ACCERTAMENTO TERRENI GRAVATI DA USO CIVICO nel comune di VARZO

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ACCERTAMENTO TERRENI GRAVATI DA USO CIVICO nel comune di VARZO
Provincia del Verbano-Cusio-Ossola - Comune di Varzo
ACCERTAMENTO TERRENI
GRAVATI DA USO CIVICO
nel comune di
VARZO
DETERMINAZIONE SETTORE TECNICO n.115 del 4 giugno 2011
Convenzione regionale in corso di sottoscrizione
Renato Locarni geometra – Verbania – [email protected]
FEBBRAIO 2012
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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PREMESSA
La presente relazione si pone l’obiettivo di accertare e documentare l’esistenza e la
natura degli Usi Civici nel territorio dell'attuale Comune di Varzo; nonché la loro
estensione, individuandone l’ubicazione attuale, al fine di predisporre un elenco di
particelle al catasto terreni vigente soggette a diritti d’usi civici e quindi sottoposte alla
Legge 1766/27 n.1766 del 16 giugno 1927.
Da un punto di vista teorico si è considerato l’uso civico come derivante da una
situazione collettiva preesistente alla costituzione dei Comuni, situazione in cui lo
sfruttamento e il godimento collettivo delle terre comuni era necessario alla
sopravvivenza degli individui e della Comunità stessa (proprio sui terreni di proprietà
collettiva, infatti, da secoli si sono esplicate delle attività produttive da parte delle
Comunità insediate, generanti consuetudini, modi di vita, di lavoro che fanno parte della
storia della Comunità e che sono divenute tradizioni e memoria collettiva).
Alla nascita del Comune come persona giuridica i beni posseduti dalla Comunità
passarono al Comune ma, nella maggioranza dei casi, si mantennero i diritti che la
popolazione esercitava su di essi.
Sotto questa luce l’incarico di accertamento ha inevitabilmente assunto caratteri di:
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ricerca storico-archivistica: per la ricostruzione della genesi storica
e dell’evoluzione dell’uso civico nel territorio comunale;
‰
ricerca storico-cartografica: per l’individuazione catastale delle
terre soggette da tale uso.
RICERCA DOCUMENTALE
L’indagine storica, volta a ricercare le prove documentali circa l’esistenza, la natura e
l’estensione degli usi civici è stata condotta sui documenti conservati presso i seguenti
archivi:
Per quanto riguarda i documenti che comprovano eventuali legittimazioni, liquidazioni,
reintegre o altre modificazioni della natura demaniale dei terreni a norma della legge
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n.1766 del 16 giugno 1927 e del R.D. 26 febbraio 1928 n.332; sono stati consultati i
documenti conservati presso:
A.
Archivio Commissariato Usi Civici, (A.C.U.C)
B.
Archivio dell’Ufficio Usi Civici della Regione Piemonte, (A.U.C.R)
Per quanto riguarda invece qualunque altro documento che comprovi direttamente o
per derivazione la natura demaniale collettiva dei terreni quali ad esempio: Bandi
Campestri, Tasse Comunali, Regolamenti Comunali (Godimento Beni, Polizia Rurale,
Pascolo, Raccolta foglie…) Vendite, Affitti ecc…; sono stati consultati i documenti
conservati presso:
C.
Archivio Statale di Torino (A.S.T)
D.
Archivio del Comune di Varzo (ACV)
RICERCA CARTOGRAFICA
Ricostruita la storia demaniale del territorio si è passati all’individuazione catastale delle
terre originariamente appartenenti prima alla Comunità, poi al Comune, procedendo alla
corrispondenza tra i dati dei cessati catasti (Regno di Sardegna) con quelli del catasto
vigente (C.T.).
Tale ricerca è stata condotta sui documenti conservati presso i seguenti archivi:
Per quanto riguarda i documenti che comprovano eventuali legittimazioni, liquidazioni,
reintegre o altre modificazioni della natura demaniale dei terreni a norma della legge
n.1766 del 16 giugno 1927 e del R.D. 26 febbraio 1928 n.332, la ricerca è stata
condotta sui documenti conservati presso i seguenti archivi
1.
Archivio Commissariato Usi Civici, (A.C.U.C)
2.
Archivio dell’ufficio Usi Civici della Regione Piemonte, (A.U.C.R)
per quanto riguarda invece qualunque altro documento che comprovi direttamente o
meno la natura demaniale dei terreni negli archivi:
E.
Archivi Statali di Torino (A.S.T)
F.
Archivio del Comune di Varzo (ACV)
Nei quali archivi sono stati consultati i seguenti documenti:
‰
Mappe del catasto del Regno di Sardegna (Rabbini) di impianto
del 1866
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‰
Sommarioni e matrici originali del 1866 ed altri di varie epoche,
nonché inventari, stati patrimoniali ed altro, relativi al catasto
del Regno di Sardegna.
‰
Mappe C.T. fornite dal Comune di Varzo attraverso il portale
per i Comuni (dati WEGIS aggiornati al 14 settembre 2010)
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PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE
PARTE PRIMA
PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA
Questa prima parte espone i dati raccolti da varie fonti per una ricostruzione storicoarchivistica della genesi storica e dell’evoluzione dell’uso civico nel territorio del
Comune di Varzo.
Essa si suddivide nelle seguenti sezioni:
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PARTE PRIMA sezione 1: PRESENTAZIONE STORICA GENERALE PER UNA
STORIA DEL TERRITORIO.
Dati desunti dai vari archivi comunali e statali e dai testi storici consultati; per un
inquadramento storico del territorio del Comune di Varzo.
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PARTE PRIMA sezione 2: ANALISI STORICO-ARCHIVISTICA
Analisi dettagliata e ragionata dei documenti ritrovati nei vari archivi, per una
ricostruzione della genesi ed evoluzione storica degli usi civici nel Comune di Varzo.
PARTE SECONDA
APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO
Dati desunti dagli archivi comunali e statali consultati, analizzati, elaborati; per la
ricostruzione della genesi e dell’evoluzione dell’uso civico nel comune d’origine per
l’identificazione cartografica delle terre gravate.
Questa seconda parte, dopo le dovute premesse che illustreranno la metodologia e i
criteri adottati durante l’analisi, sarà poi suddivisa nelle seguenti sezioni:
‰
PARTE SECONDA sezione 1: Comune di VARZO - CATASTO RABBINI :
estratti delle matrici originali
‰
PARTE SECONDA sezione 2: PRESENTAZIONE DEGLI ATTI
DEPOSITATI PRESSO L’ARCHIVIO COMMISSARIATO USI CIVICI E
L’ARCHIVIO DELL’UFFICIO USI CIVICI DELLA REGIONE PIEMONTE
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PARTE TERZA: CONCLUSIONI
Accertata e documentata l’esistenza e la natura degli Usi Civici nel territorio del
Comune di Varzo, nonché la loro estensione ed ubicazione attuale si giunge alla
stesura dell’elenco delle particelle C.T. di natura demaniale e ad un’ultima analisi dei
dati ottenuti dal presente accertamento.
1.
PRESENTAZIONE di carattere generale.
2.
ELENCO DELLE PARTICELLE GRAVATE NEL COMUNE DI VARZO:
elenco delle particelle C.T.
gravate da diritti d’uso civico nell’attuale
Comune di Varzo, con indicazioni di intestazione catastale (se del
Comune di Varzo o altro), delle superfici.
3.
CONCLUSIONI
4.
ALLEGATI
‰
TAVOLA 1 – SETTORE NORD CON CATASTO TERRENI
CON
PORZIONE
GODUTA
DAGLI
USICIVISTI
DI
TRASQUERA
‰
TAVOLA 2 – SETTORE SUD CON CATASTO TERRENI
‰
TAVOLA 3 – DETTAGLIO ALPE VEGLIA CON CATASTO
TERRENI
‰
TAVOLA 4 – DETTAGLIO ALPE CIAMPORINO E SAN
DOMENICO CON CATASTO TERRENI
‰
TAVOLA 5 – SETTORE NORD CON CTR
‰
TAVOLA 6 – SETTORE SUD CON CTR
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PARTE PRIMA
PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA
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PARTE PRIMA sezione 1
PRESENTAZIONE STORICA GENERALE
LA STORIA DEL TERRITORIO
SINTESI
Il Comune di Varzo con sede nell’omonima frazione posta a 568 mt. sul mare, è situato
in Val Divedro sorge sul versante sinistro, a 54 km da Verbania, il capoluogo
provinciale, e a 13 km da Domodossola, in una ridente conca ai piedi della quale scorre
il torrente Diveria che nasce in Svizzera e viene alimentato dal suo affluente Cairasca
che scende dall'Alpe Veglia.
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E' formato da ben 53 frazioni sparse sui declivi solatii. Molte di queste frazioni sono
abitate tutto l'anno. Altre solo nel periodo della transumanza del bestiame, le frazioni in
ordine alfabetico sono le seguenti:
Alneda, Altreggiolo, Bassogno, Bertonio, Bianca, Campaglia, Casabono, Casacucco,
Casafranco, Casagatti, Casagiorgio, Casagrande, Casagritta, Casaquirico, Casaroggia,
Casasavoino, Casastanga, Casasteffanino, Casavento, Castello, Cattagna, Cavalera,
Ciotto, Coggia, Còmero, Durogna, Fontana, Gaggetto, Gebbo, Gravona, la Balmella, La
Colla, La Porta, Lincio, Maulone, Molino Paggi e la Spagna, Mugné, Pasqué, Piaggio,
Plé, Ponte Boldrini, Riceno, Riva, Rivera, Rosso, Salé, San Domenico Coggia e a
Dreuza, Sasso Fantino, Selviggia, Staggiolo, Turiggia, Vaniullo, Villetta
Varzo oggi conta circa 2200 abitanti, ha una superficie complessiva di 97,5 kmq e il suo
territorio è compreso tra un altitudine minima di 380 m.s.l.m. e massima di 3.552
m.s.l.m.
Ma vediamo la descrizione che ne fa Luciana Rigoni nella sua pubblicazione “La Valle
Divedro e il Sempione” nel 1986.
Appena oltrepassata la galleria di San Giovanni, sulla Statale del Sempione, inizia il
territorio del Comune di Varzo. La valle é ancora molto stretta e le pareti sono
scoscese; fra di esse, il torrente Diveria, la S.S. del Sempione, la ferrovia, si affiancano
parallele, passando fra i casolari ormai da lungo tempo disabitati di Gabbio,
Giabaulone, Rivaldo, Mognatta, arrivando a Campaglia, prima frazione stabilmente
abitata da alcune famiglie e zona industriale, specialmente per la lavorazione del sasso.
Qui la valle si allarga improvvisamente. A questo fattore morfologico si vuol far risalire
l'etimologia celtica del nome VARZO = VARGO, ossia Varco nella valle, allargamento;
mutatosi poi nel latino VARTIO – VARTIUM.
Il fianco vallivo a mezzogiorno, detto Ovigo, rimane aspro, roccioso, a balze
strapiombanti interrotte da due grandiose terrazze: la più bassa Tugliaga, la alta
Selvanera…. Qui vi sono molte selve specialmente di castagni, faggi, ontani e, più in
alto, di abeti, larici, pini con esigui pascoli. Vi sono baite abitate stagionalmente,
soprattutto da agro-allevatori. Tutto l’Ovigo é povero di acqua sorgiva…
l fianco vallivo a solatio, cioè a Nord, si apre invece ad anfiteatro, su gradoni morenici,
ricchi di prati, di boschi, di campi coltivati e di acque sorgive, dolcemente inclinati,
risalenti fino ai piedi delle cime più alte e terminanti nell’ampia conca dell’Alpe Veglia.
E’ su questo versante della Valle che sorge il paese, suddiviso in ben 53 frazioni.
Per FRAZIONI si considerano gli agglomerati di case abitate per tutto l’anno; mentre
invece si dicono “montagne” quelle località con una o più baite, abitate solo
periodicamente, prima e dopo l’inalpamento del bestiame, mentre si aspetta il periodo
per ricondurre le mandrie in paese; praticamente sono degli alpeggi minori.
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CENNI STORICI GENERALI SULLA VAL D’OSSOLA1
DALLA PREISTORIA ALLA FINE DELL’IMPERO ROMANO
D’OCCIDENTE (SEC. V)
L’archeologia ci dice che l’Ossola fu abitata dagli uomini fin da epoca
immemorabile. I ritrovamenti di utensili, armi e suppellettili di pietra, di bronzo, di ferro
e di ceramica ci informano che insediamenti umani dovettero essere già presenti
almeno nel Neolitico e successivamente nell’età del bronzo e sempre più
intensivamente nell’età del ferro, cioè almeno dal terzo millennio prima di Cristo.
Cacciatori e raccoglitori di frutti prima e, poi, pastori, agricoltori e ricercatori di minerali,
contribuirono a conoscere la regione, dissodarne i campi ed i prati e bonificare le zone
di pascolo oltre il limite della vegetazione arborea. Furono naturalmente scelti per primi i
luoghi più sicuri ed a solatio sui pendii delle valli, ricchi di terreno fertile, prossimi alle
sorgenti e sicuri dalle fiere e dagli altri nemici…
I Leponzi abitavano tutta l’Ossola e le regioni vicine del Canton Ticino ed erano
affratellati con un altro gruppo detto più propriamente Uberi che abitavano nell’altro
versante delle Alpi oltre il Gottardo. Difficile stabilire quale fosse l’origine dei Leponzi.
Alla loro formazione probabilmente contribuirono sia i discendenti dei popoli che nel
Neolitico si erano insediati in queste regioni e successivamente altri provenienti dalla
pianura padana (Liguri) e dalle regioni transalpine (Celti). Pare che un profondo
amalgama di popoli sia avvenuto in questa regione nel VI secolo avanti Cristo quando i
Galli calarono in Italia e si scontrarono con gli Etruschi e poi con i Romani. I Leponzi
ebbero certamente una propria cultura ed un proprio linguaggio, ma subirono l’influenza
degli Etruschi loro confinanti a sud…
I ritrovamenti tombali ci informano che i Leponzi erano soprattutto agricoltori e pastori,
ma capaci anche di fondere il bronzo e lavorare i metalli...
Roma intraprese una guerra in piena regola e tutti i popoli alpini furono assoggettati al
suo imperio (14 a.C.).
La pace augustea che ne seguì ebbe felici conseguenze anche nell’Ossola, dove
aumentò il benessere economico e prese avvio la cultura. Oscella2 fu
probabilmente elevata al grado di municipio e, secondo il De Vit, fu sede del
procuratore romano preposto alla provincia delle Alpi Atrezziane, provincia che durò
fino all’epoca dell’imperatore Diocleziano (284-305) che l’ascrisse definitivamente
all’Italia...
Furono anche potenziate le vie di comunicazione, in cui i Romani erano maestri.
Oscella era collegata non solo con Novara e Milano, ma anche con Seduno (Sion)
e Octoduro lungo quella che poi fu l’asse sempioniana, ma che in quell’epoca
utilizzava probabilmente con più frequenza i passi della valle Antigorio, della val
Bognanco e della valle Antrona. Un lungo tratto di strada romana esiste ancora sulla
1
L’intero capitolo è tratto dalla pubblicazione “Terra d’ossola” a cura del Lions Club
Domodossola del 2005, e in particolare dal primo capitolo dello stesso “Dalla preistoria
al Traforo del Sempione” di Tullio Bertamini.
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L’attuale Domodossola
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sponda sinistra del Toce, da Cosasca a Mergozzo, ricordata anche dalla famosa
iscrizione su roccia di Vogogna che la fa risalire all’intervento di un procuratore delle
Alpi Atrezziane al tempo di Settimio Severo (196 d.C.)…
Le vicende dei secoli seguenti nell’Ossola si possono riassumere nella situazione
generale creatasi nell’Italia settentrionale e specialmente a Novara e Milano fino alla
caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.).
DALL’ETÀ BARBARICA AI MILLE
L’indebolimento dell’Impero romano permise a molti popoli barbari di superare i confini
e penetrare in un territorio coltivato e ricco di prede. Cedono le difese della Germania e
della Pannonia permettendo ai Goti di Alarico di raggiungere e saccheggiare Roma
(410). Nel contempo (443) i Burgundi prendono stabile dimora lungo la Soana ed il
Rodano a ridosso dell’arco alpino ossolano. È poi la volta degli Ostrogoti di Teodorico il
quale vince Odoacre che era stato proclamato re (476) …
La guerra degli Ostrogoti sotto la guida di Teodorico, iniziata nel 493, coinvolge anche
l’Italia occidentale e quindi l’Ossola che fu sottoposta alle scorrerie dei Burgundi,
chiamati forse da Bisanzio in aiuto di Odoacre. Le scorrerie dei Burgundi causarono la
distruzione ed il saccheggio di molte città e paesi, dai quali furono portati via e condotti
in schiavitù molti abitanti…
Il regno di Teodorico (493-526) fu di relativa stabilità e prosperità in Italia, sebbene le
popolazioni rurali fossero state ridotte ad un forte impoverimento, dovuto ad una
redistribuzione dei beni ed a tasse in favore dei barbari occupanti. La successiva
guerra, iniziata nel 535 e protrattasi per 18 anni, che permise ai generali bizantini
Belisario e Narsete di cacciare i Goti e restaurare il dominio dell’Impero non fece che
aumentare le distruzioni ed i disagi dei popoli...
Ma il grande colpo che ridusse l’Italia settentrionale allo stremo e la imbarbarì per
parecchi secoli fu quello dovuto all’invasione dei Longobardi … penetrati nel Friuli, e
che successivamente conquistarono Milano e Pavia nel 572, dove posero la loro
capitale.
La prima parte del dominio longobardo fu durissima, segnata da violenze, espropri,
saccheggi, incendi, spogliazioni di ogni genere, specialmente del clero e delle chiese,
contro le quali i Longobardi, ariani, si accanirono particolarmente. Ciò fu causa di un
rapido e drastico regresso della civiltà. La popolazione, già decimata dalla fame e dalla
peste, si ridusse notevolmente. Le lettere e le arti decaddero quasi completamente. I
Longobardi pretendevano di vivere di razzia prelevando i beni prodotti dai popoli
soggetti, ma, condotti a miglior consiglio dagli insuccessi militari, dovettero anch’essi
adattarsi al lavoro e divenire agricoltori come i popoli soggetti.
Dopo un periodo di anarchia, sotto re Autari (584-590).. le cose mutarono. Con il
successore Agilulfo, secondo sposo di Teodolinda, e con il concorso del papa S.
Gregorio Magno, inizia la conversione al cattolicesimo dei Longobardi, il che favorisce
l’amalgama con i popoli soggetti. Tuttavia mentre questi mantengono la legge romana, i
Longobardi con l’Editto di Rotari (636-652) codificano la loro tradizione vivendo con
leggi proprie. Il regno longobardo è in continua espansione nel secolo VII con la
creazione di nuovi ducati, ma presenta anche forti sintomi di debolezza dovuti alla
disunione dei duchi.
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L’Ossola è inclusa nel ducato di S. Giulio d’Orta, sulla cui omonima isola
probabilmente il duca si era costruito per maggior sicurezza un castello. Oscella perde
le caratteristiche di capitale dell’Ossola perché la sede del potere civile e militare
longobardo è nel castello di Mattarella da cui dipendeva il territorio sotto forma,
probabilmente, di giudicaria, retta da uno sculdascio. Quando, sotto il re Agilulfo
irrompono i Franchi dai passi alpini ossolani e ticinesi il duca Mainulfo di S. Giulio d’Orta
tradisce il suo re e lascia libero passo ai Franchi. Ma, cacciati questi, Agilulfo si vendica
facendo tagliare la testa al duca fellone e riducendo sotto il suo diretto dominio il
ducato. L’Ossola quindi dipenderà direttamente dalla Corte di Pavia. In questo tempo
grandi territori sono concessi ai milites ed alle fare arimanniche longobarde nelle Alpi
che essi dovevano difendere dalle invasioni nemiche. Gli uomini liberi sono ancora
numerosi, ma molti sono anche i servi e gli aldioni semiliberi e molto sviluppata è la
servitù della gleba in una economia che è solo agricolo-pastorale. Questa situazione
non cambia neppure dopo che Carlo Magno, con la vittoria sull’ultimo re longobardo
Desiderio (774), instaura il dominio franco in Italia. L’Ossola diventa una contea
dipendente dal regno italico; il suo centro amministrativo e militare è sempre il
castello di Mattarella (Corte di Mattarella). Ma con la venuta dei Franchi continua quel
processo di feudalizzazione che sottrae praticamente al diretto dominio del re alcuni
territori che vengono dati in feudo a signori laici ed ecclesiastici per loro particolari
benemerenze, i quali vi esercitano il dominio teoricamente alle dipendenze del re a cui
giurano fedeltà, ma di fatto valendosene con molta libertà. Vassalli maggiori e minori si
legano in una instricabile società che è spesso fortemente suddivisa dagli interessi
famigliari ed individuali a spese del popolo minuto, dei servi della gleba e coloni …
A questo processo di feudalizzazione è soggetta anche l’Ossola, dove alcuni
signori hanno vasti territori e partecipa anche il vescovo di Novara che costruisce ad
Oscella… il suo castello .. Ma il dominio del vescovo si estende soprattutto sulla città di
Novara, attorno al lago d’Orta ed in moltissime altre località, dove le chiese possiedono
beni immobili. L’Ossola intanto è governata da un conte palatino, ma il territorio si
è andato restringendo a causa della crescita dei feudi donati dal re ai signori,
tanto che viene definita comitatulo quella parte che ancora dipende dalla corte di
Mattarella, dopo le riduzioni subite a causa della feudalizzazione.
Ma in Ossola hanno i loro beni monasteri come quello di S. Pietro in Ciel d’Oro a Pavia,
fondato dal re longobardo Liutprando, e chiese anche di diocesi diverse da quella di
Novara…
Berengario II sottrasse alla Chiesa novarese la Riviera di S. Giulio e perseguitò il
vescovo che non appoggiava la sua candidatura alla corona imperiale. Ma Ottone I di
Germania, sconfitto Berengario, restituì al vescovo di Novara (962) la Riviera, l’isola di
S. Giulio e la giurisdizione su Novara e dintorni. Da questo momento i vescovi di Novara
appoggeranno pressoché costantemente i re e gli imperatori di Germania, i quali, per
questa fedeltà, saranno generosi di riconoscimenti e di nuove donazioni.
L’occasione più propizia fu colta nella lotta che oppose Arduino marchese d’Ivrea,
pretendente alla corona d’Italia, ed il re germanico Enrico II. Il vescovo Pietro di Novara,
schieratosi al momento opportuno con Enrico II, fu perseguitato da Arduino, per cui
dovette fuggire e subire notevoli danni nei suoi possedimenti. Sconfitto Arduino, il
vescovo Pietro, recatosi alla corte dell’imperatore Enrico, ebbe in dono, per la sua
fedeltà e in risarcimento dei danni subiti, il comitatulo ossolano cioè la pars pubblica
dell’antica contea dipendente dal castello di Mattarella. Il solenne diploma
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concesso alla Chiesa Novarese nel 1014 segna dunque l’inizio del dominio
feudale della medesima nell’Ossola, dominio che durerà circa tre secoli.
CRONACHE DEI SECOLI XI E XII
La società ed il sistema politico feudale sono al massimo sviluppo nel secolo XI, ma
contemporaneamente si intravvedono i segni di una grave crisi. Il tentativo da parte
degli imperatori di riaffermare il proprio potere su una società disgregata e pullulante di
mille contraddizioni politiche cozza con quello dei signori laici ed ecclesiastici.
L’imperatore poi ha uno scontro diretto con la Chiesa a causa delle investiture
ecclesiastiche collegate con i feudi da esse dipendenti…
A Milano nasce il Comune con i suoi consoli e magistrature nuove. La nobiltà è
costretta a inurbarsi e riconoscere l’autorità del Comune. Il movimento comunale si
estenderà lentamente alle campagne fino a coinvolgere anche i centri più piccoli.
Frattanto in Ossola e nel Novarese i signori laici, già aderenti a re Arduino,
cercano di riprendersi quei beni che gli imperatori Enrico II e Corrado II avevano
assegnato alla Chiesa novarese. I signori di Pombia, poi denominati Conti di
Biandrate, i Conti di Castello, i conti di Crusinallo estendono i loro possessi nel
Novarese, nel Vercellese, attorno al lago Maggiore e nell’Ossola.
I vescovi novaresi tengono a mala pena il castello e le terre dipendenti dalla Corte di
Mattarella in Ossola, ma anche questo feudo viene qua e là occupato da quei signori.
Fortunatamente dopo una serie troppo lunga di vescovi intrusi, risolta almeno in parte la
questione delle investiture, sulla sede di S. Gaudenzio di Novara salgono vescovi
legittimi, cominciando da Riccardo e seguito da Litifredo (1124-1151) con i quali si ha
un deciso miglioramento religioso e civile…
L’Ossola inferiore, parte della valle Vigezzo, della val Formazza, della val Divedro
ed alcuni luoghi attorno a Domo, come Vagna, Montecrestese, Caddo e Masera
sono di proprietà almeno parziale dei Conti di Castello,di Biandrate e di altri
signori.
Morto il vescovo Litifredo nel 1151 gli successe Guglielmo Tornielli. Nel 1154 scende in
Italia l’imperatore Federico, duca di Svevia, detto il Barbarossa, allo scopo di
sottomettere all’autorità imperiale quei comuni che, come Milano, si stavano
apertamente emancipando. Il vescovo Tornielli, essendo l’imperatore a Casale, ottenne
un diploma di conferma di tutti i beni e diritti feudali concessi dai re ed imperatori
precedenti. In questo diploma datato 3 gennaio 1155 è esplicitamente ricordato il
castello di Mattarella con tutte le sue pertinenze (castrum Mattarellae cum omnibus
pertinentiis suis). Ma lo stesso imperatore aveva nel 1152 confermato i feudi dei conti di
Biandrate fra cui il castello di Megolo con tutto il comitato dell’Ossola. Evidentemente
non poteva essere intenzione dell’imperatore di dare lo stesso territorio in feudo a due
enti diversi. Si deve quindi ammettere che, data la complessa situazione giurisdizionale
del territorio, il comitato ossolano confermato ai conti di Biandrate fosse altra cosa dal
comitatulo ossolano dipendente dalla Corte di Mattarella e dal vescovo.
Il Comune di Novara, il suo vescovo ed i potenti signori di Biandrate e di Castello
continuarono a mantenersi fedeli all’imperatore anche in occasione della sua seconda
discesa in Italia nel 1158, e dopo la scomunica che contro i partigiani di Federico
Barbarossa aveva lanciato il legato del papa Alessandro III nel 1160.
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Anzi i Novaresi, e con essi gli Ossolani, parteciparono alla presa di Milano ed alla sua
distruzione nel 1162. Tornato in Italia il Barbarossa nel 1166 trovò però i popoli molto
malcontenti del governo imperiale. Molte città si distaccano dall’imperatore e fanno lega
con Milano. Anche il Comune di Novara ed il nuovo vescovo Guglielmo Falletto
aderiscono il 15 marzo 1158 alla Lega. I Conti di Biandrate, i Conti di Castello ed altri
signori si mantengono invece fedeli all’imperatore. Quando il Barbarossa seppe che
Novaresi e Vercellesi avevano aderito alla Lega Lombarda fu fortemente irritato contro
Vercelli e Novara, ma intanto le milizie di questi due comuni distruggevano il castello di
Biandrate giurando poi di impedirne sempre la ricostruzione. La Lega si perfezionò e
ingrandì negli anni seguenti con l’adesione di altri comuni come Pavia. Lo scontro fra le
milizie della Lega Lombarda e quelle imperiali si ebbe nella memorabile giornata del 29
maggio 1176 a Legnano in cui il Barbarossa fu vinto ed a stento poté salvare la vita.
Egli dovette poi concedere ai Comuni il privilegio di Costanza il 23 giugno 1183, con cui
questi ebbero una certa autonomia. I Comuni avrebbero eletto liberamente i consoli ed
altri magistrati e l’imperatore avrebbe dato ad essi l’investitura. Sulla falsariga dei
comuni maggiori si organizzarono in seguito tutte le comunità, fatto che riscontriamo
puntualmente anche in tutta l’Ossola.
CRONACHE DEL SECOLO XIII
II Comune di Novara nel secolo XIII è proteso a sottoporre tutto il territorio della diocesi
di Novara. È quindi naturale che in questo disegno dovessero essere eliminati tutti i
signori feudali che possedevano beni in quel territorio, compreso il vescovo. I Novaresi
tentano anzitutto di ridurre i Conti di Biandrate e di Castello a riconoscere l’autorità del
Comune. Il 19 agosto 1218 Guido fu Raineri Conte di Biandrate fu anzi costretto a
vendere al Comune di Novara tutti i suoi beni e castelli dell’Ossola e specialmente
quello di Megolo e Medoletto, mantenendo la giurisdizione sui luoghi che però era
esercitata in nome del Comune di Novara. Anche i Conti di Castello dovettero cedere le
loro terre ed i castelli dell’Ossola e della valle Intrasca e sottoporsi al Comune di
Novara. Ma i popoli soggetti non furono affatto contenti di questo cambio di autorità, né
tanto meno il vescovo che vedeva lesi molti dei suoi diritti su terre di sua proprietà che
venivano arbitrariamente sottoposte ai consoli del Comune di Novara. Anche con il
vescovo la lotta si fece aspra e fu difficile al vescovo impedire che i podestà del
Comune di Novara esercitassero la loro giurisdizione anche nelle valli ossolane
dipendenti dalla Corte di Mattarella. La situazione era molto ingarbugliata giacché si
ritrova che nella stessa comunità esistevano uomini che dipendevano dal vescovo ed
altri che, essendo stati soggetti ai Conti di Biandrate o di Castello, dovevano sottoporsi
alla giurisdizione del Comune di Novara. L’Ossola è come la pelle di un leopardo
dove vescovo e comune hanno piccoli territori sparsi e disuniti fra loro.
Dopo l’ultima guerra in cui i Conti di Biandrate e di Castello si appoggiarono ai
Vercellesi per liberarsi dalle pretese del Comune di Novara, alla quale parteciparono
anche gli Ossolani ad essi sottoposti, e che si concluse con la presa e distruzione di
Pallanza da parte dei Novaresi nel 1223, tutta l’Ossola inferiore cadde nel dominio
del Comune di Novara, il quale pose i suoi podestà nel borgo di Vergonte. In
questo tempo i Novaresi costruirono anche il borgo di Intra ed elevarono Mergozzo al
grado di borgo. Questi borghi tendono a chiudersi con una cinta muraria. Nel 1233 il
Comune di Novara ed il vescovo Oldeberto eleggono dei rappresentanti per fare un
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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accurato censimento degli uomini e dei beni appartenenti alle due giurisdizioni, fissando
anche la rigorosa proibizione che uomini e beni passassero in alcun modo da una
giurisdizione all’altra. Un secondo censimento fu necessario all’epoca del vescovo
Sigebaldo fra il 1260 ed il 1267.
Nell’Ossola Superiore intanto si verifica un fatto notevole. In occasione della discesa in
Italia dell’imperatore Ottone IV, il nobile Guido de Rodis, padrone di molti possessi in
val Antigorio e in val Formazza, ne ottiene l’investitura con atto solenne del 25 aprile
1210, costituendosi valvassore dell’Impero e quindi indipendente dalla Corte di
Mattarella. In Formazza, a Salecchio, ad Agaro i discendenti di Guido de Rodis, con le
varie denominazioni (de Baceno, de Cristo ecc.) svilupparono lo sfruttamento degli
alpeggi con notevoli vantaggi economici. In questi luoghi essi avevano probabilmente
alcuni servi della gleba a cui si aggiunsero con un contratto enfiteutico numerosi nuclei
famigliari di origine walser provenienti dalla vicina Svizzera. Anche i possessi dei Conti
di Castello e di Biandrate nelle parti più alte delle valli Anzasca (Macugnaga) e Divedro
(Gondo, Sempione) furono sfruttati con questo sistema degli insediamenti walser. Un
gruppo di essi anzi venne ad abitare anche ad Ornavasso ed a Migiandone invitati dai
signori locali.
Nacquero nell’Ossola, sulla falsariga di quello che avveniva a Novara ed a Milano,
i partiti Guelfi e Ghibellini qui detti degli Spelorci e dei Ferrari rispettivamente.
Queste fazioni si combatterono aspramente fino alla fine del secolo XVI. Il vescovo
per mantenere il proprio potere era costretto ad appoggiarsi ai signori locali, i De Rodis,
i Baceno, i Silva, i Campieno ecc. verso i quali fu generoso di elargizioni e favori,
concedendo investiture di decime ecclesiastiche spettanti alla mensa episcopale.
Ma tutte le vicende politiche che mutano governo a Milano ed a Novara si riflettono
puntualmente anche nell’Ossola. Emergono a Milano le potenti famiglie dei Della Torre
o Torriani e loro consorteria ed allora vediamo che membri di questa famiglia assumono
la podesteria non solo del Comune di Novara, ma anche della Corte di Mattarella. La
caduta dei Torriani ed il prevalere dei Visconti, per opera soprattutto del vescovo Ottone
Visconti, costringe anche il vescovo di Novara a valersi di questi signori per mantenere
il suo potere.
Molto utile all’Ossola fu la permanenza sulla sede di S. Gaudenzio del vescovo
Papiniano della Rovere, dotato di eminenti qualità politiche ed ecclesiastiche. Egli diede
coraggiosamente inizio ad una riforma civile e religiosa della diocesi e dei suoi domini
temporali con un Sinodo (1298) di cui rimangono i canoni promulgati. Provvide anche a
difendere il dominio episcopale impedendo trapassi di giurisdizione. Meritano anche
un cenno alcuni avvenimenti dell’Ossola Inferiore. Il borgo di Pieve Vergonte subì
una distruzione quasi completa per opera del torrente Marmazza. Fu quindi
necessario costruire un altro borgo in vicinanza e prese il nome di Pietrasanta,
dove risiedeva il Podestà dell’Ossola dipendente dal Comune di Novara. Ma
anche questo borgo durò poco giacché subì ripetute devastazioni da parte del
fiume Anza e nel 1328 fu necessario abbandonarlo. Prese allora il titolo e la
funzione di borgo l’abitato di Vogogna.
CRONACHE DEL SECOLO XIV
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Nella lotta fra i partiti guelfo e ghibellino anche l’Ossola ebbe la sua parte nel secolo
XIV…
Nel 1310 con la venuta a Novara dell’imperatore Enrico VII si ebbe una generale
pacificazione dei partiti guelfi e ghibellini ed il vescovo Uguccione ottenne nell’aprile del
1311 un diploma di conferma di tutti i suoi diritti feudali…
Nel 1331 divenne vescovo di Novara Giovanni Visconti, uomo potente ed astuto, il
quale nell’anno seguente, con uno stratagemma rimasto famoso, si fece riconoscere
signore generale di Novara. La strapotenza dei Visconti costrinse gli Ossolani alla
calma. Dal 1342 al 1354 Giovanni Visconti tenne poi la sede arcivescovile di Milano, ma
mantenne la signoria del Novarese. È questo il tempo in cui furono completate le
difese di Vogogna con la costruzione del castello, della rocca e del Pretorio. Sulla
sede di S. Gaudenzio fu posto invece Guglielmo Amidano il quale era uomo di molta
religione e capacità di governo. Egli cercò di sopire le rivalità fra i partiti e le famiglie
nobili ossolane. Ma le fazioni rispuntarono immediatamente con il successore Oldrado
(1357-1388) di carattere completamente opposto. Spelorci e Ferrari si azzuffarono in
continuità, favoriti dagli avvenimenti succedutisi nella seconda metà del secolo XIV.
Con la morte dell’arcivescovo Giovanni Visconti di Milano (1354) i nipoti Barnabò e
Galeazzo si divisero il vasto dominio. A Galeazzo toccò il Novarese e quindi anche
l’Ossola Inferiore. Ma essendo sorta una lega contro i Visconti, costituita dagli Estensi,
dai Gonzaga e dal Marchese di Monferrato, il Novarese fu invaso e saccheggiato dalle
milizie mercenarie al soldo della lega, mentre il marchese di Monferrato, per il quale
parteggiava il partito ossolano degli Spelorci, occupava l’Ossola inferiore e Vogogna.
Con la pace dell’8 giugno 1358 Galeazzo Visconti tornò in possesso del Novarese ed
anche dell’Ossola inferiore, dopo un periodo nefasto di lotte e rapine fra i partiti opposti.
Vista la assoluta impotenza del vescovo conte a tenere a freno i suoi sudditi, gli
Ossolani della Corte di Mattarella pensarono di sottomettersi ai Visconti con alcune
condizioni: che pagando 1000 fiorini annui fossero liberi da ogni altra tassazione e che
fossero rimesse tutte le condanne per i delitti commessi nella precedente guerra,
restituendo tuttavia ai castellani i loro stipendi e tutte le cose rubate. L’atto fu firmato il
26 agosto 1358. Pare che il vescovo Oldrado non abbia fatto alcuna opposizione a
questo atto di dedizione degli Ossolani ai Visconti.
Nel 1361 riprende la guerra fra i Visconti ed il marchese di Monferrato con tutte le
conseguenze luttuose che accompagnano simili eventi. Ci furono distruzioni vastissime,
una gravissima carestia e poi la peste, portata dalle famigerate milizie mercenarie
inglesi…
Intanto contro i Visconti si muove anche il papa Gregorio XI che contro di essi bandisce
una crociata e li scomunica. Si costituisce contro i Visconti una nuova lega a cui
partecipa anche il conte Amedeo VI di Savoia. Tutti i popoli sottomessi vengono dal
Papa invitati a ribellarsi. Gli Ossolani che per due secoli erano stati governati dai
vescovi di Novara avevano frattanto, nei pochi anni in cui erano sottoposti ai
Visconti, provato la durezza del nuovo regime e quindi rinacque in essi il
desiderio, appena sopito, dell’indipendenza. Per ottenerla essi avrebbero anche
seguito l’invito del Papa alla ribellione ed a questo scopo inviarono ambasciatori segreti
alla Corte di Avignone. Ma pare che il Papa non approvasse il progetto
dell’indipendenza che avrebbe sottratto alla Chiesa novarese il feudo da essa
posseduto. Il Papa spedì molte lettere ai personaggi più in vista dell’Ossola affinché la
ribellione fosse realizzata al più presto….
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Sollecitati dal Papa gli Ossolani di parte Spelorcia si ribellarono ai Visconti,
occupando il borgo di Domo, il castello di Mattarella ed altri luoghi, ma la parte ferraria
non si mosse e fece fiera opposizione. Anzi, una compagnia di milizie spelorcie che
tentava di giungere a Vercelli per dare aiuto al nunzio papale nell’assedio di quella città,
fu distrutta dalla parte ferraria presso Anzola nel 1374. Ma la parte spelorcia si rivalse
saccheggiando ed occupando momentaneamente Vogogna. Vista la incapacità del
vescovo Oldrado di attendere ai suoi obblighi e la sua completa sottomissione ai
Visconti, il Papa lo sospese, mandando in Ossola come vicari due canonici di Sion ed
un nuovo capitano nella persona di Merino de Ulmo, bergamasco, per nuove e più
vaste operazioni militari. La lotta infatti era degenerata nel brigantaggio. Venuta
finalmente la pace, firmata a Samoggia il 19 luglio 1375, il Novarese ritornò in mano di
Galeazzo Visconti.
Gli Ossolani, abbandonati a se stessi, continuarono la guerra in proprio con ogni
sorta di violenza pubblica e privata. Alla fine ne furono stanchi e nauseati e non
trovarono di meglio che ritornare a sottomettersi ai Visconti…
La convenzione del 1381 dava agli Ossolani una certa autonomia amministrativa,
li liberava mediante lo sborso annuo di 750 fiorini da ogni tassazione, permetteva
ad essi il libero commercio delle granaglie ed altri beni di consumo sui mercati
della Lombardia e del Novarese, otteneva la reintegrazione nei beni di quelli che
avevano subito confische durante il periodo bellico. Il vescovo di Novara Oldrado
ancora una volta non si oppose, e solo qualche tentativo fu fatto più tardi dai suoi
successori per tornare in possesso della Corte di Mattarella e del suo territorio.
Analogamente, con atto dell’11 aprile 1381, anche l’Ossola inferiore di parte ferraria
si accordò con Gian Galeazzo Visconti.
I Visconti già nel 1379 erano venuti in possesso per compera della terra di Ornavasso
che apparteneva ai Conti di Crusinallo ed era passata nel secolo XIII in mano dei Conti
di Castello. Su questa terra avanzava pretese anche il vescovo di Sion per certi legami
con la famiglia detentrice del feudo che aveva residenza anche nel Vallese. Così tutta
l’Ossola, eccettuato il piccolo feudo dei De Rodis-Baceno di Formazza, Agaro e
Salecchio, entrò nel dominio visconteo.
Fu mantenuta in Ossola la divisione fra le due giurisdizioni con sedi
rispettivamente a Vogogna ed a Domodossola, ognuna vivendo secondo le
proprie leggi e statuti. In questo periodo però i Visconti giustamente promossero
riforme statutarie al fine di uniformare le leggi su tutto il territorio e favorirne l’unità
amministrativa e civile. Sotto Gian Galeazzo Visconti furono riformati gli antichi statuti
della Corte di Mattarella e fatti molti altri.
CRONACHE DEL SECOLO XV
Alla morte di Gian Galeazzo Visconti si creò nel ducato di Milano una situazione politica
incerta e nell’Ossola le fazioni degli Spelorci e dei Ferrari ripresero a combattersi
assoldando spesso anche bande di facinorosi..
In questa incerta situazione politica il vescovo di Novara Capogallo si intromise per
pacificare gli Ossolani. Nel 1404 ottenne dal duca di Milano a questo scopo la
reintegrazione nel dominio temporale dell’Ossola superiore. Riuscì nel 1404 a mettere
pace in valle Antigorio la quale però esigette il riconoscimento di una certa
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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indipendenza ed una parziale separazione dalla Corte di Mattarella con l’erezione di
una nuova vicaria che ebbe la sua sede a Crodo e che durerà fino al 1861.
Il 10 luglio 1406 anche la valle Vigezzo elegge i suoi procuratori per una pacificazione
seguita dal perdono generale dato dal vescovo Capogallo il 13 dicembre del medesimo
anno. Si era nel contempo guastata anche la pace con gli Svizzeri confinanti. Nel 1407
la parte spelorcia si riappacificò anche con essi, cioè con i Vallesani ed il vescovo di
Sion. Si trattò però di una pace puramente interlocutoria. I Cantoni svizzeri infatti
premevano per accedere al versante sud delle Alpi, verso la Lombardia, che in
quell’epoca era una delle regioni più ricche d’Europa. Esportatori di milizie mercenarie,
gli Svizzeri, tenevano in gran conto ogni piccolo sgarbo per giustificare la loro presenza
in Ossola. Prendendo dunque motivazione da alcuni sequestri di bestiame fatti dai
Formazzini a danno dei Leventinesi, in quel tempo dominati dai Cantoni svizzeri di Uri e
Unter-wald, oltre 300 Svizzeri scesero in Ossola venendo dal Gottardo e dal Sempione,
occuparono Domodossola esigendo dagli Ossolani il giuramento di fedeltà, del cui
valore si può dubitare. Lasciato un presidio in Ossola se ne andarono. Ma poco dopo
questo fu cacciato. Tornarono in maggior numero gli Svizzeri l’anno seguente,
rioccupando Domo e spingendosi fino a Vogogna. Gli Ossolani chiesero segretamente
aiuto al conte Amedeo VIII di Savoia che inviò attraverso il Sempione un robusto corpo
di armati sotto la guida del capitano Pietro di Chivron, costringendo verso la fine di
maggio del 1411, gli Svizzeri a ritirarsi. Anche Amedeo VIII di Savoia ottenne il
giuramento di fedeltà dagli Ossolani di parte spelorcia.
Nel 1415 gli Svizzeri discesero nuovamente in Ossola sorprendendo le scarse milizie
savoiarde poste alla difesa dell’Ossola. Occuparono Domodossola ed il castello di
Mattarella e per tutelarsi ulteriormente inviarono numerose squadre di Ossolani a
distruggerlo, lasciandovi un gran cumulo di rovine. Rinforzi mandati dal Duca di Savoia
ottennero il ritiro degli Svizzeri dall’Ossola fino al febbraio del 1417, quando un
numeroso gruppo di essi scese dal Gottardo lungo il lago Maggiore e risalì l’Ossola da
Sud. Le milizie savoiarde furono imbottigliate in val Divedro e in gran parte massacrate.
Con questa spedizione gli Svizzeri occuparono tutta la regione sulla sponda destra del
Toce, da Villa in su fino a Pontemaglio e tutta la valle Antigorio e Formazza, ponendo
numerosi presidi armati per circa cinque anni. Il vescovo di Novara tentò ancora una
volta di recuperare il dominio temporale in Ossola promuovendo un processo contro gli
Svizzeri occupanti davanti al Papa. Il processo fu fatto e concluso con la sentenza del
16 dicembre 1420 in cui essi vennero scomunicati e condannati, ma l’Ossola rimase
nelle loro mani fino al 1422, quando milizie scelte ducali, al comando del famoso
capitano Conte di Carmagnola, inflissero agli Svizzeri la tremenda sconfitta di Arbedo
presso Bellinzona (30 giugno 1422), costringendoli allo sgombero di tutti i territori
occupati. Tre anni dopo, nel 1425, gli Svizzeri approfittando del fatto che il duca di
Milano Filippo Maria Visconti doveva tener testa ad una coalizione che comprendeva
Venezia, Firenze ed il Duca di Savoia, ritentarono la conquista dell’Ossola con un
piccolo esercito di 500 armati al comando di Peterman Risigh di Switt che scelse la via
del Gottardo e del Gries, mentre forti gruppi di Vallesani penetravano attraverso i passi
del Sempione, della val Bognanco ed Antrona. I capitani ducali viscontei dovettero
ritirarsi nella bassa Ossola, dove si riorganizzarono e si raccolsero sotto il comando del
capitano Piccinino, il quale era giunto in Ossola con un buon gruppo di milizie ducali. Gli
Svizzeri, vista la situazione, si ritirarono non solo dall’Ossola, ma anche dalla valle
Leventina e da Bellinzona.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Alcuni storici svizzeri affermano che tale ritirata non fu dovuta al timore delle armi
viscontee, quanto piuttosto al denaro sborsato dagli emissari ducali ai capitani svizzeri
(1426).
Le continue invasioni svizzere favorirono nel secolo XV in Ossola non solo le
lotte fra i partiti dei Ferrari, generalmente fedeli al Duca di Milano, e degli
Spelorci, più propensi all’indipendenza, ma anche la nascita di un consistente
partito filosvizzero, rendendo la difesa dell’Ossola ancora più problematica. La
pressione svizzera infatti continuò, favorita anche dalla litigiosità degli Ossolani sugli
alpeggi confinanti, da ruberie di bestiame, da angherie, incendi e omicidi in val Antrona,
in val Bognanco, in val Divedro ed in valle Antigorio. Tuttavia il 1° aprile 1448 fu firmato
un compromesso fra il Vallese e l’Ossola superiore allo scopo di evitare il
peggioramento della situazione ed un’altra guerra. Morto il duca Filippo Maria Visconti
(1447), subentrò per poco tempo la così detta Repubblica ambrosiana, ma il Ducato di
Milano cadde quasi subito nelle mani del capitano Francesco Sforza dal quale gli
Ossolani ottennero il 26 marzo 1450 la conferma dei loro privilegi. Con Francesco
Sforza si apre un periodo di relativa tranquillità in Ossola dove vengono anche
rinnovati tutti gli Statuti delle Comunità e si tenta di dare più unità e conformità ai
medesimi. La necessità tuttavia di ottenere fondi sufficienti per le continue guerre in
atto costringe i Duchi di Milano a cedere in feudo poco alla volta gran parte dell’Ossola,
nonostante le rimostranze degli Ossolani che vantavano il privilegio di essere
completamente esenti da queste infeudazioni. Già il duca Filippo Maria Visconti aveva
dato Ornavasso in feudo ai fratelli Ermes e Lancillotto Visconti, feudo che fu eretto in
baronia nel 1413. Era un modo di gratificare personaggi meritevoli per il Ducato.
In valle Vigezzo già alla fine del 1300 la giustizia era amministrata da un vicario sia per
la parte dipendente dalla Corte di Mattarella che per quella dipendente da Vogogna; ma
nel 1430 il distacco è definitivo. Nel 1431 Mergozzo fu unito a Vogogna. Nel 1446 il
duca Filippo Maria Visconti diede in feudo a Vitaliano Borromeo tutta l’Ossola inferiore
da Mergozzo a Masera, da Migiandone a Pallanzeno e tutta la valle Anzasca,
imponendo il giuramento di fedeltà al feudatario. Si verificarono forti resistenze
all’infeudazione, specie in valle Anzasca, resistenze che vennero superate con accordi
stabiliti il 3 agosto 1449 e con l’approvazione degli Statuti presentati dalle comunità
soggette. Vogogna fu la capitale del feudo dei Borromei. Poco dopo, 5 maggio 1450,
anche l’intera valle Vigezzo venne da Francesco Sforza data in feudo al conte Vitaliano
Borromeo. Una costituzione particolare fu scelta per le comunità di Trontano, Masera,
Beura e Cardezza che in seno al dominio feudale dei Borromeo ebbero una propria
vicaria che fu detta delle Quattro Terre.
