2.4) Il clima - Lions Club Domodossola

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2.4) Il clima - Lions Club Domodossola
Il clima
Tullio Bertamini e Rosario Mosello
Considerazioni generali
Il clima dell’Ossola è anzitutto determinato dalla posizione geografica e dalla morfologia del territorio. Essa
infatti è compresa fra i 45°55’ e i 46°28’ di latitudine ed
è quindi inserita in quella fascia che normalmente corrisponde ad un clima fondamentalmente determinato da
una insolazione e quindi da una certa quantità di calore
solare che la pone nelle regioni temperate. È anche quasi completamente racchiusa da potenti ed elevati gruppi di monti, ed essa stessa è una regione eminentemente montuosa e quindi le altezze variano rapidamente da
luogo a luogo. È percorsa in tutta la sua lunghezza dal
fiume Toce che scende da Nord verso Sud fino a Vogogna, per poi piegarsi verso Sud-Est e, dopo un viaggio
di circa 80 km, si getta nel Lago Maggiore.
L’Ossola è chiusa a Sud da una catena di monti che
partendo dal Massone (m 2162) si innalza sempre più
fino al Monte Rosa (m 4637). Da quel punto una diramazione diretta del Monte Rosa la chiude ad Ovest
con una serie di cime elevate: Andolla (m 3656), Weissmiess (m 4023) Laquinhorn (m 4005), Fletschorn (m
3996) fino al Passo del Sempione, in territorio svizzero. Qui la catena, comprendente il Monte Leone (m
3552), il Cervandone (m 3211), la Punta d’Arbola (m
3235) e l’Hosandhorn o Punta del Sabbione (m 3183),
muta leggermente direzione fino a toccare il passo di S.
Giacomo (m 2313), che è il punto più settentrionale
della regione ossolana. Proseguendo il confine dell’Ossola abbandona il grande spartiacque alpino e correndo sulla linea di displuvio tra il Toce ed il Ticino, in direzione Nord-Sud, viene a formare col tratto precedente quasi un cuneo nel territorio svizzero. Questa catena
orientale perde quota fino a deprimersi nel gran solco
della valle Vigezzo. Qui l’idrografia appare incerta ed il
confine ossolano non si identifica con quello del baci-
no del Toce, ma scendendo fino al ponte della Ribellasca incorpora una fetta del bacino imbrifero ticinese. Il
confine risale poi il Monte Gridone e, correndo sul crinale che divide la valle percorsa dal Toce dalla val Grande, va a terminare sulle alture che delimitano il lago di
Mergozzo.
L’Ossola, chiusa fra alti monti, è costretta ad assorbirne
il clima. Ma anche altri fattori importanti intervengono a definirlo più precisamente. I potenti ghiacciai della catena Monte Rosa-Griess e quelli del vicino Vallese,
distanti solo qualche decina di chilometri, contribuiscono in vario modo a rendere il clima più rigido. Da
questi monti spira regolarmente un vento fresco e talvolta gelido sotto forma di brezza notturna. Queste catene elevate a loro volta, obbligando l’aria umida proveniente dall’Oceano Atlantico a sollevarsi ed a scaricare grande quantità di pioggia o neve sui versanti opposti all’Ossola, contribuiscono al fenomeno del vento favonico (Foehn). Questo vento caldo ci giunge dai
quadranti nord-occidentali e, anche in pieno inverno,
porta temperature insolitamente elevate nelle valli ossolane, sciogliendo grandi quantità di neve. Con analogo processo le stesse alte catene di monti costringono le grandi masse di aria umida proveniente dai quadranti meridionali a sollevarsi ed a scaricare sull’Ossola enormi quantità di precipitazioni per dare poi origine a vento favonico nelle vallate del versante settentrionale delle Alpi.
