Falloplastica aumentativa – Benedizione o
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Falloplastica aumentativa – Benedizione o
Falloplastica aumentativa – Benedizione o maledizione? Riflessioni critiche in ambito socioculturale e plastico chirurgico di Paul C. Larson, MD Introduzione dell’erezione; al contrario diversi autori mettono in relazione il grado di soddisfazione con la velocità di flusso sanguigno nelle arterie peniene. La falloplastica aumentativa, cioè l’ingrossamento plasticochirurgico del pene sia in termini di lunghezza sia di circonferenza, è una tecnica utilizzata da più di 20 anni negli Stati Uniti e in Europa. Il presente articolo si interroga sulla ammissibilità del ricorso da parte del paziente a un intervento chirurgico sulla base del suo desiderio di ingrossamento del pene e, in caso affermativo, sulla modalità di valutazione dei risultati dell’intervento. Tale procedura è legittima, appropriata e quindi accettata scientificamente, in quanto il pene, quale organo di copulazione, non serve unicamente al trasporto del seme maschile, ma soprattutto permette, grazie alla sua solidità, di procurare desiderio sessuale alla partner. Dalla realtà in cui vivono i soggetti di sesso maschile emerge come l’ultimo punto sia il fattore decisionale nel giudicare la funzione del pene. L’articolo non è volutamente preceduto da un abstract, in quanto l’articolo stesso tratta del primario organo maschile e necessita quindi di una esauriente riflessione critica. Le relazioni a me note finora si sono rivelate superficiali traendo conclusioni esageratamente positive o negative – un metodo valutativo così superficiale non si addice a un tema così altamente specializzato. La contraddizione tra il secondo concetto della tesi sopra citata e questa chiara dichiarazione emerge dal fatto che sicuramente la condizione di solidità dell’erezione è un fattore essenziale per l’eccitazione della partner ma si trascura totalmente il fatto che tale solidità possa effettivamente raggiungere il punto dell’eccitazione femminile. Sfondo socioculturale Poiché, da ciò che sappiamo, sia la conformazione anatomica del pene sia quella della vagina sono approssimativamente divise in base alla curva di Gauss, esistono obiettivamente peni troppo piccoli che nonostante una soddisfacente solidità di erezione non sono in grado di generare il massimo piacere sessuale nella partner. Poichè la confutazione di una tesi necessita talvolta di un dispendio di conoscenze scientifiche più consistente rispetto alla semplice realizzazione, mi baserò su una tesi negativa per esaminare il tema in modo più ampio. Tesi: Il desiderio del paziente di essere sottoposto all’intervento di ingrossamento del pene non è giustificato ed è unicamente il risultato di un cambiamento della percezione di sé. Questo argomento spesso trattato, solo l’ingresso della vagina presenterebbe le terminazioni dei nervi eccitanti mentre la parte restante del tubo muscoloso rappresenta quasi un accessorio superfluo, non ha un grande riscontro in questo caso e non rispecchia le reali condizioni neuroanatomiche. Questa tesi spesso riscontrata nella pratica quotidiana comunica due concetti al paziente: primo il paziente avrebbe un pene di dimensioni normali e quindi il suo desiderio di sottoporsi a un ingrossamento non sarebbe obiettivo; secondo, come ripiego, non esisterebbero peni troppo piccoli. Il secondo concetto espresso dalla tesi sopracitata si trova chiaramente in disaccordo con altri complessi di tesi, obiettivi e riconosciuti, sviluppati nel campo dell’urologia; tale concetto risulta pertanto non convincente. La domanda è se questa constatazione obiettiva abbia ancora un riscontro troppo basso nell’analisi fatta dalla totalità dei casi potenziali. La funzione del pene, in qualità di organo sessuale, si riduce effettivamente alla stimolazione meccanica dei recettori della vagina? La mia risposta è no. E‘ risaputo che gli studi e i trattamenti della disfunzione erettile prevedono la scelta della terapia necessaria sulla base di una procedura realistica che considera il livello di soddisfazione della partner del paziente generato dalla solidità Se fosse così, si dovrebbe mettere in dubbio la gran quantità degli insegnamenti del tutto accettati di Konrad Lorentz relativi al comportamento biologico, le esperienze del singolo durante la sua crescita individuale verso l’età adulta e le 1 conquiste dell’emancipazione fino ad arrivare a negare al genere umano la caratteristica di creatura sociale. sarebbe stato altamente interessante, in quanto su una media di tre contatti e sulla base della divisione della curva di Gauss sarebbe stato difficile per la maggior parte delle donne intervistate essersi trovate di fronte a un pene obiettivamente