Il dominio feudale dei Borromei estendentesi anche nelle zone limitrofe della valle
Cannobina e sul lago Maggiore cesserà alla fine del secolo XVIII con l’abolizione
generale dei feudi seguita alla occupazione francese dell’Italia. Il 1487 è un anno
memorabile per l’Ossola. Gli Svizzeri rinnovano infatti il tentativo di occupare l’Ossola. I
motivi o, meglio, i pretesti per mascherare il loro disegno antico di arrivare sulle sponde
dei laghi subalpini erano naturalmente sempre gli stessi, del tutto insignificanti, sebbene
raccolti con molta cura. Gli Svizzeri avevano fama di soldati imbattibili e la loro
tracotanza diceva che ne erano molto convinti. L’anima di queste spedizioni era il
vescovo di Sion, Jost von Sillinen (1482-1494). Già nel 1484, avvisato dal podestà di
Vogogna Bertolino Albasino dei preparativi che si stavano facendo al di là delle Alpi,
Lodovico il Moro che reggeva il ducato di Milano per il duca Giovanni Galeazzo Maria
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Visconti, rinforzò i corpi militari di guardia e difesa dell’Ossola, mandandovi come
comandante il celebre capitano conte Gian Pietro Bergamino. Il 28 ottobre 1484 il
vescovo di Sion dichiara la guerra al duca di Milano ed invia immediatamente un
esercito, comandato dal fratello Albino, attraverso il Sempione. Occupata
momentaneamente la valle Divedro, appena questi si accorge di aver di fronte un
grosso contingente di armati ducali pronti al combattimento, riporta in fretta i suoi oltre
le Alpi, con grave disappunto del vescovo Jost. Nel 1487, col pretesto di vendicare delle
offese fatte ai Vallesani in val Divedro, il vescovo Jost invia un altro esercito più
numeroso ed agguerrito in Ossola, sempre al comando del fratello. Prima del 18 aprile,
giorno in cui fu dichiarata la guerra, già un buon numero di armati era stato concentrato
dal conte Gilberto Borromeo a Vogogna, sebbene non riuscisse a convincere gli uomini
dell’Ossola Superiore ad unirsi con lui per difendere la val Divedro, forse per l’antico
antagonismo di parte. Fortunatamente il 18 aprile un altro contingente di truppe al
comando del capitano Zenone de Cropello, con 500 fanti e 50 schioppettieri, giunse a
rinforzare la difesa del borgo di Domo. Si aspettava anche l’arrivo in Ossola con le sue
genti armate del condottiero ducale Renato Trivulzio, fratello del più famoso Gian
Giacomo. La mattina del 20 aprile dalla gola di Crevola si affacciarono i 6000 Vallesani
a cui si erano aggiunte altre bande di Lucernesi. Questi, dopo aver mandato ad
occupare e presidiare la val Antigorio, puntarono sul borgo di Domo. Convinti dalle
artiglierie del capitano Zenone e da quelle di Gian Antenore Traversa, che in quel
tempo comandava il presidio di Domo, girarono al largo e si accamparono sul colle di
Mattarella fra i ruderi del castello, non senza aver devastato i luoghi circostanti.
Il giorno dopo, il 21 aprile, eccoli a incendiare ed a razziare da Calice fino a Villa. Il
conte Gilberto Borromeo in una lettera del 20 aprile al Duca, informa che prima ancora
di accamparsi a Mattarella questi thodeschi hanno corso li a cerchio fin appresso a Villa
mettendo a focho e fiama ogni cosa et amazando fin a li puti picoli, per non poterli
obviarli non havendo altra gente che paesani, quali sono voluti restare a casa loro per
guardia de le sue cose. Tornarono gli Svizzeri il giorno seguente (22 aprile) in numero
di circa 400 per assaltare Villa, ma vi trovarono una resistenza accanita da parte della
gente del luogo in cui aiuto erano accorsi i robusti montanari della val Anzasca. I
predatori svizzeri, tornarono a mani vuote, dopo essersi vendicati bruciando qualche
casolare.
In quel medesimo giorno giunse in Ossola il Trivulzio col suo esercito e si fece un piano
di guerra. Ma gli uomini della valle Anzasca e della valle Antrona che avevano fatto
buona resistenza a Villa, o per timore o per calcolo, dubitando forse che qualche gruppo
di Vallesani giungesse alle loro spalle, come altre volte, attraverso i passi del Monscera,
di Saas e del monte Moro, non vollero partecipare alla battaglia, cercando di mettere in
salvo le loro robe e dando così appiglio all’accusa di essersi segretamente intesi coi
Vallesani. I timori degli Antronesi erano giustificati. Giovan Battista del Ponte scrive il 18
aprile al Duca di Milano: quilli (todeschi) quali sono venuti per la valle di Antigorio sono
secundo se dice gente de la Liga del Bo, et ho inteso che bruxano et hano bruxato case
et quelle gente che trovino de detta valle, menano tutty per ly terri. De hora in hora
aspectamo un altro assalto per la valle de Bugnanco da quilli frieri (frilli) quali erano nel
campo di Saluzo... Aviso V. Excellentia como domatina Deo danti me porto da qui et
vado in la valle Antrona et con li homeni de dicta valle che sono a numero di circha 600
homini et valenthomini et con certi altri homini de questa vostra jurisdictione farò tuto il
podere mio per andare a bruxare a disfare una valle del Vescovo de Valese nominato
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Valzosia (Saas) quale confinia con dicta valle de Antrona et de tutto quello che se farà,
ne avisarò V. Excellentia. Non pare che il disegno del capitano Del Ponte sia stato
condotto a termine, ma gli uomini di Antrona fecero buona guardia alla loro Valle.
Non ci furono scontri importanti fino al giorno 27 aprile, tanto che la notte del 25 aprile
2000 Vallesani salirono in val Vigezzo a far bottino. Giungevano frattanto in Ossola altri
rinforzi ai ducali ed in special modo il conte Gian Pietro Bergamino con 2000 fanti; così
che i ducali potevano schierare in campo circa 3500 uomini.
Il 27 aprile Renato Trivulzio volendo saggiare la consistenza del nemico avanzò da
Vogogna verso Beura con 50 balestrieri. La piccola schiera fu avvistata dagli Svizzeri
dal castello di Mattarella e 500 di essi calarono sul piano di Calice. Un gruppetto di
ducali guidati dal capitano Jacopo dal Corte non esitò ad attraversare il Toce ed
attaccare duramente i Vallesani che lasciarono sul terreno 50 morti e dovettero fuggire.
Questo assaggio era stato parecchio amaro per gli Svizzeri ed il loro comandante
Albino di Sillenen ne trasse cattivi auspici. Mandò in fretta a richiamare dalla val
Vigezzo quelli che erano saliti a bottinare perché si affrettassero verso il ponte di
Crevola dove anch’egli si diresse coi suoi, lentamente, per guadagnare l’imbocco della
val Divedro e non vedersi tagliata la via dai ducali.
Mossisi gli Svizzeri da Mattarella verso Preglia, i capitani Zenone e Traversa che erano
in Domo ne mandarono avviso a Vogogna dove il Trivulzio ed il Bergamino stavano
concertando un piano di guerra. Il capitano Jacopo dal Corte raggiunge Domo e coi suoi
balestrieri sorprende gli Svizzeri a Preglia. Giunti anche Zenone e Traversa vengono
attaccate le retroguardie svizzere e costrette a impegnarsi. Sopraggiunge anche il
Trivulzio che manda immediatamente un corpo di fanti scelto per il ripido sentiero che
da Preglia porta in val Divedro ad occupare il ponte dell’Orco sulla Diveria, nel punto
cioè in cui la strada del Sempione salendo da Crevola passa sulla sponda destra del
Diveria, poco prima della frazione S. Giovanni, tagliando così la ritirata agli Svizzeri. La
battaglia si accende quindi nel piano fra Preglia e Crevola e nei pressi del ponte. Gli
Svizzeri si ritirano lentamente aspettando di congiungersi con il gruppo dei bottinatori
saliti in val Vigezzo. Appena questi furono visti scendere dai colli di Trontano con il
frutto delle loro razzìe, Jacopo dal Corte con un gruppo di balestrieri a cavallo lascia
Preglia e, passato il Toce, si fa loro incontro. Gli Svizzeri si fermano e si chiudono in
difesa, ma pur essendo forniti di molte armi e anche di schioppi ebbero notevoli danni
dai balestrieri ducali. Ma poiché, nonostante i danni subiti si mantenevano chiusi in
difesa, Jacopo dal Corte simulando una fuga, riuscì a sparpagliarli sul terreno,
caricandoli poi duramente così che ne restarono uccisi un migliaio, abbandonando il
bottino ed ogni cosa. Pochi riuscirono a ricongiungersi coi loro, mentre la maggior parte
degli scampati fu braccata e trucidata dai montanari di Trontano e Masera.
La notizia di questo scontro e del risultato, giunta a Crevola, portò il morale dei ducali
alle stelle. Sopraggiunti anche il Bergamino ed il Borromeo con gli uomini di armatura
pesante, si schierò l’esercito e fu dato l’attacco al ponte di Crevola. La battaglia fu
durissima e combattuta con valore da ambo le parti. La sorte per gli Svizzeri volse in
sfavore quando un gruppo di cavalleria ducale riuscì a passare la Diveria e prenderli
alle spalle, cosa che fece anche Jacopo dal Corte giungendo in quel frattempo da
Masera per la piana di Montecrestese. Gli Svizzeri cominciarono a cedere, lasciando il
ponte sotto il quale a centinaia si ammucchiavano i cadaveri ad arrossare le acque del
fiume e cercarono la difesa nelle vicine case tentando contemporaneamente di
guadagnare la strada della salvezza. Ma questa era sbarrata al ponte dell’Orco. Lungo
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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l’angusta strada che si inerpica sul monte furono facile bersaglio delle balestre puntate
su di loro e dei grossi massi rotolati dall’alto. Quelli che non precipitarono nel fiume
furono circondati e uccisi o braccati dai paesani che non mancarono di incrudelire su di
loro per vendicarsi di tante violenze passate.
Si dice che almeno 2000 Svizzeri morissero in questa che fu una delle più gravi
sconfitte subite da essi. Gli Ossolani in ringraziamento dell’ottenuta vittoria, proprio sul
luogo della battaglia al ponte di Crevola, costruirono un oratorio dedicato a S. Vitale,
padre dei Santi soldati Gervasio e Protasio, facendo anche voto di visitarlo nel giorno
della festa.
Dopo questa battaglia Ludovico il Moro venne in Ossola, pagò i soldati, visitò la valle
ordinando gli opportuni restauri al castello di Mattarella ed alle altre torri di difesa
ossolane e gli sbarramenti al Passo di Premia ed al Passo di Croveo contro possibili
invasioni svizzere. Venne anche riorganizzato il sistema di rapide informazioni per
mezzo di una rete di segnali che dalle valli estreme erano rimandati da torre in torre fino
a Milano.
La pace fu firmata il 23 maggio 1487 a Domodossola e completata con altra firmata a
Milano il 9 gennaio 1495. Con questa il vescovo di Sion rinunciava ad ogni pretesa
sull’Ossola; tuttavia il ducato di Milano e quindi anche l’Ossola perdette
definitivamente tutta la zona che da Gondo, dove passa l’attuale confine italosvizzro, giunge a Lattinasca, ossia all’attuale Gabi, comprendente la val Vaira,
detta attualmente Schwitzbergental.
La pesante lezione della battaglia di Crevola non era però stata sufficiente agli Svizzeri.
Il vescovo Jost, sollecitato da Carlo VIII di Francia, rinnova l’attacco al ducato di Milano
cercando di rendersi padrone dell’Ossola. Il 23 marzo 1495, mentre un gruppo di
Svizzeri al comando del famoso capitano Giorgio Supersaxo, che tuttavia si era opposto
in sede di consiglio a questa spedizione, evitando Domodossola, scendeva ad occupare
Villa e Piedimulera, il vescovo Jost con un altro gruppo puntò su Domodossola sotto le
cui mura però fu battuto e dovette riguadagnare il Sempione.
La val Formazza, stanca del dominio feudale dei De Rodis-Baceno chiese a Lodovico il
Moro di esserne finalmente liberata e di dipendere direttamente dal Ducato di Milano.
Dopo lunghe insistenze, paventando forse che i Formazzini di origine walser
decidessero di darsi ai vicini Svizzeri, il Duca tolse il feudo ai De Rodis-Baceno, né
valse una causa da essi fatta contro tal provvedimento a recuperarlo. Restò comunque
ad essi Salecchio ed Agaro che passò in feudo ai Marini di Crodo e successivamente fu
comperato dal conte Giulio Monti di Valsassina.
Gli Ossolani rinnovarono anche la richiesta di conferma degli antichi privilegi ed il duca
Ludovico il Moro la concesse il 28 febbraio 1495.
Un cenno deve essere fatto anche di due avvenimenti che commossero la devozione
degli Ossolani. Nel 1492 un dipinto della Madonna nella chiesa di Cravegna si rigò di
sudore e di lacrime. Nel 1494 è l’immagine della Beata Vergine dipinta sulla facciata
della chiesa di Re che, percossa dalla sacrilega sassata di Giovanni Zuccone di
Londrago, emana ripetutamente ed alla presenza di persone eminenti del clero, dei
magistrati locali ed anche di molto popolo, un fiotto di sangue dalla fronte colpita.
Ambedue questi fatti furono sottoposti a immediata ed attentissima indagine con
processi che ne testimoniano l’oggettività e storicità, in documenti originali ancora
esistenti negli archivi e registrati.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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CRONACHE DEL SECOLO XVI
Ludovico il Moro con la sua politica ambiziosa non mancò di attirarsi le odiosità dei
sudditi e le gelosie dei principi che vantavano qualche diritto sul ducato di Milano. Primo
fra tutti il nuovo re di Francia Luigi XII, succeduto a Carlo VIII, la cui venuta in Italia
aveva scombussolato l’intera penisola. Vantava il re francese la discendenza da
Valentina Visconti data in sposa da Gian Galeazzo nel 1389 a Ludovico duca di
Turenna, fratello di Carlo VI e figlio di Carlo V re di Francia. Tutto questo era noto e non
mancarono di sorgere numerosi partigiani per il dominio francese in Italia e sul ducato
milanese in particolare, indirettamente favoriti dalla politica di Ludovico il Moro che si
era creato attorno molte inimicizie. Gian Giacomo Trivulzio non esitò a porsi al servizio
del re di Francia e a capitanare un esercito francese che, sceso in Italia nel 1499,
costrinse Ludovico il Moro a rifugiarsi in Tirolo mentre il re francese Luigi XII, il 23
settembre entrava trionfalmente in Milano, ritornando però subito in Francia portando
seco il conte Francesco Sforza ancora fanciullo.
Incominciarono così tutte le traversie del Ducato Milanese conteso entro la fine del
1400 e la metà del 1500 fra gli Sforza, i Francesi e gli Spagnoli.
Tutti questi avvenimenti in rapida successione si riflettono puntualmente anche
nell’Ossola dove prendono nuovamente forza i partiti locali. Tramontati apparentemente
il guelfismo e ghibellinismo, ossia i partiti degli Spelorci e dei Ferrari, si parteggia per il
duca di Milano o per il re di Francia oppure addirittura per la Lega Svizzera dei 12
Cantoni.
I capi delle fazioni sono sempre quei nobili che avevano scelto di conservare e crescere
le loro fortune militando sotto le bandiere ducali o francesi, reclutando anche in Ossola
quelle milizie di cui avevano bisogno, ed alle quali assegnavano talvolta gli stipendi
impegnando i propri beni. Favorevoli al Duca di Milano sono i Ponteschi, facenti capo
alla famiglia del Ponte discendente da quel capitano Garbellino di Semonzio di Crevola,
il cui figlio aveva abbandonato le sue case in Semonzio perché distrutte nelle guerre del
secolo XIV per costruirsi una abitazione presso il ponte di Crevola, donde il nome.
D’altra parte, favorevoli al re di Francia sono i Brenneschiun ramo dei De Rodis-Baceno
ai quali si erano uniti i Della Silva e De Rido di Crevola. Tutte le altre famiglie nobili o
particolarmente fornite di censo erano costrette ad entrare nell’una o nell’altra delle due
consorterie; ma anche i piccoli proprietari o fittavoli che tenevano da questi signori gran
parte dei loro beni in enfiteusi o avevano verso di essi obblighi particolari erano
necessitati a seguirli.
Impadronitisi i Francesi del Ducato Milanese, furono mandati commissari anche
nell’Ossola … Gli Ossolani devono ora prestare il giuramento di fedeltà al re di
Francia.
Pertanto il vescovo di Novara
si affrettò con atto del 1° febbraio 1512 ad accaparrarsi le simpatie degli Ossolani
concedendo, su preghiera del conte Lancillotto Borromeo, alle popolazioni delle valli
Vigezzo, Anzasca e Strona il privilegio dell’uso dei latticini durante la Quaresima,
Settimana Santa esclusa, privilegio che fu poi esteso a tutta l’Ossola. Riuscì allo
Schinner di convincere i Confederati Svizzeri a scendere in Italia per cacciare i
Francesci, ed assoldato un forte esercito di mercenari nel giugno del 1512 costrinse i
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Francesi a lasciare Milano rimettendo nel Ducato Massimiliano Sforza il quale, il 29
dicembre 1512, fece il suo ingresso solenne in Milano.
I Francesi tennero però i castelli dell’Ossola Superiore ed il borgo di Domo fino
all’agosto del 1512. In quell’epoca un grosso contingente di armati svizzeri della Lega di
Urania o del Bue vennero per loro conto e col benestare di molti Ossolani specialmente
di quelli che parteggiavano per i Francesi a prendere in consegna i castelli ed il borgo di
Domo. Anche questi si fecero giurare fedeltà degli Ossolani. Il 10 agosto 1512
giurarono quelli di Villa e della valle Antrona. Il 15 agosto i Francesi fecero la consegna
dei castelli e del borgo e attraverso il Sempione ripassarono le Alpi.
Sebbene alleati del Duca di Milano, gli Svizzeri tennero l’Ossola in proprio e non vollero
cederla al Duca di Milano, ... Comincia in questo periodo a prendere forza un partito
favorevole agli Svizzeri e che, dimentico delle antiche e recenti offese, vorrebbe
l’Ossola confederata con i Cantoni Svizzeri. Il comportamento degli Ossolani
dell’Ossola Superiore irritò specialmente i conti Borromeo i quali, dopo essere stati
partigiani dei Francesi, erano tornati all’ubbidienza del Duca di Milano. Lancillotto
Borromeo tentò di prendere il borgo di Domo, ma fu battuto dagli Ossolani collegati
cogli Svizzeri. Si vendicò il Borromeo impedendo la libera circolazione delle merci,
imponendo gravi dazi sulle importazioni del grano dal Novarese e Milanese, angariando
i mercanti ed impedendo in tutti i modi le comunicazioni fra le due Ossole. Alle
rimostranze degli Ossolani rispondeva il Borromeo: «avete voluto stare cogli Svizzeri
piuttosto che con noi? Andate ora da essi perché vi diano il grano e le vettovaglie! Per
conto nostro vogliamo assolutamente farvi morire di fame». Fu una dura carestia che
fece soffrire soprattutto i più poveri e che provocò la peste, sempre pronta a comparire
in queste occasioni. Il flagello, scoppiato nel 1513, durò da luglio a dicembre e mieté
molte vittime.
Il seguente anno, 1514, gli uomini dell’Ossola Superiore sotto la guida del capitano
Paolo della Silva, che aveva sempre mantenuto vicino a Domo un buon gruppo di fedeli
armati, coll’aiuto anche di un piccolo corpo di Svizzeri, fecero un’azione di forza
puntando direttamente su Vogogna. Il borgo cadde subito nelle mani di questi armati
esasperati i quali si diedero al saccheggio, distrussero i caselli del dazio e si fecero
giurare con atto pubblico che per l’avvenire ogni dazio sarebbe stato abolito (17 luglio
1514). I poveri abitanti di Vogogna si salvarono in parte rifugiandosi in val Anzasca.
Poco dopo (27 luglio) analoga spedizione fu fatta a Mergozzo, Omegna e Pallanza dove
ugualmente si volle il giuramento di esenzione da ogni dazio. Gli invasori si ritirarono
poi da Vogogna non senza prima aver diroccato il castello, ma mantennero alcune
fortezze che occuparono a titolo cautelativo. Ne nacque fra il conte Borromeo e l’Ossola
Superiore una lite che fu portata davanti ai capi della Lega dei XII Cantoni. La sentenza
costrinse gli uomini dell’Ossola Superiore a restituire le fortezze e i territori occupati, ma
fece obbligo ai Borromeo di lasciare libero il passaggio ai grani e vettovaglie.
Morto Luigi XII senza eredi legittimi, sul trono di Francia salì Francesco I, anch’egli
discendente da Valentina Visconti, e quindi aspirante al dominio del ducato di Milano.
Massimiliano Sforza gli oppose un esercito di mercenari svizzeri, ma non riuscì ad
impedire al re francese di scendere in Lombardia. La battaglia decisiva del 14
settembre a Marignano, in cui perirono 15000 svizzeri e 6000 francesi permise a
Francesco I di entrare da signore in Milano e impadronirsi del Ducato, mentre il duca
Massimiliano, costretto ad abdicare, era spedito prigioniero in Francia.
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Dopo questi avvenimenti i capitani della Lega non si sentirono più sicuri in Ossola... Gli
Svizzeri si ritirarono dall’Ossola e per un certo tempo questa regione fu terra di
nessuno..
Colla salita di Carlo V al trono di Spagna il dominio del Ducato di Milano viene rimesso
in discussione. Il nuovo imperatore ed il Papa appoggiavano Francesco II Sforza,
fratello di Massimiliano, il quale poté assoldare un esercito di mercenari svizzeri e
tedeschi e con questi il 19 novembre 1521 riprese Milano costringendo i Francesi a
tornare in patria.
Nell’Ossola, Benedetto del Ponte, capitano di milizie ducali, costrinse i Francesi a
lasciare il borgo di Domo, cosa che avvenne verso la fine di giugno 1522. L’8 luglio
seguente i deputati ossolani si recarono a Milano per giurar fedeltà al Duca. Il seguente
anno gli Ossolani inviano al Duca una supplica per ottenere la pacificazione generale
ed il perdono per tutti quelli che nelle guerre passate avevano parteggiato per la
Francia, in particolare per il capitano Paolo della Silva e suoi luogotenenti banderali,
nonché il riconoscimento degli antichi privilegi. Il 16 giugno 1523 si ebbe notizia che la
supplica era stata accolta.
Nell’autunno del 1524 Francesco I di Francia con un esercito di 36000 uomini attraversò
le Alpi ed occupò Milano.
Cominciò così in ossola una lungo periodo di guerre.
Le guerre che quasi ininterrottamente si erano succedute nell’Ossola, il
passaggio di tanti eserciti e di gruppi di sbandati dediti alle rapine ed al
saccheggio avevano frattanto influito gravemente rovinando l’economia ed anche
la vita pubblica di questi montanari costretti a subire le violenze e quindi portati
essi stessi all’esasperazione della violenza. Le case diventarono dei fortilizi e tutti
andavano in giro armati contro ladri e briganti che dettavano legge. I partiti legati alle
potenti famiglie in lotta fra loro avevano influito a rendere paurosamente abituale la
violenza ed il sopruso, le cui lezioni erano impartite dai capipartito e dai signori che
amavano mantenere un gruppo di armati al proprio servizio, e della peggiore risma, dai
quali erano sempre accompagnati anche quando si recavano in chiesa o nelle
pubbliche adunanze. Il banditismo diventa dalla metà del 1500 fino alla metà del 1600
una piaga dell’Ossola, contro la quale il governo spagnolo si limita spesso a lanciare le
sue gride e la cui estirpazione sarà occasione di enormi spese da parte delle comunità
obbligate a restituire quanto i mercanti in transito o chiunque perdevano, essendo esse
obbligate a mantenere sicure a proprie spese le strade nei propri territori.
Perdura comunque una grave insicurezza ed un’atmosfera di continuo pericolo.
Un’ordinanza del 29 luglio 1595 disponeva che i muri fiancheggianti le strade fossero
più alti di 2 metri o rasi al suolo perché non fossero facile ricetto di banditi ed assassini;
così anche i boschi in vicinanza delle strade dovevano essere tagliati e molte case
abbattute o chiuse in modo da non servire da ricettacolo o rifugio di banditi.
CRONACHE DEL SECOLO XVII
Durante il periodo di dominazione spagnola che va dal 1536 al 1713, l’Ossola avrebbe
potuto godere di un felicissimo tempo di pace e di benessere, dopo un secolo di
disastrose invasioni, di lotte e cambiamenti di governo. Invece non fu così.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Mancò al governo spagnolo una vera politica sociale ed economica che si traducesse in
un progresso autentico. Lo squilibrio fra i ricchi ed i poveri andò aumentando fino ad
apparire non solo ingiusto, ma insultante. Pochi nobili, ricchi e insensibili alle miserie del
popolo, si preoccupavano di ostentare la loro opulenza e spesso il disprezzo per i diritti
sacrosanti dei coloni e dei meno abbienti. Anche in Ossola sono essi che costruiscono i
loro nuovi pretenziosi palazzotti dove ogni tanto, al passaggio di qualche personaggio
importante, danno ampia ospitalità e fastose imbadigioni, e vivono serviti da uno stuolo
di servi e di armati. Essi amavano farsi beffe della legge, esimersi da ogni gravezza,
mentre i poveri erano alla mercé del Fisco. La giurisdizione di Domodossola
comprendeva tutta l’Ossola Superiore con esclusione della val Vigezzo, delle
Quattro Terre (Trontano, Masera, Beura e Cardezza) e della valle Antigorio.
Questa giurisdizione aveva i suoi Reggenti generali ed il suo Consiglio generale
in cui i rappresentanti dei comuni si riunivano alla presenza del pretore di Domo,
per ogni decisione importante. In casi di necessità tutta l’Ossola Superiore si
riuniva a consiglio per eleggere alcuni deputati onde far valere i propri diritti e
interessi presso il Governo. Le misere condizioni degli Ossolani in questo tempo
sono per lo più attribuite alla notoria sterilità delle terre, a calamità naturali
ricorrenti, al clima particolarmente avverso i cui eccessi distruggevano i già
scarsi raccolti. Tuttavia il maggiore colpevole di tanta miseria fu il Governo
spagnolo che con una fiscalità metodica ed esasperante, ricorrendo a tutti i mezzi
afflisse le popolazioni ossolane con una martellante pressione.
La scarsa produttività delle terre ossolane, la pressione esorbitante del Fisco spagnolo,
alcune calamità naturali ed una certa imprevidenza amministrativa concorsero ad
aumentare la povertà fino a giungere al livello della vera carestia.
Mancavano nei primi decenni del 1600 non solo il denaro, ma anche i beni di consumo
più necessari.
Si aggiunse a questa situazione anche una grande epidemia di peste che fece molte
vittime.
Il secolo XVII fu per l’Ossola uno dei più disastrosi anche per le catastrofi naturali
verificatesi in quel periodo. Prime fra tutte le alluvioni…
II governatore di Milano e capitano generale marchese di Hinojosa, con ordinanza del 6
febbraio 1614, stabilì che si formassero in questo Stato (di Milano) una milizia de’ i
soldati di esso per servitio di Sua Maestà et beneficio e sicurezza loro. Si diedero anche
disposizioni affinché tale milizia avesse necessaria istruzione, disciplina ed armamento.
Il tutto era naturalmente a carico degli uomini scelti per tale servizio in numero
proporzionato alla consistenza della comunità. Ma per lo più l’armamento era a spese
della comunità. In cambio gli ufficiali erano esenti dall’obbligo di alloggiare nelle proprie
case i soldati a piedi od a cavallo mandati a stazionare sul luogo. Il motivo di questo
provvedimento va ricercato nella necessità che aveva il Governo spagnolo di non
lasciare sguarnito il proprio territorio; mentre le sue truppe erano concentrate ed
impegnate nella guerra del Monferrato contro i Francesi e Piemontesi. Questa specie di
guardia civica o popolare, istituita in tutta l’Ossola, mantenne a lungo la sua funzione
anche dopo gli avvenimenti bellici che furono causa della sua istituzione e perdette
decisamente la sua importanza solo dopo la restaurazione del dominio piemontese in
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Ossola seguita alla caduta di Napoleone… Al suo sorgere fu però ostacolata dalle
popolazioni, che si vedevano aggravate da nuove spese e paventavano di dover
marciare fuori dei confini dell’Ossola, la sola patria che avesse per esse un significato
autentico. Il loro avvento fu tuttavia utile all’Ossola … perché la presenza di milizie
organizzate rese più sicure le valli contro i briganti e facinorosi e favorì una maggiore
coscienza unitaria fra gruppi spesso antagonisti e disuniti.
CRONACHE DEL SECOLO XVIII
Con la morte di re Carlo II di Spagna (anno 1700), si ebbero immediati contrasti fra i
pretendenti al trono. Filippo d’Angiò, chiamato dal testamento del defunto re a cingere
la corona di Spagna, si portò subito a Madrid e fu riconosciuto nei domini spagnoli,
prendendo il nome di Filippo V. L’imperatore d’Austria Leopoldo I contestava però
questa nomina, pretendendo il trono di Spagna per il proprio secondogenito Carlo. Ne
nacque una guerra che allineò da una parte l’Austria, l’Inghilterra e l’Olanda e dall’altra
la Spagna, la Francia e la Baviera. Vittorio Amedeo II di Savoia si unì inizialmente alla
Francia ed alla Spagna. La guerra fu combattuta in Lombardia con alterne vicende che
indussero però Vittorio Amedeo II a staccarsi dai suoi alleati per aderire all’Austria.
Questo cambiamento di rotta della politica sabauda irritò gli ex alleati. Gli eserciti franco
spagnoli occuparono la Savoia e parecchie importanti città del Piemonte, stringendo
Torino con un potente assedio.
A seguito di questa nuova guerra l’Ossola venne gravata di ulteriori spese per il
sostentamento delle milizie. Nel 1706
l’Ossola entrava a far parte dei domini dell’Austria sotto l’imperatore Giuseppe I,
il quale, grato a Vittorio Amedeo II di Savoia dell’aiuto prestato, gli cedeva il
Monferrato, la Lomellina, Alessandria, Valenza e la Valsesia. Morto però l’imperatore di
vaiolo nel 1711, l’arciduca Carlo che come pretendente al trono di Spagna aveva
assunto il nome di Carlo III (di Spagna) ebbe il trono del fratello con il titolo di Carlo VI
imperatore. Ma con la pace di Utrecht, in cui i domini spagnoli furono spartiti, lo
Stato di Milano e l’Ossola entrarono a far parte dei domini imperiali dell’Austria
(1713)..
il 26 gennaio 1712 si ebbe la Dichiarazione Magistrale con cui l’Ossola era riconosciuta
nel possesso degli antichi privilegi, notificata poi ai pretori dell’Ossola con lettera del 25
febbraio 1712…
L’imperatore d’Austria Carlo VI nel 1718 incaricò una speciale Commissione o Giunta di
fare un nuovo e generale censimento che potesse poi servire come base di calcolo alle
imposte. E poiché l’imposta veniva elevata sui fondi, sulle persone e sulle merci, il
censimento, assieme a dati statistici riguardanti la popolazione ed il commercio, esigeva
una misura precisa delle proprietà fondiarie e relative rendite. Si cercò di assoggettare
anche l’Ossola a questo generale censimento che sparse dappertutto misuratori e loro
aiutanti. Ma gli agrimensori trovarono non poche difficoltà in Ossola dove i fondi, a
causa della estrema suddivisione, sono piccoli, irregolari e numerosissimi. Si dovette
allora ripiegare dividendo semplicemente i territori comunali in corpi di ugual superficie,
segnando in essi i vari proprietari, ma rinunciando alla definizione più precisa dei fondi
appartenenti ai singoli proprietari. Naturalmente le notifiche si estendevano anche alle
abitazioni, cascine, mulini, ecc. ed i notai vennero obbligati alla denuncia dei contratti di
compravendita degli immobili, specificando misure e nomi dei contraenti. Nel 1725 si
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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tentò anche una stima del valore della proprietà. Ciò significava che si era in procinto di
estendere anche all’Ossola un nuovo sistema fiscale che avrebbe spazzato via tutti i
privilegi ed esenzioni a cui fino allora si era guardato come alla salvaguardia della
possibilità di sussistenza. Perciò i rappresentanti dell’Ossola fecero subito ricorso
perché l’Ossola fosse esentata dal censimento. Il voto del fisco del 7 ottobre 1727 fu
favorevole all’Ossola Superiore, ma doveva essere approvato dall’imperatore.
La guerra per la successione al trono di Polonia (1733-1738) ebbe notevoli
conseguenze anche in Ossola. Essendosi Carlo Emanuele III, re di Sardegna, alleato
con la Francia con il trattato del 26 settembre 1733, gli eserciti franco-sardi invasero la
Lombardia, occupando Milano nell’ottobre del 1733. Frattanto in Ossola insorsero gravi
perturbazioni. Il capitano del castello di Domo, Giovanni Antonio Zunica, pretese
rifornimenti di vettovaglie a spese dell’OssoIa. Si opponevano gli Ossolani invocando i
soliti privilegi, ma il capitano Zunica continuava a fare richieste e minacce. Si riuscì
anche ad ottenere dalla Giunta di Governo lasciata dal conte di Daun, governatore di
Milano, in sua vece, un’ordinanza che proibiva espressamente al castellano di Domo di
esigere alcunché dagli Ossolani. Questi però non si acquietò, anzi si fece sempre più
ostile, rivoltando contro il Borgo le artiglierie del castello e facendo sparare alcuni colpi
intimidatori contro le case di alcuni borghesi. I Domesi sentendosi prigionieri nel borgo
che il Zunica aveva fatto chiudere, fecero suonar le campane a martello. Il segnale
richiamò dalle valli le milizie locali che giunte a Domo si limitarono però solamente a
riaprire il borgo, costringendo i soldati del presidio a ritirarsi nel castello….
Il giureconsulto Paolo della Silva, su invito del re di Sardegna e del Senato di Milano,
venne a Domo a parlamentare con il castellano. Questi avendo saputo che ormai tutte
le città dello Stato di Milano erano in mano dei Franco-Sardi si dichiarò pronto alla
capitolazione, e le ostilità furono sospese. Venuto in Ossola a nome del Re di Sardegna
il cavaliere gerosolimitano Antonio Grisella, fu sottoscritta la capitolazione; la resa fu
fatta con tutti gli onori militari. Il Zunica con la sua guarnigione spagnola se ne andò,
lasciando il castello al cavaliere Grisella che lo occupò con pochi soldati sardi.
Con la susseguente pace di Vienna del 1738, il regno di Sardegna si estese a Tortona e
Novara. Con il ritorno del Milanese all’imperatore Carlo VI, il castello di Domo fu
rioccupato da milizie austriache e per qualche anno si ebbe un po’ di pace.
Morto nel 1740 l’imperatore Carlo VI si riaccese nuovamente la guerra per la
successione al trono Unitamente alle vicende di cui abbiamo parlato l’Ossola in
questo secolo soffrì di nuove e gravi difficoltà. La prima fu quella ricorrente di
un’alta mortalità specialmente infantile dovuta ad epidemie che infierirono in
alcuni anni: la difterite, l’influenza, ed il vaiolo.
La epizoozia del bestiame bovino era stata importata in Italia da buoi ungheresi venuti
in Lombardia per il rifornimento delle armate austriache nel 1711 e si sparse in tutta
l’Europa. Infestò la Francia, la Germania negli anni 1742-43, poi l’Italia fino al 1747
giungendo anche nell’Ossola, dove causò danni gravissimi al patrimonio zootecnico,
riapparendo nel 1795. Si calcola che in Europa dal 1711 al 1776 siano andati perduti
per questa pestilenza più di sei milioni di bovini. In Ossola molte famiglie che perdettero
quasi tutto il bestiame e non poterono rinnovarlo, perché troppo povere, dovettero
emigrare. Alla metà del 1700 un buon terzo dei contadini allevatori di bestiame cambiò
mestiere. E poi le intemperie….
Il re Carlo Emanuele III, nel tentativo di promuovere una migliore e moderna
amministrazione dello Stato promulgò nuove costituzioni e leggi, entrate in vigore il 16
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maggio 1770. All’ Ossola ne fu data comunicazione il 30 aprile 1770, dichiarando l’utilità
di leggi uniformi per tutto lo Stato. Gli Ossolani però insistettero presso il Governo per
ottenere delle deroghe su alcuni punti. Queste vennero concesse dal Senato di Torino
con decreto del 27 luglio 1771, estendendole sia all’Ossola Inferiore che Superiore ed
alla val Formazza. Con le nuove costituzioni scomparve tutto il vecchio
ordinamento civile e criminale. L’amministrazione della comunità era affidata al
consiglio, il quale poteva riunirsi solo con la partecipazione del pretore, di un suo
delegato o di persona di fiducia, detta «castellano». Il pretore di Domo con le R.
Patenti dell’11 luglio 1771 ebbe autorità di «intendente». L’intendente, capo della
giurisdizione o pretore, poteva annullare ogni delibera del consiglio, contraria
agli interessi del Comune o non conforme alle leggi. Consiglieri potevano essere
eletti tutti i capifamiglia, sebbene fossero in numero limitato; ma era ufficio che
non si poteva rifiutare. Il consiglio a sua volta eleggeva il sindaco nella persona
del consigliere più anziano, il quale durava in carica sei mesi od un anno secondo
che il numero dei consiglieri era di almeno quattro o almeno due. Le spese
comunali erano espressamente controllate e in taluni casi vietate dalla superiore
autorità. Ogni consiglio doveva avere anche un segretario approvato
dall’intendente. Questa prima riforma dell’amministrazione comunale fece cadere
antiche consuetudini, però indusse nei comuni ossolani istituzioni più moderne
ed omogenee.
Non si segnalano importanti avvenimenti nella seconda metà del secolo XVIII in Ossola
fino a quando non giunsero anche in questa regione le scintille del fuoco innovatore e
distruttore della rivoluzione francese che nel 1793 rovesciò la monarchia per istituire la
repubblica, scatenando una reazione a catena di rivoluzioni e guerre in tutta l’Europa.
Il re Vittorio Amedeo III, unitosi ad altre potenze europee, partecipò alla prima
coalizione contro la Repubblica francese… L’editto dell’arruolamento del 1793 colpì
naturalmente anche l ’Ossola. Questo obbligava ciascuno dei tre dipartimenti
dell’Ossola, Domodossola, Vogogna e val Vigezzo, a fornire ed armare un contingente
di soldati… non si deve credere che in Ossola i principi della rivoluzione francese e le
idealità che l’avevano provocata fossero sconosciuti… congiure e associazioni
rivoluzionarie pullulavano in quel periodo negli stati del re di Sardegna, fomentate dalla
Francia che tentava di provocare il rovesciamento del trono…
Il re Carlo Emmanuele IV che con le R. Patenti del 7 marzo e l’Editto del luglio 1797
aveva abolito il sistema feudale con tutte le sue implicazioni, dovette riconfermare tali
leggi con la Patente del 2 marzo 1799 … L’8 dicembre seguente Carlo Emmanuele IV
fu costretto a dimettersi e venne proclamato il Governo repubblicano.
Fu istituito il Dipartimento del Novarese ed istituita la municipalità nelle città e grossi
borghi. In Ossola fu inviato il commissario Giacomo Zuffinetti per la necessaria
organizzazione. La municipalità di Domodossola comprese tutta l’antica giurisdizione e
quindi anche Villa e la valle Antrona. La municipalità era diretta da un presidente, un
commissario nazionale e quattro amministratori i quali rispondevano direttamente
all’Amministrazione centrale di Vercelli. All’inizio del 1799 fu organizzato un plebiscito
allo scopo di ottenere la bramata unione con la Francia… Ma l’orizzonte politico era
tutt’altro che chiaro. Continuava con alterne vicende la lotta contro la Francia da parte
delle potenze coalizzate. In una seconda coalizione si unì anche la Russia… E
naturalmente si rinnovarono le imposizioni di forniture di bestiame e servizi, le
requisizioni e le angherie.
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In Ossola, per guardare i passi alpini fu mandato un corpo di austriaci … Si comprende
che con tutta questa massa di soldati da sfamare gli Ossolani si sentissero
letteralmente in guerra per la sopravvivenza…
CRONACHE DEL SECOLO XIX
Nella primavera del 1800 Napoleone prende l’iniziativa di tornare alla riconquista
dell’Italia scendendo attraverso le Alpi in Piemonte ed in Lombardia Lombardia. Il 9
maggio è a Ginevra e punta verso il passo del Gran San Bernardo ancora innevato. Gli
eserciti austriaci, comandati dal generale Melas, tentano invano di impedire l’impresa.
Napoleone riesce, superando difficoltà inimmaginabili, a raggiungere il passo fra il 15 ed
il 21 maggio e poco dopo si presenta nella pianura piemontese. Intanto un
distaccamento francese, forte di 1000 uomini comandati dal generale Béthencourt,
tenta il non meno difficile passo del Sempione ed il 26 maggio, sotto l’incombente
pericolo di valanghe, le truppe francesi vengono a contatto a Gondo con quelle
austriache del generale Laudon. Queste però, dopo aver tagliato o fatto saltare i ponti
della difficile strada fra Gondo ed Iselle, si ritirano dalla val Divedro lasciando
praticamente libera l’avanzata dei Francesi. Il principe di Rohan, appena si rende conto
di correre il pericolo di essere intrappolato nell’Ossola Superiore, ordina l’abbandono di
Domo e concentra le sue truppe oltre i trinceramenti di Migiandone e Bettola; anzi, poco
dopo, non sentendosi sicuro neppure in quella posizione, si ritira completamente
dall’Ossola. Infatti giunge notizia che un grosso contingente di soldati, quasi tutti italiani,
al comando del generale Lecchi, è prontamente passato dalla val d’Aosta ad Alagna in
Valsesia e sta per giungere sul lago d’Orta da Varallo. Così il 31 maggio l’Ossola è
interamente sgombra dagli Austriaci e militarmente occupata dai Francesi. Si
ricostituisce la municipalità, si fanno epurazioni e controepurazioni, si bruciano i
documenti compromettenti. Il 14 giugno Napoleone vince la grande e decisiva battaglia
di Marengo. Il 20 luglio si ricostituisce la Guarda nazionale.
Il 15 ottobre viene ricostituita la Repubblica Cisalpina che nel 1802 prende il nome di
Repubblica d’Italia. Un decreto del 13 ottobre 1800, ma datato dal 7 settembre
precedente, annette alla Repubblica Cisalpina tutta la regione fra la Sesia ed il Ticino,
comprendente anche il Novarese e l’Ossola. Il decreto sopra citato conteneva anche un
grosso particolare che interessava l’Ossola direttamente. Si stabiliva infatti
l’immediata apertura di una nuova strada militare fra il lago Maggiore ed il Vallese
attraverso l’Ossola ed il Sempione… La parte italiana fu completata nel 1805 ed una
iscrizione scolpita sulla viva roccia della galleria di Gondo presso il confine, ricorda
quest’opera voluta dal genio di Napoleone, ma fatta a spese degli Italiani…
La coscrizione militare obbligatoria, introdotta nel 1802, fu molto mal sopportata dalle
popolazioni ossolane…
L’Ossola durante questo periodo amministrativamente dipende dal Dipartimento
dell’Agogna, il quale fu diviso inizialmente (decreto del 2 novembre 1800) in 17
distretti, fra cui quelli di Domodossola e di Vogogna, e successivamente (decreto
del 13 maggio 1801) in cinque distretti fra cui quello di Domodossola che si
estendeva a tutta l’Ossola, suddiviso poi (decreto dell’8 giugno 1805) in due
cantoni (Domo e Vogogna).
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Domo fu quindi sede di sottoprefettura. Nel 1806 fu pubblicato il Codice Napoleonico ed
esteso anche al Regno d’Italia con decreto del 22 marzo 1806. Con decreto del 26
maggio 1807 furono abolite le società religiose i cui beni furono confiscati dallo Stato;
seguì il 25 aprile 1810 un altro decreto che abolì tutte quelle poche che erano riuscite in
qualche modo a sopravvivere al decreto precedente. Questa ondata di giacobinismo
ebbe in Ossola i suoi fanatici e provocò notevoli fermenti nel popolo che era molto
attaccato alla religione ed alle sue istituzioni.
Dopo la ritirata di Russia ed il decisivo tramonto della stella napoleonica (1813) con la
battaglia di Lipsia (16-18 ottobre) anche il territorio ossolano visse nella incertezza e si
può dire nell’ascolto degli avvenimenti, le cui notizie erano riportate in patria dai rari
sopravvissuti. Proprio nei primi giorni del 1814 numerose compagnie di soldati italiani e
francesi stanno rientrando attraverso il Sempione in Italia, stanchi ed abbattuti, sospinti
da contingenti austriaci e russi che occupano il Vallese.
Il 9 marzo 1814 un piccolo esercito di 600 uomini, per metà tedeschi e bavaresi e per
l’altra metà disertori italiani e vallesani, come si ha da una relazione al Ministro della
guerra italiano, occupò senza colpo ferire Domodossola e l’Ossola Superiore fino a Villa
e Vogogna. Il 12 marzo a nome del colonnello barone Seimcheim il capo dei cacciatori
vallesani lanciò un proclama roboante alle popolazioni ossolane, che, se sotto alcuni
aspetti pare ridicolo, sotto altri ci illumina sulla vera situazione, toccando soprattutto gli
equivoci di certe libertà proclamate e la realtà patente delle molte angherie a cui gli
Ossolani erano stati sottoposti, prima fra tutte la coscrizione obbligatoria. Il generale
Mazzucchelli a cui era stato affidato l’incarico della difesa dell’Ossola, manteneva la
linea di difesa a Gravellona, ed un posto avanzato ad Ornavasso. Nell’Ossola Superiore
era invece il generale Luxen che aveva il comando delle truppe austriache, ma pare che
non avesse precise intenzioni di oltrepassare la linea Villa-Vogogna.
Il 25 marzo 1814 il generale Mazzucchelli, avendo ottenuto il rinforzo di un
distaccamento di 215 uomini di fanteria francese ed un altro di dragoni di Napoleone,
affrontò gli Austriaci al ponte della Masone dove ci fu una piccola battaglia. Ritiratisi da
quel luogo gli Austriaci si concentrarono al ponte di Villadossola dove pure ci fu uno
scontro di fucileria e di artiglieria. Temendo però di essere presi alle spalle da un
contingente inviato dal Mazzucchelli verso Beura e Domo dal ponte della Masone, gli
Austriaci si ritirarono ordinatamente in vai Divedro. In quel medesimo giorno ritornò a
Domodossola il Viceprefetto e fu ricostruita la vecchia amministrazione.
L’11 aprile 1814 Napoleone abdicò e poco dopo (23 aprile) anche il viceré Eugenio
Beauharnais cedette il regno. Gli Austriaci rioccuparono la Lombardia.
Eliminato con gli editti del 25 aprile ed 11 maggio 1814 il Dipartimento
dell’Agogna, l’Ossola ed il Novarese cessarono di essere uniti a Milano e si
ricongiunsero agli Stati Sardi. Il 20 maggio 1814 il re Vittorio Emanuele I è
nuovamente, dalla Sardegna, di ritorno in Piemonte per riprendere i suoi domini.
La caduta di Napoleone per molti Ossolani significava anche il ritorno all’antico
ordinamento. Ci si preoccupava ancora della salvaguardia di quei famosi privilegi
per i quali erano stato fatte tante lotte e la cui conservazione era considerata
necessaria per la stessa sopravvivenza del popolo. La rigida restaurazione voluta
dalle potenze vincitrici pareva propizia per questa richiesta ossolana che infatti fu
accettata. Il 17 marzo 1815 con decreto camerale gli Ossolani ottennero la
conferma dei loro privilegi. Dal 3 giugno alla fine di luglio l’Ossola è
continuamente attraversata da numerosi corpi di militari con cariaggi e cannoni.
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II Regio Biglietto del 23 giugno diede un colpo a tutta la struttura civile dei
comuni ossolani togliendo l’antica distinzione tra i vicini e non vicini o
appoggiati. Anche questo decreto non incontrò il favore degli Ossolani i quali in
qualche caso si mostrarono renitenti alla sua osservanza, ma le richieste dei non vicini
furono tali che dovette essere applicato integralmente. E bisogna riconoscere che,
nonostante tutto, era una non piccola riforma ed un passo notevole in avanti sulla via
dell’ammodernamento dell’Ossola.
Con il Regio Editto del 10 novembre 1818 l’Ossola Superiore fu costituita in provincia
suddivisa nei mandamenti di Crodo, S. Maria Maggiore, Bannio e Domodossola. Al
mandamento di Domo furono aggiunte le Quattro Terre (Masera, Trontano, Beura e
Cardezza) e Pallanzeno.
Il Regio Editto del 28 settembre 1822 istituiva a Domodossola il tribunale
prefetturale. Le Regie Patenti del 10 ottobre 1836 vennero a sopprimere la
provincia dell’Ossola che fu aggregata a quella di Pallanza. Fu però ristabilita con
il decreto del re Carlo Alberto (15 nov. 1844). Nel 1861 nasce la provincia di
Novara e l’Ossola si riduce a sottoprefettura che dura fino al 1927.
I privilegi ossolani restarono almeno formalmente in vigore fino al 1848, allorché
con la proclamazione dello Statuto furono abolite non solo le Costituzioni del
1770, richiamate in vigore al ritorno in Piemonte di Vittorio Emanuele I, ma anche
tutte le leggi particolari concesse nel periodo anteriore. Essi caddero uno dopo
l’altro negli anni seguenti senza alcun compenso per gli Ossolani. I progetti per
collegare la Lombardia ed il Piemonte con il Vallese ed i paesi transalpini nacquero
abbastanza presto, cioè già nel 1856; tuttavia passeranno ancora cinquant’anni prima
che divengano realtà con il grande traforo del Sempione.
Premeva intanto alla regione ossolana un rapido collegamento con il resto delle regioni
subalpine per toglierla dall’isolamento. Anche le diligenze con i cavalli, tanto gloriose
con l’apertura della strada napoleonica del Sempione, erano ormai sorpassate. La
nuova civiltà industriale era all’insegna del vapore e della locomotiva. Nel 1857 il
Parlamento Subalpino con legge del 12 giugno concesse alla società Lavallette la
costruzione, senza concorso di spese da parte dello Stato, di una ferrovia da Arona a
Domodossola che prevedeva poi il raccordo con le linee svizzere nel Vallese. La
società Lavallette costruì effettivamente da Domodossola fino ad Ornavasso un tratto di
massicciata con relative opere murarie, ponti ecc. per sistemare il binario della
progettata linea: in tutto 14 km. A Villadossola erano stati a questo scopo rinforzati gli
argini dell’Ovesca e poste anche le teste del ponte della ferrovia. Ma nel 1865 la società
Lavallette fallì e la costruzione fu sospesa. Della massicciata se ne impadronirono i rovi.
