobotulinumtoxinA (superiori a 600 unità) in pazienti con spasticità in esiti di stroke. È stata inoltre monitorata l’insorgenza di effetti avversi dopo il trattamento. Metodi: sono stati inclusi nello studio 11 pazienti affetti da emiparesi spastica in esiti di ictus trattati con IncobotulinumtoxinA (NT-201), con dose minima richiesta in base alle necessità cliniche di 600 unità; sono state utilizzate dosi totali inferiore a 12 unità/kg per ciascun paziente. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a ECG basale pre-inoculo e dopo 10 giorni dal trattamento con BoNT-A. HRV lineare e non lineare sono state derivate dagli ECG con software dedicato. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 17 Abstract Book Risultati: l’analisi delle HRV non ha mostrato variazioni statisticamente significative dopo il trattamento con BoNT-A in nessuna delle variabili considerate. Non sono stati inoltre registrati effetti avversi dopo il trattamento. Conclusioni: i nostri dati mostrano che il trattamento con IncobotulinumtoxinA ad alte dosi di (superiori a 600 unità, con dose totale inferiore a 12 unità/kg) non modifica significativamente il controllo del sistema nervoso autonomo sull’attività cardiaca dimostrando sotto questo punto di vista un soddisfacente profilo di sicurezza. Bibliografia: •Santamato A, Panza F, Ranieri M, et al. Efficacy and safety of higher doses of botulinum toxin type A NT 201 free from complexing proteins in the upper and lower limb spasticity after stroke. Journal of Neural Transmission 2012;120(3):469-476 •Varghese-Kroll E, Elovic EP. Contralateral weakness and fatigue after high-dose botulinum toxin injection for management of poststroke spasticity. Am J Phys Med Rehabil 2009;88(6):495-499 •Girlanda P, Vita G, Nicolosi C, Milone S, Messina C. Botulinum toxin therapy: distant effects on neuromuscular transmission and autonomic nervous system. J Neurol Neurosurg Psychiatry 1992;55(9):844-845 C06 IMPIANTO PRECOCE DI BACLOFEN INTRATECALE CEREBROLESIONI L. Iardella, B. Calandriello, R. Galli, F.Logi, L. Bordi, F. Posteraro NELLE GRAVI Auxilium Vitae Volterra - Universita' di Pisa Introduzione L’impianto di sistemi elettronici per l’infusione di baclofen intratecale nelle gravi cerebrolesioni (GCA) viene preso in considerazione almeno un anno dopo l’evento acuto previa esecuzione di un test in bolo oppure in continuo. Il ritardo nell’impianto può essere responsabile di una riduzione dei benefici dello stesso. Obiettivo dello studio è valutare l’efficacia dell’impianto precoce nei pazienti con GCA Materiali e Metodi Studio osservazionale prospettico longitudinale su 13 malati consecutivi sottoposti ad impianto di sistema elettronico Sincromed II (Medtronic inc.) entro 180 giorni dall’evento acuto. Criteri di inclusione: Modified Ashworth Scale (MAS) > 2 in almeno tre articolazioni; assenza di segni di stato settico. Misure di outcome primario: MAS e Spasm Freuquency Score (SFS). Misure di outcome secondario: Disability Rating Scale (DRS) e Level of Cognitive Functining (LCF). Il test intratecale non è stato effettuato, la tollerabilità del farmaco è stata valutata attraverso somministrazione orale. Un Wilcoxon signed-rank test è stato utilizzato per l’analisi statistica dei punteggi alle scale ottenuti prima dell’impianto, tre mesi dopo ed ad un follow up di un anno. Per valutare una supposta interferenza sul recupero globale, i pazienti impiantati entro 90 gg sono stati confrontati con quelli impiantati tra 90 e 180 gg Risultati I risultati hanno mostrato una riduzione significativa della MAS (p< 0.001) e della SFS (p<0.002) tre mesi dopo l’impianto. Anche DRS e LCF mostravano un miglioramento statisticamente significativo. Al follow up di un anno questi risultati erano confermati. La DRS e LCF del gruppo di pazienti impiantati entro 90 gg non differiva da quella dei pazienti impiantati tra 90 e 180 gg. La riduzione della MAS era presente sia negli arti superiori che inferiori Un’infezione del sistema e tre sieromi della tasca trattati con successo sono stati registrati come effetti indesiderati 18 Conclusioni L’impianto di baclofen intratecale deve essere preso in considerazione al più presto possibile nelle GCA. Questi pazienti sviluppano spasticità grave precocemente ed in tempi brevi. L’impianto risulta sicuro ed efficace nella riduzione della spasticità. La valutazione delle misure di out come globale ha dimostrato che l’impianto precoce non interferisce con il recupero. Alcuni pazienti hanno mostrato una ripresa del contatto con l’ambiente dopo l’impianto, ma questo dato non può essere attribuito con certezza al baclofen. Il test intratecale preliminare non è obbligatorio in questi pazienti in quanto la valutazione del risultato è difficile. C07 ACCURATEZZA DELL’INOCULAZIONE DI TOSSINA BOTULINICA NEI MUSCOLI DI AVAMBRACCIO IN PAZIENTI CON POLSO FLESSO E PUGNO CHIUSO SPASTICO IN ESITI DI ICTUS CEREBRALE:POSIZIONAMENTO DELL’AGO MEDIANTE TECNICA PALPATORIA CONFRONTATO CON GUIDA ECOGRAFICA Elisabetta Verzini, Alessandro Picelli, Laura Roncari, Silvia Baldessarelli, Giulia Berto, Davide Lobba, Andrea Santamato, Pietro Fiore, Marialuisa Gandolfi, Nicola Smania. U.S.O. Riabilitazione Neurologica, A.O.U.I. Verona INTRODUZIONE: l’obiettivo dello studio è stato quello di valutare l’accuratezza dell’inoculazione di tossina botulinica di tipo A mediante individuazione palpatoria del sito di inoculazione verificandola ecograficamente in pazienti adulti con polso flesso e pugno chiuso spastico in esiti di ictus cerebrale. MATERIALI E METODI: E’ stato condotto uno studio clinico prospettico su 41 pazienti adulti con polso flesso e pugno chiuso spastico in esiti di ictus cerebrale cronico. Tali pazienti sono stati selezionati da un database di 113 pazienti candidati a ricevere un trattamento focale della spasticità mediante inoculazione di tossina botulinica tipo A nei muscoli flessore radiale del carpo, flessore ulnare del carpo, flessore superficiale delle dita e flessore profondo delle dita. L’identificazione della superficie dei muscoli da trattare è stata condotta mediante individuazione palpatoria dei reperi anatomici, secondo le indicazioni dell’atlante di Huber e Hack. L’accuratezza del posizionamento dell’ago e lo spessore del muscolo nel sito di inoculazione sono stati stabiliti mediante ecografia. RISUTATI: L’accuratezza del posizionamento manuale dell’ago mediante tecnica palpatoria verificata ecograficamente è risultata essere del 51.2%. Tale accuratezza è risultata essere significativamente maggiore per i muscoli flessori delle dita (63.4%) rispetto ai flessori di polso (39.0%). L’accuratezza della tecnica palpatoria è stata: 41.5% per il flessore radiale del carpo, 36.6% per il flessore ulnare del carpo, 61.0% per il flessore superficiale delle dita, 65.9% per il flessore profondo delle dita. I muscoli flessori delle dita hanno mostrato uno spessore significativamente maggiore (media 1.58 cm) rispetto ai flessori di polso (media 0.49 cm). XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 19 Abstract Book CONCLUSIONI: I risultati di questo studio suggeriscono l’utilizzo di una guida strumentale per l’inoculazione di tossina botulinica nei muscoli dell’avambraccio in pazienti con polso flesso e pugno chiuso spastico post-ictus. 1. Wissel J, Ward AB, Erztgaard P, Bensmail D, Hecht MJ, Lejeune TM, et al. European consensus table on the use of botulinum toxin type A in adult spasticity. J Rehabil Med 2009; 41: 13–25. 2. Picelli A, Tamburin S, Bonetti P, Fontana C, Barausse M, Dambruoso F, et al. Botulinum toxin type A injection into the gastrocnemius muscle for spastic equinus in adults with stroke: a randomized controlled trial comparing manual needle placement, electrical stimulation and ultrasonographyguided injection techniques. Am J Phys Med Rehabil 2012; 91: 957–964. 3. Henzel MK, Munin MC, Niyonkuru C, Skidmore ER, Weber DJ, Zafonte RD. Comparison of surface and ultrasound localization to identify forearm flexor muscles for botulinum toxin injections. PM R 2010; 2: 642–646. 20 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 3 “SOCI JUNIOR: CRONICITA’ E NUOVE TECNOLOGIE” Aula C Giovedì 8 Maggio 2014 Ore 18.50-19.50 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 21 Abstract Book C01 RIABILITAZIONE ROBOTICA DEL CAMMINO IN PERSONE AFFETTE DA PARAPARESI SPASTICA EREDITARIA. UNO STUDIO PILOTA F. Bertolucci, S. Di Martino, M. Mancuso1, B. Rossi, C. Chisari U.O. Neuroriabilitazione - Dipartimento di Neuroscienze - Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana 1U.O. Neurologia – Dipartimento di Neuroscienze - Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana INTRODUZIONE Il difetto della deambulazione che caratterizza la Paraparesi Spastica Ereditaria (Hereditary Spastic Paraparesis, HSP) ha un impatto negativo sull'autonomia e sulla qualità di vita dei soggetti affetti. Attualmente non esiste cura specifica per la HSP, e benchè il contributo della riabilitazione appaia fondamentale, non esiste letteratura a questo riguardo. Considerata la dimostrata efficacia della robotica nel miglioramento ella deambulazione e dell'equilibrio in diverse patologie neurologiche, l'obiettivo di questo studio è quello di verificare l'efficacia di un programma di training robotico della deambulazione in adulti con HSP. MATERIALI E METODI 11 soggetti (7 F e 4 M, età media 40,3±8,9 anni) con HSP non complicata sottoposti a training della deambulazione su Lokomat: 18 sedute da 40 minuti circa ciascuna, 3 accessi settimanali. Le misure di outcome, effettuate prima dell'inizio del trattamento (T0), al termine (T1) e ad un follow-up di due mesi (T2), sono state: Berg Balance Scale (BBS), Timed Up and Go Test (TUG), 10 Meter Walking Test (10mWT), 6 Minutes Walking Test (6MWT), Physiological Cost Index (PCI), Modified Ashworth Scale (MAS), Short Form 36 (SF-36), Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS). Statistica non parametrica (test di Wilcoxon). Significatività per p<0.05. miglioramento significativo per quanto riguarda la limitazione legata al ruolo fisico (da 55,8±39,7 a 75,0±40,3), la limitazione legata al ruolo emotivo (da 66,3±30,5 a 75,6±39,7) ed il dolore fisico (da 71,6±32,5 a 73,0±25,3). La HADS ha mostrato un miglioramento significativo per quanto riguarda il dominio dell’ansia (da 6,2±5,0 a 4,2±5,2). Il follow-up non ha mostrato variazioni significative rispetto a T1. CONCLUSIONI Il protocollo riabilitativo proposto ha determinato un miglioramento dell’equilibrio, della velocità del cammino e della resistenza in soggetti con HSP non complicata, con un impatto positivo sulla qualità di vita. Inoltre, tali effetti si sono mantenuti nel tempo. In futuro sarà necessaria l'estensione del campione e l’introduzione di un gruppo di controllo al fine di confermare i dati preliminari ottenuti. BIBLIOGRAFIA 1. Fink JK. The ereditary spastic paraplegias. Arch Neurol 2003;60:1045-1049. 2. Chisari C, Bertolucci F, Monaco V, Venturi M, Simonella C, Micera S, Rossi B. Robot-assisted gait training improves motor performances and modifies Motor Unit firing in post-stroke patients. Eur J Phys Rehabil Med. 2014 Jan 30. [Epub ahead of print]. 3. Mayr A, Kofler M, Quirbach E, Matzak H, Frohlich K, Saltuari L. Prospective, blinded, randomized crossover study of gait rehabilitation in stroke patients using the Lokomat gait orthosis. Neurorehabilitation and neural repair. 2007 Jul-Aug;21(4):307-14. RISULTATI Al termine del trattamento (T1) è stato osservato un miglioramento significativo nella BBS (da 45,3±11,0 a 49,5±10,2), nel 10mWT (da 14,4±10,3 a 12,7±9,5 sec) e nel 6MWT (da 300,2±112,9 a 302,4±116,9 m). Il PCI è rimasto invariato (da 0,28±0,38 a 0,34±0,73) ed il TUG ha mostrato un miglioramento non significativo (da 13,8±9,8 sec a 13,0±8,5 sec). Non ci sono state variazioni del tono muscolare secondo la MAS. La SF-36 ha riscontrato un 22 C02 VALIDAZIONE SPERIMENTALE DI UN NUOVO SISTEMA MARKERLESS PER L’ANALISI DEI MOVIMENTI DEL BAMBINO: RISULTATI PRELIMINARI C. Tacchino; A. Minnella; M. Casadio; L. Ramenghi; P. Giannoni; I. Blanchi; A. Lupis; R. Colonnetta; P. Moretti; P. Morasso. U.O. di Medicina Fisica e Riabilitazione, Istituto "G.Gaslini", G3RBCS - Robotics, Brain and Cognitive Sciences, Istituto Italiano di Tecnologia, Genova, DIBRIS - Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica and Ingegneria dei Sistemi, Università di Genova, Genova, Premessa Negli ultimi anni è incrementato il numero di nati pretermine,con basso peso alla nascita.La prematurità spesso è associata a disturbi dello sviluppo.Le moderne tecnologie mettono a disposizione sistemi di analisi del movimento semplici e utili per completare la valutazione clinico funzionale che risulta spesso complessa. Scopo dello studio:Lo scopo principale di questo studio è la validazione sperimentale di un nuovo sistema di basso costo e facile utilizzo sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’università di Hiroshima per l’analisi dei movimenti del bambino. pretermine differivano dai quelli nati a termine non solo per la quantità,ma anche per la qualità dei movimenti,in termini di sincronismo e simmetria. Conclusioni L’analisi del movimento mediante il sistema MIMAS può generare dati utili a supporto e miglioramento della diagnosi clinica funzionale sia in termini di precocità che di appropriatezza. Per ottenere maggiore discriminazione tra i soggetti sarà necessario incrementare il campione per creare un riferimento di normalità sufficientemente vasto. Materiali e metodi Il sistema MIMAS (Markerless Infant Motion Analysis System) usa una semplice telecamera che consente la registrazione dei movimenti spontanei del bambino senza la necessità di utilizzare “markers”.Le immagini registrate vengono poi analizzate mediante un’interfaccia di facile utilizzo, sviluppata con software “open access”.La libreria di funzioni fornita da MIMAS permette di valutare un numero elevato di parametri, utili per la caratterizzazione quantitativa dei movimenti degli arti e degli spostamenti del corpo.I movimenti possono essere valutati sia dal punto di vista globale sia segmentale. Hanno partecipato allo studio 12 bambini: 5 nati a termine e 7 pretermine – con risonanza magnetica negativa. I movimenti sono stati registrati alla quarantesima settimana dall’inizio della gestazione,in stato di veglia quieta e hanno avuto una durata di almeno 5 minuti . Risultati Il sistema MiMAS ha consentito di differenziare le due popolazioni di bambini,in accordo con quanto valutato dagli operatori clinici. Questo suggerisce che MIMAS è uno strumento sufficientemente sensibile,oltre a fornire valutazioni quantitative affidabili:i neonati XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 23 Abstract Book C03 MONITORAGGIO DELL’ATTIVITÀ FISICA DURANTE RIABILITAZIONE CONVENZIONALE E RIABILITAZIONE BASATA SULL’USO DI VIDEOGIOCHI CON SISTEMA MARKERLESS PER LA CATTURA DEL MOVIMENTO L. Zoccolillo, M. Iosa, A. Di Florio, A. Savina, L. Muzzioli, F. Cincotti, S. Paolucci, D.Morelli 1) Fondazione Santa Lucia, I.R.C.C.S. ; 2) DIAG, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma. Introduzione La Paralisi Cerebrale Infantile (PCI) è una delle più significative patologie neuromotorie dell’infanzia per frequenza e per gravità. Nuovi protocolli riabilitativi basati sull’uso di videogiochi hanno mostrato un incremento nelle acquisizioni delle abilità motorie [Gordon et al. 2012, Howcroft et al. 2012]. Spesso si è ipotizzato che i risultati positivi fossero dovuti ad una maggiore partecipazione e un maggior numero di movimenti dei bambini coinvolti in una riabilitazione ludiforme. Scopo di questo studio è stato verificare mediante un monitoraggio quantitativo dell’attività fisica durante riabilitazione convenzionale e riabilitazione basata sui videogiochi se la quantità di movimento fosse superiore in quest’ultima. Conclusioni Questo studio ha mostrato che la riabilitazione ludiforme mediante interfacce virtuali può consentire che il bambino compia un numero maggiore di gesti motori funzionali (funzionali al gioco, ma è compito del riabilitatore selezionare il gioco più opportuno), in linea con il motor relearning program, che prevede la necessità di una riabilitazione intensa e taskoriented [Langhammer et al. 2000]. Tuttavia sebbene il bambino compia un numero maggiore di movimenti, la riabilitazione convenzionale risulta più mirata a migliorare i movimenti del lato affetto in modo più fisiologico. Sembra quindi evidente la necessità di combinare terapia convenzionale e nuove tecniche virtuali. Ringraziamenti Questo lavoro è stato supportato in parte dal progetto del 7° Programma Quadro della Commissione Europea No. 287774(ABC - Augmented BNCI-Communication) Materiali e Metodi A nove bambini con PCI (6.6±1.7 anni) è stato applicato un sistema di monitoraggio dell’attività fisica basato su 5 sensori accelerometrici wireless posizionati a contatto diretto con la pelle, posti in corrispondenza degli avambracci, dei gastrocnemi e al tronco all’altezza di L2-L3. Si è misurato il root mean square (RMS) delle accelerazioni durante 5 minuti di riabilitazione convenzionale e 5 minuti di riabilitazione mediante X-box con tecnologia Kinect (®Sony). Sui dati è stata condotta un’analisi di varianza utilizzando il tipo di riabilitazione, il lato (affetto vs. non) e gli arti (superiori vs. inferiori) come fattori with-in subject. Risultati Maggiore quantità di movimento si è trovata per riabilitazione con kinect vs. convenzionale (F=10.940,p=0.011), lato non affetto vs. affetto (F=39.303,p<0.001). Non ci sono state significative differenze tra arti superiori e inferiori (F=0.753,p=0.411). Anche l’interazione tra tipo di riabilitazione e lato è risultata significativa (F=7.202,p=0.028). Durante riabilitazione con kinect i movimenti erano maggiori dal lato sano (p=0.001,post-hoc), non durante riabilitazione convenzionale (p=0.295). 24 C04 INTEGRAZIONE DI FEEDBACK PROPRIOCIETTIVO IN RIABILITAZIONE ROBOTICA A. Cuppone1, , V. Squeri 1, M. Semprini1, J. Konczak2 1 Department of Robotics, Brain and Cognitive Sciences, Italian Institute of Technology, Italy. 2 Human Sensorimotor Control Laboratory, School of Kinesiology and Center for Clinical Movement Science, University of Minnesota, USA Premessa Molti problemi al sistema nervoso centrale sono associati ad un deficit del controllo sensomotorio, provocando quindi difficoltà motorie, perdita di coordinazione nei movimenti o comparsa di tremori. In aggiunta a ciò, può essere compromessa l’informazione propriocettiva dell’arto con conseguenti errori durante la correzione dei movimenti volontari. E’ pertanto fondamentale considerare nelle tecniche riabilitative non solo il recupero della funzione motoria, ma anche il ruolo dell’informazione sensoriale. In queste condizioni quindi, uno stimolo sensoriale aggiuntivo potrebbe migliorare il controllo del movimento fornendo una guida al sistema di controllo sensomotorio. L’obiettivo principale di questo studio è quello di verificare se, fornendo un feedback multimodale, il soggetto è in grado di sfruttare la ridondanza delle informazioni ricevute e quindi di aumentare la percezione della posizione del polso nello spazio e raggiungere performance migliori nell’esecuzione del task richiesto. attenzionale del soggetto che deve decodificare l’informazione. Inoltre, dopo un breve periodo di adattamento alla nuova modalità sensoriale, i soggetti riescono a sfruttarne le caratteristiche per eseguire il task richiesto. Conclusioni Studi recenti suggeriscono che i sistemi riabilitativi futuri dovranno unire più feedback sensoriali fornendo al soggetto informazioni rilevanti circa il task da eseguire in modo da compensare la perdita di propriocezione che spesso viene rilevata in soggetti con danni neurologici. Scopo di questo lavoro è quello di fornire evidenze scientifiche sull’utilità di questo approccio. Materiali e metodi Negli esperimenti è stato richiesto a soggetti sani di effettuare movimenti di reaching ad occhi chiusi, utilizzando un dispositivo esoscheletrico sviluppato per la riabilitazione del polso (wristbot). Il feedback aptico è fornito dal robot attraverso delle forze che indirizzano il soggetto nella direzione del target. I 4 vibromotori posti sull’avambraccio, invece, aggiungono l’informazione direzionale circa l’errore di esecuzione del movimento misurato come la distanza dalla traiettoria ideale. Il range di frequenza di vibrazione è proporzionale alla distanza dal target: più è alto l’errore più la frequenza aumenta. Risultati Sono stati eseguiti degli esperimenti su soggetti sani in modo da caratterizzare il task percettivo con e senza l’informazione fornita dai vibromotori. Il confronto tra le due condizioni sperimentali ha permesso di verificare che il feedback vibratorio aumenta il livello XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 25 Abstract Book C05 RODDI - NEW ROBOTIC PLATFORM FOR REHABILITATION OF CHILDREN WITH PERVASIVE DEVELOPMENTAL DISORDERS AND COGNITIVE IMPAIRMENTS P. Meucci¹; A. M. Giovannetti¹; M. Cerniauskaite¹; M. Leonardi¹; C. Vago¹; S. Bulgheroni¹; D. Riva¹; C. Riva²; L. Dones²; S. Riolo²; E. Rossoni²; I. Tonelli²; F. Cecchi³; G. Passetti³; A. Pratesi³; F. P. Falotico³; I. Mannari³; P. Dario³. ¹ IRCCS Istituto Neurologico C. Besta; ²L’Abilità Onlus; ³ Scuola Superiore Sant’Anna- BioRobotics Institute INTRODUZIONE Il progetto RODDI si focalizza sullo sviluppo di una piattaforma gioco che possa essere utilizzata nella prospettiva di studiare in maniera multidisciplinare il problema della relazionalità dei bambini (5 – 11 anni) affetti da autismo con deficit cognitivi di livello moderato o grave. MATERIALI E METODI Nel corso della prima fase di progetto (dicembre 2012 –gennaio 2014) è stata sviluppata la piattaforma robotica RODDI, definita la batteria di assessment e sono stati arruolati i soggetti. La seconda fase prevede invece il test e l’uso della piattaforma precedentemente ideata all’interno di uno studio “case series” longitudinale. Questo progetto coinvolge ad oggi 10 bambini con autismo che frequentano uno spazio gioco, e che settimanalmente svolgono attività di gioco strutturato con educatori appositamente formati (programma TEACCH). Al termine di questo primo periodo (9 mesi), ne seguirà uno della stessa durata in cui i bambini avranno la possibilità di utilizzare RODDI. Particolarmente articolata la fase di assessment, che prevede, in diversi tempi, diversi livelli di valutazione: la valutazione educativa relativa all’intervento (un profilo educativo derivante dalla scala PEP-3), l’assessment clinico-diagnostico (Scale Griffiths 0-2 - estensione rivista 2-8 ; Questionario Primo Vocabolario del Bambino; ADOS-2; ADI-R; CBCL ; DBC-P; CARS2; Vineland Adaptive Behaviour Scale), la percezione del funzionamento del bambino da parte dei genitori (attraverso la somministrazione della Parent Interview for Autism – Clinical Version) e la valutazione delle sessioni di gioco attraverso una griglia di osservazione delle sessioni video registrate. Inoltre RODDI, attraverso l’uso di sensori inerziali, permette la registrazione di alcuni parametri, quali ad esempio i tempi di esecuzione di singoli task oltre all’attività di manipolazione del bambino. Ad oggi si sta valutando la possibilità di effettuare un monitoraggio oculare dei soggetti attraverso un sistema di eye-tracking. CONCLUSIONI La letteratura in materia di ingegneria robotica riporta diversi dati su una generazione di robot in grado di facilitare l’interazione tra bambino e macchina, ma ad oggi ci sono pochi risultati a dimostrazione del fatto che queste piattaforme siano veramente in grado di rivestire un ruolo rilevante per la promozione delle interazioni sociali tra i bambini e altri esseri umani. Il progetto vorrebbe porsi come un primo passo nella definizione di uno strumento utile per il gioco e l’interazione sociale per bambini con Autismo con moderata o grave disabilità intellettiva, cha possa rispondere ad alcune necessità della riabilitazione continua e che in futuro possa essere utilmente trasferito in altri contesti, come la scuola o l’abitazione. BIBLIOGRAFIA 1. Ministero della Salute Istituto Superiore di Sanità (2011). Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti. Available online: http://www.acp.it/salutementale/LG_autismo_ISS.pdf 2. B.Scassellati, Robotics Research, How Social Robots Will Help Us to Diagnose, Treat, and Understand Autism, Springer Tracts in Advanced Robotics, 2007, Volume 28. 3. B. Robins, et al. Robots as isolators or mediators for children with autism? A cautionary tale. Proc. AISB'05 Symposium on Robot Companions Hard Problems and Open Challenges in Human Robot Interaction, 14-15 April 2005, University of Hertfordshire, UK. *Il progetto “Roddi - New Robotic Platform for Rehabilitation of Children with Pervasive Developmental Disorders and Cognitive Impairments” è stato sviluppato da ricercatori della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano con la collaborazione del BioRobotics Institute del Sant’Anna di Pisa e dell’Associazione “L’Abilità Onlus” di Milano ed è finanziato dal Ministero della salute all’interno dei Bandi Giovani Ricercatori - 2010. 26 C06 ESERCIZIO INTERATTIVO PER LA RIABILITAZIONE DELLA BRADICINESIA IN PERSONE CON LA MALATTIA DI PARKINSON S. Summa, E. Betti, V. Sanguineti Università degli studi di Genova - Struttura complessa Recupero e Rieducazione Funzionale Ospedale La Colletta Introduzione La bradicinesia è un sintomo molto frequente nella malattia di Parkinson (PD). E’ stato suggerito che essa risulti da una preferenza implicita per movimenti a basso sforzo (ad esempio, quelli con minore velocità). La tendenza verso movimenti ad alto sforzo è spesso definita ‘vigore’. L’obiettivo di questo studio è sviluppare un protocollo riabilitativo finalizzato al miglioramento del ‘vigore’ in persone con bradicinesia, basato sull’utilizzo del sistema Kinect. Risultati Sono stati osservati un effetto significativo del trattamento sulla velocità media (p<0.01) e sull’undershoot (p<0.01). Per quanto riguarda lo sforzo, si è osservata una interazione significativa fra elevazione e sessione (p<0.0001). Conclusioni L’analisi cinematica ha mostrato che il trattamento migliora la velocità dei movimenti e la tendenza a preferire movimenti a sforzo elevato. Il trattamento risulta quindi promettente per migliorare il vigore e quindi la bradicinesia. Dato il basso costo del dispositivo e l’adattatività dell’esercizio, esso si adatta automaticamente al livello di menomazione del singolo paziente. Si presta quindi per l’utilizzo domestico, con poca o nessuna supervisione da parte del terapista. Materiali e Metodi L’esercizio consiste di movimenti di reaching full-body, diretti a nove target posti a diverse altezze e in diverse direzioni a una distanza fissata dalla spalla. I movimenti verso i target posti più in alto hanno una maggiore ampiezza e richiedono uno sforzo fisico maggiore. Dopo ogni movimento viene visualizzato un punteggio (0-100), proporzionale a 1/(durata movimento). Il Kinect rileva i movimenti e li visualizza in tempo reale su uno schermo posto di fronte ai soggetti, unitamente alla posizione del target. Un algoritmo di regolazione modifica la distanza dei target in modo che il punteggio medio sia mantenuto intorno a un valore target (25). Se i soggetti si muovono velocemente la distanza dei target viene aumentata, se i movimenti sono troppo lenti i target vengono avvicinati. In questo modo i soggetti si esercitano facendo movimenti massimali al limite delle loro capacità. Il protocollo sperimentale consisteva di 10 sessioni, della durata di 45 minuti, durante ciascuna delle quali i soggetti eseguivano un numero variabile di movimenti. Lo studio ha coinvolto un totale di 7 persone con PD. Sono state analizzate scale cliniche (TUG e 10MWT) e la cinematica dei singoli movimenti. L’accelerazione media è stata usata per quantificare lo sforzo. Il vigore è stato quantificato in termini della dipendenza fra sforzo e elevazione e di quella fra sforzo e ampiezza del movimento. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 27 Abstract Book C07 STUDIO DELLE MODIFICAZIONI DELL'ATTIVITÀ OSCILLATORIA CEREBRALE CORTICALE MEDIANTE ELETTROENCEFALOGRAFIA IN SEGUITO AD? UN TRAINING MOTORIO PASSIVO ROBOT-ASSISTITO ALL’ARTO SUPERIORE IN PAZIENTI AFFETTI DA ICTUS CEREBRALE CRONICO C. Geroin1, M. Gandolfi1, E. Formaggio2,3, S.F. Storti3, I.B. Galazzo2,3, A. Waldner, P. Manganotti2,3, N. Smania1 1Neuromotor and Cognitive Rehabilitation Research Centre (CRRNC), Department of Neurological and Movement Sciences, University of Verona. U.S.O. of Neurological Rehabilitation, AOUI of Verona, Verona, Italy. 2 Department of Neurophysiology, IRCCS Fondazione Ospedale San Camillo, Venice, Italy. 3 Clinical Neurophysiology and Functional Neuroimaging Unit, Section of Neurology. simile a T0 o comunque si discosta da quanto accade nei soggetti sani. Clinicamente il training ha determinato una riduzione della spasticità a livello di gomito, polso e dita, mentre per quanto riguarda gli altri outcomes non sono avvenute modificazioni. CONCLUSIONI Un training riabilitativo passivo all’arto superiore potrebbe avere un ruolo nel 1) modificare l’attività oscillatoria cerebrale corticale bilanciandola verso un pattern di desincronizzazione simile a quello rilevato in soggetti sani e 2) ridurre la spasticità all’arto superiore migliorando anche la qualità di vita dei pazienti. INTRODUZIONE E OBIETTIVO Gli effetti di un training robotico passivo a livello del SNC, non sono mai stati indagati prima d’ora mediante metodica elettroencefalografica. Lo scopo del presente studio è di valutare le modificazioni dell’attività oscillatoria cerebrale corticale in seguito ad un training riabilitativo passivo e gli effetti sulla disabilità e la performance motoria nell’arto superiore in pazienti affetti da Ictus cerebrale cronico. MATERIALI E METODI 7 pazienti affetti da esiti di Ictus cerebrale cronico sono stati sottoposti a 20 sedute di trattamento passivo robotico con Bi-Manu-Track, ciascuna con una durata di 45 minuti, 3 volte a settimana per 7 settimane consecutive. I pazienti sono stati valutati prima del trattamento (T0), al termine del trattamento (T1) e dopo un mese dal termine del trattamento (T2) mediante procedure di valutazione cliniche primarie come l’elettroencefalografia e secondarie come le scale Fugl-Meyer Assessment Scale, Barthel Index, Motricity Index, The Medical Research Council, The Modified Ashworth Scale, Somatic Sensation Test, Action Research Arm Test, The Motor Activity Log, The Stroke Impact Scale Version 2.0. RISULTATI Dopo il trattamento riabilitativo in 5 e in 4 pazienti il pattern di attivazione cerebrale si è modificato risultando più simile a quello riscontrato nei soggetti sani durante l’esecuzione di un task passivo e attivo rispettivamente. Alla valutazione di follow-up 2 pazienti, sia per il movimento passivo che attivo, mantengono un’attivazione oscillatoria cerebrale corticale simile a quella dei soggetti sani, mentre negli altri pazienti l’attivazione cerebrale torna 28 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 4 “PARKINSON” Aula A Venerdì 9 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 29 Abstract Book C01 DISTURBI DELL’EQUILIBRIO E DEFICIT COGNITIVI NEL PAZIENTE CON MALATTIA DI PARKINSON V. Varalta, A. Picelli, C.Melotti, S. Amato, V.Zatezalo, C. Fonte, N.Smania MoCA, Stroop test). Inoltre è stata indagata la presenza di depressione (BDI) e la qualità della vita del paziente (PDQ-8). CRRNC, Dip di scienze neurologiche e del movimento, Univ Verona Risultati: Allo stato attuale 14 pazienti con MP sono stati sottoposti alla valutazione di screening. Di questi 11 (età media: 72 anni; scolarità media: 10,13 anni) rientravano nei criteri di inclusione e hanno pertanto eseguito le due valutazione previste. I pazienti mostravano in particolare difficoltà di: attenzione visiva selettiva, velocità di visual-search, funzioni esecutive e di working memory. Le capacità di equilibrio sembrano correlare positivamente con la presenza di tali deficit cognitivi oltre che con il grado di deflessione del tono dell’umore. Introduzione: La Malattia di Parkinson (MP) è una patologia neurodegenerativa ad andamento cronico. I pazienti affetti da MP mostrano un quadro clinico di alterazione della performance motoria. In particolare, l’instabilità posturale è una delle manifestazioni cliniche maggiormente disabilitanti poichè essa è causa di frequenti cadute che spesso si associano a gravi esiti come fratture e disabilità permanenti (Robinson et al., 2005). Tale disturbo, insieme ad altri, può portare ad una riduzione delle attività della vita quotidiana e ad un rapido deterioramento delle “performance” motorie del paziente, con il conseguente aggravamento della disabilità ed incremento della dipendenza dal caregiver. Oltre alle difficoltà motorie il paziente affetto da MP presenta spesso anche disturbi nella sfera cognitiva (Bonnet Czernecki, 2013; Calabresi et al., 2013) quali solitamente rallentamento ideomotorio, disturbi a carico delle funzioni esecutive e fluttuazioni attentive. Spesso inoltre pazienti con MP mostrano disturbi comportamentali (depressione, ansia, apatia, ecc). La MP appare quindi come una malattia complessa in cui il paziente può mostrare in maniera concomitante disturbi motori, cognitivi e comportamentali. Ad oggi, tuttavia, non risulta ancora chiara quale sia l’interazione tra questi disturbi. Lo scopo del nostro studio è quindi quello di valutare se esiste una correlazione tra i disturbi dell’equilibrio e le capacità cognitive nei pazienti con MP. Materiali e metodi: Sono stati inclusi nello studio pazienti affetti da MP che presentavano disturbi dell’equilibrio (pt ? 2nella Hohen & Yahr Scale). Sono stati esclusi quelli affetti da demenza (MMSE ? 24). I pazienti sono stati sottoposti a valutazione fisiatrica per indagare le abilità motorie ed in particolare le capacità di equilibrio e a inquadramento neuropsicologico per indagare le capacità cognitive. Nello specifico le valutazione motoria prevedeva: Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS), Berg Balance Scale (BBS), Timed Up and Go (single task e dual task), 6 Minute Walking Test (6MWT), 10-Meter Walking Test (10MWT), e pedana posturo-stabilometrica. Per quanto riguarda la valutazione neuropsicologica sono state valutate le abilità attentive (TMT), la working memory (memoria con interferenza), il linguaggio (Fluenza verbale semantica) e le funzioni esecutive (FABit, Conclusioni: I dati da noi raccolti risultano essere preliminari. Oltre ad ampliare la casistica, in futuro ci prefiggiamo di indagare se un trattamento riabilitativo motorio possa avere degli effetti sulle capacità di equilibrio dei pazienti con MP e se tali effetti possano avere un riscontro anche sulle performance cognitive di tali pazienti. Bibliografia: • Bonnet, A.,M., Czernecki, V. (2013). Non-motor symptoms in Parkinson's disease: cognition and behavior, Review. Geriatr Psychol Neuropsychiatr Vieil, 11, pp 295-304. • Robinson, K., Dennison, A., Roalf, D., Noorigian, J., Cianci, H., Bunting-Perry, L., Moberg, P., Kleiner-Fisman, G., Martine, R., Duda, J., Jaggi, J., Stern, M. (2005). Falling risk factors in Parkinson’s disease. NeuroRehabilitation, 20, 169-82. • Calabresi, P., Castrioto, A., Di Filippo, M., Picconi, B. (2013). New experimental and clinical links between the hippocampus and the dopaminergic system in Parkinson's disease, Review. Lancet Neurol, 12, pp 811-21. 30 C02 DISARTRIA E PARKINSON: PROVA A CANTARE! CASE REPORT Bettoni E., Ferriero G., Massazza G. Università degli studi Torino INTRODUZIONE In pazienti con Parkinson un problema rilevante è sicuramente correlato alla disartria. Esistono in letteratura alcuni studi che dimostrano che in questi pazienti l’intelligibilità è maggiore durante il canto rispetto al parlato. Diversi studi di risonanza magnetica funzionale dimostrano che il cantare e il parlare utilizzano network cerebrali diversi (1), infatti se durante l’eloquio vengono implicati maggiormente i gangli della base, durante il canto si ha prevalentemente un’ attivazione dell’emisfero destro, inoltre cantando si ha una miglior tonalità e un miglior ritmo delle parole, grazie ad internal cues. Programmi logopedici, associati al canto sembrano migliorare i test di funzione polmonare e la prosodia (2); ciò nonostante la terapia con il canto non sembra produrre significativi miglioramenti, a lungo termine, sulla voce e sulle caratteristiche della parola. CONCLUSIONI Il parlar cantando può essere considerato una strategia attentiva per il controllo cosciente della produzione vocale, analogamente alla riduzione volontaria della velocità dell’eloquio (strategia recentemente proposta in pazienti con disartria correlata a Parkinson) (3). Pazienti parkinsoniani con disartria potrebbero quindi beneficiare, se correttamente allenati e stimolati, di questa strategia vocale. BIBLIOGRAFIA 1. Brown S, et al. The somatotopy of speech: phonation and articulation in the human motor cortex. Brain Cogn 2009;70:31–41 2. Di Benedetto P, et al. Voice and choral singing treatment: a new approach for speech and voice disorders in Parkinson’s disease. Eur J Phys Rehabil Med 2009;45:13–19. 3. Tjaden K, Wilding G. Speech and pause characteristics associated with voluntary rate reduction in Parkinson’s disease and multiple sclerosis. J Commun Disord 2011;44:655–665. MATERIALI & METODI Un paziente di 64 anni, affetto da Parkinson è giunto alla nostra attenzione per disturbi dell’equilibrio e per una grave disartria. Sei anni prima aveva intrapreso un programma logopedico senza significativi risultati; da 4 anni cantava nel coro della chiesa,riferendo che le sue parole erano più intellegibili quando cantava rispetto a quando parlava. Non aveva però mai utilizzato questa strategia per migliorare la sua intelligibilità durante la comunicazione. Obbiettivo del nostro lavoro è stato osservare se la sua produzione vocale fosse migliore quando parlava cantando. E’ stato valutato e filmato mentre: parla spontaneamente, canta spontaneamente e parla cantando. RISULTATI L’intelligibilità era migliore mentre parlava cantando, ma riusciva a usare questa strategia solo per brevi periodi, per un progressivo affaticamento. Invitato ad allenarsi,dopo 2 mesi riferiva di riuscire ad utilizzarla per brevi dialoghi, in genere in famiglia. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 31 Abstract Book C03 VALIDAZIONE DI UN NUOVO PROTOCOLLO STRUMENTALE PER L'ANALISI DEL CAMMINO DURANTE UN COMPITO DI TURNING: STUDIO PILOTA SU 20 PAZIENTI CON MALATTIA DI PARKINSON E 30 SOGGETTI SANI S. Bonadiman, A.Modenese, L. Roncari, M. Scapinello, S.Fittipaldi, C. Geroin, D. Munari, S.Tamburin, M.Gandolfi, A. Picelli, N.Smania C04 IL QUESTIONARIO DYMUS PER LA VALUTAZIONE DELLA DISFAGIA NEI PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIA DI PARKINSON E PARKINSONISMI: ANALISI PRELIMINARE M. Berlangieri(1) , R. De Icco(1), M. Avenali(1), E. Berra(1,2), M. Allena(2), E. Alfonsi(3), D. Restivo(4), R. Bergamaschi(5), G. Sandrini(1,2), C. Tassorelli (1,2) AOUI verona, università degli studi di verona (1)Centro per le Tecnologie Innovative in Neuroriabilitazione,Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento,Sezione di Neurologia Clinica e Riabilitativa,Università degli Studi di Pavia; (2)Unità Complessa di Neuroriabilitazione,IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”,Pavia; (3)Unità Semplice di Neurofisiopatologia del Territorio,IRCCS Mondino Il “Turning” è la strategia di movimento grazie alla quale il soggetto può cambiare direzione durante il cammino. I disturbi del Turning nella Malattia di Parkinson rappresentano un argomento parzialmente inesplorato. Studi preliminari mostrano come tali disturbi siano indipendenti da alcune condizioni comunemente riscontrate in ambito clinico, quali la rigidità e le alterazioni del cammino rettilineo. Lo scopo dello studio è stato quello di sviluppare un nuovo protocollo di valutazione strumentale del disturbo di turning con dispositivo G-WALK®. A tal fine sono stati valutati pazienti con Malattia di Parkinson nei diversi stadi di malattia (Hoen & Yahr ? 3) e tali valori sono stati confrontati con quelli ottenuti in soggetti sani sottoposti allo stesso protocollo. Sono stati reclutati 20 soggetti con Malattia di Parkinson (età media 68,5 DS 6.57) e 30 soggetti sani (età media 55.3, DS 8.40). Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad una valutazione clinica approfondita e ad una valutazione strumentale mediante dispositivo GWALK® del cammino rettilineo e del Turning verso destra e verso sinistra. Dai risultati ottenuti nella condizione di cammino rettilineo è stata rilevata una riduzione della velocità e della lunghezza del passo nei soggetti affetti da Malattia di Parkinson rispetto ai soggetti sani. Nella condizione di Turning verso destra non si sono riscontrate differenze statisticamente significative tra i soggetti con Malattia di Parkinson e soggetti sani. Nella condizione di Turning verso sinistra i soggetti con Malattia di Parkinson hanno mostrato un aumento della durata della fase di appoggio (p<0.01) e una riduzione della fase di volo (p<0.01) del piede destro (quello esterno). In conclusione, è possibile affermare che disturbi di «Turning» sono frequenti nei soggetti con Malattia di Parkinson di grado lieve-moderata. Tali disturbi possono alterare in modo peculiare i parametri spazio-temporali del cammino in relazione a diverse condizioni sperimentali. Il sistema G-WALK si è rivelato essere uno strumento sensibile per la rilevazione dei disturbi di turning anche in fasi molto precoci della malattia, laddove altri test clinici o strumentali non sono in grado di indagare questo aspetto. La disfagia è un sintomo molto comune e spesso sottovalutato nei pazienti affetti da disturbi extrapiramidali. Il suo precoce riscontro risulta fondamentale al fine di indirizzare il paziente a sottoporsi ad idonea valutazione strumentale e conseguente iter riabilitativo, per evitare la comparsa di complicanze gravi. Tuttavia, ad oggi non esiste un questionario validato da utilizzare nella pratica clinica per rilevare precocemente la presenza di disfagia nei pazienti affetti da Malattia di Parkinson e Parkinsonismo. Scopo dello studio è stato quello di valutare l’efficacia del questionario DYMUS, già validato per la diagnosi precoce di disfagia nei pazienti con Sclerosi Multipla, nell’identificare la presenza o meno di disfagia nei pazienti affetti da disturbi extrapiramidali. Inoltre è stata valutata la coerenza interna del questionario e la sua efficacia nel rilevare un miglioramento dopo training logopedico. Materiali e metodi: il questionario DYMUS (10 item si/no relativi ai disturbi deglutitori) è stato somministrato a 139 pazienti affetti da disturbi extrapiramidali (87 con Malattia di Parkinson e 52 con Parkinsonismo). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione neurologica standard e per tutti si è proceduto alla compilazione delle scale di danno/disabilità/funzione (FIM, Unified Parkinson Disease Rating Scale – UPDRS e Barthel). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione fibroendoscopica, sulla base della quale sono stati suddivisi in disfagici (n=55) e non disfagici (n=84), valutazione logopedica e training logopedico qualora il disturbo disfagico fosse presente. II training deglutitorio, individualizzato in base alle caratteristiche del disturbo, ha comportato sia modificazioni della consistenza degli alimenti sia tecniche di restituzione, compensazione e adattamento. Risultati: la coerenza interna del questionario è risultata adeguata (alfa di Cronbach=0.78). Il punteggio basale del DYMUS ha rilevato una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi (3.9±2.9 per i non disfagici, 5.6±2.2 per i disfagici, p=0.001). In accordo con la curva ROC (area 0.69), uno score ? 