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CIRPAC – Università degli Studi di Firenze A.A. 2009/2010 “Il dipartimento di Nariño – Colombia: situazione del conflitto interno ed iniziative di cooperazione e di costruzione di pace” di Vittorio Sergi – CIRPAC, Firenze. 1 Introduzione Questa relazione ha come obiettivo l'analisi sintetica della situazione socio-politica del Dipartimento di Nariño – Colombia nel contesto del conflitto armato interno e della crisi umanitaria in corso nel paese. L'interesse per questo territorio risponde allo sviluppo della dinamica di cooperazione decentrata della Regione Toscana in coordinamento con il programma dell'agenzia di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite impegnata in Colombia. Inoltre Nariño attualmente è uno dei dipartimenti più colpiti dal conflitto ma allo stesso tempo è un territorio in cui le dinamiche di crescita politica della società civile locale e di integrazione con il sistema di cooperazione internazionale stanno creando iniziative particolarmente importanti per un processo di risoluzione pacifica del conflitto. La relazione, per ragioni di tempo e di risorse non può trattare in maniera esaustiva un contesto tanto complesso quanto ricco come quello del conflitto colombiano. Per questa ragione nella prima parte si limiterà a fornire delle chiavi di accesso e di interpretazione che possano facilitare il lavoro di ricerca e di analisi di tutti i soggetti interessati, nel campo politico come in quello della cooperazione decentrata. Nella seconda parte la relazione tenta di fornire un punto di vista più ravvicinato sul dipartimento di Nariño, con particolare attenzione agli aspetti acuti del conflitto sociale ed alle iniziative istituzionali per sostenere la crescita economica e lo sviluppo della società civile nel contesto del conflitto. Nella terza parte sono riportati alcuni esempi di buone pratiche di cooperazione internazionale che ho potuto osservare sul campo e che contribuiscono alla soluzione delle cause del conflitto ed alla riparazione dei danni sociali prodotti da questo. Sebbene al giorno d'oggi una soluzione politica e negoziata del conflitto appaia lontana, lo sforzo di sostenere la resistenza civile della società contro la barbarie della guerra, serve a costruire le basi durature di un cambiamento sociale profondo, verso una Colombia con giustizia sociale, che rappresenta secondo un consenso molto ampio nella società, l'unica prospettiva reale per una pace duratura. 2 La Colombia, un paese di contrasti. La Colombia è il quarto paese più popolato del continente americano, dopo Stati Uniti, Brasile e Messico, con 46 milioni di abitanti. Secondo l'ultimo censimento del 2005 il 76% degli abitanti vive in zone urbane, ma allo stesso tempo nelle zone rurali la popolazione in termini assoluti è aumentata a dieci milioni di persone 1. Dal punto di vista geografico e 1 Istituto Nazionale di Statistica: http://www.dane.gov.co 3 culturale viene definita un “paese di regioni” a causa della fortissima diversità di territori, culture e dinamiche socio-politiche al suo interno. Inoltre nonostante l'urbanizzazione abbia visto un incremento costante nel corso del XX secolo anche la società rurale ha avuto una crescita importante e in diverse regioni è esistita almeno fino agli anni '90 una dinamica di “frontiera” agricola, tanto verso la regione dell'Amazzonia come verso il Pacifico. La frontiera, ha rappresentato una prospettiva di guadagno e di indipendenza per settori popolari impoveriti ed allo stesso tempo un mezzo per estendere le forme di sfruttamento capitalista della terra, delle materie prime e della biodiversità. Uno dei dati economici più significativi è quello che indica la forte disuguaglianza sociale che non accenna a diminuire significativamente nonostante negli ultimi venti anni si sia strutturata una classe media urbana di diversi milioni di persone. Inoltre secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica (DANE) attualmente più di 3 milioni di colombiani e colombiane vivono come migranti all'estero, specialmente negli USA ed in Spagna. La Colombia dal punto di vista dello sviluppo economico è un paese di reddito medio, con un indicatore nei termini dello Sviluppo Umano di 0.785 e con un reddito pro-capite di 6,702 dollari. Un metà della popolazione colombiana però vive sotto la linea di povertà ed il 14% vive in povertà estrema. In questo quadro il 20% della popolazione più ricca si suddivide il 62% dei guadagni da lavoro mentre il 20% più povero riceve il 3%. Secondo il rapporto sullo sviluppo umano dell'UNDP del 2009, sebbene il paese sia classificato al settantasettesimo posto nella graduatoria dello sviluppo umano, prima della Bosnia Erzegovina e dopo il Perù, il valore dell'indice Gini del livello di disuguaglianza economica e sociale della Colombia è 58,5, uno dei dieci più alti al mondo, insieme a paesi come l'Angola e la Bolivia. Nel paese è in corso un conflitto armato tra forze irregolari e forze armate dello Stato che si svolge praticamente ininterrottamente dal 1946, epoca in cui esplose una guerra civile tra le fazioni dei Liberali e dei Conservatori, durata fino al 1958. A partire dagli anni '60 il conflitto assunse apertamente dei caratteri classisti e si formarono le prime milizie contadine di autodifesa da cui successivamente nel 1964 vennero fondate le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, FARC. La struttura fortemente oligarchica e repressiva dello Stato colombiano dell'epoca unita alla mancanza di sbocchi riformisti alle lotte agrarie e sindacali portarono ad una proliferazione dei gruppi guerriglieri che si moltiplicarono negli anni '70 ed '80. Al termine della decade degli '80, una parte della élite colombiana riuscì a costruire un nuovo processo costituente che aveva come obiettivo 4 quello di colmare il ritardo storico nel terreno delle riforme sociali dello Stato. In questo processo alcuni gruppi guerriglieri scelsero di integrarsi alla vita istituzionale. Gli anni '90 videro invece una recrudescenza del conflitto, alimentato principalmente da due fattori economici strettamente relazionati: l'egemonia crescente del sistema economico neoliberale e lo sviluppo rapido e intenso del narcotraffico, di cui la Colombia divenne il paese leader nel continente americano e nel mondo per quanto riguarda la produzione e commercializzazione di cocaina. Il narcotraffico mise in circolazione ingenti risorse che hanno alimentato i gruppi armati irregolari attraverso dinamiche differenti. Le guerriglie venuto meno il sostegno internazionale del blocco socialista fecero della tassazione della produzione e della movimentazione delle materie prime della produzione di droga una importante fonte di finanziamento. I gruppi paramilitari, già strettamente legate alle élite della criminalità e del narcotraffico, divennero il braccio armato di questa grande industria internazionale. La strategia contro-insurrezionale di creazione di gruppi di autodifesa civile, i paramilitari, promossa dall'Esercito degli Stati Uniti si sposò perfettamente con una lunga tradizione di violenza privata al servizio delle oligarchie locali. L'associazione di questi gruppi con l'impresa illegale del narcotraffico e il loro crescente livello di organizzazione militare e politica divenne verso la fine degli anni '90 un problema di livello internazionale. I diversi gruppi, federati nel 1997 nelle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) divennero una forza militare di notevole importanza che iniziò a produrre violazioni massicce dei diritti umani della popolazione civile con l'obiettivo dichiarato di difendere la proprietà privata e di combattere le guerriglie dell'ELN e delle FARC. A partire dal 2000 gli Stati Uniti d'America iniziarono a sviluppare una strategia di intervento militare in Colombia con l'obiettivo di reprimere la produzione ed il traffico di stupefacenti e le attività dei gruppi guerriglieri ed illegali. Venne formulato un piano di intervento chiamato Plan Colombia costituito soprattutto da aiuti economici, tecnici e militari. A partire dalla chiusura delle trattative di pace nella regione del Caguàn da parte del presidente Pastrana nel 2002 lo Stato Colombiano ha intensificato l'investimento politico ed economico nello sviluppo dell'apparato militare. Negli anni 2003-2008 i gruppi guerriglieri ancora attivi delle FARC e dell'ELN hanno subito una notevole offensiva militare che ha portato al dimezzamento delle loro truppe operative ed alla cattura, diserzione o uccisione di importanti dirigenti. Nell'attualità diverse analisi concordano nel considerare che sebbene indebolite le guerriglie non sono sconfitte militarmente, hanno cambiato strategia, optando per un controllo strategico del territorio ed abbandonando il controllo strettamente territoriale. La guerra di guerriglia si contraddistingue maggiormente 5 per una difesa di spazi di manovra e di influenza attraverso tattiche di interdizione (campi minati, cecchini, imboscate) e per l'estensione del conflitto tanto verso territori periferici e di frontiera come verso i centri urbani dove ormai vive il 50% della popolazione. In questo contesto il conflitto armato toccò il suo punto più violento nel 2002 quando le FARC a seconda delle fonti potevano contare su 16000 o più combattenti ed i gruppi paramilitari dell'AUC delle cifre simili. Di fronte alle difficoltà militari ed e politiche prodotte da uno scontro su più fronti lo Stato scelse di negoziare una smobilitazione delle AUC. Questo processo venne sostenuto formalmente dalla legge 925 del 2005 che promuove la smobilitazione e garantisce delle pene inferiori per i soggetti che scelgono di collaborare con la magistratura2. Da agosto 2002 ad agosto del 2009 si sono smobilitate secondo le cifre ufficiali 51.510 persone, di cui 31.671 membri di gruppi paramilitari che hanno lasciato le armi in maniera collettiva e 19.839 membri di gruppi guerriglieri o paramilitari che si sono smobilitati individualmente. Secondo la Polizia Nazionale dal 2001 al luglio del 2009, 5.172 persone tra questi smobilitati erano state arrestate a vario titolo e 2.036 erano state uccise. Il disarmo e la smobilitazione sono state inquadrate dalla legge 782 del 2002 e da successivi decreti. Attualmente il processo viene gestito dall'organismo presidenziale della Alta Consejería para la Reintegración Social y Económica de Personas y Grupos Alzados en Armas. Le prime smobilitazioni in Colombia avvennero durante gli anni novanta quando nove gruppi guerriglieri si 2 smobilitarono lasciando 4.817 persone nel progetto gestito dalla Oficina Nacional de Reinserción. Questi gruppi erano l'M-19, il Partido Revolucionario de los Trabajadores (PRT), Ejército Popular de Liberación (EPL), Movimiento Quintín Lame (MAQL), Comando Ernesto Rojas (CER), Corriente de Renovación Socialista (CRS), Milicias Populares de Medellín (MPM), Frente Francisco Garnica e il MIR – COAR. 6 Distribuzione della terra e rifugiati interni. 7 La distribuzione della terra in Colombia è stata fino dall'epoca dell'indipendenza contraddistinta da una grande disuguaglianza. Nel corso del XX secolo non è stata portata a termine una riforma agraria che equilibrasse in maniera coerente la proprietà della terra. La situazione della proprietà terriera inoltre è molto diseguale a seconda delle regioni, ma comunque la maggior parte dei contadini non può contare con un titolo legale di proprietà e grandi estensioni sono attribuite ad organizzazioni collettive su base etnica secondo la legge 70 del 1993. Circa il 43,6% delle terre del paese sono ancora terreni collettivi e non proprietà privata ma sono molto numerose le situazioni di occupazione irregolare, sia da parte di contadini poveri che di grandi proprietari terrieri ed industrie agroalimentari. Inoltre come dimostrano numerosi studi il conflitto armato ha prodotto una ulteriore concentrazione delle terre nelle mani di grandi proprietari e la grande maggioranza degli sfollati provengono da territori rurali ed i loro terreni sono stati espropriati spesso dagli stessi soggetti che hanno provocato lo sfollamento3. Il 94% dei proprietari del paese (3.346.445) sono titolari solamente del 18,7% della superficie (12.683.460 ettari) equivalente a 2.411.399 terreni con una estensione mediamente inferiore anche di molto ai 50 ettari. L'1,4% dei proprietari (48.212) è titolare del 65,4% della superficie (44.260.931 ettari) distribuita in 29.342 terreni con una estensione media superiore ai 200 ettari. A partire dalla metà degli anni '90 si sono associate strettamente l'intensificazione del conflitto armato, con lo sfollamento e l'aumento del numero di rifugiati interni con l'esproprio e la concentrazione di terre in mano di latifondisti4. Ad oggi sono circa 5.500.000 gli ettari di terreni produttivi espropriati alle persone sfollate in tutto il paese secondo la Commissione Vigilanza sulle politiche pubbliche di assistenza agli sfollati. Attualmente in Colombia circa 4 milioni di persone sono rifugiate fuori dalle proprie località di residenza, nella maggioranza provengono da territori rurali e si sono rifugiate nei capoluoghi municipali e metropolitani5. L'espulsione della popolazione rurale ed il fenomeno dei rifugiati interni risponde alla trasformazione della dinamica del conflitto interno iniziata nei primi anni '90 sulla spinta del 3 Vedi Garay Salamanca L. J. El reto ante la tragedia humanitaria del desplazamiento forzado. Reparar de manera integral el despojo de tierras y bienes, Codhes, Bogotà 2009. 4 5 Cfr. Salgado C. Propuestas frente a las restricciones estructurales y politicas para la reparacion efectiva de las tierras perdidas por la poblacion desplazada, Consultoria para los Derechos Humanos y el Desplazamiento Forzado, Codhes 2008; Ibañez A.M., Querubìn P., Acceso a tierras y desplazamiento forzado en Colombia. Documento CEDE, Bogotà Uniandes 2004. Secondo Accion Social, agenzia governativa i rifugiati interni sono oggi 3,5 milioni. Secondo ACNUR possono raggiungere i 3,8 e secondo le organizzazioni non governative come MOVICE sono più di 4 milioni. 