Il 10 febbraio 1877 il Municipio di Domodossola presentò un memoriale al Ministero dei
Lavori Pubblici, a seguito del quale il Governo tolse la concessione alla società fallita,
avocando a sé l’impegno di portare avanti il progetto, inserendolo però nel nuovo
disegno che prevedeva il collegamento Domodossola-Gozzano per Gravellona,
Omegna ed il lago d’Orta. Tuttavia anche la realizzazione di questo progetto andava
molto a rilento e pareva che non dovesse mai tradursi in realtà. Il 29 luglio 1881 i
comuni dell’Alta e Bassa Ossola inviano una «Petizione al Ministro dei Lavori Pubblici»
per il sollecito compimento della linea di accesso al Sempione, congiungente Gozzano
con Domodossola. Ci si lamenta anzitutto che dal 1848 in poi siano stati ad uno ad uno
annullati quei privilegi ossolani che erano giustificati dalla sfortunata situazione
geografica della regione. Mercé le enumerate esenzioni che aveva acquistate a peso
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d’oro, l’Ossola fioriva per agiatezza dei suoi abitanti, i quali gradatamente vennero
spogliati di tutti i benefici, assoggettati a tutte le tasse erariali senza il più lieve
compenso, ed oggi corrisponde allo Stato per imposte di diversa natura oltre un milione
e mezzo di lire, che, pei sedici anni trascorsi, dal 1865 epoca in cui cessò l’ultima
esenzione al corrente 1881, sono oltre 24 milioni di lire versate nelle casse erariali; ed è
fuori di dubbio che conquistò il diritto di reclamare la sua parte di concorso ai benefici
che lo Stato con larga mano sparge a migliorare le condizioni economiche delle
popolazioni; ma non ostante questi suoi titoli più volte messi in evidenza a chi per lo
passato resse il supremo potere della cosa pubblica, fu lasciata in tale isolamento ed
abbandono che ora le popolazioni devono in maggiori proporzioni emigrare e cercare
all’esterno il pane loro tolto dalle eccezionali gravezze e dalla decadenza del
commercio un dì fiorentissimo e spostato dal ritrovato dei rapidi mezzi di comunicazione
e di trasporto... L’Eccellenza vostra rammenti quanto l’Ossola predetta rassegnata per il
benessere generale della nazione; rammenti la necessità imperiosa che le industrie
dell’Ossola provano di poter usufruire dei mezzi economici di trasporto mercé i quali
potranno ampliarsi, e raddoppiare la loro produzione con beneficio generale, mentre
tantissime altre troveranno potente convenienza d’impiantarsi usufruendo della forza
motrice che scorre potente ed inoperosa nei fiumi confluenti del Toce. Il tratto di ferrovia
che collega Novara con Gozzano era il più facile e fu completato nel 1864. Per
raggiungere Orta furono necessari altri 20 anni. Il 30 aprile 1887 fu aperto il tratto OrtaGravellona.
A Domodossola la ferrovia arrivò solo l’8 settembre 1888 passando per Ornavasso,
Cuzzago, Premosello, Vogogna, Piedimuiera, Pallanzeno e Villadossola. Questa
ferrovia fu il primo asse vitale che diede impulso e vigore all’economia ed alle molteplici
attività industriali e commerciali dell’Ossola. Villa ne ebbe grandi vantaggi; alla fine del
secolo ferveva l’industria siderurgica e ci si avviava allo sfruttamento della nuova fonte
di energia che in Ossola sarà tanto importante. È infatti del 1898 l’entrata in servizio
della prima centrale elettrica dell’Ossola che la ditta Pietro Maria Ceretti costruì in valle
Antrona, alla quale fecero seguito impianti sempre più grandiosi, talmente che nel
secolo seguente l’Ossola poté fornire una enorme quantità di energia elettrica non solo
alle proprie industrie, ma anche a quelle della pianura lombarda.
TEMPI MODERNI
All’inizio del secolo XX l’Ossola è tutta un cantiere operoso e risonante di rumori e di
insolite favelle. Si lavorava alla costruzione della linea ferroviaria Domodossola- Arona
ed al tratto Domodossola-Iselle. Si sta scavando la galleria del Sempione. È questo un
capitolo di storia ossolana ed internazionale che merita una trattazione a parte per la
sua importanza e per le enormi conseguenze di cui è stata matrice. Il 15 gennaio 1905
era stata ufficialmente aperta la linea Domodossola- Iselle. Attraverso l’Ossola
cominciava così a scorrere una delle più importanti correnti del traffico internazionale
europeo.
Per la realizzazione del traforo del Sempione vennero in Ossola molti operai da altre
regioni italiane; alcuni di essi, a lavoro finito, fissarono in questa regione la loro
residenza, inserendosi come elementi attivi nel contesto ossolano. In occasione dei
lavori del traforo del Sempione sorsero nuove industrie, mentre altre svilupparono la
loro attività, portandosi ad una efficienza competitiva. Con l’apertura della linea del
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Sempione, l’Ossola entrò vivacemente nella storia economica, sociale e politica d’Italia.
Crebbero le industrie, vennero sfruttate le sorgenti di energia idraulica per la produzione
di elettricità, si avviò un processo di industrializzazione che richiamò lavoratori da ogni
parte d’Italia, ma specialmente veneti, romagnoli e calabresi. Anche l’Ossola subì
tuttavia i sacrifici della grande guerra mondiale (1915-1918) con un forte contributo di
vite umane e visse la crisi post bellica che condusse all’avvento del fascismo e della
successiva guerra disastrosa a fianco della Germania (1940-1945).
Anche nell’Ossola ci furono movimenti di liberazione in opposizione alle milizie fasciste
e tedesche che condussero alla effimera «repubblica» dell’Ossola; quindi la liberazione
dell’Italia per opera degli Americani e dei loro alleati, ci portò alle soglie dei tempi più
recenti.
LE COMUNITÀ RURALI E LE MODIFICAZIONI DEL PAESAGGIO
Tra il XII e il XIII secolo, in seguito ad un generale incremento demografico e ad
un aumento della superficie disboscata e coltivata, si andarono sviluppando anche in
questa zona le prime comunità rurali, ed è a partire da questo periodo che si incomincia
a definire come comunaglia la terra appartenente alla Comunità. La terra comuni, che
doveva essere molto vasta e probabilmente costituita dalle zone più irraggiungibili ed
incolte, veniva amministrata dalla vicinia: ad essa il compito di regolamentarne lo
sfruttamento anche attraverso gli statuti comunali.
Tra il XII e il XV secolo al formarsi della civiltà rurale montana come Comunità di
fuochi ebbe inizio la lunga lotta per procurarsi terreni da coltivare, abbattere boschi,
dissodare, costituire terrazzamenti, edificare ripari, abitazioni, incanalare l’acqua per
irrigare…insomma rendere produttivo un patrimonio comune.
Tra il Seicento e il Settecento, il rapporto dell’uomo con la natura nelle zone rurali
e montane era di totale rispetto, perché proprio dal rispetto e dall’uso corretto dei beni
collettivi e focativi aveva origine il sostentamento della Comunità stessa. Il rispetto era
strettamente regolamentato da statuti o da consuetudini tramandate oralmente.
Un’attenzione particolare era poi posta al preservare il patrimonio boschivo della
Comunità la raccolta della legna era limitata a quella secca e per il solo bisogno della
famiglia.
LA PROPRIETÀ COLLETTIVA E PRIVATA
La proprietà privata, dapprima situata presso il nucleo abitato, e costituita
principalmente da orti, vigne e campi, intorno al XVII secolo interessò anche il poco
terreno oltre la cinta abitata. Sotto la pressione dell’aumento demografico, che
caratterizzò questo periodo, la popolazione fu spinta alla ricerca di nuove terre da
sfruttare e coltivare, iniziò così la parcellizzazione fondiaria. Le foreste, i pascoli, i prati,
gli alpeggi, i terreni incolti, le vie, i sentieri e le piazze rimasero per la gran parte di
proprietà collettiva ad uso di tutti.
In origine, il tentativo di creare un’economia di autosufficienza della Comunità
fece in modo che si cercasse di avere per ciascun nucleo familiare la disponibilità di
beni piuttosto omogenei (campi, prati, vigne, orti) e il diritto d’uso di boschi, pascoli, vie,
acque, così da garantire a ciascun fuoco la propria sopravvivenza.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Intorno al XVIII secolo una serie di permute e cessioni varie cambiò il panorama
delle proprietà fondiaria fino ad allora così omogeneo. I beni comuni erano per lo più
distanti dal villaggio e dalla fascia dei coltivi che lo circondava, andavano a confinare
con le Comunità vicine causando promiscuità e liti, per questo fondamentale era la
conoscenza e la difesa dei confini, la cui sorveglianza era spesso affidata agli anziani.
La consapevolezza e la responsabilità della gestione e difesa del patrimonio comune ha
sempre rivestito un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della Comunità stessa.
Erano beni comuni i pascoli, i prati, i terreni incolti, i boschi ma anche le vie, i sentieri, le
piazze, le acque e le fonti come pure la casa parrocchiale e quella comunale.
La logica su cui si basava la sopravvivenza delle Comunità rurali era quella del
bisogno e veniva espletata attraverso normative ben precise emanate dall’assemblea
generale e che limitava lo sfruttamento del patrimonio comune alle sole esigenze
primarie della Comunità anche attraverso una ripartizione dei lavori agricoli e di
interesse generale.
Essenziale per partecipare allo sfruttamento del bene pubblico, era
l’appartenenza alla Comunità come vicini, ossia discendere per antico lignaggio da
famiglie della Comunità stessa o essere abitanti e possessori di case e beni nel
villaggio. Molte furono le garanzie che impedivano l’ingresso di estranei come vicini o
l’attribuzione di beni comuni a forestieri, lo dimostrano le numerose norme dettate negli
Statuti locali. In questo modo fu mantenuta l’assoluta chiusura e la conservazione delle
Comunità almeno fino al XVIII secolo.
L’assemblea della vicinanza composta da tutti i capi famiglia del villaggio
regolamentava l’utilizzo dei diritti sui beni comuni, erano decisioni prese all’unanimità e
in prima persona dagli utilizzatori di tali diritti. Erano principalmente diritti di libero
pascolo, di stramare e brugherare, viganare e buscare, fare raccolta di fieno ed erba
per il mantenimento di alcuni capi di bestiame; di raccogliere legna da fuoco e i frutti dei
castagni; tutti diritti strettamente essenziali all’economia di sussistenza delle famiglie.
L’OSSOLA NELL’ETA’ MODERNA3
L’AMBIENTE
Un paesaggio in verticale
Se si eccettua il fondovalle dell'Ossola, che ha il carattere vero e proprio di pianura, per
altro non molto estesa, il paesaggio ossolano è tipicamente alpestre; esso si arrampica
ripidamente, con qualche raro indugio su ripiani e terrazzi è vero, ma tutto sommato
sale senza sosta con brusco andare, portandoci in breve tratto dal piatto fondovalle alle
altezze vertiginose della gigantesca catena spartiacque.… la fascia più alta è
assolutamente improduttiva: essa infatti è il dominio delle nevi eterne, dei ghiacci, delle
pietraie, delle balze dirupate, degli sfasciumi di roccia, delle conche lacustri, degli alti
circhi dalla tipica forma a catino, dei paretoni precipiti della valle. Di laghetti alpestri ne
troviamo un po' in tutte le vallate: di solito piccoli o piccolissimi e più o meno senescenti.
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L’intero capitolo è tratto dalla pubblicazione “L'Ossola nell'età moderna:
dall'annessione al Piemonte al fascismo (1743-1922)” Renzo Mortarotti, Editore Grossi,
1985.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Se ne distaccano alcuni della Formazza dalle proporzioni notevoli, per la particolare
morfologia della sezione più alta di questa valle, dove compaiono spaziosi ripiani e
vaste conche. Numerosi anche i ghiacciai, solitamente di piccole dimensioni; ma due si
distinguono per ampiezza e spessore: quello di Macugnaga, che occupa gran parte
dell'anfiteatro del Rosa e costituisce l'elemento più appariscente del suo paesaggio, e
quello maestoso di Hohsand nell’alta Formazza… La seconda fascia, comprendente
boschi e pascoli, è quasi abbandonata a se stessa, incolta in una parola. Definiamola
pure incolto produttivo. I boschi crescono per lo più da sé, abbandonati alla forza della
natura, senza ombra di coltura razionale. Anche i pascoli danno il loro prodotto senza
che l'uomo vi impieghi il lavoro e i capitali che pur sarebbero necessari. Fino a 1600
metri prevalgono le latifoglie (roveri, faggi, betulle, ontani, aceri); succedono le
aghifoglie (abeti e larici), che si spingono fino ai 2000 metri. Al di sopra dei boschi
generalmente la montagna si riveste di pascoli, che nelle parti più alte vengono
direttamente a contatto con la superficie a dirupo… Del territorio ossolano, dunque, i
boschi e le terre incolte, pascoli e gerbidi, costituiscono la maggior parte della superficie
totale… Infine la terza fascia, quella dei prati e campi, la più redditizia e curata, ma
anche la più ridotta in estensione. Questa zona messa a coltura è l'unica dove s'adoperi
con alacrità la mano dell'uomo, se pure con sistemi vieti e arcaici, e che veda l'impiego
di qualche modestissimo capitale. Essa s'allarga nel fondovalle ossolano libero da
ghiaieti, sulle pendici che lo sovrastano massime nel bacino di Domodossola e agli
sbocchi delle valli, e spinge piccoli campicelli di segale e patate nelle sezioni più alte
delle vallate, dove più rude è il clima, come a Macugnaga, Antrona e Formazza. Quali le
colture? Dei cereali la segale, meglio resistente ai freddi, è il più coltivato; seguono il
grano saraceno, il miglio e il panico, un po' di granoturco, per altro bisognoso di buona
insolazione e di terreno adatto, scarso il frumento. Squisite e adattissime le patate al
terreno siliceo dell'Ossola. La vite coltivata a pergola, ovunque è possibile… Molto
fieno, frutta e ortaggi in quantità appena sufficiente, un poco di lino, produzione discreta
di canapa e di tabacco, finché quest'ultimo non fu proibito. Pianta diffusa e pregiata per
le sue qualità nutritive è il castagno… In genere i limiti altimetrici dei seminativi
coincidono con quelli delle dimore permanenti. La vita economica chiusa di un'Ossola
povera di scambi ha creato un paesaggio screziato e confuso, ove figurano tutte quelle
specie di piante alimentari e tessili che servono al vitto e alla provvigione.
Le acque irrigue
Nella vecchia Ossola l’uso delle acque, utili all’agricoltura quanto alla pastorizia, era
regolato da norme consuetudinarie e da prescrizioni statuarie. La preoccupazione
principale pare sia stata quella che le rogge non recassero danno alle strade e alle
pubbliche vie e pertanto si tenessero pulite ed efficienti.
L’Ossola e i paesi contermini: Verbano, Valsesia, Vallese, Ticino
… dove Ossola e Vallese stavano in rapporto più stretto era nella zona di confine di
Gondo, vera appendice vallesana in terra d'Ossola. La vallata, dal valico del Sempione
all'odierna sbarra di frontiera, era stata progressivamente germanizzata da genti
vallesane nel corso del XIII secolo, al tempo delle trasmigrazioni walser. Quando nel
1291 la Valle del Sempione fu alienata dai signori di Castello a Bonifacio di Challant,
vescovo di Sion, entrò nell'orbita dello stato vallesano allora in formazione. Questo
territorio di confine qualche tempo dopo divenne zona calda e fu spesso teatro di gravi
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tensioni e di scontri armati tra Vallesani e abitanti di Val Divedro. Dalle risse di frontiera
si passò ben presto ad una vera guerra tra Vallese e Ducato di Milano. La posta in
gioco era grossa e ben lo sapevano i contendenti. Ma il Vallese, nonostante tutti gli
sforzi per estendere il suo dominio nell'Ossola e nonostante i successi parziali ottenuti,
alla fine dove fermarsi e accontentarsi del vecchio confine. Quasi due secoli erano
durate le ostilità con danni e massacri vicendevoli. La pace, e questa volta definitiva,
ritornò agli inizi del secolo XVI. Gondo però con Zwischbergen continuò a formare una
parrocchia aggregata alla diocesi di Novara. Se ne staccò solo nel 1822, allorché fu
incorporata alla diocesi di Sion, in seguito a un accordo tra i due vescovi. In tempi più
vicini a noi la lingua italiana, o meglio il dialetto ossolano, diventò quasi indispensabile
agli abitanti di Sempione Villaggio, perché quasi tutto il traffico si svolgeva con
Domodossola e il suo territorio; a questo scopo i ragazzi sempioniani passavano
regolarmente qualche inverno nei vicini paesi dell'Ossola in qualità di pastorelli, con
danni non lievi però d'ordine morale e di profitto scolastico. Quando i trafori del Cenisio
e poi del Gottardo estinsero quasi completamente il traffico di merci e passeggeri sulla
strada napoleonica e con esso la possibilità di guadagno per gli abitanti del Sempione,
questi furono costretti ad emigrare o a tornare all'unica fonte di ricchezza della regione:
la pastorizia. Per arrotondarne gli utili si intensificò l'inalpamento di bestiame ossolano
nei mesi estivi, mentre d'inverno le capre e le pecore sempioniane venivano mandate a,
svernare nell'Ossola, dato che il fieno era riservato ai cavalli e alle mucche.
Transumanza che durò fino al 1915, anno in cui il confine italiano venne definitivamente
chiuso...
L'UOMO E L'AMBIENTE
L'ambiente forma l'uomo come l'uomo modella l'ambiente in cui vive. Passare dallo
studio dell'ambiente ai rapporti tra ambiente e uomo significa trascorrere da una
descrizione fisica alla realtà umana, che forma l'oggetto principale del nostro studio. Già
vi abbiamo accennato nel capitolo precedente, ma qui vogliamo espressamente
prendere in considerazione gli scambi molteplici tra uomo e territorio abitato, esaminare
le risposte che l'uomo ha dato alle sfide dell'ambiente, vedere come è riuscito a
trasformarlo. Il periodo considerato è particolarmente interessante sotto questo aspetto,
perché modi di vita e strutture profonde, che potevano parere fossilizzate ed immobili,
cominciano lentamente a scuotersi e a trasformarsi. Solo a distanza si può percepire la
portata del cambiamento.
Profilo del montanaro ossolano
Fino alla costruzione della strada napoleonica e al successivo ramificarsi da essa delle
vie di comunicazione penetranti nelle vallate ossolane, la vita delle pianure e delle città
si era infiltrata molto lentamente, col contagocce direi, nella maggior parte dei paesi
dell'Ossola: a portarne labili o più durevoli tracce, a seconda delle valli, erano stati
soprattutto gli emigrati, ritornati in patria dopo anni di assenza. Alla montagna, aspra e
inospitale, si deve l'isolamento della popolazione ossolana, il suo distacco dalle grandi
correnti della storia, il suo arcaismo sociale. In una regione sterile e montuosa come
l'Ossola, dove c'era ben poco da succhiare, la nobiltà terriera scomparve col Medioevo,
lo stato coi suoi gendarmi e i suoi burocrati rimase sempre piuttosto lontano, gli stessi
preti limitarono la loro influenza allo spirituale, essendo poveri come i loro fedeli. Per
queste ragioni la montagna, significando penuria e ristrettezza di mezzi, è stata il rifugio
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della libertà e il nido di tante repubblichette rurali, che si reggevano coi loro Consigli ed
erano gelose della loro autonomia. Poco vistose le differenze sociali; le stesse dimore
del povero e di chi era più agiato non differivano molto tra loro; così il tenore di vita,
poiché quasi tutti erano piccoli proprietari. Le ricchezze radunate da alcuni emigrati
scombinarono solo in piccola misura questo assetto sociale, e solo in certe valli…
La montagna si spopola
… l'agricoltura nell'Ossola è in fase calante da circa due secoli; ma per i primi tempi si
tratta di un calo lentissimo, che l'apertura della strada del Sempione nel 1805 ha
certamente accelerato, senza fargli tuttavia assumere proporzioni catastrofiche; dalla
metà dell'Ottocento l'abbandono della terra da parte del montanaro diventa una vera
emorragia che nessuna forza riesce ad arrestare e che via via s'intensifica fino alla fine
del periodo da noi preso in esame. Dai primi decenni del Novecento, in particolare,
l'insufficienza di braccia legate alla terra divenne sempre più grave e lo sgretolamento
delle piccole comunità montanare assunse dimensioni ignote in passato, sebbene
l'Ossola non abbia conosciuto l'esodo in massa verificatosi in altre vallate piemontesi.
Notiamo subito, a scanso di equivoci, che l'Ossola, presa nel suo complesso, non si
spopola affatto, anzi vede un aumento costante della sua popolazione: quello che si
vuol denunciare è l'abbandono della montagna da parte del montanaro e la tendenza
degli uomini a concentrarsi verso il basso in grossi raggruppamenti….
Fino ad altezze inverosimili, fin dove il clima e la morfologia permettevano, tutta la
montagna un tempo era coltivata ed abitata. Costretti non solo gli abitanti delle vallate,
ma i viandanti e i mercanti con quadrupedi e merci a risalire le valli verso i passi alpini,
era naturale che lungo le mulattiere fino alle più alte quote i montanari stabilissero le
loro residenze il più a lungo possibile, per sfruttare a proprio vantaggio l'organizzazione
relativa ai traffici. Di qui il bisogno di mantenere in buono stato le mulattiere, di erigere
villaggi estivi alle maggiori altitudini per ricoverare le carovane di passaggio, di qui la
necessità di produrre sul posto tutto quanto la terra poteva dare, perché, oltre a servire
al mantenimento dei montanari, potesse essere ceduto ai forestieri di passaggio a
prezzi remunerativi.
La nuova strada del Sempione annullò quasi completamente l'importanza degli altri
valichi (M. Moro, Antrona, Monscera, Arbola ecc.) e l'organizzazione economica a
questi connessa. Ma anche dove non c'era transito di uomini e di quadrupedi, la
montagna veniva sfruttata integralmente, perché l'economia chiusa e di pura
sussistenza non permetteva scialo di nessun genere. Ce lo testimoniano i
terrazzamenti, ancor oggi visibili, sostenuti da muri di sostegno misuranti
complessivamente milioni di metri cubi, come pure le baite e le stalle disseminate a
migliaia sulle montagne ossolane. Accanto ad ogni prato, ad ogni alpe, anche piccolo,
sorgeva la stalla, la casera, il fienile: unico modo di coltivare razionalmente e
completamente i pascoli e i prati di monte. Quasi tutte le famiglie possedevano qualche
capo di bestiame e avevano sui monti un prato, più o meno grande, con stalla e casera,
dove salivano in primavera e in autunno con donne e bambini. "Caricare l'alpe" era un
momento di gioia, perché significava vita libera, anche se dura, e risparmio di foraggio
per i mesi invernali. Ma anche intorno alle dimore permanenti, a quote più basse, tutto
era messo in opera perché nulla andasse perduto Ancor oggi è facile imbattersi, un po'
dovunque, in torchi da vino, mulini da grano, maceratoi di canapa, piccole fornaci di
calce, forni da pane, diroccati o abbandonati, che testimoniano quale vita pulsasse un
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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tempo sulle nostre montagne. Sui terrazzamenti fino a 850 metri si coltivava la vite,
mista alla segale; estesi boschi di castagno maturavano i frutti, ch'erano parte
integrante dell'alimentazione montanara; coltivati con cura e in larga misura i noci, che
fornivano l'olio per condire e bruciare; seminati e prati domestici erano lavorati fino a
1.300 metri di altitudine, anch'essi per lo più sui terrazzi artificiali o sui fondovalle più
alti. Ogni zolla, ogni fazzoletto di terra avara era stato grattato con ostinazione e tenacia
per cavarne il poco che poteva dare: qualche patata, un po' di fieno, un pugno di
segale. Fiorente, anche se di qualità spesso scadente, l'allevamento del bestiame
bovino, ovino, caprino. Boschi e pascoli, in seguito dichiarati comunali, erano
amministrati e utilizzati in regime collettivo con una meticolosità che scendeva
alle prescrizioni più minute, assurde si direbbe oggi: ma son lì gli statuti e i
regolamenti comunali a provarcelo. Ed era saggezza… Nel progressivo
depauperamento della montagna ossolana gli anni che seguono la promulgazione dello
Statuto Albertino (1848) sono forse i più gravidi di conseguenze funeste; stabilendo
infatti il principio della legge uguale per tutti, vennero aboliti uno dopo l'altro i privilegi
fiscali e le immunità secolari dell'Ossola...
E dopo la soppressione dei privilegi s'imposero nuove tasse governative;
s'accollarono nuovi oneri ai Comuni, costretti perciò anch’essi a gravare con le
imposte; i pascoli e i boschi, prima goduti in comunione, vennero tolti per legge
ai montanari e attribuiti coi loro redditi all'ente Comune; si intensificò la lotta contro
il contrabbando; si impose una tassa speciale sui caprini con danni incalcolabili per il
bilancio del montanaro; la tassa sui mulini indusse molti a chiuderli per lo scarsissimo
reddito che ne ritraevano, con la conseguenza immediata che in alcune frazioni sì
cessò di seminare la segale e si videro i campi trasformarsi prima in prati e poi in
gerbidi, la tassa sulla produzione della grappa e del kirsch col piccolo alambicco
danneggiò la coltivazione della vite e del ciliegio, sopprimendo una non trascurabile
fonte di reddito; l'inasprimento dei vincoli comunali a salvaguardia dei territori a bosco e
pascolo, col bando dato alle capre, significò un danno enorme per il montanaro e la
rinuncia a tutta l'erba dei pascoli alti, delle giavine e delle rocce; la frantumazione e la
polverizzazione della piccola proprietà per la legge della successione continuarono fino
all'esasperazione e divennero la causa principale della deficienza tecnica e produttiva
dell'agricoltura montanara; le derrate alimentari aumentarono di prezzo per l'accrescersi
dei bisogni e delle spese di trasporto. Queste le cause principali che hanno provocato
l'abbandono della montagna ossolana, e che in fin dei conti si riducono a una sola: la
diminuzione dei redditi individuali dei piccoli proprietari terrieri. I redditi della montagna
vennero in gran parte assorbiti dai Comuni e dallo Stato o dalle spese di carattere
generale. Sta il fatto che, da quando ai Comuni fu rivendicata la proprietà della
montagna con i suoi frutti ed essi incassarono il provento della vendita boschi, il fitto
alpi, la tassa pascolo, rendendosi capaci con tali proventi di far fronte alle spese di
ordine pubblico (strade, scuole, sedi municipali, condotte mediche, servizio ostetrico
ecc.), i montanari non solo si videro privati del reddito corrispondente, ma vennero
gravati di spese che prima non avevano. Il progresso indiscutibilmente aveva le sue
leggi e le sue ragioni, ma il fragile equilibrio della vecchia economia montanara andò in
pezzi…. Lo spopolamento della montagna ha per conseguenza la sua decadenza
economica e il suo progressivo abbandono colturale. Ormai assenti in buon numero gli
uomini e lasciata l'agricoltura quasi esclusivamente a donne e ragazzi, le casere, le
baite e le stalle vanno a poco a poco in rovina; la stessa sorte subiscono i sentieri, le
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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opere irrigatorie, i recinti dei prati, i muri di terrazzamento; non si procede più alla pulizia
dei pascoli dal pietrame e dalle erbacce; talune famiglie cessano di caricare l'alpe o vi
mandano personale avventizio e mercenario; la diminuita produzione di foraggio, i
vincoli di pascolo, il bisogno di far fronte a sempre nuove spese fanno scemare poco a
poco il numero delle bovine, delle pecore, delle capre; diminuito il bestiame, si riducono
i prodotti della pastorizia e cala la produzione di concime; infine si trascurano in larga
misura vigneti, campi e prati, che vengono ingoiati dalla selva o si trasformano in
gerbidi. I tentativi di ripopolamento della montagna, se mai ci furono, fallirono sul
nascere, e noi oggi assistiamo al completo sfacelo di quella che fu la base economica e
la sorgente di vita della nostra Ossola dall'alba della sua storia.
Prendiamo in esame Varzo, la più numerosa comunità dell'Ossola fino al primo quarto
dell'Ottocento: territorio estesissimo, ricco di acque pascoli e boschi, conta 51 frazioni
annidate ad altitudine varia tra 450 e 1.100 metri sul mare. Varzo dal 1805
s'avvantaggia della grande arteria stradale del Sempione, dal 1905 è stazione su una
importantissima linea ferroviaria, dal 1914 è sede d'uno stabilimento industriale. Ha
vissuto i due grandi eventi della costruzione della strada napoleonica e, un secolo dopo,
quello del traforo sempioniano…
Ciò che colpisce a prima vista è il calo continuo della popolazione: dal 1803 al 1871, in
meno di 70 anni, essa accusa una perdita secca di 1.150 unità, esattamente di un terzo.
Notiamo per inciso che la crescita abnorme della popolazione , al censimento del 1901
(3.534 ab.) ha valore provvisorio e va riferita alla presenza dei numerosi lavoratori
accorsi per la costruzione del traforo. La causa prima del salasso demografico è
l'emigrazione: 800 risultano i Varzesi in terra straniera nel 1822, regolarmente registrati
come "assenti"; poi diminuiscono, ma si tratta di un calo fittizio, perché molti hanno
ormai contratto stabile dimora all'estero e perciò non vengono più segnati come assenti.
L'emigrazione insomma da temporanea diventa definitiva. Frattanto la popolazione
rimasta abbandona lentamente le frazioni più alpestri, per raggrupparsi nelle frazioni del
centro, prossime alla stazione ferroviaria, alla strada, ai luoghi di lavoro. Le stesse ville
dei Varzesi arricchitisi all'estero vanno sorgendo ai margini della carrozzabile e nelle
frazioni che formano il centro dell'abitato attuale. Il territorio, dove sorgono le frazioni di
monte semi-abbandonate, ancor oggi tutto terrazzato con muri a secco e un tempo
intensamente coltivato, si trasforma in bosco, gerbido, prato. Miglior tenuta ha l'altro
comune della valle, Trasquera, interamente pastorale.
La rivoluzione delle strade
Se pensiamo che l'Ossola agli inizi dell'Ottocento quasi non aveva strade degne di
questo nome e che alla fine del secolo ne contava per circa 240 chilometri, possiamo
parlare di una vera rivoluzione stradale: senza questo rinnovamento non sarebbero stati
possibili tutti gli altri che lo seguirono e che mutarono sostanzialmente la vita
dell'Ossola… Anche la manutenzione di tali strade avrebbe inciso sui bilanci dei
Comuni e della Provincia molto più gravosamente di quella delle strade in pianura. Una
volta fatte le strade però cambiò la vita dell'Ossola: i trasporti a spalla e a soma sui
lunghi percorsi cedettero il posto a quelli su carro con gran sollievo dei montanari e
notevole riduzione dei prezzi, nuove merci vennero introdotte, i prodotti locali trovarono
più facile smercio, aumentò il valore dei beni stabili, più veloce e regolare divenne il
servizio postale, l'afflusso dei viaggiatori stranieri portò valuta pregiata e fece sorgere i
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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primi alberghi, alla popolazione originaria dell'Ossola si sovrappose gente forestiera in
cerca di lavoro; circolarono più liberamente le notizie e le idee, che sono fonte di
incivilimento. Insomma furono le strade a imprimere un nuovo impulso di vita all'Ossola,
che uscì dal suo isolamento secolare. Com'era la viabilità prima dell'avvento delle
strade? I villaggi alpini erano collegati tra di loro e coi centri più importanti da mulattiere:
quelle mulattiere che ancor oggi si frequentano come "scorciatoie" durante le
passeggiate, ma che un tempo erano le uniche vie di comunicazione per i valligiani e le
loro bestie. La costruzione delle strade non significò la messa fuori servizio di tutte le
mulattiere; le nuove vie di comunicazione dapprima sostituirono la mulattiera di
fondovalle, poi pian piano allacciarono i centri principali della montagna; ma una fitta
ragnatela di mulattiere e di sentieri rimase e rimane a servizio del montanaro. Per
trasformare completamente coi nuovi sistemi di trasporto il modello tradizionale di vita e
di coltivazione le strade avrebbero dovuto moltiplicarsi all'infinito: lo comportano i
dislivelli della montagna dal terreno sommamente accidentato e tutto a saliscendi… i
contadini effettuano quasi tutti i trasporti a spalla. Inoltre per il frazionamento della
proprietà gli appezzamenti di un proprietario sono spesso sparsi e distanti tra loro, e
non giustificano l'andata col carro per raccogliere i prodotti, quando questi possono
essere contenuti in un gerlo o in un canestro. Per tutti questi motivi mancano le comode
vie d'accesso ai fondi campestri e agli abitati più piccoli e mal situati. Tenuto conto delle
particolari condizioni ambientali e climatiche (pioggia, ghiaccio, neve), ben si
comprende come un tempo la manutenzione delle vecchie mulattiere sia stata regolata
da disposizioni molto rigide, tramandate oralmente o riportate negli statuti delle
comunità: in base ad esse tutti i "comunisti" erano obbligati a prestare la loro opera
gratuita nel rimuovere frane, nel ripulire i fossi, nel ricostruite selciati, ponti, guadi,
muretti rovinati dalle intemperie. Per quanto riguarda i trasporti essi, come abbiamo
detto, erano fatti quasi tutti a spalla, con la scivera (gerla) e la calda per la legna. Pochi
gli asini e i muli, perché era quasi impensabile mantenere animali da soma. Tutto il
foraggio era destinato agli animali che fornivano prodotti necessari al sostentamento
della vita: bovini, ovini, caprini. La prima strada costruita fu quella del Sempione, la
grande arteria destinata a diventare la spina dorsale delle comunicazioni non solo
dell'Ossola, ma di tutto l'Alto Novarese. Essa segnò il passaggio da un regime
economico che chiameremmo completamente chiuso, se non fosse per una certa
apertura verso l'esterno resa possibile dal corso navigabile del Toce, ad una economia
di transito e di mercato, che si farà via via più consistente man mano si apriranno le
strade delle valli. La strada del Sempione accentuò la funzione di Domodossola "città
mediatrice" tra nord e sud per l'aumentato numero di persone in transito. Quale emporio
commerciale però Domo servì quasi solo alla vita dell'Ossola, che vi trovò in quantità e
varietà maggiori i prodotti indispensabili per la vita dei montanari. L'apertura del
Sempione agì da stimolo alla costruzione delle strade consortili penetranti nelle vallate
laterali, a cominciare da quella di Vigezzo, sempre prima in ogni iniziativa, per finire con
quella di Valle Antrona, eterno fanalino di coda. Dei vantaggi delle strade abbiamo già
detto: esse in una parola aumentarono in misura notevolissima la ricchezza del paese,
soprattutto col rendere pienamente fruttifero un capitale poco o nulla utilizzato: i boschi.
L'ambiente si trasforma e... s'inquina
Nel corso della storia meno recente il paesaggio dell'Ossola ha subito delle
modificazioni, peraltro senza che si alterasse l'equilibrio fondamentale dell'ambiente.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Basti pensare al remoto cambiamento avvenuto nel passaggio da una forma di vita
eminentemente pastorale ad un'altra di tipo più spiccatamente misto, in cui agricoltura e
pastorizia si integrano e fissano le grandi linee dell'economia alpina fin quasi all'alba del
Novecento, quando la continuità millenaria di questo paesaggio verrà bruscamente
spezzata dal progresso tecnico e dalla prima industrializzazione. Altri mutamenti si
determinano nel Medio Evo, allorché l'Ossola partecipa al risveglio demografico che si
manifesta in tutta l'Europa. La crescita della popolazione porta al disboscamento, al
dissodamento e alla sistemazione di terre montane, prima riservate quasi
esclusivamente al bosco e al pascolo. Così il paesaggio agrario dell'Ossola acquista
un'estensione che non aveva mai raggiunto nelle età precedenti... A quest'epoca
risalgono quei terrazzi o gradoni (susine) che sostituiscono al declivio continuo dei
pendii, così come si presenta in natura, una serie di ripiani digradanti, atti ad una
coltivazione più intensiva. Gli squarci inferti alle foreste e poi messi a coltura portano
spesso il nome dell'avvenuto disboscamento (il Ronco, i Ronchi); il dissodare infatti e il
ridurre a coltura terreni prima incolti si chiamava coloritamente "roncare"… Anche
l'introduzione di nuove colture, quali il mais e la patata, inserirono più tardi nel
paesaggio elementi di novità. Andrebbero ricordati infine anche i selvaggi
disboscamenti, che nel secolo scorso misero a nudo intere pendici montane, lasciando
alla natura l'opera di ripopolarle di piante…
L'industrializzazione porta alla decadenza delle attività montanare con conseguenze
rovinose per l'economia alpina: abbandono progressivo degli antichi canali irrigatori,
campi e vigneti non più curati, restrizione delle aree coltivate e ritorno del bosco, centri
abitati che da permanenti diventano temporanei, interi gruppi di case in rovina e quasi
vuoti di abitanti. Al contrario il fondovalle ossolano, investito dal soffio innovatore che
viene dal piano, pulsa di vita intensa e varia, che si manifesta essenzialmente nella
crescita della popolazione e nell'espansione edilizia…
Anche l'impianto della fabbrica di carburo di calcio dei fratelli Galtarossa a Varzo
incontrò la fiera opposizione di quel Comune. Nel 1913, mentre la Ditta inizia le pratiche
per installare lo stabilimento e già sta procedendo all'acquisto dei terreni, la Giunta
comunale di Varzo, sospettando che si tratti di una lavorazione sporca, sguinzaglia gli
assessori comunali nei luoghi ove tali industrie sono impiantate, perché si rendano
conto di persona se sono nocive all'uomo e alla vegetazione. I risultati dell'inchiesta
confermano i sospetti nutriti e persuadono il Consiglio Comunale a deliberare di
ricorrere al Superiore Ufficio di Prefettura perché sia negato il decreto di concessione
alla Ditta Galtarossa. Questa infine ottiene il permesso con l'obbligo di mettere in opera
un aspiratore per assorbire la polvere e il fumo. A tale soluzione si era giunti in seguito
alla diffida mandata dal Comune di Varzo, per mezzo del suo legale, alla Ditta
Galtarossa …
Il più grave affronto all'integrità del paesaggio ossolano viene dall'industria idroelettrica.
Dopo i primi impianti sull'Ovesca in Val Antrona, nel primo decennio del Novecento le
grandi società elettriche mettono avidamente gli occhi sulle alte valli ossolane che
rappresentano un enorme potenziale per la produzione d'energia. Nel 1922 nelle Valli
Formazza e Antigorio sono già in attività numerose centrali, mentre alcuni laghi sono
stati sopraelevati con sbarramenti ciclopici, per potenziare le riserve d'acqua. Questi
interventi dell'uomo mutano il volto dell'ambiente naturale.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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ECONOMIA E SOCIETA’
Le attività economiche: l'agricoltura
Se diamo un primo sguardo alle attività della popolazione dall'ingresso nella storia fino
a quasi tutto il secolo scorso, un'evidenza fa passare in seconda linea tutte le altre:
ossia che l'Ossola è innanzitutto un universo di contadini piccoli proprietari, che le
messi, i raccolti e le cure del bestiame sono quasi l'unica occupazione. Il resto conta
poco, anche se può avere riflessi così rilucenti da abbagliare spesso gli storici. Di più, è
a servizio di questo universo contadino e solo da esso trae ragione di vita. Oggi le parti
si sono invertite: industria, commercio e turismo dominano l'economia dell'Ossola, e la
vita contadina non comanda più. Teniamo presente tuttavia che per millenni essa è
stata la grande protagonista sulla scena dell'Ossola.
Proprietà esigue e frazionate
Negli ordinamenti delle società non ancora civilmente mature era assai più
severamente tutelata la proprietà di quanto non lo fossero le persone. Questo principio
lo troviamo in atto nelle disposizioni degli antichi statuti ossolani, che punivano il furto
senza alcuna indulgenza, mentre non eccedevano in rigore per le offese alle persone.
Nel periodo da noi preso in esame i costumi si sono addolciti, la giustizia s'è informata
ai diritti della ragione ed è passata nelle mani di uno stato illuminato, ma il senso della
proprietà è rimasto vivissimo: basti vedere con quanta cura e anche con quanta fatica e
dispendio si recingono nell'Ossola i piccoli appezzamenti agricoli, al punto da sottrarre
terreno prezioso alle coltivazioni. Diversamente dalle pianure, dove i contadini sono tutti
braccianti o salariati, qui quasi tutto il terreno coltivabile è di proprietà familiare. Di
conseguenza non esiste nell'Ossola la grande proprietà, eccezion fatta per le vaste
distese di boschi e pascoli della zona alpestre d'appartenenza ai comuni. Anche la
media proprietà è praticamente inesistente. Il terreno coltivabile del piano e della bassa
montagna è dominio quasi assoluto della piccola proprietà, né potrebbe essere
diversamente, perché questo spazio adatto alla coltura è assai ristretto e quindi diviso
tra un numero rilevantissimo di proprietari. Anzi sembra che ben pochi siano i non
possidenti, tanto innato è negli Ossolani il desiderio di essere proprietari sia pure di
minime porzioni di suolo…
Proprietà terriera dunque frazionatissima, talora polverizzata. Io stesso si può dire dei
fabbricati, divisi molto spesso tra più proprietari. Tale situazione di frammentarietà mise
a dura prova le operazioni d'estimo del Censimento intrapreso nell'Ossola Inferiore per
ordine dell'Imperatore d'Austria nel 1722. Si voleva inizialmente formare la mappa
topografica di ciascun comune misurando pezza per pezza, ma vedendo che il lavoro
andava troppo per le lunghe a causa della minuta divisione della proprietà, il
soprintendente barone d'Anghilar convocò gli agrimensori a Vogogna «e ordinò che in
appresso tutte le misure si dovessero fare a corpo; vale a dire che si spartisse il
territorio di ciascun comune in tante porzioni quadrate di egual superficie, segnando in
esse il nome e il cognome dei singoli proprietari». Solo in seguito si sarebbero
specificate la quantità e qualità del terreno lavorato da ognuno dei coltivatori dei singoli
comuni…
E qui siamo al risvolto negativo del sistema della piccola proprietà sul piano di maggior
interesse, quello economico: i progressi agronomici dell'Ottocento ne riveleranno in
pieno la fragilità e la debolezza. Quali ne sono gli inconvenienti? Essenzialmente si
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possono ridurre ad uno solo, quello di ostacolare la formazione di unità colturali che
assicurino un'esistenza decorosa, permettendo l'introduzione di macchine,
un'irrigazione efficiente, un buon allevamento, la produzione del concime necessario, la
facilitazione di comunicazioni e trasporti, il reperimento di capitali per le indispensabili
sistemazioni fondiarie e i miglioramenti colturali, l'esercizio di qualche industria agricola.
Va da sé che dal regime della proprietà sminuzzata derivino liti continue tra vicini per
questioni di confine e per le servitù che gravano sui fondi, spreco di lavoro,
impoverimento dei terreni per mancanza di ingrasso, refrattarietà all'istruzione agricola,
spese superflue, tra cui quelle gravose che alimentano il gettito delle imposte erariali…
Il frazionamento della proprietà scaturisce dalla scarsità della terra, dal desiderio di
essere tutti proprietari, in ultima analisi dalla legge sulla successione ereditaria.
L'eredità del montanaro è costituita in genere da qualche capo di bestiame, da terreni
differenti tra loro per fertilità, comodità di accesso e tipo di coltura, da fabbricati e rustici,
infine da modestissima quantità di danaro. Per poco che la famiglia sia numerosa, la
proprietà si spezzetta; bastano tre generazioni a polverizzarla...
Si poteva ovviare in qualche modo ai danni del frazionamento con le compensazioni in
denaro o per superficie. La compensazione in denaro era fatto rarissimo perché
risultava impossibile ricavarlo dall'asse ereditario né gli eredi erano in grado di
procurarselo; d'altronde essi, finché stavano in paese, non intendevano affatto
rinunciare alla terra o alla casa. La compensazione per superficie avrebbe evitato la
suddivisione all'infinito della terra, ma essa non era agevole perché i terreni in
montagna, come abbiamo detto, sono assai differenti di valore...
Ed ora due parole sulle proprietà comunali. Comprendono circa i 4/5 di tutto il territorio
dell'Ossola e abbracciano quasi interamente la fascia più alta, quella dei boschi e dei
pascoli, ma in qualche misura si estendono anche al fondovalle, giungendo persino alle
porte di Domo sul piano tra Calice e Villa. Ecco cosa ne dice il Calpini: i beni comunali
generalmente vengono usufruiti dai "comunisti" (per ciò che spetta al pascolo) i quali
pagano una leggiera tassa al Comune. Però questa tassa non è imposta in tutti i
Comuni, chè in quelli in cui i redditi patrimoniali comunali sopperiscono ai bisogni, non
vi ha tassa di godimento dei beni comunali; per di più le rendite di detti beni servono al
pagamento della imposta fondiaria degli abitanti del Comune. I beni comunali
costituiscono una piaga dell'agricoltura ossolana, perché sono trascurati, mentre se
questi beni fossero privati verrebbero più utilizzati. Questo fatto dipende dalla ragione
che i comunisti cercano di approfittare dei beni comunali il meglio che sia loro possibile
senza il contributo di alcuna spesa o fatica. Ciò dipende dal sentimento egoistico dei
comunisti di non volere impiegare spesa o fatica alcuna che possa tornare anche a
beneficio degli altri comunisti.
… spiriti illuminati denunciano lo stato miserevole ed infruttuoso in cui sono lasciate le
proprietà comuni e propongono di alienare o affittare quelle suscettibili di coltura e di
miglioramento, come s'è fatto in altri paesi, in Savoia ad esempio, al fine di rendere
proficui questi capitali quasi inerti affidandoli all'industria privata. Così l'Intendente Torre
nella sua relazione al Consiglio Provinciale dell'Ossola, nel 1858, dopo aver constatato
«che più dei due terzi di quelli che sono classificati sulle statistiche come agricoltori non
sono altro che pastori i quali mantengono bestiami a spese del Comune» afferma
essere «stretto obbligo dei Comuni di avvisare ai mezzi più acconci per ritrarre un
sempre maggior profitto dal comunale patrimonio». E il mezzo più acconcio è quello di
darlo in affitto all'industria privata. Certo l'alienazione o l'affitto dei beni produttivi delle
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comunità avrebbero migliorato la situazione della finanza locale e favorito l'incremento
della produzione agricola.
Un sistema abbastanza razionale di sfruttamento delle risorse della montagna era stato
in vigore per secoli in alcune comunità ossolane, ad esempio Bognanco, Crevola,
Grado, Rumianca: qui la maggior parte dei terreni, che non fossero di proprietà privata,
erano divisi tra più organismi, chiamati Terre, Squadre o Vicinanze, che ne avevano il
condominio e ne godevano i frutti. Ma tale particolare ordinamento era stato abolito col
Regio Biglietto 23 giugno 1815.
Un'agricoltura autarchica e primitiva
L’Ossola non dispone di spazi sufficienti per praticare l'agricoltura su vasta scala. Il
piano ossolano da Crevola a Mergozzo per la sua ampiezza e la sua lunghezza è l'area
dove le colture agrarie possono maggiormente fiorire ed espandersi, ma sarebbe ben
altrimenti produttivo, se si fosse provvisto per tempo alla sua sistemazione idraulica,
come è accaduto in altre zone delle Alpi. Nelle vallate laterali i rilievi montani
comprimono e riducono gli spazi utili all'agricoltura: vi prevale la sistemazione a
terrazze dal costo molto elevato, ma che si giustifica perché, una volta eseguita, dura
per sempre e rende possibile la coltivazione sui ripiani artificiali; favorisce inoltre il buon
governo delle acque piovane.
Abbiamo parlato di agricoltura, ma, a scanso di equivoci, avvertiamo che il termine
agricoltura è comprensivo della coltura dei campi propriamente detta e della pastorizia.
E delle due, la pastorizia è di gran lunga predominante perché favorita sia dalla qualità
della terra che dall'altimetria e dal clima. In essa sta il vero lucro del contadino
ossolano, che è essenzialmente pastore. La maggior parte del terreno è perciò adibita a
prato per l'allevamento del bestiame, che costituisce la prima risorsa del montanaro,
quando non sia l'unica, come nelle alte valli, dove oltre l'erba null'altro cresce se non un
po' di segale...
Se le cure più assidue sono rivolte al bestiame e le superfici più vaste sono destinate
alla produzione foraggera, ciò significa che l'agricoltura, pur non essendo del tutto
marginale, ha carattere complementare: affianca l'attività pastorale con funzione
accessoria. Le rese basse e la produzione aleatoria rivelano a prima vista che essa è
tecnicamente primitiva e non conosce affatto l'impiego di capitali. Il contadino cerca di
trarre il massimo profitto dalla terra coltivandola fin dove è possibile, senza trascurarne
alcun lembo. Si produce di tutto un po' nel tentativo di ricavare quanto è necessario per
vivere. Le difficoltà delle comunicazioni e la scarsità di denaro impongono all'Ossola di
fare affidamento sulle sue risorse agricole in una sorta di autarchia alimentare; non in
senso assoluto, intendiamoci, perché l'insufficienza della produzione agraria l'obbliga a
ricorrere al mercato esterno per sopperire alle carenze locali.
Un'agricoltura di pura sussistenza quindi, in grado di soddisfare i bisogni più urgenti
delle famiglie, tipica di una società chiusa, con scarsi rapporti di mercato e perciò
basata sull'autoconsumo. Dopo la prima metà dell'Ottocento le migliorate comunicazioni
aprono via via l'Ossola ai mercati esterni, finché le ferrovie l'inonderanno di prodotti
importati. Ne risentirà vantaggio soprattutto il piano dell'Ossola che va
industrializzandosi e dove le pratiche agricole serviranno ad integrare i bilanci di
famiglie che svolgono contemporaneamente altre attività. L'economia basata sul denaro
ha da tempo messo in crisi l'agricoltura ossolana; il suo generalizzarsi farà esplodere
questa crisi in tutta la sua gravità.