2 risulta predittivo di possibile disfagia (sensibilità 94%, specificità 40%). Nel gruppo 32 dei disfagici inoltre, dopo trattamento logopedico, il punteggio del DYMUS è risultato significativamente ridotto (4.4±2.3, p=0.001 vs. basale). Conclusioni: il questionario DYMUS ha mostrato una buona attendibilità nella valutazione della disfagia nei parkinsonismi. A fronte di una specificità bassa, l’elevata sensibilità suggerisce il possibile utilizzo nello screening precoce della disfagia, nonché per la selezione preliminare dei pazienti che necessitano di più specifiche analisi strumentali. Infine il questionario DYMUS è stato in grado di rilevare i miglioramenti occorsi dopo trattamento logopedico. Note bibliografiche: Bergamaschi R, Rezzani C, Minguzzi S et al. Validation of the DYMUS questionnaire for the assessmentof dysphagia in multiple sclerosis. Functional Neurology 2009; 24(3): 159-162 Manor Y, Giladi N, Cohen A, Fliss DM, Cohen JT. Validation of a swallowing disturbance questionnaire for detecting dysphagia in patients with parkinson’s disease. Movement Disorders 2007; 22(13): 1917-1921. C05 LA STIMOLAZIONE SPINALE A CORRENTE CONTINUA NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELLA DEAMBULAZIONE DELLA MALATTIA DI PARKINSON: STUDIO IN DOPPIO CIECO SECONDO UN DISEGNO CROSS-OVER. ²S. Bruscella, ¹ ²C.Tassorelli, ¹R. De Icco, ¹M. Avenali, ¹M. Berlangieri, ²E. Berra, ²S. Cristina, ²M. Allena, ¹ ²G. Sandrini. ¹Centro per le Tecnologie Innovative in Neuroriabilitazione, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamen ¹Centro per le Tecnologie Innovative in Neuroriabilitazione, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Sezione di Neurologia Clinica e Riabilitativa, Università degli Studi di Pavia, Pavia ²Unità Complessa di Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”, Pavia Introduzione: La malattia di Parkinson è caratterizzata da disturbi del tono muscolare e del controllo del movimento che si riflettono in anomalie della deambulazione,talora scarsamente responsive alla terapia farmacologica. Da alcuni anni è quindi cresciuto l’interesse per trattamenti riabilitativi complementari,basati su tecniche di neuromodulazione, quali la Stimolazionea Corrente Continua (Direct CurrentStimulation – DCS)applicata a livello cranico o spinale. In modelli animali di Malattia di Parkinson, è stato dimostrato che il trattamento con la DCS spinale(sDCS)sia in grado di indurre un miglioramento della locomozione verosimilmente attraverso una modulazione del Central Pattern Generator, con conseguente facilitazione dell’attivazione dei gangli della base. Obiettivi:Lo scopo dello studio è valutare se il trattamento con sDCS sia in grado di migliorare il freezing della marcia e la dinamica del passo in pazienti con Malattia di Parkinson. Materiali e metodi:Sono stati arruolati 11 pazienti con diagnosi di Malattia di Parkinson idiopatica con freezing della marcia clinicamente rilevante e altre anomalie del passo. Il trattamento con sDCS è stato effettuato mediante elettrodi applicati a livello della decima vertebra toracica e della spalla destra, all’intensità di 2mA;ciascun paziente ha effettuato un ciclo di 5 sedute (1/die),ciascuna di 20 minuti. Lo studio,eseguito secondo un disegno crossover,randomizzato e in ‘doppio cieco’,prevedeva che ciascun paziente effettuasse il trattamento sia con sDCS anodica,sia con sDCS catodica,a distanza di almeno 3 mesi l’una dall’altra. Ciascun ciclo era preceduto e seguito da valutazioni mediante scale cliniche e XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 33 Abstract Book analisi computerizzata del movimento. L’analisi statistica intra-gruppo è stata effettuata mediante ANOVA(Analysis of Variance)con correzione post hoc di Bonferroni. L’analisi inter-gruppo è stata effettuata con T-test di Student per campioni appaiati. Risultati:Nei pazienti trattati con sDCS anodica,è stato evidenziato un miglioramento statisticamente significativo,ma transitorio,dei parametri clinici,ma non di quelli relativi all’analisi cinematica del passo. Il trattamento con sDCS catodica ha evidenziato,invece,un miglioramento statisticamente significativo e prolungato sia a carico dei parametri clinici, sia di quelli relativi all’ analisi strumentale del passo. Anche l’analisi inter-gruppo conferma una maggiore efficacia della sDCS catodica. Conclusioni:In pazienti affetti da Malattia di Parkinson,con freezing ed altre anomalie del passo, il trattamento con sDCS catodica migliora la deambulazione;tale beneficio si protrae fino ad un mese dalla fine del trattamento. Fuentes R et al.(Spinal Cord Stimulation Restores Locomotion in Animal Models of Parkinson’s disease.Science.323(5921):1578–1582.2009. Nitsche MA et al.(Dopaminergic modulation of long-lasting direct current-induced cortical excitability changes in the human motor cortex.Eur J Neurosci.23:1651-1657.2006). Nutt JG et al.(Milestones in gait, balance, and falling.Mov Disord.26(6):1166-74.2011). C06 EFFETTI SULL'EQUILIBRIO DI DUE DIFFERENTI PROGRAMMI RIABILITATIVI NEI PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIA DI PARKINSON: CROSSOVER VS PEDANA STABILOMETRICA. R. Gargantini, L. Spina, R. Bera , R. Maestri, A. Follini, D. Ferrazzoli, G. Pezzoli, G. Frazzitta Ospedale Generale di zona "Moriggia-Pelascini" Gravedona ed uniti Introduzione: La malattia di Parkinson (PD) è una malattia neurodegenerativa progressiva. Solitamente insorge dopo i 50 anni di età ed è causata dalla perdita delle cellule dopaminergiche della via nigro-striatale. I sintomi principali sono: il tremore a riposo, la bradicinesia, la rigidità e l'instabilità posturale, quest'ultima a comparsa più tardiva. L'instabilità posturale è responsabile di frequenti cadute con conseguente rischio di fratture e perdita dell'autonomia. La terapia farmacologica può risultare d'aiuto per alcuni di questi sintomi, ma ha nulli effetti sull'instabilità posturale. Pertanto, l'approccio a questa condizione presuppone un trattamento riabilitativo intensivo multidisciplinare (MIRT) che utilizzi strategie basate sui cues, metodiche di re-apprendimento motorio, ed esercizi volti a migliorare la stabilità, sfruttando inoltre l'utilizzo di macchine dedicate. Il balance training utilizza una pedana stabilometrica da affiancare alla terapia fisica per raggiungere l'obiettivo di migliorare l’equilibrio. Un altro strumento, per il quale mancano evidenze di efficacia, è il crossover. Materiali e metodi: Abbiamo paragonato l'utilizzo di una pedana stabilometrica e del crossover in 60 pazienti affetti da PD idiopatico, stadio 3 della classificazione di H&Y (30 F, 30 M, età media 67, range 46-82), sottoposti al MIRT. In modo randomizzato i pazienti sono stati assegnati a due gruppi: un primo gruppo di 30 pazienti (CG) è stato sottoposto al balance training tramite la pedana stabilometrica; un secondo gruppo di altri 30 pazienti (IG) è stato trattato su crossover cyclette. Per valutare l'efficacia del trattamento sono state effettuate le seguenti scale di valutazione: TUG test, BBS, 6MWT, UPDRS II e III. Ambedue i gruppi sono stati allenati per sei giorni a settimana per 4 settimane. I dati sono stati analizzati mediante analisi della varianza a 2 fattori: il fattore tempo (a due livelli, pre e post trattamento), ed il fattore trattamento (1: balance training, 2: crossover cyclette) con misure ripetute nel fattore tempo. I risultati sono stati considerati statisticamente significativi per p<0.05. 34 Risultati: L’analisi della varianza ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo per tutte le variabili di outcome in entrambe i gruppi (effetto tempo: p<0.0001), e l'assenza di differenze statisticamente significative nell'efficacia dei due trattamenti per TUG, BBS, UPDRS II (interazione tempo trattamento: p=0.72, p=0.81, p=0.85 rispettivamente), una maggiore efficacia della pedana stabilometrica rispetto al cross-over per UPDRS III ((interazione tempo trattamento: p=0.012) ed una maggiore efficacia del crossover per SMWT (interazione tempo trattamento: p=0.033). Conclusioni: i risultati ottenuti fanno ipotizzare un nuovo approccio riabilitativo nei pazienti parkinsoniani con disturbi dell'equilibrio. C07 ASPETTI CLINICI E STRUMENTALI DELLA DISFAGIA NELLA MALATTIA DI PARKINSON E NEI PARKINSONISMI: INDICAZIONI PER UN CORRETTO APPROCCIO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO M. Avenali1, C. Tassorelli1,2, C. Taverna2, M. Berlangieri1, R. De Icco1, E. Berra1,2, E. Alfonsi3, G. Sandrini1,2 1_Centro per le Tecnologie Innovative in Neuroriabilitazione, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Università degli Studi di Pavia; 2_U.C. di Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”, Pavia; 3_U.S. di Elettromiografia e Patologie del Sistema Nervoso Periferico, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”, Pavia La disfagia, pur essendo un sintomo comune ed invalidante nei soggetti con Malattia di Parkinson e ancor più in quelli con parkinsonismo atipico, è tuttavia ancora ad oggi difficilmente rilevabile ed inquadrabile per l’assenza di un iter diagnostico-terapeutico definito e validato. L’obiettivo del presente lavoro è stato pertanto quello di valutare e confrontare tra di loro, in termini di sensibilità ed accuratezza, tre diverse metodiche d’indagine del disturbo disfagico, la valutazione logopedica, lo studio fibroendoscopico (FEES) e lo studio elettromiografico (EMG) della deglutizione, al fine di ottimizzare l’iter diagnostico per la disfagia nei parkinsonismi. Sono stati arruolati 46 soggetti con parkinsonismi, di cui 19 con Malattia di Parkinson, 12 con parkinsonismo atipico in osservazione, 10 con MSA, 3 con PSP e 2 con DLB. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a una valutazione multidisciplinare della disfagia che comprendeva una valutazione logopedica attraverso il “bed-side test”, una valutazione fibroendoscopica della deglutizione (FEES) e una valutazione neurofisiologica attraverso lo studio elettromiografico della deglutizione. Queste metodiche sono state confrontate tra di loro e, successivamente, con la valutazione finale omnicomprensiva, definita “gold standard”, effettuata da neurologo riabilitatore esperto sulla base dei dati clinici e strumentali. I dati ottenuti hanno evidenziato un’ottima concordanza diagnostica fra le tre metodiche per quanto riguarda la disfagia di gravità media, mentre discordanze sono emerse fra valutazione logopedica e FEES per quanto riguarda la disfagia di grado lieve e fra valutazione logopedia e studio EMG per le disfagie gravi. Rispetto al “gold standard” la FEES presenta, per tutti i tre livelli di severità di disfagia, caratteristiche di performance superiori sia alla valutazione “bed-side”, sia allo studio EMG; la concordanza di diagnosi migliora a favore dell’EMG in caso di disfagia grave e a favore della valutazione logopedica in caso di disfagia lieve. I risultati ottenuti XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 35 Abstract Book suggeriscono l’utilità e la validità di studiare precocemente i soggetti con MP e parkinsonismi con la valutazione logopedica. Allorché la severità di disfagia tenderà a diventare maggiore, sarà invece opportuno mettere in atto un approccio diagnostico che comprenda anche FEES e studio elettromiografico della deglutizione, al fine di raccogliere tutte le informazioni qualitative e quantitative necessarie per la messa in atto di un approccio rieducativo mirato ed efficace. Bibliografia: Potulska A, et al. Swallowing disorders in Parkinson's disease. Parkinsonism and Related Disorders 2003;9:349-353 Alfonsi E, et al. Electrophysiologicpatterns of oral-pharyngealswallowingin parkinsoniansyndromes. Neurology. 2007 Feb 20; 68(8):583-9 36 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 5 “GRAVI CEREBROLESIONI” Aula B Venerdì 9 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 37 Abstract Book C01 COMA PERSISTENTE S. Bagnato1, C. Boccagni1, A. Sant'Angelo1, A.A. Fingelkurts2, C. Gagliardo3, G. Galardi1 1Unità Operativa di Riabilitazione e Servizio di Neurofisiologia, Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio, Cefalù (PA). 2BM-Science – Brain and Mind Technologies Research Centre, Espoo, Finland. 3Dipartimento di Biopatologia Medica e Forense e di Biotecnologie, Sezione di Scienze Radiologiche, Università degli Studi di Palermo. Introduzione Il coma è uno stato transitorio la cui durata generalmente non è superiore alle 3-4 settimane (Young, 2009). Entro questo intervallo di tempo le possibili evoluzioni del coma sono il recupero di coscienza, la morte o l'evoluzione in uno stato vegetativo. La persistenza di uno stato di coma dopo 4 settimane è considerata un'eventualità molto rara (Monti et al., 2010), ed in letteratura non vi sono descrizioni di pazienti affetti da un coma di durata superiore a 4 settimane. In questo report descriviamo il caso di un paziente rimasto in coma per 14 mesi come conseguenza di un duplice danno cerebrale, sia traumatico che anossico. corticali. Infine, uno studio PET effettuato 4 mesi dopo il danno cerebrale ha evidenziato una notevole riduzione del metabolismo cerebrale, mentre una valutazione trattografica RM ha mostrato una notevole riduzione delle connessioni anatomiche tra tronco-encefalo e talamo e tra talamo e corteccia. Conclusioni Sulla base di dati clinici, neurofisiologici e di neuroimaging, ipotizziamo che il coma persistente sia una condizione clinica peculiare, caratterizzata da una disfunzione persistente della formazione reticolare ascendente del tronco dell'encefalo. Bibliografia Young GB. Coma. Ann N Y Acad Sci 2009;1157: 32-47. Monti MM, Laureys S, Owen AM. The vegetative state. BMJ 2010;341: c3765. Metodi Vengono riportati dati clinici, neurofisiologici e neuroradiologici. Risultati Un uomo di 46 anni, in seguito ad un incidente stradale, è andato incontro a trauma cranico e ad arresto cardio-respiratorio. Sottoposto a manovre rianimatorie, ha recuperato le funzioni cardiopolmonari dopo circa 30 minuti. Un esame RM effettuato 8 giorni dopo l'evento acuto ha evidenziato la concomitanza di segni di danno traumatico ed ipossico. Dopo 41 giorni di ricovero in Terapia Intensiva, il paziente è stato trasferito presso la nostra Unità di Risveglio. Nei successi 13 mesi il paziente è stato sottoposto a ripetute valutazioni neurologiche, che hanno mostrato la persistenza di uno stato di coma. L'esame neurologico a distanza di 14 mesi dall'evento acuto evidenziava una GCS pari a 4 (E1, V1, M2), l'assenza di tutti i riflessi troncoencefalici, l'assenza di trigger respiratorio con necessità di supporto ventilatorio e la presenza di ipertono spastico ai quattro arti. Valutazioni EEG effettuate mensilmente hanno evidenziato la presenza di una attività di fondo di ampiezza ridotta (< a 20 micronV) e frequenza a 3-4 Hz. I potenziali evocati acustici mostravano l'assenza di tutti le componenti successive alla I. I potenziali evocati somatosensoriali da stimolazione del nervo mediano hanno documentato l'assenza di risposte corticali e sotto38 C02 LA STIMOLAZIONE NON-INVASIVA DEL LOBO PARIETALE SINISTRO MIGLIORA L’ATTENZIONE SPAZIALE E TEMPORALE DI PAZIENTI CON LESIONE PARIETALE DESTRA: UNO STUDIO CON TMS S. Agosta, E. Galante, G. Miceli, F.Ferraro e L. Battelli Tuttavia, dopo 10 minuti di stimolazione TMS attiva le loro prestazioni miglioravano selettivamente per l’emicampo visivo contro laterale alla lesione per entrambi i compiti. Tali risultati mostrano come la TMS possa avere effetti benefici sulla riabilitazione dei defcit attentivi spaziali e temporali, permettendo un ri-bilanciamento dei due lobi parietali. Istituto Italiano di Tecnologia, Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Centro di Riabilitazione Neurocognitiva CeRiN dellUniversità di Trento È ormai chiaro dalla letteratura che il lobo parietale destro abbia un vantaggio sul sinistro nei compiti che richiedono il coinvolgimento dell’attenzione visuo-spaziale. Tuttavia, c’è ancora molto da investigare su tale asimmetria. Per esempio, mentre i pazienti colpiti da ictus al lobo parietale destro mostrano dei gravi deficit in compiti spaziali di tipo attentivo nello spazio contro-laterale alla lesione, altri studi hanno dimostrato come ci possano essere deficit che riguardano sia il campo visivo contro- che quello ipsi-laterale in compiti di attenzione temporale (Battelli et al., 2007). Studi su pazienti con fMRI hanno dimostrato come le aree nell’emisfero sano siano fortemente iperattivate in concomitanza con deficit di tipo attentivo nello spazio contro laterale. Una delle ipotesi che è stata formulata è che questi deficit siano una conseguenza della crescente inibizione operata sull’emisfero danneggiato da parte di quello iperattivo sano (Kinsbourne, 1977). Qui abbiamo usato la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) sull’emisfero sano (il sinistro) in pazienti con lesione emisferica parietale destra per ri-bilanciare i due emisferi e ridurre i sintomi dei pazienti nel dominio attentivo spaziale e temporale. I pazienti sono stati sottoposti a due compiti attentivi: I) un compito di inseguimento visivo di più stimoli, in cui gli si chiedeva di seguire 2 o 4 dischi che si muovevano fra altri distrattori (8 stimoli, 4 in ciascun emi-campo visivo) nel emi-campo visivo sinistro e/o destro; II) un compito di giudizio di simultaneità in cui si chiedeva ai pazienti di giudicare se 2 (su 4) dischi disposti a quadrato, che si alternavano fra il bianco e il nero ad una data frequenza (flicker), fossero sincronizzati o fuori fase. Per ciascun compito i pazienti sono stati sottoposti a due sessioni di stimolazione controbilanciate: TMS a 1Hz sull’emisfero parietale (sano) sinistro e una stimolazione di controllo (sham). Le prestazioni dei pazienti venivano confrontate prima e dopo la stimolazione (attiva e sham). Nel compito di inseguimento visivo la loro performance a baseline era deficitaria rispetto a quella di controlli di pari età, ma solo nel campo visivo contro laterale alla lesione, mentre nel compito di flicker la prestazione era deficitaria in entrambi gli emicampi visivi. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 39 Abstract Book C03 RIABILITAZIONE TRAMITE V.R.T. DELL’EMIANOPSIA OMONIMA P. Michieletto, S. Meneghetti, A. Vestri, G. Blase, A. Bolle, A. Bragagnolo, D. Dalla Valle, S. Giganti, A.Martinuzzi I.R.C.C.S. Eugenio Medea, Polo di Conegliano-Pieve di Soligo (TV) Introduzione I difetti omonimi del campo visivo sono una complicazione comune dell’ictus, dei traumi cranici, dei tumori cerebrali e della neurochirurgia; tra di essi l’emianopsia omonima è quello che si riscontra più frequentemente. Essa è dovuta ad una lesione monolaterale della via visiva retrochiasmatica. L’emianopsia omonima ha un effetto negativo sulle attività del vivere quotidiano, sulla lettura, in particolare nei casi di perdita dell’emicampo destro (hemianopic dyslexia), sull’esplorazione visiva e sulla guida. La maggior parte dei pazienti presenta difficoltà nel muoversi in ambiente e nell’evitare gli ostacoli. Esistono tre tipi di approccio alla riabilitazione dell’emianopsia omonima, tutti caratterizzati dalla costante ripetizione di esercizi visivi. Essi sono: 1) optical therapy, applicazione di lenti prismatiche di 40 Dp; 2) eye movement therapy, che utilizza i movimenti oculari e risulta particolarmente utile nella riabilitazione dei problemi di lettura; 3) visual restoration therapy (VRT), che utilizza stimoli presentati al margine del campo visivo danneggiato o all’interno dello stesso. I primi due cercano di compensare il deficit campimetrico, il terzo cerca di recuperarlo. pazienti riferivano inoltre un miglioramento soggettivo nello svolgimento delle attività di vita quotidiana. In letteratura sono già state segnalate riduzioni d’ampiezza e di profondità del danno campimetrico dopo applicazione di diversi tipi di strategie VRT, proponendo come meccanismo d’azione di questi, inizialmente inattesi, miglioramenti la ormai nota plasticità cerebrale anche in età adulta. Conclusioni Ricordando che la terapia riabilitativa deve essere sempre scelta in base alle condizioni di ogni singolo paziente, l’utilizzazione, dove possibile, di più tecniche dovrebbe permettere, in un lavoro di equipe, il raggiungimento dei migliori risultati. Le tecniche che utilizzano la plasticità del sistema nervoso appaiono oggi le più promettenti. Bibliografia Sabel BA, Kenkel S, Kasten E. Vision restoration therapy. Br J Ophthalmol, 89(5): 522-524, 2005 Materiali e metodi Tre pazienti maschi (di età 43, 45 e 62 anni) affetti da emianopsia omonima (da 1-3 anni) sono stati sottoposti a trattamento VRT, con sedute della durata di un’ora, giornalmente per un mese. L’attrezzatura utilizzata era la Nova Vision. Prima e dopo un mese dall’inizio del trattamento sono stati valutati tramite perimetria convenzionale statica. Un paziente presentava emianopsia destra ed è stato perciò sottoposto anche a terapia ottica. Risultati Dopo un mese dall’inizio del trattamento la perimetria mostrava in tutti i pazienti una riduzione d’ampiezza dell’area emianoptica ed un aumento della sensibilità retinica. Tutti i 40 C04 ALTERAZIONI ORMONALI IN PAZIENTI CON ESITI DI GRAVE CEREBROLESIONE IN FASE SUBACUTA. G. Righi1,2, S. Moretti2,A. Virgillito1,2, L. Briscese1,2, L. Bonfiglio2, P. Bongioanni2, M.C. Carboncini1,2 Nei 9 pazienti di sesso maschile si riscontrava ipotesteronemia in 6 casi, solo in 2 casi correlata ad iperprolattinemia e solo in un caso a deficit di FSH ed LH. Nelle 10 pazienti di sesso femminile abbiamo rilevato in 6 casi valori inferiori alla norma di FSH ed LH, in due casi associati ad aumentati livelli sierici di Estradiolo e Progesterone. 1 SD Gravi Cerebrolesioni Acquisite, AOU Pisana 2 UO Neuroriabilitazione, AOU Pisana Introduzione: Recenti studi hanno dimostrato che le alterazioni dell'asse ipotalamo-ipofisario sono una frequente complicanza nelle gravi cerebrolesioni secondarie a trauma cranioencefalico e ad emorragia subarcnoidea (1); la diagnosi clinica delle alterazioni ormonali che ne conseguono è resa difficile dalla coesistenza degli esiti della lesione del SNC, pertanto gli esami ormonali di screening nei pazienti affetti da esiti di grave cerebrolesione sono di fondamentale importanza per una precoce diagnosi ed un conseguente appropriato intervento terapeutico. In letteratura sono tuttavia presenti per lo più dati riguardo ai dosaggi ormonali effettuati in fase acuta (1,2,3), nelle prime settimane dopo l'evento lesivo a carico del SNC, pertanto abbiamo deciso di studiare l'assetto ormonale di pazienti con esiti di grave cerebrolesione in fase subacuta. Conclusioni: i nostri dati preliminari suggeriscono che, in pazienti con esiti di grave cerebrolesione, in fase subacuta è più frequente il coinvolgimento degli ormoni sessuali e più raro l'interessamento dell'asse ipofisi-surrene rispetto a quanto riportato in letteratura per i pazienti in fase acuta (2,3). Bibliografia: 1) Schneider HJ et al. "Hypothalamopituitary dysfunction following traumatic brain injury and aneurysmal subarachnoid hemorrhage: a systematic review." Jama 298.12 (2007): 1429-1438. 2) Agha A et al. "Neuroendocrine dysfunction in the acute phase of traumatic brain injury." Clinical endocrinology 60.5 (2004): 584-591. 3)Tanriverdi F et al. "Pituitary functions in the acute phase of traumatic brain injury: Are they related to severity of the injury or mortality?." Brain Injury 21.4 (2007): 433-439. Materiali e metodi: Su un campione di 30 pazienti consecutivi ricoverati presso la S.D. GCLA-Coma dell'AOU Pisana in 12 mesi, dal Febbraio 2013 al Febbraio 2014 sono stati eseguiti dosaggi ormonali in 19 pazienti in fase subacuta secondo il seguente protocollo: TSH, fT3, fT4, Cortisolo, ACTH, IGF-1, LH, FSH, Prolattina in tutti i pazienti, Testosterone libero e SHBG nei pazienti di sesso maschile, Estradiolo e Progesterone nelle pazienti di sesso femminile. Risultati: Il dosaggio è avvenuto in media a 50,9 giorni dalla data dell'evento. Nel campione generale l'alterazione ormonale di più frequente riscontro era l'iperprolattinemia (8 pazienti, 42,1%) mentre un'elevazione dell'ACTH è stata riscontrata in 4 pazienti così come l'ipercortisolemia (un caso presentava elevazione del cortisolo con ACTH normale, un altro elevazione dell'ACTH con cortisolo ai limiti superiori). In 5 casi abbiamo rilevato un deficit di IGF-1, in nessun caso alterazioni dei livelli sierici del GH. Alterazioni clinicamente significative degli ormoni tiroidei sono state documentate solo in 2 pazienti con anamnesi positiva per patologia tiroidea, scompensata in seguito alla lesione. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 41 Abstract Book C05 DIAGNOSI E MISDIAGNOSI DEGLI STATI VEGETATIVI. APPLICABILITÀ’ DELLA CHECKLIST DELLA ROYAL COLLEGE OF PHISICIANS (RCP) O.Cameli, A.Disantantonio, L. Simoncini, A.Bonamartini,R.Formisano,J.Navarro, G.Righetti, A.Sant’Angelo, R. Piperno Conclusioni: La check list della RCP nella maggior parte dei pazienti esamininati non ha fornito informazioni aggiuntive per confermare o disconoscere la diagnosi di SV. Ipotizzabile la stesura di una check list italiana anche in base all’esperienza fornita dal Progetto VeSta. Gruppo Vesta Introduzione: La definizione dei criteri diagnostici dei disturbi di coscienza (DOCs) è ancora oggi oggetto di discussione. Recenti studi hanno evidenziato come, nonostante la definizione dei criteri di distinzione tra stato vegetativo (SV) e stato di minima coscienza (SMC), la misdiagnosi è ancora molto alta. All’interno del Progetto di Studio osservazionale sugli stati Vegetativi promosso da 24 ordini dei Medici (Progetto VeSta) è stata utilizzata anche la checklist proposta dalla RCP nel 2003 come possibile strumento di standardizzazione la decisione diagnostica di stato vegetativo per i pazienti inclusi nello studio. Bibliografia Schnakers C. et al; “Diagnostic accuracy of the vegetative and minimally conscious state: Clinical consensus versus standardized neurobehavioral assessment”; BMC Neurology 2009, 9:35 Royal College of Physicians; “The vegetative state: guidance on diagnosis and management”; Clin Med 2003; 3:249–54 Royal College of Physicians.” Prolonged disorders of consciousness:National clinical guidelines”. London, RCP, 2013. Materiali e Metodi: Il progetto VeSta è di tipo osservazionale e si compone di due fasi la prima delle quali ha previsto uno studio trasversale di una popolazione con diagnosi di SV basata sul consenso clinico allo scopo individuare e confermare diagnosi. I pazienti valutati sono stati inseriti in un database digitale. Tutti i pazienti sono stati esaminati attraverso la checklist della RCP 2003. Criteri di inclusione e di esclusione Soggetti con diagnosi clinica di SV da almeno 12 mesi dopo trauma cranico e da almeno 6 mesi dopo lesione non traumatica, di età superiore ai 14 anni. La durata dello SV e la causa eziologica non costituiscono fattori di esclusione. Sono esclusi soggetti con diagnosi precedente di demenza, di gravi patologie neurologiche o di gravi disabilità infantili. Risultati: Sono stati analizzati 327 pazienti provenienti da 20 Unità Operative. Il 58% è di sesso maschile con età media di 54 anni. Molte voci della check list sono rimaste costantemente incomplete . Considerando tutti e 10 gli items della check list solo nel 28% dei casi sarebbe confermata la diagnosi di SV e considerando solo 9 la conferma avverrebbe in un 57% dei casi. 42 C06 COMPLICANZE TARDIVE NELLE GRAVI CEREBROLESIONI ACQUISITE: ANALISI DELLO STUDIO ITALIANO VE.STA L. Simoncini, O. Cameli, A. Bonamartini, R. Formisano, J. Navarro, G. Righetti, A. Sant’Angelo, R. Piperno e il gruppo VeSta Azienda USL Bologna INTRODUZIONE: Lo studio osservazionale italiano sugli stati vegetativi (VeSta), finalizzato alla valutazione dell’imprecisione diagnostica nella popolazione di pazienti con disturbi di coscienza, ha permesso una analisi delle principali complicanze ad interesse neurochirurgico. La presenza di lacuna craniotomica e ventricolomegalia sono stati considerati fattori interferenti sulla accuratezza diagnostica dello stato di coscienza. MATERIALI E METODI: Sono stati analizzati i dati relativi a 327 pazienti inseriti nel registro VeSta e raccolti dalle 20 unità operative partecipanti allo studio. L’età media dei pazienti era di 54 anni e il 58% erano di sesso maschile. Il 23% presentava un’eziologia traumatica, il 68% un’eziologia non traumatica mentre il 6% era un’associazione delle due. RISULTATI La ventricolomegalia è la complicanza ad interesse neurochirurgico maggiormente presente nei pazienti con stato vegetativo e stato di minima coscienza inseriti nel registro. In particolare è presente nel 43% dei pazienti con diagnosi di trauma cranico ad almeno 1 anno dalla lesione e nel 36% dei pazienti con altra etiologia (emorragica, ischemica, anossica) dopo 6 mesi dall’evento. Considerando l’età come parametro di differenziazione, la ventricolomegalia è presente nel 47% dei pazienti con età inferiore a 40 anni e nel 35% (242 casi) con età superiore. Abbiamo, inoltre, analizzato il dato relativo alla presenza di craniolacunia: è presente nel 20% dei 242 pazienti con distanza maggiore di 1 anno dall’evento sia esso di natura traumatica, emorragica o altra causa. CONCLUSIONE Come risulta anche dai dati della letteratura sia la ventricolomegalia e la presenza di lacuna craniotomica interferiscono sulla accuratezza diagnostica dello stato di coscienza. L’analisi dei dati del registro VeSTA ha permesso di analizzare e focalizzare l’attenzione degli esperti sulle cosiddette ” complicanze trattabili” . C07 DESCRITTORI EEG DI OUTCOME IN PAZIENTI IN STATO VEGETATIVO E DI MINIMA COSCIENZA S. Bagnato, C. Boccagni, A. Sant'Angelo, C. Prestandrea, R. Mazzilli, G. Galardi Unità Operativa di Riabilitazione e Servizio di Neurofisiologia, Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio, Cefalù (PA) Introduzione L'EEG è un'indagine effettuata di routine in pazienti in stato vegetativo (VS) o in stato di minima coscienza (MCS). Tuttavia in questi pazienti il valore prognostico dei classici descrittori dell'EEG (ampiezza, frequenza e reattività) è poco noto. L'obiettivo di questo studio è stato di valutare il valore prognostico di ciascuno di questi descrittori EEG e di creare un nuovo punteggio elaborato specificamente per definire con maggiore precisione l'outcome di pazienti in VS o MCS. Materiali e metodi Sono state analizzate retrospettivamente le registrazioni EEG effettuate al momento del ricovero in una Unità per Gravi Cerebrolesioni Acquisite in 106 pazienti consecutivi con diagnosi di VS o di MCS,. L'ampiezza dell'attività di fondo (ridotta o normale), la frequenza dominante (alfa, theta o delta) e la reattività all'apertura degli occhi (assente o presente) sono state determinate mediante analisi visiva e correlate con l'outcome a 3 mesi valutato mediante la Coma Recovery Scale Revised (CRS-R). Questi dati sono stati successivamente integrati per definire un nuovo punteggio Ampiezza-Frequenza-Reattività (AFR), i cui valori variano da 3 a 7. Risultati I pazienti con ampiezza ridotta hanno presentato un minore incremento del punteggio CRSR a distanza di tre mesi rispetto ai pazienti con ampiezza normale (F1,104 = 35.9; p < 0.001). I pazienti con frequenza dominante alpha, theta o delta hanno presentato, rispettivamente, un incremento del punteggio CRS-R maggiore, intermedio o minore (F2,103 = 6.7; p = 0.002). I pazienti con reattività hanno avuto un maggiore incremento del punteggio CRS-R a distanza di tre mesi rispetto ai pazienti senza reattività (F1,99 = 21.5; p < 0.001). Il punteggio AFR, ottenuto integrando il significato prognostico dei singoli descrittori EEG, era significativamente correlato all'outcome, valutato in termini di punteggio CRS-R totale (r = 0.72; p < 0.001), variazione del punteggio CRS-R dopo tre mesi (r = 0.51; XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 43 Abstract Book p < 0.001) e livello di coscienza (VS, MCS o emergenza da MCS) (r = -0.42; p < 0.001) a tre mesi. Conclusioni La presenza di un'ampiezza ridotta e di frequenze delta dominanti correla con un peggior outcome a tre mesi, mentre la presenza di reattività e di frequenze alfa correla con un outcome migliore. Punteggi AFR 3 e 4 si associano ad un peggior outcome a tre mesi, mentre punteggi 6 e 7 si associano ad un outcome migliore. 44 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 6 “ANALISI DEL MOVIMENTO” Aula C Venerdì 9 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 45 Abstract Book C01 APPLICAZIONE DELL’ICF ALL’ANALISI CLINICO-STRUMENTALE DEL CAMMINO C. Camerano1, A. De Luca2, G.A. Checchia2, M. Cioni 1, C. Lentino2 1 Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Catania; 2 S. C. Recupero e Rieducazione Funzionale, Ospedale Santa Corona, Pietra Ligure, ASL 2 Savonese Introduzione Nei laboratori di analisi del movimento, per una corretta valutazione di soggetti con disordini motori, e’ necessario effettuare, oltre all’ esame strumentale, quello clinico basato sulla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF). E’ importante indagare non solo le Funzioni del corpo e le Strutture del corpo, ma anche il livello di Attività e Partecipazione ed i Fattori ambientali delle persone disabili nei loro ambienti domestici-lavorativi. Dall’analisi della letteratura scientifica, risulta assente sia un’applicazione pratica dell’ICF, durante una valutazione strumentale di analisi del movimento, sia un core set validato. Conclusioni Dai risultati si evince che, per individuare l’appropriato intervento terapeutico in pazienti con alterazione del movimento, i dati quantitativi dell’analisi del cammino devono essere analizzati alla luce sia delle performance e capacità nelle Attività e Partecipazione della vita quotidiana, sia delle barriere e facilitatori dei Fattori ambientali. Bibliografia - Evaluation of patients with gait abnormalities in physical and rehabilitation medicine settings. Laurent Bensoussan, MD, Jean-Michel Viton, MD, PhD, Nikos Barotsis, MD and Alain Delarque, MD. Journal of Rehabilitation Medicine 2008; 40: 497–507. -World Health Organization. International Classification of Functioning, Disability and Health. Geneva: World Health Organization 2001. Materiali e metodi Abbiamo estrapolato una lista di codici da tutti gli elementi della classificazione dell’ICF per adulti. Tutti i codici della lista sono stati accompagnati da un qualificatore. Presso il laboratorio di analisi del movimento, sono stati valutati 24 soggetti con diagnosi di stroke, di cui 11 maschi e 13 femmine, con una età compresa tra i 43 ed i 75 anni. A tutti i soggetti è stato effettuato uno studio elettromiografico in dinamica di superficie (EMG) degli arti inferiori, classificando poi l’attività EMG secondo Shiavi e coll. Inoltre i soggetti sono stati valutati con i codici del’ICF selezionati, con la Walking Handicap Scale (WHS) e con il Test dei 10 metri. Risultati E’ stata confermata la correlazione tra la WHS e la velocità media con p<0.01. Sono stati rilevati coefficienti di correlazione: con p<0.001, tra la WHS ed i codici d420, d460, d475; con p<0.01 tra la WHS ed i codici d430, d435 d455, d470, d475, e1200. Inoltre sono state osservate queste stesse p di correlazione tra la velocità media ed i codici dell’ICF sopra riportati. Non è stata riscontrata alcuna correlazione significativa tra la classificazione dell’attività EMG secondo Shiavi e coll ed i codici dei domini ICF. 46 C02 ARMEO POWER: ANALISI CINEMATICA DELL’ARTO SUPERIORE PRE E POST TRATTAMENTO ROBOTIZZATO IN PAZIENTI EMIPARETICI: STUDIO PILOTA S. Filoni*, E. F. Russo*, M. Russo*, L. Russi*, F. Merla*, M.T. Gatta*, A. Santamato**, P. Sale*** *: Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio Onlus, San Giovanni Rotondo, Foggia **: Dipartimento di Medicina Fisica e della Riabilitazione, Università di Foggia ***:Dipartimento di Neuroriabilitazione IRCCS San Raffaele Pisana Roma. INTRODUZIONE Il trattamento riabilitativo dell’arto superiore dopo compromissione funzionale da stroke rappresenta una sfida importante per la riabilitazione. Nell’ambito delle nuove tecniche di riapprendimento, l’utilizzo di esoscheletri robotizzati si sta dimostrando efficace. METODI Lo studio effettuato si propone di investigare gli effetti di un training di riabilitazione robotassistita con un esoscheletro di arto superiore Armeo®Power per la ripresa della funzione motoria dell’arto superiore nei pazienti post ictus. I pazienti affetti da emiparesi in postumi di recente ictus cerebri sono stati sottoposti ad un training con esoscheletro robotizzato della durata di 4 settimane. Al momento dell’inclusione sono state somministrate le seguenti scale di valutazione: Frenchay Arm Test, il Nine-hole Peg Test (NHPT), la scala di Ashworth modificata; sono stati sottoposti alla batteria di test presenti su Armeo®Power: tempo di reazione, cattura verticale, A-goal, A-ROM, A-force; sono stati sottoposti ad una valutazione di analisi del movimento per arto superiore (protocollo RAB) al fine di studiare la cinematica del movimento di “pointing”. Sono stati considerati i parametri di fluidità del movimento: IC (indice di curvatura), NMU (numero dei picchi di velocità), Velocità (max e media all’interno del task motorio), Delta T (secondi impiegati per raggiungere il target), Jerk Normalizzato. Sono stati inoltre presi in considerazione i parametri angolari di spalla e gomito. precisione. Non ci sono stati cambiamenti significativi nel ROM attivo. Riguardo ai task studiati con l’analisi del movimento, tutti i parametri sono nettamente migliorati dopo il training, segno di una evidente miglior fluidità ed accuratezza del movimento dopo il training. DISCUSSIONE Questi indici strumentali ottenuti con Armeo power e con l’analisi del movimento potrebbero essere utilizzati per integrare e supportare la valutazione clinica dell’arto superiore in pazienti affetti da esiti di ictus cerebri poiché forniscono informazioni sul deficit e sulla compromissione della capacità del controllo motorio e risultano molto accurati nel monitoraggio del recupero motorio. BIBLIOGRAFIA -“Quantitative evaluation of functional limitation of upper limb movements in subjects affected by ataxia” F. Menegoni, E. Milano, C. Trotti, M. Galli, M. Bigoni, S. Baudo and A. Mauro Bioengineering Department, Politecnico di Milano, Milan, Italy; bDivision of Neurology and Neurorehabilitation – IRCCS‘‘Istituto Auxologico Italiano’’, Piancavallo (VB), Italy; and cDepartment of Neurosciences, Universita` di Torino, Torino, Italy -Frisoli et al.: “Positive effects of robotic exoskeleton training of upper limb reaching movements after stroke”. Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation 2012 9:36. RISULTATI Sono state somministrate nuovamente le scale di valutazione e i risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti al momento del reclutamento. Ci sono stati dei netti miglioramenti nelle scale cliniche di valutazione. Riguardo agli esercizi valutativi presenti su Armeo Power, i pazienti hanno completato gli esercizi più rapidamente e con maggior XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 47 Abstract Book C04 EFFETTI DELLE DEFORMITA’ STATICHE E DINAMICHE DI CAVIGLIA NEI LIVELLI DI ATTIVITA’ E PARTECIPAZIONE IN PAZIENTI CON ESITI DI STROKE D. Mazzoli 1, M. Longhi 1, A. Merlo 1,2, E. Giannotti 1,3, S. Masiero 3, P. Prati 1 deambulatoria, supporta l’utilizzo semplice e rapido di questi indici per monitorare il recupero motorio e quindi l’efficacia della riabilitazione. Bibliografia: [1] Gait & Posture 30 (2009) 127–131. 1 Laboratorio di Analisi del Movimento e Biomeccanica, Ospedale Sol et Salus, Torre Pedrera di Rimini 2 Laboratorio di Analisi del Movimento, AUSL di Reggio Emilia, Correggio (RE) 3 Dipartimento di Riabilitazione Ortopedica, Università degli Studi di Padova, Padova Tab.1 Introduzione: L' international classification of functioning (ICF) promuove la valutazione di funzioni e strutture corporee (F&S) e di attività e partecipazione (A&P). Nel cammino dell’emiplegico, le alterazioni di F&S del lato paretico possono non limitare le A&P per l’adozione di compensi del controlaterale sano. Lo scopo di questo studio è valutare le relazioni tra i punteggi delle limitazioni di F&S, l’abilità deambulatoria (AD) e le A&P. Materiali e Metodi: Abbiamo analizzato retrospettivamente 26 pazienti con esiti di stroke (Tabella 1). Le misure di F&S erano: la dorsiflessione passiva e attiva (pDF, aDF) valutate a ginocchio esteso e flesso a 90°, la spasticità al tricipite surale (TS) valutata con la scala Tardieu. Le scale di A&P erano: le Functional Ambulation Categories (FAC), il Rivermead Mobility Index (RMI), la Walking Handicap Scale (WHS). La AD veniva calcolata sulla base dei dati delle piattaforme di forza [1] attraverso 2 indici strumentali: la Dynamic loading ability e la Dynamic propulsion ability (DLA e DPA) (Figure 1). Le correlazioni sono state valutate con il coefficiente di correlazione di Spearman. Risultati: L’aDF era correlata con tutte le scale di A&P, la pDF era correlata con FAC e WHS, il valore di rho si avvicinava a 0.5 in tutti i casi. La spasticità al TS al non influenzava nessun punteggio di A&P né gli indici strumentali di AD. La correlazione maggiore (p<0.001) è stata trovata tra gli indici DLA e DPA e tutte le scale di A&P, con un rho di 0.75. La velocità del cammino era in correlazione con la DLA (rho=0.8, p<0.001) e la DPA (rho=0.7, p<0.001) [1]. È da sottolineare come la DLA era correlata con l’aDF (preposizionamento del piede) e la DPA con la pDF (rotazione anteriore della tibia). Conclusioni: Le limitazioni di A&P nel paziente adulto con esiti di stroke dipendono dalle deformità alla caviglia più che dalla spasticità. Le alterazioni di F&S influenzano il preposizionamento del piede al contatto iniziale e la rotazione anteriore della tibia quindi dovrebbero essere considerati fin dalla fase acuta nel trattamento riabilitativo. La presenza di validità concorrente tra DLA e DPA e i punteggi di A&P nonché il loro effetto sulla velocità Tab.2 48 C05 LA GAIT ANALYSIS IN SOGGETTI PARKINSONIANI CON SINDROME DI PISA SOTTOPOSTI A TRATTAMENTO CON TOSSINA BOTULINICA V. Palmisano, A. Lopopolo, E. Romanelli, L. Mastromauro, R. Marvulli, G. Lelli, S. Mennuni, A. Di Candia, P. Fiore, G. Ianieri Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Policlinico di Bari Introduzione: La Sindrome di Pisa è una distonia laterale assiale del tronco caratterizzata da flessione marcata del rachide toraco-lombare sul piano frontale, descritta in pazienti Parkinsoniani in terapia con farmaci neurolettici [1]. Alcuni studi hanno valutato l’attività dei muscoli paravertebrali con EMG ad ago descrivendo diversi pattern di attivazione muscolare, sia omolaterale che controlaterale alla convessità della curva di flessione laterale del rachide [2][3]. Il nostro scopo è quello di valutare questi pazienti con elettromiografia di superficie durante la deambulazione in modo da poter definire le caratteristiche di attivazione dei muscoli coinvolti. Conclusioni: La nostra analisi evidenzia un’attività muscolare continua a carico dei muscoli paravertebrali, maggiore controlateralmente alla curva di flessione, come già dimostrato in altri studi di EMG. Si conferma quindi il pattern di attivazione simil-distonico già descritto in altri studi e su cui si basa il razionale della terapia con tossina botulinica. Nel nostro studio le osservazioni sono state effettuate nelle due condizioni (statica e dinamica). Tale metodologia consente un'aderenza più conforme alla realtà clinica. 