informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner

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informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner
in
formazione
Periodico
di comunicazione
tra maestri, allievi,
genitori, amici.
LIBERA
ASSOCIAZIONE
PEDAGOGICA
RUDOLF
STEINER
17 09
◊
b
envenuti
ESTATE
“
Corriamo.
Corriamo al mare sulle conchiglie
corriamo sulla sabbia senza pensare
corriamo nelle verdi praterie
corriamo nell’erba a fantasticare.
Entriamo piano nel bosco
un fremito ci fa tremare un poco.
Orsù corriamo,
corriamo, inconsapevoli, sotto i verdi rami della nostra vita.
Altri inverni, altre scuole inizieranno,
il tempo ci scorre fra le dita.
Corriamo.
”
S . G I O VA N N I
“
S. Giovanni va pei campi
nell’ardor del mezzogiorno,
quiete immensa tutt’intorno,
sopra, il cielo tutto blu …
Il sorriso suo giocondo
benedice la natura
e ogni spiga che matura.
”
Di Lina Schwarz,
da “ Ancora ….. e poi basta” ed. Mursia, 1965
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2
In copertina:
Acquarello di Maria Luisa Vigilanti
e
ditoriale
San Giovanni Battista:
l’aspirazione ad ascendere
È
significativo che il 24 giugno si
celebri il solstizio d’estate e che
a questa data corrisponda anche il
giorno di nascita di Giovanni Battista.
Mentre negli equinozi, giorno e notte
si pareggiano, nei solstizi il rapporto tra
luce e ombra non è bilanciato: in quello d’inverno, legato all’altro Giovanni,
l’Evangelista, la luce gradatamente prevale sull’ombra, in quello d’estate si verifica il fenomeno opposto.
E per i nostri progenitori luce ed ombra
Per i nostri
non erano solo fenoprogenitori luce
meni naturali ma
ed ombra non erano solo rappresentavano anche vere e proprie enfenomeni naturali ma
tità spirituali. Esse inrappresentavano anche
cutevano sia revevere e proprie entità
renza che soggezione,
suggerendo alle dispirituali. Esse
incutevano sia reverenza verse civiltà che si sono avvicendate nello
che soggezione,
sviluppo della storia
suggerendo alle diverse
dell’umanità, la celebrazione di riti,cericiviltà che si sono
monie e usanze proavvicendate nello
piziatorie che presviluppo della storia
sentano, pur nelle loro specifiche particodell’umanità,
larità e marginali difla celebrazione
ferenze, somiglianze
di riti, cerimonie
nella sostanza, e soprattutto nel signifie usanze propiziatorie
“
„
3
cato profondo. I solstizi sono infatti
momenti energetici particolari in cui,
come per magia, si apre un varco, attraverso il quale il mondo spirituale e
quello terreno possono comunicare,
dialogare tra loro. Non a caso per gli
antichi greci i solstizi erano definiti porte, degli dei quella invernale, degli uomini quella estiva. Infatti durante il solstizio invernale lo spirito divino scende sulla terra e, al contrario, in quello
estivo la spiritualità umana si protende verso l’alto. Nella tradizione romana il custode delle porte (comprese
quelle dei solstizi) era Giano(Ianus) il
misterioso dio bifronte che veniva appunto celebrato ai due solstizi. Sul Calendario del Cattabiani, l’autore dice:
“Renè Guenon sostiene che la festa di
Giano era celebrata a Roma dai Collegia fabrorum ai due solstizi: le feste sarebbero poi diventate quelle dei due
Giovanni per la somiglianza fonetica di
Ianus con Iohannes. Ovvero, i due Giovanni avrebbero impersonificato nei
due solstizi le funzioni del Cristo come
chiave delle due porte”.
Quando Giovanni Battista, secondo la
tradizione cristiana, apre la porta solstiziale estiva elimina temporaneamente quel diaframma che ci separa
normalmente dalla visione del divino,
rafforzando la nostra vista spirituale. La
natura è al culmine del suo fiorire e ab-
Estate 2009 Numero Diciassette
di Walter Abbondanza
e
ditoriale
biamo più possibilità di percepire l’invisibile e la natura stessa, nella sua essenza e nei suoi misteri, di elevarci verso l’alto.
Nell’antichità durante il solstizio, secondo le usanze pagane, musica e danza portavano gli esseri umani in uno
stato di estasi nel quale potevano sperimentare l’energia degli spiriti elementari presenti nella natura al culmine dell’estate. Nel ‘500 queste tradizioni legate alla compenetrazione tra
visibile ed invisibile,
ad una dimensione
Quando
dove sogno e realtà si
dalla primavera
confondono, erano
ancora vive e le trosi va verso l’estate,
viamo rappresentate
l’essere della natura
da Shakespeare, neldiventa sempre
la commedia fantastica del “Sogno di
più attivo
una notte di mezz’esempre
state”.
più interiormente
Rudolf Steiner nella
quarta conferenza del
saturo, e l’uomo
ciclo “L’esperienza del
stesso vi viene
corso dell’anno in
intessuto con l’intero
quattro immaginasuo essere.
zioni cosmiche” ci introduce ad una visione di questo fenomeno con occhi più vicini alla nostra
cultura e ai nostri tempi: “In estate, in
piena estate l’uomo veramente viene
del tutto coinvolto nell’essere della natura. Quando dalla primavera si va verso l’estate, l’essere della natura diventa
Leonardo
da Vinci, San
sempre più attivo sempre più inteGiovanni
Battista
riormente saturo, e l’uomo stesso vi
1513-1516 circa
viene intessuto con l’intero suo esseParigi, Louvre
“
„
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re. Si può dire che in estate l’uomo passa attraverso una specie di coscienza
della natura……..
Possiamo dire: l’uomo è immerso nella natura in estate, ma se ne ha le giuste sensazioni e i giusti sentimenti, dall’intessere della natura gli viene incontro la spiritualità oggettiva.
La spiritualità oggettiva per quanto è
vero elemento umano, deve quindi essere cercata nel periodo di San Giovanni. Essa esiste in effetti nell’essere
della natura.”
Per concludere, vorrei tornare per un
attimo alla grandezza della figura del
Battista, celebrata nel Vangelo di Matteo, là dove il Cristo dice “Fra tutti coloro che sono nati di donna, non v’è alcuno più grande di Giovanni Battista”.
