aenigma

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In copertina: Paul Klee "Già sommerso dal grigio della notte,,
AENIGMA
RIVISTA MENSILE D'ENIGMISTICA CLASSICA
Questo numero unico, inviato in omaggio ai vecchi abbonati, è dedicato al fascinoso culto dell'Enigma.
Di tutti gli Autori in esso presenti, certi sono scomparsi per sempre, alcuni,
come questa stessa rivista, hanno deciso di lasciare il campo.
Possa la cara memoria dei primi resuscitare la passione sopita degli altri, e
rendere ognuno degno di quel culto che ha lo splendore del mito.
Brand
NUMERO UNICO
MARZO 1977
FLASH-BACK SUL DECENNALE
(ANTOLOGIA DEI 10 ANNI DI AENIGMA)
Una rivista enigmistica, proprio perché fatta dagli stessi lettori e tenuta in attività da pochi volonterosi dilettanti, rinnova quasi in ogni numero un piccolo miracolo di sopravvivenza. Dieci anni
di vita rappresentano quindi un cospicuo patrimonio di lavoro, di idee, di testimonianze e di problematiche che ognuno degli abbonati ha arricchito con il personale contributo di solutore, di
autore o magari di semplice lettore.
Questa rapida cavalcata sul " decennale " di AENIGMA vuol essere un riconoscimento ad una rivista che ha saputo esprimere, nell'arco di 100 e passa numeri, un suo modo di vedere e fare enigmistica; un riconoscimento naturalmente da estendere agli autori (il più possibile rappresentati
in questa raccolta), ai redattori (che hanno condiviso i disagi, le fatiche, le tante amarezze e le
poche soddisfazioni che questo tipo di impresa comporta), ai lettori tutti.
La lettura delle 10 annate ha dato a me personalmente l'opportunità di scoprire un periodo estremamente interessante e vivace dell'enigmistica recente: scopo di questa antologia è di ripresentare alcuni tra i giochi più rappresentativi (in certi casi addirittura emblematici) di questi diversi
momenti per offrirli ad una rilettura serena e pacata.
La scelta del materiale non è stata fatta in base a rigorose considerazioni di ordine critico od
estetico, perché mai mi sentirei di assumere la veste di giudice assoluto e di amministratore di
tanto patrimonio: lo scopo, ripeto, è di offrire un quadro che tenga il più possibile conto dei tanti
motivi che hanno scandito il tempo in questi 10 anni di AENIGMA.
Se la rassegna si apre con un lavoro poetico di Brand, lo si deve non già ad un mero riconoscimento ad uno degli artefici di AENIGMA, ma al fatto che il suo gioco esprime in modo drammatico, a mio parere, tutti i travagli che la sua linea ha conosciuto negli anni di questa panoramica:
tristi e inseparabili compagni del suo viaggio enigmistico.
ZANZIBAR
COMPAIONO IN QUESTO NUMERO UNICO:
N.B.
Mistigri
Agrio
Aladar
Gigliolo
Giupin
Aladino
Guido
Muscletone
Aldo
laia
Narghilé
Alex
II Bruco
Nello
Aloisius
Il Bulgaro
Nené
Ames
II Cherubino
Nety
Angela
II Dragomanno
Nike
Api
II Duca di Mantova
Nucci
Archimede
II Frasca
Paolino
Ascanio
II Gagliardo
Papa Carlo
Belfagor
II Genietto
Paracelso
Beniamino
II Girovago
Pat
Beppe da Giussano
II Grigio
Peucezio
Berto il Delfico
II Guado
Picnic
Boezio
II Leone
Piega
Brand
II Mandarino
Procuste
Briga
II Marò
Psycho
Buffalmacco
II Morello
Radar
Buvalello
II Nano Ligure
Raf
Morfeo
Capitan Trinchetto
II Nocchiero
Re Enzo
Cardin
II Povero Fornaretto
Scambiilo
Cerasello
II Priore
Ser Berto
Ciampolino
II Saltapicchio
Ser Brand
Ciang
II Troviero
Ser Bru
Cleos
II Valletto
Ser Lo
Cuore di Mago
II Veronese
Ser Puk
Dado
Iperion
Ser Viligelmo
Damone
Ipsilon
Sigfrido
El Ben
I Pugnaci
Simon Mago
Elena
Kon-Tiki
Simplicio
El Serrano
Laconico
Snoopy
Etienne
Lanciotto
Sofos
Fan
L' Arcangelo
Spirto Gentil
Fanella
L'Arco
Stefania
Fantasio
Laurentino
Stesicoro
Favolino
Lemma
Tacito
Febei
Lilianaldo
Tagete
Ferraù
Lo Schizofrenico
Tantalo
Filogo
Lo Scudo
Tello
Flavia
Maddalena Robin
Fra Bombetta
Magina
Fra Cassandro
Magopide
Fra Diavolo
Malombra
Fra Me
Mao
Franger
Marin Faliero
Fra Ristoro
Marisa
Fra Rubizzo
Marte
Fulvo Tosco
Mattia
Giaco
Maurizio
Giaurro
Michelangelo
Gigi d'Armenia
Mig
Fra tutti questi Autori, due soltanto — El Ben e Ser
dall'Ottobre 1966 al Dicembre 1976.
Tenaviv
Testadilegno
Tiberino
Tiburto
Totip
Toty
Traiano
Tristano
Ugo d'Este
Zanzibar
Zia Tosca
— hanno collaborato a tutti i numeri di « Aenigma>>
Anagramma
(dramma/il teatro greco = elettrocardiogramma)
CON LA PENNA SOLTANTO
Mi hanno scritto da più parti
— e il tono serio danzava
oltre il paravento dell'atto —:
« Anche tu, Brand, sei come tanti;
riprendi passioni e contrasti ».
Ah, la matrice della retorica
come pesa sul mio costume irreale,
anche se tutto potrebbe essere contenuto
dolorosamente fra quattro pareti
coi solito aggettivo « familiare »!
Col cuore fatto a pezzi,
da una poltrona
ho ascoltato lo strazio
della dilogia edipica,
e la rumorosa polemica dei « contenuti »,
e un coro triste che declama commi,
con sottofondi oscuri di concorsi.
Erano in me, nel sepolcro di un attico,
risate di uccelli
e trasfigurazioni mascherate di classicismo,
e argomenti di nuvole astute,
e la tromba orchestrata delle finzioni
finite nel didascalico.
Ho visto tanti capi coronati
pronti per l'esecuzione sommaria,
ho registrato cori in deviazione
(a destra o a sinistra, secondo i casi),
ho sentito correnti eccitarsi
e ripudiare settariamente ogni stimolo.
A rullo di tamburo
ho firmato patenti
per il complesso dell'eccentricità,
per le questioni di ritmo,
per l'eco di vaghe influenze
e per gli insulti che lasciano il segno.
Ma potrò con la penna soltanto
risolvere l'enigma di quell'angoscia che batte
sull'altalena dei miei disegni.
Brand (1974)
Incastro (bacile/api = baciapile)
NEL CREPUSCOLO DEL MATTINO
Vi specchio i miei occhi
come su un lago montano nella foschia;
vi guizzano come pesci azzurri,
traspaiono i tremiti nel fondo;
m'illumino
mi vedo e mi conosco di nuovo,
oh, recami il tuo bacio mattutino;
nella nostra stanza
la dolcezza dorata è un'onda di buon umore,
le stelle suggeriscono
freschezze mattutine nella nostra stanza,
il ruscello portato dal cielo
invade la nostra stanza,
le rose hanno lasciato i petali
nella nostra stanza,
nella sacra stanza del crepuscolo
sgrano le rose ad una ad una,
ne faccio corone, le ostento
le mani nelle mani
come reliquie di luce,
con la bocca piena di gloria mattutina
e i pensieri
che navigano lontani.
Il Cherubino (1969)
Biscarto iniziale (leva/l'esca — vasca)
IL CAVALIERE DELLA VALLE SOLITARIA
Tenderò la balestra verso il cielo,
innalzerò, con i miei bracci duri,
le pietre verso il cielo.
Infrangerò, con la mia forza,
potenti corazzate,
legherò l'azzurro silenzioso,
con lacci da mattatore,
attenderò, nel frastuono delle bùccine,
i cavalli schiumanti
che annunciano l'apocalisse.
Ti cercherò battendo
pietraie scintillanti,
fra piante invase da agarici,
fomentatori di incendi
e, in questa maschia corsa, ansante,
io ti ritroverò!
E sembrerai innocente, come sempre,
mentre, con arte subdola,
carpirai, a me che ti amo,
l'argento destinato alle mie tasche.
Ma ho bisogno di te.
Quando il loto fiorisce nella pioggia,
quando la polvere, con il suo grigio,
annebbia le pupille,
quando il sudore bagna la mia fronte,
io ho bisogno di te,
della tua calda bocca,
del tuo letto, simile a conchiglia
dove, nudo, senza falsi pudori,
mi specchierò nelle tue luci azzurre...
Narghilé (1961)
Sciarada (Cam/ minatore = camminatore) Sciarada
incatenata (Sem/minatore = seminatore)
UOMINI, NELLA TRUCE ORA DEI LUPI
(Eravamo fratelli; ora siamo nemici).
Ricordo la grande casa sull'acqua,
col vecchio padre, le bestie, la vigna
col dono dei suoi grappoli opimi.
Ricordo il riso perverso
sulle mie labbra: maledetto,
il dolore, col mio destino oscuro.
Accanto al pozzo deserto
ho seppellito me stesso,
e nel cuore sconvolto di mia Madre
ho acceso la lampada lieve
della speranza. Per me' il buio
le pietre le tenebre il fango
il terrore della camera a gas.
Un destino, per me, senza fine:
ogni canto ha toccato il mio cuore,
ogni pietra ha battuto il mio piede;
poi l'ombra del passato si è chiusa,
perdutamente, per una vita senza
croce, sotto i colpi del rude
bastone.
— oOo —
(Eravamo fratelli; ora siamo nemici).
Ricordo la grande casa sull'acqua,
col vecchio padre, la colomba,
i colori dell'iride in cielo.
Poi il deserto, per me; dopo tanti
e tant'anni di pena, errabondo
mi raccolgo sull'arida sponda del tempo.
Accanto al pozzo delle solitudini
ho seppellito me stesso,
e nel cuore sconvolto di mia Madre
soltanto la lampada ho acceso
della speranza. Per me il buio
le pietre le tenebre il fango
col terror della morte.
Lungo la strada ferita
come la Madre che attende,
ho gettato al vento le mie speranze.
Il braccio levato al cielo,
la mano schiusa in atto di preghiera:
— Signore, per me venga,
finalmente, l'ora della falce bianca.
Favolino (1968)
LA SCUOLA TOSCANA
Incastro (oli/ministeri = omini sterili)
Frase doppia (largo mento = l'argomento)
SI PREVEDE LA CHIUSURA
DELLA FABBRICA
(sfogo contro i padroni) Non
temono gli attriti, anzi c'ingrassano: per lor
va tutto liscio e scorre bene! Di quel ch'è
stato sono i responsabili, ma intanto il
portafoglio ognun mantiene: non producon: più
niente, ed è fatale che abbiano ridotto il
personale.
Marin Faliero (1969)
Indovinello (la pernacchia)
MA SI', E' LUÌ IL PRESCELTO...
Quello di lato volto?
Su! mio onore
mi par quadrato assai!
Perciò è stato assunto
ed anche molto bene
trattato.
LA PARTITA DI CALCIO COI GIOVANI
La volli fare anch'io, ma, nossignori!, non
è pei delicati salutare...; con il fiato
sprecato la partita m'ha poi lasciato con
la lingua fuori!
Lilianaldo (1974)
Sciarada a metatesi (lotto/loggia = glottologia)
PICCOLA MONELLA
Una smorfia, e poi subito a giocare
all'aria aperta sotto il porticato, ma se
però vuoi farla tu studiare lei ti mostra
la lingua, è indubitato.
Buffalmacco (1968)
Indovinello (il cinto erniario)
DINO ZOFF, PORTIERE IMBATTIBILE
Fulvo Tosco (1976)
Lucchetto (briglia sinistra/asini stracchi = bricchi)
Con lui la rete appare più sicura, a
destra, a manca, al centro tiri para, nelle
uscite intervien con decisione: evita
l'insaccarsi del pallone.
Ipsilon (1974)
SOLILOQUIO DI UN PADRE DI FANNULLONI
« Manca una guida a far bella carriera! »
è la solita lunga tiritera;
ma che carriera avran questi ignoranti
che battono la fiacca tutti quanti?
Li terrò a caffé e latte, e sia destino
che facciano il lavoro del becchino!
Cambio d'iniziale (arnia/ernia)
POSTEGGIARE CHE PASSIONE!
La Vespa no, qui metterla non puoi, non
è posto per lei: quella del disco poi,
datemi torto, proprio non la sopporto.
Il Bulgaro (1969)
Rebus (R e GO la dicon dotta = regola di condotta) di Kon - Tiki e Tenaviv (1975)
Raf (1971)
Anagramma (pulcini affamati = timpani/la cuffia)
Lucchetto (scopa/palio = scolio)
LA FANTASIA
FANTASMI ALL'ALBA
Piano piano sgusciati dal
franto opaco chiarore dal
denso grumo rossastro
dall'incubo della buia notte
becchini pronti a scavare nel
cuore invaso dal panico
batuffoli gialli che s'agitano
nell'ombra sempre più piano
poi forte.. un battito d'ali.
Datemi lo smeraldo dell'erica
e i tric-trac multifioriti
nell'aria della sera;
datemi bianche corolle come pensieri
che il cuore affastella,
ali di rondine per voli silenti
di streghe;
datemi coppe di nuvole d'oro
e rose a mazzi
E il battito si ripercuote su
questa vecchia carcassa
tesa fino allo spasimo sopra
emisferi di vuoto riflessi di
lividi rami stridente accordo
ossessione di martellanti
preludi a una rottura
imminente. Oh, uscire da
questi rottami!
e seguirò con voi l'alea dell'anima
divenuta un drappo rosso e turchino
ai buffi scherzosi del vento,
v'insegnerò le contrade favolose che
un sogno di marmorei merletti
inghirlanda e traveste di luce gaia in
un campo di fiaba.
Ascolta... ascolta... ma un cerchio
di ferro stringe le tempie
in onde sempre più lunghe
in morse frequenti tenaci.
Qualcuno chiama... rispondi
se un filo ancora ti lega
se un filo ancora ti salva!
Ma tu, tu senti soltanto
quel cerchio che opprime la testa.
Tramanderò nella memoria di note
amorose
il canto antico dell'usignolo
perché ai margini del fiume che corre
spunti la viola bruna,
la calendula spunti, azzurrino
parlare all'ansia di coloro che furono,
tradotto e trasmesso
all'ansia di quelli che sono.
Api (1973)
Fra Diavolo (1969)
Sciarada a metatesi (poro/granfia = pornografia)
LA LUNA E IL POZZO
La fatica dell'uomo
è una stilla che rotola nel buio,
un passaggio secreto
per il secreto che il timore agghiaccia,
un tunnel invisibile ed angusto
per un sospiro smorto nel velluto,
un brivido che innalza la condotta
e la carne a traguardi di rilievo,
ad arti prolungando
l'acutezza di luna che crescendo
va, appena che è spuntata nell'impatto...
I deboli a ghermire
è protesa all'estremo la natura
se gli uomini ai rapaci accomunati
non con ombre cinesi dilettare
fanno i lembi di carne vigorosa,
se la natura non ha più misteri coi
cavalli ritratti nelle piazze, le
vergogne portate sulle scene e
l'ingrato parlare delle aste truccate
come i falli di gente che non ha più
copertura. Contro questa miseria, ci
sta scritto, che le favole pure sono
belle...
Il Gagliardo (1971)
Enigma (il motore)
COME DYLAN THOMAS...
Canta, canta
la tua monotona canzone,
sfogando nell'ebbrezza
di etiliche miscele
consumate nei « giri » al banco,
le aspirazioni compresse
che ti passano per la testa...
Canta, canta
col cilindro a « trequarti »,
la camicia sporca e consumata!
Canta le marce del passato,
anche se disturba il tuo canto
il sonno del giusto
stanotte...
Canta, canta
al lume d'una consunta candela;
domani ti ridesterà
una fumante caffettiera
e ricomincerà la corsa
della vita
con te legato alla solita catena
come tutti...