1. Doherty KM, Davagnanam I, Molloy S, Silveira-Moriyama L, Lees AJ. Pisa syndrome in Parkinson's disease: a mobile or fixed deformity? J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2013 Dec; 2. Tinazzi M, Juergenson I, Squintani G, Vattemi G, Montemezzi S, Censi D, Barone P, Bovi T, Fasano A. Pisa syndrome in Parkinson's disease: an electrophysiological and imaging study. J Neurol. 2013 Aug; 3. Di Matteo A, Fasano A, Squintani G, Ricciardi L, Bovi T, Fiaschi A, Barone P, Tinazzi M. Lateral trunk flexion in Parkinson's disease: EMG features disclose two different underlying pathophysiological mechanisms. J Neurol. 2011 May. Materiali e Metodi: Abbiamo sottoposto due pazienti parkinsoniane con Sindrome di Pisa a Gait Analysis, secondo protocollo Davis modificato aggiungendo ai 22 reperi standard 20 reperi a livello della spinose vertebrali e con elettrodi di superficie a livello dei muscoli paravertebrali toracici e lombari, gluteo medio e retto femorale bilaterale. I pazienti sono stati successivamente sottoposti a valutazione miometrica dei muscoli paravertebrali cervicali, dorsali e lombari e sono stati trattati con tossina botulinica (TB) Xeomin®, 300U diluite all’1%, inoculata nei muscoli ileo costale del lombo e del torace, muscoli lunghissimo del torace e larghissimo del dorso, bilateralmente. Le rilevazioni sono state effettuate prima (T0) e dopo l'inoculazione con TB (T1). Risultati: Si è osservato a T0, in entrambe le pazienti un’attività muscolare continua a carico dei muscoli paravertebrali bilateralmente, maggiore nei muscoli controlaterali alla curva di flessione; in particolare nella paziente 1, tale attività continua è intervallata da picchi in corrispondenza delle fasi di stacco del ciclo del passo. Nei muscoli gluteo e retto femorale si registra un’attività basale continua con picchi di attivazione congruenti alle varie fase del ciclo del passo in entrambe le pazienti. Si è riscontrato in T1 un miglioramento di tutti i parametri già citati. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 49 Abstract Book C06 TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON MALATTIA DI PARKINSON ASSOCIATA A SINDROME DI PISA E CAMPTOCORMIA CON BUSTO ELASTICARE: CASE REPORT VALUTATO CON STRUMENTAZIONE NON INVASIVA (BACES SISTEM) Manuela Maieron1, V. Marino2, R. Ballestriero1, 1Simonetta Paravano, 1Luisa Monti Bragadin 1. ASS 4 Medio Friuli 2. Studentessa Corso di Laurea Fisioterapia Udine Introduzione: la sindrome di Pisa e la camptocormia sono deformità posturali associate alla Malattia di Parkinson che determinano dolore, aumentato rischio di cadute e diminuzione della Qualità della Vita (QoL). L’obiettivo dello studio è stato quello di verificare attraverso valutazioni strumentali e cliniche l’efficacia dell’utilizzo prolungato del busto Elasticare nei pazienti con queste caratteristiche. Al follow up a sei mesi, in assenza di cambiamenti farmacologici, la situazione rispetto al post si è mantenuta stabile. Conclusioni: l’uso del busto Elasticare® in tessuto Skincare con presa pelvica si è rivelato per questo paziente essere efficace sulla correzione della postura, come evidenziato dalle valutazioni strumentali effettuate con Baces System, sulla riduzione del dolore, sulla prevenzione delle cadute e sulla QoL. D'Osualdo F1, Schierano S, Soldano FM, Isola M. New tridimensional approach to the evaluation of the spine through surface measurement: the BACES system. J Med Eng Technol. 2002 MayJun;26(3):95-105. Doherty KM, van de Warrenburg BP, Peralta MC, Silveira-Moriyama L, Azulay JP, Gershanik OS, Bloem BR. Postural deformity in Parkinson disease Lancet Neurol. 2011 Jun;10(6):538-49. doi: 10.1016/S1474-4422(11)70067-9. Epub 2011 Apr 22. Review. Materiali e metodi: E’ stato studiato un paziente con sindrome di Pisa, camptocormia e riferite cadute negli ultimi tre mesi. Per le valutazioni strumentali si sono utilizzati il Baces System (Articulated Arm for Computerized Surface), strumento non invasivo che attraverso un braccio articolato interfacciato ad un software è in grado di rilevare le variazioni morfologiche della colonna vertebrale, e la pedana stabilometrica per valutare le variazioni del centro di pressione (CoP). Per le valutazioni cliniche ci si è avvalsi dell’UPDRS III, Tinetti, BBS, FOG, FES, SIXm.WT, TENmWT, TUG e PDQ39. Il paziente ha indossato Il busto Elasticare per 6-8 ore al giorno ed è stato valutato pre utilizzo busto, post busto ad un mese e al follow up a sei mesi. I test sono stati eseguiti alla stessa ora ed in condizione di “on”. Posto che la postura peggiora con il mantenimento prolungato della posizione eretta la valutazione strumentale valida è stata considerata quella al tempo di 2’. Risultati: ad un mese dall’utilizzo del busto Elasticare le misurazioni con il Baces System hanno rilevato una diminuzione dello strapiombo sia sul piano frontale (137mm vs. 60mm) che sul piano sagittale (184mm vs. 32mm) associato ad una diminuzione del raggio di inclinazione sul piano frontale (1013mm vs. 901mm) ed una ricomparsa sul piano saggittale delle curve fisiologiche con indice di Cobb diminuito al post di 6°(55° vs. 44°). Alla stabilometria il CoP che al pre era postero-laterale si è ridistribuito al centro. Tutti i test clinici al post a un mese erano migliorati: UPDRS III (27 vs.24), Tinetti (20 vs. 21), FES (13 vs.11), FOG (15 vs. 13) SIXminWT (364m. vs. 392), TENmWT (8.20” vs. 7.68”), TUG (9.04”vs. 8.42), PDQ39 (99 vs. 51) 50 C06 FEEDBACK VISIVO: FACILITAZIONE O DISTURBO PER LA COMPRENSIONE DELLA POSIZIONE DEL CORPO NELLO SPAZIO? L. Pellegrino, P. Giannoni, M.Casadio prevede di testare ulteriormente questa ipotesi anche con un protocollo che metta a confronto esercizi in cui il feedback visivo sia fornito in modo continuo durante tutto l’esercizio o solo alla fine dei movimenti. Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi, Università degli Studi di Genova, Genova, Italia; ART Centro di Formazione e Riabilitazione, Genova, Italia Introduzione: I protocolli riabilitativi basati sull’uso del feedback visivo sono molto usati per esercitare il controllo e la stima della posizione del corpo nello spazio o lo spostamento del peso in diverse direzioni[1]. ll feedback visivo può aiutare a ricalibrare le informazioni sensoriali propriocettive o gli input che sono stati compromessi per esempio a causa di un ictus o di malattie neuromotorie come la Sclerosi Multipla[2,3]. Lo scopo di questo studio è verificare come le abilità acquisite in presenza di feedback visivo siano mantenute in assenza di tale feedback e se siano generalizzate per movimenti di ampiezza e direzioni diverse rispetto a quelli esercitati durante il training. Materiali e Metodi: I soggetti sedevano su uno sgabello posto su una piattaforma di forza. Il task consisteva nello spostare il Centro di Pressione (CoP) per raggiungere target presentati uno alla volta in ordine random sullo schermo di un computer. I target erano disposti in 8 direzioni equispaziate su tre cerchi concentrici. Il protocollo constava di 4 fasi: Familiarizzazione (16 center-out movements), Baseline (16 center-out movements), Training (264 center-out movements) e Generalizzazione (96 center-out movements). Durante il training il target appariva in 4 posizioni del cerchio intermedio e il cursore corrispondente alla posizione del CoP era visualizzato continuamente sullo schermo in tempo reale. Durante la baseline il target appariva in tutte le otto posizioni dei 3 cerchi ma non c’era il visual feedback del cursore. Nessun partecipante allo studio aveva problemi neuromotori. Risultati: Durante il training con feedback visivo la performance dei soggetti è migliorata in termini di durata, fluidità ed accuratezza dei movimenti del cursore. Quando dopo il training è stata testata la capacità di eseguire il task in assenza di feedback visivo e su target posti a distanze e in direzioni differenti rispetto a quelli del training set, abbiamo riscontrato una difficoltà a generalizzare il compito, particolarmente per quel che riguarda il controllo degli spostamenti di ampiezza diversa. Conclusioni: I risultati preliminari evidenziano possibili limitazioni della generalizzazione di metodi di training per il controllo posturale in cui sia fornito un feedback visivo continuo. Si XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 51 Abstract Book C07 VALUTAZIONE MIOMETRICA E BAROPODOMETRICA NELLA TERAPIA DEL TOEWALKING IDIOPATICO (TWI) CON ABOBOTULINUM TOXIN A CON FKT VS ABOBOTULINUM TOXIN A CON FKT E TUTORE DINAMICO E. Romanelli, L. Mastromauro, R. Marvulli, A. Lopopolo, V. Palmisan., G. Marzo, A. Stellacci, P. Fiore, G. Ianieri Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Policlinico di Bari Introduzione: Viene definita con il termine Toe-Walking (TW) la deambulazione in punta di piedi, che se protratta oltre i tre anni di vita viene considerata una condizione patologica. Le principali cause sono: patologie neuromuscolari, ortopediche, disturbi comportamentali, disfunzioni del sistema vestibolare e/o visivo. Nei casi in cui non è possibile evidenziare nessuna di queste cause si parla di TW Idiopatico (TWI). Esistono differenti opzioni di trattamento, che prevedono per i casi lievi solo un controllo evolutivo; in quelli più severi vi sono svariate opzioni terapeutiche che vanno dalla chinesiterapia (FKT) all’intervento chirurgico di tenotomia del tendine di Achille, nelle situazioni più gravi. Nel nostro studio abbiamo messo a confronto due possibilità di trattamento conservativo: da una parte l’utilizzo di Abobotulinum toxin A associata a FKT e dall’altro la combinazione di Abobotulinum toxin A + FKT con tutori tipo Nancy-Hilton. Lo scopo è stato quello di realizzare un monitoraggio efficace delle proprietà reologiche muscolari (elasticità e stiffness), prendendo in considerazione il gastrocnemio mediale (GM) e quello laterale (GL), mediante la miometria, e valutare con l’ausilio della BPE le variazioni dell’appoggio talare nei due trattamenti. mantenevano stazionari fino a 4 mesi (t4), mostrando sia un migliore appoggio talare (BPE) sia un aumento dei valori di elasticità e stiffness. Conclusioni: Il presente studio ha dimostrato che l’utilizzo di un ortesi dinamica associata a inoculazione di Abobotulinum toxin A e FKT nei bambini affetti da TWI ha un impatto positivo sul muscolo, migliorando le sue proprietà reologiche e mantiene stabile nel tempo questo risultato, confrontabile anche con l’analisi statica e dinamica della BPE. Da ciò si deduce che la miometria fornisce un monitoraggio accurato della muscolatura, quindi consente di progettare un trattamento il più personalizzato possibile per questi piccoli pazienti. Bibliografia 1. Engstrom P., Tedroff K. – “The prevalence and course of idiopathic toe-walking in 5 years old children – Pediatrics 2012 Aug; 2. Dietz F., Khunsree S. – “Idiopathic toe walking: to treat or not treat, that is the question” – Iowa Orthop 2012; 3. Engstrom P., Guetierrez-Farewik EM., Bartonek A., Tedroff K., Oredelt C., Haglund-Akerlind Y. Does botulinum toxin A improve the walking pattern in children with idiopathic toe walking – J. Child Orthop 2010. Materiali e Metodi: Dieci bambini divisi in due gruppi (6 femmine e 4 maschi) di età media 7.8±1.53 anni con diagnosi di TWI. Nel Gruppo A veniva eseguita un’infiltrazione di BTX-A (Dysport® 600U tricipite della sura bilateralmente) e FKT (3 volte/settimana); nel Gruppo B veniva associata anche l’utilizzo dell’ortesi Nancy Hilton bilateralmente. Le valutazioni si basavano sull’esecuzione della BPE e sulle misurazioni miometriche con il MYOTON a carico dei gruppi muscolari GM e GL a t0, dopo 15 giorni (t1), un mese (t2), tre mesi (t3) e 4 mesi (t4). Risultati: Nel Gruppo A si riscontrava un miglioramento della distribuzione dei carichi alla BPE e dei parametri muscolari fino a tre mesi; mentre nel Gruppo B i risultati si 52 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 7 “RIABILITAZIONE DELL’ETA’ EVOLUTIVA” Aula A Venerdì 9 Maggio 2014 Ore 18.30-19.30 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 53 Abstract Book C01 GRAVI CEREBROLESIONI IN ETA’ EVOLUTIVA : DISTURBI COGNITIVOCOMPORTAMENTALI E TERAPIA OCCUPAZIONALE (TO) PER INCREMENTO DI MOTIVAZIONE E AUTONOMIA D. Saviola, S.Bosetti, M. Cantoni, R. Galvani, J. Conforti, A. De Tanti Istituto Santo Stefano Riabilitazione Introduzione: nel complesso iter riabilitativo di pazienti cerebrolesi in età evolutiva spesso il team si scontra con deficit cognitivo-comportamentali che inducono i piccoli pazienti a una ridotta collaborazione e scarsa motivazione a setting riabilitativi classici motori, ortottici, logopedici e psicologici. Abbiamo sviluppato in laboratori occupazionali, percorsi ecologici, pratici, ludico-ricreativi per ottenere una maggiore adesione al progetto multidisciplinare e individuare o rendere più fruibili eventuali ausili proposti. Scopo del lavoro è stato quello di verificare, nel corso degli ultimi 2 anni quanti pazienti cerebrolesi in D.H. avessero richiesto tale intervento associato alla riabilitazione classica e come ciò fosse valido per portatori di disturbi comportamentali al di là dell’eziologia di partenza: grave trauma cranico, neoplasia/encefalite, paralisi cerebrale infantile. computer); 2 pz hanno ripreso a utilizzare la carrozzina manuale in autonomia in interno, a scuola e con supervisione in esterno 1 carrozzina elettrica. Conclusioni: un approccio più ecologico strutturato, in disturbi comportamentali, ha favorito maggior collaborazione e autonomia generalizzando la motivazione anche in setting riabilitativi più formali indipendentemente dall’eziologia di partenza. Bibliografia: Ibragimova N., Granlund M., Bjorck-Akesson E. (2009) ”Field Trial of ICF version for children and youth (ICF-CY) in Sweden: logical coherence, developmental issues and clinical use” Devlop Neurorehabil, Vol 12, n°1; 3-11 Saviola D., De Tanti A.(2011) ”Trauma cranico e terapia occupazionale”; Ed. Franco Angeli Stazzer S., Bardoni A., Locatelli F. et al (2008) “Efficacia della riabilitazione in età infantile: studio di una casistica di 183 pazienti con GCLA, outcome a confronto” EUR MED PHYS, 44 Suppl.1-3 Materiali e metodi: è stato condotto uno studio osservazionale di 24 mesi (2012/2013) per pazienti in età evolutiva ricoverati in D.H.; 4 accessi/settimana per 2 mesi, 3 ore/die attività riabilitativa: motoria palestra/piscina, psicologica/logopedica, ortottica). Su 58 pz è stato reclutato un campione di 27 (3 per eziologia e fascia di età: infanzia 3-6 aa; preadolescenza 9-12; adolescenza 13-18) con importanti disturbi cognitivo-comportamentali, poco collaboranti (rifiutavano sedute di trattamento nel 30%);GCS?8 per le gravi cerbrolesioni acquisite all’esordio; tetra-diplegici nelle PCI. Dopo il primo mese tali soggetti sono stati inseriti quotidianamente anche in terapia occupazionale: oltre i 6 aa gruppo cucina 2 volte settimana per 60 minuti; 1 seduta di orto-terapia o di arte-terapia; 1 uscita in esterno con supervisione per reperimento materiali; per i più piccoli 2 sedute di attività strutturate in setting di gioco, 1 di manipolazione di oggetti, 1 percorso in palestra. Valutazione funzionale con LCF; QI con scale adeguate all’età, DRS, core set ICF-CY stabilito, GAS. Risultati: Concluse le 16 sedute di TO risulta un incremento di performance 70% (ICFCY,GAS) e collaborazione anche a setting più formali non eludendo i trattamenti. Sono stati identificati in 9 casi ausili per la vita quotidiana (5 posate adattate, 4 adattamenti a 54 C02 PROBLEMATICHE FISIOTERAPICHE NELL'UTILIZZO DI ROBOTICHE NELLA RIABILITAZIONE NEUROMOTORIA DEI BAMBINI P.Giannoni TECNOLOGIE C03 ESPERIENZA DI FOLLOW UP RIABILITATIVO NEL BAMBINO CON SOFFERENZA PERINATALE TRATTATO CON IPOTERMIA Autori M. Barausse, F. Nai Fovino, V. Carlini, N. Smania Scuola di Formazione e Riabilitazione ART s.r.l. Università degli studi di Verona Un team composto da bioingegneri dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, fisioterapisti e medici ha iniziato presso il laboratorio di robotica dell’Ist. G.Gaslini uno studio su un gruppo di bambini con esiti di paralisi cerebrale infantile (p.c.i.). I bambini, pur presentando la stessa patologia di base, hanno manifestazioni sensoriali-motorie diverse, tipiche appunto dei diversi quadri di p.c.i.: tetra-, di- o emi-paresi con caratteristiche diverse di stiffness muscolare e di organizzazione del movimento. Scopo di questo studio è indagare attraverso l’uso di manipolatori robotici a) se si possono evidenziare con dati oggettivi delle caratteristiche comuni all’interno dei vari quadri di p.c.i.; b) come si manifestano queste caratteristiche in termini di indicatori specifici; c) la capacità del bambino di percepire un’informazione propriocettiva di movimento ad occhi chiusi; d) l’influenza a livello posturo-cinetico dell’uso di un arto rispetto all’altro. All’interno del gruppo studiato, si sono rilevati in particolare i dati relativi alla performance di 6 bambini dagli 8 ai 14 anni ai quali è stato chiesto di utilizzare i manipolatori per eseguire compiti di reaching di diversi target su un monitor, compiti di inseguimento di target in movimento e compiti di percezione ad occhi chiusi di movimenti guidati dal manipolatore. Le misure finora raccolte sono interessanti ma lasciano ancora aperto al riabilitatore il problema di come utilizzare al meglio questi dati non solo per comprendere le caratteristiche motorie ma anche il possibile potenziale di cambiamento di questi soggetti, e per fare di conseguenza proposte di lavoro che traggano vantaggio da questa conoscenza. In particolare da questo studio sono emersi dati potenzialmente interessanti relativi alle caratteristiche spazio-temporali del movimento discinetico e ai problemi sensoriali profondi. Si è evidenziata difatti una frequente presenza di problemi propriocettivi anche in bambini per i quali questo fatto non era stato rilevato in precedenza. Sebbene al momento l’obiettivo dello studio sia circoscritto alla conoscenza dell’organizzazione motoria, quanto finora emerso potrebbe far ipotizzare in futuro un training specifico su questi soggetti per aiutarli ad abbassare la soglia di attenzione sensoriale di tipo aptico/propriocettivo. INTRODUZIONE Presso il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale S. Bortolo di Vicenza viene applicato il protocollo di trattamento con ipotermia del neonato affetto da encefalopatia ipossico-ischemica, secondo le raccomandazioni del gruppo di Studio di Neurologia Neonatale della Società Italiana di Neonatologia. L’attività di consulenza fisiatrica in TIN prevede la presa in carico precoce del bambino con esiti di sofferenza perinatale e la prosecuzione dopo la dimissione. Con questo elaborato illustriamo l’attività di follow-up neuroevolutivo e trattamento precoce riportando la casistica del periodo dal 2011 al 2013. Team di lavoro Ist.Gaslini-IIT: Ing. L.Cappello, Ing. D.De Santis, Dr. L.Doglio, Ft. P.Giannoni, Ing. F.Marini, Ing. P.Morasso, Dr. P.Moretti, Ft. A.Riva, Ing. V.Squeri MATERIALI E METODI Tra i pazienti ricoverati presso la TIN dell’Ospedale di Vicenza dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2013, 11 sono risultati idonei al trattamento con ipotermia secondo il Protocollo Aziendale. Tre pazienti sono deceduti nelle prime ore di vita per complicanze. La presa in carico riabilitativa avviene a condizioni cliniche stabilizzate e al termine del trattamento ipotermico. Prevede una valutazione iniziale mediante registrazione GM’s, (previo consenso dei genitori) ed esame neurologico secondo scala Dubowitz. L’intervento abilitativo durante il ricovero prevede un approccio al bambino secondo i termini della Developmental Care, coinvolgendo i genitori con incontri finalizzati all’insegnamento delle norme di care, all’osservazione dei segnali del bambino e alla loro interpretazione. Dopo la dimissione il bambino effettua follow-up all’interno dell’ambulatorio integrato “neonato ad alto rischio” con valutazioni al 1°-3°-6°-9°-12°-18°-24° mese di vita. Le valutazioni fisiatriche includono la registrazione dei GM’s al 1° e 3° mese, esame neurologico, registrazione delle tappe di sviluppo e somministrazione scala Vaivre-Douvret. All’età di 24 mesi viene somministrata la scala Bayley. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 55 Abstract Book Qualora si evidenzino alterazioni o comparsa di disarmonie di sviluppo all’esame obiettivo si intraprende tempestivamente il trattamento abilitativo. Se si prevede una presa in carico protratta nel tempo il paziente viene poi inviato alle strutture territoriali. C04 ONDE D’URTO RADIALI: EFFETTO SUL DOLORE E LA PERFORMACE MOTORIA IN UN SOGGETTO PARALIMPICO. L. Mori, L. Marinelli, S. Canneva, F. Colombano, M. Gambaro, G. Abbruzzese, C. Trompetto DINOGMI - Università degli Studi di Genova RISULTATI Tutti i bambini alla visita del I° e 3° mese presentavano un esame obiettivo subottimale o patologico. Di questi sette hanno presentato uno sviluppo nella norma e due un significativo ritardo nell’acquisizione delle tappe dello sviluppo. CONCLUSIONI Il monitoraggio accurato dello sviluppo neurologico dimostra come la presa in carico tempestiva favorisca l’acquisizione delle competenze superando i segnali di allarme. Bibliografia •Neurological outcomes at 18 months of age after moderate hypothermia for perinatal hypoxic ischaemic encephalopathy: syntesis and metanalysis of trial data, Edwards et al, BMJ 2010; 340:c363; •Ruolo della semeiotica neurologica nella valutazione e nella prognosi del neonato a termine asfittico, Guzzetta et al, Ann. Ist. Super. Sanità, vol 37, n.4 (2001), pp497-502; •Neurodevelopmental outcome of infants treated with head cooling and mild hypothermia after perinatal ashyxia, Battin et al 2001, Pediatrics vol107 No. 3March 2001; Introduzione Recenti studi suggeriscono che il trattamento con onde d’urto radiali (Radial Shock Wave Therapy, RSWT) possa ridurre l’ipertono in soggetti affetti da esiti di paralisi cerebrale infantile e stroke. Nel presente lavoro, un atleta paralimpico affetto da spasticità dolorosa agli arti inferiori aggravata dallo sforzo fisico prolungato, è stato sottoposto a RSWT al fine di migliorare la performance durante le competizioni sportive. Materiali e metodi Lo studio è stato condotto su un nuotatore paralimpico di 19 anni, che compete nelle gare dei 100 e 400 metri a stile libero. L’atleta è affetto da tetraparesi, esito di paralisi cerebrale infantile. Agli arti superiori il giovane presenta solo un impaccio nei movimenti fini delle dita, mentre agli arti inferiori presenta una netta ipostenia, più accentuata nei settori distali, associata ad ipertono spastico. Durante la performance sportiva, il soggetto lamenta marcata sensazione di irrigidimento degli arti inferiori associata a dolore, che limita la resa atletica. L’atleta è stato sottoposto a RSWT somministrata bilateralmente ai muscoli della coscia, della gamba e del piede (3 sedute nell’arco di una settimana; intensità 1.5 Bar; frequenza 4 Hz; circa 12.000 colpi per seduta). Subito prima del trattamento (T0) e subito dopo la terza seduta (T1) sono stati valutati nei muscoli trattati l’ipertono spastico (Modified Ashworth Scale - MAS), la forza muscolare (Medical Research Council - MRC), l’ampiezza del riflesso da stiramento nel muscolo quadricipite femorale e quella del riflesso-H nel muscolo soleo. Inoltre, sono stati misurati il dolore (Visual Analogic Scale - VAS) e la fatica (scala di Borg) provati durante la performance atletica effettuata prima e dopo il trattamento. E’ stato misurato anche il tempo impiegato per effettuare i 400 metri. Il riflesso da stiramento, il riflesso-H ed il tempo impiegato sono stati analizzati con il test T di Student. I valori di VAS e scala di BORG con il test di Wilcoxon. 56 Risultati A T1, è stata riscontrata una riduzione significativa rispetto a T0 dell’ampiezza del riflesso da stiramento (p=0.0065), del punteggio alla scala VAS per il dolore (p=0.02), del punteggio alla scala BORG per la fatica (p=0.03) ed una riduzione del tempo totale impiegato per percorrere i 400 metri (p=0.0051). Conclusioni I risultati del nostro studio suggeriscono che l’impiego della RSWT potrebbe essere utile negli atleti diversabili per ridurre l’ipertono spastico doloroso, senza causare effetti collaterali. Bibliografia Gonkova MI, et al. Int J Rehabil Res. 2013;36:284 Vidal X, et al. NeuroRehabilitation. 2011;29:413 C05 EFFETTI DELLA STIMOLAZIONE VESTIBOLARE IN BAMBINI AFFETTI DA PCI M. Tramontano, A. Medici, D. Morelli,M. Iosa, G. Fusillo, A. Chiariotti Irrcs Fondazione Santa Lucia - Roma INTRODUZIONE L’obiettivo dello studio è di verificare l’efficacia della riabilitazione vestibolare, in aggiunta alla terapia neuromotoria convenzionale, nel facilitare le abilità sensori-motorie del bambino con PCI. Alcuni autori suggeriscono la validità della riabilitazione vestibolare nel migliorare il comportamento esplorativo visivo, lo sviluppo motorio e l’integrazione dei riflessi posturali. La riabilitazione vestibolare consiste in un insieme di strategie terapeutiche in grado di migliorare l’equilibrio statico e dinamico in diverse patologie, sia centrali che periferiche MATERIALI E METODI Lo studio randomizzato controllato cross-over include 2 gruppi di 10 bambini colpiti da paralisi cerebrale infantile di età compresa tra 3 e 10 anni. Ogni gruppo sarà composto da bambini deambulanti e non deambulanti con Level of Sitting Scale >4. Il gruppo sperimentale verrà sottoposto a 10 sedute di riabilitazione vestibolare combinate a quella neuromotoria convenzionale (NC) con frequenza bi-settimanale per 5 settimane, il gruppo controllo effettuerà solo 10 sedute di NC. Al termine delle 10 sedute i gruppi si comporteranno in modo opposto, come da cross over. Verranno eseguite 3 valutazioni a T0 (pre-trattamento), T1 (inversione dei due gruppi), T2 (fine), attraverso l’utilizzo della Gross Motor Function Measure 88, della Goal Atteinment Scale e di un accelerometro triassiale. I bambini hanno effettuato un training per la facilitazione del riflesso vestibolo-spinale, attraverso accelerazioni lineari orizzontali in posizione seduta e bendati per i non deambulanti ed al treadmill bendati per i deambulanti. Esercizi per la stabilità dello sguardo con la fissazione di fonti luminose durante i movimenti del capo attivo-assistiti ed esercizi di integrazione multisensoriale attraverso il riconoscimento di ipotesi percettive durante una richiesta di dual task. Verranno confrontati i dati con test accoppiati (analisi di varianza a misure ripetute per i dati dell’accelerometro e Friedman analysis per le scale cliniche) seguite da post-hoc (t-test accoppiati per le misure accelerometriche e Wilcoxon sign rank test per i punteggi delle scale cliniche). XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 57 Abstract Book RISULTATI I risultati preliminari si riferiscono a 14 pazienti a T1 in cui si evince nel gruppo sperimentale un miglioramento statisticamente significativo (p = 0,006) della GAS, una riduzione significativa (p = 0,002) dell’ instabilità posturale sull’asse cranio caudale durante la marcia misurata con l’accelerometro ed un maggiore icremento della GMFM-88 rispetto al gruppo controllo. CONCLUSIONI In attesa del confronto within-subject, appare che le tecniche di riabilitazione vestibolare risultino un valido training complementare associabile alla terapia NC per facilitare l’integrazione sensori-motoria, espressione di una maggiore stabilità posturale in condizioni statiche e dinamiche. Iosa M. Stability and harmony of gait in children with cerebral palsy. Res Dev Disabil. 2012 JanFeb;33(1):129-35. Ottenbacher K.: Developmental Implications of Clinically Applied Vestibular Stimulation : A Review PHYS THER. 1983, 63:338-342 C06 IMMAGINAZIONE LOCOMOTORIA NELL’ETÀ EVOLUTIVA: EFFETTI DI UN TRAINING BASATO SU IMMAGINAZIONE E INTERNALIZZAZIONE DELLO SCHEMA DEL PASSO NEI BAMBINI CON PARALISI CEREBRALE L. Zoccolillo, M. Montesi, M. Iosa, A. Fusco, S. Paolucci, D. Morelli Fondazione Santa Lucia, I.R.C.C.S. Introduzione L’immaginazione motoria (atto volontario in cui un soggetto simula mentalmente l’esecuzione di un’azione motoria, si sviluppa nell’adolescenza (Smits-Engelsman, 2012), ed è alterata in persone con esiti da paralisi cerebrale infantile (PCI) (Mutsaarts, 2006). Lo scopo di questo studio è stato di investigare le capacità di immaginazione locomotoria durante l’età evolutiva anche in bambini con paralisi cerebrale e verificare l’efficiacia di un training basato su immaginazione e internalizzazione dello schema del passo su quest’ultimo gruppo. Materiali e Metodi A otto adulti sani (28.1±5.1 anni), otto bambini sani (8.1±3.8 anni) e dodici bambini con emiparesi dovuta a PCI (7.5±2.9 anni) è stato chiesto di simulare i passi necessari a raggiungere un target (posto a 2 o 3m) marciando sul posto, camminando bendati o a occhi aperti. I parametri spazio-temporali del cammino sono stati misurati mediante strumento optoelettronico e accelerometro posto a livello del tronco (Optogait, unità inerziale gyko, Microgate). I bambini con PCI sono stati poi randomizzati in due gruppi (randomized controlled trial), uno sottoposto a normale terapia riabilitativa, l’altro al quale una parte della terapia riabilitativa è stata sostituita da un opportuno training del cammino basato su esercizi di immaginazione ed esecuzione senza supporto visivo di percorsi lungo i quali camminare, per poi essere rivalutati. Risultati Nei tre task il numero di passi non era significativamente diverso negli adulti (p=0.823, anova) ma lo era nei bambini (p=0.001 per i sani, p=0.013 per PCI). Tuttavia gli errori commessi durante cammino bendato sono stati del -2.2±8.9% della distanza dal target nei bambini sani e -15.5±21.2% nei bambini con PCI (p=0.024). Il gruppo di bambini con PCI trattato sperimentalmente ha mostrato un miglioramento post-training nei test, e soprattutto 58 una significativa riduzione della fase di appoggio dell’arto meno affetto (p=0.040) non verificatasi nel gruppo di controllo (p=0.520). C07 PERCEZIONE MULTISENSORIALE DELLE AZIONI E IPOTESI DI TRATTAMENTO RIABILITATIVO P. Moretti; C. Tacchino, A. Inuggi, M. Bassolino, V. Pippo, V. Bergamaschi, T. Pozzo Conclusioni Questo studio ha mostrato che per un adulto sano l’immaginazione motoria è in grado di predire il giusto numero di passi per coprire una data distanza. Tale capacità è ridotta nei bambini, ma mentre i sani erano in grado di usare feedback propriocettivi e/o vestibolari durante il cammino bendato, quelli con PCI hanno ridotto i loro errori solo dopo uno specifico training basato sull’incrementare la consapevolezza motoria, che ha anche portato ad una riduzione della fase di appoggio sull’arto meno affetto, ovvero la riduzione della strategia di sfuggire il carico, tipica di questi patologia. Istituto G. Gaslini, Istituto Italiano Tecnologia Premessa Le paralisi cerebrali infantili (PCI) sono un gruppo di disordini non progressivi dello sviluppo del movimento e della postura, spesso accompagnati da disturbi della percezione, della cognizione, del comportamento e della comunicazione e talvolta da crisi epilettiche.La forma più comune di PCI è quella emiplegica dove frequentemente la maggiore disabilità nei bambini riguarda le capacità funzionali dell’arto superiore, quali la capacità di raggiungere e manipolare oggetti con importanti ripercussioni nella vita quotidiana, inducendo i pazienti a portare a termine la maggior parte delle attività preferenzialmente con l’arto sano. Scopo dello studio Verificare se durante l’osservazione dell’ azione combinata con l’ascolto sonoro dell’effetto del movimento il sistema mirror si attiva maggiormente rispetto alla semplice osservazione e rispetto all’osservazione associata all’ascolto di un suono non congruente. Studiare i meccanismi cerebrali alla base del meccanismo di recupero mediante percezione multimodale di azioni Materiali e metodi Sono stati reclutati 20 soggetti per lo studio preliminare (10 controlli sani e 10 soggetti paretici), sottoposti al tempo 0 a valutazione funzionale ( AHA, melbourne, MACS, MAS, ROM, HFCS, WISC) + registrazione EEG + valutazione EMG superficie + valutazione performance motorie (finger tapping) Le registrazioni elettroencefalografiche sono state condotte con un sistema a 64 canali particolarmente adatto per l’utilizzo nei bambini (Biosemi ActiveTwo), ed è stata effettuata l’ analisi dei seguenti parametri: - la desincronizzazione del ritmo Mu, Low Beta, High beta - l’analisi delle sorgenti corticali (distribuzione topografica) E’ stato richiesto ai bambini di osservare attentamente alcuni filmati mostrati su di uno schermo (22 pollici) posto ad almeno 70 centimetri dal corpo. Erano previste 4 condizioni sperimentali in base ai 4 filmati che venivano mostrati, di seguito descritte e riassunte: XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 59 Abstract Book 1.OA: osservazione d’azione; 2.OASC: osservazione d’azione e suono congruo, 3.OASI: osservazione d’azione e suono incongruo, 4.CTRL: osservazione di un video di controllo. La registrazione dell’ EMG di superficie è stata effettuata utilizzando elettrodi di superficie e monitorando l’attività di 3 muscoli (FDR, bilateralmente, ed il tibiale anteriore del lato non lesionato) in contemporanea alla registrazione EEG sia durante l’esecuzione che la percezione dell’azione per evidenziare presenza e caratteristiche dell’attivazione muscolare. Risultati: E’ stata osservata una maggiore desincronizzazione durante l’OA, rispetto al video di controllo, del ritmo Low Beta (14-20 Hz) sia nei bambini sani che nei bambini affetti da PCI. Un trend verso una maggiore desincronizazione durante OASC rispetto a AO è stata osservata, ma maggiori approfondimenti, con gruppi piu numerosi di soggetti, sono necessari per confermare la sua significativita. Ulteriori analisi sono invece necessarie per valutare l’effetto del suono incongruente ed in generale la caratterizazione topografica delle sorgenti corticali interessate dai suddetti processi. Conclusioni: Vengono affrontate le criticità e sviluppate diverse ipotesi di implementazione del trattamento riabilitativo in relazione all’ attivazione del sistema mirror. Bibliografia 1 Alaerts K, Swinnen S, Wenderoth N, Interaction of sound and sight during action perception: Evidence for shared modality-dependent action representations. Neuropsychologia 2009, 47:25932599. 2 Audio-visual facilitation of the mu rhythm. Lucy M. Mc Garry, Frank A. Russo, Matt D. Schalles, Jaime A. Pineda. 3.Effect of observation of simple hand movement on brain activations in patients with unilateral cerebral palsy: an fMRI study. Mickael Dinomais, Gregoire Lignon, Eva Chinier, Isabelle Richard, Aram Ter Minassian, Sylvie N. Guyen The Tich. 4. Functions of the mirror neuron system: implications for neurorehabilitation. Buccino G e coll- Cog Behav Neurol 2006. 60 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 8 “ROBOTICA E NUOVE TECNOLOGIE” Aula A Sabato 10 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 61 Abstract Book C01 LA ROBOTICA APPLICATA ALL’ARTO SUPERIORE NEL PAZIENTE CON ICTUS V.Leoni, A.Focacci, L.Raggio, L.Rinosi, S.Piastri ASL4 Chiavarese Sono stati trattati con terapia robotica utilizzando la strumentazione Armeo Spring ed Amadeo 15 pazienti con esiti di ictus in tre diversi periodi successivi all’evento ictale: nei primi 3 mesi, tra i 3 e 9 mesi, e dopo i 12 mesi dall’esordio dell’ictus. Si tratta di 11 uomini e 4 donne, con età media di 72 aa, che clinicamente presentavano una emiparesi, di una gravita' valutata con la scala di Rankin, fra 2 e 4, dovuta ad una lesione nel territorio della cerebrale media. Sono state utilizzate le seguenti scale, prima del trattamento, al termine della terapia e a distanza di 12 mesi: Ashworth, Medical Research Council (MRC) , Motricity Index (MI), Fugl Meyer, Frenchay Activities Index, Task Load Index. Il protocollo utilizzato e’ stato di 15 sedute, in media 3 volte alla settimana, per un totale di 5 settimane. La terapia robotica ha determinato in tutti i pazienti al termine del ciclo terapeutico un miglioramento significativo dal punto di vista statistico (p< 0.05) nel Motricity Index e nella MRC, mentre nelle altre scale di valutazione non c' é significatività. Il miglioramento e’ stato osservato sia nei casi trattati precocemente nei primi mesi dopo l’evento ictale, ma anche nei casi che avevano presentato l’episodio cerebrovascolare da piu’ di 12 mesi e in cui il deficit motorio era apparentemente oramai stabilizzato. Al follow up ad un anno attualmente in corso, i risultati parziali dimostrano che il miglioramento è mantenuto ed ulteriormente incrementato nei primi 2 gruppi, mentre nel terzo sono rimasti sostanzialmente invariati. Da sottolineare, inoltre, che 3 dei 15 pz esaminati non si sono presentati al follow up per motivi di salute. Questi risultati, per quanto preliminari e su una limitata numerosità di pazienti, incoraggiano ad un utilizzo di queste apparecchiature nelle diverse fasi che seguono l’ictus, anche in situazioni apparentemente cristallizzate. I presenti dati vanno ampliati, aumentando la casistica, valutando sul piano neuro fisiopatologico il coinvolgimento dei distretti muscolari piu’prossimali e studiando alla RMN le modificazioni indotte sulla riorganizzazione funzionale delle diverse aree encefaliche. C02 FOLLOW UP A SEI MESI NEL TRATTAMENTO CON G-EO SYSTEMS DI ICTUS, MALATTIA DI PARKINSON, SM: RISULTATI V. Leoni, A.Focacci, P.Belloglio, S.Garbarino, G.Nunziati Asl4 Chiavarese Scopo dello studio è verificare se il trattamento con tecnologia robotica di arto inferiore possa determinare un miglioramento nella deambulazione e nelle ADL in pazienti con malattie neurologiche in fase cronica e se tali miglioramenti vengono mantenuti nel tempo. La casistica è di 46 pazienti di cui 18 malattie cerebrovascolari, 22 parkinson, 5 SM e 1 tetraparesi. La valutazione è avvenuta seguendo un protocollo di minima, deciso con il gruppo nazionale di robotica in neuroriabilitazione, che comprende le seguenti scale: TUG , Six minute walk test, Ten meter walk test, per tutti i pazienti trattati, mentre le altre scale patologie-specifiche sono: ictus: Ashworth Scale, Motricity Index, MRC ?,FAC ? e Walking Handicap Scale. parkinson: UPDRS ? seconda e terza parte, Freezing of gait questionnaires ?, Scala di Schwab e England modificata, FAC , WHS , PDQ-39 SM: EDSS Il protocollo comprende le valutazioni ad inizio trattamento, a fine trattamento e a distanza di 6 mesi. Tutte le sedute hanno avuto una durata massima di 30 min a difficoltà crescente con diversa frequenza. 6 pazienti hanno interrotto lo studio per artralgie, scarsa motivazione o per necessità di regolazione del neurostimolatore La casistica dei pazienti che hanno eseguito il follow up a 6 mesi è di 23 pazienti, gli altri non hanno ancora raggiunto i 6 mesi dalla fine del trattamento. Dai risultati si evince che i tests che hanno avuto un miglioramento, mantenuto nel tempo sono TUG, Ten meter walk test e Six minute walk test.Tale miglioramento non è riscontrabile nelle scale funzionali. E' indispensabile, per il mantenimento dei risultati, la motivazione del paziente e la partecipazione della famiglia. Nel futuro utilizzeremo un elettrodo di superficie per la registrazione elettromiografica del tibiale anteriore e test neuropsicologici per la valutazione cognitiva. 62 C03 STUDIO PILOTA DI FATTIBILITÀ’ ED EFFICACIA DELL’UTILIZZO DI TILT TABLE ROBOTIZZATO ERIGO® NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO DELL’’ICTUS: DATI PRELIMINARI M. Bartolo1, P. Tortola1, F. Spicciato1, F. Pierelli1,2, G. Sandrini3, C. Tassorelli3, C. Cisari4, E. Bettoni4, A. Baricich4 1 UOC Neuroriabilitazione, IRCCS NEUROMED, Pozzilli (Isernia); 2 Dipartimento di Scienze MedicoChirurgiche e Biotecnologie, “La Sapienza” Università di Roma, Latina; 3 Dipartimento di Riabilitazione Neurologica, IRCCS Istituto Neurologico Nazionale Fondazione C. Mondino, Pavia; 4 SC Medicina Fisica e Riabilitativa, Az. Ospedaliero Universitaria Maggiore della Carità, Novara Introduzione: I pazienti con esiti di ictus sono spesso costretti a immobilizzazione prolungata con l’insorgenza di significative complicanze, tra cui l’instabilità del sistema cardio-respiratorio. I trattamenti riabilitativi tradizionali si basano sulla mobilizzazione passiva o sull’impiego del tavolo da statica per ottenere una verticalizzazione precoce. È stato recentemente sviluppato un sistema di tilt table robotizzato (ERIGO®) che prevede un sistema di mobilizzazione assistita degli arti inferiori con simulazione della deambulazione. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare la fattibilità e l’efficacia dell’utilizzo di ERIGO nel recupero precoce della deambulazione assistita, confrontando tale trattamento con quello riabilitativo tradizionale. Materiali e metodi: sono stati inclusi nello studio soggetti affetti da ictus ischemico recente (entro 20 giorni dall’evento acuto), incapaci di deambulare al momento dell’arruolamento. Sono stati esclusi pazienti con gravi patologie cardio-respiratorie e ortopediche, instabilità ossea, deficit cognitivo con compromissione di comprensione e/o compliance al trattamento riabilitativo, ipertono arti inferiori (Ashworth >3), peso corporeo > 135 Kg, lesioni cutanee delle estremità e/o regione dorsale, malattie vascolari estremità inferiori. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: gruppo di studio (GS), sottoposto a fisioterapia tradizionale associata nelle prime tre settimane a trattamento con ERIGO, e gruppo di controllo (GC) trattato con programma riabilitativo tradizionale. pazienti che hanno terminato il protocollo di trattamento proposto. Nel gruppo di controllo (n=8) solo 5 soggetti (62.5%) hanno mostrato un recupero del cammino assistito. Due soggetti inclusi nel gruppo di studio hanno interrotto il trattamento per l’insorgenza di gonalgia in gonartrosi. Non sono emerse durante il protocollo di trattamento effetti avversi relativi a problematiche cardiovascolari. Conclusioni: I risultati preliminari mostrano un potenziale beneficio correlato all’utilizzo precoce di ERIGO nel recupero del cammino in pazienti con esiti di ictus. Ulteriori studi sono necessari per confermare questo dato e per valutare l’impatto della metodica sull’outcome funzionale del paziente. Particolare attenzione deve essere osservata in pazienti affetti da gonartrosi per la possibile insorgenza di sintomatologia dolorosa durante il trattamento. Bibliografia: 1. Chernikova L, Umarova R, Trushin I, Domashenko M. The early activization of Patients with Acute Ischemic Stroke Using Tilt Table “Erigo”: The Prospective Randomized Blinded Case-Control Study. Neurorehabilitation and Neural Repair 22 (5); 2008. 2. Czell D, Schereier R, Rupp R, Eberhard S, Colombo G, Dietz V. Influence of passive leg movements on blood circulation on the tilt table in healthy adults. Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation 2004, I:4 3. Daminov VD, Rybalko NV, Kuznetsov AN. Central and cerebral blood flow estimation of patients in acute stroke applying tilt-table Erigo. European Journal of Physical and Rehabilitation Medicine 2010; 46 (Suppl 1) Issue N. 2. Risultati: sono stati inclusi nello studio 15 pazienti. A due mesi dall’inclusione nel gruppo di soggetti trattati con ERIGO (n=7), si è osservata la ripresa del cammino assistito in tutti i XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 63 Abstract Book C03 ELETTROSTIMOLAZIONE FUNZIONALE DURANTE CYCLING: INFLUENZA DEL POSIZIONAMENTO DEGLI ELETTRODI SULLA RIPOSTE MUSCOLARE IN PAZIENTI AFFETTI DA LESIONE MIDOLLARE L. Bissolotti Fondazione Teresa Camplani Casa di Cura Domus Salutis Introduzione: come evidenziato da dati della letteratura l’elettrostimolazione funzionale durante pedalata assistita (FES Cycling) rappresenta un utile strategia per la gestione a lungo termine delle sequele a lungo termine della lesione midollare (TVM). In condizioni di cronicità tale metodica può contribuire al trattamento della spasticità, al mantenimento del trofismo muscolare, al ritorno venoso e sollecitare almeno parzialmente la matrice ossea. Conclusioni: I risultati ottenuti suggeriscono che la ricerca del punto motore per l’effettuazione di sedute di trattamento con FES cycling è in grado di contribuire positivamente alla erogazione di un trattamento più efficace ed efficiente tramite un miglioramento della potenza sviluppata durante la seduta di trattamento. Tale procedura è quindi in grado di migliorare la qualità del trattamento con FES cycling non solo riducendo i tempi necessari all’erogazione della seduta ma anche e soprattutto migliorando la safety globale della metodica in termini di comfort e la tollerabilità cutanea. Scopo: valutare l’effetto del diverso posizionamento degli elettrodi sulla risposta biomeccanica muscolare (picco di potenza, potenza media ed affaticabilità) durante FES cycling in pazienti affetti da esiti di TVM durante FES cycling. Metodi: nel presente studio sono stati invitati a partecipare 8 pazienti affetti da paraplegia classe ASIA A con TVM compreso fra T1 e T12 (6 maschi, 2 femmine, età media 34.5±8.8anni, durata malattia 6anni). L’esercizio assistito di FES cycling degli arti inferiori è stato proposto tramite modello Pegaso (Biotech srl, Italia). Tramite questo modello di FES cycling è possibile ottenere dati circa la potenza di picco raggiunta (PPw), la potenza media (AvgP), la distanza percorsa durante la seduta di trattamento, la velocità media e di picco. Tali parametri sono stati misurati in due giorni diversi con (FES-C) e senza (FES-S) ricerca del punto motore con e senza ricerca del punto motore su retto femorale, vasto mediale e laterale. La FES-C è stata realizzata tramite elettrodo a penna, FES-S è avvenuta in accordo ai punti di repere dell’anatomia di superficie. Risultati: per FES-S i valori medi di PP sono stati pari a 4.2±2.6Watt con una AvgP di 2.8±1.1Nm. Durante la seduta FES-C tali valori sono stati rispettivamente pari a 5.8±3.5Nm (p<0.05) e 4.6±2.6Nm (p<0.05). Senza punto motore la distanza percorsa, velocità media e di picco sono stati rispettivamente pari a 1092.8±428.5m, 35.1±14.2rpm e 39.1±15.4rpm. Questi parametri biomeccanici non hanno presentato differenze significative dopo applicazione degli elettrodi su punto motore essendo stati mediamente pari a: 1103.2±437.1m, 36.5±13.5rpm e 38.1±16.1rpm (p>0.05). 64 C04 ANALISI DEL PATTERN SEMG ARTI INFERIORI DURANTE DEAMBULAZIONE OVER-GROUND CON ESOSCHELETRO INDOSSABILE EKSO IN EMIPARETICI DA ESITI DI LESIONE CEREBRALE F. Molteni, M. Gaffuri, M. Colombo, G. Gasperini, C. Giovanzana, N. Farina, E. Guanziroli Centro Riabilitativo Villa Beretta Costa Masnaga Ospedale Valduce Como Introduzione Il controllo ritmico alternato/coordinato dell'attivazione dei principali distretti muscolari degli arti inferiori nei pazienti con emisindrome deficitaria da lesione cerebrale è un target riabilitativo fondamentale per il recupero della deambulazione [1-2]. A tal fine sono state effettuate esperienze di training su treadmill con sistemi esoscheletrici o end effector di induzione robotizzata del passo. Gli esoscheletri indossabili sono stati utilizzati per il training over-ground della deambulazione solo in pazienti con lesione midollare completa [3]. Non vi sono in letteratura dati in merito ad utilizzo di esoscheletri indossabili per training overground di pazienti con emisindrome deficitaria da lesione cerebrale. Materiali e Metodi Sono stati analizzati 12 pazienti affetti da emiparesi secondaria a lesione cerebrale vascolare (età media =56,88±11,87, 6 con emiparesi destra, 6 con emiparesi sinistra). Con wireless sEMG è stato rilevato il pattern elettromiografico del m. retto femorale, m. semimuscoli, m. tibiale anteriore, m. soleo dell'arto inferiore destro e sinistro in condizione di a) cammino spontaneo e b) cammino con esoscheletro indossabile EKSO. EKSO è un esoscheletro indossabile robotizzato dotato di 4 motori per la mobilizzazione di anca e ginocchio, che permette l’alzata, la seduta e la deambulazione. Ogni singolo passo è innescato dal soggetto tramite il trasferimento di carico da un arto al controlaterale, secondo una modalità definita in fase di settaggio iniziale del dispositivo, in base alle caratteristiche del soggetto. Al superamento di una soglia, definita sulle base delle caratteristiche del soggetto i motori vengono azionati permettendo l’avanzamento dell’arto. Il pendolamento è assicurato dal trasferimento di carico da un piede al controlaterale sfruttando il supporto di un deambulatore o di due bastoni canadesi. È stata effettuata analisi dell'attività elettromiografica di tipo qualitativo (timing rispetto alla fase di stance e swing del passo) e quantitativo (averaging del tracciato rettificato integrato). Risultati Durante cammino spontaneo il pattern sEMG del lato affetto presentava una ipoattivazione globale in 8 pazienti, in 4 pazienti era prevalente l'alterazione del timing del m. tibiale anteriore e del m. retto femorale. In tutti i pazienti il m. tibiale anteriore del lato non affetto presentava una prolungata attivazione in fase di appoggio. In tutti i pazienti esaminati durante cammino con EKSO si è rilevato il ripristino del timing di attivazione dei muscoli esaminati sia del lato affetto che del lato non affetto. In tutti i pazienti esaminati si è rilevato un significativo incremento quantitativo dell'attività mioelettrica dei muscoli esaminati del lato affetto. Conclusioni Il training over-ground della deambulazione con il supporto di esoscheletro indossabile EKSO modifica significativamente il pattern neuromuscolare dinamico degli arti inferiori in pazienti affetti da emiparesi secondaria a lesione cerebrale vascolare facilitando il ripristino del timing di attivazione sia del lato affetto che del lato non affetto. Inoltre è stato osservato un incremento significativo dell'attivazione del lato affetto. Tali elementi di facilitazione del controllo neuromuscolare sono da considerarsi rilevanti al fine del ripristino del controllo della deambulazione in pazienti con emiparesi secondaria a lesione cerebrale di origine vascolare. Ulteriori studi sono necessari per verificare l'efficacia a lungo termine di tale procedura terapeutica. Bibliografia [1] Iavanenko YP et al, Front Comput Neurosci 2013 Sep 10; 7:123 [2] Knuttson E et al, Brain 1979 Jun; 102 (2): 405-30 [3] Esquenazi A. et al, Am J Phys Med Rehabil 2012 Nov; 91 (11): 911.-21 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 65 Abstract Book C05 EFFETTI DELLA NEUROPROTESI WALKAIDE® BASATA SULLA STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE PER IL PIEDE CADENTE SULLA STABILITÀ DEL TRONCO DURANTE IL TRAINING DELLA DEAMBULAZIONE. G. Morone, M.Iosa, A. Fusco, P. Di Capua, L. Pratesi, S. Paolucci IRCCS Fondazione Santa Lucia - Roma INTRODUZIONE: La Stimolazione Elettrica Funzionale (FES) del nervo peroneale, Walkaide®, è utilizzata sia come strumento riabilitativo che come ortesi funzionale nei pazienti con piede cadente da stroke. Esistono in letteratura opinioni contrastanti sull’efficacia della FES sulle prestazioni motorie nei pazienti in fase subacuta. Da notare che i pazienti preferiscono il Walkaide® alle ortesi AFO per una maggiore sicurezza percepita durante la marcia. Mancano ad oggi conoscenze sull’effetto della FES sull’equilibrio ed il comportamento motorio durante task. Scopo del presente studio è quello di valutare gli effetti della neuroprotesi Walkaide® sulla stabilità del tronco, mediante accelerometro triassiale, durante il training della deambulazione. (CC:p=0.863,LL:p=0.321,AP: p=0.274). Analizzando però i soli dati dei nove pazienti che camminavano senza bastone si è visto che le accelerazioni del tronco lungo l’asse craniocaudale erano minori quando i pazienti utilizzavano il walkaide rispetto a quando non lo utilizzavano (1.08±0.69vs.1.16±0.65 m/s2, p=0.013), a parità di velocità autoselezionate(p=0.277). DISCUSSIONE La stabilità dinamica del tronco durante il cammino è migliorata nel piano sagittale e in particolare lungo l’asse craniocaudale nei soli pazienti che non avevano bisogno di ausilio per deambulare. È noto comunque che l’uso di un bastone possa migliorare l’equilibrio e ciò è un fattore confondente allorquando interessi valutare il solo effetto della neuroprotesi walkaide. BIBLIOGRAFIA Bethoux F et al. NNR. 2014 Feb 13. Morone et al. SRT. 2012;2012:523564. MATERIALI E METODI Quindici pazienti (età media:57.1±11.3, mediana e interquartile del tempo dall’ictus: 12 e 33, 14 maschi) con ictus sono stati sottoposti al test di cammino dei 10m, a velocità auto selezionata, usando le loro comuni calzature (6 di loro in entrambe le condizioni hanno usato un bastone per deambulare in entrambe le condizioni, altri 2 hanno usato il peromed nel test senza walkaide). Durante il test, i soggetti indossavano una cintura elastica con un dispositivo wireless (FreeSense®,Sensorize s.r.l., Roma; massa:93g, frequenza di acquisizione:100Hz) collocato in corrispondenza di L2-L3. Sono state misurate le accelerazioni lungo i tre assi corporei (antero-posteriore AP, latero-laterale LL, and craniocaudale CC). Dai segnali accelerometrici si è calcolato il root-mean-square (RMS), il tempo e il numero di passi impiegati per eseguire il 10mWT e quindi la velocità media e la lunghezza media del passo. RISULTATI La velocità autoselezionata dai pazienti non era diversa tra quando eseguivano il test dei 10m con e senza walkaide (0.38±0.19vs.0.38±0.17 m/s,p=0.899). Anche le accelerazioni del tronco lungo i tre assi non mostravano significative differenze 66 C06 RIABILITAZIONE ROBOT-MEDIATA IN SOGGETTI POST-ICTUS CRONICI: QUALE RUOLO PER L’ARTO NON PARETICO? A. De Luca, H. Vernetti, C.Lentino, G.A. Checchia, P. Giannoni, M. Casadio S.C. Recupero e Rieducazione Funzionale, Dipartimento di Riabilitazione, Ospedale Santa Corona, ASL2 Savonese (Pietra Ligure, Savona); Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi (DIBRIS), Università degli Studi di Genova (Genova); ART Centro di riabilitazione e formazione (Genova) Introduzione: Il bisogno di riacquisire rapidamente l’indipendenza nelle attività della vita quotidiana spinge i pazienti con esiti da ictus a sviluppare e rafforzare strategie di compenso che coinvolgono anche il tronco e l’emilato non direttamente colpito dalla lesione e che possono limitare le capacità di recupero e portare all’insorgere di complicazioni secondarie [1]. L’obiettivo di questo studio è verificare l’influenza di un esercizio eseguito con l’arto sano mantenendo un corretto assetto posturale sulla funzionalità dell’arto paretico e sulla core stability. intervento del fisioterapista. Durante il trattamento i soggetti hanno migliorato la performance dell’arto sano (durata: -0.8±SE 0.08 secondi, p<0.0001, accuratezza: 0.2±0.07 SE, p= 0.01, jerk normalizzato: -53.25±16.98 SE, p=0.006). I 7 soggetti testati prima e dopo il trattamento per il trasferimento del learning all’arto controlaterale hanno avuto miglioramento significativo nel numero di target raggiunti con l’arto plegico e nella durata di esecuzione dei movimenti (-0.72±0.22 SE secondi, p=0.01). Conclusioni: Un trattamento basato solo movimenti dell’arto sano effettuati mantenendo una corretta postura ha portato un miglioramento dell’arto paretico significativo e comparabile - ?FMA +3.87 - con i risultati ottenuti nei trattamenti robot assistiti dell’arto paretico [3]. Questi risultati saranno indagati ulteriormente tramite l‘analisi cinematica ed elettromiografica di movimenti non assistiti effettuati prima e dopo il trattamento e con valutazione di follow-up a 3 e 6 mesi Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 16 soggetti con esiti da ictus, cronici ed in condizioni cliniche stabili (7 maschi, 9 femmine, età media 63.06 ± 8.84 anni, 11 emiparesi destra 5 sinistra, tempo dall’evento acuto 5.96 ± 4.28 anni). I soggetti hanno eseguito 20 sedute di trattamento con l’arto non direttamente colpito dalla lesione, posizionato nell’esoscheletro Armeo-Spring (TWrex,[2]), con due modalità di assistenza da parte dei fisioterapisti: controllo continuo (feedback propriocettivo-tattile del corretto allineamento del tronco); controllo intermittente, (intervento solo in caso di postura scorretta). L’arto paretico è stato valutato prima e dopo il trattamento con Fugl Meyer Assessment (FMA sections A-D -upper arm- and H sensation), Trunk Impairment Scale (TIS) ed è stata misurata la forza di presa. In sette soggetti abbiamo valutato il trasferimento delle abilità acquisite negli esercizi effettuati con il robot all’arto controlaterale. Risultati: Il trattamento riabilitativo robot-assistito basato solo su esercizi effettuati con l’arto sano ha portato ad un miglioramento nel movimento (FMA A-D : +3.87±0.99 SE, p=0.001), nella sensibilità (FMA H:+1±0.51 SE,p=0.04) e nella forza (+0.8±0.28 SE, p=0.02) dell’arto paretico. Non abbiamo travato alcuna differenza significativa tra le due modalità di XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 67 Abstract Book C08 ACQUISIZIONE DI COMPETENZE SOCIALI IN UN AMBIENTE URBANO VIRTUALE IN ADULTI CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO, MEDIANTE L’USO DI INTERFACCE NATURALI M. Saiano (1,2), L. Pellegrino (2), M. Casadio (2), S. Summa (2), E. Garbarino (1), V. Rossi (1), V. Sanguineti (2), D. Dall’Agata (1). valutato mediante un secondo questionario, somministrato a genitori e agli educatori. Entrambi i gruppi hanno fornito risposte altamente correlate, che dimostrano un miglioramento significativo (genitori p=0.0483, educatori p=0.0030) nella capacità dei soggetti di seguire una segnaletica e affrontare un incrocio stradale in un percorso reale. (1) ASL3 Genovese Dipartimento Cure Primarie e Attività Distrettuali, Struttura Semplice Reparto Speciale Disabili, Genova (2) Dip. di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi, Università di Genova CONCLUSIONI I risultati dimostrano che l’interazione con ambienti virtuali basata su interfacce naturali facilita l'acquisizione di competenze sociali quali la capacità di seguire indicazioni stradali in un ambiente urbano virtuale, in quanto questo ambiente diventa uno strumento educativo in grado di fornire alle persone con ASD un ambiente sicuro per l’apprendimento. Il metodo proposto si basa su tecnologie a basso costo, facilmente adattabili a qualsiasi ambiente clinico ed educativo. INTRODUZIONE Le persone con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) presentano disabilità permanente nella loro capacità di interazione e in tutte le competenze sociali che rendono le persone autonome nelle attività di vita quotidiane. Questo studio è stato concepito per individuare nuove metodologie riabilitative, che facilitano l’apprendimento delle regole di sicurezza stradale nei soggetti con ASD. MATERIALI E METODI Lo studio ha coinvolto sette adulti con ASD associato o meno a ritardo mentale. Dopo una prima fase di familiarizzazione con l’ambiente, per quattro settimane i partecipanti hanno effettuato un trattamento consistente nell’interazione con ambienti urbani virtuali con livelli crescenti di complessità, mediante una interfaccia gesture-based (Microsoft Kinect). Durante ogni sessione settimanale di 45 minuti, i soggetti hanno completato due percorsi diversi, in cui dovevano raggiungere una farmacia e una stazione di polizia, impegnando diversi incroci stradali con e senza semaforo, seguendo la segnaletica stradale proposta. RISULTATI Sei soggetti hanno completato il protocollo, migliorando significativamente la loro performance nell’ambiente virtuale (velocità p=0.0042, lunghezza percorso p=0.014, indice di composizione p=0.016 n° errori p=0.0074). Si è inoltre riscontrata una riduzione del numero di errori (p=0.0127) in un questionario somministrato prima e dopo il trattamento, che mirava a valutare la comprensione delle competenze sociali necessarie per portare al termine i task proposti, confermando che tutti i soggeti hanno imparato le corrette regole di sicurezza stradale. Il trasferimento dei comportamenti acquisiti nella vita quotidiana è stato 68 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 9 “STROKE” Aula B Sabato 10 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 69 Abstract Book C01 LA RIABILITAZIONE ROBOTIZZATA DELL’ARTO SUPERIORE DOPO ICTUS CEREBRI: ANALISI DEGLI ADATTAMENTI VASCOLARI PERIFERICI AL TRATTAMENTO CON GLOREHA L. Bissolotti Fondazione Teresa Camplani Casa di Cura Domus Salutis Conclusioni: I risultati ottenuti suggeriscono che il trattamento con Gloreha Idrogenet è in grado di contribuire positivamente all’incremento della pulsatilità vascolare periferica dei muscoli flessori dell’arto superiore paretico. Dal punto di vista riabilitativo i dati raccolti ne supportano l’utilizzo ripetitivo data la possibilità di ottenere una serie di vantaggiosi effetti a livello neuromuscolare e vascolare. Introduzione: La riabilitazione robotizzata dell’arto superiore post ictus, con soluzioni adattate anche all’uso domestico offre attualmente nuove opportunità terapeutiche al paziente affetto da esiti di ictus cerebri. L’interazione uomo-macchina finalizzata alla riabilitazione, in quanto ambito di recente interesse, risulta argomento relativamente giovane e quindi con ampie necessità di approfondimento dal punto di vista neurofisiologico e biologico. Scopo: valutare la variazione del flusso tissutale dei distretti muscolari dell’arto superiore tramite misura delle modificazioni locali di emoglobina totale durante singola seduta di trattamento robotizzato con sistema Gloreha Idrogenet in pazienti affetti da esiti di ictus cerebri. Metodi: nel presente studio sono stati invitati a partecipare 23 pazienti (età media di 60 anni, 13 maschi) affetti da esiti di ictus cerebri, di cui 15 ischemico, con menomazione media misurata con Motricity Index pari a 40.4±18.4 punti ed Ashworth media pari a 1.2±0.3punti: di essi 12 erano in fase cronica (>6 mesi) e 11 in fase subacuta (<6mesi). Protocollo utilizzato: 20 minuti, suddivisi in 5 esercizi con mobilizzazione delle dita sia singolarmente che simultaneamente dall’Esercizio 1 al 5. Misurazione tramite NIRS dei parametri di ossigenazione (TOI) e flusso tissutale (THB) durante il trattamento robotizzato tipizzando i diversi esercizi proposti (E1-E5). Risultati: la somma delle variazioni in valore assoluto dei picchi per esercizio è stata pari a 19.32±8.20, ovvero una variazione del 5.21±1.78% rispetto al valore basale. Il primo esercizio della sequenza (E1-Conteggio dei numeri) ed il secondo (E2-Completa estensione delle 5dita) hanno presentato hanno presentato la più significativa variazione del THB (6.±7.7 e 6.5±5.9). I risultati dell’indice di ossigenazione (TOI) non hanno subito particolari variazioni a seguito del trattamento riabilitativo robotizzato. 70 C02 IL TRATTAMENTO SINTOMATICO CON GLOREHA DELL’ARTO SUPERIORE DOPO ICTUS CEREBRI: EFFETTI SU DOLORE E SPASTICITA’ L. Bissolotti Fondazione Teresa Camplani Casa di Cura Domus Salutis Introduzione: La riabilitazione robotizzata dell’arto superiore post ictus, con soluzioni adattate anche all’uso domestico, offre attualmente nuove opportunità terapeutiche al paziente affetto da esiti di ictus cerebri. Il trattamento del dolore, della spasticità e di sintomi quali pesantezza o rigidità percepiti sono passibili di potenziali risposte favorevoli al trattamento di tipo robotizzato. Conclusioni: I risultati ottenuti suggeriscono che il trattamento con Gloreha Idrogenet è in grado di contribuire positivamente al trattamento sintomatico dell’arto superiore paretico. Dal punto di vista riabilitativo i dati raccolti ne supportano l’utilizzo ripetitivo data la possibilità di ottenere una serie di vantaggiosi effetti a livello clinico rispetto al contenimento di dolore, pesantezza e rigidità percepita in pazienti affetti da spasticità moderata dell’arto superiore. Scopo: valutare la risposta soggettiva su dolore, rigidità e pesantezza percepiti al trattamento robotizzato dell’arto superiore con sistema Gloreha Idrogenet in pazienti affetti da esiti di ictus cerebri. Metodi: nel presente studio sono stati reclutati 11 pazienti (età media di 62.8±12.7anni, 6 maschi) affetti da esiti di ictus cerebri, di cui 5 ischemico, con menomazione media misurata con Motricity Index pari a 49.0±16.8 punti ed Ashworth media di 1.1±0.8, distanza evento indice 38.5±50.5mesi. Protocollo utilizzato: 20 minuti, suddivisi in 5 esercizi con mobilizzazione delle dita sia singolarmente che simultaneamente dall’Esercizio 1 al 5. Valutazione effettuate pre (T0) e post-trattamento dopo 10sedute (T1) tramite: VAS 0-100, pesantezza 0-100, rigidità 0-100 ed Ashworth 1-4. Risultati: Il senso di pesantezza percepito a carico di spalla, gomito e polso/dita è passato rispettivamente da 44.1?26.2 punti, 33.6?22.9 e 34.5?31.1 (T0) a 20.9?16.3 punti, 21.9?18.7 e 19.5?19.9 (T1) (?>0.05); con una riduzione percentuale media del 52.6%, 35.1% e 43.4% rispettivamente. Il senso di rigidità percepito a carico di spalla, gomito e polso/dita è passato da 31.4?26.7, 28.2?25.5 e 43.6?23.7 (T0) a 8.6?14.5, 10.5?14.6 e 21.4?19.6 (T1); con una riduzione percentuale media pari al 72.5%, 62.9% e 51.0% tra T0 e T1. Nel campione studiato, solo 3 pazienti avevano dolore a carico dell’arto superiore con un range compreso tra i 30 ed i 70 punti VAS a livello di polso/dita. Fra T0 e T1 in questi pazienti è stata osservata una riduzione del dolore per tutti fino a 0 punti VAS. Nei soggetti senza dolore a T0 non è stata subita alcuna variazione del sintomo. Il valore di Ashworth a T1 era di 0.4±0.5punti. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 71 Abstract Book C04 EFFETTI DI UN TRATTAMENTO RIABILITATIVO SPECIFICO PER IL RECUPERO DELLA SINDROME DELLA SPINTA CONSEGUENTE AD ICTUS: STUDIO RANDOMIZZATO CONTROLLATO F. Ferrari, ML. Gandolfi, A. Picelli, E. La Marchina, R. Tosoni, C. Geroin, D. Munari, N. Smania capire se un programma riabilitativo focalizzato sulla correzione della spinta possa migliorare in modo significativo le performance di equilibrio nei pazienti che non rispondono efficacemente ad 1 mese di trattamento riabilitativo. AOUI verona, università degli studi di verona La “Sindrome della Spinta” (Pusher Syndrome, PS) è un disturbo ancora poco studiato nonostante sia presente in circa il 10% dei soggetti post stroke presenti nei reparti di riabilitazione. La PS si manifesta con gravi alterazioni posturali che limitano l'autonomia e richiedono periodi di riabilitazione e ospedalizzazione più prolungati. I meccanismi alla base di questo disordine neurologico e, ancor meno, le possibili strategie riabilitative più idonee per facilitarne la risoluzione sono stati poco indagati. Lo scopo dello studio è confrontare gli effetti di un trattamento riabilitativo specifico per la PS con quelli di un trattamento convenzionale in un gruppo di pazienti (n=16) affetti da sindrome della spinta conseguente ad ictus. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi. Il gruppo sperimentale (n=8) ha ricevuto un trattamento incentrato sul miglioramento dell’equilibrio in posizione seduta e in stazione eretta mediante esplorazione del campo visivo ed esecuzione di compiti attentivi, riduzione della rigidità muscolare e mantenimento della stazione eretta. Il gruppo di controllo (n=8), è stato sottoposto ad un trattamento riabilitativo di tipo convenzionale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a 20 sedute di FKT della durata di circa 50 minuti l’una. Al momento dell’accoglimento in reparto (T1), immediatamente prima dell’inizio del trattamento (T2) alla fine (T3) del programma riabilitativo e 1 mese dopo il termine dello stesso (T4), i pazienti sono stati valutati da un esaminatore “blind” mediante le scale EuropeanStroke Scale(ESS), Scale for ContraversivePushing(SCP) e PosturalAssessment Scale for StrokePatients(PASS). Al T1 i due gruppi erano tra loro omogenei per età, scolarità, tempo dall’ictus e punteggio al Barthel Index. Il gruppo sperimentale presentava una severità neurologica (ESS:47,63±11,56) maggiore rispetto al gruppo di controllo (ESS:60,13±22,09). Dopo il trattamento entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo in tutte le scale di valutazione (ESS, SCP, PASS) senza evidenziare differenze significative tra i gruppi. Anche se non sono state individuate differenze significative tra i due gruppi, pensiamo che debba comunque essere posta una certa attenzione alla riabilitazione di questi pazienti al fine di prevenire le cadute e migliorare le ADL. Sono tuttavia necessari nuovi studi al fine di 72 C05 MODIFICAZIONI DELL’ECCITABILITÀ CORTICALE DURANTE TRAINING ROBOTICO DELL’ARTO SUPERIORE: STUDIO PILOTA SU SOGGETTI CON ICTUS CEREBRALE CRONICO E SOGGETTI SANI. A. Modenese, M. Gandolfi, G. Vallies, P. Manganotti, A. Waldner, C. Geroin, D. Munari, A. Picelli, N. Smania. AOUI Università di Verona La valutazione delle modificazioni dell’attività cerebrale indotte da training robotico con dispositivo AMADEO rappresenta un ambito innovativo, utile per migliorare le conoscenze sui fenomeni di plasticità cerebrale. Questo può avere implicazioni molto importanti nelle neuroscienze e nella ricerca in campo riabilitativo, poiché consente di valutare da un lato le anomalie nell’attività corticale in seguito a danni cerebrali di vario genere, dall’altro le modificazioni che possono avvenire in seguito ad un periodo di training. Il disturbo della funzione dell’arto superiore rappresenta uno dei più comuni deficit riscontrati in pazienti affetti da esiti di ictus cerebrale, in particolare circa il 60% dei pazienti soffrono di una qualche forma di impaccio senso-motorio associato all’estremità distale. Le modificazioni dell’eccitabilità corticale che si instaurano in tali soggetti, durante l’esecuzione di task motori guidati da un dispositivo robotico, non sono state ancora indagate. Lo scopo del presente studio è di valutare mediante tecnica di stimolazione magnetica transcranica (TMS) le modificazioni dell’eccitabilità corticale indotte da training robotico dell’arto superiore. Sei soggetti sani e quattro pazienti con ictus cronico sono stati sottoposti a 10 sessioni di trattamento per l’arto superiore con strumento robotico AMADEO (5 sessioni/settimana per 2 settimane). Tutti i soggetti sono stati valutati, prima e dopo il trattamento, con un protocollo di studio dell’eccitabilità corticale mediante TMS. Sono state considerate come misure di outcome la soglia motoria a riposo, l’ampiezza del potenziale motorio evocato al 120% della soglia motoria, l’ampiezza del potenziale motorio evocato con tecnica a doppio stimolo eccitatorio e inibitorio. I muscoli target sono stati il primo interosseo dorsale, gli estensori comuni delle dita e i flessori comuni delle dita. I pazienti, inoltre, sono stati valutati con le seguenti scale di valutazione: Nine Hole Peg Test, Fugl-Meyer Assessment, European Stroke Scale, Scala di Ashworth modificata, Scala del Medical Research Council, Motricity Index, Action Research Arm Test, Motor Activity Log, Amadeo Firefighters. I dati sono stati analizzati con test statistici non parametrici. Nel gruppo di controllo e nel gruppo dei pazienti la valutazione dell’eccitabilità corticale eseguita a livello del primo interosseo dorsale e dei muscoli estensore e flessore comune delle dita, ha mostrato modificazioni peculiari, sebbene non significative dal punto di vista statistico, per quanto riguarda tutte le misure di outcome. Nei pazienti si è assistito inoltre ad un miglioramento prossimo alla significatività alle seguenti scale di valutazione: scala di Fugl Meyer (p=0,06) e valutazione della sensibilità cinestetica (p= 0,06). XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 73 Abstract Book C05 VALUTAZIONE DELL'OUTCOME FUNZIONALE NEI PAZIENTI CON ESITI DI ICTUS MEDIANTE INDICATORI DI PROCESSO/ESITO V.Calabrò¹, C. Cordano², E. Traverso¹, E. Benevolo³, M. Gardella4, Fr. Ventura¹ 1 IRCCS A.O.U. San Martino - IST, Genova, 2 Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia, Genetica, Riabilitazione e Pediatria, Università di Genova, Genova, 3Fondazione Salvatore Maugeri, Nervi (GE),Ospedale “La Colletta”, Arenzano (GE) INTRODUZIONE: L'ictus rappresenta la prima causa di disabilità in occidente. Il numero dei pazienti affetti da esiti di ictus è destinato ad aumentare, sia per la senilizzazione della popolazione, sia per l’aumento del tasso di sopravvivenza post-ictus. La predizione dell’outcome riabilitativo funzionale nelle fasi precoci della malattia è cruciale, specie per la pianificazione del percorso riabilitativo e assistenziale del paziente. CONCLUSIONI: Questo studio evidenzia come alcuni indicatori influiscano maggiormente di altri sul recupero funzionale dei pazienti con ictus. Il sistema IPER 2 consente l'identificazione di questi indicatori, ponendosi come possibile valido supporto nella definizione di una corretta prognosi riabilitativa. BIBLIOGRAFIA: Stroke (2013) Differences in outcome and predictors between ischemic and intracerebral hemorrhage: the South London Stroke Register. Bhalla A, Wang Y, Rudd A, Wolfe CD I Quaderni dell’Agenzia – ARS Liguria n° 10 (2012) IPER2 Indicatori di Processo-Esito in Riabilitazione, versione 2 – Uno strumento per l’audit clinic e il controllo di gestione MATERIALI E METODI: Per valutare l'outcome riabilitativo dei pazienti con ictus è stato utilizzato il sistema IPER 2 (Indicatori di Processo Esito in Riabilitazione), strumento di monitoraggio e governo clinico dei processi riabilitativi, adottato in diversi centri di Riabilitazione della Liguria, Lombardia e Toscana, utilizzato per razionalizzare i percorsi di cura e garantire una migliore appropriatezza nell’allocazione delle risorse. Sono stati selezionati 264 pazienti, di età compresa tra 30 e 96 anni, ricoverati tra il 2009 e il 2013 presso i cen-tri di Riabilitazione Intensiva della Provincia di Genova. Sono stati selezionati pazienti con punteggio Rankin premorboso < 3, al primo ricovero riabilitativo effettuato entro due mesi dall'esordio dell'ictus. Sono state messe a confronto le differenze tra i punteggi in ingresso e in dimissione (delta) del Barthel Index (BI) e del Trunk Control Test (TCT), con le se-guenti variabili: età, caratteristiche dell'ictus, complessità clinica all'ingresso, presenza/ assenza di gravi patologie premorbose e fattori interferenti intercorsi nella degenza. Per l'analisi statistica sono stati utilizzati il test di Spearman e il T di Student. RISULTATI: Dall'analisi dei dati è emersa una correlazione statisticamente significativa tra deltaTCT e deltaBI e le differenti tipologie di ictus, a testimonianza di una migliore prognosi funzionale per l'ictus emorragico. La demenza grave (Clinical Dementia Rating > 3) è risultata la patologia premorbosa a maggior impatto sull'outcome. Il recupero delle ADL risulta maggiore nei pazienti a bassa e media complessità rispetto a quelli considerati ad elevata complessità. Le infezioni non urinarie e l’insorgenza di un evento clinico avverso durante il ricovero risultano correlati con un peggior recupero delle ADL. 74 C06 ETÀ’ E MARCATORI DI COMPLESSITÀ’ CLINICA NELLA RIABILITAZIONE POSTICTUS: SIGNIFICATO PROGNOSTICO DI OUTCOME FUNZIONALE C. Corsini, B. Bernardini, G. Cerina, S. Ghirmai, L. Barulli, V. Colantonio, M. Pagani Per il gruppo di Lavoro IPER 2. UO Neuroriabilitazione, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi). INTRODUZIONE L’età è considerata un fattore prognostico significativamente associato a cattivo esito di recupero nel paziente con recente ictus. Alcuni studi evidenziano però come altri fattori influenzino questo dato prognostico e come sia difficoltoso definire il limite di età da considerare “a prognosi negativa”. Questo studio si propone di confrontare gruppi di pazienti suddivisi per età dopo averne definito le caratteristiche cliniche assistenziali riabilitative e sociali tramite marcatori di complessità ed di valutarne i principali esiti quali interruzione della riabilitazione (mortalità instabilità clinica critica), recupero funzionale e destino alla dimissione. significative nella capacità di recupero del potenziale riabilitativo, calcolato come rapporto tra il delta dell’Indice di Barthel ammissione.dimissione ed il delta premorboso-ammissione. CONCLUSIONI Dal punto di vista epidemiologico l’ictus è una patologia caratteristicamente età-associata ed il trattamento riabilitativo deve considerare molti fattori tipicamente geriatrici per la corretta gestione clinica dei pazienti più anziani. La gestione della comorbidità e la prevenzione degli eventi clinici avversi diventano fattori rilevanti quanto la prevenzione delle recidive o il trattamento specifico neuromotorio. Nelle classi di età più avanzate si osservano miglioramenti funzionali significativi, con possibilità di recupero dei livelli premorbosi simili per importanza a quelli delle classi più giovani. MATERIALI E METODI Sono stati analizzati i dati del sistema IPER 2 di 1.470 pazienti (47% donne) ricoverati (prima riabilitazione) per postumi di ictus ischemico o emorragico in strutture di riabilitazione intensiva o estensiva della Liguria e del centro-nord Italia. Tutti i pazienti sono stati valutati all’ingresso per le caratteristiche della patologia ictale e comorbilità e per il quadro funzionale premorboso. Tutti i pazienti sono stati inoltre valutati per la presenza di marcatori di complessità clinica applicando il sistema IPER 2 (indicatori generali e ictus- specifici). RISULTATI L’età media è risultata di 73+12 anni (mediana 75 anni; range 22-100 anni). L’età è risultata significativamente associata a tutti i marcatori di complessità premorbosa e complessità clinica all’ammissione. Non abbiamo rilevato invece differenze per quanto riguarda l’associazione età-severità dell’ictus, valutata con la Oxfordshire Community Stroke Project scale. Anche gli eventi clinici avversi (infettivi e non infettivi) appaiono più fortemente associati alle classi di età più avanzate (75-84 anni e >85 anni). I pazienti più anziani hanno inoltre un esito funzionale, misurato col Barthel Index score, significativamente peggiore rispetto alle classi più giovani. Tuttavia, anche nelle classi di età più avanzate si osservano miglioramenti funzionali importanti e non abbiamo rilevato differenze clinicamente XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 75 Abstract Book C07 POST STROKE PAIN E PARAMETRI BIOCHIMICI SIERICI IN PAZIENTI IN FASE SUBACUTA I. Aprile1, M.C. Siotto1, R. Squitti2,3, M. Santoro1, I. Imbimbo1, G. Russo1, L. Padua1,4 1 Fondazione Don Carlo Gnocchi, Milano, Italia 2 Fatebenefratelli Foundation for Health Research and Education, AFaR Division, Roma, Italy 3 Laboratorio di Neurodegenerazione, IRCSS “San Raffaele Pisana”, Roma, Italy; 4 Dipartimento di Neuroscienze, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia INTRODUZIONE. Il dolore post-stroke (Post Stroke Pain, PSP) è presente nel 30% dei pazienti, può essere neuropatico e/o nocicettivo e può compromettere il recupero funzionale, il percorso riabilitativo e la qualità della vita del paziente. Scale di valutazione come il DN4 ed l’NPSI permettono di valutare la presenza e le caratteristiche del PSP nelle sue componente neuropatica e possono essere un valido strumento insieme, a scale di valutazione generiche del dolore (es. l’NRS) per definire questa sintomatologia così disabilitante nei pazienti affetti da esiti di Stroke. Molti studi hanno indicato il coinvolgimento di fattori trofici quali il Brain-Derived Neurotrophic Factor, (BDNF) e il nerve growth factor (NGF), ma anche dei metalli e dello stress ossidativo nei processi di neuroplasticità. La nostra ipotesi è che fattori correlati ai processi di neuro plasticità possano avere un ruolo nel PSP. Obiettivo dello studio è valutare la relazione tra PSP e variabili biochimiche correlate alla neuro plasticità in pazienti in fase subacuta. MATERIALI E METODI. Abbiamo reclutato 25 soggetti affetti da Stroke subacuto (entro 6 mesi dall’evento); 7 femmine e 18 maschi, età media 70.7 (DS 13,7). In tutti i soggetti sono stati raccolti dati anamnestici e clinici (tipo di lesione e sede della lesione, NIHSS). Sono inoltre state somministrate le scale di valutazione della disabilità (Barthel Index) e le scale di valutazione del dolore (nocicettivo e neuropatico, VAS, DN4 ed NPSI). Sono stati dosati in tutti i pazienti variabili biologiche note modulare la plasticità cerebrale, come anandamide (AEA), 2-aracnoidilglycerolo del sistema endocannabinoide; rame, zinco, ferro e altre proteine associate allo stress ossidativo; fattori trofici (BDNF e NGF); valutate dal NPSI) è risultata significativamente correlata con il rapporto cerulo plasmina/transferrina (p<0.03), con la Ferritina (p<0.05); inoltre un trend verso la significatività è stato osservato con la quantità di antiossidanti totali (p=0.05). La relazione osservata è diretta: all’aumentare dei sintomi sensitivi aumentano i marker biochimici sopradetti. CONCLUSIONI Molti studi mostrano una correlazione tra dolore e alterazioni della sensibilità nello Stroke. I dati preliminari mostrano una positiva relazione , da definire in termini di fisiopatogenesi, tra incremento di alcuni indici di infiammazione e presenza di segni positivi di alterazione della sensibilità. REFERENZE Jonsson AC, Lindgren I, Hallstrom B, Norrving B, Lindgren A. Prevalence and intensity of pain after stroke: a population based study focusing on patients' perspectives. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2006;77:590–5. Luca Padua, Costanza Pazzaglia , Francesca Cecchi and Irene Aprile for the Don Carlo Gnocchi Pain-Rehab Group.Pain in stroke patients: characteristics and impact on the rehabilitation treatment (under submission) Squitti R, Pasqualetti P, Polimanti R, Salustri C, Moffa F, Cassetta E, Lupoi D, Ventriglia M, Cortesi M, Siotto M, Vernieri F, Rossini PM. Metal-score as a potential non-invasive diagnostic test for Alzheimer's disease. Curr Alzheimer Res. 2013 Feb;10(2):191-8. RISULTATI L’analisi dei dati ha mostrano una correlazione significativa tra alcune variabili biologiche ed alcuni sub score dell’NPSI. In particolare la presenza di parestesie ed disestesie (come 76 COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 10 “RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA” Aula C Sabato 10 Maggio 2014 Ore 08.00-09.00 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 77 Abstract Book C01 IDENTIFICAZIONE DEI FATTORI PROGNOSTICI DI CATTIVO ESITO FUNZIONALE IN PAZIENTI RIABILITATI PER ICTUS B. Bernardini, L. Baratto*, M. Gardella*, G. Cerina, C.Corsini, V. Colantonio, S. Ghirmai, M. Pagani. Per il gruppo di Lavoro IPER 2. UO Neuroriabilitazione, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi); *UO Riabilitazione Specialistica, Ospedale “La Colletta”, Arenzano (Ge). INTRODUZIONE Nella pratica clinica gli indici prognostici sono utilizzati estensivamente per stratificare i pazienti per rischio di cattivi esiti ed orientare i processi decisionali. Obiettivo dello studio è di identificare, nell’ambito del sistema IPER 2, gli indicatori più robusti di mancato recupero funzionale nei pazienti riabilitati per ictus. MATERIALI E METODI Sono stati analizzati i dati del sistema IPER 2 di 1.470 pazienti (47% donne) ricoverati (prima riabilitazione) per postumi di ictus ischemico o emorragico in strutture di riabilitazione intensiva o estensiva della Liguria e del centro-nord Italia. L’outcome primario è stato definito come la capacita di compiere autonomamente il sit-to-stand e camminare autonomamente, con o senza ausilio, per almeno tre metri. premorbosa >3 (p=0.00), la presenza di dolore (p=0.00), depressione (p=0.03), la disfagia (p=0.00), la presenza di catetere vescicale (p=0.00) o di incontinenza urinaria (p=0.00) ed una sindrome totale del circolo anteriore (p=0.00), sono rimasti indicatori indipendentemente associati ad un cattivo esito funzionale. CONCLUSIONI Il sistema IPER 2 è in grado di descrivere la complessità clinica dei pazienti ammessi alla riabilitazione neurologica e può essere utilizzato per identificare i fenotipi dei pazienti a maggior rischio di cattivi esiti funzionali. Nell’analisi multivariata condotta, dei 24 indicatori testati per un’associazione di mancato recupero funzionale di base (sit to stand e cammino autonomo per 3 metri) 9 hanno conservato un valore predittivo indipendente. Questi indicatori possono essere utilizzati per segnalare descrittivamente i pazienti a maggior rischio o trasformati quantitativamente per sviluppare e validare un indice prognostico. RISULTATI L’età media è risultata di 73+12 anni (mediana 75 anni). Alla Oxfordshire Community Stroke Project, il 21% dei pazienti mostrava una sindrome completa del circolo anteriore, il 22% una sindrome lacunare. Il restante dei pazienti aveva una sindrome del circolo posteriore (7%) o una sindrome parziale del circolo anteriore (17%). Il 33% dei casi presentava sindromi cliniche miste o non classificabili. Alla dimissione 770 pazienti (52.4%) aveva raggiunto l’outcome prestabilito, 183 (12.4%) erano in grado di effettuare autonomamente solo un compito (sit to stand o cammino per 3 metri), mentre 517 (35.2%) erano dipendenti per ambedue le prove. All’analisi bivariata (Fisher exact test) ha dimostrato che tutti gli indicatori premorbosi e di complessità medico-infermieristica all’ammissione erano significativamente associati all’esito, ad eccezione dell’anamnesi positiva per malattia oncologica, la fragilità sociale, la presenza di catetere venoso e di cannula tracheostomica. All’analisi multivariata (regressione logistica) l’età maggiore di 80 anni (p=0.02), il tempo evento ictale-ricovero riabilitativo maggiore di 16 giorni (p=0.00), un punteggio alla mRankin 78 C02 DISFAGIA NELL SLA: DIFFERENTI RISPOSTE AL TRATTAMENTO CON TOSSINA BOTULINICA TIPO A IN BASE ALLA DIVERSA FISIOPATOLOGIA C. Di Pede, V. Bonsangue, A. Venturin, DA Restivo, R Marchese Ragona, S. Masiero Medicina Fisica e Riabilitativa Università degli Studi di Padova Introduzione: La disfagia orofaringea (OF), frequente sintomo nei pazienti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è causa di un aumentato rischio di polmoniti ab ingestis, malnutrizione e disidratazione. Lo scopo del nostro studio è stato valutare, in pazienti affetti da SLA, l'efficacia del trattamento con tossina botulinica di tipo A (BoNT / A) della disfagia OF associata alle seguenti condizioni fisiopatologiche: 1) isolata iperattività dello sfintere esofageo superiore (coinvolgimento isolato del primo motoneurone); 2) iperattività dello sfintere esofageo superiore associata a coinvolgimento del secondo motoneurone. Infatti, stabilire se vi siano diversi meccanismi fisiopatologici alla base di risposte variabili al trattamento con BoNT / A, può avere implicazioni importanti per la gestione del paziente disfagico. Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono che possiamo attenderci una buona risposta al trattamento con BoNT / A in pazienti affetti da SLA e disfagia OF dovuta ad una disfunzione isolata dello sfintere esofageo superiore. In questi pazienti, che rappresentano la maggior parte dei pazienti disfagici affetti da SLA, il trattamento con BoNT-A può quindi rappresentare una potenziale alternativa alla PEG o può almeno posticiparne il posizionamento. Tuttavia, è necessaria un’accurata selezione dei pazienti prima di considerare questa opzione terapeutica. Bibliografia 1. Leighton SE, Burton MJ, Lund WS, Cochrane GM. Swallowing in motor neurone disease. J R Soc Med 1994; 87: 801-805. 2. Rosembek JC, Robbins JA, Roecker EB, Coyle JL, Wood JL. A Penetration-Aspiration Scale. Dysphagia 1996; 11: 93-98. 3. Restivo DA, Lanza S, Marchese-Ragona R, Palmeri A. Improvement of masseter spasticity by botulinum toxin facilitates PEG placement in amyotrophic lateral sclerosis. Gastroenterology. 2002;123(5):1749-50. Materiali e Metodi: Abbiamo valutato 35 pazienti affetti da SLA con disfagia OF e, di questi, ne abbiamo inclusi nel nostro studio 20 (14 M e 6 F) con iperattività dello sfintere esofageo superiore. In base alla presenza o assenza di coinvolgimento del secondo motoneurone, abbiamo diviso questi 20 pazienti in due gruppi. Abbiamo poi sottoposto tutti i pazienti ad iniezione di BoNT / A a livello dello sfintere esofageo superiore sotto guida elettromiografica. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione strumentale (FEES) prima del trattamento, a 2 , a 4 e a 20 settimane dopo la procedura. La gravità della disfagia OF è stata quantificata tramite la Penetration Aspiration Scale (PAS). Risultati: Abbiamo osservato un significativo miglioramento della deglutizione (riduzione della PAS) dopo il trattamento con BoNT/A in 11 pazienti con disfunzione isolata dello sfintere esofageo superiore (p = 0,0008), mentre nessun miglioramento è stato osservato nei pazienti con concomitante coinvolgimento del secondo motoneurone. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 79 Abstract Book C03 VALUTAZIONE DELLA NECESSITÀ DI ASSISTENZA DOMICILIARE E DI RIABILITAZIONE IN PAZIENTI CON ICTUS DIMESSI A DOMICILIO DOPO RIABILITAZIONE INTENSIVE: STUDIO OSSERVAZIONALE DI TELEMEDICINA Morone G, Iosa M, Fusco A Bragoni M, De Angelis D, Venturiero V, Coiro P, Pratesi L, Paolucci S Fondazione Santa Lucia – IRCCS Introduzione L’ictus è la terza causa di morte e la prima di disabilità in occidente. L’incremento dell’età media della popolazione ed il miglioramento delle cure in fase acuta fanno della disabilità post-ictus una vera e propria pandemia. Il problema assumerà nei prossimi anni dimensioni molto importanti in termini di costi sanitari sia per le istituzioni che per le famiglie. Una maggiore integrazione tra i servizi territoriali e gli ospedali di riabilitazione potrebbe servire a migliorare l’efficienza delle cure necessarie. E’ noto a tutti che i pazienti ed i loro familiari pur avendo a disposizione l’assitenza e la riabilitazione territoriale hanno bisogno di implementare le cure privatamente. L’obiettivo dello studio è di valutare la quantità delle prestazioni assistenziali e di riabilitazione elargite dal sistema sanitario territoriale e private durante il primo anno dopo la dimissione a domicilio dall’ospedale di neuroriabilitazione intensiva nei pazienti con ictus. pazienti (61,7%) ha avuto bisogno di assistenza con 15 pazienti (12,5%) che hanno avuto necessità di assitenza 24 ore su 24. Discussioni L’analisi preliminare mostra in tutta la sua entità l’enorme problema della disabilità post ictus in termini economici ed organizzativi per il welfare e per le famiglie. Nei prossimi anni saranno necessari studi approfonditi e metodologicamente validi per la quantificazione economica dell’assistenza e della riabilitazione nei pazienti con esiti di ictus dimessi a domicilio. Solo partendo da questi risultati si riuscirà a pianificare terapie ed assitenza efficace e sostenibile per la comunità. Materiali and Metodi Centoventi pazienti sono stati chiamati a domicilio ogni due mesi per un anno dalla dimissione dopo 3 mesi circa di riabilitazione intensiva. Sono state registrati gli eventi avversi gravi come accessi in pronto soccorso e le riospedalizzazioni; è stata indagata la quantità di assistenza e di riabilitazione fornita dai servizi territoriali e quella privata. E’ stata inltre calcolata la disabilità mediante la scala di barthel dei pazienti ed è stata effettuata un’analisi tra i costi e la disabilità per meglio comprendere l’andamento della spesa. Risultati Lo studio è stato completato da 117 paziente dei 120 arruolati (media età 70±12 anni e BI medio alla dimissione di 67±30.6, 64.6± 32.1 dopo due mesi e 75.7± 27.7 dopo 12 mesi dalla dimissione. Due pazienti sono deceduti ed un paziente non ha voluto continuare la sorveglianza Telefonica. Di 120 arruolati 94 pazienti (78,3%) hanno avuto necessità di riabilitazione a cicli o continua di cui solo in parte elargita dal Sistema sanitrio nazionale. 74 80 C04 EFFICACIA DEL TRATTAMENTO LOGOPEDICO DI GRUPPO IN 70 PAZIENTI CON DISARTRIA NEUROLOGICA S.Nordio, M. Garzon, F. Meneghello disturbi cognitivi non è stato rilevato un cambiamento significativo, mentre per quelli senza disturbo cognitivo si è verificato un miglioramento statisticamente significativo per i primi tre parametri. Fondazione Ospedale San Camillo Introduzione: Le evidenze di efficacia del trattamento per disartria sono attualmente ristrette ad un piccolo gruppo di studi su caso singolo e all’opinione di esperti, che sono però fortemente favorevoli ad un intervento logopedico che favorisca la stimolazione di comportamenti compensativi positivi (come il rallentamento del linguaggio per restituirne l’intellegibilità) e l’inibizione di atteggiamenti compensativi negativi. Conclusioni: In un campione di 70 pazienti con disartria di origine neurologica, il trattamento logopedico di gruppo risulta efficace. Il parametro che subisce il miglioramento maggiore e statisticamente significativo è la durata fonatoria. Yorkston KM. (1996) in Sellars C, Hughes T., Langhorne P. Speech and Language Therapy for dysarthria due to non-progressive brain damage (Review). The Cochrane Collaboration, 2009. John Wiley & Sons, Ldt Obiettivo: Verificare, in un’ottica di razionalizzazione degli interventi, l’efficacia di un trattamento logopedico di gruppo in pazienti ricoverati, con disartria dovuta a lesione cerebrale acquisita. Materiali e Metodi: 70 pazienti ricoverati con diagnosi di disartria motoria centrale da esiti di ictus cerebrale, di TCE e SM secondariamente progressiva, sono stati valutati e sottoposti a trattamento logopedico di gruppo per la durata di due mesi, per un totale di 32 sedute. La valutazione è stata effettuata mediante una versione adattata del Protocollo di Cantagallo e Fussi (1997). Sono stati valutati: durata espiratoria, durata fonatoria, e diadococinesi e articolazione. Ciascun paziente ha effettuato 4 sedute settimanali di trattamento logopedico all’interno di un gruppo costituito da circa 10 pazienti e guidato da una logopedista. Sono stati proposti esercizi di coordinazione pneumo-fonica, esercizi di rinforzo della muscolatura oro-facciale, esercizi per migliorare l’articolazione verbale e l’intellegibilità. Risultati: Il trattamento è sembrato produrre una tendenza al miglioramento, nei termini di aumento della durata espiratoria, fonatoria e della diadococinesi, per la totalità dei soggetti esaminati, indipendentemente dall’eziologia. Il miglioramento statisticamente significativo ha riguardato la durata fonatoria (p=0,036). Dall’analisi dei risultati per patologia, emerge un miglioramento significativo nel parametro durata espiratoria per i pazienti vascolari (p=0,00) e di durata fonatoria (p=0,00) sia per i pazienti vascolari che con esiti di TCE, ma non emerge per pazienti con SM. Una differenza statisticamente significativa si nota per la durata fonatoria per i pazienti con esordio ? 3 mesi (p=0,00). Infine, per i pazienti con XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 81 Abstract Book C05 PREVALENCE OF PAIN IN MULTIPLE SCLEROSIS: A MULTICENTER ITALIAN STUDY C. Solaro1, E. Trabucco1, M.Cella1, A. Signori2, V. Martinelli3, M. Radaelli3, D. Centonze4, S. Rossi4, M.G. Grasso5, A. Clemenzi5, S. Bonavita6, A. D’Ambrosio6, F. Patti7, E. D’Amico7, G. Cruccu8, A. Truini8 and 284 with DN4<4 neuropathic type (Lhermitte, Trigeminal Neuralgia, Lower limb). Multivariated analysis showed a significant difference for for age, EDSS, disease duration and disease course and specific scale score for pain between pain and no pain group. In patients with DN4 >=4, NPSI had a mean of 41 with values ranging between 5 and 97. 1Neurology Unit, Head and Neck Dept., ASL 3 “Genovese” – Genoa; 2 Dept. of Health Sciences, Section of Biostatistics University of Genoa ; 3Dept. of Neurology, San Raffaele Scientific Institute, Milan; 4Neurology Clinic, Dept. Of Neuroscience, Tor Vergata University, Rome; 5Santa Lucia Foundation, IRCCS, Rome; 6Neurology Clinic, Second University of Naples, Naples; 7Dept. of Neurosciences, Univers CONCLUSIONS: This study underlines the relevance of pain in the clinical history of MS and the importance to use a specific pain questionnaire such as DN4. OBJECTIVE: Multiple Sclerosis (MS) is a chronic inflammatory demyelinating disease of central nervous system (CNS). In MS pain represents one of the most common symptoms, estimated to occur in 29% to 86% of patients. Pain syndromes are mainly classified into neuropathic pain, cause by injury anywhere in the nervous system and somatic pain, due to an appropriate physiological response when nociceptor are activated. The aim of the study is to assess the presence of pain in MS patients, in a multicentre cross-sectional study and its relationship with a specific pain questionnaire (DN4). MATERIALS AND METHODS: Data was collected in a multi-centre, cross-sectional study involving 6 italian MS centres using a face-to-face structured questionnaire compiled by a neurologist. 200 patients/centres with a diagnosis of MS or CIS over a period of 6 months were interviewed. The only exclusion criterion was a relapse in the last month before the beginning of the study. The questionnaire included demographic data, year of symptom onset and diagnosis, Expanded Disability Status Scale (EDSS), clinical course, Beck Scale, QoL36, Disease modifying treatment, pain therapy, the DN4 questionnaire for differential diagnosis of pain syndromes associated to neuropathic or nociceptive pain. In subjects with DN4 greater than 4 NPSI scale were administered. We considered only symptoms present at the time of the interview. All data were registered in an ad-hoc database. RESULTS: Out of 1253 subjects interviewed, were 835 female (66,6%) and 418 male (33,4 %), mean age was 33,9 years , mean disease duration 8 years, 916 (73,1%) subjects had relapsing remitting disease course, 248 (19,8%) were secondary progressive, 55 (4,4%) were primary progressive and 30 (2,4%) were CIS. Median EDSS score was 2. 458 subjects (36,6%) reported at least one painful symptom, of whom 173 with DN4?4 nociceptive pain 82 C06 QTB - QUESTIONARIO TRANSIZIONE BESTA M. Leonardi, V. Cavallera, P. Meucci, N. Nardocci Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C. Besta Contesto: L'aumento della sopravvivenza dei bambini con patologie croniche ben oltre i 18 anni di età ha reso necessario migliorare la gestione nella presa in carico di questi pazienti durante la fase di transizione dal sistema pediatrico a quello dell’adulto. Un numero sempre maggiore di pazienti con malattie un tempo fatali in tenera età, oggi, infatti, raggiunge l'età adulta. I bambini con patologia cronica complessa hanno quindi necessità di poter effettuare la transizione tra i diversi servizi al compimento del diciottesimo anno e questo è diventato quindi un passaggio obbligato che deve essere agevolata. Sono stati effettuati diversi tentativi per identificare e promuovere i fattori che facilitano la transizione; tuttavia persiste una notevole carenza di linee guida e di servizi dedicati a questa fase della vita e della malattia. Il problema non è solo italiano ma l’aumento della aspettativa di vita è un elemento che richiede risposte in tutti i Paesi sviluppati. Non sono infatti ancora state identificate prassi che promuovano in modo soddisfacente la transizione. Gli ospedali, così come i servizi territoriali, scolastici ed occupazionali continuano a presentare molti problemi nel garantire la continuità assistenziale ai pazienti con patologia neurologica e con bisogni complessi. Conclusioni: Lo studio ha lo scopo di contribuire a colmare la mancanza di informazioni disponibili per riuscire comprendere le difficoltà affrontate dai pazienti e le loro famiglie nella transizione e di identificare gli elementi chiave che permettano di soddisfare le loro aspettative e necessità. Metodi: E’ stato fatto uno studio osservazionale retrospettico che mira ad indagare le principali problematiche riscontrate da pazienti con patologia neurologica e dalle loro famiglie durante la fase di transizione verso l'età adulta. Per lo sviluppo di efficaci modelli di transizione è fondamentale una comprensione approfondita dei bisogni dei beneficiari. A questo scopo è stato creato un protocollo di ricerca composto da un questionario con domande create specificatamente per lo studio (dati socio-demografici, su diagnosi, terapia in atto, ambiente sociale e difficoltà incontrate durante la transizione) e da scale standardizzate (The Rotterdam Transition profile, World Health Organization Disability Assessment Schedule WHODAS 2.0, The Warwick Edinburgh Mental Well-being Scale WEMWBS). Previa approvazione del Comitato Etico dell’Istituto e lettera di invito del responsabile clinico dei pazienti il protocollo TRANSITION è stato inviato alle famiglie e/o ai pazienti, oggi maggiorenni, che hanno avuto almeno un accesso al nostro Istituto nel 2012. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 83 Abstract Book C07 LA TOSSINA BOTULINICA DI TIPO A NELLA PROFILASSI SECONDARIA DELL’EMICRANIA CRONICA: DATI PRELIMINARI SULL’ESPERIENZA DI VERONA. S. Baldessarelli, M. Gandolfi, F. Marchioretto, A. Modenese, G. Vallies, D. Lobba, G. Berto, L. Roncari, A.Picelli, S. Tamburin, N.Smania. AOUI Università degli Studi di Verona L’emicrania cronica è una patologia neurologica che si manifesta secondo i criteri classificativi dell’International Headache Society ICHD-II con cefalea di tipo emicranico presente per almeno 15 giorni/mese da più di 3 mesi, in assenza di uso eccessivo di farmaci. E’ una condizione invalidante e con un elevato impatto socio-economico. I pazienti con emicrania cronica hanno una riduzione di produttività e qualità di vita. I trattamenti farmacologici di profilassi più comunemente utilizzati spesso presentano inefficacia o problematiche di tollerabilità. Tra le opzioni terapeutiche profilattiche a disposizione per pazienti resistenti o intolleranti alla terapia di profilassi di primo livello, vi è la Tossina Botulinica di tipo A. Lo scopo del presente studio è valutare l’efficacia del trattamento con tossina botulinica nella profilassi farmacologica secondaria in pazienti affetti da emicrania cronica resistenti alla terapia di profilassi farmacologica primaria. Sono stati reclutati 14 pazienti (11 donne; 3 uomini) con età media di 44 anni: 12 affetti da emicrania senz’aura, 2 con aura. A ciascun paziente è stato consegnato un diario cefalea. I diari pervenuti sono stati analizzati valutando i seguenti parametri: numero di ore settimanali di cefalea lieve, moderata, intensa; durata media dei singoli attacchi; quantità e tipologia di farmaco assunto settimanalmente; tipologia del dolore e sintomatologia associata ad esso; ore di sonno complessive; giorni liberi da cefalea. Il trattamento ha previsto la somministrazione di tossina botulinica (Botox) per un totale di 155 U, con diluizione 100U/2ml secondo protocollo validato da Blumenfeld (2010). Ciascun paziente è stato monitorato ad 1 mese dall’infiltrazione clinicamente e mediante analisi del diario cefalea del mese post-infiltrazione. Ad una prima analisi dei dati ottenuti, la risposta terapeutica è la seguente: - in 4 pazienti riduzione complessiva delle ore di emicrania nel mese successivo all’infiltrazione - in 5 pazienti riduzione dell’intensità dei singoli attacchi - in 5 pazienti 1-2 settimane di benessere (0-2 ore di emicrania/settimana tra la 2° e la 3° settimana post-infiltrazione) - nessuna modificazione in pazienti con abuso farmacologico Nessun paziente ha riportato effetti avversi/collaterali. La terapia di profilassi secondaria con tossina botulinica può rappresentare una strategia innovativa per pazienti affetti da emicrania cronica farmaco-resistente. Questo può avere importanti implicazioni per pianificare percorsi terapeutici in soggetti affetti da emicrania cronica, al fine di ridurre il numero di attacchi e migliorarne la qualità di vita. Emerge inoltre una resistenza al trattamento in pazienti con emicrania cronica da abuso farmacologico che potrebbero giovare di un programma di disassuefazione/disintossicazione pre-trattamento. 84 C08 VALUTAZIONE CON IL MODELLO ICF DEL RUOLO DELLA CHIRURGIA FUNZIONALE DELL’ARTO INFERIORE IN SOGGETTI CON ESITI DI ICTUS C. Borzone, G.A. Checchia, A. De Luca, V. Calabrò, M. Ottonello, C. Lentino Recupero e Rieducazione funzionale; U.S. Chirurgia plastica riabilitativa e funzionale Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure INTRODUZIONE: Nel paziente emiplegico il cammino è alterato dalla coesistenza di diversi fattori quali deficit sensitivo-motori, fenomeni di co-contrazione muscolare, compensi, spasticità e retrazioni muscolo-tendinee. La deformità in equino-varo-supinato all’arto inferiore è una delle alterazioni più frequenti e limitanti nel cammino. Il recupero della deambulazione è fondamentale per mantenere l’autonomia e la qualità della vita e risulta pertanto un obiettivo prioritario all’interno del progetto riabilitativo. Scopo del nostro studio è stato di verificare se la correzione chirurgica del piede equino fosse in grado di migliorare il cammino, le capacità e il coinvolgimento della persona nelle diverse situazioni di vita quotidiana mediante l’utilizzo del modello ICF. Nel nostro studio i 4 pazienti che hanno presentato il più marcato incremento della velocità m/min hanno anche ottenuto un significativo miglioramento in tutte queste sottocategorie dell'ICF. CONCLUSIONI: Nonostante il limitato numero di pazienti in esame, risulta che l’utilizzo dell’ICF permette di individuare alcune aree in cui sono avvenuti maggiori cambiamenti a seguito degli interventi di chirurgia funzionale post-ictale. In tale ambito può essere utile il ricorso a specifici codici dell'ICF maggiormente dimostrativi di una reale efficacia dell'impiego di questo strumento riabilitativo. MATERIALI E METODI: Abbiamo arruolato 9 pazienti (4 uomini e 5 donne), di età compresa tra 22 e 75 anni, con piede equino in esiti di ictus, sottoposti ad intervento di chirurgia funzionale e successivo ricovero riabilitativo nel Reparto di Recupero e Rieducazione funzionale dell’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure nell’anno 2013. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un esame clinico pre-intervento chirurgico con followup a 3 e 6 mesi. La valutazione prevedeva un esame neurologico, la somministrazione del core set ICF per l’ictus, della WHS (Walking Handicap Scale)e l’applicazione del test dei 10 metri. Per l’analisi statistica dei dati è stato utilizzato il test T di Student. RISULTATI: L’analisi dei dati preliminari al controllo a 3 mesi dall’intervento ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo (P=0,01) sia della velocità che della walking handicap scale in tutti i pazienti . All’interno dell’ICF le aree in cui risiedono i deficit più invalidanti e dove si sono evidenziati i miglioramenti più significativi sono state funzioni corporee e attività e partecipazione. In particolare per la prima area emergono le funzioni neuromuscoloscheletriche e correlate al movimento (b710,b730,b735,b540,b760,b770) e per la seconda compiti generali, mobilità e vita sociale civile e comunitaria (d230,d410,d420,d450, d455,d460,d910). XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 85 Abstract Book C09 EFFETTI DEL TRATTAMENTO RITMICO-RIPETITIVO SOTTO SOGLIA MASSIMALE A CICLOERGOMETRO NELLA RIABILITAZIONE DELLA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA R. Zuccarino1, N. Cellotto1, M. Vignolo1, F. Rao1, R. Truffelli1, E. Giove1, I. CipollinaI1, E. Bagnoli 1, C. Caponnetto2 1. Riabilitazione Neuromuscolare, NeMO, La Colletta Arenzano, Italia D2. ipartimento di Neurologia, Ophtalmologia, Riabilitazione, Genetica e Scienze Materno-Infantili – AOU San Martino – IST, Genova, Italia INTRODUZIONE: Nonostante la rilevanza clinica che ha la debolezza muscolare nei soggetti affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), il miglior tipo di esercizio fisico e i suoi effetti nella gestione riabilitativa non è ancora ben studiato. OBIETTIVI: Determinare nei pazienti con SLA la sicurezza e gli effetti di un trattamento con esercizio ritmico ripetitivo a cicloergometro sottosoglia massimale misurata attraverso la frequenza cardiaca di riserva (Heart Rate Reserve, HRR). MATERIALI E METODI: Hanno partecipato allo studio 20 pazienti affetti da SLA. Lo stato funzionale dei pazienti è stato valutato tramite l’utilizzo della ALS Functional Rating Scale-Revised (ALSFRS-R), della percentuale della capacità vitale teorica (VC), del consumo di ossigeno utilizzando la frequenza cardiaca di riserva (Heart Rate Reserve, HRR), della scala MRC per valutare la forza degli arti superiori e inferiori. La performance del cammino, dove possibile, è stata valutata utilizzando il test del cammino in 6 minuti (6MWTs). Tutti i dati sono stati raccolti alla baseline, quindi alla fine di 4 settimane di trattamento con cicloergometro e dopo un periodo di wash-out di 4 mesi. I pazienti sono stati sottoposti ad un esercizio ritmico ripetitivo con cicloergometro 2 volte al giorno per 6 giorni a settimana per 4 settimane. variabili nei diversi pazienti, 18 di questi hanno però mantenuto costanti gli indici di funzionalità respiratoria e lo score ALSFRS-R dopo il periodo di wash out. CONCLUSIONE: L’attività a cicloergometro è stata ben tollerata e si è verificata sicura per i pazienti con SLA. Questo tipo di trattamento nei pazienti SLA produce alcuni effetti di miglioramento sulla performance cardiovascolare e sulla resistenza alla fatica. La stabilità che si è evidenziata dopo il periodo di wash out suggerisce che tale trattamento si debba ripetere almeno tre volte all’anno. Si conferma che il trattamento fisioterapico riduce la velocità di peggioramento della disabilità misurata con la ALSFRS-R rispetto alle attese di evoluzione della malattia. In conclusione il trattamento ritmico-ripetitivo utilizzando cicloergometro è risultato efficace ma necessita di ulteriori studi di approfondimento. Keywords: exercise, Cycle ergometer BIBLIOGRAFIA Bello-Haas et al. (2007). A randomized controlled trial of resistance exercise in individuals with ALS. Neurology, 68, 2003–2007. Mahoney et al (2004). Effects of high-intensity endurance exercise training in the G93A mouse model of amyotrophic lateral sclerosis. Muscle Nerve, 29, 656–662. Sanjak et al (2010). Supported treadmill ambulation for amyotrophic lateral sclerosis: a pilot study. Arch Med Rehabil 91:1920-9. RISULTATI: Non si sono verificati dropouts o effetti avversi durante il trattamento a cicloergometro. Le scale di valutazione utilizzate (ALSFRS-R, VC, MRC) hanno mantenuto un punteggio costante durante il periodo di trattamento. Il tipo di trattamento proposto ha mostrato risultati 86 C10 LA VERTICALIZZAZIONE ASSISTITA DI TIPO DINAMICO SU STANDING GLIDER EVOLVE: DEFINIZIONE DEL COSTO ENERGETICO DURANTE L. Bissolotti Fondazione Teresa Camplani Casa di Cura Domus Salutis Introduzione: l’attività fisica adattata e la verticalizzazione assistita con standing rappresentano due utili strategie per la gestione a lungo termine delle sequele a lungo termine della lesione midollare (TVM). Conclusioni: I risultati ottenuti suggeriscono che l’utilizzo ripetitivo dello standing dinamico Glider Evolve è in grado di contribuire positivamente alla promozione dello stato di salute tramite un miglioramento del bilancio calorico settimanale. I dati preliminari suggeriscono che già al livello P1 si realizza un impegno cardiometabolico allenante. Dal punto di vista riabilitativo i dati raccolti ne supportano l’utilizzo ripetitivo data la possibilità di ottenere con un unico presidio una serie di vantaggiosi effetti a livello muscolare, respiratorio, cardiovascolare ed osteoarticolare. Scopo: valutare l’adattamento cardiopolmonare e metabolico durante verticalizzazione dinamica con movimento alternato degli arti inferiori e definire l’incremento del costo energetico (EE) rispetto al metabolismo basale in pazienti affetti da esiti di TVM. Metodi: nel presente studio sono stati invitati a partecipare 10 pazienti affetti da paraplegia classe ASIA A con TVM compreso fra T5 e T12 (8 maschi, 2 femmine, età media 32.6±10.8anni, durata malattia 4.7anni). Al fine di determinare una verticalizzazione assistita di tipo dinamico con movimento alternato degli arti inferiori abbiamo utilizzato il modello Easy Stand Glider Evolve (Altimate Medical, USA). Tramite questo modello di standing il paziente è in grado di effettuare una verticalizzazione autonoma e di indurre un movimento alternato degli arti inferiori utilizzando I superiori come forza motrice grazie alle leve disponibili. Il presidio presenta fino a 11 livelli di intensità crescente (da P1 a P11). In condizioni di riposo seduti, in standing statico ed ai livelli di intensità P1-P3-P5 abbiamo registrato la ventilazione polomonare (VE), il consumo di ossigeno (VO2) per stimare il costo energetico (EE) e la frequenza cardiaca (Fc) tramite metaboli metro K4 Cosmed. L’equivalente metabolic in METs è stato calcolato offline. I parametri riportati si riferiscono al terzo minuto di attività svolta dai soggetti. Risultati: in condizioni di riposo da seduti, in stazione eretta, a P1, P3 e P5 i valori medi di Fc sono stati rispettivamente pari a 89.5±23.4b/min, 92.7±21.9b/min, 122.8±18.3b/min, 136.9±19.9b/min e 154.3±17.7b/min. I valori medi di VO2 sono stati rispettivamente pari a: 3.8±1.3ml/kg/min, 4.2±0.8ml/kg/min, 11.9±2.7ml/kg/min, 15.5±3.7ml/kg/min e 19.9±4.02ml/kg/min. La VEmax registrata a P5 è stata di 32.4±11.7L/min. I METs a P1-P3P5 sono stati in media pari a 3.4, 4.4 e 5.1 volte superiori rispetto all’equivalente metabolico registrato a riposo seduti. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 87 Abstract Book C11 DISFAGIA DA IPERTONO DELLO SFINTERE ESOFAGEO SUPERIORE (UES), IN PAZIENTE CON PREGRESSA ENCEFALITE, TRATTATA CON INCOBOTULINUMTOXINA (XEOMIN NT 201). DESCRIZIONE DI UN CASO. M. Basciani, F. Perri*, G. Esposito°, D. Intiso U.O.C. di Neuroriabilitazione * U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva. ° U.O.C. di Chirurgia Maxillo-Facciale, Otorinolaringoiatria ed Odontostomatologia. Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza I.R.C.C.S. San Giovanni Rotondo FG. Introduzione La disfagia associata a disfunzione del muscolo cricofaringeo ha un significativo impatto sulla globale qualità di vita (Kelly et al, 2013) e può complicare lesioni del Sistema Nervoso Centrale di diversa origine (Restivo et al. 2013, Terré et al. 2008) . Abbiamo valutato e trattato un paziente maschio, di 40 anni, che due anni prima aveva contratto un’encefalite batterica esitata in tetraparesi grave e disfagia, che comportava l’assunzione di nutrizione enterale tramite Gastrostomia Endoscopica Percutanea. Materiali e Metodo Esami di Videofluoroscopia e Fibrovideolaringoscopia con test dinamico della deglutizione con boli di diversa consistenza e con bolo colorato eseguiti inizialmente avevano documentato la completa assenza di passaggio del bolo in esofago per spasmo del UES, con fasi orale e faringea della deglutizione conservate. La manometria esofagea Stazionaria non veniva completata per impossibilità al posizionamento della sonda per stenosi serrata dell’UES. L’iniezione per via transcutanea nel muscolo cricofaringea di 10 U di IncobotulinumtoxinA risultava completamente inefficace. Dopo 4 mesi veniva ripetuto il trattamento iniettando per via perendoscopica 100 U (25 U/ml) di IncobotulinumtoxinA su tre punti di un’unica circonferenza, anche questa volta senza apprezzabile risultato. Dopo altri 4 mesi abbiamo ripetuto l’iniezione di 200 U di IncobotulinumtoxinA su 6 punti posti su due diverse circonferenze dello UES, associando una dilatazione pneumatica con Balloon da 19 mm. Conservato il riflesso tussigeno. Paresi in abduzione della corda vocale vera di destra con buon compenso funzionale”. Conclusioni Il trattamento con tossina botulinica di tipo A, a dosi anche più elevate di quanto riportato in letteratura (Terré et al. 2008), è risultato efficace e sicuro nel trattamento della disfagia da ipertono dell’UES. A nostra conoscenza questa è la prima segnalazione sull’uso di IncobotulinumtoxinA per questa indicazione. Bibliografia Botulinum Toxin Injection for the treatment of Upper Esophageal Sphincter Dysfunction. E.A. Kelly, I.J. Koszewski, S.S. Jaradeh, A.L. Merati, J.H. Blumin, J. M. Bock Annals of Otology, Rhinology & Laringology, 2013; 122(2): 100-108. ALS dysphagia pathophysiology: Differential botulinum toxin response. D. A. Restivo, A. Casabona, A. Nicotra, et al Neurology 2013; 80: 616-620. Long-lasting effect of a single botulinum toxin injection in the treatmrnt of oropharyngeal dysphagia secondary to upper esophageal sphincter dysfunction: A pilot study. R. Terré, M. Vallès, A. Panadés & F. Mearin Scandinavian Journal of Gastroenterology, 2008; 43: 1296-1303. Risultati Dopo 15 giorni dal trattamento la valutazione con fibrovideolaringoscopia documentava “con boli molto densi: buona la fase orale e quella faringea; passaggio appena ritardato del bolo in esofago con possibilità di sufficiente autodetersione con atti deglutitori successivi. 88 C12 IL LABORATORIO DI LOCOMOZIONE A. Waldner, A. Marzari, A. Mahlknecht Casa di Cura Privata Villa Melitta Introduzione: Sia i fattori demografici, che lo sviluppo della medicina d´urgenza comportano un´incremento di patologie neurologiche che necessitano un intervento riabilitativo intenso e specifico. In questo contesto tecnologie innovative di supporto alle risorse umane svolgeranno un ruolo sempre più importante. Il ripristino della capacità deambulatoria è uno degli obiettivi principali per il recupero dell´autonomia. La terapia robot assistita del cammino migliora gli outcome della neuroriabilizzazione in termini di efficacia. Combinando diversi dispostivi robotici in un´unica palestra si riesce ad migliorare ulteriormente l´efficienza. Il laboratorio della locomozione rappresenta un nuovo e innovativo metodo di trattamento simultaneo che è in grado di aumentare l’efficienza del trattamento a senza aumento di umane impiegate, incrementando l´efficacia degli interventi neuroriabilitativi al cammino e l´efficienza grazie all’apporto tecnologico fornito dai dispositivi in dotazione alla struttura sanitaria. Bibliografia: Electromechanical-assisited training for walking after stroke. Mehrholz J, Elsner B, Werner C, Kugler J. Pohl M. Cochrane Database Syst Rev. 2013 Jul 25;7. Robot-assisted practice of gait and stair climbing in non-ambulatory stroke patients Hesse S, Tomelleri C, Bardeleben A, Werner C, Waldner A. JRRD; 2012;49(4):613-22 Arm studio to intensify upper limb rehabilitation after stroke: concept, acceptance, utilization and preliminary clinical results. R. Buschfort, J. Brocke, A. Heß, C. Werner, A. Waldner and S. Hesse. J Rehabil Med 42, 2010 Materiali e metodi: Nel laboratorio della locomozione un singolo terapista riesce a seguire contemporaneamente tre pazienti neurologici su tre diversi dispositivi elettromeccanici e/o robotici (treadmill con body weight support, Gangtrainer GT 1 e G-EO System) per la riabilitazione al cammino. Il protocollo di lavoro è definito in termini di sgravio del peso corporeo e di velocitá del passo in dipendenza del FAC (Functional Ambulation Category). Per il treadmill viene utilizzato un protocollo aggiuntivo per l´inclinazione, per il G-EO System un ulteriore protocollo per il trattamento robot-assistito su scale e la modalità attiva assistita. La durata della terapia (net-treatment time) è di 20 minuti. Inoltre il paziente riceve due sessioni di fisioterapia al cammino individuale ogni giorno. Risultati: Nel laboratorio della locomozione, con l´utilizzo contemporaneo di più dispositivi meccanici e robotici per la riabilitazione al cammino, gestiti da un solo terapista, si ottiene, oltre al noto aumento dell’efficacia della terapia, un aumento significativo dell´efficienza in termini di tempo di trattamento effettuato a risorse umane impiegate. Il consenso dei pazienti per questo metodo di lavoro è ottimo. Conclusione: XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 89 Abstract Book COMUNICAZIONI ORALI SESSIONE 11 “COMUNICAZIONI LIBERE” Aula C Sabato 10 Maggio 2014 Ore 10.30-12.30 90 C01 TARATURA ITALIANA DELL'APPLE TEST S. Rosadoni1, M. Mancuso1, W.L. Bikerton2, D. Capitani1, A. De Tanti3, B. Basagni3, M. Zampolini4, E. Todeschini4, R. Moretti4, G. Galardi5, S. Prestigiacomo5, M.A. D’Angelo5, M.Caputo6, S. De Pellegrin7, A. Lazzarini7, A. Cantagallo8, A. Angelini9, B. Bartalini10, M. Bartolo11, C. Zucchella11, M.C. Carboncini12, M.E. Girò12, P. Gemignani13, S. Spaccavento14, F. Cellamare14, G.Alla15, G. Antonucci15, P. Zoccolotti15 1 Riabilitazione Neurologica, USL 9 Grosseto (GR) 2 School of Psychology, Neuropsychology, University of Birmingham (UK) 3 Centro Cardinal Ferrari, Fontanellato (PA) 4 Dipartimento di riabilitazione, USL2 Umbria 5 Riabilitazione Fondazione Istituto San Raffaele Giglio, Cefalù (PA) 6 Riabilitazione Auxilium Vitae, Volterra (PI) 7 Dipartimento di Neuroscienze, Azienda Ospedaliera Università di Padova 8 BrainCare, Padova 9 IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi, Firenze 10 Dipartimento di Riabilitazione, USL12 Viareggio (LU) 11 IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo NEUROMED, Pozzilli (IS) 12 Neuroriabilitazione, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana (PI) 13 Polo riabilitativo Fondazione Don C. Gnocchi , Sarzana (SP) 14 U.O. Neurologia, IRCCS Fondazione Maugeri, Cassano Murge (Ba) 15 Dipartimento di Psicologia, Università Sapienza, Roma Introduzione I pazienti con neglect sono incapaci di rispondere a stimoli presentati nello spazio controlesionale. Tra le cerebrolesioni vascolari, questo disturbo rappresenta una delle più frequenti cause di disabilità. Il neglect è una sindrome eterogenea che condiziona fortemente la vita quotidiana dei pazienti e, più in particolare, l’efficacia degli interventi riabilitativi. In base al sistema di riferimento spaziale possiamo riconoscere almeno tre differenti forme, distinte in neglect egocentrico, allocentrico (Ota, 2001) e misto (Rorden, 2012), che si differenziano sia per gravità sia per prognosi. Alcuni ricercatori hanno recentemente messo a punto una prova, denominato “Apple Test”, che consiste nel barrare come stimoli target alcune mele intere (50), ignorando quelle con un’apertura a sx (50) e quelle con un’apertura a dx (50), utile nel suddividere le tre forme di neglect (Bickerton, 2011). Per rendere possibile l’utilizzo di questo strumento anche in Italia, abbiamo realizzato una taratura del test esaminando un campione di soggetti senza lesioni del SNC di diversa età e genere. Materiali e Metodi Hanno partecipato allo studio 14 centri di ricerca italiani che hanno reclutato 412 soggetti di entrambi i sessi con età compresa tra 20 e 80 anni, senza attuale o pregressa patologia neurologica e\o psichiatrica. Sono stati esclusi soggetti con mancinismo, con un punteggio al MMSE inferiore a 24/30 e con deficit del campo visivo rilevati all’esame clinico. Il campione è stato stratificato in tre fasce di scolarità (scuola media inferiore, scuola media superiore e laurea ) e in 8 fasce di età (con ampiezza 10 anni). Il test è stato somministrato secondo la procedura standard. Sono stati considerati gli errori di omissione, di commissione e il tempo di esecuzione della prova. Risultati Sono stati elaborati i cut-off relativi al 5° percentile per gli errori commissione e quelli di omissione sia totali che lateralizzati (dx e sx) utili per determinare la prestazione patologica. Inoltre abbiamo evidenziato che alcune variabili anagrafiche come il genere, l’età e la scolarità sono ininfluenti sulla performance mentre esiste una correlazione positiva tra età e tempo di esecuzione della prova. Conclusioni La presente taratura dell’Apple test consentirà l’utilizzo dello strumento anche sulla popolazione italiana, permettendo di effettuare una diagnosi differenziale tra le forme di neglect (egocentrica, allocentrica e mista), utile per la programmazione di approcci riabilitativi più specifici. Bibliografia essenziale 1. Bikerton W.L. et al. (2011) Separating forms of neglect using the Apple Test: validation and functional predicting in chronic and acute stroke. Neuropsychology 25(5), 567-580 2. Ota H. (2001) Dissociation of body centred and stimulus centred representation in unilateral neglect. Neurology, 57; 2064-2069 3. Rorden C. et al (2012) Allocentric neglect strongly associated with egocentric neglect. Neuropsychologia50, 1151-1157 XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 91 Abstract Book C02 EFFICACIA DELLA SOMMINISTRAZIONE PRECOCE DI L-DEPRENYL SUL RECUPERO COGNITIVO E FUNZIONALE DOPO ICTUS CEREBRALE M. Bartolo1, C. Zucchella1, A. Capone1, A.M. De Nunzio1, C. Vecchione2,3, G. Sandrini4, F. Pierelli1,5 1 UOC Neuroriabilitazione, IRCCS NEUROMED, Pozzilli (Isernia), Italia Introduzione: L’impiego di farmaci stimolanti il Sistema Nervoso Centrale e favorenti il recupero funzionale è da sempre uno dei settori di interesse in ambito neuro riabilitativo. Inoltre, diverse evidenze suggeriscono una correlazione tra funzioni cognitive e motorie. Lo studio si è proposto di verificare l’efficacia della somministrazione precoce di l-deprenyl (selegilina) sul recupero cognitivo di pazienti post-ictus, ipotizzando un’azione facilitatrice anche sul recupero funzionale. Conclusioni: I risultati preliminari sembrano confermare l’ipotesi che l-deprenyl eserciti un importante effetto sul versante cognitivo, specialmente nei domini relativi a reattività, attenzione e funzioni esecutive, verosimilmente a causa del suo effetto sull’asse dopaminergico, notoriamente implicato nell’elaborazione cognitiva. Studi ulteriori, con più ampie casistiche saranno necessari per confermare questi dati preliminari e valutare l’eventuale mantenimento di questi miglioramenti nel tempo (il follow-up a 6 mesi è in corso) e l’effetto sul recupero funzionale. Materiali e metodi: Criteri di inclusione: Pazienti affetti da ictus acuto (ischemico o emorragico); primo evento occorso nelle 2 settimane precedenti il ricovero in neuroriabilitazione; età ? 50 anni; Mini Mental State Examination compreso tra 13 e 23. Criteri di esclusione: presenza di concomitanti patologie neurologiche e/o psichiatriche; afasia; neglect; ipersensibilità alla selegilina; patologie cardiache pregresse. I pazienti sono stati randomicamente assegnati al gruppo di studio (GS) (selegilina compresse da 10 mg/die), o al gruppo di controllo (GC) (placebo in preparazione galenica). I pazienti hanno ricevuto farmaco o placebo per 2 mesi, assunto una volta al giorno al mattino, 2 ore dopo la prima colazione, alle ore 10:00. Il disegno ha previsto, oltre alla valutazione (cognitiva e funzionale) per l’arruolamento, la rivalutazione clinica dopo 2 – 6 settimane e 6 mesi. Risultati: Sono stati arruolati 26 pazienti di cui 15 nel GS e 11 nel GC. All’ingresso i due gruppi risultavano omogenei per quanto riguarda le caratteristiche cliniche e demografiche. L’analisi per misure ripetute ha evidenziato miglioramenti statisticamente significativi nella maggior parte dei test neuropsicologici a T1 per il GS, con un ulteriore miglioramento a T2. Le valutazione nel GC evidenziavano una tendenza al miglioramento, statisticamente non significativa. All’analisi intergruppo, il dominio delle funzioni attentive (Matrici attentive, Trail Making Test, Digit Span, Stroop test) ha evidenziato la maggiore significatività. In relazione al recupero funzionale, entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo rispetto al baseline, senza significative differenze intergruppo. 92 C03 LA RIABILITAZIONE COGNITIVA NELLA MALATTIA DI PARKINSON: NUOVE APPLICAZIONI DELLE TECNICHE DI NEUROFEEDBACK V. Lavermicocca; A.R. Dellomonaco; A. Parente; R. Di Fede; M. Megna; C. Andreula; P.P. Battaglini Centro Giovanni Paolo II, Putignano (BA) - B.R.A.I.N. Centre for Neuroscience (TS) - Università degli Studi Aldo Moro di Bari (BA) Introduzione La Malattia di Parkinson (MP) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla deplezione di dopamina a livello striatale. Studi clinici evidenziano che la prevalente funzione dei gangli della base è correlata al comportamento motorio. Tuttavia, essi stabiliscono connessioni anatomiche con aree prefrontali attraverso i circuiti dorsolaterale, orbitofrontale e cingolato anteriore, coinvolti nei processi esecutivi, nella regolazione del comportamento sociale e nella motivazione. La bradifrenia è il disturbo cognitivo caratteristico della MP. Si manifesta attraverso perdita di concentrazione e lentezza nei processi di pensiero, obiettivati dal rallentamento del segnale EEG. Attraverso l’applicazione di tecniche di Neurofeedback (NF), modulazione e autoregolazione EEG-mediata, il paziente impara a modificare la propria attività cerebrale sotto la guida del terapeuta e del computer. Lo studio è volto ad indagare l’effetto di tali tecniche sulle performance cognitive di pazienti affetti da MP, in termini di variazioni dei punteggi testistici. Materiali e Metodi Sono stati reclutati 20 pazienti affetti da MP idiopatica stadiati secondo la scala di Hoen&Yahr e preventivamente valutati cognitivamente. Criteri di inclusione: età compresa tra 45-85 anni, funzioni visive e uditive integre, fase on della terapia farmacologica. Il campione è stato suddiviso in 2 gruppi di 10 pazienti ciascuno matchati per età, scolarità e stadio della patologia, sottoposti rispettivamente al protocollo sperimentale (NF training) e al protocollo tradizionale (training cognitivo convenzionale). Il percorso riabilitativo ha previsto 18 sedute di terapia cognitiva. Nel NF training, come interfaccia cervello-computer, si è utilizzata la cuffia MindWave (NeuroSky) con relativo software per il trattamento. Attraverso l’analisi della varianza, sono state confrontare le prestazioni cognitive dei due gruppi al termine del trattamento. Software per i calcoli statistici: SPSS. Risultati Al termine del percorso terapeutico, la rivalutazione cognitiva ha evidenziato un significativo incremento nei punteggi in entrambi i gruppi; il confronto tra le performance cognitive non ha evidenziato differenze significative tra due gruppi legate alla tipologia di trattamento effettuato. Tuttavia, il grado di motivazione al trattamento è risultato significativamente maggiore nel gruppo sperimentale. Conclusioni L’applicazione di tecniche di NF per il trattamento cognitivo di pazienti affetti da MP è apparsa valida al pari dei trattamenti cognitivi convenzionali. L’incremento dei livelli motivazionali del gruppo sperimentale sembra imputabile alla percezione che il paziente ha di esercitare un controllo sulle proprie prestazioni cognitive (presupposto del NF training) aumentando così il senso di autoefficacia. Essendo il tracciato EEG nettamente rallentato nella MP, lo studio sarà ampliato indagando le modificazioni EEG eventualmente indotte dalla neuroriabilitazione. Enriquez-Geppert S. et al. Boosting brain functions: Improving executive functions with behavioral training, neurostimulation, and neurofeedback. Int J Psychophysiol. 