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In copertina: Paul Klee "Già sommerso dal grigio della notte,, AENIGMA RIVISTA MENSILE D'ENIGMISTICA CLASSICA Questo numero unico, inviato in omaggio ai vecchi abbonati, è dedicato al fascinoso culto dell'Enigma. Di tutti gli Autori in esso presenti, certi sono scomparsi per sempre, alcuni, come questa stessa rivista, hanno deciso di lasciare il campo. Possa la cara memoria dei primi resuscitare la passione sopita degli altri, e rendere ognuno degno di quel culto che ha lo splendore del mito. Brand NUMERO UNICO MARZO 1977 FLASH-BACK SUL DECENNALE (ANTOLOGIA DEI 10 ANNI DI AENIGMA) Una rivista enigmistica, proprio perché fatta dagli stessi lettori e tenuta in attività da pochi volonterosi dilettanti, rinnova quasi in ogni numero un piccolo miracolo di sopravvivenza. Dieci anni di vita rappresentano quindi un cospicuo patrimonio di lavoro, di idee, di testimonianze e di problematiche che ognuno degli abbonati ha arricchito con il personale contributo di solutore, di autore o magari di semplice lettore. Questa rapida cavalcata sul " decennale " di AENIGMA vuol essere un riconoscimento ad una rivista che ha saputo esprimere, nell'arco di 100 e passa numeri, un suo modo di vedere e fare enigmistica; un riconoscimento naturalmente da estendere agli autori (il più possibile rappresentati in questa raccolta), ai redattori (che hanno condiviso i disagi, le fatiche, le tante amarezze e le poche soddisfazioni che questo tipo di impresa comporta), ai lettori tutti. La lettura delle 10 annate ha dato a me personalmente l'opportunità di scoprire un periodo estremamente interessante e vivace dell'enigmistica recente: scopo di questa antologia è di ripresentare alcuni tra i giochi più rappresentativi (in certi casi addirittura emblematici) di questi diversi momenti per offrirli ad una rilettura serena e pacata. La scelta del materiale non è stata fatta in base a rigorose considerazioni di ordine critico od estetico, perché mai mi sentirei di assumere la veste di giudice assoluto e di amministratore di tanto patrimonio: lo scopo, ripeto, è di offrire un quadro che tenga il più possibile conto dei tanti motivi che hanno scandito il tempo in questi 10 anni di AENIGMA. Se la rassegna si apre con un lavoro poetico di Brand, lo si deve non già ad un mero riconoscimento ad uno degli artefici di AENIGMA, ma al fatto che il suo gioco esprime in modo drammatico, a mio parere, tutti i travagli che la sua linea ha conosciuto negli anni di questa panoramica: tristi e inseparabili compagni del suo viaggio enigmistico. ZANZIBAR COMPAIONO IN QUESTO NUMERO UNICO: N.B. Mistigri Agrio Aladar Gigliolo Giupin Aladino Guido Muscletone Aldo laia Narghilé Alex II Bruco Nello Aloisius Il Bulgaro Nené Ames II Cherubino Nety Angela II Dragomanno Nike Api II Duca di Mantova Nucci Archimede II Frasca Paolino Ascanio II Gagliardo Papa Carlo Belfagor II Genietto Paracelso Beniamino II Girovago Pat Beppe da Giussano II Grigio Peucezio Berto il Delfico II Guado Picnic Boezio II Leone Piega Brand II Mandarino Procuste Briga II Marò Psycho Buffalmacco II Morello Radar Buvalello II Nano Ligure Raf Morfeo Capitan Trinchetto II Nocchiero Re Enzo Cardin II Povero Fornaretto Scambiilo Cerasello II Priore Ser Berto Ciampolino II Saltapicchio Ser Brand Ciang II Troviero Ser Bru Cleos II Valletto Ser Lo Cuore di Mago II Veronese Ser Puk Dado Iperion Ser Viligelmo Damone Ipsilon Sigfrido El Ben I Pugnaci Simon Mago Elena Kon-Tiki Simplicio El Serrano Laconico Snoopy Etienne Lanciotto Sofos Fan L' Arcangelo Spirto Gentil Fanella L'Arco Stefania Fantasio Laurentino Stesicoro Favolino Lemma Tacito Febei Lilianaldo Tagete Ferraù Lo Schizofrenico Tantalo Filogo Lo Scudo Tello Flavia Maddalena Robin Fra Bombetta Magina Fra Cassandro Magopide Fra Diavolo Malombra Fra Me Mao Franger Marin Faliero Fra Ristoro Marisa Fra Rubizzo Marte Fulvo Tosco Mattia Giaco Maurizio Giaurro Michelangelo Gigi d'Armenia Mig Fra tutti questi Autori, due soltanto — El Ben e Ser dall'Ottobre 1966 al Dicembre 1976. Tenaviv Testadilegno Tiberino Tiburto Totip Toty Traiano Tristano Ugo d'Este Zanzibar Zia Tosca — hanno collaborato a tutti i numeri di « Aenigma>> Anagramma (dramma/il teatro greco = elettrocardiogramma) CON LA PENNA SOLTANTO Mi hanno scritto da più parti — e il tono serio danzava oltre il paravento dell'atto —: « Anche tu, Brand, sei come tanti; riprendi passioni e contrasti ». Ah, la matrice della retorica come pesa sul mio costume irreale, anche se tutto potrebbe essere contenuto dolorosamente fra quattro pareti coi solito aggettivo « familiare »! Col cuore fatto a pezzi, da una poltrona ho ascoltato lo strazio della dilogia edipica, e la rumorosa polemica dei « contenuti », e un coro triste che declama commi, con sottofondi oscuri di concorsi. Erano in me, nel sepolcro di un attico, risate di uccelli e trasfigurazioni mascherate di classicismo, e argomenti di nuvole astute, e la tromba orchestrata delle finzioni finite nel didascalico. Ho visto tanti capi coronati pronti per l'esecuzione sommaria, ho registrato cori in deviazione (a destra o a sinistra, secondo i casi), ho sentito correnti eccitarsi e ripudiare settariamente ogni stimolo. A rullo di tamburo ho firmato patenti per il complesso dell'eccentricità, per le questioni di ritmo, per l'eco di vaghe influenze e per gli insulti che lasciano il segno. Ma potrò con la penna soltanto risolvere l'enigma di quell'angoscia che batte sull'altalena dei miei disegni. Brand (1974) Incastro (bacile/api = baciapile) NEL CREPUSCOLO DEL MATTINO Vi specchio i miei occhi come su un lago montano nella foschia; vi guizzano come pesci azzurri, traspaiono i tremiti nel fondo; m'illumino mi vedo e mi conosco di nuovo, oh, recami il tuo bacio mattutino; nella nostra stanza la dolcezza dorata è un'onda di buon umore, le stelle suggeriscono freschezze mattutine nella nostra stanza, il ruscello portato dal cielo invade la nostra stanza, le rose hanno lasciato i petali nella nostra stanza, nella sacra stanza del crepuscolo sgrano le rose ad una ad una, ne faccio corone, le ostento le mani nelle mani come reliquie di luce, con la bocca piena di gloria mattutina e i pensieri che navigano lontani. Il Cherubino (1969) Biscarto iniziale (leva/l'esca — vasca) IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA Tenderò la balestra verso il cielo, innalzerò, con i miei bracci duri, le pietre verso il cielo. Infrangerò, con la mia forza, potenti corazzate, legherò l'azzurro silenzioso, con lacci da mattatore, attenderò, nel frastuono delle bùccine, i cavalli schiumanti che annunciano l'apocalisse. Ti cercherò battendo pietraie scintillanti, fra piante invase da agarici, fomentatori di incendi e, in questa maschia corsa, ansante, io ti ritroverò! E sembrerai innocente, come sempre, mentre, con arte subdola, carpirai, a me che ti amo, l'argento destinato alle mie tasche. Ma ho bisogno di te. Quando il loto fiorisce nella pioggia, quando la polvere, con il suo grigio, annebbia le pupille, quando il sudore bagna la mia fronte, io ho bisogno di te, della tua calda bocca, del tuo letto, simile a conchiglia dove, nudo, senza falsi pudori, mi specchierò nelle tue luci azzurre... Narghilé (1961) Sciarada (Cam/ minatore = camminatore) Sciarada incatenata (Sem/minatore = seminatore) UOMINI, NELLA TRUCE ORA DEI LUPI (Eravamo fratelli; ora siamo nemici). Ricordo la grande casa sull'acqua, col vecchio padre, le bestie, la vigna col dono dei suoi grappoli opimi. Ricordo il riso perverso sulle mie labbra: maledetto, il dolore, col mio destino oscuro. Accanto al pozzo deserto ho seppellito me stesso, e nel cuore sconvolto di mia Madre ho acceso la lampada lieve della speranza. Per me' il buio le pietre le tenebre il fango il terrore della camera a gas. Un destino, per me, senza fine: ogni canto ha toccato il mio cuore, ogni pietra ha battuto il mio piede; poi l'ombra del passato si è chiusa, perdutamente, per una vita senza croce, sotto i colpi del rude bastone. — oOo — (Eravamo fratelli; ora siamo nemici). Ricordo la grande casa sull'acqua, col vecchio padre, la colomba, i colori dell'iride in cielo. Poi il deserto, per me; dopo tanti e tant'anni di pena, errabondo mi raccolgo sull'arida sponda del tempo. Accanto al pozzo delle solitudini ho seppellito me stesso, e nel cuore sconvolto di mia Madre soltanto la lampada ho acceso della speranza. Per me il buio le pietre le tenebre il fango col terror della morte. Lungo la strada ferita come la Madre che attende, ho gettato al vento le mie speranze. Il braccio levato al cielo, la mano schiusa in atto di preghiera: — Signore, per me venga, finalmente, l'ora della falce bianca. Favolino (1968) LA SCUOLA TOSCANA Incastro (oli/ministeri = omini sterili) Frase doppia (largo mento = l'argomento) SI PREVEDE LA CHIUSURA DELLA FABBRICA (sfogo contro i padroni) Non temono gli attriti, anzi c'ingrassano: per lor va tutto liscio e scorre bene! Di quel ch'è stato sono i responsabili, ma intanto il portafoglio ognun mantiene: non producon: più niente, ed è fatale che abbiano ridotto il personale. Marin Faliero (1969) Indovinello (la pernacchia) MA SI', E' LUÌ IL PRESCELTO... Quello di lato volto? Su! mio onore mi par quadrato assai! Perciò è stato assunto ed anche molto bene trattato. LA PARTITA DI CALCIO COI GIOVANI La volli fare anch'io, ma, nossignori!, non è pei delicati salutare...; con il fiato sprecato la partita m'ha poi lasciato con la lingua fuori! Lilianaldo (1974) Sciarada a metatesi (lotto/loggia = glottologia) PICCOLA MONELLA Una smorfia, e poi subito a giocare all'aria aperta sotto il porticato, ma se però vuoi farla tu studiare lei ti mostra la lingua, è indubitato. Buffalmacco (1968) Indovinello (il cinto erniario) DINO ZOFF, PORTIERE IMBATTIBILE Fulvo Tosco (1976) Lucchetto (briglia sinistra/asini stracchi = bricchi) Con lui la rete appare più sicura, a destra, a manca, al centro tiri para, nelle uscite intervien con decisione: evita l'insaccarsi del pallone. Ipsilon (1974) SOLILOQUIO DI UN PADRE DI FANNULLONI « Manca una guida a far bella carriera! » è la solita lunga tiritera; ma che carriera avran questi ignoranti che battono la fiacca tutti quanti? Li terrò a caffé e latte, e sia destino che facciano il lavoro del becchino! Cambio d'iniziale (arnia/ernia) POSTEGGIARE CHE PASSIONE! La Vespa no, qui metterla non puoi, non è posto per lei: quella del disco poi, datemi torto, proprio non la sopporto. Il Bulgaro (1969) Rebus (R e GO la dicon dotta = regola di condotta) di Kon - Tiki e Tenaviv (1975) Raf (1971) Anagramma (pulcini affamati = timpani/la cuffia) Lucchetto (scopa/palio = scolio) LA FANTASIA FANTASMI ALL'ALBA Piano piano sgusciati dal franto opaco chiarore dal denso grumo rossastro dall'incubo della buia notte becchini pronti a scavare nel cuore invaso dal panico batuffoli gialli che s'agitano nell'ombra sempre più piano poi forte.. un battito d'ali. Datemi lo smeraldo dell'erica e i tric-trac multifioriti nell'aria della sera; datemi bianche corolle come pensieri che il cuore affastella, ali di rondine per voli silenti di streghe; datemi coppe di nuvole d'oro e rose a mazzi E il battito si ripercuote su questa vecchia carcassa tesa fino allo spasimo sopra emisferi di vuoto riflessi di lividi rami stridente accordo ossessione di martellanti preludi a una rottura imminente. Oh, uscire da questi rottami! e seguirò con voi l'alea dell'anima divenuta un drappo rosso e turchino ai buffi scherzosi del vento, v'insegnerò le contrade favolose che un sogno di marmorei merletti inghirlanda e traveste di luce gaia in un campo di fiaba. Ascolta... ascolta... ma un cerchio di ferro stringe le tempie in onde sempre più lunghe in morse frequenti tenaci. Qualcuno chiama... rispondi se un filo ancora ti lega se un filo ancora ti salva! Ma tu, tu senti soltanto quel cerchio che opprime la testa. Tramanderò nella memoria di note amorose il canto antico dell'usignolo perché ai margini del fiume che corre spunti la viola bruna, la calendula spunti, azzurrino parlare all'ansia di coloro che furono, tradotto e trasmesso all'ansia di quelli che sono. Api (1973) Fra Diavolo (1969) Sciarada a metatesi (poro/granfia = pornografia) LA LUNA E IL POZZO La fatica dell'uomo è una stilla che rotola nel buio, un passaggio secreto per il secreto che il timore agghiaccia, un tunnel invisibile ed angusto per un sospiro smorto nel velluto, un brivido che innalza la condotta e la carne a traguardi di rilievo, ad arti prolungando l'acutezza di luna che crescendo va, appena che è spuntata nell'impatto... I deboli a ghermire è protesa all'estremo la natura se gli uomini ai rapaci accomunati non con ombre cinesi dilettare fanno i lembi di carne vigorosa, se la natura non ha più misteri coi cavalli ritratti nelle piazze, le vergogne portate sulle scene e l'ingrato parlare delle aste truccate come i falli di gente che non ha più copertura. Contro questa miseria, ci sta scritto, che le favole pure sono belle... Il Gagliardo (1971) Enigma (il motore) COME DYLAN THOMAS... Canta, canta la tua monotona canzone, sfogando nell'ebbrezza di etiliche miscele consumate nei « giri » al banco, le aspirazioni compresse che ti passano per la testa... Canta, canta col cilindro a « trequarti », la camicia sporca e consumata! Canta le marce del passato, anche se disturba il tuo canto il sonno del giusto stanotte... Canta, canta al lume d'una consunta candela; domani ti ridesterà una fumante caffettiera e ricomincerà la corsa della vita con te legato alla solita catena come tutti... Ser Bru (1972) CRITTOGRAFIE / LOMBARDO - VENETI Anagramma (pesata precisa = scarpe spaiate) Sinonimica IN.IEME INDUSTRIALE NEI GUAI Muscletone (1974) La posizione è definita stabile: non ha il bilancio oscillante alcuna; ma qualcosa non calza, se è innegabile che qui non me ne va mai bene una. I Pugnaci (1969) Lucchetto (acliste/clistere (con? certo, dagli S tu dirai = concerto dagli studi RAI) — oOo — Perifrastica FED. NUZ.AL. Psycho (1975) = are) LE NONNETTE VOGLIONO LA PENSIONE Lavorando con