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Massari e padroni
La maggior parte dei contadini sono piccoli proprietari e perciò coltivano direttamente i
loro fondi. Nei momenti di più intenso e urgente lavoro, come al tempo della potatura
delle viti e della raccolta del fieno e dell'uva, ci si fa aiutare da parenti o da gente del
paese, a cui di solito si restituisce il servizio con altrettanto lavoro manuale. Oppure,
caso più raro, si assume personale avventizio…
Non esistono affittuari, perché non si usa dare poderi in affitto. Esiste invece il contratto
di mezzadria, limitato però al bacino di Domodossola e dintorni, mentre è così:
eccezionale nelle valli che non merita di tenerne conto...
I contratti di mezzadria per lo più non sono scritti, ma solo verbali, e seguono regole
consuetudinarie, che si rifanno a vecchie e tenaci tradizioni. Tali patti o usanze
coloniche variano da luogo a luogo, e talvolta anche da podere a podere e da massaro
a massaro, ma nei loro caposaldi si assomigliano. Data la loro singolarità, vale la pena
di conoscerli per sommi capi. Oltre l'uso gratuito della casa colonica il proprietario
generalmente deve lasciare al contadino, senza compenso alcuno, tutto il prodotto del
fieno. Perciò al massaro interessa avere la maggior superficie di terreno coltivata a
prato. Supposto che il proprietario venda i prati, il contadino non ha più convenienza a
mantenere il contratto, perché il prodotto della stalla è il suo reddito più sicuro. Nessun
provento della stalla spetta al proprietario: latte, burro, formaggio li può ottenere solo
dietro pagamento; così se vuole tenere bestiame proprio con quello del massaro, deve
compensarlo per il fieno consumato e le cure prestate. Pure l'utile derivante dal
pollame, dai conigli, dal maiale, dalle api spetta al colono.
Del prodotto della vite il contadino generalmente consegna due terzi al proprietario,
riserbandosene l'altro terzo; e questo è quasi l'unico reddito che il padrone ricava dal
suo podere, poiché la segala, le castagne, la frutta, la canapa sono divisi a metà e
servono a malapena a coprire le spese, e cioè le imposte, lo zolfo, le riparazioni ecc. E
così, mentre per il proprietario il prodotto della vite è il più importante, per il massaro è
secondario. Ne consegue che il contadino si rifiuta di lasciar libero il terreno sotto i
pergolati delle viti e Io spossa e lo isterilisce piantandovi in continuazione segale, grano
saraceno e altri prodotti.
La vite coltura principe
Tra le molteplici colture ossolane la vite ha per secoli tenuto il posto d'onore, venendo
subito dopo la pastorizia sia per estensione di superficie che per valore economico. La
forma più diffusa di viticoltura era quella promiscua, e non la specializzata, che avrebbe
sottratto spazio prezioso ad altri prodotti necessari all'alimentazione del montanaro.
Coltivata esclusivamente a pergola, improntava dei suoi lunghi corsi il piatto paesaggio
dell'Ossola Inferiore…Si vendemmiava a Vanzone, a Viganella, nelle frazioni più alte di
Varzo, a Premia e persino sull'altopiano vigezzino... A tali altezze la viticoltura sfidava i
limiti dell'economicità, perché difficilmente l'uva giungeva a maturazione…
La maggior parte del vino prodotto non maturava alla perfezione: un vinello quindi di
scarsa gradazione alcoolica, così asprigno che gli si dava il nome di bruschet…
D'altro canto l'arrivo della crittogama e poi della peronospera avviò dopo il 1860 un
certo rinnovamento nella lavorazione della vite, rimasta così a lungo immobile
attraverso il trascorrere dei secoli, ancorata com'era ad una ferrea precettistica
tramandata da generazione in generazione.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Le altre colture
La coltivazione e la produzione di granaglie nella vecchia Ossola, come negli altri paesi,
aveva in passato un'importanza fondamentale, perché sul pane si fondava
l'alimentazione delle masse. Di conseguenza il consumo dei grani era, pro capite,
senza confronto superiore all'oggi. I cereali prodotti nell'Ossola però non erano
sufficienti a coprire il fabbisogno locale nemmeno per metà dell'anno e si doveva di
necessità ricorrere alle importazioni dalla Lombardia e dal Novarese; i rifornimenti sui
mercati esterni erano tanto maggiori quanto minore era il volume del raccolto. Non di
rado sull'alimentazione degli Ossolani gravava lo spettro della fame, in conseguenza di
annate particolarmente cattive o dello stato di guerra, che tagliava le vie di
comunicazione, obbligava ad alloggiare e mantenere eserciti stranieri e distoglieva le
braccia dai campi...
È bene ricordare che il termine usato di "granaglie" non solo includeva la produzione
granellare di frumento e degli altri cereali nobili (segale, orzo, avena), ma anche la
granella di mais, miglio, panico, grano saraceno. Nell'Ossola tuttavia non si coltivò mai
l'orzo.
Tra i cereali secondari grande rilevanza ebbero nell'Ossola il miglio e il panico, finché
l'introduzione della patata ne ridusse progressivamente la coltivazione. Più che cereali
complementari furono per secoli il pane dei poveri. Non avevano alto valore nutritivo,
ma si conservavano per anni e si prestavano a fare delle schiacciate, cotte col vecchio
sistema nei numerosi forni frazionali. A Varzo nei primi decenni dell'Ottocento miglio e
panico erano ancora prodotti in discreta quantità e nel corso dell'annata agricola
s'avvicendavano al primo e più importante raccolto della segale. Il granoturco invece si
coltivava con un certo profitto soprattutto nell'Ossola Inferiore; dopo la raccolta le
pannocchie dorate rimanevano appese sulle lobbie, ben aerate e esposte al sole, in
attesa di essere macinate e ridotte in farina per polenta.
La patata... Le condizioni climatiche e ambientali dell'Ossola particolarmente favorevoli
ne facilitarono la diffusione e ne fecero un prodotto essenziale per l'economia locale,
rimediando in gran parte all'insufficienza dei cereali...
Oggigiorno i frutti del castagno sono trascurati e alla mercé di tutti; il costo della loro
raccolta supera di gran lunga il valore commerciale del prodotto. Ma nell'economia
alpina del passato le castagne avevano una funzione rilevantissima; solo l'introduzione
della patata ne doveva ridurre alquanto l'importanza. Basti dire che questo frutto
integrava sostanzialmente tante mense ossolane, quando non ne costituiva l'elemento
essenziale, e che ancora nell'Ottocento in certe vallate si assegnava spesso alle spose
una pianta di castagno come dote desideratissima. Anche le castagne avevano il pregio
di conservarsi a lungo e di poter essere utilizzate per la panificazione in mistura con
diversi tipi di cereali…
Gli Statuti di Val Divedro del 1321 contengono una disposizione che a noi può parere
persino stravagante, ma che pure doveva avere una motivazione ben fondata: ciascun
capofamiglia era in obbligo di piantare ogni anno sul territorio comunale un albero di
castagno, di cui egli sarebbe stato usufruttuario … Altri statuti ossolani contenevano
norme minute e severe che disciplinavano il pascolo nei boschi di castagno, il taglio
delle piante, la stessa raccolta delle castagne
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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LE ATTIVITÀ ECONOMICHE
Allevamento e silvicoltura
Nell'antico Circondario dell'Ossola pascoli e boschi occupano per intero la vastissima
zona più aspra, più alta e più fredda e stanno in rapporto con la zona coltivata come
nove sta a uno (90.421 ettari contro 10.699); ma di questa seconda zona i terreni tenuti
a prato costituiscono la maggior parte (6951 ettari contro 3748). Da questi dati risulta
palese come la vecchia economia dell'Ossola non poteva che essere silvopastorale,
due forme di sfruttamento strettamente legate fra loro. Le norme che gli antichi statuti
dei Comuni ossolani recano a proposito del bestiame e del bosco sono tali e tante da
costituire una riprova che pastorizia e silvicoltura prevalevano di gran lunga su ogni
altra attività. La natura ha fatto dell'uomo ossolano più un pastore che un agricoltore; un
pastore che era a suo modo un silvicoltore. Questo antico equilibrio si spezzerà in tempi
recenti, quando le mutate circostanze provocheranno gradualmente la riduzione della
pastorizia e gli interessi speculativi dell'insorgente capitalismo porteranno alla
distruzione indiscriminata dei boschi a scapito degli interessi comunitari.
La pastorizia fondamento dell'economia ossolana
Se nella Val d'Ossola l'agricoltura, pur essendo subordinata alla pastorizia, conserva
tuttavia una certa importanza, nei comuni di montagna essa è ben poca cosa sia per
l'insufficienza di terreni coltivabili sia per l'inclemenza delle stagioni e l'altezza sul livello
del mare; vi è sviluppata invece in misura ragguardevole la pastorizia, che predomina
senza confronti su ogni altra attività.
… a prato destina ancor oggi prevalentemente il contadino ossolano i suoi fondi
produttivi come alla coltura che rende di più. L’importanza vitale che aveva la
produzione foraggera per i nostri montanari porta a contese accanite tra Comune
e Comune per il diritto di proprietà sui pascoli e sugli alpeggi dove incerti erano
confini: si trattava di territori goduti anticamente in comune per il pascolo del
bestiame e più tardi rivendicati come propri dalle comunità interessate. Tali
rivendicazioni causarono querele durate secoli con litigi, contrasti feroci e persino con
pignoramento di bestiame, risse e ferimenti. Contestazioni che parevano sopite per
sempre da transazioni, compromessi e accordi, si riaccendevano dopo qualche tempo
pia accanite di prima. Molte revisioni definitive sui confini non si ebbero che
nell'Ottocento a testimonianza di quale valore avessero un tempo anche qualche
mucchio d'erba o esigui superfici di pascolo. Di queste contese, oggi morte e sepolte,
rimangono cumuli di incartamenti negli archivi.
L’azienda tipica ossolana normalmente comprende tre differenti tipi di fondi situati ad
altezze diverse (fondovalle, mezza montagna, alta montagna): il bestiame viene
trasferito dall'uno all'altro a seconda delle stagioni per esservi alimentato col foraggio
disponibile. Per meglio tutelare le magre risorse dal pericolo di intrusioni esterne e
salvaguardare il precario equilibrio economico in cui viveva la collettività, gli antichi
statuti delle comunità ossolane proibivano severamente di introdurre bestiame
forestiero: tale norma, dettata dal bisogno istintivo di protezione delle risorse locali,
diventerà sempre pia elastica man mano si attenuerà il carattere autarchico delle
economie di paesi un tempo isolati e costretti a vivere dei propri mezzi. Non vi sono mai
stati nell'Ossola grandi allevamenti di bestiame. Il contadino ossolano è un piccolo
proprietario e perciò possiede un numero ridotto di capi di bestiame in allevamenti
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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sparsi e isolati, condotti senza particolari indirizzi, ma solo seguendo i vieti sistemi
imposti dalla tradizione… a Varzo intorno al 1830 erano pressapoco tre i capi posseduti
mediamente da ogni proprietario…
In alcune valli, come in alta Val Antrona, il fieno prodotto localmente non era sufficiente
a mantenere il gran numero di bovini allevati; si rimediava mandandone una parte a
sciaverna, cioè a svernare in paesi provvisti di maggior quantità di foraggio,
generalmente nella Bassa Ossola. In alcuni luoghi questa usanza era tollerata a
malincuore, perché tornava dannosa all'economia locale, privandola di prezioso
concime: così Varzo con prescrizione del 1826 escludeva dal godimento dei pascoli
comunali il bestiame che non avesse svernato nella valle….
La transumanza estiva
La presenza di vasti pascoli alpini e la consuetudine dell'alpeggio hanno da sempre
permesso e incoraggiato nell'Ossola l'allevamento del bestiame su vasta scala. Se non
si praticasse l'alpeggio, l'allevamento bovino si ridurrebbe irreparabilmente di quantità e
di qualità; lo sfruttamento dei pascoli alpini infatti permette all'allevatore di tenere un
numero di capi di bestiame superiore a quelle che sono le sue possibilità.
Nell'economia locale … l'alpeggio svolge una funzione fondamentale, essendo il
necessario completamento del ciclo produttivo della tipica azienda pastorale ossolana.
Tutto, si può dire, vi è subordinato.
Non appena in primavera è terminata la provvista di fieno nelle stalle situate nell'abitato,
il bestiame viene condotto in altre stalle fuori dall'abitato a consumarvi il fieno
depositato. Poi ha inizio la monticazione che dura dalla tarda primavera all'autunno.
Due di norma sono le tappe. Dapprima il bestiame sale dai centri permanenti alle alpi
primaverili autunnali, per lo più di proprietà. privata. Consumata l'erba del pascolo e le
riserve di foraggio dell'anno precedente, riprende a salire per soffermarsi alle Api estive,
per la maggior parte di proprietà comunale, sopra il margine più elevato della zona
boschiva. Al termine della stagione ridiscende alle stazioni primaverili autunnali, dove
consuma l'erba ricresciuta nel frattempo; s'abbassa poi di nuovo e raggiunge le dimore
invernali, dove pascola ancora nei prati di casa fin quando v'è foraggio disponibile e il
freddo lo ricaccia nelle stalle. In alcuni comuni, come Villa, Masera, Malesco, i prati di
casa, dopo la discesa del bestiame dalle alpi e la raccolta dei prodotti agricoli, si
aprivano al pascolo collettivo e la terra ridiventava comune come in antico: questa
servitù, che testimonia come la proprietà collettiva prevalesse Un tempo su quella
privata, scomparirà gradualmente con l'attenuarsi dell'economia chiusa basata
sull'autosufficienza.
I diversi spostamenti del bestiame avvenivano a date fisse. In particolare la vera e
propria stagione d'alpeggio sugli alti pascoli cadeva in termini di tempo rigorosamente
stabiliti: in quasi tutte le comunità ossolane si inalpava infatti il 24 giugno e si disalpava
l'8 settembre, e ciò allo scopo evidente di impedire che qualcuno inviasse le sue bestie
sulle alpi prima degli altri e così sfruttasse il pascolo a proprio vantaggio e a scapito
della collettività. I regolamenti che governavano l'uso dei pascoli comunali prevedevano
che ogni proprietario "consegnasse" esattamente in Comune il numero dei capi da
inalpare e pagasse per ognuno di essi una determinata tassa.
Il trasferimento dei bovini è un'operazione molto delicata ed esige particolari attenzioni.
Per consentire la monticazione di tante bestie bisognava ogni anno provvedere al
restauro delle strade di accesso, dissestate dalle piogge e dalle nevi, liberarle dai massi
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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caduti, rendere sicuri i passaggi dei torrenti, restaurare i ponti danneggiati, rimuovere
eventuali valanghe. Quasi tutte le famiglie possedevano sui monti un po' di prato con
stalla e casera, dove salivano in autunno e primavera. A maggio si chiudeva la scuola e
ci si preparava a caricare l’alpe…
Su questi alti pascoli, quasi tutti di proprietà comunale, le antiche forme di
sfruttamento collettivo della terra sono durate per secoli e non si sono disgregate
che di recente. Questo modello di utilizzazione del territorio alpino, in mancanza di
tecniche che permettessero una cura più intensiva, garantiva la massima resa. Vi era
naturalmente privilegiato l'interesse generale della popolazione e non quello
privato dei singoli. Ne conseguiva lo sfruttamento integrale della montagna, dal
fondovalle agli alti pascoli e viceversa, dove tutto era regolato con misura e
oculatezza allo scopo di ricavare dalla terra il più alto rendimento economico con
vantaggio di tutti. Un'utilizzazione così completa e razionale sta a dimostrare
quanto fossero preziosi i pascoli per l'economia montana; erano una ricchezza
unica e perciò il loro godimento era regolato in modo che potessero bastare alle
esigenze dell'intera popolazione col massimo di profitto e convenienza.
Le dimore stagionali sono umili costruzioni dalle strutture essenziali, ma perfettamente
funzionali. Di solito questi rustici manufatti si raggruppano al margine dei pascoli in
prossimità d'una fonte o d'un ruscello, hanno i muri a secco e il tetto a due spioventi
ricoperti di beole; il legname è utilizzato per le porte, i tramezzi e le travi. In perfetta
armonia col paesaggio sembrano costituirne parte integrante, costruiti come sono con
materiale locale e con una naturalezza architettonica piena di rispetto per l'ambiente
alpino. Un esempio chiarissimo di quest'armonica disposizione l'abbiamo nella conca di
Veglia, dove i gruppi di baite sono disposti a corona ai margini della vasta area
pianeggiante (vaccareccio), e alle spalle il ripido pendio boscoso.
«Questa disposizione rispondeva allo scopo di lasciare integra il più possibile la vasta
area del pascolo e nello stesso tempo mirava a realizzare la massima economicità dei
percorsi dal nucleo abitativo al bosco, all'acqua, al pascolo; non solo, ma il raggrupparsi
degli insediamenti esprime anche spirito comunitario, unione, cooperazione».
La manutenzione e la cura dei pascoli erano assolutamente indispensabili perché
quest'immensa ricchezza desse il massimo rendimento, a sostegno dell'attività
pastorale. Su questo tasto delicato premono di continuo da metà Ottocento in poi gli
esperti di economia agraria dell'Ossola con una insistenza particolare. Vediamo il
perché. Oltre l'indispensabile concimazione annuale e l'irrigazione, tale manutenzione
consisteva in lavori di pulizia e di miglioramento fondiario che andavano
dall'estirpazione dei rododendri e dei cespugli infestanti il pascolo allo spietramento che
liberava il terreno da pietre, sassi e legna morta, alle operazioni di livellamento del
suolo. Tutti gli antichi statuti, tutti i bandi campestri facevano obbligo severo al casaro di
compiere tali lavori e ne sorvegliavano l'esecuzione. Il dovere di pulire le alpi era per gli
avi una specie di religione, in quanto erano coscienti che dal buon governo dei pascoli
alpini dipendeva la vita economica della comunità.
La capra
È un animale utilissimo per il montanaro, ma ha un grosso difetto: quello di danneggiare
il bosco. Di qui l'antitesi capra bosco che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro senza
approdare a nessuna conclusione definitiva, almeno per il periodo da noi preso in
esame. Due nemici irreconciliabili dunque? Per gli abolizionisti non c'è dubbio. Secondo
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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essi la capra merita una lotta senza quartiere. Non ne sottovalutano i pregi, anzi li
riconoscono per primi, ma, di fronte ai ben più gravi danni che essa apporta, abbassano
il pollice in segno di condanna e dichiarano senza remissione guerra…
Di fronte agli abolizionisti stanno i sostenitori della capra, che vorrebbero assoluta
libertà di pascolo. Non c'è bisogno di grande sforzo per capire che costoro sono i diretti
interessati, e cioè i montanari. …
Le capre sono più avide della foglia delle piante che dell'erba stessa. Lasciate in balia di
sé girano di bosco in bosco, soprattutto in quelli di taglio recente, e seguendo il loro
istinto divorano i teneri germogli degli alberi, smozzicano i giovani virgulti, scortecciano i
castagni fino all'altezza di due metri. Di fronte a questi svantaggi stanno i benefici:
dell'allevamento caprino. Per una regione montuosa e impervia come l'Ossola la capra
è un animale prodigioso: essa «è la falce che va da sola a mietere», nelle zone
inaccessibili al bestiame bovino, quel foraggio che non si potrebbe in altro modo
raccogliere, trasformando in latte prezioso i magri prodotti del suolo di molte località,
altrimenti inutilizzati. In tale ambiente non ha concorrenti. ... Durante l'alpeggio la capra
è realmente un animale meraviglioso: qui siamo al di sopra del limite boschivo ed essa
non ha bisogno di sorveglianza, sa cercarsi il pascolo da sé e non produce alcun
danno…
La capra, detta appunto la "vacca del povero", s'accontenta di scarso e scadente
foraggio e non costa quasi niente, perché questo foraggio se lo procura sulle proprietà
comunali al prezzo d'una modestissima tassa...
La capra deve mantenersi da s'e, e cioè a spese del pubblico patrimonio boschivo.
Nella maggior parte dei comuni ossolani essa non richiede letteralmente nulla per
essere mantenuta, ed è apprezzata proprio perché consente di ricavarne latte
abbondante senza intaccare la riserva di foraggio destinata alle bovine. Non contenti
poi del danno che le loro capre causano nei boschi, alcuni proprietari ne apportano altro
bruciando d'inverno la vegetazione di intere montagne per far pascolo, come essi
dicono, per le capre. Insomma fanno sfacciatamente e impunemente l'utile proprio; del
pubblico interesse poco gli importa. Perciò l'Amministrazione forestale, che deve
provvedere alla tutela dei' boschi, tende a imporre vincoli sempre più severi al pascolo
delle capre...
Nel corso dell'Ottocento le disposizioni ministeriali e prefettizie sul pascolo delle capre
si fanno sempre più severe: se ne fissa il numero per ogni nucleo familiare, si impone
che siano "musellate" quando passano vicino ai campi coltivati, si limitano
drasticamente le zone in cui possono pascolare, si esige che siano custodite da appositi
caprai. Ad ogni restrizione i Consigli Comunali, in cui spesso siedono ricchi contadini
possessori di venti o trenta capre, ricorrono alle autorità perché il pascolo delle capre
venga esteso e prospettano Io stato di miseria in cui cadrebbe il paese se le misure
restrittive venissero applicate.
Latterie casalinghe e latterie sociali
La trasformazione del latte in prodotti caseari si è svolta per secoli in modo poco
appariscente, quasi nascosto direi, nelle innumerevoli latterie casalinghe sparse per
tutta l'Ossola da Formazza a Mergozzo…
Durante la stagione invernale la lavorazione del latte nei paesi veniva effettuata dal
singolo produttore che lo manipolava da sé nella sua piccola azienda agricola. Così si
contavano tante latterie, quante erano le aziende. Centinaia e centinaia: una vera
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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polverizzazione. Quali erano i principali inconvenienti di una lavorazione così
frazionata? Burro di sapore spesso sgradevole e con odore di stalla, formaggi camolati
e pieni di difetti...
Nella stagione estiva, durante l'alpeggio, la lavorazione del latte si fa o dai singoli
proprietari o dai casari che prendono in consegna il bestiame di più proprietari e
formano le «casate». Nel primo caso gli inconvenienti sopra ricordati a proposito della
lavorazione invernale da parte dei singoli sono ancora peggiorati per ragioni facilmente
intuibili; i prodotti che ne escono hanno scarso pregio per essere apprezzati sul
mercato.
Il bosco una ricchezza male amministrata
…il bosco nell’Ossola è così invadente, la sua presenza così continua che ovunque ci
volgiamo ce lo troviamo quasi inevitabilmente davanti. Esso un tempo cresceva
dappertutto, ma l'uomo col ferro e col fuoco lo ha circoscritto in zone ben determinate
per creare campi, prati e pascoli, costruendo così un ambiente in cui le risorse naturali
stanno in giusto equilibrio. L’azione dell'uomo ha ristretto il bosco, soprattutto per
esigenze di pascolo, a quei terreni che non possono essere utilizzati diversamente: le
pendici più erte, i declivi male esposti, i pantani, le sponde sabbiose dei fiumi, i luoghi
refrattari alle culture. In questi terreni il bosco comparativamente frutta la massima
rendita possibile.
Il legname, data l'estensione della superficie boschiva, è il solo prodotto vegetale che
sopravanza i bisogni dell'Ossola e può essere esportato. In alcuni paesi montani
dell'Ossola la maggior parte del terreno produttivo è boschiva, e il bosco è il maggior
prodotto, quello che fa veramente la ricchezza del paese...
Tutti coloro che si sono occupati della silvicoltura ossolana elogiano
incondizionatamente il buon tempo antico. I vecchi Statuti ossolani sarebbero lì a
provarlo. Essi regolavano minuziosamente lo sfruttamento del bosco. Ogni
"fuoco" aveva il diritto di "legnatico", cioè di raccogliere la legna secca senza
chiedere licenza. E poiché tale raccolta non era sufficiente all'uso domestico,
poteva usufruire di “assegni di legna da fuoco", concessi dal Comune mediante il
taglio d iun certo numero di piante in località ben determinate. Per la legna da
fabbrica bisognava che l'interessato facesse richiesta al Comune, che valutava la
quantità necessaria e fissava il prezzo, sempre inferiore al valore reale del legname,
allo scopo di favorire i membri della comunità. Naturalmente gli "assegni di legna da
fabbrica" non potevano essere utilizzati a fini commerciali, sebbene non mancassero
casi in cui questo legname veniva messo abusivamente in commercio.
Vi erano poi i boschi protetti o tensati, cioè vietati al pascolo, alla raccolta e al
taglio del legname; essi costituivano una riserva per la comunità, che li vendeva,
quand'erano maturi al taglio, per far fronte alle spese o per sostenere qualche lite.
Prima dell'Ottocento i boschi generalmente furono sempre sfruttati con estrema
parsimonia e come un bene limitato e prezioso. L'interesse collettivo era
prevalente e mirava a combattere ogni forma di abuso privato; il bosco era
patrimonio dell'intera comunità e non doveva essere sfruttato individualmente a
scopo di lucro. Al Comune era riservata la facoltà di commerciare i boschi della
collettività.
Esistevano abusi? Certamente. Le severe pene pecuniarie comminate dagli Statuti ai
contravventori e certe usurpazioni di boschi effettuate da frazioni o quartieri a danno dei
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Comuni, come pure "gli inveterati abusi di arbitrarie concessioni di piante ad uso di
fabbrica e da fuoco che si facevano dalle Amministrazioni locali ai Comunisti... con
perniciosa dilapidazione dei beni comunali" stanno a dimostrarlo. In certi comuni, come
Malesco, ma anche altrove, il ricavato della vendita dei boschi, veniva spesso
allegramente spartito tra le famiglie dei "vicini" come loro reddito particolare. Ma non
furono certamente questi abusi, se pur deleteri, a intaccare seriamente il patrimonio
boschivo dell'Ossola. Finché i boschi furono considerati proprietà collettiva, erano
i montanari stessi i più interessati ad averne cura e a proteggerli, e soprattutto ad
impedire che si abbattessero i boschi così detti "tutelati", quelli cioè destinati ad
impedire il formarsi di frane e valanghe…
L’antico sistema della flottazione aveva certamente contribuito a diradare il manto
forestale, ma l’accanimento forsennato contro i boschi ebbe inizio in tutta la sua gravità,
quando nell’Ottocento le nuove strade s’internarono nelle valli e resero più facile e
meno costoso il trasporto del legname ai centri di mercato…
I tagli indiscriminati dovuti alla speculazione e al vandalismo si moltiplicarono… Ai
Comuni Ossolani va addossata in particolare la responsabilità di tanto sfacelo, per far
fronte alle spese straordinarie di carattere pubblico… essi si attaccarono ai boschi,
ch’erano la loro maggiore se non unica ricchezza, e li abbatterono in gran parte…
Per quanto si fosse disboscato selvaggiamente per quasi 50 anni nel corso
dell'Ottocento, il manto forestale dell'Ossola era ancora discretamente ricco all'inizio del
Novecento. Nel nuovo secolo, forse anche per il miglioramento delle vie di
comunicazione, il legname riacquista il suo valore. Ricominciano gli abbattimenti su
larga scala. I continui bisogni dei Comuni per le loro spese, le richieste dell'industria,
soprattutto di quella idroelettrica, la costruzione della galleria del Sempione e infine la
prima guerra mondiale (191518) spoglieranno l'Ossola di gran parte dei boschi
scampati alla furia devastatrice del secolo precedente. Specialmente le necessità
impellenti causate dalla guerra vollero che si sacrificassero i boschi e le foreste che
ancora rimanevano.
CONDIZIONI DI VITA
Dal Comune patriarcale al Comune moderno
Uno dei più importanti atti del Governo Sabaudo nel Settecento fu la riforma, attuata nel
1775 da Vittorio Amedeo III, dell'amministrazione comunale col Regolamento dei
Pubblici, vale a dire dei Comuni. Cessava così in Piemonte il vecchio Comune
patriarcale e nasceva il Comune moderno. La nuova legge, che rendeva uniforme in
tutto lo stato sabaudo l'amministrazione dei Comuni, mirava a rafforzare il Governo
mediante l'accentramento dei poteri, il perfezionamento del congegno burocratico e
l'organizzazione dei controlli. All'Ossola Superiore e alla Valle Anzasca però fu
consentito di continuare a reggersi secondo la consuetudine antica. L’Ossola Inferiore
dovette invece forzatamente accettare il nuovo Regolamento, di cui non seppe a tutta
prima comprendere ed apprezzare i benefici, sia per l'attaccamento alle vecchie usanze
"e sia forse più ancora perché veniva a togliere la mestola di mano a chi tutto era uso di
tramenare a suo modo e di pieno arbitrio suo". Nei vecchi consigli comunali ossolani, a
cui partecipavano tutti i capifamiglia del Comune, non prevaleva infatti il pubblico
interesse, bensì quello di pochi influenti mestatori, che attraverso i loro aderenti
ottenevano quello che volevano…
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I Consigli Comunali, al dire del Bellino, si tenevano nei giorni festivi davanti alle chiese
parrocchiali "senza licenza ed intervento di alcun giudice". Quasi nessun Comune
aveva né la sala consiliare per le riunioni né l'archivio per conservare le scritture, gli
ordini e gli editti, dispersi parte presso l'uno parte presso l'altro particolare, così che
spesse volte in caso di necessità non si potevano ritrovare quando, peggio ancora, non
andavano smarriti. La maggior parte dei Comuni poi era priva di catasto, per cui era
difficile accertare il quantitativo dei beni posseduti da ciascuno e stabilire taglie
proporzionate da ripartire tra i "comunisti". Capitava spesso infatti che i poveri
dovessero pagare taglie eccessive, avuto riguardo dei loro propri beni o del godimento
dei beni comunali. Le entrate ordinarie del Comune si ricavavano dall'affitto delle alpi e
dalla vendita dei boschi e dalle multe, e servivano a pagare i debiti del Comune: se non
erano sufficienti s'imponevano le taglie; se invece erano eccedenti e restava del
denaro, in alcune comunità si divideva tra i vicini, invece di impiegarlo in lavori di
pubblica utilità. Spesso anche non si conosceva come venissero impiegati i redditi dei
luoghi pii, poiché mancavano gli esatti inventari dei loro beni... Questo sistema di
amministrazione dei Comuni durò fino al 1819, quando il Regolamento dei Pubblici del
1775 entrò in vigore anche nell'Ossola Superiore. Secondo tale Regolamento
l'amministrazione corrente del Pubblico, cioè del Comune, è affidata al "Consiglio
Ordinario", composto per la maggior parte dei Comuni ossolani di soli tre Consiglieri,
compreso il Sindaco; per gli affari più importanti il Consiglio viene "raddoppiato" con
alcuni consultori aggiunti, scelti dall'Intendente provinciale fra i maggiori possidenti e i
più notabili uomini del luogo. Di mano in mano che i consiglieri scadono dall'ufficio
vengono sostituiti da altri, eletti dallo stesso Consiglio. Con questo sistema di
rinnovamento non si producono mai brusche sospensioni nella vita del Consiglio,
poiché i nuovi entrati hanno modo di acquistare esperienza sotto la guida dei consiglieri
anziani. Il consiglierato non è retribuito; è tuttavia considerato un ufficio pubblico e
nessuno può rinunciarvi. È poi nominato Sindaco quel consigliere che risulti il più
anziano in ordine di elezione. Con questo sistema il Consiglio Ordinario risulta
interamente rinnovato ogni tre anni e "le cariche così rapidamente ruotano - o
dovrebbero ruotare - entro il ceto dominante, offrendo teoricamente la possibilità a tutti i
maggiori estimati [contribuenti] di alternarsi al potere", un'oligarchia, insomma, che
amministra il Comune, in quanto il sindaco è privo di competenze speciali, i consiglieri
diventano sindaci automaticamente per turno di anzianità e il rinnovo del Consiglio
avviene per cooptazione. Il Regolamento dei Pubblici del 1775 attribuisce poi
all'Intendente, agente governativo periferico, un controllo strettissimo su tutto l'operato
dei Consigli comunali con facoltà di annullarne le decisioni, ogni qualvolta le ravvisasse
non conformi alla legge. Ogni Consiglio doveva inoltre aver un segretario comunale,
scelto dal medesimo Consiglio fra i notai e approvato dall'Intendente. Le spese
comunali vennero distinte poi nel 1826 in ordinarie, cioè con "carattere permanente e
successivo" e straordinarie, vale a dire dettate "da un bisogno urgente, straordinario o
momentaneo". Le spese ordinarie erano fissate stabilmente dal Ministero degli Interni, il
quale determinava anche le somme precise disponibili, vietando ogni variazione al
riguardo. Le spese straordinarie dovevano invece essere autorizzate caso per caso
dalla Segreteria di Stato per gli Affari Interni. Tale ordinamento costituiva dunque uno
strumento efficacissimo per il controllo delle amministrazioni locali. Il sistema
d'amministrazione comunale fin qui descritto sarà in parte cambiato dalla riforma
albertina del 1848 e modificato ancora nel 1859, nel 1865, nel 1888 e nel 1894. Nella
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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storia degli enti locali rimarrà però sempre una costante: "la tendenza cioè non solo ad
accentrare nelle mani del Governo la tutela su quegli stessi enti, ma a concentrare
anche localmente i controlli delle autorità governative periferiche". Come fu messo in
atto nell'Ossola Superiore il Regolamento dei Pubblici, attivato nel 1819? Ne abbiamo
sufficiente cognizione dalla relazione, fatta al Ministero degli Interni nel 1832, dal Vice
Intendente sul giro da lui fatto nella Provincia d'Ossola. Egli nota anzitutto "che ottimo è
lo spirito pubblico tra queste buone popolazioni e che la devozione e l'illimitato
attaccamento al Governo di S.M. hanno fra esse profonde radici". Constata poi che,
essendosi i Comuni regolati fino al 1819 a piacer loro e senza tutela dell'autorità
governativa, non era cosa semplice sradicare del tutto gli abusi. Lo si poteva fare solo
gradatamente "esortando ed animando gli uni, encomiando gli altri che si mostrano più
ben disposti, esercitando una salutare severità con i più ricalcitranti". Si è però sulla
strada giusta, poiché a poco a poco lo "spirito d'ordine ed attività" che è indispensabile
ad ogni amministrazione, va diffondendosi tra i pubblici amministratori. Per lo più i
Consigli Comunali sono ben composti e vi prevale l'amore del pubblico bene, salve
poche eccezioni. Segreterie e archivi comunali sono in discrete condizioni, sebbene gli
archivi dovrebbero essere meglio ordinati. In qualche luogo la casa comunale necessita
di restauro, in altri mancano gli armadi per riporvi le carte e le scritture, soggette perciò
a smarrimento; e qui si ordina di porvi riparo, come pure si dispone che si ricerchino i
documenti riguardanti il Comune, ancora tenuti dai particolari secondo l'uso antico, e
che di tutto si faccia un esatto inventario. L'attenzione dell'Intendente è attratta
soprattutto dallo stato dei catasti, tenuti nel più cattivo dei modi. In quasi tutti i Comuni "i
registri censuari si trovano in piena confusione e disordine, in pochissimi luoghi si
effettuano le mutazioni di proprietà e, quando occorre di fare qualche imposta locale,
tutto è arbitrario e si regola su “gli antichi ruoli". Per il cattivo stato dei catasti
nascono frequenti questioni fra i Comuni per i confini territoriali e per il
godimento di alpi e di pascoli, spesso in promiscuità tra vari Comuni e "sorgente
di difficoltà e di discordie". Perciò si suggerisce di arrivare a componimenti amichevoli
tra le parti, poiché nelle contestazioni portate davanti ai tribunali spesso le spese
ingoiano il valore della cosa contestata. Ad incrementare i redditi comunali "dove è
emerso essere seguite usurpazioni di beni spettanti al pubblico si sono prescritte le
analoghe ricognizioni per accertarle e rivendicare il suolo usurpato" dai privati. «Per
meglio accertare poi il regolare andamento dell'amministrazione, non senza motivo, ho
voluto che i Consigli dichiarassero avanti di me con giuramento che nessuno degli
amministratori era interessato nelle imprese, affittamenti o vendite concernenti il
pubblico, che tutti i redditi spettanti al Comune e al pubblico venivano regolarmente
consegnati e descritti nei causati annuali e che tutte le spese portate nei conti eransi
fatte realmente e si era per le medesime impiegata la somma esposta». La riforma
dell'amministrazione comunale dunque era andata attuandosi anche nell'Ossola pur tra
opposizioni e difficoltà. Si sarebbe perfezionata in seguito sotto il controllo governativo.
Verso la metà dell'Ottocento comincia a manifestarsi l'insofferenza per le piccole
amministrazioni comunali, che porterà alla proposta di abolire i Comuni troppo
minuscoli, annettendoli ai maggiori: una politica seguita poi costantemente in Italia fino
al fascismo. La legge del 20 marzo 1865 contiene una serie di disposizioni ordinate a
facilitare l'unione di più Comuni in uno solo o l'aggregazione dei piccoli ad un Comune
più grande. La ragione che si adduce è che ai piccoli aggregati comunali sarebbe
riuscito difficile sopportare il carico delle spese obbligatorie imposte dalla nuova legge ai
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Comuni. Si crede bene però di sentire su tale materia il parere dei Consigli Comunali,
poiché ad essi appartiene l'iniziativa delle modificazioni da apportarsi alla circoscrizione
dei Comuni. S'invitano perciò anche i sindaci ossolani a rimettere alla Prefettura di
Novara le deliberazioni prese in proposito dai Consigli comunali, corredate da un
prospetto dimostrativo recante svariate indicazioni, tra cui la natura e il valore del
patrimonio comunale, la media delle spese ordinarie e di quelle straordinarie, delle
entrate ordinarie e di quelle straordinarie, come pure la media dell'imposta locale; le
medie devono essere desunte dai bilanci dell'ultimo decennio. Dalle deliberazioni
emesse dai Consigli del Circondario dell'Ossola risulta che 41 Comuni dichiarano che,
avendo sufficienti mezzi per far fronte alla spese occorrenti, desiderano conservare la
propria autonomia; altri nove, sebbene scarseggino di mezzi per provvedere alle spese,
preferiscono farvi fronte con sacrifici e sovrimposta alle contribuzioni dirette piuttosto
che esser aggregati ad altri Comuni…
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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LA COMUNITA’ DI VARZO 4
LA VALLE NELLA STORIA
Il nome della valle deriva, dal nome del fiume che la solca il Diveria. Risalendo all’epoca
romana, veniva chiamata Vallis Vetus (la valle Vecchia), da cui forse deriva Val Dvér.
Bisogna subito sottolineare la differenza tra la Valle di Divedro intesa come bacino della
Diveria e Valle di Divedro storico-geografica; la prima comprende il territorio che dà
origine a tutto il sistema idrografico che interessa la Diveria… comprendendo… una
grossa fetta di territorio svizzero e tre Comuni in territorio italiano: Trasquera, Varzo e
Crevola.
La Valle di Divedro storico-geografica comprende solo la porzione italiana del suo
bacino.
Le origini
Da ritrovamenti e scavi avvenuti a Briga e a Glis, si può affermare che a nord del
Sempione vivevano uomini già all'epoca dell'Età della pietra lavorata, cioè, attorno ai
2000-1500 anni a.c.. Si può presumere, benché non ci siano testimonianze concrete,
che alla stessa epoca anche a sud del Sempione, cioè in Valle, ci fossero degli
insediamenti umani. I primi abitatori delle nostre Valli, dovevano essere stati popoli di
provenienza nord-africana che presero il nome di LlGURI… Già prima del passaggio dei
Romani, attraverso il Sempione dovevano esserci delle vie praticate da primitivi
"commercianti" se da queste vie, come dal S. Bernardo e dal Gottardo, scesero le orde
barbariche. Abbiamo ora un'altra popolazione che, trovandosi nel periodo della sua
massima espansione, viene a occupare anche le terre dell'Italia nordoccidentale.
Sono i CELTI: popolo di origine asiatica… Era un popolo che si dedicava
prevalentemente all'agricoltura e alla pastorizia, ma era sempre pronto alla lotta.
Questo popolo abitò anche la nostra Valle. Molte parole del dialetto "dvarun" sono di
origine celtica, come il nome Varzo derivante da "vargo" che significa allargamento,
slargo, dove la valle si allarga. Proprio dal Valico del Sempione scesero in Italia i
LEPONZI che abitarono l'Ossola e diedero il nome alle montagne (Alpi Lepontine). In
questo periodo ci sono dunque i Leponzi a sud delle Alpi e i Viberi a nord, nell'alto
Vallese; due popoli che fra loro certamente comunicavano.
I romani e le alpi attrezziane
L'Ossola e la Valle di Divedro, era conosciuta ai Romani ma non era ancora loro
proprietà, come non lo erano ancora le Alpi Marittime, Cozie, Graie e Pennine. Era
permesso agli eserciti romani il passaggio per recarsi nelle Gallie, ma molte volte i
valligiani depredavano i soldati, saccheggiavano le granaglie e derubavano i mercanti
che passavano per il Valico. Stanco di subire queste angherie, l’imperatore Augusto
decise di assoggettare all’Impero tutti i popoli alpini con una guerra che prese il nome di
4
Notizie tratte dalla pubblicazione “La Valle di Divedro e il Sempione” di Luciana Rigoni
1987
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Norica. L'anno 747 a.C. coronò l’impresa di Augusto che stabilì di suddividere i territori
in tante province.
Ecco quindi che la Valle di Divedro, unitamente al Sempione, all’intera Ossola fino al
Gottardo e al Lago Maggiore, farà parte della provincia romana delle Alpi Attrezziane. Vi
si parlava la lingua celtica che, piano piano, si trasformò nella lingua romana, così che
per esempio “Vargo” divenne “Vartium”.
La maggior parte degli storici, concordano sull'esistenza di una strada romana, alla fine
del II sec. a.c., che attraversando il Sempione facilitava un intenso traffico commerciale
tra la pianura lombarda e la Valle del Rodano…
I barbari
Dopo la dominazione romana, la Valle di Divedro e il Sempione, videro momenti di
decadimento. Attraverso il Passo, per molti secoli, si riversarono nelle fertili valli a sud e
a nord del Colle, minacciose orde barbariche che non recarono con sé, altro che
distruzione e guerre. Nel 488 Gundebaldo re dei BURGUNDI invase l'Italia entrando dal
Passo. Cinquant'anni dopo, diecimila Burgundi ripassarono il Sempione in soccorso dei
Goti, impegnati dagli armati di Giustiniano. Più tardi, attraversano la Valle, provenienti
dal Valico, orde di FRANCHI-ALEMANNI. Nel 569 i LONGOBARDI di Alboino invasero
il Vallese passando per la nostra Valle e cinque anni dopo, ritornarono per la stessa via
saccheggiando e il console Sempronio che, retrocedendo, inconsciamente indica loro la
strada attraverso gole e dirupi, e conquistano gli accampamenti romani posti nella piana
della Toce.
Si possono immaginare le condizioni di caos e di terrore in cui vivevano gli abitanti della
Valle in questo periodo, e lo stato di povertà che li condannava a una vita grama,
essendo i loro raccolti distrutti e gli armenti uccisi durante i frequenti passaggi di
soldataglie rozze e inferocite oltre che stanche e affamate. Ma purtroppo, ancora per
secoli sarebbero continuate le invasioni.
L' alto medioevo
Fortunatamente verso la metà dell'VIII sec. durante il tempo degli ultimi Carolingi, la
Valle conobbe dopo la decadenza, un periodo di tranquillità e di risorto e attivo
commercio….
A cominciare dall'anno 1000 fino al XII sec., passarono per il Passo, turbe di pellegrini
diretti a Roma.
In questo periodo la nostra Valle faceva parte del piccolo contado dell’Ossola,
possedimento del Vescovo-Conte di Novara, alle dipendenze del Ducato di Milano.
L'alto Vallese era sotto la giurisdizione del Vescovo di Sion, l'antica Sedunum.
Ricominciano i pacifici commerci. Nel 1250, dal Vescovo Raron di Sion, viene concluso
un patto commerciale con una grande corporazione di Milano per riutilizzare la strada
del Sempione sulla quale già nel 1235 esisteva un ospizio gestito dall’Ordine di S.
Giovanni.
E' in questo XIII sec. che ossolani e vallesani e quindi, per la nostra zona, valdivedrini e
sempionini sono in continuo conflitto per omicidi, rubalizi e rappresaglie, tanto che i
Vescovi di Novara e di Sion sono sempre impegnati a cercare occasioni di pace.
I motivi di conflitto sono facilmente attribuibili a sfruttamento di pascoli e boschi in
comune e a rivalità di vicinato. Altri motivi di lite sorgevano a causa dei commerci.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Ecco a questo proposito, che i mercanti del Vallese, non riuscendo a farsi pagare dai
mercanti milanesi, decisero di espropriare con la violenza il bestiame italiano delle Valli
Ossolane, introducendolo nel Vallese per il Sempione. Seguirono uccisioni e vendette,
fin che i rappresentanti delle due parti non si riunirono il 2 agosto 1267 nei dell'attuale
Algaby, cioè la Valle Latinasca, per stendere un trattato di pace che dal luogo, prese il
nome. In quel trattato si stabilirono le regole commerciali e ci si intese sulla
manutenzione della strada del Sempione…
..Data l'aumentata mole delle mercanzie in transito in questo periodo di intensi traffici
commerciali attraverso il Sempione, anche il percorso della vecchia strada romana,
dovette subire delle modifiche che le consentissero un traffico più veloce... Giunta a
Varzo, la strada non saliva più a Trasquera e ad Alpien, ma attraversava le gole di
Gondo, seguendo il corso della Diveria.
Rivalita’ sui confini
I commerci e la convivenza coi Teutonici si mantennero fino a tutto il XV sec. in un
equilibrio assai precario, a volte rotto da furti, uccisioni, conseguenti rappresaglie.
Trattati, arbitrati, convenzioni si susseguirono in questo scorrere di anni, cercando di
mantenere l’accordo, con gran di difficoltà finché non si arrivò alla guerra che durò dieci
anni, dal 1484 al 1494 e che, unita ad altre cause, tolse per più di cento anni, al Passo
del Sempione, la sua grande importanza .
Già nel 1380 il traffico non era più senza pericoli e le merci dovevano essere scortate
da guardie armate. Ossolani e vallesani sconfinavano sovente e chi era più forte rubava
il bestiame al contendente.
Un primo trattato di pace fu firmato ad Algaby nel 1383. Ne seguì un altro a Simplon
Dorf nel 1407. In quest’epoca l’Ossola era assoggettata al Duca di Milano Galeazzo
Visconti, ma essendo stata invasa da tremila svizzeri regolarmente ricacciati oltre il
Sempione , temendo di non poter resistere a lungo ad altre incursioni, chiese la
protezione di Amedeo VIII di Savoia che la occupò militarmente fino al 1412. Non per
questo le scorrerie cessarono: i vallesani scendevano la Valle mossi da odio per
questioni di pascoli, per saccheggiare, per vendicare veri o presunti affronti, guidati dai
loro Signori: i Supersaxo, gli Stockalper e quegli agguerriti Vescovi di Sion che
maneggiavano con uguale destrezza sia il pastorale che la spada. Un altro trattato,
concluso ad Alt Dorf nel 1449 fra Milano e gli svizzeri, regolava fra l’altro, i commerci e
stabiliva la manutenzione di strade e ponti. Ma già nell’agosto 1455, orde vallesane
scendevano a Veglia e asportavano bestiame; l’anno dopo i trasqueresi portavano via
mucche svizzere a Frassinodo. Si rende necessario un altro trattato che viene concluso
nel 1456 alla Chiesa di San Marco a Paglino e che porta una pseudo-pace per circa
vent’anni. E’ di questi tempi un ennesimo atto di pace tra alpigiani di Veglia e vallesani
di Binn per controversie di pascoli e bestiame, che viene firmato in un alpeggio sopra la
Balma, per cui la località prese il nome di Pian dul Scricc (il piano dove fu redatto lo
scritto di accordo).
Un fatto storico doveva poi intervenire a rompere nuovamente la tregua fra popoli
confinanti e precisamente la guerra fra Luigi XI di Francia e Carlo di Borgogna, detto il
Temerario.
Il Ducato di Milano si associò al Temerario, mentre il Vallese parteggiava per Luigi XI.
Ecco che gli svizzeri inviano 800 uomini contro Carlo e nello stesso tempo chiudono i
Passi alpini ai milanesi.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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In seguito a queste ostilità, anche i contratti commerciali persero la loro validità.
La Valle si organizzò militarmente; le Soste vennero occupate dalle armi e dai muli.
Dal XVI al XVII secolo
Le guerre che per lunghi decenni turbarono i rapporti fra vallesani e valdivedrini,
compromisero irreparabilmente i fiorenti commerci fra Lombardia e Francia che ebbero
il loro massimo splendore attorno al XIV sec.
Il Valico del Sempione fu abbandonato dai mercanti stranieri che lo ritenevano, a
ragione, poco sicuro. Altre strade furono scelte per il transito delle merci così che il
Passo conobbe un altro periodo di decadenza. La ripresa del traffico avvenne molto
lentamente; all’inizio solo tra Vallese e Ossola e non fu molto attivo.
La strada era, a tratti , impraticabile; molti ponti non esistevano più. Nel frattempo, il 3
aprile 1500 i francesi si insediarono a Milano, spodestando il Duca Ludovico Sforza,
detto il Moro, e assoggettarono le sue terre, Ossola compresa.
Vi restarono da padroni fino al 1513 quando le truppe della Lega Svizzera (formata da
12 Cantoni), unite a valligiani di Divedro e Antigorio, al comando del Vescovo di Sion
Matteo Schinner e del Conte Borromeo, irruppero nel Borgo di Domodossola e
scacciarono i francesi attraverso il Sempione. La Valle di Divedro con Domodossola,
Antigorio, Bognanco, venne in potere della Lega Svizzera. Ma il Borromeo per gelosia
dì comando, isolò l’Ossola Superiore e non lasciò passare le vettovaglie. Iniziarono
sanguinosi scontri fra Ossola Superiore e Ossola Inferiore. Il Duca di Milano
Massimiliano Sforza, informa allora lo Schinner, nel frattempo divenuto Cardinale, dei
luttuosi avvenimenti. Con l’intervento del Governo Centrale dei dodici Cantoni, il 3
gennaio 1515 si stabilisce che gli abitanti dell’Ossola Superiore possano “andare in anti
e indietro a loro bene placito et che li passi fossero liberi, sì per le persone, come per li
grani, vittuaglie et mercantie et che trattassero insieme da buoni vicini et confinanti” .
