Werner Herrzog – “Aguirre, furore di Dio”

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Werner Herrzog – “Aguirre, furore di Dio”
AGUIRRE, FURORE DI DIO
di Werner Herzog
Werner Herrzog – “Aguirre, furore di Dio”
Werner Stipetic nacque a Monaco di Baviera il 5 settembre del 1942. Successivamente cambiò il
suo nome in Herzog, che significa “Duce”, perché pretendeva essere “Il Duce” del cinema, come
Duke Ellington lo era per il jazz.
Crebbe in un remoto villaggio di montagna della Baviera, lontano dalle città e dalla civiltà,
circondato da un ambiente naturale, senza cinema, senza televisione né telefono, senza nessuna
traccia di tecnologia. Fece la sua prima telefonata all’età di 17 anni! Per produrre i suoi film,
durante il liceo, lavorava nel turno di notte come saldatore in una fabbrica d'acciaio, e affrontò
tutti tipi di lavoro, pur di guadagnare soldi e produrre pellicole. Si dice che durante gli studi
universitari a Pittsburgh faceva contrabbando di apparecchi televisivi alla dogana messicana.
Durante la sua adolescenza attraversò una fase di grande fervore religioso, arrivando a convertirsi
al cattolicesimo, nonostante i contrasti con la sua famiglia che era atea convinta.
Intorno ai 15 anni, inoltre, iniziò a fare i suoi primi lunghi viaggi a piedi, attraversando l'Europa, da
Monaco di Baviera all’Albania. Qualche anno più tardi giunse anche in Grecia.
Girò il suo primo film nel 1961 all’età di 19 anni. Da allora ha prodotto, scritto e diretto piu di 50
film, e pubblicato più di una dozzina di libri e diretto diverse opere (happenings, spettacoli
estemporanei...).
Fece una scommessa con il regista Errol Morris, perché Herzog sosteneva che se Morris avesse
avuto modo di girare e finire il suo film documentario “Cancelli del cielo” (1987), lui si sarebbe
mangiato una scarpa. Morris finì il suo film e Herzog mantenne la sua promessa; il documentario
che presenta questo episodio ha proprio il titolo, molto esplicito, di” Werner Herzog mangia la sua
scarpa” (Werner Herzog eats his shoe); oltre ad una parte molto divertente, esso contiene un vero
e proprio decalogo del regista.
“Se avete voglia di fare un film, e lo desiderate con tutta la vostra forza, avete il diritto di fare
qualsiasi cosa per raggiungere il vostro obiettivo, potete rubare la telecamera, la pellicola, potete
entrare con forza in un laboratorio di suono e montaggio. (....) I film ci permettono di dare
un'occhiata all'interno delle cose. Come quando cucini. Infatti sono assolutamente convinto che
cucinare è l’unica alternativa al cinema. Però un film non può causare una rivoluzione totale né
cambiare radicalmente i tempi o le cose in un tempo molto breve. Tutt'altro, penso che i film
possano cambiare la prospettiva da cui vedere le cose, ma a lungo termine, creando qualcosa di
piu prezioso. Creare un film, essere regista, contengono qualcosa di assurdo nella loro essenza.
Alla fine ti trasformi in clown, succede a tutti i grandi registi di trasformarsi in clown. Guarda, ad
esempio, Orson Wells o François Truffaut. Non voglio fare la pubblicità e non voglio creare miti.
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AGUIRRE, FURORE DI DIO
di Werner Herzog
Voglio solo dire che noi registi creiamo qualcosa di immateriale proiettando la luce; facciamo
questo tutta la vita e finiamo per trasformarci in clown. È un processo inevitabile.”
La lingua di Herzog è fatta di pure immagini, che possono essere ottenute dalla comunione tra
camminare e pensare musicalmente. Nella sua opera prevale un realismo ironico, molto più
evidente nei suoi film di non-fiction, e che si riconosce attraverso il commento, che è quasi sempre
la voce narrante di Herzog stesso, personaggio più importante di qualsiasi altro nel film, con tutto
ciò che questo rappresenta. I film di Herzog, sia documentari che artistici, presentano una linea
molto sottile che separa questi due registri, che a volte sono invece interconnessi, diventando così
una specie di cine-verità da tutti punti di vista (regia, attori, ambiente, musica, costumi ecc.).
