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Centro Chiara Lubich
Movimento dei Focolari
www.centrochiaralubich.org
(Trascrizione)
Castel Gandolfo, 10 giugno 1998
Chiara Lubich al convegno degli amici musulmani:
Ci lega Dio: noi siamo fratelli
(…)
Qui dico così: la fraternità umana, quella che noi vogliamo fare, che il Movimento ha per scopo, è
perseguita da noi in maniere diverse. Dai cristiani con l'attuazione fra di loro di quella unità che Gesù ha
invocato dal Padre quando, pregando, ha detto: "Padre, che tutti siano uno". Voleva dire: una sola
famiglia; noi, come cristiani, seguiamo questo. Ecco.
Però abbiamo scoperto una cosa bellissima: che in quasi tutte le religioni, o almeno nelle religioni
più importanti, è presente la cosiddetta Regola d'oro. Cos'è questa Regola d'oro? E' questo principio che
dice: "Fai - questa è la parte cristiana -, fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò
che non vorresti fosse fatto a te."
In parole un pochino diverse in quasi tutte le più grandi religioni... E noi ci appoggiamo
moltissimo su questo, perché "fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri..." vuol dire
amare. Quindi bisogna svincolare dai cuori di tutti: islamici, dei buddisti, di tutti, svincolare questo amore
perché c'è nelle loro sacre scritture. E, se incominciano ad amare, poi Dio aiuta.
Nel mondo musulmano questa stessa Regola d'oro dice: "Nessuno di voi è vero credente se non
desidera per il fratello ciò che desidera per se stesso" . Vedete che incomincio a istruirmi nel vostro
Corano? (Applausi)
Però c'è una cosa: che con i musulmani noi non abbiamo in comune solo la Regola d'oro; ho visto
che abbiamo in comune tante altre cose, ecco. Per esempio, questa spiritualità nostra, che è il segreto
della nostra diffusione nel mondo, questa spiritualità suppone, come lo dicevo prima, per coloro che la
condividono, una profonda considerazione di Dio per quello che è: Dio è Amore, Dio è Padre. Come si
potrebbe, infatti, pensare la fraternità e l'unità del mondo senza la visione di tutta l'umanità come una sola
famiglia? E come vederla senza tale presenza di un Padre per tutti?
Ma questo concetto di Dio non è mica tanto dissimile da quello dei musulmani, se un detto
mistico musulmano dice: "L'amore è l'essenza dell'essenza di Dio" . Questa è la prima cosa.
Questa spiritualità domanda, quindi, di aprire il cuore a Dio Padre, che non abbandona certo i suoi
figli al loro destino, ma li vuole accompagnare, custodire, aiutare; che, perché conosce l'uomo nel più
intimo, segue ognuno in ogni particolare, conta persino i capelli del suo capo, come ha detto Gesù; che
non carica pesi troppo gravosi sulle sue spalle, ma è il primo, questo Dio, a portarli. Ma ciò è proprio
quanto insegna il Corano: "Egli (Dio) è colui che perdona e che ama" . "Se vorreste contare i benefici di
Dio, certo non riuscireste a numerarli" . Per dire quanto Dio è Amore e come anche i musulmani credono
a Dio Amore, un Dio che conta i capelli del nostro capo, un Dio che fa dei benefici tali e tanti che non si
possono enumerare.
Credere, dunque, credere all'amore di Dio, essere sicuri, in ogni circostanza della vita, è
l'imperativo di questa nuova spiritualità e di quanti la vogliono seguire. Dice il Vangelo: "Noi abbiamo
creduto all'amore" (cf 1Gv 4,16). Credere che siamo amati da Dio personalmente e immensamente.
Credere al suo amore e porlo al primo posto nel nostro cuore. Quindi non il marito al primo posto,
non il figlio al primo posto, non il lavoro al primo posto, non l'arte al primo posto, non la salute al primo
posto, non i beni, ma Dio al primo posto.