fede, son riunite di sotto (ed è incentivo che fa andare!) pur con misura, in fondo, ai vecchi tempi cui esse si solea sacrificare. (a VERE un bel po' d'I annetti = Sinonimica AIUOLE Fra Diavolo (1967) Il Povero Fornaretto (1973) (or, a tor I O, SALE siano = oratorio salesi ano) Aggiunta iniz. (appello/cappello) — oOo — IL GIOCO PER IL CONCORSO Lo farei da maestro, se potessi, per un presente che può capitare. Sarebbe invece forse salutare se questo dalla testa mi togliessi. Perifrastica MI...LANGELO Michelangelo (1975) (CHE mi si erose Piega (1971) Sinonimica = — chemisier osé) oOo — .URCHIMICA Indovinello (il fantasma) Marte (1971) CONOSCO LE RAGAZZE Son certi ultramondani atteggiamenti senza sostanza, tutta fantasia; e se le forme sono appariscenti, è solo una questione di... biancheria! (ita la MINUZIA, L ivi si àn GOLOSI = i talami nuziali/visi angolosi) Perifrastica bizzarra — oOo — .ETÀ .REFISSA Lo Scudo (1971) Nené (1975) (se M P lì ci rimetterai ti vuol fatto FINE = semplici rimette/RAI TI VU/olfatto fine) Anagramma (volante/leva = vela al vento) LEZIONE DI SOCIOLOGIA « Con tante razze che vi sono in giro, chi sta alla guida deve in pugno avere il freno, sol con ciò sarà sicuro qualche sollievo in cambio di ottenere ». Questa la spiegazion coi controfiocchi che fece, com'è noto, la maestra. — oOo — Sinonimica ESALT.ZIONI Beniamino (1974) (A ridà costà per cor: s'à da legger EBREZZE = arida costa percorsa da leggere brezze) Nucci (1969) — oOo — Sinonimica Indovinello (il topless) A.ORISMA SOMMERGIBILE IN DISARMO Lo Schizofrenico (1973) Sui mari seppe un dì furoreggiare e ad un bacino or l'hanno relegato ma, cosa sconveniente da notare, è che il pezzo di poppa gli han levato. (la MASSIMA F riabilita = la massima — oOo — friabilità) Il Duca di Mantova (1967) Sinonimica Scambio (pista/pasti) .OSTE. .OSTE. NEI MINISTERI FAN CARRIERA I MIGLIORI? Il Dragomanno (1968) (con C I saprem ESSA = concisa premessa) Basta una circolare e la carriera diventa assai veloce, mentre è chiusa per tutti gli altri che, penosamente ti vengono saltati come un niente. — oOo — Sinonimica G.IEZZ. Radar (1975) Ser Lo (1972) (brio ch'é stanti A — brioche stantia) Anagramma (rantolo/vagito = travaglio noto) Sciarada incatenata (stiva/alone — stivalone) POESIA DELLA SICILIA IL TRENO DELL'EMIGRANTE Parto. E il tuo suono riempie d'angoscia il cuore dei miei cari ai quali porgo l'ultimo saluto mentre un nodo mi serra la gola. Il distacco è sempre triste, anche se c'è la speranza di trovare un luogo migliore di quello che si lascia. L'isola mia dei misteriosi flutti l'eco raccoglie al canto dì sirene e d'acri odori sazia il suo segreto. Custode di tesori, in ogni tempo è meta d'animosi e di corsari attratti dal richiamo dei suoi colli nel vagheggiare d'avide conquiste. L'urlo del mare tra i castelli spazia e il dolce mormorio dei suoi canali. Parto. E il tuo suono allieta il mio cuore, mentre si concreta un sogno lungamente cullato. Ora che il distacco è avvenuto c'è qualcosa di nuovo in me che mi rende felice. Forse perché tu mi dai la certezza che una nuova vita m'attende. L'alba risveglia l'isola del fuoco in un abbraccio d'incantato rosa e un palpito vanente di vapori cinge nel cielo l'ansia del mattino. Il sole affonda nella Conca d'oro che risplende di luce al nuovo giorno: l'isola eterna sperde nell'azzurro — prigioniera d'un sogno — i tenui veli. Tu, che avrò compagno fino alla meta del mio lungo viaggio, mi ricordi che la vita è dura, fatta di delusioni e d'amarezze che opprimono lo spirito e la carne. Ma tutti sappiamo benissimo che ogni uomo è condannato a portare la sua croce. Eppure, parto felice. Giaurro (1969) Bacio la terra mìa ruggente ed aspra dove le piante han fremiti di sole, dove risplende la mia pelle bruna in un fiorir di gìgli arabescanti. Tra memorie d'antichi cavalieri la mia terra s'impronta di passato. Rimonto i colli: nel mio forte errare c'è l'ombra d'una spada e di un destriero Buvalello (1970) Cerniera (rafia/bara = fiaba) L'ULTIMO POKER Enigma (le scarpe) NOI SPESSO Noi spesso nascondiamo allo sguardo la naturale inferiorità dell'uomo e sopportiamo, in nome del progresso, il peso della materia incombente. Il sudore sotto pelle, ma nella notte c'è il vuoto! La vecchiaia porta con s'è sgangherate risate... Sì, senza più speranza né illusione ormai per sempre è chiusa la partita e in ogni « quadri » d'ebano son mani inconsistenti, perse in un passato ove giocando al « buio » col mistero, da un poker d'assi è vinto il mio colore; ma la vittoria sulla mia sconfitta nell'assorto locale silenzioso ingombra questo tavolo di morte! Ma chi riflette lucidamente sa di potersi allontanare dal fango. Passa il serpente si chiudano gli occhi! Se poi si incontra la piattezza del contenuto con la rigidità della forma stabilita una stretta angosciosa crea nell'uomo ansia di liberazione. Gli spilli delle donne vertiginosamente precipitano... E nella notte c'è il vuoto. Tagete (1972) 8 Con le palme nervose, il volto oscuro ed isolato, presso un mondo nero, laddove ogni franchezza è già svanita nel gioco d'una trama, negli intrecci fatti di « coppie » che s'attendon, macero negli irretiti « incontri » i sensi miei, sognando un « vinco » grossolano al torto dei miei disegni e all'ombra d'una sedia senza speranza la mia fibra langue... Ma chi ha falsato tutto con l'inganno? L'incanto d'una voce già svanisce nell'ultimo sorriso di « regina » che non s'accoppia più, in questa triste faticosa realtà di tutti i giorni, col suo bel « re di cuori » arabescato. Meravigliosamente si contava nella « scala reale », lieta fine: una felicità fatta d'un « bluff »!... Stesicoro (1968) I più votati Anagramma (paresi cerebrale/occhio malato — parole crociate a schema libero) Anagramma (genero cattivo = evento tragico) E' VENUTO UN MOMENTO (da Pavese) « E' venuto un momento che tutto si ferma. Le piante lontane stan chete... » e sentono solo formiche, passare leggere. Le stesse parole non escono chiare. Lassù sulla cima ferisce il grigiore, con tenui riflessi, un punto rossastro che frena i pensieri. Non è l'abbandono totale: qualcosa appena si muove. E' come un colpo di vento che offende. L'umore s'infiamma. La luce è sempre la stessa, ma reca paura come ombra di nube. Una goccia fredda stilla sulla finestra dove si è accesa una luce rossastra e il fuoco dentro sprigiona scintille su visioni di fumo. L'orizzonte finisce interrotto da nuvole nere in disordine, sparse, e si cerca il ricordo per dare un senso a concetti appena definiti racchiusi in vertici sempre limitati. Eppure è bello ritrovare il divertimento sano della domenica settimana dopo settimana, e riempire la pagina di un mondo, una volta tanto, preso per gioco. Il Priore Giugno 1975: punti 247 HO SMESSO IL GIACCONE DA MONTAGNA Se l'è preso mia figlia. A me è un po' stretto, ma è buona lana e poi che dentro ha il pelo, d'imbruttirmi la vita ha il gran difetto. Ne occorre — accidentaccio! — uno che spopola nel caso che si parta all'improvviso per il Gran Paradiso. Traiano Febbraio 1968: punti 224 Indovinello (Mosè) MAURIZIO IN FERIE CRITICA IL MENU' a lui e alla sua Bibione Ma sapete che fa il benedettuomo? Legge a tavola o grida, sul più belio, che non vuol più saperne del vitello; quindi, sacramentando a più non posso e asciugando di fretta un po' di rosso, manda indietro contorni e faraone. Quest'è davvero un'esagerazione: da tanti anni è sempre là a Bibione! Fan Febbraio 1973: punti 222 Indovinello (le scuse) FOTOMODELLE CERCANSI S'eran volute andare a presentare forse perché si ritenevan bone; ma eran talmente magre, le meschine, che proprio non le vollero accettare. — oOo — Raf Novembre 1971: punti 204 Mnemonica 1° BOBBY - 2° I PRIMITIVES (meglio solo che mal accompagnato) Sofos Febbraio 1970: punti 246 — o Oo — Mnemonica POETICI INSOLUBILI (stanze chiuse a chiave) Mattia Maggio 1973: punti 212 — o Oo — Quadrato sillabico PINOCCHIO (Collodi lo volle di legno) Anagramma continuativo del Grigio Marin Faliero Febbraio 1974: punti 219 (muro del pianto d'una metropoli) Dicembre 1973: punti 154 9 Enigma (il ladro) Enigma (il corallo) IO, LOUIS ARMSTRONG PIANOFORTE 'E NOTTE Un concerto al piano con accompagnamento. Le mie mani volano stasera, come ogni sera. Al tocco rapido e preciso i tasti vibrano di gioia. Se di me ricordate quella vita in comune nella colonia ambigua con tanti come me — alberi senza foglie esposti a ogni corrente nella città tentacolare — saprete che Un « adagio » per non turbare il ritmo riposante e con me. ogni volta di più, ti sentirai leggera. Ancora una stoccata. E via... proverò una « fuga » e poi me ne tornerò col peso di una notte sulle spalle, io e il mio piano. io sui banchi del riformatorio già ascoltavo fremendo nel profondo una tromba dal cielo. Se ancora ricordate le mie celebri labbra i miei virtuosismi di negro i miei ritmi in blu saprete che Stefania (1973) io anche nella fortuna non mossi ciglio ma conobbi il pianto amaro, eterno, come altri come me. Emergere e morire... Ecco perché vi dico che l'ingegno è tortura per la barriera di colore: e travolge e trascina e strazia e ti regala la corona di spine. Questo quanto io ho tratto dalla mia esistenza io il cornettista de « La vie en rose ». Incastro (anta/albe/fa = analfabeta) ADDIO PER SEMPRE! (Ma con rimpianto) Ho già chiuso con te! Davanti ho il vuoto, dietro le spalle il buio! In un vano ricordo del passato rivedo te sull'uscio, rigida e ferma, mentre in cor rimpiango il calore perduto della casa ove un giorno apertamente m'invitasti ad entrare. Malombra (1973) Lucchetto (film/il moto = foto) SGUARDI DI UNA NOTTE Una stella gira con l'uomo della camera accanto. Solo la tua pelle, convince l'anima di luce nella notte dei tempi. Risentirò mai più la dolce, nota tua voce musicale, ch'era un incitamento a ben oprare pel nostro inìzio facile?... Che al centro d'una scala di valori dava un tono all'accordo? Oggi appartiene ad un lontano tempo, ad un'età passata! Ma non si fermerà, la corrente che rifugge l'estatico tempo. Si perderà nello spazio, in perpetuo come un rettilineo. Or la partita è chiusa: sul tuo nome ho già messo una croce! Invano aspetterò da te uno scritto, qualche lettera amica, perché tu non sai legger tutto quello ch'è stampato nel cuore, nelle pagine aperte di quest'anima, nel libro della vita. L'impressione del tempo che si ferma, chiude il sorriso alia sua fermezza. E i lampi si perderanno sbiaditi, nell'oscurità della camera. Sigfrido (1973) 10 Quante rosee promesse ai tempi belli: s'era agli inizi allora! Giorni e giorni radiosi aspettavamo per il nostro avvenire! Sol per noi rifulgenti erano in Cielo candide e chiare l'ore, che adesso, nel momento del tramonto, sembran così lontane. Archimede (1969) LA SCUOLA TOSCANA Anagramma (corbelli di semola = lo sbarco dei Mille) Indovinello (il seno) « ENFANTS-GATÉ » SBRONZI IL GORGONZOLA E' qualche volta tenero e burroso, tal altra invece sostenuto; il fatto è che in genere resta sullo stomaco: a me non piace proprio questo piatto. II fior fiore di tipi ben granosi in cesta ad uno ad un se n'è finito; pensare che da un quarto eran partiti per finire... a marsala addirittura! Il Mandarino (1975) Ciampolino (1973) Indovinello (lo scarto iniziale) Sciarada alterna (gas/ranno = gran naso) AD UN AMICO PERMALOSO E' proprio esilarante che mi cosparga il capo con la cenere perché in faccia ti dissi « esagerato ». Certo che è brutto averlo pronunciato. Cerasello (1975) LA STAGIONE DELL'IMPENITENTE LATIN LOVER Appena primavera scorta, corta per lui è già per i giochi d'amore: e more solito resta scapolo! Il Marò (1967) Anagramma (nascita/morte = monaca triste) EPICRITICA SUL LAVORO VINCITORE D'UN CONCORSO Indovinello (l'elenco telefonico) PERMAFLEX! E' questo un letto che ci ha tutti i numeri e grazie alla sua rete il più diffuso: ora di tele pur dotato mostrasi; però, per più di un anno non lo uso. Simon Mago (1968) Bello il principio, nuovo e originale; brutta la fine, fa restare male: specialmente la chiusa, che si dice degnissima del voto, è assai infelice. Il Dragomanno (1974) LE DÉJEUNER DES CANOTIERS, 1881 Rebus (T e R Renoir rigato = terreno irrigato) di Briga 11 Enigma (la carrucola del pozzo) Altri sulla collina,, di Beppe da Giussano (1972) (il giavellotto = valletto ligio) IL GIOCATORE DI POKER Nato in tempo di guerra sotto il segno del Sagittario, ho fatto il mio gioco fra puntate, rilanci e gettoni. A Campione conobbi la mia ultima sconfitta: dicevano d'avermi in pugno, SIMULACRO « Porté par l'illusion allusive a l'ètre obscur * (A. Frénaud: Le silence de Genova) Stride alla bocca il tuo volto di capra sospeso sopra l'occhio-buco scavato dal sacco lacrimale. Prima era tua la razza che portava una corona, or come folle giri con la catena in gola. che m'avevano messo in soggezione. Ma in fede mia gliela feci pagare: contrapposto a un « servito » gli ripulii il « piatto » con la semplice mia combinazione di coppia di fanti. — oOo — (marito tradito = armati/ridotto) « Oggi in figura, etc. » e c'è chi ti prepara l'estrema unzione prima che si corrompa il rotolo del corpo. Per te risale a dondolarsi all'albero un impiccato che già trovò la luna a dirgli buonanotte. El serrano (1974) IL FRATE CORDIGLIERO Sciarada (tram/aglio = tramaglio) Vissuto sotto l'influsso del segno del Capricorno, la mia professione di fede fu di vergognarmi dei falli altrui, di portar misericordia alla gente che agisce alla legge e fare fioretti per chi offende i propri simili. DANZATRICE era Fortificato da quest'opera mia riparatrice. ho campato per condurre a salvazione tutta la gente in blocco. — oOo — (la catacomba = bocca malata) LA COMARE Di oscuri natali, il mio segreto fu nel segno dei Pesci: di carattere graffiante e apertamente sboccata, fui sotterrata a cagion della mia linguaccia affezionata alle chiacchiere, quando seppi che c'era già bisogno del curato strinsi i denti e resi il fiato. 