L`intervista a SportWeek - La Gazzetta dello Sport

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L`intervista a SportWeek - La Gazzetta dello Sport
il personaggio/Bellezze… pericolose
poliZioTTa
Irma Testa è nata
a Torre Annunziata
(Napoli) il 28
dicembre 1997.
Cresciuta nella
Boxe Vesuviana,
è tesserata per le
Fiamme Oro.
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Irma Testa
la BoXe
è Donna
IN UNO SPORT IN CRISI CI SONO NUOVE PROTAGONISTE CHE PRENDONO
Il CENTRO DEl RING, COME CI SPIEGA lA CAMPIONESSA MONDIAlE
yOUTH: «GlI UOMINI NON HANNO lA DETERMINAZIONE, l’AGGRESSIVITÀ,
lA CAPACITÀ DI SOPPORTARE Il DOlORE E lA FATICA
CHE ABBIAMO NOI FEMMINE. Il FUTURO È NOSTRO ANCHE QUI»
di Fausto Narducci ~ foto di Salvatore Esposito
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il personaggio/Irma Testa
«
e questo è un pugile», direbbe, nel vederla, un moderno Primo Levi. Il fatto è che
Irma Testa ha tutto per piacere fuori dal
ring: aspetto fsico da modella, parlantina sciolta, intelligenza brillante, attitudine agli studi e alle lingue, voglia di
emergere. E possiede molto poco dell’immagine che la gente comune può avere
di un pugile, per giunta donna. Eppure
è proprio dentro il quadrato che la diciassettenne campana ha sfoderato le
sue armi vincenti, conquistando nel
maggio scorso a Taipei (Taiwan) il secondo oro iridato in tre anni: il primo
nella categoria youth (17-18 anni) dopo
quello di due anni fa nella categoria juniores (14-16) ad Albena (Bulgaria).
Irma è un’altra esponente della boxe
campana ma non arriva da Marcianise,
la capitale casertana del ring, bensì dalla Vesuviana Boxe di Torre Annunziata,
in provincia di Napoli: siamo in una terra problematica da cui è uscito un pugile maledetto come il campione europeo
e sfdante mondiale Pietro Aurino (ancora in carcere per una brutta storia di
violenza e droga), ma in cui la boxe è ancora la miglior risposta contro il degrado. Una storia che ha superato la soglia
del mezzo secolo quella della palestra
vesuviana (fondata nel 1964 da Lucio
Zurlo e ora guidata dal fglio Biagio), che
è balzata agli onori delle cronache pugilistiche con tanti azzurri e campioni tricolori come Ernesto e Rafaele Bergamasco (padre e fglio, il secondo c.t. azzurro),
Alfonso Pinto, Francesco Nespro e Salvatore Annunziata.
Allora, Irma, la boxe è diventata definitivamente anche uno sport femminile?
«Soprattutto femminile. Gli uomini non
hanno la determinazione, l’aggressività,
la capacità di sopportare il dolore e la
fatica che abbiamo noi donne. Il futuro è
nostro anche qui».
Quando l’hai detto ai tuoi, però,
avranno reagito come tutti i genitori del mondo: «Sei pazza, perché proprio la boxe?».
«Mia madre, forse. Lei fa la cuoca in un
albergo di fronte agli scavi di Pompei e
mio padre fa il cameriere: per me avevano messo in preventivo un’altra carriera,
ma mia sorella li aveva già abituati
all’idea. Mia madre ha detto: “Possibile
che devi fare tutto quello che fa tua sorella?”. Ma ora sono i miei primi tifosi».
in palestra
Irma Testa è stata
campionessa
mondiale jr nei 51 kg
nel 2013 e
campionessa
mondiale youth nei 57
kg (piuma) nel maggio
scorso, argento ai
Mondiali youth di
Sofia e ai Giochi
olimpici giovanili di
Nanchino nei 51 kg nel
2014. In basso si allena
con i maestri Lucio
e Biagio Zurlo.
Perché, hai seguito le orme di tua
sorella, quindi?
«Sì, io fino ai 12 anni gli sport li avevo
provati tutti, sfruttando il mio fisico atletico: oggi sono 1,73 e abbastanza robusta,
ma da ragazzina ero il classico stecchino
e avevo bisogno di irrobustirmi. Ho fatto pallavolo, nuoto, danza classica e hip
hop, pattinaggio a rotelle e ginnastica
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“
Non parto mai sicura di vincere,
so che devo guadagnarmi tutto
con la mia grinta
IrMa TeSTa
artistica. Poi la mia sorella maggiore,
Lucia, è entrata nella Boxe Vesuviana del
maestro Zurlo e dopo poco, come sempre,
l’ho imitata. Come dice mia madre, io
devo sempre provare quello che fa lei».
Chi era più brava fra voi due?
«Sicuramente lei, almeno all’inizio. A me
non davano un soldo bucato, il primo
titolo di famiglia l’ha conquistato lei:
campionessa italiana nel 2013. Però poco dopo si è ritirata».
