Anthony Collins – Antologia testi

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Anthony Collins – Antologia testi
Anthony Collins – Antologia testi
Testo n. 1
Anthony Collins, A Letter to the Author of Grounds and Reasons of the Christian
Religion, pp. 74-75
Alcuni aspirano a confutare i deisti dimostrando loro la verità del cristianesimo; e sostengono che
«ci sono solidi argomenti che dimostrano la verità [del cristianesimo]»; è mia modesta opinione,
che essi non debbano richiedere ai «deisti di dimostrare che Dio non porta nessuna testimonianza
della verità del vangelo, e che le evidenze usate per dimostrarne la validità siano inconsistenti».
Questo, infatti, metterebbe i deisti in una irragionevole difficoltà, che potrebbero giustamente
richiedere delle prove a chi vuole imporgli una religione rivelata; e che potrebbero giustamente
ritenere sia sufficiente semplicemente negarla, finché delle prove non siano prodotte, o di invalidare
le prove fino ad allora prodotte. Pare strano richiedere [ai deisti] di provare la falsità di una
rivelazione che gli viene offerta (ovvero di qualsiasi pretesa rivelazione)! O in altri termini di
provare a tutti quelli che sbagliano in cosa consiste il loro errore!
Testo n. 2
Anthony Collins, An Answer to Mr. Clark’s Third Defence of his Letter to Mr.
Dodwell, pp. 9-10; 11; 14
Sebbene non possiamo mai essere sicuri di possedere idee adeguate di tutte le cose esistenti, tuttavia
abbiamo buone ragioni per pensare che le nostre idee inadeguate concordino con la realtà delle
cose, come le idee adeguate concordano con gli archetipi ai quali si riferiscono. E, di conseguenza,
dobbiamo concludere che, come avviene con le idee adeguate, anche le idee inadeguate possono
essere comparate fra loro e che, dalla loro comparazione, possiamo ricavare una retta conoscenza.
Le idee che associamo al termine Dio e i suoi Attributi, sono senza dubbio inadeguate; e tuttavia nei
discorsi sulla religione ragioniamo a partire dalla giustizia, dalla veracità, dalla bontà, dalla santità e
dalla saggezza di Dio.
E’ mia aperta opinione che tutto ciò che può essere dimostrato, può essere chiarito da tutte le
obiezioni e da tutte le difficoltà; […] e che tutte le «difficoltà che possono essere portate contro
l’immensità e l’eternità di Dio» alle quali Clarke non crede si possa dare risposta, devono essere
invece perfettamente chiarite.
Testo n. 3
Anthony Collins, A Vindication of the Divine Attributes, p. 16
L’essere di Dio, che è il fondamento di tutta la religione e la moralità, è passibile della più chiara
dimostrazione. […] L’evidenza deve essere il solo fondamento dell’assenso, e l’esame è la via per
giungere all’evidenza. Quindi, invece di lasciare da parte l’esaminare, l’obiettare e il dedurre,
affermo che nessuna opinione può essere pericolosa per un uomo che sceglie con imparzialità di
esaminare la verità delle cose.
Testo n. 4
Anthony Collins, A Vindication of the Divine Attributes, pp. 7; 22
Ma i teologi, non volendo estendere il principio di sottomettere l’intelletto alla obbedienza della
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fede come in numerosi aspetti fa il signor Bayle, hanno ritenuto di poter rispondere alle difficoltà da
lui sollevate secondo i principi delle loro diverse sette [...]
Tutto considerato, credo che il mondo sarebbe rimasto più saggio e quieto se le nozioni comuni
degli attributi Divini non fossero mai state toccate […]. Ma, sua grazia [King], col suo tentativo ha
solamente risvegliato la controversia […]. E’ difficile concepire come sua grazia abbia tante
speranze di curare lo Scetticismo della nostra epoca, togliendo le ordinarie concezioni delle
perfezioni di Dio, e lasciandoci senza alcuna nozione stabilita degli attributi essenziali.
Testo n. 5
Anthony Collins, A Vindication of the Divine Attributes, pp. 7; 22
Sebbene il nostro concetto di quegli attributi [morali] non raggiunge la piena estensione di come
sono invece in Dio; tuttavia, fino a che riusciamo ad estendere i nostri concetti, essi devono trovare
corrispondenza con la Saggezza, la Bontà, la Santità, la Giustizia, la Volontà e la Prescienza di Dio.
Testo n. 6
Anthony Collins, A Philosophical Inquiry Concerning Human Liberty, pp. 90-91
Moralità o virtù, consistono in quelle azioni che sono, per loro natura e nel loro complesso,
piacevoli; immoralità o vizio, consistono in quelle azioni che sono, per loro natura e nel loro
complesso, dolorose. Quindi, un uomo deve essere condizionato dal piacere e dal dolore per poter
conoscere cos’è la moralità e per poterla distinguere dall’immoralità. Egli deve essere, inoltre,
condizionato dal piacere e dal dolore perché abbia ragioni per praticare la moralità; infatti, non ci
potrebbero essere motivi, se non il piacere e il dolore, per spingere un uomo a compiere o astenersi
dal compiere una azione. Un uomo deve avere tanta più moralità, quanto più comprende le azioni
che provocano piacere o dolore, o quanto più ne è debitamente sensibile; e deve essere
perfettamente morale, se è necessariamente determinato dal piacere e dal dolore giustamente intesi e
appresi.