12 Quando nei brevi tratti ripetuti ti soffermi per un istante al timido gesto di una mano, quando con una mossa improvvisa di trasporto contenuto, o in un crescente folleggiare ci dai la viva prova di toccante umanità, sempre, mentre spicchi tra un rivestire di bianchi veli, intensamente fortemente è un sentimento intimo che prende... sempre è un profondo afflato che ritorna con quel gusto tutto nostro che solo tu ci sai dare. In mille quadri perfetti ti sollevi rapidamente mentre un riccio discende, mentre piccole ombre paiono fremere lievemente: nei tuoi occhi profondi è tutto un riaffiorare di una scorrevole, fluida, palpitante vitalità. Lemina (1975) CRITTOGRAFIE A FRASE / ROMANI Sciarada alterna (pila/altura = piallatura) BLASONE LA MIA CUOCA GAREGGIA Questa volta davvero ce l'ha fatta ed è stata la prima concorrente. Dominando sui piatti di contorno ha preso quota poi gradatamente: una tavola, infine, raffinata pur se per essa è stata una sgobbata. Tiburto (1975) Indovinello (il ferro da stiro) II Girovago (1974) (l'avita insegna = la vita insegna) — oOo — FATTI CURARE Lilianaldo (1968) (t'assistan egro = tassista negro) — oOo — GLI INVIDIOSI GIUDICE DI PACE Re Enzo (1969) La sua facilità nell'appianare si deve al fatto ch'è di buona lega, e con calor può sempre dimostrare che il suo operato non ci fa una piega! (schiattano bile = schiatta nobile) — oOo — LA FATICA NELLA CAVA Mistigrì (1968) Anagramma (rammendatura = un dramma a tre) BOTTA E RISPOSTA IN GEOMETRIA — Faccia uno strappo, venga Lei, s'accomodi; se ben risponde ci rimedia un sette: quante sono le parti del triangolo? — — Una metà, più una metà, più un terzo! — Ascanio (1972) II Frasca (1973) (fa madido minatore — fama di dominatore) — oOo — L'ONDINA SULLO SCOGLIO Cardili (1974) (fa sciabordata = fascia bordata) — oOo — GLI SBIGOTTIMENTI Indovinello (il circuito elettrico) II Nocchiero (1966) FANFANI E LA CORRENTE D.C. Distribuisce le cariche (è un sistema) perseguendo un suo ben tracciato schema; a volte appare chiuso, a volte aperto, ma è difficile ch'esca allo scoperto! La corrente la segue con trasporto... ma non ci vedo chiaro con quel corto. Simplicio (1975) Anagramma (la proda tiberina = il portabandiera) (punto dan coraggio = punto d'ancoraggio) — oOo — IL SOTTOSCRITTO SCENDE IN PIAZZA Dado (1972) (Dado manifesta — da domani festa) — oOo — L'EX OCCHIALAIO I COMMENTI DEL PROF. MEDI ALLE IMPRESE LUNARI Fra Ristoro (1970) (t'esibiva lenti Col ciglio inumidito, qui a Roma, seguiva gli sviluppi leggendari del « Gemini » che poi passò alla storia; e alla gente (un esercito) spiegava — con toni coloriti — chi la gloria tenea del suo paese alta, lassù. Febei (1970) Indovinello (la raccomandazione) = tesi bivalenti) — oOo — L'INSONNE II Veronese (1969) (conta di notte gregge = contadinotte gregge) — oOo — BUSCASTE LA BARZELLETTA Tello (1969) Pur se dirla immoral la senti spesso — e facilmente a molti ciò è successo — se all'occorrenza viene scelta bene, quanto è più spinta più favore ottiene. Ser Puk (1968) (ve le ànno date = vele annodate) — oOo — MICHELACCIO ERRANTE II Leone (1969) (l'ostile a far falla = lo stile a farfalla) 13 Biscarto finale (parità/verità = pavé) Enigma (il tifoso del calcio) Godi, fanciullo mio, stato soave stagion lieta è cotesta. G. Leopardi A tutti i bimbi di Levante NON C'E' AUTUNNO NELLA TUA RIVIERA Ore di festa, trepide d'incontri, si schiudono al tuo cuore quando accorri all'assiduo richiamo. T'accompagna un tripudio di vita, e l'echeggiante mare in un canto ti raccoglie, mentre i sogni che s'intrecciano sul prato t'avvincono in un palpito di sole. Ogni angolo è un gioco: e a te, che vedi le veloci discese dei tornanti digradare tra brividi di reti dischiuse a riva in impeti d'azzurro, alate fantasie giungono agli occhi. Le castagne finite in fondo al sacco, il gusto sempre nuovo delle pere o un mazzolino colto nel passare su i campi in corsa, restano i ricordi che eternano la breve tua giornata: ma quando a sera, al murmure dell'onda, ascolterai le favole dei maghi, appassionanti storie d'altri tempi rivivranno al tuo cuore, e il tuo più gaio sorriso fiorirà, come fiorisce per te, in questa stagione, anche una fresca rosa di primavera... Gigi d'Armenia (1968) Sciarada a metatesi (cuna/bara = una barca) IL RITORNO DELL'EMIGRANTE E' Natale! Un ultimo fiocco e velato di bianco è l'orizzonte. Parto per un Nuovo Mondo ed una mano lieve mi sospinge mentre il mio cuore è pieno di speranza perché accarezzo sogni d'innocenza col sapore di lacrime sincere. Parto per sempre! E nel mio cuore sono racchiuse coi resti del passato ataviche speranze. Vado, per sempre, verso un altro Mondo, verso la Terra degli Avi, e capisco che questo è il mio destino mentre la gente piange intorno a me, MORTE D'UN CAMPIONE Ricordo di Renzo Pasolini I tuoi occhiali. I tuoi occhiali, un simbolo su quel prato verde, dove bolidi impazziti si sono annullati riducendosi nell'impatto un cumulo di catenacci. Adesso per te solo una croce: la fine d'un rischio diventato sistema. Su! tuo viso — maschera pietrificata — si spalanca la bocca enorme. La pista era fatta per te; ma l'amara lusinga del circuito canta ora la cruda realtà. Di qui l'urgenza di dire della tua natura incorrotta schietta come un bicchiere di vino. Invece — mentre tu giaci — le solite cose, dette stradette, per mettere una pietra sul passato per lapidarti per « toglierti dai piedi »... (T'hanno adornato con un manto ma si sono scagliati su di te criticando la tua forma il carattere spigoloso, i tuoi tratti terra terra...) Mentre tutti sappiamo che solo l'asfalto ha deciso ha voluto la tua fine. Il Genietto (1974) Enigma (il cappuccino) NOSTALGIA Quando più forte e struggente è il desiderio di baci dolci e confortanti, quando più forte è il bisogno di riempire il vuoto che deprime, quando il languore mi prende, vorrei affogare con te in un nero destino. Ma mi risveglia una voce che viene da fuori: è come il buon dì che si macera in quest'alba lattiginosa. mentre la Buona Stella descrive il Suo percorso nell'azzurro accarezzando con la lunga coda la luna degli amanti, mentre i fiocchi candidi di neve svolazzano nell'aria e velano di bianco l'orizzonte. lo vado, tra le lacrime, in silenzio... Elena (1972) Ciang (1970) 14 Crittografia mnemonica / SUDISTI IL PROVINO Briga (1974) Indovinello (la sedia) LA CODA (riserva entrata in campo nella ripresa) — a mia suocera, sbottando... Talor ce l'ho di paglia anch'io, lo ammetto, se, per disgrazia, mi trovo in difetto. « Fra le gambe », al contrario, me la metto, se lei mi affronta e mi prende di petto. E lei? Lei sì, che ne potrebbe avere attaccata una vera, al suo sedere! oOo — Crittografia sinonimica BIELLA Laconico (1972) (un'amichetta l'I evitata — una michetta lievitata) — oOo — Capitan Trinchetto (1975) Anagramma (enciclopedia = piccole daine) Crittografia mnemonica CAFE' - SOCIETY La francese, l'inglese, l'italiana... e quante voci su di lor!... Si sa: sono damine fini e delicate, ma presto più d'un corno spunterà... Fra Diavolo (1971) Lucchetto (pire/reperti/tiare = pipe rare) CONO GELATO Procuste (1975) (rotabile per Lecco) — oOo — Crittografia a frase AVVISALE DOLCEMENTE Alex (1975) GLI EXPLOITS DEI GREGARI Non son fuochi di paglia veramente, se nelle prove in atto li osservate: portarsi in testa proprio tra i papabili per fare preziosissime tirate. (con tatto informale — contatto informale) — oOo — Crittografia sinonimica INERODUZIONI Picnic (1970) Indovinello (le doglie) LE ORDE D'ATTRICETTE E L'IMPRESARIO Vengono fitte fitte ad assalire ché ci son parti da pigliare ormai; ma io che sono un uomo ed ho i miei guai, non le posso soffrire! Il Gagliardo (1970) Peucezio (1969) (in T E se tramuti esordi = intese tra muti e sordi) — oOo — Crittografia a frase FALSI BRAMINI II Guado (1971) (indù mentisconci = indumenti sconci) Lucchetto (osso solo = Oslo) LEZIONE DI SCI RIMANDATA II temporale è scoppiato: oggi non c'è cristiania. — oOo — Crittografia mnemonica ULTIMA STREGA Tantalo (1975) Aldo (1969) (l'avanzata delle sinistre) Indovinello (il trapano) DOMESTICA REFERENZIATA Preso l'appuntamento, un bel da fare si diede intorno e cominciò a girare. Impiego troverà, ché nel suo stato di servizio c'è un ottimo bucato. Morfeo (1975) Anagramma (odio del geloso amante = lago/Dedesmona/Otello) PARTITA A SCACCHI Un attacco furioso fu la reazione ali assillante minaccia dell'avversario di catturare la Donna. Ecco la combinazione spettacolare: mossa dell'alfiere « cattivo » sacrificio della donna bianca ed il Nero abbandona. — oOo — Crittografia a frase ABITI IN DISUSO Spirto Gentil (1972) (vesti già dimessene = vestigia di Messene) — oOo — Crittografia mnemonica SUPERALCOLICO Fra Bombetta (1974) (il più alto in grado) — oOo — Crittografia a frase bizzarra LO UCCISI SPARANDO Aladar (1968) (al « bum » di me morìa = album di memoria) Beppe da Giussano (1974) 15 Lucchetto (pesce/scena = pena) Anagramma ALLA MIA LUNA SUL MARE Luna, tu che non parli, tu che vaghi all'azzurro inumidito con un circolo freddo, tu — che ami silenti abboccamenti alla piccola ombra — passi nell'aria a brivido di morte. Rondine in volo od il guizzar di spada nel riflesso d'argento si mitizza di un'occhiata lucente. Muta, ti guardo e intendo l'ineffabile « voglio » del Creatore. Madre di ipocrisia, nello splendore di riflessa luce con le stelle a corona, nemmeno tu sai dirmi verità, se pur ti vedo a riposar colloquio sopra oscure penombre di velluto o su una brutta barca. Grave, nel bagno eterno ti annullerai del sol che poi risorga. Scontata alle canzoni, evasivo satellite di ignoto, grazie dirà l'amore alla tua compiacenza più furtiva. Fatta di niente dolce ambasciatrice mite hai l'aspetto di una cara estinta: nel cheto lume mi si stringe il cuore. Tristano (1967) Anagramma (vela/timone = vile moneta) L'ULTIMO SOGNO Vibra il mio sogno, come un frullo d'ala, sulla coperta chiarità, dischiusa nell'ombra d'invisibili orizzonti. E' un bianco fiocco teso nella luce, una carezza nei tramonti d'oro. Nei flussi alterni di fortune amare, fra giochi di cascate e azzurri rivi in un solco di pianto è il suo destino. Nelle liquide luci del mio sogno c'è il desiderio di una salda mano, provvida guida nel cammino avverso fra distese ondulate, ove balena l'ombra d'argento di lontani lidi. Resta del pianto l'amarezza estrema mentre la vita si trascina... e ruota dopo il lungo girar, verso il destino. Ma la mano protesa verso il bene non ha raccolto l'oro dei miei sogni. Nel dramma della vita, lo scadente, spregiato verso, che non sa fortuna, ha in sè l'impronta del destino umano. Inappagata resta la speranza, mentre racchiudo nella stanca mano il misero cader d'ogni mio sogno... Zia Tosca (1969) (asino/il serpente cobra = consorte inseparabile) LA RIMPATRIATA Caro, vecchio compagno dei miei — stentati — giorni di scolaro colmi di memorabili stangate! Persino nel pigliarci gli orecchioni eravamo di coppia finché la vita non ci ha separati. Ti ho ritrovato adesso, dopo tanto completamente grigio il passo rassegnato e la schiena incurvata di chi si porta addosso una sua croce. E mentre mi avvicino ti racchiudi malevolo in te stesso: spinti indietro gli occhiali mi vai squadrando, ad occhi semichiusi con estrema freddezza. Né stupirei tu mi scagliassi contro quasi fossi un nemico — te la ricordi? — quella tua ballata (finita nel cestino). « La vita! Una spirale di bassezze che si avvinghia alla terra mentre la morte già le salta in testa!... ». Ma — invece — tu rimani silenzioso. Vorrei lasciarti solo, ma non posso e se potessi, tu non lo vorresti. Questo incontro, nel tempo, nello spazio lo ha segnato il destino... come ancora è il destino che con un tratto — semplice — del dito ti incatena per sempre inserito in un cerchio universale. Felice. O schiavo, se non hai fortuna, sempre — però — incapace di affrancarti. Potrà farlo la morte, e lei soltanto. ... E non avrà i tuoi occhi, ma il tuo pianto. Fra Cassandra (1974) Anagramma (gnomo lieto = gomitolone) DALLE CONFESSIONI DI BROCCHETTI, PUGILE SEMPRE BATTUTO Piccolo folle! Come ho mai potuto illudermi che fosse in mio potere bruciar le tappe della lunga via a passi da gigante? Ormai ridotto al lumicino, del passato mio, fugata ogni amarezza, rido anch'io. Certo ho nutrito sogni di grandezza — al titolo dei massimi aspiravo — alimentando in modo esagerato, e a torto, il f i l o delle mie speranze... Ma, pure quando « in palla » sono stato, « ai punti », sempre, m'hanno liquidato. Aladino (1970) 16 ANAGRAMMI CRITTOGRAFICI / MILANESI Indovinello (il fantasma) IMPRENDITORE IN AUGUSTIE PER LO SCIOPERO Si trova in una condizion di spirito spaventosa, per causa della quale passa la notte in bianco lamentandosi da che rimase senza personale! Maurizio (1972) CONGEDO Ser Vìligelmo (1974) (l'addio sognato da ogni soldato) — oOo — RUMOR DA MONACHINE Tiberino (1971) Anagramma (l'ago magnetico = moglie/cognata) (scoppiettìo sotto i ceppi) EREDITA' CONTESTATA Verso la mezzanotte fu deciso: metà per me, metà per mio fratello. — oOo — Toty (1969) MISSIONE Cambio d'iniziale (portici/vortici) II Mandarino (1969) (il ministero sacerdotale latore del Cristianesimo) LE RIFORME NON SI FANNO Continuamente, una volta dopo l'altra, buchi nell'acqua! E ti prendono in giro volutamente. — oOo — laia (1971) GOZZOVIGLIANTI Magina (1971) (allegroni nell'orgia) Anagramma furio slogan = naso lungo) IL PARERE DEL GIUDICE — oOo — « Un gioco a frase molto convincente che sintetizza buone qualità ». Averlo pronunciato proprio in faccia dimostra che ha del fiuto l'esponente. TIZIO Ciampolino (1971) L'Arcangelo (1974) (persona mai nota per antonomasia) intarsio (panna/ladra = palandrana) LA CAVALLINA HA FATTO FIASCO Messa alla frusta, rimontò di corsa: fece una distrazione e scappò via. Finì addosso ad un maschio e, questi sotto, cadde lunga distesa... Che cappotto!! Nello (1973) Anagramma (oste ardito = otto di sera) BERNACCA Corre i suoi rischi, ma si mostra alieno nel darne a bere; e amabile sincero, con precisione ti dirà: « A ponente venti costanti... temporaneamente ». Dèmone (1970) Indovinello onom. (Nerone) TENORE IN MISERIA Son finiti i