Tu invece hai continuato, eccome…
«Sì, ho convinto anche Biagio Zurlo, il
maestro di tanti campioni a Torre Annunziata, che avevo la stoffa. Primo match
nel 2011, a 14 anni, campionessa italiana
e bronzo europeo juniores dei mosca
l’anno dopo. Poi è stata tutta una sequenza; diciamo che sono arrivata sempre sul
podio: argento dell’Unione Europea e poi
oro mondiale nel 2013; oro agli Europei
youth e argento ai Mondiali e all’Olimpiade giovanile 2014. Adesso ancora oro
mondiale a Taipei, col titolo di miglior
pugile del torneo: bella soddisfazione».
L’oro più bello?
«Il primo ai Mondiali, ho dimostrato a
me stessa che ci sapevo fare. Quello di
Taipei è stata una conferma nella nuova
categoria dei piuma. Ci tengo a dire che
io non parto mai sicura di vincere, so che
devo guadagnarmi ogni vittoria con la
mia grinta. È il mio sistema per dare
tutto: non partire mai vincente».
Dicono che anche a Nanchino meritavi l’oro olimpico giovanile nella finale con la cinese Chang Yuan…
«Dicono. Io sostengo invece che se ti danno sconfitta vuol dire che tu lei hai dato
l’occasione. Quindici giorni prima del
match sono stata operata di appendicite,
con la cinese che giocava in casa non
sono stata abbastanza aggressiva».
Che tipo di pugile sei e a chi ti ispiri?
In Italia la strada della boxe femminile l’hanno segnata Maria Moroni e
Simona Galassi.
«Non le ho mai vista combattere, io preferisco guardare la boxe maschile: i miei
idoli sono Mangiacapre e Valentino, i
miei corregionali che fanno un pugilato
tecnico, diverso dal mio. Mangiacapre
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il personaggio/Irma Testa
balla sul ring e muove il tronco per evi­
tare i colpi, io sono una macchinetta».
IL MOVIMENTO ➽ IN ITALIA
SONO PIÙ
DI 1.600
SUL RING
Però all’Olimpiade vera ci vuoi arrivare. Fra un anno c’è Rio e l’età minima per la partecipazione sono i 18
anni che compirai a dicembre.
«Scherzate? Certo che voglio andare a
Rio e voglio anche provare a vincere una
medaglia! Un podio però ce l’ha già as­
sicurato la mia amica Marzia Davide, la
salernitana che ha perso i Giochi di Lon­
dra 2012 perché ha preferito il figlio alla
medaglia e non voleva partecipare a tem­
po pieno ai raduni federali. Poi ci sono
io: a febbraio cercherò di guadagnarmi
una delle quattro carte olimpiche ai Mon­
diali, se no poi ci sono gli Europei. Penso
di farcela, visto che ho rotto il ghiaccio
nella nuova categoria dei 57 kg».
Vincere e convincere di avere
diritto a salire sul ring era il
compito principale delle pugili
cosiddette pioniere agli esordi
della boxe femminile.
Oggi, 14 anni dopo
l’approvazione del settore
femminile grazie al Decreto
Ministeriale della Sanità a
firma di Umberto Veronesi,
possiamo affermare che le
pugili italiane, come nel resto
del mondo, sono vere
protagoniste conquistando
titoli professionistici e
medaglie nei campionati
internazionali dilettantistici.
Il movimento pugilistico
femminile italiano è in
costante aumento soprattutto
negli ultimi anni.
A parlare sono i numeri
ufficiali: 1.143 tesserate come
amatrici, 511 dell’Aop (Aiba
Open Boxing), ovvero le
dilettanti junior, youth,
élite II e I serie e infine 10
professioniste. (m.moro)
“
Il futuro? In Polizia,
vorrei entrare nei
Nocs o nella
Squadra Mobile
IrMA TESTA
Solo pugilato nella vita? Non ti manca Torre Annunziata, visto che vivi
quasi sempre ad Assisi?
«Sì, la mia casa è la Scuola Nazionale di
Assisi ma sotto la guida del c.t. azzurro
Emanuele Renzini non ho tempo per le
distrazioni. Torno a Torre solo nei week­
end e finora sono riuscita a continuare
con profitto gli studi di ragioneria».
Hai un fisico da modella: hai pensato
al futuro lavorativo, magari nel campo della moda?
«Ho le idee chiare: sono stata arruolata
nelle Fiamme Oro e vorrei entrare nei
Nocs o, in alternativa, nella Squadra Mo­
bile. Credo di essere tagliata per fare la
poliziotta, mi è sempre piaciuto. Entrare
nel nucleo operativo è il mio sogno».
E per concludere cosa vogliamo dire
a chi dice che la boxe non è fatta per
le donne, che deturpa i lineamenti?
«Di farsi un giro ad Assisi, la squadra
azzurra potrebbe partecipare a un con­
corso di bellezza. Io ho i lineamenti in­
tatti anche se, nonostante il casco, qual­
che pugno sul naso mi è arrivato. Bisogna
dire che a livello dilettantistico la boxe
non lascia segni sul viso, più in là vedre­
mo. Anzi, dico una cosa a tutti i genitori:
fate fare boxe alle vostre figlie e non ve
ne pentirete».
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