E così, abbiamo visto che nel giorno
della sua nascita, al solstizio d’estate,
la luce raggiunge il suo punto massimo, per poi diminuire gradatamente e
toccare il suo minimo al solstizio invernale, per poi ritornare a crescere
nuovamente.
E, con una certa analogia, il Battista
compiuta la sua missione di annunciatore del Cristo dirà nel Vangelo di
Giovanni Evangelista : “Nessuno può
prendersi qualcosa se non gli è stato
dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: non sono io il
Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo
sposo; ma l’amico dello sposo, che è
presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia
gioia è compiuta. Egli deve crescere ed
io invece diminuire”.
p
edagogia
Una gita tra le stelle
di Andrea Scicchitani, maestro di classe
D
al 17 al 20 marzo la nostra settima classe, insieme alla classe
sorella della scuola di Trento, ha partecipato all’uscita in Val di Non, per osservare il cielo notturno e cercare di cogliere nel modo più oggettivo possibile il movimento delle stelle.
Verso mezzogiorno del primo giorno, le
ragazze e i ragazzi si avviarono verso il
punto di osservazione, a circa quindici minuti a piedi dal rifugio che li ospitava; bisognava orientare il terreno nelle quattro direzioni cardinali.
Alle dodici, ventiquattro minuti e diciassette secondi, il sole passò per il
meridiano del luogo, proiettando così
l’ombra più corta del giorno, esattamente nella direzione Nord-Sud. Sopra
l’ombra venne fissato uno spago teso
tra due paletti e, tracciando geometricamente la perpendicolare ad esso,
si determinò anche la
direzione Est-Ovest.
Nel pomeriggio, con
l’uso dei puntatori
(semplici tubi il cui
spostamento è misurabile in gradi, destrasinistra, alto-basso), i
ragazzi, suddivisi in
quattro gruppi, rilevarono ciò che appariva
all’orizzonte delle quattro direzioni cardinali, riportandolo su carta.
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Tutto era pronto per osservare le stelle durante la notte.
La prima uscita venne effettuata alle
ore 20 e, alzando gli occhi, subito, venne individuata la regina del cielo, la Polaris, guida sicura che per millenni ha
accompagnato esploratori e navigatori. Sirio splendeva meravigliosa;
Orione, di fronte a Cassiopea, si ergeva maestoso; Castore e Polluce si tenevano per mano.
L’ultimo giorno, nel tardo pomeriggio,
con le racchette da neve ai piedi (ciaspole), si partì per inerpicarsi su per la
montagna innevata, con qualche palla di neve che saettava nell’aria e qualche ruzzolone sul bianco manto. Sulla
via del ritorno, mentre il sole era già
tramontato, nel buio, rassicurati dall’amico cielo, salutavamo con affetto
il solenne Orione che ci augurava la
buona notte.
Che fatica! Quanta gioia!
Note di diario…
di Alessandra, Gregorio e Maia
Cielo e non altro; il cupo cielo, pieno
di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso
mi parve ciò che mi parea terreno.
E la terra sentii nell’Universo.
Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.
E mi vidi quaggiù piccolo e sperso
Errare, tra le stelle, in una stella.
Giovanni Pascoli
Le stelle sono piccoli lumini nel cielo,
splendidi da guardare, incantevoli e lucenti. L’estasi e il senso di “nullità” che
si prova, può essere, in questo caso è
stato, intralciato dal sonno che si è impadronito di noi, verso le tre del mattino, impedendoci quindi un completo
divertimento.
Di notte ci siamo dovuti alzare ogni due
ore per andare dal rifugio Sores, dove
alloggiavamo, al luogo di osservazione.
Le prime rilevazioni sono state difficili
perché non conoscevamo le costellazioni. In quell’intreccio confuso e lu-
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Estate 2009 Numero Diciassette
Successivamente l’uscita venne ripetuta
ogni due ore, fino alle sei del mattino
e, sempre con l’uso dei puntatori, si individuavano le posizioni delle stelle sopra ai relativi orizzonti per riportarle, al
rientro, sulle carte già preparate.
Oltre ai fremiti che correvano lungo la
schiena nel contemplare tanti puntini
luminosi, altrettanto intensi erano i
momenti in cui le due classi recitavano insieme le stesse poesie, cantavano, lavoravano su lunghe file di tavoli
accostati.
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edagogia
Memorabile è stato il pomeriggio della “ciaspolata”.
Ci sentivamo un po’ ridicoli perché non
riuscivamo a camminare bene, soprattutto all’inizio. Il ritorno è stato più divertente, anche se i sentieri in discesa
erano scivolosi e molti di noi sono caduti più volte.
Il lavoro è stato duro e faticoso e ci siamo stancati, ma alla fine siamo stati anche contenti di aver vissuto questa
esperienza, che ricorderemo come una
delle più belle mai vissute fin’ora.
Che altro aggiungere? Sono questi i momenti della vita che non dimenticheremo mai.
minoso non
riuscivamo a
riconoscerle
ad occhio
nudo, ma
già poco dopo le distinguevamo nelle loro forme.
Dopo il dovuto riposo, durato dalle 7.00
alle 13.30, abbiamo disegnato, sui nostri quaderni, il cammino delle stelle tra
le quali c’erano: a nord la Polaris, Cassiopea e l’Orsa Maggiore; a sud il Corvo e Spica; a est la Corona Boreale, Arturo e Vega, mentre a ovest il Leone, il
Toro e i Gemelli.
L’osservazione è stata stupenda!
Durante questa gita abbiamo avuto la
fortuna di conoscere i ragazzi della scuola di Trento e con loro condividere delle splendide chiacchierate, momenti felici e indimenticabili.
Dopo cena diversi di noi si intrattenevano nella sala giochi, altri sui divani del
bar e i rimanenti se ne stavano in camera a conversare.
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Cielo e Terra dicono qualcosa
l'uno all'altro nella dolce sera.
Una stella nell'aria di rosa,
un lumino nell'oscurità.
I Terreni parlano ai Celesti,
quando, o Terra, ridiventi nera;
quando sembra che l'ora s'arresti,
nell'attesa di ciò che sarà.