bei tempi! Ricordate quando con quel suo fare così ardente attaccava da sol « di quella pira l'orrendo foco »? Ma è finito male: ha avanzato soltanto qualche lira ed è rimasto senza capitale. Fan (1972) Rebus (F il Mosè = film osé) di Paolino (1970) 17 Lucchetto (diamanti/amanti a letto = dialetto) Anagramma (grotta/il maniero = la trigonometria) MESTRE VIA CASTELLANA 5 A TU ED IO Tu ed io, solitari, carezze rotanti in purità, soli nella notte, in fondo al pozzo, stella del sud e montagna di luce. I saggi gioiranno raccolti in pallide aurore di prismi, una madre nera partorita piccole rose d'un'alba evanescente, le gocce d'acqua saliranno al cielo e sotto il cielo il gallo canterà e la bonaccia urlerà sulla sponda delirante del crepuscolo e dal becco di civetta schizzerà dolore per la colomba perduta e i ciechi bruceranno con l'affanno tra le braccia e i fedeli si stringeranno sopra l'ala dei sogni. Nel canto della notte siamo soltanto tu ed io, tu, mia arida fiamma, ed io, vivo come un'eco di campane, a mezzogiorno, come scarto di pensieri dove i pensieri muoiono alle logiche, impuro come un conto corrente in questa società di capitale, consumato come un espresso in un locale di periferia. Cleos (1971) Anagramma (il treno/la nave = novella intera) Intimamente ingenuo, semplice, sia pure, ma qui vi ha abitato un UOMO, un uomo contornato da ostili tempi di pietra e oggi chi vuole lo sa dove trovarmi, sa dove toccare con mano ciò che il tempo e gli eventi goccia goccia temprandomi in me hanno edificato, ciò che il tempo e gli eventi in me hanno demolito: ecco, io sono qui in uno degli interni lungo la Castellana. All'antica, sia pure, ma li ho saputi difendere i miei principi e per nessuno è stato agevole il contrastarli, ma se qualcuno pur spezzò per me una lancia, circondato da offese, assediato da medievali privilegi così comuni al nostro mondo, io mi rinchiuderò in me stesso fino alla resa dei conti restandomene arroccato qui nella apartheid della Castellana. Qui in questo mio angolo da cui ho ipotizzato lungo la tangente della logica la soluzione di tante problematiche: il mio angolo, il seno di tutte le mie elucubrazioni da cui ho saputo prendere le distanze, da cui ho aggiustato il tiro da cui ho evidenziato lati sconosciuti di visualizzazione, il mio angolo, funzione irrinunciabile della mia stessa tesi. Nucci (1974) FRANCESCA Venivi innanzi uscendo dalla notte ed un cenno del capo, tra la folla, univa alla tua corsa il mio destino. Gracchiando si chiudeva anche la porta dell'ultimo locale e tu cantavi portandomi con te lungo la via. Portandomi con te lungo la via senza confini, d'alberi fiorita, fra giochi d'aria e palpiti d'azzurro aprivi gli occhi al vento della notte. All'aggraziato ritmo dei tuoi fianchi mi cullava il tuo canto passeggero. E poi parlavi, e delle tue parole io non perdevo niente. A poco a poco finiva l'avventura, troppo breve... Risento ancora l'eco dei tuoi passi, ricordo ancora tutta tutta tutta quella favola bella che m'illuse. Ser Viligelmo (1970) 18 Sciarada (star/nei/numi/do = starne in umido) FINE DI UN AMORE La luce mi grida il tuo nome. Nel buio il tuo viso, palpitando, si muove con garbo. Macchine, assassini ineluttabili, mi attirano come richiami di civetta. Incredibili fantasmi, come mani impotenti, incombono dal cielo di sempre. Comincia il mio domani senza seguito, mentre inizio una scala che si concluderà nel profondo. Delle esistenze perniciose, grigie, che affogano, non resta che un guazzo su tondo. Ames (1972) Enigma (il pugile) Lucchetto (lamine/minerva = larva) LE VOCI DEL BOSCO UN ADDIO Sinistro il destino incombe su di me, stasera, lo sento. E nelle stelle che cadono e lasciano orbite stanche ferite di viola. E' nel rosso delle rose che si spacca tra i cespugli... Ho lasciato partire l'ultimo diretto della sera, sono rimasto per abbracciarti ancora, ma ho bussato più volte inutilmente. ... un piccolo piano accordato, i lunghi abbracci proibiti i tuoi sorrisi falsi il delirio del mare... tempo passato. Ho preso l'ultimo diretto della sera, ho appeso ad un gancio il mio cappotto, ho lasciato in un angolo la mia borsa vuota mentre un gallo canta la sua vittoria sulla morte. Angela (1972) Lucchetto (attico/coma/mania = attinia) RITMO IN BLUES Vibranti d'una dolce eco sonora si flettono melodiche nell'aria tra l'oro delle foglie ed i riflessi di tremolanti pagine d'argento. Una luce ravviva i toni eterei di veli sottilissimi e leggeri e diafane movenze iridescenti in un gioco di bolle vaporose. E di luce s'avvivano nel chiaro d'una fiamma leggera o al palpitare fosforescente di fugaci lumi sopra i fragili steli incolonnati nei composti filari. Una divina sorgente di saggezza il mito adombra nell'olimpica attesa che si adorna dei sempreverdi rami dell'ulivo. E l'ombra passa diafana e leggera ricoperta di veli e di fantasime nella parvenza ignota, evanescente. Così tra l'oro dolce delle foglie l'eterea ninfa tesse il suo destino in fili sottilissimi e lucenti e in una muta aspettazione orienta verso voli promessi il lungo sonno. Giupin (1968) a Satchmo Sali in alto, tromba! Cerca in un giardino di nuvole la tua « polvere di stelle ». Domina, con il tuo assolo ampio come un respiro di cielo in un ritmo di scale a perdifiato, mentre il basso accompagna un sottofondo di piano. Ora è lontano il tuo assolo ad ampio respiro. La voce rauca stretta in un rantolo di pianto canta la sofferenza di un addio, Scende sul tuo volto l'ombra dell'ultimo « blues » nell'attesa del sipario finale. Cala la notte senza tempo sull'ideale fissato negli occhi stupiti dell'uomo. Una frenesia di note impazzite di irreale come folle in delirio ti porta in un mondo isolato di angeli bianchi Cadono lacrime amare sul sasso che ti nasconde. Non sanno che la tua anima vibra sulle onde di un profondo « blues », che la tua « bocca di sacco » porta all'infinito la nota avvincente di « petit fleur ». Doppia estrazione (beoni/becchini = occhi) SIAMO IL SEME CHE MUORE I continenti già affondano nell'acqua e noi ogni notte inseguiamo visioni di fumo dietro l'ultimo quarto di una rossa luna di smalto. Nella nebbia dello spirito la sincerità ha consumato in noi il consueto tradimento. La terra apre per noi le sue ferite e noi affondiamo rimpianti chiusi nel gelo di una mortificante sottomissione. In grigie depressioni il dolore posa i suoi silenzi e noi ogni giorno copriamo un passato che aspetta lacrime. La polvere getta illusioni in specchi iridati, e noi ci alziamo verso il cielo in desideri di pace. Ma se pure tu, cielo, ci ferisci noi non potremo che schermirci con lenti, fragili inganni; poi, stretti nella tenebra, ci abbasseremo nell'estrema sconfitta. Nike (1972) Zanzibar (1973) 19 Incastro (aglio/grifo = agrifoglio) CONFESSIONI DI PREGHIERA UN VECCHIO ENIGMISTA autobiografia o quasi Nella nativa terra, ove !a luce dell'orto spazia fra le amiche mura, germogliarono in me le prime spemi d'introdurmi in un mondo di cultura. Nel campo nostro emersi, qui esprimendo di certi spunti acuti il gusto innato, e ritenni essenziale il contenuto dai tenui veli della forma ornato. Ma quante asperità, pria che maturo m'affermassi! E non fu tenacia vana: ora che ho il capo bianco, almeno resta di buona produzione una collana. Sempre l'enigma amai rappresentare come un gioco piacevole e ingegnoso che affascina ed insegna. Ben lontani sono i tempi oramai, quando — famoso per il « doppio soggetto » — in me han veduto l'aquila che mirabile s'impone; e invero allor, col verso fantasioso, feci un poco la parte del leone. Ed ora? Pur se fiera è l'apparenza, volto mi sento al pessimismo; è un duro cruccio per me la prospettiva ingrata ch'io possa sfigurare in modo oscuro! Dell'età verde le migliori gemme fra le sfogliate pagine ritrovo, eppure alla mia fibra, ancor non doma, nuova linfa ridà vigore nuovo. Per questo amo tornare, anno per anno, dei festosi raduni alle serene ricorrenze, auspicando per l'eletta famiglia nostra la concordia e il bene. Ed è tal radicato attaccamento che una speme ravviva: a mio decoro — della vita terrena fra le spine — m'arrida ancor la fronda di un alloro! Marin Faliero (1968) Tu, Vergine del Cielo splendente in una fascia tutta bianca, dischiudimi il Tuo manto azzurro cupo trapunto d'oro, argento e di zaffiri. Dammi un Celeste segno che dia fermezza ad un cuore di leone e insieme all'alto emblema di giustizia sia guida nel terreno smarrimento. Qui, prono sul Tuo altare, più volte ho ricevuto, con fervore, un ordine che fa di me quel porto dove le colpe sono scaricate. Ma invoco comprensione se solo per metà si manifesta un desiderio nuovo che sconvolge !e millenarie basi dei Tuoi servi. Ti tramuti nel Cielo coll'lnfinito Bene che dà vita come una goccia azzurra d'acqua pura nella distesa grande come il mare. Così, come un baleno, sento quella presenza misteriosa densa dell'odorosa Tua purezza che intorno aleggia, pur se non si vede. El Ben (1971) Sciarada a scambio di iniziali (Colli/belle = bollicelle) RITORNO DI PERSEFONE Dal grembo della terra, con le curve dei vaghissimi fianchi e con perenne ritmo, i bei seni accennano, sorgendo, l'eternità di dolci primavere. Un verde ammanto tenero di fiori ne riveste i contorni e ammorbidisce ogni agevole passo saltellante, giù giù a le falde... dove un biancheggiare va disvelando le agili caviglie. Un assieme di grazie con leggeri ritmi di danza fanno un dolce coro, tralucendo da l'iridi gemmate soavi stille nei ridenti volti che una freschezza di novelle rose ingentilisce sulle guance accese la porpora ch'è fremito d'amore. Ancora fiori e ancora semi al vento decide il gioco sempre più animato: Enigma (la fine della trasmissione TV) IL GIUDIZIO Quando udremo la Voce dell'Ente Creatore Unico, Supremo che tra le nubi e i suoni eterei annuncerà la fine, ci alzeremo coralmente noi sopravvissuti per raggiungere i fratelli che ci hanno preceduti in quella pace ineffabilmente agognata. Nety (1971) 20 Lucchetto (lo zodiaco/diacono — l'ozono) si sollevano i veli e pudibondi rossori lungo i volti fanno a gara con le rose di macchia, ricoprendo le languide spalliere già a le coste che un umidore lucido traspare. Le bocche coralline, schiuse appena dal turbamento di secreti veli, sanno, al grido insensato, la vaga fioritura di mughetti. Belfagor (1972) CRITTOGRAFIE MNEMONICHE PELO E CONTROPELO SONO RACCOMANDATO Agrio (1967) Ames (1970) (campo di alte pressioni) (sono le due passate) — oOo — — o Oo — K. O. ZUCCHERO L'Arco (1969) Flavia (1988) (termine di confronto) (sale d'aspetto) — oOo — — oOo — HO LA MOGLIE FRIGIDA Snoopy (1975) PEDATINA A UN MINGHERLINO Toty (1967) (il calcio minuto per minuto) (il piacere è tutto mio) — oOo — PEDONE SULLA ZEBRA — oOo — Marisa (1974) TATTICA Damone (1967) (passante di diritto) — oOo — I BIDONISTI (una condotta di campagna) Cerasello (1975) — oOo — IL SOLITO FURTARELLO Raf (1974) (un comune reatino) (gabbano con patacche) — oOo — GELOSIA Totip (1970) (complesso ad alta fedeltà) — oOo — SBANDIERAMENTO DEL GUARDALINEE II Saltapicchio (1976) (II movimento del FUORI) Rebus (PIP l'inesaudita = pipeline saudita) di Snoopy (1976) Rebus (A si noma cilento — asino macilento) di Laurentino 21 Enigma (la busta da lettera) Incastro (dito/scolo/gora = disco logorato) LA RAGAZZA ROSEMARIE VINO PER TACERE Se bevo un poco di vino, che fa? Sì, questo dà nell'occhio e mi danneggia. Ma intanto così mi figuro, a ridosso del cielo, digradanti candide falangi in rosei tessuti a cantare per te un'impossibile felicità. E, dunque, non alzarti ad eludere — come in un vecchio gioco di circo — la Morte. Non metterti a riaprire la piaga, poiché nulla che a te non abbia io legato, potrò nel tempo rivendicare. E intanto ingurgito (qualsiasi liquido mi va, non v'inganni il mio aspetto aggrondato, non badate alle mie sporche lacrime). Mando giù tutto, scendo sempre più in basso con il carico dei tanti rifiuti ricevuti dal vivere umano. Finché giungerò anch'io, per questa mia condotta essenzialmente biologica, ad una cupa fossa, degno finale dei luridi segreti che mi son trascinato. E, allora, assegnatemi un bottaccio ben colmo (è comprensibile ch'io faccia in modo di tirar l'acqua al mio mulino). Lacrime e lacrime mi prostrano. Vedete, sono a terra e di pessimo umore, con scarsa tendenza a riflettere celestiali elevazioni. Perché — dannazione d'inferno! — tu resti pur sempre morta, e tuo solo ricordo è questo mio sudicio volto di lacrime. E se trascorso è il tempo per salvare la facciata, mi chiederete, allora, di che pasta io sia fatto, e per quale motivo con puntiglio vada in giro strisciando a ripetermi sempre più malamente, ora che la mia voce è solo un fruscio, e non c'è braccio che mi tiri un po' su di tono. Toglietemi, dunque, di circolazione e lasciatemi inerte nel mio cerchio inciso di cupo silenzio. Fantasio (1971) Sciarada (scia/callo = sciacallo) ADDIO Ti ho lasciato. Ti ho lasciato un'impronta di me. Ti ho lasciato uno spumeggiante ricordo. Ti ho lasciato: e sparirai, dopo il mio passaggio. Ora, spesso, ti penso; tu: superficiale, tu: pressante, dalla faccia tosta, tu: tormentante, hai tenuto alla mia pelle; Fragile cosa, che hai sulla faccia un segno di fermezza, serbi dentro di te segreti oscuri forse d'amore, forse di denari, e aspetti. La tua sorte è di giacere, giacere nella tua piccola casa, con la veste leggera e un po' scollata, in attesa di chi ti spogli e poi... e poi ti lasci in fondo al letto, stesa. Piccola cosa,, che un giorno forse ti chiamasti Rosa o Bianca, in modo semplice e comune, se mai qualcuno, mormorando un nome che hai ben impresso, ti verrà a cercare e ti vorrà per sé, nell'impazienza, nell'ansia di scoprire il tuo segreto, quello sarà che compirà nel letto su te straziata l'ultima violenza. Maddalena Robin (1968) Intarsio (sede/'nodi/mar = seno di madre) LA FIDANZATA DELL'UCCISO Sta Santa nel silenzio religioso entro la cerchia del suo borgo pio, immobile, col braccio filiale a sé stringe l'amato bene. Ecco fissa: ancora i grani luccicanti del rosario le trecce che si