Ser Bru (1972)
CRITTOGRAFIE
/ LOMBARDO - VENETI
Anagramma (pesata precisa = scarpe spaiate)
Sinonimica
IN.IEME
INDUSTRIALE NEI GUAI
Muscletone (1974)
La posizione è definita stabile: non ha il
bilancio oscillante alcuna; ma qualcosa non
calza, se è innegabile che qui non me ne va
mai bene una.
I Pugnaci (1969)
Lucchetto (acliste/clistere
(con? certo, dagli S tu dirai =
concerto dagli studi RAI)
— oOo —
Perifrastica
FED. NUZ.AL.
Psycho (1975)
= are)
LE NONNETTE VOGLIONO LA PENSIONE
Lavorando con fede, son riunite di sotto
(ed è incentivo che fa andare!) pur con
misura, in fondo, ai vecchi tempi cui esse
si solea sacrificare.
(a VERE un bel po' d'I annetti =
Sinonimica
AIUOLE
Fra Diavolo (1967)
Il Povero Fornaretto (1973)
(or, a tor I O, SALE siano = oratorio salesi ano)
Aggiunta iniz. (appello/cappello)
— oOo —
IL GIOCO PER IL CONCORSO
Lo farei da maestro, se potessi, per
un presente che può capitare.
Sarebbe invece forse salutare se
questo dalla testa mi togliessi.
Perifrastica
MI...LANGELO
Michelangelo (1975)
(CHE mi si erose
Piega (1971)
Sinonimica
=
—
chemisier osé)
oOo —
.URCHIMICA
Indovinello (il fantasma)
Marte (1971)
CONOSCO LE RAGAZZE
Son certi ultramondani atteggiamenti
senza sostanza, tutta fantasia; e se le
forme sono appariscenti, è solo una
questione di... biancheria!
(ita la MINUZIA, L ivi si àn GOLOSI = i
talami nuziali/visi angolosi)
Perifrastica bizzarra
— oOo —
.ETÀ .REFISSA
Lo Scudo (1971)
Nené (1975)
(se M P lì ci rimetterai ti vuol fatto FINE =
semplici rimette/RAI TI VU/olfatto fine)
Anagramma (volante/leva = vela al vento)
LEZIONE DI SOCIOLOGIA
« Con tante razze che vi sono in giro, chi
sta alla guida deve in pugno avere il
freno, sol con ciò sarà sicuro qualche
sollievo in cambio di ottenere ». Questa la
spiegazion coi controfiocchi che fece,
com'è noto, la maestra.
— oOo —
Sinonimica
ESALT.ZIONI
Beniamino (1974)
(A ridà costà per cor: s'à da legger EBREZZE =
arida costa percorsa da leggere brezze)
Nucci (1969)
— oOo —
Sinonimica
Indovinello (il topless)
A.ORISMA
SOMMERGIBILE IN DISARMO
Lo Schizofrenico (1973)
Sui mari seppe un dì furoreggiare e ad
un bacino or l'hanno relegato ma, cosa
sconveniente da notare, è che il pezzo di
poppa gli han levato.
(la MASSIMA F riabilita =
la
massima
— oOo — friabilità)
Il Duca di Mantova (1967)
Sinonimica
Scambio (pista/pasti)
.OSTE.
.OSTE.
NEI MINISTERI FAN
CARRIERA I MIGLIORI?
Il Dragomanno (1968)
(con C I saprem ESSA = concisa premessa)
Basta una circolare e la carriera diventa
assai veloce, mentre è chiusa per tutti gli
altri che, penosamente ti vengono saltati
come un niente.
— oOo —
Sinonimica
G.IEZZ.
Radar (1975)
Ser Lo (1972)
(brio ch'é stanti A
—
brioche stantia)
Anagramma (rantolo/vagito = travaglio noto)
Sciarada incatenata (stiva/alone — stivalone)
POESIA DELLA SICILIA
IL TRENO DELL'EMIGRANTE
Parto.
E il tuo suono riempie d'angoscia
il cuore dei miei cari
ai quali porgo l'ultimo saluto
mentre un nodo mi serra la gola.
Il distacco è sempre triste,
anche se c'è la speranza
di trovare un luogo migliore
di quello che si lascia.
L'isola mia dei misteriosi flutti l'eco
raccoglie al canto dì sirene e d'acri
odori sazia il suo segreto. Custode di
tesori, in ogni tempo è meta d'animosi
e di corsari attratti dal richiamo dei
suoi colli nel vagheggiare d'avide
conquiste. L'urlo del mare tra i castelli
spazia e il dolce mormorio dei suoi
canali.
Parto.
E il tuo suono allieta il mio cuore,
mentre si concreta un sogno
lungamente cullato.
Ora che il distacco è avvenuto
c'è qualcosa di nuovo in me
che mi rende felice.
Forse perché tu mi dai la certezza
che una nuova vita m'attende.
L'alba risveglia l'isola del fuoco
in un abbraccio d'incantato rosa
e un palpito vanente di vapori
cinge nel cielo l'ansia del mattino.
Il sole affonda nella Conca d'oro
che risplende di luce al nuovo giorno:
l'isola eterna sperde nell'azzurro
— prigioniera d'un sogno — i tenui veli.
Tu, che avrò compagno
fino alla meta del mio lungo viaggio,
mi ricordi che la vita è dura,
fatta di delusioni e d'amarezze
che opprimono lo spirito e la carne.
Ma tutti sappiamo benissimo
che ogni uomo è condannato
a portare la sua croce.
Eppure, parto felice.
Giaurro (1969)
Bacio la terra mìa ruggente ed aspra
dove le piante han fremiti di sole,
dove risplende la mia pelle bruna
in un fiorir di gìgli arabescanti.
Tra memorie d'antichi cavalieri
la mia terra s'impronta di passato.
Rimonto i colli: nel mio forte errare
c'è l'ombra d'una spada e di un destriero
Buvalello (1970)
Cerniera (rafia/bara = fiaba)
L'ULTIMO POKER
Enigma (le scarpe)
NOI SPESSO
Noi spesso nascondiamo allo sguardo la
naturale inferiorità dell'uomo e
sopportiamo, in nome del progresso, il
peso della materia incombente.
Il sudore sotto pelle, ma
nella notte c'è il vuoto! La
vecchiaia porta con s'è
sgangherate risate...
Sì, senza più speranza né illusione ormai
per sempre è chiusa la partita e in ogni «
quadri » d'ebano son mani inconsistenti,
perse in un passato ove giocando al «
buio » col mistero, da un poker d'assi è
vinto il mio colore; ma la vittoria sulla mia
sconfitta nell'assorto locale silenzioso
ingombra questo tavolo di morte!
Ma chi riflette lucidamente
sa di potersi allontanare dal fango.
Passa il serpente si
chiudano gli occhi!
Se poi si incontra la piattezza del contenuto
con la rigidità della forma stabilita una stretta
angosciosa crea nell'uomo ansia di liberazione.
Gli spilli delle donne
vertiginosamente
precipitano...
E nella notte c'è il vuoto.
Tagete (1972)
8
Con le palme nervose, il volto oscuro ed
isolato, presso un mondo nero, laddove
ogni franchezza è già svanita nel gioco
d'una trama, negli intrecci fatti di «
coppie » che s'attendon, macero negli
irretiti « incontri » i sensi miei, sognando
un « vinco » grossolano al torto dei miei
disegni e all'ombra d'una sedia senza
speranza la mia fibra langue...
Ma chi ha falsato tutto con l'inganno?
L'incanto d'una voce già svanisce
nell'ultimo sorriso di « regina »
che non s'accoppia più, in questa triste
faticosa realtà di tutti i giorni,
col suo bel « re di cuori » arabescato.
Meravigliosamente si contava
nella « scala reale », lieta fine:
una felicità fatta d'un « bluff »!...
Stesicoro (1968)
I più votati
Anagramma
(paresi cerebrale/occhio malato —
parole crociate a schema libero)
Anagramma (genero cattivo = evento tragico)
E' VENUTO UN MOMENTO
(da Pavese)
« E' venuto un momento che tutto si ferma. Le
piante lontane stan chete... » e sentono solo
formiche, passare leggere. Le stesse parole
non escono chiare. Lassù sulla cima ferisce il
grigiore, con tenui riflessi, un punto rossastro
che frena i pensieri. Non è l'abbandono totale:
qualcosa appena si muove.
E' come un colpo di vento
che offende. L'umore s'infiamma. La luce
è sempre la stessa, ma reca paura
come ombra di nube. Una goccia fredda
stilla sulla finestra
dove si è accesa una luce rossastra
e il fuoco dentro sprigiona scintille
su visioni di fumo.
L'orizzonte finisce interrotto
da nuvole nere in disordine, sparse,
e si cerca il ricordo per dare un senso
a concetti appena definiti racchiusi
in vertici sempre limitati. Eppure è bello
ritrovare il divertimento sano della domenica
settimana dopo settimana, e riempire
la pagina di un mondo, una volta tanto,
preso per gioco.
Il Priore
Giugno 1975: punti 247
HO SMESSO IL
GIACCONE DA MONTAGNA
Se l'è preso mia figlia. A me è un po' stretto,
ma è buona lana e poi che dentro ha il pelo,
d'imbruttirmi la vita ha il gran difetto.
Ne occorre — accidentaccio! — uno che spopola
nel caso che si parta all'improvviso
per il Gran Paradiso.
Traiano
Febbraio 1968: punti 224
Indovinello (Mosè)
MAURIZIO IN FERIE CRITICA IL MENU'
a lui e alla sua Bibione
Ma sapete che fa il benedettuomo? Legge
a tavola o grida, sul più belio, che non
vuol più saperne del vitello; quindi,
sacramentando a più non posso e
asciugando di fretta un po' di rosso,
manda indietro contorni e faraone. Quest'è
davvero un'esagerazione: da tanti anni è
sempre là a Bibione!
Fan
Febbraio 1973: punti 222
Indovinello (le scuse)
FOTOMODELLE CERCANSI
S'eran volute andare a presentare forse
perché si ritenevan bone; ma eran
talmente magre, le meschine, che
proprio non le vollero accettare.
— oOo —
Raf
Novembre 1971: punti 204
Mnemonica
1° BOBBY - 2° I PRIMITIVES
(meglio solo che mal accompagnato)
Sofos
Febbraio 1970: punti 246
— o Oo —
Mnemonica
POETICI INSOLUBILI
(stanze chiuse a chiave)
Mattia
Maggio 1973: punti 212
— o Oo —
Quadrato sillabico
PINOCCHIO (Collodi
lo volle di legno)
Anagramma continuativo del Grigio
Marin Faliero
Febbraio 1974: punti 219
(muro del pianto d'una metropoli)
Dicembre 1973: punti 154
9
Enigma (il ladro)
Enigma (il corallo)
IO, LOUIS ARMSTRONG
PIANOFORTE 'E NOTTE
Un concerto al piano con
accompagnamento. Le mie
mani volano stasera, come
ogni sera. Al tocco rapido
e preciso i tasti vibrano di
gioia.
Se di me ricordate quella
vita in comune nella
colonia ambigua con tanti
come me — alberi
senza foglie esposti a
ogni corrente nella città
tentacolare — saprete
che
Un « adagio »
per non turbare il ritmo riposante
e con me. ogni volta di più,
ti sentirai leggera.
Ancora una stoccata.
E via...
proverò una « fuga »
e poi me ne tornerò
col peso di una notte
sulle spalle,
io e il mio piano.
io
sui banchi del riformatorio
già ascoltavo fremendo nel profondo
una tromba dal cielo.
Se ancora ricordate
le mie celebri labbra
i miei virtuosismi di negro
i miei ritmi in blu
saprete che
Stefania (1973)
io
anche nella fortuna
non mossi ciglio
ma conobbi il pianto amaro, eterno,
come altri come me.
Emergere e morire...
Ecco perché vi dico
che l'ingegno è tortura
per la barriera di colore:
e travolge e trascina
e strazia e ti regala
la corona di spine.
Questo quanto io ho tratto
dalla mia esistenza
io
il cornettista de « La vie en rose ».
Incastro (anta/albe/fa = analfabeta)
ADDIO PER SEMPRE! (Ma
con rimpianto)
Ho già chiuso con te! Davanti ho il vuoto,
dietro le spalle il buio!
In un vano ricordo del passato
rivedo te sull'uscio,
rigida e ferma, mentre in cor rimpiango
il calore perduto
della casa ove un giorno apertamente
m'invitasti ad entrare.
Malombra (1973)
Lucchetto (film/il moto = foto)
SGUARDI DI UNA NOTTE
Una stella
gira con l'uomo
della camera accanto.
Solo la tua pelle,
convince l'anima di luce
nella notte dei tempi.
Risentirò mai più la dolce, nota
tua voce musicale,
ch'era un incitamento a ben oprare
pel nostro inìzio facile?...
Che al centro d'una scala di valori
dava un tono all'accordo?
Oggi appartiene ad un lontano tempo,
ad un'età passata!
Ma non si fermerà,
la corrente che rifugge
l'estatico tempo.
Si perderà nello spazio,
in perpetuo
come un rettilineo.
Or la partita è chiusa: sul tuo nome
ho già messo una croce!
Invano aspetterò da te uno scritto,
qualche lettera amica,
perché tu non sai legger tutto quello
ch'è stampato nel cuore,
nelle pagine aperte di quest'anima,
nel libro della vita.
L'impressione del tempo che
si ferma, chiude il sorriso
alia sua fermezza. E i lampi
si perderanno sbiaditi,
nell'oscurità della camera.
Sigfrido (1973)
10
Quante rosee promesse ai tempi belli:
s'era agli inizi allora!
Giorni e giorni radiosi aspettavamo
per il nostro avvenire!
Sol per noi rifulgenti erano in Cielo
candide e chiare l'ore,
che adesso, nel momento del tramonto,
sembran così lontane.
Archimede (1969)
LA SCUOLA TOSCANA
Anagramma (corbelli di semola = lo sbarco dei Mille)
Indovinello (il seno)
« ENFANTS-GATÉ » SBRONZI
IL GORGONZOLA
E' qualche volta tenero e burroso, tal altra
invece sostenuto; il fatto è che in
genere resta sullo stomaco: a me non
piace proprio questo piatto.
II fior fiore di tipi ben granosi in
cesta ad uno ad un se n'è finito;
pensare che da un quarto eran partiti
per finire... a marsala addirittura!
Il Mandarino (1975)
Ciampolino (1973)
Indovinello (lo scarto iniziale)
Sciarada alterna (gas/ranno = gran naso)
AD UN AMICO PERMALOSO
E' proprio esilarante che mi cosparga il
capo con la cenere perché in faccia ti
dissi « esagerato ». Certo che è brutto
averlo pronunciato.
Cerasello (1975)
LA STAGIONE DELL'IMPENITENTE
LATIN LOVER
Appena primavera scorta,
corta per lui è già per i
giochi d'amore: e more
solito resta scapolo!
Il Marò (1967)
Anagramma (nascita/morte = monaca triste)
EPICRITICA SUL LAVORO
VINCITORE D'UN CONCORSO
Indovinello (l'elenco telefonico)
PERMAFLEX!
E' questo un letto che ci ha tutti i numeri e
grazie alla sua rete il più diffuso: ora di tele
pur dotato mostrasi; però, per più di un anno
non lo uso.
Simon Mago (1968)
Bello il principio, nuovo e originale;
brutta la fine, fa restare male:
specialmente la chiusa, che si dice
degnissima del voto, è assai infelice.
Il Dragomanno (1974)
LE DÉJEUNER DES CANOTIERS, 1881
Rebus (T e R Renoir rigato = terreno irrigato) di Briga
11
Enigma (la carrucola del pozzo)
Altri sulla collina,,
di Beppe da Giussano (1972)
(il giavellotto = valletto ligio)
IL GIOCATORE DI POKER
Nato in tempo di guerra
sotto il segno del Sagittario,
ho fatto il mio gioco
fra puntate, rilanci e gettoni.
A Campione
conobbi la mia ultima sconfitta:
dicevano d'avermi in pugno,
SIMULACRO
« Porté par l'illusion allusive a l'ètre obscur *
(A. Frénaud: Le silence de Genova)
Stride alla bocca il
tuo volto di capra
sospeso sopra
l'occhio-buco scavato
dal sacco lacrimale.
Prima era tua
la razza che portava
una corona,
or come folle giri
con la catena in gola.
che m'avevano messo in soggezione.