Tre pianeti su l'azzurro gorgo,
tre finestre lungo il fiume oscuro;
sette case nel tacito borgo,
sette Pleiadi un poco più su.
Case nere: bianche gallinelle!
Case sparse: Sirio, Algol, Arturo!
Una stella od un gruppo di stelle
per ogni uomo o per ogni tribù.
Quelle case sono ognuna un mondo
con la fiamma dentro, che traspare;
e c'è dentro un tumulto giocondo
che non s'ode a due passi di là.
E tra i mondi, come un grigio velo,
erra il fumo d'ogni focolare.
La Via Lattea s'esala nel cielo.
Giovanni Pascoli
i
l racconto
Il dono
Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso
la vetrina del suo elegante negozio.
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi
color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
"E’ per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?".
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: "Quanti soldi
hai?".
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola
di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una
manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
"Bastano?", disse con orgoglio. "Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da
quando non c'è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un
secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi".
L'uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro
con cui avvolge con cura l'astuccio.
"Prendilo" disse alla bambina. "Portalo con attenzione".
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un'ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e
due meravigliosi occhi azzurrì. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con
tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò:
"Questa collana è stata comprata qui?".
"Sì, signorina".
"E quanto è costata?".
"I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente
e me".
"Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo".
Il gioielliere prese l'astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura
il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza.
"Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha
dato tutto quello che aveva".
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Racconto a cura del maestro Andrea Scicchitani
p
edagogia sociale
Intervista ai genitori delle feste
sulla collaborazione volontaria
alla vita scolastica
di Silvia Edmea Irene Cànepa
• realizzazione del sito internet,
• programmazione culturale,
• confezionamento di manufatti da
vendere alle feste,
• allestimento delle feste comprensivo
di cucina e buffet
• redazione del giornalino In-formazione
• scelta e ordine dei libri
• studio di testi inerenti all’impostazione
della scuola
• partecipazione attiva, in seguito a elezioni, al Consiglio che si occupa degli
aspetti prevalentemente amministrativi della scuola.
L
a scuola steineriana è, ormai per
tradizione, una scuola non tanto
privata quanto autogestita: la collaborazione dei genitori al suo funzionamento è fondamentale per determinarne qualità e sopravvivenza.
La collaborazione va dall'impegno quotidiano nel provvedere al pentolino del
pranzo, alla puntualità, al rispetto dei
turni di pulizia della classe, alla partecipazione alle riunioni, al pagamento
della retta scolastica, fino alla presenza
nei gruppi di lavoro e di studio. Questi
si rivolgono a:
• manutenzione materiale di spazi e
oggetti della struttura scolastica,
• assistenza agli apparecchi informatici,
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Proviamo a chiedere ad alcuni genitori
impegnati attivamente nei gruppi di
lavoro di raccontarci la loro esperienza
e le loro motivazioni.
Quando e come hai iniziato a collaborare attivamente all’interno della
scuola?
Marco Acquani Responsabile manutenzione e attualmente consigliere
Ornella Valzasina Responsabile CucinaResponsabile feste Bazar/Scuola aperta
Siamo entrati in questa scuola undici
anni fa, partendo dall’asilo e come tutti
i genitori appena entrati eravamo spaesati, ma nello stesso tempo consapevoli
di quello che stavamo donando a nostro
figlio.
Avevamo già letto qualcosa sulla pedagogia e sulle caratteristiche delle scuole
Waldorf quindi spaesati si, ma consa-
Monica Marcarini :resp. Programma culturale e consigliere. Tre anni fa, partecipai al banco-vendita giocattoli e poi
al banco accoglienza durante alcune
feste della scuola. Dopo un po’ di tempo
un gruppetto di genitori della scuola mi
chiese se volevo diventare consigliere.
Marilena Taddeo gruppo manufatti
per le feste, Fate e Folletti. Quando
abbiamo iscritto i nostri figli, dopo aver
partecipato all’incontro organizzato
per i nuovi genitori, i vari referenti dei
gruppi hanno presentato le varie possibilità per aiutare e partecipare più attivamente all’organizzazione della scuola
nelle varie forme. Il
gruppo bambole è
stato per me una folgorazione!
“
La scuola
steineriana è, ormai per
tradizione, una scuola
non tanto privata
quanto autogestita:
la collaborazione
dei genitori al suo
funzionamento
è fondamentale
per determinarne qualità
e sopravvivenza.
Eleonora Monzani,
gruppo Fate e folletti.
Sono un ex-genitore.
I miei figli ora hanno
24, 23 e 18 anni.
Sono arrivata nella
scuola steineriana di
via Pini quando il mio
secondo figlio era in
terza elementare.
Venivamo dalla scuola
statale, dove i genitori
stavano soltanto al cancello ad aspettare …
Non è stato semplice capire subito il
funzionamento della scuola. Dai colloqui preliminari all’iscrizione, mi è stata
chiesta la possibilità di partecipare attivamente alla vita della scuola. Sono
entrata per prima cosa nella dinamica
della classe. C’era una grande libertà,
che a volte sconfinava nel caos.
Lo stesso nell’organismo scuola: tutti
dicevano tutto. Arrivavano le circolari
con tante proposte. Chiesi a una delle
mamme della mia classe di che cosa si
trattava. Ricordo che rispose: “questi
gruppi sono importanti, per me lo sono.”
La seguii. Oggi, che i figli sono fuori da
molti anni, sono ancora qui a collaborare con la scuola, nel gruppo “fate e folletti” per i lavori manuali e frequento
uno dei gruppi di studio.
Non consideravo i gruppi come chiusi
in se stessi, ma come tra loro intersecanti. I ruoli dei genitori non fissi, ma distribuiti in varie attività.
Qual è il senso di questa tua attività
all’interno della scuola steineriana?
11
„
Estate 2009 Numero Diciassette
pevoli di quello che stavamo per affrontare.
È certamente un impegno importante
per noi genitori, ma l’abbiamo affrontato e lo stiamo affrontando pensando
di fare un’ “investimento” per i nostri
bambini nel futuro. All’inizio abbiamo
ascoltato, guardato e conosciuto,la
scuola e i genitori, sempre in modo propositivo e decisi che un giorno anche noi
saremmo stati parte attiva della scuola.
