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Anno V - Numero 110 - Sabato 7 maggio 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica & giustizia La protesta La sentenza Ora l'Anm scarica il “ribelle” Morosini Laziocrea, stipendi da fame Truffa e falso, nuovi guai per la Chaouki Vignola a pag. 2 Sarra a pag. 4 Fruch a pag. 9 ALFIO MARCHINI SOTTOSCRIVE DIECI PUNTI FERMI ALLA BASE DEL RAPPORTO PROGRAMMATICO CON I NOSTRI CANDIDATI AL CAMPIDOGLIO LA RISPOSTA DI ALFIO MARCHINI AL DECALOGO PROPOSTO DALLA LISTA STORACE DESTRA DI GOVERNO Accolte le proposte della Lista Storace: giustizia sociale per chi ha vinto i concorsi, lotta alla Bolkestein e welfare a misura di italiani tra le idee sposate di Francesco Storace e Alfio Marchini diventa sindaco di Roma, migliaia di vincitori di concorso avranno giustizia con il piano assunzioni; migliaia di commercianti ambulanti terrorizzati dalla direttiva comunitaria Bolkestein avranno finalmente un’amministrazione amica; i cittadini italiani dovranno avere accesso prioritario ai servizi sociali rispetto agli stranieri. Il “decalogo” che Alfio Marchini ha sottoscritto in risposta alle proposte della Lista Storace è assolutamente soddisfacente rispetto ai temi che abbiamo cominciato a proporre ai romani per il governo del Campidoglio nei prossimi cinque anni. Lo pubblichiamo sulla prima pagina del Giornale d’Italia per il valore che ha un documento che impegna con la sua firma il candidato che sosterremo in campagna elettorale. È la destra di governo che afferma i contenuti della propria battaglia politica in una coalizione civica. S Roma dovrà avere i poteri della Regione per dare risposte adeguate al territorio e degne di una Capitale dell’Occidente. Punteremo sul mutuo sociale per superare l’emergenza abitativa in città. Saranno stabilite agevolazioni fiscali per il primo triennio per le giovani coppie che vogliono sposarsi; la prossima amministrazione dovrà difendere la famiglia e la natalità, partendo dal fisco INCHIESTA SU DEUTSCHE BANK IL GOLPE DELLO SPREAD PARLAVA TEDESCO Zappa a pag. 3 familiare e dai servizi per l’infanzia puntando anche sul principio di sussidiarietà per la scelta dei servizi sociali. Politiche per la sicurezza dovranno garantirci nei quartieri con la chiusura dei campi rom e un programma di illuminazione pubblica di tutta la città. Nel decalogo proposto dalla Lista Storace a Marchini e da questi accettato, figura la riqualificazione delle periferie anche con aperture di cinema e teatri. La difesa dell’ambiente e del decoro urbano vedranno la partecipazione del volontariato sociale. Sosterremo insieme un’economia sociale: ripensamento della Bolkestein nel commercio e rilancio di mercati e negozi con la social card comunale; ceto medio, piccola impresa, mondo del lavoro e delle professioni dovranno vedere un’adeguata risposta per uscire dalla crisi. Abbiamo chiesto a Marchini un impegno preciso - e ha sottoscritto la proposta - per il prolungamento della metro B fino a Casal A ROMA L'ENNESIMO ALLARME POCHI VIGILI: REGNA L’ABUSIVISMO a pag. 5 Monastero, il rilancio dell’urbanistica come strumento per lo sviluppo e il sì allo stadio e alle Olimpiadi a Roma. Il tutto con una particolare riguardo alla trasparenza e alla lotta alla corruzione: dovrà essere istituita la centrale unica degli appalti, approveremo anche al Comune dopo averlo fatto in Regione la norma tagliamani per evitare commistioni tra il finanziamento delle campagne elettorali e l’aggiudicazione di quattrini comunali, daremo un nuovo codice etico agli amministratori del Campidoglio. Questa sfida parte da oggi e chiude la bocca, spero, a quanti si sono ipocritamente disperati - per interesse di parte - per una scelta di unità attorno all’unico candidato che può vincere al ballottaggio contro Pd e grillini. A Marchini abbiamo chiesto parole d’ordine chiare, che derivano dal programma con cui avevamo cominciato a parlare alla città. Quelle proposte diventano patrimonio comune e ora vale la pena di battersi per vincere e realizzarle. LABOUR GIÙ, SI CONSOLANO COL SINDACO UN MUSULMANO A LONDRA Traboni a pag. 6 2 Sabato 7 maggio 2016 AttuALItA’ TRA POLITICA E GIUSTIZIA, SULLA QUESTIONE MORALE, I TONI RESTANO ALTI Ora l’Anm scarica Morosini L’associazione guidata da Davigo: “Dichiarazioni inopportune e ingiustificate” Il membro del Csm torna però a smentire quanto riportato da Il Foglio PD E MAGISTRATURA di Robert Vignola mentite, critiche, prese di posizione, conferme, ritrattazioni (e non solo del diretto interessato). Sullo sfondo, una guerra per clan all’interno della magistratura che non giova certo all’immagine della stessa davanti agli occhi di un Paese stanco. La querelle scatenata dall’articolo di Annalisa Chirico per Il Foglio è continuata anche ieri. Con la censura indiretta al consigliere del Csm Piergiorgio Morosini, da parte della Giunta Esecutiva Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati. Che ha detto, in soldoni, che, se confermate, le parole di Morosini sono state “inopportune e ingiustificate” e tali da mettere a rischio “un leale rapporto sui poteri dello Stato”. Per carità: consapevole di avere alle sue stesse spalle una lunga ridda di invasioni di campo, la Giunta dell'Anm ha pure ribadito “il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni”, ma ha appunto sostenuto che “ritiene che si tratti di dichiarazioni che, se confermate, risultano per alcuni aspetti inopportune e ingiustificate e per altri riguardanti temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l'organo di governo autonomo”. Dichiarazioni che, hanno aggiunto dall’Anm, “incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra i poteri e gli organi dello Stato”. Evidentemente per le parole di Piercamillo Davigo questo pericolo non è stato intravisto? Chissà. Fatto sta che Turbativa d’asta a Lodi: Uggetti resta in carcere S inea dura della magistratura con l’uomo del Pd in Lombardia. Il gip di Lodi Isabella Ciriaco ha confermato la misura cautelare per il sindaco Pd di Lodi: Simone Uggetti, dunque, non sarà scarcerato, resterà a San Vittore almeno fino al prossimo interrogatorio con il pm Laura Siani che è stato fissato per lunedì prossimo. Uggetti era stato incarcerato il 3 maggio con l'accusa di turbata libertà degli incanti: avrebbe, secondo le accuse della procura di Lodi,alterato lo svolgimento della gara per l'affidamento di due piscine scoperte alla società Sporting Lodi SSD. Il giudice, dunque, ha deciso di respingere la richiesta del difensore di Uggetti, l'avvocato Pietro Gabriele Roveda, di attenuazione della misura cautelare con la concessione degli arresti domiciliari o con l'obbligo di firma. La stessa decisione, cioè la conferma della custodia cautelare, vale anche per l'avvocato Cristiano Marini, consigliere d'amministrazione della Sporting accusato degli stessi reati di Uggetti. Marini si trova, invece, nel carcere di Pavia. L proprio quelle dichiarazioni sembravano avere una paternità su quelle di Morosini. La bufera si era scatenata da un articolo con il titolo “Renzi va fermato” nella quale a proposito della riforma costituzionale il consigliere del Csm, esponente della corrente “Magistratura Democratica” avrebbe parlato tra l'altro di “rischio di democrazia autoritaria”. Morosini ha poi parzialmente corretto il tiro: “Mi sono state attribuite delle affermazioni che non ho mai fatto e dalle quali prendo con nettezza le distanze”. E ancora: “il testo pubblicato sul ‘Foglio’ non rappresenta il mio pensiero, né su presunte opinioni politiche contro il governo, né su giudizi personali relativi a rappresentanti delle istituzioni o colleghi, e neppure sulle dinamiche operative del Consiglio superiore della Magistratura”. IL BLITZ DEI CENTRI SOCIALI CONTRO IL LIBRO DEL SEGRETARIO DEL CARROCCIO Salvini se la prende coi “fascisti” Storace: perché non li chiama “comunisti ignoranti”? E Saviano affianca il leghista a Hitler l blitz dei centri sociali a Bologna continuano ad essere presenti nel dibattito politico di un Paese che guarda alle amministrative con toni sempre più accesi. E I Matteo Salvini, leader della Lega, ne ha parlato anche ieri, attaccando gli attivisti del centro Hobo che hanno distrutto le copie di “Secondo Matteo” nelle librerie. “Nella storia chi strappa e brucia i libri non ha mai dato segni di intelligenza - ha commentato ad Agorà su Rai 3 -. Sentirmi dare del fascista da chi fascista lo è sul serio, non mi disturba. A me preme sottolinearlo che Bologna è ben altro, non quei quattro ragazzotti . Non si tratta di contestazione politica, ma di semplice delinquenza. Non sono contestatori, solo dei deficienti che vanno puniti”. E se il diavolo sta nei dettagli, chissà che non passi anche per le definizioni… Con questa con- vinzione il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, ha voluto mandare un messaggio all’omologo del Carroccio: “Salvini definisce fascisti i contestatori del suo libro. Perché non li chiama comunisti ignoranti?”. Significativa a questo punto la presa di posizione di Roberto Saviano, il pensatore di mestiere, che ha scritto su Facebook: “Su Twitter oggi ho letto messaggi di solidarietà non a Salvini, ma al libro di Salvini, che è cosa diversa. Risultato ottenuto ad aver strappato pa- gine del libro? Persone che sono andate in libreria e quel libro lo hanno comprato. Per fermare un libro è inutile distruggerlo, un libro si ferma ignorandolo, non leggendolo o si ferma meglio leggendolo e smontandolo. Oppure mettendolo in libreria (foto presa da Twitter) dove qualcuno effettivamente l'ha messo”. La foto cui lo scrittore fa riferimento è quella del libro di Salvini accanto al Mein Kampf di Adolf Hitler. E non è neanche finita qui. L’eurodeputato leghista si becca IL DIRETTORE DEL PIÙ NOTO PORTALE OMOSESSUALE ITALIANO NELLO STAFF DEL PREMIER pure il dito medio di Fedez in un video di recente pubblicazione: è la canzone “Vorrei ma non posto” in cui il rapper duetta con l’altro eminente musicista italiano, J Ax. Ad un certo punto del “brano” (che diventerà pure colonna sonora di una nota fabbrica di gelati confezionati) scatta un “verso” dal sapore politico:“Salvini sul suo blog ha scritto un post: dice che se il mattino ha l’oro in bocca si tratta di un rom”. In quel frangente si mostra Fedez con il dito medio alzato. Chissà se Salvini darà del fascista pure a lui… R.V. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Da Renzi a Gay.it e ritorno, la parabola di De Giorgi al portale Gay.it direttamente nello staff di Renzi. È una parabola davvero fulminante quella di Alessio De Giorgi, pronto ad approdare nello staff del presidente del consiglio dei ministri dalla parte della comunicazione. Un pallino da sempre del fondatore del maggior portuale internet del mondo omosessuale italiano, che ha mosso i primi passi verso la sua sfolgorante carriera all’ufficio stampa del Comune di Viareggio. E d’altronde troverà negli ambienti più vicini al premier, che siano o meno da classificare come “giglio magico”, numerosi toscani ed anzi versiliani. Come D i fratelli Manzione: c’è Antonella, ex capo dei vigili di Pietrasanta e poi di Firenze, passata da capodipartimento degli affari legislativi a Palazzo Chigi e ora catapultata direttamente dentro l’Anac. E Domenico Manzione, ex magistrato, ora sottosegretario all’Interno: il suo segretario particolare è un altro De Giorgi, Gabriele, figlio dell’ammiraglio Giuseppe, quello coinvolto nell’inchiesta lucana che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi. Ma si tratterebbe di omonimia. Fatto sta che Renzi rafforza la sua squadra e la cosa un qualche rumore l’ha fatto negli ambienti omosessuali italiani. Nei quali De Giorgi è sempre stato in vista, alternando l’amore per la causa gay a quello per la politica: fervente renziano della prima ora, l’orai ex direttore di Gay.it abbandonò la causa dell’allora sindaco di Firenze imbarcandosi nell’avventura montiana. Si presentò alle elezioni come candidato deputato in Scelta Civica, ma non fu particolarmente fortunato. In compenso, tornò a difendere Renzi recentemente, con un suo articolo nel quale sostenne la necessità di stralciare la stepchild adoption dal testo sulle unioni civili. Con ovvio corollario di polemiche e presa di distanza dell’editore del suo portale. Lo stesso portale ieri lo ha salutato così: “In merito a quanto anticipato dallo stesso Alessio De Giorgi in un’intervista, l’editore conferma che il fondatore e attuale direttore di Gay.it lascerà nei prossimi giorni la carica per intraprendere una nuova avventura nello staff di comunicazione di Palazzo Chigi. Il suo nuovo incarico non sarà tanto legato alla sua componente “Lgbt” quanto a quel know how digitale che ha avuto modo di acquisire e affinare creando, dirigendo e contribuendo ad affermare un media “di minoranza” nel panorama nazionale”. Con tanto di ringraziamenti. Divorzio… civile dalla causa “Lgbt”? Oppure continuerà a dare una mano dalla sua nova, prestigiosa scrivania? R.V. Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 7 maggio 2016 AttuALItA’ L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI TRANI Quello spread dal sapore di golpe Gli inquirenti ipotizzano la manipolazione del mercato: nel mirino la Deutsche Bank, che avrebbe svenduto i titoli di Stato italiani per danneggiare Berlusconi e far strada a Monti - L’ombra di Napolitano di Marco Zappa rmai rimangono davvero pochi dubbi. Fu un vero complotto quello disegnato dalla Germania nel 2011 per “eliminare” il governo Berlusconi e fare strada all’esecutivo tecnico di Monti. Altro che crisi finanziaria e rischio collasso. La tesi avanzata per anni dal Cavaliere e da molti esponenti del centrodestra di un golpe bianco ordito, secondo gli accusanti, dalla finanza su indicazione della Merkel (“Col benestare dell’allora capo dello Stato Napolitano”) trova ulteriori conferme nell’indagine della procura di Trani che ha messo sotto inchiesta la Deutsche Bank di Francoforte per manipolazione di mercato insieme al vecchio management (avviso di garanzia per l’ex presidente Ackermann, i due coamministratori delegati Jain e Fitschen, il capo dell’ufficio rischi Bazinger, e l’allora direttore finanziario, già membro del board, Krause) del gruppo. La vicenda riguarda la massiccia vendita, per 7 miliardi di euro circa, di titoli di Stato italiani avvenuta nel primo semestre 2011. O Forse con un po’ troppi anni di ritardo, ma finalmente c’è una procura italiana che vuole far luce su quello sgambetto sospetto fatto al governo Berlusconi ormai cinque anni fa. Davvero incredibile lo scenario ipotizzato dai pm di Trani che confermerebbero i timori lanciati più volte dall’ex presidente del Consiglio che tanto facevano sorridere certa stampa, la solita, sinistra. Con la più grande banca tedesca che avrebbe scommesso contro l’Italia, alleggerendo i suoi titoli, alimentando la fibrillazione dei mercati. Contribuendo di fatto alla percezione di un Paese sull’orlo del fallimento. E’una indagine a prova di bomba, quella degli inquirenti pugliesi. Che nei giorni scorsi hanno fatto seque- strare atti e mail nella sede milanese dell’istituto tedesco, in piazza del Calendario, ascoltando già i primi testimoni. Come il responsabile di Db Italia, Flavio Valeri, presidente del Consiglio di gestione di Deutsche Bank Italia, estraneo alle indagini. Gli inquirenti cercano altre conferme ma sembrerebbero convinti che gli ex vertici del colosso teutonico, men- tre comunicavano ai mercati finanziari la sostenibilità del debito, nascondevano agli stessi e al Tesoro, la vera intenzione dell’istituto: ridurre notevolmente e il prima possibile il possesso di titoli del debito italiano in portafoglio che a fine 2010 ammontava a otto miliardi. “Con la Borsa e gli operatori – sostiene la procura di Trani – che interpretarono la massiccia e repentina riduzione dell’esposizione del gruppo al rischio Italia come un chiaro segnale di sfiducia del gruppo nei confronti della tenuta del debito”. In una inchiesta destinata a creare polemiche e a riaprire un dibattito che nessuno aveva il coraggio di affrontare. Che difficilmente restituirà a Berlusconi ciò che è stato costretto a perdere, ma che quantomeno conferma i sospetti da lui stesso “denunciati”. Con Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sulle barricate: “Avevamo ragione noi – cinguetta su twitter allegando la copertina del suo libro ‘Berlusconi deve cadere’ - su spread e complotto”. Cronaca di un golpe annunciato, forse smascherato. LA PROCURA CHIEDE UNA CONDANNA A 2 ANNI E 8 MESI DI CARCERE PER L’EX ASSESSORE ALLA PROTEZIONE CIVILE Alluvione di Genova, la Paita rischia grosso L’attuale capogruppo del Pd alla Regione Liguria è accusata di omicidio colposo per la mancata allerta durante la tragedia all’ombra della Lanterna che nel 2014 causò anche un morto di Marcello Calvo el processo per l’alluvione che il 9 e il 10 ottobre 2014 ha colpito fortemente il capoluogo ligure, causando pure una vittima, la procura di Genova ha chiesto 2 anni e 8 mesi di carcere per Raffaella Paita, ex assessore regionale alla Protezione civile nella giunta Burlando e adesso capogruppo di minoranza del Partito Democratico in Consiglio Regionale. Dopo tre ore di requisitoria, la pubblica accusa ha effettuato le sue richieste al tribunale. Che sembrano non spaventare N la Paita, accusata insieme all’ex dirigente della Protezione civile Gabriella Minervini, di omicidio colposo (per la morte dell’ex infermiere Antonio Campanella) e disastro colposo. Per la mancata allerta durante quella tragedia all’ombra della Lanterna. In particolare, i magistrati contestano alle due di avere ignorato non solo i bollettini meteo dell’Arpal, che già dal giorno prima dell’alluvione parlavano di situazione “critica”, ma pure le numerose segnalazioni dei Vigili del Fuoco e delle forze dell’ordine sulle esondazioni di alcuni rii. Come quella, tra le altre, del torrente del Bisagno. Sempre secondo i pm, entrambe sarebbero state addirittura consapevoli di una complessa situazione di criticità e di compromissione del territorio. Eb- bene, nonostante gli avvertimenti ricevuti, non diramarono l’allerta meteo. E per questo motivo, sostiene la pubblica accusa, vanno punite. Mano neanche poi tanto pesante, contro la Paita. Pure per via di quel processo col rito abbreviato richiesto e ottenuto che le riserverà, in caso di condanna, la riduzione di un terzo della pena. Al contrario della Minervini, per cui ieri è stato chiesto il rinvio a giudizio, che ha scelto il rito immediato. Con il tribunale che nella prossima udienza deciderà se mandarla a processo o proscioglierla. La sentenza nei confronti della grande sconfitta alle elezioni regionali in Liguria (che si sono tenute il 31 maggio 2015 e hanno visto trionfare Giovanni Toti, già consigliere politico di Silvio Berlusconi) potrebbe arrivare già entro l’estate. Il processo riprenderà il prossimo 6 giugno, quando parleranno le parti civili. Poi toccherà alla difesa della Paita, che dopo le conclusioni dei pm s’è detta “molto serena” spiegando di avere “tanta sicurezza e fiducia nella magistratura”. Professandosi innocente, perché “ho sempre agito in modo responsabile, con serietà e dedizione”. Tant’è, l’ex assessore della giunta Burlando rischia grosso. Non solo una probabile condanna ma pure lo scranno alla Regione Liguria. Che in caso di stangata, sarà – ragionevolmente – costretta a mollare. Con la questione morale che lambisce nuovamente il Pd. OLTRE 5.500 POSIZIONI SONO STATE GIÀ TAGLIATE, MENTRE ALTRI 2.500 LAVORATORI ANDRANNO A CASA ENTRO IL 2018 Mps in crisi, pagano i dipendenti Il gruppo toscano strizza l’occhio a Mediobanca e sogna una partnership per risollevarsi dalle intemperie risultati del primo trimestre 2016 superiori alle attese e la notizia di un mandato a Mediobanca per una piattaforma che gestisca i non performing loans (crediti deteriorati) del gruppo hanno messo le ali al titolo in Borsa di Monte dei Paschi di Siena. Ma la situazione di banca rossa resta comunque difficilissima, viste le gravi difficoltà patrimoniali I per via delle disastrose annate che hanno rischiato di portare l’istituto di credito alla deriva. Salvato anche grazie agli “aiutini” del governo e della sinistra italiana, da sempre roccaforte di Rocca Salimbeni. Che nei primi tre mesi dell’anno ha visto crescere ulteriormente i crediti deteriorati lordi, che si attestano a 47 miliardi di euro, in rialzo di 377 milioni rispetto alla fine del 2015. Un dato davvero allarmante per il management, che dopo aver incassato i rifiuti di innumerevoli colossi della finanza, nonostante il chiaro interessamento dell’esecutivo, adesso prova a intraprendere una partnership con Mediobanca per una sinergia che potrebbe svilupparsi nel tempo. Il peggio è tutt’altro che passato e per gli errori degli ex vertici, travolti da inchieste giudiziarie ancora in corso, da Siena a Milano, gli unici a pagare sono i dipendenti, esenti da ogni tipo di colpa: 5.500 posizioni sono state già tagliate dal gruppo, che entro il 2018 manderà a casa altri 2.500 lavoratori. E non è tutto, perché in due anni abbasseranno le serrande per sempre circa 350 filiali. L’o- biettivo è quello di ridurre i costi operativi ed ottimizzare le risorse. Per una cura dimagrante davvero intransigente volta a mettere a posto i conti del gruppo. Che ha naturalmente incensato le nuove misure del governo per il recupero dei crediti difficili, affermando che tutto questo sarà utile per il futuro non per il passato. L’istituto più antico al mondo prova a risalire la china dopo anni di difficoltà incredibili che pesano (e molto) ancora oggi sulle casse di Mps. Che usa le forbici per alleggerire il personale e si prepara a mandare a cacciare altre migliaia di dipendenti. M.Z. 4 Sabato 7 maggio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO STIPENDI DA MILLE EURO CON IL BLOCCO DEL CONTRATTO. PROTESTA DEI LAVORATORI ALLA REGIONE “Il carovita è cresciuto, non ce la facciamo” I dipendenti di Laziocrea hanno tenuto un’assemblea. Parla Montesanti, candidato con la Lista Storace Cosa chiedete? In questa fase è in discussione il rinnovo. La nostra richiesta è chiara: un adeguamento salariale almeno del 4,5, come era previsto da un preaccordo fra le parti, oltre al riconoscimento dei livelli perché l’azienda vive un sotto inquadramento