Ma in fede mia
gliela feci pagare:
contrapposto a un « servito »
gli ripulii il « piatto »
con la semplice mia combinazione
di coppia di fanti.
— oOo —
(marito tradito = armati/ridotto)
« Oggi in figura, etc. » e
c'è chi ti prepara
l'estrema unzione prima
che si corrompa il rotolo
del corpo.
Per te risale
a dondolarsi all'albero
un impiccato
che già trovò la luna
a dirgli buonanotte.
El serrano (1974)
IL FRATE CORDIGLIERO
Sciarada (tram/aglio = tramaglio)
Vissuto sotto l'influsso del
segno del Capricorno, la mia
professione di fede fu di
vergognarmi dei falli altrui,
di portar misericordia
alla gente che agisce alla
legge
e fare fioretti
per chi offende i propri simili.
DANZATRICE
era
Fortificato
da quest'opera mia riparatrice.
ho campato
per condurre a salvazione
tutta la gente in blocco.
— oOo —
(la catacomba = bocca malata)
LA COMARE
Di oscuri natali,
il mio segreto
fu nel segno dei Pesci:
di carattere graffiante
e apertamente sboccata,
fui sotterrata
a cagion della mia linguaccia
affezionata alle chiacchiere,
quando seppi
che c'era già bisogno del curato
strinsi i denti
e resi il fiato.
12
Quando
nei brevi tratti ripetuti
ti soffermi per un istante
al timido gesto di una mano,
quando
con una mossa improvvisa
di trasporto contenuto,
o in un crescente folleggiare
ci dai la viva prova
di toccante umanità,
sempre,
mentre spicchi
tra un rivestire di bianchi veli,
intensamente
fortemente
è un sentimento intimo che prende...
sempre
è un profondo afflato che ritorna
con quel gusto tutto nostro
che solo tu ci sai dare.
In mille quadri perfetti ti
sollevi rapidamente mentre
un riccio discende, mentre
piccole ombre paiono fremere
lievemente: nei tuoi occhi
profondi è tutto un riaffiorare
di una scorrevole, fluida,
palpitante vitalità.
Lemina (1975)
CRITTOGRAFIE A FRASE
/ ROMANI
Sciarada alterna (pila/altura = piallatura)
BLASONE
LA MIA CUOCA GAREGGIA
Questa volta davvero ce l'ha fatta ed
è stata la prima concorrente.
Dominando sui piatti di contorno ha
preso quota poi gradatamente: una
tavola, infine, raffinata pur se per essa
è stata una sgobbata.
Tiburto (1975)
Indovinello (il ferro da stiro)
II Girovago (1974)
(l'avita insegna
=
la vita insegna)
— oOo —
FATTI CURARE
Lilianaldo (1968)
(t'assistan egro
=
tassista negro)
— oOo —
GLI INVIDIOSI
GIUDICE DI PACE
Re Enzo (1969)
La sua facilità nell'appianare si deve al
fatto ch'è di buona lega, e con calor può
sempre dimostrare che il suo operato non
ci fa una piega!
(schiattano bile
=
schiatta nobile)
— oOo —
LA FATICA NELLA CAVA
Mistigrì (1968)
Anagramma (rammendatura
=
un dramma a tre)
BOTTA E RISPOSTA IN GEOMETRIA
— Faccia uno strappo, venga Lei, s'accomodi;
se ben risponde ci rimedia un sette:
quante sono le parti del triangolo? —
— Una metà, più una metà, più un terzo! —
Ascanio (1972)
II Frasca (1973)
(fa madido minatore
—
fama di dominatore)
— oOo —
L'ONDINA SULLO SCOGLIO
Cardili (1974)
(fa sciabordata
=
fascia bordata)
— oOo —
GLI SBIGOTTIMENTI
Indovinello (il circuito elettrico)
II Nocchiero (1966)
FANFANI E LA CORRENTE D.C.
Distribuisce le cariche (è un sistema)
perseguendo un suo ben tracciato schema; a
volte appare chiuso, a volte aperto, ma è
difficile ch'esca allo scoperto! La corrente la
segue con trasporto... ma non ci vedo chiaro
con quel corto.
Simplicio (1975)
Anagramma (la proda tiberina = il portabandiera)
(punto dan coraggio
=
punto d'ancoraggio)
— oOo —
IL SOTTOSCRITTO SCENDE IN PIAZZA
Dado (1972)
(Dado manifesta —
da domani festa)
— oOo —
L'EX OCCHIALAIO
I COMMENTI DEL PROF. MEDI
ALLE IMPRESE LUNARI
Fra Ristoro (1970)
(t'esibiva lenti
Col ciglio inumidito, qui a Roma, seguiva
gli sviluppi leggendari del « Gemini » che
poi passò alla storia; e alla gente (un
esercito) spiegava
— con toni coloriti — chi la gloria
tenea del suo paese alta, lassù.
Febei (1970)
Indovinello (la raccomandazione)
=
tesi bivalenti)
— oOo —
L'INSONNE
II Veronese (1969)
(conta di notte gregge = contadinotte gregge)
— oOo —
BUSCASTE
LA BARZELLETTA
Tello (1969)
Pur se dirla immoral la senti spesso
— e facilmente a molti ciò è successo —
se all'occorrenza viene scelta bene,
quanto è più spinta più favore ottiene.
Ser Puk (1968)
(ve le ànno date = vele annodate)
— oOo —
MICHELACCIO ERRANTE
II Leone (1969)
(l'ostile a far falla = lo stile a farfalla)
13
Biscarto finale (parità/verità = pavé)
Enigma (il tifoso del calcio)
Godi, fanciullo mio, stato soave
stagion lieta è cotesta.
G. Leopardi
A tutti i bimbi di Levante
NON C'E' AUTUNNO
NELLA TUA RIVIERA
Ore di festa, trepide d'incontri,
si schiudono al tuo cuore quando accorri
all'assiduo richiamo. T'accompagna
un tripudio di vita, e l'echeggiante
mare in un canto ti raccoglie, mentre
i sogni che s'intrecciano sul prato
t'avvincono in un palpito di sole.
Ogni angolo è un gioco: e a te, che vedi
le veloci discese dei tornanti
digradare tra brividi di reti
dischiuse a riva in impeti d'azzurro,
alate fantasie giungono agli occhi.
Le castagne finite in fondo al sacco,
il gusto sempre nuovo delle pere
o un mazzolino colto nel passare
su i campi in corsa, restano i ricordi
che eternano la breve tua giornata:
ma quando a sera, al murmure dell'onda,
ascolterai le favole dei maghi,
appassionanti storie d'altri tempi
rivivranno al tuo cuore, e il tuo più gaio
sorriso fiorirà, come fiorisce
per te, in questa stagione, anche una fresca
rosa di primavera...
Gigi d'Armenia (1968)
Sciarada a metatesi (cuna/bara = una barca)
IL RITORNO DELL'EMIGRANTE
E' Natale!
Un ultimo fiocco
e velato di bianco è l'orizzonte.
Parto per un Nuovo Mondo
ed una mano lieve mi sospinge
mentre il mio cuore è pieno di speranza
perché accarezzo sogni d'innocenza
col sapore di lacrime sincere.
Parto per sempre!
E nel mio cuore sono racchiuse
coi resti del passato
ataviche speranze. Vado,
per sempre, verso un altro Mondo,
verso la Terra degli Avi,
e capisco che questo è il mio destino
mentre la gente piange intorno a me,
MORTE D'UN CAMPIONE
Ricordo di Renzo Pasolini
I tuoi occhiali. I tuoi occhiali, un simbolo su
quel prato verde, dove bolidi impazziti si sono
annullati riducendosi nell'impatto un cumulo di
catenacci. Adesso per te solo una croce: la
fine d'un rischio diventato sistema.
Su! tuo viso —
maschera pietrificata —
si spalanca la bocca enorme.
La pista era fatta per te;
ma l'amara lusinga del circuito
canta ora la cruda realtà.
Di qui l'urgenza di dire
della tua natura incorrotta
schietta
come un bicchiere di vino.
Invece — mentre tu giaci —
le solite cose, dette stradette,
per mettere una pietra sul passato
per lapidarti
per « toglierti dai piedi »...
(T'hanno adornato con un manto
ma si sono scagliati su di te
criticando la tua forma
il carattere spigoloso,
i tuoi tratti terra terra...)
Mentre tutti sappiamo
che solo l'asfalto ha deciso
ha voluto
la tua fine.
Il Genietto (1974)
Enigma (il cappuccino)
NOSTALGIA
Quando più forte e struggente è
il desiderio di baci dolci e
confortanti, quando più forte è il
bisogno di riempire il vuoto che
deprime, quando il languore mi
prende, vorrei affogare con te in
un nero destino.
Ma mi risveglia una voce
che viene da fuori:
è come il buon dì
che si macera
in quest'alba lattiginosa.
mentre la Buona Stella
descrive il Suo percorso nell'azzurro
accarezzando con la lunga coda
la luna degli amanti,
mentre i fiocchi candidi di neve
svolazzano nell'aria
e velano di bianco l'orizzonte.
lo vado, tra le lacrime, in silenzio...
Elena (1972)
Ciang (1970)
14
Crittografia mnemonica
/ SUDISTI
IL PROVINO
Briga (1974)
Indovinello (la sedia)
LA CODA
(riserva entrata in campo nella ripresa) —
a mia suocera, sbottando...
Talor ce l'ho di paglia anch'io, lo ammetto, se,
per disgrazia, mi trovo in difetto. « Fra le
gambe », al contrario, me la metto, se lei mi
affronta e mi prende di petto. E lei? Lei sì,
che ne potrebbe avere attaccata una vera, al
suo sedere!
oOo —
Crittografia sinonimica
BIELLA
Laconico (1972)
(un'amichetta l'I evitata —
una michetta lievitata)
— oOo —
Capitan Trinchetto (1975)
Anagramma (enciclopedia = piccole daine)
Crittografia mnemonica
CAFE' - SOCIETY
La francese, l'inglese, l'italiana... e
quante voci su di lor!... Si sa: sono
damine fini e delicate, ma presto più
d'un corno spunterà...
Fra Diavolo (1971)
Lucchetto (pire/reperti/tiare =
pipe rare)
CONO GELATO
Procuste (1975)
(rotabile per Lecco)
— oOo —
Crittografia a frase
AVVISALE DOLCEMENTE
Alex (1975)
GLI EXPLOITS DEI GREGARI
Non son fuochi di paglia veramente,
se nelle prove in atto li osservate:
portarsi in testa proprio tra i papabili
per fare preziosissime tirate.
(con tatto informale — contatto informale)
— oOo —
Crittografia sinonimica
INERODUZIONI
Picnic (1970)
Indovinello (le doglie)
LE ORDE D'ATTRICETTE E
L'IMPRESARIO
Vengono fitte fitte ad assalire
ché ci son parti da pigliare ormai;
ma io che sono un uomo ed ho i miei guai,
non le posso soffrire!
Il Gagliardo (1970)
Peucezio (1969)
(in T E se tramuti esordi =
intese tra muti e sordi)
— oOo —
Crittografia a frase
FALSI BRAMINI
II Guado (1971)
(indù mentisconci = indumenti sconci)
Lucchetto (osso solo = Oslo)
LEZIONE DI SCI RIMANDATA
II temporale è scoppiato:
oggi non c'è cristiania.
— oOo —
Crittografia mnemonica
ULTIMA STREGA
Tantalo (1975)
Aldo (1969)
(l'avanzata delle sinistre)
Indovinello (il trapano)
DOMESTICA REFERENZIATA
Preso l'appuntamento, un bel da fare
si diede intorno e cominciò a girare.
Impiego troverà, ché nel suo stato di
servizio c'è un ottimo bucato.
Morfeo (1975)
Anagramma
(odio del geloso amante
= lago/Dedesmona/Otello)
PARTITA A SCACCHI
Un attacco furioso
fu la reazione
ali assillante minaccia
dell'avversario
di catturare la Donna.
Ecco la combinazione
spettacolare:
mossa dell'alfiere « cattivo »
sacrificio della donna bianca
ed il Nero abbandona.
— oOo —
Crittografia a frase
ABITI IN DISUSO
Spirto Gentil (1972)
(vesti già dimessene
=
vestigia di Messene)
— oOo —
Crittografia mnemonica
SUPERALCOLICO
Fra Bombetta (1974)
(il più alto in grado)
— oOo —
Crittografia a frase bizzarra
LO UCCISI SPARANDO
Aladar (1968)
(al « bum » di me morìa = album di memoria)
Beppe da Giussano (1974)
15
Lucchetto (pesce/scena = pena)
Anagramma
ALLA MIA LUNA SUL MARE
Luna, tu che non parli,
tu che vaghi all'azzurro inumidito
con un circolo freddo,
tu — che ami silenti abboccamenti
alla piccola ombra —
passi nell'aria a brivido di morte.
Rondine in volo od il guizzar di spada
nel riflesso d'argento si mitizza
di un'occhiata lucente.
Muta, ti guardo e intendo l'ineffabile
« voglio » del Creatore. Madre di
ipocrisia, nello splendore di riflessa
luce con le stelle a corona, nemmeno
tu sai dirmi verità, se pur ti vedo a
riposar colloquio sopra oscure
penombre di velluto o su una brutta
barca.
Grave, nel bagno eterno
ti annullerai del sol che poi risorga.
Scontata alle canzoni,
evasivo satellite di ignoto,
grazie dirà l'amore
alla tua compiacenza più furtiva.
Fatta di niente dolce ambasciatrice
mite hai l'aspetto di una cara estinta:
nel cheto lume mi si stringe il cuore.
Tristano (1967)
Anagramma (vela/timone
= vile moneta)
L'ULTIMO SOGNO
Vibra il mio sogno, come un frullo d'ala,
sulla coperta chiarità, dischiusa
nell'ombra d'invisibili orizzonti.
E' un bianco fiocco teso nella luce,
una carezza nei tramonti d'oro.
Nei flussi alterni di fortune amare,
fra giochi di cascate e azzurri rivi
in un solco di pianto è il suo destino.
Nelle liquide luci del mio sogno c'è il
desiderio di una salda mano, provvida
guida nel cammino avverso fra distese
ondulate, ove balena l'ombra d'argento
di lontani lidi. Resta del pianto
l'amarezza estrema mentre la vita si
trascina... e ruota dopo il lungo girar,
verso il destino.
Ma la mano protesa verso il bene non
ha raccolto l'oro dei miei sogni. Nel
dramma della vita, lo scadente,
spregiato verso, che non sa fortuna,
ha in sè l'impronta del destino umano.
Inappagata resta la speranza, mentre
racchiudo nella stanca mano il misero
cader d'ogni mio sogno...
Zia Tosca (1969)
(asino/il serpente cobra = consorte inseparabile)
LA RIMPATRIATA
Caro, vecchio compagno
dei miei — stentati — giorni di scolaro
colmi di memorabili stangate!
Persino nel pigliarci gli orecchioni
eravamo di coppia
finché la vita non ci ha separati.
Ti ho ritrovato adesso, dopo tanto
completamente grigio
il passo rassegnato
e la schiena incurvata
di chi si porta addosso una sua croce.
E mentre mi avvicino
ti racchiudi malevolo in te stesso:
spinti indietro gli occhiali
mi vai squadrando, ad occhi semichiusi
con estrema freddezza.
Né stupirei tu mi scagliassi contro
quasi fossi un nemico
— te la ricordi? — quella tua ballata
(finita nel cestino).
« La vita! Una spirale di bassezze
che si avvinghia alla terra
mentre la morte già le salta in testa!... ».
Ma — invece — tu rimani silenzioso.
Vorrei lasciarti solo, ma non posso
e se potessi, tu non lo vorresti.
Questo incontro, nel tempo, nello spazio
lo ha segnato il destino...
come ancora è il destino
che con un tratto — semplice — del dito
ti incatena per sempre
inserito in un cerchio universale.
Felice. O schiavo, se non hai fortuna,
sempre — però — incapace di affrancarti.
Potrà farlo la morte, e lei soltanto.
... E non avrà i tuoi occhi, ma il tuo pianto.
Fra Cassandra (1974)
Anagramma (gnomo lieto = gomitolone)
DALLE CONFESSIONI DI BROCCHETTI,
PUGILE SEMPRE BATTUTO
Piccolo folle! Come ho mai potuto
illudermi che fosse in mio potere
bruciar le tappe della lunga via a
passi da gigante? Ormai ridotto al
lumicino, del passato mio, fugata ogni
amarezza, rido anch'io.