Importantissima risulta inoltre per il clima dell’Ossola
la sua vicinanza alla regione dei laghi prealpini ed alla
pianura padana. L’Ossola infatti termina sul lago Maggiore, con il quale comunica anche mediante la valle
Cannobina e Centovalli. Le masse di aria umida che si
formano sulla pianura padana e nella zona lacuale sono
facilmente indotte a risalire le pendici delle Alpi dando
109
luogo a intense precipitazioni e, in alcune situazioni, ad
eventi alluvionali, che contribuiscono a farne una delle
regioni più piovose d’Italia .
Le valli ossolane sono in generale, fortemente incise,
nella parte più bassa e percorse da fiumi e torrenti impetuosi, le cui acque continuano l’opera di scavo e demolizione iniziatasi molti millenni fa.
Data la natura del terreno ossolano, molto permeabile
alle acque, e la ripidità delle pendici dei monti, l’opera
di demolizione delle acque meteoriche e di quelle correnti è stata sempre imponente e nei periodi di lunghe e intense precipitazioni (büzze), anche fortemente distruttiva. Le alluvioni sono infatti una delle piaghe
più frequenti dell’Ossola colpendo ora questa ora quella parte del territorio. L’ultima che ha modificato profondamente le valli Antrona e Anzasca e soprattutto la
val Vigezzo risale al 1978, ma se ne conosce una lunga
e paurosa serie.
Contribuisce tuttavia ad ammorbidire il clima dell’Ossola ed a renderlo molto salubre la presenza di grandi
estensioni di boschi, che aiutano a mantenere una umidità quasi ideale nei mesi estivi e si oppongono all’azione delle acque diluviali che tentano di corrodere le pendici dei monti.
E’ comunque chiaro che ogni luogo dell’Ossola ha un
suo clima che dipende da fattori generali, ma spesso e
soprattutto da fattori locali, come l’altitudine, l’esposizione al sole ed ai venti, ecc.
Guardiamo infatti le valli ossolane e consideriamo dove
insorgono gli insediamenti abitati più antichi.
Li troviamo nelle zone a solatio e possibilmente non
esposte alle alluvioni dei torrenti, sui balzi delle valli,
dove, anche in inverno, c’è molto sole e non ristagna
l’aria fredda che invece rende più rigido l’inverno del
fondovalle.
Il clima di Domodossola
A Domodossola per circa un secolo è stato in funzione
un Osservatorio Meteorologico presso il Collegio Rosmini ed i dati ottenuti in tanti anni ci permettono di
definire con buona approssimazione il clima della capitale ossolana e dei dintorni. Lo confronteremo poi per
quanto ci è possibile con quello delle vallate ossolane.
110
Eliofania e radiazione solare
Principale responsabile del clima è il sole che dà alla terra il calore sottoforma di radiazione.
La eliofania, cioè il tempo in cui i raggi solari colpiscono direttamente il suolo, è un elemento molto variabile, legato all’altitudine, alla posizione ed alla nebulosità. Limitandoci solamente ai dati medi stagionali si può
affermare che a Domodossola l’eliofania misurata in ore
di sole risulta dalla Tab. 1. L’energia data dal sole distribuita nelle stagioni misurata in calorie per cm2 è indicata nella Tab. 2.
Tab. 1 – Eliofania a Domodossola (ore)
Primavera
Estate
Autunno
Inverno
Anno
433
603
370
260
1666
Tab. 2 – Energia del sole secondo le stagioni a Domodossola (calorie/cm2).
Primavera
Estate
Autunno
Inverno
Anno
35530
50427
24468
12982
123407
Temperatura
La temperatura raggiunge in ogni luogo un valore massimo ed un valore minimo, in base ai quali si può stabilire il valore medio. I dati medi mensili relativi a Domodossola nei vari mesi dell’anno: temperatura massima (Tx), temperatura minima (Tn), temperatura media (Tm) misurata in gradi centigradi (°C) risultano
dalla Tab. 3.