in alcuni casi. Purtroppo abbiamo constatato un rapporto freddo. Speriamo che le nostre iniziative possano contribuire, insieme all’attenzione politica come ha dimostrato Francesco Storace, a sbloccare la situazione. Di quanto aumenterebbe lo stipendio? Una cifra più che ragionevole. Ragionando solo sul netto, parliamo di circa 45 euro su mille euro. di Giuseppe Sarra ontinua l’agitazione dei lavoratori di Laziocrea, con socio unico la Regione Lazio, la società nata dalla fusione della Lazio Service e della Lait. La mobilitazione verte sul rinnovo del contratto Federculture e il blocco contrattuale che da sei anni ha colpito duramente i già esigui stipendi, di poco superiori ai 1000 euro. Come se non bastassero la crisi economica e le difficoltà ad andare C avanti, la spa ha provveduto con un ampio ritardo al pagamento dell’una tantum prevista dalla preintesa del contratto nazionale Fedeculture. Una vicenda insostenibile per i lavoratori, le loro famiglie e i sindacati, ma anche per Francesco Storace che, oltre a denunciare le difficoltà dei dipendenti, ha chiesto chiarimenti nei giorni scorsi al governatore Zingaretti anche sulle “storie di promozioni strane, superminimi garantiti magari anche a esponenti sindacali e il tutto nel più totale silenzio delle stesse organizzazioni sindacali”. Ieri mattina i lavoratori si sono radunati davanti la sede di via del Serafico. Una protesta traversale dove era presente anche Massimiliano Montesanti, candidato al Campidoglio con la Lista Storace, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Quali iniziative state mettendo in campo? C’è stata un’assemblea esterna, siamo in una fase di interlocuzione. Auspichiamo dei riscontri dalla giunta regionale, è in agenda uno sciopero generale. Si tratta di 1350 lavoratori con stipendi che superano di poco i mille euro. Il pessimo momento economico si fa sentire? Certo, con l’avvento della crisi economica sarebbe stato importante un gesto di attenzione per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie. Da oltre 10 anni lavoriamo alla Regione Lazio: mentre il carovita è cresciuto, i nostri stipendi hanno faticato a stare al passo. Persiste il blocco dei contratti. Qual è il rapporto con il presidente Zingaretti? Dopo una prima fase di stallo, c’è stato uno sblocco parziale con il pagamento, seppur con molto ritardo, dell’una tantum. La Regione Lazio interviene perché è socio unico dell’azienda, che però è gestita dal presidente e dall’amministratore delegato. Chiediamo un gesto di attenzione e di sensibilità nei confronti dei 1350 lavoratori. Rivolgiamo un appello alla giunta regionale affinché si occupi di questioni non pretestuose ma rilevanti per le centinaia di famiglie, che versano in condizioni economiche non difficili visto il quadro del Paese ma sicuramente precarie. LA CASSAZIONE HA ARCHIVIATO L’INCHIESTA SULLA SCOMPARSA DI EMANUELA, AVVENUTA IL 22 GIUGNO 1983 Caso Orlandi senza verità Il fratello Pietro non molla: “Nessun potere ci fermerà”. Stoccate al Vaticano, allo Stato italiano e critiche anche al Pontefice L’ARRESTO Termini, falsificatore fai-da-te in manette otocopiava le banconote da 10 e 50 euro, poi ritagliava le fasce olografiche da quelle vere e le incollava sulle copie con il nastro adesivo trasparente. Ma non è tutto: il 58enne, impiegato a Termini, utilizzava ciò che restava dei biglietti autentici e raddoppiava così il denaro che aveva a disposizione. Una volta eseguita l’operaizone, le banconote venivano untilizzate presso i distributori automatici presenti in stazione, ma non solo. Approfittando della distrazione dei colleghi, frugava nei loro portafogli e sostituiva i biglietti veri con quelli taroccati di sua produzione. L’attività, però, è stata interrotta dai carabinieri del comando provinciale di Roma, con l’arresto del falsificatore che utilizzava le banconote nei distributori automatici della stazione. La perquisizione nell’abitazione ha permesso di rinvenire ulteriori banconote duplicate, sempre dal taglio di 10 e 50 euro. F l caso di Emanuela Orlandi sarà archiviato. Ma la famiglia si giocherà molto probabilmente l’ultima carta e sta pensando “seriamente” di ricorrere alla Corte di Strasburgo per riaprire nuovamente il caso sulla figlia del commesso della Prefettura della Casa Pontificia, sparita in circostranze misteriose il 22 giugno 1983 quando aveva 15 anni. La VI Sezione penale della Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso della famiglia Orlandi contro l’archiviazione dell’indagine della procura di Roma. Dopo trentatrè anni, dunque, cala il sipario senza una risposta sulla scomparsa della Orlandi. La famiglia Orlandi non avrebbe voluto, da qui il ricorso contro l’ordinanza del 19 ottobre 2015 con la quale il gip Giovanni Giorgianni ha dato parere favorevole all’archiviazione dell’inchiesta su sei indagati. Per la scomparsa di Emanuela erano finite sotto inchiesta diverse persone legate a Enrico De Pedis, personaggio di spicco della Banda della Magliana ucciso nel 1990. La famiglia Orlandi riteneva necessari “supplementi di indagine contrari alla richiesta di archiviazione firmata da Pignatone (capo della Procura di Roma, ndr)”. La Cassazione I ha però rigettato il ricorso, convalidando l’archiviazione del caso. “Me l’aspettavo. Evidentemente non bisogna arrivare a certe persone, che altrimenti verrebbero toccate dall'inchiesta”. Deluso, arrabbiato, ma fermo nella sua voglia di arrivare alla verità. Pietro Orlandi non ci sta. Contattato dall’agenzia Dire, Pietro non ha nascosto la rabbia e la delusione: “Me l’aspettavo, vedendo come sono andate le cose in questi 33 anni. C'è stata la volontá di chiudere, anche da parte di Pignatone, che fino a 2 anni fa credeva a certi indagati, a certi testimoni, e poi ha cambiato idea. È la conferma che c’è qualcosa che non va”. Evidentemente, ha aggiunto, “e questo è un mio pensiero, si toccavano persone che non dovevano essere toccate... In questa vicenda c’è stato un continuo di ipotesi, di indagini e di indagati. È stato assurdo archiviarla nonostante nella procedura di inchiesta si parli di ‘elementi indiziari’ a proposito della banda della Magliana”. Sulla banda, ha proseguito, “non ho la certezza, ma se hanno avuto un ruolo è stato di manovalanza. I mandanti o il mandante è qualcun altro che deve restare al di fuori di questa situazione”. Pietro Orlandi è un fiume in piena. Ha parlato di “omertà del Vaticano e di sudditanza psicologica dello Stato italiano nei loro confronti. Po- chi giorni dopo la scomparsa di Emanuela ci fu un invito a livello di presidenza del Consiglio e del Vaticano a non aprire una falla che difficilmente si sarebbe chiusa”. “Per me il dovere è di cercarla ancora, viva. Nonostante Papa Francesco tre anni fa mi disse che - ha ricordato - Emanuela sta in cielo. Gli risposi che speravo fosse viva e nel suo aiuto”. Pietro ha chiesto anche un incontro, che non c’è stato. “Da allora - ha ricostruito - sono passati tre anni, Emanuela nell’anagrafe del Vaticano risulta vivente, anche perché non abbiamo mai fatto una dichiarazione di morte presunta. Che non farei”. Proprio il Pontefice, ha detto ancora, “una volta disse che chi è indifferente è complice. Per me loro sono complici. Sono rimasto colpito dall’indifferenza di questo Stato nei confronti di una sua cittadina”. La memoria è tornata indietro. Ricordando il giudice Capaldo, che non volle firmare la procedura di archiviazione, aveva sostenuto che “ci sono personalità in Vaticano che sanno”. Insomma, ha concluso, “continuo a cercare di contattare più persone possibili”. La verità è ancora tutta da scrivere. Marco Compagnoni 5 Sabato 7 maggio 2016 DA ROMA E DAL LAZIO BILANCIO POSITIVO, MA IL FENOMENO PERSISTE IN OGNI ANGOLO DELLA CITTÀ Guerra all’abusivismo, i vigili senza personale na task force incessante è stata messa in campo dalla polizia locale di Roma Capitale per sdranicare l’abusivismo commerciale in ogni angolo della Città Eterna. E nel bilancio quadrimestrale emergono numeri importanti, anche se l’abusivismo continua a regnare ovunque: dal centro storico alle stazioni principali, passando per le periferie. U Intanto, nei primi 4 mesi, oltre 150mila articoli sequestrati grazie ai 3.566 controlli che il gruppo sicurezza sociale urbana dei vigili urbani ha messo in campo su impulso del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca nell’ambito delle attività di repressione dell’abusivismo commerciale e della lotta al degrado. Un bilancio che sarebbe potuto essere migliore, anche alla luce delle gravi difficoltà del Corpo con il per- sonale sotto organico del 30,57% che mette di fatto i servizi a rischio; una percentuale che sarebbe stata più alta se l’amministrazione Alemanno non avesse stabilizzato circa 2.200 agenti. Ma le strada è tutta in salita: persiste, infatti, il blocco del concorso dei 300 agenti di polizia municipale. “Negli ultimi 12 anni, pur essendo aumentate le competenze - ha rivelato Tronca lo scorso marzo in commissione Antimafia - il personale ha registrato una riduzione nei ruoli dei dirigenti del 23,74% ed il 11,77% negli altri ruoli al 31 dicembre del 2015”. Entrando nel dettaglio del rapporto, il numero di oggetti sequestrati cresce rispetto allo stesso periodo del 2015 (152.037 pezzi sequestrati nel solo quadrimestre gennaio-aprile 2016 a fronte di 118.460 pezzi sequestrati nello stesso periodo del 2016). Risultato che si aggiunge all’impennata del numero di pezzi sottoposti a sequestri amministrativi, che sono triplicati tra il 2013 e il 2015 (203.040 nel 2013, 340.885 nel 2014 e 609.129 nel 2015). “Questo è un momento importante perché vengono resi gesti di omaggio oltre che dei riconoscimenti formali a degli uomini che da anni si stanno battendo per combattere l’abusivismo, soprattutto commerciale, e per il ripristino del decoro generale in questa città - ha spiegato il commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca - La Capitale ha bisogno di uomini e azioni di questo tipo, ha bisogno di riportare il sistema in un pieno rispetto delle regole che significa innanzitutto rispetto dei diritti di tutti i cittadini”. Rispetto dei diritti, ha sottolineato Tronca, ma anche dei doveri. “Spesso si sbaglia e si pensa - ha proseguito - che la democrazia significhi libertà di fare tutto, di fare ogni azione anche in violazione delle regole e invece la democrazia ha dei confini estremamente rigidi: la democrazia non è fatta solo di rispetto di diritti ma anche di doveri”. Nel corso della cerimonia sono stati presentati nuovi mezzi messi a disposizione in comodato d’uso gratuito da Yamaha del reparto “Centauro” del Gssu che opera in borghese. Poi Tronca ha consegnato encomi speciali ai caschi bianchi. MERCOLEDÌ LA REGIONE LAZIO RISPONDERÀ ALL’INTERROGAZIONE DI STORACE Pericolo stop per il servizio post-coma I degenti potrebbero restare senza assistenza. Si preannuncia un question time ad alta tensione on quali modalità ed entro quali tempi la Regione intende rendere operativo il “servizio permanente di interesse regionale inerente alla reintegrazione familiare e sociale del paziente post-comatoso?”