Certo ho nutrito sogni di grandezza — al
titolo dei massimi aspiravo —
alimentando in modo esagerato, e a torto,
il f i l o delle mie speranze... Ma, pure
quando « in palla » sono stato, « ai punti
», sempre, m'hanno liquidato.
Aladino (1970)
16
ANAGRAMMI CRITTOGRAFICI
/ MILANESI
Indovinello (il fantasma)
IMPRENDITORE IN AUGUSTIE PER
LO SCIOPERO
Si trova in una condizion di spirito
spaventosa, per causa della quale passa la
notte in bianco lamentandosi da che
rimase senza personale!
Maurizio (1972)
CONGEDO
Ser Vìligelmo (1974)
(l'addio sognato da ogni soldato)
— oOo —
RUMOR DA MONACHINE
Tiberino (1971)
Anagramma (l'ago magnetico = moglie/cognata)
(scoppiettìo sotto i ceppi)
EREDITA' CONTESTATA
Verso la mezzanotte fu deciso: metà
per me, metà per mio fratello.
— oOo —
Toty (1969)
MISSIONE
Cambio d'iniziale (portici/vortici)
II Mandarino (1969)
(il ministero sacerdotale
latore del Cristianesimo)
LE RIFORME NON SI FANNO
Continuamente,
una volta dopo l'altra,
buchi nell'acqua! E ti prendono in giro
volutamente.
— oOo —
laia (1971)
GOZZOVIGLIANTI
Magina (1971)
(allegroni nell'orgia)
Anagramma furio slogan = naso lungo)
IL PARERE DEL GIUDICE
— oOo —
« Un gioco a frase molto convincente
che sintetizza buone qualità ». Averlo
pronunciato proprio in faccia
dimostra che ha del fiuto l'esponente.
TIZIO
Ciampolino (1971)
L'Arcangelo (1974)
(persona mai nota per antonomasia)
intarsio (panna/ladra = palandrana)
LA CAVALLINA HA FATTO FIASCO
Messa alla frusta, rimontò di corsa: fece una
distrazione e scappò via. Finì addosso ad un
maschio e, questi sotto, cadde lunga distesa...
Che cappotto!!
Nello (1973)
Anagramma (oste ardito = otto di sera)
BERNACCA
Corre i suoi rischi, ma si mostra alieno nel
darne a bere; e amabile sincero, con
precisione ti dirà: « A ponente venti costanti...
temporaneamente ».
Dèmone (1970)
Indovinello onom. (Nerone)
TENORE IN MISERIA
Son finiti i bei tempi! Ricordate quando
con quel suo fare così ardente attaccava
da sol « di quella pira l'orrendo foco »?
Ma è finito male: ha avanzato soltanto
qualche lira ed è rimasto senza capitale.
Fan (1972)
Rebus (F il Mosè = film osé) di Paolino (1970)
17
Lucchetto (diamanti/amanti a letto = dialetto)
Anagramma (grotta/il maniero = la trigonometria)
MESTRE VIA CASTELLANA 5 A
TU ED IO
Tu ed io, solitari,
carezze rotanti in purità,
soli nella notte, in fondo al pozzo,
stella del sud e montagna di luce.
I saggi gioiranno
raccolti
in pallide aurore di prismi,
una madre nera partorita
piccole rose d'un'alba evanescente,
le gocce d'acqua saliranno al cielo
e sotto il cielo il gallo canterà
e la bonaccia urlerà
sulla sponda delirante del crepuscolo
e dal becco di civetta
schizzerà dolore per la colomba perduta
e i ciechi bruceranno
con l'affanno tra le braccia
e i fedeli
si stringeranno sopra l'ala dei sogni.
Nel canto della notte siamo soltanto tu ed io,
tu, mia arida fiamma,
ed io, vivo
come un'eco di campane, a mezzogiorno,
come scarto di pensieri
dove i pensieri muoiono alle logiche,
impuro
come un conto corrente
in questa società di capitale,
consumato
come un espresso
in un locale di periferia.
Cleos (1971)
Anagramma (il treno/la nave = novella intera)
Intimamente ingenuo, semplice, sia pure,
ma qui vi ha abitato un UOMO,
un uomo contornato
da ostili tempi di pietra
e oggi chi vuole lo sa dove trovarmi,
sa dove toccare con mano
ciò che il tempo e gli eventi
goccia goccia temprandomi
in me hanno edificato,
ciò che il tempo e gli eventi
in me hanno demolito:
ecco, io sono qui in uno degli interni
lungo la Castellana.
All'antica, sia pure,
ma li ho saputi difendere i miei principi
e per nessuno è stato agevole
il contrastarli,
ma se qualcuno pur spezzò per me una lancia,
circondato da offese,
assediato da medievali privilegi
così comuni al nostro mondo,
io mi rinchiuderò in me stesso
fino alla resa dei conti
restandomene arroccato
qui nella apartheid della Castellana.
Qui in questo mio angolo
da cui ho ipotizzato
lungo la tangente della logica
la soluzione di tante problematiche:
il mio angolo,
il seno di tutte le mie elucubrazioni
da cui ho saputo prendere le distanze,
da cui ho aggiustato il tiro
da cui ho evidenziato lati sconosciuti
di visualizzazione,
il mio angolo,
funzione irrinunciabile della mia stessa tesi.
Nucci (1974)
FRANCESCA
Venivi innanzi uscendo dalla notte ed un
cenno del capo, tra la folla, univa alla tua
corsa il mio destino. Gracchiando si
chiudeva anche la porta dell'ultimo locale
e tu cantavi portandomi con te lungo la
via.
Portandomi con te lungo la via senza
confini, d'alberi fiorita, fra giochi d'aria e
palpiti d'azzurro aprivi gli occhi al vento
della notte. All'aggraziato ritmo dei tuoi
fianchi mi cullava il tuo canto passeggero.
E poi parlavi, e delle tue parole io non
perdevo niente. A poco a poco finiva
l'avventura, troppo breve... Risento ancora
l'eco dei tuoi passi, ricordo ancora tutta
tutta tutta quella favola bella che m'illuse.
Ser Viligelmo (1970)
18
Sciarada (star/nei/numi/do = starne in umido)
FINE DI UN AMORE
La luce mi grida il tuo nome.
Nel buio il tuo viso, palpitando,
si muove con garbo.
Macchine, assassini ineluttabili,
mi attirano
come richiami di civetta.
Incredibili fantasmi, come mani
impotenti, incombono dal cielo di
sempre.
Comincia il mio domani senza seguito,
mentre inizio una scala
che si concluderà nel profondo.
Delle esistenze perniciose, grigie,
che affogano,
non resta che un guazzo su tondo.
Ames (1972)
Enigma (il pugile)
Lucchetto (lamine/minerva = larva)
LE VOCI DEL BOSCO
UN ADDIO
Sinistro il destino incombe su di me,
stasera,
lo sento.
E nelle stelle che cadono
e lasciano orbite stanche
ferite di viola.
E' nel rosso delle rose
che si spacca tra i cespugli...
Ho lasciato partire l'ultimo diretto della sera,
sono rimasto per abbracciarti ancora,
ma ho bussato più volte inutilmente.
... un piccolo piano accordato,
i lunghi abbracci proibiti
i tuoi sorrisi falsi
il delirio del mare...
tempo passato.
Ho preso l'ultimo diretto della sera,
ho appeso ad un gancio il mio cappotto,
ho lasciato in un angolo la mia borsa vuota
mentre un gallo canta la sua vittoria sulla morte.
Angela (1972)
Lucchetto (attico/coma/mania = attinia)
RITMO IN BLUES
Vibranti d'una dolce eco sonora
si flettono melodiche nell'aria tra
l'oro delle foglie ed i riflessi di
tremolanti pagine d'argento. Una
luce ravviva i toni eterei di veli
sottilissimi e leggeri e diafane
movenze iridescenti in un gioco
di bolle vaporose.
E di luce s'avvivano nel chiaro d'una
fiamma leggera o al palpitare
fosforescente di fugaci lumi sopra i
fragili steli incolonnati nei composti
filari. Una divina sorgente di saggezza
il mito adombra nell'olimpica attesa
che si adorna dei sempreverdi rami
dell'ulivo.
E l'ombra passa diafana e leggera
ricoperta di veli e di fantasime nella
parvenza ignota, evanescente. Così
tra l'oro dolce delle foglie l'eterea
ninfa tesse il suo destino in fili
sottilissimi e lucenti e in una muta
aspettazione orienta verso voli
promessi il lungo sonno.
Giupin (1968)
a Satchmo
Sali in alto, tromba! Cerca in un
giardino di nuvole la tua «
polvere di stelle ». Domina, con il
tuo assolo ampio come un respiro
di cielo in un ritmo di scale a
perdifiato, mentre il basso
accompagna un sottofondo di
piano.
Ora è lontano il tuo assolo ad
ampio respiro. La voce rauca
stretta in un rantolo di pianto
canta la sofferenza di un addio,
Scende sul tuo volto l'ombra
dell'ultimo « blues » nell'attesa del
sipario finale.
Cala la notte senza tempo
sull'ideale fissato
negli occhi stupiti dell'uomo.
Una frenesia di note
impazzite di irreale
come folle in delirio
ti porta in un mondo isolato
di angeli bianchi
Cadono lacrime amare
sul sasso che ti nasconde.
Non sanno che la tua anima
vibra sulle onde
di un profondo « blues »,
che la tua « bocca di sacco »
porta all'infinito
la nota avvincente di « petit fleur ».
Doppia estrazione (beoni/becchini = occhi)
SIAMO IL SEME CHE MUORE
I continenti
già affondano nell'acqua
e noi ogni notte
inseguiamo visioni di fumo
dietro l'ultimo quarto
di una rossa luna di smalto.
Nella nebbia dello spirito
la sincerità ha consumato in noi
il consueto tradimento.
La terra apre per noi
le sue ferite
e noi affondiamo rimpianti
chiusi nel gelo
di una mortificante sottomissione.
In grigie depressioni
il dolore posa i suoi silenzi
e noi ogni giorno copriamo
un passato che aspetta lacrime.
La polvere getta illusioni
in specchi iridati,
e noi ci alziamo verso il cielo
in desideri di pace.
Ma se pure tu, cielo, ci ferisci
noi non potremo che schermirci
con lenti, fragili inganni;
poi, stretti nella tenebra,
ci abbasseremo nell'estrema sconfitta.
Nike (1972)
Zanzibar (1973)
19
Incastro (aglio/grifo = agrifoglio) CONFESSIONI DI
PREGHIERA
UN VECCHIO ENIGMISTA
autobiografia o quasi
Nella nativa terra, ove !a luce dell'orto spazia
fra le amiche mura, germogliarono in me le
prime spemi d'introdurmi in un mondo di
cultura. Nel campo nostro emersi, qui
esprimendo di certi spunti acuti il gusto
innato, e ritenni essenziale il contenuto dai
tenui veli della forma ornato. Ma quante
asperità, pria che maturo m'affermassi! E non
fu tenacia vana: ora che ho il capo bianco,
almeno resta di buona produzione una collana.
Sempre l'enigma amai rappresentare
come un gioco piacevole e ingegnoso
che affascina ed insegna. Ben lontani
sono i tempi oramai, quando — famoso
per il « doppio soggetto » — in me han veduto
l'aquila che mirabile s'impone;
e invero allor, col verso fantasioso,
feci un poco la parte del leone.
Ed ora? Pur se fiera è l'apparenza,
volto mi sento al pessimismo; è un duro
cruccio per me la prospettiva ingrata
ch'io possa sfigurare in modo oscuro!
Dell'età verde le migliori gemme
fra le sfogliate pagine ritrovo,
eppure alla mia fibra, ancor non doma,
nuova linfa ridà vigore nuovo.
Per questo amo tornare, anno per anno,
dei festosi raduni alle serene
ricorrenze, auspicando per l'eletta
famiglia nostra la concordia e il bene.
Ed è tal radicato attaccamento
che una speme ravviva: a mio decoro
— della vita terrena fra le spine —
m'arrida ancor la fronda di un alloro!
Marin Faliero (1968)
Tu, Vergine del Cielo
splendente in una fascia tutta bianca,
dischiudimi il Tuo manto azzurro cupo
trapunto d'oro, argento e di zaffiri.
Dammi un Celeste segno
che dia fermezza ad un cuore di leone
e insieme all'alto emblema di giustizia
sia guida nel terreno smarrimento.
Qui, prono sul Tuo altare,
più volte ho ricevuto, con fervore,
un ordine che fa di me quel porto
dove le colpe sono scaricate.
Ma invoco comprensione
se solo per metà si manifesta
un desiderio nuovo che sconvolge
!e millenarie basi dei Tuoi servi.
Ti tramuti nel Cielo
coll'lnfinito Bene che dà vita
come una goccia azzurra d'acqua pura
nella distesa grande come il mare.
Così, come un baleno,
sento quella presenza misteriosa
densa dell'odorosa Tua purezza
che intorno aleggia, pur se non si vede.
El Ben (1971)
Sciarada a scambio di iniziali
(Colli/belle = bollicelle)
RITORNO DI PERSEFONE
Dal grembo della terra, con le curve
dei vaghissimi fianchi e con perenne
ritmo, i bei seni accennano, sorgendo,
l'eternità di dolci primavere.
Un verde ammanto tenero di fiori
ne riveste i contorni e ammorbidisce
ogni agevole passo saltellante,
giù giù a le falde... dove un biancheggiare
va disvelando le agili caviglie.
Un assieme di grazie con leggeri ritmi
di danza fanno un dolce coro,
tralucendo da l'iridi gemmate soavi
stille nei ridenti volti che una
freschezza di novelle rose ingentilisce
sulle guance accese la porpora ch'è
fremito d'amore. Ancora fiori e ancora
semi al vento decide il gioco sempre
più animato:
Enigma (la fine della trasmissione TV)
IL GIUDIZIO
Quando udremo la Voce
dell'Ente Creatore Unico,
Supremo che tra le nubi e
i suoni eterei annuncerà
la fine, ci alzeremo
coralmente noi
sopravvissuti per
raggiungere i fratelli che
ci hanno preceduti in
quella pace ineffabilmente
agognata.
Nety (1971)
20
Lucchetto (lo zodiaco/diacono — l'ozono)
si sollevano i veli e pudibondi rossori
lungo i volti fanno a gara con le rose
di macchia, ricoprendo le languide
spalliere già a le coste che un umidore
lucido traspare. Le bocche coralline,
schiuse appena dal turbamento di
secreti veli, sanno, al grido insensato,
la vaga fioritura di mughetti.
Belfagor (1972)
CRITTOGRAFIE
MNEMONICHE
PELO E CONTROPELO
SONO RACCOMANDATO
Agrio (1967)
Ames (1970)
(campo di alte pressioni)
(sono le due passate)
— oOo —
— o Oo —
K. O.
ZUCCHERO
L'Arco (1969)
Flavia (1988)
(termine di confronto)
(sale d'aspetto)
— oOo —
— oOo —
HO LA MOGLIE FRIGIDA
Snoopy (1975)
PEDATINA A UN MINGHERLINO
Toty (1967)
(il calcio minuto per minuto)
(il piacere è tutto mio)
— oOo —
PEDONE SULLA ZEBRA
— oOo —
Marisa (1974)
TATTICA
Damone (1967)
(passante di diritto)
— oOo —
I BIDONISTI
(una condotta di campagna)
Cerasello (1975)
— oOo —
IL SOLITO FURTARELLO
Raf (1974)
(un comune reatino)
(gabbano con patacche)
— oOo —
GELOSIA
Totip (1970)
(complesso ad alta fedeltà)
— oOo —
SBANDIERAMENTO DEL GUARDALINEE
II Saltapicchio (1976)
(II movimento del FUORI)
Rebus (PIP l'inesaudita = pipeline saudita)
di Snoopy (1976)
Rebus (A si noma cilento — asino macilento)
di Laurentino
21
Enigma (la busta da lettera)
Incastro (dito/scolo/gora = disco logorato)
LA RAGAZZA ROSEMARIE
VINO PER TACERE
Se bevo un poco di vino, che fa? Sì, questo
dà nell'occhio e mi danneggia. Ma intanto così
mi figuro, a ridosso del cielo, digradanti
candide falangi in rosei tessuti a cantare per
te un'impossibile felicità. E, dunque, non
alzarti ad eludere — come in un vecchio gioco
di circo — la Morte. Non metterti a riaprire la
piaga, poiché nulla che a te non abbia io
legato, potrò nel tempo rivendicare.