8 boom del narcotraffico. Il periodo più critico per quanto riguarda l'espulsione di popolazione è coinciso con l'avvio del Plan Colombia (2000-2002) ed attualmente si sta assistendo ad una nuova intensificazione dello sfollamento soprattutto nelle regioni di frontiera. Gli autori dello sfollamento sono secondo le statistiche in maggioranza gruppi armati illegali, paramilitari e guerriglie però in misura considerevole anche la Forza pubblica. Le percentuali variano tuttavia in modo considerevole a seconda delle fonti utilizzate e si registra la tendenza delle autorità e degli stessi rifugiati di non segnalare gli autori della violazione per timore di rappresaglie. Il numero di ettari abbandonati varia a seconda delle fonti, ma in ogni caso rappresenta una percentuale importante del totale dei terreni coltivabili e segna in maniera inequivocabile la dinamica di espropriazione e di sfruttamento economico che sta alla base della violenza contro i civili che provoca lo sfollamento. Le cifre più basse parlano di 1, 2 milioni di ettari fino ad arrivare ai 6,8 stimati dall'agenzia governativa Accion Social ed ai 10 milioni denunciati dal Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato MOVICE che ha istituito un catasto alternativo per raccogliere le denunce di esproprio dei rifugiati6. La maggior parte dei rifugiati interni dunque è stata privata dei beni e della possibilità di riprodursi economicamente. L'esproprio del patrimonio significa allo stesso tempo la distruzione del proprio habitat, sradicamento dalla propria memoria storica e comunitaria e dunque un danno collettivo economico e morale molto forte. Narcotraffico Con l'uccisione del potente narcotrafficante Pablo Escobar nel 1993 da parte di agenti della DEA e l'intensificazione delle estradizioni negli Stati Uniti di molti capi narcotrafficanti sembra che la struttura mafiosa dei grandi cartelli si sia trasformata in una serie di imprese in rete, di dimensioni minori ma con una flessibilità e un' efficienza economica maggiore. Inoltre mentre Escobar aveva condotto lo scontro tra poteri illegali e classe politica sul terreno del terrorismo e dello scontro armato, negli anni successivi si sviluppò una tendenza sempre maggiore di collaborazione e di penetrazione delle élite narcotrafficanti nel mondo della politica e della finanza7. 6 7 Movimiento de Victimas de Crimenes de Estado, Catastro alternativo, estrategia contra la impunidad y herramienta para la reparacion integral, Bogotà, luglio 2007. Per una descrizione dettagliata di questo processo vedi Piccoli G., Colombia il paese dell'eccesso, Milano Feltrinelli 2003. 9 La produzione di cloridrato di coca, ovvero di cocaina per il consumo umano è senza dubbio l'attività economica illegale con maggior peso economico nel paese e dalle implicazioni sociali e politiche più rilevanti. La pianta di coca è originaria del massiccio andino ma si è diffusa in tutti i climi e le latitudini del paese per via della domanda sempre crescente di materia prima per la produzione della cocaina. Per produrre un chilo di pasta base sono necessari più di 120 chili di foglie. Un ettaro di coltivazione produce sufficente quantità di foglie per produrre circa un chilo di coca commercializzabile. Il rapporto di prezzo medio tra la vendita in Colombia de in Europa occidentale è all'incirca di 800 euro a 30.0008. Secondo il PNUD nel 2007 sono stati individuati in Colombia 99.000 ettari di foglia di coca. Si stima che la Colombia sia il principale produttore al mondo con circa 81.000 ettari produttivi nel 2009 e che produca circa il 2% della produzione totale di lattice di papavero da oppio da cui si elabora l'eroina. Un ettaro di papavero da oppio produce tra i 18 ed i 22 chili di lattice che a sua volta permette di produrre 1 kg di eroina. Con due raccolti l'anno quindi un ettaro può produrre circa 2 kg di morfina o eroina 9. La droga, generalmente di qualità elevata viene commercializzata prevalentemente nel mercato nordamericano e non ha assunto il peso economico né la diffusione massiccia della coca per il fatto che la principale produzione mondiale si colloca tutt'ora in Afghanistan e Birmania (Myanmar). Esistono anche importanti coltivazioni di marijuana ma questa sostanza per via del suo minor valore sul mercato e di un rapporto tra peso e prezzo meno vantaggioso non sembra aver provocato effetti sociali e politici altrettanto importanti come le precedenti sostanze. Queste politiche hanno il grande difetto di non considerare come una trasformazione deve essere richiesta anche a monte del processo, nei territori in cui si genera la domanda e dove la differenza di reddito e ricchezza sociale e il proibizionismo fissano il prezzo della sostanza. Inoltre politiche e progetti mirati a combattere la diffusione delle coltivazioni illegali sono prive di un aspetto fondamentale se non si accompagnano con una riforma delle politiche agricole ed economiche che restituiscano risorse e spazi di decisione ai contadini. Le politiche di contrasto alla produzione e commercializzazione di droghe sono cambiate nel corso degli ultimi 20 anni, principalmente sotto la spinta del principale paese consumatore del prodotto illegale colombiano, gli Stati Uniti d'America. Oggi i programmi Attualmente in Italia secondo i dati presentati dallo scrittore Roberto Saviano basandosi sulle indagini della procura di Reggio Calabria la n'drangheta compra la coca a 2400 euro al chilo e la può rivendere al dettaglio a 60.000 euro. Fonte :http://www.repubblica.it/2010/01/sezioni/cronaca/reggiobomba/saviano/saviano.html, consultata il 5-01-2010. 9 Cfr. Cárdenas, Rodrìguez 2004 8 10 di repressione e di sviluppo alternativo alla coltivazione di sostanze illegali, sono ugualmente sostenuti militarmente da imprese di sicurezza private USA e direttamente da agenzie statali tanto militari come di cooperazione allo sviluppo. Nel seguente schema è possibile osservare i principali cambiamenti di strategia. Periodo Strategia Azioni 1988-93 Assistenzialista Azioni di tipo municipale e locale 94-97 Proibizionista Si offrono sostegni alla popolazione solamente rurale dopo la fumigazione e l'eradicazione 97-2000 Sviluppista Promozione incompleta di piani regionali di sviluppo alternativo 2000-2002 Economicista - neoliberale Promozione di progetti tentativi e sviluppare macro accordi di di eradicazione volontaria 2002 ad oggi Neoliberale Ritorno alla fumigazione in maniera più drastica e sostegno alla popolazione in “zone libere da coltivazioni illegali” che espellono mano d'opera. (Fonte: Cárdenas, Rodrìguez 2004, pag 321) 11 Il sistema della guerra 12 Il conflitto colombiano si presenta come un contesto molto complesso caratterizzato da numerosi attori e da una dimensione internazionale che coinvolge militarmente gli Stati Uniti d'America e tutti i paesi confinanti, Panama, Venezuela, Brasile, Ecuador, Perù. Dopo il tentativo di stabilire un negoziato con la guerriglia, tanto con le FARC come con l'ELN sotto la presidenza del liberale Andrés Pastrana (1998-2002) il suo successore Alvaro Uribe (2002-2006 e 2006-2010) ha decisamente scelto la strada della escalation militare con il pieno appoggio delle analoghe due amministrazioni repubblicane negli Stati Uniti d'America. Il principale ragionamento tattico alla base della riattivazione dell'opzione militare risiede nell'idea che una trattativa con la guerriglia non sia possibile se non da una posizione di vantaggio militare preponderante e che sia necessario riguadagnare il monopolio della forza legittima dello Stato o per lo meno la sua rappresentazione agli occhi dell'opinione pubblica. In questo contesto il governo non accetta la definizione di conflitto armato interno poiché non riconosce a sua volta la legittimità dei gruppi combattenti che sono stati catalogati come terroristi dalla Unione Europea e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti di America. Secondo alcuni autori però il conflitto colombiano sarebbe è definibile nemmeno come una guerra civile poiché lo Stato, sebbene in alcune zone e regioni sia meno o affatto presente non ha perso le sue funzioni fondamentali ed esercita un livello sufficiente di governo. Daniel Pecaut ha definito il conflitto piuttosto una guerra contro la società, rilevando come la popolazione piuttosto che estremamente polarizzata e divisa come avviene solitamente nelle guerre civili, sia invece frammentata e disorganizzata a tal punto da favorire una proliferazione di attori e strategie violente10. Giorno dopo giorno aumenta la complessità del conflitto che si esprime non soltanto nella proliferazione degli attori armati ma anche nel profondo legame tra legale ed illegale e tra il modello di sicurezza, quello di sviluppo e la generazione di ricchezza. Lo sviluppo della economia capitalista in Colombia convive ed anzi in settori ad alta produzione di valore come l'industria estrattiva ed il narcotraffico, si alimenta e si sostiene sul conflitto armato. Il processo di rafforzamento dello stato negli ultimi dieci anni si è diretto alla riconquista territoriale. In questo processo si è rafforzato ed accresciuto l'apparato militare e di polizia 10 Pecaut D., Guerra contra la sociedad, Bogotà, Planeta 2001. 13 e molti processi di decisione e progettazione politica sono stati centralizzati. Il numero di membri dell'esercito è passato da 249.833 nel 1998 a 380.069 nel 2005, ovvero un aumento del 52,1 ed è in costante aumento. E' in aumento anche la percentuale del PIL impiegata nelle spese della difesa dal 3,5% del 1999 al 4,23% del 200511. Si potrebbe addirittura ipotizzare una militarizzazione vera e propria della autorità statale a spese del potere civile ed un sostanziale retrocesso rispetto alla prospettiva decentrata ed includente della costituzione del 1991. La relazione tra conflitto interno e sviluppo economico mostra chiaramente le due facce degli effetti sulla società. Da un lato possiamo oggi rilevare la permanenza ed addirittura la crescita in alcuni settori di una economia della narco-guerra che beneficia poco la base della piramide di potere ed ampiamente ed in maniera fino ad ora crescente i vertici. La politica di Seguridad Democratica (Sicurezza Democratica) è stata introdotta a partire dal 2002 sulla scorta della ondata globale di iniziative nel quadro della “guerra al terrorismo” successiva agli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. In questo quadro il Governo Colombiano scelse di rafforzare l’ipotesi di una soluzione militare al conflitto colombiano rafforzando la capacità di combattimento e repressione delle forze armate e rafforzando il quadro normativo della legislazione anti-terrorista e d’eccezione. Da 12 agosto del 2002 al 30 aprile del 2003 il governo dichiarò lo stato d'emergenza interna, figura giuridica dello stato d'eccezione nella costituzione del 1991, esercitando nelle zone di conflitto più importanti un vero e proprio governo militare attraverso la creazione delle Zone di Riabilitazione e Consolidamento dell'Ordine Pubblico (ZRC) nelle regioni maggiormente conflittuali. Nel 2004 ebbe inizio il Plan Patriota con l'obiettivo di recuperare il controllo di ampie zone nei dipartimenti di Caquetá, Meta e Guaviare. Inoltre il governo se da un lato ha formulato una serie di misure legislative per una soluzione negoziata con le principali strutture paramilitari, ha promosso forme di militarizzazione della vita civile e di coinvolgimento della popolazione in forme di politica contro-insurrezionale. Si sono moltiplicate le detenzioni di oppositori politici ed attivisti con un ampio uso del codice anti-terrorismo. Queste misure hanno sollevato numerose critiche perché sono state accusate di aggravare il rischio e la vittimizzazione della popolazione civile12. 11 Cfr. Diana Marcela Rojas, “Plan Colombia II, más de lo mismo?” In Colombia Internacional, n.64 gennaioluglio 2007, Bogotà 12 Cfr. http://www.amnesty.org/en/region/colombia 14 Paramilitari e smobilitazione Il processo di smobilitazione permesso dalla legge 975 del luglio 2005 ha presentato numerosi problemi, dovuti tanto alla complessità giuridica ed organizzativa del tema ma anche alla permanenza di una influenza politica da e per i paramilitari che tende a tutelarli. Importanti ed autorevoli organizzazioni per la difesa dei diritti umani in Colombia coincidono nel denunciare che il processo di smobilitazione delle forze paramilitari e della guerriglia iniziato nel 2003 e poi inquadrato nella legge 975 – 2005 –Ley de Justicia y Paz -Desmovilización, Desarme, Reinserción (DDR) non si è andato a buon fine per una quantità di ragioni tanto legate al disegno legale dell’iniziativa ed alla limitatezza degli strumenti del potere giudiziario colombiano per individuare e perseguire una parte significativa di tutti i reati commessi ed i loro responsabili13. Nel 2006 la Corte Costituzionale abbia pronunciato una sentenza che obbliga tutti i partecipanti al progetto di reinserimento a confessare tutti i crimini di cui sono stati responsabili, solamente il 2% dei 35.309, ovvero (706) aveva un processo giudiziario avviato contro di sé. Secondo la Procura Generale della Nazione, dei più di trentamila combattenti irregolari che sono usciti allo scoperto, solamente il 10,3% ha visto esaminare il suo caso per verificare se in regola con in benefici di legge. Inoltre a causa di un'amnistia promulgata dalla legge 782 del 2002 e dal decreto 128 del 2003, quasi il 90% dei paramilitari che fanno parte del grande numero degli smobilitati non subiranno ripercussioni legali. La Coalizione Colombiana contro la tortura stima che dunque a giugno del 2009 dei 3.635 paramilitari che erano effettivamente nella posizione di ricevere i benefici della legge 975, solamente la metà aveva iniziato il percorso per presentare dichiarazioni spontanee e solamente il 17%, ovvero 621 persone avevano accettato di presentare dichiarazioni davanti ai giudici, e solamente 85 hanno ricevuto delle accuse formali dalla Procura Generale della Nazione14. Inoltre le cause del conflitto e l’assetto politico che diede origine ai paramilitari non sono affatto superati. La crescente legittimità della soluzione militarista al conflitto, apre spazi di manovra politica e militare ai gruppi paramilitari, ri-confermando uno schema di collaborazione, o di mutuo sostegno indiretto tra le forze anti-guerrigliere regolari e quelle irregolari. In questo senso si può spiegare la ricostruzione di numerosi gruppi paramilitari, spesso integrati dagli stessi uomini smobilitati nel 2003-2005. 