Tab. 3 – Temperature massime, minime e medie a Domodossola per mese
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno
Tx
6.0
8.6
12.7
16.6
20.7
24.7
27.3
26.5
22.4
16.2
10.4
6.4
16.5
Tn
-2.2
-1.1
2.7
6.3
9.7
13.6
15.9
15.4
12.2
7.1
2.0
-1.2
6.7
Tm
1.4
3.3
6.9
11.3
15.0
19.2
21.7
20.7
16.9
11.3
5.7
2.3
11.3
La temperatura minima assoluta a Domodossola non
ha mai raggiunto i -17 °C, né la massima assoluta ha superato i 40 °C. Il clima di Domodossola è quindi temperato anche se variabile come ogni clima alpino.
Intimamente legate allo sviluppo vegetativo sono le
temperature in °C del sottosuolo che sono rilevate a varie profondità, come pure il numero di giorni di brina
di gelo che offriamo nella Tab. 4. Conviene ricordare
che il gelo non scende mai al di sotto dei 20 cm e che a
2 m di profondità nell’estate il suolo raggiunge i 17 °C.
Lo sviluppo vegetativo inizia quando (generalmente nel
mese di marzo) si verifica una inversione delle temperature del sottosuolo, mentre la seconda inversione (nel
mese di ottobre) segna il suo cessare.
Umidità
L’umidità assoluta, misurata mediante la tensione di vapore acqueo in mm di Hg, e l’umidità relativa, misurata
in % rispetto ai valori di saturazione, sono abbastanza
variabili nell’Ossola. Ovviamente i massimi si registrano durante i periodi di pioggia; i minimi invece si registrano quando spira il vento favonico dal Nord. In queste occasioni sono frequentemente raggiunti valori minimi dell’umidità relativi prossimi al 2%. Ma guardando i valori medi mensili e annuali, presentati nella Tab.
5, si può osservare che il clima ossolano non è né troppo
secco né troppo umido, quindi ottimo per chi ci abita.
Stato del cielo
Può essere utile conoscere i valori della nebulosità media mensile misurata in decimi di cielo coperto e classificando i giorni in sereni, misti e coperti (Tab .6).
Ventilazione
I venti predominanti in Ossola corrono lungo le valli. È
predominante quello da Sud seguito da quello da Nord
e da Nord-Ovest. I mesi più ventosi sono novembre, dicembre, gennaio e febbraio. Il vento è abbastanza forte in circa 50 giorni, moderato in 100 giorni e in 200
giorni si segnala calma. Normalmente nella notte spira il vento fresco dalla montagna verso la valle, mentre
verso mezzogiorno e nel pomeriggio spira la brezza proveniente dal Lago Maggiore verso la montagna.
I venti più forti sono sempre quelli favonici da Nord e
Tab. 4 – Temperature del sottosuolo a Domodossola per mese
a 40 cm
a 60 cm
a 80 cm
Gelo
Brina
Gennaio
2.0
2.1
2.8
23
14
Febbraio
2.6
2.8
3.1
17
11
Marzo
5.8
5.2
5.0
7
6
Aprile
9.5
8.7
8.3
1
1
Maggio
12.7
12.0
11.6
-
-
Giugno
16.3
15.9
15.3
-
-
Luglio
18.7
18.2
17.8
-
-
Agosto
19.3
19.1
18.9
-
-
Settembre
17.0
17.2
17.6
-
-
Ottobre
13.0
13.3
14.1
1
2
Novembre
7.9
8.6
9.4
8
11
Dicembre
3.9
4.3
5.2
20
12
Anno
10.7
10.6
10.9
77
57
Tab. 5 – Umidità assoluta e relativa in Ossola per mese
Tensione di vapore
Acqueo in mm Hg
Umidità relativa
in %
Gennaio
4.0
70
Febbraio
4.0
63
Marzo
4.7
58
Aprile
6.2
58
Maggio
8.4
61
Giugno
11.2
62
Luglio
12.5
60
Agosto
12.5
60
Settembre
10.9
71
Ottobre
8.3
76
Novembre
5.4
72
Dicembre
4.2
71
Anno
7.7
66
Tab. 6 – Nebulosità (decimi di cielo coperti) e numero di giorni sereni,
misti o coperti in Ossola.