Sovente nei film di finzione di Herzog possiamo riconoscere le modalità di rappresentazione
documentaria, come l’uso di scenari naturali, il lavoro senza storyboard, la cronologia dei fatti
rispettata in quella filmica, gli attori reali, ovvero non-attori.
In Aguirre, furore di Dio, per esempio, viene ricostruita esattamente la spedizione spagnola di
conquista, la foresta serve come arredamento e gli indigeni peruviani rappresentano gli antenati,
facendo così coincidere presente storico e passato mitico degli indiani, attraverso una messa in
scena che intreccia storia e fantasia. I suoi film rappresentavano il nuovo cinema tedesco, in cui
prevaleva soprattutto l’idea di universalità.
Il rapporto tra Herzog e Kinski è uno dei più spettacolari rapporti attore-regista nella storia del
cinema: Kinski era un continuatore della tradizione espressionista di recitazione, quindi un attore
abbastanza difficile da usare nel cinema degli anni ‘70 e ‘80; ma il suo stile si inserisce
perfettamente nell'estetica alla Herzog sia in Aguirre, furore di Dio che in Fitzcarraldo. In relazione
al contributo di Kinski ad Aguirre, il critico Pauline Kael notava che egli produce da solo, anche solo
nei modi in cui gestisce il suo corpo, quell’effetto che i film espressionisti classici cercano di
ottenere attraverso le inquadrature oblique e le ambientazioni violente, molto angolate.
Aguirre, furore di Dio (1972) è un film significativo nell’opera di Werner Herzog, non solo per i
molti trionfi a vari festival, ma perché porta all'attenzione del pubblico non solo un direttore, ma
tutta la nuova generazione del cinema tedesco. D’altra parte Herzog riconosce che, per
raggiungere un successo, è necessaria anche una storia valida intorno a cui girare un film; e poi, in
terzo luogo, Aguirre rappresenta la prima collaborazione con l’attore Klaus Kinski (e anche di
grande successo).
Innumerevoli leggende sono nate a proposito delle riprese cinematografiche di Aguirre, furore di
Dio; è molto probabile che Kinski litigasse spesso sia con gli altri attori che con lo staff. Ad un certo
punto le controversie verbali tra Herzog e Kinski arrivarono al punto che il regista minacciò di
sparargli. Il merito più grande di Kinski è precisamente la capacità di trasporre sullo schermo
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di Werner Herzog
quella furia incollerita, quella hybris. In Aguirre, nel ruolo di Dio auto-proclamato, Kinski fornisce
una performance pressoché ineguagliabile.
Non bisogna dimenticare le condizioni di lavoro dell’epoca: quale attore contemporaneo avrebbe
il coraggio, oggi, di firmare un contratto per un film girato nel cuore della giungla, dove la malaria
è comune, senza acqua calda e con un letto scomodo, insomma in condizioni molto precarie, e in
più con un regista fanatico, indifferente alle minacce cui è esposta tutta la sua squadra?
Aguirre è stato girato in queste condizioni. Quando gli attori si trovano su una zattera in mezzo ad
un fiume spumeggiante, il pericolo è molto reale e gli attori sono davvero in pericolo e solo per un
miracolo riescono a sopravvivere a quella situazione.
Alla fine, tutte queste circostanze hanno contribuito alla veridicità del film, non c'è nessun artificio
per imitare l'ambiente naturale in cui i conquistatori combattevano le loro battaglie implacabili,
nessun dispositivo per produrre la nebbia onirica che cade sopra il paesaggio ipnotico.
La musica è ciò che dà il tono ipnotico e crea uno stato d'animo meditativo in Aguirre: Wrath of
God. Si tratta di un suono inquietante, ecclesiastico, organico e poetico, un suono che diventa un
carattere proprio della storia, in quanto contribuisce notevolmente ad enfatizzare l'effetto
complessivo della tragedia.