13 14 Cfr. http://www.colectivodeabogados.org/ Cfr. Coalicion Colombiana Contra la Tortura (2009) 15 Il governo comunque, spinto anche dall'opinione pubblica e dai tribunali internazionali continua ad arrestare ed estradare i capi paramilitari come nell’aprile del 2009, quando è stato catturato “Don Mario” Daniel Rendón Herrera, importante capo paramilitare. I paramilitari, diversamente dall’epoca 1997-2003 delle AUC di Carlos Castaño e Salvatore Mancuso, non sembrano avere a livello nazionale una forma di coordinamento strategico militare né politico. Le loro azioni militari non sono dirette quasi mai allo scontro diretto con uno degli attori armati in gioco, bensì alla popolazione civile disarmata e talvolta, nel corso di regolamenti di conti ad altre bande rivali. Per entrambi i motivi, reticenza delle vittime alla denuncia e evasione dello scontro con gruppi armati organizzati, l’attività paramilitare viene probabilmente sottostimata a livello quantitativo. Una delle funzioni fondamentali svolte da questi nuovi gruppi paramilitari o semplicemente da quelle formazioni che non si sono smobilitate è quella di identificare come una minaccia ogni tipo di mobilitazione sociale che possa mettere in discussione gli equilibri di potere di fatto nelle regioni rurali o nei quartieri delle città. L'inclinazione conservatrice di queste forze le rende funzionali alla politica di repressione e controllo dei movimenti sociali. Questa funzione dei gruppi illegali spiega perché non sia possibile attualmente escludere che segmenti delle forze di sicurezza siano colluse con il loro operato come è stato ripetutamente provato dalla magistratura e come viene tutt'ora denunciato da numerose organizzazioni per la difesa dei diritti umani colombiane ed internazionali. Esercito Nazionale L’Esercito Nazionale utilizza diverse strategie a seconda dei contesti di intervento, da strategie di controllo e contenimento a vere e proprie offensive armate che possono durare anche giorni o settimane. Nelle zone più conflittuali la strategia di Sicurezza Democratica si associa alla cooperazione allo sviluppo attraverso i cosiddetti Planes de Consolidación. Questi piani si compongono spesso di interventi assistenziali scollegati dalle cause strutturali della povertà e della mancanza di sviluppo locale, e collegamento tra fornitura di servizi e presenza dello Stato ad attività contro-insurrezionali e violente. I principali problemi che produce questo tipo di approccio sono la mancanza di consolidamento della legittimità statale e a causa del coinvolgimento della popolazione civile nel conflitto, la violazione del principio di Distinzione del Diritto Umanitario Internazionale. Nonostante questo le forze armate sostengono diversi programmi di coinvolgimento dei civili sia nella 16 formazione militare vera a propria con programmi ad hoc come “Soldados de mi Pueblo”, sia con numerose attività civico-militari di propaganda nelle scuole e in centri abitati. Secondo la Corpóracion Arcoiris nel suo rapporto annuale sulla politica di Seguridad Democratica, questi piani consistono nella ri-attualizzazione dei consolidati strumenti della guerra psicologica contro-insurrezionale”: Il Piano di Consolidamento si basa su quattro presupposti fondamentali. In primo luogo si tratta di portare lo Stato in territori dove la sua presenza è marginale o dove la popolazione non percepisce la sua presenza. In secondo luogo si tratta di trasformare lo Stato locale e nazionale in entità efficienti, che funzionino e siano capaci di dare una risposta alle necessità minime della popolazione. In terzo luogo si tratta che questa presenza statale e la sua funzionalità si completino con la legittimità dello Stato. La legittimità viene intesa fondamentalmente dal CCAI come sostegno o appoggio popolare. Infine si prevede di installare un modello di sviluppo economico che permetta il controllo sociale della popolazione. Questa strategia nella sua prima fase prevede una forte presenza militare, che a differenza della guerra di contenimento inaugura una strategia di guerra di dispiegamento partendo da punti centrali e spostandosi verso le zone più isolate. Nel 2010 sono previste sette zone di Recupero sociale del territorio, tutte con presenza delle FARC e dell'ELN. Invece le zone con un alta presenza di bande criminali emergenti, dissidenti e ri-armate non vedranno un intervento, nonostante la loro forte crescita e rafforzamento”15. Mappa delle zone dove si svolgono i piani militari di consolidamento nel 2009-2010. (Fonte Corporacion Nuevo Arcoiris 2009) 15 Cfr. Nuevo Arcoiris (2009) Sito web: www.nuevoarcoiris.org.co 17 FARC Fronti militari delle FARC e relative zone di operazioni nel 2009. I numeri indicati in viola rappresentano le formazioni combattenti dissolte dallo Stato nel 2009 mentre quelli in rosso indicano i fronti di fondati recentemente. (Fonte: Nuevo Arcoiris 2009) La guerriglia delle FARC è nata come forza di autodifesa contadina nel 1964 durante la prima conferenza di gruppi di autodifesa del centro-sud del paese a Marquetalia. Come gruppo armato si colloca a fianco dal Partito Comunista Colombiano e negli anni '80 patrocina un tentativo di creazione di una forza politica civile, la Unión Patriótica che viene decimata dalla repressione con circa 5000 membri che vengono assassinati. Gli anni '90 rappresentarono il periodo di maggiore crescita dell'organizzazione, quando venuto meno il sostegno del campo socialista, l'ingresso nel meccanismo delle economie illegali, della tassazione delle imprese e dei sequestri diede alla guerriglia un notevole contributo economico. Allo stesso tempo le condizioni politiche e militari del conflitto fecero aumentare il sostegno popolare al gruppo armato. Negli anni '90 la forza militare delle FARC era stimata in 15.000 fino a 20.000 combattenti, di cui il 40% donne. Nel 1997 le FARC imposero la creazione di una zona smilitarizzata e dal 1998 al 2002 condussero una 18 trattativa con il governo di Pastrana mentre tuttavia continuava il conflitto. L'organizzazione consiste in fronti, che contano da 60 a 300 combattenti. I fronti hanno compagnie militari con vari compiti. La Segreteria dello Stato Maggiore Centrale è la struttura politica più alta e consiste di sette membri. Dopo la morte di Manuél Marulanda Vélez, leader storico del gruppo, Alfonso Cano ha ottenuto la direzione del gruppo. Le FARC, secondo le proprie fonti ed analisi indipendenti16, dal 2005 al 2008 hanno eseguito una ritirata strategica, evitando lo scontro diretto ove possibile, ritirandosi dai terreni in cui le forze regolari hanno riaffermato delle posizioni di forza vuoi militare, vuoi politica, come grandi vie di comunicazione, metropoli, e zone rurali densamente popolate e/o controllate da gruppi paramilitari. L’utilizzo dei campi minati e dei cecchini da parte delle FARC risponde alla strategia di contenere l’avanzata dell’Esercito sul territorio con relativamente pochi uomini e con delle spese molto basse. L'effetto nefasto di questa strategia di difesa sono le vittime civili dei campi minati che in alcune zone rappresentano una vera emergenza. Inoltre al di là dei feriti rimangono i danni e le perdite economiche per le comunità temporaneamente isolate o limitate nei propri spostamenti dai campi minati. Già dalla fine del 2008 e poi nel corso del 2009 le statistiche degli attacchi e delle azioni militari indicano una ripresa dell’iniziativa, soprattutto nelle zone strategiche per il traffico di coca e per la mobilità delle forze guerrigliere, tra cui soprattutto nel dipartimento di Nariño ed Arauca alla frontiera con Venezuela. ELN L'ELN nacque nel 1962 e fino alla metà degli anni 70 ha operato soprattutto nella regione del Magdalena medio e sud di Bolivar. In quel periodo l'organizzazione rimase piuttosto periferica e dal punto di vista numerico ridotta ma sviluppò un profilo politico con una forte legittimità nei settori popolari soprattutto in virtù del suo legame con settori radicali della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli a partire dall'influenza di uno dei suoi fondatori, il sacerdote Camilo Torres Restrepo, ucciso in combattimento nel 1966 e diventato in breve tempo una figura mitologica. Negli anni '80 l'ELN crebbe come una struttura maggiormente organizzata grazie alla centralizzazione politica ed organica dei suoi gruppi 16 Cfr. Medina Gallego C., Farc-Ep. Notas para una historia politica, 1958-2008, Bogotà, Universidad Nacional de Colombia 2008. 19 Nel 1986, l'organizzazione si diede una direzione centralizzata ed iniziò una campagna nazionale di lotta per il socialismo17. L' ELN non riuscì a trasformarsi però in una forza armata regolare ma comunque Arauca, il nordest di Antioquia, il sud di Bolivar furono le principali zone di operazioni militari tra il 1985 ed il 1995. Nel 1989 il secondo congresso decise lo sviluppo di una strategia insurrezionale a livello nazionale ma non era presente un coordinamento con le FARC e da solo l'ELN non aveva una capacità di combattimento nazionale. Inoltre dal 1988 con una consultazione interna l'organizzazione aveva scelto di aprire un canale di dialogo con il governo per sostenere le rivendicazioni dei lavoratori petroliferi e per negoziare il rispetto dei diritti umani e delle leggi di guerra. Per questo nel 1991 e 1992 partecipò insieme alle FARC ed al EPL ai dialoghi con il presidente Barco a Caracas e Tlaxcala, Messico. Dopo un periodo di difficoltà militari e politiche l'ELN abbandona la prospettiva della vittoria militare e propone nel 1997 la celebrazione di una “Convenzione Nazionale” per la riforma dello Stato e per l'ingresso delle forze politiche popolari nell'arena politica. Nel 1998 morì Manuel Perez, sacerdote di origine spagnola che fu il leader della organizzazione dagli anni '70 fino ad oggi. Il centro del conflitto iniziò a spostarsi verso le FARC e i gruppi paramilitari e l'ELN iniziò a perdere forza politica e militare. Dopo un nuovo tentativo di dialogo con il governo intrapreso ma poi bruscamente interrotto nel 2007 all'Avana, Cuba, oggi questa organizzazione mantiene una capacità militare ed un peso politico ma agisce in maniera diversa a seconda dei contesti. Nel 2002 l'ELN aveva 90 fronti urbani e rurali per circa 5000 combattenti. Nel 2004 aveva perso gran parte della sua organizzazione urbana a causa di una durissima offensiva militare. Nelle zone rurali con forte radicamento dell'ELN specialmente nel dipartimento di Antioquia, circa il 40% della popolazione è stata sfollata e l'organizzazione è praticamente scomparsa. Tuttavia mantiene una forza consistente in diverse zone del paese. Allo stesso modo delle FARC, l'organizzazione si finanzia anche con la tassazione del narcotraffico, i sequestri, e le estorsioni di denaro pubblico e privato. Dopo alcuni anni di contrasto aperto con le FARC che ha portato anche a scontri armati tra i due gruppi, il 15 dicembre del 2009 le due guerriglie hanno annunciato pubblicamente un patto di non conflittualità e di cooperazione militare e politica di fronte ad una situazione militare sempre più difficile per la guerriglia a causa dell'intervento diretto delle forze armate degli Stati Uniti d'America in Colombia18. Cfr. Luis Eduardo Celis http://www.semana.com/noticias-opinion-on-line/adios-armas/99985.aspx 17 18 Vedi http://www.elespectador.com/noticias/judicial/articulo177745-farc-anuncian-renovacion-de-alianza-el- 20 Numero di azioni militari unilaterali, le tendenze del conflitto in Colombia. Fonte. CERAC – Universidad Javeriana 2009 19 eln 19 Vedi a proposito anche lo studio di Restrepo, Jorge y David Aponte (editores), Guerras y Violencias en Colombia. Herramientas e Interpretaciones, CERAC-Universidad Javeriana, 2009. 21 Conflittualità sociale e violenza politica 22 Alla fine di novembre del 2008 la Procura Generale della Nazione aveva iniziato 112 indagini su esecuzioni extragiudiziali avvenute in quell'anno. Inoltre altri 473 casi, avvenuti per la maggior parte tra il 2006 ed il 2007 erano stati assegnati alla Unità Nazionale di Diritti Umani e Diritto Internazionale Umanitario della stessa Procura. Il totale dei casi investigati nel 2008 era di 716 con circa 1100 vittime. Una modalità particolarmente preoccupante è quella che è stata definita dei “falsos positivos” ovvero il rapimento e l'esecuzione da parte delle forze di sicurezza di persone, soprattutto giovani, appartenenti agli strati più poveri della società che vengono presentati come guerriglieri o membri di gruppi paramilitari caduti in combattimento al fine di mostrare falsi risultati ai propri superiori o al governo. Quando questa pratica e la sua diffusione sono state denunciate pubblicamente la Presidenza ha dovuto radiare dall'esercito nell'ottobre del 2008, tre generali e 24 ufficiali di rango minore. L'impunità delle forze militari è dunque molto alta e diverse organizzazioni civili ed anche ACNUR ed i commissari per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno denunciato la prassi dei tribunali militari di attribuirsi in modo 23 arbitrario la giurisdizione di molti casi di “falsos positivos”, sparizioni forzate e tortura. Le denunce argomentano che questa prassi favorisce l'impunità dei responsabili20. Un altro aspetto particolarmente preoccupante del conflitto in atto è la tendenza in crescita al reclutamento di minori combattenti da parte di tutti gli attori in campo. Il principale documento ufficiale pubblicato al riguardo è l'Informe del Secretario General sobre los niños y el conflicto armado en Colombia dell'agosto del 2009, secondo questo documento: “Nel 2006 il Comitato dei Diritti del Bambino ha espresso la sua proccupazione per il reclutamento su grande scala dei bambini da parte dei gruppi armati illegali per farli partecipare ai combattimenti ed utilizzarli come schiavi sessuali. Nell'ottobre del 2008 la Corte Costituzionale della Colombia ha affermato ugualmente che i gruppi armati illegali stavano reclutando i bambini in Colombia in modo generalizzato, sistematico ed abituale e che non si conosce la vera dimensione e l'estensione territoriale di questi reclutamenti. Il numero stimato di bambini che partecipano nei gruppi armati illegali oscilla tra gli 8.000 secondo il ministero della Difesa a 11.000 secondo fonti non governative. La Procura Generale sta investigando su 25 casi di reclutamento di bambini che sono avvenuti nel 2008. In uno studio realizzato dal Defensor del Pueblo della Colombia e il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia-UNICEF si nota che l'età media del reclutamento sarebbe diminuita dai 13,8 anni nel 2002 ai 12,8 nel 2006”. Inoltre una recente relazione del Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sulla Colombia evidenzia come i minori siano vittime del conflitto in molti modi, inclusa la strumentalizzazione fatta dalle forze armate regolari per finalità contro-insurrezionali21. La relazione semestrale della Missione di Sostegno al Processo di Pace in Colombia della Organizzazione degli Stati Americani afferma: “La missione osserva con preoccupazione la situazione di reclutamento che si da in alcune zone rurali nei dipartimenti del Chocò e Norte de Santander (ad esempio nel Corregimiento di La Gabarra, area rurale del municipio di Tibú o nella zona di Tarra, nella regione del Catatumbo). In quanto alle aree urbane la Missione ha osservato particolarmente la situazione della città di Medellin”22. Nei centri urbani, sopratutto Cfr. Coalicion Colombiana Contra la Tortura, Informe alternativo sobre tortura, tratos crueles, inhumanos o degradantes, Colombia 2003-2009, Bogotà 2009. 