piccolo. Inoltre, analizzando tale questionario è importante osservare come la procedura e la valutazione siano state influenzate dal senso scientifico maschile. Il “no” espresso dalla donna alla domanda se la dimensione del pene del partner sia importante si rivela, dopo un’attenta analisi, come un “a patto che non sia troppo piccolo”. Il diplomazia femminile nel rispondere a tali domande estremamente personali non viene sottolineata in alcuna delle indagini finora a me conosciute. In particolare: Konrad Lorenz descrive, come ben sappiamo, azioni che vengono dal profondo, quindi azioni istintive, che senza dubbio svolgono un ruolo nella procreazione come reazione agli stimoli chiave. Così come indubbiamente le rotondità, le forme e l’organo genitale femminile rappresentano uno stimolo chiave per l’eccitazione sessuale e il desiderio sessuale dell’uomo, allo stesso modo il pene maschile funge da stimolo chiave per la donna. Grazie alle sue ricerche Konrad Lorenz ha potuto dimostrare che la forza della reazione è correlata alla forza dello stimolo chiave su una scala sorprendentemente proiettata verso l’alto. Ad esempio durante la cova la femmina predilige uova di dimensioni maggiori delle proprie, anche se fossero addirittura più grandi di lei. E’ evidente quindi come già l’analisi dei bisogni non sia stata affrontata in modo sufficientemente approfondito dal punto di vista scientifico. La pratica giornaliera rivela una massiccia limitazione di anni in tutti gli aspetti della vita quotidiana generata dall’oppressione fisica legata al fatto di avere un pene piccolo e, conseguentemente, una limitazione soggettiva nella capacità di essere sia un uomo completo sia un amante accettabile. Dal punto di vista biologico comportamentale sarebbe assurdo stabilire che la dimensione del pene non influenzi l’effetto di questo stimolo chiave. Inoltre il pene, molto naturalmente, diventa di dimensioni più grandi quando l’uomo è eccitato sessualmente. Da un doppio punto di vista biologico, un pene più grosso rappresenta un indispensabile stimolo chiave. Il nostro compito in qualità di medici non è quello di abbandonare i pazienti più insicuri e in cerca di consigli bensì di supportarli nel modo più appropriato. La negazione di questo stimolo chiave definirebbe la donna un essere umano asessuale, definizione che non si addice ai tempi moderni. Questo non significa che ogni paziente debba essere obbligatoriamente operato. Al contrario. Si tratta inizialmente di un semplice invito a riflettere sull’effettiva esistenza di peni piccoli e a comprendere e affrontare i problemi che ne possono scaturire. L’esperienza personale di ogni singolo uomo, riguardando il gruppo di riferimento durante il periodo di crescita, mostra chiaramente come, già in questa fase, il fatto di avere un pene piccolo possa rappresentare un disastro per le dinamiche del gruppo in quanto, soprattutto in età adulta, può portare a reazioni diverse non solo tra persone dello stesso sesso ma anche tra persone di sesso diverso. Chi farebbe o vorrebbe fare cambio con il diretto interessato? Da questo punto di vista esistono diversi opzioni terapeutiche per i pazienti. E’ inizialmente essenziale definire un sistema di riferimento, vale a dire chiarire quanto è grande un pene medio al fine di ordinare i desideri del paziente e incanalarli in percorsi significativi. Accade spesso nella pratica quotidiana di incontrare pazienti con un pene di dimensioni obiettivamente normali ma con il desiderio di sottoporsi a un intervento di ingrossamento del pene stesso. Ad eccezione di casi particolari nei quali proprio l’organo sessuale della donna viene posizionato all’estremità superiore della processo di divisione della curva di Gauss – un problema quindi puramente meccanico nonostante le dimensioni del pene siano del tutto normali -, questo desiderio è completamente sbagliato e al paziente deve essere spiegato con cautela ma in modo chiaro e diretto che il suo problema evitabile esiste solo nella sua mente e non ha alcun fondamento obiettivo. In questo caso la terapia deve essere sconsigliata in modo irremovibile. La pratica giornaliera mostra come l’enorme importanza di questa interazione sociale e sessuale rappresenti il culmine del livello di sofferenza dell’interessato. L’influenza ridotta a un aspetto puramente meccanico passa decisamente in secondo piano. Perciò appare alquanto grottesco come la medicina riconosca quelli che prima erano componenti meccanici insignificanti come fattori legati al concetto di “micropene”, trascurando componenti psicosociali e culturali di maggiore rilevanza. In alcuni casi si legge come la dimensione del pene non abbia importanza per le donne. Un’attenta osservazione svela però al lettore interessato l’errore presente nell’analisi: la domanda