Testo n. 7
Anthony Collins, A Vindication of the Divine Attributes, p. 14
Ma se nessuno di questi attributi è in Dio, e neppure gli altri che possiamo concepire, non possiamo
dedurre nulla né inferire alcun tipo di obbligazione o dovere. Poiché tutti i moventi per compiere il
dovere, a meno che non si creda che l’unico movente sia il piacere attuale (cosa che è una
considerazione Atea) [il corsivo è mio], sono derivati unicamente dalla considerazione degli
attributi di Dio intesi in un senso letterale.
Testo n. 8
Anthony Collins, A Vindication of the Divine Attributes, p. 13
Nel Sermone si evince chiaramente che sua grazia [King] non ha altra nozione di Dio che di un
essere che è Causa generale degli effetti. Ora, se questa è l’idea che secondo sua grazia è significata
dal termine Dio, ammetto che il termine Dio può essere posto in una proposizione, e che l’essere di
Dio in questo senso può essere dimostrato. Ma se questo è tutto quello che è significato, non vedo
perché gli atei non possano credere in una tale divinità; infatti, gli atei, al pari dei deisti, ammettono
che una causa generale di tutti gli effetti esiste dall’eternità, e differiscono solo nella concezione
degli attributi di quella causa generale [il corsivo è mio].
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Testo n. 9
Anthony Collins, An Answer to Mr. Clark’s Third Defence of his Letter to Mr.
Dodwell, p. 58
So che la dottrina della Necessità è troppo spesso considerata come irreligiosa e ateistica; e devo
confessare che non posso che meravigliarmi, sapendo che tra i cristiani sono numerosi coloro che
credono alla predestinazione […]
Testo n. 10 Anthony Collins, A Philosophical Inquiry Concerning Human Liberty, p. 59
Quindi la libertà, ovvero una possibilità di agire o di non agire, di fare questa o un’altra cosa sotto le
stesse cause, è impossibile e ateistica.
Testo n. 11 Robert South, Twelve sermons Preached Upon Several Occasions, 1727 (IV ed.), Vol.
I, p. 303. Cit. in A. Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 61
Gli stoici, infatti, sostengono la fatalità, e il corso inalterabile degli eventi; ma essi credono inoltre
che tale necessità emerga dalle cose stesse e che neppure Dio possa alterarla; cosicché essi
sottomettono Dio alla fatale catena delle cause, laddove avrebbero dovuto risolvere la necessità
degli eventi inferiori in una libera determinazione di Dio, i quali eseguono necessariamente ciò che
Dio ha posto liberamente.
Testo n. 12 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 63
Se considerasse la questione [Clarke] capirebbe che come la volontà di Dio è necessariamente
determinata da ciò che è realmente migliore, così la volontà dell’uomo è determinata da ciò che
sembra migliore.
Testo n. 13 Anthony Collins, A Philosophical Inquiry Concerning Human Liberty, pp. 107-108
Alla qual cosa rispondo così: ammetto che, se tutti gli eventi sono necessari, è stato impossibile per
Giulio Cesare non morire in Senato nella stessa maniera in cui è impossibile che la somma di due
e due dia sei: e aggiungo, che non possibile pensare che la morte di Giulio Cesare sia accaduta in
qualsiasi altro luogo se non il Senato, così come non è possibile pensare che la somma di due dia
sei. Infatti, chiunque pensi che la sua morte fosse stata possibile in altro luogo, presuppone altre
circostanze precedenti alla sua morte, rispetto a quelle che si sono realmente verificate. Se li si fa
supporre che tutte le stesse circostanze si siano verificate e che abbiano preceduto la sua morte, sarà
impossibile per loro (sempre che pensino correttamente) concepire che la sua morte sia avvenuta in
altro luogo, nello stesso modo in cui è impossibile concepire una somma di due che dia [108] come
risultato sei. Osservo inoltre che supporre altre circostanze di una azione possibile, rispetto a quelle
che l’hanno preceduta, è supporre una contraddizione o una impossibilità: perché, se tutte le azioni
hanno le loro particolari circostanze, allora ogni circostanza che precede l’azione è tanto
impossibile che non si realizzi, in virtù delle cause che precedono quella circostanza, come per due
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più due è impossibile risultare sei.
Testo n. 14 Anthony Collins, A Philosophical Inquiry Concerning Human Liberty, p. 60
La libertà si basa sull’assurdo principio dell’Ateismo Epicureo e può solo fondarsi su di esso; gli
epicurei, ovvero la più popolare e più numerosa setta atea dell’antichità, erano i più grandi [60]
assertori della Libertà; sul fronte opposto, gli Stoici, la più popolare e più numerosa setta religiosa
dell’antichità, erano i più grandi assertori del fato e della necessità.
