Colombia - Bogotà - InViaggioConRenata

Colombia - Bogotà
L’affascinante capitale cullata dalle splendide vette andine
Bogotà, fredda e un po’ grigia, accoglie i suoi visitatori con la sua aria cosmopolita, abbastanza
lussuosa, con le sue vie moderne, che si intersecano all’infinito perpendicolarmente tra loro, con
la sua architettura moderna, ma anche coloniale resa più vivace dalla Carrera Jimenez de
Quesada che serpeggia, quasi indipendente, tra gli edifici in mattone rosso, le torri di vetro,
acciaio e cemento che si slanciano in un cielo quasi perennemente plumbeo, all’ombra delle vicine
montagne.
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L’affascinante capitale cullata dalle splendide vette andine
Per avere una visione panoramica d’insieme, quando si è smaltito il problema dell’altitudine, è
bene salire subito al Cerro Monserrate, la collina, sormontata da una bianca chiesa-santuario,
luogo di pellegrinaggio, che domina la città.
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Con una moderna funivia si passa dai 2600 m della città a 3200.. la salita, veramente
suggestiva, sfiora un dirupo roccioso, ricco di vegetazione, e in men che non si dica, si arriva
in vetta!
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Dall’alto la bellezza del panorama sulla città che sembra estendersi a perdita d’occhio è da
mozzafiato, un vero spettacolo… grattacieli e case in mattone rosso si affiancano
disordinatamente in quelle vie che sembrano tracciate con il righello, chiese e sprazzi di
verde…
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...tutto pare non avere un confine, le costruzioni arrivano fino alla base delle montagne che
circondano la città.. le guide dicono che nei giorni tersi e luminosi, si può addirittura scorgere
anche parte della catena montuosa vulcanica de Los Nevados, ma troppo spesso fitte
pioggerelline coprono la città avvolgendola in una nube ovattata!
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Si ha comunque l’immagine di una città tentacolare, in cui i bei quartieri del nord si fondono,
verso sud con una marea di piccole case, quasi delle catapecchie.. e solo allora la vita bogotana
appare nella sua realtà.
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Lasciando vagare lo sguardo si può scorgere, a poca distanza, la collina con la bianca
costruzione del santuario della Nostra Signora de Guadalupe con il bel Cristo che apre le
braccia quasi a richiamare tutti i fedeli a sé..
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La chiesa di Monserrate è un luogo, una meta di pellegrinaggio, per cui è facile vedere una
folla variegata, proveniente da ogni parte del paese, allegra e festante, spesso assiepata sulla
grande scalinata antistante il santuario.
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All’interno della chiesa, ricostruito dopo
il terremoto del 1917, si può ammirare
sia la statua d’altare del Señor Caìdo, il
Cristo Caduto che risale al 1650 circa,
sia soprattutto la bella immagine della
Vergine Nera, alla quale sono attribuiti
numerosi miracoli.
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Se poi si vuole scorrazzare curiosi, per godere anche del simpatico folclore del luogo ci si può
spostare nel mercatino adiacente la chiesa, ricco di bancarelle di ogni tipo, colorate e vivaci.
Ben presto facendosi strada tra la folla, ci si abitua a quell’atmosfera andina, alla gentilezza
della gente, ai profumi tipici del cibo, un po’ aromatico, ma mai speziato, spesso cucinato al
momento su piccoli fornelli ai lati della strada.
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Allora ci si abbandona anche all’acquisto
di souvenir del tutto inutili, a bere
sorseggiando una tazza di infuso di coca
per rivitalizzare il fisico un po’ provato
dallo sbalzo d’altitudine...
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...e poi si può scendere alla stazione di
partenza, questa volta in funicolare,
ovviamente meno interessante della
funivia, ma più veloce.
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Ma la vera Bogotà che sembra sfidare tutto il grigiore, é quella che bisogna scoprire, quella di
un tempo, la Bogotà coloniale e anche quella legata al suo patrimonio precolombiano.. ecco
perché il Barrio Coloniale, la zona della Candelora, con le sue viuzze strette, ciottolose, quasi
abbandonate, con buche scoperte e vari rifiuti qua e là che reclamano di essere raccolti, è
una tappa unica e veramente piacevole.