che viene spesso posta chiede alla donna se è soddisfatta delle dimensioni del pene dell’uomo. In base al numero schiacciante di risposte affermative gli autori, sulla base del gruppo di riferimento, hanno concluso che le donne considerano soddisfacente quasi qualsiasi dimensione del pene. Come è possibile definire la dimensione media di un pene? Deve essere chiarito innanzitutto che in questo ambito la dimensione del pene si riferisce al pene in fase di erezione, in quanto si tratta dell’unica situazione in cui poter eseguire una misurazione obiettiva, in casi eccezionali in seguito a un intervento medicamentoso. In letteratura e ancora di più in Internet circolano, con riferimento all’area europea occidentale, diversi valori medi aumentati delle dimensioni del Questa conclusione non è ammessa. Il disegno dello studio non è completo. Non è stato precedentemente chiesto alla singola donna quante esperienze diverse ha avuto. Questo 2 pene; nessuno di tali valori incontrati dall’autore ha un riscontro scientifico accettabile. Purtroppo ad oggi la medicina non ha a disposizione alcun processo conservativo per l’ingrossamento del pene. Internet, a tale proposito, propone diverse creme, pastiglie e dispositivi. La ricerca ha comunque dichiarato che esistono più risultati relativi a provvedimenti giudiziari per violazioni legali contro coloro che propongono tali metodi rispetto a studi che comprovano l’efficacia scientifica dei prodotti; tale aspetto non depone a favore della serietà delle offerte e conferma i risultati del gruppo di studio preso in considerazione. Io proporrei come parametro di riferimento per la definizione della dimensione la norma europea sui preservativi, in quanto tale norma rappresenta l’unico documento ufficiale per la classificazione in una comunità allargata. Il gruppo di studio preso in considerazione dall’autore crede, vale a dire ritiene, che nell’area dell’Unione Europea, un pene medio in erezione misuri 16 cm. L’unica opzione restante per l’ingrossamento del pene sembra essere l’intervento plastico chirurgico definito falloplastica aumentativa, descritto di seguito in modo dettagliato. Partendo da questo valore, ogni esperto del settore deve definire a se stesso il valore a partire dal quale egli ritiene che un pene sia piccolo. Il gruppo di studio preso in considerazione dall’autore ha eseguito negli ultimi 15 anni più di 6.000 interventi per l’ingrossamento del pene e vanta quindi una esorbitante esperienza in questo campo. Il gruppo di studio preso in considerazione ha stabilito che tutti i pazienti con valori inferiori a quello indicato debbano almeno poter avere un colloquio informativo. In questo caso è importante chiarire che non sarebbe scientificamente corretto, in fase di valutazione della lunghezza del pene, esigere singolarmente delle dimensioni non possibili nella pratica giornaliera. Dal punto di vista etico, il lavoro giornaliero di ogni medico di base, indipendentemente dalla specializzazione, consiste, per la maggior parte, nel visitare pazienti non urgenti, vale a dire quelli con malattie e dolori che vengono curati sulla base della scelta delle cure mediche e che, secondo la percezione dell’intera popolazione, vengono trattati in modo estremamente diverso. Ad esempio esistono pazienti che, per tutta la vita, non si recano dal medico per un semplice raffreddore mentre esistono pazienti che si rivolgono al medico più volte per ogni piccolo raffreddore e vengono comunque curati. L’intervento moderno dura circa 60 minuti e viene eseguito in anestesia locale con sedazione per via endovenosa. Con una sola operazione il pene viene allungato e ne viene aumentata la circonferenza. L’incisione, unica via d’accesso prevista da questa tecnica microinvasiva sviluppata dal team preso in considerazione, è verticale e lunga circa 2 cm. La tecnica, qui non descritta in modo dettagliato, destruttura i supporti anteriore e subpubico del corpo cavernoso posizionandoli con due innesti interni locali a lembo in una nuova posizione. Grazie a questa tecnica è possibile rettificare il corso delle parti interessate, quindi matematicamente rettificare l’inclinazione nel corso interno così come l’incurvatura anteriore creando una sporgenza che permette l’allungamento della parte esterna, vale a dire di quella parte che il paziente definisce come pene. Questa tecnica permette quindi di incidere senza agire direttamente sull’organo allungando, con un basso livello di rischio, la parte di pene importante per il paziente attraverso l’allungamento verso l’esterno di una parte interna dell’organo stesso. E‘ legittimo trattare i pazienti desiderosi di sottoporsi a un ingrossamento del pene considerando la pressione alla quale sono sottoposti e non semplicemente in base a uno schema