. E’ quanto chiede Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, in un’interrogazione. La risposta della giunta regionale arriverà mercoledì prossimo nel question time, che si preannuncia molto caldo. “I degenti, ha sottolineato Storace nell’interrogazione, rischiano di rimanere senza assistenza lasciando i loro congiunti abbandonati a se stessi”. una battaglia condotta con tenacia dal capogruppo de La Destra, che ha sbloccato l’impasse fra Casa Dago (la prima struttura in Italia per la reintegrazione familiare, sociale, scolastica e lavorativa del paziente post-comatoso) e la Regione Lazio con lo stanziamento di 400mila euro nell’ultima C finanziaria, con un’iniziativa emendativa proprio dell’ex governatore del Lazio, sostenuta con forza dal vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio, dagli assessori Alessandra Sartore e Rita Visini nonché del consigliere Gino Paolis. Ma ora i pazienti rischiano di restare senza assistenza, molti i dubbi sull’operatività del servizio. L’emendamento, infatti, disponeva anche “l’approvazione da parte della giunta, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della leggere regionale 17/2015, di un provvedimento che stabilisca i requisiti strutturali e organizzativi del servizio”. Malgrado i termini fissati non siano stati rispettati, “la giunta con la delibera n.182 del 14 aprile 2015 ha provveduto ad integrare - ha ricostruito Storace nel testo - la Deliberazione della giunta regionale 1305/2004”, cioè l’“Au- torizzazione all’apertura ed al funzionamento delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali. Requisiti strutturali ed organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall’articolo 11 della l.r. n. 41/2003”. Nell’interrogazione Storace ha ricordato anche che “la giunta ha precisato che l’obiettivo del servizio è ‘il recupero dei deficit motori e cognitivi secondari al danno cerebrale e mira al contenimento della disabilità residua e al raggiungimento della massima autonomia possibile per il paziente’, definisce i destinatari e la capacità della struttura ricettiva, nonché i requisiti strutturali e organizzativi”. Dunque le strutture non possono essere operative con il rischio di bloccare un servizio vitale per il cui svolgimento l’Ente si avvale anche della “collaborazione di associazioni di volontariato operanti nel settore”. IL CASO Assenteismo, in 9 a rischio processo alsità materiale ed ideologica, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni. Per queste accuse, contestate a seconda delle posizioni, nove dipendenti del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma sorpresi a timbrare il badge salvo poi abbandonare il posto di lavoro, rischiano di finire sotto processo. Si avvia, infatti, a conclusione l’inchiesta del pm Stefano Rocco Fava. I nove sono finiti nei guai lo scorso mese di gennaio, quando i carabinieri del Comando Provinciale, grazie anche all’ausilio di telecamere e pedinamenti, riuscirono a mettere alle strette gli assenteisti. Dalle indagini, infatti, è emerso che gli indagati lasciavano spesso il loro posto di lavoro dopo aver timbrato e, in altri casi, timbravano per conto di colleghi ritardatari o assenti. A breve i nove dipendenti potrebbero ricevere la notifica di chiusura indagini, atto che normalmente prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Tantissime le inchieste volte a combattere il fenomeno dell’assentismo, che continua a crescere in particolare nella pubblica amministrazione. F 6 Sabato 7 maggio 2016 EStERI SADIQ KHAN È IL PRIMO SINDACO DI ORIGINE MUSULMANA IN UNA CAPITALE EUROPEA Londra cambia. Ma il Labour crolla Disfatta in Scozia . Anche nelle altre elezioni regionali avanzata degli euroscettici IL PAESE È SEMPRE PIÙ IN CRISI di Igor Traboni o spoglio delle schede è andato avanti fino a tarda sera, ma senza lasciare dubbi di sorta sul risultato più atteso della tornata elettorale (si è votato anche in Scozia, Galles e Irlanda del Nord ma per le regionali) ovvero l’elezione del nuovo sindaco di Londra. La vittoria è del laburista Sadiq Khan, saldamente avanti di dieci punti, rispetto al conservatore Zac Goldsmith, figlio del finanziere sir James Goldsmith e della aristocratica angloirlandese lady Annabel Vane-Tempest-Stewart, per decenni regina dei salotti e della vita notturna londinese. Si tratta del primo sindaco di fede musulmana non solo per Londra, ma anche per una capitale dei 28 Stati che compongono l’Unione Europea.. Sadiq Khan, 45 anni, avvocato, è di origine pakistana, esponente del Labour ed ex uomo forte dell'entourage dell'allora leader del partito Ed Miliband. Per i laburisti, però, nel resto d’Inghilterra è andata davvero maluccio, soprattutto in Scozia, dove sono oramai il terzo partito dopo i nazionalisti dell'Snp e i conservatori. A questo punto Nicola Sturgeon formerà un governo di minoranza dopo la vittoria del suo Scottish National Party – che però non è riuscito per l’appunto a conquistare la maggioranza nelle elezioni per il Parlamento di Edimburgo. Lo ha dichiarato la stessa 'first minister' scozzese dopo aver definito “storico'' il risultato ottenuto dal suo partito, che si è aggiudicato 63 seggi Meno consensi anche nel Galles, a vantaggio degli euroscettici di Farage. Qui l’Ukip per la Grecia fermata dagli scioperi contro le misure di austerity L a Grecia si ferma per protestare contro le nuove misure di austerità del governo d sinistra di Tsipras- assolutamente incapace di adottare misure concrete per uscire dalla crisi -ad iniziare dal taglio delle pensioni. La maggior parte dei traghetti nel Mar Egeo è rimasta ferma nei porti per uno sciopero dei dipendenti che si protrarrà fino a martedì mattina, mentre i dipendenti ferroviari hanno iniziato uno sciopero di tre giorni. Il sindacato dipendenti pubblici Adey e la Confederazione generale dei lavoratori della Grecia, il principale sindacato del settore privato, hanno convocato uno sciopero di 48 ore. Ad Atene e altre città greche fermi autobus e altri mezzi di trasporto; chiuse anche le scuole pubbliche. Tre giorni di sciopero anche per i netturbini e due per i giornalisti. Il Parlamento di Atene tornerà a riunirsi domenica per approvare il taglio alle pensioni e ulteriore aumenti delle tasse, per altri 1,8 miliardi di euro. Il governo greco spera che le misure contribuiscano a convincere i creditori ad approvare il rilascio di 5 miliardi di euro di aiuti. La Grecia ha bisogno dei fondi di salvataggio per rimborsare i prestiti del Fono monetario internazionale e le obbligazioni della Banca centrale euroea in scadenza a luglio. L prima volta conquista sei seggi nell'Assemblea nazionale e il leader Nigel Farage parla di ''svolta'' del suo partito. ''Il Labour ha completamente perso il contatto coi lavoratori'', ha detto il premier britannico David Cameron a Peterborough, nell'Inghilterra centrale, commentando i risultati delle elezioni amministrative e sottolineando che il partito d'opposizione è invece ''ossessionato con le cause della sinistra'' I vertici lavburisti hanno sottolineato come, considerando l'operato dell'esecutivo conservatore di David Cameron, queste elezioni avrebbero dovuto portare ad una vittoria sicura, ma così non è stato, e di mira viene ora preso il leader del partito Corbyn, ritenuto incapace di controllare i dissidi interni e la recente disputa sull’antisemitismo. LUNEDÌ LE PRESIDENZIALI, CON IMPORTANTI RISVOLTI PER TUTTA L’ASIA. DUTERTE È IL FAVORITO Il “Trump delle Filippine” verso la vittoria N DIRETTORE DI GIORNALE FERITO IN STRADA La stampa turca è ancora sotto una pesante pressione n uomo armato ha attaccato il direttore del quotidiano di opposizione turca Cumhuriyet, Can Dundar, davanti al tribunale di Istanbul, dove il giornalista era in attesa della sentenza del processo che lo vede imputato per lo scoop sul traffico di armi in Siria. Dundar risulta illeso. L'assalitore è stato arrestato. Nell'attacco è rimasto ferito a una gamba, in modo non grave, un reporter di Ntv che si trovava nelle vicinanze. "L'attacco era rivolto a me, ma non so chi sia l'assalitore", ha detto Dundar. Intanto, anche se la notizia poi non è stata confermata dai diretti interessati, sta per chiudere ''Zaman'', quello che è stato il più diffuso quotidiano dell'opposizione islamista al presidente Recep Tayyip Erdogan. La decisione è stata annunciata dagli amministratori giudiziari del gruppo editoriale che lo controlla, due mesi dopo il commissariamento del marzo scorso. L'intervento della magistratura aveva di fatto trasformato il giornale da organo di informazione battagliero in foglio filo-governativo. In parallelo si era registrato un crollo delle vendite: da mezzo milione a poco più di 2mila copie. Le pubblicazioni dovrebbero cessare il 15 maggio. U elle Filippine resta favorito nella corsa alla presidenza Rodrigo Duterte, sindaco di Davao, definito "il Donald trump d'Asia" e accusato di aver legami con squadroni della morte attivi nel sud. La conferma è arrivata da un sondaggio del progetto Social Weather Stations, rilanciato dai principali quotidiani di Manila. Stando alle rilevazioni, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali in programma lunedì, Duterte potrebbe contare su circa il 33% delle preferenze. Sarebbe invece ferma al 22% la senatrice Grace Poe, sua principale rivale. Più fonti di stampa, a partire dal quotidiano ''the Inquirer'', sostengono che su Duterte confluirebbero soprattutto voti di protesta. "Piace perché usa un linguaggio diretto e popolare, promettendo di dare i criminali in pasto ai pesci e di ribaltare la vecchia politica": padre Giovanni Re è missionario a Mindanao, l'isola della quale è originario Rodrigo Duterte. All’agenzia DIRE padre Giovanni riferisce di "un voto decisivo", con una campagna senza esclusione di colpi, una forte partecipazione e la possibilità di un ribaltamento di equilibri consolidati. Spiega il missionario: "La fine della presidenza di Benigno Aquino III è stata segnata dal contrapporsi di candidati tradizionali, come la senatrice Grace Poe, a personaggi sopra le righe capaci di attrarre consensi sempre maggiori". Il riferimento è anzitutto a Duterte, che all'ultimo momento annusata l'aria ha puntato alla presidenza invece di ricandidarsi alla carica di sindaco di Davao City. "Durante il suo mandato alla guida di questa città di Mindanao- sottolinea padre Giovanni- si è presentato come garante dell'ordine, dichiarando pubblicamente di aver dato via libera agli ''squadroni della morte'' e di aver ucciso personalmente diversi criminali". Secondo padre Giovanni Re, missionario a Mindanao, il pugno duro nei confronti delle "seconde linee" della malavita organizzata ha garantito a Dutarte il sostegno di parte dei ceti meno abbienti e della classe media. "un blocco sociale- sottolinea il missionario- stanco della vecchia politica e attratto dai modi e dal linguaggio nuovi del sindaco". Dutarte lo ha capito e insiste:"I pesci faranno festa- ha detto alcuni giorni fa- perché butteremo in mare almeno 100 mila criminali". "Nonostante dica di non avere grandi ricchezze e di non voler il sostegno di multinazionali e capitalisti- dice padre Giovanni- i giornali hanno scritto di suoi fondi offshore in relazione allo scandalo dei Panama Papers". 