L’Ossola passò di nuovo sotto la dominazione francese di Francesco I. Attorno il 1550
vi fu una contesa sull’Alpe Rodano fra gente di Trasquera e di Sempione: essendosi la
contesa risolta in favore degli svizzeri, gli italiani vollero vendicarsi: sbarrarono la strada
del Sempione, dal confine alla Sosta di Varzo, con massi e ghiaia; vi fecero poi affluire
l’acqua della Diveria, rendendola a tratti impraticabile ai cavallanti e ai cavalieri.
Rappresaglie e prepotenze aumentarono fin che intervenne il Governo di Milano a
punire i colpevoli e a riattivare la strada.
Il commercio riprese fino al 1578 anno in cui venne nuovamente interrotto da ulteriori
incidenti di confine. Riprenderà regolarmente nel 1650 e rifiorirà nel XVIII sec.
Moti a Varzo e la rivoluzione
Era in uso nella Valle, eleggere un Capitano di Valle di Divedro che, di solito, era senza
soldati ma che a titolo decorativo, in certe occasioni, veniva scortato da un elevato
numero di armati. Siccome in quel tempo, per editto sovrano, dalla Amministrazione
Comunale, venne ordinato l’arruolamento e Capitano della Valle era un tale G. B.
Trivelli, il partito contrario all’Amministrazione, impedì l’arruolamento con tumulti in
piazza e minacce di morte al segretario.
Giunsero allora a Varzo il Pretore e il Comandante della Piazza di Domo ma si
accorsero che la sollevazione non aveva fini rivoluzionari. Infatti fu subito approntata
una lista di volontari e alcuni facoltosi varzesi, si offrirono di levare a loro spese una
compagnia di soldati. Naturalmente fra coloro che protestavano per l’arruolamento, vi
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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era anche un certo Casagrande detto il Rosso che parteggiava per la Rivoluzione e un
tale Pavarino che venne condannato per aver mandato al Re un memoriale sotto il
titolo: “Poveri della Valle”.
Col passare del tempo e l’avvicinarsi dei francesi, i moti rivoluzionari vi furono davvero.
Uno scontro sanguinoso fra soldati regi e repubblicani, si ebbe a Gravellona il 21 aprile
1798, con esito disastroso per questi ultimi. I superstiti cercarono scampo rifugiandosi
nell’Ossola Superiore e, attraverso anche la nostra Valle, trovarono rifugio in Svizzera.
Seguirono rappresaglie e fucilazioni di repubblicani, da parte dei regi che portarono
disonore al nome di Casa Savoia.
L’8 dicembre 1798, Carlo Emanuele IV abdica e con un plebiscito popolare, il Piemonte
viene annesso alla Repubblica Francese.
Le grandi guerre
Nel 1914 scoppiò in Europa la guerra che in breve travolse parecchi popoli e che
tristemente prese il nome di “guerra mondiale”. Nel 1915 anche l’Italia entrò nel
conflitto. La nostra Valle, benché lontana dal teatro delle operazioni che si svolgevano
sul fronte che comprendeva le Tre Venezie, partecipò con grande numero di giovani
uomini …
Dal 1918 al 1935, gli eventi politici italiani non si ripercossero in modo molto sensibile
nella Valle. Trascorse un periodo di relativa tranquillità: ognuno poteva dedicarsi al
proprio lavoro; non vi era disoccupazione; fu costruita la Centrale Idroelettrica della Soc.
Dinamo, la diga di Gebbo e la diga del Lago d’Avino; sorse in Varzo lo Stabilimento
chimico dei fratelli Galtarossa che produceva calciocianamide, carburo e ferrosilicio,
utilizzando il calcare estratto dalle Cave di Ciamporino. La vita scorreva tranquilla. Gli
eventi internazionali, portarono alla partecipazione italiana, prima alla guerra di Spagna
nel 1935 e subito dopo, alla guerra in Africa Orientale per la conquista di un impero
coloniale. Anche giovani valdivedrini furono richiamati alle armi.
Il 10 giugno 1940 scoppiò il secondo conflitto mondiale le cui terrificanti evoluzioni tutti
ben sappiamo. 26 giovani di Varzo e 10 di Trasquera immolarono la loro giovinezza sui
diversi fronti. Verso la fine di questo nefando conflitto, quando l’Italia era ormai disfatta
e coinvolta nella peggiore delle guerre: la guerra civile fra italiani fascisti e italiani
impegnati nella Resistenza…La guerra era ormai al suo epilogo.
Per altro, la Valle di Divedro, anch’essa percorsa dal “vento di guerra” che turbinò su
quattro continenti per cinque lunghi anni, non esaltò sulla sua terra, degli eroi; ma
pianse dei martiri…
LA COMUNITÀ DI VARZO
Fino a circa l’inizio del XVIII sec. la occupazione principale dei varzesi era l’agricoltura e
l’allevamento del bestiame. Sui terreni a mezza costa, ora occupati da boschi o prati, vi
erano campi coltivati a frumento, segale, orzo, miglio, granoturco, fagioli, patate,
canapa. Oggi troviamo avanzi di muri che servirono di sostegno a questi campi. Anche
la vite era coltivata, nei luoghi più esposti al sole; sappiamo che vaste zone di vigneti si
trovavano a Coggia, da Alneda a Bertonio, fra Piaggio e il Gagetto, da Riceno ad
Altreggiolo e a Cattagna; si ricavava un vino piuttosto aspro e di bassa gradazione.
Molti erano anche i capi di bestiame suddivisi in bovini, ovini e caprini per il
mantenimento dei quali, si falciava il fieno tre volte da giugno a settembre fino a metà
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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costa e due volte dagli 800 ai 1300 mt. di altitudine; inoltre si portavano i bovini a
pascolare, prima, alle “montagne” più basse e poi sempre più su, fino alle “alpi’ più alte.
L’inalpamento avveniva e avviene tuttora, ai primi di luglio e dura fino ai primi di
settembre, periodo in cui si rifà il percorso alla rovescia, scendendo alle “montagne” più
basse, finché verso la fine di novembre, tutto il bestiame é ritornato al fondovalle.
Le capre e le pecore, in primavera, allora come oggi, venivano accompagnate a una
certa quota, dopo di che gli animali cercavano i pascoli migliori, per abbassarsi
spontaneamente ai primi freddi. Fino al principio del ‘700, come si é detto i Varzesi
vivevano coi prodotti della campagna e con quanto il bestiame poteva loro fornire.
Era certamente una vita austera, con molti sacrifici e, secondo le annate, con molte
privazioni. Raccoglievano la resina per la produzione della pece; conciavano il cuoio per
le scarpe e i finimenti degli animali da soma; producevano la calcina nelle fornaci (i
fürn); le donne filavano e tessevano la canapa …; nella valle vi erano molti mulini lungo
i riali, per la macina della segale, del frumento, del granoturco; molte case avevano il
forno per la cottura del pane e parecchi erano i forni pubblici. Vi erano fabbri,
maniscalchi, ciabattini, muratori, orologiai, falegnami….
Poi incominciò anche per Varzo il fenomeno dell’emigrazione. I primi emigranti dal
paese si diressero verso “il Piemonte”, così allora venivano indicati: Torino e la sua
cintura, Asti e il Monferrato, il Saluzzese.
Più tardi l’emigrazione prese la via della Svizzera e della Francia. Dall’inizio di questo
secolo ad oggi, l’agricoltura e l’allevamento vennero gradatamente sempre più
trascurati per l’allettamento del guadagno più cospicuo e più sicuro che altre attività
potevano garantire.
Molti campi vennero abbandonati; diminuirono i capi di bestiame; sorsero piccoli opifici,
attività artigianali, industriali, commerciali... grazie soprattutto al passaggio della ferrovia
per il Sempione che unisce più comodamente la Valle con i grandi centri italiani, da una
parte, e con Svizzera e Francia, dall’altra.
… aumentano le case di abitazione, si costruiscono nuove strade, se ne allargano altre.
Col passare dei decenni, da paese principalmente agricolo, Varzo si trasforma in un
centro in cui fervono svariate attività e i cui abitanti hanno un tono di vita migliore che
nel passato, grazie ai redditi più alti. Negli ultimi venti anni, un balzo in avanti
dell’economia é dovuto al lavoro nella vicina Svizzera e con esso nasce una nuova
figura di lavoratore: “il frontaliere” …
L’ agricoltura e l’ allevamento sono ancora praticati da 146 coltivatori su una superficie
totale di 1.226,29 ha, di cui 141 ha lavorati a seminativo; 270 ha lavorati a orto; 268,29
ha lavorati a prato; 147 ha con lavorazioni diverse… Alcuni dei coltivatori sopra citati,
sono anche allevatori di 373 bovini, 529 ovini, 226 caprini, 30 equini, 14 suini… Come
abbiamo accennato prima, i contadini di Varzo, seguono un ciclo annuale di
spostamenti da una “montagna” all’altra con il loro bestiame.
… le “montagne” più frequentate o più nominate.
Sul versante sud della Valle detto Ovigo, poco frequentato perché assai scarso di
acqua, data la conformazione geologica del terreno che impedisce l’affiorare delle
sorgenti, troviamo le “montagne” di Tugliaga, Savaneria, Wolf, Nugno, Albarina e molto
più in alto l‘Alpe Lorino e le Alpi di Albiona dove nell’estate del 1983 pascolavano 17
bovini.
Sulle pendici della Colmine, a est, abbiamo le montagne di Saborsone, Dai, Gorta,
Snicc e su fino all’ Alpe Genuina.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Sempre a sinistra del Rio di Varzo, o Rì, c’é Dreuza, Bialugno, Argnai, Arsciai, su fino
all’Alpe Solcio dove, all’epoca in cui sono state scritte queste note, nella stagione estiva
del 1983, vi pascolavano 15 bovini e 24 ovicaprini.
Alla destra del Rio, fino al Riale di Maulone, troviamo: Balmella, Cornù, Pianezzo,
Corriccio, Plé, Calantigine, Astolo e infine l’Alpe di Marzasca con 18 ovicaprini.
Dal Riale di Maulone al Riale della Frusaia, c’é: Loi, Cangelli, Calandra e in alto l’Alpe
Quaté con 28 bovini e 16 ovicaprini pascolanti.
Dal Riale della Frusaia al Riale del Paris, abbiamo le “montagne“ di Croso, Scarpia,
Callaioni, i Crosi.
Dal Riale del Paris al Riale della Bajina, ci sono le “montagne” di S. Bernardo, Scironia,
Villetta, Cinse, Dorcia dentro e fuori e su fino all’Alpe Moiaro. Dal Riale della Bajina al
Rì Croso abbiamo: Bulim , Fernone, S. Domenico, la Quartina, i Parusc, il Pascolo,
Boccargnasco e su fino all’Alpe Ciamporino dove d’estate pascolano circa 95 bovini e
40 ovicaprini.
Dal Rì Croso al Torrente Cairasca, confine amministrativo con Trasquera, vi sono le
“montagne” di: Salarioli, Gilardino, Nembro e Ponte Campo da dove inizia la salita verso
l’Alpe Veglia che d’estate dà pascolo a 298 bovini e 150 ovicaprini.
Ora soffermiamoci sulle due Alpi più alte e più frequentate, per salire alle quali, o per
discenderne col bestiame, bisogna attenersi ad un calendario fissato annualmente dall’
Autorità comunale che tiene conto anche delle condizioni meteorologiche: Ciamporino e
Veglia. Incominciamo col prestare la nostra attenzione a CIAMPORINO.
Si trova sui 2.000 mt di altitudine e lo si raggiunge per un tortuoso e ripido sentiero che
si snoda nel bosco, da S. Domenico; oppure dall’Alpe Moiaro per una mulattiera
sterrata (la véia dal vacch) che attraversa una zona arida e pietrosa: l’Ars appunto.
E’ un Alpeggio spoglio di vegetazione ad alto fusto, un poco selvaggio, alle spalle del
quale da ovest ad est, si alzano i picchi rocciosi dei Salariali, del Diei e dei Dossi.
…. E’ formato da due vasti pascoli in declivio, separati fra loro da una dorsale che ne
preclude la vista reciproca.
In ognuno dei pascoli, sorgono gruppi di baite e casere, fatte di sasso e ricoperte in
piode. Il bestiame vi sale verso la metà di luglio per ridiscendere alla fine di agosto.
E’ un Alpeggio non molto ricco di acque che confluiscono a formare il Rì Crosa.
A Ciamporino vi sono delle cave di calcare, ora abbandonate, che furono largamente
sfruttate dall’ inizio degli anni 20 fino al 1957 dalla Soc. Galtarossa ….
Nel territorio di Ciamporìno non vi erano né ristori né rifugi fino al 1983 quando fu
costruito un self-service dalla Società degli impianti sciistici, poiché d’inverno
Ciamporino diventa una apprezzata zona per sport invernali….
Ed ora soffermiamoci su quella meravigliosa conca verde che é l’ALPE VEGLIA: l’Alpe
per eccellenza, la perla dell’Ossola … Essa ricopre una superficie di circa 3.250 ha. e
deve forse la sua eccezionalità, all’ubicazione. Per arrivarci, lasciata la strada
provinciale a S. Domenico, si inizia l’escursione a piedi scendendo nella vasta conca di
Nembro fino a Ponte Campo.
Qui inizia la salita fra bastioni di rocce sempre più alte fino a Case Percoi (la Casa
Bianca) e poi dentro nella Valle-forra della Cairasca … Al sommo del Croppallo, le
pareti della Valle sembrano chiudersi come una morsa. Poi, improvvisamente, di fronte
a noi si apre una conca di un verde incredibile, pianeggiante, solcata dalle lame
d’argento dei riali Ciampere, Aurona, Mottiscia, Frova, che discendendo dai sovrastanti
ghiacciai, formano suggestive cascate. Il piano, a 1760 mt. di altitudine costellato di
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larici ultracentenari é il pascolo per diverse centinaia di mucche che salgono qui ai primi
di luglio da Varzo e Trasquera. Ai lati del piano, detto Vaccareccio, sorgono piccoli
nuclei di baite in sasso coi tetti in piode, dai quali escono veli di fumo che si disperdono
nell’aria: ecco Cianciavero, Aione, Ponte, Isola, Cornu, la Balma e un poco più su Pian
Stalarengo e Pian dul Scricc.
Tutto intorno un’imponente cerchia montuosa si erge partendo da gradoni erbosi, per
successivi scoscesi bastioni, su su fino ai ghiacciai più alti. Ed ecco da sud-est: il Pizzo
Valgrande, la mole imponente del Leone, il seghettato Terrarossa e avanti in
semicerchio: l’Aurona, il Rebbio, il Mottiscia, il Boccareccio, il Pizzo Moro, il Pizzo
Valtendra, fino alla Punta d’Maror: é un susseguirsi di quote dai 2.800 ai 3.500 mt. A
Veglia, le acque di scioglimento dei ghiacciai, formano tre laghi di disparata ampiezza,
ma col denominatore comune del paesaggio in cui sono inseriti, estremamente
pittoresco:il Lago delle Streghe a 1.840 mt., tra larici, rododendri e mirtilli racchiude sul
fondo delle acque cristalline, tronchi antichissimi; il Lago Bianco a 2.160 mt., ai piedi dei
gradoni morenici di Pian Sass Mor e Pian d’Erbioi, nelle cui gelide acque si agitano
migliaia di bollicine gassose prodotte da vegetazione in decomposizione nella
profondità del suo limo; il Lago d’ Avino a 2.246 mt., sotto la strapiombante parete est
del Monte Leone, sbarrato da un diga e sfruttato per la produzione dell’energia elettrica,
le cui acque defluenti nel Rio Ciampere, hanno scavato a circa quota 1.800 le “marmitte
dei giganti” e sotto il quale a 1350 mt. di profondità, passa la galleria del Sempione.
…Non contando la superficie improduttiva dell’ Alpe, costituita da nuda roccia, ghiacciai
e nevai per circa 1.173 ha., abbiamo l’area produttiva suddivisa in 1.308 ha di pascolo
puro, dotata di una estesa rete, per quanto imperfetta, di canali irrigatori e concimatori
che le conferiscono una forte capacità di produzione; 653 ha. di pascolo arborato e 116
ha. di bosco. Sotto i larici contorti dai secoli e dalle intemperie, cresce un folto
sottobosco di rododendri e mirtilli che creano la nota caratteristica di Veglia...
Con Legge Regionale 20 marzo 1978, fu istituito il Parco Narurale dell’Alpe Veglia per
tutelare e conservare le caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche dell’ Alpe.
Dal punto di vista faunistico Veglia sta ripopolandosi e la sua area si presenta
interessante e ricca di camosci, marmotte, ermellini, volpi, lepri bianche, donnole, faine ,
martore, aquile, poiane, falchi, gufi reali e comuni, galli forcelli, rondoni, merli dal
collare, pernici bianche, ghiandaie, cutrettole, picchi, beccacce, germani reali, fringuelli.
Un’altra interessante caratteristica dell’Alpe Veglia, non sufficientemente curata,
malgrado progetti e stanziamenti in proposito, é la sorgente dell’acqua minerale
ferruginosa scoperta per caso nel Riale Mottiscia, nel 1875 da due alpini.
E’ estremamente interessante, a questo punto, soffermarci sulla proprietà dell’ Alpe
Veglia.
L’Alpe é compresa nel territorio del Comune di Varzo, ma costituisce bene comunale
dei due Comuni di Varzo e Trasquera. La delimitazione fra i due comuni é data dal Rio
di Aurona, cosicché il territorio sulla destra di questo riale é di spettanza del Comune di
Trasquera e quello sulla sinistra, del Comune di Varzo. L’Alpe Veglia é quindi bene
comunale, amministrato dall’autorità comunale, secondo le disposizioni di un apposito
Regolamento redatto ed approvato nel 1864.
Secondo l’art. 1 di detto Regolamento, l’Alpe Veglia é concessa in godimento agli
abitanti proprietari del Comune, mediante un corrispettivo, cioè la tassa di pascolo che
corrisponde alla tassa sul bestiame. Il diritto di inalpamento su Veglia, come del resto
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sulle altre Alpi del Comune di Varzo e Trasquera spetta al bestiame che dai singoli
proprietari sia stato denunciato prima del mese di giugno di ogni anno.
Sull’ Alpe comunale si trovano fabbricati che sono però proprietà di private persone.
Tali fabbricati sono stati costruiti in seguito a particolari concessioni della
Amministrazione Comunale.
Nel campo del TURISMO, a un periodo di intensa attività (in proporzione ai tempi)
intorno agli anni 20-30 quando Varzo contava cinque alberghi… Ma ecco che attorno al
1970, con lo sviluppo di S. Domenico come stazione invernale di sci, l’attività turistica
riprende, con una certa fatica…. Negli ultimi quindici anni vediamo: l’Albergo Tronconi
ristrutturato, col cambio di gestione, iniziare un’intensa attività; aprirsi altri esercizi che
possono aumentare la recettività in paese; sorgere a S. Domenico tre nuovi Alberghi,
un ristorante-discoteca, oltre ad alcuni bar, negozi di commestibili e articoli sportivi. Ai
primi due impianti di risalita di Prato Berto, se ne aggiunge un terzo ai Parusc; sorgono,
senza molto criterio urbanistico, parecchie casette e chalét, seguiti addirittura da diversi
condomini. L’espansione di S. Domenico é dovuta in larga misura alla strada
carrozzabile di recente costruzione che la collega a Varzo.
L’11 marzo 1978, nasce qui il CONSORZIO PRO-SAN DOMENICO dalla riunione di
fronte a un notaio, dei promotori che sono 6 operatori turistici e 12 proprietari del luogo.
Le finalità sono: 1) promuovere tutte le iniziative a tutela del patrimonio naturale della
zona. 2) organizzare convegni, spettacoli, festeggiamenti, gare, escursioni e altre
manifestazioni. 3) istituire un posto di pronto soccorso. 4) collaborare con
l’Amministrazione Comunale e altri Enti per la creazione di impianti sportivi e ricreativi.
5) preoccuparsi del regolare svolgimento dei servizi locali. 6) assistere gli organi
competenti nella vigilanza sulla conduzione dei servizi. 7) istituire un ufficio di
informazioni turistiche. 8) curare la pubblicazione di opuscoli pubblicitari. 9) svolgere
opera di informazione sulle manifestazioni folkloristiche e sportive locali. 10)
promuovere e incoraggiare tutte le iniziative sociali.
Col 1 gennaio 1984 questo Consorzio si trasforma in PRO-LOCO San Domenico, alle
dipendenze dell’Ente Turismo…
In questo periodo di boom edilizio ed espansionistico, fortunatamente si salva
dall’invasione del cemento, l’Alpe Veglia perché trasformata in Parco Naturale con una
Legge Regionale
… Ed ecco infine che nel 1983 il turismo varzese riceve un ulteriore notevole impulso
dalla convenzione stipulata fra il Comune e la S.p.A. “San Domenico Neve” per la
concessione in uso del suolo comunale interessato dalla costruzione degli impianti di
risalita in località Ciamporino. La durata di questa convenzione é di 15 anni e potrà
essere rinnovata per altri 15, se non verrà disdetta un anno prima della scadenza. In
base a questo contratto, la Società dovrà realizzare dei parcheggi per almeno 200
macchine; potenziare gli impianti elettrici; costruire un ristorante self-service con bar,
alloggi e servizi igienici a Cìamporino...
Oggi, ad opere quasi ultimate, abbiamo per Ciamporino una seggiovia in due tronchi:
San Domenico-Casa Rossa, Casa Rossa-Ciamporino. Sull’ Alpe vi sono due skilift: il
primo, dall’arrivo della seggiovia porta al laghetto ; il secondo, da poco sotto il laghetto,
porta alla Sella. Con gli sci, su una discreta pista ancora in fase di sistemazione
definitiva, ci si può ricongiungere a San Domenico…. Siccome fino ad ora il Comune
non ha concesso licenze edilizie in Cìamporino né a privati , né ad altre società, si
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spera che anche l’ambiente e il paesaggio di quest’Alpe, verranno mantenuti il più
possibile integri.
STATUTA VALLIS DIVERII
Il 14 gennaio 1321 nella Sosta di Varzo vengono convocati il Consiglio Generale e la
Credenza della Valle di Divedro, per mezzo di un banditore e del suono della campana ,
su ordine del Console della Valle. Vediamo allora che i Consoli, i Consiglieri e i
Credenzieri riuniti, si apprestano a compilare gli Statuti "volendo provvedere all'utilità di
detta Valle, ad onore di Dio onnipotente, della B. V. Maria e di San Giorgio Martire e di
tutta la Corte Celeste , per rendere lo stato del Comune di detta Valle, buono e
pacifico… ". Gli Statuti…, constano di 126 articoli che vengono di nuovo approvati in
una seduta plenaria tenuta il 20 ottobre 1322. I Duchi di Milano li approveranno nel
1466. Notando il frequente riferimento " … all'uso solito della Credenza … alla
convocazione solita … con la solita campana … nella Sosta come al solito …"; notando
inoltre nella stesura degli articoli la mancanza di un ordine per argomenti e la ripetizione
di alcuni articoli con solo lievi varianti, si deduce che questi Statuti non furono redatti exnovo, ma che furono la codificazione di usanze e di regole antiche e il rifacimento di
Statuti precedenti.
Innanzi tutto gli Statuti ci insegnano che con la denominazione di " Vallis Diverii" veniva
indicato tutto il territorio che dal Sasso San Maurizio (località verosimilmente in
prossimità delle attuali cave di marmo di Crevola), si estendeva sino a Latinasca
(l'attuale Algaby) comprendendo tutto il territorio che dal nascere della Diveria alla
confluenza del Laquinach col Krummbach, arrivava alla forra di Crevola; comprendendo
ben s'intende il bacino e la valle della Cairasca.
La prima cosa che colpisce il lettore attento di questi Statuti, é lo spiccato senso etico
dei compilatori: imprescindibile era il valore della parola data, dell'onestà,
dell'incorruttibilità.
… Le pene per le trasgressioni sono pecuniarie. A seconda delle contravvenzioni, una
parte del denaro (in soldi imperiali) va al Comune, una parte a chi ha denuncialo il
reato. A volte una parte andava anche alla Corte di Mattarella di Domodossola da cui
dipendeva la Valle.
Questi Statuti ci aprono una finestra su come si svolgeva la vita in Valle nei secoli XIV e
XV. Ci mostrano i due aspetti dell’economia valligiana: uno costituito dallo sfruttamento
dei campi, dei pascoli e dei boschi per quegli abitanti la cui occupazione principale era
l’agricoltura e l’allevamento; l’altro aspetto costituito dalle attività di: cavallanti,
magazzinieri, “partitori di balle”, canepari, tutte occupazioni al margine dell’intenso
traffico commerciale che in quei secoli transitò per la “strada francisca”: la via del
Sempione che univa la pianura padana con la Francia, attraverso la Svizzera.
Gli articoli che regolano il buon svolgimento dei commerci e del transito delle
mercanzie, sono in numero di 42. Stabiliscono i compiti di ognuno, i turni per i
cavallanti, la quantità e le modalità di trasporto delle balle, i diritti di pedaggio.
Dall’articolo 51 rileviamo che il trasporto si effettuava anche a spalle, probabilmente su
brevi distanze, e che chi era preposto a questo compito, non poteva essere aiutato
neanche dai cavallanti. E’ notevole che la maggior cura dei legislatori valdivedrini del
1321, era rivolta più al transito nella direzione Varzo-Briga che non a quello in direzione
Varzo-Domodossola.
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Vi sono 15 articoli riguardanti il bestiame: tempi e modalità di inalpamento; evitabilità di
recar danno ai campi e alle proprietà private; pignoramento di animali ecc ….
Gli articoli sullo sfruttamento della terra e dei boschi sono in numero di 31 e dalla
stesura di questi, si può ben comprendere quanta cura avessero per la buona resa e
conservazio-ne dei medesimi e con quanta severità facessero rispettare queste leggi.
Infatti era proibito raccogliere cortecce specialmente di larice; tagliare legna “verde”
sulle montagne dirupate; dare danno alle zone boschive con il taglio di alberi giovani;
trasportare legname fuori dalla Valle; raccogliere resina. Anzi, per i raccoglitori di resina
provenienti da fuori Valle, vi era l’ostracismo.
Vi sono poi articoli che proibiscono di lavorare nelle feste “di Santa Maria Vergine, dei
dodici Apostoli, del Beato San Giorgio e di tutti i Santi e Sante comandate da Santa
Chiesa Cattolica”. In questi giorni di festa e in domenica, l’articolo 98 vieta la vendita di
vino alla mattina “fino a che non sarà celebrata la Messa maggiore nella Chiesa
maggiore di San Giorgio”.
La vendita del vino nelle osterie era proibita anche dopo il suono dell’ Ave Maria della
sera.
Vi sono poi articoli interessanti e curiosi che rispecchiano la vita spicciola della Valle:
non si poteva deviare o fermare l’acqua del Rì e della Bianca; i molinari dovevano
seguire certe norme circa il loro lavoro; era proibito mettere il cuoio a mollo nei riali a
monte degli abitati di Varzo-centro, Bertonio e Cattagna, evidentemente per non
inquinare l’acqua che serviva agli usi domestici; la caccia alle talpe era incentivata da
una ricompensa in danaro.
La trasgressione di ogni articolo imponeva una ammenda o il pignoramento di beni del
contravventore. Si ha netta l’impressione che un alto senso civico, animasse i
valdivedrini del ‘300 e del ‘400.
Riportiamo qui di seguito alcuni brani degli articoli più interessanti articoli degli statuti, si
tratta di un traduzione fatta da un ignoto nel 1697.
3. DI NON CONDURRE BESTIE FORASTIERE.
Item hanno ordinato e deliberato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro o di altro loco che da
ora in avanti non possa, né debba menare, né tenere sopra il territorio di detta valle di Divedro, fra li confini
di detta valle cioè, bovi, capre, vacche, pecore, né alcune altre bestie di uomini e persone che habitano fuori
delli confini di detta valle di Divedro e che non sostengano carichi con li uomini di detta valle di Divedro. E
quello che contra farà in qualcuna delle suddette cose, per tal pena e condanna, perda le dette bestie se le
avrà tenute, le medesime bestie, fra li confini di detta valle di Divedro più di una notte. La terza parte della
pena e bando sia della Corte di Mattarella, l'altra terza del comune di detta valle di Divedro e l'altra terza
dell'accusatore. E qualsivoglia persona degna di fede possa accusare. Eccetto per quelle persone di detta
valle di Divedro che non hanno bestie che siano sue. E quelli che abitano di continuo in detta valle di
Divedro possono condurre vacche da latte due, anche sino al numero di dieci capre latifere e teneri e dalla
festa di san Giovanni Battista sino alla festa di S. Michele per sè medesime e per le lor famiglie, e non per
darle ad altri, sotto la medesima pena.
4.DI ANDAR ALLI ALPI.
Item hanno ordinato che qualunque persona di detta valle di Divedro sia obbligata e debba andare alli alpi e
corti vecchi con tutte le bestie sterpe e da latte il giorno dopo la festa di S. Giovanni Battista e debba stare
ivi alle casere sino alla festa di San Bartolomeo prossima a venire. E che non possano né debbano fare
alcune casate fuori degli alpi. E questo sotto pena e condanna per qualunque persona, volta e giorno e notte
di soldi cinque imperiali. La quale pena sia di detto comune. E allora possano, se saranno della medesima
volontà tutte le persone di detta valle, discendere dalli alpi in Logneno, in Nembro, in Mogaro e nel Colterio,
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come è antica consuetudine. E se vi sarà alcuna persona che facesse inibizione sopra le medesime terre,
ovvero a basso, cioè che non discendano di coerenza in coerenza e che non darà ad alcuna persona di detta
valle di Divedro abitacolo ovvero il pascolo. dia e paghi per qualunque volta al comune predetto per pena e
condanna soldi cinque imperiali, e qualunque fede degno possa accusare.
5.DEL MODO DI ANDARE E DISCENDERE NELLI ALPI E MONTI.
Item hanno ordinato che tutte le persone di detta valle di Divedro siano obbligate e debbano ascendere e
discendere per tutta la valle di Divedro in piano, monti e alpi, conforme sarà ordinato e pubblicato dalli
credenzieri di detta valle, sotto la pena che sarà ordinata e comandata, la quale sia del comune.
6. DI NON MANDAR LE BESTIE NEI MONTI TENSATI.
Item hanno ordinato che li bovi e cavalli e vitelli, che non sono sufficienti a tener per bovi, non possano
pascolare nel monte di Nembro, né in altri monti tensati da una notte in sù, da S. Giovanni Battista sino a S.
Bartolomeo allora prossimo a venire di qualsivoglia anno. E quello che contraffarà dia e paghi per pena e
bando a detto comune per qualunque bestia, volta, giorno o notte soldi cinque imperiali.
8. DEL DANNO DATO CON LE BESTIE.
Item hanno ordinato che se qualche cavallo darà qualche danno ad alcuno della valle di Divedro, che quello
del quale sarà il cavallo paghi per pena e bando soldi doi imperiali a detto comune della Valle di Divedro,
se sarà di giorno, se sarà di notte soldi cinque imperiali. E se sarà stato un bue, ovvero una bestia bovina,
per qualsivoglia volta, se sarà di giorno dodeci soldi imperiali, se sarà di notte duoi. E in ogni caso si
restituisca il danno.
11. DI NON DAR LICENZA A FORASTIERI.
ltem hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che possa condurre o far condurre alcun legname, né dar
licenza ad alcuna persona forastiera di raccogliere legname fra li confini di detta valle. E quello che contra
farà dia e paghi per pena e bando, per qualsivoglia volta e pianta, soldi cinque imperiali.
13. DI NON RUSCARE ALCUN BOSCO.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona, di qualunque loco sia, che possa né debba ruscare alcun
bosco di prescia ovvero di larice in tutta la valle Divedro, fuorché in Ovigo. Né raccogliere alcun legname
verde nella montagna dirupata senza licenza della credenza. Salvo che si possano raccogliere legnami alla
Valle dalli uomini di detta valle solamente. E quello che contraffarà dia e paghi a detto comune per pena e
bando soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona. E qualsivoglia degno di fede possa accusare. E nella
medesima pena siano incorsi quelli che portano tal rusca, fuorché in Ovigo, come sopra.
19. DELLE COERENZE DOPO S. BARTOLOMEO.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona, di qualsivoglia loco sia, che debba venire dal Bucco di
Selvapiana in fora e dalle pianezze di Colterio sino alla festa di S. Maria di Settembre con le sue bestie: né
venire, né pascolare sopra la Cappella di Pellia, dal principio della rovina di Astarzolo, dalle pianezze di
Proso, dal principio delle pianezze di Callandra, dalla strada dell'Oropiano, dalla clausura della Presa,
dalle Mere a basso, sino a otto giorni dopo S. Maria di Settembre. E nella Cogna e Gebbo, dalla valle
Ferixaga in qua, e dal prato di Bocalerio a basso, e dalla roggia di Sugio, e dalla roggia di Calentigano a
basso, e nel Lussago, si come è stata antica consuetudine, siano tensati sino a S. Michele prossimo a venire,
ogni tempo sino in perpetuo. E nell'Ovigo otto giorni dopo S. Maria di settembre debbano stare con le bestie
dal Riale in dentro e dal Sasso di Selvanegra e dal Bùseno di Bordone in su, e dalla strad" di Creda a basso,
sia tensato sino alla festa di tutti i Santi. E quello che contrafarà dia e paghi per pena e bando soldi cinque
imperiali a detto comune per qualsivoglia giorno, notte e bestia.
21. DELLI MONTI TENSATI
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba entrare, né pascolare alcune bestie dopo che
sarà fatta la grida nelli infrascritti monti: cioè in Nembro, in Selvapiana, dalla clausura della presa in
dentro sin dove arriva la clausura, sino nel fiume della Cairasca, dalla valle Prigenasca, né in Soligio, né
Stariollio, né in Pellia, dalle pianezze di Pellia in su e dal principio della rovina di Stariollio in su, e
dall'Oro di Pellia in fora, né star né abitar, né pascolar nelli infrascritti monti, fra le infrascritte coerenze
sino alli termini opportuni, come a basso si contiene, con alcune bestie. Cioè in Mogaro, in Colterio, cioè
dopo che le bestie siano state condotte nelle alpi sino alle calende di agosto in Soli, in Stariollio ed in Pellia
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sino a S. Quirico. In Nembro e in Selvapiana sino al medesimo termine, ed in Logueno, cioè dal Croppo
della Rassiga in su, dal Sasso di Stella in fora, e da Valgasia in dentro, e dal Scagnello in su, né pur
descendano dagli alpi da Valpagia in dentro, né di alcun giorno. E quello che contrafarà dia e paghi a detto
comune per pena e condanna soldi cinque imperiali, per qualsivoglia giorno, notte e truppa di bestie.
22. DELLI IOlLI E AGNELLI.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba fare truppa di agnelli per scaricar dall'alpi, e
questo sotto pena di pagare a detto comune soldi cinque imperiali per qualsivoglia giorno, notte e truppa di
agnelli. E che li jolli e jolle da S. Giovanni Battista avanti si pignorino, se si ritroveranno in guasto, e
paghino la pena di soldi doi per caduna volta.
23. DELLE BESTIE QUANTO ALLI PRATI.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona di detta valle che debba tenere al prato se non due
vacche da latte e dieci capre, sotto pena da pagare a detto comune soldi cinque imperiali per qualsivoglia
bestia, giorno e notte.
27. DI NON CONDURRE LE BESTIE SE NON PER LE STRADE.
ltem hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che conduca o debba condurre alcune bestie dal Vallese,
né da altre parti se non per la strada mercantesca per il territorio di detta valle. E questo sotto pena di
pagare a detto comune cinque soldi imperiali per qualsivoglia bestia e qualsivoglia volta. E qualunque
degno di fede possa accusare.
78. DELLA TENSA DOPO LA FESTA DI S. MICHELE.
Item hanno ordinato che dalla loggia di Varzo Reys sopra Cornuto, e da Torriggia a basso sia tenso sino a
mezzo il mese di ottobre. E questo sotto pena e bando di pagare a detto comune soldi cinque imperiali per
qualsivoglia volta e truppe di bestie. E nella valle di Solzio possa qualsivoglia persona di detta valle
pascolare con le sue bestie dal fondo di detta valle verso il Colterio in su, e di quelli del Prozo, dalla Scarpia
in su, sino a San Giovanni Battista.
81. DELLE PIANTE DA PIANTARSI SOPRA IL TERRITORIO DEL COMUNE.
Item hanno ordinato che ogni capo di casa sia obbligato e debba ogni anno piantare sopra il territorio del
comune una pianta di castagne e li frutti di detta pianta siano di quello che avrà piantata tale pianta. Purchè
però non la pianti da dodici spazza presso la terra di un altro, e da sei spazza dalla pianta di un altro così
piantata come sopra. E che non sia tagliato o guastato alcun albero di castagne sopra il territorio del
comune. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia albero di castagne e per qualsivoglia
volta. E qualunque degno di fede possa accusare, la quale pena sia di detto comune.
83. DELLA TENSA DELLl BOSCHI DELLl INFRASCRITTI LUOGHI
Item hanno ordinato che li infrascritti boschi siano tensati e che in essi non si tagli da alcuna persona alcun
legname verde. E questo sotto pena, per qualsivoglia persona e volta. di soldi cinque imperiali. Della quale
pena due parti siano del detto comune, e la terza dell'accusatore, e qualsivoglia degno di fede possa
accusare. come si contiene a basso.
84. TENSA DEL LAVANCALO.
Item che sia tenso dal Lavancalo della Pianta in dentro e dal Lavancalo della Biglogna in fora ogni
legname. né per detto territorio si conduca alcun legname.
85. TENSA DI CORTIGGIO.
Item che sia tenso ogni legname verde dal Sasso di Cortigio in fuori e dal Croppo della Tulliaga in fuori e
dal Pertuso in fuori e dalli Chiusi della Tulliaga in dentro e da Balmalunesca sino al Croppo bello. eccetto
le torte e le frasche.
86. TENSA DI LEGNAME DI LARICE.
Item che sia tenso ogni legname di larice dal Sasso di Pellia e dalla Chiusa di Coaterio in basso e dalla
Presa di Bauzi in basso e dal Riale di Calaioi in fuori. E questo si intende del legname che è nel territorio
del comune.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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87. TENSA DI COGNA.
Item che sia tenso nel bosco di Cogna ogni legname di larice verde dal Corbario in fuori e dalli Sassi dell'
Agro in basso.
88. TENSA DI BROGGIO.
Item che sia tenso ogni legname verde nel Broggio, in Ley da Valleggia della Fontanella e dalli Pozzol i e
dall'Oro della Fraccia in basso, eccetto i brinzoli.
89. TENSA DI MOGNERII.
Item che sia tenso ogni legname ne Ili Mognerii sino alle Pianezze e nel Riazzolo sino al Pellario, e in detta
valle di Nava sino al Valaro e Mariolo.
90. TENSA DI SELVAPIANA.
Item che sia tenso ogni legname verde nel basso di Selvapiana, cioè dalla Fontana di Selvapiana in fuori e
dalli prati di Selvapiana in basso sino al fiume della Cairasca, e dal Croso di Selvapiana in dentro.
91. DELLA TENSA DEL MONTE DI NEMBRO.
Item hanno ordinato che fra i casolari del monte di Nembro, dopo che sarà tensato, non vi sia alcuna
persona che tenga o debba tenere alcuna bestia sterile o da latte in detto monte di Nembro, né nelli confini di
detto monte cioè dal Croso, da fondo del Piaggio di Selvapiana in dentro, e dalla presa del Bùsino del Forno
in dentro, sotto pena da pagare a detto comune soldi cinque imp. per qualsivoglia bestia,giorno e notte.
94. CHE IL BOSCO DI SIGEZO SIA TENSO.
Item hanno ordinato che ogni bosco che è in tutto il territorio di Sigezo sia tenso tutto il tempo dell'anno. E
questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona, pianta e volta. E qualunque degno di
fede possa accusare.
95. CHE IL BOSCO DI TULLIAGA SIA TENSO.
Item hanno ordinato che ogni bosco che si trova presso la Tulliaga sia tenso tutto il tempo dell'anno. E
questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona, pianta e volta. E qualunque degno di
fede possa accusare.
96. DELLA TENSA DELLA STRADA DI CUGLIA.
Item hanno ordinato che sia tenso dalla strada di Gorta a basso e dalla strada di Cuglia a basso. E nella
medesima pena sia incorsa qualsivoglia bestia che si troverà nel tenso.
97. DELLA TENSA DELLI PIAZZOLI DI CALANDRA.
Item hanno ordinato che nelli Piaggi di Calandra si osservi la tensa come è definita e terminata dalla
Torriggia di Calentizeno. Salvo che le bestie nelli Piaggi di Calandra possano, senza pena, andare a bere
alla Torriggia del forno per la valle Barzasca, e non per altra parte. E questo sotto pena di soldi cinque imp.
per qualsivoglia volta e truppa di bestie.
99. DI NON SCACCIAR LE BESTIE DA ALCUN LOCO SE NON SARA' TENSO.
ltem hanno ordinato che in niun tempo dell'anno, se non sarà nel tenso del comune della valle di Divedro,
non si scacci alcuna bestia o bestie di alcuna persona di detta valle in qualunque parte o territorio di detta
valle di Divedro. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia persona e volta che si
contrafarà. E qualunque degno di fede possa accusare.
100. DELLA TENSA DEL BOSCO CHE E' DIETRO LA SOLA.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona di detta valle di Divedro che in alcun tempo dell'anno
ardisca, né presuma tagliare alcun legname verde nel bosco che è dietro la Sola di Nembro della valle di
Divedro, cioè dalla Bocca di Dreso in dentro sino al Castelletto. E questo sotto pena di soldi cinque
imperiali per qualsivoglia persona contrafaciente e pianta. E qualunque degno di fede possa accusare.
101. DEL BOSCO TENSATO DIETRO IL PRATO DEL BOSCO.
Item hanno ord.inato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro che in alcun tempo dell'anno
ardisca, né presuma tagliare alcun legname verde nel bosco che è dietro il Prato del Bosco di Nembro. Cioè
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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dalle lochie di Lurione in dentro e del Lavancalo della strada in fuori e dal principio del Bùsino di Giacomo
a basso. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque persona contrafaciente e volta.
104. DELLI MONTI TENSATI.
Item hanno ordinato che tutte le persone della valle di Divedro che abitano con le loro bestie, dopo che
saranno usciti dalli alpi, dopo la festa di S. Bartolomeo Apostolo, debbano stare nel li infrascritti monti: cioè
in Mojaro, Colterio, Marzasca tre settimane nelle coerenze ordinate nelli statuti di detto comune, sotto pena
di soldi cinque imperiali per qualunque bestia.
105. DELLA TENSA DOPO LA FESTA DI S.MICHELE.
Item hanno ordinato che dalle cime delle Selve del comune della valle di Divedro, dalla loggia di Balzio e
dalla Bocca del comune grande a basso sia tenso sino alla festa di tutti i Santi. Salvo che tutte le persone
della detta valle che abitano con le loro bestie nelli lochi e coerenze del comune della valle suddetta
possano, dopo la festa di S.Michele, venire con le loro bestie ad abitare di notte solamente e non pascolare
nelle terre lavorate. E cioè nel loco di Toriggia, Cattagna, nel loco di Rustiano, nel loco della valle Cassa
senza pena. Non ostante li statuti di detto comune che parlano in contrario.Item che possano pascolare con
le loro bestie in Canedo, in Dreuza e in Muriaga otto giorni del mese di ottobre.
107. DELLI BOSCHI TENSATI NEL LOCO DI TRASQUERA.
Item hanno ordinato che ogni bosco, di qualunque sorta sia, sia tensato nel loco del Cornero, cioè dal Sasso
di Pozzolo in dentro, dal muro della Salta a basso, e dalla pioda di Vaciis in fuori, e dalla strada dell' Alpe
in su. Eccettuati i brincioli e le ginestre. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia
pianta.
108. DELLA TENSA IN OVIGO.
Item hanno ordinato che ogni persona del comune della valle di Divedro abitante con le sue bestie nel detto
luogo di Cortiggio debba stare con le sue bestie nel detto luogo di Cortiggio otto giorni dopo la festa di San
Michele e che non debba passare lo Scopri o di Ottinaccio in dentro. E questo sotto pena di soldi cinque
imperiali per qualunque truppa di bestie.
111. DEL BOSCO TENSATO NELLE RUINE DI LINCIO.
Item hanno ordinato che ogni bosco, di qualunque sorta sia, sia tenso nel Piaggio di Lincio e nelle rovine di
Lincio dal Polè a basso e dal Riazzòlo in dentro e da Maulone in fuori e dal fiume della Cairasca in su
conforme le possessi ani lavorate e fuori delle possessi ani lavorate.Riservati i brincioli e bòscioli. Sotto
pena di soldi cinque imperiali per qualsivoglia pianta.
112. DELLA TENSA DEL GAGGIO.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che per l'avvenire ardisca, né presuma condurre, né far
condurre alcun legname per tutto il territorio del Gaggio di Gorta, cioè dall'Incisa in dentro, da Lavancalo
in fora, né porre il fuoco in alcun bosco del comune della valle di Divedro, sotto pena di soldi cinque
imperiali per qualsivoglia persona e volta. E qualsivoglia degno di fede possa accusare. Item sia tenuto alla
restituzione del danno senza speciale licenza dei consoli di detta valle.
113. DELLA TENSA DEL PIANO DELLA VALLE DI DIVEDRO.
Item hanno ordinato che sia tenso dalle Fontanelle in qua presso Tulliaga sino a tutto il territorio di
Rustiano, cioè nelle terre lavorate, sino alla festa di tutti i Santi. Soto pena e bando contenuta in detti statuti
del comune.
116. DELLA TENSA DEL BOSCO VERDE.
ltem hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco verde dalli sassi di Selvanegra a basso e dalli Chiosi della
Tulliaga in dentro e dali i Chiosi di Cortiggio in fuori e dalla Diveria in su. Eccetto le frasche, i brincioli e le
ginestre. E che nessuno debba in detti confini fare alcuna tagliata di bosco verde sotto pena di soldi cinque
imperiali per qualsivoglia pianta e volta.
123. DEL BOSCO TENSATO.
Item hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco dall'Oro delle Cogne delli Tomi e dalla Fontanella sin alla
Vallegia del Sasso lo e dalla strada de le Fraccia in giù, eccetto i brincioli.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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124. DI NON RACCOGLIERE IL LEGNAME NELLA COLMINE ROTTA.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona che debba raccogliere o far raccoglie alcun legname
verde nelle Colmine rotta da Lavancalo di Valdo in fuori, né alcuna dasa. E questo sotto pena di soldi cinque
imperiali per qualsivoglia pianta e volta e dasa.
125. DELLA TENSA DEL BOSCO DI BUGLIAGA.
Item hanno ordinato che sia tenso tutto il bosco che è nel loco di Bugliaga, cioè nel laco della Colla, dalle
chiuse di Bugliaga in su, dal Riale di Bugliaga in fora, dalle Caselle della Colla in basso e dalla pianezza di
Dazzoldo a basso, e da Sasso Guioli in dentro e dalle terre fruttifere in su. E similmente sia tenso nel loco
della CrestaBalma, cioè dal Riale della Balma in fuori e dalli Sassi della Balma in giù e in fuori fino alle
clausure delle terre lavorate. E questo sotto pena di soldi cinque imperiali per qualunque persona, pianta e
volta.
CAPITOLO AGGIUNTO
DI NON CONDURRE ALCUNA BESTIA FUORI DELLA VALLE A MANGIARE FIENO.
Item hanno ordinato che non vi sia alcuna persona della valle di Divedro che da ora innanzi debba
condurre, né far condurre alcuna bestia di detta valle, ovvero delle persone di quella, a mangiare fieno fuori
di quella, cioè dal riale confinale in fuori e da Latinasca in dentro, cioè vacche, capre, pecore, sterili o da
latte, in niun tempo dell'anno senza speciale licenza di detto comune, sotto pena di perdere le medesime
bestie. Della quale pena la terza parte sia del comune, l'altra dell'accusatore, e l'altra della Corte di
Matterella.
GRIDA DELLA CORTE DI MATTARELLA
Nel manoscritto di traduzione degli statuti della valle di Vedro vi é aggiunta la seguente grida in varii
capitoli. grida che é interessante per la storia della valle. La riportiamo.
1 CAPITOLO PER IL BOSCO.
Si avvisa qualsivoglia sorta di persone e condizione, che da qui innanzi non ardisca, né abbia presunzione in
alcun modo e maniera. tagliare. né far tagliare alcuna pianta di bosco di qualsivoglia sorta che sia. tanto
verde come secco nel territorio della valle di Divedro. in qualsivoglia parte esse piante siano e giaciano…
2. CAPITOLO DI NON PASCOLARE CON LE BESTIE FORASTIERE.
Di più che non vi sia persona alcuna forastiera, cioè che non mantenga il fuoco in questa valle e che non
paghi i carichi ordinarii imposti nella comunità di Divedro, che in alcun modo da qui innanzi debba
pascolare né far pascolare niuna sorta di bestie, cioè cavalli, vacche e di qualsivoglia sorta…
4. CAPITOLO DELLE CIVERE E LEGNAMI DA VENDERE FUORI DELLA VALLE.
Di più non vi sia alcuna persona di qualsivoglia sorta, grado e condizione la quale da qui innanzi, o per
l'avvenire, ardisca vendere, né donare, né portar fuori della valle di Divedro alcuna sorta di legname, tanto
verde quanto secco, e vasi di legname fabbricati, come sarebbe vasselli da vino, panaggie, panaggini, civere,
e ogni sorta di legname, né donarlo, né venderlo a forastieri. ... E quelle tali persone forastiere, le quali
condurranno o faranno condurre fuori di detta valle, perderanno detti legnami e vasi di legno. Tutti sono
tenuti a dar notizia alli consoli, altrimenti incorreranno nelle medesime pene da applicarsi come sopra.