aggroppano sul capo il ricordo dei buffi fazzoletti e l'ore trasmigranti delle navi, e già la gola stringere si sente. " Santa Maria » ripete... E l'eco ondoso risuona con un mùrmure frusciante. E' il chiaro della luna: quando il rombo profondamente l'anima percorre. Fu un colpo. Ed esso rotola, in suo male. Il volto chiuso dentro il velo pesa così gonfio di lagrime fuggenti. Già scopre gli occhi lucidi d'amore e l'alba scorre come un dono pieno. Ma già mammasantissima diede il suo bacio, già tappò la bocca con trepida premura all'affannata inquieta creatura. ed io: ho fatto una preda, io: mi lamento di notte, io: tra le carogne, io: quasi una iena; ma sogno già quella pace domestica. Filogo (1976) 22 La mano che ti spinse nel baratro sapeva che andavi incontro ad un destino squallido fatto di attesa o di abbandono. E pure seppe piegarti prima al suo volere e carezzarti a lungo, in modo esperto. Un bacio: il primo e l'ultimo per te. Cominciasti la tua vita di errori, né ti aspettava in fondo al tuo cammino una famiglia, un tetto, un focolare, tanto meno un bambino... Berto il Delfico (1972) IL NUOVO CORSO CRITTOGRAFIE PURE Anche il « breve », timidamente, cerca di rinnovarsi abbandonando i vecchi schemi. Ecco una esemplificazione di come uno stesso soggetto possa subire questa trasformazione. BB Fanella (1975) (B ambo lette difilato = bambolette di filato) — oOo — Indovinello (il salvadanaio) T MI HAN FATTO UN BIDONE Aloisius (1970) Rimasi a bocca aperta, lo confesso, di fronte a certe offerte generose; so chi mi ha fatto fesso: sono quelli che mi presero un dì per i fondelli. (T ubicato dici = tubi catodici) — oOo — Ser Berto (1969) Indovinello (il salvadanaio) M I C A Buffalmacco (1970) (lontane M I C A = l'onta nemica) BERLINGUER — oOo — Con i suoi soldi è facile prendere tutti per i fondelli. Ma vedremo alla fine chi sarà il fesso: lui o noi che lo manteniamo? PERLA Maurizio (1974) (soluzione: PERA, eroso L = soluzione per aeroso!) — oOo — Ser Berto (1975) NATO N... N... Ascanio (1968) Indovinello (il bocciato) (ad ulteriori N, facci A T O = adulterio rinfacciato) ARRICCHITI Un quattrino, due, tre, tanti quattrini. Poi si prede, per forza, il contatto con la propria classe. — oOo — DANTE II Morello (1973) Cuore di Mago (1971) (D e liquidiam ANTE — deliqui di amante) Scarto iniziale (furto/urto) — oOo — DOPO IL COLERA D.STRA — Pare che proprio un « repulisti » si voglia fare. — Ma tu che cozza dici? Mao (1971) (ond'aver DESTRA da l'È = onda verde stradale) Magopide (1974) — oOo — CIOCCHI Indovinello (la ragazza madre) Ugo d'Este (1973) LA SOLITA ATTRICETTA (con C I lì abolisci OCCHI = conciliaboli sciocchi) Con il successo inatteso che avrà il suo nome farà una vita diversa. Niente fede, ma in compenso la pancia piena. — oOo — MU' Paolino (1967) Mig (1974) Bisenso (tema) IL COMPROMESSO E' VICINO La sensazione è quella della « stretta finale ». (Bisognerà pur farcelo un pensierino, bene o male). (M appena scosterete, U tonico = mappe nascoste/re teutonico) — oOo — VIA Zanzibar (1973) Maurizio (1975) (tra V A sol I è vedibile = travaso lieve di bile) 23 Cambio d'iniziale (caccia/faccia) Anagramma (costa/un amo = cosmonauta) AMAREZZA IN UNA NOTTE DI LUNA Le stelle della tua bandiera sono, America, come tanti fiori di proiettile. Cercatemi davanti agli infidi frangenti che si abbatteranno su di me. Non mi raggiungerà l'impetuosità che trascina le stelle nella sua danza, nella sua cadenza: a me ne arriverà solo una morta, scialba parvenza. E. Evtuscenko In questo mondo aperto alla passione della violenza, allenato all'indifferenza per i massacri delle bombe, c ' è un destino di lacrime per chi è assetato di vera libertà. Ranno comprato la vita di Bobby, hanno sparato a King: tornano ai loro soliti affari gli sporchi assassini, dopo aver celebrato degnamente la figura degli scomparsi. Nel paese dei « falchi » e delle « colombe », dei fucili acquistati per posta esiste una libertà: la libertà di uccìdere. Cercatemi in scivolii di muti pipistrelli: nessuno mi vorrà vedere. Luna non guardarmi, Luna non toccarmi, perché morte è la mia vista perché morte è il mio tocco. Cercate la mia anima nascosta da ciò a cui sono attaccato. Cercatemi nel buio squarciato dall'urlo degli stadi, cercatemi nelle navi che ciondolano in mari e spazi tranquilli: in questa notte di luna, aspettando che mi colga ancóra un'altra aurora, mi troverete, solo. Etienne (1975) Anagramma (investigatore = giovane triste) PIOGGIA D'INVERNO Per gli intricati dedali, a fatica la mia strada difficile io percorro con esitante passo e, a onor del vero, cerco un poco di luce che rompa la foschìa di questa notte, mi dia senso e mi orienti ad un traguardo non so quanto lontano, io vado e spero che per me spunti un raggio... Ansia e speranza con alterna vece premono il pensier mio, teso soltanto verso la meta... In fondo a questa via vedrò forse più chiaro. Nella bufera che mi avvolge, invoco quel sole che non vedo, anche se breve fu sin qui il mio cammino e rigogliosa ebbi la mia stagione. Ma mentre io solo più sereni aspetto giorni migliori, il nero cielo avverso le mìe attese delude e fredda pioggia bagna tutto il mio volto. Così la strada proseguendo io vado oppresso da una nube dolorosa; passerà quest'inverno e allora forse avrò un poco di sole... Ser Puk (1970) 24 AMERICA Ti abbiam creduto la coscienza dell'umanità: tu hai tradito tante nostre speranze; tanti bei sentimenti. Giù la maschera! Chi crederà che possano salvarti le decorose apparenze del prestigio? La tua superficialità reca il marchio dell'individualismo e di un insopprimibile razzismo; le tue strade raccontano una storia costruita sul sangue. Ora sei colma d'odio, ora sei piena di furore. L'età del benessere può ignorare le terribili distruzioni, ma la civiltà della plastica non potrà cancellare le macerie. Fra Me (1968) Incastro bizzarro (oo/idi = oidio) LAMENTO NEGRO Busserò alla porta, per la pena, per questo peso che mi opprime ancora. Oserò confidarti il mio passato e tu mi farai posto, come allora, sul sedile di pietra abbandonato... E infine me ne andrò solo, piangente trascinando la squallida catena... Ma a che potrai giovarmi? A niente, niente... Come il ricordo si risveglia tristo del brutale omicidio! Ora è lontana la folle primavera insanguinata: un uomo bianco, una preghiera vana una lama guizzante e rinnegata... Ed io lì, a mezzo, proprio lì! quel giorno... Con un nome oramai quasi sinistro funestamente noto, oggi ritorno... Pure, odio ancora il bianco maledetto che piegò la mia vita, con violenza devastando, feroce, da padrone! Potessi avvelenargli l'esistenza, distruggere la sua generazione... Soltanto spine, avrò di questa vita, aride. Che destino, ahimè, negletto trascinerò così, da parassita... Scarabillo (1967) Anagramma (Gesù/il Giordano = un raggio di sole) LIFE STORY Enigma (il rompighiaccio) PLENILUNIO Quando nacqui, eravamo povera gente, faceva un freddo cane. Mia madre, benedetta donna che non aveva niente di originale, aiutava in bottega. Perdio, disse mio padre, con questo maledetto latino di mezzo dovrai sacrificarti se vorrai fare il maestro. Ed io, fatto uomo, feci dei miracoli per arrivare con vera passione. Ho lottato una vita per farmi strada contro l'aridità di questa santa terra che mi ha generato, ed ho vissuto lungamente in uno stato di depressione. Eppure la mia storia è piena di cose memorabili: inseguendo un'antica promessa ho fatto carriera, abito nel corso principale e sono riuscito a mettere assieme molto liquido. So che alla fine anche io finirò morto, Uno schiaffo di luna rossa falcia sul mare luci martellanti clamorosi silenzi sorti coagulate di bianco solide attese inesplorate a un fantastico bisturi s'apre la strada la preda del mare in mille schegge di luce rotta d'ansimante furore in un lento tardo progredire che si richiude allo schiaffo di luna! Mattia (1971) Sciarada alterna (Argo/zigolo — arzigogolo) LETTERA A STESICORO Se penso al lungo viaggio (e tu Stesicoro dello storico evento prestigioso posto hai la firma a tante e tante pagine) alla conquista d'un trofeo prezioso; quanto ti sobbarcasti non dimentico; e la città di antica fondazione greca, da l'aria rarefatta, nobile rivedo, e te in fervente eccitazione. In nulla ti perdevi, occhi per tutto, occhi per tutti avevi. ma nonostante questo mi alzo la mattina di buon'ora e ringrazio la mia buona stella. Mio padre, che consuma una vita a fare la rivoluzione, mi ha lanciato per il mondo per darmi un avvenire brillante. E ne ho fatta di strada, io, per anni, tutti i giorni. Ma sono arrivato e, serenamente, posso guardare la gente dall'alto al basso. Ser Berto (1971) Rebus a rovescio (è l'Avana città T = tattica navale) di Franger (1975) Ripenso al lungo viaggio, sullo spegnersi della calda stagione, da una sponda all'altra sponda; nell'azzurro cerulo del cielo teso e della placida onda. Volò. Or ritorna dalla terra mitica la tenera tua penna ad aleggiare tra vibranti figure d'alti musici — lieto stormire, dolce tuo cantare — ma intanto a me, scherzando mi becchi: qualche cosa stai covando. O cos'è mai questo tortuoso prendermi bel bello in giro, e in punta d'uno spillo trarne espediente per fantasticaggini e infilzarmi cavillo su cavillo? Perciò mi chiedo dove pensi giungere: se è una trovata, se è una stravaganza ingegnosa e bizzarra, a quale formula ampollosa risponda, ché, in sostanza, poiché il vago aborrisco io non ti seguo. No, non ti capisco. Pat (1971) 25 Anagramma (ballo in maschera = l'asma bronchiale) Sciarada a scarto (la para/tomaia = laparatomia) UNA MASCHERA SUL VISO TEMPESTA SUL GOLFO Davanti al Capo scende un fitto velo (vicino è il temporale) ed il Creato occultato è da un'ombra di mistero: un'ombra perforata da ammiccanti vivide luci... Col cambiar del tempo le onde si rinforzano e, sul seno, tra un volitar di fiocchi e di velacci, si sfrena l'altalena delle poppe... Or, d'improvviso, levasi una tromba: in giro, nella scia della sua marcia, i tronchi si contorcono frementi; fruscian le palme l'una contro l'altra. Degli elementi al folle scatenarsi gemono i legni, vibrano le corde: sfrenato s'è fra i vortici l'Ignoto. Con sibili sinistri i moti aerei si alternano nel senso: una goletta nel doloroso dramma, sussultando, ecco, la strada tenta verso il largo, fra le correnti buone; a bocca aperta un mozzo va cercando di passare con gran fatica fra le corde tese. Oh come fischia l'aria e con che pena della carcassa va gemendo l'albero! Se ottenebrati sono i lumi estremi e i colpi s'infittiscon fra le coste, agli infelici, no, non viene meno della salvezza il desiderio anelo: alla ricerca del passaggio ambito — là negli angusti e spùmei canali — continua ancora la lotta per la vita... Il Troviero (1969) Forestiera, la tua origine è come un libro aperto. Sei nata fra le lacrime, chi ti creò sgobbava come un negro per un goccio di latte e qualche pane. Ora non piangi più: da che hai trovato un buon lavoro in fabbrica ti dai un sacco d'arie. Ma travolta, schiacciata dal ritmo logorante ed incalzante del progresso moderno, ti senti spesso sola e desolata. Devi prostrarti ai piedi di un padrone per far carriera e, allacciata al suo collo, diventare strumento dei suoi spassi. Ma non toccare il fondo; una maschera metti sul tuo volto, sii superiore alle bassezze umane. Pur nei quartieri bassi si annida la fortezza. E quando sarai vecchia, riderai a crepapelle. Le mille tentazioni della vita non servono a spiegare le ragioni di tanta corruzione, dell'intimo travaglio che rode e affligge quest'umanità. Metti dunque una maschera sul viso, schiudi le labbra roride e carnose e guarda la morbosa vanità con senso di distacco. Un dì, quando le pene avranno fine, ti ricompenserà la gioia di un affetto sviscerato. Enigma (l'uva) Beniamino (1975) Anagramma INVERNO Sei qui! Oh, come mutata nel vivace costume mascolino, ma sempre quella bruna che incontrai nell'estate... Ricordo la verde collina, acerba forosetta attaccata alla madre! Poi uomini duri ti presero e ti ebbe un mostro senza cuore nell'oscuro vortice di torbida passione ribollente... Oh, il lamento e i capelli della madre arruffati sulla ventosa balza! Ora nel freddo inverno mi torni, dolce di quel passato, limpido l'occhio cristallino, e mi scalda il rubino della tua bocca, come una coppa di fragole, che mi dà il fuoco della tua anima nel mio freddo inverno. Gigliolo (1971) 26 (scuola/testi/disegni/scolari calmi = il solutore d'enigmistica classica) NEBBIA IN VAL PADANA Non rimuovere il cumulo dei sassi... (Saffo) Elementare parvenza a banchi, dove pare la nebbia si rischiari e libri. Abbozzi, cupi di spirali. Rettifili sfogliati sui tracciati dell'anima di fumo... Quanti inerti fantasmi entro i banchi librati, in quei silenzi bambini! Emerso da un labirinto di nebbia e penombra, oltre i passi petrosi l'uomo cerca le stelle. Guido (1974) Sciarada (lira/scibile = l'irascibile) Sciarada a scambio (decreti/pezza = decrepitezza) ATLETI ALLA « MILANO - SANREMO » RIVIERA LIGURE La partenza Eccoli pronti qui secondo l'ordine dall'alto stabilito e — come leggi sulla «Gazzetta» — ognun col proprio numero... Un ultimo controllo delle camere eppoi: — V i a ! ! ! — Qualcuno già s'impone con grande autorità; un altro pare venga ostacolato, questo è in ritardo, quello è contestato... Interessa come un simbolo d'italiche memorie, ricca di apprezzamenti valutati ovunque, con risonanze rimaste nel ricordo di argentei riflessi e di poetica armonia. Comprendere interamente la grandezza qui rivelata dall'opera divina, fu sempre come spaziare verso l'immensità dell'ignoto; fu conoscere ogni segreto della natura, in una visione luminosa. A metà percorso II campione si stacca e i primi effetti già si vedranno dopo qualche prova, ma sarà lunga ancor!... Quindi uno strappo pare si accenni nella retroguardia, ma c'è Taccone a far da tappabuchi; altri sembra uno straccio quando è costretto ai margini per riparare ad una foratura. Natura fortemente dominata di quei riflessi contrastanti, nell'agitarsi violento