21 ONU, Oficina del Alto Comisionado y del Secretario General, Informe anual de la Alta Comisionada de las 20 Naciones Unidas para los Derechos Humanos sobre la situaciòn de los derechos humanos en Colombia, marzo 2009. 22 Mapp/Oea, Decimo tercer informe trimestral del secretario general al consejo permanente sobre la misión de apoyo al proceso de paz en Colombia, Ottobre 2009. Disponibile all'indirizzo: http://www.mapp-oea.org/ 24 Medellin, Barranquilla, Bogotà e Cali sono i nuovi gruppi paramilitari a spingere maggiormente i minori verso attività criminali di supporto a questi gruppi. Nelle zone rurali le FARC e dell'ELN sono state ripetutamente denunciate e criticate per aver utilizzato minori in funzioni di supporto logistico ed anche in azioni militari. Formalmente le FARC vietano espressamente il reclutamento di minori di 15 anni. Secondo le testimonianze raccolte sul campo tuttavia sopratutto nelle zone rurali a partire dall'adolescenza i minori entrano a far parte della società adulta, con responsabilità lavorative e sociali importanti, per questa ragione è difficile che rispettino il divieto e sono più esposti al coinvolgimento nei gruppi armati anche in mancanza di alternative lavorative e sociali valide. Plan Colombia e cooperazione internazionale. Quando nel 2000 venne lanciato ufficialmente il Plan Colombia, tanto il governo USA come quello del paese misero in atto strategie per allargare il consenso politico rispetto al piano e per coinvolgere da un punto di vista militare altri paesi in modo da alleggerire lo sforzo degli USA ed ampliare la legittimità dell'intervento. L'Unione Europea però, sulla spinta di numerosi gruppi di pressione preoccupati per la grave situazione dei diritti umani nel paese, non accettò di contribuire nel quadro di un piano di intervento americano e mise a punto una proposta di intervento orientata alla cooperazione economica e sociale con l'obiettivo di contrastare le cause del conflitto. Tuttavia questo approccio non esclude che gli aiuti possano essere inseriti in una strategia complessa e articolata di combinazione tra forze militari ed interventi di cooperazione sopratutto nel momento in cui il governo Uribe dal 2002 ufficialmente rifiuta la possibilità di un negoziato per la pace. Per coordinare ed armonizzare questa posizione con le proprie e con quella degli USA, la presidenza di Alvaro Uribe promosse una conferenza globale dei donatori, ovvero dei paesi interessati o già impegnati in attività di cooperazione in Colombia. Questa iniziativa internazionale è conosciuta come il processo di Londra-Cartagena a partire dalle due conferenze internazionali dei donatori in cui è stata messa a punto la strategia di gestione degli aiuti internazionali. All'inizio del 2007 il governo colombiano presentò la Strategia di Rafforzamento della Democrazia e dello Sviluppo Sociale 2007-2013 (EFDDS) considerata la fase II del Plan Colombia. Questa strategia è diretta ad ottenere l'appoggio internazionale per il consolidamento di quelli che sono considerati i risultati del Plan 25 Colombia I e della Sicurezza Democratica. Numerose organizzazioni sociali, contadine, sindacali e di difesa dei diritti umani nonché accademici nazionali ed internazionali hanno sottolineato la preoccupante vicinanza dei progetti di azione umanitaria e di sviluppo finanziati con risorse internazionali e le strategie contro-insurrezionali del governo. La nuova ottica di azione coordinata civile-militare presenta preoccupanti convergenze nei propri obiettivi con quelli della cooperazione. In un documento del Ministero della difesa colombiano si annuncia apertamente come “Il nuovo piano di guerra potenzia la combinazione tra la componente militare e l'azione integrale per il recupero sociale e militare del territorio[...] l'obietti è impiegare nei prossimi tre anni le risorse del settore difesa nei progetti di benessere comunitario in zone dove non è ancora arrivato il resto dello Stato e dove già si trova la forza pubblica”23. Questo approccio è in linea con l'evoluzione delle strategie contro-insurrezionali degli USA, passate attraverso la crisi e la critica dopo il fallimento delle operazioni militari in Iraq e Afghanistan24. In questo contesto è importante sottolineare come le organizzazioni contadine e sociali di base abbiano fatta propria questa analisi critica e richiedano agli organismi internazionali di non partecipare in maniera acritica nella strategia controinsurrezionale del governo: -Esistono a livello locale, dipartimentale e nazionale processi di negoziazione politica tra i vari livelli di governo e le organizzazioni sociali che rappresentano in maniera legittima importanti settori della società che possono risolvere importanti problemi sociali, ambientali ed economici in maniera legittima e che dovrebbero essere sostenuti dalle organizzazioni internazionali. -Il livello di impunità generalizzato tanto per i responsabili dei crimini paramilitari e militari come per i membri della classe politica è la ragione principale della mancanza di legittimità dello Stato. L'erogazione dei finanziamenti e degli aiuti potrebbe essere vincolato maggiormente a standard di esecuzione della giustizia. In questo senso il processo di smobilitazione iniziato con la legge 975 del 2005, presenta notevoli problemi di carattere “365 dias de trabajo que hacen la diferencia”. Informe anual, Ministerio de Defensa, Republica de Colombia, julio 2006 – julio 2007. Consultabile su: www.mindefensa.gov. co 24 “Estrategia 2016 del Comando Sur de Estados Unidos, Amistad y Cooperaciòn por las Americas”, marzo de 2007, p.16. Consultabile su: http://www.southcom.mil/AppsSC/files/0UI0I1180709758.pdf; Si veda anche Diana Marcela Rojas, Plan Colombia II, más de lo mismo? In Colombia Internacional, n.64 gennaio-luglio 2007, Bogotà; Colectivo Maloka, Convegno di studio “Plan Colombia II, guerra y derechos humanos”, Barcelona, 16, 17 e 18 Ottobre del 2008. 23 26 legale e punti critici poiché promuove sostanzialmente una amnistia selettiva. -La commistione tra iniziative civili, agenzie di cooperazione nazionale ed internazionale e le forze militari all'interno di un conflitto civile corre il rischio molto forte di alimentare il conflitto invece di risolverlo e di coinvolgere le forze civili ancora maggiormente nello scontro militare, cosa che effettivamente sta già succedendo. Tanto la guerriglia delle FARC e dell'ELN come i nuovi gruppi paramilitari infatti hanno iniziato a minacciare ed attaccare le organizzazioni di cooperazione e di difesa dei dirtitti umani. Le ragioni di questi gruppi illegali sono differenti ma il risultato è comunque quello di delegittimare e indebolire il ruolo delle organizzazioni internazionali. La relazione tra violenza e potere in Colombia viene caratterizzata da Reyes Posada (2009) come una relazione fondamentalmente escludente. Gli attori armati, nel corso di un conflitto di lunga durata hanno eroso le basi del consenso e della ragione sociale del loro potere ma poiché controllano e riproducono l'esercizio delle violenza possono esercitare coercizione e sfruttamento attraverso la minaccia. Nel campo degli studi sui conflitti e dopo l'affermazione del concetto di peacebuilding, oggi nel contesto degli studi e delle ricerche sul conflitto colombiano possiamo riscontrare anche la presenza del concetto di postconflitto che ispira le analisi di diversi ricercatori e membri delle forze armate colombiane nonché di varie iniziative di ONG internazionali. Questo concetto nasce dallo studio delle dinamiche specifiche di intervento in contesti dove il conflitto armato si è svolto o viene considerato in via di risoluzione. Il caso colombiano però non può essere definito un conflitto chiuso per tutta una serie di indicatori politici, militari, economici e sociali. Il concetto di post-conflitto dunque appare inadeguato a descrivere la situazione in atto e risulta essere funzionale alla strategia contro-insurrezionale che si articola attraverso importanti azioni militari ed un forte apparato di operazione psicologiche interne ed esterne. Iniziative di pace A fianco di una guerra interna durata molti decenni si sono sviluppate anche importanti iniziative di mediazione politica, di interposizione, accompagnamento, dialogo, azione civile di protesta, azione non-violenta, iniziative umanitarie che hanno costituito un ricco e diversificato repertorio di pratiche e saperi. La mancanza di un riconoscimento reciproco come forze belligeranti secondo le convenzioni di Ginevra fa sì che non sia possibile 27 formalmente uno scambio di prigionieri tra le FARC e l'Esercito Nazionale. Il 17 luglio del 2007 il maestro di scuola Gustavo Moncayo, padre del soldato Pablo Emilio, prigioniero delle FARC dieci anni prima, iniziò una protesta pacifica attraverso una marcia dal dipartimento di Nariño alla capitale Bogotà per sollecitare uno scambio umanitario di prigionieri, che però fu negato dal presidente Alvaro Uribe, fautore della linea dell'intervento militare. L'operazione “Jaque” condotta dall'Esercito Colombiano il 2 luglio 2008 nella regione del Guaviare condusse alla liberazione di 15 prigionieri tra cui Ingrid Betancourt, candidata alla presidenza prigioniera dal 2002 e tre agenti dell'FBI imprigionati dal 2003. Questa operazione riuscita senza causare vittime venne però utilizzata dal governo per continuare a sostenere la vivibilità della opzione militare per la liberazione di tutti i prigionieri ed il rifiuto di una trattativa con le FARC e l'ELN. Nell'attualità l'iniziativa che focalizza la maggior parte delle possibilità politiche di azione sul sistema della guerra è quella dell'Accordo Umanitario promosso da “Colombianos y colombianas por la paz” di cui la senatrice Piedad Cordoba del Polo Democratico è la portavoce. L'11 settembre del 2008 più di un centinaio di intellettuali e politici progressisti chiesero pubblicamente alle FARC di compiere un gesto unilaterale di distensione attraverso la liberazione di prigionieri e la rinuncia allo strumento del sequestro come arma di lotta politica. Lo scambio di lettere, proseguì con successo fino al febbraio del 2009 quando le FARC liberarono unilateralmente 6 prigionieri. Il 28 dicembre 2009 le FARC hanno ripetuto in un comunicato ufficiale la volontà di procedere alla liberazione unilaterale dei soldati Pablo Emilio Moncayo e Josué Daniel Calvo ed alla consegna dei resti del maggiore Julian Guevara deceduto durante la prigionia, lo scambio si svolgerebbe sotto la supervisione della Croce Rossa e della Chiesa Cattolica e recentemente il commissario speciale per la pace del governo colombiano, Frank Pearl, ha dichiarato che il governo è disponibile a proseguire in questo percorso. Tuttavia fino ad oggi nessun passo avanti concreto è stato fatto e manca ancora un quadro politico nazionale nel quale sviluppare iniziative politiche di pace concrete e strutturali. Infatti le elezioni politiche presidenziali previste per la primavera del 2010 stanno polarizzando notevolmente l'opinione pubblica soprattutto attorno alla polemica terza rielezione dell'attuale presidente Alvaro Uribe. La comunità internazionale, presente in Colombia con numerose ed importanti iniziative di cooperazione, agenzie del sistema delle Nazioni Unite, iniziative statali e private, ONG ed associazioni, sostiene diversi progetti e strategie per il raggiungimento della pace con un'enfasi manifesta sul tema del rispetto dei diritti umani. I processi di rafforzamento delle istituzioni e del sistema giuridico ed amministrativo colombiani portati avanti in molti di questi progetti rischiano di 28 legittimare l'incremento delle politiche di guerra se non vengono accompagnate da una crescita del livello di democrazia e pluralismo nella società colombiana e soprattutto da una azione reale di contrasto dell'impunità e della violenza istituzionale. 