Abbiamo messo a disposizione le nostre
capacità lavorative proponendoci con
serietà, serenità e soprattutto continuità
e con il tempo ci e’ stato offerto di
impegnarci più intensamente e di
diventare responsabili di alcuni gruppi
di lavoro.
Siamo stati contenti che la scuola ci
abbia offerto questa opportunità,perche’ crediamo che sicuramente sia di
buon esempio per i nostri bambini,
anche se a volte le ore che dedichiamo
le sacrifichiamo alla famiglia.
A volte stanchi si, ma sempre felici di
aiutare la nostra scuola a crescere e
diventare sempre piu’ importante per la
vita dei nostri bambini.
p
edagogia sociale
Monica Io credo nel progetto sociale di
questa scuola.Voglio sostenerlo. Il pensiero antroposofico mi ha affascinato,
mi ha messo in discussione, mi ha insegnato a imparare dalle molte domande
che mi faccio, che inizialmente non
hanno una risposta e che poi mi portano a conoscere meglio il mondo.
Marilena Innanzitutto il piacere di scoprire ed esprimere la mia creatività, di
condividere questo piacere con altre
mamme, e di far arrivare tutto questo
a chi viene a visitare la nostra scuola nei
nostri giorni di festa.
Eleonora Venivo da
una scuola rigida, in
cui il genitore era bandito dall’organizzazione e semmai interpellato nella responsabilità. Mi era piaciuta la familiarità,
l’accoglienza della
scuola steineriana. Un
Donare fa parte
modo per conoscere
meglio la scuola e per
della crescita
capire meglio la scuola
nostra e altrui.
era la partecipazione
ai gruppi di lavoro.
Il tempo libero
Questo mi ha connon è tutto
vinto. La scuola, per
andare avanti, aveva
per noi stessi.
bisogno della partecipazione dei genitori,
altrimenti sarebbe stata una scuola privata come un’altra.
“
„
Che significato ha, a tuo parere la collaborazione scuola-famiglia per la
pedagogia Waldorf ?
Monica Il significato è insegnare ai
nostri figli a vivere in una comunità.
Importante è anche che i maestri trovino sostegno e appoggio nella presenza
dei genitori nella vita sociale della scuola
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formazione
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Marilena Penso sia molto importante
condividere questo cammino, scelto
innanzitutto dalla famiglia, che quindi
per prima deve attivarsi e capire quanto
sia importante poter sostenere con il
proprio aiuto la scuola, chiaramente con
il piacere che questo aiuto comporta
quando è ben distribuito tra i vari genitori!
Eleonora La scuola e la famiglia si intersecano, non sono due ambiti a sé stanti.
Questa almeno è stata la mia esperienza. Io e mio marito avevamo, nel
creare la nostra famiglia, il senso del
sacrificio.
Questo è il fulcro dell’educazione!
Oggi in partenza manca, è difficile praticarlo. Quando i bambini sono piccoli,
c’è ancora l’ideale della famiglia; non si
è ancora capito che la famiglia è un percorso di sacrificio. I figli non sono come
ce li aspettavamo: sono delicati, hanno
le loro proprie caratteristiche e difficoltà.
Si incontrano tante frustrazioni, soprattutto scolastiche. I figli non sono tutti
geni, la maggior parte sono “medi”. Il
senso di sacrificio nostro aiuta anche i
nostri figli a superare le loro frustrazioni,
impegni e difficoltà. Dedicare a loro, al
loro percorso, significa rinunciare a
molto. Quando saranno genitori,
rimarrà. L’impegno nella scuola implica
un sacrificio di tempo. Dedicare tutto il
nostro tempo a noi stessi e ai figli è
egoistico. Donare soltanto l’obolo non
è socialmente efficace. Donare fa parte
della crescita nostra e altrui. Il tempo
libero non è tutto per noi stessi.
Donare è questo. L’ho imparato lavorando a scuola. La scuola mi ha dato più
di quello che io ho dato.
Buona regola è non misurare mai
quello che io o un altro fa o dà. Questo fa anche andar bene i gruppi. Mai
misurare.
di sacrificio? La donazione di tempo?
L’impegno di tempo e denaro rinunciando a qualcos’ altro?
Secondo te la collaborazione dei
genitori all’interno della scuola ricade
sull’educazione sociale dei nostri
bambini?
Monica . Sì, come ho già sottolineato
Marilena Credo sia un bell’esempio da
fornire ai nostri ragazzi per far capire loro
cosa voglia dire offrire il proprio tempo
per aiutare, questo come valore in generale.
Eleonora l’aspetto sociale non compete
al giovane, ma all’adulto. A 18-20 anni
io volevo tagliare i ponti con la società.
Credo e ho voluto essere d’esempio:
anche se da adolescenti criticano,
hanno però una sensibilità sociale.
Marco propone una poesia di R. M.
RILKE
L’ARTE DEL GUERRIERO
Tutto è
portare a termine e poi generare.
Lasciar compiersi ogni impressione e
ogni germe di un sentimento dentro di sé,
nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio
irraggiungibile alla propria ragione,
e attendere con profonda umiltà
e pazienza, l’ora del parto di una nuova
chiarezza:questo si chiama vivere da artista,
nel comprendere come nel creare.
Qui non si misura il tempo;maturare
come l’albero, che non incalza
la sua linfa e sta sereno
nella tempesta di primavera
senza apprensione che l’estate
non possa venire,
perché l’estate viene:viene ai Pazienti
che attendono e stanno
come se l’eternità giacesse avanti a loro.
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Estate 2009 Numero Diciassette
Che riscontro ha questa collaborazione sulla tua vita economica e privata?
Monica La conseguenza è che io in questo momento ho scelto di non lavorare.
Mio marito mi appoggia in questo.
Abbiamo scelto insieme. Siamo consapevoli che questa scelta avrà delle conseguenze sulla famiglia, sia sull’educazione delle nostre figlie, sia sul bilancio
familiare, che fa a meno di uno stipendio, sia sul tempo privato della famiglia,
che è molto ridotto. Per noi anche il
tempo è un bene prezioso.