7 Sabato 7 maggio 2016 EStERI PALMIRA Torna a battere a ritmo di musica il cuore della Sposa del Deserto Giovedì sera l’orchestra di San Pietroburgo ha suonato in concerto nell’anfiteatro romano strappato alla furia dell’Isis di Cristina Di Giorgi i dice che la musica e la cultura hanno un potere immenso. Tale affermazione risulta sicuramente vera e non solo quanto alla crescita e alla formazione dell'individuo, ma anche come mezzo di diffusione di un'idea S di umanità che vince sulla barbarie. La prova concreta di tale assunto si è avuta giovedì sera, quando l'orchestra filarmonica del teatro Marinski di San Pietroburgo, diretta da Valerij Gergiev, ha tenuto un concerto nell'antico teatro di Palmira. Torna dunque a rivivere, attraverso le note di Johann Sebastian Bach, Sergei Prokofiev e del contemporaneo Rodion Shchedrin, il sito romano che nei mesi scorsi è stato al centro del ciclone devastatore della barbarie terroristica dello Stato Islamico. Non più distruzione, non più esecuzioni, non più odio dunque. Ma vita e cultura. E note. “Una preghiera per Palmira. La musica fa rivivere le antiche mura”. Questo il titolo della serata, alla quale hanno assistito truppe russe e siriane, oltre a rappresentanti dell'Unesco, di diversi Paesi del mondo (tra gli altri Francia, Serbia, Perù e Russia) e ovviamente abitanti del vicino centro abitato. Prima dell'evento, trasmesso in diretta da Russia Tv, è intervenuto in videoconferenza da Sochi il presidente russo Vladimir Putin, che ha ringraziato chi continua a combattere contro l'Isis e alleati, che costituiscono una “minaccia globale che accomuna tutti”. Il concerto, organizzato in gran segreto, vuole essere “un gesto umanitario – ha detto Putin - e un simbolo di gratitudine memoria e speranza. Gratitudine verso tutti coloro che lottano contro il terrorismo anche a costo della vita, memoria di tutte le vittime e speranza di rinascita e di liberazione della civiltà moderna dal terribile morbo del terrorismo internazionale. Essere in un Paese in guerra – ha concluso il leader del Cremlino – ha richiesto a tutti voi una grande forza e un grande coraggio. Grazie”. Il cuore dell'area archeologica patrimonio dell'Umanità, già sfregiata dalla violenza jihadista, è tornato dunque a battere al ritmo della musica. Protetta dall'esercito russo e da mezzi aerei che volteggiano intorno alla città, la Sposa del Deserto, liberata proprio nel giorno di Pasqua (a significarne idealmente la resur- rezione) è di nuovo centro di cultura e speranza. Dopo che gli uomini di Abu Bakr al Baghdadi, dalla conquista della scorsa estate, hanno distrutto tra le altre cose il tempio di Ballashamin, l'arco di Trionfo, le tombe a torre di epoca romana, scegliendo poi anche l'anfiteatro come scenario per barbare violenze, la città antica con la serata di giovedì è stata dunque significativamente riconsegnata all'umanità. Tra l'altro gli artificieri russi, come ha annunciato in queste ore il generale Stavitski, hanno completato l'opera di sminamento (sono stati bonificati, ha spiegato l'ufficiale, 825 ettari di terreno e 8500 tra edifici e strutture) e sono pronti “a lasciare Palmira quando arriverà l'ordine”. E se – come è vero – nella storia contano molto anche i simboli, non è innaturale immaginare che, tra il pubblico che ha ascoltato ammirato e forse commosso le note dell'orchestra di San Pietroburgo, ci fossero anche due uomini il cui nome è legato per sempre alla città: Khaled Assad, l'anziano archeologo trucidato dall'Isis per aver voluto salvare e difendere gli antichi reperti romani e lo spetsnaz Alexander Porkhorenko, l'eroe di Palmira che, durante la battaglia per la riconquista dell'area, si è fatto uccidere pur di non cadere nelle mani dei tagliagole islamici. NORVEGIA Un finto campo profughi per educare e sensibilizzare Il gioco di ruolo di un'associazione di volontariato locale, in cui si diventa migranti per un giorno volte, quando si tratta di far comprendere ai più giovani tematiche difficili e complesse, si sceglie di farlo attraverso il gioco. un metodo questo che aiuta senz'altro. Ma che a volte, se utilizzato in modo funzionale al politicamente corretto, lascia quantomeno perplessi. Come nel caso del finto campo profughi allestito in Norvegia, nel quale i ragazzini del Paese scandinavo vengono fatti vivere per un giorno come migranti, onde educarli e sensibilizzarli su una questione che risulta essere centrale nella società di oggi. Ne raccontano Giovanni Masini e Marta Proietti su Il Giornale. Fra finta polizia, corse nella notte e umiliazioni, al gioco di ruolo che l'associazione “Refugee Norge” (fondata nel 2004 dall'assistente sociale Kenneth Johansen ed ora forte di 400 volontari) partecipano centinaia di ragazzi, che per un giorno giocano a fare i finti migranti. “Nei boschi intorno all'aeroporto di Oslo – scrivono Masini e Proietti - seguiamo la famiglia Abboud, in fuga dal Darfur. Prima tre ore d'attesa in ambasciata, interrogatori snervanti, prove fisiche e perquisizione dei bagagli”. Non è consentito infatti a chi partecipa al gioco portare con sé orologi, cellulari e qualsiasi genere di cibo. Quindi le prove continuano con “nove chi- A lometri a piedi nella foresta per arrivare in Yemen” dove “i militari, fra urla e minacce, bloccano i ragazzi sul ciglio della strada” ordinando loro di tenere “il passaporto sopra la testa e gli occhi bassi. trascorre un'ora prima che, a gruppi, possano passare il finto confine”. Quindi “già provati dalla fame e dal freddo, vengono interrogati e umiliati: chi non sa rispondere alle domande è costretto a fare le flessioni a terra con lo zaino sulle spalle. Finita l'ordalia, sono accolti nel campo delle Nazioni unite. Ma il riposo dura poco: l'urlo di una sirena interrompe il sonno e strappa tutti al tepore del sacco a pelo. Inizia una folle corsa nel buio della foresta. Impossibile vedere qualcosa, il freddo gela il viso mentre si fugge coi soldati alle calcagna. Dopo due ore di marcia i ragazzi arrivano in Norvegia, dove trovano un riparo” in cui possono dormire e fare un'abbondante colazione. Prima di lasciare il campo, però, viene mostrato ai partecipanti (quest'anno, in diverse tornate, sono stati oltre cinquemila) un filmato in cui si vedono bambini africani che muoiono di stenti. Poi da un palco Johansen ricorda: “Attenzione! Quello a cui avete preso parte è solo un gioco. I migranti veri possono impiegare anche diversi anni” per fare il percorso simbolicamente effettuato in un giorno dai “giocatori”. Ed “infine una sorpresa: su trecento finti profughi, solo in tre ottengono l'asilo politico. La metafora è chiara: per i profughi veri è durissima”. Sensibilizzazione dunque, che anche le autorità sembrano voler stimolare. E' infatti di pochi giorni fa la notizia che il ministro dell'immigrazione norvegese Sylvi Listhaug, proprio per dimostrare empatia e volontà di immedesimazione in ciò che provano i migranti, si è tuffata nelle acque di Lesbo. Peccato però che l'audace politica avesse addosso uno “scafandro galleggiante” che, fa notare giustamente la stampa, quasi tutti i profughi (e l'altissimo numero di decessi per affogamento ne è la prova) non hanno a disposizione. A fronte di tali quantomeno discutibili pratiche, la Norvegia comunque legalmente parlando sta attuando una politica sul tema piuttosto restrittiva. Se è infatti vero che nel 2015 il numero di rifugiati accolti è quasi triplicato rispetto all'anno precedente, va anche ricordato che il governo di Oslo si è detto pronto a versare una somma decisamente non bassa (1000 euro) a coloro che lasceranno il Paese. CdG 8 Sabato 7 maggio 2016 StORIA “Duce, non partite!” I VERSI DI ALFONSOBOLOGNA INDELICATO – DOPO PER LA RACCONTARE POLEMICA,LE LAATROCITÀ SCIOCCANTE DI QUELLA PROPOSTA PRIMAVERA DI DON PRODI DI SETTANTUNO ANNI FA Carlo Borsani: “Sembra egli così/ uno di quei portentosi invasati/ cui nel tempo antico il dio ispirava/ inascoltati presagi,/ e non li si ascoltava,/ e ne seguiva il sangue/ e lutti, e lacrime” di Emma Moriconi -Udite: furono vacue ciance/ scambiate all'ombra della sacrestia./ La volontà credetti vera/ di un accordo onorevole./ Sbagliavo. Senza patto alcuno/ volevano la resa". È ancora un passo dei versi di Alfonso Indelicato, dedicati a quei giorni di fine aprile del 1945. Questi versi - tirati fuori dal cassetto da Fiorenza Ferrini, come abbiamo anticipato nell'appuntamento di ieri su queste colonne - raccontano i passaggi cruciali di quei giorni: quest'ultimo che abbiamo citato si riferisce, com'è facilmente comprensibile, all'incontro tra Mussolini e il cardinale Schuster. Non possiamo, per ovvie ragioni di spazio, raccontare l'intera opera ai nostri lettori. Siamo dunque costretti a prendere qualche stralcio, qua e là: ne scegliamo dunque solo alcuni passi, certo è un vero peccato, perché questo scritto è molto intenso e meriterebbe di essere pubblicato per intero. Forse un giorno lo sarà. Per ora sottolineeremo alcuni passaggi, come quello che segue, dedicato a Carlo Borsani, un personaggio straordinario del quale - il lettore ri- “ corderà - abbiamo parlato a lungo sul Giornale d'Italia. Eccolo: "Duce, non partite! -/ Carlo Borsani cieco/ è apparso nell'androne./ Lasciato aveva lo sguardo/ sui monti d'Albania/ il manipolo guidando/ alla trincea nemica/. Scoperchiato il cranio/ dalla mitraglia/ sembrava morto./ Lo misero da un lato/ abbandonato, solo,/ con le bende/ intrise di sangue.../ E di lì venne un canto,/ l'inno del battaglione/ che aveva composto./ Cosa mirabile, mai vista!/ Era egli morto/ davvero, e poi per supremo/ consiglio risorto? O giunto all'estremo/ lembo di vita l'impulso del sangue/ giovane generò nelle membra/ il vigore ancora?/ Ora la sua voce chiara/ come quella di allora/ il tumulto per un attimo sovrasta:/ cessa il clamore/ si fa silenzio./ Si regge a una colonna con la mano,/ poi col suo passo incerto/ s'inoltra nel crocchio a tastoni,/ palpando con le spalle e le braccia/ ora all'uno ora all'altro degli armati./ Gli schermano gli occhi scavati/ dalla mitraglia nemica/ sul volto pallido/ le nere lenti degli occhiali/ e sembra egli così/ uno di quei portentosi invasati/ cui nel tempo antico il dio ispirava/ inascoltati presagi,/ e non li si ascoltava,/ e ne seguiva il san- gue/ e lutti, e lacrime./ Duce, non partite!/ per la seconda volta/ vi vogliono tradire!