29 Nariño Il Dipartimento di Nariño ha un'estensione di 32.820 km quadrati e una popolazione, secondo il censo ufficiale del 2005, di 1.541.956 abitanti, pari ad una densità media di 46,98 abitanti per km quadrato. La composizione etnica della popolazione presenta percentuali più alte del resto del paese per quanto riguarda gli abitanti appartenenti ai popoli originari (10,76%) ed agli afro-colombiani (18, 82%). La popolazione indigena nella sua maggioranza risiede nel territorio di 67 resguardos, una divisione amministrativa che definisce i territori sotto la giurisdizione autonoma delle organizzazioni dei popoli originari. Questi territori occupano una estensione di 467.000 ettari e sono collocati nella giurisdizione di 24 municipi. I popoli indigeni di Nariño sono i Pastos, Inga, Awá, Eperara-Siapidara, Kofán e Quillacingas. Queste popolazioni si 30 distinguono per lingua e tratti culturali propri25. La popolazione di origine afro invece abita nei municipi della costa pacifica e delle pendici andine oltre che in parte della zona andina al nord del dipartimento. Questa popolazione si distingue ugualmente per tratti culturali peculiari e per le sue origini storiche ed in virtù della legge 70 del 1993, oggi ha il diritto all'esercizio dell'autogoverno locale comunitario su un territorio di circa 1.000.000 ettari. Dal punto di vista amministrativo il dipartimento di Nariño si compone di 64 municipi e 230 corregimientos, divisione amministrativa applicata ai centri abitati che non raggiungono la dimensione di municipio. Soprattutto nella regione costiera molti centri abitati sono dispersi su una superficie molto ampia e spesso sono raggiungibili solamente attraverso il trasporto fluviale. La maggior parte della popolazione vive tutt’ora in zone rurali anche se i principali centri urbani di Pasto e Ipiales sulla Cordillera Andina e di Tumaco sulla costa dell'oceano Pacifico vedono aumentare continuamente la propria popolazione. Da un punto di vista ecologico il territorio è estremamente ricco e diversificato poiché si estende dalla pianura amazzonica ad est delle Ande, alla catena montuosa centrale fino alla pianura verso l'oceano Pacifico ed a tutta la zona costiera. Una potenzialità economica importante ed una differenza rispetto al resto del paese è data dalla situazione di proprietà della terra che è relativamente più equa ed equilibrata: 268.096 contadini, il 75% del totale possiede 172.000.000 ettari. La proprietà collettiva della terra nei resguardos e nei consejos comunitarios anche se non viene sempre rispettata, rappresenta un potenziale di sviluppo locale significativo. Soprattutto nella regione andina è fortemente presente la pratica agricola della Chagra, un sistema di agricoltura ed allevamento integrato e sostenibile legato alle forme rituali e culturali delle Ande. La piccola proprietà e la proprietà comunitaria tutt'ora rappresentano l'84% del totale di ettari coltivabili nel dipartimento. Tuttavia il reddito pro-capite medio è tutt'ora inferiore del 50% al reddito medio colombiano. Nel 2005 il 64% della popolazione si trovava sotto la linea di povertà quando la media colombiana era di 49,2%, ed il 23,7% si trova in situazione di indigenza, la media nazionale è 14,7%. Quasi la metà della popolazione (647.193 persone) nel 2006 era beneficiaria di qualche tipo di sussidio pubblico 26. Una grave crisi economica e finanziaria ha colpito il dipartimento in coincidenza con la più ampia crisi 25 26 Secondo la Escuela de Derecho Proprio de los Pastos in numeri dei popoli originari a Nariño sono i seguenti: Awa 24.500 persone, in 6 municipi con 35 resguerdos e 60 cabildos, Eperara Siapidara 4.500, in 4 municipi, 9 resguardos, 12 cabildos, Inga 3.460, 1 municipio, 1 resguardo, 1 cabildo, Kofán 126, 1 municipio, 1 resguardo, 1 cabildo, Quillasinga 2.000, in un solo municipio, Pastos 91.400, 11 municipi, 19 resguardos, 20 cabildos. Fonte: PNUD 2009 31 globale dell'economia finanziaria. Nel 2008 una colossale truffa, conosciuta a livello popolare come “la tumbada” condotta attraverso il metodo delle piramidi da 42 imprese finanziarie irregolari ha privato una percentuale molto alta, circa il 60% della popolazione di un miliardo e mezzo di pesos colombiani creando condizioni estremamente difficili per l'economia regionale. 27. 27 Cfr. http://www.nuevoarcoiris.org.co/sac/?q=node/256 32 Principali regioni e relative caratteristiche: Regione Municipi Caratteristiche principali Centro Pasto, Nariño, Chachagu., Area andina e vulcanica. Consacá, Ancuyá, Produzione Yacuanquer, artigianale e manifattura, allevamento e Sandoná, La Florida, latticini. Settore terziario e Tangua, El Tambo, turistico. Guaitarilla, El Peñol. Sud Ipiales, Aldana, Contadero, Cuaspud, di Cumbal, l'Ecuador. Gualmatán, Iles, Municipi frontiera Allevamento e attraverso la commercio Ospina, con Pupiales, frontiera con l'Ecuador. Si Potosí, concentra il numero più alto Córdoba, Puerres, Funes, di Resguardos indigeni del Sapuyes, Guachuchal, dipartimento Imués. Nord Albán, La Cruz, San Pablo, Produzione tipica di caffé, San zucchero di Bernardo, Buesaco, Belén, allevamento. canna ed Colón, El Tablón, La Unión, San Lorenzo , Taminango, Arboleda, San Pedro de Cartago, Leiva, El Rosario, Policarpa, Cumbitara. Costa Pacifica Tumaco , Barbacoas, El Pesca e coltivazione della Charco, palma africana, Francisco Pizarro, La Tola, iniziative Magui, Santa Bárbara, sfruttamento Iscuandé, Olaya Herrera, della Roberto Payán, Mosquera. Prevalenza di coltivazioni di di prime turismo e commerciale biodiversità. coca. 33 Centro occidentale Túquerres, Samaniego, Ricaurte, La Agricoltura, allevamento ed Llanada, estrazione mineraria. Linares, Importante presenza di Santacruz, Los Andes, popolazione Providencia, Mallama Prevalenza di coltivazioni di indigena. coca e papavero da oppio. Fonte: Gobernación de Nariño, Informe Departamental de evaluación del desempeño de la gestión municipal período 2005, San Juan de Pasto, 2006, pp. 9-10. Il conflitto nel dipartimento Un'interpretazione dell'attuale situazione di conflitto nel dipartimento condivisa tanto dal PNUD come dal governo locale, pone l'accento sulle cause esogene e relativamente recenti dell'incremento della violenza. Il dipartimento infatti si caratterizzava fino alla fine degli anni '90, diversamente dalla maggior parte delle regioni colombiane dove il latifondo ed il conflitto per l'accesso alla terra sono particolarmente drammatici, per un' alta percentuale di mini-fondi agricoli ed un tessuto sociale maggiormente coeso. Le guerriglie delle FARC e dell'ELN hanno mantenuto una presenza a partire dagli anni '80 ma fino alla fine degli anni '90 utilizzavano Nariño come retroguardia, ed allo stesso modo i gruppi paramilitari e narcotrafficanti attivi nel centro e nord del paese non avevano stabilito basi solide ed un controllo del territorio strettoamente legato al narcotraffico. Le ragioni dell'attuale situazione di conflitto aperto sono legate sostanzialmente a tre aspetti caratteristici del conflitto colombiano: -la trasformazione della relazione spaziale della guerra dal modello di controllo territoriale al controllo strategico. -il cosiddetto “effetto palloncino” delle politiche di repressione del narcotraffico, che ha spostato la coltivazione della coca e migliaia di coltivatori, braccianti e le loro famiglie dai dipartimenti amazzonici di Putumayo, Caquetá e Guaviare verso le Ande ed il Pacifico. -la perdita di legittimità politica degli attori in campo e l'aumento di attacchi e violazioni contro la popolazione civile come forma di controllo economico e politico. In seguito alla crescita delle coltivazioni di coca ed al fatto che la guerriglia delle FARC e 34 dell'ELN per via della pressione militare non può esercitare una presenza fissa nella maggior parte dei municipi, i gruppi paramilitari, frutto della smobilitazione o creati exnovo, hanno iniziato a trasferire le proprie strategie di controllo territoriale ad ampie zone del dipartimento. I dirigenti dei gruppi paramilitari così come molti piccoli e medi imprenditori nella produzione della coca non sono però di origine locale bensì provengono secondo le testimonianze raccolte e quanto ho potuto osservare, dal dipartimento di Antioquia, storicamente regione di forte presenza paramilitare e narcotrafficante. A seguito del processo di smobilitazione del 2003, un importante gruppo paramilitare il Bloque Libertadores del Sur, parte delle AUC, nel 2005 aderì al processo con 689 membri28. Come però è stato segnalato in generale per questo tipo di fenomeno in realtà i combattenti sono rimati sul territorio ed esercitano ancora un controllo a livello locale tanto che molti sono rientrati nell'economia del crimine e del saccheggio sotto altre bandiere. Secondo il Governo Dipartimentale e l'ufficio del PNUD di Pasto attualmente sono attivi i seguenti gruppi paramilitari: -Autodefensas Campesinas Nueva Generación – Departamento de Nariño -Aguilas Negras -Ejercito Popular Antiterrorista de Colombia -Rastrojos -Autodefensas Campesinas de Nariño. In particolare il gruppo dei Rastrojos ha inviato per email nel mese di Novembre 2009 una minaccia considerata attendibile dalle Nazioni Unite, contro tutte le agenzie di cooperazione nazionali ed internazionali accusandole di sostenere i guerriglieri dell'ELN e delle FARC attraverso la difesa dei diritti umani29. Le organizzazioni paramilitari secondo un modus operandi messo a punto fin dai primi anni '80, a differenza della guerriglia che ha sostenuto e sostiene anche progetti sociali di emancipazione pur in maniera 28 29 Il capo di questo gruppo Guillermo Pérez Alzate è stato estradato negli Stati Uniti nel 2008 accusato di narcotraffico. A suo carico in Colombia ci sono già 120 casi di omicidio commessi nel dipartimento di Nariño dal 2000 al 2005. Insieme a lui sono altri due i capi paramilitari già accusati di delitti specifici estradati negli USA ed accusati da tribunali USA e Colombiani: Ramiro Vanoy, ex-capo del Bloque Mineros delle AUC accusato di 33 omicidi e Salvatore Mancuso, ex-leader delle AUC accusato di molteplici massacri ed omicidi. (fonte: http://www.verdadabierta.com) Le organizzazioni minacciate sono CREAR, Corporación Nuevo Arco Iris, Comité Departamental de Derechos Humanos, Fundación Desarrollo y Paz (FUNDEPAZ), Movimiento Nacional de Víctimas (MOVICE), Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo (PNUD), Escuela de los Pastos, Pastoral de Tumaco, Unidad Indígena del Pueblo Awá (UNIPA), Cabildo Mayor Awá de Ricaurte (CAMAWARI) 35 contraddittoria, attaccano deliberatamente ogni forma di organizzazione civile e sociale che lavori per l'emancipazione sociale e la fine della dipendenza della società dai gruppi mafiosi e clientelari. A partire dall'anno 2000 iniziarono ad aumentare velocemente i tassi di omicidi. Nel 2007 il tasso era arrivato al 49,9% per 100.000 abitanti, ovvero 13,7 punti sopra la media nazionale. In concreto si contarono 778 omicidi. Inoltre sono in aumento le vittime civili e militari delle mine antiuomo collocate sia dai gruppi irregolari che dall'esercito nazionale: nel 2007 sono state 81. Secondo il Programma Presidenziale per l'Azione Integrale contro le Mine antiuomo, in almeno 660 municipi su 1098 sono presenti le mine antiuomo. In almeno 400 municipi si sono registrate vittime e feriti a causa di questi esplosivi. In particolare a Nariño i dati forniti dalle Nazioni Unite disegnano uno scenario preoccupante: dal 1990 al 2008 sono morte 335 persone, 109 delle forze dell'ordine e militari e 226 civili, e le mine sono attualmente presenti in 35 su 63 municipi con una prevalenza nei municipi di Samaniego, Policarpa, Ricaurte, Tumaco, Barbacoas, Los Andes, Cumbitara, Ipiales, Cumbal e Santa Cruz30. Rifugiati Una valutazione dei dati del numero di rifugiati ci mostra come anche questo fenomeno sia esploso negli ultimi 8 anni in maniera strettamente legata alla economia del narcotraffico. Secondo Accion Social – SIPOD (Sistema di Informazione sulla Popolazione Sfollata) nel 1997 erano state conteggiate 8 persone rifugiate, nel 2000 erano 1.631nel 2007 ne sono state registrate 21.058, per un totale di 87.644. Secondo Codhes dal 1999 al dicembre del 2008 si sono dovute spostare in condizione di rifugiate interne 156.558 persone. Come abbiamo già visto i rifugiati sono una conseguenza della lotta per il controllo dei terreni produttivi, principalmente in chiave di agricoltura intensiva, allevamento e produzione di stupefacenti. Il fenomeno dei rifugiati e dello sfollamento si concentra nelle zone di maggior conflittualità ma nel contesto di una guerra mobile e senza fronti fissi avviene come conseguenza dei principali conflitti socio-economici. A Nariño questo significa che le principali popolazioni colpite sono quella afro-colombiana e le popolazioni indigene i cui territori collettivi sono molto ambiti dalle organizzazioni narcotrafficanti e dagli speculatori economici di tutti i generi. Un importante studio della Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia, già nel 2002 aveva delineato alcuni punti fondamentali della dinamica del 30 Cfr. PNUD 2009 36 desplazamiento: -Vantaggi strategici per gli attori armati illegali dei territori indigeni come zone di rifugio e come zone per il trasferimento di truppe e materiali e per il traffico di sostanze stupefacenti. -Gli investimenti di grandi capitali in zone vicine ai territori indigeni o direttamente negli stessi attraggono inizialmente i ribelli per ragioni politiche e finanziarie e successivamente i gruppi paramilitari e l'esercito per difendere le imprese. -L'espansione delle coltivazioni illegali nei territori indigeni subordinano le popolazioni alla logica della guerra. Gli effetti principali sul territorio dello sfollamento forzato sono: -Divisione territoriale, simbolica e sociopolitica. -Ritardo o cancellazione nei processi di costituzione o consolidamento giuridico dei territori collettivi. -Diminuzione grave della capacità produttiva della popolazione sfollata. -Indebolimento delle capacità e dell'identità culturale dei territori. Impatto delle economie illegali A Nariño dal 2001 ad oggi la estensione stimata delle coltivazioni di coca è cresciuta da 7.494 ettari fino a 15.606 secondo i dati del progetto SIMCI delle Nazioni Unite. Altre fonti del PNUD registrano 20.259 ettari di coca equivalenti al 36% della quantità di terreni coltivati stimati nel paese, dunque un dato in crescita. L'economia del narcotraffico trae la sua legittimazione principalmente dalla mancanza di alternative vivibili per i produttori contadini proprietari o affittuari di piccoli appezzamenti e per i braccianti salariati. Inoltre la relativa maggior disponibilità di contante premette ai coltivatori di coca di aumentare la quantità dei propri consumi e di sostenere l'educazione scolastica ed universitaria dei propri figli. I benefici immediati del narcotraffico, soprattutto per i contadini produttori, nascondono però i fortissimi limiti di questa economia che sono stati descritti dettagliatamente da molti studi31. L'opzione di una legalizzazione totale o parziale della 31 Cfr. Taussig M., Cocaina, per un'antropologia della polvere bianca, Milano, Bruno Mondadori 2004; Cardenas M., Rodriguez B. M. (a cura di), Guerra, sociedad y medio ambiente, Bogotà, Foro Nacional Ambiental-Friedrich Ebert Stiftung en Colombia 2004. 