Marilena Non particolarmente oneroso
perché nel corso degli anni ho imparato
a dosare la mia disponibilità cercando
di offrire il mio tempo in modo “sano”,
cioè senza essere onnipresente.Vado a
scuola ogni giovedì nel gruppo di fate
e folletti, quando la maestra di classe
richiede la nostra presenza per la classe
e aiuto nell’allestimento delle feste.
Eleonora Mi dedico in modo esagerato,
ma in famiglia non mi è mai stato fatto
pesare. Egoistico, secondo me, è far
pesare queste scelte di impegno. Sull’economico non ci sono doveri però
non tutto ci è dovuto. L’impegno nella
scuola ha vari aspetti, anche quello economico.
Egoismo e disinteresse sono il vero problema. I genitori che non vivono la
scuola sentono il coinvolgimento, per
esempio, agli eventi, con grande fastidio. Tu lo puoi dire ai genitori, ma è il
genitore che deve avere la coscienza.
Altrimenti è un impegno che non sente.
Sembra che i figli rientrino nel bene da
“mostrare”, perché è una società dell’apparire. Il figlio deve essere bello, campione, intelligente, altrimenti c’è la
scuola steineriana. Se anche questa non
funziona, me ne vado. Io pago, ma non
mi metto in discussione. Dov’ è il senso
a
rte sociale
La storia del costume parla di noi
di Patrizia Curcetti
D
omenica pomeriggio, passeggiando sulle rive del naviglio, tra
cinguettii e metropolitana, la mia attenzione è catturata dalla voce di un uomo. Parla alla moglie, il suo tono esprime un certo disappunto, o meglio …rabbiosa contrarietà!
Ultracinquantenne, si agita strepitando:
“Ma cosa devo vedere! Hai visto come
cammina con quelle scarpe! Non sta in
piedi su quei trampoli! Non posso vedere mia figlia ridotta così!” Non trova
pace, la moglie in silenzio annuisce, il loro passo è veloce e presto spariscono
dalla mia vista. Gli epiteti si confondono con i cinguettii e il mormorio della
metropolitana, fino a svanire completamente.
Resta a me presente l’immagine della
“ povera vittima della moda” traballante
e un po’ goffa. La vedo arrancare sulle
sue bellissime scarpe.
Rincaro la dose e la immagino con indosso pantaloni a vita bassa lunghi sotto il ginocchio, cercando di imitare la
top model del momento.
Perché?
Affiora il ricordo dei miei studi di storia
del costume: il tanto amato professor
Beltrami che descrive, mostrando alla
classe, la figura di una matrona romana. Non è tanto differente dalla grottesca donna osservata oggi. Anch’essa
traballa su “scarpe trampoli” e cerca di
mantenere in equilibrio un’acconciatura inimmaginabile. Siamo nel periodo di
in
formazione
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decadenza dell’impero romano. Dopo
essersi ispirati alla sobrietà dei greci,
considerando l’abbigliamento come
un elemento fondamentale per porre in
evidenza i valori individuali, tanto da indossare morbide vesti, semplici e solenni, l’essenzialità dei Romani viene
gradualmente a corrompersi. Eccoli
ostentare ornamenti in pasta di vetro
colorata, cristalli d’ambra, grani d’oro.
Numerosi e grossi anelli adornano le dita, fibule, spilloni tra i capelli, massicce
collane, cammei e vari amuleti d’ispirazione greco-ellenistica ed orientale,
appesantiscono le tuniche, l’acconciatura e il passo.Anche l’uso sregolato dei
profumi e dei belletti si diffonde tra le
classi privilegiate, fino al punto che la
legge tenta di frenarne gli eccessi.
L’avvento del Cristianesimo, conduce,
sul finire dell’epoca imperiale, sia pur ormai troppo tardi, a una moralizzazione
dei costumi e alla semplificazione del
vestiario. Ecco le tuniche tornare a una
foggia più sobria, la toga degli uomini
e la palla delle donne perdono d’ampiezza esagerata e non tornano più all’armoniosa morbidezza greca.Abiti più
aderenti accompagnano il cammino
della storia.
Sorridendo, torno con la mente alla matrona romana di fine impero e alle esasperazioni della moda dei nostri tempi:
le due donne arrancano fianco a fianco trascinando il decadere dei loro costumi. Con loro un’altra chiara espres-
parte delle guance…
E’ particolarmente istruttivo osservare
come cammina un sanguinico. Di solito
il suo passo è leggero e le gambe si muovono senza difficoltà. Il peso grava per lo
più sulla parte anteriore del piede, talvolta solo sulle dita…Il curioso fenomeno dei nostri giorni non può essere taciuto anche perché dimostra come la
predilezione per il temperamento sanguinico non influenzi solo la cosmesi ma
anche la moda. L’ammirazione che desta il passo slanciato e dinamico dei portatori di questo temperamento ha fatto salire ad ideale di belL’avvento del
lezza il librarsi senza quasi toccare il suolo…
Cristianesimo, conduce,
Le donne, che sono semsul finire dell’epoca
pre aperte a tutto quello
che viene ritenuto bello e imperiale, sia pur ormai
moderno, cercano di ap- troppo tardi, a una
propriarsi del - passo del- moralizzazione
l’elfo - accettando volendei costumi
tieri l’aiuto del - tacco a
spillo -. Il tallone è ben di- e alla semplificazione
stante dal suolo e il peso del vestiario.
grava solo sulle dita. Questo passo è quasi una caricatura del
camminare e la lotta che le dame conducono per mantenersi in equilibrio è
uno spettacolo penoso a vedersi”.
Ripenso alla passeggiata sul naviglio e
al disappunto di quel padre in lotta contro il temperamento dell’epoca!
Forse una visione più cosciente del perché la figlia rischi caviglie e schiena pur
di tentare la “camminata elfica” lo
avrebbe sostenuto e chissà, un sorriso
di amorevole compassione gli sarebbe
affiorato in viso…!