E intanto ingurgito (qualsiasi liquido mi va, non
v'inganni il mio aspetto aggrondato, non
badate alle mie sporche lacrime). Mando giù
tutto, scendo sempre più in basso con il
carico dei tanti rifiuti ricevuti dal vivere
umano. Finché giungerò anch'io, per questa
mia condotta essenzialmente biologica, ad una
cupa fossa, degno finale dei luridi segreti che
mi son trascinato.
E, allora, assegnatemi un bottaccio ben colmo
(è comprensibile ch'io faccia in modo di tirar
l'acqua al mio mulino). Lacrime e lacrime mi
prostrano. Vedete, sono a terra e di pessimo
umore, con scarsa tendenza a riflettere
celestiali elevazioni. Perché — dannazione
d'inferno! — tu resti pur sempre morta, e tuo
solo ricordo è questo mio sudicio volto di
lacrime.
E se trascorso è il tempo per salvare
la facciata, mi chiederete, allora, di che pasta
io sia fatto, e per quale motivo con puntiglio
vada in giro strisciando a ripetermi
sempre più malamente, ora che la mia voce
è solo un fruscio, e non c'è braccio che
mi tiri un po' su di tono. Toglietemi, dunque,
di circolazione e lasciatemi inerte
nel mio cerchio inciso di cupo silenzio.
Fantasio (1971)
Sciarada (scia/callo = sciacallo)
ADDIO
Ti ho lasciato.
Ti ho lasciato un'impronta di me.
Ti ho lasciato uno spumeggiante ricordo.
Ti ho lasciato: e sparirai,
dopo il mio passaggio.
Ora, spesso, ti penso;
tu: superficiale,
tu: pressante, dalla faccia tosta,
tu: tormentante, hai tenuto
alla mia pelle;
Fragile cosa,
che hai sulla faccia un segno di fermezza,
serbi dentro di te segreti oscuri
forse d'amore, forse di denari,
e aspetti. La tua sorte è di giacere,
giacere nella tua piccola casa,
con la veste leggera e un po' scollata,
in attesa di chi ti spogli e poi...
e poi ti lasci in fondo al letto, stesa.
Piccola cosa,,
che un giorno forse ti chiamasti Rosa
o Bianca, in modo semplice e comune,
se mai qualcuno, mormorando un nome
che hai ben impresso, ti verrà a cercare
e ti vorrà per sé, nell'impazienza,
nell'ansia di scoprire il tuo segreto,
quello sarà che compirà nel letto
su te straziata l'ultima violenza.
Maddalena Robin (1968)
Intarsio (sede/'nodi/mar = seno di madre)
LA FIDANZATA DELL'UCCISO
Sta Santa nel silenzio religioso entro
la cerchia del suo borgo pio,
immobile, col braccio filiale a sé
stringe l'amato bene. Ecco fissa:
ancora
i grani luccicanti del rosario
le trecce che si aggroppano sul capo il
ricordo dei buffi fazzoletti e l'ore
trasmigranti delle navi, e già la gola
stringere si sente.
" Santa Maria » ripete... E l'eco ondoso
risuona con un mùrmure frusciante.
E' il chiaro della luna: quando il rombo
profondamente l'anima percorre.
Fu un colpo. Ed esso rotola, in suo male.
Il volto chiuso dentro il velo pesa così
gonfio di lagrime fuggenti. Già scopre gli
occhi lucidi d'amore e l'alba scorre come
un dono pieno. Ma già mammasantissima
diede il suo bacio, già tappò la bocca con
trepida premura all'affannata inquieta
creatura.
ed io: ho fatto una preda,
io: mi lamento di notte,
io: tra le carogne,
io: quasi una iena; ma
sogno già quella pace domestica.
Filogo (1976)
22
La mano
che ti spinse nel baratro sapeva
che andavi incontro ad un destino squallido
fatto di attesa o di abbandono. E pure
seppe piegarti prima al suo volere
e carezzarti a lungo, in modo esperto.
Un bacio: il primo e l'ultimo per te.
Cominciasti la tua vita di errori,
né ti aspettava in fondo al tuo cammino
una famiglia, un tetto, un focolare,
tanto meno un bambino...
Berto il Delfico (1972)
IL NUOVO CORSO
CRITTOGRAFIE PURE
Anche il « breve », timidamente, cerca di rinnovarsi abbandonando i vecchi schemi. Ecco una esemplificazione
di come uno stesso soggetto possa subire questa trasformazione.
BB
Fanella (1975)
(B ambo lette difilato = bambolette di filato)
— oOo —
Indovinello (il salvadanaio)
T
MI HAN FATTO UN BIDONE
Aloisius (1970)
Rimasi a bocca aperta, lo confesso, di
fronte a certe offerte generose; so chi
mi ha fatto fesso: sono quelli che mi
presero un dì per i fondelli.
(T ubicato dici
=
tubi catodici)
— oOo —
Ser Berto (1969)
Indovinello (il salvadanaio)
M
I
C
A
Buffalmacco (1970)
(lontane M I C A
= l'onta nemica)
BERLINGUER
— oOo —
Con i suoi soldi
è facile
prendere tutti
per i fondelli.
Ma vedremo alla fine
chi sarà il fesso:
lui
o noi che lo manteniamo?
PERLA
Maurizio (1974)
(soluzione: PERA, eroso L =
soluzione per aeroso!)
— oOo —
Ser Berto (1975)
NATO N... N...
Ascanio (1968)
Indovinello (il bocciato)
(ad ulteriori N, facci A T O =
adulterio rinfacciato)
ARRICCHITI
Un quattrino,
due, tre, tanti quattrini. Poi
si prede, per forza,
il contatto con la propria classe.
— oOo —
DANTE
II Morello (1973)
Cuore di Mago (1971)
(D e liquidiam ANTE — deliqui di amante)
Scarto iniziale (furto/urto)
— oOo —
DOPO IL COLERA
D.STRA
— Pare
che proprio un « repulisti » si
voglia fare.
— Ma tu
che cozza dici?
Mao (1971)
(ond'aver DESTRA da l'È = onda verde stradale)
Magopide (1974)
— oOo —
CIOCCHI
Indovinello (la ragazza madre)
Ugo d'Este (1973)
LA SOLITA ATTRICETTA
(con C I lì abolisci OCCHI =
conciliaboli sciocchi)
Con il successo inatteso
che avrà il suo nome
farà una vita diversa.
Niente fede,
ma in compenso la pancia piena.
— oOo —
MU'
Paolino (1967)
Mig (1974)
Bisenso (tema)
IL COMPROMESSO E' VICINO
La sensazione è quella della «
stretta finale ». (Bisognerà
pur farcelo un pensierino,
bene o male).
(M appena scosterete, U tonico =
mappe nascoste/re teutonico)
— oOo —
VIA
Zanzibar (1973)
Maurizio (1975)
(tra V A sol I è vedibile = travaso lieve di bile)
23
Cambio d'iniziale (caccia/faccia)
Anagramma (costa/un amo = cosmonauta)
AMAREZZA IN UNA NOTTE DI LUNA
Le stelle della tua bandiera sono, America,
come tanti fiori di proiettile.
Cercatemi
davanti agli infidi frangenti
che si abbatteranno su di me.
Non mi raggiungerà l'impetuosità
che trascina le stelle
nella sua danza,
nella sua cadenza:
a me ne arriverà solo
una morta, scialba parvenza.
E. Evtuscenko
In questo mondo aperto alla passione
della violenza, allenato all'indifferenza
per i massacri delle bombe,
c ' è un destino di lacrime
per chi è assetato di vera libertà.
Ranno comprato la vita di Bobby,
hanno sparato a King:
tornano ai loro soliti affari
gli sporchi assassini,
dopo aver celebrato degnamente
la figura degli scomparsi.
Nel paese dei « falchi » e delle « colombe »,
dei fucili acquistati per posta
esiste una libertà:
la libertà di uccìdere.
Cercatemi in scivolii
di muti pipistrelli:
nessuno mi vorrà vedere.
Luna non guardarmi,
Luna non toccarmi,
perché morte è la mia vista
perché morte è il mio tocco.
Cercate la mia anima nascosta
da ciò a cui sono attaccato.
Cercatemi nel buio squarciato
dall'urlo degli stadi, cercatemi
nelle navi che ciondolano
in mari e spazi tranquilli:
in questa notte di luna,
aspettando che mi colga
ancóra un'altra aurora, mi
troverete, solo.
Etienne (1975)
Anagramma (investigatore = giovane triste)
PIOGGIA D'INVERNO
Per gli intricati dedali, a fatica
la mia strada difficile io percorro
con esitante passo e, a onor del vero,
cerco un poco di luce
che rompa la foschìa di questa notte,
mi dia senso e mi orienti ad un traguardo
non so quanto lontano, io vado e spero
che per me spunti un raggio...
Ansia e speranza con alterna vece
premono il pensier mio, teso soltanto
verso la meta... In fondo a questa via
vedrò forse più chiaro.
Nella bufera che mi avvolge, invoco
quel sole che non vedo, anche se breve
fu sin qui il mio cammino e rigogliosa
ebbi la mia stagione.
Ma mentre io solo più sereni aspetto
giorni migliori, il nero cielo avverso
le mìe attese delude e fredda pioggia
bagna tutto il mio volto.
Così la strada proseguendo io vado
oppresso da una nube dolorosa;
passerà quest'inverno e allora forse
avrò un poco di sole...
Ser Puk (1970)
24
AMERICA
Ti abbiam creduto la coscienza dell'umanità:
tu hai tradito tante nostre speranze;
tanti bei sentimenti. Giù la maschera!
Chi crederà che possano salvarti
le decorose apparenze del prestigio?
La tua superficialità reca il marchio
dell'individualismo
e di un insopprimibile razzismo;
le tue strade raccontano una storia
costruita sul sangue.
Ora sei colma d'odio, ora sei piena di furore.
L'età del benessere può ignorare
le terribili distruzioni,
ma la civiltà della plastica
non potrà cancellare le macerie.
Fra Me (1968)
Incastro bizzarro (oo/idi = oidio)
LAMENTO NEGRO
Busserò alla porta, per la pena, per questo
peso che mi opprime ancora. Oserò confidarti
il mio passato e tu mi farai posto, come allora,
sul sedile di pietra abbandonato... E infine
me ne andrò solo, piangente trascinando la
squallida catena... Ma a che potrai giovarmi?
A niente, niente... Come il ricordo si
risveglia tristo del brutale omicidio! Ora è
lontana la folle primavera insanguinata: un
uomo bianco, una preghiera vana una lama
guizzante e rinnegata... Ed io lì, a mezzo,
proprio lì! quel giorno... Con un nome oramai
quasi sinistro funestamente noto, oggi
ritorno...
Pure, odio ancora il bianco maledetto
che piegò la mia vita, con violenza
devastando, feroce, da padrone! Potessi
avvelenargli l'esistenza, distruggere la
sua generazione... Soltanto spine, avrò
di questa vita, aride. Che destino,
ahimè, negletto trascinerò così, da
parassita...
Scarabillo (1967)
Anagramma (Gesù/il Giordano = un raggio di sole)
LIFE STORY
Enigma (il rompighiaccio)
PLENILUNIO
Quando nacqui,
eravamo povera gente,
faceva un freddo cane.
Mia madre,
benedetta donna
che non aveva niente di originale,
aiutava in bottega.
Perdio, disse mio padre,
con questo maledetto latino di mezzo
dovrai sacrificarti
se vorrai fare il maestro.
Ed io, fatto uomo,
feci dei miracoli per arrivare
con vera passione.
Ho lottato una vita per farmi strada
contro l'aridità
di questa santa terra
che mi ha generato,
ed ho vissuto lungamente
in uno stato di depressione.
Eppure la mia storia
è piena di cose memorabili:
inseguendo un'antica promessa
ho fatto carriera,
abito nel corso principale
e sono riuscito a mettere assieme
molto liquido.
So che alla fine
anche io finirò morto,
Uno schiaffo di luna
rossa
falcia sul mare
luci martellanti
clamorosi
silenzi
sorti coagulate
di bianco
solide attese
inesplorate
a un fantastico bisturi
s'apre la strada
la preda del mare
in mille schegge di luce
rotta
d'ansimante furore
in un lento
tardo progredire
che si richiude
allo schiaffo di luna!
Mattia (1971)
Sciarada alterna (Argo/zigolo — arzigogolo)
LETTERA A STESICORO
Se penso al lungo viaggio (e tu Stesicoro
dello storico evento prestigioso
posto hai la firma a tante e tante pagine)
alla conquista d'un trofeo prezioso;
quanto ti sobbarcasti non dimentico;
e la città di antica fondazione
greca, da l'aria rarefatta, nobile
rivedo, e te in fervente eccitazione.
In nulla ti perdevi,
occhi per tutto, occhi per tutti avevi.
ma nonostante questo
mi alzo la mattina di buon'ora
e ringrazio la mia buona stella.
Mio padre,
che consuma una vita
a fare la rivoluzione,
mi ha lanciato per il mondo
per darmi un avvenire brillante.
E ne ho fatta di strada, io,
per anni, tutti i giorni.
Ma sono arrivato
e, serenamente,
posso guardare la gente
dall'alto al basso.
Ser Berto (1971)
Rebus a rovescio (è l'Avana città T =
tattica navale) di Franger (1975)
Ripenso al lungo viaggio, sullo spegnersi
della calda stagione, da una sponda
all'altra sponda; nell'azzurro cerulo
del cielo teso e della placida onda.
Volò. Or ritorna dalla terra mitica
la tenera tua penna ad aleggiare
tra vibranti figure d'alti musici
— lieto stormire, dolce tuo cantare —
ma intanto a me, scherzando
mi becchi: qualche cosa stai covando.
O cos'è mai questo tortuoso prendermi
bel bello in giro, e in punta d'uno spillo
trarne espediente per fantasticaggini e
infilzarmi cavillo su cavillo? Perciò mi
chiedo dove pensi giungere: se è una
trovata, se è una stravaganza ingegnosa
e bizzarra, a quale formula ampollosa
risponda, ché, in sostanza, poiché il
vago aborrisco io non ti seguo. No,
non ti capisco.
Pat (1971)
25
Anagramma (ballo in maschera = l'asma bronchiale)
Sciarada a scarto (la para/tomaia = laparatomia)
UNA MASCHERA SUL VISO
TEMPESTA SUL GOLFO
Davanti al Capo scende un fitto velo
(vicino è il temporale) ed il Creato
occultato è da un'ombra di mistero:
un'ombra perforata da ammiccanti
vivide luci... Col cambiar del tempo le
onde si rinforzano e, sul seno, tra un
volitar di fiocchi e di velacci, si sfrena
l'altalena delle poppe... Or,
d'improvviso, levasi una tromba: in
giro, nella scia della sua marcia, i
tronchi si contorcono frementi; fruscian
le palme l'una contro l'altra. Degli
elementi al folle scatenarsi gemono i
legni, vibrano le corde: sfrenato s'è fra
i vortici l'Ignoto.
Con sibili sinistri i moti aerei si
alternano nel senso: una goletta nel
doloroso dramma, sussultando, ecco, la
strada tenta verso il largo, fra le
correnti buone; a bocca aperta un
mozzo va cercando di passare con
gran fatica fra le corde tese. Oh come
fischia l'aria e con che pena della
carcassa va gemendo l'albero! Se
ottenebrati sono i lumi estremi e i
colpi s'infittiscon fra le coste, agli
infelici, no, non viene meno della
salvezza il desiderio anelo: alla ricerca
del passaggio ambito — là negli
angusti e spùmei canali — continua
ancora la lotta per la vita...
Il Troviero (1969)
Forestiera,
la tua origine è come un libro aperto.
Sei nata fra le lacrime,
chi ti creò sgobbava come un negro
per un goccio di latte e qualche pane.
Ora non piangi più:
da che hai trovato un buon lavoro in fabbrica
ti dai un sacco d'arie.
Ma travolta, schiacciata
dal ritmo logorante ed incalzante
del progresso moderno,
ti senti spesso sola
e desolata.