37 coca e del papavero da oppio non è possibile fino a quando i principali paesi consumatori, gli Stati Uniti e l'Unione Europea non decideranno di abbandonare le politiche militari e proibizioniste. Nel mentre l'alternativa alla repressione ed alla fumigazione ed eradicazione rimane quella dello sviluppo di progetti concertati di sostituzione delle coltivazioni e di sostegno tecnico ed economico ai contadini. Questa soluzione è ostacolata dalla mancanza di risorse pubbliche per sostenere realmente questo tipo di processo e dalla caduta dei prezzi delle produzioni agricole dei paesi del sud del mondo che rende scarsamente competitivi i prodotti agricoli dei piccoli produttori sul mercato globale. Modelli di politica partecipativa in situazione di conflitto Nonostante la grave crisi sociale che sta vivendo Nariño, le sue istituzioni contano con una esperienza importante di progettazione ed azione politica partecipativa che si è sviluppata e formalizzata soprattutto negli ultimi 15-20 anni e che trae la sua forza da tre componenti fondamentali della società locale. Il primo è il tessuto civico ed associativo che si concentra soprattutto nella città capoluogo di Pasto, sede dell'Università pubblica di Nariño e di altre importanti università private. La città è molto vivace dal punto di vista culturale ed fortemente radicata nell'identità locale e regionale 32. Il secondo aspetto fondamentale è legato alla presenza di modelli e pratiche politiche dei popoli originari, frutto di una resistenza culturale e sociale risalenti all'epoca della conquista spagnola ed oggi riconosciute dalla costituzione del 1991. Grazie al nuovo ordinamento costituzionale le popolazioni originarie hanno visto riconoscersi il diritto a forme di amministrazione e rappresentanza proprie i Resguardos Indigena. In termini legali: “Un resguardo indigeno è una istituzione legale e sociopolitica di carattere speciale costituita da una comunità indigena o frazione di essa, che con un titolo di proprietà comunitaria possiede il suo territorio e si sostiene per quanto riguarda la sua gestione e la sua vita interna con una organizzazione adattata all'ordinamento indigeno o alle sue forme e tradizioni culturali” 33 ed inoltre “Le terre dei Resguardos indigeni sono 32 33 Il famoso carnevale di Pasto è una manifestazione dal 2009 riconosciuta Patrimonio Culturale dell'Umanità dall'UNESCO e gemellata con il carnevale di Viareggio in Toscana. Cfr. Repubblica della Colombia, Decreto 2001 del 1988 38 inalienabili, imprescrittibili e inconfiscabili”34. Un elemento di cultura politica delle popolazioni indigene che è entrato a far parte del lessico dei movimenti e delle organizzazioni democratiche del paese e del dipartimento è la minga. La minga o minka in lingua quechua è una tradizionale forma di lavoro comunitario o collettivo con scopi di utilità sociale. Viene praticata tutt'ora specialmente in Cile, Perù, Bolivia, Ecuador e Colombia. In quest'ultimo paese il concetto contrassegna oggi importanti iniziative politiche civili di mobilitazione per di diritti fondamentali sostenute principalmente da organizzazioni contadine ed indigene. Il termine nell'uso più diffuso indica quindi l'attitudine alla condivisione ed alla cooperazione nell'ambito sociale. Anche la popolazione afro-colombiana può contare con uno spazio autodeterminato di espressione ed organizzazione democratica, anch'esso riconosciuto dalla costituzione del 1991 e normato dalla legge 70 del 1993, i Consejos Comunales strutturati su base strettamente territoriale. Lo stato dei Resguardos e dei Consejos non è uniforme: in alcune zone hanno una maggiore rappresentatività e coesione che ne favorisce il funzionamento mentre in altre le appartenenze ai partiti politici ufficiali o ad altre organizzazioni comprese quelle illegali si sovrappongono agli istituti di rappresentanza popolare. Per quanto riguarda il governo del territorio i Resguardos ed i Consejos hanno elaborato dei progetti politici ed economici di riferimento che stanno entrando a far parte dei processi partecipativi sostenuti dal governo del dipartimento e dal PNUD. Si tratta dei Planes de Vida per le popolazioni indigene andine e delle pianure e i Planes de Etno-desarrollo per le popolazioni afro-colombiane. Questi documenti di grande valore politico e culturale affermano le linee guida dell'iniziativa di trasformazione e di sviluppo di queste popolazioni. Come esempio prendiamo le affermazioni del piano di Etno-sviluppo del consiglio comunitario RECOMPAS di Tumaco, il piano articola una analisi più generale del contesto e della visione strategica dello sviluppo con proposte concrete di intervento secondo una missione ben precisa: “Stimolando l'appropriazione ed i rafforzamento dei processi organizzativi, si intende governare ed amministrare i territori collettivi attraverso una pianificazione partecipativa ed una regolamentazione interna concordata, che faciliti la ri-affermazione etnico-culturale, la promozione e l'applicazione dell'etno-sviluppo, a difesa e la conservazione dei diritti ancestrali, la conservazione e la protezione delle risorse naturali ed il miglioramento della 34 Cfr. Articolo 63 della Costituzione politica della Repubblica della Colombia 39 qualità di vita dei popoli partendo dal principio di autodeterminazione”35. Con un punto di vista ugualmente frutto della resistenza alla colonizzazione ed alle modalità dominanti di organizzazione sociale ed economica si esprime il Plan de Vida del popolo Awá in una delle sue principali organizzazioni:”Il Plan de Vida si costituisce così come lo sforzo del Popolo Awa di Ricaurte per raggiungere una conoscenza e uno sviluppo che rispondano alle necessità, aspirazioni, caratteristiche ed alla formazione del popolo Awa che vogliamo essere nel futuro prossimo ed immediato (a corto, medio e lungo termine) […] La nostra organizzazione Camawari, del popolo indigeno Awa, lotta per la difesa del nostro territorio, della cultura, dei principi, delle rivendicazioni proprie attraverso il lavoro, l'educazione e la formazione in diversi programmi che elaborano e gestiscono progetti a livello regionale, nazionale ed internazionale per migliorare le condizioni di vita delle comunità indigene Awa del Municipio di Ricaurte”36. Il modello partecipativo sviluppato dal governo di Nariño nel corso della pianificazione per il mandato 2008-2011 tiene conto di questa ampia diversità politica e culturale e sostiene nei propri documenti che sia possibile costruire iniziative di pace anche durante il conflitto ponendo le condizioni per uno sviluppo economico e sociale che aspiri a rimuovere le cause della violenza e della povertà. Il Dipartimento di Nariño conta in particolare con un modello di politica pubblica partecipativo originale e sviluppato nel contesto colombiano. I primi passi di questa pratica sono stati mossi durante l’amministrazione municipale della città di Pasto sotto l’attuale governatore Antonio Navarro Wolff. Nel 1995 in qualità di sindaco diede per la prima volta una struttura formale ad un ampio movimento di partecipazione civica che si era sviluppato nel municipio e nei settori più progressisti della società civile organizzata del dipartimento. Rifacendosi alla forma tradizionale di governo assembleare delle comunità indigene, utilizzò il termine cabildo per descrivere un sistema di assemblee partecipative organizzate nei diversi municipi. Dal punto di vista dell'organizzazione politica rappresentano le unità locali di autogoverno delle popolazioni originarie, hanno cariche elettive a rotazione annuale ed una serie di figure di servizio come il segretario, contabile, etc. La prima legge che li ha stabiliti recita: “In tutti i luoghi in cui si trovi stabilita una parte di popolazione indigena ci sarà un piccolo Cabildo, nominato Red de Consejos Comunitarios del Pacifico Sur- Recompas, Plan de Etnodesarrollo integral 2008-2019. Travesía hacia la consolidación de los Consejos Comunitarios de Comunidades Negras del Pacifico Sur, Tumaco 2008. 36 Da: Cabildo Mayor Awa de Ricaurte – Camawari, Plan de vida Awa – Tuntu Awa puram, 35 Ricaute- Colombia 2002. 40 da loro secondo i propri usi e costumi”37. In seguito il carattere di istituzione pubblica è stato maggiormente formalizzato e riconosciuto: “Il Cabildo è la più alta autorità dei parte o di tutta una comunità indigena. Nessuno ha dentro la frazione o comunità indigena maggiore autorità del Cabildo, da cui si deduce che i Cabildos sono entità pubbliche di carattere speciale, incaricate di proteggere gli indigeni in conformità con le prescrizioni della legge 89 del 1890”38. Navarro promosse delle assemblee aperte di consultazione con potere decisionale per orientare la progettazione urbana e l’impiego del denaro pubblico nei correggimientos del municipio. Il successo di questa forma di politica partecipativa fece si che venisse riconfermata dal suo successore Eduardo Alvarado e da quello successivo Raul Delgado. Nel Dipartimento di Nariño ci sono attualmente 63 municipi, con l’arrivo di Navarro e del suo partito del Polo Democratico al governo del dipartimento, la forma del cabildo è stata proposta ed estesa a 61 municipi eccetto le tre città principali Pasto, Ipiales e Tumaco che non contano con dei cabildos per ragioni di fondi e di difficoltà di progettazione. Il cabildo riunisce tutti i cittadini attivi in una assemblea consultiva a cui partecipano il governatore, le autorità locali ed i funzionari dell’ufficio di Pianificazione del dipartimento. In precedenza si svolge una riunione preparatoria chiamata “Pre-cabildo informativo” per mettere a punto con l’aiuto dei funzionari del dipartimento le priorità e gli strumenti di lavoro per permettere al cabildo di esprimersi su un quadro di proposte e mezzi chiari. Successivamente si riunisce in un luogo pubblico il cabildo che è tenuto formulare proposte ed approvare azioni. Durante la prima tappa di lavoro e progettazione (20082009) sono stati messi in opera 686 progetti nel totale dei 61 municipi coinvolti. La cifra a disposizione per i cabildos messa a disposizione dal Dipartimento è di 25.175 milioni di pesos in due anni. I municipi hanno contribuito con 16.312 milioni ed altri soggetti come le Imprese Sociali di Stato e i governi autonomi indigeni ed afro hanno contribuito con 8.997 milioni. Il 70% della cifra viene suddivisa in parti uguali a tutti i municipi e il restante 30% viene distribuita dall’amministrazione del dipartimento secondo i principi di: 1) soddisfacimento delle necessità di base 2) quantità di popolazione 3) copertura di servizi pubblici di base 37 Cfr. Articolo 3 legge 89 del 1890 della Repubblica della Colombia. 38 Opinione del Consiglio di Stato Colombiano del 16 novembre 1983. 41 Dunque le risorse del dipartimento hanno finanziato 216 progetti di educazione e cultura, per 11.770 milioni (46,48%), il settore salute ha ottenuto 111 progetti per 7.573 milioni (30,08%) e altri settori come infrastrutture, biblioteche, aiuti alla popolazione vulnerabile hanno ottenuto 246 progetti per 5.902 milioni (23,44%). La partecipazione in questa prima fase è stata di 41.635 partecipanti registrati, 2750 portavoce sono interventi per 380 ore complessive di riunione. Sono stati firmati degli atti di accordo e sono stati eletti 505 verificatori per esercitare un controllo sociale sull'attuazione dei progetti. Inoltre per favorire la partecipazione dei giovani sono stati creati anche 42 cabildos dei giovani in altrettanti municipi con una partecipazione di circa 3000 persone dove sono stati ripartiti 811 milioni di pesos in progetti di cultura, sport ed intrattenimento. Per l’anno 2010 è prevista una nuova serie di cabildos, che si svolgeranno dopo le elezioni politiche e presidenziali della primavera e che verranno preparati da una serie di assemblee preparatorie, un mese prima della celebrazione dei cabildos veri e propri, per definire le quantità di finanziamenti e il numero di progetti finanziabili per settore. L’esperienza dei cabildos si inscrive in una vasta gamma di procedure partecipative che si sono sviluppate in diversi paesi dell’America Latina negli ultimi 20 anni ma acquistano un valore particolare per il fatto di svolgersi in un contesto di conflittualità e di polarizzazione sociale estremamente forte. Rappresentano quindi a mio parere un elemento che corrobora l'ipotesi della presenza di risorse simboliche e culturali di resilienza alla guerra nella società. La resilienza indica la capacità di resistere de adattarsi in senso positivo ad una situazione traumatica per superarla. Attualmente il termine resilienza, dal punto di vista psicologico ha un significato molto ampio e variabile che si riferisce in generale ad un buon adattamento nonostante (o a causa di) l’esposizione a fattori di rischio, a stress o a traumi. La resilienza è stata definita come mantenimento di una stabile omeostasi nel funzionamento fisico e psicologico di fronte alle avversità (Bonanno, 2004). Assumendo una prospettiva ancora più macro, alcuni ricercatori, fra cui Kimhi, Shamai (2004) e Sonn, Fisher (1998), hanno studiato il concetto di comunità resilienti opponendosi alla rappresentazione delle comunità minoritarie o espose a tragedie come carenti di risorse adeguate per affrontare le avversità e, quindi, destinate a soccombere. Infine empowerment e resilienza di comunità possono avere aree di sovrapposizione. Secondo Zimmerman (2004), infatti, resilienza ed empowerment condividono l’enfasi su fattori come la partecipazione, la 42 padronanza, il coinvolgimento39. Tuttavia i processi di partecipazione promossi dalle amministrazioni pubbliche non sono da soli sufficienti a colmare le gravi disparità culturali, di classe ed economiche che generano le forti tensioni che scuotono la società colombiana. 39 Cfr. AHPRU (1999) Kimhi e Shamai (2004) Clauss-Ehlers e Lopez-Levy (2002) 43 La strategia Regionale per la Cooperazione Internazionale di Nariño 2008-2011. Un altro esempio rilevante di pratica di governo partecipativa è quella delineata nella strategia Regionale per la Cooperazione Internazionale di Nariño 2008-2011. Questa politica ha come obiettivo quello di armonizzare le iniziative della cooperazione internazionale con il piano di sviluppo del dipartimento e le sue politiche sociali ed economiche. E' una strategia che è stata costruita in stretta cooperazione con il PNUD ed ha come referente naturale le strategie di cooperazione internazionale decentrata di regioni che hanno un visione simile. In un importante passaggio del documento si spiega che: “La tesi centrale della teoria si riferisce al fatto che la forma migliore di ridurre la povertà è investire nella produzione e nella produttività dei poveri, a partire dalla ottimizzazione del loro utilizzo delle risorse di cui dispongono, migliorando i loro livelli di nutrizione, salute ed educazione, ampliando le loro opportunità di accesso alla tecnologia ed al finanziamento, facilitando canali di accesso ai mercati che retribuiscano a un prezzo migliore quello che producono e favorendo condizioni di governabilità che garantiscano la vita, la sicurezza e l'integrità personale, l'utilizzo etico ed efficiente delle risorse statali e l'inclusione delle persone storicamente escluse come cittadini e cittadine che partecipano attivamente negli affari pubblici”40. I principali referenti di questa azione sono da un lato i diversi livelli di governo della Colombia e le agenzie nazionali di sviluppo, dall'altra le agenzie delle Nazioni Unite e una rete di soggetti locali soprattutto europei, coordinati dal PNUD all'interno della strategia ART. Sono dunque in corso numerosi progetti di cooperazione ed il Dipartimento è molto attivo a livello nazionale ed internazionale con l'obiettivo di sviluppare strategie di cooperazione e sviluppo che siano in grado di disinnescare le cause del conflitto: “[...] la proposta di sviluppo umano sostenibile a Nariño considera degli aspetti fondamentali che cercano di affrontare le conseguenze del conflitto armato (azioni urgenti) ma soprattutto mette un enfasi nell'assumere già oggi la responsabilità di affrontare le cause dello stesso in funzione di un progetto di trasformazione sociale senza violenza e di una costruzione della pace (azioni strategiche)”41. 