2013 Apr;88(1):1-16. doi: 10.1016/j.ijpsycho.2013.02.001. Epub 2013 Feb 13. Fumuro T. et al. Bereitschaftspotential augmentation by neuro-feedback training in Parkinson's disease. Clin Neurophysiol. 2013 Jul;124(7):1398-405. doi: 10.1016/j.clinph.2013.01.026. Epub 2013 Apr 12. Suppa A. Boosting neural activity in cortical motor areas through neurofeedback in Parkinson's Disease. Clin Neurophysiol. 2013 Jul;124(7):1262-3. doi: 10.1016/j.clinph.2013.02.013. Epub 2013 Mar 20. XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 93 Abstract Book C04 BASI NEUROANATOMICHE DEI DISTURBI ACQUISITI DI LETTO-SCRITTURA E. Ripamonti1, S. Aggujaro2, F. Molteni2 , G. Zonca3 , M. Frustaci4, C. Luzzatti5 1 Sezione di Statistica, Dipartimento di Economia, Metodi Quantitativi, Strategie di Impresa, Università degli Studi di Milano-Bicocca 2 Ospedale Riabilitativo Villa Beretta, Costamasnaga, LC 3 Fondazione S.Maugeri, Montescano, PV 4 Azienda Ospedaliera G.Salvini, Passirana, MI 5 Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Milano-Bicocca Introduzione Negli ultimi due decenni, i substrati neuroanatomici dei processi di letto-scrittura ed i correlati anatomici dei modelli a due vie sono stati indagati da molti studi di neuroimaging funzionale (fMRI). Tuttavia, esiste una certa discrepanza tra i risultati degli studi di neuroimaging ed evidenza sperimentale proveniente da studi su pazienti cerebrolesi. Ampie lesioni perisilviane sinistre sono state riportate come il correlato anatomico sia della dislessia fonologica sia di quella profonda. Per quanto riguarda la dislessia superficiale, essa è associata ad atrofia/lesioni del lobo temporale. La dislessia lettera per lettera è associata a lesioni occipitali e temporali inferiori. Il presente studio si propone di investigare i correlati neuroanatomici dei disturbi di letto-scrittura in un ampio campione di pazienti cerebrolesi. corticali sia sottocorticali; la dislessia superficiale è risultata associata a lesioni temporali posteriori. Infine, la dislessia lettera-per-lettera coinvolge a lesioni inferiori temporali. Conclusioni In analogia con la maggior parte degli studi di neuroimaging funzionale, il presente studio riporta tre principali substrati per quanto riguarda la dislessia fonologica. Nel caso della dislessia superficiale, i risultati sono convergenti sia con studi fMRI, sia con l’evidenza proveniente da casi singoli. Nel caso della dislessia lettera per lettera, si è riportato il classico correlato occipitale e inferiore-temporale. Infine, la dislessia profonda (2 pazienti) è risultata associata ad ampie lesioni emisferiche sinistre, nel primo caso perisilviane, nel secondo fronto-parietali. Riferimenti Luzzatti, C., Willmes, K., & De Bleser, R. (1996). Aachener Aphasie Test. Firenze: Organizzazioni Speciali. Toraldo, A., Cattani, B., Zonca, G., Saletta, P., & Luzzatti, C. (2006). Reading disorders in a language with shallow orthography: A multiple single-case study in Italian. Aphasiology, 20(9), 823-850. Materiali e metodi Abbiamo definito i criteri operazionali per diversi tipi di disturbi della lettura: dislessia superficiale, dislessia fonologica, dislessia profonda, dislessia indifferenziata e dislessia lettera-per-lettera. I pazienti sono stati testati con la versione italiana del Aachen Aphasia Test (Luzzatti et al., 1996), con un compito di lettura di parole e non parole, un compito di lettura di parole trisillabiche con posizione dell’accento non prevedibile (Toraldo et al., 2006) e con un compito di scrittura di parole e non parole. Le lesioni (TC / RM) sono state mappate con il software MRIcron e si è utilizzata sia una metodologia di tipo sottrattivo, sia la Voxel-based lesion-symptom mapping (VLSM). Risultati Estese lesioni fronto-temporo-parietali sono emerse come correlati anatomici della dislessia profonda; la dislessia fonologica è associata a lesioni fronto-temporali e parietali inferiori, sia 94 C06 LO STUDIO DELL’APATIA NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER C. Fonte, V. Varalta, A. Maier, A. Magalini, S. Tamburin, E. Muti, R. Bottura, N.Smania, A. Fiaschi Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento, Università degli Studi di Verona; Fondazione Mons. Arrigo Mazzali, Mantova. INTRODUZIONE La prevalenza dell’apatia nella demenza di tipo Alzheimer varia tra il 25 e l’88% (Chase, 2011) con una tendenza all’aumento con l’aggravarsi della patologia (Starkstein et al., 2006). I pazienti apatici con Malattia di Alzheimer manifestano maggiori difficoltà nelle attività della vita quotidiana, segni extrapiramidali più gravi e una minore capacità di insight rispetto a pazienti dementi non apatici (Starkstein et al., 2001). L’obiettivo di questo studio è comprendere le variabili che si manifestano in associazione con l’apatia in pazienti con Malattia di Alzheimer allo scopo di conoscere meglio questo disturbo per poter, in un momento successivo, fornire indicazioni sulla gestione dei pazienti apatici e su eventuali prospettive riabilitative. riconosciuta più facilmente è la felicità, mentre la paura risulta quella più difficile da attribuire; sul versante uditivo invece si nota come l’emozione maggiormente riconosciuta sia la rabbia mentre paura e disgusto le più difficili da riconoscere. CONCLUSIONE Dallo studio sembrerebbe emergere che la gravita dell'apatia tenda ad aumentare all’avanzare dello stadio di demenza. L'apatia inoltre non sembrerebbe dovuta a deficit cognitivi, bensì a difficoltà nel riconoscimento delle emozioni. Sembrerebbe quindi che la perdita di motivazione e la scarsa capacità di provare emozioni dipendono in parte dalla difficoltà nel riconoscere le emozioni stesse. Dallo studio si conferma inoltre che l’apatia si manifesta anche in assenza di depressione e che questi sono disturbi ben distinti, pur essendo entrambi molto frequenti nei pazienti con Alzheimer. Infine i risultati hanno mostrato che all’aumentare del grado di apatia si assiste ad un aumento del grado di stress da parte del familiare. MATERIALI E METODI Sono stati visitati 41 pazienti con diagnosi di Malattia di Alzheimer e Apatia riferita dal caregiver e dal neurologo. Di questi, 24 sono risultati idonei allo studio. Ogni paziente è stato successivamente sottoposto ad approfondita valutazione neuropsicologica, durante la quale sono stati indagati: funzionalità cognitiva globale, comprensione non contestuale di ordini specifici, comprensione orale di parole e frasi, capacità di riconoscere cinque emozioni da stimoli visivi (volti umani), capacità di riconoscere emozioni dalla prosodia e i sintomi depressivi percepiti. Infine è stata somministrata un’intervista semi-strutturata al familiare con lo scopo di indagare i cambiamenti avvenuti nei pazienti dopo l’esordio della malattia e come questi reagiscano agli eventi. RISULTATI Dall’analisi dei dati si evidenzia una correlazione positiva quasi significativa tra la presenza di apatia e stadio della demenza. Allo stesso modo è emerso come il grado di apatia correli positivamente con lo stress del caregiver. Per quanto riguarda il riconoscimento delle emozioni, i pazienti con Alzheimer sembrano avere maggiori difficoltà nel riconoscimento delle emozioni sulla base della gravità dell’apatia. Sul versante visivo, l’emozione XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 95 Abstract Book C07 RIABILITAZIONE COGNITIVA NELLA SCLEROSI MULTIPLA: UN TRATTAMENTO PERSONALIZZATO INTENSIVO A DOMICILIO TRAMITE UN'APPLICAZIONE PER TABLET NON COMMERCIALE L. Pedullà, A. Tacchino, C. Vassallo, L. Bonzano, M.A. Battaglia, M. Bove, G. Brichetto Università di Genova, Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Università di Siena Introduzione: Le persone con sclerosi multipla (SM) soffrono frequentemente di disturbi cognitivi, con ripercussioni negative sulla vita sociale e professionale. Di grande interesse è la ricerca di strumenti innovativi per la riabilitazione cognitiva (RC) nella SM, tra cui nuovi supporti tecnologici che possano offrire assistenza a domicilio, programmi riabilitativi gestiti autonomamente e trattamenti personalizzati [1, 2]. La memoria è uno dei domini cognitivi maggiormente colpiti nella SM, e il suo recupero è cruciale nel ripristino delle funzioni cognitive. È stato dimostrato che nei soggetti sani un allenamento intensivo basato su esercizi della memoria di lavoro (WME) eseguiti al computer migliori le funzioni cognitive [3]. L' obiettivo dello studio è valutare un programma intensivo di RC basato su WME in persone con SM, e testare l'utilizzo di un nuovo strumento in grado di somministrare RC personalizzata a domicilio. Conclusioni: Un programma di RC basato su WME sembra migliorare le funzioni cognitive nei pazienti con SM. Uno strumento che permetta un trattamento personalizzato intensivo a domicilio potrebbe essere cruciale per il recupero della memoria. Ulteriori studi sono necessari per aumentare il numero del campione e aggiungere un gruppo di controllo per confrontare il trattamento cognitivo proposto con gli approcci riabilitativi tradizionali. Bibliografia O'Brien AR, et al. Arch Phys Med Rehabil. 2008;89(4):761-9. Cha YJ, et al. NeuroRehabilitation. 2013;32(2):359-68. Takeuchi H, et al. Neurosci. 2010;30(9):3297-303. Metodi: Quattro pazienti con SM recidivante-remittente (età media di 48.5 ± 6.24 anni, EDSS media di 3.0 ± 1.15) sono stati sottoposti a RC a domicilio per 8 settimane, con una sessione giornaliera di WME di 30 minuti, 5 giorni alla settimana. Per somministrare la RC a domicilio, è stata sviluppata un'applicazione per dispositivi portatili che imposta automaticamente la difficoltà del livello degli esercizi alla massima soglia di lavoro del partecipante, tramite un algoritmo che elabora i risultati delle prove precedenti. Le funzioni cognitive dei pazienti prima e dopo il trattamento sono state valutate tramite i seguenti test: Symbol Digit Modalities Test (SDMT), Paced Auditory Serial Additional Test (PASAT), e Tower of London Test (TLT). L'analisi statistica è stata effettuata tramite t-test per campioni appaiati. Risultati: Tutti i 4 pazienti con SM hanno completato il programma riabilitativo. È stata riscontrata una differenza significativa tra le sessioni di valutazione prima e dopo il trattamento nel PASAT (t=4.88, p=0.01) e nel TLT (t=3.22, p<0.05). Il punteggio del SDMT è aumentato dopo il trattamento ma non ha mostrato differenza significativa (t=2.92, p=0.06). 96 POSTER XIV Congresso Nazionale SIRN Genova, 8-10 Maggio 2014 97 ABSTRACT BOOK 2 P01 LA PERCEZIONE DEGLI ARTI NELLO SPAZIO: TEST IN COORDINATE INTRINSECHE ED ESTRINSECHE R. Iandolo, V. Squeri, D. De Santis, P.Giannoni, P. Morasso, M. Casadio simmetrica: lo scostamento dalla posizione desiderata è minore(p=0.03), la variabilità nel tornare in una stessa posizione è ridotta (p=0.002)e la dimensione dello spazio di lavoro risulta meno distorta (p=0.02). Nei soggetti con esiti da ictus tali risultati sono accentuati. Università di Genova Introduzione: La valutazione della propriocezione è spesso effettuata con un test che richiede di portare un arto in una posizione simmetrica corrispondente a quella in cui si trova l’altro arto. Con questo lavoro ci chiediamo se ci siano differenze fra task che richiedono di portare le mani nella stessa posizione nello spazio di lavoro o di portarle in posizioni specularmente simmetriche rispetto alla linea mediana del corpo. Se pianifichiamo il movimento degli arti o se valutiamo la loro posizione con un sistema di coordinate estrinseco, il task con geometria speculare presenterà una difficoltà aggiuntiva poiché sarà necessario calcolare le coordinante del target nell’emi-spazio simmetrico. Se consideriamo invece un sistema di riferimento intrinseco, per portare le mani nella stessa posizione nello spazio di lavoro dobbiamo calcolare angoli diversi per ciascun arto. Materiali e Metodi: Il setup è costituito da un manipolatore robotico planare che porta passivamente l’arto sinistro in diverse posizioni dello spazio di lavoro ed una telecamera calibrata che monitora le traiettorie dei marker fissati sulle articolazioni di entrambe le braccia. Al soggetto è richiesto di muovere la mano destra in modo da far corrispondere la posizione delle due mani nello spazio. Il task è eseguito in coordinate estrinseche (mani nello stesso punto dello spazio di lavoro) o intrinseche (mani in posizione specularmente simmetrica rispetto alla mid-line del corpo). Sono stati reclutati 8 soggetti destrimani senza problemi neuromotori e due soggetti con emiparesi sinistra da esiti da ictus. Ogni soggetto (bendato) ha eseguito 4 blocchi che consistevano ciascuno di quaranta movimenti di matching: due per il test in coordinate estrinseche e due in intrinseche. La valutazione della performance si è basata su tre indicatori: errore di matching, variabilità del raggiungimento di uno stesso target, distorsione della dimensione dello spazio di lavoro [1]. Risultati: Le performance nel caso in cui si porti una mano nella stessa posizione dell’altra nello spazio di lavoro sono migliori di quelle in cui la si porti in posizione specularmente Conclusioni: I dati supportano l’ipotesi che i due task conducano a risultati diversi e ci proponiamo di verificarli su una popolazione più ampia di soggetti, anche con differenti patologie neuromotorie 1. Dukelow, S.P., et al., Quantitative assesment of limb position sense following stroke. Neurorehabilitation and Neural Repair, 2012, Vol. 24 no. 2, 178-187. P02 STIMOLAZIONE TRANSCRANICA A CORRENTE CONTINUA ED AFASIA. GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE Rosellini S.* – Vestito L.* – Mantero M.* – Butini M.* – Feller S.* – Bandini F.** Rosellini S.* – Vestito L.* – Mantero M.* – Butini M.* – Feller S.* – Bandini F.** * Associazione Rinascita Vita, Genova **S.C. Neurologia Ospedale San Paolo, Savona Introduzione Il presente lavoro è mirato ad illustrare un protocollo di stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS) recentemente ideato e applicato su pazienti afasici cronici. Questo studio pilota ha avuto come obiettivo verificare se gli effetti benefici della tDCS perdurano nel tempo per un lungo periodo (21 settimane dalla fine della stimolazione), oltre che confermare l’efficacia del trattamento on-line con stimolazione anodica (A-tDCS) nel migliorare le prestazioni linguistiche di pazienti afasici cronici. Materiali e Metodi Lo studio ha coinvolto tre soggetti afasici cronici post-ictus. Il danno linguistico dei soggetti è stato valutato alla baseline con test standardizzati (Aachner Aphasie Test e Boston Naming Test). Sono state create due liste di quaranta parole ciascuna e sono state studiate le performance di ogni singolo paziente impegnato ogni giorno a denominarle durante una stimolazione in sham (S-tDCS) di 20 minuti applicata alla corteccia frontale sinistra in Abstract Book regione perilesionale e durante una stimolazione in modalità anodica (A-tDCS) sempre di 20 minuti a 1,5 mA con la stessa localizzazione. I pazienti sono stati rivalutati dopo un ciclo di trattamento, dopo un secondo ciclo di trattamento e a distanza di quattro, otto, dodici, sedici e ventuno settimane dalla fine della stimolazione. Il test non parametrico McNemar per misure ripetute è stato utilizzato per confrontare le prestazioni in S-tDCS e A-tDCS per ogni paziente per il periodo di stimolazione. Lo stesso test è stato utilizzato per confrontare le prestazioni ai follow-up con quelle della baseline. Risultati Vengono presentate graficamente le performance di ogni paziente alle quaranta prove di denominazione in S-tDCS e in A-tDCS. L’ analisi dei dati ha provato un chiaro effetto benefico della A-tDCS rispetto alla S-tDCS in tutti i soggetti. Per ognuno, il numero di risposte corrette non è mai sceso fino alla sedicesima settimana e comunque è rimasto superiore ai valori delle baseline. Vengono poi illustrati i risultati ai test standardizzati da cui si evince che tutti i pazienti hanno ottenuto buoni risultati: l’effetto benefico della A-tDCS si è protratto a lungo termine fino alla dodicesima settimana; i punteggi all’ AAT e al BNT sono rimasti comunque superiori alla baseline fino alla settimana 21. Conclusione Visti i risultati ottenuti, l’assenza di effetti collaterali e la facilità di esecuzione si ritiene che la A-tDCS debba supportare la riabilitazione tradizionale dell’afasia con uno o più cicli all’anno a seconda del protrarsi dei suoi effetti benefici. Bibliografia • Holland R, Crinion J. Can tDCS enhance treatment of aphasia after stroke? Aphasiology, 2012, 26 (9), 1169–1191. • Monti A, Ferrucci R, Fumagalli M, Mameli F, Cogiamanian F, Ardolino G, Priori A. Transcranical direct current stimulation (tdcs) and language. Cognitive neurology, 2013. • Baker JM, Rorden C, Fridriksson J. Using transcranial direct-current stimulation to treat stroke patients with aphasia. Stroke 2010;41:1229–36. P03 DISPOSITIVO ROBOTICO PER FACILITARE L'APPRENDIMENTO DELLA SCRITTURA CORSIVA I.Tamagnone, E. Delfino, A. Basteris, V. Sanguineti Università di Genova, School of Computer Science Hertfordshire Introduzione L’uso di dispositivi aptici può facilitare l’apprendimento della scrittura corsiva? Diversi studi hanno suggerito che l’interazione aptica può giocare un ruolo importante nell’acquisizione di questa capacità. Uno dei nostri obiettivi è capire se è l’assistenza aptica ad essere effettivamente benefica, o se invece quello che conta è fornire indicazioni temporali sull’esecuzione, indipendentemente dalla modalità (visiva o aptica). Per approfondire questo punto abbiamo sviluppato un sistema robotico, a basso costo e portatile, pensato per allenare l’abilità della scrittura. Quindi abbiamo messo a punto uno studio che compara gli effetti di allenamenti basati sulle diverse modalità di assistenza. Materiali e Metodi Un piccolo robot – Novint Falcon – è stato usato per registrare le posizioni della mano e generare forze assistive. Ai soggetti veniva richiesto di riprodurre con la mano non dominante quattro lettere in scrittura corsiva, ripetutamente. I soggetti sono stati assegnati a tre gruppi. Nel gruppo visivo (V) i soggetti potevano vedere la traccia di riferimento, in quello di guida visiva (GV) un target si muoveva lungo il percorso con la stessa tempistica del riferimento, ed infine in quello di guida visiva e aptica (GVA) in aggiunta alla guida visiva il robot generava delle forze dirette verso il target in movimento. Il protocollo sperimentale consisteva in quattro sessioni, svolte in quattro giorni consecutivi. Ogni giorno i soggetti si sottoponevano ad una fase di allenamento secondo la modalità di assistenza prevista dal loro gruppo. Prima e dopo l’allenamento venivano testati sulle stesse lettere, ma senza assistenza. Una valutazione completa comprensiva di sette lettere e di tre dimensioni del carattere è stata ripetuta all’inizio e alla fine dell’esperimento. Lo studio, tuttora in corso, prevede il coinvolgimento di un totale di 30 soggetti (10 per gruppo). Risultati Abbiamo sviluppato un apparato sperimentale e un’applicazione software che permette di progettare e gestire protocolli per l’allenamento della scrittura, tramite un’apposita GUI. I risultati preliminari suggeriscono che tutte e tre le modalità di addestramento migliorano le abilità di scrittura con la mano non dominante. Conclusioni 4 La scrittura corsiva è un’abilità indispensabile, sia per i bambini che per gli adulti. Data la sua importanza è cruciale sviluppare soluzioni tecnologiche che promuovano l’acquisizione di questa abilità. Il sistema che abbiamo proposto è promettente non solo come dispositivo riabilitativo per uso ospedaliero o domestico o come un aiuto a scuola per bambini in età scolare, ma anche come strumento per esplorare i meccanismi che intervengono nell’apprendimento di abilità sensomotorie complesse. P04 ORGANIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AMBULATORIALE PER IL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ A. Picelli, S. Bargellesi, P. Bortolotti, R. Avesani, M. Bizzarini, A. Boccignone, A. Borghero, A. Brugnera, P. Castellazzi, G. Crimi, L. Dalla Torre, E. Frasson, F. Galassini, M. Gandolfi, M. Gasperi, M. Gugelmetto, M. Iannilli, A. Lucangeli, F. Lunghi, A.M. Marangoni Università di Verona Introduzione La gestione ambulatoriale della spasticità necessita di adottare protocolli omogenei e condivisi al fine di offrire all’assistito il miglior approccio terapeutico possibile, nonché di favorire lo scambio di informazioni tra clinici. L’obiettivo di tale progetto è stato quello di formare una rete territoriale di servizi ambulatoriali che potessero condividere lo stesso protocollo per la valutazione ed il trattamento del paziente con spasticità secondo un modello organizzativo condiviso. Materiali e Metodi Nel febbraio 2013 i clinici di 15 centri neuroriabilitativi si sono riuniti presso l’A.O.U.I. di Verona per discutere della necessità di rendere omogenea e condivisa la valutazione ambulatoriale del paziente con spasticità. E’ stato quindi realizzato un protocollo che potesse essere adottato in via sperimentale da ciascuno dei partecipanti nei mesi successivi. Nel dicembre 2013 si è svolto un ulteriore incontro fra i referenti al fine di confrontarsi sulla fruibilità e applicabilità di un tale protocollo valutativo. Risultati Nel gennaio 2014 è stato redatto il protocollo definitivo. Esso si articola in una prima sezione che include i dati anagrafici e anamnestici del paziente e la valutazione della disabilità attraverso il Modified Barthel Index. Il protocollo prevede inoltre la valutazione dell’arto superiore mediante l’analisi della sensibilità, la Disability Assessment Scale, gli items distali del Motricity Index (mano funzionale) ed il Test di Bahkta (mano non funzionale). La valutazione dell’arto inferiore prevede il 2 Minute Walking Test, il 10 Meter Walking Test e la Walking Handicap Scale. L’Ashworth Scale è stata proposta per la quantificazione dell’ipertono muscolare. È prevista la possibilità per il medico di eseguire filmati in cui il paziente compie movimenti finalizzati con l’arto superiore ed esegue il 10MWT annotando eventuali considerazioni. Il dolore e la qualità di vita sono quantificati mediante la Face Scale Pain Assessment. Il medico dovrà infine compilare la Goal Attainment Scale specificando obiettivi del trattamento, risultati attesi dall’operatore e dall’utente attraverso il trattamento con neurotossina botulinica. Conclusione L’adozione di un protocollo condiviso può rappresentare l’opportunità di ottenere uniformità nella valutazione e nel trattamento ambulatoriale della spasticità a livello territoriale, al fine di fornire al paziente il miglior approccio terapeutico possibile favorendo lo scambio di informazioni tra clinici. Bibliografia Benini R et al. Update in the treatment of spasticity associated with cerebral palsy. Curr Treat Options Neurol, 2012 Wissel J et al. European Consensus Table on the use of botulinum toxin type A in adult spasticity. J Rehabil Med, 2009 Ward et al. A summary of spasticity management-a treatment algorithm, Eur J of Neurology 2002 P05 TRATTAMENTO NEURORIABILITATIVO CON BIOFEEDBACK IN PAZIENTI CON DISTONIA CERVICALE IDIOPATICA: STUDIO PILOTA L. Briscese, B. Fontana, L. Bonfiglio, S. Carozzo, A. Virgillito, M.C. Carboncini Unità Operativa Neuroriabilitazione Universitaria INTRODUZIONE Il biofeedback visivo (BFBv) è un tipo di esercizio terapeutico che consente il controllo e l’ottimizzazione del movimento del capo permettendo al paziente (pz) di venire a conoscenza di un evento fisiologico e di poterlo conseguentemente modificare grazie alle informazioni sensoriali visive di ritorno all’esercizio proposto dal terapista. Scopo del presente studio è stato quello di valutare gli effetti di un trattamento cinesiterapico combinato con BFBv sulla disabilità associata a questa malattia e sul benessere psicofisico del pz. Abstract Book MATERIALI E METODI I partecipanti reclutati (n=3) sono stati sottoposti a valutazione fisiatrica iniziale (T0), intermedia (T1) e finale (T2) con le scale: TWSTRS (Toronto Western Spasmodic Torticollis Rating Scale), SF-36, PWBS (Psychological Well-Being Scale) e HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale); tutti hanno eseguito un totale di 20 sedute di trattamento della durata di 1 ora ciascuna e a cadenza bisettimanale. Per l’ esecuzione degli esercizi è stato usato un puntatore laser montato su una fascia elastica posta sul capo del pz che era seduto davanti ad uno specchio diagrammato. RISULTATI L’analisi dei risultati in funzione delle valutazioni ai tempi T0, T1 e T2 con le scale suddette ha fatto registrare nella totalità dei pz un miglioramento evidente ai sub-items di disabilità e dolore alla TWSTRS (9.67 vs 8.0 e 8.75 vs 3.58 rispettivamente), un incremento del benessere psicologico alla PWBS (63 vs 68), e alla HADS (8 vs 4) oltre che dello stato di salute generale al questionario SF-36 (59.4 vs 79.2). CONCLUSIONI Anche se il campione esaminato in questo studio consente solo considerazioni preliminari, i risultati ottenuti lasciano sperare che l’impiego del BFBv possa rappresentare uno strumento valido per la riabilitazione dei pz con distonia cervicale. E’ chiaro infatti come sia possibile ridurre il grado di disabilità, aumentare le prestazioni funzionali, controllare il dolore e migliorare la qualità di vita. Ulteriori studi saranno necessari per confermare i suddetti risultati. Bibliografia Epstein LH, Blanchard EB. Biofeedback, self-control, and self-management. Biofeedback Self Regul. 1977 Jun;2(2):201-11. P06 UN NUOVO PROTOCOLLO PER INTEGRARE VALUTAZIONE E TRAINING ROBOTICO DEI DEFICIT PROPRIOCETTIVI DELL’ARTO SUPERIORE D.De Santis, J. Zenzeri, V. Squeri, L. Masia, P. Morasso Istituto Italiano di Tecnologia,Istituto Italiano di Tecnologia,Istituto Italiano di Tecnologia,Nanyang Technological University,Istituto Italiano di Tecnologia INTRODUZIONE L’esito in seguito ad ictus è molto spesso caratterizzato dalla coesistenza di problemi motori e sensoriali che insieme concorrono a determinare il livello di funzionalità motoria residua dell’arto superiore. Recenti studi hanno evidenziato come la presenza di deficit propriocettivi sia un predittore negativo del grado di recupero dell’arto emiplegico sul lungo periodo. Poiché i metodi clinici di valutazione ad oggi in uso mancano di potenza discriminativa nei confronti delle caratteristiche propriocettive del danno [1] e non esistono veri e propri protocolli per la riabilitazione del senso di posizione, presentiamo in questo lavoro una nuovo protocollo di valutazione quantitativa e training cinestetico per l’arto superiore prossimale basato sull’utilizzo di una interfaccia robotica a ritorno di forza. MATERIALI E METODI L’obiettivo è fornire una misura spaziale dell’acuità cinestetica del braccio basata su misure di Active Contribution (AC index [2]), in diverse direzioni sul piano frontale durante un esercizio di reaching ad occhi chiusi guidato da un’assistenza in forza pulsata nel tempo e fornita da un robot planare. Il soggetto, con il braccio supportato contro la gravità e vincolato al robot, deve raggiungere più volte a partire da una stessa posizione 5 target disposti a 22.5° su un cerchio sfruttando il feedback aptico. Il sistema è in grado di adattare automaticamente nel tempo l’intensità della forza guida sulla base del AC index nelle diverse direzioni fino a raggiungere e mantenere nel tempo una performance target. RISULTATI Un test preliminare ha dimostrato che il sistema è in grado di identificare in modo affidabile la minima forza da fornire al soggetto per raggiungere la performance target già dopo 10 movimenti lungo una stessa direzione. I valori trovati sono fortemente dipendenti dalla direzione della forza e indicano che l’acuità cinestetica nel sano è dipendente dalla configurazione del braccio. In particolare, l’accuratezza nel è maggiore lungo le direzioni allineate con l’asse dell’avambraccio, ed è minima per direzioni ortogonali ad esso. Inoltre, i valori di soglia sono apparsi sensibili a variazioni di acuità a seguito di adattamento all’esercizio o affaticamento del soggetto. CONCLUSIONI Poichè il protocollo in soggetti sani si è dimostrato sensibile alle variazioni di acuità cinestetica dipendenti sia da caratteristiche fisiologiche che strutturali, riteniamo possa essere utilizzato con successo per caratterizzare e quindi allenare in modo mirato il senso di posizione in pazienti neurologici con deficit sensorimotorio adattando il livello di assistenza in favore di una riabilitazione della propriocezione progressiva e integrata al training motorio. REFERENCES [1] S. P. Dukelow, T. M. Herter, K. D. Moore, M. J. Demers, J. I. Glasgow, S. D. Bagg, K. E. Norman, and S. H. Scott, “Quantitative assessment of limb position sense following stroke.,” Neurorehabil. Neural Repair, vol. 24, no. 2, pp. 178–87, Feb. 2010. 6 [2] D. De Santis, J. Zenzeri, M. Casadio, L. Masia, P. G. Morasso, and V. Squeri, “A new method for evaluating kinesthetic acuity during haptic interaction,” Robotica, vol. in press, 2014. P07 PROPOSTA DI UN MODELLO DI VALUTAZIONE VIDEOPOLIGRAFICA DEI PATTERNS MUSCOLARI PATOLOGICI NEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO INDIVIDUALIZZATO DEL PAZIENTE AFFETTO DA GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA (GCLA) M. Falso, F. Lazzaroni, P. Bettini, A. Malvicini UO di Riabilitazione Neurologica - Istituto Clinico Città di Brescia Obiettivo: codificare un possibile modello di valutazione videopoligrafica dinamica dei prinicipali patterns muscolari patologici del paziente affetto da GCLA, valutandone misure di outcome clinico-funzionali e potenzialità predittive della efficacia del trattamento riabilitativo proposto. Materiale e metodi: 8 pazienti affetti da grave cerebrolesione acquisita (5 donne e 3 maschi, con età media di 54aa) e ricoverati presso la nostra UO di Riabilitazione Neurologica durante il mese di giugno 2013 sono stati reclutati nello studio. In linea con i criteri di inclusione (GCS ? 12, LCF ? 3, DRS ? 17 e ? 21), i pazienti sono stati sottoposti al tempo T0 (prima del trattamento riabilitativo) ed al tempo T1-T2-T3-T4-T5 (1 ora, 15gg, 30gg, 45gg e 60gg dopo il trattamento riabilitativo), ad una valutazione clinica (pROM arti superiori ed inferiori; spasticità mediante scala MAS; forza muscolare mediante MRC), ad una delineazione dell’impairment funzionale (GCS, LCF, DRS) ed ad una valutazione videopoligrafica di superficie del pattern di attivazione muscolare agonisti/antagonisti in 4 condizioni di studio (a riposo a letto, durante la mobilizzazione passiva ed attiva dei 4 arti, durante la evocazione del riflesso di Babinski). I pazienti sono stati sottoposti ad un trattamento riabilitativo individualizzato durante il periodo osservazionale, per 6gg alla settimana, per 2 ore a sessione riabilitativa giornaliera, mediante esercizi di mobilizzazione passiva degli arti, esercizi di stimolazione neurodinamica dei 4 arti ed esercizi di controllo ed ottimizzazione dell’assetto posturale globale. Risultati: il follow-up clinico (T1, T2, T3, T4, T5) post-riabilitativo evidenziava un incremento del pROM agli AASS ed un suo decremento agli AAII, un andamento variabile ed irregolare polisegmentale del grado di spasticità segnalabile mediante scala MAS, un incremento del grado di reclutamento muscolare attivo a livello di emisoma dx. La valutazione SEMG evidenziava in tutti i pazienti indagati uno stato di coattivazione fasica , con un livello di muscle overactivity di fondo, degli agonisti/antagonisti dei 4 arti derivati durante la condizione di riposo procedendo dal tempo T0 al tempo T5; in 4 pazienti su 8 si segnalava un pattern di cocontrazione dinamica prossimo-distale degli agonisti/antagonisti durante la mobilizzazione attiva degli arti; l’assenza di segnala SEMG nella mobilizzazione attiva degli arti nei rimanenti pazienti reclutati, un pattern irregolare di coattivazione tonica agonisti/antagonisti durante la mobilizzazione passiva degli arti in tutti i pazienti indagati ed un pattern insignificante di attivazione SEMG durante la evocazione del riflesso di Babinski. Conclusioni: il protocollo riabilitativo proposto ha condotto ad un andamento non lineare nel tempo della sua efficacia terapeutica in tutti i pazienti reclutati. L’uso della SEMG ci ha permesso di codificare un cluster di patologici pattern di attivazione muscolare agonisti/antagonisti in un gruppo selezionato di pazienti affetti da GCLA. La videopoligrafia dinamica si pone come un utile strumento di supporto clinico nella descrizione di anomali pattern di attivazione muscolare ma non evidenzia potenzialità predittive in termini di outcome funzionale in una coorte di pazienti affetti da GCLA e sottoposti ad un codificato protocollo di trattamento riabilitativo individualizzato. P08 PROPOSTA DI PROTOCOLLO PER LA VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA DEL TRATTAMENTO CON TOSSINA BOTULINICA NELLE DISTONIE SECONDARIE A. Lopopolo, L. Mastromauro, E. Romanelli, V. Palmisano, R. Marvulli, R. D'argento, P. Fiore, G. Ianieri Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Policlinico di Bari Introduzione: i movimenti distonici caratterizzati da una contrazione involontaria e afinalistica di alcuni gruppi muscolari, condizionano il mantenimento di una corretta postura, l’armonia deambulatoria, l'esecuzione dei movimenti finalizzati all'azione. L'obiettivo del nostro studio è stato monitorare le modificazioni dell'attività muscolare spontanea mediante l’analisi elettromiografia, l’esame baropodometrico e stabilometrico e la miometria durante il percorso di cura. Materiali e metodi: gruppo di 20 pazienti di età media compresa tra 15 e 50 anni con diagnosi di distonia secondaria ad ictus cerebri in trattamento con tossina botulinica Incobotulinum toxin A (Xeomin®). Al reclutamento (t0) e nei successivi controlli (t1:15 gg, t2:30gg) i pazienti sono stati sottoposti a valutazione funzionale, esame baropodometrico e stabilometria, misurazione miometrica del tono muscolare e valutazione dell'attività muscolare spontanea mediante utilizzo di elettrodo ad ago concentrico a livello dei muscoli Abstract Book infiltrati (estensore comune delle dita ECD 100U, bicipite brachiale BB 100U) e analisi quantitativa del rapporto turn/amplitude. Risultati: il confronto dei dati ottenuti ai diversi tempi di osservazione mostra una riduzione dei pattern di attivazione spontanea nei muscoli esaminati e dell'IPA oltre ad una riduzione del tono dei muscoli trattati con tossina con conseguente miglioramento della stabilità e della distribuzione dei carichi, rilevato mediante l'analisi dei carichi statici e dinamici e della superficie dell'ellisse (Romberg Area) nell'ambito della valutazione stabilometrica. Conclusioni: l'analisi elettromiografica, miometrica e stabilometrica fornisce valori oggettivi che consentono un corretto monitoraggio dell'efficacia della tossina botulinica nel trattamento della distonia, permette inoltre la personalizzazione del trattamento con ripercussioni positive sulla QoL dei pazienti. Bibliografia: - Review EMG-interference pattern analysis Josef Finsterer, MD * Ludwig Boltzmann Institute for Research in Neuromuscular Disorders, Postfach 348, 1180 Vienna, Austria. Journal of Electromyography and Kinesiology 11 (2001) 231–246www.elsevier.com/locate/jelekin; - Multichannel Electromyographic Mapping to Optimize OnabotulinumtoxinA Efficacy in Cervical Dystonia Camilla Kilbane, Jill Ostrem, Nicholas Galifianakis, Jamie Grace, Leslie Markun & Graham A. Glass Department of Neurology, University of California, San Francisco, San Francisco, California, United States of America., 2 Parkinson’s Disease Research, Education, and Clinical Center, San Francisco Veterans Affairs Medical Center, San Francisco, United States of America. P09 SERIOUS GAMES PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEI DISTURBI COGNITIVI C. Zucchella1, E. Sinforiani1, C. Tassorelli2,3, E. Cavallin3, D. Tost-Pardell4, S. Grau4, S. Pazzi5, S. Puricell5, S. Bernini1, C. Bottiroli6, T. Vecchi3,7, G. Sandrini Giorgio2,3 1Laboratorio di Neuropsicologia/Unità Valutazione Alzheimer, IRCCS Istituto Neurologico Nazionale Fondazione C. Mondino, Pavia, Italia divertimento, che recentemente sono stati proposti anche in campo medico; rappresentano strumenti nuovi, potenzialmente efficaci nella gestione e trattamento dei disturbi cognitivi negli anziani. Materiali e metodi: Un team multidisciplinare composto da neurologi, psicologi, neuropsicologi, ingegneri biomedici, designer e sviluppatori di giochi ha collaborato alla definizione dei requisiti clinici e tecnici del sistema ed alla loro realizzazione, utilizzando la metodologia AGILE che ha previsto un ciclo continuo di verifiche della corretta implementazione delle specifiche funzionali. Risultati: La piattaforma 3D consiste in un ambiente domestico formato da cucina, salotto e camera da letto, in cui i soggetti sono chiamati a svolgere compiti strettamente legati alle attività quotidiane. Sono stati sviluppati 5 SG al fine di valutare diverse funzioni cognitive: funzioni esecutive (ragionamento e pianificazione), attenzione (selettiva e divisa), memoria (a breve e lungo termine, prospettica), orientamento visuo-spaziale. I soggetti navigano ed interagiscono con l’ambiente attraverso un monitor touch-screen; l'applicazione si basa su un paradigma in prima persona quindi non c'è nessun avatar 3D che simula l’utente. La posizione virtuale dell'utente all'interno dell'ambiente è associata ad una telecamera e il modello di navigazione consente di muoversi ad un'altezza costante sopra il piano del pavimento e ruotare la telecamera (testa) entro una gamma limitata di angoli. Il punteggio ottenuto ai SG è un indice composito, derivato da diversi parametri che includono numero di risposte corrette, numero di errori, omissioni e tentativi, tempo e distanza percorsa. Conclusioni: Una volta validata, questa piattaforma 3D costituirà un potente strumento di screening per la diagnosi precoce dei deficit cognitivi su larga scala, con diversi vantaggi rispetto agli strumenti di screening tradizionali. L'adozione dei SG in realtà virtuale, infatti, oltre ad essere più divertente e motivante per i soggetti, permetterà di testare le funzioni cognitive con compiti che simulano le attività quotidiane, aumentando la "validità ecologica" della valutazione. Introduzione: La valutazione cognitiva tradizionale, basata sulla somministrazione di test neuropsicologici carta e penna, è dispendiosa in termini di tempo e richiede un’elevata professionalità. La possibilità di creare strumenti che sfruttino le tecnologie dell'informazione e della comunicazione potrebbe consentire lo sviluppo di strumenti facili da usare, in grado di ridurre l'elaborazione dei dati e di fornire condizioni di prova ripetibili e controllate. I Serious Games (SG) sono giochi a computer progettati con finalità differenti dal puro 8 P10 ESERCIZI ROBOT ASSISTITI PER IL RECUPERO FUNZIONALE DEL POLSO DI UN SOGGETTO IN FASE SUB-ACUTA POST ICTUS F. Marini, V. Squeri, A. Cuppone, A.Riva, P.Giannoni, L. Doglio, P. Moretti, P. Morasso, L. Masia Considerando le performance del soggetto nel corso delle sedute di robot terapia a cui si è sottoposto, si è notato un incremento della qualità e, anche del range di movimento e una riduzione del livello di assistenza necessario per compiere il task richiesto. Istituto italiano di tecnologia Genova, Ospedale Gaslini medicina fisica e riabilitazione Genova, SI4LIFE – Innovation hub for elderly and disabled people Genova, School of MAE Nanyang Technological University Singapore Conclusioni La terapia robotica è un valido strumento nelle mani del terapista e può risultare efficace anche in applicazioni a breve termine. È inoltre possibile adattare i protocolli alle singole necessità dei pazienti aumentando così le potenzialità della regolare terapia fisica. Il soggetto ha tratto benefici dalla terapia robotica e ci si ripropone di continuare a seguirlo nonché estendere la robot terapia anche ad altri soggetti. Introduzione L'utilizzo di dispositivi robotici ha assunto un ruolo importante nella riabilitazione neuromotoria dell'ultimo decennio, proponendosi come valido complemento alla riabilitazione tradizionale. Le ultime ricerche nel campo della riabilitazione neuromotoria hanno dimostrato come l’utilizzo di sistemi robotici consenta di effettuare un addestramento sicuro ed intensivo nonché appropriato a ciascun livello di abilità motorie residue. Tali ricerche hanno evidenziato che l’inserimento di robot nella terapia riabilitativa può migliorare in maniera significativa gli esiti della terapia stessa ed anche permetterne una valutazione oggettiva. Tramite il robot, inoltre, il paziente può ricevere molteplici input sensorimotori e cognitivi, ovvero stimoli propriocettivi, stimoli visivi e spinte motivazionali. L’obiettivo principale di questo studio è lo sviluppo di un protocollo terapeutico efficace, rivolto a migliorare la funzionalità e la mobilità dell'arto superiore emiparetico (in particolare del giunto distale) di un giovane soggetto di anni 15 in fase sub-acuta post ictus. Materiali e metodi Per questo studio è stato utilizzato wristbot, un’interfaccia aptica progettata per la neuroriabilitazione del polso, sul quale è stato implementato uno schema di controllo caratterizzato da un’assistenza modulata in base al movimento dell’end effector individuato dal dispositivo. Il robot accompagna, ed eventualmente completa, il movimento eseguito dal paziente in base alle sue capacità motorie residue (strategia di controllo “assisted-asneeded”), in modo da promuovere il recupero e stimolare l’apprendimento della corretta coordinazione motoria tra flesso-estensione e abduzione-adduzione del polso durante l’esecuzione di un esercizio di reaching. Risultati P11 INCIDENZA DELLE GRAVI COMPLICANZE SECONDARIE NELLA FASE CRONICA DI PERSONE IN STATO VEGETATIVO E STATO DI MINIMA COSCIENZA. L. Simoncini, O. Cameli, A. Bonamartini, R. Formisano, J. Navarro, G. Righetti, A. Sant’Angelo, R. Piperno e il gruppo VeSta Azienda USL Bologna INTRODUZIONE: Nelle gravi cerebrolesioni acquisite di origine traumatica e non, l’ipertonia severa con profilo distonico è presente in un alta percentuale di casi. Lo studio osservazione degli stati vegetativi condotto a livello italiano (progetto VeSta) che ha visto la partecipazione a livello italiano di 20 unità operative, ha permesso di portare alla luce il problema e le complicanze ad esso correlate. MATERIALI E METODI: Sono stati analizzati i dati relativi a 327 pazienti inseriti nel registro VeSta con diagnosi di SV e MCS. Le complicanze analizzate erano relative al sistema motorio, cutaneo e osteoscheletrico: la presenza di disturbo distonico/ spastico, la presenza di lesioni da decubito e l’anchilosi delle anche. L’età media dei pazienti era di 54 anni. Il 23% presentava un’eziologia traumatica, il 68% un’eziologia non traumatica mentre il 6% era un’associazione delle due. RISULTATI Il disturbo distonico/spastico è risultato essere presente in 211 pazienti con diagnosi SV e MCS; in particolare, nel 54% dei pazienti con diagnosi di trauma cranico e nel 53% dei pazienti ad eziologia emorragica, anossica ed ischemica. Parallelamente al dato della Abstract Book distonia è stato osservato un andamento lineare della presenza dell’anchilosi delle anche ( con percentuali pari al 31% e 32% nei due gruppi). La presenza di lesioni da decubito è stata descritta nel 26% dei pazienti con età superiore a 40 anni. Il dato relativo all’anchilosi delle anche è correlato alla distanza dall’evento: è presente un aumento progressivo della percentuale fino al 45% nei pazienti ad una distanza di 2 anni dall’evento acuto. Un risultato interessante è rappresentato dal fatto che la presenza di lesioni da decubito risulta essere minore nei pazienti che sono a domicilio: 6 pazienti su 45 (13%) rispetto a 66 su 257 ( pazienti ricoverati presso strutture riabilitative e lungodegenze e socio assistenziali). CONCLUSIONE La distonia spastica severa rappresenta un disturbo motorio delle gravi cerebrolesioni acquisite che condiziona la presentazioni di altre complicanze quali la presenza di lesioni da decubito e anchilosi delle anche. A sua volta può essere correlata all’alta percentuale di pazienti con presenza di ventricolomegalia non trattata. BIBLIOGRAFIA: Characteristics of dystonic movements in primary and symptomatic dystonias M Svetel, N Ivanovic ?, J Marinkovic ?, J Jovic ?, N Dragas?evic ?, V S Kostic ?. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2004;75:329–330. doi: 10.1136/jnnp.2003.017632 P12 DISEGNO PRELIMINARE DI UN PROTOCOLLO DI STUDIO PER VERIFICARE L’EFFICACIA DELL' APPLICAZIONE ANDROID UCSI (CLINICAL SCALE INSTRUMENTATION) PER MISURARE IL CONTROLLO DEL TRONCO NELLA PERSONA CON LESIONE MIDOLLARE F. Bettini, P. Paglierani, V. D'Alleva, L. Chiari, C. Taccone, S. Mellone, F. Guerra, S. Cugusi, J. Bonavita Montecatone Rehabilitation Institute Obiettivi: Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare un protocollo di studio per verificare l’efficacia di un sistema di valutazione strumentale basato su sensoristica inerziale indossabile per misurare il controllo del tronco nella persona con lesione midollare. I sensori indossabili integrano un accelerometro, un giroscopio ed un magnetometro triassiali. I segnali vengono acquisiti tramite una connessione Bluetooth ed elaborati da uno smartphone tramite un’applicazione Android chiamata uCSI (Clinical Scale Instrument). Materiali e metodi: Si tratta di uno studio sperimentale interventistico prospettico con gruppo di controllo. Nei prossimi 12 mesi verranno analizzati i dati relativi a pazienti affetti da mielolesione ad eziologia traumatica e non, paraplegici ASIA A e B, ), di età compresa tra 18 e 65 anni, ricoverati in fase acuta presso l’Unità Spinale di Montecatone ad Imola (BO). I pazienti inclusi nello studio verranno suddivisi in tre gruppi in base al livello neurologico D1- D6 (primo gruppo), D7-D10 (secondo gruppo), D11-L1 (terzo gruppo). Le valutazioni necessarie verranno effettuate sui pazienti in prima istanza, a distanza di 15 giorni dall’inizio del ricondizionamento alla posizione seduta nel paziente libero da ortesi e, successivamente, alla dimissione. Il confronto dei dati sarà effettuato mediante analisi della varianza standard. Per lo studio dei parametri cinematici i sensori inerziali vengono posizionati in corrispondenza di C7 e L4. Il sistema analizza l’equilibrio statico in posizione seduta, l’equilibrio in condizioni dinamiche andando a variare la posizione degli arti superiori nello spazio e le dinamiche di raddrizzamento, secondo un protocollo prestabilito. Per ciascun gruppo di pazienti, verranno contemporaneamente rilevati i valori dell’outcome SCIM relativi alla parte mobilità. Risultati: L’ipotesi è che il sistema di valutazione strumentale applicato sia in grado di apprezzare e oggettivare i miglioramenti nel controllo del tronco nel paziente mieloleso durante il percorso riabilitativo, osservando il trend delle variabili cinematiche misurate da uCSI rispetto ai valori rilevati in una popolazione di soggetti di controllo, in associazione con l’ evoluzione progressiva dei valori di outcome SCIM relativi alla parte mobilità verso i valori attesi per il relativo livello lesionale. Conclusioni: Risultati preliminari confermano la capacità del sistema strumentale di misurare le variabili cinematiche di interesse. L'utilizzo della strumentazione con sensori indossati e smartphone risulta essere estremamente pratica e veloce. Per poter procedere ad una validazione dello strumento stesso nel misurare il controllo del tronco nel mieloleso, sarà successivamente utile verificare la consistenza e la coerenza delle dinamiche dei parametri rispetto alla valutazione clinica. Bibliografia: 1. E. Aidinoff et al, “ Expected spinal cord indipendence measure, third version, scores for various neurological levels after complete spinal cord lesions”. Spinal Cord (2011) 49, 893-896. 2. Suzanne M Lynch et al “Reliability of measurements obtain with a modified functional reach test in subjects with spinal cord injury” Pyhsical Therapy . Volume 78. Number 2. February 1998 10 3. Stephen Sprigle et al “ Developement of valid and reliable measures of postural stability” The Journal of Spinal Cord Medicine Volume 30 Number 1, 2007. P14 MISURARE LA PERCEZIONE DELLE ABILITA' COMUNICATIVE NELLA SCLEROSI MULTIPLA: UNO STUDIO SU 40 PAZIENTI E 40 CAREGIVER F. De Biagi, I. Battel, M. Garzon, F. Meneghello I.R.C.C.S. Fondazione Ospedale San Camillo INTRODUZIONE Negli ultimi anni in letteratura sono stati descritti deficit comunicativi in associazione a Sclerosi Multipla (SM). Tali difficoltà, che si riscontrano già nelle fasi iniziali di malattia, possono manifestarsi a vari livelli quali ad esempio nell’articolazione verbale, nell’accesso lessicale, nella fluenza, nelle abilità narrative e nella comprensione del testo (Murdoch BE & Theodoros D, 2000). Tuttavia non risultano ancora chiare le correlazioni tra deficit comunicativi e deficit cognitivi nei pazienti con SM. Obbiettivo di questo studio è fornire una misura delle abilità comunicative percepite dai pazienti stessi. MATERIALI E METODI Il La Trobe Communication Questionnaire (LCQ; Douglas et al, 2000) è un questionario, nato per la valutazione di pazienti con trauma cranico, che prevede la somministrazione tramite intervista di 30 domande le cui risposte seguono una scala Lickert a 4 punti (1=mai/raramente; 4=sempre). LCQ è stato tradotto in italiano e somministrato a 40 pazienti SM ricoverati presso la Fondazione Ospedale San Camillo IRCCS di Venezia e a 40 loro caregiver. Tutti i pazienti sono stati sottoposti anche a valutazione neuropsicologica. Mediante un’analisi con T di Student, i punteggi delle risposte dei pazienti e dei loro caregiver sono stati confrontati sia nel totale che separatamente per i 30 items e per le 5 aree nel quale è suddiviso LCQ (quantità/qualità/modo/relazione/cognitivo). RISULTATI La durata dell’intervista è stata inferiore ai 20 minuti. Le medie dei punteggi totali dei pazienti (Mp =39,3) e dei famigliari (Mf= 46,4) sono relativamente basse, indicative di lievi disfunzioni comunicative. Tuttavia, nel confronto fra Mp e Mf, è emersa una differenza significativa (p<0,001). Anche ad un’analisi più approfondita, è stata evidenziata una differenza significativa in 13 items su 30 e in tutte le 5 aree. Tali dati rilevano che i pazienti generalmente tendono a sovrastimare la loro efficacia comunicativa. CONCLUSIONE Ulteriori dati sono necessari per definire l’entità e le caratteristiche di questi disturbi. Tuttavia il LCQ, benchè ancora non validato in italiano, potrebbe essere uno strumento agevole e sensibile nell’evidenziare aree critiche di disfunzione comunicativa. Ciò al fine di individuare appropriati obbiettivi di trattamento, in un’ottica globale di condivisione e collaborazione con il paziente e i caregiver. BIBLIOGRAFIA 1.Murdoch, BE & Theodoros D (2000). Speech and Language disorders in Multiple Sclerosis. London. Whurr Publishers. 2.Douglas JM, O’ Flaherty, C, Swop, PC. (2000). Measuring perception of communicative ability: the development and evaluation of the La Trobe Communication Questionnaire. Aphasiology; 14(3): 251268 3.Douglas, JM, Bracy, CA, Snow, PC. (2007). Measuring perceived communicative ability after Traumatic Brain Injury: Reliability and validity of the La Trobe Communication Questionnaire. J Head Trauma Rehabil; 22(1): 31-38 P15 VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DEL TRAINING DEL CAMMINO ROBOTIZZATO IN UN PAZIENTE AFFETTO DA ESITI DI SOSPETTA POLINEURITE DEMIELINIZZANTE E RADICOLOPATIA CERVICALE E LOMBOSACRALE: CASE REPORT G. Cristella, S. De Trane, V. Palmisano, E. Romanelli, V. Licomati, P. Dicillo, G. Lelli, S. Mennuni, G. Ianieri, S. Damiani, M. Megna, P. Fiore, A.P. Amico Policlinico di Bari, U.O. Medicina Fisica e Riabilitazione e U.S.U. Introduzione Scopo del presente studio è quello di descrivere l’efficacia del trattamento con training del cammino robotizzato (Reoambulator®) in un paziente di 49 anni, affetto da paresi brachiocrurale sinistra, a maggiore espressione a livello dell’arto inferiore, esito di sospetta polineurite demielinizzante esordita da circa 18 mesi al momento della nostra prima valutazione, nel contesto di una radicolopatia cervicale e lombosacrale. Ad oggi il paziente deambula con ausilio di un bastone canadese, con base lievemente allargata, con baricentro fortemente spostato verso destra, con andatura falciante a sinistra. L’obiettività mostra lieve paresi dell’arto superiore sinistro, paresi più grave dell’arto inferiore omolaterale, prevalentemente distale, associata a ipoestesia dello stesso emilato. • Materiali e Metodi Abstract Book Sono state effettuate valutazioni strumentali della postura e del cammino prima e dopo il ciclo di training del cammino robotizzato effettuando esame baropodometrico statico e dinamico e gait analysis. Sono state inoltre somministrate le seguenti scale di valutazione: Medical Research Council Scale(M.R.C.) per la forza segmentaria, Functional Ambulation Categories (F.A.C.) e Walking Handicap Scale (W.H.S.) per l’autonomia funzionale del cammino, Scala di Tinetti (S.T.) per equilibrio ed andatura, Ashworth Scale (A.S.) per l’ipertono spastico e Barthel Index (B.I.) per l’autonomia nelle attività della vita quotidiana. Il ciclo di training del cammino robotizzato si è svolto in 20 sedute, di durata progressivamente maggiore, fino a 45 minuti ciascuna, distribuite in 2 o 3 sedute settimanali. • Risultati Prima dell’avvio del trattamento il paziente presentava per l’arto inferiore sinistro quanto segue. Flesso-estensione di anca e ginocchio ed estensione di alluce M.R.C. = 3/5, flessoestensione di tibio-tarsica M.R.C. = 2/5. FAC = 1/5. WHS = 3/6. S.T. equilibio = 5/16, ST andatura = 5/16, ST totale = 10/32. A.S.= 1/5 in flesso-estensione di anca e ginocchio, A.S. =0/5 per i restanti distretti. B.I. = 65/100. • Conclusioni Il trattamento è tuttora in corso. I risultati che emergono da una valutazione intermedia appaiono promettenti in termini di tonotrofismo muscolare, assetto posturale statico e dinamico e motivazione del paziente. Bibliografia Geroin C, Mazzoleni S, Smania N, Gandolfi M, Bonaiuti D, Gasperini G, Sale P, Munari D, Waldner A, Spidalieri R, Bovolenta F, Picelli A, Posteraro F, Molteni F, Franceschini M; Italian Robotic Neurorehabilitation Research Group. Systematic review of outcome measures of walking training using electromechanical and robotic devices in patients with stroke. J Rehabil Med. 2013 Nov;45(10):987-96. Doi: 10.2340/16501977-1234. Esquenazi A, Packel A. Robotic-assisted gait training and restoration. Am J Phys Med Rehabil. 2012 Nov;91(11 Suppl 3):S217-27; quiz S228-31. doi: 10.1097/PHM.0b013e31826bce18. Schwartz I, Sajina A, Neeb M, Fisher I, Katz-Luerer M, Meiner Z.Locomotor training using a robotic device in patients with subacute spinal cord injury. Spinal Cord. 2011 Oct;49(10):1062-7. doi: 10.1038/sc.2011.59. Epub 2011 May 31. P16 FOLLOW UP REINSERIMENTO LAVORATIVO DOPO GRAVE CEREBROLESIONE ACQUISITA INDAGINE SU 119 GCA C. Maggio , G. Panizza , S. Feller Progettazione Cooperativa Sociale Introduzione Le persone con gravi cerebrolesioni acquisite (GCA) presentano menomazioni complesse ed eterogenee con disabilità motoria e cognitiva comportamentale con implicazioni per la vita sociale ostacolanti il reinserimento lavorativo. Abbiamo quindi pensato ad un modello di intervento che potesse arginare l’esclusione sociale e lavorativa riservata ad alcuni soggetti GCA (1) . Materiale Metodi Si tratta di 119 casi GCA, di età media di 35 aa, indagati per i fattori predittivi ed in base agli indicatori di successo nel reinserimento lavorativo ;i primi riguardano caratteristiche pretrauma rilevanti e elementi post-trauma precoci; i secondi valutano le sequela persistenti dalle reazioni post- traumatiche ai fattori ambientali collegati all’attuale condizione lavorativa. Successivamente l’équipe che progetta e realizza le azioni di accompagnamento al lavoro formata da psicologo, assistente sociale, esperto di organizzazione aziendale, educatore, tutor ha provveduto all’inserimento lavorativo utilizzando un modello concettuale basato su fattori metacognitivi, emotivi e dell’ambiente sociale per migliorare gli esiti lavorativi. Con questionario telefonico è stato verificato l’esito occupazionale; un lavoro a tempo pieno pagato è considerato un importante fattore di successo, ma per alcuni l’obiettivo della riabilitazione occupazionale è la possibilità di esperire un percorso positivo stabile temporalmente, piuttosto che raggiungere un obiettivo del momento: “il processo è più importante dell’obiettivo (2). Risultati – Relativi a Persone con inserimento lavorativo stabile Gruppo di riferimento: 49 casi - Maschi 37 - Femmine 12 Tipologia Lesione: TCE 35 – CV 14 Tipo di occupazione: 80% non lavora presso il luogo di lavoro pre-trauma Tempo di permanenza: 38 persone lavorano da più di 3 anni – 11 sino a 3 anni Il 69% dichiara di svolgere oggi una mansione diversa e dequalificata Il 59% e soddisfatto del lavoro che svolge Il 73% ha trovato lavoro con supporto (pubblico – cooperativa) 12 Conclusioni Dai dati raccolti emerge che, superate la difficoltà di inserimento, l’occupazione tende a stabilizzarsi, pur su mansioni deprofessionalizzate e con part-time. Dai questionari somministrati emerge come la criticità coinvolga sia la disabilità che l’esclusione sociale. La gravità della lesione e degli esiti non incidono significativamente sulle opportunità occupazionali, anche se prevale la fascia dal 46 al 75% di invalidità che consente alle aziende di ottemperare agli obblighi di legge. Lo stato di benessere di chi lavora è sostanzialmente buono: l’80% risponde da buono a molto buono. Il numero di inserimenti lavorativi realizzati dalla cooperativa è diminuito da un 25% sui pazienti in carico del 2007 (con utilizzo di corsi professionalizzate FSE e disponibilità aziendali pre-crisi) ad un a 4% dello scorso anno (3). 1) Donatello M, Michielin P. Lavoro e oltre. Inserimento lavorativo e sociale delle persone con disabilità. Londra, McGraw-Hill, 2003. 2) Onsworth,T.; McKenna,K., Investigation of factors related to employment outcome following traumatic brain injury: a critical review and conceptual model, Disabil. Rehabil 2004; 26 (13):765-83 3) Cattelani R; Tanzi F; Lombardi F; Mazzucchi A, Competitive re-employment after severe traumatic brain injury: clinical, cognitive and behavioural predictive variables, Brain Inj. 2002; 16(1):51-64 P17 RECUPERO DELL’ECCITABILITÀ NEL MUSCOLO DENERVATO: PRIMO STEP PER L’UTILIZZO DELLA FES NELLE LESIONI NERVOSE PERIFERICHE. A. Marcante (1), R. Zanato (2), S. Zampieri (3), U. Carraro (3), S. Stramare (2), S. Masiero (3) UOC Riabilitazione Ortopedica, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Padova ; (2) Istituto di Radiologia, Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova; (3) Laboratorio di Miologia Traslazionale, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Padova Introduzione Segnaliamo il caso di un ragazzo di 26 anni che, in seguito ad un trauma della strada, ha riportato una frattura sottotrocanterica del femore destro che ha causato una lesione completa del nervo sciatico. La frattura del femore è stata ridotta chirurgicamente mediante il posizionamento di un chiodo PFNA lungo, ma clinicamente il paziente presentava un’anestesia completa a livello di gamba e piede e algie alla regione glutea. La forza degli ischiocrurali era buona (MRC 4/5), ma la flesso-estensione attiva di caviglia era abolita, con una grave compromissione della deambulazione. Il paziente è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di neurolisi con rimozione di un voluminoso neuroma e posizionamento di un innesto di 8 centimetri da nervo surale controlaterale. Un anno dopo l'intervento chirurgico il paziente riferiva la scomparsa del dolore gluteo, un rafforzamento degli ischiocrurali, ma nessun miglioramento nei muscoli del gamba. Materiali e metodi A due anni dal trauma si è deciso di procedere con un test di elettrostimolazione per verificare la risposta del tibiale anteriore e tricipite surale. Nel test è stata applicata una corrente monofasica triangolare con intensità variabile da 10 a 30 mA , lunghezza impulso da 5 a 150 msec e pausa di 1000 o 2000 msec . La migliore risposta muscolare senza dolore per il paziente era evidente (clinicamente e mediante ecografia muscolare) ad una intensità di 20-25 mA, lunghezza impulso di 150 msec e pausa per 2 secondi. Il paziente ha quindi eseguito a domicilio un ciclo di elettrostimolazioni giornaliere al tibiale anteriore con i suddetti parametri. Dopo due mesi, un secondo test di elettrostimolazione ha rivelato la presenza di contrazione muscolare anche con una lunghezza d’impulso di 50 msec. Risultati Due mesi di adeguata stimolazione hanno permesso di ridurre ad un terzo la durata di stimolo necessaria a produrre una scossa muscolare, anche in un muscolo cronicamente denervato. Questo recupero di eccitabilità non ha però influito sul processo di atrofia muscolare. Conclusioni Il passo successivo nel processo di recupero funzionale sarà impostare un training di elettrostimolazione che preveda l’ulteriore riduzione della durata dell’impulso e l’aumento della frequenza in modo da raggiungere un tetano muscolare. Una volta ottenuta la contrazione tetanica sarà possibile influire sul processo di atrofia e creare inoltre un dispositivo FES per il piede cadente nella lesione nervosa periferica. Abstract Book P18 QUALITÀ DI VITA POST ICTUS – L’INFLUENZA DEL TRATTAMENTO POSTDIMISSIONE V. Reiterer, P. Storm, C. Meinecke, S. Cataldo Azienda Sanitaria Bolzano- Comprensorio di Merano Obiettivo dello studio: Valutazione dell’effetto del trattamento ambulatoriale sulla qualità di vita (QoL) in pazienti con ictus cerebrale dopo la riabilitazione post-acuta residenziale. Materiali e metodi: Studio prospettico in pazienti dimessi da un reparto di riabilitazione specialistica, tra cui un gruppo di pazienti ha proseguito il trattamento riabilitativo in regime ambulatoriale sulla base di indicazioni funzionali. La rilevazione degli outcome funzionali è stata ottenuta mediante l'European Stroke Scale (ESS) all’ingresso, alla dimissione ed al follow-up ad un mese dalla dimissione. Al follow-up ai pazienti è stato somministrato lo Stroke Impact Scale version 2.0 (SIS) per l'autovalutazione della QoL. I dati sono stati analizzati utilizzando il Mann-Whitney U test (inter-group), il Wilcoxon test ed il Friedman test (intra-group). Le correlazioni tra items delle scale SIS ed ESS sono state valutate attraverso il coefficiente Rho di Spearman. Risultati: Sono stati coinvolti 21 soggetti di età media 72,5 anni (D.S. 11,02) e con degenza media di 42,43gg (D.S. 18,0) . A 5 soggetti è stata prescritta ergo- o fisioterapia ambulatoriale. I due gruppi risultano omogenei per genere, età e degenza. Tutti i soggetti evidenziano un incremento nello score ESS mediano durante il ricovero (trattati: 79/100 vs. 57/100,p=0,042; non trattati 87/100 vs. 70/100,p=0,001). Al follow-up, i soggetti trattati ambulatorialmente presentano un ulteriore guadagno funzionale (mediana 86/100,p=0,043) livellandosi con i non trattati anch’essi migliorati (mediana 88/100,p=0,001) . Tuttavia, l’autovalutazione della QoL ad un mese dalla dimissione risulta in generale migliore nei soggetti trattati ambulatorialmente, con una differenza significativa in 4 items (pratiche economiche, p=0,019; transfer, p=0,040; attività tempo libero, p=0,033; emotività, p=0,042). Nell'insieme dei soggetti, si osservano correlazioni positive significative tra alcuni items della ESS e della SIS, in particolare tra linguaggio e capacità comunicative ( =0,533,p=0,013), motricità dell’arto superiore e funzioni manuali ( =0,521,p=0,015/ =0,663,p=0,001), e – con segno negativo - tra deambulazione e partecipazione sociale ( =-0,475, p=0,030). Conclusioni: I dati mostrano che, indipendentemente dal recupero funzionale, i soggetti trattati dopo la dimissione valutano meglio la propria QoL. Sembra che il trattamento ambulatoriale, oltre a sostenere un’evoluzione ulteriore del recupero funzionale, favorisca l’autostima e la partecipazione. Di conseguenza, nella programmazione di interventi riabilitativi post-ricovero sarà importante focalizzare l’attenzione più sui fattori che realmente hanno un impatto diretto sulla QoL, anziché sulle indicazioni funzionali. Futuri studi serviranno quindi per conoscere meglio questi fattori, tra cui probabilmente il coping ed il contesto socio-spirituale individuale. P19 STUDIO CLINICO CONTROLLATO RANDOMIZZATO DI COMPARABILITÀ E SICUREZZA DELLA TOSSINA BOTULINICA PURIFICATA PER IL TRATTAMENTO DELLA SPASTICITÀ NELLE PARALISI CEREBRALI INFANTILI E. Carraro, E. Trevisi, A. Martinuzzi IRCCS "E. Medea" - Ass. La Nostra Famiglia, Conegliano (TV) Introduzione: La tossina botulinica si è affermata come potente trattamento della spasticità dalla metà degli anni ’90: a livello commerciale la tossina è reperibile nella forma A in tre formulazioni (Onabotulinum, Abobotulinum, Incobotulinum). Uso e dosaggio della tossina botulinica nella paralisi cerebrale infantile (PCI), in base a peso corporeo ed età, sono stati stabiliti dall’European Consensus Table 2009, solo per Onabotulinum e Abobotulinum, non esistendo studi per Incobotulinum. Gli effetti collaterali sono estremamente rari nelle PCI sottoposte a chemodenervazione; tra gli effetti indesiderati va sottolineata la possibile evocazione di una reazione immunitaria neutralizzante. Nella Incobotulinum le proteine complessate vengono rimosse durante il processo di preparazione del prodotto ma non esiste al momento in letteratura un dosaggio specifico per tale formulazione nel trattamento della spasticità in età evolutiva; studi effettuati in età adulta suggeriscono dosaggio equivalente a Onabotulinum. Obiettivo del nostro studio era comparare la sicurezza di impiego di Onabotulinumun e Incobotulinum Toxin nel trattamento della spasticità del piede equino in bambini affetti da PCI. Materiali e Metodi Studio clinico controllato randomizzato in doppio cieco, con reclutamento di bambini di età 3-18 anni affetti da PCI con indicazione a chemodenervazione nel muscolo tricipite surale. Il trattamento prevede inoculo di tossina botulinica 5U/Kg per tricipite. L’insorgenza di eventi avversi a 48 ore, 10 giorni e 3 mesi è stata indagata con apposito questionario a check-list in cui erano elencati gli effetti collaterali più frequenti in letteratura consegnato ai genitori. I pazienti venivano inoltre contattati entro 48 ore dall’inoculo e successivamente visitati entro 10 giorni e a 3 mesi. 14 Risultati Sono stati reclutati 36 pazienti (24 M, 12 F; 19 emiplegici, 17 diplegici; età media 9.2 ± 4.31anni) randomizzati in due gruppi: 18 pazienti nel gruppo studio (GS, Incobotulinum) e 18 nel gruppo controllo (GC, Onabotulinum). Sono stati inoculati 50 tricipiti (27 GS e 23 GC). Il 25% dei pazienti ha presentato un effetto collaterale (tra questi annoverati anche affaticabilità, debolezza muscolare, alterazioni del pattern di cammino,….) nelle prime 48 ore, il 17% entro 10 giorni e il 9% entro 3 mesi senza differenze statisticamente significative trai due gruppi indagati. Non si è registrato nessun effetto avverso severo. Conclusioni Il numero di effetti avversi riscontrato risulta paragonabile ad altri studi in letteratura (es. Naumann 2006) ma questo è strettamente legato al metodo di raccolta dati. Non si sono individuate differenze statisticamente significative nella presentazione di effetti avversi tra le due formulazioni. P20 PERCORSO DIAGNOSTICO-RIABILITATIVO DEL BAMBINO CEREBROLESO CON DEFICIT VISIVO CENTRALE: DESCRIZIONE DI UN CASO DI ENCEFALITE NECROTICO-EMORRAGICA DA VIRUS H1N1 M. Chiari, E. Battagliola, C. Savi, D. Saviola, A. De Tanti Centro Cardinal Ferrari - Santo Stefano Riabilitazione Per deficit visivo centrale (DVC) si intende una compromissione della funzione visiva secondaria a danno delle vie nervose retrogenicolate in assenza di patologie oculari. Negli ultimi anni il DVC è la causa più frequente di deficit visivo in età pediatrica ed è spesso associato ad altre disabilità motorie e intellettive. Il grave impatto che determina sulle aree di sviluppo motorio, cognitivo, relazionale rende ragione della crescente esigenza di linee di riferimento per la diagnosi e l’intervento precoce nei soggetti interessati. Presentiamo il caso di una bambina di 5 anni con esiti di encefalite necrotico-emorragica da virus H1N1 occorsa all’età di 3 anni. E’ presente una tetraparesi spastica in presenza di movimenti discinetici e distonici. Il quadro neuroradiologico documenta aree poro encefaliche alla porzione dorsale del ponte, emisferi cerebellari e cerebrali a destra. Dal punto di vista neuroftalmologico è presente un importante disordine oculomotorio caratterizzato da esotropia di OS con frequenti episodi di spasmi muscolari, deficit di elevazione bilaterale, ptosi, sguardo deviato verso destra, con lieve posizione di torcicollo a destra e nistagmo a componente verticale e rotatoria. Il visus non è quantificabile, ma i PEV da flash presentano un tracciato compatibile con un residuo visivo. La bambina viene osservata e filmata seduta in ambiente a illuminazione naturale, semioscurità e al buio a capo libero. Vengono esaminate le strategie che utilizza per localizzare e afferrare gli oggetti nello spazio circostante, utilizzando target differenti (volti, oggetti in bianco e nero e colorati di varie dimensioni e consistenza). Si rilevano una fissazione incostante a capo libero, così come è presente un inseguimento visivo in ogni direzione a capo libero, ma non a capo fermo. I movimenti saccadici di esplorazione sono assenti, l’arrampicamento maculare è evocabile. Sono state messe in atto strategie di coordinazione occhio-mano e trattamenti farmacologici (tossina botulinica) e successivamente correzione chirurgica per ridurre lo spasmo dei muscoli retti e quindi facilitare i movimenti oculari. La presa in carico ha lo scopo di valutare il residuo visivo, di individuare le strategie di compenso e rendere il bambino consapevole del proprio potenziale visivo ottimizzandone l’uso funzionale. Il setting riabilitativo ha previsto attività multidisciplinari (fisioterapia, logopedia, psicomotricità, ortottica) finalizzate al miglioramento della postura e della produzione verbale e allo sviluppo dell’attenzione e capacità di osservazione. Con l’ausilio di filmati si documenta il percorso diagnostico-riabilitativo. P21 EFFETTI DI GENERALIZZAZIONE SUL LINGUAGGIO DI UN TRAINING INTENSIVO SULLE FUNZIONI ATTENTIVE C. Cicchetti1, A. Di Palma2, A. Leccese3 1Centro Rham, 2FSM Cassano, 3Libero professionista Introduzione Alcuni dati della letteratura sostengono che soggetti con afasia hanno capacità di working memory, controllo attentivo e meccanismi inibitori deficitari(Wright H.2012).Il trattamento mirato delle funzioni attentive migliora indirettamente le abilità linguistiche e cognitive in pazienti con problemi di linguaggio(Goldenberg 1994). Obiettivi Dimostrare il miglioramento delle abilità linguistiche e cognitive mediante la presentazione di un caso singolo:paziente afasico con concomitante deficit disesecutivo sottoposto ad un training attentivo intensivo. Materiali e metodi Il pz F.A,56 anni,presenta emiplegia destra e afasia transcorticale motoria.La TC cerebrale e la RMN evidenziano ischemia lungo il decorso dell'arteria cerebrale anteriore sinistra con Abstract Book perfusione emorragica in sede parasagittale e paraventricolare del corno frontale. Dalla valutazione del linguaggio, eseguita con il Bada, si osserva risparmio della ripetizione, della comprensione uditiva e della lettura, deficit di accesso al lessico, perseverazioni soprattutto nelle prove di scrittura ed ecolalia nell'eloquio spontaneo. Da un punto di vista qualitativo le prove linguistiche risultano deficitarie per la presenza di scarso automonitoraggio e impulsività nelle risposte. Dalla valutazione neuropsicologica (MMSE, Span di cifre e di Corsi, Matrici Attentive, TMT A-B, Figura complessa di Rey, Test dell'orologio, Tol, FAB, fluenza fonemica e semantica, Token Test,Wisconsin card test) e cognitiva (CPM,Waisprove non verbali) emergono difficoltà di attenzione, pianificazione e flessibilità cognitiva con risparmio nelle prove di ragionamento logico non verbale e analisi visiva.Il paziente è stato sottoposto ad un training computerizzato intensivo sulle funzioni attentive(vigilanza, inibizione, memoria di lavoro, controllo delle interferenze e flessibilità cognitiva) della durata di 4 settimane con 1 incontro al giorno di 45 minuti. Risultati A seguito del training,alle prove di retest, si nota una riduzione dell'ecolalia e delle perseverazioni nell'eloquio spontaneo e nella scrittura,un numero inferiore di errori nelle prove di evocazione lessicale e riduzione dell'impulsività,effetto di un verosimile miglioramento del controllo attenzionale. Conclusioni I risultati sembrano suggerire un miglioramento delle capacità linguistiche conseguenti al potenziamento del funzionamento cognitivo generale, in modo particolare dell’attenzione. Lo studio è in fase di ampliamento, poiché non presenta attualmente caratteri di esaustività data la scarsa numerosità del campione; ciò nonostante i dati appaiono interessanti e promettenti per la prosecuzione dello studio. Bibliografia Sinotte,M. Attention training for reading impairment in mild aphasia:a follow-up study.NeuroReabilitation 22(2007)303-310 Murray,L Treating attention in mild aphasia:Evaluation of attention process training-II.Journal of communication disorder 39(2006)37-61 P22 EVIDENZA DI UN APPROCCIO DI TRATTAMENTO INTEGRATO DI UN QUADRO DI CPA (COMPLEX POSTURAL ATTITUDES) IN UN PAZIENTE AFFETTO DA TETRAPLEGIA SPASTICO-DISTONICA SECONDARIA A GRAVE TRAUMA CRANIOENCEFALICO (TBI). Ma. Falso, Fr. Rossetti, A.Malvicini UO di Riabilitazione Neurologica - Istituto Clinico Città di Brescia Obiettivo: delineare un percorso di modificazione e miglioramento di un insieme di esigenze posturali complesse (CPA) in un paziente affetto grave tetraplegia spastico-distonica assiale e acrolocalizzata secondaria a grave trauma cranio-encefalico (TBI) e sottoposto ad un modello ipotetico di trattamento clinico-riabilitativo integrato. Materiale e metodi: paziente maschio di 37aa, affetto da tetraplegia a carattere spasticodistonico con conseguenti stereotpie posturali ad alto impato disfunzionale e condizionanti la qualità di vita e la gestione assistenziale del paziente; time course del ricovero presso la ns UO di Riabilitazione Neurologica dal mese di aprile al mese di luglio 2013. Il processo di gestione integrata del paziente si è articolato in 3 steps: - step 1 al’atto dell’ingresso presso la ns UO di Riabilitazione neurologica il paziente veniva sottoposto (MF) ad una valutazione dello stato clinico funzionale di partenza, a letto ed in un ambiente assolutamente silenzioso, con la delineazione del suo a) profilo cognitivocomportamentale; b) complesso di stereotipie ed esigenze posturali attitudinali in decubito supino, in posizione seduta a letto, in condizione di posturazione viziata e disergonomica in unità popsturale in adozione - step 2 • il paziente veniva sottoposto ad un approccio di trattamento clinico-riabilitativo integrato contrassegnato da a) un trattamento fisioterapico giornaliero, 6gg alla settimana, della durata di 2 ore per sessione di trattamento e seguendo le linee guida della GCS National Consensus Conference • in linea con il nostro protocollo operativo interno di Reparto, il paziente veniva sottoposto a 15gg di distanza dall’ingresso a trattamento infiltrativo multisegmentale con BoNTX-A (Xeomin®) • ad 1 mese di ricovero, per la rilevazione di una marcata instabilità di caviglia sx, completamento intraruotata e deviata in varo, il paziente veniva sottoposto ad un intervento 16 di artrodesi chirurgica mediante tecnica VALOR® Hindfoot Fusion System (Wright), finalizzato al ripristino di un appoggio plantigrado fisiologico in ortostasi - step 3 la valutazione clinico funzionale del paziente è stata condotta al tempo T0 (all’atto dell’ingresso in reparto), T1 (ad 1 mese dal ricovero), T2 (a 2 mesi di ricovero), T3 (a 5 mesi dal ricovero, in coincidenza con il ritorno al domicilio) mediante a) quantificazione del grado di spasticità multisegmentale con scala MAS e delineazione del grado di controllo del tronco mediante TCT, b) delineazione del profilo cognitivo-comportamentale, c) oggettivazione delle attitudini posturali complesse in assetti differenziati Risultati: - nell’immdiato post-inoculo di BoNTX-A (Xeomin®) ed in sinergia con il trattamento riabilitativo proposto si è osservato un significativo cambiamento dell’assetto asimmetrico assiale del paziente, un incremento del reclutamento muscolare attivo dei parassiali lombari nel mantenimento della stazione seduta a letto (aumento del TCT score), un drastico decremento del laterocollo spastico-distonico e dell’atteggiamento in equinosupinazione del piede dx (decremento del MAS score) - in linea con la oggettivazione di un evidente cambiamento dell’assetto posturale globale e grazie alla introduzione di un innovativo sistema di regolazione modulare dell’assetto dell’unità tronco-bacino-AAII (Kit Seat by Leckey – Ottobock®) il paziente veniva posto nella condizione di assumere long-term ed in ergonomia la posizione seduta in assenza di schemi patologici secondari - grazie al miglioramento dell’assetto posturale globale, del controllo del tronco e di un ripristino chirurgico dell’appoggio plantigrado del piede sx, il paziente veniva ad 1 mese dal ricovero e per la prima volta dal trauma sottoposto ad una verticalizzazione progressivacontrollata mediante un sistema di standing modulare (Stander by Leckey – Ottobock®) Conclusioni: questo case evaluation report ha voluto dimostrare come un approccio di tipo integrato (clinico-funzionale e chirurgico) sia asolutamente indispensabile e necesario per ambire ad una funzionale ottimizzazione delle CPA (Esigenze Posturali Complesse) secondarie ad una grave cerebrolesione da trauma cranico. Bibliografia Zampolini M, Zaccaria B, Tooli V, Frustaci A, Franceschini M; GISCAR group. Rehabilitation of traumatic brain injury in Italy: a multi-centred study. Brain Injury 2012; 26(1): 27-35. Falso M, Galluso R, Malvicini A. Functional influence of botulinum neurotoxin type A (Xeomin®) of multifocal upper and lower limb spasticity on chronic hemiparetic gait. Neurology International 2012 June 14; 4(2)e8. P23 GCA E STRESS OSSIDATIVO UN ESPERIENZA GENOVESE S. Feller*, M.Mantero*, U. Zumaglini*, C. Vassallo*, E. Butini*, C. Salani**, E.L. Iorio*** *Associazione Rinascita Vita, Genova. **Asl 3 Liguria, Genova. *** Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, Salerno Introduzione. Lo stress ossidativo (SO) – squilibrio tra produzione ed eliminazione, da parte dei sistemi antiossidanti, di specie chimiche reattive, quali le reactive oxygen species (ROS) – gioca un ruolo rilevante nella patogenesi dell’insulto neuronale conseguente all’evento traumatico (1) o vascolare (2), primariamente responsabile di gravi cerebro-lesioni acquisite (CGA), specialmente in caso di comorbilità. Di qui la necessità di approcci personalizzati basati sulla diagnostica molecolare (3), volti a modulare la produzione esuberante di ROS attraverso la mobilizzazione delle risorse cognitive e motorie residue, l’alimentazione e, dove indicato, un intervento nutraceutico mirato. Materiali e metodi. Per verificare la fattibilità di tale approccio, abbiamo sottoposto 30 pazienti con GCA afferenti al centro Rinascita Vita di Genova (Sezione di Neuroscienze dell’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo) a valutazione del bilancio ossidativo su sangue attraverso il d-ROMs test (valori normali 250-300 U CARR) e l’antiROMs test (valori ottimali >200/>1000 ?Eq/L) (Diacron International, Grosseto) (3). Risultati e discussione. Alla base delle GCA sono risultate le cause vascolari (n=16), traumatiche (n=10) e anossiche (n=4). In 2 casi su 3 è stata rilevata una condizione di SO relativo, con aumento della produzione di specie reattive (340±45 U CARR), specialmente nelle donne (figura 1), senza compromissione significativa delle difese antiossidanti. Tale condizione, particolarmente evidente nei pazienti cardiovascolari, è apparsa correlata non solo alla patologia di base, alle sue comorbilità ed agli effetti indesiderati della frequente politerapia farmacologica associata, ma anche al regime alimentare, spesso, per varie ragioni, inadeguato. Conclusioni. Quantunque preliminari, questi dati indicano che il tradizionale approccio riabilitativo, sebbene conforme alle attuali linee guida, può associarsi ad uno SO, potenzialmente responsabile, a sua volta, dell’innesco di pericolosi circoli patogenetici viziosi in grado di aggravare il decorso già non favorevole della malattia di base. Pertanto, allo scopo di controllare tale fattore emergente di rischio per la salute, purtroppo completamente asintomatico e rilevabile solo attraverso la diagnostica molecolare, abbiamo inserito i pazienti arruolati in questo studio nel programma B. R. A. I. N. (Bilanciare Radicali e Antiossidanti con l’Intervento Nutrizionale). Quest’ultimo si prefigge di migliorare la qualità della vita dei soggetti con GCA inserendo i medesimi in un percorso integrato che prevede, Abstract Book tra l’altro, la somministrazione di un regime nutrizionale (e, all’uopo, nutraceutico) personalizzato sulla base dei profili redoxomico e lipidomico (3). Nelle nostre aspettative anche un abbattimento dei costi della cronicità, attraverso il contenimento della spesa farmaceutica e la riduzione degli accessi alle strutture sanitarie. Bibliografia. 1. Cornelius C, Crupi R, et Al. Traumatic brain injury: oxidative stress and neuroprotection. Antioxid Redox Signal. 2013. 19 (8): 836–853. 2. Altamura C, Squitti R, et Al. Ceruloplasmin/transferrin system is related to clinical status in acute stroke. Stroke. 2009. 40 (4): 1282–1288. 3. Iorio EL, Balestrieri ML. Lo stress ossidativo. Trattato Italiano di Medicina di Laboratorio, di Angelo Burlina, Ed. Balestrieri C, Piccin, Padova. Vol. IX. 533–549. 2009. P24 EFFETTI UN TRAINING AEROBICO AD ALTA INTENSITA’ IN PAZIENTI CON ICTUS CEREBRALE IN FASE CRONICA D. Munari (1), A. Pedrinolla (2), F. Schena (2), C. Geroin (1), M. Gandolfi (1), A. Picelli (1) e N. Smania (1, 3) (1) Centro di Ricerca in Riabilitazione Neuromotoria e Cognitiva, Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento, Università degli Studi di Verona (2) Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento, Università degli Studi di Verona; (3) USO di Riabilitazione Neurologica, Azienda Universitaria Ospedaliera Integrata, Verona. Introduzione Il primo obiettivo del presente studio è stato di valutare gli effetti fisiologici di un allenamento su treadmill ad alta intensità in pazienti affetti da ictus cerebrale in fase cronica. Il secondo obiettivo è stato di esaminare i meccanismi adattativi sul consumo di ossigeno che accadano a seguito di tale allenamento. Materiali e Metodi Sette soggetti con ictus cerebrale in fase cronica (Età 60 ± 5 anni; Peso 87.0 ± 13.0 kg; Altezza 1.72 ± 0.07 m; BMI 29.2 ± 3.1) hanno eseguito un allenamento ad alta intensità su treadmill per 3 mesi, 3 volte a settimana. Prima dell’inizio dell’allenamento (T0) i soggetti sono stati sottoposti ad un elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo e hanno eseguito i seguenti test: 6 minute walking test (6MWT), 10 meter walking test (10MWT), Time Up and Go Test (TUG), Peak Oxygen Consumption (VO2peak), Cardiac Output (CO), Near infrared Spectroscopy (Totale Emoglobina (TotHb), Emoglobina Ossigenata (HbO2) e Deossiemoglobina (Hb)) in entramdi gli arti inferiori (vasto laterale). I test sono stati ripetuti alla fine dell’allenamento (T1) che consisteva in 5 serie da 5 minuti di allenamento su treadmill al 95% del VO2peak. I dati sono stati ordinati in fogli excel e processati attraverso test non-parametrici (software statistico SPSS 20). Risultati Dopo l’allenamento i pazienti hanno riportato un incremento significativo del VO2peak assoluto (8.9%± 3.7%). La TotHb nell’arto sano è aumentata del 12%± 2.6% e nell’arto plegico del 7.8%±1.6%. La Hb nell’arto sano è aumentata del 15%±9.2% e nell’arto plegico del 5.4%± 6.9%. Nel 6MWT e nel 10MWT sono stati riportati aumenti significativi. Conclusioni Il presente studio ha dimostrato che un training ad alta intensità migliora il consumo di ossigeno in pazienti affetti da ictus cerebrale in fase cronica. Tale effetti sono da ricondurre maggiormente ad adattamenti della muscolatura periferica in particolare del lato sano. I risultati ottenuti dal presente studio sono in linea con la letteratura. Bibliografia Globas C, et al. Chronic stroke survivors benefit from high-intensity aerobic treadmill exercise: a randomized control trial. Neurorehabil Neural Repair. 2012; 26(1):85-95; Gjellesvik TI, et al. Effect of high aerobic intensity interval treadmill walking in people with chronic stroke: a pilot study with one year follow-up. Top Stroke Rehabil. 2012. 19(4):353-60. Veerbeek JM, van Wegen E, van Peppen R, van der Wees PJ, Hendriks E, Rietberg M, Kwakkel G. What is the evidence for physical therapy poststroke? A systematic review and meta-analysis. PLoS One. 2014 Feb 4;9(2):e87987. P25 L’INTERVENTO LOGOPEDICO NELLA PPA: CASE SERIES A. Dellomonaco1, G. Valentini2, A. Nuzzi3, V. Lavermicocca4, A. Parente5, T. Chiarelli6, P. Fiore7, M. Megna8 1 Az. Ospedaliera Universitaria Consorziale Policlinico di Bari, 2 3 Università degli Studi di Bari Aldo Moro, 4B.R.A.I.N. Centre for Neuroscience (TS) – Centro Giovanni Paolo II, Putignano (BA), 5Istituto S. Agostino, Noicattaro (BA), 6 7 8 Dipartimento di Scienze di Base, Neuroscienze e Organi di senso, Università degli Studi di Bari Aldo Moro L’Afasia Primaria Progressiva (PPA) è una patologia neurodegenerativa con esordio insidioso, caratterizzata da un progressivo ed isolato deterioramento del linguaggio dovuto ad un’atrofia corticale del lobo fronto-temporale sinistro. Obiettivo dello studio è stato rilevare l’efficacia delle modalità di intervento logopedico nel mantenimento delle competenze comunicativo-linguistiche. 