-". Carlo Borsani, il poeta cieco che parlava di pace, sarà di lì a poco assassinato da quel nemico a cui egli aveva teso la mano. Lui, Medaglia d'Oro. Mutilato di Guerra. Grande Invalido. Che aveva perso la vista in guerra, mentre combatteva per la Patria. Lui, trascinato all'obitorio su un carretto della spazzatura, in quel 29 aprile del 1945. Proprio lui, che aveva aperto il suo cuore all'avversario. Lungo i versi di Indelicato, che scivolano via uno dietro l'altro, c'è anche un tentativo di immedesimazione in Benito Mussolini. Sono molti, i passi di questo genere. Per esempio: "oh io lo sento, in questa città/ che fece di me quello che sono/ or son tanti anni, e vide i miei trionfi/ e per tutto reca traccia di me/ nella pietra che affaccia sulle strade/ lo so, lo so.../ io non vi tornerò da vivo". Milano, cioè: dove tutto inizia in un 1919 così lontano ormai. E infatti Mussolini a Milano ci tornerà, ma ormai cadavere. Nella sua ultima apparizione pubblica, nello scempio immane di piazzale Loreto. “Starace, dove vai?” 27 APRILE, ORE 12 - LA SETE DI SANGUE È SEMPRE PIÙ FORTE, OGNI OCCASIONE È BUONA PER METTERE IN SCENA UNA "PARODIA DI PROCESSO" Ti sospinsero coi calci dei fucili/ in un’aula dove algidi fighetti/ - diversa gioventù da quella/ che tu avevi sognato -/ avrebbero studiato anni dipoi/ inconsci del passato Mistica Fascista In memoria di Niccolò Giani, intellettuale e uomo d'azione sempre meglio dare l'esempio. Mai accodarsi, unirsi al coro. Meglio compiere un passo fuori e rimanere inerme alla forza dei venti. Perché sono quei momenti che, necessariamente, induriranno e formeranno il carattere. Non deve mancare il coraggio perché saremmo in difetto con noi stessi. Si chiede solo la capacità di difendere un'idea, anche una sola, ma che sia genuina. Anche quando questo significa essere sacrificati alla predicazione nel deserto. Anche quando questa strenua difesa ci lascerà con l'amaro in bocca e lo scherno e la commiserazione saranno la nostra unica ricompensa. Non è più tempo per curare la pancetta. Non è l'ora di stendere le gambe sotto il tavolo da lavoro. Non è il momento di ascoltare passivamente. Coerenza e coraggio non saranno più contenitori da riempire all'occorrenza. È giunta l'ora di uscire dall'anonimato, di porgere il petto per utilizzare le armi migliori che ci sono concesse. Perché l'Italia non merita questi faci- È loni e farabutti che ci stanno attorno e ci vorrebbero spiegare cosa è meglio dire o fare. Perché la possibilità di un pensiero ed una elevazione sul piano etico non siano solo una semplice speranza ma un atto concreto. Che dei soliti vigliacchi, capaci di nascondere la mano dopo aver colpito, non ne abbiamo più bisogno. Sono settant'anni che ci vorrebbero muti e asserviti. Ora basta! Non è la morte che mi spaventa, perché finalmente riposerà la fiamma che mi brucia. Piuttosto mi spaventa l'idea di non aver fatto il mio dovere. Alessandro Russo versi procedono passo dopo passo, l'autore - lasciato il Duce in partenza verso Como - indugia ancora un po' a Milano. "27 aprile, ore 12, dalle parti di Corso Genova. 'Starace, dove vai?'". Va così a raccontare un'altra pagina orribile di quei giorni. L'assassinio di Achille Starace: i versi dedicati a quest'uomo che seppe morire con tanto onore sono struggenti. "Achille, ti presero che in tua seconda pelle,/ l'azzurra tuta che sa il sudore/ sano di chi corre giornalmente/ e la forza dei muscoli contende/ al tempo che fugge inesorabilmente/ e ne spreme ancora un'energia possente.../ tutto stillante, con quella estenuazione/ dolce dopo lo sforzo.../ Sereno ed ignavo te ne andavi/ tergendoti la fronte,/ forse pensando ai giorni fasti in cui/ instivalavi l'Italia/ coi tuoi riti marziali/ da una razza mite traendo/ almeno un pugno di guerrieri.../ Achille, che vuoi, meglio che niente./ Ti chiesero: 'Starace, dove vai?'/ perché non eran certi/ che fossi tu quell'uomo./ Certo potevi/ finger di nulla, tacere e allontanarti,/ rifugiarti in tua piccola casa a pigione/ lauto profitto dei giorni della gloria,/ in piazzale Libia, là fuori./ Certo potevi, piccolo uomo/ di ferro./ O fingere ridendo:/ 'Ma no, che dite, io gli somiglio,/ me l'hanno sempre detto'./ Ma tu la mitraglia nemica avevi irriso/ su tre fronti di guerra,/ I sul Piave, in Etiopia e in Albania/ spargendo il sangue tuo/ sapido e rosso come il vino/ forte della tua terra". Scrive il giusto, Indelicato: Achille Starace avrebbe potuto farsi i fatti suoi, e salvarsi la vita. E dice bene anche quando, con ironia, sottolinea la "piccola casa a pigione" definendola come il "lauto profitto dei giorni della gloria". Si, perché Achille Starace aveva vissuto da protagonista l'intero Ventennio... eppure, alla fine, era rimasto un uomo povero, che indossava una tuta blu, e che viveva in una piccola casetta pagando l'affitto. Ma per lui, che non si era appropriato di un centesimo (come Benito del resto), ci fu un plotone d'esecuzione , e poi piazzale Loreto. "Ti sospinsero coi calci dei fucili/ in un'aula dove algidi fighetti/ - diversa gioventù da quella/ che tu avevi sognato -/ avrebbero studiato anni dipoi/ inconsci del passato./ Intorno a te ghignavano le bocche/ turpi degli eroi di giornata./ Più turpi erano le donne/ cui il sangue i sensi intorbida/ e l'anima inopàca./ Oggi vecchie fotografie/ quasi dei dagherrotipi - / ti mostrano in quel luogo/ tra i tuoi carnefici./ Sono essi contenti/ di ciò che fanno/ a quanto sembra/ dai volti sorridenti./ S'assiepano l'uno a fianco all'altro/ facendoti corona,/ fissando l'obbiettivo che tramanda/ la bella opera loro.../ tu te ne stai quieto/ le mani nelle mani./ Lieve sorriso ti increspa il labbro, sospeso è tutto intorno il tuo guardo/ come di chi non veda davvero,/ ad altre cose, ad altri lidi intento./ Mentre celebravano i guitti/ parodia di processo". La triste vicenda di Achille Starace non finisce qui. Sappiamo sin troppo bene che dopo questa "parodia di processo" ci sono i fatti di piazzale Loreto. Che però vi racconteremo attraverso lo scritto di Alfonso Indelicato nella prossima puntata, martedì, perché quando l'autore va a trattare quel momento della nostra storia, ovviamente, a Starace si vanno ad aggiungere altri personaggi. Altre storie, dunque, e altri versi. [email protected] 9 Sabato 7 maggio 2016 DALL’ItALIA DOPO LO SCANDALO BOLOGNA ‘VATILEAKS’, – DOPO ANCORA LA POLEMICA, GUAI PER LA LAPR SCIOCCANTE CALABRESE,PROPOSTA EX CONSULENTE DI DON ECONOMICA PRODI DEL VATICANO Usava il pass della zia morta: condannata Chaouqui Otto mesi di carcere per falso e truffa. Tra le contestazioni anche il tentativo di non pagare 95 contravvenzioni, che ha impugnato sostenendo di avere il diritto con il documento della parente defunta tto mesi di carcere. È la condanna inflitta, tramite patteggiamento, a Francesca Immacolata Chaouqui, calabrese originaria di San Sosti (Cosenza), ex consulente economica del Vaticano, passata agli onori della cronaca per il suo coinvolgimento nell’inchiesta Vatileaks. La pena, in questo caso, non riguarda però questioni legate al suo periodo da membro della Commissione d’indagine per gli affari economici del Vaticano istituita da papa Francesco il 19 luglio del 2013, ma un escamotage che avrebbe usato per attraversare la Ztl nel centro storico di Roma. La donna, arrestata nel novembre scorso insieme a monsignor Lucio Angel Vallejo Balda per lo scandalo Vatileaks 2, infatti ha usato fino a 2014 il pass della zia disabile, morta nel 2008. Con il tagliando la Chaouqui avrebbe più volte attraversato quindi la zona a traffico limitato, po- O steggiando negli stalli riservati ai diversamente abili, senza averne diritto: il tutto per ridurre i tempi degli spostamenti in centro, sperando di evitare di incorrere in contravvenzioni. In realtà per quel comportamento erano state elargite numerose contravvenzioni. L’uso del pass risale dunque a una fase precedente alla nomina come unica donna e membro laico del gruppo voluto dal Pontefice in una commissione interna del Vaticano. Tra le contestazioni anche il tentativo di non pagare 95 contravvenzioni, che la pr ha impugnato sostenendo di avere il diritto di accedere nel centro storico con il documento, per l’appunto, della parente defunta. E proprio tale documento, ovviamente non più valido, era stato allegato dalla donna alla base del procedimento amministrativo. A quel punto il ricorso è stato bloccato e sono scattate le indagini della Polizia Locale di Roma Capitale, con la successiva segnalazione della vicenda in Procura. Inoltre, le indagini hanno evidenziato che sui documenti sarebbe stata riscontrata la presenza di timbri falsi per rendere credibile il pass. La Procura le ha quindi contestato i reati di falso, tentata truffa e truffa aggravata, oggetto del patteggiamento che ha portato alla prima condanna per la donna. IL SITO È ANCHE LOCATION DELLA FICTION DE ‘IL COMMISSARIO MONTALBANO’ È pericolosa: sotto sequestro la Fornace Penna Nell’inchiesta risultano indagati i proprietari per danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale ed omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina a sua fama è stata amplificata negli ultimi anni anche perché è diventato set della fiction de ‘Il Commissario Montalbano’. Proprio per questo si è L reso necessario il sequestro della Fornace Penna a Punta Pisciotto di Scicli (Ragusa), importante testimonianza dello sviluppo industriale siciliano nel Novecento, sottoposta a vincolo di tutela di tipo etnoantropologico. Il provvedimento è stato emesso dal Gip di Ragusa, Giovanni Giampiccolo, su richiesta del pubblico ministero, Francesco Riccio ed eseguito ieri dai Carabinieri della Sezione Tutela Patri- monio Culturale di Siracusa e della compagnia di Modica. Motivo? Il suo totale stato abbandono e degrado, le cui condizioni sono ormai tali da rappresentare un concreto pericolo per la pubblica incolumità considerato il numero di persone che visita lo stabilimento, sia per l’importanza storica che per il fascino di tale sito, essendo come detto anche location della nella celebre fiction. Le indagini sono state svolte dal Nucleo di tutela dei beni monumentali dei carabinieri di Siracusa che hanno depositato nei giorni scorsi un consistente faldone di atti e documenti inducendo il magistrato a richiedere il provvedimento restrittivo. La Fornace Penna, comunemente detta Stabilimento bruciato, per via dell’in- cendio che anni fa distrusse la monumentale struttura dove si producevano mattonelle, negli anni si è danneggiata con ripetuti crolli. Nell’inchiesta risultano indagate 21 persone, i proprietari, per danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale ed omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina, che non avrebbero provveduto ai necessari lavori di manutenzione e restauro, peraltro più volte sollecitati dalla Soprintendenza. L’operazione dei Carabinieri, si spiega in una nota, “si inserisce nell’ambito di una costante azione di salvaguardia degli immobili storici minacciati dal degrado e dall’incuria, fenomeni cui spesso si aggiungono anche furti ed atti vandalici. Al riguardo, i Carabinieri del TPC continueranno a svolgere una costante e capillare azione di monitoraggio dei beni architettonici tutelati, in sinergia con i Comandi dell’Arma territoriale ed i Nuclei Elicotteri dei Carabinieri”. Lo “Fornace Penna” sorse tra il 1909 ed il 1912, su progetto dell’ingegnere Ignazio Emmolo, per volere del barone Guglielmo Penna, che scelse quel sito per la realizzazione di un moderno impianto industriale dedicato alla produzione di laterizi. L’attività produttiva si avvaleva di un forno di tipo “Hoffman”, assolutamente all’avanguardia per i tempi. La scelta del luogo, la contrada Sampieri di Scicli, fu determinata dalla vicinanza al mare e alla ferrovia. Tuttavia, la vita di questo complesso industriale fu brevissima, nel 1924 un vasto incendio distrusse tutte le parti lignee dell’edificio, provocando danni tali da