la messinscena del mostro
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la messinscena del mostro
LA MESSINSCENA DEL MOSTRO I corpi dei due ragazzi vengono scoperti la mattina successiva da un pensionato che aveva scorto la vettura tra gli alberi e, incuriositosi, si era avvicinato. Sul lato sinistro della Golf, a circa tre metri di distanza, giace il corpo di Stefano, accasciato in un piccolo fosso. Il giovane indossa la camicia, ha i pantaloni e gli slip infilati solo su una gamba. Sotto i suoi glutei è raggomitolato il maglione. Perché il Mostro l'ha trascinato fuori dall'auto? La spiegazione secondo la quale lo avrebbe fatto per togliere più agevolmente il corpo della ragazza non regge. Stefano non era appena fuori dall'abitacolo, ma a ben tre metri di distanza, quasi appoggiato in un piccolo avvallamento del terreno. Oscuro è inoltre il significato di quel maglione raggomitolato a mo' di cuneo, quasi dovesse sostenere il cadavere in posizione seduta. Un'ipotesi potrebbe essere quella della messinscena: come vedremo più avanti, quella sera c'era un certo movimento nei paraggi. Almeno altre due coppiette, e forse anche un guardone, erano presenti a non moltissima distanza. E possibile che l'assassino abbia sistemato seduto il corpo senza vita dei ragazzo sul ciglio della strada e abbia chiuso le portiere dell'auto per poi ritirarsi in un luogo più sicuro e nascosto dove poter compiere il lungo rituale dell'escissione del pube. Se un guardone avesse osservato la scena da lontano, avrebbe visto una macchina e un uomo seduto poco distante. Per quanto strana fosse apparsa ai suoi occhi la situazione, non sarebbe stata di suo interesse e non avrebbe quindi sentito il bisogno di avvicinarsi. Stefano Baldi è stato raggiunto da quattro colpi di pistola e da quattro pugnalate al torace. Dall'altra parte della macchina, sul lato destro, a circa sei metri di distanza, giace il cadavere di Susanna, colpita da cinque proiettili al torace e da due pugnalate alla schiena. La ragazza è supina sull'erba, con le braccia rivolte verso l'alto dietro la testa. La gonna che indossa è stata tagliata verticalmente con il coltello, la stessa sorte è toccata alle mutandine. Il reggiseno e la maglietta sono sollevati e il maglione è intorno ad un braccio. La Cambi presenta delle ferite superficiali al seno sinistro. Le è stato asportato il pube, il perineo e parte della fascia media delle cosce, con un taglio preciso e continuo. Gli oggetti personali della coppia non vengono toccati. Vicino alla Golf gli agenti trovano una pietra di lava rossa, squadrata a tronco di piramide, ed un'impronta di stivale di taglia grande. Il venerdì dopo il delitto, prima che i corpi straziati dei due giovani venissero ritrovati, accade un fatto strano. Qualcuno telefona a casa della zia di Susanna, un indirizzo provvisorio che nessuno conosceva. La voce è tremolante ed educata, chiede della mamma della ragazza con la quale voleva parlare della figlia. In effetti la madre della vittima si trovava in quei giorni a casa della sorella. Un guasto telefonico interrompe però la conversazione. Gli operai della SIP, la TELECOM di allora, mentre ristabiliscono la linea interrotta, si accorgono che qualcuno cerca più volte di mettersi in contatto con il numero della zia di Susanna Cambi. In molti sono convinti che si sia trattato dei misterioso assassino. IL MOSTRO E’ UN CHIRURGO? Un testimone racconta di aver visto nei pressi della scena dell'omicidio un uomo di mezza età a bordo di un'Alfasud. Una coppietta afferma di avere notato un guardone intorno alle 22,40 a bordo di un'Alfasud, un altra coppia ha visto una macchina allontanarsi a forte velocità dal luogo dell'omicidio, un'Alfa GT rossa mezz'ora dopo la mezzanotte e la descrizione dell'uomo che stava alla guida corrisponde a quella del guardone descritto dall'altra coppia. Viene fatto il primo identikit del Mostro. Si cominciano a contare gli elementi che collegano gli ultimi tre delitti (bisognerà infatti attendere ancora un anno prima che venga rispolverato il fascicolo dell'omicidio del 1968): l'assassino colpisce sempre con il novilunio, quando la notte è particolarmente oscura. L’arma usata è sempre la stessa. A causa dei macabri rituali compiuti con molta precisione sui cadaveri delle vittime si sospetta che il folle omicida sia un ginecologo o un chirurgo. Un uomo al di sopra di ogni sospetto, alto, molto forte. E soprattutto provetto tiratore. La psicosi del Mostro si diffonde: fioccano le segnalazioni anonime, tutti cominciano a sospettare di tutti. Le indagini sono sempre indirizzate verso il mondo dei guardoni. I titolari dell'indagine rinnovano l'invito ai cittadini che possono sapere qualcosa di utile a farsi avanti. Viene disseppellito dai polverosi archivi un vecchio fascicolo riguardante un atto vandalico del 1965, quando su alcuni quadri esposti alla Galleria degli Uffizi le figure di donna erano state sfregiate nella zona dei pube. Cinzia Cambi, la sorella di Susanna, scrive una lettera alla redazione dell'Unità di Firenze: «Susanna e Stefano devono essere le ultime vittime di questa ignota mano omicida. Anche noi ci uniamo all'appello rivolto dagli inquirenti perché chiunque possa fornire anche una minima traccia, che riesca a smascherare l'assassino, si faccia avanti». Purtroppo il delitto di Calenzano non sarà l'ultimo della serie. Il quarto omicidio scagiona Enzo Spalletti. Fonte: Francesco Bruno e Andrea Tornielli – Analisi di un mostro – Arbor, 1996