restrittivo, nella misura in cui almeno l’approccio della loro richiesta risulti obiettivo. Questa tecnica e i suoi effetti vengono ingiustamente definiti come un allungamento del pene “non reale”. Il vantaggio di questa tecnica è dato da un livello di rischio molto basso e nella capacità di stabilità. La parte liberata in aggiunta non è limitata nello svolgimento delle sue funzioni, si distende come tutto il resto dell’organo durante l’erezione, vale a dire l’allungamento è evidente in entrambe le situazioni. Intervento plastico chirurgico Indipendentemente dalla dignità e necessità del trattamento, ci si deve porre la domanda di come procedere. Poco utile e insensata è la considerazione che l’allungamento sia unicamente a livello “visivo”. Parlare di allungamento puramente visivo significherebbe fare riferimento a una cosa che appare più lunga nel suo sistema di riferimento ma che in realtà non lo è. Tutto ciò sarebbe possibile solo se le gambe del paziente e quindi anche il suo sistema di riferimento fossero stati accorciati. Considerando che tutto ciò non corrisponde a verità, l’ingrossamento del pene risulta pertanto reale, in quanto in caso contrario il pene non apparirebbe più grande. Al termine della pubertà il pene è cresciuto e non reagisce più, in fatto di crescita, agli interventi di tipo ormonale somministrati sia oralmente sia localmente. Da notare che il gruppo di studio preso in considerazione dall’autore rifiuta categoricamente di trattare pazienti che non abbiano ancora raggiunto il termine della pubertà. Anche se, con riferimento al pene, non si arriverebbe ad alcuna terapia, in alcuni pazienti sarebbe opportuno definire lo stato ormonale, soprattutto quando anche i testicoli del paziente vengono definiti sotto la norma. Questo tipo di caso non è raro e può permanere come problema a se stante anche se gestito in parallelo. La tecnica sopra descritta appare semplice ma è in realtà complicata nella sua esecuzione, se ci si basa su un risultato dal valore puramente nominale. Una procedura precisa, mirata, 3 atraumatica è il presupposto assoluto per un risultato duraturo e soddisfacente. Le tecniche con ampia incisione cutanea (VY) dovrebbero essere considerate ormai obsolete così come le aspirazioni a operare esclusivamente sotto controllo visivo. Settembre 2009 Con il gentile supporto di: German Center for Urology and Phalloplasty Surgery La procedura eseguita da mani esperte e in modo corretto permette di mantenere la cicatrice sotto controllo al fine di evitare che influenzi il risultato dell’intervento. In questo caso, il procedimento atraumatico e il tessuto cicatrizzato presente permettono l’applicazione di un estensore appositamente sviluppato. UGRS-International Dirigente medico: Dr. Konstantinos Konstantinidis Nel gruppo di studio preso in considerazione i risultati ottenuti con questa tecnica si attestano intorno a valori di allungamento di 3-6 cm. In passato per l’ingrossamento del pene sono stati utilizzati a livello mondiale diversi materiali: tessuto adiposo, autotrapianto di cute, trapianto di cute proveniente da terzi, silicone, paraffina, acido ialuronico e infine matrici di biopolimeri, gli scaffold. Secondo la lunga esperienza del gruppo di studio preso in considerazione, un ingrossamento privo di rischi, duraturo ed esteticamente piacevole è possibile solo con una speciale tecnica di trapianto autologo di tessuto adiposo o con l’impianto di scaffold, pur essendo quest’ultima tecnica essenzialmente più costosa e meno efficace. Una semplice iniezione di tessuto adiposo aspirato produce solo un effetto temporaneo. Gli strati di pelle impiegati con altre tecniche generano spesso rischi di infezioni oppure producono risultati meno piacevoli visivamente. Se eseguito da mani esperte, il trapianto autologo di tessuto adiposo porta a un ingrossamento duraturo medio della circonferenza di circa 2,8 cm. . La nuova tecnica di somministrazione di acido ialuronico altamente stabile inizia ora a muovere i primi passi ma lascia presuppore buoni risultati in futuro. Conclusione Da anni sono disponibili testate procedure plastico chirurgiche per un effettivo allungamento e ingrossamento del pene, che secondo l’autore, potrebbero essere utilizzate sotto giusto consiglio. Anche se questo tipo di intervento, considerato esclusivamente dal punto di vista della tecnica, prevede un metodo privo di rischi ed efficace, l’esperienza e le conoscenze del chirurgo risultano determinanti al fine di scongiurare possibili rischi e risultati non soddisfacenti. E‘ evidente che l’intervento di falloplastica aumentativa non è pensato per soddisfare i desideri megalomani dei pazienti, bensì per aiutare i pazienti obiettivamente meno dotati ad avere un pene considerato nella media. Paul C. Larson, MD 4