indurre la proprietà a chiudere la fabbrica ed interrompere una produzione giornaliera di circa 6-8 mila pezzi. Barbara Fruch PALERMO – IL CONSIGLIO ACCOGLIE IL RICORSO DEL MINISTERO, DICHIARANDO INAMMISSIBILE L'APPELLO DI LEGAMBIENTE Per il Cga il Muos non è nocivo Chiusa la vertenza amministrativa mentre resta aperto il procedimento penale per abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale l Muos non è abusivo. È questo il parere del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) che ha accolto il ricorso del Ministero della Difesa e dichiarato inammissibile l’appello di Legambiente relativo al vincolo di inedificabilità assoluta. È stata così ribaltata la sentenza del Tar che aveva dichiarato abusivi i lavori di costruzione del sistema di comunicazione satellitare della Marina militare americana realizzato presso la base di contrada Ulmo, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta. A rendere nota la notizia sono stati gli avvocati del comitato ‘No Muos’, Sebastiano Papandrea e Paola Ot- I taviano. “Come difensori dei cittadini niscemesi intervenienti nei procedimenti amministrativi relativi alla questione Muos e quali legali dei comitati ‘No Muos’ – spiegano apprendiamo oggi (ieri, ndr) dell’accoglimento da parte del Cga dell’appello del Ministero della Difesa e dell’inammissibilità dell’appello incidentale di Legambiente. Riservandoci di esporre considerazioni più articolate dopo aver letto in modo approfondito la sentenza definitiva, al momento ci limitiamo a non ritenere condivisibile l’inammissibilità dell’appello incidentale di Legambiente relativo al vincolo di inedificabilità assoluta”. Con la sentenza, spiega il sito ‘LiveSicilia’, il Cga prende atto delle verifiche compiute sui valori delle emissioni di onde elettromagnetiche nella zona, di fatto affermando che queste sono ben al di sotto dei valori considerati “a rischio”. Su un’altra delle questioni che avevano portato allo “stop”, quello cioè riguardante l’installazione del radar in una zona protetta come la Sughereta di Niscemi, i giudici rimandano a un approfondimento, ma escludono al momento motivi validi per la chiusura della struttura. Così, ecco tornare “valide” le autorizzazioni rilasciate dalla Regione nel 2011, poi revocate dal governo Cro- cetta, prima di un passo indietro che è stato però a sua volta “bocciato” dal Tar. Non è detta comunque l’ultima parola, come ricordano i legali. Ad essere chiusa è infatti la vertenza amministrativa mentre resta aperto il procedimento penale per abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale. “Quello che però ci preme sottolineare – aggiungono – è che il Giudice Amministrativo non entra nel merito della questione, lasciandola del tutto aperta e quindi da affrontare in sede penale nel processo che si aprirà il 20 maggio a Caltagirone. Dissentiamo totalmente inoltre dalla considerazioni relative alla correttezza del modus operandi dei verificatori e dall’accoglimento da parte del Cga delle loro conclusioni, ribadendo tutte le opposizioni sollevate in sede di procedimento, e ritenendo as- solutamente scorretta l’interpretazione del Cga del principio di precauzione. La sentenza definitiva – sottolineano i due – riprende interamente la sentenza parziale emessa il 3 settembre 2015, avverso la quale è stato comunque presentato ricorso per revocazione e del quale attendiamo la trattazione. Noi, insieme a tutte le altre parti che si oppongono al Muos conti- nueremo questa battaglia in tutte le sedi, compresa quella penale, in quanto l’illegittimità e l’abusività di quest’opera, oltre che la sua pericolosità sono certe, come abbiamo più volte dimostrato”. Sulla questione domenica 15 il comitato ‘No Muos’ e le associazioni ambientaliste hanno indetto una grande manifestazione a Niscemi. B.F. 10 Sabato 7 maggio 2016 DALL’ItALIA I GEMELLI ERANO STATI ARRESTATI LA SCORSA ESTATE, DOPO AVER MESSO A SEGNO UN CENTINAIO DI RAPINE NEL NORD ITALIA Impossibile sapere chi è il ladro: assolto A processo per ricettazione è stato prosciolto per non aver commesso il fatto perché non è stato possibile accertare che il Dna ritrovato fosse il suo: ha infatti lo stesso profilo genetico del fratello l dna: quella prova che aveva portato ad incastrarli è la stessa che ora ne scagiona uno dei due per l’accusa di ricettazione. Protagonisti i gemelli Trushi, Edmond ed Eduard, trentenni albanesi di Castiglione delle Stiviere (Mantova), conosciuti anche come i “gemelli Lupin” che erano stati arrestati nel 2014. Erano accusati di una serie di furti in diverse abitazioni nel nord Italia. A loro si era arrivati, come detto, grazie al dna rilevato su una Mercedes rubata con cui i due avevano tentato la fuga dalle forze dell’ordine. Le analisi del Ris hanno trovato una corrispondenza con il codice genetico di Eduard, che era già presente nella banca dati. Il problema è sorto quando si è scoperto che l’uomo ha un gemello: Edmond. I due sono monozigoti e hanno lo stesso codice genetico, salvo lievissime differenze. Per individuarle servirebbero analisi ancora più approfondite, come hanno comunicato gli esperti del Ris. Pertanto risulta impossibile attribuire la responsabilità specificamente all’uno o all’altro. Motivo per cui Eduard, finito a processo per ricettazione, ne è uscito con una sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto. In realtà i giudici non hanno saputo superare il problema del dna. I due, si ricorda, sono accusati di diversi reati tra cui furto aggravato e continuato in abitazione, rapina aggravata, violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Non a caso erano stati ribattezzati “gemelli Lupin”, per via dell’attività, la stessa praticata dal famoso personaggio dei cartoni animati, e dell’incredibile somiglianza tra loro: stessa faccia, stessa acconciatura, stessa altezza e stessa passione per il crimine. Riconoscibili quindi solo grazie ai loro ta- BOLOGNA I Pakistano ruba il cellulare dell’avvocato durante un processo a rubato il cellulare del suo avvocato mentre si trova in udienza in tribunale. Una vicenda ai limiti dell’assurdo quella che vede come protagonista un pakistano di 45 anni residente a San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, con precedenti per violenza e minacce. Per nulla intimorito dal fatto di trovarsi in un’aula del tribunale di Bologna per un processo a suo carico, circondato da legali e giudici, l’uomo mercoledì pomeriggio ha approfittato per mettere a segno un colpo. Vittima, per l’appunto, il suo legale che si trovava in udienza nelle vesti di vice procuratore onorario. L’avvocato si è accorto di essere stato derubato dello smartphone solo una volta uscito dal tribunale. Il pakistano, richiamato sul posto, ha ammesso le proprie responsabilità spiegando di aver nascosto il cellulare in un sacchetto della spesa che aveva lasciato in un negozio nelle vicinanze, gestito da un suo connazionale risultato estraneo alla vicenda. I carabinieri lo hanno così accompagnato nel negozio dell’amico e si sono fatti restituire il maltolto che è stato riportato al legittimo proprietario. L’autore del furto, che ha un precedente di polizia per violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale, è stato denunciato per furto aggravato. B.F. H tuaggi. Secondo le accuse agivano in tutto il nord Italia, dal Piemonte al Veneto al Friuli e fino alla Toscana, svaligiando ville e appartamenti. Centinaia i colpi che avevano portato all’arresto la scorsa estate a Valle Po, nei pressi di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dopo che i carabinieri intercettarono a Porcia (Pordenone) una Mercedes classe A, risultata rubata Ferrara. Vennero analizzati volante, pomello del cambio e un mozzicone di sigaretta. Non solo: i due erano già stati fermati l’inverno precedente a Saluzzo ma erano riusciti a scappare, malmenando i carabinieri della pattuglia. Anche dalle tracce di sangue di uno dei due, rimaste su una divisa, gli investigatori sono riusciti a risalire all’identità di uno dei due gemelli. Episodi che avevano portato alla custodia cautelare. Nelle loro abitazione, oltre a due auto di grossa cilindrata ora sequestrate, nascondevano anche 25mila euro in contanti – li avevano ‘infilati’ nella gabbia dei loro piccioni d’allevamento – cinque Rolex anche da 20mila euro l’uno, e poi gioielli e monili, diamanti e preziosi, fino a 300mila euro di merce. Secondo gli investigatori i due stavano per portare il bottino in Albania. E su un’accusa, quella di ricettazione per l’appunto, uno dei due ora è riuscito a farla franca. Barbara Fruch A TARANTO L’ENNESIMA INSEGNATE IN MANETTE PER VIOLENZE SUI PIÙ PICCOLI Maltrattamenti su alunni: maestra in manette Sgridava, umiliava e mortificava i bambini, giungendo persino a percuoterli, a volte a mani nude e a volte con libri e quaderni A ncora una maestra in manette con l’accusa di maltrattamenti sui piccoli alunni. Nella tarda mattinata di ieri gli agenti della Polizia di Stato hanno tratto in arresto in flagranza di reato un’insegnante, di 59 anni , di una scuola elementare pubblica del capoluogo tarantino. L’accusa è di maltrattamenti aggravati e continuati nei confronti di minori di anni sei. Le indagini erano state avviate poco meno di due mesi fa, a seguito delle segnalazioni dei genitori di alcuni bambini, che evidenziavano il gravissimo livello di malessere raggiunto dai loro figli. A confermare il comportamento dell’insegnate sono stati i filmati audio – video registrati da alcune telecamere che erano state installate all’interno della struttura in seguito all’attività d’indagine, coordinata dalla locale Procura. Secondo quanto resto noto dagli agenti, in particolare, l’arrestata sgridava, umiliava e mortificava i bambini, giungendo persino a percuoterli, a volte a mani nude e a volte con libri e quaderni, sulla nuca, sul viso e sulle mani. tali continue vessazioni avevano determinato nei bambini un persistente stato di agitazione, aggressività e paura. Emblematici al riguardo, sono risultati due episodi avvenuti nei giorni scorsi. Nel primo caso, un bambino pur di non entrare a scuola, è scappato dalla macchina dei genitori proprio nel momento in cui erano giunti dinanzi all’ingresso dell’istituto scolastico. Nel secondo, invece, un alunno, all’uscita dalla scuola, ha addirittura infranto, con i pugni, il finestrino dell’autovettura della madre. Dalle intercettazioni sono emerse anche frasi scioccanti pronunciate proprio dall’insegnate come “Adesso ti devo legare sotto…. così ti faccio mancare il fiato”, oppure “E non ridere che ti devo tirare uno schiaffo che ti faccio girare la testa quaranta volte”, o ancora “La prossima volta che ti alzi ti stacco l’orecchio”. Atteggiamenti che hanno confermato il clima di disagio provato dai piccoli e hanno reso necessario l’intervento d’urgenza degli investigatori. Espletate le formalità di rito, l’arrestata, su diposizione del P.M. di turno, è stata posta agli arresti domiciliari. Quello di taranto è l’ennesimo arresto di un insegnate accusata di maltrattamenti sui bambini. un paio di settimane fa a Rimini era finita ai domiciliari una maestra 61enne di una scuola materna di Rimini che