Nebulosità
Sereni
Misti
Coperti
Gennaio
4
16
10
5
Febbraio
4
15
9
4
Marzo
5
14
10
7
Aprile
5
10
12
8
Maggio
5
9
13
9
Giugno
4
10
14
6
Luglio
4
13
13
5
Agosto
5
15
12
5
Settembre
5
12
11
7
Ottobre
5
12
10
9
Novembre
5
13
10
7
Dicembre
4
16
9
6
Anno
5
155
133
78
111
Nord-Ovest con velocità che superano facilmente i 100
km/ora e talvolta raggiungono i 150 km/ora.
Precipitazioni
I valori medi mensili delle precipitazioni, l’altezza media della neve ed il numero di giorni di precipitazioni in forma di pioggia, neve, e temporali sono riportati nella Tab. 7. Le precipitazioni in forma di pioggia sono abbondanti in Ossola con netta preferenza nei
mesi primaverili ed autunnali. Il mese più piovoso è ottobre seguito da maggio. Nell’inverno le precipitazioni
sono scarse. Anche la neve non è abbondante a Domodossola e presenta una notevole variabilità interannuale. La nebbia è abbastanza rara durante l’intero arco dell’anno. Non sono infrequenti in Ossola periodi di piogge intense e continue, che si registrano ogni volta che
cospicue masse di aria umida provenienti dall’Oceano
Atlantico aggirano le Alpi raggiungendo il Mediterraneo, quindi si dirigono verso il Nord attraversando la
Pianura Padana fino a raggiungere le Alpi da Sud. Sono
queste situazioni meteorologiche a determinare i periodi di büzza, che spesso danno origine a disastrose alluvioni. In queste occasioni non è raro che cadano in un
giorno e talvolta in poche ore anche 100 e 200 e oltre 300 mm di pioggia. La siccità invece è rara; ma se
la pioggia non cade per un mese nel periodo primaverile o estivo ne comincia a soffrire la vegetazione, giacché il terreno siliceo ossolano subisce una rapida disidratazione ed ha bisogno di essere frequentemente rifornito di acqua.
Notizie sul clima delle vallate ossolane
Le notizie sul clima di Domodossola sono estensibili
solo in parte al resto della vallata principale ed alle altre valli laterali. Le numerose stazioni sparse nell’Ossola permetterebbero di stabilire con buona approssimazione i dati termometrici ed udometrici cioè le temperature e le precipitazioni mensili medie; ma su di esse
vogliamo essere piuttosto brevi. Partendo da Domodossola (m 272) e scendendo lungo la valle le temperature medie mensili ed annuali aumentano leggermente con differenza di qualche decimo di grado centigrado. Al contrario, le medie trentennali (1971-2000) delle stazioni gestite dall’ENEL (Fig. 1), dati regolarmente
pubblicati sulla rivista Oscellana, evidenziano che con
l’aumento della quota si verifica una diminuzione delle temperature medie annuali (Fig. 2), con un valore
di circa 0,54 °C per ogni cento metri di aumento della
quota sul livello del mare.
Tab. 7 – Valori medi mensili delle precipitazioni in Ossola
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno
112
Precipit.
in mm
71
63
127
161
169
125
111
117
122
216
125
85
1492
Neve
in cm
20
29
13
6
6
7
15
90
Giorni
piovosi
3
4
7
11
13
12
12
10
9
11
6
6
102
Giorni
nevosi
3
3
2
1
2
10
Temporali
1
2
4
4
6
2
20
Fig. 1 – Val d’Ossola e collocazione delle principali stazioni meteorologiche citate nel testo.
Le precipitazioni invece crescono rapidamente passando dai 1492 mm annuali di Domodossola a quelle di
circa 1600 mm di Pallanzeno e Piedimulera ed a 2600
mm ad Ornavasso. La bassa Ossola infatti entra nell’area delle massime piovosità alpine. Ma è utile ripetere che i fattori locali sono sempre molto importanti.