“
„
15
Estate 2009 Numero Diciassette
sione di declino…una dama della seconda metà del ‘700, gli anni che precedono la Rivoluzione francese.Avanza
anch’essa barcollando su tacchi a rocchetto e si sostiene, per non cadere a
terra, su due bastoncini. Indossa un abito tanto pesante e ingombrante da dover essere sorretto dalla sottogonna. Pizzi increspati, collarette che contornano
ampie scollature, rigidi corsetti, ricami,
cascate di pizzi alle maniche, arricciature, sovrapposizioni di tessuti e per l’acconciatura dei capelli della poverina, un
magnifico veliero con tanto di albero
maestro! Tre abiti differenti raccontano
la propria epoca, li accomuna la libertà
di costumi e l’esasperazione delle forme. L’abbigliamento maschile non è per
nulla preservato da tali correnti, richiederebbe però altre considerazioni e approfondimenti.
I miei pensieri tornano alla moderna
giovane donna e al suo tentativo di volare e non di camminare. Con questa
immagine mi avvio verso casa, voglio rileggere un libro di Norbert Glas “I quattro temperamenti- sulla strada dell’autoconoscenza” – Natura e Cultura Editrice. Lo sfoglio ed ecco ritrovate le parole di Glas, che dopo aver descritto le
caratteristiche del temperamento sanguinico, come:“gli occhi del sanguinico
brillano come lucenti e mobili gemme”,
aggiunge “ La nostra epoca, in cui la velocità è la parola magica, apprezza molto il temperamento sanguinico per la
sua mobilità. Un chiaro segno di ciò si
ha nella cosmesi; infatti, le signore che
si truccano il viso hanno cura di far risaltare con lievi tocchi di rosa questa
a
rte sociale
Mi soffermo a osservare anche i pantaloni a vita bassa indossati non solo
dalla fanciulla in questione, ma da moltissime donne. In contrapposizione a
questa immagine mi ritrovo nel medioevo. Donne angeliche ispiratrici di
mistiche visioni si aggirano per cittadine gotiche del XII sec. I loro abiti seguono l’anelito dell’architettura dell’epoca che con slancio verticale fa apparire le forme più snelle e longilinee. Il
punto vita, in quest’epoca, è estremamente al di sopra dei fianchi. Non c’è
più l’equilibrio dell’arte greco-romana,
ma nuovi ideali stilistici danno origine
a nuovi criteri di bellezza.
L’amor cortese, il codice cavalleresco e
i pantaloni a vita bassa ?! Un accostamento impossibile!
“ Ci vestiamo per abitudine, ma ogni ca-
La ricetta
Zucchine ripiene
Ingredienti per 8 persone:
6 zucchine
50 gr. di parmigiano reggiano grattugiato
1 tuorlo d’uovo
2 patate medie lessate e schiacciate
200 gr. di ricotta
1 busta di zafferano sciolta in un pochino
di acqua di cottura delle zucchine
Una manciata di prezzemolo tritato
Sale, possibilmente alle erbe
Preparazione
Cuocere al vapore le zucchine per 10 minuti.
Tagliarle a metà e scavarle conservando la
polpa che servirà poi per il ripieno.
Mescolare tutti gli ingredienti e riempire le
zucchine.
Infornarle a 180 gradi per circa 20 minuti
in
formazione
16
po ha un significato speciale: è l’espressione del corpo astrale.” Rudolf
Steiner,VI conferenza, in “Natura e uomo”, 13 febbraio 1924.
Ritrovo queste parole di Steiner al termine della giornata , mi invitano a riflettere ancora una volta sul senso dell’abbigliamento e su quanti gesti eseguiamo meccanicamente senza alcuna
coscienza, sia con noi stessi sia con i nostri figli, gesti apparentemente innocui.
Nasce così la domanda: “L’abito è la
conseguenza?”. Continueremo a vestirci, per necessità, per divertimento,
per vanità e per raccontare qualcosa di
noi. Il peplo, la toga, la gorgiera, il farsetto i tacchi a spillo, le reni scoperte, i
tessuti sintetici, i bambini vestiti da piccoli guerrieri: la storia del costume parla di noi.
d
alla classe ottava
Chi è felix?
D
pio, anche il marito di una sua zia, che è siciliano, è molto simpatico.
Alice e Eloise
urante alcune ore di tedesco abbiamo intervistato Felix: in precedenza avevamo tradotto in tedesco le domande che volevamo rivolgergli, alle quali lui ha ovviamente risposto nella sua lingua. Ecco cosa abbiamo scoperto di lui…
Gli abbiamo chiesto se trova divertente lavorare nella nostra scuola e ha risposto che sì, si diverte molto con i bambini piccoli durante l’intervallo, un po’ meno quando deve (sotto gli ordini di Cinzia!) fare fotocopie o portare i pentolini nel forno.
Gli abbiamo anche chiesto quale fosse il suo piatto italiano preferito, e ci ha risposto che a lui piacciono molto la pizza e gli spaghetti.
Qualcuno deve aver provato ad offrirgli la lingua,
ma non è riuscito a mangiarne neanche un boccone. Ha però mangiato la bresaola di cavallo, ma
se avesse saputo di cosa si trattava, non l’avrebbe neanche assaggiata!
David
Felix viene da Amburgo, in Germania. Ha compiuto vent’anni ad aprile. È venuto in Italia per
fare il servizio civile, anzichè fare il militare nel
suo paese. La sua famiglia è composta da mamma, papà ed una sorella che studia recitazione all’università di Berlino. Dice di essere già stato in
Italia più di una volta, in precedenza, visitando Venezia, le Dolomiti, la Toscana e Urbino.
La città di Milano gli piace molto. Soprattutto
il centro, dove anche lui si ritrova spesso con
gli amici (tedeschi!). Oppure, nel tempo libero va in palestra. Trova la gente italiana molto
ospitale e aperta nei confronti degli altri.Ad esem-
Scambio culturale
Ad ottobre la classe VIII è andata in gita a Monaco di Baviera.
È stata un’esperienza favolosa … stupenda …indimenticabile! Appena arrivata alla stazione ero
un po’ preoccupata, avevo paura per la lingua,
perché era la mia prima esperienza all’estero. Io
ero ospite di Elena: è molto simpatica, ed anche
i suoi genitori sono stati molto gentili con me.
Alla fine ci siamo capiti perfettamente!