40 41 Cfr. Estrategia Regional para la Cooperacion Internacional Nariño 2008-2011. Ibid. p.29 44 Ad esempio come conseguenza delle critiche mosse dai coltivatori di coca e delle loro mobilitazioni di protesta molto forti, il governo di Nariño si è dimostrato spesso critico nei confronti della politica della fumigazione con glifosato e della eradicazione forzata delle coltivazioni illegali di coca e papavero da oppio. Questi metodi repressivi hanno infatti prodotto numerosi danni all’agricoltura locale soprattutto a quella di sussistenza e non hanno ridotto significativamente il numero di ettari coltivati ed il volume ed i ricavi della produzione regionale di coca ed eroina. Il dipartimento ha dunque sostenuto e continua a sostenere insieme al PNUD ed alla cooperazione internazionale un progetto di sostituzio ne volontaria di coltivazioni nei municipi di Leiva ed El Rosario nel nord del dipartimento. La politica di fumigazione però è una prerogativa del governo centrale condotta nel quadro del piano di assistenza militare “Plan Colombia”. La conseguenza di questa centralizzazione delle iniziative di repressione della coltivazione di piante illegali è che il governo locale non è in grado di impedire le fumigazioni e in questo senso subisce una perdita di legittimità e credibilità di fronte alle organizzazioni sociali e contadine che da anni reclamano l’interruzione di questa politica dagli altissimi costi umani ed ambientali. Aerei impiegati dall'impresa statiunitense AIR WING nelle fumigazioni con glifosato – (Base aerea di Tumaco – Novembre 2009) 45 Rifugiati nella regione del Pacifico La regione del Pacifico di Nariño attualmente è quella che riunisce le condizioni socioeconomiche più difficili e che nel giro di dieci anni si è trasformata da zona periferica ad un punto centrale e strategico per le principali politiche economiche e militari dell'America Latina. Questa zona è parte della più ampia regione del Pacifico Colombiano che si estende dal confine con l'Ecuador sul fiume Mira fino a Panama per 1.300 chilometri attraverso i dipartimenti di Chocó, Valle del Cauca, Cauca, Nariño e Antioquia. La sua popolazione è composta principalmente dalle comunità afro-colombiana e indigena. Nell'attuale contesto economico neoliberista la regione ha tre funzioni principali: produzione di materie prime, piattaforma per l'accesso ai mercati internazionali e come potenziale estrattivo di risorse biologiche data l'estrema ricchezza della biodiversità presente. Inoltre nel Pacifico colombiano si intrecciano alcuni dei mega-progetti infrastrutturali più importanti del continente: il Plan Puebla Panama, il Canale AtratoTruandó e la Iniziativa di Integrazione della Infrastruttura Regionale dell'America del Sud (IIRSA). Nel dipartimento di Nariño dieci municipi appartengono alla regione del Pacifico: Tumaco, Olaya Herrera, La Tola, Barbacoas, El Charco, Santa Barbara Isquandé, Roberto Payán, Francisco Pizarro, Magui, Mosquera. La popolazione è totale è di circa 320.000 persone. In questi territori la maggior parte della popolazione appartiene al gruppo afrocolombiano titolare di diritti collettivi su circa un milione di ettari di territorio. In una parte più interna risiedono le popolazioni Awá ed Eperara-Siapidara rappresentate nella forma dei Resguardos indigena. In questa zona una buona parte dei “comuneros” che svolgono principalmente il lavoro di coltivatori di coca e di minatori in piccole miniere artigianali, sono organizzati nella Coordinadora Social del Pacifico42, una rete di organizzazioni che attraversa tutta la comunità nera i queste latitudini da Tumaco fino alla città di Buenaventura. I numeri crescenti di rifugiati sono secondo le testimonianze raccolte ed i principali studi al riguardo, collegati alla forte pressione sui territori coltivati a coca. Inoltre lo sfollamento sembra ormai essere una strategia consolidata nella popolazione civile per ridurre i rischi legati al conflitto armato. 42 Questa rete è parte della grande sindacato contadino di FENSUAGRO (http://www.fensuagro.org/) 46 Santa Rita – Rifugiati interni nella conca del Rio Isquandé Santa Rita è un villaggio di circa 900 persone sull'alto corso del fiume Isquandé. I suoi abitanti sono tutti afro-colombiani appartenenti al Consejo Comunal del Rio Isquandé che riunisce circa 2000 nuclei famigliari nell'area geografica del bacino del fiume omonimo. Il villaggio è' stato sfollato di recente due volte: nel 2007 e nel settembre del 2009 in seguito ai combattimenti tra il Fronte 29 delle FARC e l'Esercito Colombiano. Al momento del mio sopralluogo 903 persone erano ospitate in strutture pubbliche e private nel paese di Santa Barbara Isquandé, capoluogo del municipio. Dopo lo spostamento dal villaggio al capoluogo condotto con mezzi propri sotto il monitoraggio della Croce Rossa colombiana, erano stati assistiti da Medici Senza Frontiere e da Acción Social in misura minore. Il municipio che ha l'obbligo di assisterli aveva condotto le operazioni di registrazione nel archivio nazionale dei rifugiati e offerto una scuola ed altre sale per l'ospitalità. Dopo circa tre mesi di permanenza le famiglie hanno espresso il desiderio di ritornare nelle loro case, per ragioni economiche, ovvero per riprendere le attività di coltivazione della coca e di estrazione artigianale dell'oro dal letto del fiume, ed anche per ragioni di ordine culturale e soggettivo. In realtà le condizioni di sicurezza per un ritorno non ci sono dal momento in cui la guerra è mobile e in questa zona si sposta dentro e fuori dalle comunità e dai villaggi a seconda degli spostamenti del fronte dei combattimenti con la guerriglia. Nel villaggio di Santa Rita, a circa 3 ore di barca a motore da dove sono rifugiati i suoi abitanti, rimangono una trentina di persone, due famiglie proprietarie di piccoli negozi che non hanno voluto abbandonare, pochi anziani e dei giovani che sono rimasti a presidiare i terreni di famiglia, soprattutto la coca. Nella zona l'esercito non mantiene una presenza fissa mentre testimonianze locali parlano di una presenza importante della guerriglia almeno fino all'epoca degli scontri con l'Esercito nazionale. Quando i rifugiati stavano organizzando il rientro nelle proprie case per il 7 di dicembre. Il 6 di dicembre, poco prima di questo rientro, in un momento di forte visibilità sociale e mediatica, il decimo battaglione di Fanteria di Marina ha organizzato un evento di propaganda coinvolgendo secondo il proprio comunicato 150 bambini nella piazza centrale del paese43. Le attività civico-militari, soprattutto quelle che coinvolgono minori sono state più volte condannate dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani perché metterebbero a rischio l'incolumità dei minori. 43 Cfr. http://www.armada.mil.co/?idcategoria=546384 47 La regione della Frontiera La regione di frontiera presenta caratteristiche economiche e sociali peculiari proprio in ragione della vicinanza dell'Ecuador ed anche per il fatto che interseca anche il principale canale di comunicazione tra Amazzonia e Pacifico. Il conflitto armato ha spinto inoltre una fetta della popolazione a rifugiarsi in Ecuador e gli attori armati utilizzano il confine per contrabbandare armi e rifornimenti e per complicare le azioni delle forze armate. Nella zona di frontiera con l’Ecuador attualmente sono due le comunità particolarmente a rischio per via del traffico di stupefacenti e contrabbando nella zona e per la pressione militare e della guerriglia sulla popolazione civile con l’obiettivo di polarizzarla e coinvolgerla, la maggior parte della popolazione povera appartiene al gruppo dei Pastos, principale gruppo indigeno della regione. Attualmente il conflitto viene combattuto attorno alle località di La Victoria, Municipio di Ipiales, circa 9000 abitanti e San Juan de Mayasquer e Tiambì nel municipio di Cumbal. Nel giugno del 2008 per via dei combattimenti tra FARC ed esercito si sono prodotti degli sfollamenti massicci. Attualmente la Pastorale Sociale della diocesi di Ipiales ha conteggiato 330 famiglie sfollate. L’ufficio di pastorale sociale si occupa di coordinare gli sforzi della Chiesa Cattolica per fornire una assistenza agli sfollati e per individuare modalità di lavoro sociale e di denuncia nei confronti del conflitto armato. Inoltre un punto fondamentale per questo ufficio è il lavoro per la prevenzione della partecipazione dei giovani nei gruppi armati irregolari. La responsabile della Pastorale Sociale attribuisce la crescita del fenomeno del reclutamento di minori alla mancanza di opportunità di studio e di lavoro ed alla necessità di trovare accoglienza e sostegno a partire di situazioni di povertà e rifugio. Secondo la sua testimonianza in questa zona l’età di ingresso dei minori ai gruppi armati è dai 14 ai 17 anni e la motivazione principale è la volontà di essere indipendenti dalla famiglia e/o di uscire da un contesto di relazioni difficili o di violenza. Allo stesso tempo esiste anche un movente economico poiché i gruppi armati, tanto i paramilitari come la guerriglia pagano un salario ai loro combattenti che può essere fondamentale per contribuire alle entrate di nuclei familiari indigenti o poveri. Ad esempio secondo lei le FARC pagano ad ogni combattente una indennità di 800.000 pesos al mese quando il salario minimo nel dipartimento è di circa 496.000 pesos al mese, circa 270 dollari. Nel municipio di Ipiales ed in quello di Cumbal sta per partire il progetto “Adelante Jovenes” con la partecipazione di diversi rappresentanti di gruppi ed associazioni locali o semplici attivisti ed educatori informali dei propri coetanei. 48 Il Centro di attenzione alle vittime della tortura di Terre des Hommes – Italia a Bogotà: In Colombia Terre Des Hommes44 lavora nel suo campo specifico che è quello dei diritti dei minori a partire da un campo come quello dell'attenzione psico sociale alla vittime della tortura, tanto individuali come collettive. Secondo Terre des Hommes la prevenzione della partecipazione del minori al conflitto armato si compone soprattutto di interventi per assicurare il diritto allo studio, la presenza fisica di scuole e maestri, e la creazione di spazi di ricostruzione psico-sociale che permettano ai giovani di sviluppare le proprie capacità e di costruire percorsi di vita fuori dall'orizzonte del conflitto armato. Gli interventi della ONG, svolti completamente con personale colombiano altamente professionale sono: 1) Il centro "La Casona", nel centro si svolgono attività di formazione e di assistenza nel campo del recupero psico-sociale delle persone che hanno subito violenza o stress gravi a causa del conflitto. Una rete di organizzazioni per la difesa dei diritti umani colombiane referenziano e propongono delle persone per il centro. Bisogna considerare che in Colombia attualmente non esiste da parte dello Stato una politica volta all'attenzione psicosociale alle vittime. Gli insegnanti delle scuole non sono formati per avere a che fare con bambini e minori traumatizzati e questo alimenta le difficoltà di adattamento e di recupero dei piccoli. Diverse sentenze della Corte Interamericana per la difesa dei diritti umani hanno imposto allo Stato colombiano di prestare un'assistenza ma questo non avviene in maniera soddisfacente45. 2) Il centro "La golosa" di Usme, alla periferia Sud di Bogotà dove si sviluppa un attività di attenzione soprattutto rispetto al tempo libero dei ragazzi, alla lettura ed alla coesione sociale. 3) Terre de Hommes – Italia in Colombia all'interno delle attività del Centro de Atención Psicosocial, realizza annualmente dal 2003, in collaborazione con una rete di ONG e di Organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, il rapporto sullo stato della tortura in Colombia “Informe independiente sobre tortura en Colombia” e pubblica numerosi strumenti di documentazione sulla terapia individuale e di gruppo per superare il trauma. 44 45 http://www.terredeshommes.it/scheda_colombia.php Cfr. UNHRC Recomendaciones para una politica publica con enfoque psicosocial en contra de la Desaparicion Forzada, Oficina en Colombia del Alto Comisionado de Naciones Unidas Para los Derechos Humanos, Comité Internacional de la Cruz Roja, Bogotà maggio 2009. 