di luci ed ombre, manifesta persino alla furia degli elementi che si scatenano per l'asprezza di Nervi. L'arrivo Ormai siam giunti ai faticosi « Passi », col fiato grosso e gli arti doloranti; la schiena più s'incurva quanto la meta appare più vicina. Qualcuno manca, ha abbandonato prima... C'è chi si appresta al bacio che sancisce la volata finale ed il traguardo dopo la lunga estenuante marcia. Il Povero Fornaretto (1975) Lanciotto (1975) Rebus (dov'eran dardi cor s'à = dover andar di corsa) del Morello (1967) 27 / NORDISTI I GENOVESI Indovinello (la bugia) Indovinello (la forchetta) SCIOPERO DELLA FAME DI UN GENERO MIA SUOCERA AL VEGLIONE DI CARNEVALE La dovreste vedere come balla con quelle gambe corte... in verità, giacché s'è mascherata, davvero una credenza m'è sembrata. Poiché non t'accontenti sol di mostrare i denti, ma sei continuamente oltre ogni dir pungente, da quando ci sei tu cibo non tocco più. Il Nano Ligure (1969) Il Valletto (1967) Anagramma (regina della musica negra = la grande muraglia cinese) Anagramma (l'ancora/carena = la cronaca nera) LA COMPLICE RIPUDIATA MINACCIA In te speravo tanto, che impegnata a fondo m'ero! E a mare vuoi buttarmi? La mia parte fu qui opera viva, tu Io sai. Perché vuoi liquidarmi? Se ciò farai, bada, che l'ho scritto: a tutti rivelerò quel tuo delitto! Ferraù (1969) Lucchetto (biga/gas = bis) LA MIA PICCIOTTA Ella si stende ancor tra i mandarini. Il Grigio (1974) Lucchetto (travetto/vettovagliamento = travagliamento) LO STABILIZZATORE DELLA MIA TV Certamente non è impiegato bene se, provvedendo all'alimentazione, ecco tutta una serie di disturbi ad aumentar financo la tensione! CORRIDORE SFORTUNATO Gigi d'Armenia (1975) In corsa con quei due che tiravano in volata ha tentato la fuga in più d'una occasione. Per un bel pezzo, si è imposto, poi, tutti d'accordo, l'hanno preso. Indovinello (il telegrafista) ADAMO E LA MELA Tacito (1975) Lui che una certa linea s'era imposto a furia di sentir batter quel tasto, a rischio di lasciar la zona e — forse — mandare tutto quanto all'aria, morse. Ames (1972) Anagramma (giornale in regalo) UN Anagramma (miocardite = taci e dormi) EROE BASTA CONTESTAZIONI! Caduto sotto il piombo, eppur presente! Mattia (1970) Anagramma (prove/tacita verità — provetta aviatrice) Per l'affezion che mi sta tanto a cuore e mi costringe ad essere paziente, io mi limito a dirti dolcemente: « Non voglio discussioni e buonanotte! ». NUOVA PROMESSA DEL CALCIO FEMMINILE Fra Rubizzo (1971) Indovinello (l'indice del libro) Ouelle sperimentate, inoppugnabilmente, più valgon per la gente; questa in silenzio affiora, ed io vi attesto che in luce verrà presto Sarà l'ala perfetta, che figura come azzurra sicura. Il Bruco (1970) Indovinello (II cervello) UN CORRIDORE DELLA MIA SQUADRA NON HA APPETITO Sto in pensiero per lui ogni momento ché d'una scatoletta egli è contento, d'altronde in testa ci sta sempre lui ragion per cui... Iperion (1969) 28 L'ARCHEOLOGO S'E' SBORNIATO Poiché s'è dimostrato per le ricerche utile, fu detto: — In fondo in fondo non ci resta altro che sistemarlo a letto —. Papà Carlo (1967) Anagramma (vetro opaco = ovo crepato) RE HUSSEIN E' SCESO IN GUERRA Senza troppo rifletter, col miraggio di conservar soltanto l'appannaggio, non può certo sperare nel successo: povero cocco, l'hanno fatto fesso! Ser Brand (1968) | LE MARIONETTE di Testadilegno *a HOBBY NELL' HOBBY Faceva l'enigmistica con passione serietà e decoro aveva un hobby: il lavoro. L' ENIGMA « L'enigma perfetto — diceva Stelio — è come un guanto » Non dic e va peccato che qualche volta è come un guanto di pugilato. EDILIZIA « Anch'io ho portato i miei matton i per costr u ire l'edificio della poesia enigmistica. » Ed aveva mille ragioni di chiamarli mattoni. ASSOCIAZIO N I « L'enigmista non è animale associ ativo ». Sono d'accordo sull'aggettivo ma un dub bio mi assale riferendomi all'animale. AVVERTIMENTO E si ricordi bene caro amico io non dico, disdico. MODI Di DI RE Una delle definizioni tra le p iù belle: chiamare le riviste: LO STILE Se lo sti le è l'uomo molti enigmisti spesso sono di dubbio sesso. IL COMPLESSO D'EDIPO Siamo tutta una grande famigli a di stampo discret o una bella famiglia come quella del principe Amleto. CONTROCORRENTE Cercava i guai nel mondo anche quelli più tristi per dimenticare certi enigmisti. IL PERSON AGGIO Non ha mai capito nulla d'enigmistica ma l'ha sempre fatto con estrema convinzione e tatto. Concedeva poco al soggetto apparente ed a q uello reale addirittura niente. DESIDERIO DI MEDIOCRITÀ' Che cosa ec c ezionale se un giorno di me di c essero è morto un enigmista normale. FATTO COSI' RISULTATO La faccia del conc o rsaro che perde è sempre più verde. ANTICONCEZIONALE Quando scopriranno le pil lo le anche per gli autori troppo pr olifici speriamo che il Vaticano non ci m e tta la mano. IL GRANDE Per fa r si invidiare costui frequentava enigmisti peggiori di lui. PUNTO DI VISTA II descrittivismo degli altri è una cosa varamente penosa. ULTIMA SPIAGGIA Restarono solo due enigmiste fondarono altrettante riviste. in enigmistica si è rivelato completamente sbagliato: L' ISOLATO. ADULTERIO li soggatl o apparente fece le corna a quello reale. Dalla relazione illegittim a al catti v o nacque un gioco descrittivo. ALTERNATIVA Andiamo alla seduta tecnica o vuoi che ci mettiamo a litigare fra noi? NOMENCLATURA DA RIVEDERE Mai un nome come que sto MASSIMA La vanita degli altri autori è insopportabile perché offende la nostra. PER FINIRE Niente paura, amici: le « Marionette » non finiranno mai... Infatti, secondo una statistica, continueranno a popolare la fauna enigmistica. Rebus (FI chi dindi à = fichi d'India) di Snoopy (1974) L'EQUIVOCO Poiché l'enigmistica è un hobby intelligente credeva che si potess e far a meno di esserlo personalmente. GIUS T A LAMENTELA Papa, disse l'indovinello al Vall e tto, perché hanno tutti di me così poco rispetto? consorelle STADI L'enigmista passa attraverso tanti stadi. Quand'è in quello eroico-masochistico CRITICA AL L'ANTOLOGIA punisce se stesso Siamo tutti ed organizza democratici il congresso. almeno fino a quando IL MODERNIS TA non siamo al comando. Fa un lavoro di grand e LO SC AMBISTA abilità: Le vie taglia di questo signore esattamente sono gli endecasillabi infinite. a metà. FENOMENO Fece parte di una giuria e nonostante quello gode ancora di molta simpatia. CONSIDE RAZIONE A patto che sia b e n fatto l'enigma, anche quello più strano, in ogni concorso è un gran ruffiano. L'indovinello è suo fratello. CRONACA NERA II bisenso incontrò la poesia e la prese a pugni lungo la via. L'ENIGMI S TA MEDIO II poetico s'è rinn o vato il breve si rinnova la crittogra f ia è sulla via ma lui col pensiero è rimasto al primiero. 29 ANTOLOGIA DI PROSA Una raccolta dei più significativi articoli di prosa presupporrebbe valanghe di pagine a disposizione: penso allora che lo scopo di dare un'idea di quello che è stata la prosa in questi 10 anni si possa tentare di raggiungerlo attraverso un unico articolo costruito con tanti ritagli di autori diversi. Quali gli argomenti? Vediamone alcuni, con la speranza di incontrare l'interesse dei lettori. di una opera o di un grande, o di una grande impresa, ben difficilmente lo svolgimento si stacca da una forma didascalica o laudativa, che poco o nulla ha da spartire con i sentimenti dell'animo, sgorgati così, natura/mente, e non dettati da una stinta storiografia. E' per questo che approviamo e sottolineamo ancora una volta l'ultimo lavoro di Cleos, svolto nella cornice a lui congenita, senza le briglie di un significato apparente ottuso e desolante. IL RINNOVAMENTO DEL « POETICO » Magopide (Vino nuovo in otri vecchi - 1968) annota: Denuncio il comodo « adagiarsi » di molta parte di noi sui cuscini di un linguaggio che non ha niente d'imprevedibile e vivo chiuso com'è dentro codificati stilemi. Questo spiega anche la poca attenzione dei lettori ai lavori che vogliamo dire poetici: dopo un lampo di soluzione, il resto per loro è tutto ovvio e scontato; mentre il nostro linguaggio dovrebbe sollecitare una piena e completa lettura per scoprire quel che veramente può salvare l'aggettivo « poetico » dato al componimento. In tal caso il richiamo alla tecnica (intesa fino alla conservazione di un consacrato modo di scrivere) può solo mascherare una insanabile idiosincrasia per la fatica di un adeguamento dell'enigmistica alla vera poesia. Succede così che gli autori restano asserviti a una specie di linguaggio dogmatico « per formule », tale da non scalfire ormai la « forma mentis » dei solutori. Per cui dicevo che gli uni e gli altri si condizionano, come in un circolo vizioso, con il poco lusinghiero risultato di una decadenza dell'ispirazione a livello meccanico. Scommetterei che un calcolatore elettronico programmato a dovere sarebbe in grado di sostituire le nostre produzioni enigmistiche ed esaurirle in poco tempo se il nostro linguaggio resta « informato » a un rigido sistema di riferimenti. Ed allora il contrasto non è tra nuova e vecchia scuola, né tra vecchi e giovani; ma tra chi tenta un più vivo eloquio poetico e chi non ha volontà (pur avendone le capacità) di rinunzi are ad abituali e consunte modalità espressive. Semmai il dissidio tra vecchio e nuovo è proprio quello accennato più sopra: la nuova, perfetta tecnica (quella in uso) del significato aperto alle due interpretazioni e il discorso (vocabolario, fraseggio e metrica) rimasticato su schemi linguistici d'apprendimento e non d'invenzione. Già un gruppo di enigmisti che pensa di dare vita ad una nuova pubblicazione ha una sua scelta enigmistica ed estetica da proporre. AENIGMA si mostra subito estremamente sensibile all'esigenza di una poesia enigmistica diversa e precisa nel suo programma (N. 1 - 1966): ...poiché non è lecito accettare come definitivi e insuperati certi « momenti » del passato, come è al di fuori di ogni discorso creativo chi punta esclusivamente su « valori del momento », negando all'arte che fu un interesse plasmante. L'esperienza creativa, per essere tale, deve contenere prospettive e dimensioni del passato, cioè, in una parola, la tradizione. Sarà il nesso fra presente e tradizione a garantire una manifestazione di validità, proprio perché non trascura l'attuale, ma lo confronta, provoca e induce a reagire il contatto fra le nozioni di « prima »... Impareremo in tal modo a non stupirci leggendo vieti bisensi nel castone di moderne espressioni, o lepidi epigrammi alternati a battute quasi astrattiste. La diagnosi. Il malessere, serpeggiante da tempo, esplode in polemica in occasione del Premio Levanto 67, con l'assegnazione ad un enigma per il quale gli stessi giudici manifestano non poche perplessità. Brand scrive (Da Levanto, con spietata sincerità - ott. 1967): Da che trae spunto la critica della Giuria circa una lamentata latitanza di vere ispirazioni? Si richiede un diverso atteggiarsi degli spiriti, l'opera di un nuovo sentire e di una nuova fantasia. Nuovo, perché il bel « poetico » passato è bensì duraturo — vorremmo dire eterno — nella sua bellezza, fonte di perpetua gioia, ma è passato; e si può e si deve amarlo ed ammirarlo, ma non è concesso tritarlo. Questo, io credo, sia uno dei desideri, magari inespressi, di chi Giudice è stato. Quali le pecche che si rimproverano ad un genere di lavori quale quello premiato? Anzitutto il significato apparente lega completamente lo slancio lirico. Vi sono accenni di poesia encomiastica, che soltanto un Bracciolini, all'età sua, poteva esaltare; esaltazioni e precetti puramente gnomici, sfocianti talvolta in apostrofe inevitabilmente anacronistiche. Non sono, certi tipi di opere, nati da nuove e personali esperienze; sono ricchi di luoghi comuni, ai quali si va incontro o per insufficiente meditazione o perché suggeriti da forme di ostentazione moralistica o di imitazione letteraria. La precettistica viene dal cervello, non dal cuore! Con argomenti del genere si accende, purtroppo assai spesso, ai decorsi stalli dell'Enigmistica, attraverso interessamenti, doppiamente apparenti — è il caso di dirlo — per cose pubbliche o grandi personaggi del passato, attraverso panorami sostanzialmente nebulosi e perciò facilmente obliabili. La fantasia non è rapita da alcuno, perché latita; la meditazione, già dissi, esiste come i sentimenti non provati. Il periodare è condotto verso il borioso: anziché del principio dell'indissolubilità del lavoro — armonia di forma e contenuto — sì potrebbe parlare di «due forme »: una seria in origine, che contrasta poi con l'altra, assai retorica, che svia anima e parole... Tale diagnosi viene ribadita in successivi interventi, come in questa nota ad un lavoro del 1968: Riteniamo sia soprattutto dovuta, la sua evoluzione, all'essersi, liberato, nel soggetto apparente, degli orpelli ottocenteschi, sia nella forma che nella sostanza, rifuggendo dal prendere a modello certi richiami a cose del passato, che non possono ispirare forme di vera poesia. Parlando 30 La difficile strada. Ma tutto non è così semplice. « E' l'enigmistica? » - si chiede Brand (1970): E l'Enigmistica? Dopo aver parlato, scritto, polemizzato a volte, su « ottocentismi », « scuole » di tante città e regioni, « modernità », « ermetismo », resterà sempre da chiederci: ma l'Enigmistica, quella cioè che dovrebbe permeare ogni nostro lavoro, perché non entra in tali discussioni? Perché tante preoccupazioni, tanti mezzi litigi sulla tinta da dare alla facciata, quando magari le strutture portanti sono in serio pericolo? Più volte capita di vedere lavori seriamente compromessi da titoli classicheggianti, completati magari da epigrafi ancor più dotte, naufragare nel mare magno di un'Enigmistica approssimativa, malata di un descrittivismo deteriore e malamente esposto ad esempio per ansiosi neofiti. E' naturale che, dopo decenni di ricerca affannosa di bisensi nuovi, anche l'architettura del lavoro enigmistico possa essere modificata. E' quasi certo che la moderna sensibilità, che già aveva ripudiato certe accentazioni