Così il clima di Megolo, Anzola e Migiandone è molto
più rigido di quello di Vogogna, Premosello, Cuzzago
e Mergozzo, essendo questi ultimi paesi bene esposti al
sole mentre i primi ne sono assolutamente privi per un
lungo tratto dell’inverno.
T max
T medie
T min
Fig. 2 – Medie (1971-2002) delle temperature minime, medie e massime in alcune stazioni ossolane in relazione alla quota e relative rette di regressione. I dati si riferiscono, da sinistra a destra, alle stazioni di Pallanzeno, Domodossola Rosmini, Crevoladossola, Rovesca, Ponte di Formazza, Campliccioli, Alpe Cavalli, Agaro, Codelago, Vannino, Toggia, Camposecco, Sabbioni (dati raccolti da ENEL Produzione di Domodossola).
La valle Anzasca
Il clima della valle Anzasca va gradatamente irrigidendosi da Piedimulera (m 247) fino a Macugnaga (Pecetto m 1362). La temperatura media annuale a Piedimulera è di circa 11 °C mentre quella di Macugnaga scende a 5.5 °C con temperature minime invernali che raggiungono facilmente i –15 °C e talvolta i –20 °C. Il clima dunque si irrigidisce salendo da Piedimulera a Macugnaga. Le precipitazioni sono piuttosto rilevanti in
tutta la valle Anzasca: Piedimulera 1600 mm, Anzino
1700 mm, Macugnaga 1400 mm, Macugnaga Belvedere 1700 mm, Passo del Moro 1700 mm. Le precipitazioni nevose sono abbondanti nella parte superiore della valle. La neve cade da novembre a marzo nella parte mediana della valle (Calasca, Bannio, Vanzone, Ceppomorelli) e da ottobre ad aprile a Macugnaga dove il manto nevoso normale ha uno spessore medio di un metro.
La valle Antrona
Salendo da Villadossola verso Antronapiana il clima
si irrigidisce a causa dell’aumento di altitudine. Tuttavia tutti i paesi posti sulla sinistra del fiume Ovesca
(Montescheno, Seppiana, Viganella e Schieranco) hanno temperature medie superiori a quelle dei paesi posti
sulla destra del fiume i quali, specialmente nei mesi invernali, non vedono il sole per molti giorni. La temperatura media annuale è di circa 10 °C, con minime invernali che raggiungono i –15 °C. A Rovesca (m 867)
la temperatura media annuale scende a 9 °C ed è uguale
a quella di Antronapiana. Salendo ancora lungo la valle
verso le stazioni più elevate riscontriamo 7 °C a Campliccioli (m 1355), 6 °C a Cheggio (m 1497), l,2 °C al
Cingino (m 2255). Le precipitazioni decrescono generalmente salendo da Villadossola verso Antronapiana.
Il totale annuale è di circa 1500 mm a Villadossola ed
a Montescheno, scendendo a circa 1400 mm a Rovesca (m 867) ed a Campliccioli (m 1355) ed a circa 1300
mm a Camposecco (m 2331). La neve cade soprattutto
nella parte più alta della valle, da Antronapiana in su,
dove il manto nevoso nei mesi invernali arriva anche a 3
metri di altezza e dove precipitano numerose valanghe,
alcune delle quali, come quella di Schieranco, scendono fino a fondovalle. I venti dominanti spirano in direzione del solco vallivo da e verso Nord-Ovest.
La valle Bognanco
Anche per la valle Bognanco si possono fare considerazioni analoghe a quelle fatte per la valle Antrona, che
ha lo stesso orientamento. La temperatura media annuale va diminuendo con l’altezza, ma i paesi posti sulla sponda sinistra del fiume Bogna (Cisore, Monteossolano, le alte frazioni di Bognanco-Dentro) hanno un
clima meno rigido di quelli posti sulla sponda destra,
come S. Marco, o nel fondovalle come Bognanco Fonti.