Questa musica ossessionante è creata da Florian Frick la cui band Popol Vuh ha contribuito a tanti
altri film di Herzog.
Per la sequenza di apertura, Herzog dichiarava: "Abbiamo utilizzato uno strumento strano, che
abbiamo chiamato coro-organo. Esso ha, al suo interno, tre dozzine di diversi roller di banda che
suonano contemporaneamente anche se in modo indipendente uno dall’altro, come un suono in
loop. In questo strumento è presente una tastiera sulla quale si possono suonare i roller come in
un organo, in modo tale che sembri proprio un coro umano, ma allo stesso tempo artificiale e
davvero inquietante.”
La musica, la recitazione degli attori (e soprattutto la prestazione di Klaus Kinski ), la veridicità
delle condizioni delle riprese cinematografiche, l’autenticità dei dialoghi e delle situazioni della
sceneggiatura, l’ampiamento della camera (tante volte lontana dai personaggi, come un occhio
che osserva dall’esterno la realtà che circonda il set), il fatto che Herzog non voglia raccontare una
storia tracciata o registrare dialoghi divertenti, ma vuole innalzarci in un regno di meraviglia (tra
l’altro si sa che Herzog non ha mai realizzato story board per i suoi film e tante volte ha dichiarato
di scrivere i dialoghi 10 minuti prima di girare le scene). Tutto ciò ha contribuito alla trascendenza
e all’attualità del suo film.
In questa vicenda, come in tanti altri suoi film, Herzog vede un uomo ossessionato dalla visione del
proprio grande successo, che commette un peccato di orgoglio per la furia di raggiungerlo, ed è
schiacciato dall’universo implacabile.
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AGUIRRE, FURORE DI DIO
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La storia di Aguirre è un viaggio visionario, meditativo e spirituale in cui l’ambiente spaventoso e
un po’ surreale crolla lentamente sulla spedizione, per le illusioni malate di un leader psicopatico,
che lo porteranno al suo tragico destino.
Tanti grandi registi considerano questo il loro film preferito, al quale si sono inspirati nelle loro
opere – per esempio Frances Ford Coppola (”Apocalipse now”) , Stanley Kubrick (“2001: A space
Odissey”), Terrence Malick (“The thin red line” e “Tree of life”), Steven Spielberg, Oliver Stone…
SCHEDA DEL FILM
Aguirre, der Zorn Gottes / Aguirre, furore di Dio – 1972
1h 33min | Avventura, Drama, Storico | 28 Maggio 1975 (in Italia)
Regia: Werner Herzog
Attori: Klaus Kinski - Don Lope de Aguirre, Helena Rojo - Inez de Atienza, Del Negro
- Gaspar de Carvajal, Ruy Guerra - Don Pedro de Ursua, Peter Berling - Don Fernando
de Guzman, Cecilia Rivera - Flores, Dan Ades (Daniel Ades) - Perucho, Edward Roland
- Okello, Armando Polanah - Armando, Alejandro Repulles - Gonzalo Pizarro, Julio
Martinez, Daniel Farfán, Antonio Marquez, Alejandro Chavez, Justo González
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Thomas Mauch, Francisco Joán, Orlando Macchiavello
Musiche: Popol Vuh
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Effetti: Miguel Vazquez, Juvenal Herrera
NOTE
- Suono: Herbert Prasch
- Tra gli interpreti hanno collaborato gli indigeni della cooperativa Lauramarca in Peru.
Numerose le nomination ai premi internazionali, tra cui :
1973 – migliore cinematografia, migliore film e migliore attore ai Premi Tedeschi della Cinematografia.
1976 – nominato come migliore film straniero al premio Cesar, Francia.
1977 – vinto il premio dei Sindacato francesi dei Critici del Cinema per il migliore film straniero e lo stesso
premio dal Sindacato Statunitense dei Critici del Cinema.
Fonti:
http://www.imdb.com/
http://www.rogerebert.com/
http://www.classicartfilms.com/aguirre-the-wrath-of-god-1972
Scheda elaborata da Daria Pall Calinescu
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