Dice il Corano: "I fedeli sono quelli che mettono l'amore di Dio al primo posto" . E quindi
basterebbe questo. Noi cattolici cristiani mettiamo Dio al primo posto, e quindi quando si va contro Dio,
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niente, niente, niente. Ecco, loro lo mettono al primo posto e già ci lega Dio. Ma è un legame fortissimo,
il più forte che ci sia mai. Quindi qui già siamo fratelli, noi siamo fratelli; non c'è più il musulmano e il
cristiano; guardiamoci tutti come fratelli: sono persone che mettono Dio al primo posto; intanto
guardiamo così. (Applausi)
C'è anche una preghiera che ci è stata segnalata da una musulmana, aderente al Focolare, che è
qui presente. Questa preghiera si chiama "la preghiera degli innamorati di Dio", e dice: "O tu - a Dio che sei la meta dei cuori assetati, che sei il più grande desiderio dei tuoi innamorati... ti chiedo di metterti
dentro al mio cuore al primo posto" . Al primo posto. E dopo, il resto dopo.
"Fa' - infatti dice la preghiera, detta la 'preghiera di Davide' - che il tuo nome mi sia più caro di me
stesso, della mia famiglia, dei miei beni!" , ma Dio prima. Quindi qui c'è già un legame fortissimo che noi
possiamo vivere insieme.
Ma, è ovvio, non basta credere all'amore di Dio, non basta averlo messo al primo posto nel cuore.
La premura di un Padre per tutti, chiama ognuno di noi ad essere figlio, ad amare a sua volta il Padre, ad
attuare giorno per giorno quella sua volontà prima che vuole che i fratelli si trattino da fratelli, si vogliano
bene, si amino. La sua volontà vuole che si ami ognuno come sé. Dice Gesù: "Ama il prossimo tuo come
te stesso" (Mt 19,19).
E così è scritto in un hadith, sempre musulmano: "Dio viene in aiuto all'uomo fintanto (che)
quest'ultimo verrà in aiuto al suo simile" . Quindi anche qui è volontà di Dio amare tutti.
La sua volontà significa naturalmente non parole, ecco, ma significa "farsi uno" con gli altri, far
propri i loro pesi, far propri i loro pensieri, le loro sofferenze, le loro gioie, le loro necessità e venir ad
esse incontro.
Il grande apostolo Paolo scriveva: "Mi sono fatto debole con i deboli, ... per guadagnare i deboli;
mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9, 22).
Dice il Corano: "L'uomo buono è colui che, per amore di Dio dà i propri beni (non parole, non
chiacchiere), dà i propri beni ai suoi parenti, agli orfani, ai poveri, al viaggiatore, ai mendicanti, e per il
riscatto dei prigionieri" . Quindi l'amore del prossimo è per noi cristiani e per voi.
Abbiamo due cose, allora: che Dio lo mettiamo tutti al primo posto, o lo vogliamo mettere, o lo
metteremo d'ora in poi, e che, una volta messo Dio al primo posto, obbediamo a questo Dio Padre e
viviamo da fratelli. Ma, se questo amore dell'altro, verso l'altro, è vissuto da più tante persone, diventa
reciproco, vicendevole. E Cristo ha lasciato come norma per l'umanità proprio l'amore vicendevole:
"Questo - ha detto - è il mio comando: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi" (cf Gv 15,12).
Egli sapeva che ciò era necessario perché ci sia pace e unità nel mondo, perché vi si formi una sola
famiglia.
Ho letto nel libro Islam in preghiera, questa riflessione: "Coloro che si amano in Me
(vicendevolmente in Me) staranno all'ombra del mio trono nel giorno del giudizio: giorno in cui non ci
sarà (altra) ombra che la mia" , il che vuol dire: saranno amatissimi, amatissimi. E anche noi pensiamo
così. Allora anche l'amore reciproco, perché anche il Corano lo vuole, che ci amiamo, non solo amare gli
altri, così, ma che ci amiamo fra di noi. Questo amore reciproco, questa unità dà tanta gioia a chi la mette
in pratica. Naturalmente non è sempre facile, perché siamo tante volte dei musoni, siamo persone piegate
su se stesse, persone che non pensano che a sé, che non hanno voglia di pensare agli altri. Ecco allora qui
che viene fuori la parola "sacrificio".
Per noi cristiani ha un nome molto drammatico che non sempre è ascoltato, non vuol essere visto,
non vuol essere sentito, che si dice "la croce". La croce vuol dire il dolore, il sacrificio. Però non si fa
nulla di buono, di utile, di fecondo al mondo senza conoscere, senza saper accettare la fatica, la
sofferenza, in una parola: la croce, noi diciamo. Non è uno scherzo impegnarsi a vivere ed a portare la
fraternità. Occorre coraggio, occorre saper patire.