6. CAPITOLO DI NON METTERE FUOCO NEL BOSCO.
Di più non vi sia persona, la quale ardisca, da qui innanzi, in tutto il territorio di Divedro, mettere fuoco
nelli brincioli e boschi ….
7. CAPITOLO PER LI FORESTIERI.
Di più non vi sia persona forestiera che da qui innanzi e per l'avvenire, ardisca tagliare o far tagliare alcuna
sorta di piante verdi nel territorio di Divedro, né portarle, né farle portare fuori della valle ...
8. CAPITOLO PER LA TAGLIATA.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Di più che non vi sia persona forastiera che ardisca di portare, né far portare fuori della valle di Divedro
niuna sorta di bosco, tanto verde quanto secco, il quale è in Antamia, il quale bosco si chiama teia ( o teglia
), e tutte le altre sorte poste in detto loco di Antamia e in ogni altro loco vicino, che li uomini e consoli di
Divedro hanno comperato dalla comunità di Frassinodo, patria del Vallese.... E in più di lasciare detto
legname, ossai teglia, in mano dei consoli che in quel tempo o di presente saranno. E dette pene da
applicarsi come sopra.
9. CAPITOLO DI NON CARICAR ALL' ALPI AVANTI TEMPO.
Di più non vi sia persona che per l'avvenire e da qui innanzi ardisca di caricare alli alpi con le bestie bovine,
né con bestie minute avanti il termine stabilito dai consoli e uomini, né ancora rompere i tensi con niuna
sorta di bestie….
10. CAPITOLO PER IL BOSCO DELL'OVIGO.
Di più non vi sia persona che da qui in avanti, tanto più se fosse forastiera ; che ardisca di tagliare o far
tagliare alcune piante verdi, le quali sono nell'Ovigo, cioè dal Cruppo di Aio Ilo in giù, dalla Scarpia di
Albiona in giù, dal Sasso di Gondo in giù, dal Riale confinale in dentro, sotto pena di lire tre imperiali per
ogni pianta di larice e di pecia o avonio, o come si dice pecioni, ciò per ciascuna volta e soldi venti per ogni
pianta di faggio, beula, e soldi quindici per qualsi voglia pianta di cloria e di qualsiasi altra sorta di bosco
verde, per ogni volta…
11. CAPITOLO PER LE BESTIE FORASTIERE DI NON CONDURLE NELLI ALPI.
Di più non vi sia persona che ardisca da qui innanzi condurre né far condurre alcuna sorta di bestie, tanto
bovine quanto minute, quali si siano, dal Riale confinale in fuori e dalli confini tra Divedro e Vallese in
dentro, per condurre dette bestie sopra li Alpi e pascoli nella valle di Divedro contro li ordini di detta valle...
12. CAPITOLO PER LE ROGGIE NELLI ALPI E PORTARE FUORI IL LETAME.
Di più che ogni persona conducente le propie bestie, o le bestie di altre persone della valle di Divedro sopra
li alpi sia tenuta e debba condur per le roggie delli detti alpi il letame. Con detto ingrasso viene poi più
abbondanza di erbe per pascolare li detti bestiami. ...
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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PARTE PRIMA sezione 2
ANALISI STORICO - ARCHIVISTICA
Analisi dettagliata e ragionata di alcuni documenti riguardanti l’uso del suolo comunale
e le tasse, per una ricostruzione della genesi ed evoluzione storica degli usi civici nel
Comune Varzo.
L’archivio storico del Comune di Varzo si trova in buono stato di conservazione ed è
stato riordinato nel 2001. Nell’archivio sono conservati parecchi documenti che vanno
dal 1500 al 1992 e che sono stati molto utili per le ricerche riguardanti l’utilizzo del suolo
comunale nelle epoche passate.
Ne riportiamo qui di seguito alcuni tra i più interessanti, suddivisi per argomenti.
REGOLAMENTI COMUNALI
I documenti di questa sezione aiutano a comprende come venivano gestiti i beni
comunali nell’ottocento, quando ancora l’economia di Varzo era principalemente di tipo
agricolo-pastorale.
I regolamenti per il godimento dei beni comunali che qui riportiamo sembrano prendere
spunto dagli antichi statuti della valle Divedro di cui abbiamo ampiamente parlato nella
precedente sezione.
ESTRATTO DEL “REGOLAMENTO PER GODIMENTO IN NATURA DEI BENI
COMUNALI” DEL 8/10/18745
Capo 1°
Godimento dei pascoli
Articolo 1°
I pascoli, i boschi, e le selve proprie del Comune, sono concesse come per
l’addietro in godità agli abitanti del Comune, che hanno la loro continua
residenza, e reale domicilio in esso..
Articoli 2°
I pascoli comunali sono divisi in inferiori, superiori ed alpi
5
ACV Busta 25 faldone1
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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(a) Sono pascoli inferiori tutti i beni comunali adiacenti alle proprietà dei privati
ove esistono dei terreni seminati
(b) Sono pascoli superiori tutti quelli adiacenti alle montagne di Nembro, Moiaro
Coatè ecc.. ove non esistono più seminati
(c) Alpi, tutti e terrimenti Comunali soprastanti ai pascoli superiori, ed in
coerenza agli altri comuni, e colla Svizzera, e fino alla prossimità dei monti,
cioè, di Veglia, Ciamporino, Albiona, Corgiolo, Luvino con Volf.
Articoli 3°
Di essere appena sufficiente al bisogno degl’abitanti locali il comune ammette al
godimento dei pascoli suddetti, il solo bestiame dei possidenti che risiedono
nella Comunità, salvo alcuni particolari del comune di Trasquera per
convenzione reciproca.
Articoli 4°
E’ stabilito un annuo corrispettivo per bestiame…
Articoli 6°
E’ proibito a chicchessia il prendere a qualunque titolo, bestie appartenenti ad
estranei per farle pascolare nei beni comunali…
Articoli 15°
Le pecore sull’alpi dovranno essere custodite da un guardiano, e pascolare
solamente in quelle località ove non pascolano le bestie bovine.
Articoli 16°
… capre non potranno aver luogo che nelle montagne di Cima ed il pascolo di
esse resta vietato in quelle montagne ove vi sono seminati.
Articoli 19°
Il caricamento del bestiame sulle alpi del territorio comunale e lo scaricamento
d’esso… avrà luogo in quel giorno che sarà fissato…
Articoli 21°
Resta proibito di far pascolare nei beni comunali qualunque sorta di bestie
quando questi sono coperti di neve..
Articoli 26°
Nelli alpi non potranno condurre il loro bestiame a pascolare da un vaccareccio
all’altro, ma dovranno pascolarli nel vaccareccio della propria frazione almeno
nei primi quindici giorni di inalpamento.
Articoli 30°
Seguito il disalpamento, ogni proprietario di bestiame sarà obbligato di
trattenersi per vent’un giorni continui nei pascoli superiori…
Articoli 32°
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Niuno potrà falciare e raccogliere erba o fieno nei terrimenti comunali si in piano
che in monte, dove si suole ordinariamente far pascolare le bestie bovine sotto
pena di un’ammenda..
Articoli 33°
Nelle regioni dell’alpi, il far erba e fieno è solo permesso ai casari o particolari
che nel tempo del generale inalpamento vi dimorano col loro bestiame..
Capo 2°
Godimento dei boschi
Articolo 35°
Il consiglio comunale potrà concedere il taglio di piante per uso di legna da
fuoco a coloro che hanno il domicilio in questo comune e che non ne
posseggono né propri fondi privati…
Articolo 36°
Niuno potrà vendere fuori del Comune legna proveniente dalla concessione di
cui.. sopra.
Articolo 35°
Li abitanti del comune avranno pure il diritto di ottenere il taglio di piante d’alto
fusto resinose né boschi comunali nella quantità strettamente necessaria per le
fabbriche che intendessero innalzare e pel restauro ordinario di quelle già
esistenti, quando non ne abbia nelle loro proprietà private e paghino nella cassa
del comune..
ESTRATTO DEL “REGOLAMENTO PER IL GODIMENTO IN NATURA DEI PASCOLI
COMUNALI” DEL 19526
ARTICOLO I – I pascoli sono divisi in inferiori, superiori ed Alpi, cioè:
a) Sono pascoli inferiori tutti i beni Comunali adiacenti alle proprietà private
entro il limite del castano includendo le abitazioni invernali
b) Sono pascoli superiori tutti quelli sopra il limite del castano
c) Sono tutti Alpi i tenimenti Comunali soprastanti ai pascoli superiori ed in
confine cogli altri Comuni e colla Svizzera sino alla sommità dei monti che si
chiamano Veglia, Ciamporino, Albion, Lorino, Corgiolo e Volf.
ARTICOLO 2 – I pascoli inferiorio sono estesi alle seguenti località SalnoiarArnisi-Arsciai-Beula.Montaju-Dreuza-Mariolo-Bialugno-Valera-Alvaz- VaruginePindarei-Salera-Neva-Punto-Quero-Dorcia-Corticcio-Plè-Loi-Pransc-MerloCalaioni-Maulone-Sopra Cortiggio-Prato-Chiggio-Gebbo-Torba-Pres-CortiggioPrato Grande-Salviggia-Tugliaga-Salvanera-Alberina-Croppo-Cavalla-Nugno
I pascoli superiori si trovano nelle seguenti località: Proso- Solcio-Giarda-RonoPeia-Calantrigini-Lavecc-Le tre calandre- Saslaco-Coatè-Astole-marzascaBalzo-Moiar-Le due dorcie-Fernone-San Domenico-Bolin-Scarpia- Croso-Bocca
di Proni-Parusc-Lorione-Nava di Nembro
Sovrastanti ai pascoli superiori si trovano le Alpi: Veglia-Ciamporino-AlbionaLorino.Corgiolo e Volf…
6
ACV Busta 218 faldone 1
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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ARTICOLO 3 – I confini dei pascoli e delle Alpi suddette sono già ben
conosciuti da tutta la popolazione di Varzo..La suddivisione in zone per lo
sfruttamento del pascolo resta quella osservata fin qui per vecchia
consuetudine, ma può essere soggetta a variazione qualora in avvenire
qualcuna di dette zone si appalesasse insufficiente alle necessità
ARTICOLO 5 - Hanno diritto di concorrere all’utilizzazione dei pascoli comunali
tutti i proprietari di bestiame domiciliati nel Comune…
ARTICOLO 6 – Nessun capo di qualsiasi specie di bestiame proveniente da
altri comuni potrà essere immesso nei pascoli comunali, se prima non saranno
state soddisfatte tutte le richieste dei domiciliati nel comune di Varzo..
ARTICOLO 10 – Nei primi quindici giorni dell’inalpamento ogni alpigiano dovrà
far pascolare il proprio bestiame soltanto entro i limiti del proprio vaccareggio…
Scaduto tale periodo il bestiame potrà essere immesso nelle zone più alte
denominate “Locce”…
ARTICOLO 5 – Di regola gli ovini ed i caprini non possono essere immessi al
pascolo nelle zone destinate ai bovini ed agli equini.
BENI COMUNALI
ESTRATTO DELL’INVENTARIO DEI BENI IMMOBILI PATRIMONIALI DEL COMUNE
DI VARZO DEL 19257
Territorio comunale per complessivi ettari novemilaseicentosesantasei così
suddivisi:
Prati adacquatori
Ettari 40.
Prati asciutti
Ettari 900
Pascoli
Ettari 3000
Boschi
Ettari 2759
Strade
Ettari 12
Fabbricati
Ettari 14
Scogli ghiaie o
terreni incolti
Ettari 2931
Ettari 9656
I pascoli sono … ben tenuti in forza alle vigenti disposizioni comunali ed alla
oculata sorveglianza delle guardie comunali Grande quantità di bestiame ovino
caprino e bovino viene portato all’alpe in territorio di Varzo dai vicini e lontani
comuni dell’Ossola. Il territorio varzese oltre a grandissima importanza agricola,
che acquistato ed acquista sempre maggiormente grandissima importanza
turistica per le bellezze naturali veramente notevoli di fonti pascoli valloni,
ghiacciai, torrenti che formano un quadro veramente riuscito completato dai più
grandiosi boschi…
Boschi bellissimi e di grande rendimento, sia per la loro riproduzione che per la
loro relativa comodità di trasporto. Sono generalmente situati in luoghi molto sui
7
ACV Busta 218 faldone 1
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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pendio. Numerose già sono le piantagioni eseguite per integrare la produzione
dei..
I boschi risentono alquanto della lotta per la distruzione della capra…
Segue l’elenco di 54 boschi di proprietà comunale per un totale di 27.574.489mq.
Delibera del consiglio comunale di Varzo seduta della 6 giugno 18928
Espone che da molti anni i proprietari del vicino Comune di Mozzio pascolavano
il loro bestiame sul piano della Colmine territorio di Varzo, ed in compenso a
quella tolleranza quelli di Varzo raccoglievano gratuitamente su quelle di
Mozzio le foglie di faggio.
Se non chè avendo quelli di Mozzio esteso in modo straordinario il pascolo del
loro bestiame ed invece essendo di molto diminuita la raccolta delle foglie per
parte di quelli di Varzo, quest’amministrazione a conguaglio di tale reciproco
godimento chiedeva al Comune di Mozzio il tenue corrispettivo di £ 50 all’anno.
..la giunta di Mozzio .. riconoscendo giuste le ragioni… offrirono £.25 o 30…
Alcuni consiglieri espongono che i pascoli comunali nei dintorni di Genosina
sono più che sufficienti per alimentare il bestiame che può caricare quella
montagna e che il piano della Colmine lo si può destinare al pascolo promiscuo
di Varzo e Mozzio prima e dopo l’inalpamento senza recare nessun danno..
mediante però che il Comune di Mozzio abbia a pagare almeno lire trenta al
Comune di Varzo e lasciare gratuitamente raccogliere le foglie di faggio a quelli
di Varzo senza alcun limite di tempo e quantità…
Delibera ad unanimità di voti confermare le antiche tolleranze di pascolo
del bestiame di Mozzio sul piano della Colmine di Varzo mediante che il
Comune di Mozzio abbia a permettere la gratuita raccolta delle foglie di
faggio a quelli di Varzo e pagare annualmente lire trenta sino a nuovi altri
contratti…
QUESTIONI TERRITORIALI
RELAZIONE DELL’ING. BROCCA DEL 28/2/1924 AL SINDACO DI VARZO9
Ho esaminato i documenti riguardanti l’antica vertenza tra il comune di Varzo e
il comune di Trasquera, in ordine alla proprietà dell’Alpe Veglia.
In realtà la suddivisione era assai più ampia: si trattava della vera divisione
degli alpi e dei boschi goduti in promiscuità da Varzo e Trasquera lungo tutta la
valle della Cairasca, fino alla metà circa del secolo scorso.
Il tribunale aveva incaricato l’ing. Protasi di redigere il piano divisionale. L’ing.
Protasi aveva proposto che la proprietà di ciascun comune dovesse coincidere
con il territorio della rispettiva giurisdizione, e, (come limite unico fra proprietà e
territorio di Trasquera e proprietà e territorio di Varzo) aveva assegnato il corso
del Cairasca e poi quello del rio d’Aurona, e che il terreno compreso tra il
confine svizzero, i due rivi sopradetti e la cresta montagnosa che dal Pizzo
8
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ACV Busta 26 faldone 5
ACV Busta 21 faldone 20
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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Valgrande scende alla imboccatura del Piano di Veglia, doveva essere
proprietà del territorio di Trasquera.
Invece essendo i due comuni ricorsi alla mediazione il Sotto Prefetto di
Domodossola e della deputazione provinciale accettarono il parere di
quest’ultima in via conciliativa, accettazione ragionata poi dal Decreto Reale.
Ma il parere della deputazione è stato precisamente questo: “accettando in tutto
il… progetto divisionale dell’ing. Protasi riteneva: che il terreno compreso tra il
confine svizzero, il torrente Cairasca, il Rio d’Aurona e la propaggine non
lagunosa nel Piano di Veglia, separa il bacino del lago d’Avino dal bacino del rio
Vallè rimanesse sotto la giurisdizione territoriale di Varzo, pure passando in
proprietà assoluta del comune di Trasquera.
Così stando le cose, risulta chiaro ed evidente che il comune di Varzo non può
accampare nessun diritto di proprietà sia sul lago di Avino, né sui terreni
circostanti né nell’alpe Cianciavero e alpi vicini.. sulla destra del torrente
Cairasca e Aurona.
Ma quei terreni fanno parte del territorio di Varzo così ne consegue che il
comune di Varzo e non quello di Trasquera, deve eventualmente esigere la
sovrimposta fondiaria dei fabbricati su quella parte di territorio. E se Varzo ha
fino ad oggi pagato l’imposta terreni (la qualcosa è da verificarsi) avrà diritto al
rimborso almeno per gli ultimi cinque anni, e dovrà provvedere (se ancora non è
stato fatto) alla voltura catastale.
Di queste pratiche e verifiche mi incaricherò io stesso come le ho promesso. E
quanto prima la terrò in formato…
Estratto della mappa per la divisione del territorio tra Varzo e Trasquera del 15/2/186310
questa divisione è
considerata e
condivisa nella
TAVOLA 1 –
SETTORE NORD
che assegna agli
usicivisti del
comune di
Trasquera il diritto
su queste terre
MEMORIALE DEL COMUNE DI VARZO11
1° Sopra l’Alpe Veglia havvi un lago che verrà acquistato da una Società
elettrica,e che prende il nome di lago d’Avino.
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ACV Busta 21 faldone 20
ACV Busta 21 faldone 20
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
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2° Detto lago era di proprietà un tempo del comune di Varzo del quale faceva
parte il comune di Trasquera.
3° Essendosi divisi i comuni di Varzo e Trasquera con decreto reale 13 gennaio
1866 n. 2763, vennero delineati i confini tanto nei riguardi della territorialità
quanto della proprietà.
4° Dal decreto stesso non si comprende bene se la proprietà sia assolutamente
del comune di Trasquera, mentre la territorialità è accordata a Varzo
5° Anche ammettendo la proprietà di Trasquera il comune di Varzo non ha
nessun diritto a pretendere dalla società Dinamo.
6° Previo esame del citato decreto di divisione … tutto quanto potrebbe Varzo
vantare nella fattispecie tanto nei rapporti di Trasquera che pretende una
indennità, tanto negli eventuali rapporti con la Dinamo
7° Venendomi a vendere boschi d’alto fusto cresciuti nella zona citata intorno al
lago d’Avino quale dei due comuni o nei quali proporzioni fra essi spetta
l’incasso del prezzo ricavato
8° Sorgendo eventualmente e con probabilità in dipendenza dei lavori, nella
località stessa dei fabbricati ad altri edifici, il comune di Varzo non ha nessun
diritto sulle imposte sui dazi e su altro?
9° Accertare altresì se nelle condutture d’acqua e conseguente approvi sta
dell’acqua stessa i comuni sul cui territorio scorrono le acque non hanno
nessun diritto ad accampare in dipendenza della soppressione dell’elemento
venendo così ad essere per sempre privi di forze da adibirsi alle industrie future
eventualmente sorgenti in paese.
USI CIVICI
LETTERA DEL PODESTA DI VARZO AL COMMISSARIATO USI CIVICI DEL 1/6/1927
Con propria circolare del 1 giugno 1927 Il commissario per gli Usi Civici sollecitava il
Comune di Varzo a chiarire la situazione riguardante la presenza di usi civici sul
territorio comunale.
Il Comune rispondeva con una lettera datata 6 giugno 1927 in cui il Podestà dichiarava:
In questo Comune abbiamo per secolare uso e consuetudine, vigente
diritto, per parte agricola della popolazione, di pascolare, raccogliere erba,
legna secca e stramaglie, abbeverare il bestiame sul terreno boschivo
comunale pagando oltre alla tassa di possidenza del bestiame, una
modestissima tassa di pascolo.
Abbiamo poi delle Alpi poste sui ripiani più elevati della zona Comunale dove
sono state costruite anticamente delle baite o casere per il ricovero del
bestiame e per la lavorazione del latte nella stagione dell’alpeggio.
Tali casere, nella maggior parte, sono state costruite da privati con denari
propri sul suolo comunale per utilizzare il pascolo che altrimenti sarebbe
andato perduto, pagando al Comune la sola tassa di pascolo a cui ho
accennato più sopra.
Per ultimo abbiamo anche una parte dell’Alpe Veglia che per divisione
avvenuta nel 1860 circa col vicino Comune di Trasquera, sarebbe stato
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
80
dichiarato territorio di Varzo e possidenza di Trasquera, e quindi di questa
promiscuità che agli effetti della tassa fondiaria, non è vantaggiosa per questo
Comune, si vorrebbe addivenire ad una giusta sistemazione…
PROGETTO DI REINTEGRA DEL 31/5/1965
Nel progetto di reintegra (del 31/5/1966) il geom. incaricato Giuseppe Torrero dichiara
di aver provveduto alla verifica delle occupazioni illegittime di terreno demaniale tramite
la sovrapposizione della mappa rabbini del 1866 e il nuovo catasto terreni in vigore dal
1/12/1956.
Poi ha proceduto alla consultazione delle ditte interessate che figurano intestatarie dei
terreni demaniali. Alcune ditte hanno dichiarato di non sapere come mai i terreni sono
stati attribuiti a loro, altre invece si ritegono legittimi proprietari in forza di atti di acquisto,
da altri privati. Evidentemente le ditte hanno acquistato un bene da un privato ma poi
hanno sconfinato sui terreni demaniali. Sta di fatto , continua il Torrero, che non
esistono vendite effettuate dal comune a privati dei terreni interessati dal progetto di
reintegra.
Nel detto progetto tra l’altro Torrero scrive:
I terreni occupati sono posti in zona montuosa, in più regioni, tutti ad altitudine
superiore agli 800 metri.. sono coltivati a pascolo, a bosco ceduo ed a bosco di
alto fusto..
La natura giuridica dei terreni in questione è già stata riconosciuta con il decreto
Commissariale 15/2/1934, con cui i terreni stessi sono stati accertati, classificati
tutti nella categoria A… soggetti agli usi civici di pascolo, di legnatico, di
erbatico e stramatico in favore della popolazione del Comune. I terreni ora
occupati fanno parte di quelli compresi nel predetto decreto…
La natura demaniale è confermata anche da altre prove, anzitutto dal
possesso antico ed immemorabile da parte del Comune; dall’esercizio
degli usi civici che continua ancora oggi da tutta la popolazione… dalla
mancanza di atti di provenienza dei terreni al comune in modo che si presume
siano di originaria appartenenza dei primi abitatori del posto, i quali
traevano da quei terreni i mezzi di sostentamento, mediante il godimento
in natura, libero a tutti, fino al sorgere delle comunità amministrate, sotto
le quali è stato conservato, riconosciuto e disciplinato il diritto di uso
civico.
Non si può d’altra parte credere che i terreni siano di proprietà patrimoniale del
comune , perché, per essere tali, occorre la dimostrazione con atti scritti, che si
ignorano completamente e che si ritiene non esistano.
REINTEGRA DEL COMUNE NEL POSSESSO
I terreni sono situati ad altitudine superiore agli 800 metri e non si prestano
neppure ad essere ridotti a coltura agraria.
Non hanno infatti ricevuto dagli occupatori alcun miglioramento e conservano la
loro primitiva coltura di pascolo e di bosco per cui manca la prima condizione …
per concedere la legittimazione…
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
81
..le occupazioni non interrompono la continuità dei beni demaniali e si
presentano sempre attigue e confinanti con le proprietà private. Ma il caso del
comune di Varzo, al riguardo… è tutto particolare.. E’ la proprietà privata che
interrompe la continuità dei terreni demaniali del comune, essendo in
questa interclusa. Alcuni corpi, di questa proprietà interclusa, comprendono
case e gruppi di case per abitazione... Sono sempre stati di proprietà privata dai
più lontani ricordi, senza la minima contestazione da parte del Comune… Si
può presumere che abbiano avuto origine dai primi abitatori del luogo, i quali
avrebbero preso possesso esclusivo di quelle determinate zone che meglio si
prestavano per la coltivazione, più che altro a prato, su cui si fabbricarono le
rustiche case per abitazione e per ricovero del bestiame, sanzionate poi di
proprietà dei singoli cogli antichi statuti, colle leggi dei tempi o tacitamente, a
differenza delle più vaste zona circostanti, meno fertili, più esposte ai venti, che
restarono indivise per il godimento collettivo e che rimasero poi demanio delle
comunità.
… si è accertato che la maggior parte delle ditte possiede il terreno da oltre
dieci anni, ed alcune hanno anche effettuato tagli di piante… Altre ditte hanno il
possesso che è stato contestato dal comune a partire dalla formazione del
nuovo catasto… e quindi una occupazione incerta e non pacifica.
… si conclude che non concorrono unitamente i tre requisiti indicati dall’art.9
della legge per potersi concedre la legittimazione … e di conseguenza tutti
quanti i terreni contemplati in questo progetto, dovranno essere restituiti al
Comune.
Planimetria allegata al progetto
Elenco ditte interessate dal progetto di reintegra.
N
1
INTESTAZIONE
Cuccini Carlo, Aldo e
Francesco
QUALITA’
pascolo
pascolo
pascolo
bosco ceduo
LOCALITA’
Marsasca
Marsasca
Marsasca
Marsasca
PARTITA
793
793
793
793
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
FG
27
27
27
27
NUM.
58/a
60/a
55
56
MQ.
340
21310
9400
2000
82
2
Cotone Liberatoe Pianfetti
Maria
3
Castelli Enrico
4
5
Carberini Mario
Rolando Santina
6
7
Ruga Adolfo
Ruga Adolfo e Ciocca
Michalangelo
8
12
Ruga Adolfo, Ciocca
Michalangelo, SalinaBorello Giuseppe
Ciocca Michalangelo
Savaglio Irene
Ciocca Ercole, Mazzurri
Carolina, Veglia Alberto,
Zanalda Vittorio, Piera,
Malvezzi Cloe, Zanalda
Silvano
Salina Borella Irene
13
Minetti Cesarina
14
Brusco Gabriele
15
Del Pedro Irma
16
Malacrida Fortunato e
Alvazzi Caterina
17
De Santi Giuseppe
18
Zanalda Piera
9
10
11
bosco di alto
pascolo
bosco di alto
e pascolo
bosco di alto
e pascolo
bosco di alto
e pascolo
pascolo
pascolo
bosco di alto
e pascolo
bosco di alto
e pascolo
bosco di alto
e pascolo
pascolo
bosco di alto
bosco di alto
pascolo
pascolo
fusto
Calandria
Calandria
777
777
27
27
76
83
4690
590
Calandria
611
27
72/a
8620
Calandria
611
27
72/c
3560
Calandria
Loi di dentro
Ronco
611
759
2040
27
27
28
72/b
110
38
210
420
2160
Ronco
2041
28
39
7020
Ronco
2040
28
41/a
560
fusto
fusto
Ronco
Albinum
Cros-Astolo
Cros-Astolo
Cros-Astolo
Cros-Astolo
2040
2090
2096
2096
2096
2096
28
28
35
35
35
35
41/c
29
152
157
158
159
240
1240
8480
1610
4950
5080
bosco di alto fusto
bosco di alto fusto
pascolo
Cros-Astolo
Astolo
Alpe Salcio
2097
694
2548
35
160
35 172/b
35
105
30040
190
140
pascolo
Peia
35
148
54370
pascolo
bosco misto
bosco misto
bosco ceduo
bosco ceduo
bosco ceduo
bosco misto
bosco misto
bosco misto
pascolo
pascolo
pascolo
pascolo
bosco di alto fusto
bosco di alto fusto
pascolo
pascolo
pascolo
pascolo
bosco di alto fusto
pascolo
incolto produttivo
bosco ceduo
Peia
Calantigine
Fracchia
Cortic
Cortic
Cortic
Saa
Saa
Saa
Coatè
Coatè
Balzo
Balzo
Balzo
Balzo
Coatè
Coatè
Coatè
Coatè
Coatè
Gebbe
Gebbe
Presa
35
153
35 461/b
35
38
90
10/a
90
11/
90
13/a
94
18/b
94
23/a
94
24/b
27
26/a
27
47/b
26
2
26
11
26
21
26
22
26
23
26
29
26
33
26
37
26
46
24 444/b
24 468/b
94
34
7640
2430
9810
200
1030
440
1450
8570
230
4440
770
28210
1040
10000
45090
24260
2070
2810
1470
22280
240
640
1360
fusto
fusto
fusto
fusto
fusto
fusto
690
690
2158
2157
1655
1655
1655
519
519
519
894
894
760
760
760
760
760
760
760
760
760
758
758
2482
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
83
19
Minetti Maria, Luciano e
Antonio
bosco ceduo
bosco ceduo
Cortic
Cortic
608
608
90
90
12/a
15/a
860
380
20
Giovanna Serafina,
Giovanni, Maria Lucia e
France Ivonne
Ricchi Carmelina,
Giacomina, Irene, e Silvia
prato
Cortic
2791
90
145
920
Cortic
Cortic
Cortic
Cortic
Prato Grande
Prato Grande
Prato Grande
Prato Grande
Prato Grande
1990
1989
2775
870
519
259
259
261
521
90
90
90
90
94
94
94
94
94
147
146
149
148
37/a
36/a
38/a
47/b
51/b
170
320
270
240
770
1210
6950
1710
1530
21
22
23
24
25
26
Re Maria
Masocco Attilio
Dell'Ava Leonida
Brusco Gabriele
Berti Agostino
27
28
Berti Maria
Brusco Giovanni
bosco
bosco
bosco
bosco
bosco
bosco
bosco
bosco
bosco
ceduo
ceduo
ceduo
ceduo
misto
misto
misto
misto
misto
VENDITE ILLEGITTIME ALL’ALPE VEGLIA
Tra il 1950 e il 1956 il comune di Varzo decise di vendere alcuni appezzamenti di
terreno all’Alpe Veglia allo scopo di migliorare lo sfruttamento turistico dell’alpe, si
trattava di terreni di piccole dimensioni tra i 150 e i 800 mq. destinati esclusivamente
alla costruzione di case.
Gli acquirenti si impegnavano a costruire un’abitazione in breve tempo (tre o cinque
anni al massimo), pena l’annullamento del contratto.
Negli atti di vendita venivano inserite le seguenti clausole:
1) la costruzione dev’essere ultimata entro tre o cinque anni dalla data del presente
contratto;
2) Il terreno venduto deve servire esclusivamente per la costruzione di una casa di
abitazione
4) fino a quando la costruzione non sarà iniziata, gli alpigiani avranno diritto di
pascolo.
Il mancato adempimento di uno dei primi due punti, costituisce senz’altro condizione
risolutiva del presente contratto… senza che l’acquirente possa pretendere
indennizzo o restituzione della somma versata.
Tali appezzamenti erano stati venduti senza la preventiva autorizzazione Ministeriale e
quindi la vendita era da ritenersi illegittima.
Nel 1967 due atti di vendita venne dichiarata illegittima con sentenza commissariale.
Si tratta delle sentenze commissariali;
n. 1252 del 4/12/1967 che annulla la vendita di 150mq. di terreno all’Alpe Veglia a
Mataloni Fabio con rilascio immediato del bene alla Comunità di Varzo
n. 1253 del 5/12/1967 che annulla la vendita di 150mq. di terreno all’Alpe Veglia a
Riva Umberto con rilascio immediato del bene alla Comunità di Varzo
Nel 1970 il Commissariato Usi Civici ricorda al Comune di Varzo che le situazioni
illegittime andrebbero sistemate e invia al comune di Varzo una nota datata
(23/10/1970) nella quale tra l’altro si legge:
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
84
Sono anni ormai che questo Commissariato ha impostato la pratica di
normalizzazione della situazione di illegalità che ha dato origine la vendita a
parecchie ditte, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, di appezzamenti
di terreno demaniale nell’Alpe Veglia.
Per due vendite è già stata pronunziata sentenza dichiarativa di nullità del
negozio (Fabio Mataloni e Umberto Riva).
Per le altre vendite.. si sarebbe voluto provvedere altrimenti..
Si richiede allora al Comune di incaricare un tecnico locale perché delimitasse
in apposita planimetria dei luoghi i vari appezzamenti alienati…
Il comune risponde (nota del 19/11/1970) che non è stato possibile, per vari motivi non
indicati, provvedere alla realizzazione di una planimetria degli appezzamenti illegittimamente
alienati e riporta un elenco degli atti che hanno portato alle vendite illegittime.
Tra gli incartamenti troviamo il seguente elenco di 25 aquirenti:
N.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
ACQUIRENTE
Zanalda Scaletta Aurelia
Zanalda Arturo
Ragni Zanalda Piera
Zanola Eugenio
Garabarini Giuseppe
Calderoli Emilia
Bosoni Primo
D’Andrea Ferdinando
Sez. Club Alpino di Arona
Paris Flavio
Bluma Irene
Cerra Filippo
Costa Giuliano
Guerra Terenzio
Sartorio Giuseppe
Roggia Osvaldo
Scarpini Giacomo
Mataloni Fabio
Linares Raffaele
Scarpini Aldo
Gentinetta Ettore
Gentinetta Franco
Riva Umberto
Claisen Ottavio
Costa Giuliano
DATA ATTO
29.9.1945
29.9.1945
11.10.1945
12.2.1946
30.9.1949
4.9.1950
4.9.1950
4.9.1950
30.9.1950
16/10/1950
7.11.1950
22.11.1951
19.5.1953
13.2.1953
12.2.1953
13.11.1954
29.1.1955
29.1.1955
29.1.1955
29.1.1955
29.1.1955
29.1.1955
10.3.1955
2.9.1955
18.7.1956
LOCALITA’
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia-Cornù
A.Veglia-Balma
A.Veglia-Cornù
A.Veglia-Cornù
A.Veglia-acqua minerale
A.Veglia-Larec
A.Veglia-Cornù
A.Veglia-Cornù
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
A.Veglia
MQ.
800
800
800
75
275
400
400
375
500
400
300
300
200
600
300
165
150
150
150
150
300
300
150
100
200
Con una propria nota del 28/4/1972 del sindaco di Varzo indirizzata al Commissariato il
sindaco tiene a precisare quanto segue:
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
85
…si precisa che effettivamente per i terreni venduti non si è mai proceduto
ad effettuare il frazionamento e quindi a catastare i lotti stessi, anche se per
alcuni compratori, per l’esattezza 12, si era proceduto a delimitare in loco gli
appezzamenti di terreno … senza poi.. procedere a redarre il…
frazionamento.
Per quanto concerne la posizione del Sig. Claisen Ottavio, si conferma che lo
stesso ha acquistato con atto in data 2 setttembre 1955 mq. 100 di terreno
su cui edificò una casetta coprendo una superficie di mq.40 … Detto
appezzamento ora risulterebbe catastato col mappale n.44 Foglio 4 di mq.
100.. Claisen vendette al Sig. Casagrande Alberto detto immobile…
Da informazioni avute risulterebbe anche che pure i Sigg. Eredi di Zanalda
Umberto e D’Andrea Ferdinando abbiano costruito sui terreni acquistati delle
costruzioni rurali, di tale fatto si dovrà accertare se risponde a realtà….
Inoltre sono in corso indagini per accertare se l’appezzamento acquistato dal
SIg. Sartorio Giuseppe sia stato catastato…
Il Commissariato invita quindi il comune a procedere con le verifiche per individuare le
ditte che hanno frazionato e volturato il terreno acquistato e se hanno effettivamente
edificato sul terreno.
Con sua nota del 19/5/1973 il comune di Varzo dichiara:
... i sig.i Dr. Bosoni Primo e Parvis dottor Flavio (rispettivamente n.7 e 10
d’ordine dell’elenco degli acquirenti dei terreni d’uso civico in Alpe Veglia)…
hanno dichiarato di accettare la pacifica risoluzione del contratto illegittimo, e
la restituzione da parte del Comune della somma versata quale corrispettivo
della compravendita…
Per quanto si riferisce ai signori Scarpini Giacomo e Scarpini Aldo… gli stessi
sono già stati rimborsati.
Per tutti gli altri intestatari non è possibile addivenire ad un amichevole
accomodamento…
Si giunge quindi alla sentenza di annullamento di atti di vendita del 14/11/1975
con la dichiarazione della nullità di 15 atti di vendita per un totale di 5.250mq.
SOCIETA’ DINAMO - ESPROPRI TERRENI ALPE VEGLIA
Nel 1957 la Società per l’Imprese Elettriche Dinamo richiede la concessione per attuare
un invaso in località Alpe Veglia (nel bacino del Cairasca ) per la produzione di energia
elettrica.
A questo progetto che vedrebbe cancellata tutta la zona pianeggiante dell’Alpe Veglia
compresi alcuni edifici, il comune di Varzo in un primo momento si oppone sia per
preservare il diritto della propria popolazione all’utilizzo del prezioso pascolo ai fini
agricolo-pastorali, sia perché il comune ha in progetto uno sviluppo turistico della zona ,
che lo ha indotto anche a investire sulla viabilità di accesso all’alpe.
In un secondo momento il Comune chiede l’intervento del Commissariato Usi Civici per
decidere in merito alla cessioni dei terreni alla Società Dinamo.
Invia quindi una richiesta di pronuncia al Commissariato in cui scrive:
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
86
…si conferma che la società Dinamo intende attuare il bacino all’Alpe Veglia,
sbarrando il torrente Cairasca con una diga dell’altezza di metri 82…
In questione dell’uso civico da molti ritenuto gravante i pascoli dell’Alpe
Veglia è di attuale e importante interesse…Si fa rilevale inanzi tutto che i
pascoli dell’Alpe Veglia risultano intestati in catasto al comune di Varzo e al
Comune diTrasquera…
I due comuni … hanno adottato un REGOLAMENTO per il godimento in
natura del pascoli comunali…
Si conferma che il godimento.. dei pascoli Comunali è una antica
consuetudine…
Il comune percepisce annualmente la TASSA PASCOLO … a parere di
questo ufficio quindi in Alpe Veglia i pascoli non sono gravati da uso civico,
ma sono beni patrimoniali concessi ai proprietari.. di bestiame… dietro
corrispettivo..
Codesto Spett.le Commissariato dovrebbe comunque essere a conoscenza
se le terre dell’Alpe Veglia… siano destinate all’uso civico di pascolo.
In tal caso la cessione alla soc. Dinamo… dovrebbe essere effettuata con il
benestare di codesto Commissariato… i possessori dovrebbero essere
indennizzati per la sottrazione del pascolo…
Il Commissario risponde con una nota del 26.5.1958 in cui tra l’altro si legge:
…non solo l’Alpe Veglia è stata classificata nei beni di cat.A… con
decreto.. in data 15/12/1934… ma venne su di essa riconosciuta
l’esistenza di usi civici di pascolo- legnatico-erbatico e stromatico a
favore della popolazione.
Dopo la comunicazione del decreto… il Comune ha il compito di provvedere
all’emissione… di un regolamento che disciplini l’esercizio degli usi civici
riconosciuti…
Non è quindi in contrasto con gli usi civici l’esistenza del
regolamento… ma semmai in ordine alla legge..
La riscossione poi di una tassa non è fattore contrastante coi detti
diritti, perché se anche gli usi civici sono “gratuiti”:
“Quando le rendite delle terre non bastino al pagamento delle imposte
su di esse gravanti ed alle spese necessarie per la loro sorveglianza e
manutenzione il Comune, potrà per sopperirvi, imporre agli utenti un
corrispettivo…”
Ciò premesso si fa inoltre rilevare che tutta l’ALPE VEGLIA è stata attribuita
al Comune di Varzo secondo le risultanze della mappa Rabbini.
La promiscuità con Trasquera (dalla documentazione esistente in questo
commissariato) peranto non risulta essere stata mantenuta o sciolta…
Il geom. Torrero nella sua “Relazione sull’istruttoria in corso riflettente i terreni di uso
civico nel comune di Varzo con particolare riguardo all’Alpe Veglia” del 12.12.1960,
scriveva:
Nell’istruttoria in corso … è risultato che una estesa superficie di terreni di
uso civico, facente parte dell’Alpe Veglia, viene richiesto in vendita dalla
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
87
Società… “DINAMO” la quale ha in progetto la costruzione di un bacino
artificiale da cui ricavare energia elettrica.
Nell’attesa… che l’istruttoria sia esaurita… il sottoscritto riferisce già quanto
segue.
I terreni che si presumono appartenenti al demanio comunale di Varzo sono
quelli descritti sullo elenco annesso alla presente relazione, In questo elenco
sono comprese N.306 particelle catastali … possedute pacificamente dal
Comune e su cui vengono esercitati usi civici di pascolo e di legnatico, salvo
eventualmente qualche elencata particella di esigua estensione che potrà
essere non gravata … perché di natura patrimoniale… in contestazione tra
Comune e privati..
Sono stati portati a termine invece gli accertamenti che riguardano l’Alpe
Veglia, la quale Alpe abbraccia una estesissima e meravigliosa conca Alpina
situata in territorio del Comune di Varzo ed appartenente parte al Demanio
Comunale di Varzo e parte a quello Comunale di Trasquera. La linea
dividente questi due demani comunali è pacifica ed è rappresentata dalla
mediana del Rio Aurona, A destra di questo rio, guardando dall’alto verso il
basso, si ha il Demanio Comunale di Trasquera che va a congiungersi con gli
altri terreni dello stesso demanio posti in territorio del Comune di Trasquera.
A sinistra di questo rio si hanno i terreni demaniali del comune di Varzo che
vanno a congiungersi coi rimanenti terreni demaniali del comune di Varzo.
L’Alpe Veglia compresa ad un’altitudine sul mare che varia da metri 1705 e
metri 2500 circa, in considerazione della qualità della coltura, della fertilità o
modo di utilizzazione si deve considerare divisa in due parti. Una parte meno
elevata, pianeggiante, estesa circa ettari 100, costituita da ottimo pascolo e
comprendente un centinaio circa di case per pastori, attraversata pressa
poco nel centro dal Rio Aurona, viene denominata Vaccareccio ed
appartiene circa per la metà al Comune di Varzo e l’altra metà a quello di
Trasquera. La rimanente e più vasta porzione della stessa Alpe Veglia si
estende attorno al Vaccareccio ed a monte di questo, sino ala sommità dei
terreni utilizzabili quali boschi o pascoli sui limiti della alta regione nuda di
vegetazione a contatto dei nevai e dei ghiacciai perpetui. Questa parte è
costituita da boschi d’alto fusto… da pascoli poveri e da incolto sterile
rappresentati da rocce nude. Comprende terreni ripidi, alcuni di non facile
accesso e nel suo complesso è di una produttività lungamente inferiore alla
zona Vaccareccio..
Il piano di esproprio della società Dinamo comprende tutta la zona di
Vaccareccio ed una stretta fascia quasi ripida attorno al Vaccareccio, il tutto
destinato ad esser invasato dalle acque…
…oltre ai terreni esistono una cinquantina di casette in muratura, costruite da
pastori su suolo comunale, la cui area fu oggetto di legittimazione … negli
anni 1933 e 1935… di guisa che oggi le case e le aree… sono di proprietà
privata.
Le case servono ai pastori per il ricovero del bestiame durante gli alpeggi,
per i lavori inerenti la lavorazione del formaggio e per il ricovero delle
persone.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
88
Il luogo offre un panorama splendido ed è meta di turisti… Vi è ricchezza di
acque, fra le quali una meravigliosa sorgente minerale… non ancora
sfruttata…
Con la costruzione del lago verrebbe sommersa tutta la parte migliore
dell’Alpe, ossia la pianeggiante e fertile, il Vaccareccio, sulla quale
viene intensamente esercitato l’uso civico del pascolo fin da epoca
immemorabile.
Sulla parte del Comune di Varzo ogni anno vengono portati al pascolo circa
N.540 capi bovini ed altrettanti capi tra ovini e caprini. La mandria e il gregge
giungono nel luogo verso i primi di luglio e si soffermano una quindicina di
giorni circa, durante i quali vengono consumate tutte le erbe sul Vaccareccio.
Dopo questa permanenza sul Vaccareccio gli animali sempre pascolando
salgono lentamente e utilizzano altri terreni sui monti facente parte dell’Alpe
Veglia, fino a raggiungere… le zone più alte… dopo di che discendono e
ritornano al Vaccareccio… La fertilità del Vaccareccio è caratterizzata da
questo doppio sfruttamento del pascolo. Essendo questo terreno
pianeggiante e ricco di acque di facile derivazione, si presta alle irrigazioni…
Togliendo il terreno del Vaccareccio agli abitanti di Varzo, si reca loro un
rilevante danno indubbiamente, per la scomparsa delle loro case e del fertile
pascolo ed anche perché mancando il Vaccareccio non sarà più conveniente
sfruttare i poveri pascoli della stessa Alpe Veglia posti più in alto.
Il danno potrà però essere compensato mediante un sufficiente contributo,
per la determinazione del quale, congiuntamente alla valutazione
dell’indennità di esproprio delle case private, pare che la società Dinamo sia
già in avanzate trattative colle parti interessate e col Comune…
La cessione da parte del Comune di Varzo… è possibile in quanto questo
comune dispone di abbondanti altri pascoli in altre località… l’ampiezza dei
quali si ritiene più che sufficiente per soddisfare ai bisogni degli abitanti…
Tra le altre carte è interessante qui riportare l’elenco dei terreni d’uso civico compresi
nel progetto di Esproprio della società Dinamo, redatto dal geom. Torrero.
Superficie espropriata
Località
Numero della mappa
Ettari
Are
Cent.
Cornù
38904
Parziale
28
83
29
38905
1
25
60
38906
5
30
07
La Balma
38932
5
79
31
38933
1
73
07
38934
Intero
5
61
93
Al Ponte
38950
20
37
47
38951
1
82
25
38952
11
54
Cianciavero
38976
15
25
96
38977
1
58
96
38978
1
54
91
38980
Parziale
1
08
13
38982
8
26
91
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
89
38988
Totale
14
113
69
28
13
53
ALIENAZIONI A S.DOMENICO
Nella delibera del consiglio comunale di Varzo del 18/5/1965 il comune dichiara che
nell’ottica di una rivalutazione turistica di S. Domenico si è provveduto a dotare tale
località di una carrozzabile che necessiterà di un parcheggio, la cui collocazione
prevista ricadrebbe su terreni di proprietà privata (per la precisione due uno intestato
alla famiglia Dresco e l’altro alla famiglia Cuccini).
Si cederebbero ai Dresco mq.1.190 facenti parte del foglio 8 mappale 39 in località
Bosco delle Fate che però risultano gravati da uso Civico e quindi è necessario prima
procedere alla richiesta di autorizzazione per l’alienazione.
Con delibera del 1/5/1964 il comune di Varzo decide di alienare un terreno di mq.37 in
località S.Domenico a tal Coppi Agostino.
Con propria nota del 7.9.1974 il commissariato Usi civici invita il comune a sistemare
alcune vendite non autorizzate in regione S. Domenico.
Riportiamo qui di seguito parte della nota:
Si è venuti ora a conoscenza che codesto Comune ha venduto , senza la
previa autorizzazione ministeriale, una quarantina di aree in regione
S.Domenico.
Tali aree, in gran parte ormai edificate, ricadono nel comprensorio di
uso civico del Comune, per cui i negozi di compravendita sono
radicalmente nulli.
La posizione del Comune, al riguardo, è assai delicata essendo esposto
alle probabili richieste di risarcimento quando venissero dichiarati nulli i
negozi predetti con reintegra al Comune delle aree compravendute.
Al fine di studiare la migliore soluzione possibile di invita la S.V. a
comunicare l’elenco delle vendite effettuate fino ad oggi nella regione citata
e a inviare copia fotostatica di tutti gli atti di trasferimento delle aree in
questione con annessi i relativi tipi di frazionamento (in copia) il tutto in
carta libera.
Per l’avvenire il Comune si asterrà da qualunque vendita del genere senza
prima aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione ministeriale.
Il geom. Torrero, per ora, sospenda l’approntamento del progetto di
reintegra al quale accenna nella sua lettera 27.8.1974.
Con propria nota del 7/9/1975, il commissariato usi civici torna ad invitare il comune di
Varzo a sistemare l’illegittime alienazioni di circa 4.000 mq. di terreno d’uso civico in
località S.Domenico.
Il comune invia al Commissariato tre elenchi di terreni ceduti a privati in località S.
Domenico, e alcune note di correzione e di chiarimenti.
L’elenco definitvo delle alienazioni dovrebbe quindi essere il seguente.
ELENCO B DEL 13.11.75
N°
DATA
INTESTATARIO
MQ.
N°
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
NOTE
90
ATTO
116
117
118
119
120
121
123
130
132
133
135
37
ROGITO
17.11.64
17.11.64
17.11.64
20.11.64
20.11.64
20.11.64
21.3.65
21.7.65
4.8.65
7.8.65
1.9.65
22.9.65
142
16273
notaio Lincio
16064
notaio Lincio
16064
16064
7.12.65
17.3.67
Mazza Enrico
Scrittori Ugo
Balzaretti Luisa
Tacca Giuseppe
Tacca Giorgio
Bruno Enrica
Golaz Pierre Andrè
Rogora Pierino
Albert Ferdinado
Vita Ernesta
Rossi Franco
Faggionato Ottavio e
Ramusino
Innugi Maria Elisabetta
Carisaghi don Francesco
500
625
1.100
130
710
500
600
500
500
625
400
400
PLANIMETRIA
235*
336
252
138**
246***
250****
254-275?
236
234-295
243
239
238+
500
500
237
-++
17.12.66
Macedone Romano Fontana G.