Le minime assolute invernali possono raggiungere i –20
°C. Le precipitazioni sono di circa 1400 mm all’anno
con i massimi primaverili (maggio) ed autunnale (ottobre). Sugli alti monti cade abbondante la neve da novembre a maggio ed il manto nevoso raggiunge spesso i
3 metri di spessore. Cadono anche numerose valanghe
che talvolta scendono a lambire le frazioni più elevate.
113
La valle Divedro
La valle Divedro è fortemente incassata fra alte montagne e quindi ha un clima molto rigido. Di fatto il paese
di Iselle non ha sole nei mesi invernali e di conseguenza
la temperatura media è molto al di sotto di quella che
competerebbe alla sua altitudine. In migliore condizione sono Varzo e Trasquera situati, non a caso, in posizione solatia. Influisce sul clima della valle anche la vicinanza dei potenti ghiacciai delle Alpi Pennine che superano i 4000 metri.
La temperatura media annuale a Varzo (m 568) è di circa 8 °C, mentre scende a 5 °C a Gebbo (m 1060), ed
a -0,5 °C al lago d’Avino (m 2246). Le precipitazioni vanno generalmente diminuendo man mano che si
sale verso le zone più elevate. A Varzo cadono in media
1700 mm annui, 1400 a Iselle ed a Trasquera. Nella valle del torrente Cairasca la stazione di Gebbo segna una
precipitazione media annuale di circa 1400 mm e quella del lago d’Avino di 1600 mm. Nella parte alta della
valle, verso il Sempione, l’Alpe Veglia ed il lago d’Avino,
114
le precipitazioni nevose sono in generale molto abbondanti e durano facilmente da novembre fino alla fine
di maggio. Anche le valanghe sono frequenti nei luoghi più ripidi, causando talvolta anche gravi danni ai
boschi. Grandiosa quella del 1951 all’Alpe Veglia che
abbatté cascine e migliaia di larici. Nella valle Divedro
non sono infrequenti le alluvioni, accompagnate anche
da grandiosi franamenti come quelli del Monte Marghino che ha sbarrato il fiume e interrotto ripetutamente la ferrovia del Sempione nel 1951 e nel 1958.
La valle Antigorio-Formazza
La valle Antigorio-Formazza è percorsa dal Toce che
ha le sue sorgenti nei ghiacciai terminali della valle allo
spartiacque alpino. Entrando dal fondovalle, dopo Pontemaglio, nella valle Antigorio il clima si irrigidisce lentamente con il crescere dell’altitudine per diventare
molto rigido nella valle Formazza, al di sopra del gradino delle “Casse”. A Crodo la temperatura media annuale è di circa 10 °C, ma a Mozzio, Viceno e Cravegna,
nonostante l’aumentata altitudine, è pressochè uguale.
La temperatura decresce da Baceno in su sia nel bacino del Devero che in quello del Toce. È di circa 6 °C a
Goglio (m 1133), 5 °C ad Agaro (m 1600), 4 °C a Devero (1631 m). A Cadarese di Premia la temperatura è
di circa 7 °C, ma scende a 6 °C a Ponte di Formazza
(m 1280), a 1 °C al Vannino (m 2182), a 0 °C in Valtoggia (m 2200) ed a -2,5 °C al Sabbione (m 2466);
questa ultima stazione è prossima al ghiacciaio dell’Hosand. Queste valli sono dominate dai venti impetuosi che spirano lungo il loro asse e risentono fortemente anche delle perturbazioni che giungono dai quadranti settentrionali.
Gli stessi venti favonici, secchi e caldi, che nei mesi invernali giungono a Domodossola sono invece freddi
nella valle Formazza e portano neve e nevischio in tutta la valle Antigorio. Le precipitazioni risentono di questa situazione e quindi sono in generale piuttosto diverse che a Domodossola. Anche in questo caso tuttavia i totali annuali in generale decrescono con l’altitudine: 1350 mm a Crodo, 1330 mm a Cadarese, 1200
mm a Ponte di Formazza, 1100 mm a Vannino e Valtoggia, 900 a Sabbione. In Val Devero si passa da circa 1500 mm a Goglio, a 1400 mm ad Agaro ed a 1700
mm a Codelago. La neve cade abbondante in tutta la
valle e specialmente nelle zone elevate dello spartiacque alpino, restando al suolo per molti mesi, da ottobre
a maggio. Cadono anche numerose valanghe, in generale nei luoghi ben conosciuti dagli alpigiani. Sono rari
i temporali in estate, mentre sono frequenti in inverno
le tempeste di neve.