49 Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Colombia: il progetto ART-REDES e la sua articolazione a Nariño. Il Programma Delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD nella sigla in lingua spagnola) è presente in Colombia dal 2003 con una presenza fissa in numerosi dipartimenti del paese. Nel 2003, il PNUD Colombia formulò un Rapporto Nazionale di Sviluppo Umano intitolato “Colombia: callejon con salida” che permise insieme all’assistenza del BCPR (Ufficio per la prevenzione e la risoluzione delle crisi) e ASDI (Agenzia Svedese per lo Sviluppo Internazionale) di iniziare a progettare un programma di sviluppo all’interno del conflitto. In questa occasione è nata la Strategia di Riconciliazione e Sviluppo (REDES) come strumento di ricerca, progettazione e gestione per sostenere le iniziative di sviluppo e pace della società civile e la ricostruzione della istituzionalità democratica nelle zone povere e rurali e in quelle colpite dalla violenza interna. Nel diagnostico effettuato allora per la costruzione di una strategia di intervento, il PNUD mise in evidenza otto punti critici fondamentali: 1) Il conflitto armato 2) Una distribuzione iniqua del potere economico e politico 3) Istituzioni democratiche deboli 4) Povertà crescente 5) Distribuzione diseguale della terra 6) Impunità 7) Violazioni dei diritti umani 8) Coltivazioni illegali e narcotraffico. La strategia di intervento si orienta secondo la filosofia di accompagnare la costruzione di agende territoriali per lo sviluppo e la pace. Questo lavoro si orienta soprattutto nel favorire l'articolazione tra società civile e Stato per favorire il rafforzamento istituzionale, la governabilità democratica, l'organizzazione e l'incidenza della società civile e lo sviluppo umano sostenibile46. La strategia si articola su quattro assi tematici principali: -Prevenzione e trasformazione dei conflitti e promozione di una cultura di pace -Giustizia, diritti delle vittime e diritti umani -Governabilità, democrazia locale e costruzione di pace -Sviluppo socioeconomico sostenibile per la pace E su un metodo partecipativo a livello internazionale: -Rafforzamento delle capacità locali di pace: reti sociali e istituzioni di costruzione di pace 46 Cfr. PNUD (2009) 50 -Costruzione di alleanze: tra Stato e società civile e tra attori locali, nazionali e comunità internazionale -Costruzione della conoscenza utile: analisi delle potenzialità del territorio nei termini della costruzione di pace e dello sviluppo umano -Incidenza nelle politiche pubbliche di sviluppo e pace a livello territoriale e nazionale47. REDES ha ricevuto fino ad oggi l'adesione ed il sostegno economico, tecnico e politico da l'Agenzia Spagnola di Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo (AECID), l'Ambasciata dei Paesi Bassi, L'Agenzia Catalana di Cooperazione allo Sviluppo (ACCD), la Cooperazione Decentrata italiana ed il Governo della Colombia rappresentato dalla Agenzia Presidenziale per l'Azione Sociale e la Cooperazione Internazionale. Inoltre REDES si articola con altre agenzie del sistema delle Nazioni Unite presenti in Colombia come ACNUR, UNIFEM, OCHA e FAO. Nel 2006 il progetto aveva raggiunto i seguenti risultati: -Accompagnamento dei processi di pace e di sviluppo nelle regioni Riattivazione delle organizzazioni della società civile per ri-costruire la coesione ed il capitale sociale -Impulso ad alleanza tra il governo locale e la società civile .Identificazione/facilitazione delle iniziative locali di pace e di protezione della maggior parte dei gruppi vulnerabili (giovani e contadini). -Collegamento delle iniziative locali a cambiamenti nelle politiche pubbliche nazionali (trasformazione strutturale) A partire dal 2007 la strategia REDES ha incluso nel suo raggio d'azione i dipartimenti di Huila e Nariño ed si è collegata alla iniziativa di Sostegno alle Reti Tematiche e Territoriali per lo sviluppo umano (ART) con l'obiettivo di coinvolgere nuovi partner a partire dalla cooperazione decentrata a livello internazionale. Uno dei primi risultati di questo lavoro è stata la redazione del Piano di Sviluppo del Dipartimento con attenzione a rispondere agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. L'intervento del PNUD a Nariño si basa su due concetti fondamentali, il primo riguarda la popolazione civile ed è la fiducia nella capacità di resilienza della società ed il secondo è il carattere esogeno ed oppressivo degli attori armati sul territorio. Le relazioni tra i diversi attori del sistema si strutturano secondo uno schema triangolare tra istituzioni locali – agenzie di cooperazione nazionale ed internazionale - attori sociali. Questa geometria di 47 Cfr. ibid p.29 51 relazioni permette di costruire una dinamica virtuosa di partecipazione che è in grado di preservare la continuità nel caso che la parte istituzionale o la cooperazione venga meno ai suoi impegni o scelga di modificare la propria visione del processo. Le azioni principali accompagnate dal Programma ART-REDES sono state le seguenti: · Formazione del Gruppo di Lavoro Dipartimentale e Municipale (Pasto) per contribuire alla gestione della cooperazione, seguendo i principi della metodologia ART-REDES. Sono spazi di incontro tra istituzioni, società civile, settore accademico e privato. Il rafforzamento dei Gruppi di Lavoro è iniziato attraverso scambi di esperienze di successo in materia di cooperazione internazionale. · Accompagnamento politico, tecnico e finanziario all’elaborazione collettiva dei Piani di Sviluppo Dipartimentale e Municipale. Appoggio ai dialoghi subregionali, tematici e territoriali. Attraverso questi dialoghi, il Programma ART-REDES in collaborazione con altre iniziative dell’UNDP, ha contribuito a creare capacità e ad incidere su temi quali: quadro di riferimento degli ODM, progettazione con approccio di genere, approccio territoriale, early recovery, sviluppo umano per la pace, sensibilità al conflitto e veritàgiustizia-riparazione. Si è contribuito alla partecipazione dei gruppi della popolazione locale (donne, contadini, afro-colombiani, etc.) ed all’articolazione tra il Piano Dipartimentale e i Piani Municipali attraverso i dialoghi sub-regionali. · Studio del Piano di Etnosviluppo Nariño Pacifico con un approccio partecipato, che include e sensibilizza i gruppi di popolazione della zona: afro-colombiani, indigeni, contadini. · Accompagnamento all’elaborazione partecipata della Strategia di Cooperazione. · Disegno di una strategia di intervento con organizzazioni delle vittime del conflitto attraverso il rafforzamento istituzionale ed organizzativo. · Coordinamento e rafforzamento dello IASC-Nariño, meccanismo per il coordinamento interagenziale dell’assistenza umanitaria, che include Agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni ed istituzioni umanitarie per garantire il coordinamento, la formulazione di politiche e la presa di decisioni in pratiche connesse con la risposta umanitaria internazionale nel quadro di ART-REDES. Avvio del progetto pilota Pianificazione Congiunta con SNU e ONG internazionali con popolazioni Awá, Alcaldías e Governo Dipartimentale di Nariño con un approccio di early recovery. · Appoggio alle organizzazioni di donne e creazione delle loro reti sociali, in collaborazione con altri Programmi di Genere dello SNU e con la cooperazione 52 internazionale. · Collaborazione e progettazione bi-nazionale in collaborazione con il Programma ARTEcuador e con il Programma di Sviluppo e Pace (PDP/FN)-Ecuador. · Partnership con il Consiglio Norvegese per i Rifugiati per il lavoro in Frontiera. · Elaborazione del progetto di rafforzamento dell’ADEL di Nariño e primo progetto di impatto (studio sull’implementazione dei sistemi di irrigazione). · Elaborazione del progetto di appoggio alla generazione di redditi per famiglie dei municipi della frontiera colombo-ecuadoregna e prevenzione del reclutamento illegale con la Pastorale di Ipiales/Frontiera. · Accompagnamento all’elaborazione di una strategia di comunicazione (rete di comunicatori). · Rafforzamento delle Agenzie di Sviluppo Economico che operano nelle differenti regioni del paese. All’interno della Strategia Regionale per la cooperazione internazionale del Dipartimento di Nariño sono attualmente in corso tre macro-progetti di coordinamento indicati come strategie di “Sviluppo e pace con enfasi territoriale”. Questi progetti sono sostenuti dal PNUD attraverso un lavoro di formazione tecnica, sostegno economico diretto e coordinamento degli interventi di cooperazione internazionale con un enfasi speciali sulla promozione della Cooperazione Decentrata. Si tratta nello specifico di: a) Programma “Si se puede” di sostituzione volontaria di coltivazioni illegali, progetto pilota nei municipi di Leiva e El Rosario nella zona nord di Nariño. b) Piano di Etno-sviluppo Nariño-Pacifico c) Piano Frontiera Sud d) Ventana de Paz48 Il progetto pilota, iniziato nel 2009 si svolge in 8 municipi del dipartimento di Nariño. Cinque nella costa pacifica: El Charco, La Tola, Mosquera, Santa Barbara, Olaya 48 “Finestra di Pace” 53 Herrera e tre della frontiera andina: Ipiales, Cumbal, Cuaspud. Gli obiettivi specifici secondo il programma sono: “Implementare un modello innovativo di costruzione di pace che: 1) Sviluppi capacità negli enti pubblici, nei consigli comunitari e nei cabildos indigeni per il trattamento e la trasformazione dei conflitti e della prevenzione delle crisi in un'ottica etnico-territoriale e di genere. 2) Favorisca la dignità delle vittime e la promozione dei loro diritti mediante l'accesso di queste a programmi, servizi e strumenti statali. 3) Sostenga i sistemi produttivi diversificati che contribuiscano efficacemente al recupero rapido con particolare enfasi sulla sicurezza alimentare, nutrizionale e sulla generazione di entrate in situazione di equità, con criteri di sostenibilità ambientale e garantendo il rafforzamento organizzativo delle comunità. Il progetto secondo lo stesso PNUD: “intende consolidare le capacità e le risorse locali e regionali per la costruzione di pace e di sviluppo mediante il rafforzamento delle istituzioni democratiche, la partecipazione civica, la convivenza e lo sviluppo socioeconomico sostenibile, incorporando le prospettive etnico-culturali e di genere, come condizione necessaria per avanzare nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (ODM)”49. Secondo il direttore dell’ufficio di pianificazione del dipartimento, la cooperazione internazionale a Nariño ha investito fino ad ora complessivamente circa 30 milioni di dollari l’anno. 49 PNUD (2009, p.197) 54 Progetto Adelante Nariño, con los jóvenes adelante Nariño ha una popolazione in maggioranza giovane: il 51,35% è minore di 24 anni e i bambini rappresentano l'11%. Gli ostacoli ad un pieno rispetto dei diritti dei minori e dei giovani sono diffusi in quasi tutte le società. A Nariño dove reddito medio è più basso di quello nazionale e dove il conflitto ha prodotto la diffusione di culture e pratiche violente i problemi tipici dei giovani e degli adolescenti si amplificano e si complicano. In particolare si possono rilevare: -Gravi problemi di paramilitarismo e violenza nelle scuole e nelle università. Negli anni scorsi anni diversi studenti vennero uccisi all'interno dell'istituzione educativa50. -L'indebitamento delle famiglie contadine produce tra gli altri effetti l'abbandono scolastico perché i figli devono contribuire all'economia domestica, soprattutto nelle famiglie che non ricevono entrate extra dalla coltivazione di coca o papavero. – Tra i giovani è forte la diffusione di droghe come il bazuko, solfato di coca o pasta base, e nei casi di più forte marginalità e disagio, il pegamento, cioé la colla sintetica. Il reclutamento nei gruppi armati è di difficile rilevamento ma gli studi dell'Istituto Colombiano del Benessere Familiare (ICBF) illustrano che l'età più frequente di ingresso ai gruppi armati è tra i 15 ed i 18 anni (90%) seguita da una piccola percentuale di ragazzi tra i 12 ed i 14 anni (6,7%), mentre dai 19 anni in avanti si parla di un 3%. In realtà il principale problema dei giovani è la mancanza di opportunità di partecipazione economica e sociali nel tessuto sociale della regione. Il progetto “Adelante Nariño, con los Jovenes adelante” è sostenuto dal PNUD nel contesto della strategia REDES ed ART ed è coordinato dall'ufficio di Politiche Sociali Dipartimentale. Ha come obiettivo promuovere la partecipazione dei giovani tra i 16 ed i 26 anni al processo di politica pubblica. Sono stati selezionati 10 municipi in cui esistono già dei gruppi formali od informali di giovani potenzialmente adatti alla realizzazione del progetto: Pasto, Tumaco, Ipiales, Pupiales, Besaco, Ricaute, Samaniego, Linares, Barbacoas e San Pablo. Il progetto prevede la realizzazione di una scuola itinerante promossa da un gruppo di facilitatori e da dei responsabili locali per ogni comunità interessata. La formazione dei facilitatori verrà 50 Adriana Benítez, studentessa di economia, nel ottobre 2000; Martín Rodríguez, studente di legge, nel settembre dello stesso anno; Marcos Salazar, studente di ingegneria, gennaio 2002, Tito Libio Hernández, dipendente dell'Università nell'aprile dello stesso anno, Jairo Moncayo, settembre 2003. 55 condotta da un gruppo di coordinatori che collabora con il comitato di gestione integrato da professionisti del governo del dipartimento e del PNUD. Per ogni responsabile locale è previsto un contributo di 1.200.000 pesos al mese per 10 mesi in modo da fornire le risorse necessarie ad un lavoro di buona qualità. Nei municipi dove si svolgeranno le lezioni, è previsto l'acquisto di materiali audiovisivi per la produzione di materiale didattico e per la realizzazione di materiali di inchiesta sociale. L'obiettivo è quello costruire dei tavoli della gioventù in collegamento con i cabildos dei giovani che possano formulare un progetto articolato nel campo dei bisogni dei giovani stessi. Il finanziamento del progetto, nella filosofia di REDES si articola con il contributo di diversi attori locali ed internazionali: Cabildos Juveniles PNUD Municipi (17 milioni di pesos per ogni municipio) Agenzia Catalana per la Cooperazione Decentrata Regione Toscana Inoltre il PNUD ha attivato un accordo di coordinamento ed allineamento tra ONG nazionali ed internazionali ed organismi governativi che lavorano nel campo dei giovani per razionalizzare risorse ed interventi su alcune priorità come: -Sviluppare l'incidenza politica e la partecipazione dei giovani -Prevenzione del reclutamento nel gruppi armati illegali -Prevenzione delle dipendenze da sostanze stupefacenti 56 La cooperazione italiana a Nariño La cooperazione italiana in Colombia attualmente sta sostenendo particolarmente gli interventi diretti alla prevenzione della partecipazione dei minori al conflitto armato attraverso un contributo di € 200.000 all’UNCHR e il finanziamento di un progetto diretto a circa 600 nuclei familiari coordinato dalla OIM e dalla ONG CISP con un contributo di 991.620 euro51. La cooperazione Italiana a Nariño può beneficiare della rete promossa dal PNUD chiamata ART (Articolazione di Reti Tematiche)52 questa, nello specifico del dipartimento coinvolge: a)Regione Toscana nel quadro della strategia ART b)Cittadinanza Attiva ONG53 in progetti di rafforzamento istituzionale in collaborazione con il PNUD. c)Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Agraria in un progetto di trasferimento di conoscenze con l'Università di Nariño. Nel dicembre del 2009 è stato proposto alla Regione Toscana di finanziare, nel quadro di ART, il progetto “Adelante Nariño, con los jóvenes adelante”. 51 52 53 Fonte: http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/Speciali/MinoriSoldato/Progetti.htm consultato il 23/12/2009. http://www.art-initiative.org/ http://www.cittadinanzattivatoscana.it/ 57 Bibliografia AA.VV, Dimensiones territoriales de la guerra y la paz, Bogotà, Universidad Nacional de Colombia 2004. 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