700
259
17.12.66
17.12.66
Coster Comi Giancarlo Cattaneo
Manuelli
Vittorio
Sartore
Augusta
Fraschina G. Micheli Bruna
Casiraghi Francesco (permuta
com Varzo) mq. 340 a Casiraghi
mq. 400 restituti al comune
Manzoli
EnricoCastiglioni
Giovanna
Sanangeloantoni Tullio
Cormanni Giuseppe
Orlandi Ester Piantanida G
Grassi Elio Maino Rita
Fogliani Luigi
500
300
258
78-108-110
6
9
25.1.68
14.5.68
1.000
340
266
322-257
23
13.2.71
565
240/c
8
10
17
18
25
16.3.68
7.8.68
23.6.70
3.8.70
22.5.71
1.000
1.000
720
930
1.000
264
263
268
290
311
Cotta
*venduto a Tessi
Vittorino
**Per
il
triangolo
tratteggiato in rosso
sulla planimetria
***venduto a Fobelli
Ettore
****venduto a Coppi
+venduto a Frattoni
Angiolino
++non individuato in
planimetria
ELENCO C DEL 13.11.75
N°
ATTO
24
29
30
111
13/73
15/73
28971
notaio Lincio
28971
notaio Lincio
30034
notaio Lincio
30866
notaio Lincio
“”
“”
DATA
ROGITO
24.2.71
24.2.71
3.12.71
27.10.64
18.4.73
24.4.73
26.1.74
Vicini Aldo Lera Maria
Tofani Emilio Rocca Teresa
Salè Piero Rizzardi Wanda
Villoresi Emilia
Ceriani Luigi
Cormanni Luigi
Pagani Piero
940
940
640
700
1.020
230
710
30.3.74
Loli Giorgio Fumagalli Rita
920
N°
PLANIMETRIA
291*
312
310
240/c**
331
103/c
316-317-334335
333
1.6.74
Creda Rita
460
339-340
28.9.74
Tovaglieri Franca
400
146-148
28.9.74
28.9.74
Dugnani Giovanni
Bariani Primina
400
400
136
147
INTESTATARIO
MQ.
NOTE
*Da Vicini a Pieri
Baratelli e Magugliani
** Ora Manzoli Enrico
ELENCO A DEL 29.10.75
N°
ATTO
186
187
195
DATA
ROGITO
19.8.44
13.9.44
22.9.45
INTESTATARIO
Scalabrino Virgiliio
Tacca Giuseppe
Geddo Rosa
MQ.
300
300
400
N°
PLANIMETRIA
1
2
*
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
NOTE
*il terreno in
questione che non
risulta sulla mappa
91
199
204
206
208
218
241
242 o 241
248
259
Delibera
n.508
88
93
98
103
106
107
110
111
112
113
114
115
27.10.45
13.11.45
28.11.45
12.12.45
27.3.46
12.12.50
17.1.51
23.1.51?
10.5.52
12.2.53
Rogora Aldo
Rossetti Giacomo
Rosati Giulio
Dalla Bona remo
Cuccini Aldo
Salina Borello Gervasio
Cuccini Francesco
Tacca Giuseppe
Spellanzon Giuseppe
Mencarelli Aldo
651
400
400
400
486
300
229
17,5
200
3
**
*
4
5
**
6
2
7
8
3.12.62
6.7.63
25.9.63
5.6.64
16.9.64
6.10.64
11.11.64
13.11.64
12.11.64
12.11.64
19.11.64
25.11.64
Dalla Bona Claudio e Remo
Garcia dot. Mario
Piccoli Vinicio
Speccher Stefano
Ivanov Nocola
Rogora Armando
Nino Luigi
Villoresi Emilia
Mencarelli Aldo
Gunter Georges
Rogora Tullio
Rogora Domenico
400
500
1.500
600
625
900
250
700
60
600
450
600
4
9
10
11
12
13
14
***
8
15****
16°
17
allegata perché posto
in zona esterna non
compresa su tale
mappa è stato
trasferito a Alessi Noè
**vendutoa Salina
Borello Giovanni
*** non trovato atto
***venduto a Rogora
Aldo
° venduto a Creda
Rita
Di seguito riportiamo la planimetria relativa all’allegato A del 29.1.75
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
92
Non si è trovato altro relativamente alla questione delle vendite illegittime in S.
Domenico quindi si reputa tuttora la questione aperta.
CONTESTAZIONE TALLACHINI COMUNE DI VARZO
Il 22/9/60 la ditta Tallachini chiede di poter acquistare dal comune di Varzo un
appezzamento di terreno di 550mq. per la costruzione di una cabina di trasformazione
elettrica e di un capannone.
Il 20/12/1960 sempre la ditta Tallachini chiede di poter procedere alla determinazione
dei confini tra un suo terreno acquistato da Zanalda Vittorio e un terreno di proprietà del
comune di Varzo, e di risolvere la contestazione tra il comune e gli eredi Zanalda circa
l’assegnazione del terreno.
Nella delibera del 24/7/1961 il comune stabilisce finalmente di ritirare la contestazione
circa l’assegnazione del terreno fg. 102 n.223 agli eredi Zanalda.
CONTESTAZIONE COMUNE DI VARZO - MALACRIDA E ALVAZZI
Nella delibera del comune di Varzo del 13/9/1961 si ricorda che nel 1956 è stato attivato
il nuovo catasto Terreni e che i coniugi Malacrida Fortunato ed Alvazzi Orsola
contestano già da tempo la proprietà di alcuni terreni che sono invece stati assegnati al
comune di Varzo.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
93
I terreni interessati dalla contestazione sono:
Località
Foglio
Mappale
Balzo inferiore
26
2
Balzo inferiore
26
11
Balzo inferiore
26
21
Balzo inferiore
26
22
Coatè
26
23
Coatè
26
29
Coatè
26
33
Coatè
26
37
Coatè
26
46
Qualità
Pascolo di 2°
Pascolo di 2°
Pascolo di 3°
Pascolo di 3°
Pascolo di 2°
Pascolo di 2°
Pascolo di 1°
Pascolo di 1°
Bosco A.F. 3°
Mq.
28.210
1.040
10.000
45.090
24.260
2.070
2.810
1.470
22.280
137.230
Nel faldone sono presenti alche le seguenti planimetrie
TAGLIO BOSCO ASTOLO CROS
Nota del comune di Varzo a Ruga Adolfo e Ciocca Michelangelo del 22 settebre 1962.
Ruga Adolfo ha illegittimamente venduto 90 piante del bosco Astolo-Cros a Ciocca
Michelangelo perché da tempo Ruga vanta illegittimamente la proprietà del suddetto
bosco, che il comune invece ritiene incontestabilmente di propria proprietà.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
94
Pertanto in attesa che il contenzioso venga definito si invita il Ciocca a portare a valle le
piante tagliate in modo da poterle alienare, tenendo poi da parte il ricavato della
vendita, in attesa di una risoluzione della contestazione. Tra le carte è stato ache
trovato il contratto tra il comune e Michelangelo Ciocca per il taglio di 90 piante del
bosco Astolo e Cros del 9/10/1962.
RICORSI ALL’ORDINANZA DI REINTEGRA DEL 6/10/1969
Ricorso al commissariato usi civici per un appezzamento di terreno in località il
“Groppone” posto al confine con Trasquera presso la confluenza del fiume Diveria,
confinante ad est con beni comunali, a ovest col rio Rovale, a nord con il torrente
Diveria.
Nel ricorso i sig Tomola e Gandolfi presentano le loro argomentazioni che sono le
seguenti.
Con il nuovo catasto il comune di Varzo si è attribuito la proprietà del terreno Groppone
indicando erroneamente come proprio anche il terreno detto Ciorcin che invece è
sempre stato di proprietà privata.
Interessati dal ricorso sono tre terreni il Groppone e il Gorgiul di proprietà demaniale e il
Ciorcin di proprietà privata.
I rilevamenti per il nuovo catasto Rabbini in comune di Varzo vennero iniziati i nel 1866
e portati a termine nel 1868.
Nel luglio del 1866 il geometra Manzini incaricato
per la redazione delle mappe di Varzo e
accompagnato dalla guardia del comune si recò in
sul posto e tracciò il terreno denominato il
Groppone, ne disegnò i confini e lo attribuì a Re
Antonio (vedi immagine di lato che rapresenta una
copia del rilievo eseguito dal geom. Manzini e
conservato in archivio di stato di Torino)
Poi tramite vari passaggi di proprietà o per
sucessione il terreno denominato il Groppone
passò in proprietà a Tomola Vincenzo e Gandolfi
Giuseppe.
Durante la formazione del nuovo catasto terreni, nel
1956, il terreno denominato Groppone non venne
disegnato in mappa ma venne incluso nel più
esteso terreno individuato in mappa al numero 75 foglio 94 di mq.1.798.100 che venne
intestato al Comune di Varzo. Il quale comune, pur sapendo che quel mappale
comprendeva terreni di proprietà privata, non volle rettificare l’errore.
Nel 1961 il comune di Varzo in forza della sua presunta proprietà dei terreni chiede un
risarcimento per l’asporto abusivo di pietra e legna dal terreno in località Ciorcin,
affermando che tutto il terreno Ciorcin è gravato da uso civico perchè fa parte della
particella n.38786 del catasto Rabbini che da decreto Commissariale è stata assegnato
alla categoria A. Ricorda inoltre che alla pubblicazione del nuovo catasto nessuno ha
fatto opposizione che il terreno Ciorcin venisse assegnato al comune.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
95
I ricorrenti ribattono che non è credibile che tre appezzamenti di terreno vengano
considerati parte di un solo corpo anche perché
le superfici non corrispondono. Inoltre è ben
evidente il confine tra il terreno detto il
Groppone contestato da Tomola e Gandolfi e il
terreno del demanio comunale sia con segni
scolpiti su roccia sia da una roccia a picco che
crea un notevole dislivello tra i due terreni, sia ,
infine, dall’evidente diversa vegetazione.
Inoltre se si va a vedere la mappa originale di
impianto rabbini il numero 38786 è scritto a
matita sul tracciato del Groppone e non del
Ciorcin mentre sulla matrice e sul sommarione è
segnato un terreno 38786 intestato al comune
di mq.45.866 in località Corgiul e non Ciorcin né
tanto meno in liocalità Groppone.
Infine si ricorda che il geom. Torrero, sia tramite un sopralluogo, sia tramite l’ascolto di
vari testimoni era giunto alla conclusione che il terreno Groppone è sempre stato di
proprietà privata.
Si ritiene pertanto che il terreno detto il Groppone non è da ritenersi soggetto ad usi
civici e si invita il comune a chiudere la contestazione.
La questione viene risolta con sentenza del Commissariato
Usi Civici del 6/8/1971 con cui vengono dichiarati legittimi
proprietari del terreno Groppone i sig. Tomola e Gandolfi e il
terreno di conseguenza non soggetto ad alcun uso civico.
Anche Brusco Gabriele con sua lettera del 13/5/1966
presenta un ricorso per alcuni terreni al foglio 94 n.18b-23a24b in località Saa dichiarando che sono sempre stati di sua
proprietà avendoli ricevuti in eredità nel 1915.
A Brusco Gabriele dà ragione ancora una volta il
Commissariato Usi Civici che con una sentenza del
6/8/1971 dichiara la legittimità della proprietà dei terreni del
Brusco.
RICORSI AL PROGETTO DI LEGITTIMAZIONE O DI REINTEGRA DEL 15/1/1975
Nell’ottica di sistemare tutte le occupazioni abusive ancora in atto sul territorio di Varzo
il geom. Torrero presenta un nuovo progetto di legittimazione o reintegra con data 15
gennaio 1975.
Il progetto comprendeva le seguenti ditte.
Regione
Coltura
Partita
Foglio
Numero
Mq.
Ditta 1 Zanola Ernestina in Rolandi nata a Varzo il 5.1.16
Alpe Veglia Cornù
Porzione di fabbricato rurale
3008
4
8/1
88
Ditta 2 Zanola Ernestina in Rolandi nata a Varzo il 5.1.16, Zanola Franco nato a Varzo il 9.5.20, Zanola Felice
nato a Varzo il 12.5.22, Zanola Beatrice naa a Varzo il 9.10.24, Zanola Venanzio nato a Varzo il
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
96
12.2.30, Zanola Antonio nato a Varzo il 27.4.36, Proprietari per 3/21, e Benetti eufemia vedova Zanola
nata a Varzo il 28.6.1892 usufruttuaria
Alpe Veglia Cornù
Porzione di fabbricato rurale
3326
4
8/2
88
Ditta 3 Zanola Beatrice in Roggia nata a Varzo il 9.1.1924
Alpe Veglia Cornù
Porzione di fabbricato rurale
3009
4
8/3
87
Ditta 4 Zanola Adelia vedova Mosoni nata a Varzo il 27.4.1936
Alpe Veglia Cornù
Porzione di fabbricato rurale
3010
4
8/4
87
Ditta 5 Casagrande Albero nato a Trasquera il 22.1.1913
Alpe Veglia
Pascolo con fabb. Rurale
3100
4
44
100
Ditta 6 Zanalda Vittorio fu Umberto e Zanalda Silvano fu Arturo per 2/3 Ragni Maria-Pia nata a como il 16.1.32
Ragni Umberto nato a Milano il 3.10.35 e Ragni Maria Clotilde nata a Milano il 21.3.41 per 1/3
propretari
Alpe Veglia o Pian del
Fabbricato Rurale
3135
5
11
96
Groppo
Fabbricato Rurale
3135
5
12
290
Ditta 7 D’Andrea Ferdinando fu Giovanni
Alpe Veglia
Fabbricato Rurale
824
4
3
420
Tutte le ditte provano ad opporsi al progetto di reintegra ma alla fine accettano di
procedere con la conciliazione.
La questione viene definitivamente conculsa con l’ordinanza di omologazione del
verbale di Conciliazione del 7/5/79.
PROPRIETA’ ILLEGITTIME ENEL - OSPEDALE SAN BIAGIO ALPE VEGLIA
Con una sua nota del 18/8/1969 l’Enel dichiara al comune di Varzo di aver acquistato
con regolari atti i seguenti terreni
con atto del 9.1.1941 da Zanalda Umberto un terreno con casera all’Alpe Veglia
località Pian Du Scricc al F.5 map. 3 e 5
con atto del 6.11.1931 da Scaletta Aurelia in Zanalda una casera all’Alpe Veglia
località Cornù al F.5 map. 15
con atto del 27.7.1957 da Zanalda Vittorio, Piera, Silvano e Malvezzi Cloe un
fabbricato ad uso albergo all’Alpe Veglia località Isola al F.4 map. 15
IL 30/4/1976 il Commissario Usi Civici invita il Comune di Varzo a sistemare la
questione dell’occupazione abusiva di terreni demaniali da parte di Enel.
Si è quindi proceduto a verificare se i terreni contestati all’Enel dal comune al fg.4 n.31
e 32 corrispondono a quelli legittimati dagli Zanalda con le ordinanze commissariali del
7/10 gennaio 1933. Gli Zanalda con quelle ordinanze avevano legittimato 2.796mq.
mentre la superficie complessiva dei mappali contestati è di 3.820mq. seppure tale
differenza di superficie potrebbe essere dovuta alle divergenze cartografiche tra i due
catasti Rabbini ed NCT, si invita comunque a verificare se gli Zanalda abbiano in Alpe
Veglia altri mappali che potrebbero essere identificati con quelli legittimati.
Rimane comunque possibile, continua il commissariato, procedere con la transazione
per le altre particelle dell’Enel (F.5 n.3-5, F.4 n.15-25).
Ancora nel 1977 il commissariato torna a sollecitare il comune di Varzo di giungere ad
un accordo con l’Enel e l’ospedale S. Biagio di Domodossola.
Il geom Torrero fatte le ricerche necessarie a comprendere meglio la questione dei beni
ceduti dagli Zanalda all’Enel giunge alla conclusione che:
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
97
•
all’impianto del catasto terreni nel 1956 sono stati assegnati agli Zanalda i due
fabbricati F.4 31 di 3.620mq. e F.4 32 di 200mq. corrispondenti a quelli venduti
alla Dinamo e poi passati all’Enel
• nessun altro bene è intestato agli stessi Zanalda allAlpe Veglia
• nell’ordinanze del 1933 la ditta Zanalda Umberto legittimò 4 beni demaniali al
numero 38882 della mappa in localià Alpe Veglia per complessivi 2.796mq.
• sempre nelle stesse ordinanze la ditta Zanalda Umberto e Fame Giovanni
legittimò un bene demaniale al numero 38882 della mappa in localià Alpe Veglia
di 1.000mq.
• è possibile pensare che tutti i beni legittimati con le ordinanze dalle due ditte per
un totale di 3.796mq. corrispondono ai beni poi ceduti all’Enel con una minima
differenza di superficie
• è anche possibile pensare che siano stati ceduti all’Enel i soli beni legittimati dalla
ditta Zanalda Umberto per soli 2.796mq. e quindi dovrebbe essere sistemata la
differenza di superficie di 1.024mq.
Infine tra i documenti si trova una bozza per la transazione tra il Comune di Varzo e
l’Enel in cui il comune dichiara la propria disponibilità a rinunciare ad ogni azione di
reintegra dei terreni F.4 n.25 di mq.390, F.5 n.3 di mq. 410, F.5 n.5 mq. 400, F.4 n.15
mq. 310 illegittimamente occupati dall’Enel, accettando la somma di £.400.000 come
risarcimento.
RICORSI ALL’ORDINANZA DI REINTEGRA DEL 10/11/1977
Delibera del 21/5/1896 in cui si deve deliberare in merito alle domande di alcuni
residenti nel comune tra cui:
Nante Bernardo, Bona Carlo chiedono due are di terreno a nord ovest dell’albergo
dell’Alpe Veglia posti tra il rio Aurona e Mottiscia e venti piante di larice da definirsi
sempre poste in Alpe Veglia.
Alvazzi Dionigi chiede due are di terreno sempre nella zona compresa tra i due rii
sopradetti posti a sud dell’albergo e trentadue piante di larice.
Nella delibera si dichiara:
ritenuto che già da tempo antichissimo il Comune ha sempre concesso la
cessione di piante, agli abitanti di Varzo per le loro fabbricazioni mediante il
pagamento del loro giusto valore.
Che venne già pure concesso a vari privati sull’Alpe Veglia il necessario
terreno per costruire le loro abitazioni ed annesso giardino siano urbane che
rurali, apperciò non si possono rifiutare le domande delli signori Nante, Bono
ed Alvazzi.
Che tali costruzioni oltre ad arricchire il maestoso Alpe di Veglia saranno di
grande vantaggio al commercio e non saranno di pregiudizio al godimento
dei pascoli del bestiame, perché se viene diminuita in piccola parte
l’estensione del terreno sarà aumentato il valore e la consumazione dei
prodotti…
Viene dunque deliberato di concedere sia i terreni che le piante, per il sig. Alvazzi si
concede un terreno dietro l’Albergo Alpino.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
98
Il progetto di reintegra del geom. Torrero del 10.11.1977 prevedeva la reintegra di
alcuni terreni dei quali il geometra dichiarava:
Trattasi di terreni del comprensorio di uso civico della Comunità di Varzo
occupati senza titolo giustificativo legittimo da parte della ditta in elenco. I
terreni stessi dovranno essere reintegrati nella disponibilità e nel possesso
della Comunità titolare. Resta salva la possibilità di una transazione con il
Comune di Varzo, transazione però da approvarsi dal Commissariato Usi
Civici.
N.
1
2
ACQUIRENTE
Pletti Osvaldo e Rinaldo
ENEL
3
Roggia Ermanno e Cottardi Pierina
4
5
Monti Giampiero
Bono Felice, Matilde, Clementina,
Giacometti Carlo, Volante Fraco, Giorgio
e Carlo, Paleschi A.Maria. Angela e
Giuseppe, Bono Carlo, Maria Elena,
Paleschi Enrico
Lincio Cloe, Iolanda, Giovanni, Luisa…
Pletti Giulietta
Ferrari Carolina e Maria
6
7
PARTITA
3391
943
943
943
2033
2033
2992
42
FG.
4
4
4
4
4
4
4
4
N.
26
28
36
37
29
30
33
34
MQ.
400
230
160
1.000
210
430
180
200
1347
4
35
160
1050
4
42
210
Alla pubblicazione del progetto seguono alcune opposizioni che vengono accolte dal
Commissariato Usi Civici tramite un Decreto per la rettifica di atti istruttori del 13/1/1976.
Nel Decreto si ordina la cancellazione dal progetto di reintegra per le ditte Enel e
Roggia dei terreni al F.4 n.28-36-37 e 29 perché il possesso dei beni è già stato
legittimato con le ordinanze commissariali del 1933.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
99
PARTE SECONDA
APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO
Dati desunti dagli archivi comunali e statali consultati, analizzati, elaborati; per la
ricostruzione della genesi e dell’evoluzione dell’uso civico nel comune d’origine per
l’identificazione cartografica delle terre gravate.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
100
PREMESSE
Questa seconda parte verrà suddivisa in due sezioni.
La prima sezione prenderà in esame tutti i dati riferiti al catasto rabbini per una prima
identificazione cartografica delle terre intestate alla Comunità originaria.
La seconda sezione prende invece in esame le operazioni Commissariali avvenute
negli anni '30 del secolo scorso per integrare i dati dell’elenco prodotto nella prima
sezione.
CRITERI DI IDENTIFICAZIONE DELLE TERRE GRAVATE
Se da una parte, e nella maggioranza dei casi, la ricerca documentale ha rivelato che:
‰
Le porzioni di territorio intestate al Comune (per quanto riguarda il
catasto del Regno di Sardegna) fosse soggetta ab immemorabili all’esercizio
degli usi civici.
‰
Che da tali usi fossero, se non in alcuni rari casi documentati,
escluse le terre intestate a particolari.
Per usi civici si intendono quelli descritti dall’art.1 e 4 della Legge
n.1766 del 1927, nel caso specifico esplicatesi nei diritti di far legna per uso
domestico o di personale lavoro, far pascolare il bestiame, raccogliere le
foglie, le ghiande, le sementi e l’erbaggio e altri frutti per alimento del
bestiame, in alcuni casi, l’escavazione di sassi per l’edificazione delle
abitazioni e dei fabbricati destinati al personale lavoro, la raccolta delle
castagne.
‰
Per l’identificazione catastale, riferita al catasto attuale C.T., delle terre gravate da usi
civici diviene essenziale l’identificazione cartografica degli antichi terreni comunitari e
quindi la corrispondenza fra i cessati catasti e l’attuale C.T.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
101
PARTE SECONDA sezione 1
Comune di VARZO - CATASTO RABBINI
Estratti delle matrici originali
Per quanto riguarda il catasto del Regno di Sardegna (detto anche “catasto Rabbini”),
utilizzato nel Comune di Varzo dal 1866 al 1956 (anno dell'entrata in conservazione del
Nuovo Catasto Terreni), i documenti essenziali sono costituiti dalle Mappe e dagli
elenchi a queste allegate per definirne consistenza e censo.
Riportiamo qui di seguito la trascrizione delle matrici originali del 1866 conservate in
archivio di Stato di Torino, Sala Mappe.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
102
Tabella delle proprietà del Comune di Varzo
PROPRIETA’
Catasto o Matrice Preparatoria dei Beni - Fondi
(Da originale del 1866 conservato in Archivio di Stato di Torino)
CATASTO RABBINI
Numero
della
Mappa
Intestazione
Titolo o modo
di possesso
Situazione
18 Comune di Varzo
339 Comune di Varzo
352 Comune di Varzo
354 Comune di Varzo
363 Comune di Varzo
366 Comune di Varzo
370 Comune di Varzo
403 Comune di Varzo
417 Comune di Varzo
426 Comune di Varzo
428 Comune di Varzo
449 Comune di Varzo
464 Comune di Varzo
472 Comune di Varzo
550 Comune di Varzo
562 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Sincino
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Cavalla
Cavalla
570 Comune di Varzo
578 Comune di Varzo
580 Comune di Varzo
587 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Cavalla
Cavalla
Cavalla
Cavalla
601 Comune di Varzo
Proprietario Salicci
608 Comune di Varzo
Proprietario Salicci
614 Comune di Varzo
Proprietario Salicci
649 Comune di Varzo
755 Comune di Varzo
878 Comune di Varzo
889 Comune di Varzo
1041 Comune di Varzo
1045 Comune di Varzo
1064 Comune di Varzo
1071 Comune di Varzo
1098 Comune di Varzo
1107 Comune di Varzo
1561 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Pari
Celoria
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Ai Pari
Paraggi
Paraggi
Quartina
Qualità di coltura dei beni rurali e
destinazione dei fabbricati
Roccia nuda
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato con bosco ceduo dolce
Prato asciutto
Pascolo con bosco ceduo
forte
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Pascolo con bosco ceduo
forte
Pascolo con bosco ceduo
forte
Pascolo con bosco ceduo
forte
Pascolo con bosco ceduo
d'alto fusto
Prato ripido
Bosco ceduo dolce
Prato asciutto
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Pascolo
Bosco ceduo dolce
Prato asciutto
Bosco ceduo dolce
Prato asciutto
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
Mq
3.585
89
645
3.295
520
310
225
445
255
380
262
110
1.420
950
2.950
104
540
335
292
4.290
235
3.845
1.070
31.835
9.310
305
462
525
217
280
132
197
8.810
27.875
103
PROPRIETA’
1682 Comune di Varzo
2228 Comune di Varzo
2319 Comune di Varzo
2421 Comune di Varzo
2620 Comune di Varzo
2649 Comune di Varzo
4111 Comune di Varzo
4263 Comune di Varzo
2668 Comune di Varzo
4563 Comune di Varzo
4564 Comune di Varzo
4988 Comune di Varzo
5104 Comune di Varzo
5899 Comune di Varzo
5963 Comune di Varzo
6129 Comune di Varzo
6532 Comune di Varzo
6549 Comune di Varzo
6560 Comune di Varzo
6568 Comune di Varzo
6604 Comune di Varzo
6614 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Parucci sopra
La Piana
Bocca di rai
Bocca di rai
Albazzina
Albazzina
Lofone
Casa Gatti
Albazzina
Ginda
Ginda
Gruppo d'Arbur
Gebbo fontana
Cios sotto
Presa
Gebbo
Gebbo
Gebbo
Giavone
Giavone
Giavone
Paulone sotto
6625 Comune di Varzo
6626 Comune di Varzo
6650 Comune di Varzo
6944 Comune di Varzo
7203 Comune di Varzo
7229 Comune di Varzo
7230 Comune di Varzo
8775 Comune di Varzo
8874 Comune di Varzo
9096 Comune di Varzo
9126 Comune di Varzo
9383 Comune di Varzo
9572 Comune di Varzo
10468 Comune di Varzo
10994 Comune di Varzo
10995 Comune di Varzo
10996 Comune di Varzo
10997 Comune di Varzo
10998 Comune di Varzo
10999 Comune di Varzo
11432 Comune di Varzo
11433 Comune di Varzo
11748 Comune di Varzo
12229 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Paulone sotto
Paulone sotto
Paulone sotto
Paulone sotto
Paulone sotto
Presa di dentro
Giovone
La garda
Cros
Colentingi
Alpe Coldonigo
Porcie laurineo
Plè
Madonna sotto
Madonna sotto
Madonna sotto
Madonna sotto
Madonna sotto
Madonna sotto
Plè
Plè
Turiggia
San Carlo
Bosco resinoso
Cappella di San Domenico
Prato Asciutto
Pascolo
Pillone in rovina
Prato
Pascolo
Prato asciutto
Pascolo con rocce
Cappella
Pascolo sassoso
Pascolo comunale
Pascolo con cespugli
Beveratoio
Pascolo con cespugli
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo d'Ontani
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Prato
Prato
Pascolo con bosco ceduo
dolce
Cappella
Pascolo
Roccia con cespugli
Bosco di larici
Pascolo
Pascolo
Bosco d'alto fusto forte
Pascolo con cespugli
Pascolo
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Bosco ceduo dolce
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Bosco di larici a pascolo
Casa rurale
Sito di deposito
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
85.530
104
455
1.880
5
40
270
3.280
1.100
133
3.215
5.850
1.100
14
181.075
955
4.970
1.530
2.420
72
13.330
81
24.780
20
237
322
95
31.820
6.355
970
59.930
4.130
240
1.625
810
4.735
85.400
26.775
84.070
7.300
101.210
7.640
25.590
22.080
4
118
104
PROPRIETA’
12447 Comune di Varzo
12450 Comune di Varzo
12498 Comune di Varzo
12821 Comune di Varzo
12822 Comune di Varzo
13131 Comune di Varzo
13134 Comune di Varzo
13329 Comune di Varzo
13408 Comune di Varzo
13791 Comune di Varzo
13800 Comune di Varzo
14131 Comune di Varzo
14139 Comune di Varzo
14188 Comune di Varzo
14266 Comune di Varzo
14273 Comune di Varzo
14274 Comune di Varzo
14365 Comune di Varzo
14366 Comune di Varzo
14755 Comune di Varzo
14756 Comune di Varzo
14842 Comune di Varzo
15539 Comune di Varzo
15546 Comune di Varzo
15548 Comune di Varzo
16092 Comune di Varzo
16225 Comune di Varzo
16428 Comune di Varzo
16429 Comune di Varzo
16963 Comune di Varzo
16985 Comune di Varzo
16986 Comune di Varzo
17099 Comune di Varzo
17100 Comune di Varzo
17101 Comune di Varzo
17102 Comune di Varzo
17202 Comune di Varzo
17441 Comune di Varzo
17525 Comune di Varzo
17724 Comune di Varzo
17733 Comune di Varzo
17926 Comune di Varzo
17981 Comune di Varzo
18149 Comune di Varzo
18251 Comune di Varzo
18508 Comune di Varzo
18814 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Turiggia
Turiggia
Reguzza
San Carlo
San Carlo
Raguzza
Raguzza
Bertonio
Bertonio
Crosetto
Bertonio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Torriggio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Piaggio
Sopra fontana
Sopra fontana
Sopra fontana
Sotto fontana
Coriane
Sotto Bertonio
Sotto Bertonio
Rosso
Rosso
Rosso
Rosso
Rosso
Rosso
Rosso
Rosso
Tojaja
Tojaja
Salviggia
Salviggia
Cortiggio
Fea
Ciorcin
Selvanera
Selvanera
Nugno
Pascolo
Castagneto
Castagneto a pascolo
Castagneto a pascolo
Castagneto a pascolo
Prato
Castagneto a pascolo
Vigna prativa
Casa rurale e dipendenze
Casa rurale e dipendenze
Sito di deposito
Castagneto
Castagneto
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo ed abbeveratoio
Casa rurale
Castagneto
Castagneto
Pascolo
Castagneto
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Roccia con cespugli
Roccia con cespugli
Pascolo
Sito di deposito
Sito di deposito
Prato
Pascolo
Prato
Pascolo
Pascolo con roccia
Roccia
Pascolo con bosco misto
Pascolo
Pascolo
Prato
Pascolo con bosco di larici
Pascolo
Pascolo
Bosco ceduo
Strada
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
43
46
36
10.785
1.860
162
86
22
185
64
122
245
588
149
105
467
678
262
140
1.140
1.470
61
990
32
45
35
22
245
52
327
15
12
720
87
290
320
600
143
360
75
212
767
6.665
820
13.603
11.175
705
105
PROPRIETA’
18890 Comune di Varzo
19053 Comune di Varzo
19161 Comune di Varzo
19370 Comune di Varzo
20206 Comune di Varzo
20443 Comune di Varzo
20637 Comune di Varzo
20639 Comune di Varzo
20643 Comune di Varzo
20644 Comune di Varzo
20698 Comune di Varzo
20756 Comune di Varzo
20795 Comune di Varzo
20797 Comune di Varzo
20901 Comune di Varzo
20930 Comune di Varzo
20931 Comune di Varzo
20932 Comune di Varzo
20933 Comune di Varzo
20954 Comune di Varzo
20955 Comune di Varzo
20957 Comune di Varzo
20959 Comune di Varzo
20965 Comune di Varzo
21001 Comune di Varzo
21005 Comune di Varzo
21086 Comune di Varzo
21098 Comune di Varzo
21099 Comune di Varzo
21422 Comune di Varzo
21671 Comune di Varzo
21970 Comune di Varzo
21992 Comune di Varzo
22015 Comune di Varzo
22016 Comune di Varzo
22036 Comune di Varzo
22040 Comune di Varzo
22046 Comune di Varzo
22052 Comune di Varzo
22062 Comune di Varzo
22169 Comune di Varzo
22458 Comune di Varzo
22460 Comune di Varzo
22573 Comune di Varzo
22584 Comune di Varzo
22732 Comune di Varzo
22760 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Alberna
Bosco ceduo misto
Varzo
Campo
Borelle degli alpeggi Prato
Cresta
Pascolo con cespugli
Durogna
Pascolo
Durogna
Cappella
Durogna
Cappella
Salè
Cappella
Salè
Cappella
Casa bono
Cappella
Fontanella
Cappella
Fontanella
Cappella
Fontanella
Cappella
Casa bono
Cappella
Casa bono
Campo
Abitato di rosso
Cimitero
Abitato di rosso
Campo
Abitato di rosso
Casa municipale
Abitato di rosso
Casa
Abitato di rosso
Piazza
Abitato di rosso
Piazzale
Abitato di rosso
Casa d'abitazione
Abitato di rosso
Strada comunale
Abitato di rosso
Cappella
Abitato di rosso
Cappella
Abitato di rosso
Strada
Abitato di rosso
Pascolo
Abitato di rosso
Ghiaretto
Almeda
Bosco ceduo dolce
Rivo croso
Prato
Sotto S.Rocco
Prato
Sotto S.Rocco
Cappella
Sotto S.Rocco
Cimitero
Sotto S.Rocco
Dipendenza
Sotto S.Rocco
Piazzale
Varzo
Passaggio
Varzo
Pascolo
Varzo
Pascolo
Varzo
Pascolo
Almeda
Passaggio
Vaniullo
Pascolo
Vaniullo
Pascolo
Gruppo lungo
Pascolo con castagni
Gruppo lungo
Castagneto
Castello
Pascolo
Castello
Prato con viti
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
8.670
56
785
625
3.345
34
6
6
6
7
5
4
6
6
8
167
1.550
705
103
202
202
1.640
133
10
25
17
10
890
262
577
81
41
320
2.675
215
135
16
177
330
5
12
272
42
4.570
105
930
112
106
PROPRIETA’
22797 Comune di Varzo
23025 Comune di Varzo
23074 Comune di Varzo
23106 Comune di Varzo
23244 Comune di Varzo
23247 Comune di Varzo
23340 Comune di Varzo
23749 Comune di Varzo
23937 Comune di Varzo
24235 Comune di Varzo
24294 Comune di Varzo
24549 Comune di Varzo
21615 Comune di Varzo
24888 Comune di Varzo
24953 Comune di Varzo
25122 Comune di Varzo
25236 Comune di Varzo
25237 Comune di Varzo
25509 Comune di Varzo
25571 Comune di Varzo
25572 Comune di Varzo
25775 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
26117 Comune di Varzo
26564 Comune di Varzo
27256 Comune di Varzo
27448 Comune di Varzo
27673 Comune di Varzo
27743 Comune di Varzo
28651 Comune di Varzo
29476 Comune di Varzo
29581 Comune di Varzo
29701 Comune di Varzo
29703 Comune di Varzo
30087 Comune di Varzo
30697 Comune di Varzo
30871 Comune di Varzo
31409 Comune di Varzo
31685 Comune di Varzo
31858 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
31859 Comune di Varzo
33001 Comune di Varzo
35778 Comune di Varzo
35812 Comune di Varzo
35815 Comune di Varzo
36302 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Castello
Castello
Castello
Gagetto
Ciotto
Ciotto
Ciotto
Cornu Blanca
Cornu
Della Valle e..
Sotto case giorgio
Case Giorgio
Case Giorgio
Tru??
Tru??
Turigga
Sotto Piane
Sotto Piane
Dreuza
Dreuza
Dreuza
Fontana
Pascolo
Prato
Castagneto
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Stalla diroccata
Pascolo
Pascolo
Pascolo con castagni
Pascolo con noci
Pascolo
Pascolo
Pascolo con piante
Pascolo
Pascolo con bosco
Pascolo
Bosco resinoso
Pascolo con bosco resinoso
Pascolo
Pascolo con bosco ceduo
Sava
misto
Punto
Pascolo con fruttami
Ciotto di Rei
Fontana
Balmetta
Fontana
Balmetta
Pascolo
Chiosso e Porraccio Prato
Casa cieca
Castagneto
Al mulino
Castagneto
…
Castagneto
Selva
Ghiareto
Selva
Ripa a bosco dolce
Parugini
Pascolo con cespugli
Fontana di ..
Fontana
Postiglione..
Bosco con ceduo dolce
Alla cresta
Pascolo con cespugli
Ragozzo
Bosco con ceduo dolce
Rus sopra
Bosco di faggio
Bosco ceduo con piante
Rus sopra
resinose
Vallera
Bosco con ceduo dolce
Gotto..
Cappella
Loccia
Cappella e dipendenza
Loccia
Cappella
Spinde
Bosco di larici ceduo dolce
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
312
151
865
42
4.910
61
885
82
25
8.635
295
185
780
2.110
7.495
1.585
55.130
1.000
210
1.290
410
2.280
7.720
102
20
30
1.130
100
114
800
1.175
172
250
3.710
35
5.855
267
3.380
81
1.230
300
11
13
7
4.625
107
PROPRIETA’
35735 Comune di Varzo
36340 Comune di Varzo
36344 Comune di Varzo
36345 Comune di Varzo
36419 Comune di Varzo
36488 Comune di Varzo
36502 Comune di Varzo
36503 Comune di Varzo
36540 Comune di Varzo
36618 Comune di Varzo
36619 Comune di Varzo
37060 Comune di Varzo
37069 Comune di Varzo
37149 Comune di Varzo
37745 Comune di Varzo
37897 Comune di Varzo
37898 Comune di Varzo
38058 Comune di Varzo
38248 Comune di Varzo
38349 Comune di Varzo
38466 Comune di Varzo
38529 Comune di Varzo
38554 Comune di Varzo
38564 Comune di Varzo
38585 Comune di Varzo
38586 Comune di Varzo
38587 Comune di Varzo
38594 Comune di Varzo
38642 Comune di Varzo
38643 Comune di Varzo
38705 Comune di Varzo
38409 Comune di Varzo
38706 Comune di Varzo
38707 Comune di Varzo
38724 Comune di Varzo
38742 Comune di Varzo
38743 Comune di Varzo
38744 Comune di Varzo
38745 Comune di Varzo
38759 Comune di Varzo
38760 Comune di Varzo
38761 Comune di Varzo
38762 Comune di Varzo
38763 Comune di Varzo
38778 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Colla, Gatto e..
Iniego
Iniego
Iniego
Iniego
Gorla
Gorla
Gorla
Gorla
Spole
Spole
Torres
Canale
Canale
Valeggia
Campaglia
Campaglia
Campaglia
Campaglia
Campaglia
Posse
Gabimolo
Gabi lungo
Gabi lungo
Gabi molo
Gabi molo
Ponte nuovo
Ponte nuovo
Valunga
Valunga
38779 Comune di Varzo
Proprietario Lorino
Campaglia
Saburson
Beglia
Beglia
Saburson
Saburson
Saburson
Saburson
Albina fuori
Albina fuori
Albina fuori
Albina fuori
Lorino
Lorino
Cappella
Castagneto
Castagneto
Bosco con ceduo dolce
Bosco di larici
Pascolo
Bosco di larici
Pascolo
Bosco di larici
Prato
Prato
Campo
Castagneto
Castagneto
Casa rurale
Pilone
Prato
Pascolo
Castagneto
Ghiareto
Casa rurale
Bosco ceduo dolce
Casa rurale
Pascolo
Pascolo
Castagneto
Stalla abbandonata
Ghiareto
Stalla abbandonata
Bosco ceduo misto
Strada comunale
Bosco ceduo forte
Bosco ceduo forte
Bosco d'alto fusto misto
Bosco d'alto fusto misto
Bosco d'alto fusto misto
Bosco d'alto fusto misto
Bosco d'alto fusto misto
Pascolo estivo
Pascolo con bosco misto
Pascolo misto 2/3 Roccia 1/3
Pascolo misto 1/4 Roccia 3/4
Pascolo misto 1/3 Roccia 2/3
Pascolo estivo
Pascolo estivo con
rododendri
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
6
1.110
7.430
2.030
5.125
3.675
2.745
153
9.565
2.230
1.750
555
520
1.925
3.300
6
77
7.000
100
745
800
60
2.800
20
1.940
4.370
637
290
202
1.470
77.253
330
988.296
1.207.797
514.488
359.474
215.657
1.571.602
300.785
48.995
398.520
689.512
838.755
329.468
7.903
335.912
108
PROPRIETA’
38780 Comune di Varzo
38781 Comune di Varzo
38784 Comune di Varzo
38785 Comune di Varzo
38786 Comune di Varzo
38787 Comune di Varzo
38788 Comune di Varzo
38795 Comune di Varzo
38796 Comune di Varzo
38797 Comune di Varzo
38798 Comune di Varzo
38799 Comune di Varzo
38807 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38808 Comune di Varzo
38809 Comune di Varzo
38810 Comune di Varzo
38811 Comune di Varzo
38812 Comune di Varzo
38813 Comune di Varzo
38814 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38815 Comune di Varzo
38816 Comune di Varzo
38817 Comune di Varzo
38818 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38819 Comune di Varzo
38820 Comune di Varzo
38821 Comune di Varzo
38822 Comune di Varzo
38823 Comune di Varzo
38824 Comune di Varzo
38825 Comune di Varzo
38826 Comune di Varzo
38827 Comune di Varzo
38828 Comune di Varzo
38845 Comune di Varzo
38851 Comune di Varzo
38852 Comune di Varzo
38853 Comune di Varzo
38854 Comune di Varzo
38855 Comune di Varzo
38856 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38857 Comune di Varzo
38858 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Lorino
Lorino
Corgiul
Corgiul
Corgiul
Corgiul
Corgiul
Volfi
Volfi
Pascolo misto 2/3 Roccia 1/3
Pascolo misto 1/2 Roccia 1/2
Pascolo estivo
Bosco resinoso
Bosco misto d'alto fusto
Bosco resinoso con pascolo
ripido
Bosco resinoso misto
Bosco resinoso misto
Bsco resinoso forte
Bosco ceduo…
Roccia e nevi perpetue
3/4 roccia e 1/4 pascolo
Bosco resinoso misto con
roccia nuda
2/3 roccia 1/3 pascolo
Pascolo
Pascolo estivo
Pascolo con roccia nuda e
bosco resinoso
Bosco resinoso misto
Bosco resinoso forte
Bosco resinoso
Bosco resinoso
Bosco resinoso
Pascolo con bosco resinoso
Pascolo con bosco resinoso
Pascolo con bosco resinoso
Pascolo con bosco resinoso
Pascolo estivo
Pascolo estivo
Pascolo estivo
Pascolo estivo
Pascolo
Pascolo estivo
Pascolo con piante resinose
Prato ripido con cespugli 1/2
roccia
Pascolo con …
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
524.670
1.184.625
11.441
204.424
45.866
1.341.221
1.705.177
33.098
402.367
568.273
338.967
141.548
3.166.935
764.795
920.619
301.592
209.891
476.390
1.720.843
557.179
605.576
2.168.775
68.141
566.430
868.957
3.326.337
1.386.040
63.990
2.489.500
467.038
171.517
124.615
229.128
17.212
128.540
189.519
280.260
2.177.988
632.012
706.218
626.130
353.261
139.725
109
PROPRIETA’
38859 Comune di Varzo
38860 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
38861 Comune di Varzo
38862 Comune di Varzo
38863 Comune di Varzo
38864 Comune di Varzo
38865 Comune di Varzo
38866 Comune di Varzo
38867 Comune di Varzo
38868 Comune di Varzo
38869 Comune di Varzo
38870 Comune di Varzo
38871 Comune di Varzo
38872 Comune di Varzo
38873 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38874 Comune di Varzo
38875 Comune di Varzo
38876 Comune di Varzo
38877 Comune di Varzo
38878 Comune di Varzo
38879 Comune di Varzo
38880 Comune di Varzo
38881 Comune di Varzo
38882 Comune di Varzo
38904 Comune di Varzo
38905 Comune di Varzo
38906 Comune di Varzo
38932 Comune di Varzo
38933 Comune di Varzo
38934 Comune di Varzo
38935 Comune di Varzo
38950 Comune di Varzo
38951 Comune di Varzo
38952 Comune di Varzo
38953 Comune di Varzo
38976 Comune di Varzo
38977 Comune di Varzo
38978 Comune di Varzo
38979 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38980 Comune di Varzo
38981 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
38982 Comune di Varzo
Proprietario
Pascolo estivo con
reododendri
Pascolo estivo con cespugli
Pascolo estivo con
rododendri e bosco resinoso
forte
Pascolo estivo 1/2 roccia 1/2
Roccia e radi cespugli
Ghiacciaio di boccareccio
Pascolo estivo 3/5 roccia 2/5
Pascolo estivo 3/5 roccia 2/6
Cornù
Cornù
La Balma
La Balma
La Balma
La Balma
Al ponte
Al ponte
Al ponte
Al ponte
Cianciavero
Cianciavero
Lago d'albianco
Roccia 1/5 pascolo per bestie
piccole 3/5
Ghiacciaio di Mottiscia
Ghiacciaio di Mottiscia
Ghiacciaio di Rebbio
Ghiacciaio di Rebbio
Ghiacciaio di Rebbio
Ghiacciaio di Rebbio
Ghiacciaio di Rebbio
Pascolo estivo
Casa pastorale
Stalla
Stalla
Pascolo irriguo
Pascolo irriguo
Pascolo irriguo
Casa pastorale
Pascolo irriguo
Pascolo irriguo
Pascolo irriguo
Cappella di S.Giacomo
Pascolo irriguo
Alveo
Pascolo ripido con bosco
resinoso
Pascolo estivo 3/4 roccia 1/4
Pascolo estivo con
rododendri
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
440.538
261.427
401.456
2.549.171
506.756
1.325.160
63.585
1.785.240
436.185
1.595.700
654.480
78.772
12.352
43.740
20.250
1.212.260
1.364.343
1.016.347
515.058
1.066.972
449.752
546.750
959.040
464.940
329.129
227.812
161.696
129.296
40.095
56.193
36
203.741
18.225
1.154
78
152.596
15.896
15.491
16.908
30.982
673.920
1.179.461
110
PROPRIETA’
38983 Comune di Varzo
38984 Comune di Varzo
38985 Comune di Varzo
38986 Comune di Varzo
38987 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38988 Comune di Varzo
38989 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
38990 Comune di Varzo
38991 Comune di Varzo
38992 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
38993 Comune di Varzo
38994 Comune di Varzo
38995 Comune di Varzo
38996 Comune di Varzo
38997 Comune di Varzo
38998 Comune di Varzo
38999 Comune di Varzo
39000 Comune di Varzo
39001 Comune di Varzo
39002 Comune di Varzo
39003 Comune di Varzo
39005 Comune di Varzo
39006 Comune di Varzo
39007 Comune di Varzo
39008 Comune di Varzo
39009 Comune di Varzo
39012 Comune di Varzo
39013 Comune di Varzo
39014 Comune di Varzo
39015 Comune di Varzo
39016 Comune di Varzo
39017 Comune di Varzo
39018 Comune di Varzo
39019 Comune di Varzo
39020 Comune di Varzo
39021 Comune di Varzo
39022 Comune di Varzo
39023 Comune di Varzo
39024 Comune di Varzo
39025 Comune di Varzo
39026 Comune di Varzo
39027 Comune di Varzo
39028 Comune di Varzo
39029 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario Alpe di Veglia
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Pascolo estivo 2/3 roccia 1/3
Pascolo estivo con bosco… e
roccia nuda
Pascolo estivo 2/3 roccia 1/3
Pascolo 1/5 con bestie
piccole roccia 3/5
Ghiacciaio d'Aurona
Pascolo estivo 3/4 roccia 1/4
Pascolo 1/2 con bestie
piccole roccia 1/2
Roccia nuda…
Pascolo estivo 1/3 roccia 2/3
Lago d'Avino
Roccia 3/4 pascolo 1/4
Roccia e neve perpetua
Rivo della frova
Rivo dei pari
Rivo crosè
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Rivo grande
Rivo bianco
Strada da Varzo a Bertonio
Strada da Fontana
Strada di Almeda sotto
Strada da bertoniio a S.Carlo
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale da …
Strada comunale Capello
Strada comunale
Strada comunale Almeda
Strada comunale
Strada comunale
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
59.940
17.617
372.195
523.260
2.632
1.989.624
1.991.405
1.375.076
523.968
2.119.770
721.608
517.286
2.679.075
283.297
243.000
24.502
3.888
7.229
2.529.691
1.456.380
40.904
13.824
35.222
22.333
2.070
1.050
22.140
5.075
6.485
1.575
818
1.630
4.864
3.980
760
4.455
1.755
400
640
670
1.562
460
3.160
8.175
111
PROPRIETA’
39030 Comune di Varzo
39031 Comune di Varzo
39032 Comune di Varzo
39033 Comune di Varzo
39034 Comune di Varzo
39035 Comune di Varzo
39036 Comune di Varzo
39037 Comune di Varzo
39038 Comune di Varzo
39039 Comune di Varzo
39040 Comune di Varzo
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Proprietario
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
Strada comunale
5.695
2.420
1.430
1.400
2.290
2.016
4.848
325
1.710
940
1.640
TOTALE 80.144.123
Per quanto riguarda le intestazioni del catasto Rabbini abbiamo un totale di 405
particelle intestate al Comune di Varzo per un totale di 80.144.123mq.
Analizzando quanto indicato nel sommarione rabbini per quanto riguarda le qualità
agraria dei terreni intestati alle comunità di Varzo si aveva la seguente distribuzione per
qualità:
Qualità
Bosco
Campo e vigna
Ghiacciaio
Ghiareto
Lago
Nevaio
Pascolo
Pascolo con bosco
Superficie mq.
Qualità
Superficie mq.