sgridava, minacciava e strattonava gli alunni. Sempre ad aprile per con la stessa accusa erano state arrestate una maestra a Roma (mentre altre due sono state sospese dal loro incarico) e tre di un asilo nido di Grosseto. Sono solo gli ultime episodi che hanno portato alla luce il grave problema tanto che alcuni esponenti politici e diversi cittadini hanno richiesto l’installazione delle telecamere a circuito chiuso che riprendano a 360° la vita all’interno degli asili nido e delle scuole dell’infanzia. B.F. 11 Sabato 7 maggio 2016 CuLtuRA I LIBRI DEL SABATO a cura di Alessandra Rauti I miti e le magie del cielo Il giallo va in banca P P erseo, Andromeda, Cassiopea e Pegaso... delle 88 costellazioni conosciute numero fissato dall''Unione Astronomica Internazionale - queste quattro hanno un filo che le unisce : il mito di Perseo. Marito di Andromeda, fu lui a sconfiggere Medusa, una delle tre Gorgoni. La sua testa tagliata, con tanti di serpenti al posto dei capelli, ornerà lo scudo di Athena per meglio terrorizzare i nemici E' solo uno dei miti raccontati da Daniele Scaglione in questo libro singolare e affascinante. L'ex presidente della sezione italiana di Amnesty International e fisico ci conduce alla scoperta dei miti e delle magie del cielo. Con scrittura brillante racconta le storie mitologiche che danno il nome alle costellazioni e il modo per individuarle nella volta celeste. Nell'itinerario tra favola e astronomia incontriamo dei capricciosi e libertini, semidei votati all'avventura, figure mitologiche varie, tante stelle e molte curiosità. Per esempio chi ha mai sentito parlare di Ofiuco ? E' la 13esima costellazione visibile solo in primavera ed estate. In greco, iI suo significato, è colui che tiene il serpente . Rappresenta Esculapio, dio della Medicina, che notoriamente stringe il rettile tra le mani. Tutti poi conosciamo Sirio, la stella più brillante ma pochi sanno che e' incalzata da Canopo e Arturo, seconda e terza per lucentezza. Scaglione seleziona le storie più interessanti : con rammarico ci spiega che all'appello stellare manca solo Minerva. La dea promotrice del sapere e della guerra non ha neppure una stellina che la ricordi e auspica che, il nono pianeta che sembra sia stato scoperto ai confini del sistema solare, possa esserle intito lato. Complici i ricordi scolastici sappiamo di Ercole: mai avremmo immaginato che fosse uno sfortunatissimo ! Ebbe la colpa di essere figlio illegittimo di quel lazzarone di Giove, cosa che a Giunone non piacque affatto e con femminile perfidia lo condannò alle 12 fatiche. Da questo Giove non imparò nulla: sempre un suo extraconiugale amplesso, complice la bella Callisto, causò la nascita di Arcade. Altra tragedia in famiglia che si risolse con la creazione dell'Orsa maggiore. Bravo Scaglione che riesce a farci camminare con il naso all'insù, a farci sognare come ragazzini e farci conoscere cose nuove. “Le storie che costellano il cielo”. Di Daniele Scaglione. Edizioni Infinito rima di occuparci de " La pesca dello spada", giova ricordare che l'autore è Senior Vice President di un importante gruppo bancario. Ovvero uno di quei signori che mettono, diciamo la verità, un poco in soggezione se dovessimo parlarci. Invece Tornaghi, ci conquista e ci travolge con questo libro. Non è la sua prima opera e nel suo curriculum di scrittore figurano anche favole per bambini. Un banchiere con il cuore ? Chissà... di certo con un formidabile talento. Siamo in quella che fu la Milano da bere e ora è bevuta dalla crisi. Nella prestigiosa e centralissima sede di una banca accade l'incredibile : l'uccisione di un banchiere. Comincia cosi il giallo che l'autore definisce "classico " cioè con morti ammazzati e poliziotti. A condurre le indagini è un simpatico commissario, Libero Cattaneo, 40enne felice e amante del suo lavoro. Nulla a che vedere con gli "eroi maledetti " che affollano i thriller. L'ironia che lo sostiene - e che tanto ci piace non viene meno né con l'omicidio di un secondo banchiere né con gli ostacoli posti alla sua inchiesta da colleghi invidiosi, da politici o da poteri forti: sappiamo come va il mondo. A Cattaneo, però, non frega nulla e imperterrito procede. Lo seguiamo nel mondo bancario sconosciuto dai più . L'affabile Tornaghi mi racconta che spiegare il funzionamento di queste istituzioni, che hanno una storia di idee e di passioni, è una Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio delle finalità del libro. Cattaneo è il personaggio ideale, incarna il lettore medio : non sa nulla di banche nè vorrebbe saperlo ma, per via delle indagini, è costretto ad apprendere i "fondamentali " e noi con lui: le domande che formula sono le stesse che potremmo fare noi. Insomma : tutto quello che avreste voluto sapere sulle banche. Una vicenda avvincente attende il lettore: trama ricca di colpi di scena in un crescendo inarrestabile. Sapientemente, Tornaghi mischia finzione a realtà, storie immaginarie e banchieri ammazzati veramente come Alfred Herrhausen, il presidente della Deutsche Bank ucciso nell'89. Un uomo, mi dice Tornaghi al telefono, che più che alla partita doppia pensava a un'Europa unita. Il giallo classico ci abbaglia: si divide in tante sfumature, ci fa incuriosire, divertire e riflettere. Cattaneo piace con quel suo senso della giustizia, quel modo di affrontare le situazioni, quel non dimenticare i ruoli importanti nella vita come l'essere padre...divorziato, come capita oggi, ma papà tenerissimo di quella figlioletta che è la "vera regina " del suo cuore, nonostante sia un maschio ambito dalle donne. Se fossi una maestra e Tornaghi uno scolaro che ha consegnato il suo tema non avrei esitazioni : 10 e lode. “La pesca dello spada” Di Eugenio Tornaghi. Ed. Novecento media Sabato 7 maggio 2016 12 SPECIALE DALLA CAPITALE AL RESTO D’ITALIA, ECCO LE PRIME DODICI REGIONI “La prossima a destra”: trova la libreria più vicina PIEMONTE Torino FinLibri, c/o Centro Commerciale 8 Gallery, Lingotto, via Nizza 262 Il Banco, in via Garibaldi 34 La Città del Sole in via Cibrario 46A Feltrinelli in piazza CLN 251 Grugliasco Feltrinelli, c/o Centro Commerciale Le Gru, in via Crea 10 Orbassano Dinoitre, in via Cavour 2 Alessandria Frasi, via Savonarola 1 Frasi, via Caniggia 20 Casale Monferrato Coppo, via Roma 85 Acqui Terme Parva Domus Chartae, c.so Bagni 12 Biella Libreria V. Giovannacci, via Italia 14 Cuneo Edicola in corso Nizza 13 L’Ippogrifo Bookstore, c.so Nizza 1 L’Ippogrifo in piazza Europa 3 LOMBARDIA Milano Feltrinelli in via M.U. Traiano 79 Feltrinelli in piazza Duomo (via Ugo Foscolo 1/3) Feltrinelli in via Manzoni 12 Feltrinelli, corso Buenos Aires 33 Feltrinelli in piazza Piemonte 2 Lib. Internazionale via U. Hoepli 5 LS Milano Centrale in piazza IV Novembre Staz. Fs Milano Centrale Trezzano sul Naviglio Fastbook presso centro servizi in via Volta 4 Assago Internet Bookshop Italia in via Giuseppe Verdi 8 Libraccio Outlet in via Verdi 8 Gorgonzola Feltrinelli c/o Ceva in via Milano 35 Brescia Centro libri in via di Vittorio 7/C Mantova Coop. Librerie in p.zza 80a Fanteria 19 Varese Feltrinelli in Corso Aldo Moro 3 Bergamo Leggere in via Grumello 57 Como Libreria Mondadori, via Vittorio Emanuele 11, 36 VENETO Limena Webster in via S.Breda 26 Jesolo lido Libreria Gianese in via Bafile 87 Mestre Giunti, c/o Staz. FS p.le Favretti 1 Verona Feltrinelli in via Spade 2 Bassano del Grappa Bassanese, L.go Corona d’Italia 41 Schio Bortoloso in piazza Rossi 10 EMILIA ROMAGNA Bologna Coop. Librerie (Zanichelli) in piazza Galvani 1H Coop Librerie (Borgo Panigale) in via M.E. Lepido 186 Coop. Librerie (Ambasciatori) in via Orefici 19 Coop. Librerie (Lame) in via Marco Polo 3 Feltrinelli (Ravegnana) in piazza P.ta Ravegnana 1 Feltrinelli in via dei Mille 12 Interneet Bookshop in via Rizzoli 18 Dei Colli in via Castiglione 91 Imola Arcangeli F.lli in via Emilia 156/168 Villanova di Castenaso Coop. Librerie in via Villanova 29 Casalecchio di Reno Feltrinelli Village, via M. Monroe 2 Ravenna Coop. Librerie, via M. Bussato 120 Rimini Feltrinelli in Largo Giulio Cesare 4 Parma Feltrinelli in via Farini 17 Coop. Librerie via San Leonardo 69 Libraccio, strada della Repubblica 2 Montale Piacenza Coop. Librerie in via Emilia Parmense 155 Piacenza Internazionale in via Romagnosi 31 Modena Feltrinelli in via Cesare Battisti 17 FinLibri c/o Centro Commerciale Grandemilia, via Emilia Ovest, 1480/D Carpi Fenice in via Mazzini 15 Ferrara Feltrinelli in via Garibaldi Reggio Emilia Coop. Librerie in via R. Morandi 16 Feltrinelli Village in via J.F. Kennedy 29 Uver in via Maestri del Lavoro 10/B TOSCANA Firenze Feltrinelli in via L. Alamanni 2/A Feltrinelli Santa Maria Novella, c/o Stazione S.M. Novella Feltrinelli in via dei Cerretani 30/32R Libraccio outlet via de’ Cerretani 16 R Caldine Fiesole Casalini Libri in via Faentina 169/15 Scandicci Centrolibro in piazza Togliatti 41 Livorno Feltrinelli in via Di Franco 12 Pisa Feltrinelli in Corso Italia 50 Cascina Gini Bernardoni in C.so Matteotti 99 Montecatini Terme Libreria Vezzani in via Solferino 9 Siena Libreria Senese in via di Città 62/66 Arezzo Biblion in piazza Risorgimento 31 Feltrinelli in via Cavour 13 Nuova Libreria Mori in via Roma 24 Sansepolcro Libreria Del Frattempo in viale Armando Diaz 2 Orbetello Bastoni presso il Corso Italia 25 Follonica Libreria Chiti in via Roma 83 Grosseto Nuova Libreria in via dei Mille 6/A MARCHE Ancona Feltrinelli in Corso Garibaldi 35 Macerata Feltrinelli in Corso della Repubblica 4/6 Pesaro Coop. Librerie in Corso XI Settembre 45/47 Ascoli Piceno Rinascita Libreria, piazza Roma 7 UMBRIA Terni Libreria Alterocca in Corso Tacito 29 Orvieto Librieria Cart. Valente in via dei Gualtieri 7 Perugia Feltrinelli in Corso Vannucci 78/82 Città di Castello La Tifernate in piazza Matteotti 2 Ponte San Giovanni Libreria Grande in via della Valtiera 229/L Foligno Libreria Luna in via Gramsci 41 LAZIO Roma Doppiagì in via Duccio di Buoninsegna 30/32 DVDBS, via R. Lanciani 15 Europa Libreria in via Santamaura 15 Feltrinelli in via Appia Nuova 427 A/B Feltrinelli in largo di Torre Argentina 5/A Feltrinelli in Galleria Alberto Sordi 33, piazza Colonna Feltrinelli in viale Giulio Cesare 88 Feltrinelli in viale Libia 186 Feltrinelli in viale Marconi 176/194 Feltrinelli in via Vittorio Emanuele Orlando 78/81 Feltrinelli, via Camilla 8C Gelmar Novamusa Auditorium in via Portuense 351 Ilibridi Luca Dibitonto in via della Meloria 83/85 Libreria del Sole in viale Caduti nella guerra di liberazione I Granai in via M. Rigamonti 100 Minerva in piazza Fiume 57 Pag36 in via Nomentana nuova 45 Testaccio in p,zza S.M. Liberatrice 23/26 Scritti e Manoscritti in via Ancona 180 Scuola e cultura in via Ugo Ojetti 173 Sergio Fanucci Communications in via delle Fornaci 66 Libreria Termini in via Cosenza Velitti in piazza Stefano Jacini 1/2 Genzano The book in via Bruno Buozzi 15 Latina Feltrinelli in via Armando Diaz 10 ABRUZZO Pescara Feltrinelli in via Milano (angolo via Trento) L’Aquila Colacchi in via E. Fermi 1 CAMPANIA Napoli Feltrinelli, via S. Caterina a Chiaia 23 PUGLIA Bari Feltrinelli in via Melo 119 SICILIA Messina Bonanzinga in via dei Mille 110.