Devi prostrarti ai piedi di un padrone
per far carriera
e, allacciata al suo collo,
diventare strumento dei suoi spassi.
Ma non toccare il fondo;
una maschera metti sul tuo volto,
sii superiore alle bassezze umane.
Pur nei quartieri bassi
si annida la fortezza.
E quando sarai vecchia, riderai
a crepapelle.
Le mille tentazioni della vita
non servono a spiegare
le ragioni di tanta corruzione,
dell'intimo travaglio
che rode e affligge quest'umanità.
Metti dunque una maschera sul viso,
schiudi le labbra roride e carnose
e guarda la morbosa vanità
con senso di distacco.
Un dì, quando le pene avranno fine,
ti ricompenserà
la gioia di un affetto sviscerato.
Enigma (l'uva)
Beniamino (1975)
Anagramma
INVERNO
Sei qui! Oh, come mutata
nel vivace costume mascolino,
ma sempre quella bruna
che incontrai nell'estate...
Ricordo la verde collina,
acerba forosetta
attaccata alla madre!
Poi uomini duri ti presero
e ti ebbe un mostro senza cuore
nell'oscuro vortice
di torbida passione ribollente...
Oh, il lamento e i capelli della madre
arruffati sulla ventosa balza!
Ora nel freddo inverno mi torni,
dolce di quel passato,
limpido l'occhio cristallino,
e mi scalda il rubino
della tua bocca,
come una coppa di fragole,
che mi dà il fuoco della tua anima
nel mio freddo inverno.
Gigliolo (1971)
26
(scuola/testi/disegni/scolari calmi = il
solutore d'enigmistica classica)
NEBBIA IN VAL PADANA
Non rimuovere il cumulo dei sassi...
(Saffo)
Elementare parvenza
a banchi, dove pare
la nebbia si rischiari
e libri.
Abbozzi,
cupi di spirali.
Rettifili sfogliati
sui tracciati dell'anima di fumo...
Quanti inerti fantasmi
entro i banchi librati, in
quei silenzi bambini!
Emerso da un labirinto di nebbia e penombra,
oltre i passi petrosi l'uomo cerca le stelle.
Guido (1974)
Sciarada (lira/scibile = l'irascibile)
Sciarada a scambio (decreti/pezza = decrepitezza)
ATLETI ALLA « MILANO - SANREMO »
RIVIERA LIGURE
La partenza
Eccoli pronti qui secondo l'ordine
dall'alto stabilito e — come leggi
sulla «Gazzetta» — ognun col proprio numero...
Un ultimo controllo delle camere
eppoi: — V i a ! ! ! — Qualcuno già s'impone
con grande autorità;
un altro pare venga ostacolato,
questo è in ritardo, quello è contestato...
Interessa come un simbolo
d'italiche memorie, ricca di
apprezzamenti valutati
ovunque, con risonanze rimaste
nel ricordo di argentei riflessi
e di poetica armonia.
Comprendere interamente
la grandezza qui rivelata
dall'opera divina,
fu sempre come spaziare
verso l'immensità dell'ignoto;
fu conoscere ogni segreto
della natura,
in una visione luminosa.
A metà percorso
II campione si stacca e i primi effetti già
si vedranno dopo qualche prova, ma sarà
lunga ancor!... Quindi uno strappo pare si
accenni nella retroguardia, ma c'è Taccone
a far da tappabuchi; altri sembra uno
straccio quando è costretto ai margini per
riparare ad una foratura.
Natura fortemente dominata
di quei riflessi contrastanti,
nell'agitarsi violento
di luci ed ombre,
manifesta persino
alla furia degli elementi
che si scatenano
per l'asprezza di Nervi.
L'arrivo
Ormai siam giunti ai faticosi « Passi », col
fiato grosso e gli arti doloranti; la schiena
più s'incurva quanto la meta appare più
vicina. Qualcuno manca, ha abbandonato
prima... C'è chi si appresta al bacio che
sancisce la volata finale ed il traguardo
dopo la lunga estenuante marcia.
Il Povero Fornaretto (1975)
Lanciotto (1975)
Rebus (dov'eran dardi cor s'à = dover
andar di corsa) del
Morello (1967)
27
/ NORDISTI
I GENOVESI
Indovinello (la bugia)
Indovinello (la forchetta)
SCIOPERO DELLA FAME DI UN GENERO
MIA SUOCERA AL VEGLIONE
DI CARNEVALE
La dovreste vedere come balla con
quelle gambe corte... in verità, giacché
s'è mascherata, davvero una credenza
m'è sembrata.
Poiché non t'accontenti sol
di mostrare i denti, ma
sei continuamente oltre
ogni dir pungente, da
quando ci sei tu cibo non
tocco più.
Il Nano Ligure (1969)
Il Valletto (1967)
Anagramma
(regina della musica negra = la grande muraglia cinese)
Anagramma (l'ancora/carena = la cronaca nera)
LA
COMPLICE RIPUDIATA MINACCIA
In te speravo tanto, che impegnata
a fondo m'ero! E a mare vuoi buttarmi?
La mia parte fu qui opera viva,
tu Io sai. Perché vuoi liquidarmi?
Se ciò farai, bada, che l'ho scritto:
a tutti rivelerò quel tuo delitto!
Ferraù (1969)
Lucchetto (biga/gas
= bis)
LA MIA PICCIOTTA Ella si
stende ancor tra i mandarini.
Il Grigio (1974)
Lucchetto (travetto/vettovagliamento = travagliamento)
LO STABILIZZATORE DELLA MIA TV
Certamente non è impiegato bene
se, provvedendo all'alimentazione,
ecco tutta una serie di disturbi ad
aumentar financo la tensione!
CORRIDORE SFORTUNATO
Gigi d'Armenia (1975)
In corsa con quei due
che tiravano in volata
ha tentato la fuga
in più d'una occasione.
Per un bel pezzo, si è imposto,
poi, tutti d'accordo,
l'hanno preso.
Indovinello (il telegrafista)
ADAMO E LA MELA
Tacito (1975)
Lui che una certa linea s'era imposto a
furia di sentir batter quel tasto, a rischio
di lasciar la zona e — forse — mandare
tutto quanto all'aria, morse.
Ames (1972)
Anagramma (giornale in regalo)
UN
Anagramma (miocardite = taci e dormi)
EROE
BASTA CONTESTAZIONI!
Caduto sotto il piombo, eppur presente!
Mattia (1970)
Anagramma (prove/tacita verità — provetta aviatrice)
Per l'affezion che mi sta tanto a cuore e mi
costringe ad essere paziente, io mi limito a
dirti dolcemente: « Non voglio discussioni e
buonanotte! ».
NUOVA PROMESSA DEL
CALCIO FEMMINILE
Fra Rubizzo (1971)
Indovinello (l'indice del libro)
Ouelle sperimentate, inoppugnabilmente,
più valgon per la gente;
questa in silenzio affiora, ed io vi attesto
che in luce verrà presto
Sarà l'ala perfetta, che figura
come azzurra sicura.
Il Bruco (1970)
Indovinello (II cervello)
UN CORRIDORE DELLA MIA SQUADRA
NON HA APPETITO
Sto in pensiero per lui ogni momento
ché d'una scatoletta egli è contento,
d'altronde in testa ci sta sempre lui
ragion per cui...
Iperion (1969)
28
L'ARCHEOLOGO S'E' SBORNIATO
Poiché s'è dimostrato
per le ricerche utile, fu detto:
— In fondo in fondo non ci resta altro
che sistemarlo a letto —.
Papà Carlo (1967)
Anagramma (vetro opaco = ovo crepato)
RE HUSSEIN E' SCESO IN GUERRA
Senza troppo rifletter, col miraggio di
conservar soltanto l'appannaggio, non
può certo sperare nel successo:
povero cocco, l'hanno fatto fesso!
Ser Brand (1968)
|
LE MARIONETTE
di Testadilegno
*a
HOBBY NELL' HOBBY
Faceva
l'enigmistica
con passione
serietà
e decoro
aveva un hobby:
il lavoro.
L' ENIGMA
« L'enigma perfetto
— diceva Stelio —
è come un guanto »
Non dic e va
peccato
che qualche volta
è come un guanto
di pugilato.
EDILIZIA
« Anch'io
ho portato
i miei matton i
per costr u ire
l'edificio
della poesia enigmistica. »
Ed aveva
mille ragioni
di chiamarli
mattoni.
ASSOCIAZIO N I
« L'enigmista
non è
animale associ ativo ».
Sono d'accordo
sull'aggettivo
ma un dub bio
mi assale
riferendomi
all'animale.
AVVERTIMENTO E
si ricordi bene
caro amico io non
dico, disdico.
MODI Di DI RE
Una
delle definizioni
tra le p iù belle:
chiamare
le riviste:
LO STILE
Se lo sti le
è l'uomo
molti enigmisti
spesso
sono
di dubbio sesso.
IL COMPLESSO D'EDIPO
Siamo tutta
una grande famigli a
di stampo discret o
una bella famiglia
come quella
del principe Amleto.
CONTROCORRENTE
Cercava
i guai nel mondo
anche quelli
più tristi
per dimenticare
certi enigmisti.
IL PERSON AGGIO
Non ha mai
capito nulla
d'enigmistica
ma
l'ha sempre fatto
con estrema convinzione
e tatto.
Concedeva
poco
al soggetto apparente
ed a q uello
reale
addirittura
niente.
DESIDERIO DI MEDIOCRITÀ'
Che cosa ec c ezionale
se un giorno
di me di c essero
è morto
un enigmista normale.
FATTO COSI'
RISULTATO
La faccia
del conc o rsaro che perde
è sempre
più verde.
ANTICONCEZIONALE
Quando
scopriranno
le pil lo le
anche
per gli autori
troppo pr olifici
speriamo
che il Vaticano
non ci m e tta
la mano.
IL GRANDE
Per fa r si invidiare
costui
frequentava
enigmisti
peggiori di lui.
PUNTO DI VISTA II descrittivismo
degli altri è una cosa varamente
penosa.
ULTIMA SPIAGGIA
Restarono
solo
due enigmiste
fondarono
altrettante riviste.
in enigmistica
si è rivelato
completamente
sbagliato:
L' ISOLATO.
ADULTERIO
li soggatl o
apparente
fece le corna
a quello reale.
Dalla relazione
illegittim a
al catti v o
nacque
un gioco descrittivo.
ALTERNATIVA
Andiamo
alla seduta tecnica
o vuoi
che ci mettiamo
a litigare fra noi?
NOMENCLATURA DA RIVEDERE
Mai
un nome come que sto
MASSIMA
La vanita
degli altri autori
è insopportabile
perché
offende la nostra.
PER FINIRE
Niente paura,
amici:
le « Marionette »
non finiranno mai...
Infatti,
secondo una statistica,
continueranno
a popolare
la fauna enigmistica.
Rebus (FI chi dindi à = fichi
d'India) di Snoopy (1974)
L'EQUIVOCO
Poiché l'enigmistica
è un hobby
intelligente
credeva che si potess e
far a meno di esserlo
personalmente.
GIUS T A LAMENTELA
Papa,
disse l'indovinello
al Vall e tto,
perché
hanno tutti di me
così poco rispetto?
consorelle
STADI
L'enigmista
passa
attraverso
tanti stadi.
Quand'è in quello
eroico-masochistico
CRITICA AL L'ANTOLOGIA punisce
se stesso
Siamo tutti
ed organizza
democratici
il congresso.
almeno
fino a quando
IL MODERNIS TA
non siamo al comando.
Fa un lavoro
di grand e
LO SC AMBISTA
abilità:
Le vie
taglia
di questo signore
esattamente
sono
gli endecasillabi
infinite.
a metà.
FENOMENO
Fece parte
di una giuria
e nonostante quello
gode ancora
di molta simpatia.
CONSIDE RAZIONE
A patto
che sia b e n fatto
l'enigma,
anche quello
più strano,
in ogni concorso
è un gran ruffiano.
L'indovinello
è suo fratello.
CRONACA NERA II
bisenso incontrò la
poesia e la prese a
pugni lungo la via.
L'ENIGMI S TA MEDIO
II poetico
s'è rinn o vato
il breve
si rinnova
la crittogra f ia
è sulla via
ma lui
col pensiero
è rimasto al primiero.
29
ANTOLOGIA DI PROSA
Una raccolta dei più significativi articoli di prosa presupporrebbe valanghe di pagine a disposizione: penso allora
che lo scopo di dare un'idea di quello che è stata la
prosa in questi 10 anni si possa tentare di raggiungerlo
attraverso un unico articolo costruito con tanti ritagli di
autori diversi.
Quali gli argomenti? Vediamone alcuni, con la speranza di
incontrare l'interesse dei lettori.
di una opera o di un grande, o di una grande impresa,
ben difficilmente lo svolgimento si stacca da una forma
didascalica o laudativa, che poco o nulla ha da spartire con
i sentimenti dell'animo, sgorgati così, natura/mente, e
non dettati da una stinta storiografia. E' per questo che
approviamo e sottolineamo ancora una volta l'ultimo lavoro
di Cleos, svolto nella cornice a lui congenita, senza le
briglie di un significato apparente ottuso e desolante.
IL RINNOVAMENTO DEL « POETICO »
Magopide (Vino nuovo in otri vecchi - 1968) annota:
Denuncio il comodo « adagiarsi » di molta parte di noi sui
cuscini di un linguaggio che non ha niente d'imprevedibile
e vivo chiuso com'è dentro codificati stilemi. Questo spiega anche la poca attenzione dei lettori ai lavori che vogliamo dire poetici: dopo un lampo di soluzione, il resto
per loro è tutto ovvio e scontato; mentre il nostro linguaggio dovrebbe sollecitare una piena e completa lettura
per scoprire quel che veramente può salvare l'aggettivo
« poetico » dato al componimento.
In tal caso il richiamo alla tecnica (intesa fino alla conservazione di un consacrato modo di scrivere) può solo
mascherare una insanabile idiosincrasia per la fatica di
un adeguamento dell'enigmistica alla vera poesia. Succede
così che gli autori restano asserviti a una specie di linguaggio dogmatico « per formule », tale da non scalfire
ormai la « forma mentis » dei solutori. Per cui dicevo che
gli uni e gli altri si condizionano, come in un circolo vizioso, con il poco lusinghiero risultato di una decadenza
dell'ispirazione a livello meccanico. Scommetterei che un
calcolatore elettronico programmato a dovere sarebbe in
grado di sostituire le nostre produzioni enigmistiche ed
esaurirle in poco tempo se il nostro linguaggio resta « informato » a un rigido sistema di riferimenti. Ed allora il
contrasto non è tra nuova e vecchia scuola, né tra
vecchi e giovani; ma tra chi tenta un più vivo eloquio
poetico e chi non ha volontà (pur avendone le capacità) di
rinunzi are ad abituali e consunte modalità espressive.
Semmai il dissidio tra vecchio e nuovo è proprio quello
accennato più sopra: la nuova, perfetta tecnica (quella in
uso) del significato aperto alle due interpretazioni e il
discorso (vocabolario, fraseggio e metrica) rimasticato su
schemi linguistici d'apprendimento e non d'invenzione.
Già un gruppo di enigmisti che pensa di dare vita ad una
nuova pubblicazione ha una sua scelta enigmistica ed
estetica da proporre. AENIGMA si mostra subito estremamente sensibile all'esigenza di una poesia enigmistica
diversa e precisa nel suo programma (N. 1 - 1966): ...poiché
non è lecito accettare come definitivi e insuperati certi «
momenti » del passato, come è al di fuori di ogni discorso
creativo chi punta esclusivamente su « valori del momento
», negando all'arte che fu un interesse plasmante.
L'esperienza creativa, per essere tale, deve contenere
prospettive e dimensioni del passato, cioè, in una parola,
la tradizione. Sarà il nesso fra presente e tradizione a
garantire una manifestazione di validità, proprio perché non
trascura l'attuale, ma lo confronta, provoca e induce a reagire il contatto fra le nozioni di « prima »... Impareremo
in tal modo a non stupirci leggendo vieti bisensi nel castone di moderne espressioni, o lepidi epigrammi alternati
a battute quasi astrattiste.