… La classe tedesca che avevamo inizialmente
conosciuto tramite corrispondenza in inglese è
venuta a Milano. Con loro abbiamo visitato il Castello Sforzesco, il Duomo (che li ha molto colpiti), Sant’Ambrogio, il Museo della Scienza e della Tecnica, la Scala, la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Nazionale, inoltre siamo stati a Venezia e Murano (dove abbiamo visto fare il vetro
soffiato: meraviglioso!). Ultima sera in pizzeria
ed il giorno dopo, con molta commozione, i saluti e la partenza.
Simona
Tedeschi in Italia
A marzo la classe che ci aveva ospitato in Germania è venuta a Milano. Oltre ad Elena, ho ospitato Laura, con la quale a Monaco avevo parlato poco. Abbiamo fatto molte cose insieme: vi-
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Estate 2009 Numero Diciassette
site ai musei, shopping. Quando sono partite ero
triste e mi sentivo sola…
Benedetta
Italiani a Monaco
p
edagogia
Rispolverando una pedagogia del cuore
di Matilde Barberis, maestra di classe
H
enning Köhler, esperto di pedagogia curativa in ambito antroposofico, nei propri scritti e seminari
accompagna gli educatori verso un
approccio educativo approfondito spiritualmente. Mettendo in discussione
gli abituali modelli di pensiero, propone
un atteggiamento pedagogico non
meccanicistico, teso all’ascolto, alla
attenta e amorevole osservazione e
accettazione del bambino, accettazione piena di fiducia nel suo progetto
di vita.
Köhler invita i genitori ad avere fiducia nelle proprie intuizioni educative
guardandole alla luce di una pedagogia del cuore che, come atteggiamento
di fondo, anche la pedagogia Waldorf
persegue. Nel rispetto dell’infanzia,
nella meraviglia di fronte ai primi
accenni biografici che muovono verso
un progetto che viene dal futuro, la
pedagogia steineriana anela a far
incontrare una duplice corrente di sviluppö quella della crescita fisica dal
basso verso l’alto con
quella dell’incarnaNell’auto-educarsi,
zione nel fisico di
una corrente spiril’adulto affina
tuale che porta in sé
la propria ispirazione
il motivo centrale
dell’individualità in
creativa che lo aiuta
formazione.
ad educare, rivolgendo
Genitori ed educatori
insieme, accompala comprensione
gnano questo meraverso il voler divenire
viglioso processo
del bambino.
negli anni di scuola.
“
in
formazione
„
18
Essere genitori, ci ricorda Köhler, significa godere di un ruolo di grande privilegio, in quanto si è stati prescelti dai
propri figli come i più stretti compagni di destino. Ciò lega ad essi con un
senso di gratitudine e trepidante,
amorevole attesa per ciò che si dispiegherà dalle loro vite.
Essere genitori, inoltre, offre l’opportunità di rileggere, accompagnando la
crescita dei bambini, la propria infanzia acquisendo una mobilità spirituale
capace di renderci liberi da concezioni
rigidamente acquisite. Non è così
scontato ripercorrere la propria storia
sottoponendo i ricordi a una nuova lettura. Non è certo cosa da poco. E’ però
un opportunità preziosa che ci viene
donata.
Nell’auto-educarsi, mettendo in discussione se stessi, nell’accogliere
quanto si manifesta nella natura in
divenire dei propri figli, l’adulto affina
la propria ispirazione creativa che lo
aiuta ad educare, rivolgendo la comprensione verso il voler divenire del
bambino. Amorevole ascolto, quieta e
morbida accoglienza di quanto, pieno
di speranza, proviene dal futuro ansioso
di incarnarsi. Comprensione, osservazione senza giudizio, senza paragoni,
senza modelli o parametri ai quali aderire per essere “normali”. La nostra
comprensione è, per il giovane essere
in divenire, la via verso se stesso. In
un’epoca in cui esiste una definizione
per ogni disturbo, un test per ogni
manifestazione che si differenzia dall’appiattimento, dove impera la ditta-
tura della mediocrità e l’impoverimento
delle relazioni umane, i bambini hanno
davvero un arduo compito per realizzare il loro personale progetto. Ritrovare
il tempo per un abbraccio fatto di silenzio, approvazione interiore, osservazione
attenta delle piccole cose, costituisce
un modo per sostenere il progetto dei
nostri figli. Questi sono soltanto alcuni
degli elementi offerti dalle riflessioni di
Köhler, elementi che vale la pena
approfondire per l’ attuazione della
pedagogia Waldorf. Questa pedagogia
nutre fiducia in una sorgente originaria dalla quale ogni essere umano
attinge le proprie speranze per il futuro,
offre indicazioni verso un atteggiamento pedagogico che assiste, accompagna e incoraggia, suggerisce una via
verso ciò per cui umanamente vale la
pena di lottare. Sta a noi soltanto soffiar via la polvere che opacizza lo splendore del cuore.
Il giglio e la rosa
Questi fiori sono in opposizione evidente.
Guardando il Giglio si scopre che è soggetto
alla legge della tripartizione. Le radici del
giglio non affondano profondamente per
terra, la forma delle foglie è regolare, il fiore
si compone di due triangoli che riuniti, formano la stella a sei punte la stella dell’Annunciazione. Quest’aspetto, legato al suo
candore immacolato, ne fa il simbolo della
purezza originale, il fiore del principio dei
tempi .
Del tutto diversa ci appare la Rosa, saldamente radicata al terreno, forma con i petali
la stella a cinque punte: la stella del Compimento. La semplice rosa canina, come la
sontuosa rosa da coltivazione, obbedisce alla
stessa legge che determina l’aspetto dei fiori
e delle foglie (osservate la posizione di queste sullo stelo).
Vivere secondo il precetto di Giovanni Battista è volere il cambiamento interiore, è imitare la rosa e superarla. La meta che persegue l’umanità non sarà rimanere allo stato
di giglio, ma evolvere verso lo stato di rosa.
Bibliografia
• Henning Köhler,
Non esistono bambini difficili,
Natura e Cultura Editrice
Il mattino della festa di San Giovanni, si
appende sopra la tavola una rappresentazione di Giovanni Battista (per esempio
quella che si trova sul portale della cattedrale
di Chartres o quella di Leonardo da Vinci),
affiancato a sinistra da un giglio bianco e a
destra da una rosa rossa: San Giovanni
mostra agli uomini il cammino da seguire.