Testo n. 15 Anthony Collins, A Letter to the Learned Mr. Henry Dodwell., p. 14
Ma si supponga che dal potere di pensare, o dalla coscienza individuale, si possa provare
l'immaterialità dell'Anima, e dalla sua Immaterialità la sua naturale immortalità. Quale conseguenze
si avrebbero? Tutte le creature sensibili nell'universo sarebbero poste nella medesima condizione
dell'uomo, ovvero sarebbero capaci come lui di felicità eterna.
Testo n. 16 Anthony Collins, A Philosophical Inquiry Concerning Human Liberty, pp. 55-56
Per quale ragione un uomo deve essere ritenuto libero mentre compie le stesse o anche simili
azioni? Egli ha certamente più conoscenza di una pecora. Prova piacere nel compimento di un
maggior numero di azioni, ed è talvolta mosso da sentimenti di onore e di virtù, oltre che dai piaceri
che ha in comune con le pecore. Può essere spinto nelle sue azioni da oggetti assenti e da cose
future. E’ maggiormente soggetto a paure vane, a errori e azioni sbagliate e ad un numero infinito
di assurdità indotte dalle sue credenze. Ha più potere e forza, come ha più arte e [56] furbizia, ed è
in grado di fare in più grande misura del bene o del male ai suoi simili. Ma queste potenze maggiori
e queste maggiori debolezze, che sono dello stesso genere delle potenze e delle debolezze delle
pecore, non possono contenere la libertà e, chiaramente, non costituiscono una differenza
percepibile tra le pecore e gli uomini riguardo le cause generali delle azioni, come i differenti gradi
di queste potenze e debolezze non costituiscono, di fatto, una differenza tra le diverse specie di
animali, uccelli, pesci e rettili
Testo n. 17 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 83
Per quello che posso capire, tutto questo parlare di essenze sconosciute, è un completo errore: e
niente mi sembra più chiaro che l’essenza o la sostanza della materia consiste nella solidità, e che
l’essenza o la sostanza dell’essere distinto dalla materia, deve consistere nella mancanza di
estensione, ed è giustamente chiamato essere inesteso. Infatti non può essere concepito nulla di
coesteso con le parti dello spazio (se così mi posso esprimere) se non ciò che è solido.
Testo n. 18 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., pp. 83; 87
[per Clarke] è assolutamente impossibile provare l’esistenza di due differenti sostanze nel mondo;
perché, non avendo idea di cosa sia la sostanza della materia e neppure di cosa sia la sostanza
dell’essere distinto dalla materia, non può giungere a sapere che la sostanza di una non sia la
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sostanza dell’altra, o che esista qualche altra sostanza oltre alla materia.
Il nucleo della questione è, «se è esistito dall’eternità un essere immateriale con infinite perfezioni,
che ha creato la materia e tutte le altre cose ex nihilo»; come può seguire che un tale essere esista,
dalla sola supposizione dell’esistenza di due esseri di diverso tipo? Giacché non segue
necessariamente da tale supposizione che un essere deve aver creato l’altro ex nihilo; e, quindi,
qualche altra proposizione mediana è necessaria per provare questo punto.
Testo n. 19 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 89
Concluderò questo saggio mostrando un modo per dimostrare l’esistenza di Dio, dal momento che
tale dimostrazione è ritenuta così necessaria in questo argomento […]
Testo n. 20 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 89
Per quello che conosco delle opinioni di Stratone, Senofane e di molti altri atei antichi […], tutti
sembrano concordare con Spinoza (che nella sua Opera Posthuma ha tentato di porre l’ateismo a
sistema) nel ritenere che non ci sia altra sostanza nell’universo che la Materia, che Spinoza chiama
Dio e Stratone Natura.
Testo n. 21 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 91
E’ quindi evidente, che per evitare i due pericolosi estremi di credere o che nulla esiste se non
l’universo materiale, o che esseri di diverso tipo necessariamente esistono, dobbiamo non solo
sapere che esseri di diverso tipo esistono (cosa che Clarke reputa sufficiente per provare l’esistenza
di un creatore) ma dobbiamo anche avere idea di come sia possibile per la materia non essere
esistita da sempre […]. Ora, la strada per dimostrare che la materia non è in sé esistente o, che è lo
stesso, che la creazione della materia è ex nihilo, è di arrivare alla conoscenza dell’idea della
creazione ex nihilo. […] giacché, fintanto che non abbiamo idea della creazione della materia ex
nihilo, dobbiamo supporre che essa sia in sé esistente.
Testo n. 22 Anthony Collins, An Answer to Mr. Clarke Third &c., p. 92
Così, la ristrettezza di questo trattato, e il grande lavoro che ha comportato l’aver mostrato la falsità
di così tanti pregiudizi e opinioni […], mi renderà scusabile l’omissione di un così utile progetto
[come quello di fornire una idea delle creazione ex nihilo], e lascerò per intero questo compito a
qualcuno dei gentiluomini che si danno appuntamento annuale per predicare alle Lectures fondate
dall’onorato signor Robert Boyle
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