La diagnosi. Il malessere, serpeggiante da tempo, esplode
in polemica in occasione del Premio Levanto 67, con l'assegnazione ad un enigma per il quale gli stessi giudici
manifestano non poche perplessità. Brand scrive (Da Levanto, con spietata sincerità - ott. 1967):
Da che trae spunto la critica della Giuria circa una lamentata latitanza di vere ispirazioni? Si richiede un diverso
atteggiarsi degli spiriti, l'opera di un nuovo sentire e di
una nuova fantasia. Nuovo, perché il bel « poetico » passato è bensì duraturo — vorremmo dire eterno — nella
sua bellezza, fonte di perpetua gioia, ma è passato; e si
può e si deve amarlo ed ammirarlo, ma non è concesso
tritarlo. Questo, io credo, sia uno dei desideri, magari
inespressi, di chi Giudice è stato. Quali le pecche che si
rimproverano ad un genere di lavori quale quello premiato?
Anzitutto il significato apparente lega completamente lo
slancio lirico. Vi sono accenni di poesia encomiastica, che
soltanto un Bracciolini, all'età sua, poteva esaltare; esaltazioni e precetti puramente gnomici, sfocianti talvolta in
apostrofe inevitabilmente anacronistiche. Non sono, certi
tipi di opere, nati da nuove e personali esperienze; sono
ricchi di luoghi comuni, ai quali si va incontro o per insufficiente meditazione o perché suggeriti da forme di
ostentazione moralistica o di imitazione letteraria. La precettistica viene dal cervello, non dal cuore! Con argomenti
del genere si accende, purtroppo assai spesso, ai decorsi
stalli dell'Enigmistica, attraverso interessamenti, doppiamente apparenti — è il caso di dirlo — per cose pubbliche
o grandi personaggi del passato, attraverso panorami sostanzialmente nebulosi e perciò facilmente obliabili. La
fantasia non è rapita da alcuno, perché latita; la meditazione, già dissi, esiste come i sentimenti non provati. Il
periodare è condotto verso il borioso: anziché del principio dell'indissolubilità del lavoro — armonia di forma e
contenuto — sì potrebbe parlare di «due forme »: una
seria in origine, che contrasta poi con l'altra, assai retorica, che svia anima e parole...
Tale diagnosi viene ribadita in successivi interventi, come
in questa nota ad un lavoro del 1968:
Riteniamo sia soprattutto dovuta, la sua evoluzione, all'essersi, liberato, nel soggetto apparente, degli orpelli ottocenteschi, sia nella forma che nella sostanza, rifuggendo
dal prendere a modello certi richiami a cose del passato,
che non possono ispirare forme di vera poesia. Parlando
30
La difficile strada. Ma tutto non è così semplice. « E'
l'enigmistica? » - si chiede Brand (1970):
E l'Enigmistica? Dopo aver parlato, scritto, polemizzato a
volte, su « ottocentismi », « scuole » di tante città e regioni,
« modernità », « ermetismo », resterà sempre da chiederci:
ma l'Enigmistica, quella cioè che dovrebbe permeare ogni
nostro lavoro, perché non entra in tali discussioni? Perché
tante preoccupazioni, tanti mezzi litigi sulla tinta da dare
alla facciata, quando magari le strutture portanti sono in
serio pericolo?
Più volte capita di vedere lavori seriamente compromessi
da titoli classicheggianti, completati magari da epigrafi ancor più dotte, naufragare nel mare magno di un'Enigmistica
approssimativa, malata di un descrittivismo deteriore e
malamente esposto ad esempio per ansiosi neofiti. E'
naturale che, dopo decenni di ricerca affannosa di bisensi
nuovi, anche l'architettura del lavoro enigmistico possa
essere modificata. E' quasi certo che la moderna sensibilità,
che già aveva ripudiato certe accentazioni endecasillabiche, possa certamente trovare sbocco ed orizzonti nuovi in forme modernamente espressive. Ma il lavoro, ad onta di ogni gusto o convinzione meramente
estetica, non dovrà prescindere dalle « trovate > enigmistiche, siano esse in chiave di « frasi bisenso » — rare
perle!. — sia attraverso le cosiddette « immagini », sia
ancora una volta basate sul semplice bisenso. Noi siamo
enigmisti e dobbiamo fare Enigmistica: la si può nobilitare elevando il tono lirico delle nostre composizioni, senza però dimenticare che, in fondo, ci sono lettori ansiosi
di trovare negli elaborati il fascino di quell'Arte di Edipo,
senza la quale è inutile scomodare ! roboanti vocaboli
destinati soltanto ai grandi voli.
Brand prosegue ancora (1972 e 1973):
Certo, come più volte ho fatto discretamente rilevare, non
basta la poesia o la suggestione di una lirica moderna per
indurre l'Autore al capolavoro enigmistico. Occorre la tecnica, la ricerca assidua, il continuo « ritorno » sullo scritto, una sorvegliatissima misura nell'uso o nell'abuso del
« vecchio ». Personalmente, ho sempre cercato di smentire il vieto e comodo assioma del vocabolario saccheggiato; le note alle soluzioni potranno dire in molti casi
su quali e quanti bisensi nuovi abbia poggiato l'architettura
di molti nostri lavori.
lo capisco la comoda approvazione di ogni lettore nei confronti di un'altrettanta comoda enigmistica senza troppi
pensieri che, non legata o condizionata da livelli lirici da
mantenere, indulge al tono semiserio, prosastico, quasi
volgare, che consente ogni gioco di parole, senza compromettere il modulo e la sostanza del testo. Ma dubito che
questa si possa chiamare poetica, come ho sempre dubitato di quella didascalica o rievocativa o retorica. Certe
intonazioni e certe battute trovano il loro degnissimo
posto negli epigrammi dei « brevi », spesso abbandonati
a se stessi per spaziare — è il caso di dirlo — nell'ampiezza di un cosiddetto verseggiare che non vorremmo
trovasse il suo comodo paravento nelle convinzioni espresse da « Aenigma » in passato...
Se la poetica nostra è soltanto quella dell'ultima moda —
e certi successi « popolari » starebbero a dirlo — allora
è quella dei cantastorie di piazza, applauditi e benedetti
dalle lacrime del popolino, ed è quella degli ignobili testi
di certe canzonette, osannati da milioni dì « fans ». Chi è
capace di ben altro, e lo ripeto ancora con fermezza, non
cerchi di comporre l'Enigmistica dagli occhi storti: uno,
distratto, alla composizione, ed un altro, ben più sensibile,
all'umore della platea o del giudice. E' una prova di
onestà con se stessi e di modestia ubbidire alla propria
ispirazione: ...la nostra tecnica pare si sia adattata ad una
nuova formula che appare, a prima lettura, quasi una via di
mezzo fra il bisenso puro e la cosiddetta « trasfigurazione
per immagini ». Ora, è chiaro che la prima strada aprì a
suo tempo orizzonti impensabili all'Enigmistica, come è
altrettanto chiaro che una rigida applicazione del
meccanismo bisensistico corre verso un progressivo
inaridimento della fonte lessicale.
La seconda scelta, quella della trasfigurazione, ci ha
portato troppo spesso sulle sponde impervie di un descrittivismo di comodo, vero peccato mortale nei confronti dei dettami dilogici. Per l'Autore moderno, attratto
dai problemi esistenziali, dall'angoscia di un'umanità miscredente, dai grandi travagli sociali, la tecnica, dicevo, si
è imposta quasi da sola come un compromesso fra le due
formule, sempre che l'Autore stesso abbia voluto, o potuto, mantenere un livello di dignità veramente poetico
alla sua composizione.
Fra Diavolo (Vent'anni dopo - 1972) rileva: Nessuno, in
buona fede, potrebbe mettere in dubbio i notevoli progressi
che l'enigmografia poetica ha registrato negli ultimi anni.
Innanzitutto sul piano della dignità formale, con
l'acquisizione ormai definitiva e pressoché universale di
una sensibilità moderna (o, che fa lo stesso, del
riconoscimento, ancorché tacito ed implicito, di una tale
esigenza) che tenga conto (o che almeno, in linea di
tendenza, si sforzi di farlo) dei risultati e, in qualche
caso, delle ricerche dell'esperienza poetica contemporanea
italiana ed europea. Esiste il pericolo che molti autori,
« giovani » o meno, attratti dall'apparente semplicità di quella
che è stata felicemente definita (anche se con tutt'al-tre
intenzioni) la « poetica degli a capo facili », si sentano
insorgere prepotente l'ispirazione (?) e, sulla scia e col
viatico di qualche successo « popolare », si scoprano
improvvisamente « poeti » con la populistica e insopprimibile vocazione a cantare argomenti socialmente impegnati, in quel tono prosaico e dimesso che è proprio di
certa ooesia contemporanea. Senza rendersi conto, nella
maggior parte dei casi, che, dei tanti modi di far poesia,
questo, contrariamente ad ogni apparenza, è il più arduo
ed il meno facilmente assimilabile, legato com'è ad una
forte carica ideale, ad una volontà di intervenire sul mondo
per modificarlo e trasformarlo, ad una tensione verbale ed
espressiva, in altre parole ad un ritmo interno che fa
tutt'uno con le cose che si dicono. Le quali, se non ci
sono — e fermamente radicate, mal si possono dissimu-
lare con gli accorgimenti retorici sempre a portata di penna di ogni onesto artigiano del verso. E così, per alcuni
esempi validi che si possono contare sulle dita di una
mano (pensiamo a certi lavori di Fra Me o ad alcuni felici spunti di Ser Berto), quante trionfalistiche e risibili
« proteste », quante insincere e retoriche « denunce », quanti
falsi e svirilizzati « contestatori », quante pietose o surrettiziamente spavalde « passeggiatrici » hanno invaso le
nostre pagine!...
La riflessione: L'elaborazione di nuovi modi impone anche
pause di meditazione: l'avere detto di rinnovare non basta.
Brand annota (1971):
Bisogna prendere atto che la retorica è morta e sepolta;
che le cose oggi sono viste da una distanza talmente ravvicinata da capovolgere il punto di vista tradizionale e adottare il punto di vista delle cose stesse. Nel linguaggio
della Poesia moderna non vi è nulla di insignificante, ma
al contrario tutto è vitale, significante. Le cose, anche le
più banali, non solo rappresentano, ma suggeriscono: tutte
partecipanti di un quadro intimistico e drammatico, come
richiede il carattere « informale » dell'espressione. Noi, che
ci vantiamo di essere una specie di « élite » intellettuale,
non possiamo ignorare ciò: a tutti è consentito non amare,
riprovare, persino condannare, a patto di almeno conoscere. Si cadrebbe, altrimenti, nella superficialità demagogica
e nel qualunquismo grossolano: malanni epidemici riservati ai mediocri di ogni tempo...
In « Enigmi e sottocultura - 1973 » sempre Brand cosi si
esprime
... Ogni forma imposta, ogni costrizione anche psicologica,
dà vita inevitabilmente ad una corrente che non genera
nulla di nuovo, soltanto per il fatto di essere generata.
La cultura non è la derivazione di una moda o di una
guida metrica, o di un incentivo del tutto passeggero: tutto
questo è semplicemente sottocultura. Sono già portati gli
« altri » a definire tale il fenomeno della letteratura enigmistica; parecchi di noi pensano così, o sono tentati di
farlo, soltanto perché la briglia del doppio soggetto viene
stimata fatale per la nostra poesia. Perché voler ribadire
un altro cappio intorno alla nostra discussa musa, mettendo in forse — se non in ridicolo — i tentativi di aggiornare l'espressione dei nostri Autori? Si tratterebbe, fermandosi a paradigmi ormai vieti, di condannare l'enigmistica poetica ad una doppia dose di sottocultura. Ma c'è
un pericolo costante di ricadere negli errori di sempre. E'
naturale che, dopo ogni successo, dopo l'approdo di forme
e stili che parevano condannati al mi-sconoscimento, la
coorte degli epigoni si getti a corpo morto lungo l'abbrivo
della scia, nel timore di essere fuori moda. Un lavoro del
nostro Ser Berto, intitolato « Life Story », ebbe il pregio
forse di rappresentare una sintesi felice fra un paradiso
bisensistico ed una forma espressiva provocatrice e
scanzonatamente moderna. Il solo fatto di poter sciogliere
i lacci di ogni bisenso — tanto il livello poetico non ne
subiva danno alcuno — avrebbe dovuto mettere in
guardia i troppi amatori improvvisati di questo stile,
accettabile e centrato fin che stava nei limiti di
un'escursione, stucchevole invece quando minacciava di
diventar consuetudine. L'obbedienza cieca a tali paradigmi
è un altro esempio di sottocultura, scoprendo ai pigri le
strade da battere, senza la spinta di un'immaginazione o
di una fantasia coraggiosa...
e più oltre, nell'ironico ed amaro « Poeti e bisensi all'indice - 1973 »:
... Fin qui per la forma: ma che dirvi della tecnica? Anche
in questo campo, amici cercate di non correre rischi inutili.
La fatica sempre più ardua nel trovare bisensi e fraseologie
nuovi, corre il grosso pericolo di esser vana. Il gioco
bello, l'enigma da applausi, il trionfatore dei concorsi,
va inteso subito, a prima lettura, a prima audizione. Perché, allora, perder tempo prezioso per non essere intesi?
Credetemi, è ancora il tempo dei « colli » fatali, degli inestinguibili « affetti », dei « baci » succulenti, dei « partiti »
presi, delle immarcescibili « rose » dagli incroci più disparati, il tutto condito con « spicchi », « parti » improvvisi,
languidi « bacini ». Si dirà, a cose fatte: son cose non del
tutto inedite, ma la poesia è talmente delicata, le accezioni così precise, la doppia lettura così fervida di evidenza palmari, da far perdonare quel piccolo neo. Forse,
la trasparenza è tale da rasentare l'impudicizia. Così, chi
vorrà vestire di abiti nuovi le nuove trovate che gli accade
31
di attingere, lo faccia a suo rischio e pericolo. Le sue idee,
le sue novità, saranno apprezzate soltanto quando saranno alla portata di tutti e non saranno più sue: in fondo,
con tante riviste, lo sfogliare un dizionario sta diventando
un superlavoro...
LA POLEMICA SUGLI STILI
La questione degli stili evolve anche sul campo della polemica: gli enigmisti manifestano le loro convinzioni intervenendo direttamente sulla rivista. Corre l'anno 1968 (l'anno della grande Contestazione) e Boezio così inizia: ... lo
vorrei convincere direttori e redattori delle nostre riviste
che, sposando l'enigmistica all'ermetismo, commettono un
grossissimo errore, poiché tolgono il divertimento della
soluzione ai lettori e scoraggiano i novellini, finendo forse
col perdere abbonati. Con la loro inintelligibilità, i giochi
astrusi disamorano il solutore, che sfiduciato abbandona
presto la prova. E i gioconi! I gioconi prolissi? Se i loro
autori credono d'imporsi all'ammirazione dei lettori,
s'illudono. I mattoni non piacciono a nessuno: si
subiscono! lo, per esempio, non li leggo nemmeno e lascio alla mia eroica e brava compagna di gruppo Siora
Zanze l'arduo compito di affrontarli. Naturalmente, faccio
eccezione per le grandi firme, come quelle di un Marin
Faliero, un Troviero e qualche altro, che scrivono da Maestri, con la M maiuscola...
Chiamati in causa, così rispondono alcuni autori:
Stesicoro
Le nostre idee, comunque vengono espresse, sono tutte
volte ad ornare non solo la forma ma soprattutto la sostanza del tessuto enigmistico, perché lo stesso non
deperisca in un sempre più labile e sfuggente discorso
dilogico dove il contrasto fra i due soggetti — fine dilettevole dei nostri giochi — pareva, da un po' di tempo a
questa parte, esaurirsi in un arido e nocivo doppiosenso
di maniera, che oltre a lasciare insoddisfatto il solutore
più smaliziato (transeat!) dava al solutore neofita una fastidiosa sensazione di perditempo che vieppiù si dilatava col
ripetersi sulle nostre Riviste di simili incrostazioni stereotipate!...
...dirò, scomodando per un'ultima volta la grande poesia, che un Dante non poteva scrivere come un Quasimodo, anche perché il suo modo di « sentire » era, pur se
universale, limitato al suo Trecento (o aggiornato al suo
Trecento); mentre Quasimodo, al quale non mancherà certamente la tecnica e la cultura necessaria, potrebbe scrivere benissimo (non « sentire ») come un Dante, ma in
questo caso non sarebbe più il Quasimodo che noi tutti
conosciamo ed ammiriamo, non solo per la tua indiscussa
bravura — attestata dall'assegnazione del premio Nobel —
ma semplicemente perché Egli al pari di Dante è un Grande con la G maiuscola!...