La valle Vigezzo
Il solco vallivo che congiunge la valle percorsa dal Toce
con quella del Ticino sale da Domodossola fino a Druogno (m 836) per poi discendere verso il territorio svizzero. Questa valle, orientata da Est verso Ovest, risente fortemente della diversità di insolazione sui due versanti. Per tal motivo la maggior parte dei paesi è posta
sul versante esposto al sole, dove le temperature sono
meno rigide d’inverno. La temperatura media annuale è di circa 9 °C a Malesco, 8 °C a S. Maria Maggiore
e di 10 °C a Craveggia. Il vento predominante è quello che spira lungo l’asse della valle da Ovest e poi quello
da Est, a seconda della situazione meteorologica generale. Anche in val Vigezzo è frequente il vento favonico
in inverno ed in primavera.
Le precipitazioni cadono molto abbondanti in valle Vigezzo. Le medie annue sono infatti di oltre 2000 mm.
Sono molto frequenti i temporali estivi accompagnati
solitamente da grossi rovesci di pioggia. La valle Vigezzo è molto soggetta alle alluvioni; disastrosa quella dell’agosto 1978 che recò enormi danni a tutta la valle. Relativamente abbondante la neve.
Il clima della valle Vigezzo è tuttavia da considerarsi
molto buono e salubre sia nei mesi estivi che nei mesi
invernali, non eccessivamente rigido, ma ammorbidito
da una certa variabilità che in generale si fa apprezzare
anche dai turisti.
E’ cambiato il clima ossolano?
Quasi ogni giorno i mezzi di informazione parlano delle variazioni climatiche e delle relative conseguenze che
queste hanno o potrebbero avere sull’ambiente e sulle
nostre attività quotidiane. Cosa si può dire, sulla base
di misure sperimentali, di quanto è avvenuto ed è in
evoluzione in Val d’Ossola? Risposte, sia pur parziali,
sono possibili grazie alla serie ultrasecolare di misure
effettuate dall’Osservatorio Meteorologico del Collegio
“Mellerio Rosmini”, collocato alla periferia di Domodossola, ad una quota di 295 m s.l.m. Le osservazioni
iniziarono nel 1872, grazie alla disponibilità dei Padri
Rosminiani e all’interessamento del Club Alpino Italiano, impegnato in quegli anni ad impostare una rete di
osservatori sulle Alpi e nell’area subalpina.
L’osservatorio è stato ufficialmente inserito nella rete
meteorologica italiana dal 1872 al 1973; i suoi dati
sono stati regolarmente pubblicati su riviste ufficiali quali gli “Annali Idrologici del Ministero dei Lavori
Pubblici”. Le misure eseguite riguardavano: temperatura dell’aria, precipitazioni, pressione barometrica, direzione ed intensità del vento, copertura di nubi del cielo; per periodi più brevi sono state eseguite anche misure geofisiche, quali il rilievo di scosse sismiche, la temperatura a diverse profondità del suolo, la radioattività delle deposizioni atmosferiche. Negli anni successivi
al 1973 le misure di temperatura e precipitazione sono
continuate, mentre si sono interrotti gli altri rilievi. In115
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Fig. 3 – Serie delle temperature di Domodossola con media mobile di
ordine 25 e con linea di tendenza (da Oscellana 32 (1), 2002)
fine, dal 2001, la stazione è gestita dall’Istituto per lo
Studio degli Ecosistemi del Consiglio Nazionale delle
Ricerche di Verbania.