21.530.304Pascolo con roccia
2.234Prato
31.795.006
69.163
6.878.415Prato con bosco
11.856
1.436Prato con roccia
353.261
263.250Rivo
3.177.223Roccia
13.066.319Altro
117.165
2.306.968
101.560
469.963
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
112
Distribuzione della qualità sul territorio di Varzo
nel 1866 (dati tratti dal Catasto Rabbini)
Pascolo con roccia
39,67%
Prato 0,09%
Prato con bosco
0,01%
Campo e vigna
0,00%
Altro 0,13%
Roccia 2,88%
Pascolo con bosco
0,59%
Pascolo 16,30%
Bosco 26,86%
Nevaio 3,96%
Lago 0,33%
Ghiareto 0,00%
Rivo 0,15%
Ghiacciaio 8,58%
Dalla lettura delle qualità agrarie dichiarate nel Sommarione (boschi cedui, castagneti,
grillaie, prati…) e dall’analisi dell’ubicazione dei terreni 320 particelle si può supporre
che fossero soggette all’uso civico (principalmente di pascolo e legnatico) per un totale
di 80.042.563mq. pari al 99 % della superficie complessiva intestata al Comune di
Varzo nel 1866.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
113
PARTE SECONDA sezione 2
PRESENTAZIONE DEGLI ATTI DEPOSITATI PRESSO
L’ARCHIVIO COMMISSARIATO USI CIVICI E L’ARCHIVIO
DELL’UFFICIO USI CIVICI DELLA REGIONE PIEMONTE
ELENCO DEGLI ATTI IN DEPOSITO A A.C.U.C. E A.U.U.C.R.
TIPO
TITOLO
DATA
Ordinanze con indicazioni al catasto Rabbini
ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE
ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO
DECRETO COMMISSARIALE
ASSEGNAZIONE A CATEGORIA
DECRETO COMMISSARIALE
CHIUSURA OPERAZIONI
07/01/1933
10/01/1933
15/02/1934
06/06/1941
Ordinanze con indicazioni al Nuovo Catasto Terreni
DECRETO COMMISSARIALE
RIAPERTURA VERIFICA DEMANIALE
DECRETO MINISTERIALE
AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE
DECRETO MINISTERIALE
AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE
SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C
SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C
ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA
SENTENZA COMMISSARIALE ACCOGL./RIGETT. OPPOSIZ. ATTI ISTRUTT.
SENTENZA COMMISSARIALE ACCOGL./RIGETT. OPPOSIZ. ATTI ISTRUTT.
SENTENZA COMMISSARIALE NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C
ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE
DELIBERA G.R.
AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE
ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE
ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA
DELIBERA G.R.
AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE
DELIBERA G.R.
AUT. MUTAMENTO DESTIN. TERRENI/IMMOBILI
ATTO NON CODIFICATO
ATTO NON CODIFICATO
DELIBERA G.R.
MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO
DELIBERA G.R.
MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO
DELIBERA G.R.
MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO
DELIBERA G.R.
MUTAMENTO TEMPORANEO D'USO
22/11/1958
02/05/1963
03/05/1963
04/12/1967
05/12/1967
13/12/1969
06/08/1971
06/08/1971
14/11/1975
07/05/1979
01/12/1987
04/12/1987
15/12/1988
22/8/1989
28/03/1994
28/03/1994
05/02/1996
21/04/1997
22/04/1997
28/04/1997
Il Comune di Varzo nel corso del terzo decennio del secolo scorso ha attuato quanto
disposto della legge nazionale attraverso una serie di provvedimenti, giungendo in
breve termine ad ottenere il decreto di assegnazione di categoria del 15 febbraio 1934.
Nel 1958 vennero riaperte le operazioni demaniali e a queste seguirono negli anni altri
atti senza però giungere ad una definitiva sistemazione di tutte le situazioni.
Analizzeremo ora dettagliatamente tutti gli atti commissariali e della regionali,
ricordando che i primi cinque atti fanno riferimento al cessato Catasto Rabbini mentre le
successive al Nuovo Catasto Terreni.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
114
ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
07/01/33
16.882
46
Ordinanza Commissariale
Ordinanza di omologazione del verbale di questo Commissariato in data 15
Dicembre 1931 – X° e del verbale del Perito Istruttore…riflettente la legittimazione
delle occupazioni di terreni comuni appartenenti al Demanio Comunale di VARZO
per una estensione di ettari
1.68.82
mediante l’imposizione di un
canone annuo compressivo di lire
202.36
che venne immediatamente affrancato…
per parte di numero
46Ditte
PREMESSO
Che dall’istruttoria eseguita per l’applicazione della legge sul riordino degli usi
civici al comune di Varzo, rimase tra l’altro stabilito che una parte dei terreni
appartenenti al Demanio Comunale si trovava nelle condizioni contemplate
dall’articolo 9 della Legge onde questo Commissariato provvedeva con procedimento
della legittimazione a termini dell’articolo 10 della Legge alla legittimazione di
questi terreni
PER QUESTI MOTIVI
….
OMOLOGA
I verbali di conciliazione in epigrafe indicati, riflettenti la legittimazione delle
occupazioni dei terreni appartenenti al Demanio Comune di Varzo per un estensione
di ettari 1.68.82 commesse da numero 46 Ditte…
DICHIARA conseguentemente legittimati i possessi di queste Ditte sui singoli
appezzamenti dalle medesime occupati…
DICHIARA infine che tutti gli appezzamenti su descritti appartengono in piena
proprietà liberi da qualsiasi uso civico, con tutte le servitù attive e passive
precedentemente praticate ai possessori attuali di ciascun appezzamento..
Torino, 7 Gennaio 1933
Di seguito riportiamo l’elenco delle ditte interessate dalla legittimazione
N.
DITTA
1
2
3
4
5
6
INTESTAZIONE
Bono cav. Carlo
Storno Gabriele
Delpedro Alessandro
Stefanelli Onorina
Dell'Ava Angela
Dell'Ava Clotilde
QUALITÀ
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
REGIONE
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Lorino
Alpe Volf
Alpe Volf
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
NUMERO
38882
389
38851
38851
38851
38851
MQ
parte
parte
parte
parte
parte
parte
216
230
254
36
60
134
115
7 Salina cav. Gervaso
8 Stefanetti Antonio
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
Gilardetti Eligio
Ferraris Cristina
Delpedro Bernardo
Delpedro Giuditta
Rigoni Giuseppe
Rampini Angelo
Grossi Luigi
Delpedro Clemente
Rigoni Innocente
Beltramo Agostino
Grossi Annamaria
19 Grossi Annamaria
20 Delpedro Giorgio
21 Delpedro Giorgio
22 Minetti Alberto
23
24
25
26
27
Berti Battista
Piolino Carlo
Boldrini Carlo
Morisetti Carlo
Brusco Silvio
28
29
30
31
32
33
34
35
36
Bozzo Quintino
Bozzo Carolina
Farello Beniamino
Veggia Carolo
Storno Leone
Lincio Gabriele
Fame Giuseppe
Claisen Severino
Guccini Maggiorino
37 Zanalda Umberto
38 Benetti Anselmo
39 Admeto Pierino
40 Zanalda Umberto
41 Benetti Anselmo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Alpe Lorino
Alpe Lorino
Alpe Lorino
Alpe Ciamporino
Alpe Volf
Alpe Lorino
Alpe Albiona
Alpe Albiona
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Albiona
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Ciamporino
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Cargiolo
Alpe Ciamporino
Alpe Albiona
Alpe Albiona
Alpe Lorino
Alpe Volf
Alpe Ciamporino
Alpe Ciamporino
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Margasca
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Albiona
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
38851
38851
38851
38845
38845
38845
38845
38845
38906
38906
38851
38851
38906
38906
38845
38851
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38906
38845
38845
38845
38845
38845
38845
38845
38904
38845
38904
38906
38906
38906
38845
8164
38882
38904
38904
38904
38904
38904
38904
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
50
39
60
414
120
124
126
187
352
245
200
183
778
420
552
800
192
304
232
228
68
97
132
102
146
192
82
286
205
234
94
105
262
252
60
285
70
306
295
231
225
150
136
241
72
133
1365
257
76
116
42 Società italiana per Imprse
Elettriche Dinamo
43 Nante Marietta
44 Geddo Mario
45 Ciocca Ercole
46 Zanola Eugenio
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Ciamporino
Alpe Ciamporino
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Ciamporino
Alpe Veglia
Alpe Veglia
38904
38845
38845
38904
38904
38904
38904
38904
38904
38904
38904
38845
38904
38904
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
parte
227
491
250
283
395
247
294
353
321
348
400
277
170
231
LIQUIDAZIONE USO CIVICO
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
10/01/33
7.631
15
Ordinanza Commissariale
Ordinanza di omologazione del verbale di conciliazione di questo Commissariato in
data 15 Dicembre 1931 – X° riflettente la liquidazione degli usi civici esistenti a
favore della popolazione del Comune di VARZO sui fondi di proprietà privata, con
l’imposizione di un canone annuo trattandosi di fondi esenti dalla
Estensione totale dei fondi gravati da
uso civico ettari
76.31
PREMESSO
Che dall’istruttoria della pratica riflettente gli usi civici del Comune di VARZO,
rimase accertato, tra l’altro che alcuni terreni di proprietà privata erano gravati
dall’uso civico di pascolo a favore della popolazione. L’esercizio del pascolo è
antichissimo e non se ne conoscono esattamente le origini, ad ogni modo il medesimo
non fu mai contestato e fu sempre pacificamente praticato.
..si rileva…il comprensorio soggetto agli usi civici è costituito in massima parte da
appezzamenti di piccola estensione, non raggruppabili in una unità agraria, per cui
non sarebbe praticamente possibile la divisione tra il Comune e i proprietari.
PER QUESTI MOTIVI…
OMOLOGA
Il verbale di questo Commissariato in data 15 Dicembre 1931 riflettente la
liquidazione degli usi civici a favore della popolazione del Comune di VARZO sui
fondi di proprietà privata appartenenti alle numero 15 ditte, mediante l’imposizione
di un canone annuo…immediatamente affrancato…
Conseguentemente dichiara liquidato l’uso civico di pascolo sugli appezzamenti
come infra descritti, appartenenti ai proprietari …
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
117
DICHIARA infine che tutti gli appezzamenti su descritti appartengono in piena
proprietà liberi da qualsiasi uso civico, con tutte le servitù attive e passive
precedentemente praticate ai possessori attuali di ciascun appezzamento..
Torino, 7 Gennaio 1933
Di seguito riportiamo l’elenco delle ditte interessate dalla legittimazione
N.
DITTA
INTESTAZIONE
1
2
3
4
5
6
7
8
8
8
9
10
11
12
13
13
14
15
Castelli Edoardo
Lincio Alberto
Rigoni Rosina
Paloschi carlo
Farello Beniamino
Storno Leone
Cuccini Maggiorino
Zanalda Umberto
Zanalda Umberto
Zanalda Umberto
Agnesetta Cav. Giorgio
Ciocca Ercole
Alvazzi Mario
Zanola Filomena
Benetti Anselmo
Benetti Anselmo
Zanalda Umberto
Roggia Vittorio
QUALITÀ
Pascolo
Pascolo
REGIONE
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Cianciavero
Ponte
Alpe Veglia
Alpe Veglia
San Domenico
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Pian del Gorin
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia-Balma
Alpe Veglia-Balma
Alpe Veglia
Alpe Veglia
Alpe Veglia-Balma
Alpe Veglia
NUMERO
MQ
38882 parte
38882
38976
38976
38905
38882
38824
38882
38882
38882
38904
38904
38859
38859
38904
38904
38882
38882
168
168
75
1035
280
256
478
1050
1310
300
130
150
326
60
355
290
1000
200
DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA
Data
Superficie mq.
Tipo di Pratica
15/2/1934
36.430.326
Decreto Commissariale
DECRETO
Di accertamento degli usi civici sui terreni appartenenti al demanio comunale di
VARZO assegnati alla cat. A dell’art.11 della Legge 16 giugno 1927 N.1766 in
esecuzione dell’art.42 del regolamento di esecuzione approvato col R.D. 26-2-1928
–VI –N.332
Il R. Commissario per la liquidazione degli usi civici sedente in Torino
Visto l’elenco dei terreni di originaria appartenenza al demanio comunale
dell’estensione di ettari 3643.03.26
Ritenuto dalla descrizione fattane dal delegato tecnico e degli altri elementi di
istruttoria è risultato che i medesimi sono tutti utilizzabili esclusivamente come
bosco o pascolo permanente, e che il Ministero con nota in data 7 febbraio 1934
autorizzò questo Commissariato ad emettere il provvedimento previsto dall’art. 4
della legge 16 giugno 1927, senza che fosse compilato il piano di massima, a sensi
dell’art. 37 del regolamento soprannotato.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
118
Che sui terreni di cui nell’elenco anzidetto annesso al presente decreto venne
accertato l’uso civico di pascolo, erbatico, legnatico e stromatico.
Ritenuto che può pertanto essere emesso il decreto di cui nell’art.42 del regolamento
precitato..
DECRETA
Esistente sui terreni identificati e descritti sull’elenco annesso al presente decreto,
per farne parte integrante, l’uso civico essenziale di pascolo, erbatico, legnatico e
stromatico a favore della popolazione.
Torino 15 Febbraio 1934 XII
IL R.COMMISSARIO Garitta
N.
d’ord
COLTURA
ATTUALE
DATI
Della mappa
Foglio
1
2
3
4
5
N.
649
755
1361
1682
5963
6
7
8
9
Bosco e pascolo
Bosco e pascolo
Pascolo
Bosco resinoso
Pascolo
Pascolo con
bosco ceduo
Bosco resinoso
Bosco resinoso
Bosco e pascolo
10
Bosco e pascolo
11
Pascolo e
castagneto
12
13
14
Pascolo
Bosco ceduo
Pascolo
15
16
17
18
Pascolo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
19
20
Pascolo
Pascolo
24235
24888
24953
25236
25237
26117
30087
21
22
23
24
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
30872
31685
36302
36340
Superficie
E.
A.
3
Regione
C.
2
8
18
18
93
78
55
10
35
10
75
90
75
Paris
Vava
Quartina
Parucci
Presa
6625
7229
8874
10994
10995
10996
10997
10998
10999
11432
11433
2
3
5
31
47
18
99
23
80
20
30
95
Maulone
Presa di dentro
Cros
Maulone sotto
4
76
70
Plè
12821
12822
18251
18508
23246
23247
23310
1
26
45
San Carlo
1
1
36
11
58
3
75
56
Selvanera
Selvanera
Ciotto
86
21
74
61
35
10
95
30
Della Valle e
Staggiolo
Truo del Cian
Truo del Cian
Sotto Pianezza
77
37
20
10
58
33
46
11
5
80
25
10
5
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
Nava
Taragine
Portiglione della
Norcia
Ragozzo
Sponde
??
119
25
26
27
Bosco ceduo
dolce
28
Bosco ceduo
Pascolo
Pascolo e bosco
resinoso
29
30
31
Bosco resinoso
Pascolo
Pascolo
32
Bosco ceduo
misto
33
Bosco ceduo e di
alto fusto
34
35
Bosco resinoso
Bosco e pascolo
36
Bosco e pascolo
37
Bosco e pascolo
38
Pascolo
39
Bosco resinoso e
pascolo
40
Pascolo
41
Pascolo
36344
36345
36419
36488
36502
36503
36540
38058
38585
38586
94
60
Saient
51
36
25
75
Saient
Gorta
28
98
Gorta
95
70
63
65
0
10
Gorta
Campaglia
Gabbio nolo
38705
38706
38707
278
78
34
Saburson
38742
38743
38744
38745
38724
38759
38760
38761
38762
38763
38778
38779
38780
38781
38784
38785
38786
38787
38788
38795
38796
38797
38798
38799
244
75
18
Saburson
51
231
44
52
88
50
Beglia
Albiona fuori
205
31
10
Lorino
330
81
29
Corgelli
145
11
55
Volf
644
57
98
Volf
71
86
37
Cornù
22
55
84
La Balma
38807
38808
38809
38810
38811
38812
38815
38904
38905
38906
38932
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
120
42
Pascolo
43
Pascolo e bosco
resinoso
44
Pascolo roccioso
e pascolo
pianeggiante
TOTALE
38933
38934
38950
38951
38952
22
31
26
Al Ponte
38976
38977
38978
38980
38981
38982
38983
38984
38985
38986
38987
38988
38989
38990
728
50
19
Cianciavero
38992
38993
38996
39001
565
43
66
Alpe Veglia
3643
3
26
DECRETO DI CHIUSURA DELLE OPERAZIONI DEMANIALI 06/06/1941
DECRETO
Di chiusura delle operazioni di accertamento e liquidazione generale degli usi civici
per il comune di VARZO(Novara)
RITENUTO che in questo comune in applicazione alla legge… vennero eseguite le
seguenti operazioni:
I° LEGITTIMAZIONE OCCUPAZIONI TERRENI COMUNI l’ordinanza 7 Gennaio
1933 … omologò il verbale… riflettente la legittimazione delle occupazioni dei
terreni appartenente al Comune, da n°46 Ditte per un estensione complessiva di ET.
1.68.82, siti in regione denominata “Alpe Veglia” Alpe Ciamporino”..
2° LIQUIDAZIONE USI CIVICI SU TERRE PRIVATE l’ordinanza 10 Gennaio 1933
… omologò il verbale… riflettente la legittimazione degli usi civici di pascolo
spettante alla Popolazione di detto comune sui fondi denominati “ALPE VEGLIA;
CIANCIAVERO” … di proprietà privata appartenenti a N°15 Ditte, di complessivi
ett. 0.76.21…
3° DECRETO 15/2/1934.. DI DESTINAZIONE DELLE TERRE APPARTENTI AL
DEMANIO COMUNALE AI SENSI DELL’ART. 14 DELLA LEGGE… risultò che nel
territorio del Comune di Varzo esistevano terreni di Demanio comunali utilizzabili
esclusivamente come bosco e pascolo permanente della complessiva superficie di
ettari 3643,0.326. Su tali terreni venne riconosciuto l’esercizio dell’uso civico di
pascolo, legnatico, erbatico e stromatico, a favore della popolazione.
RITENUTO ch e dall’istruttoria compiuta venne accertato che nel Comune di Varzo,
non esistono promiscuità, né altri terreni demaniali occupati da privati, né altri
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
121
terreni di proprietà privata gravati di uso civico, né esistono infine demani collettivi,
per cui non vi sono altre operazioni da compiere in applicazione della legge e
relativo regolamento…
ORDINA conseguentemente la chiusura delle operazioni demaniali…
Torino li 6 Giugno 1941.. il R. Commissario Fto. E Bafile
DECRETO RIAPERTURA VERIFICA DEMANIALE 22/11/1958
DECRETO
Di riapertura delle operazioni di accertamento e liquidazione generale degli usi
civici nel comune di VARZO…
Ritenuto che a seguito di un esposto di alcuni privati del Comune di Trasquera –
diretto al Ministero Agricoltura e Foreste e dal medesimo girato a questo Ufficio per
le informazioni del caso;
… è risultato che non tutte le operazioni sono state espletate …
…ordina la riapertura delle operazioni di accertamento e liquidazione degli usi
civici nel comune di VARZO…
Torino li 22 Novembre 1958. il Commissario Fto. M. Poddighe
DECRETI MINISTERIALE /AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE DEL 2-3/5/1963
Con i detti decreti il comune veniva autorizzato ad alienare due porzioni di terreno in
località San Domenico Bosco delle Fate uno di 1.000mq. al numero 39 del foglio 18 da
alienarsi al Corpo Forestale dello Stato, l’altro di 600mq. al numero 39parte del foglio 18
da alienarsi al al Sig. Golaz Pierre Andrè.
Riportiamo qui di seguito le planimetrie ritrovare in commissariato Usi Civici dei due lotti
autorizzati all’alienazione.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
122
NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C
Data
Superficie mq.
Tipo di Pratica
4/12/1967
150
Sentenza Commissariale
SENTENZA
Nel procedimento instaurato a seguito di ricorso 11.3.66 del Sig. FABIO
MATALONI …
Contro COMUNE DI VARZO …
IL COMMISSARIO
Dichiara la nullità del contratto di compravendita racchiuso nell’atto pubblico
29.1.1955 rogato da Giuseppe Muzzi segretario comunale di Varzo, con il quale il
Comune di Varzo vendette a Fabio Mataloni mq.150 di terreno in località Alpe
Veglia..
Per l’effetto, dichiara che il detto appezzamento non è mai uscito dai beni comunali
di uso civico del Comune di Varzo e che il suo possesso deve essere immediatamente
rilasciato a favore della Comunità di Varzo.
NULLITA' CONTRATTO TERRENO U.C
Data
Superficie mq.
Tipo di Pratica
5/12/1967
150
Sentenza Commissariale
SENTENZA
Nel procedimento instaurato a seguito di ricorso 11.3.66 del Sig. RIVA Umberto …
Contro COMUNE DI VARZO …
IL COMMISSARIO
Dichiara la nullità del contratto di compravendita racchiuso nell’atto pubblico
29.1.1955 rogato da Giuseppe Muzzi segretario comunale di Varzo, con il quale il
Comune di Varzo vendette a RIVA Umberto mq.150 di terreno in località Alpe
Veglia..
Per l’effetto, dichiara che il detto appezzamento non è mai uscito dai beni comunali
di uso civico del Comune di Varzo e che il suo possesso deve essere immediatamente
rilasciato a favore della Comunità di Varzo.
ORDINANZA DI OMOLOGAZIONE VERBALE DI REINTEGRA
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
13/12/1969
348.780
27
Ordinanza Commissariale
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
123
Visti gli atti relativi alla occupazione di terreni appartenenti alla Comunità di
Varzo;
Vista la relazione del perito istruttore Geom. Giuseppe Torrero in data 31.5.1955
circa lo stato dei possessi…
Ritenuto che nel Comune anzidetto risultavano aver abusivamente occupato terre
d’uso civico per una superficie di Ha 35.90.30 n°28 ditte per le quali non sussistono
i requisiti per essere ammesse alla legittimazione;..
Che contro di essi venne sollevata opposizione da una unica ditta per la quale è in
corso il relativo procedimento per la risoluzione della controversia;
che, tranne per la ditta indicata al n.2, appare equo dispensare gli occupatori
abusivi dalla restituzione dei frutti, essendosi gli stessi limitati a far pascolare il loro
bestiame, fruendo delle terre loro intestate nei limiti dell’esercizio diurno normale
uso civico, così come ne fruiva tutta la popolazione del Comune alla quale è sempre
stato lasciato aperto il pascolo sulle terre stesse;
che il Comune può liberamente disporre delle somme incassate per il legname
venduto dagli occupatori di cui ai n.8 e 12 e da questi a suo tempo, depositati con
vincolo…
che tutti gli occupatori sono tenuti al pagamento delle spese di questo
procedimento…
ORDINA
La comunità di Varzo è reintegrata nei terreni illegittimamente occupati dalle ditte
sotto elencate…
N.
DITTA
1
1
2
2
3
4
5
5
5
6
7
7
8
9
10
11
12
12
13
13
14
15
15
INTESTAZIONE
Cuccini Carlo
Cuccini Carlo
Cotone Liberato
Cotone Liberato
Castelli Enrico
Garbarini Mario
Rolando Santina
Rolando Santina
Rolando Santina
Ruga Adolfo
Ruga Adolfo
Ruga Adolfo
Ciocca Michelangelo
Ciocca Michelangelo
Savaglio Irene
Ciocca Ercole
Salina Borello
Salina Borello
Minetti Cesarina
Minetti Cesarina
Ditta del Pedro Irma
Malacrida Fortunato
Malacrida Fortunato
QUALITÀ
Pascolo
Pascolo
Bosco alto fusto
Pascolo
Bosco alto fusto
e pascolo
Pascolo
Pascolo
Bosco alto fusto
Pascolo
Pascolo
Bosco alto fusto
Pascolo
Bosco alto fusto
Bosco alto fusto
Pascolo
Pascolo
Bosco misto
Bosco alto fusto
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Pascolo
Pascolo
Pascolo
REGIONE
FOGLIO
NUMERO
MQ
Marsasca
Marsasca
Calandra
Calandra
27
27
27
27
58/a-60/a
55-56
76
83
21.650
11.400
4.690
590
Calandra
Loi di dentro
Ronco
Ronco
Ronco
Albinum
Cros-Astolo
Cros-Astolo
Cros-Astolo
Astolo
Alpe Salcio
Peia
Calantagine
Fracchia
Cortic
Cortic
Coatè
Balzo
Coatè
27
27
28
28
28
28
35
35
35
35
35
35
35
57
90
90
27
26
26
72/a-72/c-73/b
110
38
39
41/a-41/c
29
152-157
158-159
160
172/b
105
148-153
461/b
38
10/a-11/a
13/a
26/a-47/b
2-11
21-22
12.390
420
2.160
7.020
800
1.240
10.090
10.030
30.040
190
140
62.010
2.430
9.810
1.230
440
5.210
29.250
55.090
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
124
15
15
16
16
17
18
18
19
20
21
22
23
24
25
25
26
27
Malacrida Fortunato
Malacrida Fortunato
De Santi Giuseppe Amos
De Santi Giuseppe Amos
Zanalda Piera
Minetti Maria
Minetti Maria
Giovanna Serafina
Ricchini Carmelina
Re Carla
Masocco Attilio
Dell'Ava Leonilde
Brusco Gabriele
Berti Agostino
Berti Agostino
Berti Maria
Brusco Giovvanni
Pascolo
Bosco alto fusto
Pascolo
Incolto produttivo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Prato
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco ceduo
Bosco misto
Bosco misto
Bosco misto
Bosco misto
Bosco misto
Coatè
Coatè
Gebbo
Gebbo
Presa
Cortic
Cortic
Cortic
Cortic
Cortic
Cortic
Cortic
Prato grande
Prato grande
Prato grande
Prato grande
Prato grande
26
26
24
24
94
90
90
90
90
90
90
90
94
94
94
94
94
23-29-33-37 30.610
46 22.280
444/b
240
468/b
640
34
1.360
12/a
860
15/a
380
145
920
147
170
146
320
149
270
148
240
37/a
770
36/a
1.210
38/a
6.950
47/b
1.710
51/b
1.530
TOTALE 348.780
ACCOGL/RIGETTO OPPOSIZIONE ATTI ISTRUTTORI 6/8/1971
SENTENZA
Nella causa civile avente per oggetto “opposizione a progetto di reintegra”
promossa da TOMOLA VINCENZO E GANDOLFI GIUSEPE contro COMUNE DI
VARZO..
..accoglie l’opposizione al progetto di reintegra proposta da TOMOLA VINCENZO
E GANDOLFI GIUSEPE e dichiara che il terreno descritto alla partita 734 del
catasto terreno di Varzo Fg.94 n. 76/a della superficie di ettari 4.58.66 in progetto
di reintegra 30 luglio 1969 … non fa parte del demanio civico di Varzo ma
appartiene in piena ed esclusiva proprietà a TOMOLA VINCENZO E GANDOLFI
GIUSEPE …
FOGLIO
94
PARTIC.
76/a
TOTALE
MQ.
45.866
45.866
LOCALITA’
USO
“N” DESTINAZIONI VARIE
ACCOGL/RIGETTO OPPOSIZIONE ATTI ISTRUTTORI 6/8/1971
SENTENZA
Nella causa civile per oggetto “opposizione a progetto di reintegra” promossa da
BRUSCO GABRIELE contro COMUNE DI VARZO..
..accoglie l’opposizione al progetto di reintegra proposta da Gabriele Brusco e
dichiara che i terreni in contestazione, descritti in mappa al Foglio 94 n.
18/b,23/b,24/b, del catasto terreni del Comune di Varzo, meglio descritti al n.14 del
progetto di reintegra in data 31.5.1965 … non fanno parte del comprensorio dei beni
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
125
di uso civico di Varzo ma appartengono in piena ed esclusiva proprietà a Gabriele
Brusco…
FOGLIO
94
94
94
PARTIC.
18/B
23/B
24/B
TOTALE
MQ.
1450
8570
230
10.250
LOCALITA’
USO
“N” DESTINAZIONI VARIE
“N” DESTINAZIONI VARIE
“N” DESTINAZIONI VARIE
NULLITA’ DI CONTRATTI DI VENDITA DI TERRENI DEMANIALI
14/11/1975
SENTENZA
Nel procedimento promosso d’ufficio essendo il Comune di Varzo, per la sua
Comunità, Attore non comparso CONTRO
…
Convenuti non comparsi
Per sentir giudicare nei loro confronti che i negozi traslativi come infra specificati
sono nulli radicalmente perché non autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura e delle
Foreste e che i terreni che ne sono stati oggetto, facenti parte del comprensorio di
uso civico della Comunità di VARZO si intendono come mai usciti dalla titolarità e
disponibilità della detta Comunità…
Premesso.. con i sottonotati atti pubblici rogati in forma amministrativa dal
Segretario Comunale il Comune di Varzo vendette alle persone sotto specificate
alcuni appezzamenti di terra, situati all’Alpe Veglia, non frazionati e
conseguentemente mai identificati sul terreno, tuttora intestati al Comune ed
appartenenti al comprensorio di uso civico di Varzo…
Tutti gli appezzamenti sopra elencati facevano parte, come accennato, dal
comprensorio di uso civico del Comune di Varzo e di negozi traslativi di essi non
furono previamente autorizzati, come per legge, dal Ministero dell’Agricoltura e
delle Foreste. Il commissario degli usi civici del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta,
venuto a conoscenza di quanto sopra con provvedimento 23.6.1973, convenne avanti
a sé… tutti gli acquirenti… per constatare la radicale nullità dei negozi do
compravendita…
Dopo vari rinvii, resisi necessari per chiarire la posizione dell’ENEL, all’udienza
del 13.10.1975, non opponendosi l’ENEL, il Commissario ordinò di stralciare dal
processo la causa proposta nei confronti di questo Ente che rinviò alla udienza del
15.12.75 e trattenne gli atti per definire con sentenza le cause proposte nei confronti
di tutti gli altri convenuti.
MOTIVAZIONE
1) non v’è dubbio circa la appartenenza degli appezzamenti compravenduti con gli
atti sopra elencati al comprensorio di uso civico del Comune di VARZO; tutta l’Alpe
Veglia infatti figura al n.44 d’ordine con ha 565.43.36 nel decreto commissariale
15.2.1934 di accertamento di usi civici sui terreni del Demanio Comunale di
Varzo…
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
126
2) Conseguentemente la loro alienazione per determinare gli effetti traslativi del
dominio propri del negozio adottato … avrebbe dovuto essere autorizzata.. La
mancanza della autorizzazione determina la nullità radicale dei negozi in questione
essendo stato oggetto di questi una res extra commercium. Tale nullità non ha
bisogno di essere dichiarata dal giudice che solamente può accertarla e dare le
disposizioni conseguenti.
3) Pertanto, accertata la nullità radicale dei contratti … si deve ritenere che i terreni
che ne furono oggetto mai sono usciti dalla titolarità e dalla disponibilità della
Comunità di Varzo e che gli apparenti compratori non possono essere considerati
ala stregua di arbitrari occupatori di beni di uso civico e come tali obbligati a
restituire il possesso… alla Comunità…
Elenco degli atti ritenuti nulli dalla sentenza
N.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
ATTO
DATA
29.9.45
4.9.50
30.9.50
30.9.50
16.10.50
7.11.50
22.11.51
19.5.53
13.2.1953
12.2.1953
29.1.55
29.1.55
29.1.55
29.1.55
29.1.55
ESTREMI ATTO
REGISTRAZIONE
N.
DATA
N.
201
27.10.1945
287
233
10.10.1950
397
234
10.10.1950
396
236
6.11.1950
510
237
22.11.1950
585
239
11.12.50
658
257
4.1.1951
805
261
3.6.53
1.396
20.2.1953
279
20.2.1953
980
4
17.2.55
962
6
17.2.55
960
7
17.2.55
959
8
17.2.55
958
9
17.2.55
957
COMPRATORE
Zanalda Arturo
Calderoli Emilia Palmira
Bosoni Primo
Club Alpino Italiano
Parvis Flavio
Bluma Irene in Rogora
Cerra Filippo
Costa Giuliano
Guerra Terenzio
Sartorio Giuseppe
Scarpini Giacomo
Linares Raffaele
Scarpini Aldo
Gentinetta Ettore
Gentinetta Franco
TOTALE
MQ
800
400
400
500
400
300
300
200
600
300
150
150
150
300
300
5.250
ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
7/5/1979
1.570
1
Ordinanza Commissariale
Ordinanza di omologazione del verbale di conciliazione 30.8.1977 R.G.C. n°89
concernente la vertenza insorta tra il comune di Varzo e l’ENEL a seguito delle
occupazioni senza valido titolo di terre di uso civico dell’estensione di mq.1570…
Premesso che secondo gli accertamenti eseguiti nel comune di Varzo… si riscontrò
che alcune particelle di uso civico erano occupate dall’ENEL… senza che il detto
Ente fosse in possesso di valido titolo giustificativo:
- che i terreni oggetto di occupazione censiti nel N.C.T. di Varzo a:
FG. 4 n° 25 di mq. 390
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
127
FG. 4 n° 15 di mq. 310
FG. 5 n° 3 di mq. 410
FG. 5 n° 5 di mq. 460
Totale mq 1570 erano pervenuti al detto Ente, il primo a seguito di successione per
legge, dalla so. Elettrica Dinamo, alla quale era stato ceduto da certa Zanalda
Scaletta Aurelia, che lo aveva acquistato da Comune di Varzo con atto pubblico … il
secondo e terzo probabilmente usurpati, ignorandosi in forza di quale negozio siano
pervenuti nella disponibilità dei terzi dai quali la Dinamo ebbe ad acquistarli
… nel corso della proceduta di reintegra diretta a riportare nella disponibilità e nel
possesso la comunità di Varzo i terreni in questione, furono proposte opposizioni
avverso agli atti istruttori da parte dell’ENEL il quale vantando la titolarità del
diritto, assumeva anche la necessità di conservare i terreni occupati…le parti
addivennero alla conciliazione…
OMOLOGA
Il verbale di conciliazione 30.8.1977 n.89..
DICHIARA
Che le particelle censite nel N.C.T. di Varzo alla partita 943… appartengono libere
di ogni vincolo di uso civico in piena proprietà all’E.N.E.L.
AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
01/12/1987
830
1
Delibera Giunta Regionale
D.G.R. n.6 -17386
OGGETTO:
Comune di Varzo (NO). Autorizzazione ad alienare terreno di uso civico e a
destinare la somma ricavata al miglioramento della strada comunale CoggiaDreuza.
A relazione del Presidente Beltrami:
Vista l’istanza del Sindaco del comune di Varzo con la quale si richiede in
esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale n.86 del 21/11/86
l’autorizzazione ad alienare il terreno di uso civico sito in località Alpe Solzio,
censito al foglio 35 mappale 528 (ex 480/b) di mq. 830 …
Rilevato che il comune di Varzo ha altri terreni di uso civico più che sufficienti al
fabbisogno della popolazione;
esaminati gli atti istruttori;…
a Giunta Regionale, unanime, delibera:
il comune di Varzo è autorizzato
- ad alienare il terreno di uso civico censito al N.C.T. foglio 35 mappale 528 (ex
480/b) di mq. 830
ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE
Data
4/12/1987
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
128
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
1.817
7
Ordinanza Commissariale
Ordinanza di omologazione del verbale in data 29 maggio 1987 … relativo alla
conciliazione intervenuta tra il Comune di Varzo e n.7 ditte private occupatrici senza
titolo valido di terre di uso civico della estensione complessiva di mq. 1.817.
Premesso che il perito istruttore… ha accertato ch le terre di uso civico del Comune
di Varzo indicate nel suo progetto di legittimazione o reintegra… erano occupate
senza titolo valido dalla ditta pure indicata nel detto progetto perché i terreni stessi
erano stati a suo tempo alienati dal Comune di Varzo senza l’autorizzazione…
Che occorre però precisare che, con ordinanza di questo Commissariato in data
7/1/1933… il terreno a foglio 4 n. 8, occupato dagli eredi Zanola Eugenio, e che
attualmente è di mq. 350 è stato legittimato per mq. 231;
che però successivamente.. lo Zanola Eugenio ha acquistato altri mq. 75 di tale
terreno a F.4n.8… che tale vendita … non è stata autorizzata ed è perciò nulla del
terreno F.4 n.8 solo mq.75 sono occupati senza titolo valido…
Che il terreno di uso civico a F.4 n.44 di mq.100 è pervenuto … alla ditta
Casagrande Alberto da Ottaviano Claisen al quale era stato alienato dal comune di
Varzo senza la necessaria autorizzazione ministeriale e perciò con atto nullo.
Che il terreno s F.5 nn.11 e 12 di complessivi mq.386 stato alienato dal comune di
Varzo a Ragni Zanalda Teresa senza la necessaria autorizzazione ministeriale e
perciò con atto nullo e da quest’ultima… agli attuali occupatori coniugi Ragni
Umberto e Morella Alda.
Che infine il terreno di uso civico a F.4 n.3 di mq.420 è stato acquistato senza lì
autorizzazione ministeriale e perciò con atto nullo … da D’Andrea Ferdinando.
Che iniziatasi la procedura di reintegra delle terre di uso civico… gli occupatori …
si dichiaravano disposti ad addivenire alla conciliazione…
P.Q.M
OMOLOGA
Il verbale di conciliazione..
DICHIARA
Che i terreni censiti nel nuovo Catasto Terreni di Varzo … appartengono d’ora in
poi, liberi da ogni vincolo di uso civico, in piena proprietà ai signori
Zanola Ernestina… F.4 n. 8/1 are 00.88
Zanola Franco… F.4 n. 8/2 are 00.88
Zanola Beatrice… F.4 n. 8/3 are 00.87
Zanola Adelia… F.4 n. 8/4 are 00.87
Casagrande Alberto… F.4 n. 44 are 1.00
Ragni Umberto…
F.5 n. 11 are 00.96
F.5 n. 12 are 2.90
Totale are 3.86
D’Andrea Annita
F.4 n. 3 are 4.20
ORDINANZA DI OMOLOGAZIONE VERBALE DI REINTEGRA
Data
15/12/1988
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
129
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
2.796
2
Ordinanza Commissariale
ORDINANZA
Per la reintegra di terre di uso civico del Comune di Varzo occupate da terzi senza
titolo.
Ritenuto che con le ordinanze… n.263… n.266.. alla ditta Zanalda Umberto.. è stata
riconosciuta la proprietà delle seguenti aree tutte comprese nel grande mappale n.
38.882 (Alpe Veglia) del catasto Rabbini
n.37
dell’ordinanza n. 263 mq.136
n.8
dell’ordinanza n. 266 mq. 1050
n.8
dell’ordinanza n. 266 mq. 1310
n.8
dell’ordinanza n. 266 mq. 300
e perciò un totale di m
mq. 2796
mentre alla ditta Zanalda Umberto e Fame Giovanni è stata riconosciuta la
proprietà della seguenti area compresa anch’essa nel mappale n. 38.882 del catasto
Rabbini
n.14
dell’ordinanza n. 263 mq.1000
Che, a seguito dei trasferimenti degli Zanalda, l’E.N.E.L. ed il comune di Varzo
possiedono i terreni a F.4 nn.31 e32 di complessivi mq. 3.820 che corrispondono a
mq. 1.050 e a mq. 1.310 attribuiti alla ditta Zanalda Umberto con l’ordinanza di
questo Commissariato …n. 266.. mq. 2360.
Che pertanto la differenza di superficie di mq. 1460 è stata evidentemente occupata
irregolarmente… dagli Zanalda e trasmessa alla Dinamo ed all’Ospedale S.Biagio
ai quali sono succeduti l’E.N.E.L. ed il comune di Varzo.
Che pertanto tale superficie.. deve essere reintegrata…
Che però si deve osservare che , l’E.N.E.L. per quanto riguarda i terreni
regolarmente acquistati, possiede ai mappali 28 e 36 del Foglio 4 esattamente mq.
46 in meno di quelli regolarmente trasferitogli..
Che pertanto i mq. 1.460 devono essere ridotti a mq. 1.414 e che sono questi …
devono essere reintegrati…
ORDINA
La reintegra del terreno di uso civico a F.4 nn.31 e 32 di mq. 1.414 occupato
attualmente senza titolo valido…
AUT. ALIENAZIONE E DEST. CAPITALE
Data
Superficie mq.
Numero ditte
Tipo di Pratica
22/8/1989
830
1
Delibera Giunta Regionale
D.G.R. n.7 -31007
OGGETTO:
Comune di Varzo Autorizzazione ad alienare terreno di uso sito in comune di Varzo
e censito al N.C.T. a foglio 4 mappale 27b di mq.62….
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
130
A relazione del Presidente Beltrami:
Vista l’istanza del Sindaco del comune di Varzo (NO) con la quale si richiede in
esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale n.28 del 8/3/85
l’autorizzazione ad alienare al sig. Ferrero Osvaldo un terreno gravato da uso
civico sito nel comune di Varzo e censito all’N.C.T. a foglio 4 mappale 27b di
mq.62…
Rilevato che il comune di Varzo ha un ampio comprensorio di uso civico più che
sufficienti al fabbisogno della popolazione;
la Giunta Regionale, unanime, delibera:
il comune di Varzo è autorizzato
- ad alienare il terreno di uso civico censito situato nel comune di Varzo e censito al
N.C.T. foglio 4 mappale 27b di mq. 62
DELIBERA G.R. /AUT. MUTAMENTO DESTINAZIONE TERRENI/IMMOBILI DEL
28/03/94
Ritengo sia sufficiente per questo atto segnalare solo le particelle interessate,
trattandosi di semplice mutamento di destinazione d’uso che non varia il diritto reale di
proprietà.
FOGLIO
102
102
102
102
102
PARTIC.
1
232
253
254
255
MQ.
0
0
43.310
0
0
LOCALITA’
CAMPAGLIA, VD. N.253
CAMPAGLIA, VD. N.253
MUGNATTA
VD.N.253
VD.N.253 (EX. 209)
USO
“N” DESTINAZIONI VARIE
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131
PARTE TERZA
COMUNE DI VARZO
CONCLUSIONI
Accertata e documentata l’esistenza e la natura degli Usi Civici nel territorio dell'attuale
Comune di VARZO, nonché la loro estensione ed ubicazione attuale si giunge alla
stesura dell’elenco di mappali C.T. di natura demaniale e ad un’ultima analisi dei dati
ottenuti dal presente accertamento.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
132
PARTE TERZA sezione 1
PRESENTAZIONE
Gli Usi civici esercitati ab immemorabili sul territorio del Comune di Varzo sono sempre
stati correlati ad un economia montana di carattere principalmente agricolo-pastorale
necessaria a garantire la sussistenza delle Comunità locali.
Questo tipo di economia presupponeva la cooperazione-collaborazione di tutta la
comunità per la gestione ed il controllo dell’utilizzazione dei beni comuni basandosi
sulle consuetudini locali (divenute norme e leggi).
L’economia era legata principalmente:
1.
all’allevamento: della capra, della pecora dei suini e dei bovini.
2. alla coltivazione: là dove il terreno fertile lo permetteva, dei cereali
(segale, granturco, legumi, patate, noci, fieno, canapa); della vite sino a
certe quote e della castagna.
Se da un lato la coltivazione avveniva nei fondi privati più fertili e meglio esposti, le
necessità legate all’allevamento venivano esplicate soprattutto sui fondi comunitari più
estesi e più distanti dai villaggi.
Tali consuetudini hanno certamente caratterizzato gli usi civici esistenti in Comune di
Varzo ed ancora esercitati nei primi del ‘900 e che si esplicarono:
1. nel pascolo del bestiame: permesso su tutti i terreni comunali;
regolamentato, per quanto riguardava i periodi e i luoghi a seconda delle
situazioni che di anno in anno venivano a presentarsi, (nelle selve
soggette a tagli a maturanza, per esempio, il pascolo veniva interdetto per
un certo periodo per permettere al bosco di ricrescere);
2. nella raccolta dell’erba, del brugo, dello strame: per l’alimento e per
ricavare le lettiere degli animali;
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
133
3. nella raccolta della legna: per il solo uso focativo, limitata alla legna
morta e in alcuni casi estesa alle fronde e alle frasche.
L’evoluzione della società verso una sempre più presente industrializzazione,
insieme al fenomeno dell’inurbamento, all’evoluzione dei trasporti, alla costruzione
di nuove strade e all’impossibilità di rendere competitivamente redditizia
l’economia agricolo-pastorale montana (fino a quel momento unica fonte di
sussistenza delle comunità locali), hanno spinto le popolazioni a cercare altrove
una fonte di guadagno.
Questa situazione portò all’attuale abbandono quasi totale delle attività agricolopastorali ed al conseguente e naturale affievolirsi dell’esercizio degli usi civici.
Si rammenta che, a seguito di divisione del 1863, una porzione del territorio del
Comune di varzo posta nel bacino del lago Davino è intestata al Comune di
Trasquera ed è utilizzata per diritto dagli usocivisti di questa comunità
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134
PARTE TERZA sezione 2
ELENCO DELLE PARTICELLE GRAVATE IN COMUNE DI
VARZO - PREMESSE
Elenco delle particelle C.T. del Comune di Varzo risultate gravate a conclusione
dell’accertamento
L'elenco finale delle terre civiche è strutturato secondo il seguente schema:
‰
Codice WEGIS: si tratta della concatenazione del codice fiscale del
comune, del numero del foglio e della particella del CT, utilizzando
quale separatore il carattere “_” (underscore). Tale codifica consente la
gestione dell'oggetto areale “particella” sull'intero territorio nazionale
‰
foglio, particella: i dati identificativi a livello comunale della particella
trattata. Solitamente il subalterno non viene assegnato, trattandosi, nel
caso dell'accertamento in studio, di corrispondenze cartografiche areali
censuarie riferite ad aree scoperte.
‰
NOTE: annotazioni circa la ricerca documentaria
TIPO
AREA:
la
codifica
geometrica
catastale
(AREA
SCOPERTA/FABBRICATO)
Antico numero del catasto Regno di Sardegna: la particella del cessato
catasto
Primo intestato catastale: viene riportato il primo intestato catastale,
come da Banca Dati WEGIS Agenzia del Territorio, diversificato tra
COMUNE DI VARZO, TRASQUERA (uso civico a favore di questa
collettività) e PRIVATO.
‰
‰
‰
‰
Origine catastale: le annotazioni catastali circa l’origine della particella
‰
stato: la qualità demaniale civica della particella
‰
atto/ordinanza : l’eventuale ordinanza o atto di origine
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
135
NOTE IMPORTANTI
•
•
•
•
•
le particelle catastali indicate nell’elenco sono quelle riferite all'estrazione dati
cartografici avvenuta il giorno 14 settembre 2010 dal Portale per i Comuni
(Agenzia del Territorio)
le eventuali indicazioni di superficie SONO CARTOGRAFICHE e sono tratte
dalle suddette basi geometriche digitali. Pertanto alcune superfici indicate
possono in alcuni casi essere discordanti da quelle in visura, sia per avvenuti
frazionamenti non riportati sulle mappe utilizzate e sia per approssimazione
cartografica
dalla stessa fonte sono stati acquisiti i dati di intestazione catastale che sono
limitati AL PRIMO INTESTATO CATASTALE della partita riferita alla particella.
La base geografica relativa ai poligoni rappresentanti le terre civiche è strutturata
secondo lo standard SHAPE FILE ESRI ed è cartograficamente coerente con il
al DATUM UTM32/WGS84 previsto dalla D.G.R. n.16-8136 del 20/12/2002.
Si rammenta che, a seguito di divisione del 1863, una porzione del territorio del
Comune di varzo posta nel bacino del lago Davino è intestata al Comune di
Trasquera ed è utilizzata per diritto dagli usocivisti di questa comunità
Per la corretta ed univoca individuazione delle
particelle soggette all'uso civico, per l'intero o per una
parte, fanno fede le tavole con base il C.T. in allegato
al presente accertamento. L'elenco tabellare ha il solo
scopo di rendere facilmente consultabile il risultato
dell'accertamento.
Accertamento delle terre d' uso civico – Comune di Varzo – Renato Locarni, geometra – Verbania
136
ALLEGATI
Elenchi al Catasto Terreni vigente e tavole cartografiche per l’individuazione delle
particelle gravate.
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137
Indice
PREMESSA
RICERCA DOCUMENTALE .................................................................................................... 2
RICERCA CARTOGRAFICA.................................................................................................... 3
PRESENTAZIONE DELLA RELAZIONE............................................................................... 5
PARTE PRIMA .......................................................................................................5
PRESENTAZIONE STORICA E RICERCA ARCHIVISTICA ..................................5
PARTE SECONDA .................................................................................................5
APPROFONDIMENTO DELLE TEMATICHE RELATIVE ALL’USO CIVICO..........5
PARTE TERZA: CONCLUSIONI ............................................................................6
PARTE PRIMA SEZIONE 1 ....................................................................................................... 8
CENNI STORICI GENERALI SUL CUSIO E SULLA RIVIERA DI S.GIULIO...................... 9
LE ORIGINI ............................................................................................................................ 9
IL POTERE DEI VESCOVI................................................................................................... 10
L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA ......................................................................... 12
GLI STATUTI DELLA RIVIERA ........................................................................................... 13
DAL QUATTROCENTO ALLA RESTAURAZIONE ............................................................. 14
PAESAGGIO ED ECONOMIA DELLA RIVIERA ................................................................ 15
LE COMUNITÀ RURALI E LE MODIFICAZIONI DEL PAESAGGIO............................... 17
LA PROPRIETÀ COLLETTIVA E PRIVATA........................................................................ 18
LA COMUNITA’ DI ORTA SAN GIULIO.............................................................................. 19
PARTE PRIMA SEZIONE 2 ..................................................................................................... 22
PREMESSE ................................................................................................................................. 24
CRITERI DI IDENTIFICAZIONE DELLE TERRE GRAVATE ............................................ 24
PARTE SECONDA SEZIONE 1 ............................................................................................... 25
PARTE SECONDA SEZIONE 2 ............................................................................................... 28
ELENCO DEGLI ATTI IN DEPOSITO A A.C.U.C. E A.U.U.C.R.......................................... 28
DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 11.6.1935 ................... 29
DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 15.05.1939 ................. 31
PARTE TERZA SEZIONE 1..................................................................................................... 34
PARTE TERZA SEZIONE 2..................................................................................................... 36
PARTE TERZA SEZIONE 3..................................................................................................... 39
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