endecasillabiche, possa certamente trovare sbocco ed orizzonti nuovi in forme modernamente espressive. Ma il lavoro, ad onta di ogni gusto o convinzione meramente estetica, non dovrà prescindere dalle « trovate > enigmistiche, siano esse in chiave di « frasi bisenso » — rare perle!. — sia attraverso le cosiddette « immagini », sia ancora una volta basate sul semplice bisenso. Noi siamo enigmisti e dobbiamo fare Enigmistica: la si può nobilitare elevando il tono lirico delle nostre composizioni, senza però dimenticare che, in fondo, ci sono lettori ansiosi di trovare negli elaborati il fascino di quell'Arte di Edipo, senza la quale è inutile scomodare ! roboanti vocaboli destinati soltanto ai grandi voli. Brand prosegue ancora (1972 e 1973): Certo, come più volte ho fatto discretamente rilevare, non basta la poesia o la suggestione di una lirica moderna per indurre l'Autore al capolavoro enigmistico. Occorre la tecnica, la ricerca assidua, il continuo « ritorno » sullo scritto, una sorvegliatissima misura nell'uso o nell'abuso del « vecchio ». Personalmente, ho sempre cercato di smentire il vieto e comodo assioma del vocabolario saccheggiato; le note alle soluzioni potranno dire in molti casi su quali e quanti bisensi nuovi abbia poggiato l'architettura di molti nostri lavori. lo capisco la comoda approvazione di ogni lettore nei confronti di un'altrettanta comoda enigmistica senza troppi pensieri che, non legata o condizionata da livelli lirici da mantenere, indulge al tono semiserio, prosastico, quasi volgare, che consente ogni gioco di parole, senza compromettere il modulo e la sostanza del testo. Ma dubito che questa si possa chiamare poetica, come ho sempre dubitato di quella didascalica o rievocativa o retorica. Certe intonazioni e certe battute trovano il loro degnissimo posto negli epigrammi dei « brevi », spesso abbandonati a se stessi per spaziare — è il caso di dirlo — nell'ampiezza di un cosiddetto verseggiare che non vorremmo trovasse il suo comodo paravento nelle convinzioni espresse da « Aenigma » in passato... Se la poetica nostra è soltanto quella dell'ultima moda — e certi successi « popolari » starebbero a dirlo — allora è quella dei cantastorie di piazza, applauditi e benedetti dalle lacrime del popolino, ed è quella degli ignobili testi di certe canzonette, osannati da milioni dì « fans ». Chi è capace di ben altro, e lo ripeto ancora con fermezza, non cerchi di comporre l'Enigmistica dagli occhi storti: uno, distratto, alla composizione, ed un altro, ben più sensibile, all'umore della platea o del giudice. E' una prova di onestà con se stessi e di modestia ubbidire alla propria ispirazione: ...la nostra tecnica pare si sia adattata ad una nuova formula che appare, a prima lettura, quasi una via di mezzo fra il bisenso puro e la cosiddetta « trasfigurazione per immagini ». Ora, è chiaro che la prima strada aprì a suo tempo orizzonti impensabili all'Enigmistica, come è altrettanto chiaro che una rigida applicazione del meccanismo bisensistico corre verso un progressivo inaridimento della fonte lessicale. La seconda scelta, quella della trasfigurazione, ci ha portato troppo spesso sulle sponde impervie di un descrittivismo di comodo, vero peccato mortale nei confronti dei dettami dilogici. Per l'Autore moderno, attratto dai problemi esistenziali, dall'angoscia di un'umanità miscredente, dai grandi travagli sociali, la tecnica, dicevo, si è imposta quasi da sola come un compromesso fra le due formule, sempre che l'Autore stesso abbia voluto, o potuto, mantenere un livello di dignità veramente poetico alla sua composizione. Fra Diavolo (Vent'anni dopo - 1972) rileva: Nessuno, in buona fede, potrebbe mettere in dubbio i notevoli progressi che l'enigmografia poetica ha registrato negli ultimi anni. Innanzitutto sul piano della dignità formale, con l'acquisizione ormai definitiva e pressoché universale di una sensibilità moderna (o, che fa lo stesso, del riconoscimento, ancorché tacito ed implicito, di una tale esigenza) che tenga conto (o che almeno, in linea di tendenza, si sforzi di farlo) dei risultati e, in qualche caso, delle ricerche dell'esperienza poetica contemporanea italiana ed europea. Esiste il pericolo che molti autori, « giovani » o meno, attratti dall'apparente semplicità di quella che è stata felicemente definita (anche se con tutt'al-tre intenzioni) la « poetica degli a capo facili », si sentano insorgere prepotente l'ispirazione (?) e, sulla scia e col viatico di qualche successo « popolare », si scoprano improvvisamente « poeti » con la populistica e insopprimibile vocazione a cantare argomenti socialmente impegnati, in quel tono prosaico e dimesso che è proprio di certa ooesia contemporanea. Senza rendersi conto, nella maggior parte dei casi, che, dei tanti modi di far poesia, questo, contrariamente ad ogni apparenza, è il più arduo ed il meno facilmente assimilabile, legato com'è ad una forte carica ideale, ad una volontà di intervenire sul mondo per modificarlo e trasformarlo, ad una tensione verbale ed espressiva, in altre parole ad un ritmo interno che fa tutt'uno con le cose che si dicono. Le quali, se non ci sono — e fermamente radicate, mal si possono dissimu- lare con gli accorgimenti retorici sempre a portata di penna di ogni onesto artigiano del verso. E così, per alcuni esempi validi che si possono contare sulle dita di una mano (pensiamo a certi lavori di Fra Me o ad alcuni felici spunti di Ser Berto), quante trionfalistiche e risibili « proteste », quante insincere e retoriche « denunce », quanti falsi e svirilizzati « contestatori », quante pietose o surrettiziamente spavalde « passeggiatrici » hanno invaso le nostre pagine!... La riflessione: L'elaborazione di nuovi modi impone anche pause di meditazione: l'avere detto di rinnovare non basta. Brand annota (1971): Bisogna prendere atto che la retorica è morta e sepolta; che le cose oggi sono viste da una distanza talmente ravvicinata da capovolgere il punto di vista tradizionale e adottare il punto di vista delle cose stesse. Nel linguaggio della Poesia moderna non vi è nulla di insignificante, ma al contrario tutto è vitale, significante. Le cose, anche le più banali, non solo rappresentano, ma suggeriscono: tutte partecipanti di un quadro intimistico e drammatico, come richiede il carattere « informale » dell'espressione. Noi, che ci vantiamo di essere una specie di « élite » intellettuale, non possiamo ignorare ciò: a tutti è consentito non amare, riprovare, persino condannare, a patto di almeno conoscere. Si cadrebbe, altrimenti, nella superficialità demagogica e nel qualunquismo grossolano: malanni epidemici riservati ai mediocri di ogni tempo... In « Enigmi e sottocultura - 1973 » sempre Brand cosi si esprime ... Ogni forma imposta, ogni costrizione anche psicologica, dà vita inevitabilmente ad una corrente che non genera nulla di nuovo, soltanto per il fatto di essere generata. La cultura non è la derivazione di una moda o di una guida metrica, o di un incentivo del tutto passeggero: tutto questo è semplicemente sottocultura. Sono già portati gli « altri » a definire tale il fenomeno della letteratura enigmistica; parecchi di noi pensano così, o sono tentati di farlo, soltanto perché la briglia del doppio soggetto viene stimata fatale per la nostra poesia. Perché voler ribadire un altro cappio intorno alla nostra discussa musa, mettendo in forse — se non in ridicolo — i tentativi di aggiornare l'espressione dei nostri Autori? Si tratterebbe, fermandosi a paradigmi ormai vieti, di condannare l'enigmistica poetica ad una doppia dose di sottocultura. Ma c'è un pericolo costante di ricadere negli errori di sempre. E' naturale che, dopo ogni successo, dopo l'approdo di forme e stili che parevano condannati al mi-sconoscimento, la coorte degli epigoni si getti a corpo morto lungo l'abbrivo della scia, nel timore di essere fuori moda. Un lavoro del nostro Ser Berto, intitolato « Life Story », ebbe il pregio forse di rappresentare una sintesi felice fra un paradiso bisensistico ed una forma espressiva provocatrice e scanzonatamente moderna. Il solo fatto di poter sciogliere i lacci di ogni bisenso — tanto il livello poetico non ne subiva danno alcuno — avrebbe dovuto mettere in guardia i troppi amatori improvvisati di questo stile, accettabile e centrato fin che stava nei limiti di un'escursione, stucchevole invece quando minacciava di diventar consuetudine. L'obbedienza cieca a tali paradigmi è un altro esempio di sottocultura, scoprendo ai pigri le strade da battere, senza la spinta di un'immaginazione o di una fantasia coraggiosa... e più oltre, nell'ironico ed amaro « Poeti e bisensi all'indice - 1973 »: ... Fin qui per la forma: ma che dirvi della tecnica? Anche in questo campo, amici cercate di non correre rischi inutili. La fatica sempre più ardua nel trovare bisensi e fraseologie nuovi, corre il grosso pericolo di esser vana. Il gioco bello, l'enigma da applausi, il trionfatore dei concorsi, va inteso subito, a prima lettura, a prima audizione. Perché, allora, perder tempo prezioso per non essere intesi? Credetemi, è ancora il tempo dei « colli » fatali, degli inestinguibili « affetti », dei « baci » succulenti, dei « partiti » presi, delle immarcescibili « rose » dagli incroci più disparati, il tutto condito con « spicchi », « parti » improvvisi, languidi « bacini ». Si dirà, a cose fatte: son cose non del tutto inedite, ma la poesia è talmente delicata, le accezioni così precise, la doppia lettura così fervida di evidenza palmari, da far perdonare quel piccolo neo. Forse, la trasparenza è tale da rasentare l'impudicizia. Così, chi vorrà vestire di abiti nuovi le nuove trovate che gli accade 31 di attingere, lo faccia a suo rischio e pericolo. Le sue idee, le sue novità, saranno apprezzate soltanto quando saranno alla portata di tutti e non saranno più sue: in fondo, con tante riviste, lo sfogliare un dizionario sta diventando un superlavoro... LA POLEMICA SUGLI STILI La questione degli stili evolve anche sul campo della polemica: gli enigmisti manifestano le loro convinzioni intervenendo direttamente sulla rivista. Corre l'anno 1968 (l'anno della grande Contestazione) e Boezio così inizia: ... lo vorrei convincere direttori e redattori delle nostre riviste che, sposando l'enigmistica all'ermetismo, commettono un grossissimo errore, poiché tolgono il divertimento della soluzione ai lettori e scoraggiano i novellini, finendo forse col perdere abbonati. Con la loro inintelligibilità, i giochi astrusi disamorano il solutore, che sfiduciato abbandona presto la prova. E i gioconi! I gioconi prolissi? Se i loro autori credono d'imporsi all'ammirazione dei lettori, s'illudono. I mattoni non piacciono a nessuno: si subiscono! lo, per esempio, non li leggo nemmeno e lascio alla mia eroica e brava compagna di gruppo Siora Zanze l'arduo compito di affrontarli. Naturalmente, faccio eccezione per le grandi firme, come quelle di un Marin Faliero, un Troviero e qualche altro, che scrivono da Maestri, con la M maiuscola... Chiamati in causa, così rispondono alcuni autori: Stesicoro Le nostre idee, comunque vengono espresse, sono tutte volte ad ornare non solo la forma ma soprattutto la sostanza del tessuto enigmistico, perché lo stesso non deperisca in un sempre più labile e sfuggente discorso dilogico dove il contrasto fra i due soggetti — fine dilettevole dei nostri giochi — pareva, da un po' di tempo a questa parte, esaurirsi in un arido e nocivo doppiosenso di maniera, che oltre a lasciare insoddisfatto il solutore più smaliziato (transeat!) dava al solutore neofita una fastidiosa sensazione di perditempo che vieppiù si dilatava col ripetersi sulle nostre Riviste di simili incrostazioni stereotipate!... ...dirò, scomodando per un'ultima volta la grande poesia, che un Dante non poteva scrivere come un Quasimodo, anche perché il suo modo di « sentire » era, pur se universale, limitato al suo Trecento (o aggiornato al suo Trecento); mentre Quasimodo, al quale non mancherà certamente la tecnica e la cultura necessaria, potrebbe scrivere benissimo (non « sentire ») come un Dante, ma in questo caso non sarebbe più il Quasimodo che noi tutti conosciamo ed ammiriamo, non solo per la tua indiscussa bravura — attestata dall'assegnazione del premio Nobel — ma semplicemente perché Egli al pari di Dante è un Grande con la G maiuscola!... Tagete: ...Ermetismo può significare stile fumoso, contorto, oscuro, privo di vere risonanze poetiche e di vera sostanza enigmistica. Ma può significare anche, più semplicemente, rifiuto della forma lirica propria della poesia « classica » dell'Ottocento e del Novecento; rifiuto di una visione della vita appiattita nelle cose esterne, riconquista di una dimensione psicologica inferiore, di un'abitudine all'indagine dei più riposti angoli del nostro universo spirituale. Può significare capacità di accostare le immagini sparse che si presentano tumultuosamente alla coscienza, secondo un ordine logico personale, ricco di risonanze liriche e vivo di una rinnovata sensibilità. Ermetismo significa cioè, per me, approfondimento della sostanza vera dell'enigmistica moderna: indagine personale, umile, difficile, di rapporti nuovi tra le cose. Quell'indagine su cui già tante cose ha detto, con la sua produzione lirica prima ancora che con la sua prosa, Stelio. Il problema, oggi, è quello di arrivare attraverso l'erme- 32 tismo, ad un nuovo classicismo. Classicismo non delle forme esteriori, ma della sostanza poetica: equilibrio, in definitiva, e armonia di senso di logico... Cleos ... la poetica delle nuove tendenze, dove l'ebbrezza si mescola all'inquietudine dell'esistenza, dove l'amore traluce dolore nel mistero dell'eterna illusione, acquista una diversa fisionomia. Non facile, certo, essa è altresì così fresca, così genuina, così vitale. E non si perde nello squallore d'un filone dissanguato alla luce scialba d'un bisensismo distaccato e di prammatica... Fra Me: Gli inneggiamenti al rispetto delle rime e della metrica tradizionale, la proclamata fedeltà