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Camminando e guardando verso il basso il
panorama non è sempre invitante, ma se si
alza lo sguardo, la bellezza degli edifici
settecenteschi, alcuni restaurati, altri,
purtroppo, lasciati andare in rovina, colpisce
e incanta.
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Il colore delle case è sempre vivace, le tinte forti sono arricchite da graffiti un po’
bohemienne, molti balconi in legno sporgono, altri sono decorati da ringhiere in ferro battuto
un po’ elaborato, quasi liberty.
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Si deve passeggiare a lungo, scrutare i vari
vicoli, le prospettive, gli scorci… ricordo di
essere arrivata in una piazzetta deliziosa, la più
antica della Candelaria, dove una piccola chiesa
che sembrava più una cappella faceva bella
mostra di sé… se poi si è stanchi, ci si può
rifugiare anche in un bar locale per gustare la
prelibata cioccolata servita con formaggio che
deve essere sciolto nell’infuso o alcuni dei tanti
dolci tipici!
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Usciti dal Barrio è tanto bello vagare senza meta, scoprire non solo la Bogotà di un tempo,
i suoi antichi palazzi, ma anche quella più moderna..
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...si arriva così, senza quasi volerlo, al Museo Botero, un palazzo coloniale ricco di pittoreschi
patii con fontane e porticati romantici, dove ci si perde nel fascino, non solo di questo
famoso artista colombiano, ma anche di altri artisti… impressionisti, pittori moderni e
ancora contemporanei colombiani.
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Ma è davanti ai quadri di Botero che ci
dobbiamo soffermare di più, ai suoi
caratteristici
soggetti
extra
large,
sproporzionati rispetto al reale, alla fantasia
nelle descrizioni di donne, bambini, uomini
baffuti, tutti in posizioni originali, eccessive..
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L’artista, a detta dei critici, servendosi di questo genere di pittura, ha voluto denunciare,
con la sua visione dell’umanità, un po’ sarcastica, ma anche ironica ed umoristica, la
borghesia opulenta ed ha alzato la voce contro certi aspetti di ingiustizia sociale…
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...bellissime comunque anche tutte le
sculture e il quadro del terremoto
di Popayan in cui il pittore è riuscito
a dare una sensazione di terrore e
di devastazione nonostante la
gioiosità naturale del suo linguaggio
pittorico.
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Dal museo si arriva poi alla più grande e
monumentale piazza Bolivar con la Catedral
Primaria, con la sua bella facciata dalle
classiche linee spagnole, al suo interno essa cela
tesori di cesellatura, di scultura e di pittura in
cui gli stili si fondono senza un chiaro indirizzo
preciso. Accanto si distingue la barocca Capilla
del Sagrario, artisticamente molto più ricca ed
interessante per i suoi rivestimenti di
turchesi…
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Attorno alla piazza, spesso molto
affollata di gente locale, seduta
anche sulle scalinate e di qualche
sporadico turista, spiccano, come
una degna cornice, molti palazzi
monumentali.
C’è il Palacio de Justicia, sede della
corte suprema, l’Edificio Liévano, in
stile francese, che ospita il
Municipio, l'Università e infine il
Capitolio
Nacional, in stile
neoclassico, sede del Parlamento.
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Solo fermandosi qualche giorno si
possono scoprire alcuni gioielli di
Bogotà, come per esempio la chiesa
di san Francisco, la più antica chiesa
della città, con il bel soffitto
moresco in legno ed oro, in stile
mudejar, le varie decorazioni
architettoniche di epoca coloniale,
come le ricche tavole dipinte, oltre
alle numerose tele e sculture d’arte
religiosa.
Testimonianza di un’epoca lontana,
non solo questa, ma buona parte
delle numerose chiese della città
risalgono ai tempi in cui la Colombia
si chiamava ancora Nueva Granada!