Ed ecco cosa dice il Corano. Parlando dei giusti, dice: "Quelli che sono pazienti nell'avversità
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(quindi che sanno soffrire), nella sventura e nel momento del pericolo, questi sono i giusti!..." Quindi
anche saper patire è di tutti noi, cristiani e musulmani. Se ci si dispone però a patire, l'unità fra gli
uomini, che affonda le sue radici nell'unità di Dio, non è illusione, si fa, si fa quest'unità, si riesce a farla.
Riguardo poi all'unità nell'umanità, Gesù vorrebbe che tutti siano uno, nell'Islam si incontra,
ovunque, questo concetto: dall'unità di Dio alla solidarietà fra gli uomini. Anche se, come è noto, così ho
letto, che vi è una doppia interpretazione di questa unità: quella più antica che prevede la coesistenza
delle tre religioni abramiche nella pace e nel dialogo reciproco, e qui dico quello che è scritto nel Corano,
e anche vi è quella..., invece, un'altra interpretazione. Comunque l'unità rimane, comunque, la promessa
escatologica del giorno finale, che vedrà tutte le genti radunate davanti a Dio. Questo anche per i
musulmani.
In questo impegno, poi, per comporre la fraternità universale, non si può dimenticare Maria.
Perché? Perché è una madre che tiene la famiglia insieme; che i cristiani credono madre di Gesù e
spiritualmente di ogni uomo della terra. A lei si può attingere ispirazione, conforto, sostegno: è compito
proprio di una madre comporre e ricomporre sempre la famiglia. Ella è amata e venerata, presente anche
in altre religioni. E anche il Corano - e questo mi ha dato una consolazione immensa -, anche il Corano la
ricorda. Il suo nome ricorre 34 volte in questo libro sacro; è inserita da Maometto tra i grandi prescelti di
Dio.
Per i musulmani Maria è un modello di fede, di religiosità, di riservatezza, per la sua verginità, per
la sua maternità prodigiosa, per la sua altissima dignità. "Ricorda ancora - dice la Sura - quando gli angeli
dissero: 'O Maria, Dio ti ha prescelta, ti ha resa pura (e) ti ha eletta su tutte le donne del creato'" ,
ricordalo.
Possiamo tutti noi, allora, cristiani e musulmani, mettercela davanti come esempio da imitare
perché, continua la Sura: "Dio propone come esempio anche Maria, figlia di Imrân, che custodì la sua
verginità, sì che noi insufflammo in lei il nostro spirito" .
E ancora il Corano dice: "... e sua madre era una santa" . Quindi possiamo tutti proporcela come
un modello, un po' più vicino, vero? perché è una creatura, così possiamo guardare a lei.
Carissimi signori e signore, è nata, dunque (parlando ancora del Movimento dei Focolari, con tutti
noi), una grande Opera che abbraccia ogni tipo di fedele, ogni uomo. Ma il rapporto fra noi, cristiani e
musulmani, con questi punti da vivere insieme, può essere fortissimo.
L'abbiamo visto: la volontà di Dio degli uni e degli altri ... è per volontà di Dio dei cristiani e
vostra mettere Dio al primo posto, amare gli altri come fratelli; farsi uno con gli altri nel dolore e nella
gioia; amarci a vicenda; tendere all'unità; affrontare i sacrifici; aver di fronte come modello Maria.
E quale sarà il futuro della nostra Opera? Noi non lo sappiamo precisamente. Possiamo forse
intuire che, se tutti saremo fedeli nell'amarci, nel comprenderci, nel rispettarci, nel valorizzarci
vicendevolmente, vedremo un mondo più unito, più bello, più vivibile, per l'incremento che anche noi
possiamo dare, assieme a tante altre opere che noi magari non conosciamo ma che nel mondo ci sono, alla
fraternità universale. In ogni modo Dio sarà senz'altro più conosciuto, amato e seguito e nessuno dei
valori autentici, che caratterizzano le religioni, andrà perduto, perché anch'essi fanno parte del disegno
che Dio ha sull'umanità.
Concludo, allora, augurando a tutti noi, con tutto il cuore, di vivere insieme questi principi
comuni, non certo per far un'unica religione, che nessuno la vuole, ma per prestarsi ad essere artefici della
fraternità universale. Dio è grande.
(Applausi)
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