al Carducci e il negare la possibilità di partecipazione umana, di portata interiore, di poesia nelle composizioni dilogiche significano, tra l'altro, il disconoscimento dell'esistenza di una corrente di omologate esperienze enigmografiche che ha imboccato il cammino della franchezza, dell'urgenza e della fantasia e si evolve verso il respiro più ampio della trasfigurazione superando il meccanico tecnicismo del mero bisensismo e delle piccole trovate verbali. LA CRITICA II difficile mestiere del critico ispira questo scritto di Paracelso (1967): ... Noi, forse solo per tradizione, o anche nella speranza di raggiungere vette artistiche più elevate, vogliamo giuochi in versi, sia in forme chiuse, sia in forme più moderne. Davanti alla scelta della forma, il critico non può fermarsi ad un giudizio soggettivo: per esempio, se egli è abituato a scrivere in versi rimati o in endecasillabi sciolti, non può considerare un demerito altrui la scelta fatta dall'autore di forme più libere, e viceversa, ma deve cercare di reinventare secondo lo stile del giudicato per vedere se egli giungerebbe ad avvicinarsi al momento creativo di ciò che è portato a criticare. Diversamente egli inventerà un lavoro che sarà del tutto diverso dall'oggetto allo studio, e sarà portato a sottovalutare quanto l'autore ha fatto. Una volta superato questo primo grossissimo scoglio, dovrà vedere se secondo i canoni seguiti dall'autore, il lavoro abbia in sé due requisiti essenziali: la chiarezza del soggetto apparente e l'aderenza al titolo dei due soggetti. E' qui dove si perfeziona il lavoro di invenzione del critico, che lo deve condurre ad una doppia valutazione: estetica ed enigmistica... Anche Brand interviene (1972): E' l'eterno dramma di ogni critica, che investe persone più che linguaggi, e che rischia — ove sia fatta in buona fede e con coerenza — di urtare prima o poi negli scogli dell'incomprensione mascherata di vanità. La critica degli eterni ulissidi non corre questi pericoli, anche perché è assai rara, almeno nel nostro campo, una memoria capace di collazionare i periodi degli stessi estensori diluiti nel tempo. Un tale confronto riserverebbe sorprese a non finire: tutte piacevoli perché distensive ed invitanti al buon umore. Sono fenomeni generati da una critica viziata ed ambiziosa, ma sostanzialmente pigra, per la quale ogni esperienza che non rientri a prima vista, docilmente, nei facili binari di una tradizione manualisticamente concepita, prende il senso della rivolta e dell'eccezionaiità. Per noi enigmisti, microcosmo nel quale c'è solo posto per l'individuo, il problema appare ancor più amaro. La nostra è un'attività strumentale; c'è il desiderio della « gloria ardente del mestiere », in cui si rifugia mentalmente la parnassiana illusione dell'artefice, alle prese con una realtà che vieta e costringe il sogno, che costringe a volte in contorni sicuri, in ribelli durezze, in passaggi obbligati. La critica non deve ignorare queste cose, come non può logicamente tener fede a se stessa senza sottolineare la deviazione dell'alveo — almeno ristretto! — che una linea poetica esige. CONCLUSIONE Queste le tiro io, con mie parole (che non saranno da Antologia, ma che mi servono per chiudere questa carrellata di opinioni). Esaminando nel corso di questa mia ricerca, i lavori di tanti autori interessati ai tentativi di rinnovamento del " poetico ", mi è parsa evidente la progressiva rinuncia ad uno stile tecnicamente (e talora freddamente) controllato per una ricerca di poesia fatta di immagini e ritmi, attraverso improvvise ascese liriche. Come primo risultato questo comporta un sempre più accentuato abbandono della tematica tradizionale: vediamo che accanto a lavori che si ispirano ai grandi personaggi (Napoleone, Cincinnato, Colombo, gli straordinari protagonisti di tante epopee passate o le eroine della mitologia) si allineano i più modesti eroi della vita di ogni giorno. Al posto di tante rievocazioni di glorie passate più o meno patriottiche, cominciano a svilupparsi argomenti più vicini alla nostra realtà, ai problemi esistenziali, ad amori meno improbabili e meno di maniera. La tecnica soffre talvolta di squilibri: ad una critica pacata non può sfuggire come qualche composizione sacrifichi la sostanza enigmistica alle nuove formule: ma il cambiamento è davvero grosso. E di questo fatto noi tutti possiamo renderci conto in questa antologia, magari dando un'occhiata alle date di ogni singola composizione: dieci anni non sono trascorsi invano. L'enigmistica è viva. A titolo di curiosità, ecco lo stesso autore come svolge la medesima combinazione (Lucchetto-CANdela/delaTORE = CANTORE); è il Cleos in versione 1966 e quello 1973: LA MONACA DI MONZA Piangi, adunque! Mentre la luna palpita sull'orizzonte a notte, piangi adunque nell'ombre che si addensano più cupe animate dal lieve palpitare. Quanta speranza è in te! Al fioco lume assorto guardo il volto di una vergine che, misera, si strugge al sacro ardore e nel candor monastico già langue. Voglio svelar l'arcano di uno stato ormai fatto ruggente dagli eventi presagi di travagli e dure lotte , nell'uniformità che mi circonda. Voglio carpir dall'ombra il suo segreto — immagine velata dal mistero d'una ferrea cortina inviolata — per dire al mondo quanto è il suo valore. In quest'oziosa vita, ove buffoni protesi a somme altezze trovan lazzi, l'armonica tua voce levi, al subito spirar sì dolcemente. Voglio udire i tuoi lamenti antichi — dure lotte di travagliate genti rispettate — o mirare d'incanto pieno il volto quando sorride a Te Grazia Divina. FIORE DEL MALE Ho crepitato tutta la notte srotolando in un fiotto di luce il morto bucaneve, incanto di sogni e speranze. Ho sentito la mia verginità esplodere nella ciotola della vecchia bugia ed io, Lucifero delle tenebre, morendo nel pallido fiato d'una lucciola, filtro d'un mozzicone ancora acceso, occhio tutto toppe, trombe che indugiano al buio, anima di duro compensato, ho sputato sentenza su sentenza come un soldato sporco di parole che offre nel separé d'uno spaccio una ricca bevuta dal suo sozzo boccale (il riferimento al soldato ben s'addice). Ora la notte mi sorprende sul letto della verginità perduta sotto il tetto del protettore. E la mia voce è appena un sussurro smarrito sull'eco dei passi: « Seguitemi, uomini di navi, umili pastori di pecore, seguitemi! E tu, conduttore di treni, fermo alla stazione, sali con me le scale con quell'aria da signore per bene! E' il bianco volo d'un patetico cigno a trascinarti all'alta stanza dell'amore ». 33 IL BREVE LE CRITTOGRAFIE La prosa che riguarda i giochi brevi è ridottissima, come giustamente annota Ser Berto, in uno dei suoi « Cappelli sulle ventitré », dei quali ecco alcuni spunti (1973): Si è parlato molto in questi ultimi tempi (ed era veramente l'ora!) di questa sezione, solitamente trattata con due righe frettolose e compiacenti al termine di lunghissime disquisizioni sui « poetici ». Come se l'enigmistica considerasse il « breve » un sottoprodotto al pari delie crittografie. Il malinteso non era certo solo dei critici incaricati di redigere mensilmente il commento ai lavori: ognuno ha le sue tendenze e non tutti si sentono portati a pascolare in altri campi. L'errore, se di errore si tratta nelle nostre pubblicazioni sempre alle prese col poco tempo a disposizione e coi pochi redattori disposti ad una assidua collaborazione, è nella unificazione dei commenti, nella pretesa di avere il « deus ex machina » capace di verifiche sull'intero panorama edipeo... Anche per le crittografie, la prosa è limitata ad una serie di articoletti mensili apparsi durante il periodo in cui l'appassionato Totip curava la redazione di questa sezione. Riproporrei, come esemplificazione, alcune considerazioni di ordine generale fatte a suo tempo dal redattore: ... Purtroppo le questioni tecniche o di natura teorica non vengono seguite con quella passione e attenzione che meriterebbero. Anche nel nostro piccolo ambiente vige l'andazzo del più accentuato consumismo: ognuno si preoccupa troppo dei propri giochi, delle soluzioni e relativi campionati, della bistellatura, ecc, ecc. Tutte cose ammissibili, comprensibili e giustificabili se nel contempo fossero tenute un tantino in considerazione anche le tematiche in ordine generale... ... Ho già detto come al sottoscritto le definizioni di « breve » e « brevista » non siano mai piaciute. La questione non è tanto formale come può apparire a prima vista, ma va inquadrata sempre nell'angolo del dimenticatoio in cui sono stati relegati gli epigrammi da tempo memorabile. Il fatto è che in questa terra di eroi e navigatori tutti ci sentiamo poeti, salvo avere poi il pudore di giocare con l'umorismo in chiave intelligente. Eppure, se c'è una sezione che può vantare dei progressi sostanziali ancora prima dell' ultima guerra mondiale è proprio la nostra. Quando i cosiddetti poeti arrancavano con scolastico classicismo nel più rudimentale descrittivismo ed i crittografi scrivevano parole di assoluta e dubbia libertà interpretativa, alcuni « brevisti » avevano già le idee molto chiare Criteri di valutazione: non esistono a quanto mi risulta metodi o lineamenti comuni che permettono di stabilire una teoria. Ognuno di noi giudica una qualsiasi composizione crittografica ad istinto e quindi, in ultima analisi, secondo il proprio gusto che tende vieppiù ad estrinsecarsi specie quando, come normalmente e mensilmente capita, i lavori pubblicati rappresentano un po' tutti o quasi tutti i tipi di crittografie. Vengono, pertanto, espresse preferenze nei confronti di certi giochi a danno di altri o viceversa, spesso indipendentemente dalla qualità intrinseca di ciascuno di essi. Il predetto giudizio che possiamo definire estetico o meglio impressionistico è in proposito e sciorinavano lavori con un linguaggio allora avanzatissimo e tecnicamente esemplare. Nonostante questo, i critici, già a scrivere trattati sulla poesiaenigmistica (che non c'è mai stata se non in qualche rarissimo esempio) ed a riempire fogli con lunghissime dissertazioni su concetti lirici nei quali il bisenso, già felicemente incastonato nel concetto brevistico, entrava a far violenza come un maglio in quel poco di poetico che poteva esistere. Ancora oggi, di fronte ad un'opera monumentale e meritoria quale l'Antologia di fresca pubblicazione, salta fuori lo stesso fenomeno: poesia, poesia, poesia e poi ancora poesia; poche righe a dire che per i « brevi » tutto andava bene; zero per le crittografie. Persino nei massimi premi nazionali il povero « breve » e la derelitta crittografia hanno sempre fatto la parte di Cenerentola. E' mai stato fatto un « Levanto » per l'indovinello o uno « Stelio » per l'epigramma? La risposta purtroppo è NO... ...Non tanto tempo fa nei poetici imperversavano testi apparenti assolutamente insulsi e risibili che, data la mentalità corrente, avevano anche il coraggio di premiare. Oggi, fortunatamente, il discorso è cambiato come è stata fatta cambiare la media dei pensatori e critici. Tutto questo è dovuto ad una di quelle rivoluzioni silenziose che hanno determinato una svolta decisiva nel gusto di noi tutti. Chi questa rivoluzione ha propugnato lo lasciamo nella penna, libero ognuno di noi di ritenersi « rivoluzionario » anche nel campo del breve, la cui staticità è più che trentennale, una rivoluzione è auspicabile. Forse, in questo campo, manca chi vuole rischiare in proprio e si accontenta di seguire la geometria dei vecchi schemi per un successo assicurato. Il fatto stesso che occorre citare il Valletto per esemplificare un indovinello è sintomatico. Non esiste infatti per il breve né una qualificazione di nome come per i poetici che l'hanno sempre avuta, né una di contenuti. Sono personalmente convinto che l'autore medio dia una scarsa importanza al gioco quando lo inventa, come si trattasse di un ripiego ad un poetico mancato. Non capisce, forse, la necessità di farcire il suo lavoro con quello speciale spirito epigrammatico che coinvolge, a seconda dei gusti, soggetto reale, apparente oppure entrambi quando la classe dell'esecutore lo permette. 34 sì necessario ma forse solamente come punto di partenza dell'indagine. Ogni nostro lavoro è qualcosa di complesso: come tale è composto di più parti e per comprenderle non è sufficiente sentire la bellezza o no di una sua parte ma è indispensabile comprendere il tutto nelle parti e le parti nel tutto Poi ogni impressione, ogni giudizio, ogni valutazione, deve essere ricondotta al centro dell'ispirazione dell'autore (la cosiddetta « chiave * e/o « ragionamento crittografico »). Giochi vecchi: questione annosa e assai spiacevole. Ci sono dei periodi, e il nostro è purtroppo uno di questi, in cui si vedono pubblicati giochi non originali in misura intollerabile. E' un fatto che crea nocumento a tutte le riviste che dovrebbero unanimemente operare se non per eliminarlo del tutto, per contenerlo almeno in limiti quanto più ristretti. La stampa di tali giochi disamora tanto il crittografo competente quanto illude il giovane neofita. Non dimenticando infine che è tutt'altro che lieve la fatica che incontra il redattore crittografico nel trascrivere e rubricare qualcosa come un centinaio e più di lavori ogni mese. Lo stesso Totip, alla precisa domanda: La crittografia viene scoperta o inventata? così scriveva: Rispondendo affermativamente ad ambo i termini della domanda possiamo logicamente dedurre che due sono i metodi principali di composizione crittografica: o si parte da una chiave (inventare) o si parte dalla frase finale (scoprire). Il primo metodo, propriamente creativo, penso possa dare indubitativamente più soddisfazione all'autore perché oltretutto presenta, in termini generali, una originalità di prima lettura che il più delle volte manca nei lavori di chi, come il sottoscritto, segue il molto più comodo e meno meritorio secondo metodo. Questi, per contro, sovente presenta più che altro il pregio di proposizioni più precise, più corrette e, a volte, anche meno arbitrarie.