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Ma se poi ci si allontana dalla folla vociante del centro, dal concerto di vetture e clacson e si
vogliono scoprire alcune vie laterali più caratteristiche, si arriva al restaurato teatro Colon
con la sua facciata in stile italiano e il suo interno riccamente decorato, progettato
dall’italiano Pietro Cantini.
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Spesso si può anche entrare indisturbati a visitare l’interno… ed allora in quella platea
deserta, pronta per uno spettacolo, ricordo di aver visto, proprio sul proscenio, una donna
delle pulizie che spazzava con cura il pavimento.. era anche quello uno spettacolo, forse
pirandelliano? Facevamo anche noi, semplici turisti, parte della famosa “quarta parete”,
attori partecipi di una scena? La mia fantasia ha sempre la caratteristica di volare
indisturbata al di là della realtà… ma dov’è mai il limite tra reale ed immaginario?
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Bogotà comunque è molto più
orgogliosa del suo patrimonio
precolombiano
che
di
quello
coloniale, e nessuna collezione
supera in ricchezza e varietà il
celeberrimo Museo dell’Oro, un
luogo veramente magico con oltre
26.000
pezzi,
tra
maschere
funerarie, pettorali, piccole sacre
sculture di animali insoliti, come
metà rana e metà giaguaro o ancora
metà uomo e metà aquila…tutti
oggetti preziosi spesso ritenuti riti
di un culto che non ci è ancora
completamente noto, provenienti
dalle civiltà chibcha, quimbaya,
tairona e da tante altre i cui nomi
difficili non sempre sono riuscita a
ricordare.
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Il pezzo più prezioso, anche se
piccolissimo, davanti al quale ci
si ferma incantati, è, senza
ombra di dubbio, la Balsa de Oro
(la zattera d’oro) scoperta, per
caso, da alcuni contadini nel
1969.
Essa rappresenta El Dorado che
si accinge, con una grazia
incantevole, a tuffarsi nel lago
di Guatavita.
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Ma chi è questa mitica figura dell’El Dorado? I Colombiani non
hanno mai voluto sentire anche solo la parola “leggenda”.. El
Dorado è realmente esistito: era un cacique che, in occasione di
alcune cerimonie, si spalmava il corpo di grasso e di polvere d’oro,
poi si faceva accompagnare in barca dai sacerdoti fino al centro
del piccolo lago di Guatavita.
Risplendendo sotto i raggi del sole al tramonto, El Dorado lanciava
oro e smeraldi nell’acqua, prima di tuffarsi. Tutto l’oro che
aderiva al suo corpo unto si spargeva attorno a lui formando un
velo abbagliante.
Forse questa cerimonia pubblica era una specie di offerta virtuale
al Sole che, secondo la credenza della civiltà precolombiana,
rappresentava la suprema divinità.
Subito dopo la folla lanciava a sua volta oro e gioielli nelle acque
profonde del lago.
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Questo museo impressiona veramente per la sua ricchezza… rimane negli occhi con la sua
luminosità e nel cuore con la sua bellezza… l’oro si confonde con gli smeraldi, con l’argento,
con ogni tipo di pietre anche semi preziose, di vasi, diademi, di pendagli vari, pettorali
filigranati usati dagli sciamani…
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L’affascinante capitale cullata dalle splendide vette andine
...una ricchezza incredibile che non ho mai visto
in altri musei precolombiani, una ricchezza che
ha avuto la fortuna di non essere stata
trafugata dai conquistadores spagnoli, una
ricchezza soprattutto impensabile in un paese
che pur essendo il quarto stato sudamericano
per estensione e il terzo per popolazione.. è
ancora molto povero!
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Bogotà, dove abbiamo soggiornato per soli due giorni, è stata un rapido prologo del viaggio
in Colombia il cui diario ho inserito nella parte “Diari di Viaggio” del mio sito. La città merita
di essere vissuta in tutti i suoi aspetti, anche contraddittori di povertà e ricchezze
incredibili e perché rappresenta un anello di congiunzione importante tra il passato ed il
futuro di questo paese