18 Lo studio ha coinvolto 7 pazienti (5 donne e 2 uomini) di età compresa fra 62 e 82 anni con scolarità media di 11,1 anni (DS ±6), di cui: 5 affetti da variante non-fluente e 2 rispettivamente da variante semantica e logopenica. Per la valutazione linguistica sono stati utilizzati l’Aachener Aphasie Test (AAT) e le prove di Fluenza Verbale. La Progressive Aphasia Severity Scale (PASS) è stata utilizzata per la valutazione e il monitoraggio del grado di deterioramento dei nove domini linguistici coinvolti dall’Afasia Primaria Progressiva: articolazione, fluenza, sintassi e grammatica, accesso lessicale, ripetizione, comprensione uditiva, comprensione di parole isolate, lettura e scrittura. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a trattamento logopedico, mirato al recupero dei domini deficitari, con utilizzo di cantoterapia e training computer-based. A distanza di sei mesi è stato possibile rivalutare il paziente affetto da variante logopenica e, a distanza di un anno, tre dei casi affetti dalla variante non fluente/agrammatica: le modalità di intervento messe in atto hanno prodotto risultati positivi sul lessico in input e il lessico in output. Tuttavia, nella variante non fluente/agrammatica, nonostante sia stabile l’accesso al lessico, si è osservata una riduzione della comunicazione conseguente allo scadimento dell’intellegibilità dell’eloquio. In letteratura non sono presenti chiare evidenze sull’efficacia della terapia logopedica nel rallentare il deterioramento cognitivo, della comunicazione e del linguaggio, caratteristico della PPA. Bisogna, comunque, prendere in considerazione che la mancanza di studi clinici randomizzati è determinata dalla rapida progressione e dalla rarità del disturbo (incidenza di 2.7-4.1/100.000) . Numerosi studi con gruppi costituiti da piccoli campioni hanno, infatti, dimostrato benefici dell’allenamento cognitivo sia nei domini linguistici, rilevanti a carico dell’accesso lessicale, che in quelli funzionali. Farrajota, Maruta, Maroco, Martins, Guerreiro (2012). Speech Therapy in Primary Progressive Aphasia: A Pilot Study. Dement Geriatr Cogn Disord Extra , p. 321-331. Sapolsky, Domoto-Reilly, Negreira, Brickhouse, McGinnis, & Dickerson. (2011). Monitoring progression of ppa: current approaches and future directions. Neurodegen. Dis. Manage. Gorno-Tempini, H. W. (2011). Classification of primary progressive aphasia and its variants. Neurology, 1006-1014 P27 EFFICACIA DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO COMBINATO CON TDCS E STIMOLAZIONE FES DEGLI ARTI SUPERIORI IN UN PAZIENTE CON DOPPIA EMIPARESI ESITO DI INFARTO BULBARE BILATERALE L. Mastromauro, A. Lopopolo, R. Marvulli, M. Dargenio, E. Antonaci, G. Cristella, M. Nisi, R. Lerario, S. Damiani, P. Fiore, G. Ianieri, P. Amico Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" - Policlinico di Bari Introduzione: la patologia cerebro-vascolare, soprattutto quando coinvolge il troncoencefalo, determina l’insorgenza di gravi disabilità sul piano motorio e funzionale a causa del deficit di forza e di destrezza manuale che ne deriva. L’obiettivo del nostro studio è stato dimostrare l’efficacia della terapia combinata con tDCS e FES (NESS H 200) agli arti superiori nel recupero della funzionalità motoria e della manualità. Materiali e metodi: paziente di 54 anni affetto da grave doppia emiparesi esito di infarto bulbare bilaterale in trattamento presso la nostra U.O. per riabilitazione neuromotoria intensiva. Il paziente dopo valutazione clinico strumentale mediante scala ARAT, scala Bartel Index e RMN funzionale a tempo t0 veniva sottoposto ad 1 ciclo di 5 sedute di tDCS con stimolazione dell’area motoria (30 min. a seduta con corrente di 20mA) e a stimolazione FES con sedute di 30 min. per arto per 30 giorni. Le valutazioni mediante scala ARAT, Bartel Index e RMN funzionale sono state poi ripetute a tempo t1 ossia a fine trattamento. Risultati: il confronto dei dati ottenuti sia alla valutazione della manualità con l’ARAT che alla RMN funzionale ha evidenziato un netto miglioramento della forza muscolare e della destrezza manuale come attestato dall'aumento significativo del punteggio ARAT, un miglioramento dell'autonomia funzionale emerso dalla valutazione con Bartel Index ed un ampliamento dell’area motoria di attivazione corticale rilevata alla RMN funzionale. Conclusioni: durante l'iter terapeutico il trattamento multimodale tDCS e FES appare efficace nel recupero delle abilità manuali con importanti ripercussioni sull'autonomia funzionale e sulla qualità di vita del paziente. Bibliografia - Functional electrical stimulation increases neural stem/progenitor cell proliferation and neurogenesis in the subventricular zone of rats with stroke - LIU Hui-hua, XIANG Yun, YAN Tie-bin, TAN Zhi-mei, LI Sheng-huo and HE Xiao-kuo - Chines Medical Journal 2013; - Functional electrical stimulation-induced neural changes and recovery after stroke - H Weingarden, H Ring Euromedicophys 2006; - After vs. priming effects of anodal transcranical direct current stimulation on upper extremity motor recovery in patients with subacute strok - Fusco A, Iosa M, Venturiero V., De Angelis D., Morone G., Maglione L., Bragoni M., Coiro P., Pratesi L., Paolocci S. Abstract Book P28 ESPERIENZA CON BACLOFEN CEREBROLESIONI E MIELOLESIONE L.Bernardo INTRATECALE IN PAZIENTI CON Fondazione Maugeri Centro di Telese Terme Preferita comunicazione orale Introduzione La terapia con baclofen intratecale (ITB) è ormai una tecnica ampiamente diffusa per la gestione della spasticità diffusa. Abbiamo effettuato una analisi retrospettiva in pz affetti da gravi cerebrolesioni (GCLA) da lesioni midollari (LM) (traumatiche o degenerative) per evidenziare eventuali differenze nella ITB nelle due condizioni cliniche citate. La ITB è risultata molto utile anche per la gestione del dolore e delle crisi neurovegetative. Materiali e metodi Sono stati analizzati 62 pazienti: 46 con GCLA e 16 LM In 5 casi con GCLA è stato utilizzato una infusione mista con ziconotide (range 2.2 – 7.7 ugr die) per la gestione del dolore. Risultati In tutti i pz con GCLA e LM abbiamo avuto una riduzione della spasticità con conseguente miglioramento del nursing, delle posture e maggiore facilitazione nel trattamento riabilitativo. In alcuni è migliorato anche lo stato di coscienza. In tre casi il miglioramento si è avuto con l’inizio della terapia con ziconotide. In altri tre casi si è avuto una netta riduzione delle crisi neurovegetative. In sei pazienti si è assistito ad una ripresa della deambulazione. Il dosaggio medio di infusione è risultato più alto nei pz con GCLA in confronto a quelli con LM. In 3 casi di GCLA e 2 LM siamo ricorsi alla infusione flexa (diversa somministrazione del farmaco tra notte e giorno associata a boli multipli durante il giorno). Conclusioni La ITB è una possibilità semplice ed efficace della gestione della spasticità diffusa che deve far parte del bagaglio culturale del neuroriabilitatore. La differenza nelle infusioni medie di farmaci nei due gruppi di pazienti potrebbe suggerire forse un diverso tipo di meccanismo della spasticità tra le GCLA e le LM (distonia-ipertonia nel primo caso?). La modalità di infusione flexa dovrebbe essere utilizzata più diffusamente per limitare il noto effetto di “tolerance” alla infusione con baclofen. I pazienti high level (deambulanti) hanno necessità di modulazioni molto più fini della infusione del baclofen e dosaggi medi sensibilmente più bassi rispetto ai low level. Comunque anche un paziente che passa da stato di coscienza minima a gravemente disabile passa da paziente low level ad high level: è probabilmente da cambiare il concetto di high e low level. P29 IMPIEGO DELLA TDCS IN NEURORIANIMAZIONE. PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO. A. Dantone, S. De Trane, G. Cristella, A. Manigrasso, R. Lerario, S. Resta, A. Antezza, A. P. Amico (^), S. Damiani (^), T.Fiore(*), M. Megna (*) P. Fiore(*)(^), Università degli Studi di Bari-Policlinico di Bari INTRODUZIONE Lo studio ha valutato gli effetti della stimolazione elettrica transcranica (tDCS) in una paziente in coma da grave cerebrolesione acquisita, sottoposta a VAM. Tale metodica ormai ampiamente utilizzata in pazienti con esiti di ictus cerebri con miglioramenti delle funzioni cognitive superiori (linguaggio e funzione motoria) e dello stato di coscienza, raramente è stata adoperata nella fase acuta in rianimazione. MATERIALI E METODI A.C., (F.), 60 anni, grave disturbo di coscienza esito di emorragia cerebrale fronto-parietalebilaterale con disconnessione trans callosale, è stata trattata con due cicli, della durata di 5 giorni ciascuno, di stimolazione anodica con corrente transcranica diretta con un'onda di tipo continuo per 30 minuti/die ad una intensità di corrente erogata di 2 mA. Prima e dopo tali cicli abbiamo somministrato alla paziente scale cliniche di valutazione del grado di coscienza e disabilità: GCS (Glasgow Coma Scale), CNCs (Coma Near Coma scale), LCF (Level of Cognitive Functioning of Rancho Los Amigos), DRS (Disability Rating Scale), abbiamo inoltre focalizzato l’attenzione sulla funzione respiratoria in termini di frequenza respiratoria e di dipendenza della paziente da VAM. RISULTATI A fine secondo ciclo con tDCS abbiamo registrato miglioramenti in tutte le scale cui la pz era stata sottoposta con passaggio da coma a stato di minima coscienza e relativo evidente miglioramento clinico neurologico. Inoltre abbiamo rilevato miglioramenti della funzione 20 respiratoria con risoluzione della tachipnea passando da una totale dipendenza dal ventilatore ad una graduale riduzione dell’assistenza ventilatoria (parziale/notturna dopo il primo ciclo di tDCS e nulla a fine secondo ciclo). CONCLUSIONI La tDCS sembra dunque indurre fenomeni di neuroplasticità e di aumento dell’eccitabilità neuronale utili non solo ad indurre una maggiore reattività psico-fisica in soggetti con compromissioni dello stato di coscienza ma anche nel miglioramento del lavoro respiratorio in pazienti in VAM. Webster BR, Celnik PA, Cohen LG Noninvasive brain stimulation in stroke rehabilitation. NeuroRx. 2006 Oct;3(4):474-81. P30 VALUTAZIONE LOGOPEDICA DEL PAZIENTE AFASICO IN FASE ACUTA: STUDIO SPERIMENTALE SU 15 PAZIENTI A. Dellomonaco1, A. Parente2, G. Tafuno3, V. Lavermicocca4, A. Nuzzi5, T. Chiarelli6, P. Fiore7, M. Megna8 Dall’ELLM emerge che il 53,3% del campione in esame presenta afasia globale, il 20% afasia di Broca, il 13,3% afasia di Wernicke ed il 13,3% afasia non classificabile. In particolare, l’item di comprensione è risultato molto compromesso in oltre la metà dei pazienti. Dalla Valutazione del linguaggio pragmatico, emerge come la qualità dell’eloquio risulti severamente compromessa nell’80% dei pazienti esaminati. Al termine delle due valutazioni, si è correlata la sottoprova di comprensione dell’ELLM con il punteggio ottenuto a ciascuna delle 4 sottoprove della Valutazione del linguaggio pragmatico ed è emersa una moderata correlazione tra comprensione e qualità dell’eloquio ed una forte correlazione tra comprensione e atto propositivo, intenzioni locutorie e sequenza degli atti linguistici. Dai risultati emerge come, in fase acuta, la comprensione verbale sia un fattore fortemente correlato alla comunicazione funzionale. L’utilizzo dell’ELLM ha consentito di trarre una prima ipotesi diagnostica che, unita alla valutazione pragmatica, fornisce una valutazione del contesto comunicativo globale in fase acuta e predispone le prime linee operative terapeutiche per garantire rapida ed efficace continuità riabilitativa. 1 Az. Ospedaliera Universitaria Consorziale Policlinico di Bari, 2 Putignano (BA), 2Istituto S. Agostino, Noicattaro (BA), 3 Università degli Studi di Bari Aldo Moro,4B.R.A.I.N. Centre for Neuroscience (TS) – Centro Giovanni Paolo II, 5 Università degli Studi di Bari Aldo Moro, , 6 7 8 Dipartimento di Scienze di Base, Neuroscienze e Organi di senso, Università degli Studi di Bari Aldo Moro 1 Brust JCM, Shafer SQ, Richter RW, Bruun B. Aphasia in acute stroke.Stroke 1976; 7:167-174 2 Un esame del linguaggio per la diagnosi dei deficit afasici al letto del malato, Allibbrio G., Gori MA., Signorini G., Luzzatti C. Giornale di Psicologia, Vol. 3, No. 1, 2009 3 Mazzucchi A., “La riabilitazione neuropsicologica dei traumatizzati cranici”,1995, Milano Ed.Masson In letteratura vi è accordo sul considerare come la valutazione del paziente in fase acuta abbia la finalità di stabilire la presenza ed eventualmente la gravità di un’afasia e di monitorarne l’evoluzione. Si considera acuta la fase che comprende le prime 4-6 settimane dopo lo stroke; tale fase è caratterizzata da una rapida evoluzione del quadro neuropsicologico, fluttuazioni cognitive e affaticabilità. Secondo le LG nazionali è indicato procedere a una breve valutazione del linguaggio (15 minuti circa) tramite l’utilizzo di batterie standardizzate di rapida somministrazione ed ad una valutazione funzionale della comunicazione. Nello studio sono stati reclutati 15 pazienti post-stroke in fase acuta, testati in seguito a richiesta di valutazione logopedica, tramite l’Esame del Linguaggio al letto del malato (ELLM, Luzzatti et al., 2008) e la Valutazione del linguaggio pragmatico (Mazzucchi A., 1995). P31 CASE REPORT: MODULAZIONE DELLA SPASTICITÀ CON TRATTAMENTO COMBINATO TOSSINA BOTULINICA– Δ- 9- ETRAIDROCANNABINOLO/ CANNABIDIOLO IN PAZIENTE CON SCLEROSI MULTIPLA L. Mastromauro, E. Romanelli, A. Lopopolo, V. Palmisano, R. Marvulli, P. Fiore, G. Ianieri Dipartimento di Scienze di base, Neuroscienze e Organi di Senso, UOC di Medicina Fisica e Riabilitativa e Unità Spinale Unipolare, Università degli Studi di Bari "Aldo Moro",'Italia. Introduzione: Nella Sclerosi Multipla (SM), l'ipertono spastico, i disturbi della deambulazione, le clonie e il dolore sono il risultato di un deterioramento della guaina mielinica e delle fibre nervose sottostanti nel sistema nervoso centrale con perdita progressiva del controllo motorio che incide notevolmente sulle ADL. Il nostro è uno studio osservazionale sulla modulazione della spasticità in una paziente affetta da SM sottoposta Abstract Book a trattamento combinato con tossina botulinica (Xeomin ®) e Δ-9tetraidrocannabinolo/cannabidiolo (Sativex®) Materiali e metodi: paziente 48enne con SM in trattamento da 8 anni con baclofene (1cp 25mg/die) e TB per l’ipertonia spastica prevalente agli arti inferiori. Per il peggioramento della sintomatologia spastica, alla sospensione del baclofene la paziente ha intrapreso trattamento farmacologico con cannabinoidi (Sativex®) e TB (Xeomin®) (TpC). La valutazione, a t=0, t1=15, t2=30 e t3=90 gg, dell'azione combinata delle due terapie, sulla spasticità, è stata effettuata con lo studio del potenziale d’azione motorio composto (cMAP), la misurazione miometrica (My) del tono e scala MAS confrontata con gli stessi paramentri ottenuti dalle valutazioni precedenti sia quando la paziente seguiva terapia solo con TB (TpA) sia nel periodo di terapia solo con cannabinoidi (TpB) Risultati: Tp A dx: MAS t0 3,t1 2, t2 2,t3 3;My t0 22,t1 17.4,t2 17.9,t3 22.5;cMAP t0 8.5,t1 0.5,t2 3.5,t3 8.1. sin:MAS t0 3,t1 2,t2 2,t3 3; My t0 28.2,t1 21.3,t2 22.1,t3 27.9;cMAP t0 7.3,t1 0.7,t2 3.9,t3 7.4. Tp B dx: MAS t0 3,t1 3,t2 3,t3 3;My t0 21.3,t1 22,t2 21.5,t3 22.1;cMAP t0 8.3, t1 7.5, t2 8.1, t3 7.5. sin: MAS t0 3,t1 3, t2 3, t3 3; My t0 27.3,t1 27.8, t2 26.9,t3 27.9; cMAP t0 8.2, t1 8.3, t2 7.9, t3 8.3. TpC dx: MAS t0 3,t1 2, t2 2, t3 2; My t0 21.3,t1 17.8, t2 17.9,t3 21; cMAP t0 8.2, t1 0.1, t2 1.4, t3 6.7. sin: MAS t0 3,t1 2, t2 2, t3 2; My t0 27.9,t1 21.4, t2 22.1,t3 26.6; cMAP t0 7.3, t1 0.5, t2 2.5, t3 7. Conclusioni: I valori della MAS, miometria e cMAP del nervo peroneo, nel muscolo tibiale anteriore bilateralmente sono risultati essere leggermente inferiori rispetto a quelli rilevati precedentemente, sempre agli stessi tempi, durante i trattamenti solo con TB e solo con Sativex®; I dati indicano che l'utilizzo combinato di TB-cannabinoidi nella modulazione della spasticità nella SM ha ripercussioni positive sulla qualità di vita della paziente - The Pharmacologic and Clinical Effects of Medical Cannabis Laura M. Borgelt, Kari L. Franson, Abraham M. Nussbaum, and George S. Wang. PHARMACOTHERAPY Volume 33, Number 2, 2013. - Assessment of blinding to treatment allocation in studies of a cannabis-based medicine (SativexW) in people with multiple sclerosis: a new approach . Stephen Wright1*, Paul Duncombe1 and Douglas G Altman2. Wright et al. Trials 2012. - Mini-review Cannabinoidi e Sistema Endocannabinoide . Franjo Grotenhermen nova-Institut, Goldenbergstraße 2, D-50354 Hürth, Germany Cannabinoids 2006. P32 VALUTAZIONE DI PREDISPOSIZIONE E MOTIVAZIONE ALL’USO DI TECNOLOGIE IN PERSONE CON SCLEROSI MULTIPLA. STUDIO DI UN SISTEMA PER IL MONITORAGGIO MOTORIO E COGNITIVO NON INTRUSIVO. A. Tacchino, E. d’Amico, M. Ponzio, C. Spelta, S. Addeo, E. Piccardo, L. Pedullà, S. Facchinetti, G. Brichetto, M. Bulgheroni Fondazione Italiana Sclerosi multipla, Area Ricerca Scientifica Introduzione: Negli ultimi anni le tecnologie hardware e software hanno mostrato un loro crescente utilizzo sia nella vita quotidiana che in ambito riabilitativo. Si è così resa sempre più evidente la necessità di valutare la disposizione al loro utilizzo. In particolare ciò è maggiormente importante per sistemi indossabili creati per facilitare la qualità della vita di persone con deficit motori e cognitivi. Scopo del presente studio è la valutazione della propensione di persone con Sclerosi Multipla (PwMS) all’utilizzo di un sistema indossabile per il monitoraggio motorio e cognitivo delle attività quotidiane finalizzato all’individuazione precoce di variazioni dello stato psicofisico. Materiali e Metodi: Lo studio utilizza il Technology Acceptance Model (TAM), strumento standardizzato per misurare la predisposizione e la motivazione all’uso di tecnologie. Il modello valuta l’utilità e la facilità d’uso percepite dall’utente sul sistema di interesse e si applica attraverso la somministrazione di un questionario su scala Likert, previa illustrazione delle sue caratteristiche tecniche agli intervistati. Il sistema qui in oggetto, indossabile e non intrusivo e ancora in fase di progettazione, permette il monitoraggio motorio e cognitivo lungo la giornata e il conseguente stato di benessere personale. I dati registrati verranno giornalmente e automaticamente trasmessi al tablet o smartphone personali per analisi capaci di individuare un possibile declino nelle performance motorie e cognitive e suggerire semplici esercizi gestibili autonomamente per “ripristinare” i livelli ottimali. Sono state intervistate 28 PwSM (età media 49,82 anni; EDSS 0- 8; forme RR, SP, PP). Risultati: I risultati preliminari riguardo l’utilità percepita mostrano che i PwMS considerano il sistema utile (75%) e capace di migliorare le proprie attività (79%) nonostante la minore intenzione di utilizzo futuro (61%). Tale discrepanza può essere dovuta all’attuale mancanza di un prototipo del sistema. Inoltre il 57% del campione ha un buon rapporto con la tecnologia e non ne è spaventato (70%): il sistema è dunque ritenuto facile da usare e, se supportata la fase di apprendimento, pienamente utilizzabile (68%) anche gradevolmente (64%). Inoltre, una preesistente familiarità con le tecnologie ne favorisce l’uso. Variazioni legate all’età e decorso sono attese e attualmente sotto indagine. 22 Conclusioni: Lo studio evidenzia una buona inclinazione all’utilizzo della soluzione proposta. È questo un presupposto necessario per la progettazione del sistema che verrà disegnato e sviluppato grazie alla partecipazione degli utenti finali. Lo stesso modello di TAM sarà poi applicato durante la fase di prova del sistema per verificare come l’utilizzo possa modificare le percezioni iniziali. P33 LA RIABILITAZIONE INTENSIVA IN SOGGETTI AFFETTI DA SCLEROSI MULTIPLA: EFFETTI SULLA CAPACITÀ DEAMBULATORIA E SULLA QUALITÀ DI VITA M. Venturi, C. Fanciullacci, I. Sabella, B. Rossi, C. Chisari U.O. Neuroriabilitazione – Dipartimento di Neuroscienze-Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana Introduzione: La disabilità in soggetti affetti da Sclerosi Multipla (SM) si manifesta soprattutto attraverso alterazioni del cammino, che con il tempo portano a gravi complicanze come un aumento del rischio di caduta. L’esercizio fisico nei soggetti SM induce un incremento delle funzioni motorie e riduce il senso di fatica. Tuttavia dalla letteratura non emergono indicazioni chiare circa la specificità dell’intervento riabilitativo. Materiali e Metodi: Abbiamo selezionato 17 soggetti, di età media 49 anni e moderata disabilità (EDSS 4-5). I pazienti sono stati sottoposti a trattamento riabilitativo intensivo: circuito funzionale a valenza progressiva, organizzato in: compiti motori che rispecchiano le ADL, endurance del cammino e rinforzo muscolare. Ciascun soggetto ha effettuato 10 sedute, nell’arco di 2 settimane, 5 sedute/sett. All’inizio e al termine del trattamento sono state effettuate scale clinimetriche (6 MWT, 10 MWT, TUG, Dynamic Gait Index, Physiological Cost Index, Scala di Berg), scale psicologiche ( SF-36, PHQ-9, FSS, MSIS). Risultati: I risultati sono stati analizzati con il test di Wilcoxon. Abbiamo ottenuto un miglioramento: della velocità del cammino (10MWT p=0.047), destrezza (TUG p= 0.018) equilibrio nei passaggi posturali (BBS p< 0.001) e durante la deambulazione (DGI p= 0.018) ed un decremento del dispendio energetico ( PCI p= 0.034). E’ stato osservato inoltre una diminuzione dell’impatto della malattia sulla vita quotidiana (MSIS p= 0.08, un miglioramento dell’umore (PHQ-9 p<0.001); la sensazione di fatica e la qualità di vita hanno mostrato un miglioramento seppur non statisticamente significativo. Discussione: I dati ottenuti, nel complesso, evidenziano che un trattamento intensivo e taskoriented non si presenta dannoso per i pazienti SM e migliora alcune funzioni motorie. Inoltre il miglioramento funzionale ha una buona ricaduta anche sul tono dell’umore, sull’impatto della malattia, sulle attività quotidiane e quindi sulla qualità di vita. In conclusione possiamo affermare che un trattamento come quello da noi proposto può essere utilizzato in maniera specifica su pazienti SM con disabilità moderata. Bibliografia: U Dalgas, E Stenagerand, T Ingemann-Hansen. Multiple sclerosis and physical exercise: recommendations for the application of resistance, endurance and combined training. Multiple Sclerosis 2008; 14: 35–53. A J Mitchell, J Benito-León, JM González, J Rivera-Navarro. Quality of life and its assessment in multiple sclerosis: integrating physical and psychological components of wellbeing. Lancet Neurol 2005; 4: 556–66. P35 INFLUENZA DELLA ALTERAZIONE DELLA VISIONE BINOCULARE NELLE STRATEGIE MOTORIE DELLA DEAMBULAZIONE NEI SOGGETTI CON STRABISMO I. Aprile1, M. Ferrarin2, L. Padua1,3, E. Di Sipio1, C. Simbolotti1, S. Petroni4 , C. Tredici5 e A. Dickmann5 1 Fondazione Don Carlo Gnocchi, SM Provvidenza Laboratorio del Movimento, Roma, Italia 2 Fondazione Don Carlo Gnocchi IRCCS, Polo Tecnologico, Milano, Italia 3 Dipartimento di Neuroscienze, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia 4 Dipartimento di Oftalmologia, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, Italia 5 Istituto di Oftalmologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Italia INTRODUZIONE Scopo del presente studio è eseguire l'analisi del cammino in soggetti con strabismo al fine di valutare la possibile influenza di un’alterata visione binoculare sulle strategie neurofisiologiche della deambulazione. La nostra ipotesi è che gli adattamenti neurosensoriali presenti nello strabismo potrebbero influenzare il ciclo del passo. MATERIALI E METODI Sono stati inclusi nello studio 25 pazienti con strabismo ad insorgenza congenita o precoce (19 esotropici, 6 exotropici) e 21 soggetti sani comparabili per età. Su tutti i soggetti sono state eseguite valutazioni di parametri spazio-temporali, parametri cinematici e grandezze cinetiche caratterizzanti la deambulazione. Le acquisizioni, eseguite per mezzo del sistema stereofotogrammetrico SmartD500, sono state eseguite lungo un percorso rettilineo di circa 6 metri. RISULTATI Abstract Book Per quanto riguarda i parametri spazio-temporali, il confronto tra il gruppo dei pazienti e quello dei controlli ha mostrato una riduzione significativa della lunghezza del passo nei pazienti (p<0,0000). Un’analisi tra i due tipi di strabismo e i controlli sani ha mostrato un comportamento differente di questo parametro tra gli esotropici e gli exotropici rispetto ai sani: i primi hanno una larghezza del passo del passo inferiore ai soggetti sani (p<0.01); gli exotropici hanno una larghezza maggiore dei sani (anche se non statisticamente significativa). Per quanto riguarda i dati cinetici, i pazienti exotropici hanno mostrato una potenza inferiore alla caviglia rispetto sia ai soggetti sani che ai pazienti esotropici . Inoltre, la deviazione dei valori di angolo di fissazione per lontano e per vicino hanno mostrato una relazione statisticamente significativa con la potenza massima al ginocchio e alla caviglia e con la larghezza del passo: nei pazienti exotropici l’aumentata larghezza del passo risulta correlata con l'aumento dell'angolo di deviazione, e l'aumentato angolo deviazione è in relazione con una riduzione della potenza al ginocchio e alla caviglia. Nei pazienti esotropici una ridotta larghezza del passo è correlata con l'aumento dell'angolo di deviazione, e l’aumentato angolo di deviazione è correlato con una maggiore potenza al ginocchio e alla caviglia . CONCLUSIONI In conclusione, sembra che i pazienti exotropici ed esotropici si comportino diversamente per compensare le loro difficoltà nel cammino; queste diverse strategie probabilmente sono dovute alle differenze di un campo visivo ampliato nei pazienti exotropici e ridotto nei pazienti esotropici. Questi dati dovrebbero essere considerati nel programma riabilitativo di pazienti affetti da strabismo congenito o precoce. REFERENCES [1 ] Iosa M, Fusco A, Morone G, Paolucci S. Effects of visual deprivation on gait dynamic stability. ScientificWorldJournal. 2012;2012:974560. [2] Legrand A, Quoc EB, Vacher SW, Ribot J, Lebas N, Milleret C, Bucci MP. Postural control in children with strabismus: effect of eye surgery. Neurosci Lett. 2011 Aug 26;501(2):96-101. P36 VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DI VITA NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER: UN CONFRONTO PAZIENTE-CAREGIVER C. Zucchella1, M. Bartolo2, M. Picascia1, S. Bernini1, G. Sandrini3, E. Sinforiani1 1Laboratorio di Neuropsicologia/Unità Valutazione Alzheimer, IRCCS Istituto Neurologico Nazionale Fondazione C. Mondino, Pavia, Italia Introduzione: Lo studio della Qualità di Vita (QdV) nei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer (AD) non è ben definito a causa delle difficoltà insite nell’effettuare questo tipo di valutazione in pazienti con disturbi cognitivi. Ad oggi non esiste una terapia definitiva per la cura dell’AD e l’ottimizzazione della QdV rappresenta quindi l’unico risultato raggiungibile in ogni fase della malattia. Poter valutare la QdV appare quindi indispensabile, anche se diverse evidenze suggeriscono una discrepanza tra la percezione della QdV espressa da paziente e caregiver. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare le variabili associate alla QdV di pazienti affetti da AD e confrontare le valutazioni dei pazienti e dei loro caregivers. Materiali e metodi: Lo studio ha arruolato coppie consecutive di pazienti affetti da AD con il loro caregiver primario, informale. Oltre ad un questionario socio-demografico i pazienti sono stati valutati con Mini Mental State Examination, Geriatric Depression Scale, Activity of Daily Living, Instrumental Activity of Daily Living, Neuropsychiatric Inventory. Inoltre, i caregiver hanno completato il Beck Depression Inventory e il Caregiver Burden Inventory. La QdV è stata valutata attraverso il Quality of Life – AD (QoL-AD), che fornisce un punteggio di autovalutazione delle propria QdV espresso dal paziente ed una valutazione della QdV del paziente, valutata dal caregiver. Risultati: Sono state arruolate 62 coppie. Secondo le valutazioni dei pazienti, la QdV correla positivamente con l’autonomia nel quotidiano e negativamente con l’umore depresso, mentre la QdV dei pazienti espressa dai caregiver correla negativamente con umore depresso e disturbi comportamentali. Dall’analisi è emersa la tendenza da parte dei caregiver a sottostimare la QdV rispetto alle autovalutazioni dei pazienti; l’analisi di regressione ha identificato l’indipendenza del paziente nello svolgimento delle attività quotidiane di base,la presenza di disturbi comportamentali, così come la depressione ed il “carico” dei caregiver come i principali fattori predittivi di tale discrepanza nelle valutazioni. Conclusioni: Questi risultati suggeriscono che molti fattori giocano un ruolo nella definizione di un concetto complesso come quello di QdV e che spesso le valutazioni fornite dai pazienti e dai familiari non coincidono. Pertanto, l’utilizzo dei familiari come sostituti del 24 paziente nell’esprimere valutazioni relative alla QdV deve essere considerato con cautela, tendendo sempre conto della presenza di potenziali bias. P37 IL PROTOCOLLO GCA CRONICI DI SAN PELLEGRINO TERME G.P. Salvi, A. Quarenghi, L. Manzoni, L. Smirni, M.G. Inzaghi, M. Simonini, E. Ancona Istituto Clinico Quarenghi INTRODUZIONE Scopo dello studio è valutare l’outcome dei pazienti sottoposti a protocollo GCA Cronici a San Pellegrino Terme. MATERIALI E METODI Sono stati studiati 26 pazienti provenienti dal reparto di Riabilitazione Neuromotoria dell’Istituto Clinico Quarenghi affetti da GCA con evento acuto da almeno 12 mesi, età compresa tra 25 a 84 anni. Il campione era costituito da 9 femmine e 17 maschi e la durata del protocollo in regime di ricovero era 1 mese. I criteri di esclusione erano gravi limitazioni osteoarticolari; gravi lesioni da decubito; gravi comorbidità cardiocircolatorie ed un evento acuto entro i 12 mesi. Il protocollo prevedeva: valutazione fisiatrica iniziale con utilizzo delle scale TINETTI, FIM e MMSE, valutazione cognitiva eseguita dal neuropsicologo, trattamento di riabilitazione neuromotoria (30 min) comprendente esercizi per la facilitazione e la modulazione del carico dinamico, per il miglioramento della fase oscillante ed il training del passo con il superamento degli ostacoli e l’esecuzione delle scale; si proseguiva con il trattamento con pedana stabilometrica modello BIODEX BALANCE SD (15 min) per l’analisi dell’indice di stabilità e di oscillazione, il trattamento con treadmill modello BIODEX GAIT TRAINER (15 min) per valutare la velocità del cammino, il ciclo del passo e la relativa lunghezza oltre che la distribuzione del carico. Il protocollo prevedeva anche il trattamento in ambito ecologico (TEST ECOLOGICO DEL CAMMINO DI SAN PELLEGRINO TERME) ossia la valutazione delle attività eseguite all’esterno della palestra: come camminare su ciottolato, su sentieri o tra la gente, salire e scende dalle scale. Discriminante per l'accesso al trattamento con Realtà Virtuale (30 min) era il punteggio MMSE ?24 (punteggio corretto). La valutazione finale veniva eseguita dal medico fisiatra. RISULTATI Analizzando i parametri in ingresso ed in dimissione abbiamo ottenuto un incremento medio della FIM (11.21%), della Tinetti (20.18%), con una riduzione del rischio di caduta (indice di stabilità ed indice di oscillazione migliorati rispettivamente del 18.5% e del 16.7%). La velocità di deambulazione registrata al treadmill era incrementata del 60%. Migliroate anche le lunghezze del passo destro e sinistra aumentate rispettivamente del 30% e del 40%. CONCLUSIONI Il trattamento secondo protocollo si è dimostrato efficace nei casi trattati. La tecnologia è da considerare come parte importante nel processo di recupero funzionale. Lo studio è attualmente in corso e stiamo raccogliendo ulteriori casi al fine di approfondire ulteriormente l'analisi statistica. BIBLIOGRAFIA FISCHER S, GAUGGEL S, TREXLER LE, Awareness of activity limitations, goal setting and rehabilitation outcome in patients with brain injuries., Brain Inj 2004Jun; 18:547-62 P38 IL TRAINING CON BODY WEIGHT SUPPORT (BWS) COME ADD-ON DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO TRADIZIONALE NELLA MALATTIA DI PARKINSON R. De Icco(1), M. Berlangieri(1), Y. Falzone(2), M. Allena(2), I. De Paoli(1), M. Fresia(2), M. Bolla(2), C. Tassorelli(1,2), G. Sandrini(1,2) (1) Centro per le Tecnologie Innovative in Neuroriabilitazione, Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento, Sezione di Neurologia Clinica e Riabilitativa, Università degli Studi di Pavia, Pavia; (2) Unità Complessa di Neuroriabilitazione, IRCCS Fondazione “Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino”, Pavia I disturbi del cammino rappresentano uno dei sintomi più frequenti e disabilitanti della Malattia di Parkinson (MP), determinanti alto rischio di cadute, con severo impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Sebbene la terapia farmacologica risulti efficace, un approccio riabilitativo è attualmente considerato di fondamentale importanza. L’utilizzo di treadmill ed allevio del peso corporeo (BWS) risulta efficace nei pazienti affetti da stroke o lesioni spinali, ma ad oggi non esistono dati precisi in merito alla MP. Scopo dello studio è dimostrare se il trattamento con BWS possa potenziare l’efficacia della terapia riabilitativa tradizionale nei pazienti affetti da MP. Sono stati arruolati 36 pazienti affetti da MP, sottoposti a ciclo riabilitativo in regime di ricovero della durata complessiva di un mese. I soggetti sono stati suddivisi in due gruppi omogenei per età, parametri clinici e strumentali: il Gruppo di Controllo (n.26) veniva sottoposto a sedute di fisiochinesiterapia tradizionale della durata di 60 minuti, mentre il Gruppo BWS (n.14) è stato sottoposto a 40 minuti di fisioterapia più 20 minuti di training con BWS. Abstract Book I pazienti sono stati testati prima e dopo il ciclo riabilitativo mediante scale di valutazione (UPDRS, FIM) ed analisi cinematica del cammino. Abbiamo considerato i seguenti parametri del cammino: velocità, cadenza del passo; lunghezza e durata del ciclo completo del passo, della fase di singolo e doppio appoggio e della fase di volo. Al termine del trattamento è stato riscontrato un significativo miglioramento clinico sia per il Gruppo Controllo (UPDRS da 34,4±12 a 26,8±10,7; FIM da 99,5±16,2 a 110,1±15,4), sia per il Gruppo BWS (UPDRS da 33,4±11,6 a 23,4±9,2; FIM da 99,6±12,3 a 107±10,4). Nel Gruppo Controllo sono risultati significativamente aumentate la lunghezza del ciclo passo (da 48,4±15,8 a 51,8±15,9), la velocità (da 0,73±0,2 a 0,83±0,3) e la durata della fase di volo (da 35,5±5,8 a 38,7±11,2), con riduzione della durata della fase di singolo appoggio (da 64,5±5,8 a 61,3±11,2). Nel Gruppo BWS è stato riscontrato un aumento significativo della lunghezza del ciclo del passo (da 45,1±10,8 a 47,9±9,7), della velocità (da 0,68±0,2 a 0,78±0,2) e della cadenza (da 85,9±16,4 a 90,8±14,1), con riduzione della durata del ciclo del passo (da 1447±283 a 1353±210) e del doppio appoggio (da 384,8±201,8 a 324,4±140,9). Tra i due gruppi solo la durata del doppio appoggio è risultata significativamente diversa dopo trattamento, per una riduzione più evidente nel gruppo BWS. Il training riabilitativo è risultato efficace in entrambi i gruppi con miglioramento degli outcome principali. L’aggiunta di training con BWS riduce in maniera più evidente la durata del doppio appoggio e sembra potenziare i risultati della fisioterapia su alcuni parametri del passo tendendo a velocizzarne la dinamica. Bibliografia - Mehrolz J, et al. Treadmill training for patients witj Parkinson’s disease. Cochrane Database of Systematic Reviews 2010, Issue 1. - Hesse S, et al. Treadmill training with partial body weight support after stroke. Phys Med Rehabil Clin N Am. 2003 Feb; 14 (1 Suppl):S111-23. P40 STUDIO SUL SENSE-OF.COHERENCE NELLA MALATTIA DI PARKINSON, CASI IN DAY HOSPITAL A. Gison, F. Rizza, S. Lisi, S. Giaquinto IRCCS San Raffaele Pisana Uno degli avanzamenti moderni del rapporto medico/paziente è la visione olistica e integrata della Medicina della Persona, travalicando il concetto di Medicina di Organo. In questa visione si colloca il concetto di Sense of Coherence (SOC), definito come: “Il grado di una forte e stabile convinzione di un ambiente predittivo di Salute dove le cose vanno nella migliore maniera che uno può ragionevolmente aspettarsi”. A tutt’oggi solo un articolo descrive il SOC nella malattia di Parkinson (PD, 1) e mancano studi in ambito riabilitativo. La presente ricerca si propone di verificare se il LOC nel PD sia diverso rispetto a un gruppo di controllo (CG) e se esso sia predittivo di buona qualità della vita (QoL) e di basso disturbo emotivo (HADS). Il campione è composto da 50 casi di PD (31 uomini, età media 67 anni, istruzione media 10 anni, MMSE>24), reclutati in regime di Day Hospital, confrontati con 50 volontari sani, pareggiati per età, sesso e istruzione. Lo studio è di tipo cross-sectional. La distribuzione dei dati è risultata quasi-gaussiana. CG: media 56 (ds 6), PD media 54 (ds 7). La differenza CG/PD non è statisticamente significativa. Anche i Fattori che compongono la SOC sono sovrapponibili (C = comprensibilità, Ma = gestibilità, Me = significato). Infatti, CG: C 23 Me 16 Ma 17. PD: C 22 Me 16 Ma 16 Correlazioni di Pearson: SOC/WHO-5, R= 0.35, SOC/HADS: R= -0.39. In conclusione, apparentemente il SOC dei PD è uguale a quello della gente comune. Il dato si spiega, secondo noi, con le difficoltà sociali contemporanee, che hanno abbassato i valori nella popolazione esterna. Infatti in uno studio italiano del 2011 (2) i valori SOC sono più alti. A conferma di questa interpretazione ci sono i dati correlativi: alti valori SOC si associano a buona qualità della vita e basso disturbo emotivo. Depressione e SOC sono inversamente correlati anche in soggetti non PD (3). Bibliografia 1) Pusswald G et al. Int Psychogeriatr. 2012;24:1972-9. 2) Sardu C et al. Clin Pract Epidemiol Ment Health. 2012;8:1-6. 3) Luutonen S et al. J Ment Health. 2011;20:43-51. 26 3) Zampieri M, de Souza EA. J Health Psychol. 2011;16:980-7. P41 STUDIO SUL LOCUS OF CONTROL IN PERSONE CON PARKINSON IN AMBIENTE RIABILITATIVO A. Gison, F. Rizza, F. Tonto, S. Giaquinto IRCCS San Raffaele Pisana Preferenza Poster La Medicina ha valorizzato negli ultimi anni i tratti di personalità che possono condizionare il cosiddetto coping nelle malattie disabilitanti. Il Locus Of Control (LOC) è un modo di pensare, di sentire e di vivere (1). Il LOC è stato poco studiato nella malattia di Parkinson idiopatico (PD,2 e 3), ma mai in ambiente riabilitativo, pur essendo chiara l’importanza del coping per gestire la propria vita in condizioni stressanti. Il LOC quindi indica la percezione che ciascuno ha circa la possibilità di controllo sui fatti della propria esistenza. Esistono due tipologie: attribuzione interna del controllo della propria vita (LOC int) e attribuzione esterna del controllo (LOC ext), per effetto di fattori extra-personali, ad esempio il destino. Il LOC è considerato importante in psicologia, perché determina l’atteggiamento, la motivazione e la spinta ad agire dell’individuo. La presente ricerca si propone di verificare se il LOC nel PD sia diverso rispetto a un gruppo di controllo e se sia predittivo di buona qualitè della vita (QoL) e disturbo emotivo (HADS). Il campione è composto da 50 casi di PD idiopatico (31 uomini, età media 67 anni, istruzione media 10 anni, MMSE>24), reclutati in regime di Day Hospital, confrontati con 50 volontari sani, pareggiati per età, sesso e istruzione. Lo studio è di tipo cross-sectional. La distribuzione dei dati è risultata quasi-gaussiana. In CG: LOC ext medio 18 (ds 9) e LOC int 24 (ds 5). Nei PD LOC ext 27 (ds 8) e LOC int 23 (ds 6). Nei PD il LOC ext è più alto del LOC int (P= 0.008). Il LOC ext dei PD è anche nettamente superiore al valore analogo dei CG (P< 0.00001). Viceversa i LOC interni dei CG e PD non mostrano differenze statisticamente significative. Le correlazioni di Pearson nei PD sono significative solo per il LOC ext: LOC ext e WHO-5 (R= -0.32); LOC ext e HADS (R= 0.35). Invece, LOC imt e WHO-5 (R= -0.01); LOC int e HADS (R= -0.17). In conclusione, il LOC ext mostra la più netta differenza con CG e la migliore correlazione con QOL e HADS. Conviene, quindi, inserire questa variabile in modelli gerontologici. Bibliografia 1) Farma T, I. Cortinovis I. www.isuri.org/Farma2000.html 2) Gruber-Baldini AL et al. Parkinsonism Relat Disord. 2009;15:665-9. P42 RECUPERO DELLA FLUIDITÀ DEL CAMMINO DOPO CHIRURGIA DI CORREZIONE DEL PIEDE EQUINO-VARO (PEV) IN SOGGETTI CON ESITI DI STROKE VALUTATO CON ACCELEROMETRO TRIASSILE. STUDIO PROSPETTICO. E. Giannotti, P. Zerbinati, M. Longhi, A. Merlo, P. Prati, S. Masiero, D. Mazzoli Dipartimento di Riabilitazione Ortopedica, Università degli Studi di Padova, Padova (PD) INTRODUZIONE: Nel PEV, la più frequente deformità a seguito di danno cerebrovascolare, si assiste a modificazioni del pattern deambulatorio, con importante asimmetria e riduzione della fluidità. L'acceleromero triassiale è in grado di misurare la fluidità del cammino, indicatore indiretto di consumo energetico [1]. MATERIALI E METODI: in12 pazienti emiplegici (52+/-11 anni, 6 emiplegici dx, 4+/-2 anni dall’evento, Functional Ambulation Classification 2-5, Walking Handicap Scale 3-6, 6 Minutes Walking Test 37-390 m) è stata valutata la deambulazione mediante accelerometro (GWalk, BTS, Milano) prima, ad 1 e 3 mesi dall’intervento di chirurgia correttiva di PEV. Dalla prima giornata post operatoria i pazienti sono stati sottoposti a trattamento riabilitativo intensivo assistito da ortesi per 30 giorni. Si sono sviluppati algoritmi adatti all’analisi di tracciati accelerometrici dei pazienti con importante asimmetria e si sono calcolati i parametri temporali del cammino, gli indici di simmetria [2] e di fluidità complessiva [3]. Il confronto degli indici nel tempo è stato effettuato mediante utilizzato il test di Wilcoxon per dati appaiati. RISULTATI: Nel campione esaminato la cadenza media è aumentata da 61+/-24 step/min a 72+/-23 (p<0.05) e si è mantenuta a 3 mesi mentre la fluidità del cammino è aumentata progressivamente nel tempo, con significatività al terzo mese (p<0.05) (Figura). Gli indici di simmetria hanno mostrato un comportamento differente nei vari soggetti. A un mese dall'intervento in 9 soggetti su 12 gli indici di simmetria sono migliorati verso la normalità. Di questi, 6 sono ulteriormente migliorati a tre mesi mentre 3 sono ritornati verso un cammino asimmetrico. Tale comportamento si è verificato nei soggetti più asimmetrici alla valutazione pre-operatoria. Nei restanti 3 soggetti su 12 gli indici di simmetria sono risultati peggiorati ad un mese, a seguito di una netta riduzione nell'ampiezza del picchi di accelerazione antero-posteriore relativi al lato plegico, con un parziale recupero al terzo mese. Questi 3 pazienti erano i più compromessi nel campione considerato alla valutazione pre-chirurgica (vel. 0.1-0.3 m/s e tripode). CONCLUSIONI: La correzione chirurgica abbinata a trattamento riabilitativo precoce ha migliorato la cadenza e la fluidità del cammino nel pazienti con PEV a 3 mesi dall'intervento. Abstract Book Il recupero della simmetria è variabile ed è influenzato dal livello funzionale pre-operatorio del paziente. La valutazione accelerometrica, semplice ed ambulatoriale, può essere utilizzata per monitorare l’evoluzione dei pazienti attraverso indici globali di simmetria e fluidità del cammino. BIBLIOGRAFIA: [1] Gait & Posture 9 (1999) 207-231; [2] Gait & Posture 18 (2003) 1–10. [3] NeuroRehabilitation 33 (2013) 523–530 28