Si racconta che Giovanni si nutrisse di frutti
e miele selvatico. Le bacche che maturano
in questa stagione ci suggeriscono di imitarlo: cosparse di miele, saranno per piccoli
e grandi una prelibatezza per questa festa.
• Henning Köhler,
Il Re delle Storie e il Bambino
delle Stelle - una fiaba -,
Natura e Cultura Editrice
• Henning Köhler,
Il miracolo di essere bambini,
Natura e Cultura Editrice
• Henning Köhler,
L’enigma della paura,
Natura e Cultura Editrice
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Estate 2009 Numero Diciassette
La tavola della festa
di San Giovanni
• Henning Köhler,
Bambini difficili, paurosi,
tristi ed irrequieti,
Natura e Cultura Editrice
l
a redazione segnala...
Letture
Per i genitori
Janus Korczak, Il diritto del bambino al rispetto, Luni editrice 9 euro
Educatore, poeta, medico e libero pensatore Janus Korczak dedicò tutta la
sua vita al bambino. Fondatore e direttore della “Casa dell’orfano” di Varsavia seppe penetrare e descrivere da dentro il mondo del bambino, seppe
vedere con gli occhi del bambino, come si può leggere già in queste poche
righe: “… Rispetto per ogni minuto che passa, perché morirà e non tornerà
più; un minuto ferito comincerà a sanguinare, un minuto assassinato tornerà
a ossessionare le vostre notti. Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducioso
nell’allegria del mattino. È quello che vuole. Un racconto, una conversazione
con il cane, una partita a pallone, non sono per lui tempo perduto; quando
guarda un’immagine o ricopia una lettera, non si affetta. Fa tutto con un’incantevole semplicità. Ha ragione lui…”
Janus Korczak, Quando ridiventerò bambino, Luni editrice
Con l’aiuto di un folletto l’educatore adulto ridiventa bambino e si ricongiunge non “all’angosciante banalità” delle azioni dei bambini, così lontane
dal mondo dell’adulto, ma alle piccole, minime insignificanti azioni dei bambini che spesso ci capita di rievocare. Leggendo questo romanzo si ha l’impressione di rivivere la propria infanzia e di sentirsi intrappolati in questo
inquietante presente, scoprendo che, unico rimedio al continuo sprofondare,
ridiventa il “ritirarsi in un angolo” per ascoltare ancora quel timido, sincero
battito del cuore che ci è stato compagno lungo tutta l’infanzia.
Per i bambini più piccoli
Carlo Lapucci, Il libro delle filastrocche, Domino Avvalardi
Una preziosa raccolta di ninnananne, cantilene, canzoni alla rovescia e piccole fiabe in rima della nostra tradizione popolare per il nutrimento spirituale dei più piccini….e delle loro mamme.
Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milano
www.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected]
In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori
che vi partecipano. Il costo per la stampa e la confezione è stato donato da Rotomail Italia SpA.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero:
Walter Abbondanza, Matilde Barberis, Silvia Canepa,
Barbara Cavalli, Patrizia Curcetti, Riccardo Gatti, Livia Negri, Andrea Schicchitani.
Chiusura in redazione: maggio 2009
in
formazione
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LIBERA
SCUOLA
RUDOLF
STEINER
u
na gita a...
Varigotti
Varigotti è un piccolo borgo ligure, di origini antichissime, con una bella spiaggia ampia dove
i bambini possono giocare liberamente.
Si trova poco prima di Finale Ligure, l’uscita in
autostrada A10 è Spotorno e si raggiunge in un
paio di ora d’auto da Milano.
Fra i tanti paesini caratteristici della Liguria, lo
abbiamo scelto perché è in una posizione meravigliosa, ai piedi di un promontorio e gode
di un clima che anche in primavera è particolarmente mite, grazie alla presenza nell’immediato entroterra dell’altopiano delle Manie,
che la protegge dai venti freddi settentrionali.
Ci sembra molto adatto alle famiglie con bambini perché ha una spiaggia ampia, un’atmosfera molto rilassante e qualche piccolo ristorantino sulla spiaggia dove gustare i tipici piatti liguri.
La spiaggia è circondata da antiche case dai toni pastello, che ora sono residenze per le vacanze, ma che conservano la struttura e i colori di un tempo
Tutto il borgo è ben conservato e non ha su-
bito gli effetti devastanti di costruzioni invasive e deturpanti.
Fino alla fine di maggio, di solito, la spiaggia non
è attrezzata con ombrelloni e lettini, se non in
qualche piccola zona. Ci si può quindi sistemare
dove meglio si crede.
Non si entra con l’auto in paese, ma c’è un comodo parcheggio appena fuori.
Per chi ha voglia di dedicare qualche ora alla
visita di borghi storici, a cinque minuti di auto, c’è Finalborgo, dove si possono visitare Castel Gavone, il chiostro di Santa Caterina, la basilica di San Biagio e Castel San Giovanni, oltre naturalmente a gironzolare per le piccole
e bellissime vie della città gustando una focaccia insuperabile.
Infine chi ama fare escursioni a piedi,in questa zona, non ha che l’imbarazzo della scelta.
Vi invitiamo a visitare i seguenti siti che contengono tutte le informazioni sui borghi e anche sulle passeggiate
www.varigotti.liguria.it
www.finalborgo.it
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Estate 2009 Numero Diciassette
Con questa rubrica vorremmo condividere con le famiglie qualche idea per una gita in
giornata fuori porta, respirare un po’ di aria buona e distrarsi con i bambini.
Se avete una meta carina da consigliare, saremo lieti di pubblicarla.
immagine tratta dal libro “ Il gigante egoista” EDILIBRI
Campo Estivo 2009
Il nostro campo estivo accoglie bimbi e bimbe a cui offre spazi per il gioco libero e strutturato ed inoltre attività di laboratorio artistico ed artigianale secondo il ritmo giornaliero. La nostra scuola è circondata da un
giardino dove i bambini possono correre e giocare tra gli alberi.
Per bambini dai 4 agli 11 anni
da lunedì 15 giugno
a venerdì 17 luglio 2009
Turni settimanali
da lunedì a venerdì
dalle 8.15 alle 16.00
Merenda e pranzo a cura della scuola
a base di alimenti biologi che seguiranno
il ritmo di un menù settimanale