Recentemente le serie ultrasecolari dei dati di temperatura dell’aria e precipitazioni sono state analizzate per
evidenziarne tendenze statisticamente significative. I risultati hanno confermato le tendenze a livello regionale e nazionale evidenziate in altri lavori. Le temperature mostrano un aumento medio annuo di 0,61±0.14 °C
in 100 anni (Fig. 3), con un aumento massimo in inverno (1,05±0.28 °C in 100 anni), una variazione non significativa in estate (0,19±0,23 °C in 100 anni) e valori intermedi in primavera ed autunno (rispettivamente
0,53±0,23 e 0,63±0,21 °C in 100 anni).
Questi valori risultano leggermente più elevati di quelli indicati nel 2002 da Maugeri e Mazzucchelli come
medie per il Nord Italia (T minime e massime annue
0,27±0,07 e 0,44±0,10 °C in 100 anni) e prossimi a
quelli indicati dall’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC), organismo fondato nel 1988 dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che fornisce un incremento di temperatura a livello globale per
il XX secolo di 0,6±0.20 °C. L’aspetto più preoccupante deriva dal fatto che l’aumento sembra decisamente
accentuarsi negli ultimi 10-15 anni, quando più volte
sono stati superati i massimi storici secolari in termini
di temperature e eventi di precipitazione.
Una conseguenza ambientale legata all’innalzamento
delle temperature, rilevante per l’arco alpino in generale e quindi anche per l’Ossola, è il regresso dei ghiac116
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Fig. 4 – Serie pluviometrica di Domodossola con media mobile di ordi������������������������
ne 25 e linea di tendenza (da Oscellana 32 (2), 2002).
ciai, con la completa scomparsa di quelli di dimensioni minori, alle quote minori. Il fenomeno non è esente da rischi idrogeologici, quando la conformazione dei
versanti crea le condizioni per la formazione di sacche
di acque di scioglimento in situazioni di instabilità. Un
esempio si è avuto qualche anno fa in Val Anzasca con
il “Lago Effimero”, formatosi sui ghiacciai del Monte
Rosa, che ha mobilitato esperti e tecnici del soccorso civile, per il potenziale pericolo di un brusco e disastroso
deflusso delle acque a valle.
Come per le temperature, anche i risultati dell’analisi
sulla quantità e sul regime delle precipitazioni rilevate
all’osservatorio Rosmini di Domodossola appaiono in
linea con altre osservazioni eseguite nel Nord Italia. La
quantità globale di precipitazione (Fig. 4) non ha evidenziato un trend significativo nel periodo considerato,
presentando una media di 1398 mm, con una deviazione standard di 351 mm, ed estremi di 768 e 2918 mm
(rispettivamente negli anni 1893 e 1872).
A fronte di questo risultato, è stata evidenziata una tendenza alla diminuzione del numero di giorni di precipitazione per anno, passati da 100-110 negli ultimi anni
del 1800 a 85-90 negli ultimi venti anni (Fig. 5).
L’evoluzione di queste due componenti della distribuzione delle precipitazioni indica quindi chiaramente un aumento della intensità di precipitazione, definita come rapporto tra quantità e frequenza di precipitazione; l’analisi su base stagionale mette inoltre in luce
una variazione più accentuata in autunno e, secondariamente, in primavera ed estate. Aumentano così gli
eventi estremi di precipitazione, con un conseguente
aumento del rischio idrogeologico. E’ superfluo ricordare che il flagello delle alluvioni costituisce una componente storica della realtà ossolana e che gli eventi dell’ultimo decennio (anni 1993, 1994, 2000) sono stati
fra i più catastrofici. L’incremento della intensità delle
precipitazioni osservato a Domodossola trova ampio riscontro nelle osservazioni di altre stazioni del Nord Italia e, più in generale, questo aspetto sembra riflettere
una tendenza globale, associata ad una maggiore “vivacità” del ciclo dell’acqua connesso con l’aumento della temperatura.
Fig. 5 – Numero di giorni di precipitazione per anno a Domodossola con media mobile di ordine 25 e linea di tendenza (da Oscellana
32 (2), 2002).
Poesia della natura: la galaverna.
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