Tagete:
...Ermetismo può significare stile fumoso, contorto, oscuro,
privo di vere risonanze poetiche e di vera sostanza enigmistica. Ma può significare anche, più semplicemente, rifiuto della forma lirica propria della poesia « classica »
dell'Ottocento e del Novecento; rifiuto di una visione
della vita appiattita nelle cose esterne, riconquista di una
dimensione psicologica inferiore, di un'abitudine all'indagine dei più riposti angoli del nostro universo spirituale.
Può significare capacità di accostare le immagini sparse
che si presentano tumultuosamente alla coscienza, secondo un ordine logico personale, ricco di risonanze liriche
e vivo di una rinnovata sensibilità.
Ermetismo significa cioè, per me, approfondimento della
sostanza vera dell'enigmistica moderna: indagine personale, umile, difficile, di rapporti nuovi tra le cose. Quell'indagine su cui già tante cose ha detto, con la sua produzione lirica prima ancora che con la sua prosa, Stelio.
Il problema, oggi, è quello di arrivare attraverso l'erme-
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tismo, ad un nuovo classicismo. Classicismo non delle
forme esteriori, ma della sostanza poetica: equilibrio, in
definitiva, e armonia di senso di logico...
Cleos
... la poetica delle nuove tendenze, dove l'ebbrezza si mescola all'inquietudine dell'esistenza, dove l'amore traluce
dolore nel mistero dell'eterna illusione, acquista una diversa fisionomia. Non facile, certo, essa è altresì così
fresca, così genuina, così vitale. E non si perde nello
squallore d'un filone dissanguato alla luce scialba d'un
bisensismo distaccato e di prammatica...
Fra Me:
Gli inneggiamenti al rispetto delle rime e della metrica
tradizionale, la proclamata fedeltà al Carducci e il negare la possibilità di partecipazione umana, di portata interiore, di poesia nelle composizioni dilogiche significano,
tra l'altro, il disconoscimento dell'esistenza di una corrente di omologate esperienze enigmografiche che ha imboccato il cammino della franchezza, dell'urgenza e della
fantasia e si evolve verso il respiro più ampio della trasfigurazione superando il meccanico tecnicismo del mero
bisensismo e delle piccole trovate verbali.
LA CRITICA
II difficile mestiere del critico ispira questo scritto di Paracelso (1967):
... Noi, forse solo per tradizione, o anche nella speranza
di raggiungere vette artistiche più elevate, vogliamo giuochi in versi, sia in forme chiuse, sia in forme più moderne. Davanti alla scelta della forma, il critico non può
fermarsi ad un giudizio soggettivo: per esempio, se egli
è abituato a scrivere in versi rimati o in endecasillabi
sciolti, non può considerare un demerito altrui la scelta
fatta dall'autore di forme più libere, e viceversa, ma deve
cercare di reinventare secondo lo stile del giudicato per
vedere se egli giungerebbe ad avvicinarsi al momento
creativo di ciò che è portato a criticare. Diversamente
egli inventerà un lavoro che sarà del tutto diverso dall'oggetto allo studio, e sarà portato a sottovalutare quanto l'autore ha fatto. Una volta superato questo primo grossissimo scoglio, dovrà vedere se secondo i canoni seguiti
dall'autore, il lavoro abbia in sé due requisiti essenziali:
la chiarezza del soggetto apparente e l'aderenza al titolo
dei due soggetti. E' qui dove si perfeziona il lavoro di
invenzione del critico, che lo deve condurre ad una doppia valutazione: estetica ed enigmistica...
Anche Brand interviene (1972):
E' l'eterno dramma di ogni critica, che investe persone
più che linguaggi, e che rischia — ove sia fatta in buona
fede e con coerenza — di urtare prima o poi negli scogli
dell'incomprensione mascherata di vanità. La critica degli
eterni ulissidi non corre questi pericoli, anche perché è
assai rara, almeno nel nostro campo, una memoria capace
di collazionare i periodi degli stessi estensori diluiti nel
tempo. Un tale confronto riserverebbe sorprese a non finire: tutte piacevoli perché distensive ed invitanti al buon
umore. Sono fenomeni generati da una critica viziata ed
ambiziosa, ma sostanzialmente pigra, per la quale ogni
esperienza che non rientri a prima vista, docilmente, nei
facili binari di una tradizione manualisticamente concepita,
prende il senso della rivolta e dell'eccezionaiità. Per noi
enigmisti, microcosmo nel quale c'è solo posto per
l'individuo, il problema appare ancor più amaro. La
nostra è un'attività strumentale; c'è il desiderio della
« gloria ardente del mestiere », in cui si rifugia mentalmente la parnassiana illusione dell'artefice, alle prese con
una realtà che vieta e costringe il sogno, che costringe
a volte in contorni sicuri, in ribelli durezze, in passaggi
obbligati. La critica non deve ignorare queste cose, come
non può logicamente tener fede a se stessa senza sottolineare la deviazione dell'alveo — almeno ristretto! — che
una linea poetica esige.
CONCLUSIONE
Queste le tiro io, con mie parole (che non saranno da Antologia, ma che mi servono per chiudere questa carrellata
di opinioni). Esaminando nel corso di questa mia ricerca, i lavori di tanti autori interessati ai tentativi di rinnovamento del " poetico ", mi è parsa evidente la progressiva rinuncia ad uno stile tecnicamente (e talora freddamente)
controllato per una ricerca di poesia fatta di immagini e ritmi, attraverso improvvise ascese liriche. Come primo risultato questo comporta un sempre più accentuato abbandono della tematica tradizionale: vediamo che accanto a lavori
che si ispirano ai grandi personaggi (Napoleone, Cincinnato, Colombo, gli straordinari protagonisti di tante epopee passate o le eroine della mitologia) si allineano i più modesti eroi della vita di ogni giorno. Al posto di tante rievocazioni di glorie passate più o meno patriottiche, cominciano a svilupparsi argomenti più vicini alla nostra realtà, ai
problemi esistenziali, ad amori meno improbabili e meno di maniera. La tecnica soffre talvolta di squilibri: ad una
critica pacata non può sfuggire come qualche composizione sacrifichi la sostanza enigmistica alle nuove formule: ma
il cambiamento è davvero grosso. E di questo fatto noi tutti possiamo renderci conto in questa antologia, magari
dando un'occhiata alle date di ogni singola composizione: dieci anni non sono trascorsi invano. L'enigmistica è viva.
A titolo di curiosità, ecco lo stesso autore come svolge la medesima combinazione (Lucchetto-CANdela/delaTORE =
CANTORE); è il Cleos in versione 1966 e quello 1973:
LA MONACA DI MONZA
Piangi, adunque! Mentre la luna palpita
sull'orizzonte a notte, piangi adunque
nell'ombre che si addensano più cupe
animate dal lieve palpitare. Quanta
speranza è in te! Al fioco lume assorto
guardo il volto di una vergine che,
misera, si strugge al sacro ardore e nel
candor monastico già langue.
Voglio svelar l'arcano di uno stato ormai
fatto ruggente dagli eventi presagi di
travagli e dure lotte , nell'uniformità che
mi circonda. Voglio carpir dall'ombra il
suo segreto — immagine velata dal
mistero d'una ferrea cortina inviolata —
per dire al mondo quanto è il suo valore.
In quest'oziosa vita, ove buffoni protesi
a somme altezze trovan lazzi,
l'armonica tua voce levi, al subito
spirar sì dolcemente. Voglio udire i
tuoi lamenti antichi — dure lotte di
travagliate genti rispettate — o
mirare d'incanto pieno il volto
quando sorride a Te Grazia Divina.
FIORE DEL MALE
Ho crepitato tutta la notte
srotolando in un fiotto di luce
il morto bucaneve,
incanto di sogni e speranze.
Ho sentito la mia verginità esplodere
nella ciotola della vecchia bugia
ed io, Lucifero delle tenebre,
morendo nel pallido fiato
d'una lucciola,
filtro d'un mozzicone ancora acceso,
occhio tutto toppe,
trombe che indugiano al buio,
anima di duro compensato,
ho sputato sentenza su sentenza
come un soldato sporco di parole
che offre nel separé d'uno spaccio
una ricca bevuta dal suo sozzo boccale
(il riferimento al soldato ben s'addice).
Ora la notte mi sorprende
sul letto della verginità perduta
sotto il tetto del protettore.
E la mia voce è appena un sussurro
smarrito sull'eco dei passi:
« Seguitemi, uomini di navi,
umili pastori di pecore, seguitemi!
E tu, conduttore di treni, fermo
alla stazione, sali con me le scale
con quell'aria da signore per bene!
E' il bianco volo d'un patetico cigno
a trascinarti all'alta stanza dell'amore ».
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IL BREVE
LE CRITTOGRAFIE
La prosa che riguarda i giochi brevi è ridottissima, come
giustamente annota Ser Berto, in uno dei suoi « Cappelli
sulle ventitré », dei quali ecco alcuni spunti (1973):
Si è parlato molto in questi ultimi tempi (ed era veramente l'ora!) di questa sezione, solitamente trattata con
due righe frettolose e compiacenti al termine di lunghissime disquisizioni sui « poetici ». Come se l'enigmistica
considerasse il « breve » un sottoprodotto al pari delie
crittografie. Il malinteso non era certo solo dei critici
incaricati di redigere mensilmente il commento ai lavori:
ognuno ha le sue tendenze e non tutti si sentono portati
a pascolare in altri campi. L'errore, se di errore si tratta nelle nostre pubblicazioni sempre alle prese col poco
tempo a disposizione e coi pochi redattori disposti ad
una assidua collaborazione, è nella unificazione dei commenti, nella pretesa di avere il « deus ex machina » capace di verifiche sull'intero panorama edipeo...
Anche per le crittografie, la prosa è limitata ad una serie
di articoletti mensili apparsi durante il periodo in cui
l'appassionato Totip curava la redazione di questa sezione.
Riproporrei, come esemplificazione, alcune considerazioni
di ordine generale fatte a suo tempo dal redattore:
... Purtroppo le questioni tecniche o di natura teorica
non vengono seguite con quella passione e attenzione che
meriterebbero. Anche nel nostro piccolo ambiente vige
l'andazzo del più accentuato consumismo: ognuno si preoccupa troppo dei propri giochi, delle soluzioni e relativi
campionati, della bistellatura, ecc, ecc. Tutte cose ammissibili, comprensibili e giustificabili se nel contempo
fossero tenute un tantino in considerazione anche le tematiche in ordine generale...
... Ho già detto come al sottoscritto le definizioni di
« breve » e « brevista » non siano mai piaciute. La questione non è tanto formale come può apparire a prima
vista, ma va inquadrata sempre nell'angolo del dimenticatoio in cui sono stati relegati gli epigrammi da tempo
memorabile.
Il fatto è che in questa terra di eroi e navigatori tutti
ci sentiamo poeti, salvo avere poi il pudore di giocare
con l'umorismo in chiave intelligente. Eppure, se c'è una
sezione che può vantare dei progressi sostanziali ancora
prima dell' ultima guerra mondiale è proprio la nostra.
Quando i cosiddetti poeti arrancavano con scolastico classicismo nel più rudimentale descrittivismo ed i crittografi scrivevano parole di assoluta e dubbia libertà interpretativa, alcuni « brevisti » avevano già le idee molto chiare
Criteri di valutazione: non esistono a quanto mi risulta metodi o lineamenti comuni che permettono di stabilire una teoria. Ognuno di noi giudica una qualsiasi composizione crittografica ad istinto e quindi, in ultima analisi, secondo il proprio gusto che tende vieppiù ad estrinsecarsi specie quando, come normalmente e mensilmente capita, i lavori pubblicati rappresentano un po' tutti
o quasi tutti i tipi di crittografie. Vengono, pertanto,
espresse preferenze nei confronti di certi giochi a danno
di altri o viceversa, spesso indipendentemente dalla qualità intrinseca di ciascuno di essi. Il predetto giudizio
che possiamo definire estetico o meglio impressionistico è
in proposito e sciorinavano lavori con un linguaggio
allora avanzatissimo e tecnicamente esemplare. Nonostante
questo, i critici, già a scrivere trattati sulla poesiaenigmistica (che non c'è mai stata se non in qualche
rarissimo esempio) ed a riempire fogli con lunghissime
dissertazioni su concetti lirici nei quali il bisenso, già
felicemente incastonato nel concetto brevistico, entrava
a far violenza come un maglio in quel poco di poetico
che poteva esistere. Ancora oggi, di fronte ad un'opera
monumentale e meritoria quale l'Antologia di fresca pubblicazione, salta fuori lo stesso fenomeno: poesia, poesia,
poesia e poi ancora poesia; poche righe a dire che per
i « brevi » tutto andava bene; zero per le crittografie.
Persino nei massimi premi nazionali il povero « breve »
e la derelitta crittografia hanno sempre fatto la parte
di Cenerentola. E' mai stato fatto un « Levanto » per
l'indovinello o uno « Stelio » per l'epigramma? La risposta purtroppo è NO...
...Non tanto tempo fa nei poetici imperversavano testi
apparenti assolutamente insulsi e risibili che, data la
mentalità corrente, avevano anche il coraggio di premiare. Oggi, fortunatamente, il discorso è cambiato come
è stata fatta cambiare la media dei pensatori e critici.
Tutto questo è dovuto ad una di quelle rivoluzioni silenziose che hanno determinato una svolta decisiva nel gusto di noi tutti. Chi questa rivoluzione ha propugnato lo
lasciamo nella penna, libero ognuno di noi di ritenersi
« rivoluzionario » anche nel campo del breve, la cui staticità è più che trentennale, una rivoluzione è auspicabile.
Forse, in questo campo, manca chi vuole rischiare in
proprio e si accontenta di seguire la geometria dei vecchi schemi per un successo assicurato. Il fatto stesso
che occorre citare il Valletto per esemplificare un indovinello è sintomatico.
Non esiste infatti per il breve né una qualificazione di
nome come per i poetici che l'hanno sempre avuta, né
una di contenuti. Sono personalmente convinto che l'autore medio dia una scarsa importanza al gioco quando
lo inventa, come si trattasse di un ripiego ad un poetico
mancato. Non capisce, forse, la necessità di farcire il
suo lavoro con quello speciale spirito epigrammatico che
coinvolge, a seconda dei gusti, soggetto reale, apparente
oppure entrambi quando la classe dell'esecutore lo permette.
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sì necessario ma forse solamente come punto di partenza
dell'indagine. Ogni nostro lavoro è qualcosa di complesso:
come tale è composto di più parti e per comprenderle
non è sufficiente sentire la bellezza o no di una sua
parte ma è indispensabile comprendere il tutto nelle
parti e le parti nel tutto Poi ogni impressione, ogni
giudizio, ogni valutazione, deve essere ricondotta al centro
dell'ispirazione dell'autore (la cosiddetta « chiave * e/o «
ragionamento crittografico »).
Giochi vecchi: questione annosa e assai spiacevole.
Ci sono dei periodi, e il nostro è purtroppo uno di questi,
in cui si vedono pubblicati giochi non originali in
misura intollerabile. E' un fatto che crea nocumento a
tutte le riviste che dovrebbero unanimemente operare se
non per eliminarlo del tutto, per contenerlo almeno in
limiti quanto più ristretti. La stampa di tali giochi disamora tanto il crittografo competente quanto illude il giovane neofita. Non dimenticando infine che è tutt'altro
che lieve la fatica che incontra il redattore crittografico
nel trascrivere e rubricare qualcosa come un centinaio e
più di lavori ogni mese.
Lo stesso Totip, alla precisa domanda: La crittografia viene scoperta o inventata? così scriveva:
Rispondendo affermativamente ad ambo i termini della
domanda possiamo logicamente dedurre che due sono i
metodi principali di composizione crittografica: o si parte
da una chiave (inventare) o si parte dalla frase finale
(scoprire). Il primo metodo, propriamente creativo, penso possa dare indubitativamente più soddisfazione all'autore perché oltretutto presenta, in termini generali, una
originalità di prima lettura che il più delle volte manca
nei lavori di chi, come il sottoscritto, segue il molto
più comodo e meno meritorio secondo metodo. Questi,
per contro, sovente presenta più che altro il pregio di
proposizioni più precise, più corrette e, a volte, anche
meno arbitrarie.